Bojnice - lo specchio, la musica, l'illusione e l'atrazione

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una misteriosa creatura ***
Capitolo 2: *** Un sogno reale ***
Capitolo 3: *** L'irascibilità del sovrano e l'illusione maledetta ***
Capitolo 4: *** L'aiuto della maga ***
Capitolo 5: *** Ritorno alla normalità ***



Capitolo 1
*** Una misteriosa creatura ***


Fantaghirò e Romualdo stavano cavalcando nelle più impervie foreste della Repubblica Slovacca.
Anche se il sole splendeva in cielo, l’aria era molto fredda e introversa.
< E’ molto freddo per essere un clima primaverile > fece l’uomo < Secondo me dovevamo scegliere un luogo più caldo. >
< Io sono abituata a questo genere di freddo > replicò Fantaghirò < E poi il nostro castello è davvero incantevole. Secondo me non ce ne sono come questi. >
< Sì, è vero. >
< Tornando a noi, sei già stanco di cavalcare? Dobbiamo fare ancora un po’ di strada prima di tornare a casa. >
< Io stanco? Ma per chi mi hai preso? Per un pappamolle? >
< Questo non lo so… Non è che vuoi farmi vincere una sfida solo perché sono una donna, vero? >
< Assolutamente no. È fuori discussione. >
< Molto bene. Allora ritorniamo al castello? >
< Non ci fermiamo nemmeno a mangiare? Io ho una gran fame. >
< D’accordo. Potremmo mangiare qualcosa in mezzo alla natura. Che cosa ti sei portato appresso? >
< Pane e formaggio. È una delle poche cose che avevamo in dispensa. >
< Allora dovremmo scendere fino in paese per fare un po’ di spesa, no? >
< Ogni cosa a suo tempo. Mangiamo? >
< Quando si tratta di cibo, tu non guardi in faccia a nessuno. >
Dopo aver disteso un telo sul verde sentiero della foresta, Romualdo cominciò a consumare la sua razione di pane e formaggio con voracità.
< E l’acqua? Dove l’hai messa? >
< Credo di essermene dimenticato. >
< Questa proprio non ci voleva. Adesso che cosa facciamo? >
< Se non ho visto male, qui nei dintorni c’è una bellissima cascata e un laghetto molto limpido. Potremmo prendere l’acqua da lì. >
< Ma siamo sicuri che non ci farà male? >
< A mali estremi, estremi rimedi. >
< Allora vai un po’ a prenderla. Ho molta sete. >
< Perché devo farlo io? > domandò l’uomo risoluto.
< Perché io guarderò i cavalli. >
< E chi l’ha deciso? >
< Io in questo momento… Adesso vai. >
Senza controbattere all’insistenza della sua amata, Romualdo acconsentì alla sua richiesta prendendo con sé la borraccia per riempirla d’acqua.
Una volta giunto dinanzi al laghetto, il giovane uomo si scorse un po’ troppo rischiando di finire in acqua.
Ma quello che vide lo lasciò completamente interdetto.
Una figura umana con delle pinne al posto dei piedi, nuotava sott’acqua come se nulla fosse.
Spaventato, Romualdo si ritrasse per sfuggire a quella creatura, ma malamente cadde in acqua bagnandosi tutto.
Appena riuscì ad uscire da quelle acque, Romualdo perse le tracce di quella misteriosa creatura.
“E’ incredibile quello che ho visto…”
Incuriosito dalla situazione che si era creata, Romualdo setacciò l’intero perimetro del laghetto, ma della creatura nemmeno l’ombra.
“Non può essere scomparsa nel nulla.”
Inorridito dalla sua assenza, tirò qualche sassolino per cercare di riattirare la sua attenzione.
Ma niente, la creatura era scomparsa misteriosamente.
Tornando a gran velocità da Fantaghirò, gli raccontò immediatamente tutto quello che aveva visto.
< Una creatura con addosso delle pinne al posto dei piedi che nuotava sott’acqua? Chissà cos’hai realmente visto. >
< Ti giuro che è la verità. L’ho adocchiata mentre stavo cercando di prendere l’acqua. >
< Secondo me ti sei confuso con un pesce di grandi dimensioni. >
< E’ impossibile. Il suo corpo era molto nitido e chiaro. >
< Certo… A giudicare dai tuoi vestiti completamente innacquati, direi che stavi cercando di inseguirla. >
< E’ stato un incidente. Mi sono scorto più del dovuto e sono caduto. >
< Ti sei fatto male? >
< No, sto bene. >
< Meno male. Hai preso un po’ d’acqua per il ritorno? >
< Sì. >
< Bene. Credo che sia venuto il momento di andarcene visto che presto il sole comincerà a tramontare. Non vorrei che perdessimo la strada per il nostro ritorno a casa. >
< Non ti preoccupare. Conosco queste foreste da quando sono bambino. >
< Eppure quella creatura non l’avevi mai vista, no? >
< Domani parlerò con alcuni paesani per farmi spiegare la storia di quel laghetto. Forse anche loro sono a conoscenza di quella misteriosa creatura. >
< Ne dubito fortemente… Io, se fossi in te, lascerei subito perdere. Non vorrei che quei contadini ti scambiassero per una persona pazza da rinchiudere in manicomio. >
< Farebbero questo ad un nobile come me? >
< I contadini e la gente povera possono fare qualsiasi cosa quando sono uniti, ricordatelo. Torniamo al castello. >
< Allora sei pronta per la nostra sfida? >
< Se correrai sul tuo cavallo con il vento che sferza con questa energia, rischi di prenderti un brutto malanno. Meglio se cavalchi in maniera adagia. >
< La competizione è tutto per me. >
Balzando sul suo cavallo, Romualdo cominciò a correre al trotto distaccando in maniera molto notevole la sua amata.
“Non riuscirà mai a raggiungermi.”
Ma dopo alcuni minuti, Romualdo fu subito raggiunto.
< Che cosa credi? Che ti avrei fatto vincere? >
< Ma come diavolo hai fatto… >
< Io sono molto più veloce di te, non scordartelo. >
< Questo è tutto da vedere. Ah! >
Ma Romualdo non riuscì a distanziarla minimamente.
< Il mio cavallo è molto più veloce, Romualdo. Mettitelo bene in testa. >
Una volta arrivati vicino al castello, Fantaghirò incitò il suo cavallo ad andare molto più veloce, riuscendo ad arrivare alle porte del castello prima del suo amato.
< Che cosa ti avevo detto? Ho vinto la nostra sfida. >
< Sono voluto andare molto più lento perchè sono tutto bagnato. >
< Sì, certo. Perché non trovi una scusa migliore di questa? >
< E’ la verità > rispose l’uomo tossendo.
< Meglio se vai subito dentro a riscaldarti. Dirò alla servitù di farti trovare il soggiorno caldo e accogliente. >
< Prima però devo pensare al mio cavallo. >
< Ci penso io, non preoccuparti. Tu vai a cambiarti i vestiti e vai subito a riscaldarti prima che sia troppo tardi. >
< Non ti preoccupare, Fantaghirò. Posso sopravvivere > rispose Romualdo facendogli l’occhiolino
“Gli uomini. Tutti testardi.”
 
