New Era.

di Lena Mason
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo. ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattrodicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo. ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciasettesimo ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciottesimo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


 

Capitolo Primo

 

 

18 Maggio 1869. Ezo, Giappone. La battaglia di Hakodate era finita, decretando la sconfitta di Enomoto Takeaki e delle sue truppe nelle quali militava anche la Shinsengumi. O almeno quella rimasta.

Il capitano dei Lupi di Mibu Hijikata Toshizō, mentre i suoi uomini combattevano la guerra, aveva ingaggiato uno scontro con colui che era diventato il suo principale nemico da quando Chizuru Yukimura era entrata a far parte della vita della Shinsengumi: Kazama Chikage.

Lo sapeva Hijikata Toshizō: né l’uomo che combatteva né la donna per la quale lo fronteggiava erano umani. Lo sapeva, così come i suoi uomini. Erano oni. Creature che avevano sempre fatto parte delle credenze popolari. Creature spietate e sanguinarie secondo queste leggende, ma non Chizuru. La piccola Chizuru, che lo guardava battersi da lontano in apprensione per la sua sorte, era dolce e spaurita, inconsapevole della sua vera forza, poiché non l’aveva mai usata. Sapeva di essere una oni solo perché Chikage stesso glielo aveva rivelato.

Kazama Chikage, invece, era tutta altra storia: Toshizō non sapeva se provava gusto nell’uccidere gli esseri umani, ma era consapevole che non si tirava mai indietro nelle lotte, trucidando chiunque avesse l’ardire di incrociare il suo cammino. Sapeva anche quanto ritenesse gli esseri umani inferiori alla sua razza, dell’odio che provava verso la Shinsengumi stessa per aver creato l’Ochimizu e i rasetsu, mere copie di veri oni. Quindi non poteva essere biasimato per lo stupore nel sentire il suo avversario “battezzarlo” come vero oni e dargli anche un nome nuovo: Hakuouki.

La lotta fu cruenta e nessuno dei due combattenti sembrava perdere colpi: Toshizō trasformato in rasetsu teneva testa al suo avversario in forma demoniaca, ma le ferite riportate in altre battaglie, contro esseri umani, lo avevano provato.

L’esito dello scontro sembrava quindi volgere a favore dell’oni dai capelli del grano, ma il capo dei valorosi Shinsengumi riuscì, con un ultimo sforzo, a trapassare il petto dell’avversario con la sua katana, mentre questi affondava la lama nel suo.

Caddero a terra i due contendenti, riprendendo entrambi le loro fattezze umane. I capelli bianchi tornarono neri e dorati, gli occhi divennero viola e rossi celati però dietro le palpebre.

Chizuru gridò a gran voce il nome dell’uomo che l’aveva sempre protetta, dell’uomo che amava, fiondandosi verso il corpo di Toshizō.

 

«Hijikata-san! Non morire, te ne prego» gli disse, iniziando a piangere lacrime di dolore, poiché la sorte dell’uomo sembrava ormai segnata.

 

Cercò di tamponare la fuoriuscita di sangue dalla profonda ferita usando il fazzoletto bianco che portava con sé, il quale divenne immediatamente rosso.

Piangeva Chizuru e il rumore dei suoi singulti coprì i passi di corsa che si avvicinavano al luogo dello scontro.

 

«Oh santi Kami!» disse una voce alle spalle della ragazza, la quale voltandosi si ritrovò davanti a tre femmine, due delle quali erano poco più grandi di lei, mentre l’altra era evidentemente un’adulta.

Proprio questa le si avvicinò: le lacrime le rendevano la visuale sfocata e riuscì solo a capire che aveva i capelli neri, prima che si chinasse verso Toshizō.

 

«È molto grave, ma ha la tempra di un vero guerriero. Non ti preoccupare, siamo del villaggio qui vicino e sappiamo curare molte ferite. Non ti prometterò nulla: è ridotto davvero male e probabilmente non ce la farà» le disse la donna, che ricevette un semplice cenno di assenso da Chizuru, troppo sconvolta per parlare.

 

« Asako-sama!» chiamò poi un’altra voce femminile «qui ce n’è un altro!».

 

«Miyako-chan, va ad aiutare Hanae-chan. A lui ci penso io» si rivolse la donna alla terza componente del gruppo, la quale corse verso il luogo dove giaceva l’altro contendente.

Quando la ragazza si avvicinò al corpo dell’uomo vide che la spada conficcata nel petto era penetrata in profondità, trapassandolo da parte a parte, ma non aveva trafitto il cuore per un soffio. La cosa strana che la fece stupire e spaventare era vedere la troppo poca quantità di sangue perso: con una ferita del genere l’uomo avrebbe dovuto giacere su un letto di sangue, ma non era così.

Avvicinandosi ulteriormente capì che anche Hanae era particolarmente stupita da ciò che stava succedendo: lo vedevano chiaramente che intorno al punto dove la lama era penetrata nella carne sembrava quasi che la pelle si stesse richiudendo.

 

«Per tutti i Kami!» esclamò Hanae vedendo che l’uomo aveva aperto gli occhi e le fissava. Uno sguardo di brace. Occhi rossi come il sangue.

 

«Non è umano, Hanae-chan» sussurrò Miyako.

 

«Dovremmo lasciarlo qui, Miyako-chan» propose Hanae, vedendo che la sua amica scuoteva la testa.

 

«No. Non siamo delle bestie. Lo cureremo come Asako-sama sta facendo con l’altro, anche se non è umano» rispose Miyako avvicinandosi ulteriormente all’essere di natura ambigua che giaceva sulla schiena e gli disse, sicura che fosse perfettamente cosciente « Non so cosa lei sia, ma le sue capacità di guarigione le si stanno ritorcendo contro. Dobbiamo togliere la spada dal petto per permetterle di guarire».

Senza attendere nessun segno di consenso da parte del ferito, Miyako gli infilò senza tante cerimonie un pezzo di stoffa tra i denti – notando che i canini erano stranamente affilati- e gli fece stringere.

 

«Non so se sentirà dolore o meno, ma questo le impedirà di mordersi la lingua» poi ordinò all’altra di mettersi alle spalle dell’uomo e sollevarlo piano, facendolo sedere: Hanae avrebbe spinto la spada da dietro, mentre Miyako l’avrebbe estratta prendendola dall’elsa.

 

Dopo aver contato fino al tre estrassero la spada con un colpo secco: nessuna delle due aveva capito se l’uomo avesse sentito dolore o meno, perché si era limitato a chiudere gli occhi per una frazione di secondo per poi tornare a fissarle con quello che sembrava quasi disgusto.

 

«Nonostante la sua natura, quella ferita va disinfettata e bendata. Sono certa che possa camminare, quindi verrà con noi» disse la donna che si chiamava  Miyako, avvicinandosi e, aiutata dall’altra di nome Hanae, lo sollevò da terra, mettendolo in piedi. L’equilibrio non era stabile come pensavano, quindi lo sostennero notando ancora quello sguardo di disgusto.

 

Miyako era sicura che quell’essere, qualunque cosa fosse, provava un profondo e malcelato disgusto, se non addirittura odio, per gli umani ed essere aiutato da due di loro gli provocava un evidente fastidio.

Quando si avvicinarono al luogo dove Asako stava curando l’altro, l’essere dai capelli biondi emise un verso di stizza evidente.

 

« Il suo avversario, nonostante sia semplicemente un essere umano, ha la pelle dura e grazie alle cure di Asako-sama potrebbe anche farcela» spiegò la ragazza alla sua destra, di cui aveva già dimenticato il nome.

 

«Oh santi Kami! Come può quell’uomo essere già in piedi?» chiese la donna alle due ragazze guardando Chikage.

 

«Non è un uomo» sussurrò Chizuru, facendo deviare l’attenzione di tutti su di lei «È un oni, come me» confessò.

 

Le sembrava giusto che quelle tre donne, giunte in soccorso di Toshizō, sapessero con chi, o meglio cosa, avessero a che fare, perché Kazama Chikage era pericoloso.

Hanae fece per lasciare andare la presa sull’oni, ma Miyako le lanciò uno sguardo ammonitore: « Non osare lasciare la presa, Hanae-chan. L’ho già detto prima: di qualunque natura sia questo essere vivente lo aiuteremo, perché non siamo bestie».

 

«Miyako-chan ha ragione» intervenne Asako « Potete farcela a portarlo da noi?».

 

«Sì, cammina praticamente da solo. Ha solo bisogno di un po’ di sostegno per l’equilibrio. Quando abbiamo estratto la spada ha perso del sangue, molto poco a dir la verità, ma penso che ne risenta comunque. E credo che possa anche essere stanco per il combattimento con quell’uomo» spiegò Miyako, sentendo su di sé lo sguardo di brace del ferito, ma facendo finta di nulla: aveva probabilmente ferito il suo orgoglio di oni ipotizzando che fosse stanco.

 

«Per quest’uomo invece abbiamo bisogno di una mano. È totalmente incosciente. Hanae-chan» chiamò Asako «Corri in paese e chiama Keito e Arata. Ci aiuteranno senza problemi. Visto che questo oni non è in pericolo di vita, aspetteremo qui il tuo ritorno».

La ragazza aiutò Miyako a far sedere l’oni con la schiena appoggiata ad un albero, prima di inchinarsi e correre verso la sua meta.

Miyako si chinò verso l’oni: estrasse un tanto da sotto l’obi del Kimono che indossava, vedendo che il ferito non le toglieva gli occhi di dosso.

Aprì poi la giacca in stile occidentale che l’oni indossava e tagliò la camicia sottostante nel punto dove c’era la ferita: gli occhi rossi dell’oni non si perdevano una sola mossa della ragazza che sbuffò.

 

«Potrebbe evitare di fissarmi in quel modo? È abbastanza inquietante» gli disse.

 

«Miyako-chan...» la richiamò Asako, facendola voltare e sbuffare.

 

« Mi perdoni Asako-sama» rispose la ragazza, ripresa per il suo comportamento poco consono: dopo tutto era nella sua natura avere sempre la risposta pronta,ma forse, questa volta, era meglio mordersi la lingua. Non sapeva con chi aveva davvero a che fare, ma era consapevole che correva un bel rischio nel cercare di curare quello che, secondo le parole della ragazza di nome Chizuru, era un oni.

 

Nell’attesa del ritorno di Hanae, Miyako si premurò di pulire la ferita di Chikage sul petto: si sarebbe occupata di quella sulla schiena una volta tornati a casa.

Soddisfatta del risultato guardò meglio la ferita e si accorse che il processo di guarigione era già iniziato: poteva giurare di vedere i tessuti sottocutanei richiudersi a vista d’occhio.

 

« Magnifico…» sussurrò, avvicinandosi ulteriormente alla ferita, ma trovandosi una mano sbattuta in faccia.

 

Una volta allontanasi alzò lo sguardo e vide che l’oni la fissava ancora con quel maledetto disgusto.

 

«Non avvicinarti più dello stretto necessario, umana» le disse con voce bassa e roca.

 

Miyako non poté fare a meno che rabbrividire nel sentire il suono della voce dell’oni davanti a sé e dovette mordersi la lingua per non rispondergli male: umana o no gli aveva, probabilmente, salvato la pelle e poteva almeno fingere un minimo di gratitudine.

 

«Vedo che è dotato dell’uso della parola» disse, non riuscendo a reprimere del tutto il sarcasmo nella voce « Sarebbe buona educazione presentarsi».

 

«Non vedo perché debba dire il mio nome a un’umana».

 

«Perché se non le avessi tolto la spada dal petto la ferita si sarebbe rimarginata solo in parte e avrebbe avuto problemi, o sbaglio?».

 

Chikage si limitò a fissarla nuovamente con i suoi occhi di fuoco senza premurarsi di celare il disappunto per le risposte sarcastiche che quella patetica umana osava rivolgergli.

 

«Il mio nome e Miyako Fujita. La donna che si occupa dell’altro uomo ferito è Asako Watanabe-sama e l’altra ragazza e Hanae Watanabe» disse « Ora, per educazione, dovrebbe dire il suo di nome».

 

«Kazama Chikage. E come vi ha già detto Chizuru, sono un oni che detesta gli esseri umani» rispose l’altro.

 

«Per questa volta le toccherà essere grato a degli esseri umani» rispose la ragazza, voltandogli le spalle, vedendo che Hanae era finalmente tornata con i due ragazzi indicategli da Asako.

 

Keito e Arata non fecero domande, ma eseguirono gli ordini di Asako alla lettera: appoggiarono la lettiga, che avevano assennatamente portato, al fianco di Toshizō e, delicatamente, spostarono l’uomo sul mezzo di trasporto e, sempre con la massima attenzione, lo sollevarono da terra.

 

Hanae si avvicinò invece all’altro ferito vedendo che Miyako lo fissava malevola: doveva aver detto sicuramente qualcosa di sbagliato affinché la ragazza gli riservasse una simile occhiataccia.


Si raggrupparono e, con Chizuru a fianco della barella che trasportava Toshizō, si diressero verso casa.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Capitolo Secondo

 

La casa in cui le tre donne risiedevano era di modeste dimensioni: costruita su un solo piano, con un piccolo cortile, tre stanze da letto, una cucina non troppo grande, un salottino e la veranda.


Quando Kazama Chikage varcò la soglia dell’abitazione vide che sull’ingresso di affacciavano gli shoji che conducevano in cucina quello sulla destra e al salotto quello sulla sinistra. Le stanze erano in fondo al corridoio, mentre la latrina era esterna. Chikage fu condotto dalle due ragazze nell’ultima stanza in fondo al corridoio, mentre Hijikata venne portato nella prima: avevano messo quanta più distanza tra i due contendenti, poiché erano evidentemente nemici.


L’oni si ritrovò in un ambiente ristretto, completamente vuoto: sulla destra vide gli shoji che celavano quello che doveva essere l’armadio, dal quale la ragazza con la lingua lunga – si era dimenticato di nuovo il nome- stava tirando fuori il futon arrotolato. Di fronte allo shoji che si affacciava sul corridoio ve ne era un altro che dava sul cortile posteriore.

Lo stese con cura sul pavimento in legno chiaro e, aiutando la sua compagna, vi adagiò Chikage.


«Hanae va a prendere dell’acqua, le erbe medicinali di Asako-sama e delle bende. Io preparo il paziente» disse la ragazza, prima di avvicinarsi all’oni che si era messo seduto.


«Riesce a togliersi giacca e camicia?» gli chiese, vedendo che l’altro la fissava malevolo prima di eseguire.

La ragazza, seguita dallo sguardo guardingo di Chikage, si inginocchiò alle spalle dell’uomo e prese a controllare la ferita.


« Siete fortunato. La ferita non è molto sporca, nonostante foste sdraiato di schiena e quindi il rischio di infezione è praticamente inesistente. Metterò comunque un impacco di erbe per evitare problemi e le benderò. Penso che in un paio di giorni, viste le sue capacità rigenerative, dovrebbe essere in grado di andarsene» gli spiegò la ragazza.


«Cosa ti fa pensare che voglia andarmene in fretta, donna?» le chiese con la sua voce roca.


« Lo sguardo di disgusto che lancia a me ed alle altre, tranne a Chizuru-san, parla chiaro: detestate gli esseri umani. E comunque il mio nome non è “donna” è Miyako. L’altra ragazza è Hanae e la donna è Asako-sama, li tenga a mente questa volta, Kazama-sama».

Hanae rientrò nel momento in cui i due si stavano scambiando sguardi tutt’altro che amichevoli: sapeva che Miyako, molto spesso, esagerava con le risposte, ma era anche consapevole che era meglio non far arrabbiare quell’oni. Aveva un aspetto da kami, ma in realtà era un demone crudele e sanguinario, almeno secondo le leggende.


Misero l’impacco di erbe medicinali sulle due ferite dell’oni e lo bendarono prima di uscire dalla camera e lasciarlo solo. Chikage rimase seduto sul futon facendo vagare la mente: ricordava di aver trafitto Hijikata ed era sicuro di averlo ucciso, ma a quanto pare quel dannato aveva cara la vita. Pensava di essersi liberato una volta per tutte dell’ultimo ostacolo che si frapponeva tra lui e il suo obiettivo: Chizuru Yukimura, l’unica tra le oni femmine rimaste con la quale avrebbe voluto ripristinare la razza degli oni, poiché aveva un sangue speciale.


La sua razza stava rischiando l’estinzione a causa delle continue guerre con gli esseri umani. Erano creature potenti gli oni, ma morivano come tutti gli esseri viventi sia per cause naturali sia per un colpo di spada. Si toccò la ferita sul petto e si accorse solo in quel momento che era stato davvero fortunato: la spada aveva mancato di poco meno di un centimetro il cuore; decise di sdraiarsi e si accorse che vi era uno strano odore impresso sul giaciglio che gli era stato offerto. Odore di essere umano. L’odore di quella ragazzina dalla lingua lunga, che non sapeva stare al suo posto. Gli aveva permesso di toccarlo solo perché aveva bisogno di guarire il prima possibile e partire per ritrovare i suoi compagni Shiranui Kyō e Amagiri Kyuuju, altri due oni di casta inferiore alla sua che aveva perso di vista da un po’ di tempo. Non sapeva se fossero vivi, ma doveva indagare per capirlo. Inoltre vi era ancora la questione Chizuru: se Hijikata fosse sopravvissuto la donna sarebbe sicuramente rimasta al suo fianco, quindi doveva sperare nella sua morte.Era immerso nei suoi pensieri talmente in profondità che non sentì il lieve bussare sullo shoji e la richiesta di entrare fino a quando non si vide messo direttamente sotto il naso un tavolino con delle pietanze. Alzando gli occhi di brace ne incontrò due scuri, ma non neri: era troppo buio nella camera per capire di che colore fossero gli occhi di quell’umana impertinente.


 « Vedo che non conosci le buone maniere. Si chiede il permesso di entrare in una camera occupata».


« L’ho chiesto tre volte e, poiché non avete risposto pensavo foste morto…» rispose la ragazza rimettendosi in ginocchio di fronte a lui, il quale vide che anche lei aveva un vassoio simile al suo.


«Non mi pare di averti dato il permesso di cenare qui».


«Mi pare fosse chiaro che questa è la mia stanza. Ed inoltre Asako-sama mi ha ordinato di cenare qui per controllarla» rispose Miyako.


«Come se avessi una minima possibilità di fermarmi se ti attaccassi».


« Non si fermi alle apparenze, Kazama-sama… Ci sono molti segreti che nemmeno un Oni come lei conosce…» rispose sibillina Miyako, prima di tacere e riprendere a mangiare, notando che l’oni di fronte a lei guardava il cibo in modo strano.


«Non è avvelenato. Non avrebbe senso sprecare tempo per curarla e poi ucciderla con un veleno. E poi non sono nemmeno certo che funzionerebbe su un’oni».


«Infatti non mi ucciderebbe, ma sentirei comunque dolore».


«Non mi dia delle idee malsane, Kazama-sama» rispose divertita Miyako, ricevendo uno sguardo duro dall’oni.


«Ne sentirei l’odore» aggiunse Chikage vedendo che Miyako era delusa dalla notizia. La ragazza non disse nulla: si limitò ad alzare le spalle e continuare a mangiare.

Chikage afferrò uno degli onigiri a forma di triangolo e lo addentò: all’interno vi era della verdura e il sapore non era male, per essere stato preparato da delle umane.

Cenarono nel più assoluto silenzio e quando Miyako ebbe finito, si alzò e dopo un breve inchino uscì dalla camera portando con sé i due vassoi vuoti.

La sentì parlottare con l’altra ragazza: si stavano accordando per andare a fare il bagno nel bosco poco distante, dove, anche Chikage lo sapeva, vi erano delle fonti termali naturali.

Non capiva come potessero due ragazzine senza capacità difensive pensare di inoltrarsi nella foresta dove vi erano briganti e uomini poco raccomandabili.

*


Era intento a fissare la luna al di là dello shoji che dava sull’esterno quando un lieve sussurro lo fece voltare: la donna, Asako, chiedeva di entrare.

La vide aprire lo shoji, entrare, rimettersi in ginocchio e richiuderlo alle sue spalle.


«Sono venuta a controllare la sua ferita, Kazama-dono. Miyako-chan e Hanae sono uscite» gli spiegò: Chikage si voltò verso la donna e con un gesto secco abbassò la parte superiore del kimono che gli avevano dato per dare la possibilità ad Asako di controllare la sua ferita; era convinto che lo facesse più che altro per vedere quanto fosse effettivamente veloce il suo processo di guarigione.

La donna controllò bene la ferita e sorrise soddisfatta: «Miyako-chan ha fatto un ottimo lavoro: in due giorni sarà completamente guarito».

Chikage la fissò per un attimo e poi chiese: « Le due ragazze sono andate nel bosco?».


«Sì, perché questa domanda, Kazama-sama?».


« Non torneranno» aggiunse l’oni, sentendo poi la donna di fronte ridere di gusto.


« Non si preoccupi per loro. Sanno cavarsela molto bene» rispose Asako, prima di inchinarsi ed uscire.

Chikage rimase a guardare lo shoji chiuso: doveva capire quale fosse il segreto che quelle tre donne celavano.

*


Miyako riapparve nella sua camera, occupata da Chikage, la mattina successiva: portò all’oni la colazione e mentre faceva per uscire venne fermata dalla voce bassa di questi.


« Dove stai andando?».


«Ho delle commissioni da fare. Più tardi verrà Hanae a controllarla. Con permesso» rispose la ragazza, inchinandosi e sparendo fuori dalla camera come un lampo. Quelle tre celavano un mistero e lui lo avrebbe risolto: nessuno nascondeva informazioni a Kazama Chikage e c’era un solo elemento che poteva far parlare. Hanae Watanabe era la più debole delle tre, lo aveva capito dal battito forsennato del suo cuore quando Chizuru le aveva detto che non era un essere umano. Miyako e Asako, invece, erano rimaste calme anche se stupite. La ragazza dai capelli castani e gli occhi scuri fece il suo ingresso quando il sole era ormai allo zenith: la vide inchinarsi, senza dire una parola, mentre lui abbassava nuovamente il kimono.


Controllò la ferita con cura e disse: « Domani sarà in grado di andarsene. O forse addirittura questa sera. Dopo cena vedremo se la ferita sarà completamente chiusa».


«Come avete fatto a difendervi ieri notte nel bosco?».


«Nessuno ci ha aggredite».


« E se fosse successo cosa avreste fatto?».


« Ci saremmo difese, mi pare ovvio».


«Non sembrate molto abili nella lotta…».


«Questo è…» fece per dire la ragazza, irritata dal sentirsi dare della debole, ma la voce di Miyako la interruppe.


«Hanae, non dire altro» le redarguì la corvina con gli occhi blu: finalmente, grazie alla luce del sole che entrava con prepotenza dallo shoji aveva capito di che colore avesse gli occhi quella ragazzina. La vide lanciare uno sguardo duro all’altra e poi rivolgerlo verso di lui.


«Non vedo quale sia la vostra necessità di conoscerci meglio, dato che questa sera o al più domani, ve ne andrete».


«Ho deciso di restare fino a quando Hakuoki non si sarà ripreso».


«Intendete Hijikata-sama? Volete sfidarlo nuovamente?».


«Esatto. Deve morire, o Chizuru non verrà mai con me» rispose l’oni.


«Quella ragazza non verrebbe con voi nemmeno se foste l’ultimo esemplare di sesso maschile sulla terra e non posso biasimarla. Siete proprio un oni nei vostri comportamenti» rimbeccò la ragazzina, facendolo innervosire.


«Una volta che sarò in grado di combattere al massimo delle mie capacità ti strapperò quella lingua» la minacciò.


«Non vedo l’ora» rispose la ragazza, prima di voltarsi e uscire dietro Hanae.





Nda: Nonostante l'enorme successo riscontrato (*leggere con ironia*) pubblico il secondo capitolo. Ringrazio quell'anima pia di loveis4ever per aver lasciato traccia del suo passaggio: mi ha fatto piacere, davvero! Per le persone che leggono solamente: su, fatevi vedere, non mordo, giuro. Al massimo do un assaggino, ma nulla di più XD.

Ringrazio anche :DeathVoice,Soul29dreamer_cielwalker e scacri per aver messo questa storia tra preferite/ricordate/seguite.

Ja ne

Lena 

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Capitolo Terzo.


La sera, prima di cena, Miyako controllò nuovamente la ferita e poiché non era chiusa del tutto lo obbligò a rimanere almeno fino alla mattina successiva.

«Domani, dopo colazione, la guarderà Asako-sama e deciderà. Spero che si sarà ricucita. La vostra presenza non mi è gradita almeno quanto la mia da fastidio a lei» gli disse.

« La tua presenza non mi da nessun tipo di problema. È come se non esistessi».

Miyako si morse la lingua e strinse i pugni: non doveva né rispondere male né colpirlo o sarebbero stati guai.

Lo aveva sfidato la sera prima, ma sapeva che se quell’oni avesse combattuto per lei non ci sarebbe stata la minima speranza: Kazama Chikage era pericoloso. Pericoloso e spietato.

La ragazza si limitò a sbuffare e uscì, sbattendo lo shoji e venendo rimproverata da Asako, la quale la mise in punizione facendole pulire il cortile proprio dietro la sua camera.

Mentre spazzava, sentì lo shoji aprirsi e vide Chikage sedersi sulla soglia dello stesso, fissandola.

«Cosa vuoi?» gli chiese, irritata.

«Vedo che non usi più il linguaggio formale».

«Quando qualcuno è la causa di una punizione ingiusta mi fa irritare e smetto di portargli rispetto» ribatté Miyako, riprendendo a spazzare.

«Potrei ucciderti in modo talmente rapido che ti ritroveresti di fronte ai Kami senza sapere come…» la minacciò nuovamente Chikage.

« Mi difenderei» disse Miyako, smettendo di pulire «Siamo donne, ma non così sprovvedute… Viviamo da sole e sappiamo che alcuni uomini potrebbero approfittarsi della situazione… Non ti sei chiesto perché nessuno sia venuto in questi tre giorni?».

«Per la mia presenza…».

Miyako ghignò in un modo che Chikage non poté che definire inquietante per una ragazzina e disse, prima di voltargli le spalle e riprendere a spazzare: «Forse è per quello, ma ne siete certo?».

Kazama Chikage trovava da sempre tutti gli esseri umani irritanti e inutili e quella ragazzina lo mandava fuori dai gangheri per il suo modo di fare irrispettoso, ma lo incuriosiva allo stesso tempo.

Voleva capire cosa lei e le altre due nascondessero e c’era un solo modo per farlo : rimanere in quella casa con una scusa.

Miyako si diresse a passo spedito verso la camera di Asako, dove riposava Hijikata: l’uomo si stava riprendendo bene e Chizuru ne era felice. Non aveva mai lasciato la camera dove vi era il capo dei lupi di Mibu se non per andare al bagno o prendere una boccata d’aria.

La ragazza doveva chiamare la donna, poiché Kazama Chikage aveva chiesto di lei: non sapeva cosa volesse l’oni, ma sarebbe rimasta ad ascoltare i loro discorsi con o senza il permesso della sua mentore.

La donna varcò lo shoji della camera del demone e s’inginocchiò di fronte a Chikage.

« Rimarrò fino al completo recupero di Hakuoki».

« Intendete dire Hijikata-dono? Bene, non è un problema, ma vi avviso: nessuno scontro sarà tollerato in questa casa» disse la donna.

«Asako-sama! Mi permetta di dissentire! Quest’oni è guarito! Non è consono che in una casa con tre donne sole rimanga un uomo, se così si può definire, senza motivi medici!».

«Miyako-chan, modera il linguaggio. Sappiamo entrambe che Kazama-dono non ha nessun interesse verso gli esseri umani».

«Ma ne ha verso Chizuru-chan! Lo sai benissimo, lo ha raccontato lei stessa! Quest’uomo voleva uccidere Hijikata-dono per portare, anche contro il suo volere, Chizuru-chan con sé!».

«Non lo permetteremo, Miyako-chan. Ora torna di là» ordinò la donna, vedendo che la ragazza si accigliava: sapeva che tra lei e Chikage non scorreva buon sangue, ma non riusciva a capire il perché di quell’astio verso l’oni.

Chikage aveva sì più volte espresso le sue opinioni – per niente buone - verso gli esseri umani, ma Miyako era abituata alle critiche.

Il problema Miyako passò però in secondo piano: se Chikage voleva aspettare la completa guarigione di Hijikata, che sarebbe stata piuttosto lunga, poteva avere solo una motivazione.

Ed era proprio quella che aveva detto Miyako: voleva sfidare di nuovo e uccidere Hijikata Toshizo per portarsi Chizuru via con sé.

Asako Watanabe non lo avrebbe permesso. Non avrebbe lasciato che quell’oni dai capelli del grano e gli occhi di brace portasse via quella ragazza che era palesemente innamorata dell’uomo che giaceva ancora incosciente.

Chikage guardò la donna di fronte a sé e fu sicuro di una cosa in quel momento: quelle tre donne avrebbero combattuto per Chizuru.

 

Hijikata Toshizo riaprì gli occhi color indaco solo otto giorni dopo lo scontro con Chikage, il quale, d’altro canto, era perfettamente guarito in pochi giorni.

Miyako ancora non capiva cosa volesse da Chizuru: era una ragazza carina e dolce, nulla da eccepire su questo, ma non pensava che uno come Chikage avesse una sorta di attrazione per lei.

La sua curiosità la spinse a chiedere spiegazioni proprio alla ragazza che, arrossendo visibilmente, le disse:

«Kazama-sama vuole portarmi con sé perché le donne della nostra razza sono ben poche e, a quanto ho capito, di livello troppo basso per lui a parte la sottoscritta e una mia cara amica».

«In pratica vuole portarti con sé per ripopolare la razza degli oni? Per cosa ti ha presa?».

«Non puoi biasimarlo, Miyako-chan. È un essere malvagio, non posso negarlo, ma ha a cuore la sorte della sua razza e non può permettersi di mischiare il suo sangue con qualche oni inferiore o con un essere umano. Perderebbe potenza e purezza».

«Questo lo capisco, Chizuru-chan, ma non può usarti in quel modo! E poi lo sappiamo tutte che sei innamorata di Hijikata-sama» le disse Miyako, vedendo che la ragazza diveniva di un bel rosso acceso.

« Io non sono innamorata di lui, gli porto molto rispetto» rispose in imbarazzo totale.

«Certo, certo» la prese in giro Miyako, facendola imbronciare. La mora guardò la ragazza di fronte a sé con il broncio e le sopracciglia crucciate e non poté fare a meno di scoppiare a ridere, seguita da Chizuru stessa.

Le loro risate attirarono l’attenzione ben poco gradita da entrambe di Chikage, il quale, interrompendo i suoi consueti allenamenti con la katana che faceva ogni singolo giorno ad ogni ora, si avvicinò alle due.

Miyako, come sempre da quando l’oni era in casa sua, gli riservò uno sguardo irritato e con una punta di disgusto: lo stesso che lui riservava a lei, insomma.

«Cosa vuoi?» gli chiese in modo sgarbato, facendo impallidire Chizuru: nemmeno i più valorosi della Shinsengumi osavano rivolgersi in quel modo né a Chikage né ai suoi lacchè.

« Parlare con Chizuru» le rispose con evidente astio l’oni.

«Non ti lascerò solo con lei. Potresti provare a portarla via».

«Non sono un codardo. Ho asserito che aspetterò la totale ripresa di Hakuouki e non proverò a portare via Chizuru fino a quando quell’uomo sarà vivo».

Miyako lo guardò per un attimo e poi deviò l’attenzione su Chizuru, la quale, intuendo la domanda muta della ragazza, annuì lievemente.

«Rimarrò nei dintorni. Se si comporta in modo strano, urla: arriverò in un attimo».

«Come se la tua presenza potesse fare una qualche differenza se dovessi decidere di portare via Chizuru» le rispose l’oni.

«Farò affidamento sul tuo rispetto verso Hijikata-sama. E ti ricordo che ho detto più volte di non sottovalutarci perché siamo donne» rimbeccò Miyako, prima di uscire dalla camera attraverso lo shoji che dava sul cortile e richiuderlo alle spalle.

