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Ehm... ciao,
finalmente sono riuscita a registrarmi... qst ff l'avevo pubblicata su ff.it
prima ke chiudesse... spero ke vi piaccia... see ya
Cap. 1
Hermione Granger era sdraiata sul suo letto e fissava il
cielo dalla finestra distrattamente. Finalmente la luna si era decisaa fare capolino tra le nubi che coprivano
quel cielo d’agosto, e sembrava portare un po’ di sereno dopo tre giorni di
temporale. Sulla scrivania i libri erano accatastati un po’ disordinatamente,
ed era più di dieci giorni che non ne sfogliava uno. Un record.
Hermione sospirava. Tra meno di una settimana sarebbe già
stata ora di tornare a Hogwarts. L’estate era passata così in fretta che
ricordava l’ultimo giorno di scuola come fosse ieri. Non che non le piacesse
Hogwarts, anzi probabilmente le piaceva la scuola più di tutti i Grifondoro
messi insieme. Ma come poteva tornare a scuola dopo quell’estate? Quell’estate
che aveva cambiato la sua vita. A pensarci bene, era proprio a Hogwarts che
doveva tutto quello che le era successo. A partire dall’anno prima, un nome
nuovo si era fatto largo nella sua mente e nel suo cuore, un nome che superava
di gran lunga i vari goblin e streghe studiati in quegli anni di scuola;
superava quasi anche i nomi dei suoi due migliori amici, Ron Weasley ed Harry
Potter. Il nome di Viktor Krum.
Da quel giorno nel parco di Hogwarts, l’ultimo saluto prima
che ripartisse per Durmstrang, Hermione pensava che non l’avrebbe mai più
rivisto, se non negli inserti sportivi della Gazzetta del Profeta. Certo, si diceva, un campione di quidditch
come lui chissà quante ne avrà di ragazzine che gli sbavano addosso, senza
bisogno di venirle a cercare a Londra… Eppure, come la guardava in biblioteca…
Che stupida era stata a credere che… E affogava i suoi dubbi nei libri di
scuola.
Una sera però, mentre si rigirava nel letto cercando di
prendere sonno (cosa che non le riusciva facilmente da almeno due settimane) si
accorse di qualcosa che batteva sul vetro della finestra, e cercava di entrare.
Si avvicinò per vedere meglio che cosa fosse e riconobbe nell’oscurità un gufo,
nero come il cielo che gli stava intorno, che portava una lettera tra le zampe.
Hermione aprì subito la finestra e lo fece entrare. Il gufo si appoggiò sulla
pila di libri perennemente aperti sulla scrivania sbattendo le grandi ali e
facendo un verso profondo e lasciando cadere la lettera sul letto. Per fortuna
che Grattastinchi, il suo gatto, stava ronfando in salotto, chissà che macello
avrebbe combinato alla vista di quell’uccello. Hermione accarezzò dolcemente la
testa dell’animale. Da chi sarà stato mandato? Era un bellissimo gufo. Harry?
Impossibile, avrebbe usato Edvige, la sua civetta. Ron? A meno che non si
trattasse di Leo, molto, molto cresciuto a forza di Biscottini Gufici, questo
volatile non era suo. Hogwarts, forse. Poteva darsi.
Incuriosita, Hermione prese la lettera. Sulla busta, a
lettere piccole e striminzite c’era scritto:
Hermione
Granger
48 Daughty St.
Londra
Hermione la aprì. dentro c’era una lettera scritta con la
stessa, fitta calligrafia della busta. Hermione rimase col fiato sospeso per un
attimo. La lettera diceva:
Cara Hermione,
scusa se non
ti ha scritto per qveste ultime settimane. Io è stato molto impegnato con
qvalificationi prossima Coppa Nationale di qvidditch, andati in ritiro in posto
secreto che mio allenatore non vuole che io dice.
Io penso tanto
a te, fino da ultimo giorno a Hogvarts. Era stato molto bello quando io era là
con te, io ricorda ancora. Volevo chiedere se venivi a trovare me, qvi in
Bulgaria, qvesta estate. Tu ricorda? Io chiesto te il mese scorso. Tu puoi
venire qvi da me quando vuoi, miei genitori già detto di sì. Così io ti fa
vedere mia casa e miei posti e io può stare ancora un po’ con te.
Rispondi più
presto che puoi.
Un bacio
Viktor
Hermione si sedette sul letto e respirò forte. Aprì e
chiuse gli occhi due o tre volte. Rilesse la lettera, molto lentamente. Si
alzò. Camminò fino alla porta. Si fermò. Tornò indietro. Rilesse la lettera di
nuovo. Non riusciva a crederci. No, forse stava solo sognando. Oppure era uno
scherzo, sì era sicuramente uno scherzo di Fred e George Weasley. Ma allora
perché non saltava fuori da qualche angolo di carta un pollo di gomma, come era
nel loro stile? E perché le batteva il cuore così forte?
No, non è possibile, lui non si ricorda neanche di me...
“Io penso
tanto a te, fino da ultimo giorno a Hogvarts.”
Eppure sembrava così… sua, quella scrittura, la firma, aveva
fatto un autografo a Ron, era uguale… Le pareva quasi di vederlo, tra le righe,
con quel suo fare così semplice e dolce, e con quegli occhi scurissimi. Le
sembrava di rivivere i giorni passati insieme a Hogwarts, le lunghe passeggiate
in riva al lago, le chiacchierate in biblioteca… E come dimenticare il Ballo
del Ceppo? Avevano ballato insieme tutta la sera, sotto gli occhi sbalorditi (e
forse anche un po’ gelosi) di Ron ed Harry e di tutti gli altri studenti della
scuola. Ricordava come l’aveva invitata al Ballo, sempre lì, in biblioteca, con
quello sguardo profondo, ma anche timido. E pensare che la prima volta che
l’aveva visto ad Hogwarts le era sembrato uno dei soliti divi dello sport,
circondato da ragazzine urlanti, che lo osannavano solo perché era famoso.
Invece, conoscendolo, era un ragazzo molto gentile e carino, forse un po’ solo
nel suo mondo fatto di fama e gloria. Essere il più giovane cercatore bulgaro
di tutti i tempi non era una cosa facile, le aveva detto. “Sono tutti intorno,
sembra che vostri giornalisti ti schiacciano, vogliono notizie, intervista… Io
ama leggere libri, stare solo, o… stare con te…”
Sentiva che era lui, ma non riusciva a crederlo, le sembrava
un sogno, un film…
D’un tratto, così senza pensarci, si sedette alla scrivania,
prese un foglio di pergamena e cominciò a scrivere.
Caro Viktor,
è davvero
bellissimo risentirti. Mi piacerebbe molto venirti a trovare, se non disturbo,
ovviamente, so quanto sei impegnato con gli allenamenti di quidditch; penso che
i miei genitori mi lascino venire. Io sono libera per tutto luglio, pensi che
possa andar bene una settimana di queste?
Ciao, a presto
tua
Hermione
Hermione succhiò un attimo la punta della penna, guardando
la luna che in quel momento si stagliava da sola nel cielo. Poi aggiunse una
frase e mise la risposta in una busta, che affidò al grande uccello nero.
Questo sbatté le ali un paio di volte e volò via, velocissimo, nella notte.
Poi Hermione si mise finalmente a dormire, con la lettera di
Viktor tra le mani, come se in quel momento potesse davvero essere vicina a
lui, e abbracciarlo forte.
Dopo qualche minuto si addormentò, felice come non lo era da
molto tempo.
Hola! Dopo qualche
problemino con la mia password, sono riuscita ad aggiornare
la mia fic… buon divertimento, IAIA.
p.s.pdstella, nn
preoccuparti: quando avrò finito con questa, posterò anke
l’altra storia… bacio
Cap. 2
La mattina dopo Hermione si svegliò. Era confusa e aveva
tante voci che le gridavano in testa. Che cos’era successo?
Aveva fatto un sogno? D’un tratto si ricordò di
Viktor. La lettera! Dov’era la lettera? Frugò sotto il
letto, e sulla scrivania, e nei libri… niente. Possibile che
fosse stato solo un…
Un miagolio stonato attirò la sua attenzione. Sdraiato sul
tappeto c’era Grattastinchi, il suo gatto, che si lisciava il folto pelo fulvo
contro l’armadio. Tra le zampe stringeva la lettera di Viktor.
-Grattastinchi!
Dammi quella lettera!
Il gatto, per nulla intimorito, continuò il suo lavoro.
-Dai,
Grattastinchi, da bravo, dammi quella lettera, su… –
ripeté lei con fare gentile.
-Per tutta
risposta, Grattastinchi cominciò a mordicchiare un angolo del foglio.
-Stupido gatto…
Hermione si gettò su di lui, ingaggiando un feroce corpo a corpo per il possesso della lettera. Alla fine lei ebbe la
meglio, anche se si ritrovò con il pigiama squartato e un bel graffio sul
braccio.
-Ora capisco
perché Ron non ti sopporta… – sospirò abbattuta.
Comunque la lettera era salva, a parte qualche brandello qua e là,
ed era questa la cosa importante. Non era stato un sogno! Cominciò a saltellare
qua e là per la camera, davanti agli occhi di Grattastinchi, che se ne andò con aria rassegnata. Dopo essersi ricomposta,
Hermione scese in cucina per la colazione.
Davanti a una tazza di latte con
cereali senza zucchero (i suoi genitori erano dentisti), Hermione si mise a
leggere la Gazzetta del Profeta, che si faceva recapitare a
casa per essere sempre informata su tutto ciò che succedeva nel mondo della
magia. Grattastinchi mangiava tranquillo dalla sua ciotola. In
copertina c’erano le solite cose: “Nuove
polemiche al Ministero: CorneliusCaramell
sotto accusa. LuciusMalfoy dona una
grossa somma di denaro in beneficenza.”Quell’essere
viscido, pensò. “I Cannoni di Chudley passano alle semifinali dopo una partita di due
giorni (foto della squadra in festa che saluta e lancia occhiatine a tutti), i
particolari e le interviste esclusive a pag 18…”
-Hermione! Cos’hai fatto al braccio? – chiese sua madre, tutta allarmata.
-Eh? Oh, niente, mamma, solo un piccolo scontro con Grattastinchi… –
Hermione lanciò un’occhiataccia delle sue al gatto, che cambiò stanza e si
rifugiò sotto il divano.
-Comunque è da disinfettare – replicò lei, frugando nell’armadietto
dei medicinali.
-Susan, è solo
un graffietto… – intervenne suo padre, che leggeva un
giornale dei Babbani.
-Solo un graffietto??? Ti ricordi che cosa è successo l’ultima volta che era
solo un graffietto?
-Ehm… sì,
effettivamente è sempre meglio prendere delle precauzioni…
Disinfetta pure, tesoro…
-Per fortuna
eravamo a DiagonAlley e il
signor Weasley ti ha subito riattaccato il dito… Quel gatto a volte è un vero demonio…
Guardò prima Hermione, poi suo marito, poi ancora Hermione…
Alla fine scoppiarono a ridere tutti insieme e
andarono avanti così per cinque minuti, fino a quando la signora Granger si
accorse di tutta l’acqua che stava uscendo dal bollitore e corse a spegnere il
gas.
“Bene, sono di ottimo umore. E’ l’occasione giusta per chiederglielo…” pensò Hermione.
-Ehm… volevo
chiedervi… – cominciò, ma in quell’istante squillò il telefono, la signora
Granger si precipitò nella stanza accanto per rispondere, inciampando in
Grattastinchi che, con un grido acuto corse fuori in giardino. Nello stesso
tempo suo padre schizzò via dalla tavola.
-Accidenti,
sono in ritardo! Devo correre allo studio! Ciao Hermione,
ciao Sue! – e sparì.
Hermione restò sola in cucina, con la tazza del latte che
tremava ancora e la bocca aperta.
-Fantastico,
veramente fantastico…
Quella sera, a cena, l’atmosfera era più calma.
Grattastinchi se ne stava nella sua cesta, più tranquillo che mai. Hermione
mangiava in silenzio, aspettando il momento opportuno.
Attese a lungo che sua madre finisse una conversazione sul
servizio postale inglese e attaccò.
-Volevo
chiedervi, ehm… se questo mese posso andare qualche giorno da un mio amico… in
Bulgaria…
E’ fatta, pensò, aspettando ansiosa la risposta.
“…Beh? Questa risposta?”
I suoi genitori rimasero in silenzio guardandola per un po’.
Poi suo padre parlò.
-Beh… Sì, perché
no?
-Samuel Granger!!
Stai forse dicendo che nostra figlia può partire per il mondo come le pare e
piace insieme a qualcuno che neanche conosciamo??
Il padre di Hermione si fece piccolo piccolo nella sua sedia.
-A-Andiamo,
Susan, Hermione ormai è grande, è tempo che faccia le
sue scelte, no?