 
Una volta giunto nella sua camera, Romualdo non faceva altro che pensare a quella creatura che aveva visto in quel lago.
“Riuscirò a ritrovarti e a rincontrarti. È una promessa.”

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Capitolo 2
*** Un sogno reale ***


Dopo essersi rivestito, Romualdo era pronto per andare a letto dopo una lunga giornata molto faticosa.
< Ti stavo aspettando in soggiorno > fece Fantaghirò appena raggiunse il suo amato.
< Mi dispiace ma sono veramente molto stanco > replicò l’uomo tirando un forte starnuto.
< Secondo me ti sta salendo la febbre > replicò lei sentendogli la fronte < La tua fronte brucia. >
< Può darsi. Ma allo stesso tempo mi sento molto debole e senza forze. >
< Vuol dire che ti sei ammalato… Certo che potevi stare molto più attento quando cercavi di prendere l’acqua. >
< Ero impegnato ad inseguire quella misteriosa creatura… >
< Ancora con questa storia? Quando capirai che era tutto un tuo sogno? >
< No, non è vero che ho sognato. Quella creatura era vera! >
< Allora quando ti sarai ripreso dal tuo malanno, mi riporterai dinanzi a quel lago. >
< Ti ci posso portare domani mattina, se vuoi. >
< Non se ne parla nemmeno. Devi riposarti e tu domani non ti muovi da qui. >
< Ma io… >
< Non discutere. Fai quello che ti ordino. >
< Da quando in qua devo prendere ordini da te? >
< Vuoi sfidarmi a duello come hai fatto l’ultima volta quando dovevamo decidere in che castello abitare? >
< Fortunatamente in quel frangente l’ho spuntata io. Tu volevi andare ad abitare nella lontana Russia. >
< Non è colpa mia se il castello che mi piaceva tanto si trovava in quella fredda terra ostile. >
< Tornando a noi, evitiamo di combattere. Non so se riuscirei a stare in piedi. >
< Bravo. Meno male che mi dai ascolto. >
< Però visto che siamo qui potremmo coccolarci a vicenda, no? >
< Non credo che sia una buona idea. Rischio di ammalarmi pure io. >
< Quindi non vuoi starmi nemmeno accanto? >
< Per stasera farò un eccezione. >
< Grazie per la tua concessione. Buonanotte, tesoro. Fai sogni d’oro. >
< Buonanotte anche a te, Romualdo > replicò Fantaghirò prima di vedere il suo amato cadere in un sonno profondo.
 
 
Quando Romualdo riaprì gli occhi, si ritrovò dinanzi a quel misterioso laghetto.
“Come ho fatto a giungere fin qua?”
Cercando di capire la situazione in cui era finito, Romualdo tentò invano di chiedere aiuto.
“Non posso essere finito in questo posto da solo. Ci deve essere una soluzione…”
“Finalmente sei arrivato, mio prode cavaliere.”
Girandosi di scatto, Romualdo cercò di capire chi aveva parlato.
“Chi sei? Ce l’hai forse con me?”
“E con chi sennò?”
“Ma dove ti trovi? Non riesco a vederti.”
“Rifletti il tuo viso nel lago.”
“Perché?”
“Perché solo così potrai vedermi.”
Ubbidendo alla richiesta della voce misteriosa, Romualdo rifletté il suo viso nel laghetto.
“Ecco dove mi trovo! Il laghetto dove oggi ho preso l’acqua… Ma tu allora sei…”
“Mi chiamo Amaris e sono una sirena. Piacere di averti incontrato, Romualdo” replicò la creatura misteriosa uscendo dall’acqua.
“Che cosa vuoi da me?”
“Volevo vedere che faccia aveva un essere umano. Non ne ho mai visto uno da così vicino.”
“E che impressione ti sto facendo?”
“Non lo so. Mi sembrate delle creature così strane…”
“La stessa cosa potrei dire di te, sai?”
“Comunque secondo me è meglio se non dici a nessuno che stai parlando con me. Non vorrei che ti scambiassero per un uomo pazzo.”
“Perché? Hai paura di finire in guai seri?”
“Non sarò io che finirei in guai seri… Ma tu.”
“Che vuoi dire?”
“Nessuno sa della nostra esistenza, quindi ti consiglierei di non parlarne mai con nessuno. Sono stata abbastanza chiara?”
“Ma io volevo farti conoscere la mia amata…”
“Che cosa? Sei già impegnato con un’altra?”
“Sì. Il suo nome è Fantaghirò.”
“Fantaghirò? Quella specie di creatura selvaggia simile a te che ho visto passare a cavallo qualche tempo fa’? quella donna non è adatta a te.”
“Che cosa stai dicendo?”
“Ascoltami bene: lasciala immediatamente prima che sia troppo tardi. Lo dico per il tuo bene.”
“No, non lo farei mai” rispose Romualdo risoluto “E poi tu non la conosci.”
“Mi basta poco per capire com’è fatta una persona e quella donna non è adatta a te.”
“Smettila di parlare male di lei!”
“Io ti ho avvertito. Se vorrai rivedermi ancora, non dovrai mai avere più a che fare con quella selvaggia. Sono stata chiara?”
“Allora è meglio se non ci fossimo mai incontrati. Addio.”
< Romualdo! > gridò Fantaghirò svegliandolo di soprassalto.
< Che cosa succede? Dove mi trovo? > domandò L’uomo che stava sudando freddo.
< Il tuo era solo un incubo. >
< Un incubo? Era tutto vero. Ho rivisto quella creatura del lago e mi ha consigliato… >
Ma Romualdo non riusciva ad andare avanti.
Sembrava troppo scosso nel parlare.
< Che cosa hai visto? Quella misteriosa creatura? >
< Niente, lascia perdere. >
< Romualdo, se non ti conoscessi abbastanza, direi che stai impazzendo. >
< No. È quella creatura che mi sta facendo uscire di sennò. Devo dimenticarmi subito di lei, altrimenti… >
< Per questa sera non ci pensare. Sei ancora molto debole. >
< La mia rabbia mi fa sentire molto più forte di quello che sembro. >
< Allora cerca di calmarti. Agitarsi non serve a nulla. >
< E come pensi di fare? >
< Rimanendo avvinghiata a te. Così almeno potrai fare dei bei sogni. >
< Almeno ci provo. >
< Chiudi gli occhi e fai ti dico. >
< D’accordo > replicò Romualdo prima di addormentarsi definitivamente tra le braccia della sua amata evitando di ripensare alla misteriosa sirena.