Si sedette su un masso non troppo distante e attese che quell’oni finisse il suo discorso a Chizuru.

 

Chikage si sedette di fronte alla ragazza dagli occhi castani, la quale era evidentemente intimorita dalla sua presenza e non poteva biasimarla: ogni volta che si erano incontrati vi era stato uno scontro più o meno duro e nell’ultimo il suo amato Toshizo era quasi morto.

« Aspetterò il ritorno di Hijikata Toshizo e poi lo sfiderò di nuovo. Se morirà sotto la mia katana tu verrai con me».

«Non c’è nulla che io possa fare per evitare un altro vostro scontro?».

« Potresti venire con me ora» le propose Chikage.

«Non posso farlo».

« Scommetto che sono gli stupidi sentimenti umani che ti legano a quell’uomo a trattenerti, vero?».

«I miei sentimenti per Hijikata-san non sono né stupidi né un problema che vi concerne, Kazama-sama. Quando vi scontrerete con lui, spererò fino all’ultimo che il vincitore non siate voi».

«Piuttosto crudele e stupido da dire visto che la nostra razza rischia l’estinzione».

«Sono oni di nascita, ma umana nel cuore. E questo mi spinge a non sentire alcun rammarico verso la fine di una razza alla quale sento di non appartenere».

« Ucciderò quell’uomo e verrai con me» sentenziò Chikage, prima di uscire e troncare il discorso, trovando Miyako seduta su una roccia poco distante dalla camera in cui aveva lasciato Chizuru.

«Hai finito di torturare quella povera ragazza? Non capisco perché non la lasci in pace. Che senso ha portarsi con sé una donna che ti odierà per l’eternità?».

«Non credo che una mente limitata come la tua possa capire le ragioni dietro ai miei gesti ed azioni, quindi eviterò di spiegarti alcunché, tanto non capiresti».

«Quindi oltre a ritenermi incapace di difendermi, mi ritieni anche stupida? Prima o poi vi sarà un’occasione in cui le nostre strade si scontreranno di nuovo e capirai quanto la tua opinione su di me sia sbagliata. Fino ad allora continuerò a tenerti d’occhio: Chizuru-chan è diventata importante per me e le altre e non ti permetteremo di farle del male» disse sicura la ragazza, prima di scendere lentamente dal masso e andarsene.

Chikage rimase a fissare il punto in cui era scomparsa con il solito astio e disgusto che riservava in particolar modo a quella ragazzina.

Anche lui non vedeva l’ora di avere una scusa valida per eliminarla.

La mattina successiva la colazione fu servita da Hanae: Chikage la fissava in attesa di spiegazioni per l’assenza della di lei amica.

«Se si sta chiedendo che fine abbia fatto Miyako, la informo che è uscita molto presto per delle importanti commissioni affidatele da mia madre. Deve recuperare alcune erbe medicinali che per la vostra cura e quella di Hijikata-dono sono terminate».

L’oni si limitò ad annuire semplicemente, speranzoso che quella ragazzina impertinente incontrasse qualcuno di pericoloso sulla sua strada: voleva che qualcuno l’attaccasse e la eliminasse una volta per tutte.

 

Le sue speranze furono però vanificate quando, nel tardo pomeriggio, sentì la voce di Miyako annunciare il suo rientro. Hanae, Asako e  Chizuru l’accolsero con benevolenza, mentre Chikage non ebbe nemmeno la decenza di uscire dalla camera.

Fu lei a varcare lo shoji della camera, che fino a prova contraria era sua, in cerca di qualcosa.

Chikage la vide tenere la parte destra del viso nascosta con i capelli e sentì ancora una volta la fastidiosa curiosità che quella ragazzina gli suscitava anche contro il suo volere.

Trafficò un po’ nell’armadio dove veniva riposto il futon e tirò fuori una scatoletta contenente quello che sembrava un unguento.

L’odore che giunse alle narici sensibili dell’oni fu pungente e nauseante, tanto che fu costretto a tapparsi il naso.

«A volte l’olfatto sviluppato ha i suoi difetti, vero Kazama-san?» gli chiese la mora, sorridendo divertita dall’averlo messo – anche se poco - in difficoltà.

«Cos’è?».

«Un unguento per chiudere le ferite ed evitare il formarsi di una cicatrice troppo vistosa» gli disse, scostando i capelli che le coprivano la guancia e rivelando un brutto graffio – per fortuna non molto profondo - che le partiva dallo zigomo e scendeva fino alla mandibola.

«Vedo che hai fatto spiacevoli incontri».

« Un gruppo di briganti ha cercato di derubarmi. Non siate troppo lieto, Kazama-san: non mi hanno rubato nulla e l’unica ferita che ho riportato è proprio questo graffio che, grazie all’unguento di Asako-sama, guarirà in fretta lasciando solo l’ombra di una cicatrice» spiegò la ragazza, orgogliosa nel constatare di aver lasciato, per una volta, l’oni senza possibilità di replica.

Chikage dal canto suo non riusciva a capacitarsi di ciò che aveva udito: come poteva una ragazza comune, di corporatura pressoché minuta e senza particolari capacità riuscire a fronteggiare un gruppo di briganti?

 

 

Nda: terzo capitolo della storia. Ringrazio le persone che leggono e le poche, ma buone, che l'hanno messa tra seguite/ricordate/preferite e la mia unica recensione lasciata da LolaPop861.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Capitolo Quarto


Quella sera Chikage si ritrovò casualmente a passare davanti alla cucina dove Miyako stava cucinando: le tre donne si alternavano nella preparazione dei pasti e Chikage aveva ormai capito, grazie ai suoi sensi più fini rispetto a quelli degli esseri umani, chi cucinasse.

La cucina di Miyako non era appetibile come quella di Asako, forse per via della diversa esperienza in quel campo, ed era leggermente più speziata di quella di Hanae che cucinava in modo piuttosto insipido per i suoi gusti.

La sentì canticchiare qualche motivetto, mentre si muoveva per la cucina, fino a quando non sentì un forte trambusto: aprendo lo shoji che dava sulla sala in cui la ragazza stava, la trovò seduta per terra con quella che sembrava una teiera in testa. La ragazza si tolse la teiera dalla testa e massaggiandosi la parte lesa prima di scoppiò a ridere da sola. Fu quando si accorse della presenza di Chikage che smise, rendendosi conto della figuraccia appena fatta.

La ragazza si alzò senza dire nulla e voltò le spalle all’oni certa che se ne sarebbe andato: invece Chikage entrò in cucina e si mise alle sue spalle.

Miyako sentiva gli occhi di fuoco dell’oni bruciarle la schiena, ma s’impuntò e non gli rivolse la parola.

Fu lui, stranamente, a parlare per primo.

«Come hai fatto a difenderti dai briganti?» le chiese a bruciapelo, facendola voltare.

Era più bassa di lui di pochi centimetri, al massimo cinque, e riusciva a guardarlo quasi direttamente negli occhi.

«La devi smettere di impicciarti nei nostri affari. Sei qui per aspettare che Hijikata-sama si riprenda del tutto e non vedo quale sia la tua motivazione per cercare di dipanare il nostro segreto, sempre se ce n’è uno, s’intende».

L’oni si avvicinò alla ragazza, spingendola contro il ripiano dove le pietanze stavano cuocendo lentamente e la sovrastò con i pochi centimetri che li separavano:

« Sta’ attenta, ragazzina. La mia pazienza ha un limite. Ti obbligherò, anche con la forza, a spiegarmi cosa celate. Nessuno mi nasconde qualcosa, ricordatelo» la minacciò, per l’ennesima volta, prima di voltarsi e andarsene.

Se così non avesse fatto, Miyako lo avrebbe colpito senza remore con uno dei coltelli che, con un movimento veloce che forse era sfuggito all’oni, impugnava.

 

La ragazza si diresse verso la sua stanza dove Chikage risiedeva da quando era arrivato e la trovò vuota: la voce di Asako la richiamò nella sala dove cenavano solitamente loro tre e la ragazza si stupì di trovarvi anche l’oni.

«Questa sera Kazama-sama ci ha degnate della sua presenza a cena».

«Ne sono immensamente felice» rispose con evidente ironia Miyako, sedendosi tra Chizuru e Hanae.

L’oni si era seduto all’altro lato del kotatsu, senza l’usuale coperta che veniva utilizzata solo in inverno, e osservava le tre donne mangiare in assoluto silenzio: sapeva per certo che quando lui non era presente chiacchieravano amabilmente tra loro, talvolta ridendo anche.

Probabilmente la sua presenza, che sapeva essere inquietante, le esimeva da avere atteggiamenti poco consoni e in più l’odio che la maggior parte di loro , se non tutte, provava per lui bloccava qualsiasi forma di divertimento o conversazione.

«Ho la seria intenzione di capire quale sia il vostro segreto. So che ne avete uno» dichiarò l’oni venendo freddato dallo sguardo di Miyako, mentre Asako sorrideva mesta.

«È questa la motivazione che vi spinge ad aggredire fisicamente una delle mie protette?» chiese Asako, senza perdere la consueta calma che la contraddistingueva.

«La vostra protetta ha sfidato più volte la mia pazienza» rispose Chikage « e detesto essere all’oscuro di qualsivoglia informazione».

«Mi spiace informarla, Kazama-sama» disse Asako «Che non mi è possibile rivelare alcunché sulla nostra vita o sarebbe un grave problema se qualcuno fosse a conoscenza di alcuni nostri segreti. La prego quindi di mettersi il cuore in pace: nessuno qui le rivelerà nulla che non sia strettamente necessario».

«Allora troverò il modo di scoprirlo da solo. Con permesso» disse l’oni alzandosi e lasciando la cena pressoché intatta.

Miyako sbuffò pesantemente una volta che l’oni fu uscito, gesto che venne ritenuto poco garbato da Asako che la redarguì.

« Da questo momento in poi i contatti che avrai con Kazama-sama si limiteranno ai pasti. Ti proibisco di parlargli e di evitare scontri con lui» disse la donna.

«Hai, Asako-sama» rispose la ragazza, rassegnata.

«Ricordatevi sempre che dobbiamo mantenere quel segreto a costo della nostra vita» aggiunse la donna, prima di chiedere il permesso di andarsene.

Le tre ragazze rimasero sole: Chizuru non aveva osato proferir parola fino a quel momento.

«Dovete sapere che Kazama-sama ha molti mezzi per scoprire ciò che gli interessa. Sapeva sempre dove fosse la Shinsengumi e anche il perché» spiegò loro Chizuru.

«Se scoprisse il nostro segreto dovremo ucciderlo» disse Miyako.

«Non sarebbe facile. Anzi credo che sarebbe praticamente impossibile. Tutti i membri della Shinsengumi ci hanno provato più volte, Hijikata-san compreso, ma nessuno è mai riuscito nell’intento. E non dovete dimenticarvi che Shiranui-sama e Amagiri-sama potrebbero essere alla sua ricerca: un eventuale scontro tra tre oni sarebbe impossibile da affrontare, qualsiasi siano le vostre reali capacità».

«Hai probabilmente ragione, Chizuru-chan, ma ci proveremo comunque nell’eventualità che quell’oni scopra tutto ciò che ci riguarda» concluse il dibattito Miyako, mentre Hanae si limitava ad annuire.

*

 

Miyako si trovava, come era sovente fare, nel cortile anteriore della casa, quando sentì dei passi alle sue spalle: sapeva già a chi appartenessero, ma decise di far finta di nulla.

Asako stava in piedi alle sue spalle, in silenzio, ma Miyako sapeva che da lì a breve avrebbe parlato. E difatti la donna prese un bel respiro e disse:

«Ho timore che Kazama-sama, prima o poi, capirà quale sia la nostra vera natura. Quando succederà ti vieto di sfidarlo, Miyako-chan. Non è un tuo dovere farlo, ma mio».

La ragazza si alzò di scatto, voltandosi verso la sua mentore.

«Non potete ordinarmi una cosa del genere, Asako-sama! Kazama-san è un oni potente, non posso negarlo, l’ho compreso dal primo momento che ho incrociato gli sguardi con lui, e non posso permettervi di compiere un’azione suicida! Lo combatteremo insieme, fosse l’ultima cosa che facciamo nella nostra vita terrena».

« Non permetterò né a te né a mia sorella di morire sotto la sua katana. Questo è sia un ordine sia un mio desiderio, quindi, per cortesia, accettalo» chiuse il discorso la donna, lasciando Miyako da sola.

Chikage aveva sentito tutto il discorso, nascosto tre le fronde di un albero del giardino ed era sia stupido sia innervosito: davvero quelle tre umane pensavo di poterlo anche solo minimamente impensierire? Davvero quella donna era convinta che una volta uccisa, lui avrebbe lasciato vivere le altre due, soprattutto Miyako?

«Origliare i discorsi altrui non è una cosa nobile» la voce di Miyako giungeva proprio da sotto l’albero: troppo perso nei suoi pensieri non l’aveva sentita avvicinarsi e doveva ammettere che sapeva essere piuttosto silenziosa.

«Ero già qui quando siete arrivate» si giustificò l’oni che non voleva essere tacciato come spione.

La ragazza alzò lo sguardo verso l’oni il quale aveva il suo puntato verso l’alto.

«Perché vuoi scoprire cosa nascondiamo?».

«Perché detesto essere all’oscuro di qualcosa».

« Vorremo davvero rivelarti quello che nascondiamo, ma non possiamo. Se dovessimo confessare a qualcuno il nostro segreto non potremmo più andare avanti in quello che facciamo» cercò di spiegare.

«Stai cercando di farmi cambiare idea per salvare la vita di quella donna?».

« Sì. E anche per cercare di salvare la mia e quella di Hanae. Non sono speranzosa come Asako-sama: sono certa che ti libererai anche di noi dopo un’eventuale scontro con lei» confessò la ragazza.

« Siete indubbiamente intuitiva per un essere umano».

« Perché disprezzi a tal punto la mia razza?».

« Gli esseri umani sono deboli, pavidi, avidi e egoisti. Quando hanno la possibilità di avere una qualsiasi ricompensa non esitano ad uccidere nemmeno una persona a loro cara. Appena vedono l’opportunità di avere del potere vanno avanti per la loro strada, incuranti delle vittime che vi lasciano. Hanno sterminato la mia razza negli anni passati. Voi considerate gli oni dei mostri, ma noi abbiamo la stessa opinione di voi» le spiegò, irritato dal fatto che quella ragazzina lo facesse parlare fin troppo.

«Hai ragione nel descrivere in quel modo gli esseri umani. Mio padre ha ucciso mia madre e se stesso perché convinto che lei lo tradisse con un altro e ha lavato l’onta nel sangue. Inutile dire che mia madre non aveva fatto nulla di cui era accusata. Prima di compiere tale atto ha venduto me, la sua unica figlia, a un mercante che, come puoi supporre, non aveva intenzioni innocenti. È tramite lui che ho incontrato Asako-sama e Gonkuro-sama , l’allora marito di lei. Mi hanno liberata dalla schiavitù in cui quell’essere mi aveva relegata, dandomi una nuova vita» raccontò la ragazza « La mia opinione sul genere umano non diverge molto dalla tua, ma mi permetto di dissentire su un altro punto: non ho mai considerato gli oni dei mostri, anche perché fino a poco tempo fa pensavo fossero delle mere leggende, ma ero comunque convinta che agissero secondo la loro natura. Sono descritti come mostri, ma ciò che ho visto degli esseri umani mi fa pensare che i veri demoni siamo noi. Noi uccidiamo i nostri simili, a volte anche solo per piacere, mentre gli oni, sempre secondo le dicerie, lo facevano per cibarsi. Quindi in errore non sono forse gli esseri umani?» concluse il discorso la ragazza, tappandosi la bocca.

«Mi dispiace aver parlato così a lungo. Probabilmente ti ho annoiato» disse alzando lo sguardo di nuovo verso l’oni, accorgendosi che ora ricambiava.

Chikage non disse nulla e Miyako intuì che l’avesse seriamente annoiato con il suo inconcludente monologo: si inchinò ed a passi veloci rientrò in casa, sperando che l’oni dimenticasse le sue parole al più presto.

Non sapeva come mai tutta quella fiumana di parole era uscita dalla sua bocca: probabilmente voleva solo che Chikage si rendesse conto che non tutti gli esseri umani erano come lui pensava, così come gli oni non erano tutti mostri e Chizuru ne era la prova lampante.

 

Miyako si ritirò nella camera che divideva con Hanae e Asako: era molto piccola ma non potevano mettere Toshizo e Chikage insieme.

Chizuru, poiché Toshizo era troppo debole e poco vigile, aveva il permesso di pernottare al capezzale dell’uomo così da tenerlo d’occhio durante la notte ed evitare complicazioni.

Chikage era quindi l’unico a dormire da solo e non se ne rammaricava per niente.

L’oni decise di rimanere sveglio quella notte: era sicuro che quelle tre, se volevano tenergli nascosto cosa facevano, agissero proprio dopo che lui si era addormentato.

Aveva dei dubbi al riguardo, bisogna ammetterlo, poiché i suoi sensi affinati avrebbero colto il minimo movimento.

Sentiva persino il respiro ancora affannoso di Toshizo provenire dalla camera più lontana e anche quello di Chizuru che dormiva con lui, atto che riteneva disonorevole per una ragazza così giovane.

L’oni rimase in attesa di qualche cambiamento nella pace sonnolenta della casa, ma non sentì nulla: il silenzio regnava sovrano a parte qualche sospiro più profondo da parte di una delle tre donne.

Probabilmente quella notte non avevano nulla di segreto da fare o, come supponeva, sapevano che era sveglio e non si sarebbero mosse apposta.

Detestava essere preso in giro, soprattutto da delle donne umane e le avrebbe quindi obbligate, con la forza, a svelare il loro mistero o le avrebbe uccise.

 


 
Ringrazio chi legge e segue questa storia. Un ringraziamento speciale va a LolaPop861, che lascia sempre il suo più che gradito commento.
Ja ne.
Lena

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Capitolo Quinto

 

La mattina successiva Chikage Kazama era di pessimo umore. Sia chiaro: non era né sarebbe mai stato l’allegria fatta persona e nessuno lo avrebbe mai visto sorridere né tanto meno ridere di qualcosa, ma quella giornata era iniziata male.

Si era reso conto che, nonostante suoi sforzi, si era comunque addormentato: quella vita sedentaria e senza eventi degni di nota lo stava tramutando in un idiota ozioso.

Aveva passato innumerevoli notti di veglia senza avere il minimo sentore di stanchezza, invece quella volta si era assopito: come oni non aveva realmente bisogno di dormire, ma solo di riposare quel tanto che bastava per recuperare le forze.

Da quando era stato “salvato” da quelle tre donne, invece, trovava piacevole dormire e non poteva permetterselo: doveva essere vigile e attento o non avrebbe mai capito cosa quelle tre nascondessero dietro i loro sorrisi di cortesia che tanto detestava.

Ovviamente i sorrisi erano solo da parte di Asako: Hanae a malapena lo guardava in faccia, forse troppo spaventata, mentre Miyako lo guardava con profondo odio che  lui ricambiava con estremo piacere e cortesia.

Era stata proprio la voce di questa a svegliarlo: la sentiva discutere animatamente con Hanae, mentre questa sembrava trattenere a stento il pianto.

L’oni si alzò di malavoglia – quanto era diventato pigro! – e raggiunse le due in cucina, dove vide Miyako strigliare a dovere l’altra, poiché aveva bruciato tutta la colazione.

«Ora prendi e vai in paese. Ricompra tutto con i tuoi risparmi e quando torni cucinerai di nuovo! Se io e Asako-sama non dovessimo più essere in grado di preparare i pasti, cosa faresti? Moriresti di fame? Ora va’ e ricordati di comprare tutto».

Chikage vide Hanae inchinarsi brevemente e, ormai prossima alle lacrime, correre fuori, in direzione del paese.

Miyako si accorse della presenza dell’oni e sbuffò: si era già messa all’opera per buttare tutto ciò che Hanae aveva incautamente bruciato, quando la voce di Chikage la fermò.

«Non pensavo avessi l’autorità di riprendere la figlia della padrona di casa».

«Non è sua figlia, ma la sorella minore» lo corresse la ragazza « Io sono più grande di lei di un paio di anni e quindi Asako-sama ha affidato a me la sua cura e istruzione».

«Quanti anni hai?».

«Non si dovrebbe fare una simile domanda, ma ne ho venti» rispose Miyako.

«Sarebbe ora di sposarsi, non credi? Non sei già troppo vecchia per la vostra razza?».

Miyako divenne rossa di rabbia e si voltò senza dire nulla: Chikage non aveva poi tutti i torti. La maggior parte delle ragazze della sua età erano già maritate e quando la vedevano in paese era sicura che ridacchiassero al suo passaggio.

Se solo avessero saputo quanto erano sfortunate! I loro uomini erano della peggior specie e nemmeno lo sapevano. Miyako invece ne era a conoscenza e tutto ciò che sapeva la spingeva ad evitare accuratamente l’altro sesso.

Sia lei che Hanae avevano ricevuto delle proposte, ma le avevano rifiutate: ciò che facevano per vivere non permetteva loro di crearsi una famiglia.

L’oni rimase a fissare la schiena della ragazza per un attimo e capì di averla –finalmente! – offesa.

«Forse ti mancano le offerte?» la pungolò di nuovo e dovette schivare un oggetto che la ragazza gli lanciò contro.

L’oni si voltò notando che, piantato nello shoji, poco distante dal suo orecchio sinistro, vi era un coltello, nemmeno troppo piccolo.

Guardò la ragazza con lieve stupore e parecchia collera, rendendosi conto che sembrava spaventata. Non riusciva a capire come mai lo fosse, ma il suo sguardo la tradiva.

«O forse» aggiunse l’oni « il vostro segreto vi impedisce di accettare qualsiasi proposta?» vedendo che Miyako riprendeva il controllo di sé e, senza dire altro, usciva dalla cucina, dopo aver recuperato il coltello.

Chikage Kazama non era mai stato curioso, soprattutto verso gli esseri umani, ma quelle tre avevano suscitato e risvegliato il suo interesse, sopito da troppo tempo.

 

Seguì la ragazzina fuori trovandola, come era solita fare, seduta sui gradini che dal cortile salivano verso la casa: sapeva che se l’avesse irritata ancora un po’ sarebbe sbottata e, forse, tradita.

Peccato che Miyako avesse più pazienza di quanto l’oni supponesse: qualunque sua frase di scherno, detta con vera cattiveria, sembrava scivolarle addosso, cosa che irritò sommamente Chikage.

Capendo che con quella testarda non avrebbe avuto possibilità di riuscita, rivolse tutta la sua attenzione all’anello debole: Hanae era già tornata dal paese e venne designata come nuova vittima.

Prese a seguire la ragazza ovunque sperando di trovarla in atteggiamenti ambigui che rivelassero qualcosa su di lei e le altre, ma Miyako era sempre nei paraggi, poiché aveva intuito che Chikage aveva puntato Hanae e che questa fosse troppo debole per sorbire gli attacchi dell’oni.

La ragazza sapeva di giocare con il fuoco sfidando più o meno apertamente l’oni e cercando di bloccare qualsiasi suo intento di scoprire la loro vera identità, ma non poteva permettersi di fare altro. Se avessero perso quel “lavoro” non avrebbero potuto più vivere.

Così la giornata di Miyako fu votata ad evitare che Hanae e Chikage rimanessero da soli per più di pochi istanti e stava riuscendo nel suo intento, quando Asako la chiamò.

La ragazza fu così costretta a lasciar perdere la sua missione di protezione di Hanae, mettendola in guardia sui comportamenti del loro sgradito ospite, e raggiungere la donna.

Chikage si approfittò della situazione e prese a tormentare Hanae che, inutile dirlo, era terrorizzata: sapeva che era pericoloso e non si capacitava dei comportamenti di Miyako verso di lui. Sembrava quasi che la ragazza non ne avesse timore da come gli parlava e lo trattava.

Sapeva che Miyako non era stupida, ma i suoi comportamenti verso Chikage denotavano un certo sprezzo del pericolo, poiché se l’oni avesse seriamente voluto farle del male, niente lo avrebbe fermato.

 

Nonostante i suoi sforzi, Chikage non riuscì a cavare un ragno dal buco: all’ora di cena non aveva ottenuto null’altro che qualche supplica piagnucolante da Hanae che gli chiedeva, con cortesia e paura, di lasciarla stare.

Per fortuna dell’oni quella sera un evento lo aiutò a capire cosa quelle tre celassero agli occhi del mondo: un gruppo di tre uomini, probabilmente dei viaggiatori, era giunto di fronte alla casa e chiedeva asilo e cure.

Asako, che li aveva accolti, si era profusa in scuse: non potevano prendere altri pazienti poiché ne avevano già due e la casa non era abbastanza grande per averne altri.

Il capo del gruppo in cerca di cure iniziò a inveire contro la donna e Chikage sentì  Miyako fremere di rabbia al suo fianco.

Asako si era assicurata che le tre giovani ragazze, compresa quindi anche Chizuru, e l’oni rimanessero all’interno dell’abitazione: non voleva che quei vagabondi, dall’aria tutt’altro che bonaria, sapessero della loro presenza.

Era pericoloso far sapere a degli uomini di dubbia provenienza e morale che vi erano tre giovani donne apparentemente senza protezione.

Miyako sentì Asako alzare la voce quando il capo del gruppo la insultò gravemente e fremeva per agire.

Chikage la osservava e capì cosa la ragazza gli ricordava: gli sembrava, in un certo qual modo, di rivedere alcuni dei capitani della Shinsengumi quando li aveva incontrati la prima volta.

Capì che il suo fremere era simile a quello che animava un combattente prima della battaglia.

Quando un rumore poco rassicurante giunse alle loro orecchie, Chikage vide Miyako e Hanae alzarsi di scatto e, senza che Chizuru potesse nemmeno provare a fermarle, erano già fuori dalla sala in cui erano nascosti e dirette verso l’entrata principale.

Qui trovarono Asako a terra con un labbro sanguinante: il capo l’aveva colpita duramente quando questa si era rifiutata nuovamente di curare uno dei suoi.

Quando videro le due ragazze gli uomini sorrisero sadicamente e dissero:

«Ora comprendo le vostre ragioni, donna. Volevate proteggere queste due fanciulle. È un vero peccato che siano così imprudentemente uscite allo scoperto. Se non le avessi viste, ce ne saremmo andati, ma ora non possiamo proprio».

Il capo del gruppo fece per avvicinarsi, con evidenti intenti lascivi ad Hanae, ma Miyako si mise tra i due.

«Non osare avvicinarti oltre» gli intimò, facendolo ridere in modo sguaiato.

Miyako sentì poi la presenza pressante di Chikage alle sue spalle e gli lanciò uno sguardo ammonitore. L’oni capì che la ragazza non voleva che lui intervenisse, poiché una sua eventuale apparizione avrebbe sicuramente portato allo scontro.

Voleva evitare assolutamente di scontrarsi con quei tre, non perché ne avesse timore, ma quando si fosse venuto a sapere che quegli uomini erano stati respinti da delle normali donne nel villaggio sarebbero circolate delle voci e loro non potevano permetterlo.

Peccato che i tre briganti, perché lo erano di certo, erano di tutt’altro avviso: il capo aveva allungato una mano sudicia verso il viso teso di rabbia di Miyako e questa l’aveva scacciata con un violento schiaffo.

Ne seguì un teso silenzio, rotto poi dal rumore di una spada sguainata.

«Piccola sfacciata. Come ti permetti di toccarmi e di rifiutarmi? È ovvio che siete delle prostitute quindi fate il vostro lavoro o vi uccideremo» la accusò, puntandole contro la katana.

Chikage vide Miyako voltarsi brevemente verso la sua mentore che, aiutata da Chizuru giunta in soccorso, si asciugava il sangue che ancora le colava sul mento.

Chikage vide Asako guardarlo, voltarsi verso Miyako ed annuire alla sua protetta.

L’oni volse la sua attenzione alle giovani ragazze e notò subito un profondo cambiamento nei loro comportamenti: gli sguardi erano più duri, i muscoli tesi e Miyako aveva ancora quel sorrisino inquietante che le aveva visto una sola volta.

«Vi diamo un’ultima opportunità per lasciare questo luogo» disse la ragazza dai capelli corvini, ricevendo in risposta risate e katane sguainate « È questa, dunque, la vostra risposta? Bene».

Chikage vide Miyako chinarsi velocemente, infilare le mani nell’obi del kimono che indossava e lanciarsi contro i tre briganti i quali continuavano a ridere di quelle ragazze.

La loro risata si spense quando videro che entrambe brandivano kunai affilati: il capo si lanciò all’attacco di Miyako che, con un movimento fluido e veloce schivò, abbassandosi, la katana e colpì duramente l’uomo allo stomaco con la sua arma.

Il capo fece cadere la katana a terra, tenendosi la parte ferita con entrambe le mani le quali si bagnarono immediatamente del suo stesso sangue: la ferita era indubbiamente profonda.

I suoi compagni si lanciarono all’attacco a loro volta, ma Chikage aveva intuito che la loro abilità nella spada era molto bassa: la brandivano in modo scorretto, quasi fosse un inutile bastone.

Hanae, che aveva reputato debole e codarda, piantò senza tante cerimonie un kunai nel collo dell’uomo che era già ferito, facendolo stramazzare al suolo con un rumore fastidioso di gorgoglio proveniente dalla carotide lacerata.

L’oni vide la vita abbandonare gli occhi dell’uomo in modo lento e doloroso, strozzato dal suo stesso sangue. La sua attenzione di rivolse di nuovo verso Miyako, la quale aveva colpito l’ultimo brigante alla spalla, ma questi era duro ad arrendersi.

Infatti la ragazza fu costretta a scivolargli alle spalle, abbastanza velocemente affinché l’uomo non se accorgesse troppo preso dal togliersi il kunai dalla ferita, saltargli letteralmente al collo e tagliargli la gola da orecchio a orecchio, schizzando sangue ovunque.

Quando Miyako si alzò dal corpo esanime dell’ultimo brigante aveva il kimono, il viso e le mani ricoperte di sangue.

Chizuru chiuse gli occhi di fronte a tanto scempio e Chikage sentì Asako scusarsi con lei per un simile spettacolo di morte.

L’oni vide Miyako estrarre senza tante cerimonie il kunai dal cadavere dell’ultimo uomo, pulirlo sul kimono ormai rovinato e voltarsi verso di lui: il suo sguardo era freddo e duro.

«Ora hai scoperto il nostro segreto. Siamo kunoichi, assassine su commissione» gli disse, pulendosi il viso dal sangue degli uomini uccisi.

 

 

 

 


Nda: come sempre ringrazio chi segue, recensisce o legge solamente! Alla prossima.
Lena

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


Capitolo Sesto

 

Chikage sentì Miyako parlare a bassa voce con Asako, dopo che si era ripulita: era tornata dalle terme nel bosco con i capelli bagnati e il kimono macchiato di sangue tra le mani.

Lo aveva bruciato nel retro e ora discuteva sulla sua mentore su cosa farne dei cadaveri: li avevano già trasportarti nel cortile posteriore, nascosti alla vista da uno dei grossi alberi, e ora dovevano decidere cosa farne.

Vista la natura maligna di quei tre nessuna delle donne, e nemmeno Chikage stesso, pensavano che meritassero un degno funerale e quindi si risolvettero di seppellirli nel bosco: Miyako entrò senza tante cerimonie nella camera occupata dall’oni e si inginocchiò di fronte a lui.

«Ora conosci il nostro segreto. Ti posso assicurare che ciò che sto per fare mi fa accapponare la pelle, ma va fatto» disse la ragazza, profondendosi poi in un inchino fino a toccare il tatami con la fronte «Ti scongiuro di non rivelare a nessuno il nostro segreto o perderemo la nostra indipendenza. E ti chiedo aiuto per portare i cadaveri di quei tre nel bosco. Io e Hanae non ce la facciamo da sole ed Asako-sama è troppo impegnata a consolare Chizuru-chan».

