Petite Monsieur du France

di LazyBonesz_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Brothers ***
Capitolo 2: *** The angel ***
Capitolo 3: *** Party ***
Capitolo 4: *** You and I ***



Capitolo 1
*** Brothers ***


20 settembre 1658

 

Philippe se ne stava sdraiato contro uno dei divani dei suoi appartamenti al Palais-Royal, osservando gli ampi giardini al di fuori della finestra dorata. Poteva notare suo fratello, il nuovo re di Francia, che ritornava dopo una lunga cavalcata. Amava passare così le giornate, lasciando che il cardinale si occupasse delle questioni politiche. Distolse lo sguardo e si alzò per raggiungerlo all’entrata del palazzo, oltrepassando le guardie immobili ai lati della porta d’ingresso dei suoi appartamenti. Come al solito non lo degnarono di uno sguardo, come tutti in quella corte. Scese lungo le imponenti scale principali, notando che il giovane re era appena entrato, sistemando gli abiti che usava solitamente per cavalcare.
‘’Fratello, perché non mi hai raggiunto?’’
Philippe scese l’ultimo gradino coperto da un pesante tappeto rosso e gli rivolse il suo solito mezzo sorriso, quello che mostrava in pubblico e che durava ben pochi secondi.
‘’Non vorrei oscurare i mille talenti di sua maestà.’’
Il tono ironico di Philippe sapeva far innervosire notevolmente Louis che lo ignorava cambiando argomento o trovando un modo per escluderlo ancora di più dalla vita politica.
‘’Domani è il tuo compleanno, forse raggiungerai l’età giusta per far parte del concilio del re.’’
Louis lo raggiunse e assieme al fratello si incamminò verso i saloni principali dove numerosi nobili si riunivano per giocare a carte o semplicemente parlare e spettegolare.
Non appena oltrepassarono le porte della prima sala, molti dei presenti si alzarono per inchinarsi davanti al giovane re e al petit monsieur.
Philippe ignorò l’ultimo commento del fratello, in cuor suo sapeva bene che non poteva certo far ombra al re, il suo compito era sempre stato quello di stare in disparte.
Il re si mise al centro della sala, guardando ogni nobile presente per alcuni secondi di silenzio. Amava farsi ammirare, notare gli sguardi dei suoi sudditi che attendevano la sua voce con trepidazione. Per questo adorava usare le migliori stoffe e anche quando cavalcava risultava più affascinante di molti nobili vestiti di tutto punto per poter stare a corte.
‘’Come alcuni di voi sanno, domani sarà il compleanno del mio caro fratello e ho in mente di preparare una grande festa in maschere. Ovviamente voi sarete tutti invitati!’’
Il tono pomposo di Louis e il suo stratagemma per mostrarsi agli occhi di tutti come qualcuno che teneva ai propri cari annoiavano Philippe. Sapeva che lo faceva per farsi amare, per spingere i nobili a essergli fedeli. Inoltre lui avrebbe preferito una festa privata con tanto vino e persone divertenti.
‘’Ti ringrazio, adorato fratello,’’ borbottò Philippe, rivolgendogli un sorriso falsamente felice prima di proseguire lungo il salone, cercando di sfuggire agli sguardi confusi dei nobili.
Una volta all’esterno prese un profondo respiro e si appoggiò al muro dietro di se, cercando di capire se preferisse restare nell’ombra o essere umiliato pubblicamente in una festa che era solo in onore del re.
Proprio mentre era preso da questi pensieri, si ritrovò Louis davanti.
‘’Bontemps stai dietro con le guardie, ho bisogno di parlare con sua altezza.’’
Il tono pieno di sarcasmo fece sbuffare Philippe.
‘’Dovresti essere felice. Sto preparando una festa in tuo onore, per una volta tutti guarderanno te.’’
‘’A te interessa solo il tuo di onore,’’ ribatté Philippe freddamente.
‘’Potresti semplicemente smettere di essere così immaturo, fratello. Lo sai qual è il mio ruolo, ora dovresti imparare a seguire il tuo! E non sei per niente pronto a far parte del mio concilio.’’
‘’Non ne dubitavo,’’ sibilò Philippe per poi allontanarsi velocemente. Ciò di cui aveva bisogno era una cavalcata prima della cena, prima di dover rivedere il re ed essere costretto a parlargli. Raggiunse le scuderie e senza curarsi del fatto che non ci fosse nessuno scudiero ad aiutarlo, prese le briglie del cavallo che doveva essere stato usato dal re, e salì in sella. Diede di sproni e partì al galoppo, senza pensare che nessuno sapeva dove fosse.

 



Due ore più tardi il sole era già tramontato e dentro il palazzo c’era più scompiglio del solito, notò Philippe mentre rientrava.
‘’Vostra altezza, dove eravate?’’
Due guardie raggiunsero Philippe, controllando velocemente che non fosse ferito ma tutto ciò che videro furono le vesti leggermente sgualcite e le scarpe forse sporche di fango e sicuramente non adatte per fuggire al galoppo.
‘’Incomprensibile come a qualcuno importi della mia non presenza,’’ disse divertito, ignorando le guardie per proseguire verso i suoi appartamenti, oltre le scale in marmo.
‘’Vostra madre vi cercava e vi attende nel salone della cena,’’ disse l’altra guardia.
‘’Ditele che sto arrivando.’’
Philippe parlò brevemente e raggiunse il piano superiore dedicato alle stanze della famiglia reale. Dopo vari corridoi riccamente decorati riuscì ad entrare nella sua camera, chiudendo con forza le porte dietro di se. Si sfilò le scarpe rovinate per lasciarle cadere a terra con fragore. Anche il resto dei suoi vestiti fece la stessa fine e rimase con la leggera camicia bianca, desiderando ardentemente un bagno caldo e ancora vino.
Si guardò allo specchio, sospirando davanti al suo riflesso triste ma cercò comunque di darsi una sistemata, non poteva evitare la sua famiglia ancora per molto. Portò i lunghi capelli scuri all’indietro e aprì le porte della sua camera per chiamare la cameriera che lo aiutava a vestirsi. La ragazza entrò nella stanza e senza dire nulla raccolse gli abiti sporchi da terra, portandoli via. Al suo ritorno mostrò al principe degli abiti finemente decorati.
‘’Un regalo di sua maestà,’’ spiegò timidamente la serva, avvicinandosi a Philippe per potergli togliere la camicia macchiata di fango.
Al suo posto gli mise una veste squisitamente candida e semplice. Il tessuto era leggero e morbido contro la pelle di monsieur. Lo aiutò a indossare le brache color porpora, decorate con  ricchi ghirigori, dopo avergli fatto cambiare le calze. La giacca riprendeva quel motivo ma era ancora più particolare grazie ai decori in oro.
La giovane cameriera si premurò di aiutarlo anche con le scarpe e il resto degli accessori prima di essere mandata via dallo stesso Philippe. Si guardò allo specchio, certamente suo fratello aveva buon gusto, questo non si poteva negare. Sospirò e si allontanò, preparandosi a dover incontrare nuovamente il re. 



