Lezioni di volo

di Ciuffettina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitomboli ***
Capitolo 2: *** «Allora posso?» ***



Capitolo 1
*** Capitomboli ***


«Invece di migliorare, peggiori! La tua ultima creazione non riesce nemmeno a sollevarsi da terra.»
«Deve ancora imparare» rispose Dio quieto.
«Imparare? Se tu fossi davvero onnipotente, avresti creato questi bambocci che sanno già volare, invece sei un incapace!» insistette Tehom.
«Visto che sei così brava, perché non crei qualcosa anche tu?» domandò Dio, cominciando ad alterarsi.
«Perché io non ho bisogno di circondarmi di leccapiedi che mi dicano quanto sono grande e potente, al contrario di te.»
«Non è per questo che li ho creati.»
«Ah no? Non devono solleticare il tuo smisurato ego?» lo irrise la sorella.
«Certo che no!» ribadì Dio.
«Allora a che cosa servono? Certo loro non sono come i levia…»
«Smettila!»
Dio e Tehom rientrarono nel palazzo celeste sempre litigando, seguiti da Michael che tentava, invano, di fare da paciere.
«Complimenti, guarda che cosa hai combinato!» sibilò Raphael all’indirizzo del suo fratellino capitombolato a faccia in giù su una delle nuvole in fase di decollo.
«Ma stavolta non ho fatto niente» replicò Gabriel mortificato e rialzandosi.
«Appunto niente! Sei proprio un inetto! Non sai nemmeno decollare. Perché devi far vergognare così nostro Padre?»
«Non è colpa mia» farfugliò. «Mi si sono aggrovigliate le ali.»
Raphael sbuffò disgustato. «Sei proprio un incapace! A me non è mai successo e di sicuro neanche a Lucifer o a Michael.»
Gabriel era stato creato da poco ma aveva già imparato che suo Padre e sua Zia passavano il tempo a litigare, che sua Zia lo odiava (per essere precisi odiava tutti loro), che suo Padre si vergognava di lui, che suo fratello lo disprezzava e che le sue ali si rifiutavano di collaborare. Erano davvero tante cose, peccato che gli mancasse l’unica che al momento gli interessasse davvero: come spiccare il volo. «Non potresti insegnarmi?»
«Io ho imparato da solo, possibile che tu non riesca a fare altrettanto?»
«Allora, visto che non hai intenzione di aiutarmi, ti sarò grato se porterai altrove le tue inutili chiappe!» esclamò Gabriel cominciando a spazientirsi.
«Insultarmi non ti farà decollare.»
«A dire il vero, neanche tu eri un granché durante i tuoi primi voli» disse una voce alle loro spalle.
«Io non ho mai fatto vergognare nostro Padre» rispose Raphael, voltandosi verso Lucifer che era atterrato dietro di loro.
«Ma nemmeno L’hai reso particolarmente orgoglioso. D’altronde dopo aver creato la perfezione assoluta…» abbassò modestamente gli occhi e s’indicò con le mani, «non poteva che peggiorare. Gabriel deve solo imparare dal migliore e di certo non sei tu.»
«Te lo dico subito» replicò Raphael piccato, «è una causa persa!» Si voltò per decollare. «Poi non ti lamentare che non ti avevo avvisato.»
«Adesso che quel pennuto del malaugurio se n’è andato, pensiamo a come farti spiccare il volo.»
Gabriel era estasiato: di loro quattro Lucifer era quello con le ali più belle in assoluto, in più si capiva che quando volava non lo faceva semplicemente per spostarsi da una nuvola dall’altra ma per la pura e semplice gioia di librarsi in cielo.
«Fammi un po’ vedere come decolli.»
Gabriel si mise d’impegno per fare un decollo degno di questo nome ma, ancora una volta, le ali s’intralciarono a vicenda mandandolo lungo e disteso sulla nuvola.
Lucifer cominciò a sghignazzare: «A quanto pare, hai troppe ali.»
«Ma ne ho sei, proprio come voi» rispose Gabriel imbronciato e rialzandosi.
«Sì, ma nel tuo caso sono troppe… Uhm… Credo che l’unica soluzione sia che io vada da nostro Padre a chiederGli di toglierti due paia di ali, così mi sarà più facile istruirti.»
«To… togliermi due paia di ali?» ansimò Gabriel. D’accordo le ali non collaboravano e si ostacolavano a vicenda ma non si sarebbe mai aspettato una soluzione così drastica e poi con un solo paio sarebbe stato diverso dai suoi fratelli e non era sicuro che la cosa gli piacesse.
«Eh sì, è l’unica cosa da fare» replicò Lucifer con serietà, «peccato che faccia molto male.»
«Male?» domandò perplesso Gabriel: era un concetto che non aveva ancora imparato.
«Oh sì, è una sensazione orribile, si preferirebbe cessare di esistere piuttosto che sopportare per un altro secondo una cosa così atroce ma non c’è altra scelta» rispose con noncuranza. Stette per un attimo a godersi la faccia terrorizzata del suo fratellino, poi scoppiò a ridere. «Eh dai! Scherzavo! Non ci penso proprio a farti mutilare. La soluzione è che tu cominci a esercitarti all’inizio solo con il primo paio di ali, poi quando hai imparato a destreggiarti con un paio, proviamo con due fino ad arrivare al terzo.»