-Le sue scelte?? Come puoi parlare così, è solo una bambina!!
-Io non sono una bambina… – s’intromise timidamente Hermione, senza
però ottenere effetto.
-Ah, sì? E dimmi, Susan, non eri tu la bambina che in seconda media
tentò di fuggire di casa per andare a Broadway e
sfondare in teatro? – suo padre si stava facendo sentire adesso.
-Era un’altra
storia… – disse sua madre arrossendo – e… e poi anche tu cercasti di scappare,
in quinta elementare… e con Patty Cole, per giunta!
-Io però non
arrivai ad imbarcarmi clandestinamente su un aereo di linea…
Hermione era sconvolta. Stava venendo a sapere più cose sui
suoi genitori di quante ne avesse ma i sentite in
tutta la sua vita. La cosa cominciava anche a farsi divertente.
Dopo qualche minuto i due si fermarono, ansanti,
evidentemente a corto di argomenti.
Di colpo si voltarono tutti e due
verso di lei ed esclamarono:
-E chi sarebbe
questo tuo amico???
Terrorizzata da quello che
avrebbero potuto farle se non avesse detto la verità, Hermione raccontò che era
uno studente di Durmstrang, e che lo aveva conosciuto a scuola l’anno prima in
occasione del Torneo Tremaghi. Evitò accuratamente tutti i dettagli riguardanti
il Ballo del Ceppo e la lettera.
-E’ un mio
amico e mi ha chiesto di andarlo a trovare per farmi vedere com’è il posto… –
Ahia, pensò, questa non la bevono…
Infatti i due si guardarono con un sorrisetto malizioso, di chi ha
già capito la situazione.
-Ti ricordi,
Susy, quando c’incontravamo di nascosto al parco per non farci vedere da tua
madre…
-E le passeggiate al chiaro di luna, e le canzoni… – sospirò
lei con aria sognante.
Si abbracciarono e si misero a ballare sulle note di una
canzone inesistente, volteggiando fra le sedie.
Hermione si defilò in camera sua, seguita
da Grattastinchi (disgustato), prendendo quella strana situazione per un sì.
Come aprì la porta della camera scorse
per un attimo il gufo nero di Viktor con una lettera tra le zampe, prima che
Grattastinchi gli saltasse addosso soffiando.
-Grattastinchi,
no! – Hermione cercò di fermarlo, inutilmente. Il gufo ululò forte e scappò
dalla finestra scomparendo nel buio.
-Oh, no… e se
si fosse trattato di qualcosa di importante? Non potrò
mai saperlo per colpa di questo… – osservò
Grattastinchi che stava mangiucchiando qualcosa… la lettera!
Hermione lo prese e lo strizzò
forte. La lettera diceva:
Verrò a
prenderti il 10 di qvesto mese. Vai a stazione di
Londra per le 17.
Acci… più la guardo sta ff più i capitoli mi sembrano corti!!
Dovrete accontentarvi di questo… seeya!
Cap. 3
Il
10 di luglio arrivò velocemente. Hermione era ansiosa di vedere Viktor e curiosa di sapere come sarebbe venuto a prenderla. Aveva
spedito una lettera a Harry con un gufo postale di DiagonAlley per fargli sapere dove avrebbero potuto
trovarla lui e Ron in caso le avessero scritto.
I suoi genitori la accompagnarono alla stazione di King’s Cross, la stessa dove avrebbe dovuto prendere il
treno per Hogwarts il 1° settembre, al binario 9 e ¾.
Era piuttosto affollata, essendo un sabato pomeriggio. Hermione si chiese come
avrebbe trovato Viktor in quella ressa.
Ad
un tratto sentì una voce alle sue spalle.
-La signorina
Hermione Granger?
-Sì, sono i… – rispose voltandosi Hermione. Quasi prese un colpo.
Un uomo enorme e
corpulento la scrutava un po’ accigliato. Era alto quasi come Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts. Al contrario di Hagrid, però, era calvo e senza barba. Era vestito
elegantemente, con uno smoking nero, una cravatta nera
e occhiali da sole scuri. Portava un orecchino sul lobo sinistro.
-Il signor Krum
mi ha mandato a prenderla. Mi segua, prego. – le prese le valigie e la cesta di
Grattastinchi e si avviò senza aspettarla troppo.
-Ssì… – Hermione guardò verso i genitori, che non sembravano
affatto convinti di quella specie di yeti travestito da maggiordomo, e li
salutò con la mano.
Segui l’uomo tra la
folla fino a che arrivarono in un vicolo stretto che terminava con un alto
muro.
“Ma dove mi sta portando questo?”
pensò. L’uomo toccò tre mattoni, poi altri tre, e altri
tre ancora. Il muro si mise a tremare e si spostò rivelando un passaggio.
Entrarono, e si trovarono in un’altra stazione più piccola.
L’uomo la condusse fino al vagone di un vecchio treno che
sembrava stare per smontarsi pezzo a pezzo da un
momento all’altro. Entrando, però, Hermione cambiò totalmente idea: i vagoni
erano immensi e lussuosissimi, arredati con poltrone, tavolini, persino un
piccolo caminetto, proprio come un vero salotto.
I due si accomodarono in una delle poltrone libere mentre il treno, sbuffando, cominciava a muoversi.
-Tra meno di due ore saremo arrivati.
Si goda il viaggio – disse l’uomo.
Infatti il treno, dopo aver percorso qualche chilometro sui binari,
si sollevò in aria e aumentò l’andatura. Da lassù si poteva vedere tutta
Londra, che sembrava una piccola macchiolina, e poi, più su, l’Inghilterra e la Francia…
-Ehm… come mai Viktor non c’è? – chiese Hermione, che si sforzava di fare conversazione.
-Il signor Krum
ha avuto un impegno e si scusa – rispose il suo
accompagnatore, che evidentemente non era della stessa sua idea.
-Oh, capisco… –
disse lei, e continuò a guardare il paesaggio.
Dopo un’ora e mezza circa, il treno cominciò a rallentare e a
scendere verso terra. Si adagiò dolcemente sui binari che portavano ad un’altra
stazione, stavolta più grande, dove erano situati altri treni simili al loro.
Il treno si fermò. Hermione scese guardandosi intorno,
seguita dall’uomo, che si avviò velocemente verso l’uscita della stazione.
Arrivarono a un parcheggio e salirono su una limousine
nera molto elegante. L’uomo stava alla guida, evidentemente alle strette nella
“piccola” auto.
Percorsero circa un’ora in viaggio. La strada percorreva una
specie di deserto sassoso. Sembrava portare in un posto molto fuori mano. Ad un
certo punto la strada cominciò a salire sulla costa di una montagna, sempre più
in alto. Con tutte quelle curve, Hermione cominciava a sentirsi male. Quanto
tempo ci voleva, insomma?
Finalmente dopo un ultimo tornante, l’auto si fermò, ma… non
c’era niente intorno a loro! Solo pietre e sterpaglie, e nulla più.
Hermione stava per chiedere che cosa ci facessero in quel
posto, ma l’uomo, tirando fuori la bacchetta, colpì una roccia che stava vicino a loro dicendo qualcosa che Hermione non
capì. Immediatamente il paesaggio cambiò, e si trovarono in mezzo a prati
sconfinati e davanti a loro c’era un enorme cancello grigio, che si aprì al
loro arrivo. In fondo alla strada c’era una grande
villa. Hermione si guardò attorno, sbalordita.
Per un attimo i due ragazzi stettero lì a guardarsi, incerti
su cosa fare. Poi si avvicinarono e si abbracciarono. Krum sfiorò la guancia di
Hermione con un bacio.
Insieme si diressero alla villa. Krum teneva un braccio
attorno ai fianchi di Hermione.
-Io è veramente felice che tu è qvi,
Hermione
-Anche io, Viktor.
Un tossicchiare alle loro spalle li riscosse. L’uomo che
aveva accompagnato Hermione si stava avviando con i bagagli.
-Oh, qvesto è Boris. Lui è mia gvardia
del corpo – disse Krum – non è granché come
maggiordomo, ma conosce inglese meglio di me… – aggiunse bisbigliando.
Hermione rise.
Guardò Krum. Non era cambiato affatto dall’ultima volta che
si erano visti: capelli e occhi nerissimi, naso aquilino, camminata un po’
goffa. Solo lo sguardo era mutevole. Quando
(raramente) si rivolgeva agli altri, era torvo e scuro. Se restava a parlare
insieme a lei, invece, cambiava: era uno sguardo
dolce, sincero e timido allo stesso tempo.
Avevano raggiunto la villa. Era veramente enorme, quasi un
castello. Tutte le stanze erano grandi e spaziose, arredate elegantemente con
divani e quadri antichi.
-Così questa è casa tua… – disse Hermione guardandosi intorno.
-Oh, no – rispose Krum – qvesta è casa
estiva, per le vacanze…
La camera di Krum era forse la più
semplice, con una bella libreria su una parete e la sua scopa da
quidditch, una splendente NimbusMillennium, l’ultimo modello non ancora in commercio,
vicino al letto.
Ma la stanza che la lasciò senza fiato fu senz’altro la
biblioteca: enorme, grandissima, con migliaia, forse milioni di libri, da fare
invidia alla biblioteca di Hogwarts.
-Io passa molto tempo qvi – disse Krum
– mi piace leggere – aggiunse con fare innocente, alzando le spalle.
Hermione restò a bocca aperta.
-Domani io fa vedere a te lago – aggiunse – adesso è ora di cena,
vieni.
La portò in una grande sala dove
una tavolata immensa era ricca di portate che provenivano da varie parti del
mondo.
-Bene, Viktor,
ecco tva affascinante amica…
Quello che aveva appena parlato
doveva trattarsi del padre di Krum, data la somiglianza. Avevano lo stesso naso, notò
Hermione. Era alto, molto più di Viktor, e portava un abito nero, lungo fino ai
piedi. I capelli erano neri e ordinati, al contrario di quelli del figlio, che erano piuttosto lunghi e perennemente davanti agli occhi. I
lineamenti del viso, però, erano pressoché identici.
-Hermione, mio
padre Xavier. Papà, Hermione Granger.
-Incantato – Xavier
Krum si inchinò e le fece il baciamano. Aveva lo
sguardo molto serio.
-Piacere –
disse Hermione. In quel momento una scopa sfrecciò giù dalle scale con a cavallo un bambino sui sei anni. Arrivò a tutta
velocità verso di loro e stava quasi per atterrare sulla tavola imbandita quando Viktor si gettò su di lui tenendolo bene
stretto in braccio e cominciando a fargli il solletico.
-Argh... mio fratello Yuri… – disse con
affanno mentre il piccolo si dimenava per liberarsi.
Al contrario di Viktor, Yuri Krum aveva due grandi
occhi verdi e unbel
nasino all’insù.
-Viktor, Yuri, per favore… non vorrete far scappare la nostra ospite
prima di cena… – ecco la spiegazione: sulla soglia c’era una donna molto bella,
alta e slanciata, evidentemente la madre di Viktor e Yuri.
Aveva i capelli scuri come quelli di Viktor, lisci, molto
lunghi, e gli occhi verdi – Viktor, tesoro, non mi presenti questa
ragazza?
-Sì, mamma –
rispose lui, un po’ imbarazzato – questa è Hermione Granger. Hermione, mia
madre, Nadine.
-Lieta di conoscerla
– disse cortesemente Hermione. Non voleva fare brutte figure davanti ai
genitori di Viktor.
Il padre di Krum fece
un cenno invitandola ad accomodarsi, e tutti si sedettero per la cena.
Hermione si guardò
intorno, non sapendo da dove cominciare. Decise di servirsi di una porzione di quello che sembrava un pasticcio di carne.
-Tu freqventiHogvarts, a qvel che ho capito, dico bene? – le chiese il padre di
Viktor.
-Esatto – rispose lei – comincio il quinto anno a settembre.
-Mmm… e come ti sembra, in qvantoa organizzazione?
-Beh, mi sembra un’ottima scuola… il professor Silente, soprattutto, è
molto in gamba – disse Hermione, non sapendo bene cosa rispondere.
-Silente, eh?
Sì, l’ho incontrato l’anno scorso… ottimo mago, senza dvbbio
– disse lui, con aria poco convinta.
-Anche Harry Potter frequenta quella scuola, non è così? –
intervenne la madre di Krum, facendo avvicinare un piatto di verdure con la
bacchetta.
-Sì, siamo in classe insieme – rispose Hermione. Krum mosse un
labbro, impercettibilmente. Non aveva dimenticato quanto la sua Hermione fosse affezionata a Potter, tanto che aveva creduto che
stessero insieme, smentito poi da tutti e due.
-E il vecchio Piton insegna ancora
Pozioni? – chiese ancora Xavier Krum. Hermione annuì, e lui non sembrò molto
contento.
