Tra me e il mare

di Effecrivain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Cosa ci fa una ragazza di seattle a San Diego?-

-L’infermiera-

-Sembri molto giovane-

-Lo sono, ma ho colto un’opportunità al volo-

-Hai fatto bene e dimmi dove ti devo portare?-

-Alla base navale a Coronado-

-Ohh ragazza mia, non mi resta che farti gli auguri-

 

30 minuti dopo il tassista mi lasciò all’ entrata  della base navale, la mia casa per almeno 25 settimane

Molti mi avevano detto di non andare, di cercare altro, li si preparavano per andare all’ inferno e io avrei avuto a che fare con dei veri e propri diavoli, ma in quel momento della mia vita mi sembrava l’opportunità migliore.

 Avevo bisogno di andare via da Seattle.

Dopo aver controllato i miei documenti mi fecero accomodare in una sala d’attesa.

Avevo fatto la scelta giusta? avevo fatto bene a lasciare la mia casa? il mio flusso di pensieri fu interrotto dalla voce di una signora di mezza età.

-Cara tu devi essere Riley King-

-Si signora- scattai subito in piedi

-Calma calma ragazzina, con me non ti devi mettere sugli attenti! Sono Patricia l’infermiera della base, grazie per essere venuta con così poco preavviso, ora ti porto su in ufficio e finiamo di compilare i documenti, poi ti presento il medico ed infine ti porterò sul campo-

-Sul campo?-

-Si, cara! Oggi inizia l’addestramento e credimi ci sarà bisogno di noi-

 

Dopo aver compilato tutti i documenti e firmato il contratto Patricia mi mostrò l’infermeria e dove trovare tutti i presidi.

-Ok bambina ora ti presento il medico e poi possiamo andare-

 

-Ma quella è sempre così?-

-Ragazzina, prima regola: porta rispetto ad ogni persona presente all’interno della base, “quella” come la definisci tu è un’ottima dottoressa.

Qui non siamo più a scuola!-

-Chiedo scusa-

-Ti dovrai abituare a regole molto rigide zucchero. Ai tuoi superiori dovrai portare rispetto e per qualsiasi cosa prima di aprire bocca vieni subito da me. Io non so se riuscirò ad essere qui per tutte e 25 le settimane, la mia pensione si sta avvicinando ma per i primi tempi sarò continuamente al tuo fianco. La fase preliminare è terminata ieri-

- fase preliminare?-

-Oddio zucchero, ma tu non sai proprio niente! Ti sei informata su qualcosa?-

-Non ho avuto molto tempo in realtà, io conosco solo la medicina…-

-Almeno i gradi li sai leggere?-

-I gradi?-

-Zucchero tu mi farai invecchiare prima del tempo, procediamo con calma, per il momento rivolgiti a qualsiasi persona chiamandola Signore, poi ti insegnerò a leggere i gradi.

Ieri abbiamo concluso L’ indoc, la fase preliminare, abbiamo fatto tutti gli esami agli allievi. Da oggi e per le prossime otto settimane ci sarà la prima fase, quella più dura, la più difficile e soprattutto quella dove tu lavorerai di più.

Noi stiamo sotto quella tenda, prima di intervenire aspetta il consenso del medico o del Capitano. Non ti muovere se non te lo dicono loro. Capito?-

-Si, capito tutto!-

 

Andai sotto la tenda, mi sistemai la divisa e presi tutto l’occorrente. Patricia mi aveva spiegato più o meno quello che avrebbero fatto i ragazzi o meglio gli allievi e sapevo già di aver bisogno di tutti gli strumenti necessari vicino a me

-Allievi da oggi non esistono scuse o giustificazioni, da oggi dovete lavorare sodo. Qui non potrete nascondervi sotto la gonna della mamma, qui dovete lottare, siamo qua per fortificare il fisico e il carattere, questo non è un gioco o si fa seriamente o si muore! Il corpo dei Navy Seals non è un gruppo di boyscout, noi scendiamo all’ inferno e combattiamo contro il diavolo e chi sa di non potercela fare è bene che se ne vada subito e non ci faccia sprecare tempo, altrimenti chiudete la bocca, aprite le orecchie e iniziate a lavorare sodo. Io sono il comandante Adams e per le prossime 25 settimane sarò il vostro incubo-

 

Alzai gli occhi verso quell’ uomo e credetemi se vi dico di non aver visto cosa più bella in vita mia, sembrava forgiato dalla mano degli dei.

Fasciato nella sua divisa anche se lontano da me potevo notare tutti i particolari di quel fisico statuario, era bello da far impallidire il diavolo, e non sto esagerando.

-Zucchero chiudi la bocca, lui non si tocca-

-Io,io veramente-

-Ti ho vista! Cristopher è bello lo sappiamo tutte ma credimi non fa per te!-

 

Qualche minuto dopo il capitano mi chiamò

-Riley Victoria King, la nuova infermiera giusto?-

Me lo ritrovai a pochi passi e finalmente potei notare tutti i dettagli che prima mi erano sfuggiti per la distanza.

Occhi blu come il mare, spalle larghe e possenti, alto, moro, abbronzato e con una bocca che avrebbe fatto invidia a tutte le più belle opere d’arte nel mondo, oddio! Stavo sbavando!

Un colpo di Patricia mi fece riprendere

-Si signore, sono io-

-Annabelle ora ci mandano anche le mocciose? Lo sanno che qui non abbiamo tempo da perdere?-

-Cristopher e che vuoi che ci faccia io? Ho chiesto qualcuno con dell’esperienza e mi mandano una scolaretta-

-Ehi, io sono laureata-

Vidi patricia alzare gli occhi al cielo e il capitano Adams puntare i suoi nei miei

-Prego?-

-Capitano, le chiedo scusa per la ragazza è nuova e..-

-Patricia per favore non prenda le sue difese! Mocciosetta non provarci più capito?-

-Io non sono uno dei suoi allievi, Capitano!-

-Questo è un peccato perché saprei io come rimetterti in riga-

Solo io avevo colto l’allusione?

-Ora basta!!!- Intervenne Annabelle

Ora capivo le parole di Patricia “lui non si tocca” perché la dottoressa poi si incazza e mi mette in punizione…

-Riley vieni qui. Capitano con il suo permesso iniziamo il lavoro-

-Accordato-

Detto questo mi schioccò un’ultima occhiata e se ne andò.

-Forse prima non mi sono spiegata bene: tu non devi rispondere a nessuno-

-Ma mi ha dato della mocciosa!-

- te ne freghi, sorridi e vieni a fare il tuo lavoro, il capitano non si contraddice! Soprattutto davanti alla dottoressa. Le tue giornate saranno faticose qui, non complicartele ancora di più-

-Perché stanno insieme?-

-È l’unica cosa che hai sentito del mio discorso? Uno come il capitano Adams non sta con nessuno e ora fila a lavorare-

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Erano le tre di notte ed eravamo ancora sulla spiaggia, avevo perso il conto dei ragazzi che avevo curato, distorsioni, ferite, strappi e soprattutto crolli psicologici. Non avevo mai visto niente di simile.

Finalmente dopo poco il comandante suonò la campana e mandò gli allievi a dormire.

 

Annabelle era andata via già da qualche minuto, avevo lavorato con lei per tutto il giorno ed era brava ma aveva la sensibilità di un palo del telefono, Patricia mi era restata a fianco per i primi casi, poi aveva visto che ce la potevo fare da sola e si era data alle scartoffie.

Il comandante non mi aveva degnato di uno sguardo per buona parte della mattinata poi, per chissà quale motivo mi aveva scambiato per la sua cameriera, “Infermiera acqua”, “infermiera caffè”, “infermiera qui”, “infermiera là” ovviamente non aveva pronunciato il mio nome nemmeno una volta.

Messaggio recepito: non mancare di rispetto al fustacchione!

Ora ero stanca e desiderosa di farmi una doccia ma soprattutto di dormire. Prima di andare via Adams ci raggiunse sotto la tenda

-Domani mattina alle sette iniziamo-

-Si , signore!-

-Ah infermiera?-

-Si-

-Ritarda anche solo un minuto e la giornata di oggi ti sembrerà uno spasso-

Detto questo si allontanò. “Buona notte anche a lei”

Finì di mettere in ordine e poi mi diressi verso il mio alloggio. Crollai sul mio letto pronta ad iniziare una nuova giornata agli inferi.