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Capitolo 2
*** «Allora posso?» ***


E così cominciarono le lezioni di volo con Gabriel che vagava goffamente in un cielo che non sentiva ancora suo, mentre Lucifer gli insegnava a muovere correttamente le ali tra consigli, bonarie prese in giro e incoraggiamenti.
Mentre volavano, entrambi con due sole ali, furono raggiunti da Raphael che, a quanto pareva, aveva deciso di tormentare il più piccolo dei suoi fratelli. «Ma guardalo!» esclamò sprezzante. «Nemmeno con un solo paio di ali riesce a volare in maniera decente.»
«Sai perché è così?» gli rispose Lucifer, parandoglisi davanti e spalancando tutte le ali. «Perché quando lo stava plasmando, nostro Padre era ancora sconvolto dall’idea di aver creato te, per fortuna, non ti somiglia per niente.»
Raphael replicò stizzito: «Non capisco perché ti ostini a perdere tempo con lui.»
«Quello che faccio io non dev’essere né affare tuo né di chiunque altro» dichiarò Lucifer bellicosamente.
Non sapendo come replicare, Raphael eseguì rigidamente una giravolta per aria, poi disse: «Beh, scommetto che questa non sa farla.»
«Non ancora ma la imparerò presto e comunque Lucy la sa fare mille volte meglio di te!» rispose Gabriel con baldanza.
«Ben detto, Gabe!» ridacchiò Lucifer.
«Lucy? Gabe?» si stupì Raphael. «Se nostro Padre vi ha chiamato in un certo modo, mi sembra una mancanza di rispetto nei Suoi confronti cambiarvi il nome.»
«Ma noi non l’abbiamo cambiato, i nostri nomi rimangono invariati ma noi ci chiamiamo Lucy e Gabe» replicò Lucifer con aria innocente.
Gabriel ridacchiò per quel sofisma e l’ammirazione per suo fratello salì alle stelle.
«Sono sicuro che questa cosa a nostro Padre non piacerà affatto. Vado subito a farGli rapporto» disse Raphael, felice di poter riferire qualcosa contro quei due che, in qualche modo, stavano turbando il suo concetto di ordine cosmico. Si allontanò velocemente.
«Credi davvero che Papà si arrabbierà con noi?» domandò Gabriel preoccupato.
«Nah! Ha già i Suoi problemi con zia Tehom, figurati se Gli interessa come decidiamo di chiamarci fra noi.»
Ripensando a come l’aveva difeso, Gabriel disse: «Sono così felice che almeno tu m’insegni a volare, sei il mi…»
«Uff!» lo interruppe Lucifer. «Semplicemente non avevo nient’altro di meglio da fare e poi i tuoi ruzzoloni sono uno spettacolo che non mi sarei perso per niente al cielo.»