L’oni guardò la ragazza, così orgogliosa e leggermente selvaggia, doveva ammetterlo, profondamente inchinata di fronte a lui e sorrise soddisfatto: aveva finalmente qualcosa per tenerla in pugno e farle pagare la sua sfrontatezza passata.

Miyako si azzardò ad alzare la testa e capì, dal sorriso inquietante e soddisfatto di Chikage che da quel giorno la poca pace di cui godeva era finita.

*

Col favore delle tenebre, Hanae, Chikage e Miyako si premurarono di trasportare i cadaveri: la richiesta di aiuto dell’oni era stata un’ottima idea poiché, mentre le ragazze trasportavano un solo uomo, quello meno pesante, lui riusciva a trasportare gli altri due senza alcuna fatica apparente.

L’oni non aiutò nello scavare le buche dove seppellirli, ma le aiutò a spingervi dentro i corpi: una volta ricoperte per bene le tombe le due ragazze si asciugarono il sudore con i fazzoletti e tornarono verso casa.

Chikage rimase alle spalle delle due, rendendosi conto di quanto fosse stato cieco: il loro modo di muoversi, di ascoltare e di guardarsi intorno denotava un comportamento da “guerriere”.

Forse il venire a conoscenza della loro vera identità lo aveva aiutato ad osservarle meglio.

«Chi vi ha istruite?» chiese dal nulla, facendo fermare le due, che si voltarono.

«Il marito di Asako-sama. Erano entrambi abili shinobi e la sorella minore di Asako-sama, cioè Hanae, avrebbe dovuto seguire le sue orme. Io sono stata adottata da loro e mi sembrava un modo di ringraziarli imparare l’arte delle kunoichi e aiutarli nelle loro missioni».

«Quindi vivete assassinando persone su commissione?».

«Sì e vedendo le medicine preparate da mia sorella» aggiunse Hanae che solo dopo aver rivelato la sua natura osava guardare l’oni in faccia: sapeva che era una cosa stupida, ma lo trovava, suo malgrado, decisamente affascinante.

Aveva un bel fisico asciutto e temprato dalle battaglie, un viso pulito dalla pelle bianca, occhi penetranti  del colore delle fiamme dell’inferno e capelli biondi.

Se non fosse stato un oni lo avrebbe ritenuto uno degli uomini più belli che avesse incontrato, ma la sua natura demonica, il suo carattere altero, il suo odio e disprezzo per gli umani eclissavano persino le sue straordinarie fattezze.

Miyako lanciò uno sguardo di disapprovazione ad Hanae poiché erano piuttosto ovvi i suoi pensieri: anche lei doveva ammettere che se Chikage non fosse stato così…Chikage lo avrebbe trovato decisamente piacevole per gli occhi.

Peccato che il suo disgusto per quell’essere e l’odio che provava per i suoi comportamenti verso di loro e soprattutto le sue ignobili pretese verso Chizuru le facevano venire la nausea.

Poteva essere bello come un kami, ma non lo era. Nemmeno lontanamente.

E sapeva che il suo aiuto di quella sera e la promessa di mantenere il segreto sulla loro identità avrebbero richiesto un pagamento ed era conscia che la parte peggiore sarebbe sicuramente toccata a lei.

Lo aveva trattato con palese disprezzo senza mantenere il decoro che la differenza tra loro, non solo di razza ma anche di stato sociale, era d’obbligo ed ora avrebbe pagato quel suo carattere così irrazionale.

Sentiva lo sguardo soddisfatto di Chikage trapassarle la stoffa sottile del kimono che indossava e bruciarle la pelle sulle spalle: doveva stare attenta perché, ne era sicura, quell’oni l’avrebbe sicuramente sfidata ora che sapeva di aver davanti una kunoichi.

Rientrarono in casa, dove Asako gli fece trovare del tè e una Chizuru più calma, anche se il tremore delle mani tradivano il suo panico.

«Mi dispiace davvero per quello che hai visto, Chizuru-chan» le disse Hanae, sedendosi di fianco alla ragazza.

«No, sono io che devo scusarmi. Dovrei essere abituata a certe cose, avendo passato molto tempo con la Shinsengumi, ma vedere voi, che ritenevo normali ragazze come me, combattere con tanta perizia e abilità mi ha sconvolto molto più di tutto quel sangue» confessò la ragazza.

«Dovresti allenarti anche tu» disse Miyako, dopo aver bevuto un po’ di tè «Almeno per saperti difendere dai malintenzionati. Quei tre» disse riferendosi agli uomini morti « Non erano niente di che. Era ovvio che non fossero istruiti nell’uso della katana. Bastava vedere come la impugnavano. Probabilmente l’hanno rubata da qualche parte e la brandivano davanti a vecchi e donne, spaventandoli e portando via loro quello che avevano».

«Io non credo di essere portata alla battaglia» disse Chizuru.

«Non dire assurdità. Sei un’oni come lui, no?» chiese la ragazza, guardando brevemente Chikage « Quindi è lecito supporre che tu abbia delle capacità superiori agli esseri umani. La capacità rigenerativa è una di quelle, visto che il brutto taglio che ti eri procurata solo ieri l’altro è già sparito senza lasciare traccia» osservò attenta Miyako, mentre Chizuru cercava, ormai invano, di nascondere il braccio che doveva essere ancora ferito.

«Le tue capacità di osservazione non sono da sottovalutare» disse Chikage .

«No, infatti. Sono anche a conoscenza che quando ti alleni, hai una leggera apertura sulla sinistra. Se dovessi combatterti, in futuro, avrei qualcosa in mio vantaggio».

«Ora che me lo hai fatto notare, potrei correggerlo».

«Ma ho altre frecce al mio arco. So altri piccoli difetti nella tua altrimenti perfetta arte della Katana».

«Ora basta, Miyako-chan. Voi due non vi combatterete, non fino a quando sarò presente. Quindi andate a letto. Domani sera avete un’importante missione e dovete essere in perfetta forma: il nostro obbiettivo è abile e pericoloso» le avvertì Asako. Le due giovani si inchinarono e augurarono la buonanotte alla loro mentore, vedendo che Chikage si tratteneva.

«Posso esservi utile, Kazama-sama?».

«Domani sera le seguirò» disse l’oni.

«Non credo sarà possibile. Si nasconderanno tra la folla come maiko e la vostra presenza le renderebbe alquanto sospette».

«Le osserverò da lontano. Questa vita monotona e sedentaria nell’attesa di una completa ripresa di Hakuouki, mi sta rammollendo. Le seguirò senza farmi notare e se dovessero avere problemi le tirerò fuori dai guai» disse l’oni.

«Fate come credete, ma non avranno nessun problema. Sono istruite molto bene e sanno come comportarsi, anche nei panni di maiko» disse la donna sorridendo «Rimarrete stupito nel vedere come possano cambiare quelle due quando si comportano da ragazze, soprattutto Miyako-chan che di femminile, di solito, ha ben poco».

«Una simile selvaggia non riuscirà a nascondere il suo temperamento dietro gli abiti sofisticati di una maiko. Il suo sguardo la tradirà comunque» asserì convinto Chikage che ricevette un sorriso divertito da Asako, la quale si inchinò prima di andarsene, senza aggiungere altro.

 

Il giorno seguente Chikage non vide Hanae e Miyako fino all’ora di pranzo, notando che dovevano aver passato la mattinata a prepararsi per la sera: erano state tutto il tempo alle terme e si erano lavate a fondo usando oli e profumi costosi.

Non che di solito avessero un cattivo odore, ma sentire un profumo di fiori di ciliegio, così delicati, provenire dai capelli di Miyako era una cosa strana associato al carattere della ragazza. Le si addiceva più il fiore di loto: così delicato all’apparenza, ma con radici profonde e resistenti.

Sapeva che Miyako era una ragazza dura a differenza di Hanae.

Capiva, inoltre, che quel suo carattere ribelle, così sconveniente in una donna, le avrebbe portato solo guai ed era quello il motivo per cui le avrebbe seguite quella sera: voleva vedere come riusciva a tenere a freno sia la sua lingua sia i suoi comportamenti.

Anche Asako sapeva che il temperamento di Miyako non era consono né per una donna né tanto meno per una kunoichi: la calma e la pazienza non erano le caratteristiche salienti di quella ragazza ed era quello il motivo per cui Hanae la seguiva nelle missioni.

Miyako era perfettamente in grado di adempiere in solitaria alla maggior parte degli incarichi che venivano loro affidati, ma Hanae la teneva a freno, evitando problemi prima, durante e dopo la missione.

Il carattere affabile, tranquillo ed estremamente paziente di sua sorella minore mitigava, almeno in parte, quello sfacciato e facile all’ira di Miyako.

L’unica preoccupazione della donna era il crescente e palese interesse che l’oni Kazama Chikage sembrava avere verso le due ragazze: non capiva se la sua curiosità fosse rivolta specificatamente ad una delle due, ma le seguiva sempre, tranne quando andavano alle terme, ovviamente.

Lo vedeva studiarle e capire quali fossero le loro reali capacità combattive, poiché lo scontro con i tre briganti non aveva rivelato poi molto su di loro: poteva aver intuito che fossero veloci, ma nient’altro.

L’oni spostò poi il suo sguardo di brace sulla piccola Chizuru, impegnata a ridacchiare proprio con Hanae: ormai la presenza di Chikage non le intimoriva più come all’inizio e si lasciavano andare spesso a risate e scherzi.

Asako vide lo sguardo dell’oni mutare, divenendo meno affilato e più caldo: forse si erano sbagliate su di lui e il suo interesse per Chizuru era più profondo. Magari la voleva davvero come compagna e non solo come, per dirlo con le parole di Miyako, riproduttrice di oni.

Miyako, come spesso aveva confidato ad Asako, era invece convinta che se davvero Chikage avesse avuto un qualsivoglia sentimento per Chizuru, non l’avrebbe mai obbligata a seguirlo. Se teneva almeno in parte a lei, l’avrebbe dovuta lasciare nelle mani dell’uomo che amava veramente, cioè Hijikata Toshizō.

*

Il pomeriggio trascorse lento e monotono: Miyako e Hanae, donde evitare di sporcarsi, non si mossero dalla sala principale dove rimasero a leggere.

Chikage , invece, per avere un minimo di sollievo dal caldo fuori stagione di quel maggio, era seduto di fronte allo shoji della sua stanza che dava sul cortile posteriore.

Detestava la primavera e ancor di più l’estate. Preferiva di gran lunga l’inverno, poiché non soffriva il freddo.

In casa c’era qualcun altro che sembrava pensarla allo stesso modo: sentì Miyako borbottare frasi poco carine all’indirizzo del caldo e la vide aprire lo shoji senza tante cerimonie.

La ragazza entrò con passo veloce in quella che era la sua camera prima dell’intromissione dell’oni nelle loro vite e si sedette alla sua destra, mentre Chikage ne seguiva i movimenti.

«Non guardarmi con quella faccia. Non anelo alla tua compagnia, non mi piace provare dolore. Come avrai notato questa stanza è sempre in ombra e quindi fa molto più fresco qui che nelle altre camere della casa. Inoltre c’è sempre questo leggero vento» aggiunse, chiudendo gli occhi e sorridendo, godendosi l’aria fresca.

L’odore dei fiori di ciliegio era troppo forte a quella distanza e Chikage storse il naso.

«Ancora quella faccia disgustata? Pensavo che ormai ti fossi abituato agli esseri umani».

«Il tuo odore è nauseante» le disse.

Miyako non fece capire all’oni quanto l’avesse offesa con quella frase. Prese invece una ciocca dei capelli e l’annusò sentendo che profumavano ancora.

«Non è vero che ho un cattivo odore!».

«Questo odore così femminile e delicato non ti si addice per niente. È un odore più adatto ad una personalità come Chizuru» le disse.

Miyako questa volta non poté nascondere i suoi sentimenti. Si alzò di scatto, lanciando uno sguardo duro ed offeso all’oni, prima di uscire a passo di marcia dalla camera.

Chikage si ritenne soddisfatto del risultato e riprese a godersi l’aria fresca del tardo pomeriggio: peccato che l’odore di quell’umana persisteva nell’aria, rovinando il momento di pace.

Gli pervadeva le narici, troppo sensibili e lo disgustava.

Lo disgustava perché lo trovava rilassante ed eccitante allo stesso tempo, soprattutto per il suo appartenere a quell’umana.

Quell’umana così diversa dalle altre donne umane.

Diversa da Chizuru e da Senhime.

Sperava che Hakuouki si riprendesse in fretta così da lasciarlo finalmente libero di andarsene da quella casa dove le donne presenti lo stavano cambiando in un modo che non gli aggradava per niente.

Non avrebbe mai ammesso, nemmeno con se stesso, che quella sera avrebbe seguito Hanae e Miyako, non solo per capire quanto fossero abili come kunoichi, ma perché voleva essere sicuro che non fossero in pericolo.

 

 

Nda: Ringrazio chi legge e segue la storia. Un particolare ringraziamento a Chandrajak per i suoi consigli, lasciati nella recensione al primo capitolo e a Momoe12 per aver recensito il quinto.

Alla prossima,

Lena

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Capitolo Settimo.


Poco prima di cena Hanae e Miyako uscirono di casa, in direzione della città: lì le attendeva una loro alleata che le avrebbe preparate per la serata e dato le ultime istruzioni.

Asako aveva preferito non dire alle due ragazze che Chikage era alle loro calcagna, altrimenti Miyako si sarebbe offesa: avrebbe pensato che la sua mentore non la ritenesse capace di portare a termine quella missione.

Arrivarono nel locale dove il loro obbiettivo avrebbe cenato e furono scortate da una maiko verso la sala dove la loro alleata le aspettava.

Nessuna delle due sapeva che quella donna era una vecchia conoscenza di Chikage .

Kimigiku aveva, su ordine di Senhime, seguito gli spostamenti di Chizuru, ma purtroppo aveva incontrato sulla sua strada numerose difficoltà ed ora sapeva solamente che la ragazza era stata vista proprio in quel paese.

La donna aveva poi incontrato una vecchia conoscenza: Asako Watanabe, una delle migliori kunoichi.

Kimigiku sapeva che la donna aveva istruito due ragazze all’arte delle kunoichi e si era proposta di aiutarle per quella missione che, a differenza di altre, era più pericolosa poiché il soggetto da eliminare difficilmente si faceva cogliere impreparato. Era un ottimo combattente e abile spadaccino.

Quando le due ragazze varcarono la soglia della camera in cui le aspettava, capì subito che la sorella di Asako era la ragazza dai capelli sul castano, poiché la somiglianza con la donna era evidente. L’altra doveva essere Miyako: si riteneva fortunata ad avere due ragazze così belle per quel lavoro, poiché questo rendeva il suo meno difficoltoso.

Era certa che Miyako avrebbe attirato su di sé le attenzioni della loro vittima con quegli occhi blu così penetranti, mentre Hanae avrebbe distratto il resto della comitiva con i suoi modi dolci e timidi.

Kimigiku mentre chiudeva lo shoji era sicura che c’era qualcuno che le osservasse, ma lasciò perdere poiché il tempo rimasto per la preparazione era davvero poco.

 

Quando Chikage vide che la donna nella camera con le due ragazze era la galoppina di Senhime ammise a se stesso, anche se era duro farlo, che erano in buone mani.

Sapeva che quella donna era abile sia come kunoichi che come maiko e le avrebbe istruite a dovere. Aveva anche il sentore che lo avesse scorto, ma non poteva esserne certo.

Rimase quindi in attesa che le due uscissero e quando vide lo shoji riaprirsi, dopo quasi due ore, vide per prima Kimigiku seguita dalle altre due.

Hanae indossava un kimono rosa pallido, dall’obi più scuro, con dei disegnati dei fiori di ciliegio. I capelli castani erano appuntati sulla sommità del capo con una moltitudine di kanzashi, che erano probabilmente armi.

Miyako invece ne indossava uno blu con obi azzurro, senza particolari disegni, ma con delle belle sfumature.

I capelli neri erano acconciati come quelli di Hanae. Riusciva a vederle solo di profilo, ma notò immediatamente quanto il loro comportamento fosse diverso.

Camminavano in modo più femminile, tenendo lo sguardo basso e seguendo Kimigiku come se fosse la maiko di grado superiore al loro.

Non si sarebbe mai aspettato di vedere quel lato così remissivo di Miyako, ma vederla con la testa bassa, truccata in modo impeccabile ed attenta a tutto ciò che la circondava senza però perdere traccia della femminilità richiesta ad una maiko lo fece stupire.

Chikage non aveva idea da dove avesse tirato fuori quella femminilità, ma se non avesse visto Miyako entrare in quella camera avrebbe pensato ad uno scambio di persona.

Le vide inginocchiarsi con le altre, con grazia, davanti a uno degli shoji, e chiedere il permesso ed entrare.

L’oni decise di entrare anch’esso nel locale e farsi dare una sala dove poter bere qualcosa. Era tentato di richiedere proprio Miyako come maiko, ma sapeva che avrebbe rovinato la missione e così si astenne dal farlo.

Peccato che la donna che dirigeva la locanda entrò proprio nella sala dove vi erano Miyako, Hanae e Kimigiku e richiese una delle due ragazze poiché era a corto di maiko e c’era un ospite che ne era sprovvisto.

Le tre donne si guardarono allarmate e, poiché non decidevano, uno degli uomini presenti indicò Miyako.

«Porta via lei. Non è sufficientemente accondiscendente e non mi piacciono i suoi sguardi» disse, mentre gli altri annuivano.

La corvina era disperata: se l’avessero allontanata da quella sala non poteva compiere la sua missione.

Kimigiku la guardò seria e con un semplice accenno del capo le fece capire che avrebbe pensato lei ad aiutare Hanae e di seguire la donna, per evitare sospetti.

La ragazza si inchinò rispettosamente verso gli uomini e uscì, seguendo la bella donna che la condusse nella sala affianco.

Quando la donna aprì lo shoji e rivelò chi fosse l’ospite orfano di maiko per poco Miyako non si metteva ad urlare: cosa diavolo ci faceva lì quel dannato oni?

Era venuto a rovinarle la missione per la quale si era preparata?

Guardando verso Chikage vide che anche lui era sorpreso quanto lei di trovarsela davanti.

Quando l’altra donna uscì, dopo aver ricevuto l’approvazione del cliente sulla scelta della maiko, Miyako lo guardò con profondo odio.

«Cosa ci fai qui?».

«Vi ho seguite. Volevo vedere quanto siete abili come kunoichi» le disse.

«Per colpa tua mi hanno spostata! La missione potrebbe essere rovinata» lo accusò lei.

«Non avrei mai pensato che sarebbe venuta proprio da voi a cercare una maiko, anche perché non ne volevo una. Non mi interessa essere servito da delle umane».

«Allora versati da solo il sakè» rispose Miyako.

« Non credo proprio. Mantenere un segreto è molto difficile» le disse, ghignando, allungandole il piattino del sakè.

« Sei proprio un…».

«Un mostro?».

« No, un bastardo» gli rispose Miyako sorridendo, ma avvicinandosi a lui quanto bastava per versargli il saké: lo sapeva dal principio che si sarebbe approfittato della situazione facendole pagare cari tutti gli affronti che aveva perpetrato prima che lui scoprisse il loro segreto.

L’oni la fissava leggermente alterato per essere stato chiamato in quel modo, ma poi quell’odore colpì nuovamente le sue narici.

Era più lieve di quel pomeriggio e quindi meno fastidioso.

Guardandola da vicino notò che, a differenza di altre maiko, non era pesantemente truccata: Kimigiku aveva solo accentuato gli occhi e le labbra.

«Come mai ha scelto te?».

«A dir la verità sono stati gli ospiti a cacciarmi. Hanno detto che non ero abbastanza accondiscendente» rispose la ragazza, borbottando.

«Riesci a farti rifiutare persino da dei vecchi ubriachi?».

La ragazza si limitò a scoccargli uno sguardo irritato, ma Chikage proseguì:

«Ora capisco perché hai scelto la via della kunoichi. Avevi capito che nessun uomo con un minimo di senno ti avrebbe presa con sé? Con quel carattere che ti ritrovi era una cosa abbastanza ovvia da pensare» le disse, sapendo che l’avrebbe irritata, ma venendo prontamente deluso.

Miyako non rispose: si limitò a versare altro sakè e rimase in silenzio, nonostante le frecciatine di Chikage .

L’oni smise quindi di parlare quando capì che la ragazza a malapena lo ascoltava e passarono un’ora così, fino a quando lo shoji non si aprì rivelando la stessa donna che aveva spostato Miyako affannata e agitata.

«Mi scuso per il poco decoro, ma devo chiedervi di uscire al più presto da qui. C’è stato un grosso problema con la sala affianco alla vostra» spiegò loro la donna.

Miyako intuì che la missione era quindi giunta al termine, ma ancora non ne sapeva l’esito.

Si inchinò e senza degnare l’oni del minimo sguardo uscì dalla sala in direzione del luogo dove lei e le altre dovevano incontrarsi qualora fossero state divise.

*

Kimigiku e Hanae erano nel luogo di incontro designato quando videro Miyako giungere.

«La missione è stata completata» disse la ragazza alla mora.

«Ed io me la sono persa solo perché un certo oni aveva voglia di insultarmi e divertirsi alle mie spalle» sbuffò la ragazza.

«Oni?» chiese Kimigiku «Quale oni?».

«Kimigiku-san sappiamo che la vostra padrona è un’oni anch’ella, ma questo è un maschio. Un bastardo per la precisione e risponde al nome di Kazama Chikage » le spiegò Miyako, incupendosi al sol pronunciarne il nome.

Videro gli occhi della kunoichi aprirsi per lo stupore.

«Come lo conoscete?» chiese poi.

Le due ragazze raccontarono tutto, poiché sapevano che ci si poteva fidare di quella donna, una volta amica e alleata di Asako.

«Quindi Chizuru-chan è con voi? Siano lodati i kami» disse, sospirando di sollievo.

«La stavate cercando?» chiese Hanae.

«Sì. È molto amica della mia padrona Senhime ed era preoccupata della sua sorte quando ha sentito che Hijikata Toshizo era morto».

«Allora sarete contenta di sapere che stanno entrambi bene. Peccato che non siano gli unici» aggiunse Miyako, ancora irritata dai comportamenti di Chikage .

«Non dovresti parlare così di qualcuno che ti ha in pugno» disse la voce dell’oni alle spalle di Kimigiku la quale estrasse immediatamente un kunai.

«Lasci stare, Kimigiku-san. È qui solo per capire come è andata la missione» intervenne Miyako, voltandosi verso Hanae, evitando ancora una volta di guardare Chikage.

Lo aveva detestato da subito, ma quella sera le sue parole l’avevano non solo irritata, ma offesa e rattristata: lo sapeva benissimo che aveva un carattere sbagliato per una donna, ma era nata così e non poteva cambiare.

Cercava di mitigarlo quando poteva, ma a volte era troppo potente persino per lei da sopprimere.

Kimigiku fu invitata a seguirle per vedere Chizuru e la kunoichi si stupì nel capire che anche Chikage risiedeva presso la loro casa: Miyako le spiegò che era lì solo per sfidare nuovamente Toshizo e prendesi Chizuru.

«Quando vi rassegnerete, Kazama-dono? Chizuru è evidentemente innamorata di Hijikata-sama. Perché non vi rinunciate?».

«Ne ho bisogno. A meno che la tua adorabile padrona non voglia sostituirla» disse, ghignando malefico e schivando un kunai lanciato dalla donna.

«Non osate nemmeno pensare di toccare Senhime-sama con le vostre mani. Non ve lo permetterò» lo minacciò, seguendo poi le due ragazze.

Chikage volse il suo sguardo verso Miyako, notando che, anche quella volta la ragazza guardava tutto tranne che verso di lui.

Rientrarono e Chizuru si dimostrò molto felice di rivedere Kimigiku anche per il fatto che la cercasse per conto della sua amica Osen.

La donna le disse che l’oni sarebbe giunta in paese entro pochi giorni poiché l’aveva informata di dove Chizuru si trovasse.

«Spero che Kazama-dono ti tratti con riguardo».

«Oh, non ho avuto nessun tipo di scontro con lui anche se continua a volermi portare via… Ha intenzione di sfidare nuovamente Hijikata-san quando si riprenderà completamente ed è per questo che si trova ancora qui».

«Come sta Hijikata-san?».

«Ogni giorno va sempre meglio! Ieri ha anche mangiato qualcosa di solido! È ancora molto debole però e parla poco. Non credo si aspettasse di sopravvivere».

«Quanto tempo è passato dallo scontro?».

«Venti giorni, più o meno».

«Ed è già così ben messo?».

«Sì. Grazie alle ottime cure di Asako-sama e anche all’aiuto dell’ochimizu... Lo ha bevuto prima dello scontro con Chikage -sama» spiegò Chizuru, accompagnando poi la donna nella camera dove Toshizo riposava.

L’uomo era sveglio ed accolse la kunoichi con un sorriso: era dimagrito molto, aveva profonde occhiaie nere ed era evidentemente stanco.

«Hijikata-san sono felice di vedere che siete sopravvissuto» gli disse la donna.

L’uomo si schiarì la voce e chiese: «Hai notizie sugli altri membri della Shinsengumi?».

« Hijikata-san… Non credo che qualcuno sia sopravvissuto. L’unico di cui non ho notizie certe è Saitou-san. Senhime ha lasciato dei messaggi nei vari luoghi in cui ci siamo fermate così da fargli trovare degli indizi qualora si mettesse a cercare noi o qualcuno dei suoi compagni» spiegò la donna «Quando Senhime ci raggiungerà, porterà altre notizie e ne sapremo di più. Ora riposate, Hijikata-san».

L’uomo si lasciò sistemare il futon da Chizuru, che gli sorrise prima si uscire al seguito di Kimigiku.

«Kimigiku-san… Avete altre notizie sui capitani, vero?» chiese la ragazza con voce bassa.

«Sì, ma non potevo rivelarle ad un uomo nelle sue condizioni. Non avrebbe retto. Sono certa che Okita-san, Sannan-san ed Heisuke-kun siano deceduti in battaglia. Su Nakagura-san e Harada-san le notizie non sono poi così certe, ma pare che il secondo sia deceduto in uno scontro con dei rasetsu molto potenti. L’unico di cui ho perso davvero le tracce è Saitou-san» spiegò la donna, mentre Chizuru non poté far altro che abbandonarsi alle lacrime per la perdita di così valorosi compagni ed amici.

 

 

 

Nda: Buon anno a tutto il fandom!!! *versa sakè per tutti*

Lena

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Capitolo Ottavo

 

Kimigiku tornò nella locanda dove alloggiava con la promessa di tornare accompagnata da Senhime.

Chizuru era sollevata nel sapere che le due donne stavano bene, ma la tristezza per le notizie portatele sui capitani della Shinsengumi ne adombravano la felicità: sia lei che Toshizō sapevano che, probabilmente, non li avrebbero più rivisti, ma averne ora la certezza era struggente.

Non avrebbe più visto il sorriso sardonico di Souji, non avrebbe sentito le risate e gli scherzi di Sanosuke, Shinpachi e Heisuke né gli sguardi tra il divertito e l’irritato di Sannan-san quando questi esageravano con il rumore.

L’unica flebile speranza che le era rimasta risiedeva in Hajime Saitou: le notizie su di lui non erano né molte né certe dopo tutto.

Pregava i kami di rivederlo, prima o poi.

La voce di Miyako la richiamò all’interno dell’abitazione: vide le tre donne sedute davanti al kotatsu con davanti una tazza di the e dei dango che Hanae aveva comprato in paese prima della loro missione.

Chizuru aveva capito che Miyako era irritata da qualcosa, o da qualcuno, ma non si azzardava a chiedere nulla: quella ragazza la intimidiva sia per il suo carattere un po’ iracondo sia per la totale mancanza di timore verso Chikage.

La vide mangiare senza apparente soddisfazione i dango che Asako le aveva porto e fu proprio la donna a soddisfare la crescente curiosità della ragazza su cosa avesse fatto alterare Miyako.

«Quell’oni» disse la ragazza, rivolgendosi a Chikage «Si è presentato nella nostra stessa locanda ed a causa sua non ho potuto partecipare alla missione, lasciando tutto nelle mani di Hanae e Kimigiku-san!».

«L’importante è che la missione sia andata a buon fine, no?» le disse Asako per calmarla almeno un po’.

«Certo! Peccato che non sia limitato ad obbligarmi a versargli del sakè con la minaccia di spifferare il nostro segreto, ma mi ha anche insultata dicendo che non era in grado di avere nessuna attenzione da parte degli uomini, nemmeno se erano ubriachi! E ha anche avuto il coraggio di dire che è questa la reale motivazione che mi ha spinta a diventare kunoichi!» sbottò la ragazza, addentando il terzo dango con foga.

Le altre donne presenti la guardavano stupite: non era la prima volta che Miyako si offendeva per certe insinuazioni, ma quella volta sembrava che le parole dell’oni l’avessero colpita molto più a fondo

«Come mai te la prendi tanto? Non credevo che la sua opinione ti importasse poi molto» le chiese Hanae, ricevendo uno sguardo di fuoco dall’amica.

«Infatti non mi interessa la sua opinione, ma vorrei evitare di essere giudicata da chi a mala pena mi conosce» disse la ragazza, alzandosi e dirigendosi a passi pesanti verso la camera da letto.

Non lo sapeva, ma Chikage aveva ascoltato le sue confidenze alle altre donne ed era soddisfatto di aver almeno intaccato lo smisurato orgoglio di quella ragazzina impertinente.

*

Durante la notte Chikage sentì degli strani movimenti provenire dal cortile anteriore della casa: si alzò controvoglia, indossando lo yukata da notte e decise di controllare, poiché sembrava che le altre coinquiline non si fossero accorte di nulla.

Ciò che vide fu Miyako, con i capelli raccolti, abbigliata con una strana veste nera e una katana tra le mani, che si allenava in solitaria: parate e affondi si alternavano contro un nemico immaginario.

«Non credo sia l’ora più adatta per allenarsi» la interruppe, facendola bloccare a metà di un affondo. Notò anche che non si era spaventata segno che aveva avvertito la presenza di uno spettatore.

«Mi dispiace averti svegliato» gli disse solamente, asciugando il sudore con un fazzoletto.

La veste che indossava era molto simile a quella che indossava lo shinobi affiliato alla Shinsengumi di cui non ricordava il nome.

Indossava dei pantaloni neri, infilati in calzari dal collo alto, mentre la parte superiore era uno strano miscuglio tra un kimono e una giacca occidentale.

Tutto ciò che indossava non era però molto adatto ad una donna, poiché l’aderenza degli abiti studiati per rendere i movimenti liberi e fluidi non lasciavano molto spazio all’immaginazione di chi la vedeva.

«Non sono abiti adatti ad una ragazza» le disse.

«Si suppone che nessuno mi veda vestita in questo modo. O chi mi vede non dovrebbe essere più in grado di raccontarlo o di giudicare, azione che a quanto pare ti piace particolarmente» gli rispose.

L’oni rimase in silenzio, mentre la ragazza si rimetteva in posizione e riprendeva gli allenamenti. Osservandola si convinse che chi l’aveva istruita aveva fatto un ottimo lavoro, ma soprattutto che quella ragazza aveva delle doti particolari per la lotta.

I suoi movimenti erano fluidi e gli ricordarono altri grandi combattenti, facenti parte della Shinsengumi. Miyako non era al loro livello, ma se si fosse impegnata con un buon maestro poteva migliorare molto.

La vide poi riporre la katana e con un gesto fluido estrarre dei kunai e degli shuriken per lanciarli contro il tronco di una albero in fondo al cortile. Nessuna delle armi mancò l’obbiettivo e la ragazza si diresse a recuperarli, quando un rumore la fece estrarre nuovamente la katana.

Si voltò di scattò, senza però perdere la fluidità nei movimenti, e si trovò davanti ad un ragazzo di circa la sua età.

Entrambi avevano le katana sguainate e uno la puntava al collo dell’altra.

Si fissarono per qualche istante, quando la voce di Chikage interruppe lo scambio di sguardi.