Mi sveglia di soprassalto, dopo aver sentito dei colpi alla porta, presi il telefono e notai l’orario

7.35

-no,no,no,no,no, voglio morire! Ditemi che sto sognando!-

Corsi verso la porta e la spalancai.

Trovai Patricia davanti a me e non c’era ombra del suo sguardo dolce

-hai un minuto per presentarti al campo-

-oddio, scusatemi, chiedo scusa! Ero talmente stanca che mi sono scordata di impostare la sveglia. Non mi è mai successo, lo giuro-

-Riley! Muoviti il capitano ha mandato me perché gli uomini sono già in mare, altrimenti sarebbe venuto lui stesso. Credimi è incazzato, asserba le tue scuse per lui!-

-Patricia lo so, oddio! Non-

-basta, sciacquati il viso hai un aspetto terribile, ti aspetto fuori-

Mi misi in fretta e furia la divisa, mi lavai i denti e pregai tutti i santi del paradiso che Adams mi risparmiasse

Usci fuori e presi a camminare al fianco di Patricia

-tesoro il ritardo è una mancanza di rispetto inaccettabile, hai fornito ad Annabelle una scusa per staccarti la testa, ma non mi preoccuperei troppo di questo. Adams alle sette e un secondo è entrato nella tenda, quando è tornato alle sette e trenta e non ti ha trovata, bè ti risparmio quello che ha detto ma oggi preparati potresti perdere il lavoro zucchero e non so proprio come poterti aiutare-

Oddio era l’unica cosa alla quale non avevo pensato, il lavoro! Non potevo assolutamente perderlo, i soldi mi servivano e se fossi tornata a casa avrei passato guai ben peggiori.

Arrivai al campo e trovai la Dottoressa Scott davanti a me con gli occhi iniettati di sangue.

-King oggi non lavori, alle cinque del pomeriggio fatti trovare nell’ufficio del capitano Adams e prega tutto quello che vuoi che non ti butti fuori. Ah,ringrazialo! perché se fosse stato per me adesso saresti già su un aereo-

-Dottoressa le chiedo scusa-

-me ne frego delle scuse King, adesso torna al tuo alloggio-

Detto questo girò le spalle e se ne andò, Patricia si avvicinò a me e mi disse di stare calma e soprattutto

-Riley per favore non rispondere al Capitano oggi, sarà duro  ma se hai bisogno del lavoro tieni quello che pensi per te. Te l’ho già detto, qui non siamo a scuola. Ora vai zucchero, dopo passo da te-

Tornai al mio alloggio, con le lacrime agli occhi, il battito accelerato e una morsa stretta allo stomaco.

Adams mi doveva perdonare, altrimenti avrei passato dei guai grossi una volta tornata a casa e questa volta non ce l’avrei fatta.

-tesoro che succede?-

-mamma ho fatto un casino-

-cosa è successo? Tu stai bene? Mi dovevi chiamare ieri appena arrivata, mi hai fatta preoccupare-

-scusa mamma ma ho iniziato subito a lavorare e abbiamo finito stanotte. Tu come stai? Mi manchi tanto…-

-bene Riley, qui è tutto apposto!-

-sicura? Mamma lo sai che me lo puoi dire! Jack come si sta comportando?-

-manchi anche a lui, si è dispiaciuto molto quando te ne sei andata senza salutarlo e-

-forse era troppo impegnato a scolare la sua birra-

-RILEY per favore non ricominciare con la solita storia-

- e quale sarebbe la solita storia mamma? Che stai con un uomo che ti fa soffrire e basta? Che tiene più alle sue birre che a noi?-

-tesoro per favore basta! lo sai che ci sono dei problemi, ma appena le cose si sistemeranno tutto tornerà come prima-

Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire pensò Riley, le cose non erano mai andate bene da quando jack era entrato nelle loro vite. Le litigate, l’alcool, le botte, i lividi, i pianti, le fughe da casa nel cuore della notte e una madre troppo fragile per prendere delle decisioni.

Questi erano i ricordi che la legavano a casa sua.

 Jack entrò nella sua vita quando aveva 12 anni, la madre lo conobbe nel bar dove lavorava, all’inizio sembrava l’uomo perfetto, gentile e cortese. Quando andava a prendere la madre per uscire le portava sempre una barretta di cioccolato e soprattutto la faceva ridere.

Le era simpatico vedeva la sua mamma felice, poi tutto cambiò…

Una sera Jack rimase a dormire da loro e così anche la sera dopo finchè  quella diventò un’abitudine. Ma al posto delle barrette di cioccolato comprava le sue birre, al posto delle battute arrivarono gli ordini ,al posto delle risate le grida e al posto del solletico le botte.

Gli occhi pizzicavano, le lacrime volevano scendere sul viso ancora una volta ma cercò di trattenersi soprattutto per la madre.

-se vuoi ti faccio un biglietto aereo e mi raggiungi qui a San Diego, mamma non è un problema-

-ma qui va tutto bene piccola mia, stai tranquilla e dimmi come sta andando il lavoro-

Lasciò perdere il discorso, sapeva che non se ne sarebbe andata da quella casa e dal suo aguzzino, ci aveva provato anche prima di partire, le aveva proposto di ricominciare da capo, loro due insieme ma la madre fu irremovibile :“io me la caverò, tu vai e realizza i tuoi sogni”

-abbastanza bene fino a ieri, certo non  hanno steso un tappeto rosso al mio arrivo ma ho lavorato bene, mi è piaciuto. Purtroppo stamani mattina mi sono svegliata tardi e tra poco devo raggiungere il Capitano nel suo ufficio, mi vuole parlare e potrei rischiare il posto-

-oh no bambina mia, a tutti è concesso di commettere un errore, fa che non ti licenzi! Convincilo Riley-

-non è un uomo che si lascia convincere facilmente e credo che qui li sbagli non siano ammessi-

-tutti possiamo sbagliare, l’importante è imparare dai propri errori e ripartire più carichi e convinti di prima. Io ti conosco, so quanto sei brava nel tuo lavoro, quanto hai studiato e soprattutto quanto desideri rimanere li. Sii convincente e impegnati più di ieri e  chiedi scusa. Non hai nulla per cui tu ti debba vergognare-

-non credo sarà così facile-

-Riley hai degli orari assurdi, sei fatta di carne e ossa e soprattutto è la tua prima esperienza, ammetti l’errore e lavora sodo. Se poi non dovesse fartela passare bè questo capitano è un idiota e non ha capito che risorsa ha per le mani-

-ha una ritardataria per le mani-

-tu credi che lui non abbia mai commesso errori?-

-no, lui è perfetto, in tutto-

-in che senso? E comunque ti sbagli, tutti commettiamo degli errori ed è per questo che poi impariamo a fare le cose giuste, perchè prima le sbagliamo-

-mamma mi manchi tanto!-

-anche tu tesoro, ora ti lascio che devo rientrare a lavoro. Fammi sapere com’è andata e soprattutto ricordati che non esiste uomo in grado di farti abbassare la testa. In bocca al lupo piccina-

-grazie, ciao mamma! Ti chiamo presto…-

 

Si asciugò le lacrime che alla fine erano scese, con prepotenza e senza permesso e controllò l’ora nel telefono

16:45

Sarà il caso che raggiunga il Comandante, altrimenti posso tranquillamente fare la valigia e andare via da qui.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Arrivò davanti l’ufficio del Comandante Adams in perfetto orario (almeno stavolta) bussò un paio di volte

-avanti-

-Buonasera Comandante-

-King, quale onore vederla oggi. Entri e si metta seduta qui-

Riley gettò una veloce occhiata all’ufficio e constatò che era uguale al legittimo proprietario. Grande, ordinato, con armadi imponenti, foto di missioni attaccate al muro, medaglie in qua e là e soprattutto il profumo di Adams era ovunque. Le girava la testa da quanto era forte e prepotente.

Adams iniziò a parlare e la distolse dai suoi pensieri.