Quando si sentì più sicuro, Gabriel cominciò a esercitarsi con due paia.
«Non ce la farò mai con più di un paio» sospirò, ancora bocconi su una nuvola, dopo l’ennesimo ruzzolone.
«L’importante è che continui a provarci senza arrenderti, non ci crederai ma stai migliorando» disse Lucifer, aiutandolo a rialzarsi.
«Trovi?» gli domandò dubbioso.
«Certo! Anche perché è impossibile che peggiorassi!» ridacchiò. «Prima ti ribaltavi ogni 5 secondi adesso sei arrivato fino a 20 di volo ininterrotto.»
«Comunque Raphael ha ragione… Ma perché sono così imbranato?» si lamentò Gabriel.
«Te l’ho già spiegato il perché e comunque tanto meglio! Ma t’immagini la noia che ci sarebbe qui in Paradiso se tu non fossi così?»
Era evidente che lo stava prendendo in giro, ma c’era una differenza tra le frasi di Raphael e quelle di Lucifer: nelle prime c’era soltanto disprezzo, mentre nelle seconde Gabriel poteva cogliere tutto l’affetto che il suo fratellone aveva per lui (anche se non l’avrebbe mai ammesso).
Proprio in quel momento dal Palazzo divino uscirono delle urla. «No! Non ti permetterò di farlo ancora!» strillò Dio.
«Prova a fermarmi, se ci riesci» lo sfidò Tehom.
Le finestre del palazzo furono chiuse con fracasso e i due arcangeli non riuscirono a sentire altro.
«Ma perché devono sempre litigare?» s’imbronciò Gabriel. «Non mi piacciono le discussioni.»
«E tu fregatene! Non è un problema nostro. Non tutti riescono ad andare d’accordo come noi due.»


Finalmente, dopo molte lezioni (e capitomboli), Gabriel atterrò molto meno goffamente rispetto a quando aveva iniziato e, soprattutto, aveva volato utilizzando tutte e sei le ali.
«E bravo il mio fratellino!» esultò Lucifer.
«Ce l’ho fatta… Ce l’ho fatta sul serio…» mormorò Gabriel stupito. «Grazie Lucy!» Entusiasta si precipitò ad abbracciare il suo fratellone ma prima che l’altro potesse dire o fare qualsiasi cosa, si staccò precipitosamente e fece due passi indietro. «Scusami… non avrei dovuto… Non lo farò più…» gli disse mortificato.
«Beh, che ti prende?» gli domandò Lucifer stupito per quel repentino riserbo.
«Beh… lo sai» mormorò Gabriel contrito e a testa bassa: ciò che aveva appena fatto era assolutamente vietato e non voleva perdere l’affetto dell’unico fratello a cui sembrava importare di lui.
«Se tu non me lo dici, che cosa vuoi che sappia?»
«Ecco… Quando ero appena stato creato, nostro Padre mi presentò a Michael dicendomi che era mio fratello… quella parola, “fratello”, mi piacque così tanto che lo abbracciai con entusiasmo… lui però mi afferrò i polsi e mi staccò con fermezza ammonendomi che “gli arcangeli non si abbracciano fra di loro”» disse imitando la voce austera del fratello numero uno.
Lucifer si mise a ridere. «Peccato che mi sono perso la scena, chissà che faccia ha fatto! Adesso capisco perché quando Papà ci ha presentato, stavi tutto sulle tue.»
«Non volevo commettere ancora lo stesso errore» mormorò Gabriel.
«Ascolta Gabe, solo perché una cosa non piace a Michael o a chiunque altro non vuol dire che sia sbagliata. Se a te sembra giusta, allora falla!»
«Quindi… posso abbracciarti?» chiese speranzoso.
«Vabbè… se proprio ci tieni…» rispose Lucifer con un’espressione rassegnata sulla faccia.
Gabriel si precipitò fra le sue braccia, mentre l’altro lo stringeva, si sentì felice: aveva imparato a volare e aveva un fratellone che gli voleva bene proprio così com’era, che cosa avrebbe potuto desiderare di più?

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