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Capitolo 3
*** L'irascibilità del sovrano e l'illusione maledetta ***


Il giorno dopo, Fantaghirò si svegliò con il sole che inondava il suo letto.
Girando lo sguardo completamente assonnata, riuscì a vedere che suo marito era scomparso nel nulla.
< Romualdo? >
Ma l’uomo non rispondeva.
Presa dalla preoccupazione, Fantaghirò si precipitò fuori dalla sua camera chiedendo in giro alla servitù se l’avevano visto.
< Eccolo là, mia Signora. Sta dando da mangiare ai cavalli. >
< Ma è impazzito?! Ieri sera non si sentiva per niente bene e adesso da’ da mangiare ai cavalli quando sarebbe compito degli stallieri?! >
< Sapete com’è fatto, Signora. Lui vuole rendersi utile in tutte le maniere. >
< Ah sì? Allora perché non va a dare una mano in cucina? >
< Perchè nostro Signore non è molto bravo a cucinare… >
< E comunque non sono mansioni che lo riguardano. Altrimenti perché vi paghiamo? >
< Lo so, Signora. >
< Preparate il mio vestito da passeggio. Devo parlare subito con mio marito. >
< Come volete voi, mia Signora. >
 
 
Dopo essere uscita dal castello, Fantaghirò non riusciva a trattenere la sua furia e la sua collera.
< Romualdo, che cosa diavolo stai facendo? >
< Non lo vedi? Sto accudendo i nostri cavalli. >
< Lo sai che ci sono i servitori apposta, no? >
< E tu sai che mi piace prendermene cura personalmente. >
< Non quando stai poco bene. >
< E chi l’ha detto? Stamattina mi sono svegliato al pieno delle mie energie. >
< Questo non vuol dire niente. Rischi di ammalarti sul serio! >
< Finirò il mio compito nelle stalle e tornerò subito al castello, va bene? >
< No! Tu ci torni adesso! >
Ma mentre i due amanti stavano discutendo animatamente in mezzo alla servitù, Fantaghirò scorse suo padre che stava entrando nella loro dimora.
< Oh, no. Questa non ci voleva. >
< Che cosa succede? >
< Mio padre. È giunto fin qui da molto lontano. >
< Bene. Non vedo l’ora di salutarlo. >
< Che cosa stai facendo?! > gridò Fantaghirò fermandolo < Non ti farai vedere da lui in questo stato, spero. >
< Perché? Che cosa ci sarebbe di male? >
< Sei tutto sporco e puzzi di letame. Vai immediatamente a cambiarti. >
< Tesoro, perché ti agiti tanto? >
< Perché non voglio fare una figura meschina dinanzi a mio padre. Non lo potrei sopportare. >
< Tranquilla. Andrà tutto bene. >
< Fermati ti ho detto! >
Ma Romualdo non ascoltò le parole di sua moglie, preferendo andare incontro al Sovrano vestito con soli stracci.
< Benvenuto a Bojnice, vostra maestà. Non vi aspettavamo. >
Vedendo com’era malamente vestito, il padre di Fantaghirò lo squadrò minacciosamente.
< Romualdo, siete davvero voi?>
< In carne ed ossa, vostra altezza. Posso prendere il vostro cavallo? >
< Ma non ci sono gli stallieri per questo? >
< In questo momento sono impegnati a fare tutt’altro. Spero che per voi non sia un problema. >
< No… Assolutamente no… > mentì il Re < Vorrei parlare con mia figlia immediatamente. >
< Ma certo. Si trova dietro le mie spalle. >
Vedendo che suo padre era serio e arrabbiato, Fantaghirò avrebbe preferito scomparire dinanzi a quella scena.
< Fantaghirò, devo parlare con te. >
< Sì, padre. Accomodiamoci in sala da pranzo. >
< Vi raggiungerò pure io. >
< Non prendetela a male Romualdo, ma vorrei parlare in privato solo con mia figlia. >
< D’accordo, come volete voi. Se mi cercate, sono a cavalcare qui nelle vicinanze. Farò molto in fretta. >
< Fate pure con calma e svagatevi quanto volete. >
< Vi ringrazio. A più tardi, vostra maestà > replicò Romualdo con un doveroso inchino prima di scomparire dietro le mura del castello.
< Fantaghirò, dovrai spiegarmi un sacco di cose. >
< Non ho molte cose da dire, padre. >
< Ah no? Che significa che Romualdo lavora nelle stalle e puzza di marcio? Non avete gli stallieri per questo? >
< Sì, ma sapete com’è fatto. Vuole sempre dare una mano alle persone più bisognose. >
< Oltre a pagare a caro prezzo la servitù tu fai in modo che Romualdo spendi il suo tempo in questo modo? Deve guidare un Regno! Perché non riesce a capirlo?! >
< Negli ultimi tempi si comporta in maniera molto strana… >
< In che senso? Spiegati meglio. >
Ma Fantaghirò non sapeva se rivelargli quel piccolo segreto che aveva occupato la mente di suo marito.
< Allora? Parla! >
< Ci sono alcuni screzi tra di noi, padre. Ma niente che non si possa risolvere. >
< Che cosa ti ha fatto? Spero solo che non ti abbia messo le mani addosso, altrimenti… >
< Niente di tutto ciò, padre. Romualdo è la persona più tranquilla che io conosca. >
< Allora cos’è che mi nascondi? >
< Io non nascondo proprio niente, padre. >
< Guardami dritta negli occhi: se verrò a sapere che Romualdo non tratta mia figlia come una Regina, dovrà risponderne direttamente a me. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Sicuramente, padre. >
< Peccato che ho molti impegni che mi legano al mio regno, altrimenti sarei rimasto nel vostro castello per alcuni giorni. >
< Magari la prossima volta, padre. Non vi preoccupate. >
< Tanto ci saranno altri occasioni… Stammi bene, figliola > replicò il Sovrano baciando sulle guance sua figlia.
< Fate attenzione mentre ritornate a casa, padre. >
< Non temere. So benissimo badare a me stesso. A presto > replicò il Sovrano prima di risalire sul suo cavallo e scomparire al di là delle mura di Bojnice.
 