-allora, con quale giustificazione vogliamo iniziare?-

“stronzo”

-Comandante io le chiedo scusa per il comportamento avuto questa mattina e le prometto che una cosa del genere non riaccadrà mai più-

-davvero? Tutto qui? Non riesce a fare di meglio?-

-come prego?-

-non riesce a trovare una scusa migliore per giustificarsi? Pensa che un semplice scusi, mi dispiace possa bastare?-

-e cosa le dovrei dire? So di aver sbagliato e soprattutto so che è stata un’assoluta mancanza di rispetto verso lei e tutti gli allievi e per questo chiedo ancora scusa ma non posso cambiare ciò che è successo, posso solo prometterle che ciò non riaccadrà mai più-

-la mamma le ha insegnato che non si fanno certe promesse?

-quello che mi ha insegnato mia madre non sono affari suoi-

-bè lo sono dal momento in cui lei lavora per me e dal momento in cui a causa sua io non posso svolgere il mio lavoro. Arrivando in ritardo ha fatto si che io non potessi iniziare con le esercitazioni-

- ma c’era la Dottoressa e anche Patricia-

-lei non è qui in vacanza, non me ne frega nulla di chi c’era, ci doveva essere lei.

Non ammetto ritardi e soprattutto non ammetto che mi si manchi di rispetto. Qui siamo in una base Navale, qui formiamo i nostri soldati mia cara infermiera e per questo motivo esigo assoluto rispetto-

Adams aveva alzato il tono, Riley aveva abbassato la testa.

-Capitano io…-

-ho parlato con l’Ammiraglio e ho chiesto il suo licenziamento-

-cosa? no, la prego! Ho bisogno di questo lavoro-

-non sembra-

-so che le mie sono solo parole ma ho assoluto rispetto del vostro lavoro e so che oggi non l’ho dimostrato ma la prego, mi dia un’altra possibilità-

-Un ammonimento, al secondo la sbatto fuori io stesso-

-la ringrazio-

-non le sto facendo un favore. Domani mattina il suo turno inizia alle sei, se non sarà li non si disturbi a tornare qui-

-Grazie, capitano! Le prometto che non se ne pentirà-

-Vada via e Riley non promettere se non sei sicura di quello che dici-

-non sono sicura Capitano, ne sono certa-

-lo spero!-

Uscì fuori dall’ufficio e scrisse subito a sua madre

“ho ancora il posto”

“brava, fatti valere piccola”

La sera cenò nel suo alloggio, non aveva voglia di mangiare in mensa con tutti gli altri, non aveva stretto alcun rapporto se non con Patricia e la donna la sera tornava a casa.

Andò a letto presto e per sicurezza mise dodici sveglie. Adams era bello anche quando si arrabbiava ma se lo faceva con gli altri era meglio. Quell’uomo le aveva suscitato un certo interesse fin dal primo sguardo, oltre alla bellezza era la sicurezza che emanava a far arrossire Riley.

“Non posso prendermi una cotta per il Capitano, lui è un uomo e io solo una ragazzina. Poi chissà quante donne avrà ai suoi piedi, io posso solo lucidargli gli anfibi.  Oddio, devo calmare i miei ormoni.”

La mattina seguente si mise la divisa e scese al campo, anche oggi i ragazzi si sarebbero allenati in mare, nel pomeriggio sarebbero tornati al campo di addestramento per la corsa e la sera di nuovo alla spiaggia.

Quando arrivò trovò Patricia

-Buongiorno zucchero sono felice di vederti qui-

-e io sono felice di esserci-

-non ti ho visto stamani mattina a colazione-

-ho mangiato in stanza, non volevo arrivare in ritardo-

-bambina dovrai stare qui per molti giorni, ti conviene fare amicizia. Non restartene sempre da sola. Qui nessuno morde-

-nessuno?nessuno?-

-Ti riferisci a Cristopher?-

-bè diciamo che il Capitano non mi ha dato proprio l’impressione di essere un agnellino-

-oh tesoro ma lui è tutto fuorchè un agnellino, è proprio un leone anzi per restare in tema è uno squalo. In ogni campo-

-sembra che tu lo conosca bene, sei l’unica che lo chiama per nome-

-Diciamo che ho avuto una concessione speciale-

-perchè?-

-Ho conosciuto Cristopher quando è diventato Capitano, lui e la moglie erano stati trasferiti qui dalla Georgia-

-è sposato?-

-era-

-è fuggita da lui perchè troppo insopportabile?-

-è morta durante un assalto-

-oddio! Io, io non sapevo-

-Sarah era una ragazza meravigliosa! Era dolcissima ma aveva grinta da vendere. Partì per una missione con Cristopher nel 2011. Ci fu un attacco e lui non era con lei, stava liberando degli uomini tenuti in ostaggio, non arrivò in tempo-

-io non credevo, che stupida! Mi dispiace davvero-

-abbiamo passato momenti bui dopo l’accaduto. A volte anche un secondo fa la sua differenza-

-è per questo che ieri si è arrabbiato tanto con me?-

-è probabile. Tu cerca di non farlo più però. Hai avuto fortuna bambina, fosse stato qualcun’altro ora sarebbe già in viaggio per tornare a casa-

-lo so! Erano sposati da molto?-

-zucchero ti ho detto fin troppo, se vorrà sarà lui a raccontarti tutta la storia-

-ma se non mi prende nemmeno in considerazione-

-dagli tempo, forse un giorno ti dirà tutto. Ora andiamo, oggi la dottoressa non c’è e io e te siamo sole-

-una splendida notizia-

Patricia la guardò male

-pardon, mi metto subito a lavoro-

-Infermiera, venga subito qua-

Riley corse da Adams, uno degli allievi si era fatto male alla spalla nel sollevare il gommone

Lo visitò e poi ci mise sopra del ghiaccio

- ci vorrebbe una radiografia, potresti esserti lussato la spalla-

-io torno in acqua-

- non è il caso, se vieni in infermiera con me facciamo tutti gli accertamenti-

-io rientro- disse rivolto verso il Capitano

-Capitano-

-Riley se vuole rientrare lascialo fare-

-ma…-

-lascialo rientrare-

-va bene, almeno posso fasciarti la spalla?-

-certo-

 

Tornò alla tenda da Patricia

- ci scommetto quello che vuoi che è lussata, non può resistere tutto il giorno. Dovrebbe stare a riposo-

-Riley i soldati non si riposano-

-ma è un incosciente-

-lo so, ma credimi è più facile fare cambiare idea ad un mulo che ad uno di loro. Sono abituati a combattere con le ferite e ritirarsi ora vorrebbe dire uscire dall’addestramento-

Adams si avvicinò alla tenda

-Riley, il soldato quanto credi che resisterà?-

-Forse un’ora dipende da quanto è forte il dolore, certo che così non sarà in grado di continuare a lungo e soprattutto potrebbe peggiorare la sua situazione-

-Annabelle non c’è se mi dici di farlo uscire lo tiro fuori dall’ acqua, ma non potrà proseguire con l’addestramento-

-se continua così potrà fare poco di tutto. Per me viene in infermeria-

-allora non sei proprio un gattino spaurito-

-mai detto di esserlo Capitano-

Adams la guardò e le sembrò di vedere un sorriso sulle sue labbra, molto accennato ma pur sempre un sorriso.

Discusse per un po’ con il soldato che si era fatto male, lui voleva continuare a tutti i costi però più passava il tempo fuori dall’acqua e più il dolore si intensificava.

-King 1/Adams 0-

-Come?-

-Io non l’avrei fatto uscire, ti ho vista convinta però-

-Lo ero e alla fine le radiografie hanno dato ragione a me. Si dovrà operare-

-Hai fatto bene il tuo lavoro oggi-

-Capitano ha preso troppo sole oggi?-

Adams rise e la guardò

-No Riley non sono solo lo stronzo che pensi tu. Oggi finiamo alle nove con le esercitazioni e poi riprendiamo dopo cena. Fammi un favore non ti nascondere in camera anche stasera. Cena con noi-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Riley decise per quella sera di accettare il consiglio di non cenare nella propria camera, dopotutto avrebbe dovuto iniziare a conversare con qualcuno, altrimenti sarebbe rimasta sola per i prossimi mesi.

Appena arrivò in mensa notò che tutti i tavoli erano al completo, da una parte gli allievi e in fondo alla sala il tavolo degli ufficiali, tra cui riconobbe anche il Capitano Adams.