La cena proseguì
tranquillamente, ed Hermione venne a sapere che Viktor, finita la scuola, si
era dedicato a tempo pieno al quidditch, e che faceva tournée in tutto il mondo
con la nazionale Bulgara e il suo club, una squadra rumena di Bucarest, già
campione d’Europa per il quinto anno consecutivo. Naturalmente lui era l’asso
della squadra, nonché recordman di età, boccini
catturati e detentore del trofeo per la migliore Finta Wronsky
dell’ultima Coppa del Mondo. Viktor le disse che il mese seguente sarebbe
partito per un torneo in Cile, poi avrebbe fatto
qualche partita in Giappone e in Francia prima dell’inizio del Campionato vero
e proprio.
Si era fatto molto
tardi e, finito di mangiare, Krum accompagnò Hermione
nella camera degli ospiti, (che era molto vicina alla sua, pensò Hermione). Era
grande e lussuosa come tutte le altre, ma speciale.
Hermione si guardò
intorno. Le pareti erano dipinte con paesaggi meravigliosi di posti fantastici
che sembravano uscire da un sogno; c’erano unicorni e sirene che danzavano su
una musica dolcissima che sembrava provenire dalle foglie delle piante. C’erano
prati immensi e cieli multicolori punteggiati da qualche stella luminosa. I
fiori emanavano un profumo intenso e dolce e i personaggi dell’affresco
sorridevano e salutavano i due ragazzi.
-Ehm… ti piace?
– chiese Krum.
-E’…
è bellissima… –
Hermione non trovava parole per descrivere quella meraviglia.
Krum sorrise.
-Bè, allora… ci
vediamo domani… buonanotte Hermione… – disseguardandola speranzoso.
-Buonanotte
Viktor – rispose lei abbracciandolo forte. Krum si chinò e la baciò sulla
guancia, poi si voltò e si allontanò silenziosamente.
Grattastinchi si
avvicinò ad Hermione cominciando a fare le fusa. Lei
lo accarezzò dolcemente; guardò attraverso una grande
finestra che dava sul lago. La luna era piena e luminosa e le stelle brillavano
nitide in cielo, l’ideale per un compito di divinazione, se l’avesse avuto. Ma Hermione in quel
momento pensava soltanto a quanto era felice di essere lì con Viktor.
Un raggio di sole
svegliò Hermione la mattina dopo. Alzandosi si sentì riposata come mai in vita
sua. Anche nell’affresco intorno a lei cominciava ad
albeggiare e i personaggi si stavano svegliando dopo una notte di danze.
Hermione aprì le
finestre e respirò l’aria fresca del mattino. Ad un tratto vide qualcosa
proiettarsi su di lei a velocità folle. Si chinò appena in tempo per evitare un
piccolo gufetto che entrò in camera e si schiantò contro l’armadio, seguito da
una civetta bianca che si appoggiò delicatamente su un pomo del letto. Hermione
riconobbe subito Leo, il gufetto di Ron ed Edvige, la
civetta di Harry. Entrambi portavano una lettera
attaccata alla zampa. Grattastinchi cominciò a soffiare e fece per lanciarsi su
Leo, ma Hermione lo prese al volo prima che riuscisse
a mangiarselo in un sol boccone e lo mise sul letto, intimandogli di stare
calmo. Il piccolo Leo si mise a volare per la stanza, ululando a tutto spiano,
mentre Edvige lo guardava con insofferenza. Hermione aprì prima la lettera di
Harry, visto che Leo era deciso a non farsi avvicinare.
Diceva:
Cara Hermione,
spero che tu stia
passando delle belle vacanze, laggiù in Bulgaria. Io sono riuscito a convincere
i Dursley a farmi stare qui da Ron per tutta l’estate, per fortuna. Dovevi
sentirlo, Ron, quando gli ho detto che andavi da Krum. “Coosa???
Ma come può… con Krum!! non…non è possibile…” e
un’altra serie di cose che faccio meglio a non scrivere. Credo che ti arriverà
presto anche una sua lettera, sempre che Leo riesca ad arrivare fin lì. Qui ci
stiamo divertendo un mondo, Charlie è tornato dalla Romania e starà con noi per
due settimane. Stiamo facendo a gara di chi prende il boccino in meno tempo!
Stammi bene
Harry
P.S.: comunque
secondo me Ron un po’ha ragione,
faresti meglio a stare attenta… buone vacanze!!
Hermione
chiuse la lettera. “I soliti paranoici, sono solo gelosi” pensò, e sorrise.
Acciuffò Leo mentre stava becchettando il muro (gli
unicorni del dipinto erano in fuga) e prese la lettera di Ron. Stava per aprirla quando sentì un forte trambusto fuori dalla porta.
La aprì leggermente per vedere cosa stava succedendo e vide
Viktor e Yuri avvinghiati l’uno sull’altro. Viktor era in pigiama, bagnato
fradicio. Yuri stringeva dei fiori colorati e umidi tra le mani. Hermione non
riusciva a capire che cosa fosse successo. Ad un tratto Viktor la vide e
arrossì violentemente.
-Ehm… ciao,
Hermione… ehm… penso che la colazione è pronta… fieni
giù?
-Ehm… certo –
rispose lei sorridendo – un secondo solo e arrivo.
-Aspetto giù,
allora. Yuri…
Si
avviò verso la sua camera. Il piccolo Yuri si fermò a
osservare Hermione incuriosito. Poi le porse un fiore di quelli che aveva in
mano e le disse qualcosa in bulgaro. Aveva una vocetta simpatica e dolce.
-G… grazie –
disse lei senza capire.
Il
bambino se ne andò saltellando ed Hermione tornò in
camera guardando sospettosa il fiore giallo. Lo appoggiò sulla scrivania e si
cambiò. Fece per uscire dalla porta quando sentì un
sibilo sempre più forte. Grattastinchi stava annusando perplesso il fiore,
temendo qualcosa di spiacevole. Hermione si avvicinò per capire che cosa stesse succedendo, prese il fiore in mano e
improvvisamente la pianta si gonfiò, si gonfiò sempre più fino a che… splash!!
Le esplose in mano bagnando lei e Grattastinchi da capo a piedi. Il gatto emise
un grido rauco e scappò sotto il letto. “Ora capisco… che bambino simpatico!”
pensò amaramente. Le toccò cambiarsi di nuovo. Per fortuna era una splendida
giornata di sole e i capelli non ci avrebbero messo
molto ad asciugarsi.
Scese
per la colazione. Trovò Viktor intento a dare da mangiare al suo gufo. Appena
la sentì scendere le scale si voltò.
-Bvongiorno,
Her… oh, no! – disse vedendole i capelli bagnati – Yurii!!!
-Ehm… non ti
preoccupare, Viktor, non è niente…
-Mi spiace
tanto, appena trofo lui…
-Non importa, davvero… ehm… non mangiano i tuoi genitori? –
chiese, per cambiare argomento.
-No, sono già
andati al lavoro. Loro alzano sempre prima di noi e tornano stasera.
-Davvero? Che
lavoro fanno? – chiese lei. Il
giorno prima non ne avevano parlato.
-Beh, mio padre
insegna…
-Che cosa?
-Pozioni.
All’Università di Mosca.
-Mosca?? E come fa ad arrivarci tutti i giorni, si…
-…
Materializza, già. Anche io so Materializzarmi. – aggiunse per attirare l’attenzione su di sé – Ho esame a
settembre. Vuoi federe?
-Perché no?
Krum
si concentrò, chiuse gli occhi e dopo qualche secondo sparì dalla stanza.
Hermione si guardò un po’ intorno per capire dove fosse
finito, ma era sola. Poi Krum si Materializzò davanti a lei sorridente.
-Hai visto? Ce l’ho fatta! – disse, cercando di trattenere l’orgoglio
smisurato.
-Bravissimo! –
esclamò lei.
-E non è tutto… guarda…
Richiuse
gli occhi per un secondo e cominciò a sparire e riapparire in punti diversi
della sala, sempre più velocemente. Poi non ricomparve per qualche secondo.
Hermione si guardò in giro, ma non c’era traccia di lui. Improvvisamente
ricomparve in aria, finendo fragorosamente sul tavolo in mezzo alle ciotole di
marmellata.
-Viktor!
Va tutto bene? – chiese lei allarmata.
-Ohi…
ehm, perfetto!Ho fatto qualche problema in arrifo… – rispose lui
massaggiandosi la nuca. Hermione si mise a ridere.
-Che… che c’è? – chiese lui.
-Sei coperto di
marmellata di fragole! Sei buffissimo!!
-Umpf… non è
niente da ridere… – ribatté lui un po’ offeso, ma
guardandosi attentamente si trovò veramente ridicolo e si unì a Hermione nelle
risate.
-Ci vorrebbe
uno dei fiori di tuo fratello per pulirti!
-Non scherzare…
non vorresti trovare un mazzo di qvelli nel tvo letto stasera… – disse Krum con un sorriso e ridendo si tolse la maglietta
appiccicosa. Hermione smise di ridere e lo fissò a bocca aperta. Però… niente male! Aveva già visto Krum in costume, una
volta ad Hogwarts, ma da vicino era tutta un’altra
cosa. Era magro, ma aveva degli addominali da fare invidia al miglior Oliver
Baston. La pelle olivastra lo faceva sembrare abbronzato, ma Viktor Krum
spalmato di crema, al sole su una spiaggia privata era l’ultima cosa che
Hermione si sarebbe potuta immaginare.
-E’ tutto bene,
Hermione? – chiese lui un po’ imbarazzato. Evidentemente non era abituato ad
“esporsi” così, e lo sguardo assatanato di Hermione lo faceva sentire a
disagio.
-Eh…? Sì… oh
scusa, mi ero… cioè… – Hermione tentò di ricomporsi
come poté.
Krum
ripulì la maglia con un colpo di bacchetta e se la rimise addosso.
-Vuoi federe il
lago, Hermione? Possiamo fare il bagno, c’è caldo… –
le disse.
-Volentieri, mi
preparo e scendo in un attimo! – rispose lei, e salì di corsa in camera sua per
prendere il costume da bagno. Grattastinchi non c’era. Probabilmente stava
gironzolando per la casa. Volgendo lo sguardo sulla scrivania si accorse che la
lettera di Ron non c’era più.
“Che
strano, mi sembrava di averla appoggiata lì… sarà
caduta…” pensò senza curarsene troppo, e, dopo essersi messa in costume, scese
all’ingresso dove Krum la stava aspettando.
Il
lago si trovava poco lontano dalla villa; lo raggiunsero a piedi seguendo un
sentiero. Il posto era splendido, per metà circondato
da salici piangenti e fiori bellissimi, di mille colori, tra cui tante ninfee
bianche che galleggiavano sull’acqua limpida.
Passarono
tutta la mattina a fare il bagno. Krum era un ottimo nuotatore e si esibì nella
trasfigurazione in uno squalo che aveva usato anche durante la seconda prova
del Torneo Tremaghi a Hogwarts. Come in quel caso, però, l’incantesimo non gli
riuscì alla perfezione, e si tramutò in una specie di uomo-squalo
che suscitò le risa di Hermione. Si divertirono tantissimo e stettero molto a
parlare tra loro.
-… allora
qvella volta, ho messo troppa polfere di lucertula in mio calderone ed è
scoppiato tutto addosso a Karkaroff… che non ha stato
molto felice… – raccontava lui. Hermione continuava a ridere degli aneddoti di
Viktor.
-… dovevi
vedere, era difentato fiola e aveva tutti tentacoli… – e descriveva il suo
professore con tanto di animazione con le braccia che
facevano i tentacoli tra le risate della ragazza. Anche
lui sembrava divertirsi molto.
-Ehm… – Boris
si Materializzò dietro di loro, sempre vestito in giacca e cravatta
come il giorno prima.
-Oh ciao,
Boris… che succede?
-Ehm… è l’ora
di pranzo, signor Krum. Io e il signorino vi stiamo aspettando.
-Oh, cavolo… è tardi! Fieni, Hermione?
-Certo…
Tornati
a casa mangiarono insieme a Yuri e Boris. Come al
solito la tavola era coperta da una serie infinita di portate e di bevande. Il
pranzo trascorse tranquillamente.
Hermione
aveva paura che Viktor si arrabbiasse con il suo fratellino per lo scherzo dei
fiori ad acqua, ma lui sembrò essersene dimenticato.
-Che cosa farai oggi, Yuri? – gli chiese.
-Boris porta allo zoo… – rispose lui in un timido inglese.
-Davvero,
Boris? Non avevo ancora visto tuo lato di babysitter… – rise
Krum.
-Ehm… passeremo
il pomeriggio allo Zoo di Creature Magiche di Dublino – spiegò
lui, visibilmente imbarazzato per il nuovo ruolo assegnatogli – e poi ci
fermeremo dalla signorina Samantha per qualche giorno…
-Sìì!! Zia
Sammy, zia Sammy!! – esultò il piccolo Yuri.