***
Spazio autrice: questa serie tv mi ha fatto letteralmente impazzire e, purtroppo, ho notato che ci fossero davvero poche fan fiction su di essa. 
Questa OS è solo una sorta di prologo per ciò che succederà piu avanti. Ho intenzione di raccogliere tutti i momenti più belli, brutti e interessanti della vita di Philippe (assieme allo Chevalier), ovviamente inventati da me!! Fatemi sapere se vi interessa.

 

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Capitolo 2
*** The angel ***


21 settembre 1658

 

L’aria festosa inebriava ogni sala del palazzo reale. La dolce musica del salone principale attirava a sé tutti gli ospiti di quella sera, debitamente preparati per la festa in maschera. Le nobildonne indossavano vestiti dorati, color panna o argentati, nascondendo parte dei loro visi con maschere chiare ed eleganti. Gli uomini riprendevano nelle loro giacche i motivi degli abiti delle rispettive mogli.
Ogni nobile della corte non vedeva l’ora di prendere parte ai festeggiamenti per il principe di Francia, personalmente organizzati dal re suo fratello.
‘’Quanto denaro avrà speso il re per questa festa?’’ mormorò una donna, all’orecchio di un’altra dama.
‘’Non saprei. Certo è che vorrei essere nei panni di monsieur, ha un fratello così generoso e devoto.’’
Philippe udì quel commento mentre entrava nella sala, trovandosi lo sguardo della dama addosso.
‘’Se è quello che desiderate, posso darvi i miei abiti all’istante, madame’’, disse il principe con un mezzo sorriso canzonatorio sul volto.
La dama bisbigliò un ‘’vostra altezza’’ sorpreso e si toccò il crocifisso in oro posto proprio sulla scollatura dell’abito. Philippe scosse la testa al gesto e si allontanò, legandosi la maschera bianca sulla nuca. Forse qualcuno lo avrebbe addirittura scambiato per il re quella sera.
Non conosceva molti dei nobili presenti, solitamente non toccava a lui fare la loro conoscenza, suo fratello non lo immischiava mai nella vita politica. Si avvicinò al tavolo del vino e ne prese un bicchiere quando all’improvviso sentì la voce di Bontemps che annunciava l’arrivo del re.
Si voltò e vide il fratello vestito di tutto punto, indossando un raffinato abito azzurro. Dietro di lui c’era Anne d’Austria, loro madre, assieme a Henriette di Inghilterra che non accennava a distogliere lo sguardo dal re.
‘’Buonasera, miei cari ospiti. Spero vi stiate godendo il ricevimento e spero che stiate porgendo i vostri omaggi al mio caro fratello, Philippe, duca d’Angiò’’, esclamò il re, camminando per il centro della sala.
Si avvicinò a Philippe che gli rivolse uno sguardo pieno d’astio, per fortuna nascosto dalla maschera.
‘’Tanti auguri, fratello, possa essere la tua vita gioiosa come questa festa’’, disse il re, poggiando una mano sulla spalla di monsieur.
Philippe notò, con un certo piacere, di essere leggermente più alto del fratello.
Louis gli sorrise e scostò la mano, voltandosi verso la bellissima Henriette.
‘’Che abbiano inizio le danze’’, esclamò e poi, a voce più bassa ‘’mi concedereste questo ballo, madame?’’ domandò rivolto a Henriette che afferrò prontamente la mano del re.
Philippe sospirò, ormai stava diventando eclatante la predilezione del fratello verso la principessa d’Inghilterra.
‘’Ti diverti, figliolo?’’ domandò Anne, affiancandosi al secondogenito. Philippe le rivolse un sorriso sincero, forse sua madre era la sua unica alleata in quella corte.
‘’Quasi, madre. Potreste presentarmi qualche nobile di vostra conoscenza’’, propose Philippe, guardandosi attorno attentamente. Suo fratello aveva fatto decorare quella sala con estrema eleganza, non poteva nasconderlo. Il principe amava la vita di corte in sé, piena di bellezza e maestosità. Odiava, però, la sua di vita alla corte di Francia.
Philippe e la madre camminarono per il salone, ricevendo sguardi e altrettanti inchini veloci, erano pur sempre membri della casata reale.
‘’Hai visto tuo zio Gastone? Mi sembra che volesse porgerti i suoi auguri’’, disse la donna, facendo un cenno verso il duca d’Orléans.
‘’Strano come il re sopporti la sua presenza a corte, dopo la rivolta dei nobili.’’
‘’Buon viso a cattivo gioco, mio caro.’’
Philippe annuì, cercando di non pensare al fatto che anche sua madre cercava di allontanarlo da ogni aspetto della vita politica, dando spiegazioni veloci su ogni mossa del re.
‘’Ah ecco, volevo presentarti i conti di Harcourt’’, mormorò la donna all’orecchio del figlio prima di incamminarsi verso un gruppo di nobili intenti a bere del vino e mangiare qualche dolce.
Philippe sentì numerosi ‘’vostra altezza’’, dedicati a lui e la madre.
Anne raggiunse due coniugi, sorridendo sinceramente a entrambi.
‘’Buonasera conte e… contessa’’, salutò l’ex regina, ‘’volevo presentarvi mio figlio, il festeggiato e il duca d’Angiò, Philippe.’’
Philippe fece un passo avanti, rivolgendo ai nobili il suo solito mezzo sorriso.
‘’Vostra altezza, è una splendida festa questa, dovreste essere grato al re’’, disse la contessa, esprimendo sincera ammirazione per i festeggiamenti.
‘’Certamente, contessa d’Hancourt, amo vedere l’amore di mio fratello verso la sua famiglia’’, disse con una punta di ironia che i due coniugi non colsero.
‘’Vi auguriamo una splendida serata’’, proclamò il conte, chinandosi leggermente davanti ai due membri della casata reale.
‘’Philippe, stai attento a come parli di tuo fratello’’, sua madre lo ammonì prima di allontanarsi, andando incontro al cardinale che aveva appena fatto il suo ingresso nel salone.
‘’Era sarcasmo quello, vostra altezza?’’