«Abbassate le armi. Non siete nemici» disse semplicemente.


Miyako entrò di corsa in casa quando Chikage gli disse chi fosse quel ragazzo e svegliò le altre donne.

La prima ad uscire fu proprio Chizuru che quando vide chi fosse l’ospite, si mise a piangere di felicità: la videro correre incontro al ragazzo, fermandosi a pochi passi da lui e dirgli, continuando a piangere:

«Sono felice di vedere che stai bene, Hajime-kun».

Invitarono il maestro di katana, che conoscevano di fama, ad entrare in casa: Miyako preparò il the, mentre Chizuru si informava sulle condizioni del suo amico.

La ragazza dai capelli corvini era rimasta scioccata nello scoprire che un tale maestro di katana avesse la sua età e che fosse decisamente attraente: i capelli corti e di uno strano color indaco associati agli occhi blu penetranti l’avevano fatta fremere da capo a piedi quando avevano incrociato le lame.

Se Chikage non fosse intervenuto e avesse combattuto contro di lui, lo sapeva dall’inizio, avrebbe miseramente perso, poiché non solo era ad un livello troppo basso nell’arte della katana per fronteggiare un simile maestro, ma in più lui era mancino e ciò rendeva difficoltoso trovare un modo di contrastare i suoi attacchi.

Portò il the nella sala dove erano tutti riuniti, Chikage compreso, il quale fingeva di non vedere il profondo odio e risentimento che Hajime gli riservava.

«Miyako-chan. Dovresti cambiarti. Il tuo abbigliamento e poco consono di fronte a degli uomini» le riprese Asako, facendola avvampare: l’arrivo di Hajime le aveva fatto completamente dimenticare cosa indossasse.

Profondendosi in scuse scappò fuori dalla sala, in direzione della camera da letto.

«Quella ragazza è una kunoichi, vero?».

«Ebbene sì. Lo siamo tutte, anche se questo dovrebbe rimanere un segreto» ammise Asako, sorridendo all’ospite.

«Non una parola uscirà dalla mia bocca. Lo giuro sul mio onore» disse Hajime.

«Ve ne sono grata».

«Hajime-kun» lo chiamò Chizuru « Hijikata-san è qui ed è vivo».

Lo stupore del ragazzo fu evidente e attese che la ragazza gli spiegasse tutto, compresa la presenza di Chikage.

Miyako nel frattempo era rientrata nella sala e fu obbligata a sedersi proprio di fianco all’oni dai capelli biondi.

Chikage le riservò una veloce occhiata che però non sfuggì ad Hajime, il quale prese a domandarsi quale fosse il rapporto che legasse quell’oni ad una ragazza umana.


Nonostante le insistenze, Hajime se ne andò in paese dove avrebbe cercato alloggio con la promessa di ritornare una volta che si fosse sistemato: aveva trovato le donne su indicazione di Kimigiku, la quale lo stava anche aiutando a trovare un posto dove stare.

Hanae, una volta rimasta sola con Miyako e Chizuru disse: «Posso ammettere che Saitou-san è davvero affascinante?».

«Se non lo facessi, saresti cieca» le rispose Miyako facendo sghignazzare Chizuru.

«Lo è davvero e non siete le sole a pensarlo. Lui non se ne rendeva nemmeno conto, così come gli altri capitani, ma quando passavano in paese durante i pattugliamenti diurni erano molte le donne che sospiravano» confessò la ragazza.

Miyako intanto aveva per la testa un’altra idea: sapeva di non essere particolarmente abile nell’uso della katana, non quanto lo era con i kunai e gli shiriken, e aveva l’intenzione di chiedere ad Hajime di diventare il suo nuovo sensei.

Se Chikage non fosse stato così odioso lo avrebbe chiesto a lui tempo prima, ma l’incompatibilità tra loro era troppa per permettergli di allenarsi insieme.

*

Hajime e Kimigiku non si fecero vedere che tre giorni dopo: Chizuru tirò finalmente un sospiro di sollievo quando li vide arrivare e la sua felicità aumentò quando vide che con loro vi era Osen.

Le due ragazze si abbracciarono con gioia, facendo storcere il naso a Chikage per il troppo rumore dei loro convenevoli. La oni rivolse poi la sua attenzione alle altre donne, in attesa che Chizuru le presentasse alla sua amica.

«Osen-chan queste donne sono le mie salvatrici. Hanno curato Hijikata-san in modo impeccabile ed è grazie a loro che sta bene» disse la ragazza presentandole poi con i loro nomi.

L’attenzione di Osen fu catturata in particolar modo da Asako: il nome della donna era molto conosciuto nell’ambiente delle kunoichi al quale la oni aveva accesso grazie a Kimigiku.

Hajime, invece, era più interessato a Chikage: non lo aveva mai visto così pacifico, poiché ogni qual volta le loro strade si incrociassero, si scontravano.

Invece sembrava che l’oni fosse lì solo per attendere Toshizō e portarsi via Chizuru.

Ovviamente né lui né il suo capitano lo avrebbero permesso, ma sapeva che uno scontro non sarebbe stato facile.

Inoltre sembrava che Chikage fosse particolarmente interessato alle due giovani donne, Hanae e Miyako: probabilmente il loro essere kunoichi lo incuriosiva, poiché aveva sempre ritenuto le donne umane troppo deboli per la lotta.

Da quello che Hajime aveva visto, invece, Miyako sembrava particolarmente predisposta ad uccidere e combattere.

Asako fece accomodare gli ospiti nella sala, nonostante non fosse così grande da intrattenere tutti, e offrì loro di rimanere a pranzo che preparò con l’aiuto di Miyako e Hanae, mentre Chizuru parlava con Osen e gli altri di tutto ciò che era successo.

«Asako-sama, ho una richiesta da farvi» disse dal nulla Miyako, evitando lo sguardo della sua mentore.

«Dimmi pure».

«Vorrei chiedere a Saitou-san di farmi da maestro per l’uso della katana».

La donna rimase stupita dalla richiesta della sua protetta, ma con un sorriso le diede il permesso, sempre se il ragazzo avesse accettato.

«Avresti dovuto chiederlo a Chikage-sama» le prese in giro Hanae.

« Così a quest’ora sarei bella che morta!» rispose al gioco la ragazza, ridendo con le altre due.


Chikage, nonostante fosse infastidito dal doverlo fare, chiese ad Osen se avesse notizie di Kyō e Kyuujyu.

«In verità li ho incontrati poco prima di partire per venire qui. Non sapevo della tua presenza, Chikage-san, altrimenti li avrei avvisati».

«Quindi sono vivi?».

«Sì, vivi e in salute» confermò la donna.

«C’è un modo di informarli del luogo in cui mi trovo?» chiese di nuovo l’oni.

«No» rispose Miyako al posto di Osen «Non vogliamo un invasione di oni guerrafondai, grazie. Riprenderai i contatti una volta che te ne sarai andato».

«Nessuno ha chiesto la tua opinione, donna».

«Ti ricordo che fino a prova contraria qui sei ospite».

«Un ospite che conosce il vostro segreto» rimbeccò Chikage, mentre il resto dei commensali guardava l’uno o l’altro dei due contendenti. Osen e Hajime erano stupiti nel vedere con quanto poco rispetto la ragazza trattasse l’oni, ma soprattutto come lui la lasciasse fare senza tentare di ucciderla.

«Chikage-sama» s’intromise Asako, sicura che Miyako sarebbe sbottata a breve «Non posso davvero permettere che i suoi compagni vengano qui. Sia per mancanza di spazio, che non mi permetterebbe di accoglierli a dovere, sia perché la presenza di così tanti uomini in una casa di sole donne potrebbe risultare poco consona» spiegò la donna.

«Non c’è bisogno di accoglierli o di farli rimare qui. Prenderanno alloggio in una delle locande del paese» disse l’altro, ormai convinto di richiamare i suoi sottoposti.

Le tre donne non seppero più che dire per evitare un invasione. Osen voleva davvero aiutarle, ma nemmeno lei trovava una motivazione valida per tenere Kyō e Kyuujyu lontani.

«Porterai un messaggio da parte mia» le ordinò Chikage, facendole storcere il naso.

«Potresti essere più cortese nel chiedere un favore, ma poiché Kyuujyu-san mi ha chiesto di informarlo qualora ti trovassi e in quanto non ho nulla contro di lui, che si è dimostrato sempre molto gentile con me, farò quello che mi chiedi. Devo tornare indietro domani in mattinata» disse la oni, mentre Miyako si tratteneva dal pugnalare Chikage con i bastoncini.

*

Quando i tre ospiti presero la via del ritorno in paese, Miyako chiamò Hajime: il ragazzo le si avvicinò e, per una volta, la ragazza si ritrovò ad abbassare lo sguardo.

Quello di lui era troppo intenso e profondo per poter mantenere il contatto visivo.

«Saitou-san, perdonatemi, ma potrei chiedervi di farmi da maestro nell’arte della katana?» gli domandò facendo fermare tutti, in attesa della risposta.

Il ragazzo parve ponderare i pro e i contro e poi rispose: « D’accordo. Inizieremo domani mattina all’alba» prima di voltarsi e raggiungere le due donne che lo attendevano.

 

Miyako, quando fu sicura che i tre se ne fossero andati, si lasciò andare alla felicità di avere come maestro un simile prodigio.

Chikage la osservava sorridere e ridacchiare con Hanae e Chizuru, la quale disse:

«Ora devi sono stare attenta a non innamorarti di lui, Miyako-chan!».

Per la prima volta da quando l’aveva conosciuta, Chikage vide un violento rossore crescere sulle guance di lei e ne fu disgustato.

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Capitolo nono

 

La mattina seguente Chikage sentì Miyako uscire di casa molto presto: doveva infatti incontrarsi con il suo nuovo sensei per il primo allenamento.

Non gli dava fastidio che la ragazza si allenasse con quel ragazzo, era irritato dal fatto che non avesse mai chiesto a lui, che era sicuramente superiore ad Hajime Saitou, di allenarla.

Era come se lo ritenesse inferiore ad un essere umano che, seppur eccelso nell’arte della Katana, non era né veloce né resistente come un oni.

Decise di alzarsi e vedere come i due si sarebbero allenati, più per noia che reale curiosità: li trovò nel cortile anteriore uno di fronte all’altra con le katana già sguainate e pronti ad iniziare l’allenamento.

L’oni vide Hajime avvicinarsi alla ragazza e, riponendo la katana, sistemare la presa di lei sull’elsa spostandole le dita nella posizione corretta.

Notò che Miyako evitava di guardarlo in faccia, quasi fosse intimorita o imbarazzata da lui: Chikage si irritò nuovamente nel vedere queste reazioni in lei, che verso un oni della sua levatura non aveva esitato un attimo nel rispondere a tono o sfidarlo con sguardi odiosi.

Non vedeva l’ora che Toshizō si riprendesse così avrebbe ucciso tutti i presenti e se ne sarebbe andato con il suo premio, cioè Chizuru.

Sapeva che un eventuale scontro con Toshizō, Hajime e probabilmente anche Osen, non sarebbe stato una passeggiata, ma lui era Chikage Kazama che otteneva ciò che voleva, con le buone o meno.

Doveva portare Chizuru nel suo palazzo dove, dopo il consenso di suo padre, l’avrebbe fatta divenire sua compagna e con lei salvato la razza degli oni dall’estinzione.

Non poteva fallire o i suoi simili sarebbero stati costretti all’emigrazione verso occidente, dove forse qualche oni femmina era sopravvissuta, oppure, cosa alquanto disgustosa, accoppiarsi con esseri umani per passare almeno qualche gene della loro razza.

La sola idea gli dava la nausea. Il solo pensiero di trovarsi una compagna tra le donne umane lo faceva fremere di disgusto, soprattutto se era una come la ragazza di fronte a lui, messa al tappeto dal suo nuovo sensei che le stava allungando una mano per aiutarla ad alzarsi.

*

Hajime rimase a pranzo, su invito di Asako, la quale informò le sue protette che quella sera aveva una missione: dovevano estorcere quante più informazioni a un uomo di dubbia fama.

«Hanae, tu ti travestirai da maiko, mentre Miyako ti osserverà dall’esterno ed interverrà solo quando sarà il momento. Questa volta non ci sarà Kimigiku-san con voi, quindi prestate attenzione» spiegò la donna, ricevendo cenni di assenso dalle due ragazze.

Miyako era felice di non dover indossare gli scomodi abiti della maiko: il trucco poi le provocava un terribile prurito, così come i prodotti che usavano per tenere i capelli in posa.

Quindi, mentre Hanae si preparava a dovere, lei oziò, sdraiata sotto un albero, riparandosi dalla calura di quello strano aprile.

Sentì dei passi avvicinarsi e vide Hajime prendere posto alla sua destra. Non disse nulla per un po’, fino a quando prese parola:

«Sei molto agile e veloce, ma la tua tecnica è piuttosto basilare. Hai una buona presa sulla katana, ma i tuoi affondi mancano di forza e le parate sono deboli».

La ragazza storse il naso, sapendo bene che quelli erano veri difetti, poiché anche il marito di Asako glieli aveva più volte elencati.

«Il problema è che la katana la uso poco nelle missioni. Uso per lo più kunai e shuriken, poiché permettono di abbattere i nemici da lontano, nascondendosi nelle ombre» spiegò la ragazza, guardando verso l’alto:  lei si era sdraiata, con le braccia dietro la testa sulle radici dell’albero, mentre Hajime si era compostamente seduto con la schiena appoggiata al tronco di questo.

«Non si è un vero guerriero se non si eccelle nell’arte della katana, oltre che nella lotta» le disse.

«Nella lotta non ho grossi problemi» .

«Mostramelo» le disse, alzandosi e invitando la ragazza a fare lo stesso.

Miyako balzò agilmente in piedi con un colpo di reni e dopo essersi sciolta i muscoli si mise in posizione.

Hajime era di fronte a lei, ma non aveva nessuna posizione di partenza particolare: si limitava a stare lì, in piedi.

La ragazza scrollò le spalle e partì in velocità verso il suo avversario: tentò un diretto allo stomaco, bloccato prontamente da una mano del ragazzo che, all’apparenza, non sembrava così forte fisicamente.

Allora la ragazza cambiò direzione con un calcio volto a far perdere l’equilibrio all’avversario, il quale lo evitò saltando.

Una volta a terra Hajime fu costretto ad evitare per un soffio un pugno diretto al viso, seguito da altri:  la ragazza era rapida e sufficientemente potente nei colpi e quindi non peccava in modestia quando diceva che la lotta non era un problema per lei.

Un attimo di distrazione costò  ad Hajime un violento pugno all’addome che, con i muscoli rilassati, si fece sentire mozzandogli il fiato: vedendolo in difficoltà Miyako ne approfittò, dandogli una spinta violenta con un calcio e facendolo cadere di schiena.

In una attimo il peso della ragazza bloccò i suoi movimenti e si ritrovò un kunai puntato alla gola.

Chikage alzò le sopracciglia nel vedere che Hajime era stato atterrato da Miyako e soprattutto per la posizione poco consona in cui si trovavano: la ragazza era a cavalcioni su di lui, piegata verso il basso e con il kunai a toccare la gola dell’avversario.

Il respiro di lei era affannoso e anche quello del ragazzo il quale la fissava, nell’attesa che questa si alzasse.

Come rinsavendo Miyako si alzò di scatto, mentre Hajime lo faceva con la solita calma, ripulendosi gli abiti dalla polvere.

«Spero di non avervi ferito» gli disse.

«No, ma con questo ho compreso che la lotta non è un problema per te. Sei veloce, precisa e sufficientemente potente nei colpi per essere una ragazza».

Miyako sorrise al suo sensei per i complimenti e se non fosse stata così cieca avrebbe notato l’imbarazzo di Hajime e la rabbia di qualcun altro.

*

Il ragazzo si congedò poco prima di cena, poiché aveva un incontro con Osen e Kimigiku, mentre Hanae e Miyako dovevano prepararsi: la corvina indossò la tenuta di kunoichi, coprendosi anche il volto e nascondendo i capelli sotto una maschera.

Rimanevano visibili solo gli occhi: sulla schiena aveva legato la katana, appesi alla cintura vi erano invece i kunai, gli shuriken e la kaginawa*.

I calzari che indossava erano diversi da quelli che aveva indossato in precedenza: ora portava le ashiko, calzature chiodate che aiutavano nelle arrampicate.

La ragazza si congedò prima di Hanae, correndo verso il paese e confondendosi nelle ombre della notte: nessuna di loro si era accorta che Chikage era uscito dallo shoji sul retro della camera che occupava e la stava seguendo.

 

La ragazza si appostò su un albero di fronte alla locanda dove Hanae si sarebbe infiltrata come maiko e rimase in attesa. Fu una presenza alle sue spalle che la fece voltare di scatto, estraendo un kunai dalla cintura.

Quando vide che alle sue spalle vi era Chikage illuminato dai raggi della luna non poté fare a meno di storcere il naso.

«Ancora a seguirmi?».

«Mi pare ovvio. Ora posso vedere quali siano le tue capacità».

«Non capisco la fonte di tanto interesse. Mi pareva disprezzassi gli esseri umani».

«E li disprezzo ancora, ma ci sono delle eccezioni alla regola. Tu e le tue compagne siete dei soggetti particolari e interessanti».

«Non so se sentirmi onorata di tanto interesse o disgustata. Ora fai silenzio, devo seguire i movimenti di Hanae» disse, riprendendo a guardare verso la sala dove, pochi istanti prima, la sua amica era sparita.

Rimasero in silenzio ed immobili per quasi un’ora, prima che Miyako cominciasse ad agitarsi.

«C’è qualcosa che non va. Hanae avrebbe dovuto mandarmi il segnale molto tempo fa» disse a bassa voce, preparandosi per un salto dall’albero direttamente sul tetto basso della locanda.

Atterrò con grazia sulla sommità del tetto, voltandosi poi verso Chikage, il quale con agilità e leggerezza ancora più grandi la seguì.

«Non ho bisogno di aiuto».

«Non sono qui per dartelo» le rispose, facendola sorridere al di sotto della maschera: non lo avrebbe mai detto a nessuno, ma avere un oni di quella potenza alle calcagna la faceva sentire più sicura. Non che avesse la certezza di un suo intervento qualora ce ne fosse stato il bisogno, ma quella sensazione non passava comunque.

Si sporse dal tetto proprio sopra la sala dove vi era Hanae e sentì distintamente un pianto di donna, che  non era della sua amica: probabilmente era l’altra maiko.

Miyako tornò sul tetto, mordendosi il labbro inferiore, indecisa sul da farsi: se fosse entrata ora e avesse scoperto che la ragazza piangeva per un motivo diverso da quello che temeva avrebbe mandato all’aria la missione.

Poi venne l’urlo.

E fu quello che fece scattare sia lei che, stranamente, Chikage.

Entrambi atterrarono con leggerezza davanti allo shoji e sentirono la maiko che accompagnava Hanae piangere e chiedere pietà.

Miyako non attese oltre: spalancò lo shoji e ciò che vide la fece fremere di rabbia.

Hanae era stata stesa sul tatami e uno dei due uomini presenti le stava aprendo il kimono:  i suoi intenti era palesi e la ragazza non attese oltre.

Persino Chikage era disgustato dal comportamento di quei due e si fece avanti: la sua sola presenza parve spaventarli a morte, tanto che non si accorsero nemmeno della furia nera che li attaccò.

Senza pietà Miyako tagliò la gola di uno dei due, staccandogli quasi la testa da tanta era la forza del colpo. L’altro invece indietreggiò fino alla parete posteriore della camera e si ritrovò di fronte Chikage.

«Non ho alcun interesse verso gli esseri umani, ma il vostro comportamento è troppo riprovevole da non essere punito» gli disse, piantandogli la katana direttamente nel cuore.

Hanae si era rialzata e sistemata il kimono: l’altra ragazza era raggomitolata su se stessa e quando la castana fece per avvicinarsi, Miyako la fermò.

«Dobbiamo andare, Hanae. Se ne occuperà la sua onee-san o la sua oka-san. Andiamo» le disse, trascinandola fuori.

Poiché Hanae sembrava non sapere cosa fare, Chikage l’afferrò senza tanti preamboli e se la mise sulla spalla come un sacco di patate.

Miyako rimase stupita dal gesto, ma gli urli della maiko che si era ripresa dallo shock stava già attirando troppa gente e così saltò sul tetto alle spalle di Chikage e con lui prese a correre verso casa.

*

Hanae rimase in assoluto silenzio per tutto il viaggio lasciandosi trasportare da Chikage senza nemmeno provare a ribellarsi.

Miyako li seguiva, guardando con preoccupazione l’amica: erano kunoichi, è vero, ma rimanevano comunque due ragazze poco più che adolescenti e un’esperienza del genere era terribile per chiunque.

Il solo pensiero di trovarsi in una situazione del genere la fece rabbrividire, atto che non sfuggì a Chikage.

L’oni aveva visto lo sguardo preoccupato, spaventato e disgustato di Miyako quando aveva visto la sua amica in quelle condizioni, così come si rendeva conto che Hanae era sicuramente sotto shock.

Quando arrivarono a casa  Miyako chiamò Asako a gran voce e quando la donna vide le condizioni della sorella si fece brevemente spiegare cosa fosse successo.

«Prepara un the caldo e leggero, Miyako-chan. L’aiuterà a rilassarsi».

La ragazza annuì semplicemente e si avviò in cucina, mentre Chikage rimaneva fermo sulla soglia della stessa, guardandola.

Vide che le mani di lei tremavano mentre prendeva la teiera che per poco non le fuggì di mano:  l’oni sbuffò e con un gesto secco prese l’oggetto dalle mani di lei e, dopo averlo riempito di acqua, lo mise sul fuoco già acceso.

Miyako non parlò mentre l’acqua bolliva, era assente mentalmente.

«Non vedo perché reagisci così. Non è successo a te»

«Lei è mia amica e poi…» fece per dire Miyako, scuotendo poi il capo.

«Cosa?»

«Niente, lascia perdere» rispose a bassa voce, versando poi l’acqua calda in una tazza dove mise le foglie infusione. Dopo aver filtrato la bevanda si diresse a passo lento verso la sala dove Hanae e Asako attendevano.

Quando entrò vide che la ragazza piangeva abbracciata alla sorella minore e, non volendole interrompere, appoggiò la tazza sul kotatsu e uscì.

A testa bassa si diresse verso la sua camera e, preso un kimono, uscì nell’aria fresca della sera in direzione della conca dove lei ed Hanae usavano lavarsi.

Chikage non le aveva mai seguite lì e aspettava sempre che l’ora fosse tarda per lavarsi così da evitare spiacevoli inconvenienti, ma quella volta decise altrimenti.

Giunse alla conca quando la ragazza era già immersa nell’acqua: era ancora immobile e fissava il vuoto, fino a quando l’oni non vide le lacrime che le solcavano il viso.

Cosa poteva mai far piangere una come lei, dura e fredda quasi quanto un oni?

 




*Kaginawa: ancorette unite ad una corda, sia da lancio che per arrampicarsi

 

Sono tornata! Non vi liberete di me *risata malefica*!

Alla prossima!

Lena

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Capitolo Decimo.

 

Miyako si accorse di essere spiata solo quando riuscì a darsi una calmata. Si guardò intorno cercando di scrutare nelle ombre del bosco e istintivamente prese un kunai da sotto il kimono poggiato su una roccia poco distante.

Questo movimento la obbligò ad uscire dall’acqua fino alle vita e Chikage poté vedere la schiena bianca della ragazza dove un tatuaggio nero spiccava sulla scapola sinistra. Gli occhi brace dell’oni scivolarono involontariamente verso il basso, fino a sfiorare la parte bassa della schiena che scompariva nell’acqua.

La ragazza, senza che l’oni se ne accorgesse, lanciò il kunai e lo mancò di pochi centimetri.

«Esci fuori» gli disse e quando vide che lo spione era Chikage, Miyako assunse un’aria stupita e spaventata immergendosi di nuovo nell’acqua fino al collo.

«Ora mi spii anche qui? Hai sviluppato un intento lascivo?».

«Non dire assurdità. Ti ho seguita per capire come mai ciò che la tua amica ha subito ti abbia sconvolta così tanto. Siete strane donne e i vostri comportamenti mi portano ad una curiosità che non ho mai avuto verso gli esseri umani».

«Non l’hai mai avuta perché eri troppo impegnato ad odiarci o ucciderci» rispose lei, facendogli segno di voltarsi.

L’oni accettò la richiesta e la sentì uscire dall’acqua, asciugarsi velocemente e altrettanto rapidamente vestirsi.

«Ora puoi voltarti» gli disse.

Chikage ritornò quindi a guardarla attendendo, anzi pretendendo, delle spiegazioni circa il suo comportamento.

Miyako sbuffò e si sedette sulle rocce che circondavano la conca d’acqua: Chikage non ne seguì l’esempio, rimanendo invece in piedi.

«Quando mio padre si tolse la vita portando con sé anche quella di mia madre io ero stata venduta a un ricco mercante. Quest’uomo era un essere disgustoso che provava piacere da delle bambine. Io avevo sei anni quando mi prese con sé e rimasi con lui fino ai nove, quando venni salvata da Asako-sama e consorte. Furono tre anni di inferno. All’inizio non mi toccava perché ero troppo piccola, ma quando compì otto anni, cambiò tutto. Iniziò a fare a me quello che faceva anche le altre. E non c’è bisogno che ti spieghi altro».

«E dopo questo ancora mi biasimi per il mio odio verso la tua razza?».

«Non ti ho mai biasimato per il tuo odio, ma solo perché è cieco. Non siamo tutti degli avidi o degli esseri abominevoli come quell’uomo. Asako-sama e una brava persona e così anche suo marito. Siamo assassine, è vero, ma coloro che uccidiamo meritano la morte. Sono assassini di bambini, stupratori e ladri».

«Non siete nessuno per decidere chi debba vivere o morire».

«Nemmeno voi oni avete questo potere. Noi lo facciamo per pulire almeno un po’ la nostra razza dalla feccia che tanto disgusta anche te».

«Sei una strana donna».

«Lo prenderò come un complimento».

«Non intendevo fartene» rispose prontamente l’oni, sentendola poi ridere di gusto: mentre la guardava si rese conto che mai prima di allora il sorriso di Miyako aveva raggiunto gli occhi che ora erano luminosi come lucciole nella notte.

 

La mattina successiva Chikage fu svegliato da dei borbottii: la voce era sicuramente quella di Miyako la quale, probabilmente, era in ritardo per i suoi allenamenti.

L’oni si alzò, con l’intento di farle chiudere la bocca, ma quando aprì lo shoji della camera qualcuno gli finì addosso: l’impatto lo fece spostare di qualche passo, mentre chi gli era finito contro andò a sbattere contro il pavimento.

Abbassando lo sguardo vide Miyako che, rialzatasi, si stava massaggiando la parte lesa – il posteriore per inciso – e lo fissava maligna.

«Si può sapere cosa ti prende? Saltare fuori in quel modo dal nulla!»

«Sei tu quella che sta facendo un casino d’inferno a quest’ora del mattino. Sei per caso in ritardo per gli allenamenti?» le ricordò, sentendola emettere uno strano verso e partire di corsa verso l’esterno.

Non gli diede nemmeno la soddisfazione di avere una risposta acida.

Decise di seguirla, poiché ormai era sveglio, e la vide inchinarsi profondamente verso il sensei.

«Ieri sera abbiamo avuto qualche problema con la missione. Hanae è stata aggredita» spiegò la ragazza, ancora con la testa bassa: se così non fosse stato avrebbe visto lo sguardo sconcertato di Hajime che non era sfuggito a Chikage, il quale sorrise compiaciuto.

Aveva il sospetto che Miyako provasse un certo interesse verso Hajime, ma quello sguardo negli occhi del ragazzo lasciava intendere che il suo fosse rivolto verso un’altra persona e quindi, anche quella volta, la corvina sarebbe stata rifiutata con suo sommo godimento.

«Sta bene?» le chiese Hajime non riuscendo a trattenersi.

Miyako alzò allora lo sguardo, vedendo che il suo sensei cercava di mantenere la sua algida compostezza, ma non vi riusciva molto bene: infatti la ragazza intuì, come l’oni alle sue spalle, che con tutta probabilità Hajime stava sviluppando una sorta di interesse verso la sua amica Hanae.

Non poté che compatire se stessa: ancora una volta un ragazzo verso il quale provava un minimo di interesse rivolgeva il proprio verso qualcun altro.

Non che Hanae non meritasse le sue attenzioni, ma per una volta voleva essere lei quella che piaceva a qualcuno.

Le uniche a cui sembrava piacere erano Chizuru, Asako, Hanae, Osen e Kimigiku.

«Sta meglio di ieri. Quando si sveglierà potrai chiedere direttamente a lei. Ora possiamo iniziare?» chiese la ragazza con voce leggermente atona.

Hajime si limitò ad annuire e iniziarono.

 

Chikage rimase a guardarli fino a quando Hanae non spuntò dalla porta principale:  i due contendenti si fermarono e mentre Hajime si inchinava di fronte alla ragazza in segno di saluto, Miyako le sia avvicinò chiedendo come stava.

Hanae rispose che andava molto meglio anche se quella notte aveva avuto degli incubi.

«Ora va da Saitou-san. Voleva sincerarsi delle tue condizioni. Io non ho raccontato nulla. Decidi tu cosa fare» le disse Miyako, vedendo che Hanae rispondeva con dei balbettii intellegibili e arrossiva, facendo intuire all’amica che se Hajime avesse avuto davvero interesse nei confronti di Hanae, questa avrebbe sicuramente ricambiato.

Un amore a prima vista, insomma.

Chikage seguì i movimenti di Miyako, fino a quando questa non sparì nella camera che condivideva con le altre e, cambiatasi, disse che andava a farsi un giro in paese.

«Non fai colazione, Miyako-chan?» le chiese Asako, spuntando dalla cucina.

«No, non ho fame» rispose secca la ragazza, prendendo poi la porta di uscita e la strada verso il paese.

Chikage, incuriosito dai suoi comportamenti, si alzò con la sua solita grazia e, senza chiedere il consenso alla diretta interessata o avvisare nessuno, prese a seguirla.

«La devi smettere di starmi addosso. Gli altri potrebbero iniziare a pensare che tu abbia una sorte di interesse verso di me» gli disse, senza smettere di camminare né voltarsi.

«Volevo solo vedere se ti mettevi a frignare come ieri sera nella conca» le rimbeccò lui, facendola fermare e voltare questa volta.

La vide avvicinarsi e fermarsi a pochi centimetri da lui: lo fissava direttamente negli occhi senza timore o imbarazzo alcuno.

«Quello che mi ha fatto frignare ieri sera alla conca è qualcosa di doloroso che non voglio ricordare, ma che non posso dimenticare. E poi perché dovrei piangere ora?».

«Perché è abbastanza ovvio che tu provassi interesse verso Hajime Saitou, ma che questi preferisce la tua amica».

Miyako rimase in silenzio per qualche istante e poi disse:

«Non è colpa mia se ho questo carattere. Ci sono nata e anche se cerco di mitigarlo continua a prendere il sopravvento. Forse avevi ragione tu e l’unica vita che mi si confà è proprio quella solitaria della kunoichi. Nessun uomo con un minimo di senno prenderebbe al suo fianco una ribelle dalla lingua lunga, no?» gli chiese, retoricamente, voltandosi per riprendere la via verso il paese, quando una voce bloccò entrambi.

«A me, sinceramente, una così non dispiacerebbe».

Chikage conosceva quella voce e si chiedeva, innervosito, cosa ci facesse lui in quel posto.

*

Asako si accorse solo un paio d’ore dopo che anche Chikage era sparito.

Sapeva che quell’oni, anche se lo negava, aveva suscitato un vero interesse verso Miyako, ma sembrava che l’unica a rendersene conto fosse proprio lei.

La seguiva ovunque, anche solo con lo sguardo, e aveva perso da un po’ di tempo quella traccia di disgusto che aveva all’inizio: ora la guardava con curiosità e registrava qualsiasi movimento che la ragazza facesse.