-E’ sorella di
nostra madre – spiegò Krum – loro sono nate di Irlanda.
-Oh, ora
capisco perché parla l’inglese così bene… – disse
Hermione.
-I signori Krum
hanno fatto sapere che sono attualmente in Thailandia
per una riunione di lavoro, – continuò Boris – e che torneranno al più tardi
domani sera.
-Mmm… bene –
disse Krum.
Passarono
il pomeriggio passeggiando nei prati che circondavano la casa. Poi Krum portò
Hermione sulla sua scopa e volarono per il cielo limpidissimo sovrastando la
terra sotto di loro. Hermione si stringeva forte a Krum che compieva acrobazie
straordinarie a cavallo della sua Nimbus:
giri della morte, vortici improvvisi, che Viktor faceva sembrare bazzecole. Con
una picchiata velocissima arrivarono quasi a toccare terra, e mentre
risalivano, Krum porse a Hermione uno stupendo fiore dorato che aveva colto con
la stessa abilità con cui catturava i boccini.
-Per te… – le
disse.
-Grazie…
Il
cuore di Hermione batteva a mille; era bellissimo volare con Viktor, era più
che emozionante… era il massimo. Superarono in volo una coppia di unicorni selvatici bianchi che correva nella prateria e
salutarono dall’alto il sole che tramontava dietro le montagne in un cielo
fantastico che sfumava in tutte le tonalità di rosso e arancio possibili, e poi
in azzurro, fino ad arrivare al blu intenso verso est.
Hermione
non si era mai sentita così bene. Le sembrava di vivere un sogno, uno di quei sogni che vorresti non finissero mai. Tutto lì era perfetto.
L’atmosfera, le sensazioni, i posti… le persone… una persona…
Atterrarono
sulle sponde del lago. Tutto era silenzioso, le onde lambivano tranquille le
rive; i due si sedettero sul prato a chiacchierare guardando la luna piena che
illuminava il cielo.
-Mi sono divertita un sacco oggi, Viktor, è stata una giornata
splendida – disse lei.
-Lo stesso
anche io. Hermione… folefo dirti… guarda! Una stella cadente! Esprimi un
desiderio!
Si
guardarono negli occhi. Poi, lentamente, si avvicinarono e si baciarono
dolcemente, a lungo, chiudendo gli occhi, appoggiati sull’erba morbida,
assaporando fino in fondo quel momento magico.
Sotto
le stelle di quella notte silenziosa sapevano di aver espresso entrambi lo
stesso desiderio.
Hermione
si trovava in un sogno. Non capiva bene come facesse a saperlo, ma lo sapeva. Le sembrava di volare tra le nuvole, leggera come una piuma. Volava sempre più in alto e lassù
Viktor la stava aspettando sorridente. Si abbracciarono e cominciarono a
volteggiare in aria. Poi successe una cosa strana: Krum cominciò a fare le fusa
e a leccarla in faccia.
-Viktor, no! Che schifo!
Krum
continuava, e intanto si riempiva di pelo rosso.
-Viktor, dai, piantala… Viktor!
Si
svegliò. Era nella stanza di Krum e su di lei c’era Grattastinchi che le
leccava insistentemente la faccia.
-Grattastinchi!
Per fortuna eri tu… – disse Hermione, sollevata.
Il
gatto si sfregò contro la sua guancia.
Hermione si guardò intorno. Era sola, distesa sul morbido
letto di Krum. Si alzò e si diresse verso la grande
finestra aperta che dava sul giardino. Il sole era già alto in cielo e l’aria
fresca del mattino riempiva la stanza di vita.
Stette a pensare un attimo. Come mai si trovava nella camera
da letto di Viktor? Ricordava solo quel bellissimo e prolungato istante in cui
lei e Krum si erano baciati, poi erano rimasti a guardare le stelle… e dopo?
Doveva essersi addormentata. Era tutto quello che sapeva. Ma
dov’era ora Viktor?
Improvvisamente da dietro di lei un paio di braccia le cinsero dolcemente i fianchi, stringendo le sue mani, e la
testa di Krum sbucò dai suoi capelli folti.
- Buongiorno,
Viktor – disse lei sorridendo. Krum la salutò con un bacio sul collo. Hermione
si girò verso di lui e lo baciò sulle labbra, chiudendo gli occhi. Lui le
accarezzò i capelli e cominciò a baciarla sul mento, sul collo, sulle spalle…
Hermione poteva sentire il suo respiro farsi più forte mano a mano che scendeva.
- Mi
fai il solletico, smettila! – rise divertita.
Finalmente Krum si calmò; si sedettero entrambi sul letto.
- Colazione?
– chiese. Lei annuì.
Con un colpo di bacchetta sul letto apparve un vassoio con
due tazze di caffelatte, delle brioches calde e
alcuni biscotti al cioccolato. Mangiarono scherzando tra di
loro, allegri come due bambini.
- Mi
sono addormentata, ieri sera? – chiese lei.
- Sì,
ti ho portata in mia stanza perché è più vicina – rispose
Krum – hai dormito un sacco.
- Mi
dispiace…
- Non
fa niente, anche io mi è addormentato, ma sfegliato prima di te! – disse con aria innocente.
- Ah, ma bravo… – continuarono a ridere per un pezzo, finché
Grattastinchi si intromise tra di loro, saltando in braccio a Hermione.
- Tuo
gatto è un po’ geloso, Hermione… – disse lui
accarezzandolo. Grattastinchi si ritrasse soffiando e cercò di graffiare Krum, ma
fu fermato dalla ragazza.
- Grattastinchi!
Cosa fai, stupido gatto…
- Io
non sta molto simpatico a lui, credo. – disse Krum –
Ora fado a dare da mangiare a qvei due gufi che sono in tua camera…
- Oh,
già… – Hermione si era completamente dimenticata di Leo ed
Edvige – non ti preoccupare, Viktor, faccio io…
Si alzò e si diresse verso la sua camera. La trovò in
perfetto ordine, come se non ci fosse ancora entrata. Diede qualche biscotto ai
due gufi che cominciarono a becchettarli avidamente. Poi guardò sulla
scrivania. Dov’era finita la lettera di Ron, insomma? Eppure l’aveva messa lì… Che strano...e poi c’era troppo
ordine e lei ricordava bene di aver messo a soqquadro la stanza prima di uscire
con Viktor per la passeggiata notturna sulle rive del lago, dove si erano dati
il loro primo bacio. In realtà quello era il suo Primo bacio in assoluto…
meraviglioso e indimenticabile; era perfettamente impresso nella sua mente, le
morbide labbra legate alle sue... improvvisamente si riscosse, ricordando che
stava affrontando un problema importante prima di divagare in quei dolci
pensieri, eppure… il secondo bacio era stato, se possibile, ancora meglio del
primo, più naturale ma altrettanto puro e dolce...
“INSOMMA
BASTA!!! Mi devo concentrare sulla realtà!!” pensò
irritata. “Troppo ordine… come ad Hogwarts… la scuola,
gli amici, Harry e Ron, i professori, Dobby, le sue
compagne…” DOBBY, gli elfi domestici! Possibile che Viktor avesse degli elfi
domestici in casa? Eppure non gliene aveva mai parlato
nonostante sapesse della sua fondazione CREPA… No, l’avrebbe sicuramente
avvertita. Ma allora chi era entrato nella sua camera?
Chi aveva riordinato tutto, frugando inevitabilmente nella sua roba?
Hermione
restò a riflettere così per parecchi minuti, tentando invano di trovare
risposta ai suoi quesiti, ma soprattutto cercando la lettera di Ron, in quanto
curiosa di sapere cosa mai vi fosse scritto (considerando le allusioni di
Harry, sicuramente nulla di buono…) forse una delle sue classiche sfuriate di
gelosia… proprio non lo capiva…
Stanca
di tormentarsi per qualcosa che forse non avrebbe mai saputo, fece dietro-front decisa a tornare da Viktor, assaporando al
massimo la sensazione di attesa che si insinuava in lei, per la curiosità di
sapere cosa avrebbero fatto quel giorno, ancora a casa da soli e quali
meravigliose sorprese la aspettassero in quella bellissima vacanza.
Se solo avesse
guardato fuori dalla finestra, avrebbe sicuramente
notato un pezzettino di carta che svolazzava impigliato nelle imposte. Diceva:
Hola, verysorry x l’attesa, ma il mio pc
fa davvero i capricci in questo periodo… d’ora in poi cercherò
di aggiornare regolarmente… see ya.
Cap. 7
Hermione trovò Krum nella sala principale.
Era steso su una poltrona e stava leggendo un grosso libro nero. Non
l’aveva sentita arrivare. La ragazza gli arrivò dietro le spalle.
- Cosa leggi? – gli chiese improvvisamente.
- Eh?
Oh… io… – Krumsembrava molto
scosso – no, è solo un vecchio libro su… piante! Piante velenose… – fece sparire il volume con la bacchetta.
- Piante
velenose? – disse lei prima di riuscire a vederne il titolo – Interessante…
- Già…
già, molto interessante, sì… ehm… che ne dici di federe biblioteca?
- Oh,
certo!
Si avviarono verso il lato nord della casa. La biblioteca
era composta da più sale, tutte grandi e bellissime.
Delle grandi finestre erano in parte coperte con delle
tende rosse che diffondevano così una bella luce purpurea che dava un’atmosfera
particolare alle stanze; come pareti c’erano tantissimi scaffali ricolmi di
libri, accuratamente ordinati per argomenti. Ce n’erano di
tutti i tipi: Storia della Magia vol. 1,
dagli egizi fino al Medio Evo; I Bezoar: dove
trovarli e come usarli correttamente; I Basilischi, questi sconosciuti… e
altri ancora. Ogni scaffale era preziosamente miniato con bellissime
incisioni nel legno, alcune che raffiguravano animali o persone, altre con
disegni incomprensibili e parole misteriose.
- Bella,
eh? – disse Krum.
- E’
grandissima…
- Mio
padre dice che è una di più grandi nel mondo.
Ovviamente, Hogvartsè più grande –
disse un po’ risentito.
- Beh,
ma a Hogwarts si studia…
- Eqvi che si fa? – chiese lui
guardandola profondamente. Le si avvicinò piano
chiudendo gli occhi e le sfiorò la bocca con un bacio. Lei rispose all’invito
mettendogli le braccia al collo e stringendosi a lui. Le piaceva tantissimo
stare con lui in quei momenti. Si sentiva tranquilla e protetta, come se niente
le potesse fare del male. Tuttavia non voleva
esagerare. Krum riaprì gli occhi e la guardò
dolcemente.
- Ehm…
che c’è? – chiese lei.
- Sei
bellissima…
- E
tu sei un adulatore… – disse Hermione, e sorridendo
si staccò da lui – allora, quale libro mi consigli?
- Uhm…
se desideri difentareAnimagus,
ti propongo la Guida alla trasfigurazione umana fino alle sue
forme più estreme, – disse lui assumendo un fare
che ricordava molto madama Pince, la bibliotecaria di Hogwarts
– se infecefuoi
intraprendere un allevamento di unicorni è meglio il Manuale del perfetto allevatore di Unicorni selvatici…
- Mmm… questo mi interessa di più, Biografia non ufficiale di ViktorKrum, stella nascente del Quidditch mondiale…
- C-cosa?? Dofe hai trofatoqvello??
– Krum era arrossito fino alla punta delle orecchie.
- Senti senti… “Sin da piccolo, Krum tendeva a scappare dal
banco di scuola per andare a rincorrere farfalle a cavallo della sua Comet 260 baby, credendole boccini…”
Krum le chiuse il libro.
- Qvesto non dovrebbe essere qvi…
- Però,
che monello eri… – rise lei.
- Ehm,
la maggior parte di qveste cose non è fera…
- Ah,
sì? “Ecco alcune foto che ritraggono Krum in
atteggiamenti affettuosi con alcune delle sue presunte fidanz…”
- NO!
– sbottò Krum – Qvello
non… non sono io…
- Chi
è l’autore di questo libro? Ah, Rita Skeeter, mi
sembra giusto…
- Qvesto libro è pieno di… di… stupidate! – si affrettò a
dire Krum – Hermione, non crederai
a quella, vero?
- Eh?
– disse lei, scuotendosi un attimo – No, no… ma chi? Credere alla Skeeter? Ne ho avuto abbastanza di ciò che ha fatto l’anno scorso…
Krum sembrò più sollevato.
Passarono il pomeriggio a chiacchierare in biblioteca, il
che sembrerà un po’ strano, ma a Hermione piacque
molto perché ogni giorno scopriva un lato nuovo della personalità di Krum, dal giovane romantico e sensibile, alla star con il
terrore dei paparazzi, all’intellettuale nascosto.
Stavano leggendo insieme la stessa copia di Storia di Hogwarts(che ovviamente Hermione conosceva già a memoria,
ma questo non glielo disse), quando vennero interrotti
da una voce alle spalle.