Una voce alla destra di Philippe lo costrinse a voltarsi, incontrando lo sguardo curioso di un giovane nobile. Rimase incantato da quel viso parzialmente nascosto da una maschera bianca e riccamente decorata. Ma non erano solo i tratti angelici ad averlo attirato, erano anche i modi, i gesti del giovane a incuriosirlo. Si muoveva guardando tutto ciò che lo circondava allo stesso modo ma quando portava il suo sguardo impertinente sul principe di Francia riusciva a farlo sentire come se fosse l'unico dettaglio importante della stanza, una sensazione che non aveva mai sperimentato.
Quello sguardo insistente lo stava facendo innervosire e allo stesso tempo gli faceva piacere.
‘’Cosa ve lo fa pensare, mh…’’ il principe si interruppe, cercando di capire chi fosse la persona davanti a sé.
‘’Temo che abbiate appena parlato con i miei genitori, usando quel tono scortese proprio davanti a due nobili piuttosto devoti a Vostra maestà.’’
Il tono divertito sembrava voler nascondere un leggero rimprovero ma Philippe non era mai stato sgridato da qualcuno che non fosse suo fratello, sua madre e il cardinale. La cosa lo destabilizzò e per una volta rimase senza nulla con cui ribattere.
‘’Prima che chiamiate le vostre guardie, sappiate che scherzavo, non vorrei mai sgridare qualcuno con un viso così bello’’, il giovane nobile si permise di sfiorare una guancia candida del principe, facendolo arrossire e non solo di rabbia.
Philippe si passò la lingua fra le labbra, rimanendo perplesso e stupido dal comportamento del ragazzo mascherato. Nessuno aveva mai allungato una mano su di lui, nemmeno qualche amante fugace che aveva avuto.
‘’Chi siete?’’ domandò, realizzando di non sapere ancora il nome del nobile.
‘’Ironia della sorte, mi chiamo Philippe e sono conosciuto come lo Chevalier de Lorraine’’, spiegò con il suo solito tono scherzoso, rivolgendo un sorriso candido e innocente al principe. Philippe annuì e prese il suo secondo bicchiere di vino, cercando di capire che età potesse avere lo Chevalier. Era più basso di lui, aveva tratti più delicati anche se il suo tono e il suo modo di parlare potevano nascondere la sua vera età.
‘’Vi piace la corte? Avete incontrato mio fratello?’’
‘’E’ un palazzo adorabile, non si può nascondere ciò. Un po’ meno adorabile è il re se cerca di nascondervi anche durante una festa in vostro onore.’’
‘’Badate a come parlate, è pur sempre mio fratello, mio parente e vostro re’’, il duca lo ammonì. Nonostante i rapporti travagliati si poteva dire che Philippe fosse il più fedele dei sudditi di Louis XIV.
Lo Chevalier afferrò un macaron e riprese a parlare, ignorando il rimprovero del principe con un gesto veloce della mano libera.
‘’I miei genitori hanno appena consentito a una proposta di vostra madre, Vostra altezza. Rimarrò a palazzo, per fare esperienza della corte sicuramente. Magari potrei conoscervi meglio.’’ Ogni parola dello Chevalier riusciva a confondere maggiormente Philippe. Come si permetteva di parlargli in quel modo e di prenderlo in giro? Eppure non voleva smettere di parlargli, sembrava l’unico interessato alla sua presenza.
‘’Magari’’, mormorò il principe, finendo il suo vino solo per versarsene altro.
‘’Siete sempre di così poche parole, Vostra altezza? E bevete sempre così tanto?’’
Lo Chevalier sorrise divertito per la reazione del principe ai suoi commenti. Era conosciuto nel suo castello per essere abbastanza schietto, privo di scrupoli, vanesio e anche avido. Tutta la bellezza del palazzo lo aveva rapito ma ancora di più lo aveva fatto Philippe. Lo aveva visto muoversi per la stanza come se quella festa fosse l’ultimo posto in cui volesse stare, e poi aveva notato con piacere il gusto del principe per le stoffe. La famiglia reale doveva essere davvero ricca.
I due camminarono lungo il salone fino a finire in disparte, verso l’uscita.
‘’Sentite, la musica e l’arredamento sono davvero deliziosi qui ma vi propongo un modo migliore per festeggiare, anche con più vino e musica migliore’’, propose lo Chevalier, cercando di studiare l’espressione di Philippe che aveva un viso così bello, molto più affascinante di quello del re.
Philippe ci pensò per alcuni secondi; secondo l’etichetta non poteva sparire nel nulla ma nessuno si sarebbe accorto della sua assenza per qualche ora. E avrebbero pensato che fosse con qualche amante, dopotutto era il suo compleanno.
‘’Nonostante sia una pessima idea, acconsento’’, rispose il principe, provocando un sorriso soddisfatto sul volto dello Chevalier. Il giovane afferrò due bottiglie di vino e uscì dal salone, facendosi seguire dal duca. Attraversarono i corridoi velocemente e salirono delle scale secondarie per raggiungere gli appartamenti dei nobili.
‘’Sfortunatamente non appartengo a nessuna casata reale attualmente e quindi, fortunatamente, non ho guardie nella mia stanza.’’
Lo Chevalier rise mentre entravano nella sua camera che comunicava con quelle del resto della sua famiglia. Lasciò il vino su un mobile e chiuse le porte, allargando poi le braccia come per mostrarsi fiero di quella stanza piuttosto semplice rispetto a quella del principe. Entrambi si tolsero le maschere, abbadonandole sul pavimento in legno.
‘’E la musica?’’ domandò Philippe, appoggiandosi al muro intonacato con varie sfumature di giallo chiaro e oro. Quella situazione era del tutto nuova per lui. Non era mai stato con un ragazzo nobile in una stessa stanza, da soli e di notte. Il massimo delle esperienze amorose che aveva avuto era legato o al volere della madre, o a qualche toccata fugace tra i corridoi.
‘’Manca anche quella, Vostra altezza, mi spiace, possiamo solo ubriacarci.’’
Lo Chevalier bevve un lungo sorso di vino direttamente dal collo della bottiglia. Philippe fece lo stesso, anche per mandare via la sensazione d’imbarazzo che stava provando. 

