September di Tinni (/viewuser.php?uid=77805)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Settembre ***
Capitolo 2: *** 10 Settembre ***
Capitolo 3: *** 11 Settembre ***
Capitolo 4: *** 12 Settembre ***
Capitolo 5: *** 13 Settembre ***
Capitolo 6: *** 20 Settembre ***
Capitolo 7: *** 21 Settembre ***
Capitolo 8: *** 22 Settembre ***
Capitolo 9: *** 29 Settembre ***
Capitolo 10: *** Ciò che mai sarà ***
Capitolo 1 *** 1 Settembre ***
Capitolo
primo - 1 Settembre
“Il
capitano non è disponibile al momento,” disse Kira
al nuovo terzo seggio, un trasferito dalla nona divisione.
“Che
sta facendo!” chiese con veemenza lo shinigami, “il
capitano Tosen non
ha mai tralasciato il dovere per.. per qualunque cosa faccia il
capitano Ichimaru! Non c’è mai! Mai! È
un tale…”
Gli occhi di
Kira si assottigliarono, la sua solita aria di indecisione e diffidenza
lasciò il posto a una quieta ferocia. A tale sguardo il
terzo seggio
prontamente tacque. “Se non sei felice del tuo posto qui,
allora puoi
anche tornartene alla nona divisione. Mi assicurerò che il
capitano
Ichimaru firmi subito e inoltri le dovute procedure del Gotei 13,
assicurando un immediato trasferimento.” Lo
informò Kira.
“No..
no.. non sarà necessario,” balbettò,
“le mie più sentite scuse,
luogotenente Kira, io… io ho solo qualche
difficoltà ad abituarmi. Ma
sono felice di essere nella terza divisione e mi impegnerò
ancora di
più per capire come funziona qui.”
Kira lo
squadrò con sguardo
severo ancora per qualche minuto prima di annuire, “Vedi di
imparare e
non fare mai più l’errore di parlare male del
Capitano.”
“Agli
ordini.” Rispose il terzo seggio prima di svignarsela.
Kira
sospirò e con riluttanza mosse un passo verso le stanze
private di
Ichimaru. Non c’era modo di evitarlo, il suo capitano gli
aveva
“chiesto” di partecipare al tea party e lui non
avrebbe rifiutato il
suo Capitano. Se non altro perché questo avrebbe comportato
la furia
passiva/aggressiva di Ichimaru e quella più diretta di
Yachiru. Anche
se perché il suo capitano organizzasse un tea party per
Yachiru e tutte
le sue bambole ogni anno al primo di Settembre andava oltre la sua
comprensione. “È permesso?” chiese kira
arrivato alla porta di Gin.
“Yay!
Izurun è arrivato!” giunse una voce vivace prima
che la porta si
aprisse e Izuru fosse trascinato fino al suo posto in mezzo a un grande
orsacchiotto nero e un’enorme volpe argentea cono un sorriso
pari pari
a quello del suo capitano. La volpe infatti era un regalo proprio di
Ichimaru,” Ci stavamo preoccupando! Ci hai messo
così tanto!”
“Si
Izuru,” saltò su il suo capitano con un sorrisetto
ancora più malizioso
del solito. “Mi sono dovuto trattenere dal mangiare
l’ultimo hoshigaki.
Ma l’ho tenuto per te. Ecco qua.”
Con questo spinse un
piatto
con un caco essiccato verso Izuru. Kira deglutì,
“Capitano, non
dovevate salvarlo per me! Infatti, siccome è il vostro
preferito,
dovreste mangiarlo voi.”
“È
il mio preferito. È per questo che voglio
condividerlo.” Rispose Ichimaru con un gigno decisamente
diabolico.
“Foxy
è così cattivo!” Urlò
Yachiru con gioia saltando per abbracciare Ichimaru, “Povero
Izurun!”
Se sei triste per me,
perchè non mangi tu questo… questa cosa!