La osservava anche durante gli allenamenti con Hajime e lo aveva sentito più volte sbuffare e quando si azzardava a guardare cosa stava succedendo, trovava inevitabilmente Miyako e Hajime vicini.

Forse il grande orgoglio e il profondo odio verso gli esseri umani non rendeva Chikage capace di capire che un vero, profondo interesse stava nascendo verso Miyako, ma per lei era palese.

Nemmeno la ragazza pareva essersene accorta e continuava a battibeccare con lui e trattarlo male.

Sapeva che tra i due non sarebbe accaduto niente, soprattutto perché erano entrambi ciechi e non capivano che uno poteva essere la cura del dolore dell’altra.

 

Quando li vide rientrare dal paese, notò che con loro vi erano altri tre uomini: o almeno le sembravano tali fino a quando non li vide da vicino.

Uno era alto, con una lunga coda bassa di capelli rossi e fieri occhi azzurri.

Il secondo aveva capelli di uno strano colore tra l’indaco e il blu, lunghi e ondulati, legati in un’alta coda di cavallo e occhi ametista pieni di sarcasmo.

Il terzo invece fu quello che fece venire i brividi ad Asako: era alto, con capelli molto chiari, quasi bianchi, lunghi fino al collo e occhi rossi.

Rossi come quelli di Chikage a lui vicino.

Non aveva dubbi Asako: Chikage e quell’oni dai capelli color della neve erano parenti e quest’ultimo palesava un certo interesse per la povera Miyako che si era ritrovata in mezzo a quattro oni e il braccio di quello più spaventoso era parcheggiato con sufficienza sulle sue spalle.

La donna rimase ferma immobile, attendendo che Chikage dicesse qualcosa, ma fu l’oni dai capelli bianchi a parlare.

«Yare, Yare. Chikage-kun sei proprio maleducato. Dovresti presentarci a questa donna che, se non erro, è una delle tue salvatrici».

«Non avevo bisogno di essere salvato».

Miyako sbuffò facendo abbassare lo sguardo sia a Chikage sia all’altro oni.

«Mi pare che la bellezza dagli occhi blu non sia d’accordo con ciò che dici» disse questi, sorridendo sornione.

«Non sarebbe una novità» dissero sia Chikage sia Miyako, lanciandosi poi sguardi di odio.

Asako fece un passo verso il gruppo, rimanendo guardinga: non poteva rischiare di farli arrabbiare, poiché avevano Miyako con loro.

«Spero perdonerete la mia sfacciataggine: il mio nome è Asakao Watanabe e la ragazza con voi è Miyako Fujita» si presentò la donna, sentendo poi dei passi alle sue spalle: Hajime ed Hanae apparvero sulla soglia, seguiti da una spaventata Chizuru.

Alla vista degli oni, Hajime estrasse la katana, ma Asako gli fece un gesto e quando il ragazzo vide Miyako in mezzo a quei mostri, la ripose.

Miyako guardava i due con gli occhi spalancati poiché aveva capito che avevano passato tutta la mattina insieme. Volse poi la sua attenzione all’oni che ancora la teneva per le spalle e lo vide sorridere a Chizuru.

«Oh guarda cosa abbiamo qui. Una oni femmina! E io che pensavo che Senhime fosse l’ultima di lignaggio sufficientemente nobile. Ora capisco perché sei qui, Chikage-kun. Hai delle mire su di lei. Solo che non comprendo ancora perché non te la sia presa».

«Sto aspettando».

«Cosa?».

«Che la ragione per cui lei rimane qui non si riprenda».

«Oh! Un triangolo d’amore, quindi?» chiese l’oni albino, divertito.

«No» s’intromise Miyako «Nessun triangolo. Chizuru-chan ama l’uomo di cui ha parlato Chikage-san e lui ricambia. È Chikage-san che si è messo in mezzo» spiegò la ragazza, facendo ridere l’oni dai capelli bianchi.

«Esprimi senza problemi le tue opinioni, Miyako-chan» disse « È una cosa che trovo molto interessante in una donna» aggiunse, abbassandosi verso di lei e guardandola direttamente negli occhi senza che lei abbassasse lo sguardo.

L’oni rivolse di nuovo l’attenzione agli altri esseri umani e decise, dopo che Asako gli aveva detto i nomi di Hanae e Hajime, di presentarsi a sua volta.

«Mi presento, sono Yuichi Kazama , fratello maggiore di Chikage. Mentre loro sono Shiranui Kyō e Amagiri  Kyuuju i compagni di viaggio di mio fratello» disse il ragazzo sentendo su di sé lo sguardo di Miyako.

L’oni riabbassò il suo verso la ragazza e sorrise.

«Non ti aspettavi che fossi suo fratello? Siamo molto diversi lo ammetto: io sono allegro, simpatico, molto bello e non ho sempre quello sguardo pieno di disgusto. E inoltre non disprezzo gli esseri umani, anzi. Trovo che siano in certo qual modo coraggiosi nel vivere nonostante le loro debolezze» disse l’oni, vedendo che Miyako lo guardava stranita.

Sentì le spalle della ragazza tendersi sotto la sua presa e vide Chikage girarsi verso di loro, con quello che sembrava timore negli occhi.

Yuichi si accorse all’ultimo momento del kunai che gli sfiorò la guancia, senza però ferirlo e si allontanò di scatto dalla ragazza, guardandola serio.

«Oh, cosa abbiamo qui? Una piccola combattente?» chiese, sorridendo sardonico «Allora le mie supposizioni erano giuste. Non sei una ragazza comune Miyako-chan e questo mi intriga ancora di più» disse lanciando uno sguardo leggermente eccitato alla ragazza.

Peccato che la sua visuale su di lei fu interrotta dalla figura di suo fratello minore, il quale si era messo davanti a lei: sentiva la ragazza protestare alle sue spalle, ma quando Chikage si volse verso di lei, tacque.

« Non avvicinarti a lui. È molto pericoloso. Molto più di me» la mise in guardia, facendo ridere il fratello.

«Ma non ho intenzione di farle del male. Lei mi interessa, parecchio. E non vedo l’ora di approfondire la nostra conoscenza» disse Yuichi «A meno che tu non abbia nulla incontrario, Otōto».

«È un problema tuo se ti interessi a certi soggetti. Tornatevene alla locanda dove alloggiate».

«Non dovresti dare ordini al tuo nii-san» lo riprese Yuichi, mentre gli umani e gli altri oni presenti guardavano i due discutere.

«La tua presenza qui non è gradita» aggiunse Chikage, voltando le spalle al fratello che aggrottò le sopracciglia.

Asako decise di intervenire per sedare gli animi: non voleva che due oni di quel calibro si sfidassero davanti casa sua.

«Vi prego. Non combattete qui. Non voglio né feriti né danni. Yuichi Kazama-dono lei e i suoi compagni siete benvenuti nella mia umile casa, ma non posso permettervi di soggiornare per la notte. Non ho spazio a sufficienza per tutti».

«Oh, quale gentilezza! Rimarremo per cena e poi, con Chikage-kun, andremo in una locanda in paese» disse Yuichi.

«Non vedo perché dovrei venire con te».

«Perché non ti lascerò pernottare nella stessa casa di Miyako-chan» disse serafico Yuichi facendo, suo malgrado, arrossire la ragazza che si prese un bello sguardo disgustato da Chikage.

«Non essere troppo orgogliosa di ciò che dice. Mio fratello s’interessa a mille umane in un giorno e lo perde in meno di un’ora» le disse facendole abbassare la testa. Yuichi però intervenne, raggiungendo rapido i due.

«Questa volta, Otōto, ti sbagli. Non ho mai incontrato una kunoichi» disse, facendo scendere il silenzio nel cortile davanti casa Watanabe.

 

 

Nda: mi scuso per il ritardo verso coloro che seguono la mia storia, ma il pc mi ha lasciata *ha rotto lei lo schermo, ma fa la gnorri*! Spero che il capitolo vi piaccia!

Alla prossima.

Lena

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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Capitolo Undicesimo.

 

Nonostante Asako cercasse di negare le parole dell’oni albino, questi si limitava a sorridere e dirle che non era un problema.

«Non mi scandalizza sapere che vi siano donne guerriere, anzi. Le trovo molto interessanti, soprattutto quelle giovani» disse guardando verso Miyako, che volse il suo da un’altra parte.

Chikage era particolarmente infastidito e disgustato dall’interesse del fratello verso la ragazzina soprattutto perché lei non sembrava disprezzare le sue attenzioni, anzi. Ne sembrava addirittura lusingata. Da quando era in quella casa non l’aveva mai vista né abbassare lo sguardo né arrossire così vistosamente, se non qualche volta con Hajime, ma anche in quel caso non aveva mai raggiunto certi livelli di imbarazzo.

«Oh, Yuichi-san! Guarda è diventata tutta rossa» la prese in giro Kyō, facendola divenire ancora più rossa.

Miyako, nuova a certe situazioni, si alzò di scattò, si inchinò in segno di scusa ed uscì dalla sala.

«L’avete fatta scappare» disse Kyuuju in modo calmo.

Asako sapeva che quello era l’unico tra gli oni maschi presenti che non avrebbe causato problemi o iniziato scontri. Non poteva dire invece lo stesso dei due fratelli Chikage.

Era ovvio che tra i due non scorresse buon sangue, probabilmente per la forte diversità di carattere e comportamenti.

Inoltre era convinta che l’interesse di Yuichi per Miyako avesse solo peggiorato la situazione: Chikage non lo avrebbe mai ammesso, ma vedere Miyako imbarazzata così tanto per le attenzioni di suo fratello lo aveva irritato ed Asako ne era convinta poiché non solo l’oni aveva già rotto tre paia di hashi, ma aveva anche una vistosa vena sul collo che pulsava di rabbia.

Yuichi si propose di andare a cercare l’imbarazzata Miyako, ma Hanae intervenne in tempo e disse che era meglio se fosse andata lei.

 

Trovò l’amica rannicchiata sotto uno degli alberi dietro la sua stanza e questa iniziò immediatamente a parlare.

«Mi sono resa ridicola! Arrossire solo per qualche stupido complimento di un oni! Che ragazzina stupida!» .

«Non biasimarti, Miyako! Yuichi-sama è davvero, come dire, aperto nei suoi pensieri. Non siamo abituate a ricevere complimenti così diretti!».

«Oh, avanti Hanae! Quando vai in paese ne ricevi a iosa! Al massimo sono io quella che non è abituata! Sono troppo spaventati per farli».

«Di certo non spaventi uno come Yuichi-sama…» le disse Hanae, facendola sghignazzare.

«No, è lui che spaventa me. Sia chiaro: anche Kazama-san , quello minore, a volte fa davvero paura, ma il maggiore… Mi fa venire i brividi, sul serio».

«Ho pensato anche io la stessa cosa e se noti anche i due che lo accompagnano sono timorosi nei suoi riguardi» disse Hanae, vedendo che Miyako annuiva.

«Mi pare giusto: una volta che attiro le attenzioni di un essere di sesso maschile questo sia bellissimo, inutile negarlo, ma anche un probabile pazzo omicida e un oni» disse Miyako, ridendo con la sua amica.

Sentirono poi la presenza di Hajime alle loro spalle e Miyako vide l’amica sorridere timida all’indirizzo del ragazz, che le rispose con altrettanta timidezza.

Miyako sorrise dell’imbarazzo dei due e si alzò.

«Bene! Torno dentro e chiederò scusa per la mia fuga. Voi potete rimanere qui un po’ se vi va…» disse la ragazza facendoli arrossire entrambi, cosa che la fece ridere di gusto.

Voltandosi per rientrare trovò Chikage davanti allo shoji.

Fece per sorpassarlo, ma questi la fermò, afferrandola per un polso: fu il loro primo contatto fisico, dopo che si era ripreso dalla ferita, e Miyako si stupì di sentire che la mano dell’oni era molto calda.

Si era aspettata che fosse gelida come la neve.

«Devi prestare attenzione a mio fratello. Ha rovinato molte donne».

«Non potrà rovinarmi più di quanto lo sia già» disse Miyako, liberandosi dalla presa dell’oni e tornando in sala da pranzo.

Hanae, che aveva sentito l’avvertimento di Chikage e la risposta di Miyako, si avvicinò piano: le sembrava parecchio alterato e non voleva rischiare la vita.

«Chikage-sama. Miyako è una ragazza intelligente e spero che concorderà almeno su questo. Quello che ha passato quando era molto piccola ne ha temprato e indurito il carattere ed è difficile averci a che fare. Starà attenta ad Yuichi Kazama-sama anche perché non penso che sia propriamente il tipo di uomo che le interessa» gli spiegò Hanae, vedendo che Chikage la ascoltava.

«E quale sarebbe, di grazia, lo sfortunato tipo di uomo che piace a quella selvaggia?».

«Credo che uno come lei sia l’ideale per Miyako» rispose sincera Hanae, tappandosi poi la bocca «M-mi dispiace! Non volevo offendervi dicendo queste cose! So che non avete nessun interesse verso gli umani! Mi dispiace davvero».

«Piantala di scusarti, donna. Mi stai irritando» le disse, voltandosi e tornando nella sala dove cenavano, trovando Yuichi al suo posto di fianco a Miyako che si era ritrovata stretta al fianco dell’oni che, come quel pomeriggio, l’aveva afferrata per le spalle.

Chikage era sicuro di aver visto suo fratello ghignare di soddisfazione sia per la situazione sia per lo sguardo di puro odio che il suo Otouto gli aveva riservato.

*

 

I quattro oni, Chikage obbligato dal fratello maggiore, salutarono e ringraziarono per l’ospitalità: Yuichi ebbe anche la sfrontatezza di afferrare una mano di Miyako e baciarla leggermente.

«È un gesto occidentale che ho visto fare una volta ad un uomo nei riguardi di una bella donna» le disse vedendo lo sguardo perso della ragazza che, sentendo la spiegazione di tale gesto, arrossì di nuovo.

Si sentiva un’idiota con il suo continuo avvampare, ma non poteva farne a meno: Yuichi la stava letteralmente corteggiando e, nonostante le parole poco lusinghiere che Chikage aveva usato sui comportamenti di questi, non poteva che sentirsi appagata.

Era un oni di alto livello che non doveva avere a che fare con delle donne umane, ma invece era lì e la riempiva di complimenti e attenzioni.

Quando si ritrovò alla conca con le altre donne, mentre Hajime guardava la casa e controllava Toshizō, venne sommersa dalle domande.

«Miyako-chan cosa ne pensi di Yuichi Kazama-sama?» le chiese Chizuru.

«È certamente molto diverso dal fratello».

«Ma ugualmente affascinante» intervenne Asako, facendo ammutolire le tre ragazze «Non guardatemi così! Sono un po’ più vecchia di voi, ma quando vedo un bell’uomo me ne accorgo!».

«Non pensavo riteneste Chikage-san affascinante» disse Miyako, obbligata ad usare il nome dell’oni poiché ora c’era un altro Kazama in circolazione.

«Perché tu non li ritieni tale?» chiese la donna, vedendo che Miyako aggrottava le sopracciglia.

«Non è che non sia affascinante. Ha gli occhi rossi, per tutti i kami e i capelli biondi! Però ha quel carattere che… Eclissa tutti i suoi aspetti positivi».

«Sì, questo è vero. Ma anche il tuo di carattere fa passare la tua innegabile bellezza in secondo piano davanti agli uomini, neh Miyako-chan?» chiese sempre Asako.

«Innegabile bellezza? Asako-sama avete forse bevuto del sakè di nascosto? Non sono nulla di speciale! Guardate Hanae! Con i suoi capelli castano chiari e gli occhi grandi sì che è una vera bellezza».

«Noi donne della famiglia Watanabe siamo tutte molto belle» la prese in giro la donna facendole ridere «Ma Miyako-chan» riprese più seria « Non pensare nemmeno per un attimo che la tua bellezza sia inferiore alla nostra. Sfido qualsiasi uomo, od oni di sesso maschile, a negare che tu sia bella».

«Provate a chiederlo a Chikage-san vi farà un lungo elenco dei miei difetti e alla fine sarete persuasa che abbia ragione a ritenermi poco attraente» rispose Miyako.

«Non pensavo fossi così cieca» sussurrò la donna, mentre Miyako la guardava interrogativa «Lascia stare, Miyako-chan, e torniamo a parlare di corteggiatori. Oltre ad Yuichi-sama, dal quale ti metto in guardia, ce n’è un altro che però ha palesato un interesse per qualcun altro qui presente…» disse, guardando sua sorella minore divertita dall’imbarazzo che questa mostrava.

«Allora, Saitou-san si è fatto avanti?» chiese Miyako che, come era già successo, si era già rassegnata all’inevitabile.

«Non dire assurdità! Abbiamo solamente passato la mattinata insieme discutendo di armi e battaglie!» le disse Hanae, divenendo ancora più rossa.

«Sì, raccontala a un’altra! Oh avanti, Hanae! Devi fargli capire che il suo interesse è ricambiato!».

«Miyako-chan ha ragione» intervenne Chizuru «Hajime-kun è un ragazzo molto timido. Sembra freddo, ma in realtà ha molta difficoltà a relazionarsi con gli altri soprattutto se si tratta di donne per cui prova interesse».

«Visto? Quindi se lui ti piace, incoraggialo! Magari chiedigli di accompagnarti in paese per aiutarti con delle commissioni, oppure fingi di incontrarlo per caso proprio in città!» le suggerì Miyako.

«E i tuoi allenamenti? E la nostra vita da kunoichi?» chiese Hanae allarmata.

«Pensi davvero che anteporrei la nostra vita da kunoichi o i miei allenamenti con Saitou-san alla tua felicità? Se hai trovato un ragazzo con cui passare la tua vita, lasciati andare Hanae o potresti pentirtene un giorno!» disse Miyako.

«Miyako-chan ha ragione, Imouto. La vita da kunoichi è meno importante della tua felicità e non sarò di certo io a fermarti qualora un giorno volessi lasciarla per amore» aggiunse Asako, sorridendo alla sorellina, la quale divenne ancora più rossa e si nascose andando sott’acqua, facendole ridere.

Nessuna di loro, troppo impegnata a parlare, si era accorta che uno dei due Chikage le ascoltava.

*

La mattina successiva, dopo gli allenamenti, Miyako aveva lasciato Hajime con Hanae, impegnata a preparare il pranzo che rischiava di bruciare poiché la sua amica sembrava troppo innervosita dalla presenza del ragazzo.

Così Miyako si era premunita dirigendosi in paese per acquistare, con i soldi delle loro missioni, tutto ciò che Hanae avrebbe probabilmente bruciato.

Si fermò al negozio di un vecchio signore molto simpatico.

«Ohayō, Genju-san! La vedo in forma quest’oggi!».

«Sono i tuoi occhi blu a rendermi allegro, Miyako-chan!» le rispose il vecchio, facendola ridere.

«Ho bisogno di questi, Genju-san» disse la ragazza porgendogli la lista.

«Hanae-chan cucina anche oggi?».

«Sì. E ha anche una distrazione in più quindi è quasi certo che brucerà tutto» rispose la ragazza, voltandosi per dirigersi verso un altro negozio, nell’attesa che il vecchio signore le preparasse tutto.

Nel voltarsi, però, urtò accidentalmente un passante e si inchinò immediatamente per scusarsi.

«Alzati, donna» le disse una voce che avrebbe riconosciuto tra mille.

Volse quindi il suo sguardo all’uomo di fronte a lei, trovandosi ad ammirare Chikage in un kimono di pregiata fattura dai toni chiari che faceva ardere ancora di più i suoi occhi.

«Ah, sei tu» gli disse semplicemente, sorpassandolo e dirigendosi al negozio di fronte a quello del vecchietto.

La donna dietro il banco, di qualche anno più giovane di Asako, guardava con tanto d’occhio l’affascinante uomo che seguiva la strana ragazza dagli occhi blu.

Come molte donne del paese anche lei trovava Miyako particolarmente carina, anche perché i loro mariti e fidanzati si voltavano a guardarla a volte, ma sapevano anche che, una volta conosciuta, gli uomini la rifuggivano: aveva un carattere troppo ribelle ed orgoglioso per divenire una buona moglie.

Ed ora la trovava in compagnia di uno degli uomini più affascinanti che avessero mai attraversato le strade di quel paese.

La donna era talmente persa nel contemplare l’inumana bellezza di Chikage che non si accorse del foglietto che Miyako le stava porgendo.

«So che quello alle mie spalle è un uomo particolarmente affascinante, ma le dispiacerebbe prendere il mio biglietto? Ho altro da fare. Poi potrà tornare a mangiarselo con gli occhi, Shiori-sama»disse Miyako, spazientita.

La donna afferrò senza dire nulla il foglietto, continuando a guardare Chikage, il quale non le riservava la benché minima attenzione, poiché aveva visto il fratello camminare verso di loro.

Miyako si sentì afferrare nuovamente per le spalle e il calore di un corpo vicino al suo: alzando lo sguardo vide che Yuichi era al suo fianco e la sua apparizione stava causando un collasso alla venditrice di fronte a loro.

Se era quasi svenuta alla vista di un Kazama, con l’apparizione di un secondo ne sarebbe probabilmente morta.

«Ohayō, Miyako-chan! Vederti di mattina mi ha rallegrato la giornata! Sentivo già la tua mancanza» le disse, fissandola negli occhi senza il minimo imbarazzo.

«Ohayō, Yuichi-sama» rispose la ragazza, vedendo che l’oni scuoteva la testa.

«Via queste formalità! Puoi chiamarmi Yuichi!».

«Yuichi…» lo riprese Chikage che detestava tutta quella confidenza che il fratello elargiva generosamente.

«Non credo sia il caso. Dovrete accontentarvi di Yuichi-san» rispose Miyako, vedendo che l’oni aggrottava le sopracciglia.

«Non dovresti ascoltare mio fratello! È così noioso con questa storia del salvare la nostra razza e dell’odio verso gli umani! A me non interessa nulla di questo. La razza oni ha sbagliato tanto quanto gli esseri umani nel combattere e ne ha pagato le conseguenze. Ora dobbiamo guardare avanti».

«E per te guardare avanti significa associarsi e creare una nuova razza ibrida con certe donne?» disse Chikage, indicando Miyako che, inutile dirlo, si sentì molto offesa dalle sue parole.

«Certe donne?» ripeté la ragazza « Mi stai per caso dando della poco di buono?»

Chikage la guardò duro e rispose: «Sei una ragazza scontrosa, maleducata, che non conosce le buone maniere e risponde sempre a sproposito. Non sai qual è il tuo posto e credi di essere al nostro stesso livello, ma ti sbagli. Non lascerò che la casata dei Chikage venga macchiata dalla tua presenza» le disse.

Miyako non trovò nulla da replicare.

Salutò Yuichi con un inchino, recuperò la spesa dal vecchietto che nonostante le chiedesse cosa non andava non ottenne risposta, e tornò a casa correndo prima lentamente per non destare sospetti e poi alla massima velocità quando incontrò le ombre della foresta.

 

Intanto i due oni era rimasti per le strade del paese e gli sguardi di Yuichi per il fratello minore mandavano lampi.

«Non dovresti trattarla in quel modo. Non merita certe parole, Chikage» disse, in tono di rimprovero.

«Tu sei troppo cieco ed attirato da una facile preda per accorgerti quanto sia sbagliato quello che fai».

«Pensi davvero quello che hai detto di lei?».

«Ogni singola parola».

«Bene! Allora sarà divertente vedere come ti comporterai quando chiederò a nostro padre di conoscerla» gli rispose Yuichi, vedendo che il fratello si voltava di scatto.

«Non avrai intenzione di portare una simile donna al cospetto di nostro padre! Questo sarebbe troppo anche per te, Yuichi!».

«Ti sbagli. Quando nostro padre la conoscerà, vedrà in lei tutte le buone qualità che vi vedo anche io e come me penserà che Miyako-chan è una delle donne umane più sveglie, combattive e affascinanti che abbiamo mai incontrato. Avanti Chikage! Hai mai incontrato una come lei?».

«No e spero che non esistano altre selvagge del genere in questo paese» fu l’ultima risposta di Chikage che divenne poi sordo alle proteste del fratello e al suo voler elencare tutti i pregi di Miyako, poiché per lui non erano altro che difetti.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


Capitolo Dodicesimo

 

Miyako era rientrata in casa e, silenziosamente, aveva appoggiato tutta la merce acquistata in cucina. Hanae era assente, probabilmente impegnata in sala con Hajime, e così riuscì a scappare senza essere vista.

Riprese a correre nella foresta, raggiungendo in breve la conca dove si lavavano.

Si sedette su di un masso e tirandosi le gambe verso il petto, le abbracciò poggiando poi il mento sulle ginocchia e guardando l’acqua calda delle terme.

Non sapeva perché le parole di Chikage l’avessero così colpita, ma il dolore al petto non passava: le veniva da piangere, ma si trattenne perché sapeva che quell’oni non meritava le sue lacrime.

L’aveva insultata in tutti i modi peggiori, toccando ogni singolo nervo scoperto, facendola sentire così inutile, insignificante e fuori luogo come mai si era sentita da quando viveva con Asako ed Hanae.

Sperava davvero che se ne andasse per sempre, di non vedere mai più la sua faccia che la guardava con disgusto sempre crescente, soprattutto dopo l’arrivo dei suoi due lacchè e di suo fratello maggiore, il quale, con il suo continuo complimentarsi con lei, non aveva che peggiorato la situazione.

Infatti era convinta che Chikage si fosse irritato soprattutto per l’interesse che Yuichi provava, o almeno sembrava, per lei: non voleva che la grandiosa casata Chikage si mischiasse con un’umana, in particolar modo con una come lei.

Rimase ferma in quel luogo fino allo zenith, quando Asako venne a cercarla: la donna sapeva che se Miyako spariva probabilmente era per riflettere o calmarsi e che l’avrebbe trovata proprio vicino alla conca, scoperta dalla ragazza stessa.

«Miyako-chan…Cosa è successo?» le chiese la donna sedendosi alla sua destra e mettendole maternamente un braccio intorno alle spalle.

«Io… Io so di avere un carattere difficile e che molte volte, o forse sempre, dovrei mordermi la lingua o contare fino a cento prima di parlare, ma mi merito davvero tutto questo disprezzo e odio? Sono un’assassina, lo so, ma lui non mi odia per il mio essere kunoichi, ma proprio come Miyako in quanto tale. Detesta il mio carattere e anche il solo vedermi. Lo ammetto di averlo sfidato apertamente più volte e altrettante di non portargli il dovuto rispetto, ma quello che mi ha detto fa male, Asako-sama».

La donna le chiese di spiegarle chi, anche se lo sapeva già, e cosa le avesse detto di così brutto. Quando sentì le parole della ragazza ne rimase anch’ella profondamente turbata: non pensava che Chikage provasse così tanto risentimento e disgusto per quella creatura tanto forte all’apparenza, ma che si spezzava per niente, di nome Miyako.

Riportò la ragazza, che nel frattempo si era ammutolita, in casa, dove Hanae le preparò del te, mentre Asako si diresse in paese: era ora di insegnare un po’ di buone maniere ad un certo oni, il quale ancora non aveva capito cosa fosse il suo reale problema.

Perché la donna un sospetto lo aveva.

Pensava, forse erroneamente, che il continuo trovare difetti in Miyako, aiutassero Chikage a tenerla lontana da sé, poiché la sua protetta aveva sicuramente suscitato un profondo interesse nell’oni dai capelli color del grano e lui non poteva accettarlo.

Trovò i quattro oni maschi in una delle locande dove molte volte Miyako ed Hanae avevano avuto delle missioni: quando videro la donna entrare al posto della maik, Yuichi si premurò di accoglierla con molta gentilezza.

«Ho il sentore di sapere perché siete qui, Asako-sama» le disse Yuichi « Perciò vi lascio sola con il mio fratellino. Vedete se riuscite a fargli entrare un po’ di sale in zucca. Io vi ho rinunciato quando era piccolo». Il demone fece poi cenno a Kyō e Kyuujyu di seguirlo: questi lanciarono un’occhiata a Chikage, il quale gli fece un cenno di assenso.

Non aveva certo paura o problemi ad affrontare una donna.

«Cosa siete venuta a fare in un luogo del genere? Non si confà alla vostra persona».

«Nemmeno alla vostra, Chikage-sama. Sapete bene perché sono qui. Questa mattina avete offeso una delle mie protette e sono qui per pretendere delle scuse».

«Non ho la minima intenzione di scusarmi per ciò che ho detto, poiché corrisponde a verità. Quella ragazza ha molte mancanze, ma ovviamente non è a causa vostra. È nata semplicemente sbagliata».

«Ma vi sentite quando parlate?» disse Asako prossima alla rabbia «Miyako è sbagliata? Mi dispiace dirvi che quello sbagliato siete voi! Credete che la vostra razza sia superiore, ma vi abbassate al livello di un bambino umano che insulta una ragazza solo perché l’interesse che questa suscita vi confonde».

«Donna. Non dire assurdità. Non provo alcun tipo di interesse nei confronti di quella selvaggia» le rispose, con un lampo oro negli occhi.

«Bene. Continuate pure a negarlo, ma vi prego di evitare di insultare ancora Miyako. Non avete idea di cosa abbia passato quella ragazza, e non mi riferisco solo a ciò che le ha fatto quell’essere abominevole che l’ha acquistata a sei anni.  Dopo che l’abbiamo salvata si è allenata tutti i giorni, ad ogni ora per diventare l’abile kunoichi che è! Ha sudato, sanguinato, pianto e combattuto con tutte le sue forze. Ha temprato il suo carattere per divenire di pietra e non provare rimorso quando uccideva qualcuno. E non permetto a voi che non avete conosciuto nemmeno la metà del suo dolore di ritenerla di così basso livello come avete detto stamane! Miyako è una brava ragazza e diventerà una grande donna. Se non lo vedete da voi, allora siete l’essere più cieco che abbia camminato su questa terra».

«Donna, esci da questa stanza. Non mi interessa ciò che hai da dire su quella ragazza» rispose semplicemente Chikage.

Asako gli riservò uno sguardo di puro odio e aggiunse: «Non siete più il benvenuto nella mia umile dimora, quindi non fatevi più vedere. Shiranui-san, Amagiri-san e Yuichi-sama potranno venire quando vorranno, ma non voglio più vedere la vostra faccia di fronte a me. Addio».

«Tornerò per battere Hakuoki».

«Non cambierà nulla. Chizuru-chan non verrà con voi e se necessario l’aiuterò a scappare».

«Non vorrai conoscere la mia ira!».

«Ho conosciuto l’ira di molti uomini, la tua non mi spaventa e l’affronterò a testa alta» rispose la donna, prima di uscire dalla sala.

Ovviamente gli altri tre oni avevano sentito tutto. Yuichi era stupito nel sentire cosa Miyako significasse per quella donna e anche quello che la ragazza aveva probabilmente passato.

Rientrò e afferrando malamente suo fratello minore per il collo del kimono, gli disse con gli occhi fiammeggianti di ira:

«Domani andrai a casa Watanabe e ti scuserai con Miyako-chan».

«Non lo farò».

«È un ordine Chikage, di tuo fratello maggiore»gli disse Yuichi «Hai passato il segno ed è ora che qualcuno ti insegni a trattare le persone con il rispetto che meritano. Non sei un kami, Chikage, e non sei nemmeno talmente perfetto da poter giudicare in quel modo chiunque» disse Yuichi, prima di lasciarlo andare ed uscire, sotto gli occhi stupiti di Kyō e Kyuuju: nessuno dei due aveva mai visto Yuichi trattare così suo fratello e non riuscivano a credere che lo avesse fatto per l’onore di un’umana.

Ovviamente Chikage non seguì mai l’ordine del fratello, causandone l’ira.

I due oni erano ormai prossimi allo scontro, preoccupando Osen per le conseguenze di un loro combattimento: Chikage era forte, indubbiamente, ma Yuichi era su un livello ancora più elevato per via della sua maggiore età.

Così Osen si diresse a passo spedito verso casa Watanabe ed informò le donne del pericolo che il paese correva.