 
Era calata la sera sul castello di Bojnice e Romualdo non era ancora ritornato al castello.
“Si sta facendo molto tardi e Romualdo non è ancora tornato a casa… Spero che non gli sia successo niente di preoccupante.”
< Mia Signora, la cena è quasi pronta. >
< Non ho molta fame, grazie. >
< Volete aspettare vostro marito? >
< Sì. Forse più tardi mi tornerà un po’ di appetito. >
< Come volete voi, mia Signora > rispose la cameriera prima di richiudere la porta della camera di Fantaghirò.
La giovane donna non riusciva a darsi pace e non riusciva a distrarsi in nessun modo.
“Nemmeno questo bellissimo specchio può risollevarmi il morale… Se solo potessi immergermi in un mondo tutto mio… Se solo questo specchio mi potesse aiutare.”
Fantaghirò fissava lo specchio come se fosse un Dio da venerare.
C’era qualcosa che la legava in maniera molto particolare.
Come se ogni suo più grande desiderio passasse da quell’oggetto.
“Specchio, fammi ritrovare il mio Romualdo… Sono troppo in pensiero.”
Dopo aver chiuso gli occhi e pensando a tutti i bei momenti avuti con lui, Romualdo irruppe nella camera risvegliandola dal suo sogno.
< Romualdo, allora sei tornato > replicò Fantaghirò come estasiata.
< Fantaghirò, che cosa ti stava accadendo? >
< Ho pregato che non ti succedesse niente di male e alla fine sono stata ascoltata. >
< Ero solo andato un po’ a cavalcare qui dietro. Che cosa volevi che mi succedesse? >
< Eppure ieri non stavi molto bene… Come hai fatto a risollevarti in così poco tempo? >
< Non lo so. Sembra un miracolo… >
< Che sia a causa di qualche incantesimo? >
< Che tipo di incantesimo? Fantaghirò, non riesco a seguirti. >
< Guarda questo specchio. Forse è lui la tua salvezza. >
< Ma io non devo essere salvato da nessuno. >
< Nemmeno da quella creatura misteriosa che dici di aver visto con tanta insistenza? >
< Ti prego di non ritornare su questo argomento > replicò Romualdo rabbuiandosi.
< Mi sto solo preoccupando per te. >
< Ed io ti dico che non ce n’è bisogno. Sto bene e sono in ottima salute… Piuttosto, secondo tu che hai un problema con questo specchio Fantaghirò… Ti fa vedere cose che vorresti che succedessero. >
< Ma cosa dici? >
< Da quando ho visto questo specchio, mi ha trasmesso un qualcosa d’inquietudine… Forse sarebbe meglio farlo sparire. >
< Assolutamente no. Non ti permetterò mai di fare una simile azione. >
< Questo specchio non ti fa pensare lucidamente, Fantaghirò. E tu non riesci a capirlo. >
< Sei tu che non riesci a capire i miei sentimenti! > sbraitò la donna < Te ne stai tutto il giorno con la servitù senza curarti di me e del nostro regno… Mio padre ha ragione ad essere molto inviperito con te. >
< Perché? Che cosa gli hai detto? >
< Non ha accettato la tua visita di oggi conciato in quelle condizioni… Tu sei un nobile, per la miseria. Perché solo tu non riesci a capirlo? >
< Essendo un nobile come dici tu, sono libero di fare quello che mi pare. E non mi piace che mi si dica il contrario. >
< Allora vedi di fare quello che ti ho detto. >
< Da quando in qua un uomo prende ordini da una donna? >
Sentendo una simile insolenza, Fantaghirò lo schiaffeggiò malamente.
< Non posso credere che tu sia arrivata fino a questo punto. >
< E tutto per colpa tua… >
< Forse è meglio se ti lascio in valiade di questo maledetto specchio e di tutti i pensieri che si potrebbero scatenare nella tua mente. >
< La mia mente è sanissima! >
< Ne dubito fortemente > replicò l’uomo uscendo dalla camera.
< Adesso dove te ne vai? >
< Nell’unico posto in cui sono capito veramente. >
< Romualdo, se ti azzarderai a tornare da quella fantomatica creatura, puoi considerarti mai più mio marito. >
< Cosa? Arriveresti davvero a questo? >
< Se tu me ne dai occasione, sicuramente. >
< Meglio se ci prendiamo una pausa di riflessione. È meglio per tutti e due. >
Ma Fantaghirò non rispose, distogliendo lo sguardo dall’uomo.
< Fai sogni d’oro, Fantaghirò. E pensa a me > disse infine l’uomo senza vedere la sua amata piangere disperatamente.
 