Mangeresti qualsiasi cosa dolce. Pensò Kira con irritazione,
ma
ovviamente, il luogotenente kusajishi aveva una aspetto sadico tutto
suo. Era probabilmente un prerequisito necessario per il luogotenente
di una divisione pienda di masochisti. Sospirando in sconfitta, Kira
cominciò a mangiare quel hoshigaki che tanto odiaava.
“hahahaha!
Izurun fa facce ridicole! Sarò gentile con te
Izurun!” e con questo
afferrò l’hoshigaki e se lo infilò in
bocca. Kira era sicuro di avere
il sollievo scritto in faccia perché il sorriso di Ichimaru
divento
ancora più grande.
“Come sei
gentile, Yachiru. Perchè non sei così anche con
me?” si domandò.
“Ti ho
già detto quello che vuole.”
“Non
è una cosa che posso darle.”
“Perché
no? Mi divertirei tanto a pianificare il vostro matrimonio! Potrei
prendere in prestito la casa di Bya-kun! Potrei convincere Ren-chan a
occuparsi dei fiori. Poi voi due avrete dei bambini e io potrei giocare
con loro tutti i giorni! E poi quando sarò grande e
avrò tette grandi
come quelle di Ran-chan, sposerò Bya-kun e avremo tanti
bambini. Così i
nostri bambini potranno giocare coi vostri bambini! Sarà
perfetto!”
A
Kira andò di traverso il pezzo di torta che stava mangiando.
Poteva
solo immaginare la reazione del Capitano Kuchiki all’audace
dichiarazione di Yachiru. Forse, ancora peggiore, era il fatto che Kira
riusciva a immaginare un’adulta e tettona Yachiru
semplicemente
accostare il Capitano Kuchiki e dire “Sposiamoci
Bya-kun!” senza
lasciare al già menzionato Bya-kun alcuna opzione se non
acconsentire.
Kira non voleva neanche immaginare i figli che avrebbero avuto.
Perso
nell’immaginarsi Yachiru e Byakuya, kira non vide il
brevissimo momento
in cui il sorriso di Ichimaru sparì e
un’espressione di profondo
desiderio mischiato a rimorso passò sul suo volto. Ma
nemmeno era
arrivata che già era sparita, per nulla notata dai compagni.
“Sarebbe
bello,” replicò col suo sorriso di marca al suo
posto, “Ma vorrei
comunque prenderle qualcos’altro.”
Yachiru
sospirò, “Sciocchino
Foxy, e va bene!” rovistò nell’uniforme
e ne tirò fuori un pezzo di
carta, “Puoi prenderle questo. Ma penso ancora che dovresti
chiederle
di sposarti. È quello che Ran-chan vuole veramente per il
suo
compleanno!”
E improvvisamente Kira
ebbe la risposta al mistero
ed era adesso così ovvia che si chiese come mai non gli
fosse mai
venuto in mente! Il gruppo principale dell’Associazione Donne
Shinigami
era molto stretto. Non solo Rangiku faceva parte di questo gruppo, ma
una delle sue migliori amiche era Ise Nanao: la vice-presidentessa.
Mentre Kira aveva difficoltà a immaginare che Matsumoto
confidasse a
Yachiru quanto desiderasse che il capitano Ichimaru la sposasse, poteva
benissimo vederla parlarne con Nanao, e, una volta detto ad alta
voce…
Yachiru l’avrebbe sentito. Come e da chi non era importante,
ma ne
avrebbe sentito parlare. Quella bambina sapeva tutto ciò che
succedeva
ai membri principali. Quindi non c’era da sorprendersi che il
Capitano
Ichimaru la ammorbidisse un po per scoprire ciò che
Matsumoto voleva
per il compleanno. Il compleanno di Matsumoto era il 29 Settembre e
organizzando il tea party il primo, Ichimaru avrebbe avuto tutto il
tempo di trovare qualsiasi cosa Matsumoto volesse. Kira si
sentì uno
stupido per non averlo capito prima.