Prese un vassoio, lo riempì con della zuppa, una mela e una bottiglietta d’acqua

“bene e ora dove mi siedo?”

Guardò se fra i tavoli ci fosse un piccolo spazio anche per lei e nel momento in cui pensava di dover tornarsene in camera vide Adams farle segno di avvicinarsi.

Raggiunse il tavolo come un condannato al patibolo

-infermiera, si sieda vicino a me, per stasera starà al posto della  Dottoressa  Scott. 

La prossima  volta le consiglio di arrivare un po’ prima per prendere posto-

“e figurati se sua altezza reale non avesse il posto accanto a lui”

-lo farò sicuramente, grazie del consiglio-

Non aggiunse altro e non raccolse nessuna provocazione ma si limitò a sorridere e si mise a sedere.

Fece la conoscenza degli altri ufficiali, tra loro c’erano anche due donne con le quali provò ad intrattenere una conversazione ma queste non la degnarono di molte attenzioni, si limitarono ad una semplice stretta di mano e poi si alzarono.

- non metta il broncio infermiera, qui non siamo dall’estetista-

“Io questo l’affogo prima del prossimo turno”

-non pensavo fosse proibito fare due chiacchiere in un momento di pausa,Capitano-

-non sei ancora entrata nella mentalità giusta, non puoi capire, tutto qui-

"Mi ha appena dato dell’ignorante?"

-Guardi che io sono qui per fare l’infermiera, non per fare quattro chiacchiere dall’estetista, però non ci vedo nulla di male nel dialogare su fatti che non riguardano solo ed esclusivamente l’esercito-

-sei qui anche  per rispondere ai miei ordini-

Detto questo si alzò dal tavolo e prima di andare via le disse

-quando hai finito getta anche il mio vassoio, ci vediamo tra 10 minuti esatti alla spiaggia-

“e menomale che non era così stronzo! mi ha preso per la sua schiava? Non lo sopporto più! Un momento è gentile e quello dopo mi tratta come se fossi l’ultimo degli scarponi.”

Non finì nemmeno di mangiare altrimenti sarebbe arrivata in ritardo, così prese i due vassoi, buttò i resti nel cestino e si avviò in spiaggia.

Era passata mezzanotte e ancora gli allievi si stavano esercitando, aveva prestato le sue cure per la troppa stanchezza  o per il freddo che iniziava a farsi sentire e anche lei non ne era immune. Per andare a cena si era dimenticata in stanza il giubbotto e ora stava letteralmente battendo i denti.

“ma chi me l’ha fatto fare? Ancora 1 minuto e poi sicuramente sverrò per il troppo freddo”

Vide il capitano avvicinarsi a lei

-Riley ci saranno due gradi, dov’è il tuo giubbotto?-

Un momento prima le dava del lei e la schiacciava come se fosse  uno scarafaggio, il momento dopo riprendeva confidenza e la trattava come un essere umano, non sapeva se il suo mal di testa era dovuto dal freddo e dalla stanchezza oppure dal comportamento bipolare del suo Capitano.

-l’ho lasciato nel mio alloggio-

-ma sei impazzita? Ma cosa hai nel cervello? Segatura?-

Ecco, appunto!

-Comandante io..-

-non cercare scuse, chiedi sempre scusa, sai quanto è fastidiosa questa cosa?-

-io..-

“brutto imbecille ma io non mi voglio scusare, se tu non fossi stato così stronzo da non farmi finire nemmeno la cena, adesso sarei avvolta dal mio caldissimo giubbotto e“

Adams interruppe i suoi pensieri non appena si sfilò la sua giacca.

-tieni, mettiti questo altrimenti ti verrà un accidente. Entra pure nella nostra tenda e prenditi una bevanda calda, per stasera abbiamo finito-

-grazie-

Non sapeva se dire o fare altro, il cambiamento repentino nel comportamento di Adams le aveva procurato un forte mal di testa, così preferì tacere e andare a bere una tazza di tè caldo.

Dopo aver messo in ordine le ultime cose, si diresse da Adams per rendergli la sua giacca.

-Capitano se abbiamo finito vado nel mio alloggio, grazie per avermela prestata-

Fece per togliersela ma Adams la fermò

-ferma! Me la renderai domani, è già un miracolo se non ti verrà la febbre. Ci vediamo domani mattina alle otto, sempre qui-

Appena rientrò in camera prese qualcosa per il mal di testa si cambiò e si infilò nel letto.

Prese la giacca di Adams, passò le mani sulla stoffa, sulle medaglietta e sui gradi, poi se la portò al naso e finalmente da sola in quelle quattro mura aspirò a pieni polmoni il profumo di Cristopher, si lasciò cullare dalla sua forte fragranza fino ad addormentarsi.

La mattina seguente riuscì a svegliarsi prima del suono della sveglia per colpa di un lancinante mal di testa.

Aveva tra le mani ancora la sua giacca, sorrise…

Appena si alzò andò in bagno e prese un’altra pasticca

“ho sicuramente la febbre ma non posso restarmene qui”

Si vestì, prese tutto il necessario e si diresse in mensa per fare colazione poi dopo aver finito si diresse in spiaggia dove trovò Patricia

-buongiorno zucchero, estremamente puntuale questa mattina!-

-già-

-ti senti bene?-

-non proprio, ma ho già preso qualcosa, vedrai che tra poco starò meglio-

-e quella?- indicò la giacca che teneva stretta tra le mani

-E’ di Christ, Adams, è del capitano Adams me l’ha prestata ieri sera perché non avevo con me il mio giubbotto e avevo molto freddo-

Le disse la verità ma notò che la donna di fronte a lei non era convinta

-Patricia è la verità-

-se lo dici tu, ti credo. Stai solo attenta bambina!-

-sisi tranquilla, non mi innamorerò del bel fusto e starò attenta che non mi spezzi il cuore-

-fai bene, ma volevo dire stai attenta a non fargli del male. Non si merita alcuna sofferenza quel ragazzo-

“come potrei fare del male al re supremo degli stronzi?”

Ovviamente si tenne per se il pensiero, aveva capito da che parte stava Patricia e non voleva certamente discutere con la sua unica amica nel campo per colpa del caratteraccio di Cristopher.

Dopo poco arrivarono tutti e come nei giorni scorsi ripresero immediatamente gli allenamenti.

-Riley vado un attimo dal Capitano, deve firmare dei fogli-

-potresti riportargli la sua giacca?-

-no, l’ha data a te ed è giusto che lo faccia tu, zucchero-

-Patricia è solo una giacca, non è un invito a cena, figurati  se Capitan so tutto io, sono bello solo io mi inviterebbe mai a cena-

-hai ragione, non esco a cena con delle mocciose, sono venuto per riprendermi la mia giacca, grazie-

Prese dalle mani di Riley la giacca che appena udita la voce di Adams si era pietrificata sul posto, nessuno lo aveva sentito arrivare.

Patricia si voltò verso la ragazza e si scusò

-non l’ho visto arrivare, altrimenti ti avrei fermata. Ora vado, chiamami se hai bisogno-

E così la lasciò sola con i suoi pensieri, non sapeva se era più forte l’imbarazzo per essere stata beccata o il dispiacere per le sue parole ''non esco a cena con delle mocciose''.

Dopo l’episodio della mattina non vide il Capitano per tutto il giorno, il suo mal di testa era aumentato e con lui anche i brividi di freddo e in più Patricia era dovuta andare via prima ma se pensava che le torture fossero finite si sbagliava di grosso.

Mentre rientrava al suo alloggio vide il capitano Adams che andava via con la Dottoressa Scott sulla sua macchina.

Le venne la nausea e i suoi occhi si inumidirono. Non sapeva quando fosse successo e da una parte sperava che fosse colpa della febbre, anche se sapeva che non c’entrava niente, ma li capì che per Adams non provava solo rispetto o timore referenziale, lei si era invaghita di Cristopher dal primo momento che lo aveva visto e non era certo per la sua prestanza fisica, i suoi occhi l’avevano stregata fin da subito.