 

 

 

 

 

 

Un’ora più tardi Philippe si trovava disteso sul letto dello Chevalier, sorseggiando gli ultimi rimasugli della sua bottiglia di vino. Le sue scarpe erano abbandonate in un angolo della stanza e i suoi piedi erano poggiati sulla testiera dorata del letto.
‘’Dovrei essere io a organizzare le mie feste, non mio fratello, non sa come divertirsi’’, esclamò il principe, strascicando qualche parole per colpa del vino.
‘’Si e io dovrei aiutarvi’’, lo Chevalier rise e poggiò la bottiglia vuota sul divano dove si trovava.
Si sbottonò parte della camicia e lasciò cadere la giacca per terra, iniziando a sentire fin troppo caldo dove aver bevuto abbastanza. Camminò verso il proprio letto e si lasciò cadere di fianco al principe, coprendo una sua spalla con i suoi boccoli biondi.
‘’Siete bellissimo, Mia altezza’’, mormorò lo Chevalier, guardando gli occhi di Philippe con uno sguardo languido e ubriaco.
‘’Lo dite perché siete ubriaco, domani non ricorderete neanche il mio viso’’, ridacchiò il duca, mettendosi su un fianco, lasciando scivolare a terra la bottiglia di vino.
‘’Vi sbagliate, caro principe, a quanto ho capito nessuno vi nota mai ma io si e posso assicurarvi che siete bellissimo.’’
Una mano dello Chevalier finì tra i capelli scuri di Philippe e si mosse tra le ciocche morbide, portandole all’indietro per scoprire quel volto.
Il principe si sentiva inebriato e non solo dal vino. Quelle carezze erano piacevole e anche se per tutto il regno, per la Chiesa, per tutto il mondo erano sbagliato, a lui sembravano la cosa più giusta del momento. Chiuse gli occhi per lasciarsi cullare da attenzioni che non aveva mai ricevuto e sentì la bocca dello Chevalier sulla sua.
Allungò le mani verso il giovane e strinse fra le dita la sua camicia, cercando di attirare il suo corpo su di sé mentre muoveva con sicurezza la propria bocca. Mentalmente stava ringraziando il vino che lo aveva reso audace.
Lo Chevalier prese il viso del principe fra le mani e accarezzò le sue labbra con le proprie, sistemandosi fra le sue gambe che subito gli cinsero i fianchi.
Philippe si lasciò andare in quel bacio, schiudendo la bocca su quella dello Chevalier, approfondendo quel contatto che divenne sempre più intenso. Si ritrovò a emettere gemiti di piacere tra un bacio e l’altro. Una sensazione di piacere e di calore invase i corpi di entrambi.
Philippe si allontanò sentendo il bisogno di prendere fiato ma lo Chevalier non si fermò, anzi iniziò a tracciare una scia di baci umidi sul collo del principe, sentendolo sospirare a ogni tocco. ‘’Vi voglio, Vostra altezza’’, sussurrò il giovane, passando le dita lungo il petto dell’altro, cercando di sbottonare il gilet posto sopra la camicia perfettamente bianca.
Philippe lo lasciò fare, ansimando senza riuscire a parlare per tutte quelle sensazioni nuove. Ironicamente, lo Chevalier sembrava molto più esperto nonostante fosse più giovane.
Le sue mani riuscirono a spogliare il torso del principe e tutti quei vestiti finirono a terra. Philippe rimase solo con i pantaloni e le calze, tenendo gli occhi chiusi per godersi i baci dell’altro lungo il proprio petto.
Lo Chevalier raggiunse il basso ventre del principe e mosse la lingua attorno all’ombelico, deliziandosi dei versi di piacere che poteva udire per la stanza. Non aveva mai avuto un amante così nobile, così reale. Di questo si sentiva soddisfatto e compiaciuto, sopratutto perché stava facendo un ottimo lavoro con il fratello del re.
‘’Chissà cosa direbbe vostro fratello, vedendovi ora’’, sussurrò lo Chevalier, massaggiando le gambe coperte del principe fino a far scivolare le dita verso il centro del suo bacino.
‘’Siete molto più accattivante. Avreste dovuto essere re. Un vero peccato che quella febbre non l’abbia ucciso…’’ Non riuscì a dire più nulla perché la mano di Philippe gli coprì la bocca.
‘’Non permettetevi, ve l’ho già detto.’’
Il momento di piacere era scemato all’improvviso per il principe che si stava alzando dal letto, cercando di indossare il più velocemente possibile i proprio vestiti.
Lo Chevalier alzò gli occhi al cielo e provò ad allungare una mano verso la giacca dell’altro che però gli colpì le dita.
‘’Non toccatemi’’, sussurrò minacciosamente Philippe per poi uscire dalla stanza, lasciando il giovane da solo nel proprio letto.
‘’Ecco cosa succede a sedurre un membro della famiglia reale’’, borbottò tra sé e sé, pensando con stupore a quanto vulnerabile fosse il principe.

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Capitolo 3
*** Party ***


30 ottobre 1658

 