- Che bella coppia di stvdiosi…
I due si voltarono d’improvviso.
- Papà…
c-cosa ci fai qvi? – chiese Krum.
- Beh,
penso che qvesta sia ancora casa mia, dopotutto…
- Ah,
sì, già… ehm… siete già tornati dal viaggio?
- Siamo qui, tesoro… non mi saluti? – la madre di Krum era appena apparsa sulla soglia.
- Oh,
già ciao… – Viktor la abbracciò un po’ imbarazzato.
- Ciao,
ehm… – fece Xavier, serio.
- Hermione – gli rammentò lei.
- Santo
cielo, Xavier, non hai proprio memoria per queste
cose… – lo rimbeccò Nadine – purtroppo io dovrò ripartire subito, vado anch’io
a trovare Samantha, è tanto tempo che non la vedo, e poi devo controllare Yuri, no? E anche Boris… – disse
ridendo. Hermione si sforzò di sorridere.
QuandoHermione scese per la colazione
la mattina dopo, non trovò Krum in sala. Si sedette e
cominciò tranquillamente ad imburrare una fetta di pane. Dopo
quattro giorni passati da Viktor, si sentiva a suo
agio, come se fosse a casa sua.
Un quarto d’ora dopo, Krum non
arrivava ancora. Hermione si chiese se non fosse
stato il caso di andarlo a svegliare, erano quasi le undici. Chissà cosa
avrebbero fatto quel giorno… Le ore passate con lui
erano state senza dubbio alcune delle migliori della sua vita, ed era convinta
che le seguenti non sarebbero state da meno. Ma si
sbagliava.
Finalmente sentì Krum scendere dalle scale lentamente. Hermione si alzò per andargli
incontro, ma in quel momento Krum entrò dalla porta
della sala da pranzo. Non lo aveva mai visto così. Aveva la faccia tesa e lo
sguardo furente. I suoi occhi non le erano mai sembrati così scuri e tenebrosi,
ed erano lividi, come se non avesse dormito tutta la notte. Le mani sembravano rilassate, ma, guardandole bene, si accorse che tremavano di
rabbia.
Krum la oltrepassò guardando per terra, come se lei non
esistesse, e si sedette a tavola senza dire una parola. Hermione
era sorpresa e preoccupata. Cos’era successo? PerchéViktor si comportava così?
Gli si avvicinò e si sedette di fronte a lui.
- Ciao,
Viktor… che succede? – chiese. Lui non rispose e si
versò del caffè nella tazza – …ehi, mi vuoi dire che cos’hai? – ripeté lei, un po’ seccata. Krum la ignorò di nuovo – Viktor,
ascoltami!!
Alla fine Krum alzò gli occhi e la
guardò fissa.
- Bene,
ora che sei tornato tra noi umani… mi vuoi spiegare??
– gli chiese ancora Hermione. Finalmente Krum parlò:
-
Sei tu che dofresti spiegare… – disse,
tornando a concentrarsi sul suo caffè.
- Spiegare
qvesta!! – esclamò Krum, e le mise davanti al naso un foglio molto spiegazzato
e strappato sul fondo. Hermione la guardò
un attimo… poi riconobbe la scrittura di… Ron!
- Cosa ci fai con questa lettera? Quando
l’hai presa? – non riusciva proprio a capire. Krum
ritrasse la lettera prima che Hermioneriuscisse ad afferrarla.
- Non
fare finta di niente, Hermione… perché non l’hai
detto prima? Afresti risparmiato tempo, no? … infece sei andata afanti, e… hai
illuso me, raggirato… – una grossa vena si stava gonfiando sulla sua tempia
sinistra – … allora chi è? Qvello
rosso, no?
- Ma di che cosa stai parlando? Non ho neanche letto quella lettera… ma allora sei stato tu a frugare nella mia roba… a
mettere a posto tutto, e… a rubarmi la lettera!
- Io
non ho rubato niente – si difeseKrum
alzandosi – sei tu quella sleale! Colpisci a spalle, eh?
- Ma
che diavolo stai dicendo? E comunque,
Ron è solo un mio amico, che cosa c’entra con noi?
Smettila di fare il misterioso, e dammi quella lettera, Viktor…
- No,
eh? Allora senti:
Cara Hermione,
COSA CI FAI A CASA DI KRUM??? Non ti ricordi cosa ha fatto l'anno
scorso?? Lui è… ascolta, Hermione, non prendertela se
te lo dico, ma non puoi fidarti di quello!! Tu non
sai... la sua famiglia è stata sospettata di avere a che fare con Tu-sai-chi, me l’ha detto mio padre, e anche lui... cioè, non arrabbiarti, non lo dico per me, lo dico per te!
Non voglio che ti succeda qualcosa di male per colpa sua... perché tu sei
importante per me... e per Harry, ovvio, per tutti.
Adesso sto perdendo il filo del discorso... comunque,
ti prego, Hermione, stai attenta! Non si può mai sapere con uno di Durmstrang...
con lui, poi... stai molto attenta.
Scrivimi se
succede qualcosa di strano.
Mancava la firma in fondo dove la carta era stata strappata,
ma si capiva benissimo che chi scriveva era Ron. Hermione si trovò spiazzata; non si sarebbe mai aspettata
che Ron le dicesse che era
importante per lui, e che si preoccupasse tanto. Cioè,
era un suo amico, ma non pensava…
E quegli avvertimenti riguardo la
famiglia di Viktor? Cosa
significava tutto questo? E quel che era peggio era
che la lettera era finita in mano sua…
-
Ecco, contenta adesso? – disse lui. Ora stringeva i pugni con forza – passi
giornate con me e intanto te la fai con qvello lì… e per lettera! Io avevo anche creduto te quando…
Hermione non resistette più.
-Che coraggio hai di parlarmi così?! – urlò, con gli occhi pieni di
lacrime – Io non ho mai letto quella lettera!! Non sto
con Ron, non sono mai stata con lui, è un mio amico…
e tu sei… un idiota!! I sentimenti che provavo quando stavo con te erano sinceri, non avrei mai
potuto… tu non hai fiducia in me!! Io… io ti odio!!! –
Hermione urlò con tutta la sua forza e colpì Viktor con uno schiaffo. Era ferita, si sentiva tradita da
colui di cui sentiva di essersi seriamente innamorata.
Dentro di lei si era rotto qualcosa… lui non si fidava e forse non l'aveva mai
fatto!! Le sembrò che il mondo le crollasse addosso… si
voltò, con il viso rigato dalle lacrime e corse verso la sua camera, decisa ad
andarsene il prima possibile da quella casa. Viktor
la guardò scappare in lacrime, rendendosi conto troppo tardi
dell'enorme errore che aveva fatto e di quello che rischiava di perdere… non se
lo sarebbe mai perdonato, non l'avrebbe lasciata andare così facilmente,
lei, l'unica che tra tante l'aveva stregato, facendolo innamorare. NO, non
poteva perderla così...
Hermione entrò in camera sua, sbattendo la porta. Piangeva. Prese la
sua valigia e la gettò sul letto. Aprì tutti gli armadi, tirando fuori le sue
cose e cominciando ad infilarle disordinatamente nella valigia. Non pensava a
quello che faceva. Voleva soltanto andarsene più lontano che poteva da Viktor.
Grattastinchi, vedendola così sconvolta, le si avvicinò
e si strofinò tra le sue gambe, facendo le fusa. Hermione,
accorgendosi improvvisamente della sua presenza, lo prese in braccio e si
sedette sul letto stringendolo forte a sé.
-Oh, Grattastinchi, sono stata così… stupida! Io pensavo che
lui… e invece non… – Hermione non riusciva
più a parlare tra i singhiozzi. Si buttò sul cuscino e pianse a lungo, fino ad addormentarsi.
Nella sua stanza, ViktorKrumsi infamava in silenzio.
Stava passeggiando avanti e indietro per la camera nervosamente, guardando per
terra. Stringeva ancora la lettera e aveva gli occhi gonfi. La guancia gli
faceva ancora male. O forse non era la guancia?
Non riusciva a dimenticare le parole di Hermione.
“Io… io ti
odio!!
“
“Mi
odia… e ha ragione… sono un cretino!” pensava “Non devo
perderla… proprio adesso che…”
Interruppe
di colpo i suoi pensieri. Dalla porta semiaperta era entrato suo padre.
-Vik… va tutto bene, ragazzo? – disse, vedendolo in quello
stato. Viktor cercò di scacciare il dolore che lo
opprimeva.
-Ssì… cioè, io non… – era confuso, ma
non voleva mostrarsi debole di fronte a suo padre – … è tutto a posto…
Xavier
Krum si sedette sul letto.
-E’ quella
ragazza, vero? – Viktor lo guardò negli occhi per un
attimo. Come faceva ad indovinare tutte le volte? – Avete litigato?
-Sì… ed è tutta
colpa mia…
-Vuoi parlarne?
Viktor si sedette a
sua volta vicino a lui.
Hermione si svegliò di colpo. Guardò l’ora. Erano quasi le tre del
pomeriggio.
Si toccò la fronte. Era sudata. Aveva avuto un incubo? Sì,
ricordava delle immagini confuse di lei e Viktor, ma
non riusciva ad avere presente bene la scena. Sapeva solo che era molto
agitata. Si alzò tremando. Il cuscino era ancora tutto bagnato dalle sue
lacrime.
Mezzogiorno era passato da un pezzo, maHermione non aveva fame. Sentiva come un vuoto allo
stomaco e le girava la testa.
Il tempo fuori era stupendo, ma a Hermione
non faceva altro che ricordare le bellissime giornate passate con Viktor, momenti che aveva intenzione solo di dimenticare.
Tuttavia, il sole e l’aria fresca l’attirarono
all’aperto e la ragazza si ritrovò a passeggiare proprio nei posti condivisi
con Krum durante quelle ore meravigliose. Passeggiò a lungo nei prati sconfinati della tenuta, si fermò
più volte ad assaporare la dolce sensazione di avere il vento tra i capelli. Un
brivido le corse lungo la schiena quando arrivò nel
punto esatto dove lei e Krum si erano baciati per la
prima volta e gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime.
QuandoHermione s’incamminò di nuovo
verso il castello, il sole s’apprestava a tramontare sulle montagne dietro di
lei. Le figure si riempivano gradualmente di un colore rosso infuocato che
avvolgeva tutte le cose. Il paesaggio era mozzafiato, maHermione non lo guardava. Andava avanti, passo a passo, fissando la punta dei suoi piedi. I suoi
occhi erano lucidi e pieni di lacrime. Non riusciva più a stare lì con Viktor. Doveva andarsene, il più presto possibile.
Raggiunse la porta della sua camera, e ripensò alla scena di
appena due giorni prima, allo scherzo di Yuri, e le
scappò un sorriso. Entrò in camera. La sua valigia era ancora lì, aperta sul
letto. Hermione finì di sistemare i suoi vestiti e si
sedette sul letto. Intorno a lei, sulle pareti della camera, i personaggi
dell’affresco s’erano ritirati, quasi a rispettare il suo dolore, e rimanevano
immobili nelle loro posizioni originarie. Hermione si
buttò sul cuscino, soffocando le lacrime che ricominciavano a scorrere. Dopo
qualche secondo, si accorse che stava toccando qualcosa con la mano. Alzò la
testa: sembrava una busta. Con le mani che le tremavano, la aprì. La lettera
che c’era dentro aveva la scrittura di Krum. Il primo
impulso che ebbe fu quello di gettarla via. Poi ci ripensò e la lesse. La
calligrafia di Krum sembrava incerta e tremante,
all’inizio, più andava avanti, e le più parole che Hermione leggeva si facevano intense, sembrava quasi che Krum prendesse una consapevolezza crescente di ciò che
scriveva. Gli occhi di Hermione scorrevano
l’inchiostro ancora fresco sulla carta, e facevano faticatrattenere le lacrime. Le mani che
reggevano il foglio di carta tremavano, e la sua bocca
ripeteva silenziosamente ciò che gli occhi leggevano.
Quando il suo sguardo si posò sulla firma finale di Krum, le lacrime le rigavano il viso, ormai incontenibili.
Pianse in silenzio, seduta sul letto. Una lacrima lambì ad un tratto un angolo
della lettera, che cominciò a fremere. Quando se ne accorse,
Hermione la lasciò cadere sul cuscino, chiedendosi
che cosa stava succedendo. Dagli angoli della lettera cominciarono a spuntare
dei germogli, che dopo un attimo si trasformarono in fiori. Nel giro di qualche
secondo, la lettera si era trasformata in uno splendido mazzo di fiori che Hermione non aveva mai visto, con
profumi inebrianti e sconosciuti. Un leggero sorriso comparve sulla sua bocca.