Miyako scoprì così cosa Asako aveva fatto per lei e, nonostante si sentisse grata alla donna per il gesto di affetto, decise di porre fine alla diatriba tra i due fratelli.

Con passo spedito e seguita da Osen si diresse sicura alla locanda dove gli oni alloggiavano: dopo essere entrata, a testa alta come sempre, si inginocchiò.

«Sono qui per porre fine a tutto questo. Yuichi-san ti sono grata per aver preso le mie difese, ma ti posso assicurare che nessuna scusa da parte di tuo fratello è necessaria. Ha espresso la sua opinione nei miei confronti e, nonostante sia stata dura, l’accetto. Sia chiaro: le sue parole sono state offensive, non lo nego, ma la sua opinione non ha per me valore alcuno. Non tengo in nessun conto le parole di un uomo per cui porto così poco rispetto» disse la ragazza.

Kyō e Kyuuju la guardarono stupiti per poi rivolgere la loro attenzione a Chikage, il quale pareva tutt’altro che colpito dalle sue parole. Non si poteva dire lo stesso di Yuichi, il quale parlò:

«Il tuo gesto è molto nobile, Miyako-chan. E se è un tuo desiderio, non pretenderò che mio fratello si scusi con te, ma sia detto che il suo pensiero non è il mio. L’opinione che ho di te diverge completamente da quella di mio fratello»

«Le tue parole mi lusingano, Yuichi-san. Vi prego di non causare nessun tipo di problema a questo paese e di riappacificarvi tra fratelli. Non voglio essere causa di rottura tra voi. Ora, con permesso, tornerei a casa» disse Miyako, inchinandosi di fronte a tutti e facendo per uscire.

«Credi davvero che questo gesto migliori la mia opinione su di te?» intervenne Chikage.

«Mi pare di aver detto che la tua opinione non mi interessa. Mi interessano solo quelle di coloro ai quali porto un vero rispetto e tu non sei ne sarai mai tra quelli. Sayonara, Kazama Chikage-san spero che le nostre strade non s’incontrino più».

«Ci rivedremo quando Hakuoki sarà in grado di combattere e sarà in quel momento che la mia opinione su di te avrà importanza» la minacciò.

«Combatterò contro di te se sarà necessario e lo farò con tutte le mie forze. Se dovessi morire nel farlo, non me ne pentirei perché lo avrei fatto per salvare le mie amiche e mia madre» rispose la ragazza, riferendosi ad Hanae, Chizuru e, ovviamente ad Asako, prima di andarsene.

«Possibile che tu non veda il buono in quella ragazza?» chiese Osen, rimasta indietro.

«No e mi domando cosa ci vediate voi» rispose Chikage. Si alzò e con un agile balzo saltò dalla finestra della locanda e scomparve alla vista.

«Senhime-sama, nessuno riuscirà mai a far cambiare idea a mio fratello, ma sappiate che non gli permetterò di fare del male a nessuno. Soprattutto a Miyako-chan».

«Perché questo interesse così radicato per quella ragazza, Yuichi-sama?» chiese Kyuuju.

«Perché, nonostante avrò l’odio di mio fratello per l’eternità, ho scelto lei come mia futura compagna. Ovviamente con il suo consenso e quello di mio padre» confessò l’oni, mentre il resto della sala cadeva nel più profondo silenzio.

*

Miyako, dopo aver spiegato cosa era successo con gli oni, si ritirò nella sua stanza, ormai libera dalla presenza di Chikage: prese il futon e lo stese sul tatami.

Era da poco passato mezzogiorno, ma oltre a non avere fame, Miyako si sentiva spossata: affrontare Chikage dopo quello che le aveva detto era stato più difficile di quanto pensasse.

Si infilò nel futon e solo in quel momento si accorse che aveva un particolare odore: non era più impregnato del suo, ma di quello di Chikage.

Rimase immobile per un attimo pensando fosse meglio lavarlo prima di dormirci, ma il tempo fuori non era dei migliori e non sarebbe asciugato per quella sera.

Così lasciò perdere e si coprì completamente, nascondendosi dal mondo e addormentandosi.

I suoi sogni furono agitati e penosi. Non faceva che risentire le parole di Chikage e rivedeva il suo viso contratto dal disgusto e dalla rabbia.

Si svegliò a pomeriggio inoltrato trovandosi in un casa silenziosa. Rimise a posto il futon e si diresse in cucina: dopo aver dormito tre ore le era venuta fame.

Trovò Chizuru seduta vicino al kotatsu con davanti una tazza di te.

«Konnichiwa, Miyako-chan. Spero tu abbia riposato bene».

«Konnichiwa. Sì ho dormito proprio bene. Sei sola?».

«No, Hajime-kun e Hanae-chan sono fuori, mentre Asako è da Hijikata-san. Oggi sta decisamente meglio e penso che a breve sarà in grado di alzarsi. Sono felice, ma anche preoccupata per il futuro scontro che dovrà affrontare con Chikage-sama» le disse la ragazza, abbassando lo sguardo.

Fu in quel momento che un’idea pericolosa attraversò la mente di Miyako.

Un’idea che avrebbe cambiato molte cose.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo. ***


Capitolo Tredicesimo.

 


Erano passati quasi due mesi dallo scontro tra Chikage e Toshizō e l’uomo si stava riprendendo in fretta. Camminava da solo e riusciva anche a mangiare in modo regolare e con sempre maggior appetito.

Tra Chikage e le donne di casa Watanabe vi era ancora dell’attrito e l’oni non si era più visto nei pressi della casa: era capitato che Miyako lo incontrasse in paese, ma entrambe si voltavano in direzioni diverse fingendo di non vedersi.

Yuichi e gli altri oni, Osen compresa, passavano a trovare le donne almeno due volte ogni settimana e l’oni della casata Kazama aveva anche conosciuto Toshizō, stupito oltremodo di vedere che con uno dei due fratelli poteva andare quasi d’accordo.

Il rapporto tra l’ex capitano della Shinsengumi e Chizuru si era approfondito e molte volte Miyako li aveva trovati a parlarsi sotto voce, mentre un diffuso rossore era presente sulle guance della ragazza.

Hanae e Hajime, invece, erano ancora in fase di stallo: il ragazzo era stato assente per tre lunghe settimane, poiché era andato alla ricerca di qualche informazione sui suoi compagni, per capire se fossero davvero tutti deceduti.

E purtroppo era davvero così. Toshizō aveva preso la notizia stoicamente, ma Miyako ed Hanae erano convinte che soffrisse molto per la perdita.

Il rapporto tra Yuichi e Miyako era invece altalenante: la ragazza non riusciva ancora a capacitarsi del perché di tanto interesse verso di lei, soprattutto da un essere simile, che poteva avere chiunque.

Kyō e Kyuuju si trovavano piuttosto bene in compagnia di esseri umani che fino a poco tempo prima non ritenevano meritevoli della benché minima attenzione: come Yuichi avevano visto tutto il buono che c’era in Miyako e nelle altre perciò, per una volta, non riuscivano a seguire le direttive di Chikage.

L’oni dai capelli biondi, quando erano tutti impegnati a visitare le donne umane, si rinchiudeva in qualche locanda dove sfogava la sua rabbia prendendosela con qualche povera maiko.

Sapeva, grazie ai suoi scagnozzi, che Toshizō migliorava giorno dopo giorno e quindi pregustava il momento di combatterlo, ucciderlo, prendersi Chizuru e andarsene da quel paese dove certe selvagge erano libere di camminare in paese.

E come sempre, da quando l’aveva insultata, il pensiero di Miyako tornava a farsi largo nella mente.

Lo sapeva che quel giorno l’aveva ferita. Lo aveva capito dal suo sguardo che era divenuto spento e scuro. Aveva goduto di primo acchito nel constatare quanto le avesse fatto male, ma con l’andare del tempo qualcos’altro era sorto nella sua testa.

Non riusciva davvero a spiegarsi cosa fosse, ma sembrava una sorta di mancanza.

Possibile che sentisse la mancanza della selvaggia? Delle sue risposte acide e dei suoi comportamenti sempre fuori dagli schemi?

«Questo è assurdo» si diceva nei momenti in cui quel pensiero gli attraversava la testa, per poi tornare a ragionare su cosa lo facesse sentire in quello strano modo.

Non trovava altre spiegazioni se non quella che riteneva sempre più assurda.

Non poteva certamente sentire la mancanza di una persona così inutile.

 

Miyako stava camminando lentamente in paese alla ricerca di alcune spezie ed erbe che Asako le aveva richiesto.

Entrò nel negozio del droghiere del paese, un burbero uomo di quarant’anni che, secondo la corvina, aveva uno spiccato interesse per la sua mentore Asako.

«Cosa vuoi?» le chiese col suo solito fare.

«Asako-sama mi chiede se avete queste erbe, Rinosuke-dono» rispose la corvina, vedendo che al nome della sua mentore l’uomo cambiava espressione come al solito.

Vide l’uomo trafficare nel retro bottega ed uscire con alcune delle erbe richieste.

«Queste sono quelle che ho. Domani vi porterò io le altre» le disse, prendendo il pagamento e salutando in modo ancora burbero la ragazza che uscendo si lasciò andare ad una risatina divertita.

« Ora ridi anche da sola?» le chiese una voce che non sentiva da due mesi, alle sue spalle.

Sentì degli strani brividi percorrerle la spina dorsale e una particolare e un po’ sgradita sensazione di calore invaderla, quasi che il suo corpo, estraneo alla mente e al cuore della proprietaria, avesse anelato a sentire quel tono così rude ancora una volta.

Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo verso l’oni che le stava di fronte, ma il suo orgoglio non le permetteva di tirarsi indietro. Dopo tutto era lui quello che l’aveva offesa e ne aveva tratto godimento nel farlo.

Ne affrontò quindi lo sguardo, mischiando il blu notte con il rosso delle fiamme. Era la prima volta che si guardavano in viso da due mesi e Miyako non notò nessun tipo di cambiamento in Chikage.

Aveva sempre lo stesso sguardo altero e freddo, la stessa postura rigida e lo stesso oro nei capelli.

«Konnichiwa Chikage-sama» lo salutò, tornando al modo con cui si rivolgeva a lui i primi tempi.

L’oni non rispose al saluto, ovviamente, ma si limitò a fissarla per qualche istante, forse aspettando che lei abbassasse finalmente lo sguardo, cosa che non accadde.

«Hakuouki si sta riprendendo?» chiese l’oni, vedendo che la ragazza sorrideva ironica.

«Non prendetemi in giro. So benissimo che Kyuujyu-san e Kyō-san la tengono costantemente informata sui progressi di Hijikata-san» rispose, mentre dei passi pesanti si avvicinavano alle loro spalle: il negoziante si avvicinò alla coppia e porse un pacchetto a Miyako.

«Dallo ad Asako-san» le disse

«Senza dirle che è da parte vostra, vero?» lo prese leggermente in giro Miyako.

Ogni qualvolta andasse da quell’uomo le dava sempre un piccolo presente per Asako, ma non voleva mai che la donna sapesse da parte di chi fosse.

Ovviamente lei sapeva benissimo che era lui a mandarli, ma reggeva il gioco, lusingata dall’avere attenzioni da un uomo.

L’uomo si limitò a brontolare, rientrando in negozio e facendo ridacchiare di nuovo Miyako.

«Cosa ti diverte tanto?».

«Il fatto che un uomo di quell’età abbia ancora vergogna di chiedere ad una donna di uscire. Anche se devo ammettere che è bello vedere che nonostante tutto ci si può innamorare sempre, non importa l’età».

«Allora anche tu hai una speranza» le rispose l’oni, facendola voltare.

«Nessuno ha mai detto che non abbia mai avuto un interesse per qualcuno. Cosa ne sai tu se mi sono mai innamorata?» gli chiese, riprendendo in un attimo a trattarlo esattamente come due mesi prima.

«Hai già smesso di usare le formalità, vedo» disse per l’appunto l’oni, facendola sbuffare e andarsene.

Miyako non aveva la minima intenzione di sentire ancora una volta le critiche di Chikage: cosa diavolo le aveva rivolto a fare la parola? Gli mancava il divertimento di ferirla e denigrarla per caso?

Miyako dovette ammettere a se stessa che probabilmente era proprio così.

 

Rientrò a casa di pessimo umore e quando disse ad Hanae del suo sfortunato incontro la ragazza sghignazzò.

«Sembra quasi che senta la tua mancanza, Miyako-chan!».

«Più che altro sentirà la mancanza di un soggetto così pieno di difetti e facile alla critica che, ricordiamoci, è il suo passatempo preferito».

«Oh avanti, Miyako-chan! Devi ammettere che è piuttosto strano che sia stato proprio lui a rivolgerti la parola!».

«Stiamo parlando di Kazama Chikage, nulla che lo riguardi può essere più definito strano. Probabilmente avrà in mente qualche altro difetto da farmi notare e moriva dalla voglia di rinfacciarmelo!».

La corvina decise di troncare lì l’argomento: non voleva più sentir parlare di Chikage. Ogni qualvolta sentisse il suo nome, si ricordava delle dure parole che le aveva rivolto e ne rimaneva sempre ferita, forse perché pensava fossero vere.

Miyako si diresse in camera sua e, aprendo lo shoji che dava sul cortile posteriore, si sedette chiudendo gli occhi e assaporando la leggera, anche se calda, brezza.

Quel mese di luglio era il più caldo che la ragazza ricordasse e le faceva passare la voglia di allenarsi, poiché sudava anche al solo pensarci.

Era un periodo morto anche per le missioni, l’ultima delle quali era stata portata a compimento una settimana prima.

Miyako sbuffò, poiché quella posizione e quella brezza le aveva ricordato quando accanto a lei vi era anche Chikage che, come sempre, l’aveva insultata anche quella volta, dicendole che il profumo di fiori di ciliegio era troppo delicato per una come lei.

«Forse è il caso che la smetta di torturarmi con certi ricordi» disse a se stessa, buttandosi poi all’indietro, facendo cozzare la schiena con il tatami della sua piccola camera.

Non sapeva il motivo, ma ogni qual volta fosse da sola si ritrovava a ricordare eventi dei mesi precedenti che, guarda caso, avevano sempre protagonista Chikage e i suoi insulti.

Probabilmente stava coltivando una vena masochista, perché, a volte, sentiva persino la sua mancanza in quella casa.

*

Il giorno dopo Miyako si ritrovò ancora in paese, poiché non aveva poi molto altro da fare. Incontrò Osen e Kimigiku in un negozio di stoffe, impegnate nella scelta di una adatta alla loro amica Chizuru.

«Miyako-chan! Devi assolutamente aiutarci! Secondo te quale colore piace di più a Chizuru?» le chiese l’oni.

La ragazza parve pensarci un po’ fino a quando i suoi occhi non caddero su una stoffa di un colore viola.

«Credo che quella sia perfetta. Appena l’ho vista mi ha ricordato gli occhi di Hijikata-san e sappiamo tutte che Chizuru-chan li adora!» disse la ragazza, ridacchiando insieme alle altre due.

Osen si ritrovò d’accordo su ciò che la ragazza diceva e si voltò per chiamare la proprietaria del negozio per concludere l’acquisto, mentre Kimigiku osservava Miyako, la quale senza nemmeno rendersene conto stava accarezzando una seta, molto pregiata e costosa, di colore rosso intenso.

La kunoichi che serviva Osen si ritrovò a ridacchiare attirando su di sé le attenzioni dell’altra kunoichi presente.

«Cosa ti fa ridere?».

« Il fatto che tu preferisca il rosso agli altri colori. Ti ricorda forse qualcuno?» le chiese, divertita nel vedere che le guance di Miyako erano diventate particolarmente colorite.

«Assolutamente no! Mi è sempre piaciuto il rosso» mentì la ragazza, la quale comprese che Kimigiku non credeva ad una sola parola, ma che per amor del suo orgoglio aveva deciso di lasciar correre e far finta di nulla.

Miyako tirò un profondo sospiro di sollievo: sapeva che quella donna era molto intuitiva e ci aveva preso nel dire che quella stoffa le ricordava qualcuno.

Era però sicura che Kimigiku si riferisse a Yuichi Kazama e non al di lui fratello minore.

Quando Miyako uscì dal negozio in compagnia delle altre due si imbatté proprio in Yuichi che, in compagnia del fratello, bighellonava in paese.

L’oni alla vista delle tre donne le raggiunse, seguito lentamente da Chikage che, inutile dirlo, era tutt’altro che felice di vederle.

«Miyako-chan! Sono felice di rivederti!» le disse allegro come al solito Yuichi, caratteristica che si scontrava con il carattere freddo e serioso di suo fratello.

«Yuichi-san, ci siamo visti due giorni fa» gli ricordò la ragazza, vedendo che l’oni le sorrideva nel suo modo sghembo, facendola arrossire come il suo solito.

«Sembrano passati secoli…» le disse, mentre Osen e Kimigiku trattenevano a stento le risate per lo sguardo perso ed imbarazzato di Miyako di fronte al sempre maggior interesse che Yuichi mostrava nei suoi confronti.

Le due donne rivolsero poi l’attenzione all’altro Chikage presente che, fingendo totale indifferenza verso i comportamenti del fratello, si guardava in giro stando ben attento a non rivolgere nemmeno una occhiata veloce alle tre donne.

O meglio, evitava accuratamente di guardare verso Miyako, la quale cercava di non sembrare una completa idiota, provando a mettere due parole sensate in fila, cosa che non le riusciva mai in presenza di Yuichi.

Fu in quell’istante che Kimigiku collegò i vari tasselli del puzzle.

Capì solo in quel momento che la ragazza non era imbarazzata o intimorita dalla presenza di Yuichi: due giorni prima quando erano tutti a cena a casa Watanabe, Miyako parlava normalmente e non vi era traccia di imbarazzo.

A cena mancava solo una persona che invece era presente in quel momento.

La kunoichi si schiaffeggiò mentalmente per non averlo capito prima.

Miyako non era imbarazzata dalla presenza di Yuichi, ma da quella di Chikage.

Ora doveva solo scoprire il perché, anche se un sospetto lo aveva già.

 


 

Sono spiacente per il ritardo... Spero che qualche anima buona segua ancora questa storia e abbia voglia di recensire!

Lena

 

 


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Capitolo 14
*** Capitolo Quattrodicesimo ***


 

Capitolo Quattordicesimo

Nei giorni successivi alla sua grandiosa scoperta Kimigiku andava molto spesso in visita a casa Watanabe in compagnia di Osen, la quale sembrava molto incuriosita dalle supposizioni della sua sottoposta.

Non sapeva se una cosa del genere fosse davvero possibile, ma anche lei aveva il sospetto che Miyako provasse qualche strano sentimento per Chikage, altrimenti non si spiegava il suo comportamento quando l’oni era nei paraggi.

Se erano in paese e lo incontravano la ragazza si ammutoliva all’istante e non guardava mai l’oni in faccia, mentre quando gli altri oni si ritrovavano a cena in casa sua parlava come se niente fosse e non arrossiva mai.

Cosa passava per la testa di quella ragazza? Il motivo per il quale gli insulti di Chikage erano così dolorosi per lei era un sintomo di un interesse per l’oni?

Doveva scoprirlo e quella sera era la più adatta, poiché in casa Watanabe c’erano solo lei e Kimigiku come ospiti.

Appena ne ebbe l’opportunità Osen raggiunse Miyako in cucina, dove stava preparando del tè.

«Osen-chan posso fare qualcosa per te?».

«In verità sì. Potresti dirmi come mai la presenza di Chikage-san ti imbarazza così tanto?» le chiese, senza peli sulla lingua, l’oni, facendo perdere la presa di Miyako su una tazza che s’infranse sul pavimento.

La ragazza non rispose, mettendosi invece a raccogliere i cocci.

Osen stava per chiederle di nuovo la stessa cosa, quando Miyako parlò:

«Non sono imbarazzata da lui. Solo che quando lo incontriamo e Yuichi-san inizia a farmi tutti quei complimenti... So che a lui danno fastidio e ho paura di sentire ancora la sua opinione su di me».

«Mi pareva di aver capito che non te ne importasse…»

«Ho mentito» ammise la ragazza, continuando a raccogliere i cocci, prestando attenzione a non ferirsi.

«Quindi mi stai dicendo che la sua opinione per te è importante?» le chiese Osen, facendole alzare lo sguardo, dove l’oni vi lesse paura e preoccupazione.

«Hai» rispose Miyako « E so che è stupido perché non dovrebbe importarmene…Non siamo amici o che altro!».

«Miyako-chan, hai mai pensato alla possibilità di avere un interesse di quel tipo verso Chikage-san?».

«Interesse di quale tipo?» chiese la corvina, con sguardo interrogativo.

«Riformulerò la domanda, ma non pensare che sia pazza: non hai mai pensato che, forse, ti stai innamorando di lui?»

Dopo la domanda di Osen calò un silenzio assoluto in cucina.

Miyako era immobile e, nonostante ci provasse, non una parola usciva dalla sua bocca.

Era davvero possibile una cosa del genere? Una cosa così patetica, senza speranza, senza ragione, senza senso?

La ragazza guardava l’oni di fronte a lei, seria e convinta di ciò che aveva chiesto.

Non sapeva cosa fare o dire.

Non sapeva nemmeno se Osen avesse ragione. Eppure c’era una piccola parte di lei che lo aveva sempre saputo: il continuo ricercare la sua presenza, i continui battibecchi, il sentire la sua mancanza, il dolore e il risentimento provato quando l’aveva insultata non erano forse indizi sufficienti?

«Io… Sono una disperata senza speranza» disse Miyako, prima di scivolare a terra appoggiando la schiena al pensile della cucina.

Osen le si avvicinò, sentendosi un po’ colpevole per averla messa davanti a quell’evidenza.

Innamorarsi, anche se era solo all’inizio, di Chikage era la cosa peggiore che potesse capitare a quella ragazza, perché, lo sapevano entrambe, lui non poteva ricambiare.

Non sapeva nemmeno cosa volesse dire innamorarsi.

 Dal giorno in cui Miyako aveva capito cosa la spingesse a tenere in considerazione l’opinione Chikage e anche il sollievo che sentiva ogni qual volta lo incontrasse, la ragazza aveva evitato i due Kazama come la tubercolosi.

Se li vedeva camminare per le strade del paese, entrava nel primo negozio che le capitava e aspettava fino a quando non se ne andavano.

Ovviamente i due oni si accorgevano sempre della sua presenza e, soprattutto Yuichi, si chiedeva il perché dei suoi strani comportamenti.

Chikage li trovava solo estremamente stupidi e bambineschi, anche se, doveva ammetterlo, ne era un po’ incuriosito: non aveva mai evitato suo fratello in quel modo.

«Probabilmente non si avvicina perché ci sei tu» gli disse Yuichi, dopo aver visto Miyako nascondersi nell’ennesimo negozio.

«Non me ne importa, sinceramente».

«Allora non sarà un problema se andiamo a chiederle cosa succede, neh?» gli chiese il fratello, partendo poi verso il negozio dove Miyako si era nascosta.

Era un negozio di stoffe, molto simile a quello dove l’avevano vista in compagnia di Osen e Kimigiku, e la trovarono impegnata a toccare e guardare delle sete di diverse tonalità di rosso.

«Sono certo che quel colore ti starebbe molto bene, Miyako-chan» le disse, facendola sobbalzare.

La ragazza di voltò verso l’oni, il quale notò una traccia di paura e preoccupazione nello sguardo che gli rivolse.

«Yuichi-san! Mi hai spaventata» gli disse, prima di guardare alle spalle dell’oni e vedere Chikage.

Yuichi era su quella terra da troppo tempo per non cogliere al volo il cambiamento di comportamento nella ragazza: alla vista di suo fratello minore era diventata tesa, pronta a scappare alla prima occasione e imbarazzata. Estremamente imbarazzata.

Non può essere. Come può succedere una cosa del genere? Proprio verso di lui che la denigra così tanto?

Eppure la prova dell’impossibile era proprio di fronte ai suoi occhi: Miyako non era mai stata imbarazzata dalla sua presenza, ma da quella di suo fratello minore che, inutile dirlo, non aveva ancora capito cosa stesse succedendo.

Capendo che la ragazza voleva trovarsi da tutt’altra parte la salutò velocemente, inventando una scusa, ed uscì dal negozio, al seguito del fratello.

«Come mai te ne sei andato così in fretta? Di solito non perdi occasione per riempirla di attenzioni e complimenti senza senso» chiese Chikage, vedendo che il fratello sembrava alterato.

«Perché in un attimo ho capito molte cose» rispose, lasciando, per la prima volta, suo fratello minore confuso e incuriosito dalla sue parole.

Quella sera Asako, intuendo che qualcosa stava succedendo a Miyako, proposte di fare un giro in paese: c’era una piccola festa e i negozi sarebbero stati aperti.

All’inizio la ragazza non voleva seguire la donna ed Hanae in paese, ma le insistenze dell’amica l’avevano infine convinta.

Anche Chizuru, Osen e Kimigiku si sarebbero unite al gruppo.

Miyako indossò uno dei kimono più carini che aveva: era blu e azzurro, senza particolari ricami.

Hanae indossava quello verde, il più bello che aveva, segno che meditava di incontrare Hajime, mentre Asako uno color sabbia.

In casa con Toshizō avrebbero lasciato una donna del paese, molto amica di Asako che si era proposta per lasciar libere le tre donne.

La festa era brulicante di vita e luci: lanterne erano state appese vicino alle entrare dei negozi illuminando persone e merci in vendita.

Le donne sfoggiavano kimono di varia fattura e colori rendendo le strade un miscuglio arcobaleno.

Miyako si ritrovò a sorridere come un’ebete di fronte a tanta allegria nonostante il difficile periodo che stavano attraversando: vide molte donne e ragazze che conosceva camminare con mariti e fidanzati e non poté che sentirsi un po’ invidiosa.

Hanae l’aveva lasciata sola in compagnia di Asako e le altre sparendo tra la folla in compagnia di Hajime: lei la invidiava un po’, ma era anche molto contenta per la sua amica che, a quanto sembrava, aveva finalmente trovato qualcuno con cui passare la sua vita.

Miyako vide la sua mentore entrare nel negozio di erbe del burbero proprietario che le faceva la corte: ridacchiò quando vide l’omone completamente in imbarazzo davanti alla donna, cosa che gli costò un vaso contenente delle erbe, il quale si infranse sul pavimento.

Decise di proseguire oltre, sicura che Asako era in buona compagnia e si accorse solo in quel momento di aver perso di vista le altre tre: Osen, Chizuru e Kimigiku non si vedevano da nessuna parte con tutta quella folla.

Per niente spaventata dal trovarsi da sola a quella festa riprese a camminare tra la gente, guardando con interesse i vari oggetti esposti e fermandosi di tanto in tanto ad acquistare qualche leccornia da assaggiare.

Ogni tanto sentiva dai bisbigli e delle risatine da parte delle coetanee che, inutile ricordarlo, erano tutte accompagnate da un ragazzo.

Le sentiva distintamente, anche se loro pareva che non se ne accorgessero.

«È di nuovo in giro da sola» diceva una.

«Per forza! Con quel carattere e quello sguardo così duro chi mai vorrebbe stare in sua compagnia?» rispondeva l’altra.

La maggior parte delle persone che la conosceva poteva giurare che Miyako non era minimamente interessata né veniva ferita dai loro commenti, ma si sbagliavano, soprattutto nell’ultimo periodo: era doloroso ricordare ogni giorno quanto Chikage avesse ragione su di lei.

Camminò fino alla fine della festa e si ritrovò fuori dalla folla, riuscendo finalmente a respirare un po’ di aria fresca. Si sedette su una panca di fronte al negozio di dango e riprese un attimo fiato. Meditava poi di ritornare verso casa, dove l’aspettava la pace e il silenzio: niente commenti sarcastici né opinioni non richieste.

Mentre si guardava con attenzione i sandali che indossava, vide un’ombra oscurare la luce della lanterna appesa al muro, sulla destra.

Alzando lo sguardo incontrò quello di Keito, uno dei due ragazzi che mesi prima aveva aiutato lei e le altre a trasportare Toshizō.

Era un ragazzo dall’aspetto semplice, con capelli ed occhi castani, ma dal carattere buono e allegro.

«Konbawa, Miyako-chan» la salutò, sorridendole.

«Konbawa, Keito-kun. Come stai?».

«Oh, va tutto bene! E tu? Sei qui da sola?».

« Sono venuta con Asako-sama, Hanae ed altre ragazze, ma le ho perse di vista, così ho pensato di girovagare un po’ da sola».

«Non è consigliabile per una ragazza stare in giro da sola. In queste feste anche gli uomini più rispettabili con un po’ di alcol possono diventare pericolosi» la mise in guardia Keito, serio.

Miyako si mise a ridere leggermente e disse: «Non ti devi preoccupare, Keito-kun. Nessun uomo con un po’ di giudizio si avvicinerebbe a me».

«Questo perché in paese sono tutti degli idioti» le rispose, diventando rosso in viso «Io ti conosco un po’, Miyako-chan e so che sei anche gentile e premurosa. Ho visto come tratti i malati che vengono da voi in cerca di rimedio e anche l’affetto che hai verso Asako-sama ed Hanae-chan».

Miyako rimase stupita dal sentire le parole di Keito, poiché era la prima volta che il ragazzo esprimeva la sua opinione su di lei.

«Sei molto gentile, Keito-kun, ma so benissimo di avere un carattere particolarmente difficile anche perché alcune persone non smettono di ricordarmelo…»

«Ti riferisci a quell’uomo dai capelli biondi che avete soccorso con Hijikata-sama?» le chiese, vedendo che la ragazza annuiva «Non dovresti tenere in considerazione l’opinione di qualcuno che non è in grado di dimostrare un minimo di gratitudine a chi lo ha salvato».

«E invece dovrebbe tener conto l’opinione di un moccioso?» chiese una voce bassa alle loro spalle che mandò brividi lungo la schiena di Miyako, la quale si voltò vedendo che dal negozio di dango era uscito Chikage e che, quasi sicuramente, aveva ascoltato tutta la conversazione.

Keito fissò l’uomo con malcelato astio, ma Miyako si alzò in piedi di scatto: non poteva permettere che il ragazzo facesse adirare Chikage il quale, tra l’altro, sembrava già di cattivo umore.

«Neh, Keito-kun. Mi aiuteresti a cercare le altre?» gli chiese appoggiando la mano sul braccio del ragazzo e distogliendo la sua attenzione dall’oni.

«D’accordo, Miyako-chan» le rispose, lanciando un’altra occhiata a Chikage, il quale guardava invece la mano della ragazza appoggiata ancora sul braccio di Keito.

Quando Miyako fece per allontanarsi con il ragazzo, una presa ferma e calda le si serrò intorno al polso, costringendola a fermarsi: voltandosi capì che Chikage si era spostato velocemente impedendole di andarsene e guardava Keito con aria di sfida.

«Non ha bisogno di essere accompagnata da te» disse l’oni al ragazzo.

«Mi pare che sia stata lei a chiederlo» disse Keito, guardando Miyako che spostava la sua attenzione da lui all’oni.

«Keito-kun è meglio che vai. Ci penso io qui» gli disse guardandolo con eloquenza: lo stava mandando via per qualche motivo importante, lo capiva, ma non riusciva a cogliere quale fosse.

«Ma Miyako-chan, sei sicura?» le chiese.

«Sparisci» s’intromise Chikage, ricevendo uno sguardo di disapprovazione dalla ragazza.

«Vai pure, Keito-kun. Non c’è problema» lo rassicurò Miyako: doveva far sì che il ragazzo se ne andasse perché era sicura che Chikage quella sera cercasse guai.

Probabilmente aveva litigato col fratello e cercava una valvola di sfogo e al posto di Keito era meglio che fosse stata lei, abituata sia ai modi rudi dell’oni sia alle sue continue minacce.

Sperando che non scegliesse proprio quella sera per renderle reali.

Keito le lanciò uno sguardo insicuro, ma senza aggiungere altro si voltò e sparì nella folla.

Miyako tirò un sospiro di sollievo, prima di liberarsi dalla presa di Chikage con uno strattone e voltarsi per affrontarlo.