Fu solo dopo aver
finito
questo intero processo mentale che Kira realizzò la parte
più
importante dell’intera conversazione.
Cos’è che aveva sentito di
Matsumoto Rangiku che voleva sposare il Capitano Ichimaru…
Yachiru
aveva veramente suggerito che si sposassero a casa del Capitano Kuchiki
e che il Capitano Unohana si occupasse dei fiori… aveva
Yachiru appena
offerto di fare la babysitter ai bambini del Capitano Ichimaru e di
Rangiku… aveva lui, Kira, una faccia così tanto
espressiva, a giudicare
dall sguardo che il Capitano Ichimaru gli stava rivolgendo, che era
abbastanza chiaro che Ichimaru avesse appena capito cosa gli stava
passando in testa? Senza dubbio, Kira seppe con sicurezza di avere una
faccia molto espressiva quando Yachiru cominciò a ridere e
dichiarò,
“Izurun è lento oggi!”
“Eh
già” concordò Ichimaru.
***
Circa
un’ora dopo che Kira era arrivato al party, Ikkaku e Yumichka
vennero a
prendere Yachiru e le sue bambole. Kira aspetto di sentire il suo
reiatsu all’undicesima divisione prima di cominciare a
sciogliersi le
trecce che yachiru gli aveva fatto con l’incoraggiamento del
Capitano
Ichimaru, complete di fiocchi colorati e fiori. Kira era sicuro che ci
sarebbero volute settimane per dimenticarsi della risata di Ikkaku e
dei complimenti provocatori di Yumichka.
Il sorriso di Ichimaru
si allargò quando vide kira tirarsi i capelli cercando di
sciogliere le
trecce offensive il più velocemente possibile.
“Su, su, Izuru. Che
fretta c’è. Ti stanno bene.”
“Grazie per
il complimento,
Capitano.” Replicò Kira,”Ma penso che
perderei anche quel poco rispetto
che i membri della divisiona hanno per me se mi vedessero con fiocchi
colorati nei capelli.”
“Se la
smettessi di preoccuparti di cosa
pensano gli altri di te, saresti più felice e loro avrebbero
una più
alta opinione,” ribattè Ichimaru. Kira non disse
nulla. “Non ti avrei
qui, se non valessi niente, Izuru.” Gli occhi di Kira si
spalancarono e
arrossì. Era la stessa reazione che aveva sempre tutte le
volte che
Ichimaru lo lodava, che erano in effetti molto rare e per Kira, molto
preziose.”
Gin sorrise con
divertimento, “Sei carino quando
arrossisci, Izuru,” cosa che fece arrossire kira ancora di
più. Gin
sgignazzò, “Be, controlla la divisione per
me,” e con questo Gin
semplicemente si alzò e se ne andò. Kira
pensò che probabilmente
Ichimaru stava andando a prendere il regalo di Rangiku o semplicemente
a fare una delle sue passeggiate. In ogni caso, Kira concluse che non
dovrebbe aspettarsi che il suo capitano torni presto.
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Capitolo 2 *** 10 Settembre ***
Capitolo secondo-10 Settembre
Era la stessa cosa tutti gli anni. Aun certo punto,
nella notte del 9 Settembre, il suo capitano sarebbe sparito. Anche se
Ichimaru spariva molto spesso, l’unica sua sparizione
prevedibile era
quella del 9 settembre. Era anche l’unica in cui Kira sapeva
dove
sarebbe andato. Secondo Hinamori, esattamente a mezzanotte Ichimaru
sarebbe comparso nelle stanze di Aizen. I due uomini non parlavano per
nulla al di fuori di Aizen che augurava un buon compleanno a Ichimaru
quelle poche volte che Hinamori era presente, o per aiutare il suo
capitano a finire qualche rapporto o semplicemente per stargli vicino.