Le giornate iniziano ad accorciarsi, pensò Philippe mentre osservava l’ampio giardino al di fuori della sua stanza. Erano appena le sei del pomeriggio e le ombre degli alberi iniziavano già ad allungarsi lungo il viale. Il sole stava tramontando. La servitù aveva cominciato a preparare la legna per le stufe; le grandi sale del palazzo si raffreddavano in fretta.
Era passato quasi un mese dal proprio compleanno eppure non era cambiato nulla. Si sentiva diverso? Certamente no e anche il suo compito a palazzo non era mutato. Era rimasto un accessorio della corte. Inoltre non aveva più parlato con lo Chevalier. Ogni tanto lo vedeva girare per le sale, giocare a carte o a biliardo e parlare con il resto dei nobili. Ogni tanto lo guardava mentre se ne stava in disparte a leggere. Eppure non si era mai scusato ma non sembrava neanche il tipo.
Philippe studiava i suoi movimenti e il suo carisma da lontano, dopotutto non aveva molto da fare durante la giornata. Notava che solo in rarissimi momenti dimostrava la sua vera età, ovvero sedici anni. I tratti gentili e delicati lo tradivano ma i suoi modi fin troppo arroganti per la sua casta nascondevano la sua giovinezza.
Il giovane principe sospirò e si alzò dalla poltrona color porpora della sua stanza, decidendo di recarsi nel salone per trovare un po’ di compagnia. Mentre si guardava allo specchio ripensò alle parole dello Chevalier riguardo la sua persona. Lo aveva definito più accattivante del re stesso.
Allora Philippe iniziò a togliersi i vestiti grigi che aveva indosso, sentendosi più stanco del solito di fare solo da tappezzeria. Prese dall’armadio uno dei completi più raffinati e pomposi che avesse mai avuto e si cambiò, senza neanche ricercare l’aiuto di qualche serva.
Era un completo grigio ma così riccamente decorato con dettagli argentati che era impossibile non notarlo. Inoltre anche la parte finale della maniche della camicia era particolare, più a sbuffo del solito.
Philippe si mise le scarpe e sistemò i lunghi capelli sulle spalle prima di uscire con sicurezza. Se suo fratello non voleva inserirlo nella vita politica, allora lui avrebbe potuto dirigere la vita di corte. Dopotutto aveva sempre amato i dettagli della vita nobiliare, l’etichetta e tutte le sue regole non scritte su come si doveva vivere nel palazzo reale.
Scese le scale ed entrò nel salone, attirando su di sé alcuni sguardi curiosi e tra questi anche quello del suo omonimo. Sorrise soddisfatto per averlo colpito e si diresse direttamente verso di lui.
‘’Altezza, sto per caso assistendo alla vostra rinascita?’’ domandò lo Chevalier, allontanandosi immediatamente dal gruppo di nobili con cui stava conversando. I partecipanti rivolsero brevi inchini al fratello del re prima di riprendere a parlare.
‘’Dobbiamo organizzare una festa… privata’’, propose il principe non appena furono lontani da orecchie indiscrete.
‘’Avete intenzione di regnare nella notte? Perché se è così mi piacerebbe molto aiutarvi.’’
Philippe pensò a quelle parole, gli sembrava quasi sbagliato fare qualcosa senza dirlo a suo fratello, eppure era stato lui a tenerlo sempre lontano dagli affari importanti.
‘’Vorrei solo avere il comando su qualcosa per una volta’’, ammise Philippe.
‘’Pensavo foste arrabbiato con me, altezza.’’
‘’Lo sono ancora, non dovevate dire una cosa del genere al fratello del re, ci sono persone che hanno perso la testa per molto meno.’’
‘’Non lo farò più, monsieur. Sono uno dei sudditi più fedeli, certo non quanto voi’’, lo Chevalier sollevò un sopracciglio, prendendosi gioco della totale lealtà di Philippe per qualcuno che raramente lo notava.
‘’Vi piace prendermi in giro.’’
‘’Forse ma la verità è che non mi piace che qualcuno affascinante come voi viene oscurato in tal maniera, non lo meritate. E perciò organizzeremo una festa fantastica con le persone migliori.’’
‘’Non conosco molta gente…’’ mormorò Philippe, ancora sorpreso dalle parole dell’altro. Nessuno aveva mai parlato di cosa meritasse o meno. Gli facevano piacere le sue parole anche se aveva paura che si trattasse di mera adulazione.
‘’In questo mese ho scoperto che molti vi ammirano. Siete bravo a combattere, siete bravo a cavalcare e con le parole. Qualcuno ha anche parlato della vostra bravura con le strategie di guerra, a quanto pare avete provare a diffondere la vostra opinione sulla politica. E infine siete bellissimo’’, concluse lo Chevalier, sorridendo compiaciuto al principe che non si aspettava certe parole.
‘’Pensavo che nessuno prendesse sul serio le mie idee’’, disse Philippe.
‘’Ve l’ho detto che siete bravo con le parole, altezza.’’
Philippe accennò un sorriso e poi fece cenno all’altro di seguirlo, fuori dalla sala principale.
Si ritrovarono in un corridoio scarsamente illuminato anche perché fuori aveva ormai fatto buio.
‘’Terrò la festa nel salone dell’ala est, nessuno va mai lì perché le stanze non sono tanto grandi. E voglio tantissimo vino’’, spiegò Philippe, iniziando ad immaginare come sarebbe stata la festa.
‘’Ci penserò io solo che avrò bisogno di un po’…’’ lo Chevalier strofinò il pollice e l’indice fra di loro, indicando che avesse bisogno di denaro.
‘’Oh certo.’’
‘’E anche una piccola somma per il mio vestito e per il vostro, certamente’’, dichiarò infine, mostrando la propria vanità di fronte al principe.
‘’Non approfittate troppo delle mie finanze.’’
‘’Adoro il vostro tono minaccioso, altezza’’, lo Chevalier si sporse verso il principe afferrando il colletto della sua giacca in broccato, costringendolo a fare un mezzo passo in avanti.
Philippe rimase interdetto e osservò l’altro che era di qualche centimetro più basso. Lo Chevalier ricambiò lo sguardo e premette la propria bocca su quella del principe in un bacio veloce ma intenso.
Quando Philippe riaprì gli occhi vide solamente la schiena dell’altro mentre rientrava nel salone. Si sfiorò le labbra con le dita, ritrovandosi ad arrossire per quel contatto che non si aspettava. 

 


1 novembre 1658

 

La prima mattina di novembre era piuttosto fredda eppure Philippe non si sentiva le temperature basse mentre si allenava per la scherma. Si trovava in un posto appartato del giardino, tra gli alberi, ed era da almeno due ore che faceva pratica con la spada. Proprio nel momento in cui stava riuscendo a battere il proprio maestro d’armi, sentì il rumore degli zoccoli. Si voltò e vide suo fratello in sella a uno dei suoi cavalli preferiti.
‘’Attento’’, disse il re mentre la lama di una spada sfiorava il collo di Philippe per alcuni istanti.
‘’Come mai a cavallo?’’ domandò monsieur, scostandosi i capelli dal viso e riprendendo fiato dopo le due ore di scherma.
‘’Ho deciso che andremo a Versailles fra due giorni, è la stagione della caccia al cinghiale’’, spiegò il re, smontando da cavallo per raggiungere il fratello.
‘’Stavo decidendo che cavallo portare’’, continuò Louis ormai giunto davanti a Philippe, ‘’e poi ho visto che ti stai facendo notare a corte, per favore non metterti in ridicolo.’’
‘’Quand’è che mi sono messo in ridicolo?’’
‘’Quando bevi troppo, parli troppo e fai vedere troppo i tuoi gusti personali.’’
Philippe ripensò alle poche volte in cui partecipava seriamente alle feste di corte e quando beveva gli capita di essere più espansivo.
‘’Fratello, non faccio nulla tutti i giorni, non mi permetti di partecipare al consiglio.’’
I due si incamminarono verso il palazzo, lasciando i loro servitori ad occuparsi del cavallo del re.
‘’Sei troppo immaturo, Philippe, il cardinale ed io vogliamo aspettare.’’
‘’E allora fammi entrare nell’esercito, come tuo generale, per recarti onore!’’ protestò l’altro, alzando leggermente il tono della voce.
‘’Ora capisci quando parlo di immaturità? Guardati, stai protestando davanti al volere del tuo re. Come puoi onorarmi così?’’
Louis osservò il viso del fratello, era come un libro aperto per lui. Vedeva nei suoi occhi delusione e scontentezza ogni volta che faceva qualche scenata per qualcosa che voleva.
‘’E come faccio a rispettare il tuo volere se mi tratti come un mobilio del palazzo? Tutta la corte mi tratta così’’, mormorò Philippe, fermandosi al centro del viale che stavano percorrendo. Il re sospirò profondamente, uno dei suoi compiti era di restare indifferente a qualsiasi tipo di protesta, anche davanti a quelle del fratello. Doveva semplicemente cercare un modo per distrarlo, per rabbonirlo.
‘’Non sei un mobilio, sei mio fratello, un membro della famiglia reale. E ho bisogno dei tuoi servigi, ho bisogno di te e presto ti farò capire in che senso.’’
Louis poggiò una mano sulla giacca nera e pesante di Philippe, strinse la presa e gli sorrise prima di allontanarsi per tornare a palazzo, seguito da due guardie e Bontemps. 