Mentre il mazzo si sviluppava in forme e colori uno più spettacolari
dell’altro, Hermione vide un biglietto attaccato a
quello che Hermione riconobbe come il fiore dorato
che Viktor le aveva donato quando
erano insieme in volo sul suo manico di scopa. Hermione
si asciugò le lacrime, mentre il suo sorriso si allargava. Il biglietto diceva
semplicemente: “Perdonami. Ti amo.”
Hermione entrò in camera di Krum. Lui era
in un angolo, tutto intento a lucidare il suo manico di scopa, alla luce di un
candelabro pieno di candele purpuree. Hermione chiuse
la porta. Krum alzò la testa e si voltò. Come la vide
là sulla soglia, lasciò cadere la sua Nimbus e le andò incontro.
- Hermione, mi disp…
-
Ssst – fece lei mettendogli un dito sulla bocca. Lo
guardò dritto negli occhi nerissimi, lo strinse a sé e lo baciò. Krum parve inizialmente un po’ sorpreso, ma si riprese
subito e rispose al bacio di Hermione. Con uno schiocco di dita aprì la finestra, in modo che una
leggera brezza e la luce del tramonto entrassero nella stanza, creando
così un’atmosfera veramente speciale. Lei chiuse gli occhi e mise le mani tra i
capelli di Krum. Il suo cuore le batteva fortissimo e
un calore sempre più intenso le invadeva il corpo. Si sentiva come trasportata
da una corrente impetuosa che la portava lontano. Aprì un attimo gli occhi: il
volto di Viktor, concentrato sulla sua bocca, era
inondato dalla luce degli ultimi raggi di sole che lo facevano sembrare un essere sovrannaturale. Richiuse gli occhi, rendeva molto
di più così. Krum cominciò a baciarle il collo,
mentre con le mani le slacciava i bottoni della camicetta. Lei intanto
esplorava il suo corpo da sotto la maglietta, toccandogli le spalle, il petto,
la schiena... Poi Krum si tolse la maglietta e si inginocchiò di fronte al lei, continuando a baciarle i
fianchi e il ventre e cominciò con i jeans. Si distesero sul letto, sempre
abbracciati. Krum la guardò: Hermione
non le era mai sembrata bella come in quel momento.
Le candele intorno a loro si consumavano lentamente.
Le
candele erano già tutte spente quando, la mattina dopo, Hermione si svegliò.
Vide Krum sdraiato accanto a lei tra le lenzuola, ancora addormentato; la luce
del giorno riluceva sulle sue spalle. La ragazza sorrise divertita; si chinò su
di lui e lo baciò leggermente sulle labbra. Krum ebbe un fremito e si svegliò;
si guardò un po’ intorno per capire bene dove era e quando vide Hermione le
sorrise. Aveva i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle e il viso
illuminato dalla luce.... era incantevole.
Hermione,
vedendo che Krum la fissava a quel modo, sorrise un po’ imbarazzata.
-Ehi, chiudi la
bocca…
-Eh? Ah, già… –
Krum, riportato alla realtà, sembrava abbastanza a disagio ora – ehm… allora,
pentita di quello che hai fatto?
-Che abbiamo fatto… mm, non lo so, forse…
Krum
rise piano.
-Io no…
-L’avevo come
intuito, sai? Oggi tocca a me preparare la colazione a letto, vero? Torno
subito.
-No, aspetta,
resta ancora un po’…
-Ma dai, cosa
direbbe tuo padre vedendoti in queste condizioni? – Krum era avviluppato tra le
lenzuola, mezzo nudo e con una faccia da fatto e strafatto.
-Che sono un
uomo fortunato?
-Scemo –
Hermione lo baciò ancora – cinque minuti. E poi torno, ok?
-Mmm…
Hermione
si infilò la maglietta di Krum e uscì dalla stanza. Lei doveva prepararla
“manualmente”, la colazione, perché, essendo minorenne, non le era permesso di
compiere incantesimi fuori da Hogwarts. Percorse il corridoio che portava alla
sala da pranzo, e poi in cucina. Girò l’angolo e… andò a sbattere contro
qualcuno
-Ouch, cos… –
Hermione alzò la testa per vedere chi fosse…
“Argh,
il padre di Viktor!!” Xavier Krum la stava fissando attentamente, un po’
contrariato per lo scontro.
Hermione
si controllò mentalmente: capelli stravolti, maglietta che le arrivava a metà
cosce, gambe nude… Si sentì sprofondare.
“Oh,
no! Che figura!! Perché a me??” Intanto il padre di Krum la scrutava ancora
(“No, dimmi che non mi sta guardando le gambe!!”), poi disse:
-Poco
mattiniera oggi, fero?
-Ehm, già… –
sorrise lei. Non aveva la più pallida idea di che ore fossero.
-Comvnque la
maglietta è un po’ grande…
-Mi piace
dormire comoda… – Hermione stava arrossendo fino alla punta delle orecchie.
-Anche Viktor
defe averne una simile…
-Buona
giornata, signor Krum!! – Hermione sparì in cucina.
“Ecco!
Sempre la solita grande figura, no? Brava, Her, ottimo…” pensò mentre metteva
su un vassoio la colazione. Era quasi arrivata alla camera di Krum, ma si
ricordò di aver dimenticato lo zucchero.
“Accidenti!
Stavolta però, sarà meglio che mi vesta” rifletté “non vorrei incontrare anche
sua madre…”
Andò
in camera sua e si mise un paio di jeans e una maglietta della sua misura. Poi
ritornò in cucina.
Lungo il tragitto sentì un rumore che proveniva dalla
biblioteca. Andò a controllare, non voleva che fosse Grattastinchi che
combinava qualche guaio. No, Grattastinchi non c’era. Era solo caduto un libro.
Hermione si guardò intorno. Nessuno. Sul tavolo c’era ancora
il libro della Skeeter, la biografia di Viktor. Vinta dalla curiosità, gli
diede un’occhiata.
“Recentemente
il padre di Viktor, Xavier Vladimir Krum, è stato accusato di essere un
Mangiamorte, anzi, uno dei più fedeli nella cerchia di
Colui-che-non-deve-essere-nominato; anche il figlio, seppur molto giovane, è
stato al centro dei sospetti di molti Auror, per essersi avvicinato alle Arti
Oscure; sospetti in seguito scemati per mancanza di prove. Tuttavia, l’Istituto
Durmstrang…”
Un altro rumore. Hermione chiuse il libro. Chi c’era lì con
lei? Era tentata di tornare da Viktor e parlargli di ciò che stava succedendo.
Possibile che fosse stato accusato di essere un Mangiamorte? Perché non
gliel’aveva detto?
“Her, rifletti, se tu fossi stata accusata di sostenere il
Signore Oscuro non andresti certo a dirlo in giro…” pensò “Sì, ma spero proprio
di non essere una qualunqueper
Viktor, no?” ripensò “Anche questo è vero, ma…”
- BASTA!! –sbottò. Hermione era veramente
confusa, ma si convinse subito di aver fatto un grave errore: se in quella
stanza c’era veramente qualcuno, ormai sapeva che lei era lì. “Complimenti,
Her, ben fatto…” pensò. Forse però così aveva attirato anche Viktor.
Hermione si ripeté la domanda: possibile che Viktor fosse
stato accusato di essere un Mangiamorte? No, sicuramente era un’altra
invenzione della Skeeter per accaparrarsi un po’ di audience. Quella donna
sapeva essere tremenda.
Un altro libro cadde dietro di lei. a questo punto, Hermione
decise di controllare. Si avvicinò agli scaffali da dove era caduto un libro
nero, “Pratiche d’iniziazione dei
Mangiamorte.” Mangiamorte?? C’era veramente qualcosa che non andava. E
cos’era quella sgradevole sensazione di essere costantemente osservata?
Sugli scaffali erano incise delle parole strane, forse in
bulgaro, e in parte c’era… il marchio nero? Ma quello era il simbolo del
Signore Oscuro! L’aveva visto l’anno prima, alla Coppa del Mondo di quidditch.
Perché si trovava lì? Non era che forse… “No, non è possibile che Viktor sia…”
Un’ ombra si mosse dietro di lei.
-Viktor, sei t…
-Somnus corporis…
Hermione percepì un leggero formicolio per tutto il corpo e
sentì le palpebre farsi pesanti, ma fu l’ultima sensazione che colse. Le gambe
non la sostennero più, e cadde a terra. L’ultima cosa che vide furono due occhi
neri.
Hermione aprì gli occhi. Ci volle qualche secondo perché si
abituassero a quel nuovo ambiente. Le faceva malissimo la testa e tremava
tutta; era stesa su un duro pavimento di pietra, in una stanza molto umida che
non aveva mai visto. Provò ad alzarsi, ma si accorse subito che braccia e gambe
non si muovevano. Riusciva solo a girare la testa da una parte e dall’altra per
capire dove era.
Più che una stanza, quella in cui si trovava era una grande
caverna buia. Sentì delle voci in lontananza. Erano due uomini. Pensò subito di
chiedere aiuto, ma i muscoli della bocca non rispondevano ai suoi comandi.
Restò in ascolto. Le voci erano remote e confuse, ma Hermione riuscì lo stesso
a capire qualcosa.
-Lieto di
federti, Lucius, è passato tanto tempo – disse una voce. “Lucius? Lucius
Malfoy?”
-Non potevo
mancare alla cerimonia del tuo ragazzo, Xavier – rispose l’altra con un tono
untuosa che Hermione conosceva bene – Sta crescendo davvero molto bene, diventerà
un ottimo alleato… Ha qualche anno in più del mio Draco, mi pare…
-Ha compiuto
diciotto anni lo scorso dicembre.
-Già… Ho saputo
che hai avuto qualche problema con lui per convincerlo…
-Sì… ha esitato
un po’, sai, recentemente è stato parecchio… distratto… niente di grave,
comvnque, sono sicuro che adempierà il suo dofere con impegno. Dopotutto, è un
Krum… – disse in tono compiaciuto – è la sua natura. Non come Severus. Non
riesco a credere che dopo tanto tempo, sia passato dalla parte di qvel Silente…
Hermione
ora ascoltava attentamente. Che cosa stava succedendo? Cosa doveva fare Viktor?
E cosa c’entrava il padre di Malfoy? Quella storia non le piaceva per niente.
-Distratto, sì…
non ho capito molto bene questa faccenda, Xavier… – riprese Lucius Malfoy, incuriosito.
-Beh sì, è
presto detto. Viktor ha infitato una ragazza qvi per l’estate, una certa Har…
Hern… non mi ricordo… comvnque, loro andafano molto d’accordo e io ho pensato
subito che qvi lei era di troppo, sai per qvesta incombenza… e poi è una
babbana… – le voci erano più confuse adesso – allora ho cercato di farli
allontanare… caso… lettera… ragazza… e lui…
Dal
rumore di passi, Hermione capì che si stavano allontanando. Dopo un attimo non
sentì più niente. Era di nuovo sola.
Ispezionò
ancora le funzioni del suo corpo. Ora riusciva a muovere le dita delle mani.
Provò a cercare la sua bacchetta. Non c’era. E comunque non avrebbe potuto fare
magie. Ma questa regola vale anche quando sei in pericolo di vita? Forse stava
solo esagerando…
Dov’era
Viktor? Non s’era accorto che non tornava? Hermione rifletté un attimo… e se
fosse stato lui a colpirla in biblioteca? “Ricorda, Her… che cos’hai visto?”
Degli occhi scuri… poteva trattarsi di lui o anche di suo padre… “Andiamo,
Viktor non farebbe mai una cosa del genere…” si disse “Perché no? Ti ha già
delusa una volta, lo farebbe di nuovo” una vocina maligna s’insinuava dentro di
lei “No! Viktor non… non è così, lui non vorrebbe mai, lui non è…” “… un Mangiamorte?
E chi lo dice?” Pratiche d’iniziazione
dei Mangiamorte… il libro nero che stava leggendo… “No, Viktor non è…” Le
girava fortissimo la testa, pensieri sconnessi le passavano veloci comelampi nella mente e cominciava a vedere buio
intorno a sé. La lettera… il lago… il tramonto… due occhi scurissimi… Ron… Mangiamorte…
Nel
buio della grotta, Xavier Krum e Lucius Malfoy continuavano a parlare.
-Qvando ho
trofatoper caso qvella lettera in
camera della ragazza, qvel maledetto gatto ne ha anche strappato un pezzo… ho
pensato che poteva essere occasione per separarli. Sai, non volevo che Viktor
ci si affezionasse troppo, può essere pericoloso…
-Certo,
capisco. Continua.
-Ho fatto
trofare la lettera a Viktor e, come pensafo, hanno litigato. Me l’ha raccontato
lui stesso. Il ragazzo, sembrafa proprio giù…
-Eh, le donne…
-Comvnqve, lui
sembrafa deciso a riconqvistarla ad ogni costo, e penso che ci sia rivscito,
alla fine. Allora io mi sono infentato qvesta storia della profa… lui afrebbe
dofuto portarmi la ragazza per poter accedere alla cerimonia. Naturalmente non
esiste nessuna profa, figuriamoci se per un Krum non è destino tutto ciò, però
è serfito a suo scopo…
-Piacevolmente
perfido, Xavier… e chi sarà il maestro di cerimonia?