Aizen avrebbe quindi dato a Ichimaru il suo regalo. Di solito si
trattava di qualche rompicapo che Ichimaru avrebbe risolto sul momento
prima di andarsene con un sorrisetto divertito, mentre anche Aizen gli
sorrideva. Hinamori non aveva mai capito il significato nascosto che i
due uomini sembravano conoscere, ciò la rendeva
infinitamente gelosa ed
era probabilmente il motivo principale per cui disprezzava
così tanto
Ichimaru.
La seguente destinazione di Ichimaru era la decima
divisione, la stanza di Matsumoto Rangiku. Kira non avrebbe mai saputo
cosa succedeva tra loro una volta chiuse le porte, ma poteva
immaginare. Il 10 e il 29 Settembre erano i due giorni in cui Matsumoto
non andava al lavoro, che fosse riuscita a prendere ferie o meno.
Hitsugaya aveva rinunciato a cercare di costringerla ad andare al
lavoro in quei due giorni già pochi anni dopo aver assunto
il comando.
Hitsugaya sapeva che il 29 era il compleanno di Matsumoto, ma
nonostante fosse un genio, non aveva la minima idea del
perchè
Matsumoto non ci fosse neanche il 10. Non era neanche conscio
dell’esatta natura della relazione tra Ichimaru e Matsumoto.
In
effetti, non lo erano molte persona al di là degli amici
più stretti di
Matsumoto. Ma dopo tutto, pensò Kira, bisognava veramente
sforzarsi per
vedere quei segnali subdoli che per lui erano tanto ovvi, e a Hitsugaya
non importava molto di cosa facesse Matsumoto nella privacy,
finchè non
andava a influire sul suo lavoro o sulla sua salute. Inoltre, era
veramente troppo piccolo per notare relazioni amorose.
Kira
sorrise a se stesso mentre lasciava il suo regalo perfettamente
impacchettato sulla scrivania del suo capitano. Era un libro che
Ichimaru aveva menzionato di voler leggere. Kira sperava che il suo
capitano fosse ancora interessato a quel libro, che quando
l’avesse
sfogliato gli sarebbe piaciuto. Probabilmente non prima
dell’11. Ma
Kira sperava anche che non gli sarebbe piaciuto tanto da decidere di
prendersi ferie anche l’11, solo per leggerlo. Conoscendo
Ichimaru, era
molto probabile. Sfortunatamente, avevano una montagna di lavoro da
sbrigare e alcune forme potevano essere compilate solo da Ichimaru.
***
Grugnì
in appagamento mentre annusava il suo grosso, morbibo seno. Era
così
bello e caldo. Avrebbe volentieri passato il resto dei suoi giorni
così. Lei is lasciò sfuggire un gemito quando lui
lasciò scivolare
fuori la lingua e la leccò, solo un pochino. Ma il suo
divertimento
ebbe una brusca fine quando dita lunghe, pallide e ossute lo presero
per il collo e lo scagliarono contro il muro. “Allontanati da
lei
Shinso! Brutto kitsune pervertito!” Gin disse a denti
stretti, cercando
in ogni modo di non svegliare Rangiku.
“Baciami le 9 code d’argento, Gin!”
ribattè Shinso. “Stavo passando una
così bella mattinata finchè non ti sei
svegliato!”
Gin
istintivamente strinse Rangiku a se e tirò su le coperte per
coprirla.
“Vattene Shinso! O giuro che ti porto dal capitano 12 a farti
castrare!”
Shinso
ringhiò ma lasciò comuncue il mondo materiale.
Come tutte le zampakuto,
Shinso aveva terribilmente paura del Capitano Kurotsuchi, conosciuto
per le cose orribili fatte ad alcune zampakuto sotto la scusa di
“migliorarle” o “ripararle”.
Shinso non aveva l aminima intenzione di
finire tra la mani del Capitano Kurotsuchi Mayuri.
Dopo che
Shinso fu sparito, Gin si sdraiò nuovamente e
affondò la testa nei
capelli di lei. Odorava di buono, come i crisantemi in fiore. La
baciò
gentilmente dietro le orecchie. “hmmm…
Gin…” sussurrò. Bene, si stava
svegliando, “Buon Compleanno,” disse lei mentre si
voltava per
guardarlo.