«Posso sapere perché ti sei intromesso?» gli chiese.

«Perché il suo era un patetico tentativo di attirare la tua attenzione. Gli ho solo risparmiato una delusione».

«Oh come siamo compassionevoli questa sera» lo canzonò lei, incrociando le braccia al petto in segno di sfida «Non crederai che mi beva questa spiegazione, vero?».

«Non te ne devo alcuna, donna».

«Oh sì, invece! Aveva accettato di aiutarmi a cercare le altre, perché ti sei messo in mezzo? Ora dovrò arrangiarmi da sola!».

«Possibile che tu sia così ingenua e cieca?» le chiese, vedendo che Miyako assumeva un’espressione interrogativa.

Chikage sbuffò spazientito da tanta stupidità e le disse: «Prima l’ho sentito parlare con un suo amico e scommetteva su chi dei due ti avrebbe convinta ad andare a letto con lui».

Miyako rimase scioccata dalla rivelazione dell’oni e rimase a bocca aperta qualche istante prima di riuscire a parlare di nuovo.

«E come mai hai avuto la gentilezza di salvarmi da lui?».

«Non avevo di meglio da fare» le rispose, voltandole le spalle e avviandosi verso la folla.

Ovviamente la ragazza non accettò quella risposta e gli corse dietro afferrandolo per il polso: era la prima volta da quando si erano incontrati che lo toccava.

Non riusciva a capacitarsi del fatto che la sua pelle, nonostante fosse un uomo e un combattente, potesse essere così liscia. Chikage si voltò lentamente verso di lei e le disse:

«Non hai il permesso di toccarmi, donna».

«Nemmeno tu, eppure lo fai come se nulla fosse» ribatté Miyako, lasciando la presa sul polso dell’oni e guardandolo da sotto in su.

«Ti aspetti davvero che creda alle tue vaghe spiegazioni?».

Chikage la guardò male con i suoi occhi di brace che con la luce delle lanterne sembravano ardere ancora di più.

«Volevo evitare altra vergogna alla mia famiglia. Sono consapevole dell’interesse che mio fratello ha, senza ragione alcuna, maturato per te e sono sicuro che questa volta faccia sul serio. Quindi non potevo permettere che qualcuno ti rovinasse. Voglio lasciare a lui questo privilegio».

Miyako rimase bloccata, irrigidita davanti alle parole di Chikage, il quale le aveva pronunciate con lo stesso tono con cui si parla del tempo.

«Sono felice che l’onore della tua famiglia sia salvo, ma in qualunque caso non accetterei mai nessuna proposta da parte di Yuichi, perché significherebbe imparentarmi con te e non potrei sopportarlo. Non potrei sopportare di vedere la tua faccia disgustata dalla mia presenza ogni singolo giorno della mia vita. Quindi stai tranquillo, non avrai la vergogna di avere un’umana del mio livello come parente» gli rispose, sorpassandolo e dandogli di proposito una spallata che, lo sapeva, era stata poco più di una carezza per la forza di uno come Chikage.

Chikage sembrava rimanere completamente indifferente alle parole della ragazza, ma nessuno, a parte se stesso, sapeva che tutto quello che Miyako pronunciava rimaneva impresso nella sua mente.

Ed era uno dei motivi che lo spingevano ad allontanarla con minacce, parole dure e atteggiamenti freddi. Non poteva permettere a nessun essere umano, soprattutto una problematica come Miyako, di penetrare nel suo animo.

Doveva spingerla fuori perché un’umana così era pericolosa, persino per lui. 

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo. ***


Capitolo Quindicesimo.


Passarono due mesi velocemente ed Agosto scivolò verso settembre: Toshizō si era ripreso quasi completamente ed aveva ricominciato ad allenarsi con la katana insieme ad Hajime, anche se Asako gli aveva consigliato di aspettare.

L’uomo sapeva che Chikage sarebbe venuto a sfidarlo di nuovo a breve e non poteva farsi trovare impreparato: la ferita gli causava ancora delle fitte ed era sicuro che alcuni movimenti gli sarebbero stati preclusi per sempre.

Hajime si era accorto che anche la presa sulla katana non era salda come un tempo e lo fece notare al suo ex capitano.

«Ne sono a conoscenza, ma ti prego di non farne parola con nessuno».

«Hijikata-san, in queste condizioni non batterete Kazama Chikage».

«Probabile, ma devo comunque provarci per Chizuru. E per me» ammise l’uomo.

Nessuno dei due sapeva che un altro paio di orecchie aveva sentito il loro discorso.

Miyako iniziò a pensare che l’idea venuta pochi mesi prima avrebbe trovato presto il suo compimento.

 

Chikage si presentò davanti a casa Watanabe il ventuno settembre e chiese ad Toshizō di mostrarsi.

«Sai perché sono qui Hakuouki, non è vero?» disse l’oni, alle cui spalle c’erano Kyō e Kyuuju, mentre Yuichi si trovava davanti al fratello poiché riteneva quello scontro senza senso.

«Sì, so perché sei venuto e…» mentre l’uomo stava per accettare la sfida Miyako si mise tra i due uomini.

Indossava la tenuta da kunoichi e in quel momento Asako capì quali fossero le intenzioni della sua protetta.

«Miyako! Non lo fare!».

«Devo Asako-sama! Hijikata-san non è in condizioni di battersi contro Chikage-san! E quindi lo farò io al suo posto» disse la ragazza, voltandosi verso l’oni dai capelli biondi.

«Vuoi combattere contro di me al posto di Hakuouki?» le chiese per essere certo di non aver capito male.

«Sì e spero che accetterai. Hijikata-san non è in grado di fronteggiarti in uno scontro equo».

«Posso aspettare».

«Il tempo non cambierà la situazione» gli disse Miyako.

«Non ti permetterò di combattere al mio posto!» sbraitò Toshizō.

«Ammettere i propri limiti non è una debolezza, Hijikata-san. Voi siete stato gravemente ferito e questo vi ha causato dei danni permanenti. Permettetemi di difendere Chizuru-chan e la sua libertà al vostro posto».

Toshizō rimase bloccato davanti alle parole della ragazza per un attimo, ma poi scosse il capo: «Non posso lasciare che una ragazza affronti il mio avversario. Miyako-san, non lo batterai e potresti morire nel cercare di farlo. Non posso lasciartelo fare!».

«E invece dovete! Ve lo sto chiedendo io! Sono consapevole che le mie possibilità di vincere sono molto basse, anzi inesistenti, ma lo devo fare. Lo faccio anche per me stessa» disse la ragazza, sussurrando l’ultima parte così che solo l’uomo a lei di fronte potesse sentirla. E fu in quel momento che Toshizō capì: Miyako avrebbe combattuto non solo per Chizuru, ma anche per se stessa.

Voleva dimostrare a quell’oni, che tanto l’aveva disprezzata, il suo valore sul campo di battaglia. Voleva fargli vedere che gli esseri umani avevano un orgoglio e dei valori e che combattevano per questi, anche a costo di morire.

Asako era in lacrime e gridava a Miyako di non farlo, ma quando la ragazza si voltò verso l’oni sapeva che non l’avrebbe ascoltata.

Hanae cercò di avvicinarsi all’amica per portarla via, ma Kyō le si mise davanti, bloccandole la via.

Kyuuju bloccò invece Osen e Kimigiku le quali riservarono all’oni uno sguardo disperato.

«Non posso permettervi di passare. Mi dispiace» disse loro l’oni dai capelli rossi.

Miyako si trovava ora davanti al suo avversario che la guardava impassibile.

«Spero che non implorerai pietà quando arriverà il momento di morire» le disse, freddo come il ghiaccio.

«Non ho mai implorato e mai lo farò» rispose la ragazza estraendo la katana «Ho solo una richiesta: se vincerai, lascerai vivere tutti e porterai via solo Chizuru-chan».

«Se vincerò? Pensi di avere anche una minima possibilità contro di me?»

«No, ma posso sempre provarci» disse la ragazza, partendo all’attacco.

Tentò un affondo verso il fianco sinistro di Chikage, ma questi la bloccò facilmente con la sua katana, allontanandola senza sforzo.

«Patetici esseri umani che pensano di poter combattere contro di noi alla pari» disse l’oni parando ogni attacco senza nessuna difficoltà.

Miyako continuava a menare fendenti nella speranza di riuscire a trovare un’apertura, ma quelle che aveva individuato tempo addietro osservandolo allenarsi erano state chiuse.

Persa nella ricerca delle aperture, schivò a mala pena un colpo dell’oni diretto al fianco e sentì la potenza del colpo irradiarsi in tutto il corpo.

Chikage era forte. Non aveva mai combattuto contro un avversario di quel livello ed ora sapeva per certo di non avere nessuna speranza, ma avrebbe continuato a combattere finché poteva.

Riprese ad attaccare, ma sembrava quasi che l’oni leggesse le sue mosse in anticipo.

Miyako si allontanò da lui con un agile balzo all’indietro e, sempre brandendo la katana, con la mano sinistra libera estrasse una serie di kunai e shuriken che si diressero alla massima velocità contro l’oni.

Mentre era impegnato a schivare l’attacco a lungo raggio la ragazza si avvicinò e cercò di colpirlo alle spalle, ma Chikage era troppo esperto: si voltò velocemente e con un colpo potente disarmò Miyako, la quale si ritrovò senza fiato nonostante combattessero da pochi minuti e con una katana puntata alla gola.

Il silenzio scese sul campo di battaglia, mentre Miyako fissava il suo avversario negli occhi.

«Cosa aspetti?».

«Vuoi davvero morire?».

«No, ma ho perso e mi pare di aver sentito che avresti ucciso chiunque si fosse messo sulla tua strada. E poi aspetti questo momento dalla prima volta che ci siamo incontrati» disse la ragazza, attenta a non muoversi troppo per evitare che la lama penetrasse nella carne sottile della usa gola.

Chikage parve caricare finalmente il colpo fatale e mentre lo faceva vide con stupore che Miyako continuava a guardarlo: non aveva chiuso gli occhi come i codardi che aveva affrontato in passato e nemmeno lo supplicava di risparmiarla.

Aveva così poco cara la vita? O era il suo orgoglio di kunoichi?

«Sei una donna folle e senza senso» le disse prima di abbassare la lama e voltarsi verso il resto degli “spettatori”.

Asako ed Hanae avevano chiuso gli occhi pronte a piangere la morte di Miyako, ma quando sentirono Osen tirare un sospiro di sollievo si azzardarono ad aprire gli occhi e trovarono Miyako sana e salva, immobile di fronte a Chikage.

Nessuno dei due interrompeva il contatto di sguardi, fino a quando Chizuru non si mise in mezzo a loro.

Alzò lo sguardo nocciola verso quello brace di Chikage e, per la prima volta da quando lo aveva incontrato, si accorse che l’oni non guardava lei, ma qualcuno alle sue spalle. E c’era solo una persona dietro di lei.

Chizuru si voltò e vide Miyako abbassare lo sguardo verso di lei.

«Mi dispiace tanto, Chizuru-chan. Non sono riuscita a salvarti».

«Non ti preoccupare, Miyako-chan. Grazie a te Hijikata-san è ancora vivo» le disse la ragazza.

Chikage guardava le due ragazze mentre parlavano e vide Miyako afferrare la piccola ed esile Chizuru: la stava abbracciando e piangeva.

«Non devi essere per forza coraggiosa, Chizuru-chan. Lo sappiamo tutti che ti si spezza il cuore a lasciare Hijikata-san» disse la corvina, mentre la piccola Chizuru si lasciava finalmente andare alle lacrime.

Non era un mistero per nessuno che la ragazza non volesse seguire Chikage, ma vederla in lacrime e disperata fece scattare qualcosa nell’oni.

Non sapeva cosa fosse, probabilmente compassione o forse disgusto di fronte a tanta debolezza, ma lo spinse a voltarsi ed andarsene.

«Chikage…» lo chiamò il fratello.

«Non ho interesse a salvare la specie degli oni con una donna così debole» sentenziò l’oni, andandosene per la sua strada, seguito da Kyō e Kyuuju.

Yuichi si fermò un attimo e mettendosi davanti a Miyako le fece la domanda che tanto intimoriva la ragazza.

«Miyako, vieni con me» le disse semplicemente.

Miyako sorrise e rispose: «Mi dispiace Yuichi-san, ma non posso. Non ricambio i tuoi sentimenti e non potrei renderti felice».

«Miyako… Sei innamorata di mio fratello?» le chiese, mandandola nel panico.

«Io…forse… ma non credo sia importante, poiché credo che questo sia un addio» disse la ragazza.

Yuichi l’afferrò per le mani e se la trascinò addosso, stringendola e facendo ammutolire tutti i presenti.

« Ci rivedremo e quando succederà ti farò innamorare di me» le disse sicuro, prima di stamparle un leggero bacio sulla fronte e sparire nel vento.

 

*

Dal combattimento tra Miyako e Chikage passarono tre lunghi anni.

Nel frattempo Asako aveva accettato la corte del burbero negoziante e si erano addirittura sposati, anche se per l’uomo scoprire la vera identità dalla donna era stato un shock.

Hanae e Hajime erano ufficialmente fidanzati da un anno, mentre Toshizō e Chizuru si sarebbero spostati la primavera dell’anno successivo.

L’anno successivo al salvataggio di Toshizō, il 1870, in tutto il Giappone era iniziata la rivoluzione industriale con l’apertura del paese verso l’occidente.

Gli stranieri erano molto più presenti nel paese, ma comunque non erano ben visti e nei villaggi più piccoli, a differenza che nelle grandi città, la loro presenza era davvero poca. In quel periodo, nelle zone rurali erano anche iniziate le costruzioni dei primi opifici.

L’aria che si respirava era meno tesa rispetto agli anni della guerra Boshin, ma comunque non era un facile periodo in cui vivere.

Lo dimostravano le continue missioni che venivano affidate alle kunoichi e agli shinobi: l’unica delle donne di casa Watanabe che aveva proseguito a compierle era Miyako.

Era diventata molto brava e in poco tempo la sua fama si era sparsa per i vari luoghi del paese, regalandole il nome di Morte Nera.

I suoi abiti scuri, la velocità con cui uccideva il bersaglio e il fatto che agisse sempre di notte le erano valsi quel soprannome che giunse anche alle orecchie sensibili degli oni dell’Ovest.

Osen e Kimigiku erano le uniche, data la natura della prima, ad avere contatti con gli altri oni, che si erano rifugiati nel palazzo dei Chikage, a ovest.

Le due ragazze avevano informato tutti che Kyō si era trovato una compagna con la pazienza sufficiente a sopportarlo, mentre Kyuuju era rimasto solo, seguitando a servire la famiglia Chikage .

Yuichi e suo fratello sembrava non avessero la minima idea di trovarsi una compagna, il primo perché ancora chiedeva di Miyako, il secondo poiché non trovava una oni di retaggio sufficiente alle sue aspettative.

Fu durante una delle cene che erano soliti tenere una volta ogni tanto a casa Watanabe che Osen, tentennate e spaventata dalle possibili reazioni, consegnò una lettera a Miyako.

La ragazza la aprì in fretta e la videro diventare sempre più pallida.

«Cosa dice?» le chiese Hanae, quando l’amica ebbe finito di leggere.

«Takeshi* Chikage richiede la nostra presenza a palazzo. O meglio: richiede la presenza della famigerata Morte Nera per i suoi servigi» disse la ragazza senza avere il coraggio di dire altro.

Nella sala scese il silenzio e tutti guardavano Miyako per la risposta.

«Come sanno che sono io?».

«Non lo sanno, in realtà» le disse Osen « Sono solo a conoscenza che io so dove trovare la Morte Nera».

«Quindi nessuno di loro sa che sono io?».

«No, nessuno» le assicurò Osen.

«Allora devo rifiutare. Se dovessi presentarmi al loro cospetto sia Chikage-san che Yuichi-san mi riconoscerebbero immediatamente» disse Miyako.

«Non credo sia una buona idea rifiutare. Non sarebbe un bene irritare il reggente dell’Ovest. Io conosco Takeshi-dono e so che non è abituato ai no» le spiegò Osen.

«Non posso permettere loro di capire che la kunoichi che cercano sono io» disse Miyako.

«Lo so, ma non hai altra scelta, Miyako-chan» intervenne Kimigiku.

«Ha ragione» aggiunse Asako « Ho sentito molte voci su Takeshi Kazama-dono e sebbene dicano che è un oni dai sani principi che rispetta gli umani, se qualcuno lo contrasta diventa vendicativo».

«Allora sono davvero senza scelta. Se rifiutassi estorcerebbe ad Osen la mia identità e metterei in pericolo tutti voi» disse la ragazza «Quando devo presentarmi al loro cospetto?».

« Il prima possibile» disse Osen.

« Posso sapere perché degli oni così potenti richiedono l’appoggio di un essere umano?».

«Non ne ho idea, Miyako-chan, ma gli oni hanno molti limiti in questo periodo. Gli esseri umani hanno imparato a riconoscerli da alcuni tratti somatici distintivi come il colore degli occhi particolare o quello dei capelli. Anche io ho avuto qualche difficoltà a nascondere la mia vera natura per via del colore dei miei occhi».

«Allora Chizuru-chan è fortunata!» intervenne Hanae.

«Sì, lo è davvero. Non avendo dei colori particolari passa inosservata, ma quando vedranno che non invecchia o che le fa molto lentamente capiranno» disse Osen.

«Bene. Allora partiremo domani mattina all’alba. Attendetemi di fronte alla vostra locanda» disse Miyako, alzandosi e dirigendosi verso camera sua per preparare le sue cose.

Una volta da sola la ragazza poté sfogare la sua frustrazione: non era né la missione né l’incontro con gli oni dell’Ovest a spaventarla o irritarla, ma la certezza che, dopo tre anni, avrebbe rivisto Chikage con tutta la sua arroganza e il disgusto nei suoi confronti.

 

Miyako si ritrovò davanti alla locanda che Osen e Kimigiku erano solite usare un po’ in anticipo: si era fermata a prendere delle erbe e alcuni attrezzi che le serviano per le sue armi, poiché i vecchi erano consumati.

Le due donne scesero nella fredda aria di novembre e salutarono la ragazza.

«Il viaggio durerà tre giorni a cavallo» le disse Osen, mentre la accompagnava alle stalle dove tre cavalli le attendevano.

Miyako si diresse immediatamente verso quello nero e lo montò, mentre Osen e Kimigiku montarono sugli altri.

 

Si fermarono in alcune locande sulla strada per riposare e far riprendere anche i cavalli, ma la mattina del terzo giorno entrarono nelle terre assoggettate ai Chikage : il villaggio vicino alla residenza degli oni era prospero e gli esseri umani felici.

Miyako si stupì di quanta gentilezza dimostrarono loro quando capirono che erano lì su invito di Takeshi Kazama: lo veneravano quasi fosse un kami e non l’esatto opposto.

«Non capisco la loro venerazione verso qualcuno che dovrebbero invece temere» disse Miyako alle sue compagne di viaggio mentre pranzavano.

«I Kazama non sono tutti come Chikage-san. Il solo Yuichi-san ne è la prova. Il loro padre è giusto e rispetta gli esseri umani, così come loro rispettano il suo potere. Nessuno della sua casata hai mai fatto del male a qualcuno in paese a meno che non fosse estremamente necessario».

La ragazza si limitò ad annuire, mettendosi ad ascoltare i discorsi degli altri avventori e captò una conversazione tra due ragazze più giovani di lei.

«Ah, Chikage-sama diventa sempre più affascinante, vero?» diceva una.

«Oh sì! Peccato che non abbia nemmeno l’ombra di intenzione di trovare una compagna tra gli esseri umani! Invece Yuichi-sama è di tutt’altro avviso!».

«Ma corteggia chiunque!» rispose la prima che aveva parlato.

«Sì, è vero! Però può permetterselo! È così bello!».

Le due ragazze presero tutte e due a ridere giulive e Miyako si ritrovò a roteare gli occhi di fronte a questo comportamento: come potevano giudicare un uomo solo dal suo aspetto? Chikage era affascinante, nulla da eccepire, ma aveva una carattere spaventoso!

«Dobbiamo andare, Miyako-chan. Siamo attese» le disse Osen.

Mentre era persa nel farsi gli affari altrui, un oni le aveva raggiunte per informarle che Takeshi Kazama  le aspettava con impazienza.

La corvina di alzò e vide le due ragazze guardarle e bisbigliare.

«Hai sentito? Sono attese a palazzo!» .

«Sì e una di loro è un oni! Probabilmente sarà la promessa sposa di uno dei due fratelli! Che peccato!».

« Chissà chi sono le altre due!».

Miyako decise di uscire dalla locanda per non sentire più le due svampite e si ritrovò ancora per le strade del paese, vedendo che tutti lanciavano occhiate nella loro direzione.

Odiava essere guardata in quel modo: negli ultimi anni era cresciuta di qualche centimetro, raggiungendo l’invidiabile altezza, almeno in quel tempo, di un metro e settantadue, i continui allenamenti ne avevano scolpito il corpo e la sua camminata era più eretta e aggraziata.

I capelli le raggiungevano metà schiena e gli occhi si erano assottigliati un po’ perdendo quel poco di bambina che avevano.

Era una donna ormai.

All’età di ventitre anni era ormai considerata una vecchia, in realtà.

Una vecchia senza compagno.

 

Takeshi: significa "militare, guerriero".

 

 

Dopo mesi di assenza sono tornata. Ci sarà ancora qualcuno che legge? Io spero di sì! Vi aspetto!

Lena

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedicesimo ***


 

Capitolo Sedicesimo

 


Le tre donne vennero accompagnate dall’oni fino all’ingresso della residenza Chikage : si trovarono davanti a un palazzo in stile giapponese che si sviluppava su tre piani, i cui tetti spioventi erano di un colore marrone, mentre le pareti erano chiare.

Intorno al palazzo vi erano un giardino immenso con alberi di ciliegio, spogli per via della stagione, aceri, azalee e nespoli.

Alla loro destra vi era un lago sopra il quale passava un ponte che conduceva ad un’altra parte dei giardini.

L’oni che le accompagnava fece loro strada e le condusse per i magnifici corridoi del palazzo: Miyako si ritrovò a pensare divertita che se avesse accettato la proposta di Yuichi di tre anni prima ora quei luoghi le sarebbero stati famigliari.

Gli shoji che celavano le stanze alla loro destra, poiché si trovavano ancora sul corridoio esterno, erano di fine carta decorata in maniera splendida.

I disegni raffiguravano per lo più fiori, ma in alcuni si potevano scorgere piccoli animali quali conigli e volpi.

Persino Miyako non poteva che rimanere impressionata dalla magnificenza di quel luogo, quasi da dimenticare chi avrebbe incontrato da di lì a poco.

Si fermarono davanti ad un grande Shoji a due ante e l’oni fece loro segno di attendere.

Miyako si inginocchiò alle spalle di Osen e Kimigiku, sentendosi improvvisamente inadeguata ad un luogo come quello.

Alle loro spalle passavano alcune delle serve del palazzo ed erano tutte molto più belle e meglio vestite di lei.

Il nervosismo che l’aveva abbandonata poco prima, tornò a farsi sentire prepotentemente e le iniziarono a sudare le mani.

Si guardò febbrilmente intorno aspettandosi di veder spuntare Chikage o Yuichi da qualche parte: non voleva incontrarli, non in quel momento per lo meno.

L’oni che le aveva scortate uscì dalla sala e fece cenno ad Osen e Kimigiku di entrare.

«Non ti preoccupare, Miyako-chan. È normale che facciano entrare prima noi, poiché ci conoscono» la rassicurò Osen, intuendo che la ragazza fosse particolarmente nervosa.

Le due donne entrarono nella sala, lasciando Miyako da sola con l’oni che sembrava muto poiché non aveva spiccicato nemmeno una parola, ma si esprimeva a gesti.

Alzando lo sguardo lo trovò ad osservarla e poté giurare di averlo visto ghignare: probabilmente era convinto che uno scricciolo come lei, paragonata alla sua mole pressoché imponente, non poteva davvero essere la kunoichi di cui tutti parlavano con timore.

Sentendo dei movimenti da dietro lo shoji, vide una figura avvicinarsi e aprirlo: Kimigiku le sorrideva al di là della porta e le fece un cenno.

Miyako avanzò lentamente senza alzarsi dalla posizione di rispetto e, dopo aver varcato la soglia, la richiuse alle sue spalle, rimanendo in ginocchio con la testa bassa.

Sentiva su di sé gli sguardi indagatori dei presenti che dovevano essere all’incirca venticinque, escludendo Osene e Kimigiku, se i suoi calcoli erano corretti: dieci alla sua destra, dieci alla sua sinistra, quattro davanti a lei e l’oni alle sue spalle.

«Puoi alzarti ed avvicinarti» le disse una voce maschile, profonda e autoritaria.

Si alzò lentamente, senza il bisogno di usare la mani, e piano si avvicinò al luogo dove la famiglia Chikage l’attendeva.

«Alza pure lo sguardo» le disse la voce di prima e Miyako ubbidì.

Si trovò davanti un uomo che non dimostrava più di quarant’anni umani con i capelli argento e gli occhi dorati. Indossava un kimono prezioso dai colori chiari, sul dorato.

Lo sguardo era indagatore e osservava la sua ospite con malcelata curiosità.

Alla destra dell’uomo vi era una donna dall’immensa bellezza con lunghi capelli scuri e occhi rossi come il fuoco. Indossava un kimono rosso dai disegni bianchi come l’obi che le circondava la vita stretta: Miyako non aveva mai visto una donna così bella in tutta la sua vita.

Alla sinistra di Takeshi Kazama vi era Yuichi che la guardava sbalordito: non era cambiato poi molti in quei tre anni a parte la lunghezza dei capelli che ora gli sfioravano le spalle. Indossava un kimono dai toni verdi e dai disegni bianchi.

Andando per esclusione l’uomo seduto alla destra di quella che era presumibilmente la moglie di Takeshi vi era Chikage.

Non riusciva a guardare nella sua direzione e quindi non poté dire se era cambiato o meno: sentiva solo il suo sguardo arderle sulla pelle.

«Presentati» le ordinò la voce profonda di Takeshi.

«Sono Miyako Fujita. Onorata di fare la vostra conoscenza» rispose con voce ferma e sicura la ragazza, inchinandosi con rispetto davanti agli oni.

«Non avrei mai pensato» disse Takeshi « che una ragazza così giovane potesse meritare il soprannome di Morte Nera».

«È un soprannome che non ho richiesto».

«Ma che pare, secondo le notizie raccolte su di te, ti calzi a pennello» disse l’oni.

Miyako non seppe cosa rispondere: sapeva che le sue abilità non erano comuni, ma un soprannome di quella grandezza non le si addiceva.

Ci fu un lungo silenzio, rotto dalla voce di Yuichi.

«Padre. Io e Chikage conosciamo questa donna» disse l’oni, facendo voltare il padre verso di lui.

«Come?».

«È stata lei, con l’aiuto di altre due donne umane, ad aiutare Chikage a riprendersi dallo scontro con quell’uomo di cui ti abbiamo parlato».

Takeshi rivolse di nuovo l’attenzione verso Miyako e disse:

«Quindi ti sono debitore della vita di uno dei miei preziosi figli?»

«Non mi siete debitore di nulla Takeshi Kazama-dono. Ho agito secondo la mia morale» rispose Miyako.

«Ne hai finalmente sviluppata una?» disse la voce di Chikage, facendo voltare tutti verso di lui.

Miyako deviò lo sguardo verso l’oni e lo trovò identico a tre anni prima: stessi capelli biondi e occhi rossi come l’inferno. Indossava un kimono blu scuro con ricami dorati, che faceva contrasto con i suoi capelli chiari

«Mi pare di aver sempre avuto una morale, Chikage-sama».

«Ah già. Era l’educazione che ti mancava» rispose l’oni, attirando su di sé le attenzioni curiose dei presenti.

Il figlio del loro signore non aveva mai mostrato interesse per nessuno in quel modo: qualunque ospite venisse in visita a palazzo non riusciva ad attirare le attenzioni del figlio minore di Takeshi, non come quell’umana.

«Chikage. Devo chiederti di portare rispetto alla nostra ospite» lo riprese il padre.

«Chiedo perdono» disse l’oni inchinando il capo verso il genitore che si alzò, avvicinandosi a Miyako.

Le girò intorno, osservandola con attenzione dalla testa ai piedi.

La ragazza non muoveva un muscolo, ma con l’udito ascoltava i movimenti dell’oni e lo sentì arrivare: un colpo diretto alla sua nuca, che la ragazza schivò abbassandosi velocemente in avanti e voltandosi verso l’oni.

«Takeshi-dono!» s’intromise Osen « Perché questo attacco?».

«Volevo testare i suoi riflessi e devo dire che sono ottimi per un essere umano femmina. Anche la sua velocità non è da sottovalutare, così come la sua attenzione ai dettagli. Quando è entrata ha contato in un attimo quanti erano i presenti e le armi che indossavano, vero Miyako-san?».

«Non sbagliate Takeshi Kazama-dono» rispose la ragazza senza però distogliere lo sguardo dall’oni di fronte a lei «Così come non sbaglio nel dire che avete usato solo una minima parte della vostra velocità in quel colpo».

«Ovviamente, Miyako-san, o non lo avresti mai schivato. Ora rilassati, non ho intenzione di attaccarti ancora» le disse, vedendo che la ragazza era ancora in tensione « È un vero piacere averti qui e poter usufruire dei tuoi servigi dei quali parleremo domani, però. Ora lascia che i miei figli ti mostrino il palazzo».

Yuichi e Chikage si alzarono avvicinandosi a Miyako. La ragazza vide che Osen e Kimigiku non muovevano un muscolo: loro conoscevano già il palazzo quindi doveva girare da sola in compagnia dei due fratelli.

Prese un bel respiro e con un profondo inchino uscì dalla sala, a seguito dei due oni.

Takeshi sorrise divertito e disse ad Osen: «Donna interessante. Non ho mai visto Chikage scaldarsi così tanto alla vista di un essere umano».

«Hanno avuto qualche problema in passato, Takeshi-dono. Non ve ne ho parlato prima poiché non sapevo se Miyako-chan avrebbe accettato la missione e non potevo rivelare la sua identità» spiegò l’oni.

«Non c’è nessun problema, Osen-san. Sarà divertente vedere come si comporta Chikage con quella donna in giro» rispose Takeshi, sorridendo.

«Devo confessarvi anche un’altra questione che lega Miyako-chan a uno dei suoi figli».

«Sentiamo».

«Yuichi-san le aveva proposto, tre anni or sono, di seguirlo, ma lei ha rifiutato» disse Osen, vedendo per la prima volta lo stupore sulle facce di solito impassibili dei Chikage e dei presenti.

 

Miyako si ritrovò a vagare per i corridoi del palazzo alle spalle dei due Chikage , mentre Yuichi le indicava cosa fosse questa o quell’altra stanza.

Mentre le spiegava la funzione di una stanza adibita agli allenamenti vennero raggiunti da una persona che Miyako conosceva: Kyuuju e la sua imponente stazza apparvero alla fine del corridoio.

Miyako sorrise all’oni dai capelli rossi il quale ricambiò con un inchino.

«Sono felice di trovarti in salute, Miyako-san».

«Altrettanto, Kyuuju-san» rispose la ragazza inchinandosi davanti all’oni.

«Avevi bisogno di qualcosa?» chiese Yuichi all’oni.

«Sono solo venuto a porgere i miei saluti a Miyako-san» rispose, inchinandosi di nuovo e procedendo lungo il corridoio da solo.

«Kyō-san non è qui?»

«No, dopo che ha trovato la compagna è andato a vivere in un bella casa non molto lontana da qui. Se vorrai ti accompagnerò a salutarlo».

«Non è qui per una visita di piacere» s’intromise Chikage.

«Come se fosse un piacere rivederti» sbottò Miyako, tappandosi la bocca subito dopo.