 

 

 

‘’La festa sarà oggi, fra due giorni partiremo per Versailles.’’
‘’Versailles? Il paesino più noioso di Francia?’’ domandò lo Chevalier, rimanendo seduto sul divano dove Philippe lo aveva trovato.
‘’Mio padre aveva una tenuta di caccia lì, so che non è il massimo dell’eleganza ma vorrei che veniste con me.’’
Lo Chevalier aggrottò la fronte studiando l’espressione di Philippe, non sembrava di ottimo umore ma a quanto pare non lo era mai.
‘’E cosa ci faccio lì?’’
‘’Stareste con me’’, propose Philippe, sedendosi di fianco all’altro, poggiandosi allo schienale del divano.
‘’Sento che da solo morirei di noia, non vorrei neanche andarci. Non mi piace la caccia e preferisco la vita di corte, sopratutto ora che ho deciso di volerne fare parte più spesso.’’
‘’Uhm, e che me ne viene?’’ sussurrò lo Chevalier, allungando una mano verso i capelli di Philippe. Con l’indice iniziò a giocare con una ciocca.
‘’Sareste uno dei miei amici più fidati, credo che faccia piacere essere vicino al fratello del re’’, rispose Philippe lentamente, non sentendosi più sicuro come prima ora che lo Chevalier gli stava accarezzando una guancia.
‘’Non avete tutti i torti, potremmo divertirci a creare una nostra corte lì.’’
Lo Chevalier si sporse verso il principe, premendo le labbra lungo la sua mascella per poi percorrerla con baci leggeri, facendolo fremere piacevolmente. Osservò il suo viso che per una volta sembrava rilassato mentre si godeva quei baci delicati.
‘’D-dobbiamo organizzare la…’’, la frase di Philippe fu bloccata da un bacio dello Chevalier contro il suo lobo.
‘’Non preoccupatevi, altezza, ci penso io’’, sussurrò il giovane nobile, stuzzicando il lobo del principe con la propria lingua. Poi si scostò, sorridendo soddisfatto nel notare le guance rosse di Philippe. Poteva cercare di controllarsi quanto voleva ma lo Chevalier lo avrebbe conquistato in tutti i modi, l’idea di avere un amante facente parte della casata reale lo allettava.
‘’Andate a prepararvi, Vostra altezza, ho intenzione di farvi divertire come mai prima d’ora.’’
Philippe annuì e si alzò, nascondendo un sorriso prima di recarsi verso i propri appartamenti, iniziando a pensare al completo che avrebbe scelto. 

 

 

 

 

I corridoi per raggiungere l’ala est del palazzo erano scarsamente illuminati, segno che quei saloni erano poco frequentati, fortunatamente.
Philippe stava percorrendo l’ultimo tratto di strada per raggiungere il salone della festa e stava pensando a quanto stravagante sarebbe stato l’abito dello Chevalier. Alla fine era stato lui a scegliere i vestiti per entrambi, usufruendo delle finanze del fratello del re. Philippe aveva trovato una scatola in legno pregiato, contenente il suo completo azzurro e dorato, colori appropriati per un re non per un principe.
Iniziò a sentire della musica allegra e a vedere delle luci più forti così capì di essere in prossimità del salone. Poggiò una mano sulla porta in legno ed entrò, ritrovandosi in mezzo a dei nobili con abiti sfarzosi mentre ridevano e bevevano.
L’atmosfera di quella festa era ben diversa da quelle che c’era di solito nelle feste del re. Le voci erano più alte, il vino scorreva maggiormente, la musica era più allegra e i comportamenti delle persone erano più libertini.
Proprio al centro della sala si trovava lo Chevalier che indossava un abito di broccato blu, finemente decorato in oro.
‘’Miei cari ospiti, ho l’onore di presentare il protagonista di questa festa, Sua altezza Philippe, duca d’Angiò’’, esclamò lo Chevalier, non appena notò il principe fare il suo ingresso nella sala.
Tutti i nobili presenti applaudirono e qualcuno alzò anche il calice di vino in suo onore per poi bere. Philippe sorrise perplesso, solitamente era abituato a inchini formali ma quella non era una festa del re.
‘’Eccovi, siete bellissimo’’, disse lo Chevalier, avvicinandosi con due bicchieri di vino. Ne porse uno a Philippe che bevve velocemente e tutto in un sorso, cercando di sciogliere la tensione. Quella sembrava davvero una festa in suo onore.
‘’Sorridete, ridete, è tutto per voi qui con le persone che più vi ammirano!’’ esclamò l’altro, riempiendo di nuovo il bicchiere del principe, ‘’per aiutarvi ho anche un piccolo regalo’’, sussurrò poi all’orecchio di Philippe. Dalla giacca tolse fuori una piccola confezione argentata che porse a monsieur. Lui l’aprì capendo subito che fosse una polvere, ne giravano parecchie a corte.
Philippe la guardò dubbioso ma alla fine si lasciò andare, facendone uso per poi riprendere a bere quel vino così gustoso. 

 

 

 