Quelle iridi le avevano impresso un marchio a fuoco sulla pelle, che bruciò per tutta la notte.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Riley si svegliò con una nuova consapevolezza quella mattina: si era presa una cotta per il suo Capitano dall' umore altalenante e dai modi a volte un po' bruschi, per quell'uomo coraggioso e fedele ai suoi principi, per la sua voce vellutata e per il suo forte profumo che emanava una spiccata virilità.

Le dispiaceva non poterlo conoscere meglio, fargli quelle domande che aveva avuto solo il coraggio di pensare  ma era consapevole che per lui era solo una ragazzina e che al fianco di un uomo ci volesse una donna capace di saper affrontare ogni problema, lei invece dai problemi fuggiva e ci metteva di mezzo svariate ore di aereo.

Quando si alzò avvertì una forte fitta alla testa, si misurò la temperatura e non si meravigliò che fosse così alta

"38.8 perfetto la giornata non poteva iniziare che nel peggiore dei modi"

Cercò qualcosa da prendere per abbassarla ma non trovando nulla si rese conto che l'unico modo era andare in infermeria.

Mentre cercava di raggiungerla incontrò Patricia

-Buongiorno zucchero, hai già fatto colazione?-

-buongiorno, no! Ho bisogno di prendere un antipiretico, ho la febbre alta e non posso lavorare altrimenti-

-oddio Riley non puoi lavorare in nessun caso, avvertirò io il Capitano-

-non è necessario, prenderò qualcosa e vedrai che starò meglio-

-Riley si vede che ti reggi a malapena in piedi-

Non le dette il tempo di replicare e chiamò subito Christopher

-Capitano le comunico che oggi Riley non potrà essere presente, la sostituirò io. Vi raggiungo immediatamente alla spiaggia. Come? Nono ha la febbre alta,  mhmh certo. Va bene!-

-Vai subito in camera, appena avrò la pausa passerò a vedere come stai-

-si è arrabbiato?-

-no, anzi credo che fosse quasi preoccupato. Però ora vai, altrimenti non si abbasserà mai-

-grazie-

Salutata Patricia si diresse di nuovo verso il suo alloggio e non poté fare a meno di sorridere pensando al suo capitano preoccupato per lei.

Nel pomeriggio la situazione non era migliorata, la febbre non si era abbassata e dopo che l'infermiera le aveva portato il pranzo si era rimessa a dormire.

Riaprí gli occhi verso sera per colpa di un forte rumore proveniente dalla porta.

Cercò di alzarsi ma la testa faceva ancora troppo male, pensando che fosse Patricia con la cena rimase a letto e invitò la donna ad entrare.

-Patricia entra pure, la porta è aperta-

Ma a spuntare non fu il dolce sorriso dell'infermiera anziana bensì quello del Capitano Adams

-non si lascia la porta aperta Riley, ok che qui è sicuro ma è sempre bene chiuderla-

quasi non le venne un colpo quando lo vide varcare la soglia della sua stanza.

-Capitano, io non l'aspettavo!-

Cercò di alzarsi e di darsi un contegno ma il suo fisico non voleva proprio collaborare e sicuramente la presenza di Adams non rendeva facile il tutto.

-stai a letto Riley non voglio essere la causa di un tuo svenimento-

-Puoi essere la causa di tutto quello che vuoi-

-come scusa?-

-che? Nulla io non ho parlato!-

"Fa che non se ne sia accorto, ti prego!"

A Cristopher spuntò un impercettibile sorriso sulle labbra.

-ti ho portato la cena-

-Tu?-

-perchè io non ti vado bene?-

"Solo io ho colto l'allusione? O questa febbre mi sta facendo delirare o stasera il Capitano ha uno strano comportamento"

Cristopher si avvicinò a Riley e le avvicinò il vassoio con la cena, poi si mise seduto sul letto vicino a lei, aprì il vassoio, prese la minestra e le porse il cucchiaio

-po...posso fare da me-

-hai la febbre alta e credo che questa sia colpa mia, lasciati coccolare un po' stasera-

"A fuoco, sto andando a fuoco e sicuramente non è colpa della febbre!"

Non riuscendo a rispondere l'unica cosa che fu in grado di fare fu aprire la bocca e lasciò che Cristopher la imboccasse, per la prima volta notò negli occhi dell'uomo una certa premura che fino ad allora non aveva mai visto.

-capitano non so ora chi è fra i due ad avere la febbre-

-Riley te l'ho già spiegato non sono così spietato come pensi, sono un uomo come molti, faccio un determinato tipo di lavoro e questo mi porta ad avere un certo atteggiamento ma non lascerei mai una ragazza indifesa senza cena-

-sempre la solita storia- disse sbuffando

-come?-

-dite sempre tutti la stessa cosa-

-non ti seguo-

Sarà stata la febbre, la stanchezza ma Riley non riuscì a rimanere in silenzio, forse più che un senso di rivalsa aveva solo voglia di farsi conoscere da Cristopher, forse voleva che lui andasse oltre l'apparenza, almeno per una volta.

-tutti mi vedete come una ragazzina indifesa in mezzo ad un branco di lupi, sarà perché sono timida, perché dimostro meno anni della mia età ma io non sono Cappuccetto rosso che si è persa nel bosco, sono una donna che ha un passato, ho lottato con le unghie e con i denti nella mia vita, ho visto cose e vissuto situazioni così brutte da non augurarle al mio peggior nemico.

Il compagno di mia madre mi picchia da quando sono piccola, al posto del bacio della buona notte ricevevo botte. Mi sono laureata frequentando corsi serali perché il giorno dovevo lavorare per far sì che mia madre non perdesse la casa, io Capitano Adams non sono una ragazzina indifesa, sono una donna!-

Non aveva mai raccontato a nessuno ciò che era successo nella sua vita, questo perché si era sempre ritenuta responsabile di quello che accadeva a casa sua, ma sapeva che se non faceva vedere chi era a quell'uomo seduto sul letto lui non avrebbe mai visto la vera Riley.

I suoi occhi ora erano lucidi ma aveva il cuore più leggero.

Cristopher non rispose, si avvicinò di più e la strinse in un abbraccio.

-non ho detto certe cose per farti pena-

La lasciò e la guardò dritta negli occhi

-tu non mi hai mai fatto pena-

-cristopher io...-

Non la lasciò nemmeno finire che le sue labbra furono subito su quelle di lei.

Un bacio da prima dolce poi veloce e impetuoso, brividi in tutto il corpo ecco quello che sentiva, brividi e un fuoco divampare.

La distese meglio sul letto e si mise sopra di lei, dalle labbra gonfie scese sulla gola, lambì ogni centimetro di pelle scoperto.

Riley stava toccando il cielo con un dito, non pensava a quello che stava succedendo se lo voleva soltanto vivere.

Cercò di ribaltare la situazione ma Cristopher la schiacciò ancora di più sul materasso, staccò le labbra da lei e la guardò

-fatti coccolare da me stasera-

non se lo lasciò ripetere due volte e lasciò che continuasse quell'opera divina.

Scese più giù fino a raggiungere i seni della ragazza, continuò a venerare il suo corpo ancora per un po'.

-stasera non andremo oltre-

come se avesse ricevuto una secchiata gelida addosso si tirò su e guardò l'uomo

-come? No! perché?-

Cristopher rise e lei si accorse di non averlo mai visto così bello

-credimi piccola ho intenzione di continuare quello che ho appena iniziato ma quello che ti vorrei fare potrebbe alzare ancora di più la tua temperatura e non voglio rischiare-

-ma io sto benissimo-

L'uomo rise e la baciò ancora una volta.

-mettiti giù, per stasera va bene così-

Quella notte Riley poté respirare il profumo del Capitano direttamente sulla pelle di lui. Non fece e non si fece domande, si lasciò cullare dalle braccia dell'uomo fino a lasciarsi andare in un sonno senza incubi.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Quando aprì gli occhi la mattina seguente non poteva ancora crederci, pensava di essersi immaginata tutto.

Si voltò e iniziò a guardare Cristopher fino a seguire i lineamenti del suo volto con la sua mano.

"Quest'uomo è perfetto"

Era incantata da quelle labbra così piene e grandi, da quei lineamenti così duri ma in quel momento così dolci.

Si alzò e andò nel piccolo cucinotto,

non aveva niente da mangiare visto che i pasti li consumava nella mensa della base, così mise una tazza di acqua calda nel microonde e iniziò a preparare del caffè per l'uomo che stava dormendo tra le sue lenzuola.