-Beh… io
pensafo di chiederlo a te, che sei un amico di famiglia da tanto tempo…
-Ne sarò onorato,
Xavier.
Hermione
cominciava ad aver molto freddo. Sentiva dei brividi correrle lungo la schiena,
ma era proprio freddo? Ora riusciva a muovere anche i piedi e le braccia. Di
fronte a lei vide una piccola macchia scura che si stava avvicinando camminando
sul pavimento. Hermione sgranò gli occhi. Un ratto! La ragazza cercò di
spostarsi in qualche modo, ma l’unico risultato che ottenne fu di girarsi a
pancia in giù, immobile. avrebbe voluto urlare con tutte le sue forze, ma le
sue labbra si spostavano appena, e facevano uscire solo un soffio
impercettibile. Sentì il topo salirle sulle gambe facendole il solletico, poi
sulla schiena, poi tra i capelli… La coda viscida le sfiorò una guancia…
Hermione non ce la faceva più, stava per impazzire…
-Non è qvesto
il modo di trattare un’ospite, fero? – la voce di Viktor risuonò nel buio della
grotta.
Dalla
bocca di Hermione uscì una specie di sibilo che voleva dire più o meno:
“Viktor! Dov’eri? Liberami, presto!”
Krum
le tolse il topo dai capelli e lo gettò lontano. Lei riuscì a girarsi e lo
guardò negli occhi. Non vide altro che freddo. Gli occhi di Viktor sembravano
totalmente privi di sentimenti. Cominciava davvero ad avere paura. Cercò ancora
di chiedergli aiuto, ma lui non si mosse di un millimetro. Il gelo dentro di
lei aumentò.
In
quel momento apparvero Xavier Krum e Lucius Malfoy dietro le spalle di Viktor.
-Vik… sei già
qui? – gli disse il padre da dietro.
-Facciamolo e
basta – rispose lui secco, girandosi – non ho voglia di aspettare ancora.
-Molto bene – disse
Malfoy con un sorriso – direi che possiamo anche cominciare.
“Cominciare
che cosa? Perché Viktor non mi aiuta? Che cosa sta succedendo??”
Hermione
cercò di spostarsi più che poté per capire cosa stessero per fare quei tre.
Rotolando leggermente su sé stessa, riuscì ad avere una più ampia visuale della
grotta. Da quella posizione, il luogo sembrava molto più grande; Hermione vide
che al centro della caverna c’era un altare di pietra. L’unica illuminazione
proveniva da due torce verdi accese ai suoi lati. Intorno, erano arrivati sei o
sette uomini dal volto coperto da un cappuccio nero, che salutarono Xavier Krum
e Lucius Malfoy come se si trovassero ad una rimpatriata di amici. Hermione
spostò lo sguardo su Viktor. Con quella luce, il suo volto sembrava aver
assunto un’espressione ancora più dura, molto diversa da quella che Hermione
conosceva. Krum, con un atteggiamento tra il nervoso e l’impaziente, guardava
prima suo padre, poi Malfoy, che evidentemente non aveva ancora notato
Hermione. Sembrava comunque che Viktor non si fosse accorto che lei li stava
osservando. Ad un certo punto, i maghi incappucciati si disposero a cerchio
intorno all’altare. Malfoy cominciò a parlare.
-Viktor Krum,
hai chiesto di entrare a far parte della schiera del Mangiamorte del Signore
Oscuro. Sei consapevole di questa decisione?
-Sì. – rispose
Krum cupo.
-Sei pronto a
servire il Signore Oscuro in qualsiasi situazione?
-Sì. – ripeté
Krum.
-Sei pronto
anche a combattere, e ad uccidere per Lui?
Xavier
strinse la spalla del ragazzo. “Viktor, no!” cercò di gridare Hermione.
-Sono pronto.
-Perfetto –
disse Malfoy – e ora, se ti vuoi avvicinare…
Krum
e il padre si accostarono all’altare, e Viktor si scoprì l’avambraccio destro.
Malfoy tirò fuori la sua bacchetta e la puntò su di esso. I Mangiamorte
fremevano d’impazienza. Xavier stringeva sempre con forza la spalla d Viktor,
tenendo gli occhi fissi sul braccio del figlio, entrambi illuminati dalla luce
verde delle torce.
-Sono fiero di
te, Viktor – disse in tono orgoglioso.
-Diventerai un
grande Mangiamorte, ragazzo – aggiunse Malfoy sorridendo. Krum non rispose.
Guardava anche lui il suo braccio con un’espressione sempre più buia. Malfoy
avvicinò la bacchetta alla pelle olivastra di Krum.
-Morsmordre
– pronunciò.
La punta della bacchetta toccò la pelle di Krum e un getto
di fiamme nere s’insinuò sotto di essa. Qualche Mangiamorte espresse un
complimento o un augurio nei confronti di Viktor. Hermione vide una smorfia di
dolore sul suo volto. Le fiamme nere, come se fossero animate, danzarono per
qualche attimo sotto la superficie del suo braccio, per poi posarsi sulla pelle
scura diventando una forma che Hermione aveva già visto, un teschio di colore
rosso scuro e contorni neri, con un serpente che gli usciva dalla bocca come
una lingua: il Marchio Nero.
Hermione non poteva crederci. Viktor era diventato un
Mangiamorte. Grosse lacrime raggiunsero i suoi occhi, sempre fissi su Krum e il
suo braccio tatuato.
-Congratulazioni,
ragazzo – disse Lucius Malfoy stringendo la mano al ragazzo – sono certo che
non ci deluderai…
-Ma certo che
no… – confermò Xavier con un lieve sorriso.
-E poi –
aggiunse Malfoy sorridendo all’amico – hai ricevuto un’ottima istruzione…
Krum
si limitò a un sordo grugnito. Ora stringeva con la mano destra il punto in cui
gli era stato impresso il Marchio Nero. A turno, i Mangiamorte fecero la fila
per stringergli la mano o dargli un consiglio, che Viktor non sentiva. Nella
sua mente cominciavano ad affiorare tanti pensieri tutti assieme. “Cosa dirà
Hermione di qvesta cosa? Lei, che è amica di Harry Potter, non approferà…” “Non
occorre che lo sappia” gli rispose un’altra voce ”non defi preoccvparti per
lei, è qvesto il tuo destino” “Il mio destino…” rifletté Krum “In ogni caso
dofefi pensarci prima!” ricominciò la voce maligna dentro di sé “Ora è tardi…
non pensarci e sii qvello che sei difentato. Tuo padre è fiero di te…”
“Mio
padre…”
-Bene, Xavier,
mi dispiace ma ora devo andare… – disse Malfoy.
-Come, non ti
fermi per la conclusione?
-Temo proprio
di non potere… sai, tutti questi impegni da quando… beh, comunque non mancherò
di assistere alle prime imprese del tuo ragazzo.
-Come ai vecchi
tempi?
-Come ai vecchi
tempi. – sorrise malignamente Malfoy – Ci vediamo. Arrivederci, giovane Krum.
Krum
non rispose. Malfoy, un po’ interdetto, si allontanò di qualche metro e si
Smaterializzò.
“N-non è possibile…” pensava Hermione “non può essere…”.
Eppure tutto le confermava il contrario. Il libro che Viktor stava leggendo
parlava dei Mangiamorte, suo padre era un Mangiamorte e forse anche sua madre.
“Grattastinchi se n’era accorto” si disse “quando ha soffiato contro a Viktor,
Ron aveva ragione, io…”
Mentre cercava di scacciare le lacrime, si accorse che il
ratto di prima s’era rifatto avanti, e mirava deciso ai suoi capelli.
Nonostante non fosse il suo principale problema, Hermione cercò di allontanarsi
dall’animale, ma riuscì a muoversi solo di qualche centimetro. I suoi muscoli
erano ancora sotto l’effetto dell’incantesimo di Krum. Il topo le si avvicinò.
Hermione mosse a fatica le labbra, ma si trattenne dall’emettere suoni. Non era
sicura di voler farsi sentire dagli altri. Il topo le saltò su una guancia,
strisciando la coda viscida sulla sua bocca.
-Aaahh… –
Hermione emise solo un urlo flebile, ma fu abbastanza perché Xavier e gli altri
si accorgessero di lei.
-Herm… –
cominciò Viktor con voce sorda, guardandola. Alcuni Mangiamorte borbottarono
sospettosi e contrariati.
-Cosa ci fa lei
qvi? – chiese uno di loro squadrando Hermione.
-Lei, ehm…
curiosafa – disse Viktor – l’ho portata qva…
Gli occhi di Xavier Krum s’infiammarono per un attimo
incontrando quelli di Hermione. Poi si calmò, e sorrise.
-Bene – disse
rivolgendosi al figlio – proprio qvello che ci serfifa…
Viktor
lo guardò, e sembrò non capire quello che il padre diceva.
-Ecco il tuo primo
incarico, Vik, per completare la cerimonia… – continuò Xavier guardando ancora
Hermione – …uccidila.
Viktor
guardò attonito prima suo padre, poi Hermione. Sembrava indeciso sul da farsi,
spostava la testa da un capo all’altro della stanza, con un’espressione
indecifrabile sul volto.
Hermione
era terrorizzata. Non poteva fare niente, non riusciva a dire una parola. Se ne
stava semplicemente lì, in attesa. Continuava a guardare Viktor, forse cercando
una traccia del Viktor che conosceva lei, ben diverso da quello che gli stava
davanti. Quell’espressione incredula, però, sembrava sincera, sembrava
riflettere l’ombra del Viktor Krum di cui s’era innamorata. Si chiese se era il
caso di fidarsi di lui, ma dopo tutto quello che aveva visto negli ultimi dieci
minuti, la risposta le sembrò abbastanza chiara…
-Avanti, Viktor
– lo incoraggiò il padre – è il tuo destino…
“E’
il tuo destino, Viktor…” gli suggerì a sua volta la voce. Viktor tirò fuori la
sua bacchetta e si avvicinò ad Hermione, che lo guardava implorante. Era lì, ai
suoi piedi, e non poteva fare niente per difendersi…
“Non
esitare, Viktor…” “No, non posso farlo” “Defi! E’ la tua strada, l’hai scelta!”
“Forse ho fatto la scelta sbagliata…” “No, defi segvire la tua strada, tuo
padre te l’ha indicata, è il tuo destino…” “No, no…”. Viktor alzò la bacchetta.
Per un attimo, gli occhi marroni e lucidi di Hermione incontrarono i suoi, neri
come la notte.
-Non posso
farlo. – disse, abbassando la bacchetta. L’espressione di suo padre mutò da
compiaciuta ad incredula. I Mangiamorte intorno a loro continuavano a
parlottare tra di loro.
-Come sarebbe
non puoi? – chiese da dietro le spalle di Viktor – Cosa fuoi dire?
-Che non posso
ucciderla. – ripeté Viktor voltandosi e guardandolo – O meglio, non foglio
ucciderla.
Suo
padre tremò un attimo alla vista dello sguardo che il figlio gli lanciava. Non
l’aveva mai visto così. Non era il suo solito sguardo freddo. Questo era
acceso, passionale, deciso. Si riebbe un attimo dopo.
-Non dire
sciocchezze – gli disse – non sei più un bambino, fai qvello che ti è stato
detto. E’ il tuo destino…
-NO!! – sbottò
lui – Qvesto non è il mio destino! E’ solo il tuo che stai cercando di
impartire a me!
-Lo sapevo… –
sorrise Xavier –stai dimenticando tutto
qvello che ti ho insegnato? Mai cedere alle passioni, Viktor, dofresti saperlo
bene…
Viktor
lo guardò irato.
-Ora basta con
qveste esitazioni – disse ancora Xavier, un po’ innervosito – uccidila.
-No.
-Credi di
poterti mettere contro di me, forse?
-Forse.
-D’accordo, se
proprio non fuoi farlo tu, lo farò io. – disse Xavier superandolo – Non pensafo
che afessi tutta qvesta paura…
-NON E’ PAURA!!
– gridò Viktor.
Suo
padre si fermò per un attimo. Poi si voltò verso di lui.
-E che cos’è
allora? Non mi dirai che è… amore?
Viktor
abbassò gli occhi, arrossendo leggermente.
-Tu… l’ami? –
rise Xavier – Non ci posso credere… Viktor, sfegliati! Che cosa ti sta
succedendo? Da qvando è arrifata qvesta… babbana…
ti sei rammollito. – si accucciò vicino ad Hermione, guardandola coi suoi occhi
gelidi – E tu… ragazzina – aggiunse sussurrandole nell’orecchio – mio figlio
non può certo rinunciare al suo destino per una come te… – Hermione non ce la
faceva più, avrebbe voluto alzarsi e saltare addosso a quell’uomo ignobile, e
riempirlo di schiaffi. Xavier le passò lentamente le dita tra i capelli.