La musica era sempre più forte per le orecchie frastornate di Philippe. La testa gli girava eppure si sentiva leggero e senza problemi. Aveva parlato con vari nobili che si erano complimentati per doti che neanche lui credeva di avere. Qualcuno aveva pure tentato di cospirare bonariamente, riferendosi a lui come un grande possibile re.
Nel tempo in cui non aveva chiacchierato aveva ballato e anche flirtato senza sdegnare nessuno. Sembrava una serata in cui ogni piacere di solito proibito era lecito.
Lo Chevalier non si stava trattenendo, Philippe lo aveva visto baciare un ragazzo della loro età in modo davvero poco casto, facendogli provare una fitta di gelosia quando ancora era solamente brillo.
Ora poteva dire di essere ubriaco e perciò sentiva sempre più caldo. Si sfilò gli abiti superiori, lasciando solo la camicia leggermente sbottonata prima di sentire una mano su di sé.
Si voltò e incrociò lo sguardo di una giovane nobile che doveva aver perso metà del vestito da qualche parte.
‘’E’ una festa meravigliosa, altezza’’, ridacchiò la ragazzina e poi afferrò la manica di un altro nobile che le somigliava parecchio.
'’Vi volevo presentare, ehm, mio fratello, Adrien’’, biascicò senza smettere di lasciarsi sfuggire risatine. Il fratello sembrava intimidito dal principe inizialmente ma poi gli afferrò i lembi della camicia per attirarlo a sé.
Philippe si sentiva così confuso dal vino e le polveri per ragionare su ciò che era appena accaduto e si lasciò andare alla stretta del ragazzo, poggiando con decisione la bocca sulla sua.
Ben presto si ritrovò poggiato contro un tavolo e si sedette su di esso, avvolgendo le gambe attorno ad Adrien, attirandolo sempre di più a sé. La sbronza aiutò notevolmente l’eccitazione che stava provando mentre cercava di sfilare la camicia al giovane nobile.
Philippe si allontanò per prendere fiato e riuscì anche a sfilare la camicia del giovane, ritrovandosi addosso lo sguardo dello Chevalier. Si voltò verso di lui che lo stava fissando con una strana espressione, non sembrava essere in sé e sembrava quasi infastidito dai comportamenti del principe che però si lasciò sfuggire una risatina prima di riprendere a baciare l’amante di quella notte.
Ora si trovava a terra con Adrien a cavalcioni sul proprio bacino, mai avrebbe pensato di potersi trovare in una situazione del genere. Il fratello del re che si comportava come una cortigiana qualunque. Le labbra del nobile stavano percorrendo il suo collo e le sue mani sbottonavano totalmente la camicia in seta che ben presto finì sul pavimento.
‘’Non pensavo fosse così il fratello del re’’, mormorò Adrien, ergendosi su Philippe. Ondeggiò sul suo corpo, facendo esalare dei sospiri al principe che desiderava molto di più di quel semplice contatto.
‘’Anche il fratello del re vuole divertirsi, così come il re stesso fa.’’
‘’State dicendo che Sua altezza ha un'amante?’’ mormorò Adrien, muovendo i suoi fianchi su quelli di Philippe, portandolo a chiudere gli occhi e stringergli i fianchi.
‘’Non sta dicendo niente, ora spostati.’’
Una voce severa ridestò il principe che aprì gli occhi, trovandosi davanti il viso infastidito dello Chevalier. Adrien rise e portò una mano su di lui, cercando di spingerlo via.
‘’Sto abusando del vostro giochino?’’ domandò altezzoso, riuscendo a rovinare ancora di più l’atmosfera per Philippe che lo allontanò di sua volontà. Si alzò da terra barcollando e poggiò una mano su una spalla dello Chevalier, sorreggendosi a lui.
‘’Non sono il tuo giochino’’, disse sprezzante, senza preoccuparsi di essere educato. Due braccia avvolsero il suo bacino per trascinarlo via dalla folla che si stava creando e le stesse braccia lo aiutarono a sdraiarsi su una poltrona.
‘’Siete bello così imbronciato’’, la voce ora totalmente diversa dello Chevalier gli fece provare i brividi di piacere di prima e uno strano calore per tutto il corpo. La mano destra del nobile sistemò i riccioli scuri di Philippe, liberando il suo viso da quelle ciocche disordinate.
‘’Siete il mio angelo?’’ sussurrò Philippe, decidendo di appoggiare la propria testa sulle gambe del suo salvatore ora che si era seduto al suo fianco.
‘’Se lo desiderate…’’ rispose l’altro, senza smettere di accarezzare ogni ciocca scompigliata del principe, ammirando i particolari del suo viso mentre si rilassava ad occhi chiusi. Lo Chevalier notò che stava per addormentarsi, sicuramente per colpa del vino. Avrebbe dovuto destarlo e accompagnarlo nelle sue camera ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quell’espressione così calma. Sembrava un bambino mentre riposava.
‘’Baciatemi’’, sussurrò il principe come si fosse risvegliato all’improvviso. Sollevò la testa tenendosi a un braccio dello Chevalier, e cercò le sue labbra, ottenendole in pochi istanti. I due mossero le proprie bocche lentamente, dolcemente, in un bacio fin troppo intimo per due persone che si conoscevano da appena un mese.
Le braccia di Philippe avvolsero il collo dell’altro e si aggrappò ad esso mentre schiudeva la bocca, facendo si che le loro lingue potessero incontrarsi. Per lunghi istanti rimasero a baciarsi, dimenticando tutte le persone attorno a loro.
Lo Chevalier poteva sentire le dita di Philippe lungo tutto il proprio petto e spesso anche tra i propri capelli. Lo attirò a sé, beandosi della sensazione delle sue labbra morbide sulle proprie.
‘’Molto meglio’’, sussurrò il principe dopo essersi staccato e dopo aver poggiato una guancia arrossata su una spalla dello Chevalier. Pochi secondi dopo cadde addormentato.

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Capitolo 4
*** You and I ***


6 novembre 1658

 