 
Nel buio profondo della foresta, Romualdo ritornò al laghetto per cercare tutto il conforto di cui aveva bisogno.
“Amaris… dove sei?” pensò senza emettere nessun rumore.
Senza curarsi nemmeno del freddo pungente che imperversava in quella zona boschiva, Romualdo si appoggiò alla riva del lago rimanendo a distanza di sicurezza dalle acque fredde del lago.
“Romualdo… Romualdo…”
Sentendo chiamare il suo nome nella sua mente, il giovane uomo si svegliò di soprassalto.
“Amaris, sei tu?”
“Mi stavi aspettando?”
“Mi sento così solo senza di te…”
“Adesso non ti sentirai mai più solo. Ci sono io qui con te.”
Illuminato da una luce sconosciuta, la giovane sirena si mostrò al giovane uomo con le sembianze umane.
“Ma allora tu…”
“Sssh, non parlare.”
“Quindi tu non sei chi dici di essere…”
“Sono solo colei che ti risveglierà dai tuoi incubi e dai tuoi pensieri più profondi.”
“Ma sei sicura che non è un’inutile illusione?”
“Certo che no. L’illusione non esiste… Adesso chiudi gli occhi.”
Ubbidendo alla richiesta della creatura misteriosa, Romualdo si sentì avvolgere da un calore misterioso che lo avvolse completamente.
“Che cosa mi stai facendo?”
“Ti sto rendendo l’uomo più felice del mondo… Grazie ai tuoi pensieri, non ti dovrai mai più curare di Fantaghirò.”
“E se dovessi continuare a pensare a lei?”
“Non ti preoccupare. Non accadrà mai più” disse infine la misteriosa creatura prima di scomparire dentro la sua mente e gettando il corpo di Romualdo in mezzo alle acqua fredde del lago.

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Capitolo 4
*** L'aiuto della maga ***