Mentre aspettava che Cristopher si svegliasse rimase a pensare a come iniziare una conversazione con lui, stava letteralmente morendo dall'imbarazzo soprattutto perché la sua mente era bombardata dalle immagini della notte precedente.

Sentì l'uomo muoversi e si avvicinò al letto a piccoli passi mentre il suo cuore aveva iniziato una danza tutta sua nel petto.

-buongiorno!-

Cristopher si voltò rimase qualche secondo in silenzio, controllò il suo orologio al polso e si alzò senza dire nulla.

Riley rimase spiazzata "e ora che succede?"

-va tutto bene? Ho preparato del caffè se ti va-

-no, faccio colazione alla mensa-

-possiamo parlare di quello che è successo ieri?-

-ti sei provata la febbre? Se stai ancora male rimani qui anche oggi-

-Cristhopher falla finita di parlare della mia influenza, mi dici cosa succede?-

-non succede niente, ma è sbagliato che io sia qui, adesso-

-è sbagliato? Quindi è sbagliato anche quello che è successo tra noi stanotte? Quindi mi hai presa per il culo per cosa? Perché ti sentivi solo, cosa è successo Annabelle ti ha mandato in bianco e allora sei venuto qui?-

Riley era furiosa, il fatto che fosse timida non implicava che non avesse carattere e questo piaceva ancora di più al Capitano, però la situazione era complicata e il caratteraccio dell'uomo la rendeva ancora più difficile.

-ma cosa stai dicendo? Io non mi sono pentito di nulla e sono venuto qui perché ero preoccupato per te-

-e allora perché mi tratti così?-

-volevi che ti dichiarassi il mio amore appena sveglio?-

-sei solo un idiota!-

-modera le parole, ricordati sempre che io sono il tuo capitano-

-io non modero proprio nulla perché se fuori da questa stanza sei il mio superiore qui dentro sei solo un uomo che ha dormito nel mio letto-

-cosa vuoi Riley?-

-voglio capire perché ieri sera eri in un modo e stamani sei il solito stronzo-

-è questo che pensi di me?-

-vaffanculo Cristopher, esci da qui, ci vediamo dopo-

Prese le sue cose e uscì sbattendo la porta, lasciandola in preda ad una crisi isterica.

"Se pensa che ci rinunci non ha capito niente di come sono fatta, se vuole fare i capricci scoprirà che sono molto più brava di lui in questo gioco"

Buttò il tè nel lavandino e si preparò per affrontare una nuova giornata all'inferno.

Scese al campo e incontrò Patricia

-zucchero come ti senti oggi?

-molto meglio, grazie! Alla fine era solo una frescata-

Finì di scambiare qualche convenevole con la collega e poi iniziò a preparare il materiale necessario per le medicazioni.

Verso l'ora di pranzo, Cristopher la raggiunse sotto la tenda

-come ti senti? Se sei troppo stanca puoi andare, oggi pomeriggio l'allenamento non sarà molto intenso-

Riley non spiccicò parola

-Riley? Per favore rispondimi-

Continuò ad ignorare l'uomo finché non arrivò la sua collega

-Patricia se non ti dispiace mi prendo il pomeriggio libero, il Capitano Adams mi ha detto che posso andare e ho delle commissioni da fare in città-

-certo, vai pure-

Uscì di fretta per andarsi a cambiare nella sua stanza ma Cristopher la raggiunse a metà strada, l'afferrò per un braccio e la fece voltare, occhi negli occhi.

-mi dici cosa ti prende? Stai facendo la bambina!-

-ora vuoi sapere cosa mi prende? sei tu che non sai quello che vuole e fino a che non lo avrai capito ti prego di lasciarmi in pace-

-Riley smettila! Stai scherzando con il fuoco-

-che c'è capitano? Ti scoccia se mi sono presa il pomeriggio libero? Te la prendi se non eseguo i tuoi ordini?-

-mi scoccia quando ignori quello che ti dico-

-beh probabilmente perché non mi interessa, quindi visto che ho da fare e tu non hai bisogno di me se permetti vado a cambiarmi-

Si diresse verso il suo alloggio, lasciandolo lì in sospeso, come lui aveva fatto spesso con lei e con il suo cuore.

Raggiunse la città, si comprò quello che le serviva e poi si diresse al bar più vicino, aveva bisogno di schiarirsi le idee, era disposta a soffrire così tanto pur di averlo?

"Lo sapevo di non reggere la tequila, santo cielo che schifo!"

Aveva cercato di annegare i suoi pensieri in qualche shot ed all'inizio c'era quasi riuscita ma poi la testa aveva iniziato a girare e il suo stomaco a brontolare.

Si chiuse in bagno, rigettò tutto l'alcool appena ingerito e qualche patatina, si sciacquò la bocca e prese il telefono.

Non distingueva benissimo le lettere sullo schermo ma anche in quelle condizioni quel nome lo leggeva benissimo.

5 chiamate perse da Christopher ed un messaggio

"Sei nei guai ragazzina"

Nonostante tutto sorrise.

Uscì dal bar, il solo odore di quei distillati le faceva tornare il voltastomaco e chiamò un taxi,avrebbe preferito f tornare a piedi ma non riusciva a camminare sulle sue gambe. L'alternativa era chiamare lui ma l'orgoglio la fermò appena in tempo o quasi. Decise di non richiamarlo ma rispose al suo messaggio.

"Non è il mii ordaio di lavoio. Per cios Capitano mi lasci in pace"

Un' altra chiamata che ignorò

"Sei ubriaca! Rispondimi immediatamente"

"No"

Cercò invano un taxi, così prese a camminare in direzione della base, pochi minuti dopo vide una macchina venire verso di lei. Non si accorse né del modello né di chi fosse il guidatore sentì solo la frenata e poi si ritrovò a testa all'ingiù 

-Oddio, oddio, mi lasciiii-  iniziò a dimenare le gambe

-Finiscila-

Le bastò solo quella parola per capire chi fosse.

-Christopher così mi sento male, mettimi giù-

-Peggio di così non puoi stare-

La adagiò sul sedile accanto al guidatore e non proferì altra parola.

Ma se lui stava zitto, lo stesso non si poteva dire del suo corpo.

La mascella era rigida, lo sguardo severo rivolto verso la strada e le mani stringevano il volante con una morsa letale.

Quel silenzio per Riley era assordante, inoltre la testa che ancora girava un po' non era d'aiuto.

-ti avevo detto che non c'era bisogno che mi venissi a prendere-

-sei ubriaca-

-no, lo ero. Adesso sto meglio. Ce la potevo fare da sola-

-Riley fammi il piacere di stare zitta, ora ti porto in camera tua, vai a letto e domani ne parliamo-

-voglio parlarne ora-

-non ti reggi in piedi, non sei in grado di sostenere una conversazione-

-ma io-

-basta!-

Alzò la voce

-adesso stai zitta e per una volta fai come ti ho detto-

Non fiatò più fino alla camera, poi appena aprì la porta si girò verso il Capitano

-Puoi entrare?-

-No-

-Ma...-

-Riley in questo momento sono furioso con te, prendi un'aspirina e vai a letto, domani parliamo-

Lei crollò in un sonno profondo, lui entrò in palestra.

Nemmeno la sua ultima missione gli aveva messo così tanta tensione addosso.

E pensare che poche ore prima quella arrabbiata tra i due era lei, adesso quello infuriato era lui.

Quella ragazzina gli aveva fatto provare paura.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Si alzò con un bel cerchio alla testa quella mattina, fortunatamente la sveglia non era ancora suonata.

Andò in bagno per sciacquarsi la faccia e li poté osservare le condizioni nelle quali si era ridotta.

"Ma non potevo darmi allo shopping sfrenato come fanno tutte? Anche un chilo di gelato avrebbe fatto meno male"

Poi ripensò a ciò che era accaduto, a cristopher che andava via con Annabel, allo stesso uomo che la notte prima si era preso cura di lei, che l'aveva baciata e viziata come se fosse una cosa rara e fu anche inevitabile pensare a come si erano svegliati la mattina dopo, non pensava di ricevere rose e cioccolatini ma almeno poter condividere un caffè insieme e invece l'aveva trattata con freddezza e distacco. L'aveva chiusa fuori dal suo mondo.