-LASCIALA
STARE!! – urlò Viktor, furioso. Si lanciò su suo padre e lo spinse lontano da
Hermione. Subito, sotto gli occhi della ragazza, incominciarono entrambi a
lanciarsi maledizioni di ogni genere, comprese le Maledizioni Senza Perdono,
seguiti a ruota dai sette maghi che stavano loro intorno, che si gettarono in
aiuto di Xavier. Viktor cercava di combattere come poteva, ma contro otto
Mangiamorte adulti sapeva di non avere molte possibilità. Ne respinse uno
piuttosto grosso, che si stava avventando su di lui con la bacchetta pronta a
colpire.
-NON
COLPITELO!! – urlò Xavier tra la confusione.
Viktor
invece pensava solo a colpire tutti quelli che si trovava davanti. Era troppo,
questa volta, non avrebbe dovuto toccare Hermione. Si era reso conto
all’improvviso di odiare profondamente suo padre, Lucius Malfoy, tutti quelli
che gli stavano intorno. Dopo qualche minuto, però, si trovò con le spalle al
muro, circondato da quattro Mangiamorte, mentre uno giaceva a terra inerme e
due si stavano rialzando.
-Ora basta,
Viktor – disse la voce di suo padre alla sua sinistra – o la tua amica farà una
brutta fine.
Xavier
se ne stava in piedi con la bacchetta puntata verso Hermione, e fissava suo
figlio con aria adirata.
-Hermione!
-Mi hai deluso,
Viktor – disse Xavier serio – e ora la tua amica babbana pagherà…
-NOOO!!! – con
un gesto disperato, Viktor si liberò dei Mangiamorte che gli stavano davanti e
si buttò su Hermione. Un attimo dopo, si Smaterializzò insieme a lei, lasciando
nella caverna Xavier e i Mangiamorte sorpresi e confusi.
QuandoHermione aprì gli occhi si trovava all’aperto. Si guardò
intorno e comprese di essere tornata a Londra, non lontana da casa sua. L’aria
era fredda e dei grossi nuvoloni scuri si stavano
raggruppando nel cielo. Poi si accorse che Krum la
stringeva ancora fra le braccia, e si affrettò a staccarsi da lui. Krum rimase sorpreso.
-Hermione, cosa…
-Stai
lontano da me… – non voleva
avere più niente a che fare con un Mangiamorte. Vide
il Marchio Nero sul suo avambraccio, non ancora nitido, ma pur sempre il segno
di un seguace del Signore Oscuro. Lo guardò a lungo,
amareggiata e confusa nello stesso tempo. Gli occhi di Krum
avevano un’espressione confusa.
-Hermione… – cercò di toccarle una spalla.
-Va’ via da me,
Mangiamorte!! – urlò Hermione allontanandosi di scatto. Krum
si fermò, attonito, e ritrasse la mano.
Hermione
si trovava ora a qualche metro da Krum. Si sentiva
confusa, agitata, tradita. Ron aveva ragione. E lei
aveva creduto fino alla fine che Viktor non fosse… si era illusa di sbagliare, che quella voce dentro di
lei avesse torto. Ma i fatti le dicevano chiaramente
che non era così. Krum era un Mangiamorte.
E lei, stupida, si era innamorata di lui. E si credeva ricambiata. Invece era
tutta una messinscena. Un raggiro. E tutte quelle
menzogne che le aveva raccontato… tutto quello che lei aveva provato… si era
illusa di aver trovato l’amore, in quella lunga estate, e invece…
Adesso
si sentiva delusa. Tradita. Ingannata. Sentiva che tutto ciò in cui aveva
creduto e provato in quei giorni era stato spudoratamente usato per altri
scopi. Continuava a guardare Krum.
Lui
aveva uno sguardo confuso e rattristato. L’aveva delusa, e lo sapeva bene, ma
voleva tentare di rimediare a tutti i costi. Aveva capito che ormai Hermione era diventata troppo importante per lui. Aveva già rischiato di perderla, non voleva farlo di nuovo.
-Hermione, defi ascoltarmi, non è come
pensi… – le disse, avvicinandosi.
-Hai ragione, Viktor, non è come pensavo io… era
esattamente come pensava Ron! Aveva ragione lui! E io ti ho anche creduto! – rispose lei guardandolo adirata.
-Io… fa bene,
lo ammetto, ho sbagliato! Ma non si può tornare
indietro? Facciamo come se qvesto non è mai successo…
-Non si può
tornare indietro… e non posso neanche fare finta di niente – nella voce di Hermione ora la rabbia era sparita per far posto ad una
profonda amarezza che andava al di là dell’ira. – non
c’è più niente che tu possa fare, a questo punto, Viktor. Io… – i suoi occhi si stavano riempiendo di
lacrime; rivolse lo sguardo in basso, cercando in tutti i modi di controllarsi.
– … io ti amo. Ma non posso passare sul fatto che mi hai ingannata,
e che per te ero solo una prova, un oggetto da conquistare…
-No! Hermione, credimi, non è così! – Krum
la prese per le spalle. Cercava inutilmente di incontrare gli occhi della
ragazza. Le sue parole tremavano nel silenzio della strada –
Tu sei molto di più per me! Ti prego, credimi, io ti amo da morire! Non
ti farei mai stare male…
-Beh, lo hai
fatto, Viktor. E’ troppo tardi –
disseHermione a voce bassa – E questa volta
non bastano dei fiori per farti perdonare.
Krum chiuse gli
occhi. Il discorso era chiuso lì. Aveva tentato ed aveva fallito. Non c’era più
niente da fare. La guardò per l’ultima volta, gli occhi lucidi e i capelli mossi
dal vento. Poi si chinò su di lei e la baciò. La baciò a lungo, più a lungo di
quanto non avesse mai fatto. Le sue mani stringevano ancora le spalle della
ragazza, come decise a non volerla lasciare. Appoggiò una guancia sul suo viso,
e lo sentì freddo, come il ghiaccio.
MentreKrum la baciava, Hermione restò
immobile. Non reagì, non mosse un dito. Non ne aveva la forza. Chiuse solo gli occhi,
come aveva sempre fatto. Le stavano passando per la testa
gli svariati ricordi e le situazioni che aveva vissuto in quegli ultimi giorni
passati con Viktor. Le risate e i momenti
meravigliosi trascorsi con lui, gli scherzi, le esperienze, i baci, il
tradimento… Tutto stava trafiggendo la sua mente e il suo
cuore, in quel lunghissimo attimo.
Poi,
lentamente, Krum scomparve, senza staccarsi da lei.
Quando Hermione aprì gli occhi non c’era
più nessuno davanti a lei.
Dal
cielo cominciarono a scendere grosse gocce di pioggia, che le bagnarono il viso. Ma lei si
sentiva calda, perché? Si toccò una guancia. In mezzo a tante gocce fredde, ce
n’era una diversa. Non era una goccia di pioggia. Era una lacrima. E non era sua.
Hermione
restò lì, da sola, a fissare il vuoto, mentre altre lacrime si aggiungevano a
quella che Viktor le aveva lasciato.
EPILOGO
Il
treno fischiò. L’espresso per Hogwarts stava per
partire verso un altro anno di scuola che iniziava. Le carrozze erano gremite
di ragazzi. Alcuni del primo anno, spaesati e in cerca di un
posto a sedere, altri che si affollavano davanti alla strega che vendeva
dolciumi. Altri che se ne stavano seduti, a guardare fuori
dal finestrino. Come HermioneGranger, una ragazza del quinto anno. Se ne stava lì, da
sola, con un’aria triste, e fissava gli ultimi passeggeri che caricavano i
bagagli e salutavano i genitori al binario 9 e ¾.
D’un tratto
entrarono nello scompartimento i suoi due migliori amici, HarryPotter e RonaldWeasley.
-Tutto bene, Her? – chiese Harry. Ron la guardava da dietro con aria preoccupata – Vuoi che ti prendiamo qualcosa da mangiare?
-No grazie, Harry, sono a posto così – rispose
lei.
-Ehm… sei
sicura? – le disse Ron, un po’ titubante.
-Sì, Ron, grazie. – Hermione sorrise
all’amico – Voglio solo stare un po’ da sola. Ci vediamo più tardi.
-Ah… ok, allora… a dopo…
-Ciao, Her – la salutò Harry.
-Ciao.
I
due ragazzi uscirono. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Aveva chiesto adHarry che non le facessero domande su ciò che era
successo in Bulgaria, e anche se si vedeva lontano un miglio che Ron si rodeva dalla curiosità, così era stato.
Il
treno partì in una nuvola di fumo, ed Hermione tornò
a concentrarsi sul paesaggio.
L’aperta
campagna scorreva sotto i suoi occhi. Il cielo era limpido e il sole splendeva
come mai aveva fatto in quella estate. Sembrava quasi
volerle tirar su il morale dopo ciò che le era successo.
Ad
un tratto vide, nel blu intenso del cielo, un puntino nero che si avvicinava
velocemente. Quando fu a qualche metro dal treno, Hermione capì che era un piccolo gufo scuro come
l’inchiostro, e che stava cercando di raggiungere qualcuno sul treno. Con sua grande sorpresa, si fermò davanti al suo finestrino. Vedendo
che faticava non poco a seguire la velocità del treno, Hermionelo prese tra le mani e lo portò dentro. Il gufetto le lasciò una lettera e poi cadde sfinito sul
sedile accanto a lei. Hermione prese la lettera. Poi
capì chi scriveva. Lo sentiva stringendo la lettera tra le mani. Era Viktor.
Girandola,
vide il suo nome scritto in alto… sì. La lettera era indirizzata a lei ed era
stata scritta proprio da Viktor… la sua grafia…
inconfondibile.
Rimase
a fissarla a lungo, indecisa su cosa fare. Improvvisamente, con sguardo deciso,
prese penna, inchiostro e scrisse sulla busta, accanto al suo nome: “Lasciami in pace, non scrivermi mai più. Se
è vero che anche un Mangiamorte può amare, cosa a cui
non credo, rispetta la mia scelta. E’ finita… per
sempre”. Poi riattaccò la lettera alla zampa del gufo e lo lasciò volare fuori dal finestrino, sicura che l’avrebbe riportata al
mittente.
Lo
osservò fino a quando scomparve tra le nuvole e,
sedutasi accanto al finestrino, lasciò vagare la mente, mentre il paesaggio le
passava davanti come un susseguirsi di immagini prive di senso, senza realmente
vederle, chiedendosi se aveva fatto la scelta giusta e se, prima o poi, la
sensazione di soffocamento e il peso che sentiva all’altezza del cuore se ne
sarebbero andati.
“Sì”
pensò “Sarò forte. Non mi lascerò
influenzare così, la mia vita non dovrà risentirne. Mi aspetta un anno
pieno di nuove esperienze, mi dovrò impegnare e studiare moltissimo e
prepararmi per i gufo…”. Continuò così, mentre una parte di lei già si rifugiava in quel mondo sicuro che le
era familiare e che, per almeno un po’ di tempo, l’avrebbe protetta dal dolore
causato da un cuore spezzato.
Intanto
un piccolo gufo giungeva nei pressi di un bosco senza nome, in una grotta
solitaria, dove un ragazzo, divenuto uomo troppo velocemente, riceveva indietro
l’ultima speranza di un perdono, mentre dentro di lui una voce urlava quelle
parole che lei non aveva voluto leggere, quelle parole che rappresentavano la
sua ancora di salvezza… le parole di un cuore spezzato...
Cara Hermione,
so che quando fedraiqvesta lettera la vorrai
buttare subito via, ma ti prego di leggerla un attimo.
In qvesto
mese ho pensato solo a te, e non sto mentendo. Tu sei ancora
importantissima per me, lo sei sempre stata. So che sono stato un
idiota, e mi dispiace tanto. Sono difentato un Mangiamorte, ma ad un prezzo troppo alto. Ma non del tutto:
non sono un Mangiamorte completo, perché la cerimonia
non è stata completata con un uccisione. Non lo avrei mai fatto, lo sai.
Adesso vivo un
po’ qva un po’ là, perché gli Auror
mi stanno cercando. E non solo loro. Penso che stafolta mio padre è feramente
arrabbiato. Anche lui è riuscito a scappare. Purtroppo
non potrò più giocare a Qvidditch…
Io ti penso sempre, la notte non
dormo al pensiero che ti ho persa. Ma
io non mi arrendo, Hermione, io tornerò, te lo
prometto.
Ti amo.
Viktor
-FINE-
… e con questo, vi lascio. Spero ke la storia vi sia piaciuta, e
aspettando un (probabile, ma non prometto niente) seguito, tra poco ne posterò
un’altra riguardante i Malandrini… state aggiornate!