Dopo alcuni giorni a sbrigare le sue faccende più urgenti, il padre di Fantaghirò ritornò a Bojnice per ritrovare sua figlia.
< Bentornato al castello di vostra figlia, maestà > gli fece un servitore.
< Dove si trova Fantaghirò e Romualdo? > domandò l’uomo con tono serio.
< Vostra maestà, mi duole dirvelo, ma non abbiamo più notizie di loro da alcuni giorni. >
< Che significa ciò? >
< Dopo che i due avevano litigato per l’ennesima volta, Romualdo ha lasciato il castello imbufalito per cercare di ritrovare se stesso… Ma quando sono andato in camera di vostra famiglia, non ce l’ho più trovato. >
< E dove si è cacciato quel dannato uomo? >
< Da fonti esterne ho sentito dire che è stato visto al laghetto vicino al castello, ma non c’è traccia di lui. Sembra scomparso nel nulla proprio come vostra figlia. >
< E’ impossibile tutto questo. Devono trovarsi per forza da qualche parte! >
< Stiamo setacciando tutto il regno senza sosta, maestà. >
< Allora questo vuol dire che non state facendo abbastanza… E poi perché non sono stato avvertito prima?! >
< Credevamo che ci saremmo riusciti con le nostre forze… >
< Avete fatto male i vostri conti… Sono sicuro che la scomparsa di mia figlia è legata a quell’idiota di Romualdo, e quando l’avrò ritrovato, dovrà risponderne personalmente a me. >
< Maestà, adesso non mi prendete per pazzo, ma secondo me non è a causa di Romualdo se vostra figlia è scomparsa… Ma di alcune vicende che sono successe in questo misterioso castello. >
< Spiegatevi meglio, per favore. >
< Per esempio, qualche notte fa’, avevo sentito una musica triste provenire dal grande salone dove Fantaghirò e Romualdo tenevano i loro strumenti musicali che usano quando si dilettano nel suonarli… Improvvisamente, nel cuore della notte, sentii una strana melodia… Ma quando andai a controllare per vedere chi fosse, non trovai nessuno al suo interno. Sembrava che gli strumenti musicali stessero suonando da soli. >
Sentendo il racconto del servitore, il padre di Fantaghirò decise di non dire nulla al riguardo.
< Voi che cosa pensate di tutto ciò? >
< Non so davvero cosa pensare… A mia figlia avevo sconsigliato di prendere questo posto, ma lei non ha voluto ascoltarmi. Anch’io avevo sentito parlare di strane sparizioni e accadimenti in questo castello dai proprietari precedenti, ma non ho voluto indagare più a fondo… Ma ora che voi mi dite così, tutto questo potrebbe essere un problema davvero enigmatico da risolvere. >
< Che cosa pensate di fare? >
< Presupponiamo che Romualdo non è legato alla scomparsa di mia figlia… A quel punto credo che si trovi da qualche parte in questo castello. Avete controllato dappertutto? >
< Sì. Ma di lei nemmeno l’ombra. >
< Prima cercherò di ritrovare mia figlia, poi penserò a quello sconsiderato. >
< Ma avete qualche piano al riguardo? >
< Dov’è che avete visto mia figlia l’ultima volta? >
< Nella sua camera. >
< Allora sono convinto che si trovi ancora lì. >
< Ma è impossibile! Dove potrebbe essersi nascosta. >
< Nascosta no, ma secondo me è imprigionata contro il suo volere. È meglio andare subito a controllare. >
< Allora avverto immediatamente l’esercito. >
< L’esercito non farebbe niente in questo frangente. Serve una maga. >
< Ma non ci sono maghi in questo regno, vostra maestà. >
< Questo è tutto da vedere… >
< Voi ne conoscete una? >
< Anche se in passato ho molto discusso con lei, alla fine siamo diventati degli ottimi alleati. >
< Ma a chi vi state riferendo? >
< Alla Strega Bianca. >
< E come faremo ad avvertirla di tutto ciò? >
< Non c’è bisogno di avvertirmi. Io sono già qua > replicò la strega piombando all’improvviso dinanzi al servitore.
< Accidenti! Mi avete fatto paura! >
< Scusatemi buon uomo, non volevo… Vostra maestà, avete forse desiderato il mio aiuto? >
< Sì. Dobbiamo contrastare la magia oscura che alberga in questo castello. Credi di riuscirci? >
< Spero tanto di sì. La sirena che ha abitato questo castello per molti anni, è davvero molto abile quando si tratta di magia e di illusione oscura. >
<  Una sirena? >
< Sì. La leggenda narra che una sirena ha abitato questo posto secoli or sono… Un giorno, quando ha trovato il suo vero amore, il suo cuore si è frantumato per sempre a causa di un amore non corrisposto. >
< E tutto per colpa del suo amato? >
< Sì… Da quel momento, non ha fatto altro che illudere tutti gli uomini che si fossero avvicinati al suo nascondiglio preferito, per poi incantarli con il suo fascino e ucciderli subito dopo. >
< Ma allora questo vuol dire che Romualdo è in serio pericolo! >
< E per quanto riguarda mia figlia? È a causa sua se è scomparsa? >
< Sì. Tutti gli oggetti che si trovano qua dentro, facevano parte dell’arredamento di quella sirena. Dopo che ha cominciato a praticare la sua illusione oscura, ha lanciato ogni sorta di incantesimo su ogni oggetto presente in questo castello… Se come ho sentito poco fa’ l’ultima volta che avete visto Fantaghirò era in camera sua, c’è un solo posto in cui la giovane donna possa essere stata imprigionata: lo specchio. >
< Allora andiamo subito in camera sua. Non c’è tempo da perdere > replicò il Re.
< Stiamo molto vigili, vostra maestà. Non possiamo finire nelle trappole della sirena, altrimenti non ci sarebbe nessuna possibilità di salvare Fantaghirò e Romualdo. >
< Ma se la sirena avesse già ucciso Romualdo? >
< Questo non possiamo saperlo. Dobbiamo solo sperare che siano vivi tutte e due. >
< Se quella strega di una sirena ha provato a torcere un solo capello a mia figlia… >
< Penseremo dopo che cosa fargli. Adesso rechiamoci in camere sua > replicò il servitore.
 