«Vedo che il tuo temperamento non è cambiato, Miyako-chan» le disse Yuichi, sorridendo divertito dagli sguardi che Chikage rivolgeva alla donna « E non posso che esserne felice. Sarebbe stato un peccato se gli insulti di mio fratello ti avessero cambiata».

«Yuichi, chiudi la bocca» lo riprese Chikage, voltando le spalle ai due e proseguendo nel giro del palazzo, fino a quando una delle serve non disse loro che il te era stato servito in una delle sale ed erano attesi.

I tre ripercorsero a ritroso il percorso, ma non si fermarono nella stessa sala di prima: quella nella quale entrarono era più piccola e accogliente.

Miyako si ritrovò seduta tra i due fratelli Chikage e la tensione che si era stemperata mentre erano in giro per il palazzo tornò a farsi sentire: non poteva fingere di non vedere gli sguardi che sia Takeshi che la moglie le lanciavano, soprattutto quando Yuichi le si rivolse con un suffisso così confidenziale.

«Miyako-chan abbiamo disposto tre camere per voi, così non dovrete alloggiare in una locanda» le disse, ricevendo un sorriso e un inchino in ringraziamento.

Takeshi era sorpreso nel vedere con quanta confidenza la donna e suo figlio maggiore si rapportavano, parimenti non comprendeva come mai l’altro suo figlio non potesse sopportarne la vista.

Se per sbaglio Miyako lo sfiorava nel sollevare la tazza con il te o perché cambiava posizione, Chikage le lanciava uno sguardo talmente freddo che avrebbe gelato l’inferno.

Osen e Kimigiku la accompagnarono nelle terme che i Chikage avevano nell’immenso giardino: vi erano due conche naturali, grandi abbastanza da contenere almeno una ventina di persone.

Tra le due vasche era stata eretta una barricata in bambù e Miyako capì che serviva per garantire la privacy, poiché una vasca era per le donne e una per gli uomini.

Le tre donne s’immersero nelle acque calde, trovando sollievo dal freddo di novembre e sentirono che qualcuno faceva lo stesso dall’altro lato del muro di bambù.

«Vedo che ricordate la via per le terme» disse loro la bassa voce di Chikage, mentre Miyako alzava gli occhi al cielo, evidentemente infastidita dalla presenza dell’oni anche mentre cercava di rilassarsi.

Sentirono poi un altro corpo immergersi nell’acqua calda e la voce di Yuichi che le salutava.

«Miyako-chan ci sei anche tu?» chiese l’oni.

«Sì, sono qui».

«Sarebbe un piacere condividere una sola vasca…» disse Yuichi, che venne colpito da un catino in piena testa.

«Ehi! Come mi avete preso?»

«È bastato capire da dove provenisse la tua voce» rispose Miyako, facendo ridere le donne che si rilassavano con lei.

«Sei migliorata parecchio, Miyako-chan!».

«Ovvio. Sono passati tre anni e non ho mai smesso di allenarmi».

«Ed è per questo che sei ancora da sola...» disse la voce divertita di Chikage.

«Meglio sola che male accompagnata» ribatté la ragazza.

«Voi due dovreste piantarla ed iniziare a comportarvi civilmente…Sono passati tre anni dall’ultimo incontro e siete ancora in guerra!».

«Mi pare sia stato lui ad iniziare, proprio di fronte ai suoi genitori. Io ho solo risposto alle provocazioni o sarei sembrata una debole» rispose Miyako.

Dall’altra parte vi era silenzio, ma le donne non sapevano che era così semplicemente perché Yuichi aveva infilato la testa di un recalcitrante Chikage sott’acqua per farlo stare zitto.

Lo tenne immerso fino a quando non sentì le donne salutare ed andarsene.

Quando il biondo oni riemerse diede un pugno in faccia al fratello.

«Avevi intenzione di eliminarmi?».

«Ci vuole ben altro per eliminare un’erba cattiva come te, Chikage» le prese in giro Yuichi « Ti avviso: ora che Miyako-chan è qui farò di tutto per cambiare la risposta che mi ha dato tre anni or sono, quindi non metterti in mezzo. Se ha rifiutato è solo colpa tua».

«Sei sicuro? Non hai mai pensato che magari non è interessata a te?».

«Oh, certo che non è interessata a me, ma le farò cambiare idea» rispose Yuichi.

«Come ne sei sicuro?».

«Tre anni fa Miyako-chan mi ha confessato che, forse, era innamorata di te» disse al fratello, sorridendo divertito dallo sguardo perso che Chikage gli riservò.

Lasciò il suo fratellino da solo nella conca e tornò a palazzo.

 

 

 

Dopo un enorme ritardo, sono tornata! Spero che ci sia ancora qualcuno che leggerà!

Alla prossima.

Lena

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciasettesimo ***


Capitolo Diciassettesimo


 La mattina successiva Miyako si svegliò presto come sempre e, facendo meno rumore possibile, sgusciò fuori dal palazzo per rifugiarsi in una parte nascosta del giardino, così da potersi allenare.

Era lì da un’ora quando iniziò a sentirsi osservata: fece finta di nulla per capire dove fosse lo spione e poi con un gesto veloce lanciò un kunai nel punto dove era nascosto.

Ovviamente lo spione schivò il colpo afferrando l’arma con la mano destra.

«Hai sentito la mia presenza» disse la voce di Chikage che uscì dal nascondiglio.

« Mi pare ovvio» rispose Miyako, rinfoderando la katana e allontanandosi, prima di essere richiamata dall’oni.

«Combatti contro di me» le disse, sfoderando la sua arma.

«Non credo che morire prima di aver compiuto la missione sia una buona idea» replicò lei.

«Quindi non sei ancora in grado di battermi?».

«Non credo lo sarò mai. Sono umana e donna. Non avrò mai la velocità della tua razza, né la potenza, ma sono abbastanza brava per battere quasi tutti quelli che incontro».

«Quasi?».

«Non sono mai riuscita a battere nè Hajime-kun né Hijikata-san anche se ferito» confessò la ragazza, prima di estrarre ancora la katana e aggiungere «Credo che accetterò la tua proposta, basta che non provi ad uccidermi».

«Se avessi voluto eliminarti lo avrei fatto tre anni fa».

«Come sei magnanimo» lo prese in giro lei, ricevendo un espressione accigliata e nemmeno vagamente divertita dal suo scherzo «Oh, avanti. Dovresti rilassarti un po’ di più! Sei sempre così serio e teso. Ti verranno le rughe».

«Quelle verranno a te» le rispose lui, prima di lanciarsi senza preavviso contro la ragazza che parò il colpo per miracolo.

«Ehi! Stavamo parlando, non è leale!».

«Chiudi la bocca e combatti» disse Chikage prima di attaccarla di nuovo, ancora ed ancora, senza lasciarle nemmeno il tempo di respirare.

Miyako riuscì a parare la maggior parte degli attacchi dell’oni e, fortunatamente quelli che andavano a segno, non le lasciavano nessuno ferita o sarebbe morta dissanguata: l’oni quando sapeva che la ragazza non avrebbe parato il colpo, girava la katana così da colpirla con la parte non affilata.

Nonostante non perdesse sangue da nessuna parte, sentiva dolore ovunque: l’oni girava si la katana, ma colpiva comunque duro e quella sera sarebbe stata piena di lividi.

Vide Chikage allontanarsi da lei senza un capello fuori posto né un minimo di fiatone e le venne l’impulso di ucciderlo per quello, poiché lei era senza fiato e ricoperta di sudore.

«Seguimi» le disse, voltandole le spalle, mentre rinfoderava la katana.

Miyako lo guardò interrogativa, poiché l’oni non aveva mai espresso il desiderio di avere la sua compagnia, e poi lo seguì.

La portò all’interno del palazzo, al terzo piano in una camera che probabilmente era la sua.

Miyako lo guardò interrogativa, facendolo sbuffare: «Non ti ho portata qui con intenti lascivi quali potrebbe avere quell’idiota di mio fratello, ma per darti un unguento. Entro stasera sarai piena di lividi».

«Non so perché, ma sono sicura che ti sia piaciuto colpirmi».

«Indubbiamente» rispose l’oni, ricevendo uno sguardo duro dalla ragazza di fronte a lui che, con un gesto secco gli tolse la scatola con l’unguento dalle mani e ringraziandolo brevemente fece per uscire.

«Cosa c’è?».

«Non so come tornare nella mia camera» ammise Miyako, diventando rossa di vergogna, mentre Chikage ghignava divertito.

La accompagnò fino davanti allo shoji e questa volta i ringraziamenti della donna di fronte a sé furono più veri.

Quando Miyako si voltò per entrare in camera, la voce dell’oni la fermò di nuovo.

«Ieri Yuichi ha dichiarato che ti farà cambiare la risposta che gli hai dato tre anni fa».

«Testardo di un oni» rispose Miyako.

«Perché lo hai rifiutato? Non credo ci sia un altro partito come lui. O almeno non per te».

« Gentile come sempre. E comunque l’ho rifiutato perché non avevo per lui gli stessi sentimenti. Era ed è un amico».

«Ha detto anche altro ieri alla conca» aggiunse Chikage.

«Cosa?» chiese la ragazza, inclinando la testa verso destra come era solita fare quando qualcosa la incuriosiva.

Vide l’oni abbassarsi verso di lei e avvicinarsi all’orecchio destro facendola congelare sul posto.

«Ha detto che hai confessato che forse eri innamorata di me».

Miyako non poté impedire al rossore di invaderle il viso, così come al suo cuore di battere più forte ed era sicura che Chikage, ancora chinato verso di lei, avesse ghignato poiché, ovviamente, aveva sentito i cambiamento nel suo corpo.

La donna appoggiò le mani sul petto dell’oni e con un colpo lo allontanò, dicendo:

«Poteva anche essere così allora, ma è passato tanto tempo. Sono cresciuta e maturata a sufficienza per capire che sarebbe stato un amore a senso unico e che uno come te non avrebbe mai potuto rendermi felice. Da quando te ne sei andato ho sempre pensato che saresti stato l’ultimo essere sulla terra con cui avrei voluto passare il resto della mia vita» gli rispose, sbattendogli lo shoji in faccia.

Chikage rimase bloccato davanti allo shoji della ragazza, fino a quando una presenza alla sua destra non si palesò e lo invitò a seguirlo verso la sala dove si tenevano i pasti.

«Ah figlio mio. Non sei mai stato in grado di entrare nelle grazie di una donna. E comunque te ne sei scelto una particolarmente ostica con cui avere a che fare. L’ho capito da quando ho guardato i suoi occhi che dentro di lei arde la fiamma della ribellione».

«Non ho intenzione di entrare nelle sue grazie. Mi stavo solo divertendo a prenderla in giro».

« Non ti conviene farlo. Quella donna ti intriga, Chikage. Non puoi negarlo a te stesso» disse Takeshi, prima di entrare nella sala dove Yuichi era già presente.

L’oni salutò i suoi familiari mentre suo fratello gli riservava una lunga occhiata indagatrice: probabilmente sentiva l’odore di Miyako su di lui e cercava di capire come ci fosse finito.

Si sedette di fronte a lui e sentirono, dopo una mezz’ora, le tre donne ospiti avvicinarsi alla sala.

Chikage sentì distintamente l’odore dell’unguento che aveva dato a Miyako segno che doveva averlo già utilizzato dopo essersi lavata: lo shoji si aprì rivelando Osen e Kimigiku che indossavano dei kimono di pregiata fattura, mentre Miyako alle loro spalle ne indossava uno molto semplice e di colore chiaro.

Era ovvio che, come in passato, quella donna non curasse minimamente il suo apparire.

Fecero colazione nel quasi totale silenzio, fino a quando Takeshi non chiamò Miyako per spiegarle la natura della missione.

La ragazza si inginocchiò di fronte all’oni e questi prese a parlare:

«L’obbiettivo che devi eliminare è un essere umano appartenente ad una famiglia molto influente. Abbiamo richiesto l’intervento di una kunoichi per evitare coinvolgimenti diretti con la nostra famiglia, non perché ci manca la forza per ucciderlo. Il motivo per cui lo vogliamo morto è semplice: oltre a sfidare apertamente la nostra giurisdizione su queste terre che ci appartengono dall’alba dei tempi, ha avuto l’ardire di rapire e far del male a una delle nostre oni».

Miyako guardò l’oni in apprensione e chiese: «La donna sta bene?»

«No. È rimasta profondamente sconvolta dalla cattiveria che quell’uomo e i suoi compagni hanno dimostrato verso di lei e non si è mai ripresa completamente: vive isolata dal resto del mondo da quando è stata liberata».

Miyako annuì, capendo bene quanto quella situazione era triste e complicata, e chiese: «Quali abilità ha quest’uomo?».

«È un ottimo spadaccino e combattente, ma nulla di eccezionale. Il problema è la sicurezza che lo circonda da quando ha aggredito la nostra compagna: sa di averla combinata grossa e si è circondato di abili combattenti».

«Quindi l’unico modo per avvicinarlo è di cercare di entrare nelle sue grazie»disse Miyako «Ho bisogno di sapere quale sia il tipo di donna che attira le sue attenzioni».

«Come mai questa richiesta?» chiese Chikage.

« Così mi comporterò di conseguenza attirando su di me il suo interesse e, una volta che cercherà la mia sola compagnia, lo eliminerò».

«Ottima idea, Miyako-chan!» asserì Yuichi, facendola sorridere.

«Bene. Ordinerò ai miei uomini di indagare sulle preferenze di quell’essere. Ti prego di stare comunque attenta, poiché è un uomo dal fine intelletto, purtroppo».

«Ho avuto a che fare con qualsiasi tipo di uomo da quando sono kunoichi e so come comportarmi, ma vi ringrazio per la vostra preoccupazione verso di me» rispose Miyako, inchinandosi davanti a Takeshi.

«Bene. Ora che il piano è stato deciso, attendi fino a quando non avrò le notizie che cerchi e poi potrai iniziare la missione. Fino ad allora sarà meglio che rimani a palazzo».

«Hai, Takeshi-dono».

Miyako uscì dalla sala dove avevano mangiato e si diresse verso camera sua, ma la voce di Yuichi la bloccò.

«Miyako-chan, che ne dici di fare una passeggiata per i giardini?» le chiese.

«Ottima idea, Yuichi-san» replicò la ragazza che, dopo aver indossato i sandali seguì l’oni fuori.

Le mostrò prima il giardino anteriore, rammaricandosi che non fosse primavera: le assicurò che durante la stagione di fioritura quel luogo era incantevole.

La condusse poi verso il ponte che sovrastava il laghetto artificiale dove carpe  e altri pesci nuotavano in tranquillità e le mostrò il resto della tenuta.

Era un giardino immenso e ben curato dove non si vedeva traccia della mano dell’uomo: gli oni avevano fatto sicuramente un bel lavoro nel sistemarlo, così da nascondere qualsiasi traccia di artificialità.

La ragazza parlò allegramente con l’oni che, a differenza degli altri che vivevano a palazzo, era molto più aperto e meno rigido nei comportamenti. Camminavano da almeno una ventina di minuti quando, su uno dei viali circondati da rododendri, incontrarono Chikage che viaggiava nella direzione opposta in compagnia di una oni femmina: Miyako non l’aveva mai vista a palazzo o se ne sarebbe ricordata.

Aveva capelli biondi, mossi e lunghi fino alla base della schiena e grandi occhi verdi, dal taglio leggermente felino: una bellezza, insomma.

Era strano il modo in cui Chikage si comportava verso di lei: sembrava quasi gentile.

«Chikage! Vedo che nostro padre ti ha presentato questo splendore» lo chiamò Yuichi, inchinandosi di fronte all’oni femmina.

« Mizuho-sama questo è mio fratello maggiore Yuichi. La donna che lo accompagna è Miyako Fujita ed è qui per adempiere ad un dovere affidatole da nostro padre».

L’oni si inchinò davanti ai due che ricambiarono con la stessa cortesia.

«È un piacere fare la vostra conoscenza» disse l’oni, riservando una lunga occhiata a Miyako « Sei un essere umano, vero?».

«Sì, Mizuho-sama».

L’oni non disse altro, ma si voltò sorridente verso il suo accompagnatore e, dopo i saluti, proseguirono verso palazzo.

«È un oni di lignaggio nobile proveniente da oltremare. È qui con i suoi genitori per combinare un possibile matrimonio con Chikage».

«Sarà soddisfatto di aver finalmente trovato una oni femmina di lignaggio adeguato alle sue aspettative».

« Probabile, ma a me non piace. Essendo il primogenito dovevo essere io a trovare compagna per primo, ma dato che a differenza di Chikage non ho problemi a mischiarmi con gli esseri umani, nostro padre ha preferito passare a lui».

«Capisco» disse semplicemente Miyako, non riuscendo però a comprendere come mai una simile notizia le pesasse sul petto come un macigno.

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciottesimo ***


Diciottesimo

Capitolo Diciottesimo



Ci vollero tre giorni agli scagnozzi di Takeshi per trovare quante più informazioni disponibili sul loro obbiettivo: Shin Hasegawa era un uomo benvoluto in paese, soprattutto dalle donne.

Avevano scoperto che le sue preferite erano quelle timide, restie e facili alle lacrime, cosa che fece storcere il naso a Miyako: era proprio il tipo di donna che le veniva difficile interpretare.

«Non riuscirai mai a diventare quel tipo di donna».

La voce di Chikage espresse ad alta voce i suoi pensieri, attirando sull’oni le attenzioni dei presenti.

«Non sottovalutarmi come sempre, Chikage-san» rispose Miyako, lanciando sguardi di fuoco all’oni che ghignò.

«Sono proprio curioso di vedere come terrai a freno la lingua davanti a quell’uomo».

«Non ti sarà permesso avvicinarla da domani mattina» s’intromise Takeshi «Non deve avere alcun collegamento con la nostra famiglia. Da stanotte Miyako alloggerà in una locanda del paese da sola».

«E da domani inizierò a circuire Shin Hasegawa» concluse Miyako, sorridendo all’uomo.

*

Dopo cena la donna si ritirò nella sua camera per recuperare le armi e le sue cose per dirigersi alla locanda dove avrebbe vissuto fino alla fine della missione.

Aprì lo shoji trovandosi davanti Chikage. Non lo aveva nemmeno sentito arrivare da tanto era presa a impacchettare le sue cose.

« Riuscirai a non farti ammazzare?».

«Oh, come sei gentile a preoccuparti per me. Se sono sopravvissuta a te, ce la farò anche questa volta».

« Essere una donna timida e restia è impossibile per te» ripeté l’oni, vedendo che Miyako abbassava la testa ed evitava il suo sguardo.

La vide anche chiudersi leggermente con le spalle e torturarsi una delle maniche del kimono.

«Cosa diavolo stai facendo?» le chiese, vedendo che la donna non alzava ancora la testa «Mi stai irritando, donna».

Miyako lo guardò e Chikage dovette indietreggiare perché la donna aveva le lacrime agli occhi.

«Mi dispiace, Chikage-san» disse Miyako asciugandosi le lacrime e tornando poi al suo consueto sguardo e atteggiamento « Se ho spaventato anche te, vuol dire che ancora una volta hai sottovalutato le mie capacità. Sayonara, ci rivedremo quando verrò a riscuotere il mio pagamento» disse la ragazza che con un balzo sorpassò la ringhiera che correva lungo il corridoio esterno del palazzo e atterrò agilmente nel cortile, per poi partire di corsa verso il paese.

«Non conosce le buone maniere» disse una voce femminile alle spalle di Chikage «Ma sembra sapere cosa fare».

Chikage si voltò verso Mizuho la quale s’inchinò davanti all’oni e proseguì oltre.

Quella donna aveva ragione: Miyako non era né femminile né educata, ma sapeva che nel suo lavoro nessuno la superava, almeno non tra le donne.

Chikage si voltò e prese a camminare verso la sua camera, cercando di smettere di pensare a quella donna dai modi rudi.

*

Il mattino successivo Miyako si vestì in fretta e iniziò a camminare per le vie del paese: molti uomini la guardavano, ma lei manteneva la testa bassa completamente concentrata nella sua recitazione.

Alcuni uomini si avvicinavano a lei chiedendole se fosse nuova del posto e se avesse bisogno di qualcosa.

Miyako, fedele al suo personaggio, rispondeva a balbettii spaventati tenendo la testa bassa, fino a quando una voce maschile non fece allontanare tutti.

Davanti a lei stava un uomo di circa trent’anni, moro con gli occhi scuri e un bel viso: Shin Hasegawa aveva fatto la sua apparizione per soccorrere una povera ragazza in difficoltà.

«Tutto bene?» le chiese, sorridendo.

«Sì, la ringrazio» rispose Miyako, inchinandosi davanti all’uomo.

«Sei nuova di qui, vero? Non ti ho mai vista».

«Sono arrivata questa mattina molto presto. Sono in viaggio per trovare un luogo dove stabilirmi, poiché il mio villaggio natale è stato distrutto dalla guerra» spiegò Miyako, che non si azzardava a tenere lo sguardo fisso su quello dell’uomo per più di pochi secondi, aumentando così la sensazione che fosse timida.

«Se vuoi posso aiutarti a cercare qualcosa. Mi chiamo Shin Hasegawa».

«Harumi Sato. Piacere di fare la sua conoscenza, Shin-sama».

«Suvvia non essere così formale, sono piuttosto giovane. Harumi-san da dove vieni?».

«L’ultima città in cui sono stata un po’ di tempo era Kyōto» mentì la ragazza, mentre camminava fianco a fianco con il suo obbiettivo.

Nascosti nelle ombre di alcune vie, intanto, i due fratelli Chikage osservavano da lontano e su ordine del padre se Miyako aveva o meno iniziato la missione.

«Devo dire che questo lato di Miyako-chan non è per niente male…» disse Yuichi.

«Stai ancora pensando cose poco consone, vero Yuichi?» gli chiese Chikage, senza ottenere nessuna risposta dal fratello che gongolava come un idiota alla vista della versione timida di Miyako.

«Andiamo, idiota. Dobbiamo informare nostro padre che la missione è iniziata bene» disse Chikage, afferrando il fratello da un gomito e trascinandolo via.

*

La missione di Miyako era iniziata da una settimana e procedeva piuttosto bene: la ragazza aveva ricevuto due inviti a cena da parte di Shin, il primo in un ristorante del paese mentre il secondo a casa sua.

L’uomo era evidentemente piuttosto abbiente, poiché la casa, nonostante fosse su un solo piano, era molto grande e con parecchie stanze. Gli shoji non erano pregiati come quelli a palazzo Chikage , ma erano comunque di buona fattura.

La ragazza fu accompagnata da una delle cameriere nella sala da pranzo dove Shin l’aspettava in compagnia delle sue guardie.

Miyako decise che era giunto il momento di spingersi oltre e chiese, sempre mantenendo un contegno timido e misurato:

«Perdona la mia impertinenza Shin-san, ma come mai sei sempre circondato da tante guardie?».

L’uomo le sorrise e disse: «Non sei impertinente ed è una domanda piuttosto frequente. Ho avuto qualche disguido con coloro che governano questa città ed ora ho timore delle loro ritorsioni».

«Sono così terribili?».

«Sono di razza oni. E non sto scherzando» le rispose l’uomo, vedendo che la ragazza si era spaventata.

«Come possono degli oni governare su un paese di esseri umani? Non si cibano di noi?» chiese la ragazza.

«No, non ti preoccupare. Questi oni sono sufficientemente civili e non hanno mai fatto del male a nessuno, a meno che non si fosse messo contro di loro. Ed è per questo che temo per la mia incolumità».

«Ti sei ribellato?».

«Esattamente ed ovviamente non sono molto contenti di ciò» spiegò l’uomo prima di sospirare e aggiungere «Non parliamo più di questi problemi e godiamoci la cena insieme, d’accordo Harumi-san?».

Miyako si limitò ad annuire.

Mentre tornava in paese si sentiva osservata e seguita: si guardava continuamente in giro per capire chi fosse a pedinarla anche se un sospetto lo aveva già.

Si fermò di botto davanti ad un negozio e con la coda dell’occhio vide un lampo bianco sparire in uno dei vicoli.

Camminando piano, con la mano già dentro l’obi e serrata intorno ad un kunai, Miyako entrò nel vicolo dove due forti mani l’afferrarono alle spalle, bloccandole i movimenti.

«Come sei coraggiosa Miyako-chan. Infilarsi in un vicolo buio da sola» la prese in giro la voce di Yuichi.

«Cosa diavolo ci fa qui? Potresti rovinarmi la copertura!» gli disse, senza che questi la lasciasse andare.

«Sentivo la tua mancanza…» rispose l’oni affondando poi il naso nei capelli neri di Miyako che non poté trattenere un verso di stupore.

«Yuichi» lo richiamò la voce di Chikage «possibile che debba sempre comportati da idiota?».

Il Kazama maggiore lasciò andare la presa su Miyako la quale riservò loro uno sguardo di disapprovazione.

«Non dovete avvicinarvi a me, cosa c’è di complicato da capire?».

«Io sono solo venuto a recuperare quell’idiota di mio fratello che è sgusciato fuori da palazzo come un verme».

«Yuichi-san, sono contenta che sei preoccupato per me, ma so cavarmela da sola»disse Miyako «Quindi non fatevi vedere intorno a me, d’accordo? Se dovete controllare l’esito della missione fatelo da lontano».

«Mi dispiace Miyako-chan, ma ora che ho sentito ancora il tuo odore, posso andarmene soddisfatto» rispose Yuichi, seguendo il fratello fuori dal vicolo, lasciandovi una Miyako sbalordita.

*

Passarono altri dieci giorni prima che Shin la invitasse di nuovo a casa sua per cena. Miyako non sapeva perché, ma sentiva una sorta di disagio crescente, come se qualcosa in Shin fosse cambiato nel tempo.

Sembrava più guardingo e rigido rispetto ai primi tempi.

Anche le sue guardie continuavano a lanciarle occhiate strane, ma non riusciva a capire cosa significassero.

Con sua somma sorpresa quella sera la cena era solo per loro due: forse l’uomo voleva spingere il loro rapporto più in là e desiderava la privacy?

Mangiarono in silenzio e la sensazione di disagio crebbe in Miyako per via delle continue occhiate che Shin lanciava allo shoji dietro il quale vi erano le sue guardie.

«È successo qualcosa, Shin-san?» gli chiese.

L’uomo sembrò ponderare bene la risposta, prima di dire: «So da fonti certe che i Kazama hanno assoldato un ninja per eliminarmi e mi hanno anche detto che sarebbe stata una donna».

Miyako sapeva già di essere fregata. Qualcuno aveva spifferato la sua vera identità, ma doveva fingere di nulla fino a quando non era certa che la sua farsa fosse stata smascherata.

«Harumi-san sono un uomo di grande intelligenza e non mi ci è voluto molto a capire che quasi sicuramente sei tu» disse l’uomo alzandosi ed estraendo la katana.

«Ottima deduzione, Shin-san» rispose Miyako, alzandosi a sua volta «Permettimi di presentarmi: il mio nome è Morte Nera» disse la ragazza.

«Non uscirai viva da qui» rispose Shin che al sentire quel nome era rabbrividito.

L’uomo attaccò Miyako, la quale schivò con agilità e sorprendente facilità i vari affondi, prima di prendere uno dei kanzashi con il quale teneva i capelli legati e piantarlo nella spalla dell’avversario, sbilanciatosi dopo un attacco avventato.

«Non avete possibilità contro di me Shin-san».

Miyako vide l’uomo ghignare e le guardie entrarono in blocco nella sala.

Con un gesto secco Miyako estrasse due kunai e alcuni shuriken dall’obi e con gesti veloci, ma precisi, colpì cinque delle dieci guardie: due stramazzarono al suolo immediatamente con la gola squarciata, mentre le altre si fermarono perché avevano entrambe le gambe ferite.

Shin urlava ai suoi uomini di attaccare e di non farsi battere da un’insulsa donna, ma sapeva che con quella kunoichi non avrebbero avuto vita facile.

Miyako riprese a lanciare Kunai e shuriken guardandosi intorno per trovare una via d’uscita: doveva fuggire da lì o sarebbe morta, poiché le guardie erano davvero troppe e stava finendo le armi che portava con sé.

Abbassandosi rapidamente tirò fuori un tanto da sotto il kimono e prese a duellare con una delle guardie che era scampata alla pioggia di lame.

Ne erano rimaste tre in piedi ancora in grado di combattere e Miyako sapeva non ce l’avrebbe fatta, anche perché la vista le si stava offuscando e capì immediatamente cosa fosse accaduto.

«Mi ha drogato, vile codardo» disse la ragazza all’indirizzo di Shin, il quale ghignava.

«Ovviamente. Sapevo di avere a che fare con una kunoichi potente. Devo ammettere che mi dispiace fossi davvero tu, sei davvero attraente» le disse, mentre Miyako scivolava nell’incoscienza.

Si risvegliò nella più completa oscurità con la testa che pulsava e la vista annebbiata: quel bastardo l’aveva drogata pesantemente.

Sentiva anche un forte dolore alla schiena, ai polsi e alle caviglie: una volta che la vista le si aggiustò capì di essere stata ammanettata e probabilmente si trovava in una cella.

Sentì, con sommo dolore per la sua povera testa dolorante, la porta della stanza dove si trovava aprirsi con un cigolio assordante e tre figure maschili sulla soglia.

«Vedo che la nostra piccola combattente si è svegliata. Chi avrebbe mai pensato che un fuscello potesse eliminare quattro valorosi guerrieri quali erano le mie guardie e ferirne altri tre?» disse la voce di Shin, che aveva sempre trovato irritante, ma mai quanto in quel momento.

L’uomo le si avvicinò, tenendo in mano una lampada ad olio che permise alla ragazza di capire dove si trovasse: erano in una specie di cantina, probabilmente interrata.

Intorno a lei vi erano delle bottiglie scure, contenete forse del sakè.

Shin le era di fronte e puntava direttamente la lampada sul viso di Miyako, la quale chiuse gli occhi e trattenne a stento un verso di dolore: seppure fievole quella fonte di luce le mandava lampi nel cervello dove l’emicrania non era affatto diminuita.

« Oh, vedo che il mal di testa ancora non è passato. Sono così spiacente di averti drogato, ma eri troppo pericolosa. Ora vediamo di capire chi e perché ti ha mandato, anche se ovviamente un sospetto ce l’ho».

«Va all’inferno» rispose la ragazza, guardandolo direttamente negli occhi.

«Vedo che ha dismesso quell’assurda recita della ragazza timida. Non hai intenzione di dirmi chi ti ha mandato?» le disse avvicinandosi al viso di Miyako, la quale rimase silente.

L’uomo allora perse immediatamente le staffe e le diede un potente schiaffo, tanto che il labbro della ragazza sbattendo contro i denti prese a sanguinare riempiendole la bocca già secca di uno sgradevole sapore ferroso.

«Te lo chiederò un’ultima volta: chi ti ha mandato?» disse Shin, avvicinandosi ancora alla ragazza che questa volta non perse l’occasione per esprimere la sua opinione sull’uomo: gli sputò in faccia una mistura di sangue e saliva che fece infuriare ancora di più Shin, il quale, dopo essersi ripulito diede un altro schiaffo alla donna, seguito da un calcio allo stomaco ed infine la prese per i capelli.

«Ti torturerò in modi talmente dolorosi che finirai per parlare, implorare pietà e nemmeno tua madre ti riconoscerà» le disse.

Miyako lo guardò dritto negli occhi e si mise a ridere dicendo:

«Credi davvero che implorerò un misero essere umano quando non l’ho fatto nemmeno di fronte ad un oni?».

Shin la lasciò andare e dopo averle dato una violenta spinta che la fece cozzare contro il muro, se ne andò seguito dai suoi scagnozzi.

Miyako rimase di nuovo solo nel buio più totale, piena di dolore e rabbia.



Ebbene sì, sono viva. Lo so che non aggiorno da tanto, ma la vita è stata un po' impegnativa. Spero di essere più costante, ma non alzate troppo le vostre aspettative e speranze. Qualora vi fosse qualche errore indicatemelo pure, poichè ho pubblicato, ma ho riletto molto velocemente.
Alla prossima
Elena.

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