Chissà se Annabel in quel mondo c'era entrata.

I suoi pensieri furono interrotti dalla sveglia, così prese un antidolorifico, promettendosi di non rifare più un errore simile e si vestì.

Lasciò la camera pronta per cominciare una nuova giornata.

Se fuori sembrava calma, dentro aveva una tempesta e più si avvicinava al campo più l'agitazione aumentava.

"Chissà se mi saluterà o se terrà ancora su quel broncio. Poi se vogliamo dirla tutta quella arrabbiata dovrei essere io, perché reagisce così?"

Decise di smetterla di farsi tutte quelle domande altrimenti il mal di testa sarebbe aumentato.

Raggiunse la spiaggia, ancora per qualche giorno la maggior parte delle prove si sarebbero tenute lì sul mare.

-Buongiorno Pat, tutto bene?-

-buongiorno zucchero, benissimo direi la mia pensione si avvicina e sono pronta ad andare in crociera con mio marito-

-ma che bello! ovviamente mi mancherai moltissimo-

-anche tu zucchero ma ogni tanto verrò qui, non preoccuparti-

La conosceva da poco eppure aveva sviluppato già un enorme affetto verso la donna.

-anche oggi siamo sole tesoro, la dottoressa Scott è dovuta andare all'ospedale militare qua vicino. Forse riesce ad essere qui nel pomeriggio-

"oddio, speriamo di no. Si sta meglio quando l'arpia è lontana"

Non l'aveva ancora visto, aveva preparato il materiale, salutato gli allievi e gli ufficiali. Parlato del più e del meno con Patricia, aveva cercato di fare finta di nulla ma non vederlo le aveva provocato un vuoto allo stomaco.

-Pat scusa hanno già iniziato ma non vedo il Capitano Adams-

-ah non lo sai?

-sapere cosa?

"Oddio com'è che si respira?"

-Il capitano Adams ha preso dei giorni liberi-

-perchè?-

-

l'infermiera anziana la guardò di traverso

- come perché? Aveva da fare delle cose-

- e sai dov'è?-

- Riley che sta succedendo?-

cercò di tranquillizzarsi ma era andata in tilt

-non preoccuparti, va tutto bene, mi sembra strana una cosa del genere pensavo che lui non uscisse mai di qui, sai com'è-

-no com'è ?-

Decise di non rispondere, alzò semplicemente le spalle e uscì dalla tenda. Si avvicinò al mare per vedere se così avrebbe iniziato a respirare meglio.

"Perché non mi ha detto nulla? Bastava anche un biglietto eh, sarà successo qualcosa? Sarà con Annabel?"

Iniziò lentamente a torturarsi con una serie di domande fino a che non dovette soccorrere degli allievi e fortunatamente per lei il lavoro diventò molto da impedirle di pensare troppo.

Passarono due giorni e di Cristopher nemmeno l'ombra, Riley aveva ricominciato a mangiare in camera da sola e passava più tempo in infermiera del solito.

Se non era lì per il turno andava o per controllare le scadenze o per riordinare il tutto. Meno pensava meglio stava, anche se alla fine Cristopher era entrato così profondamente dentro di lei che non pensarci del tutto era difficile.

Al quarto giorno credeva di andare fuori di testa, per tre giorni nessuna notizia e la cosa che la faceva stare più male era che nemmeno Annabel fosse rientrata alla base. Sapeva che erano insieme a questo punto era matematico.

Patricia le aveva detto che la dottoressa era rimasta in ospedale per delle sostituzioni ma era diventata così paranoica che non credeva nemmeno all'amica.

Si preparò, fece colazione e si avviò in infermeria a preparare il necessario.

Aveva letto sul programma che quel giorno gli allievi avrebbero affrontato dei percorsi, così si muní di tutto il materiale e raggiunse la sua collega.

-Zucchero buongiorno! Hai già fatto colazione? Ti ho portato un po' di torta-

-grazie! Ho  già mangiato ma la metto da parte per dopo-

-va bene cara, è passata la dottoressa Scott è andata a prendere dei moduli da compilare durante il turno-

"Meraviglioso! Sua altezza oggi ci degna della sua presenza e lui? "

-va bene-

-tutto bene cara?-

-certo-

-mmh mi pari strana, comunque ti aspettavo ma oggi io non sarò con voi, giornata burocratica alla base. Farai la brava, vero zucchero?-

-Sarò un angioletto Pat, tranquilla! Occhi sugli allievi e mi prenderò cura del materiale-

-beh tu ed Annabel potreste fare amicizia mentre siete qui-

-a parte che mi voleva cacciare il secondo giorno e poi preferirei fare tre volte il giro della morte piuttosto che conversarci amorevolmente-

-uhhhh oggi mordi eh, allora ti lascio al tuo lavoro e per qualsiasi cosa mi trovi sul telefono-

-grazie Pat-

Le dispiacque non essere stata entusiasta ma da qualche giorno il suo buonumore aveva preso ferie.

Non fece in tempo a porsi la solita domanda che sentì un profumo pungente arrivarle alle narici, purtroppo seguito da una voce alquanto stridula

-allora Cris che ne dici? Ci andiamo insieme?-

-non lo so Annie, ora vediamo-

"Annie?  saprei io dove mandarvi insieme"

-ricordati che è tra pochi giorni, non farmi aspettare troppo-

"Gne gne gne"

Non si era ancora voltata, sapeva benissimo che i due erano lì vicino ma non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione, era stata ignorata per giorni? Avrebbe fatto lo stesso.

Ogni parte del suo corpo fremeva per la vicinanza di Cristopher ma la rabbia stava prendendo il sopravvento.

Non era più un gioco, c'era stata troppo male per definirlo così.

Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri fu Annabel

-infermiera King che piacere rivederla, com'è andata in questi giorni?-

"Non mi ha insultata, o ha subito un trauma o mi sta prendendo in giro"

-Dottoressa, buongiorno! Benissimo direi, le ho lasciato i report nel suo ufficio-

-Visti, ottimo lavoro!-

"Trauma, per forza quello"

Continuò i convenevoli senza degnarlo di uno sguardo.

Sentiva i suoi occhi addosso ma faceva finta di niente o almeno ci provava, un occhio attento si sarebbe sicuramente accorto del tremolio delle sue mani, del tono di voce alto, delle guance più colorate.

Lui se ne era accorto?

-Cris quando vuoi possiamo iniziare, io poi nel pomeriggio devo tornare in ospedale e Patricia non ci sarà.

Avrai solo la King-

"Che? Mi toccherà parlarci per forza se devo intervenire, per favore non fatevi male che oggi ho solo parolacce"

-non preoccuparti Annie-

"Se la richiama così vomito"

Cristopher senza aggiungere altro si diresse dagli allievi per dare inizio alle prove ed Annabel iniziò a telefonare per vari consulti.

"mi ignora! è quello che volevo, o forse no? 

Perché sei andato via? Perché scappi da me?

Sarai anche bello mio Capitano, ma te le faccio scontare tutte"

Prese un bel respiro ed iniziò a compilare le varie scartoffie della giornata, pensava di essere arrivata già alla fine del rapporto, non sapeva di non aver ancora iniziato.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quella giornata sembrava non finire, era appena iniziata la pausa pranzo quando si sentì chiamare.

-Riley un soldato è svenuto, vai a vedere-

Lo ignorai e puntai i miei passi verso il ragazzo.

Lui mi seguì facendomi sentire la sua ingombrante presenza

-ma tu sei un angelo-

-no sono Riley-

-tu sei l'infermiera King per i soldati- Aggiunse Adams

Mi voltai verso di lui

-Siamo in ambito medico, qui decido io-.

Il capitano si avvicinò al suo orecchio con discrezione

-Stai attenta o verrai punita-

-Da chi?-

-Da me-

E dopo quel breve scambio Riley torno velocemente a prestare attenzione al soldato, lo fece portare in infermeria per ulteriori accertamenti, aveva preso una bella botta in testa e voleva escludere un trauma.

Per questo saltò la pausa pranzo e quando tornò alla tenda per le prove del pomeriggio trovò un vassoio con il pranzo sulla sua scrivania.