 
Appena la Strega, il Re e il servitore si recarono nella camera della giovane donna, videro che era in completo disordine.
< Sembra che sia passato un uragano > fece il servitore.
< Dove si trova lo specchio? > domandò invece il Re.
< Non lo so. È sempre stato qui dinanzi a me. >
< Uno specchio, s’eppur magico, non può scomparire a suo piacimento. >
< E chi l’ha detto questo? >
< Setacciamo l’intero castello alla ricerca di questo maledetto specchio! Non mi darò pace finché non l’avrò ritrovato e mia figlia sarà ritornata da me > rispose il sovrano furioso come non mai.
< Io provo a controllare i piani inferiori. Voi potreste controllare i piani alti del castello, d’accordo? >
Ma prima che potessero cominciare le ricerche, una musica lieve risuonò nelle loro orecchie.
< Che cos’è questa musica? >
< Non lo so, vostra maestà. Proviene dalla stanza accanto. >
Incuriositi su chi potesse emettere un simile suono, andarono a controllare immediatamente.
< Ma qui non c’è nessuno! Eppure mi è sembrato di ascoltare… >
< Qualcuno ha fatto un incantesimo agli strumenti musicali > fece la Strega bianca.
< Che sia quella dannata sirena? >
< Tutto è possibile… >
< Dannata sirena! Fatti vedere se hai il coraggio! >
< Che cosa pensate di fare? Credete di farmi paura? > replicò una voce nell’aria < Sappiate che non riuscirete mai a trovarmi e a distruggere il mio incantesimo che lega me a questo posto. >
< Dove si trova mia figlia e Romualdo?! >
< Per ora sono nelle mie mani… Almeno finché non avrò pensato che cosa riservargli per il futuro… >
< Se osereste torcere un solo capello… >
< Non siete nella posizione di minacciarmi, stupido Re. Voi non sapete di cosa posso essere capace. >
< Questo lo vedremo! >
< Vostra maestà, mantenete la calma > lo consigliò la Strega < Agitarla in questo modo peggiorerebbe solo le cose. >
< Cara Strega, è da molto tempo che non ci sentivamo… >
< Stavo molto meglio prima, Amaris. >
< Gentile come al solito… Non riesco a credere che tu ti sia abbassata ad aiutare questo vile Re e questo inutile servitore. >
< Come vostra altezza tiene molto a sua figlia, anch’io ci tengo molto… Liberatela subito. È meglio per te. >
< Non ci pensare nemmeno… Come hanno osato invadere il mio territorio? Nessuno ha il diritto di rimanere nel mio castello. E dopo di loro, anche tutti i servitori faranno la stessa identica loro fine. >
< Che cosa ci volete fare? > domandò il servitore terrorizzato.
< L’illusione è la miglior arma da usare contro voi comuni umani… Non aver timore, giovane servitore. Presto assaggerai anche tu i miei poteri. >
< Fatevi immediatamente vedere! È un ordine! > tuonò il Re sguainando la sua spada.
Dopo alcuni secondi di assoluto silenzio, l’attenzione dei presenti si spostò verso un oggetto chiaro e brillante.
< Ma quello è lo specchio che si trovava in camera di vostra figlia! >
< Se vorrete rivedere Fantaghirò, dovrete entrare in questo specchio > replicò Amaris < Allora, che cosa aspettate? >
< Non entreremo mai in questo specchio. E’ una trappola. >
< Avete forse un’idea migliore, sguattero? >
Non sapendo cosa fare, il servitore guardo il Re e la Strega Bianca.
< Strega, qui siete l’unica che può contrastare il potere di questa creatura pazza… Che cosa mai potremmo fare? >
< State indietro > rispose la Strega con tono serio.
Una volta scatenato i suoi incantesimi contro lo specchio, essi poterono vedere che cosa era successo a Fantaghirò.
< La giovane donna si trova nella torre più alta del castello in compagnia del suo amato Romualdo. >
< Allora cosa aspettiamo? Andiamo immediatamente a salvarla! >
< Aspettate un momento, vostra maestà. Non abbiate fretta. >
< Che cosa? Mia figlia è in pericolo di vita ed io dovei aspettare i vostri comodi? >
< Volete essere polverizzato a causa delle illusioni oscure di Amaris? Allora fate pure… Dobbiamo fare in modo di essere più furba di lei. >
< E come potremmo mai fare? >
< In primo luogo dobbiamo farla uscire allo scoperto… Ma questo compito dovete lasciarlo solo a me. >
< Che cosa pensate di fare, Strega? > domandò il servitore.
< Maestà, questa è una missione che spetta solo a noi due… Servitore, avverti tutto l’esercito e disponilo in difesa del castello. Dobbiamo fare di tutto per proteggere questo posto senza che nessuno di noi si faccia male. >
< Pensate che l’esercito ci possa aiutare in questo frangente? >
< Non lo so. Ma non è una possibilità da escludere… Voi fate quello che vi ho detto. >
< Va bene. State molto attenti > rispose il servitore uscendo dalla stanza della musica con il cuore che gli martellava in gola.
< Strega Bianca, perché avete deciso questo? >
< Anche se l’esercito non può nulla contro quella maledetta creatura, saremo noi che combatteremo… Insieme. >
< Ma io cosa potrò fare? >
< Amaris può essere sconfitta solo se viene trafitta al cuore. Ed è per questo che avrò bisogno del vostro aiuto. >
< Cercherò di fare il possibile, Strega Bianca. >
< Facciamoci trovare pronti, vostra altezza. Io non so a che punto possano arrivare i poteri illusori di quella creatura… Quindi dovremmo fare di tutto per stare attenti alle sue mosse. Se uno di noi verrà colpito, sarà la fine. >
< Certo… >
< Non avrei pensato che questo specchio ci potesse tornare utile… Adesso però basta parlare. La torre di Bojnice ci aspetta. >

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Capitolo 5
*** Ritorno alla normalità ***