La famosa caccia al cinghiale era terminata quel pomeriggio freddo che prometteva un inverno anticipato. Il sole era già calato da mezz’ora e il cinghiale era pronto per essere cucinato. Non erano stati giorni molto proficui ma, alla fine, un nobile di quale zona a sud di Parigi, era riuscito a catturare l’unico cinghiale della caccia. Il re non ne era stato così entusiasta ma Bontemps pensava che avrebbe cambiato idea dopo averlo mangiato e dopo aver fatto allontanare il nobile.
Philippe e lo Chevalier avevano passato le poche e corte giornate a giocare come due bambini, immaginando di avere un palazzo completamente vuoto dove organizzare feste ogni notte. Sfortunatamente la maggior parte dei nobili presenti erano particolarmente noiosi e anziani, erano coloro che il re cercava di ingraziarsi prima di prendere effettivamente prestigio. Qualche nobile più giovane, non ancora particolarmente legato alla vita politica, partecipava a quei festini notturni dove il vino francese scorreva oltre i limiti permessi.
 L’odore del cinghiale si spargeva per le cucine della tenuta e successivamente raggiunse la piccola sala dedicata alla famiglia reale. Quella sarebbe stata l’ultima cena a Versailles e perciò il re si preoccupò di passarla con la propria famiglia e con il cardinale.  A Philippe non fu consentito di invitare lo Chevalier a quella serata intima ma il secondo gli aveva promesso un’ultima festa e il principe scalpitava alla sola idea.
‘’Figlio mio, mi sembri più vivace del solito’’, lo rimproverò sua madre Anne che aveva osservato i suoi movimenti frettolosi come se volesse scappare da un momento all’altro.
‘’Sono impaziente di tornare a Parigi’’, si scusò Philippe, rallentando i suoi gesti e iniziò a concentrarsi sul proprio piatto. Il re gli lanciò una strana occhiata, accennando un sorriso canzonatorio.
‘’Pensavo ti sarebbe piaciuto qui, sai, avresti potuto allenarti in tutto questo tempo,’’ disse Louis. Philippe sapeva bene che suo fratello parlava delle feste notturne che non approvava e gliel’avrebbe fatta pagare tenendolo ancora più lontano dalla corte. Lasciò che la rabbia scivolasse via, non poteva rispondere sgarbatamente davanti al cardinale e a sua madre.
La cena proseguì in silenzio fin quando il cardinale non volle parlare con il re di un impegno urgente. Anche la regina Anne rimase con loro e Philippe fu libero di lasciare la cena.
Attraversò i silenziosi corridoi dell’ala poco utilizzata del palazzo finché non sentii della musica lenta e profondamente dolce di un violino. Non era la solita musica delle loro feste.  Oltrepassò le porte bianche e dorate e si ritrovò nella solita piccola sala che di solito era occupata da almeno una decina di persone. Quella sera la luce era più soffusa del solito e c’era solo lo Chevalier assieme a un violista. La musica dolce fece rabbrividire Philippe e la rabbia dovuta all’ennesima esclusione svanì.
‘’Dove sono gli invitati?’’ domandò il principe mentre lo Chevalier riempiva due bicchieri con del vino più rosso del sangue stesso. Philippe prese il proprio ma non bevve subito.
‘’Temo che il mio unico invitato siate voi’’, mormorò lo Chevalier dopo aver bevuto del vino, ‘’perciò mi concentrerò completamente su di voi’’.
Il suo bicchiere raggiunse il tavolo e le sue mani afferrarono la giacca in broccato del principe che fece cadere il proprio calice a terra. Il vino aveva macchiato sicuramente il tappeto ma la cosa non importava a nessuno dei due. Le loro labbra si scontrarono in un bacio poco innocente e si mossero con frenesia come se non si toccassero da giorni. Con un gesto della mano lo Chevalier mandò via il violinista e nella sala cessò quella musica dolce, lasciando spazio al rumore del vento e al crepitio del fuoco nel camino.
Le mani calde del più giovane sfilarono la giacca dell’altro, infilandosi sotto la leggera camicia subito dopo. Philippe si irrigidì per pochi istanti pensando che stavolta avevano tutto il tempo per concludere qualcosa. Non sarebbe stata la sua prima volta ma solitamente erano momenti così veloci e con amanti fugaci, non con qualcuno a cui si stava legando. Le mani dell’altro gli accarezzarono i fianchi con dolcezza, massaggiando la sua pelle per farlo rilassare e così accade. I movimenti di entrambi si fecero più frettolosi e il bisogno di fare qualcosa li travolse. Ben presto gran parte dei vestiti raggiunse il pavimento e lo Chevalier fece distendere il principe sul divano blu della sala. Smisero di baciarsi per poter riprendere fiato e Philippe cominciò a pensare a cosa sarebbe accaduto a breve.
Per la prima volta nella sua vita si stava aprendo con un’altra persona ed era se stesso mostrando tutti i suoi pregi e i suoi difetti, senza nascondersi dietro al re come ogni giorno.Stava usando vestiti più appariscenti, parlava più spesso delle proprie idee e si divertiva a modo suo, tutto ciò grazie allo Chevalier e non voleva che ciò finisse. Si sentiva bene durante quelle serate notturne dove il re era una figura lontana, relegate alle ore diurne. Non si trattava d’amore ma erano comunque sentimenti nuovi e desiderava essere l’unico amante dello Chevalier.
‘’Sei bellissimo,’’ sussurrò il biondo, poggiando le mani sul petto scoperto di Philippe, guardandolo come se fosse la cosa più interessante in quella stanza.
I pensieri del principe svanirono e si lasciò andare; doveva godersi il momento. Non gli importava nemmeno del tu che aveva usato l’altro, anzi era felice di quel complimento. Le mani dello Chevalier scivolarono verso il basso e afferrò il tessuto dei pantaloni di Philippe. Ora era molto più cauto di prima, una caratteristica che non sembrava sua eppure, in quel momento, era così gentile.
Il principe annuì, scoprendo di essere piuttosto impaziente ed eccitato. Le sue gambe erano piegate attorno al corpo dell’altro che era quasi del tutto scoperto. I riccioli biondi non erano più in ordine e le sue guance erano rosse come le sue labbra. Strinse le gambe attorno al suo bacino e lo attirò a sé, lasciando che la loro pelle si scontrasse. Il calore che Philippe provava stava diventando fastidioso e fu lui stesso a sfilarsi i pantaloni, lasciandoli cadere per terra. Ora era completamente nudo davanti agli occhi chiari dello Chevalier. Lo guardò avidamente e lo imitò, finendo di svestirsi con un gesto veloce.
La luce nella sala era meno intensa e anche il fuoco non sarebbe durato a lungo senza un altro ciocco, però i due non avevano freddo e per stare bene bastava restare vicini.  Philippe avvolse le braccia attorno al collo del biondo e avvolse nuovamente le gambe attorno a lui, desiderando più contatto.
‘’Basta essere cauto’’, mormorò con decisione e spinse il proprio corpo contro quello dello Chevalier, facendo scontrare i loro fianchi. Quella vicinanza fece esalare dei sospiri ad entrambi.
Le loro labbra si scontrarono più e più volte con voracità e non ci volle molto prima che i loro corpi si unissero completamente. Le mani di entrambi si aggrappavano le une sul corpo dell’altro come se volessero unirsi ancora di più.
Al di là delle finestre il vento autunnale era sempre più forte ma dentro la sala tutto ciò che si poteva sentire erano i gemiti poco trattenuti dei due ragazzi. I movimenti dello Chevalier si fecero più decisi e Philippe raggiunse un piacere nuovo, mai provato prima. Per la prima volta era stato con qualcuno che lo vedeva come la persona più interessante all’interno di un palazzo dorato e con dettagli anche più belli del principe. Quando il freddo della sala prese il posto del calore intimo di poco prima, le paure di Philippe ritornarono all’improvviso. Con un gesto veloce si mise seduto, rabbrividendo per l’aria fresca che entrava dagli spifferi.
‘’Non vi è piaciuto?’’ domandò l’altro, scostandosi i riccioli biondi dal viso, facendoli finire lungo la propria schiena nuda e bianca.
‘’E’ questo il problema, voi piacete a molti e nessuno piace a voi’’, sussurrò Philippe, afferrando la propria giacca in broccato per scaldarsi e coprirsi.
‘’Voi mi piacete’’, disse lo Chevalier con il solito sorriso affascinante che rese Philippe ancora più infuriato.
‘’Non vi conviene mentire perché io vi conosco. Mi usate per i vostri scopi, per avere un amante importante e per diventare importante. Vi potrei anche far uccidere’’, sibilò Philippe ma lo Chevalier non mostrò alcuna preoccupazione, era troppo sfacciato per questo.
‘’Pensate che qualcuno possa superarvi? Io non lo penso. Siete bello, affascinante e così volubile. Siete troppe cose nello stesso momento e per questo mi piacete. Si tratta d’amore? Non lo so e non voglio indagare su questo ma credetemi, nessun altro è alla vostra altezza e per me siete l’unico.’’
Philippe si rilassò contro il divano ma quelle parole erano troppe melliflue per essere completamente vere. Eppure lo sguardo dello Chevalier era sincero quando diceva che lui contava più di tutti gli altri. A questo riusciva a credere ma non avrebbe ottenuto altre certezze e, in fin dei conti, non le voleva. Stare con lo Chevalier sembrava una continua avventura e voleva che fosse così.
‘’Siete troppo sfacciato’’, protestò il principe ma non rifiutò le carezze dell’altro che sorrise, mormorando un ‘’lo so.’

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