-Zucchero come sta il soldato Bayer?-

-Trauma cranico, è in ospedale. Non credo rientrerà in tempo per finire le settimane-

-Non ti sfugge mai nulla eh-

-Qualcosa si, questo vassoio?-

-Oh il Capitano Adams non ti ha visto a mensa. Ha saputo che stavi lavorando e ha pensato di farti portare il pranzo qui-

"Ma che carino, in questi giorni non gli è fregato nulla del mio pranzo"

-grazie ma non ho fame-

-Riley va tutto bene?-

-Certo, ho fatto una colazione abbondante tutto qui-

Patricia sapeva benissimo che qualcosa non andava. Gli indizi parlavano chiaro, più che altro sapeva bene che il Capitano Adams non aveva certe attenzioni per nessuno.

Il pomeriggio passò tranquillo e a cena Riley si presentò in mensa.

Fece un saluto generale e si mise a sedere al tavolo degli ufficiali vicino a Patricia

-Pat come mai stasera qui? Non sei a casa da Richard?-

-Cara, il mio Richard stasera ha la setata al bowling, invece che cucinare ho pensato di unirmi a voi giovani. Ma vi saluterò presto così potrete uscire e spassarvela-

-Uscire?-

-Si, stasera avete la serata libera in città. Zucchero ti prego vai con loro e divertiti-

-pat è meglio se l'infermiera king rimane alla base, i bar della città non fanno per lei-

Aggiunse Cristopher con un sorriso malizioso sul volto

-Capitano credo di averle già spiegato che quello che faccio fuori dal campo non sia affar suo-

La stava provocando davanti agli ufficiali e davanti ai suoi colleghi, voleva tenergli testa, fargliela pagare ma non aveva calcolato bene il peso delle parole.

Lo notò dallo sguardo freddo di Cristopher

-ha ragione infermiera! Ma per il momento è nella base e fra 10 minuti la voglio nel mio ufficio-

Si volatilizzò dopo aver pronunciato le ultime parole lasciando il gelo nella mensa della base.

-corri-

-pat, senti mi ha provocata-

-Riley, fidati di me e corri in quel dannato ufficio-

"Figurati se poteva andare bene per una volta, adesso mi prenderò una bella strigliata. Mi ha provocata quello stronzo arrogante se l'è cercata e io che ero andata in mensa perché mi mancava, stupida me"

La serata doveva ancora iniziare fuori dalla base ma dentro si potevano già percepire le scintille.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Non fece in tempo ad appoggiare il suo pugno che la porta si aprì.

Cristopher era tornato dietro la sua scrivania e stava riordinando dei fascicoli, entrò e si chiuse dietro la porta.

-Cristopher dimmi-

Rimase in silenzio

-ok so di aver esagerato ma hai detto quella cosa, dopo giorni di...-

-Per te sono il Capitano Adams-

-Ah-

-Ed esigo che tu mi porti rispetto, soprattutto davanti ai miei ufficiali-

-ora la metti così? Anche qualche notte fa eri il Capitano Adams? Quando eri nel mio letto?-

-Riley-

-per te infermiera king-

Aveva detto di essere brava a fare i capricci.

Adams si alzò da dietro la scrivania, la sua figura era imponente rispetto a quella di Riley e la sovrastò in pochi passi

-smettila di fare la ragazzina, non tollero che tu ti comporti così davanti ai miei ufficiali-

-Invece tu? Posso ammettere di aver sbagliato la forma, ma sai bene che non hai il diritto di dirmi dove posso andare o cosa posso fare-

-Tu dici?

-Si caro Capitano, io e te non siamo niente e lo hai messo in chiaro questi giorni-

-Cosa ho fatto in questi giorni non sono affari tuoi-

-infatti non te l'ho chiesto e già che ci siamo nemmeno quello che faccio io fuori da qui sono affari tuoi-

Mentre lui stava per aggiungere altro, lei prese la porta e uscì dall'ufficio dirigendosi verso la sua camera.

Sbattè la porta, era infuriata.

Mandò un messaggio alla madre per sapere come stesse e poi si cambiò.

Prese uno dei pochi vestiti che aveva portato con sé da Seattle, era nero, con scollo a cuore e corpetto trasparente ma soprattutto era pericolosamente corto.

Mise un paio di Sandali alla schiava, si truccò facendo risaltare il marrone dei suoi occhi e lasciò i capelli mossi e liberi.

"Se ti senti ferito vai a farti consolare da Annie, stronzo!"

Aveva abbassato le sue difese, si era invaghita del Capitano e adesso era rimasta ferita dalle parole dette ma soprattutto da quelle non dette.

Ora voleva uscire, andare a svagarsi e provocare un'ulcera a Cristopher.

Raggiunse l'entrata della base dove trovò gli altri ufficiali, fischi e complimenti la accolsero.

-infermiera Riley, credo che stasera dovrà curarmi il cuore-

Le disse un soldato facendola ridere

Si avvicinò alle donne, era la prima volta che le vedeva senza la divisa e sembravano quasi umane.

Iniziarono i convenevoli e poi quando arrivarono tutti, salirono sulla navetta.

All'appello mancava Adams ma non sapeva se era il caso di chiedere di lui, la curiosità fu più forte e si rivolse ad una delle soldatesse

-Il Capitano non viene?-

Sperava che non leggesse la speranza nel suo tono di voce

"Stupida me" pensò, tirandosi una botta immaginaria sulla fronte.

-Si, ci ha detto che sarebbe venuto ma ci raggiungerà con la sua macchina-

-ah ok-

"Non è alla sua altezza la navetta? Oppure così ha una scusa per raggiungere Dottoressa Satana?"

Mentre la sua testa farneticava ipotesi assurde la soldatessa riprese a parlare con lei?

-Cosa è successo nel suo ufficio?-

Panico, respira e menti!

- ma niente, mi sono presa una bella ramanzina-

- So che può essere difficile, adattarsi alle regole del campo, soprattutto al Capitano Adams-

- Molto-

La guardò con gratitudine, da quando era arrivata alla base, la soldatessa Moore fu la prima a mostrarle un po' di umanità, esclusa Patricia ovviamente

-tu è molto che ne fai parte?

-Mi sono arruolata due anni fa, ma ho sempre fatto parte di questo mondo, mio padre e mio fratello sono nei marines-

- posso chiederti perché proprio i neavy seals?-

- ti potrei rispondere perché no nei neavy seals? Mio padre voleva che entrassi nei Marines, ma invece io volevo qualcosa di più, ho scelto il reparto più duro ma è il migliore-

-Tu? Perché hai scelto di fare l'infermiera?-

In pochi le avevano fatto quella domanda e aveva sempre ringraziato per la cosa, non le piaceva mettersi a nudo ma la ragazza davanti a lei le stava simpatica e sentiva di potersi fidare

- era semplicemente la strada giusta per me- prese un respiro e continuò - fin da piccola mi sono presa io cura delle ferite che mi causava il mio patrigno e così alla fine del liceo ho scelto la scuola da infermiera per evitare che qualcun'altra dovesse curarsi le ferite da sola. Non ho mai detto a nessuno questo e...-

- tranquilla, rimarrà con me. Però ho una domanda, il tuo patrigno?-

- è a casa con mia madre, non riesce a lasciarlo-

- capisco, sappi che per qualsiasi cosa hai un reparto intero di neavy seals pronto ad intervenire e no, non ci andiamo giù leggeri, basta solo una parola Riley e andiamo a Seattle a sistemare quel bastardo-

La guardò negli occhi e le strinse la mano -grazie-

Era doppiamente felice, si era trovata una nuova amica.

-Signore, la carrozza è arrivata, pronte a sbronzarvi?-

-certooo- urlarono in coro e scesero dalla navetta.

Davanti all'entrata del pub vide Cristopher, era semplicemente mozzafiato e anche a distanza si poteva percepire il potere che emanava.

Prima che riuscisse ad entrare lui la afferrò per un braccio

-balla con qualcuno che non sia io e gli spezzo le gambe-

Non fece in tempo a reagire che venne trascinata dentro dagli ufficiali. Un'ondata di calore le attraversò il corpo, lasciando tracce di eccitazione tra le sue gambe.

Si diresse al bar dove prese una birra e cercò la causa del suo stordimento tra la folla.

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