Appena il sovrano e la Strega Bianca giunsero fino alla torre più alta del castello, videro che la porta che conduceva in quel luogo era completamente spalancata.
< Che cosa significa questo, Strega Bianca? >
< Che stiamo per finire nella sua trappola, vostra altezza. >
< E non c’è modo di attaccarla a sorpresa? >
< Purtroppo no… In questo momento ci sta guardando da un punto ben preciso. Sarà lei che ci attaccherà a sorpresa. >
< Non vi preoccupate. Non sono così cattiva come si possa pensare. >
Sentendo ancora la sua voce risuonare nell’aria, il sovrano e la Strega Bianca si guardarono intorno alla ricerca di Amaris.
< Che cosa fai? Ti mostri ai tuoi nemici? > domandò la Strega fissando il viso angelico e allo stesso tempo demoniaco di Amaris.
< Sennò che gusto ci sarebbe? Non sono così vigliacca come si può pensare. >
 < Mi fa piacere sentirtelo dire… Dove hai lasciato le tue pinne? >
< E’ questo il mio vero volto, non ricordi più? >
< Sono passati tanti secoli dall’ultima volta che ci siamo visti… Non posso ricordarmi tutti i nemici che sono riuscita a sconfiggere. >
< Dove si trova mia figlia e Romualdo?! > gridò il Re.
< Eccoli qui dinanzi a me > rispose Amaris facendoli comparire < Stanno dormendo come due bambini. Sono molto carini, non trovate anche voi? >
< Li hai addormentati con la tua magia! >
< Ahahah e anche se fosse? >
< Lasciali immediatamente andare, oppure te la vedrai con me! >
< E che cosa pensate di farmi? >
< Non osate sfidare un Re! >
< E voi non osate quel tono di voce… >
Spazientita dalla presenza del Sovrano, Amaris usò i suoi poteri illusori contro di lui per attaccarlo alle spalle.
< Sorpreso, mio Re? >
Spaventato per aversela ritrovata dietro le spalle, il sovrano cercò di colpirlo.
< Vostra maestà, siete un vero sciocco se pensate di sconfiggermi in questa maniera. >
< Non osate giocare con me! >
< Ma io non sto giocando… Sono serissima. >
< Attento alle vostre spalle! >
Ma il richiamo della Strega Bianca non servì a niente.
Il padre di Fantaghirò fu attaccato malamente alle spalle e trafitto con la sua stessa spada.
< NO! >
Il pover’uomo non riuscì a rialzarsi in nessuna maniera, cadendo a terra senza forze.
< E’ stato più facile del previsto > replicò Amaris con ghigno malefico < Adesso tocca a te, Strega Bianca. >
< Come avete osato… >
< Ancora mi sto domandando perché proteggevi questo inutile umano senza cervello… Perché non ti decidi entrare nel mio mondo illusorio? È molto più divertente ed interessante che perdere tempo con gli esseri umani. >
< Il mio destino è legato a loro e alla natura che li circonda. Non sprecherò i miei poteri per servire te! >
< Allora questa è la tua risposta definitiva? >
< Assolutamente. Non farò niente per cambiare idea. >
< Cara Strega, lo sai molto bene che la mia unica possibilità di essere uccisa è svanita per sempre. >
Mentre la Strega Bianca si stava proteggendo dagli incantesimi illusori della sua nemica, cercò di prendere la spada del suo Re per cercarla di trafiggere.
< Ah! >
< Allora il mio incantesimo che ti ho fatto un secolo fa’ funziona sempre… Non puoi prendere in mano nessun oggetto toccato da un essere umano. È la tua punizione divina. >
< Maledetta! Non riuscirai mai ad avere la meglio su di me. >
< E che cosa pensi di fare? I tuoi poteri non hanno effetto su di me e allo stesso tempo, sto giocando con la tua mente fragile. >
< Lasciami stare! Non voglio ascoltarti! > gridò la Strega tappandosi le orecchie.
< E’ tutto inutile… Sei debole come tutta la razza umana… >
Senza sapere cosa fare, la Strega Bianca si inginocchiò dinanzi alla sua nemica mormorando pietà e arrendendosi al suo volere.
< Ma cosa? Ti arrendi così? Non c’è gusto. >
< Visto che non posso fare nulla per contrastarti, fai di me ciò che vuoi. >
< Molto bene… A questo punto entrerò nella tua mente e ti distruggerò dall’interno. Preparati. >
Ma prima che Amaris potesse scatenare il suo incantesimo finale, fu colpita alle spalle dalla spada del Sovrano che trafisse il suo cuore facendogli provare un dolore immane.
< Ma com’è possibile… Io ti avevo ucciso… >
< Ho solo fatto finta di perire sotto i tuoi attacchi, stupida creatura > replicò il sovrano rialzandosi < Non sei così intelligente come vuoi far credere a tutti. >
< Maledetto! La pagherai! >
Ma Amaris non riuscì in nessun modo a scatenare i suoi poteri illusori come prima.
Era come se la spada del Sovrano l’avesse resa impotente.
< Amaris, non ricordi più il tuo punto debole? > la canzonò la Strega Bianca.
< NO! L’acciaio non può sconfiggermi! È impossibile! >
< Questo vuol dire che i miei poteri contro di te sono ancora molto efficaci… Mi dispiace per te Amaris, ma hai perso. >
Dopo essere divenuta polvere a causa dell’attacco subito, la Strega Bianca si congratulò con il suo Re per la riuscita del piano.
< Credevo che fosse più difficile > fece il sovrano smorzando un sorriso < Adesso però dobbiamo ritrovare mia figlia e Romualdo. >
< Credo che non servirà, padre. >
Sentendo la voce di sua figlia dietro le sue spalle, il sovrano si precipitò verso di lei per abbracciarla come non aveva mai fatto prima d’ora.
< Credevo di non rivederti mai più, Fantaghirò. >
< Ma cosa fate? State piangendo? >
< E cosa dovrei fare, secondo te? Ho temuto per la tua vita… Non volevo perdere una persona a me molto cara dopo tua madre. >
< Non vi facevo di così spirito materno, sapete? >
< L’importante è che sia andato tutto per il meglio… E tu, razza di degenerato che non sei altro! >
< Maestà, ma io non ho fatto niente… >
< Non hai fatto niente? Ti sei fatto abbindolare da una creatura solo per la sua bellezza! Ti dovrei frustare per questo fatto! >
< Padre, non siate troppo duro con lui > replicò Fantaghirò proteggendo il suo amato < Se ora sono qui con voi, è anche grazie a lui. Mi ha sempre protetta dalle angherie di quella maledetta illusionista, dandomi la forza necessaria per andare avanti. >
< E’ vero quello che sta dicendo, Romualdo? >
< Sì, vostra maestà. >
< Molto bene… Allora non sei un nobile squallido come pensavo. I miei complimenti. >
< Ma padre! >
< Vostra maestà, adesso che il mio compito è finito, me ne ritornerò in mezzo alla natura. >
< Grazie ancora per tutto quello che avete fatto per me e per mia figlia, Strega Bianca. >
< E’ stato un vero piacere… Adesso che Amaris non è più un problema, la pace regnerà in questo Regno fino alla fine dei suoi giorni. Addio > disse infine la Strega Bianca scomparendo nel nulla.
< Accidenti! Poteva rimanere anche un po’ con noi. >
< Per quale motivo, Fantaghirò? >
< Come per quale motivo? Dobbiamo dare una festa per la riuscita della nostra missione, no? >
< Magari un’altra volta… Non vedo l’ora di rimanere un po’ da solo con te, amore. >
< Romualdo! Non davanti a mio padre! >
< Non ti preoccupare, Fantaghirò. Sono stato giovane anch’io. >
< Padre, per quanto riguarda la permanenza a Bojnice… >
< Ci ho pensato molto… Alla fine ho deciso che dovete intraprendere la vostra strada senza il mio consenso. Quindi, se volete rimanere qui, io non farò niente per farvi cambiare opinione. >
< Vi ringrazio infinitamente, padre > replicò la giovane donna abbracciandolo.
< Adesso vi lascio da soli… Però prima di partire vorrei dare un’occhiata fino in fondo a questo castello. Devo dire che è pieno di sorprese… >
< Questo è compito mio > replicò il servitore giungendo fino alla torre < Se volete posso farvi strada. >
< Sì. Ottima idea, buon uomo… Ci vediamo più tardi > disse infine il Sovrano dando una carezza a sua figlia prima di lasciarla definitivamente in compagnia del suo amato.

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