Gin sorrise, “Mi dai il regalo adesso…”
chiese mentre la baciava.
“Non
sono io il tuo regalo, Gin. Ho prenotato un’intera giornata
al Centro
Benessere degli Shinigami, nella nuova ‘area
coppie’. Abbiamo la vasca
idromassaggio tutta per noi e poi massaggi, pedicure, manicure e
massaggi facciali! E ci passeremo la notte! Domain, ti sentirai come
nuovo!”
“Ma questo significa che dobbiamo alzarci da letto adesso.
Rangiku!” si lamentò Gin.
“Gin!”
Gridò Rangiku un po’ divertita e un po’
esasperata. “Ti prometto che
non ti pentirai di alzarti dal letto ora, o di andarci
stasera…”
aggiunse con un sorriso malizioso sulle labbra. Ciò pose
fine alla
discussione. Gin si also dal letto a velocità record e poco
dopo si
stavano incamminando verso il Centro Benessere. Matsumoto fu molto
sorpresa quando si accorse che Gin aveva lasciato Shinso nella sua
stanza, “Gin, non ti porti Shinso?”
“Pensi che dovremo combattere Hollow o qualcosa di simile al
centro benessere, Rangiku? Chiese Gin con divertimento.
“No, voglio dire, è abbastanza raro vederti senza
la tua zampakuto.” Gli fece notare Rangiku.
“Si, beh, quel pervertito di un kitsune deve imparare a non
leccare ciò che non deve.” Momorò Gin.
“Che hai detto?”
“Niente,
niente, manderò un messaggio a Izuru di andare a prendere
Shinso più
tardi e portarlo al Capitano Dodici. Voglio che gli facciano un
check-up molto dettagliato.” Disse Gin con un ghigno ancora
più cattivo
del solito.
“Qualcosa non va con Shinso?” domandò
Rangiku. La
zampakuto di uno shinigami è il suo stesso spirito. Se viene
danneggiata in qualche modo o non lavora come dovrebbe, per lo
shinigami è un problema grosso. Il rimedio usuale
è mettersi in
comunione con la zampakuto e aspettare che il problema si risolva da
solo. A meno che lo shinigami non ha fretta. In quel caso il Capitano
Kurotsuchi è la persona a cui affidarsi. Lui, insieme ai
vari servizi
classici per le zampakuto, offriva anche operazioni di cambiamento di
sesso.
“Nah, voglio solo che lo pungano un po’.”
Replicò Gin con
un Sorriso decisamente malvagio. Rangiku decise di lasciar stare
l’argomento.
***
Matsumoto
Rangiku non era una persona che si faceva prendere dalla depressione.
Ma ultimamente, ultimamente aveva cominciato a mostrare i segni di una
depressione molto seria. Per prima cosa, si ritrovava spesso a piangere
per nessuna ragione apparente. Aveva perso ogni interesse e sempre
più
spesso trovava difficile fare pensieri felici, figurarsi sorridere. Gli
unici momenti in cui si sentiva veramente felice erano quelli in cui
stava con Gin. Quando la stringeva come adesso, col viso nel suo ampio
seno. Semplicemente a coccolarla. A Gin piacevano le coccole, e a lei
piaceva coccolarlo. Era successo durante il loro primo inverno insieme,
quando si erano ritrovati a stringersi per tenersi caldi, che avevano
capito quanto gli piaceva stare abbracciati stretti. Rangiku si era
sentita molto angosciata quando il suo seno aveva cominciato a crescere
oltre i limiti della normalità. Non le piaceva come gli
uomini le
lanciassero sguardi maliziosi o quello che le donne presumevano di lei
solo per questo. Ciò che la fece accettare il suo seno e che
la fece
sentire a suo agio nel suo corpo fu le felicità di Gin per
l’aumento
del potenziale coccoloso del suo corpo. Non la guardava maliziosamente,
non presumeva niente, era solo felice di avere “I cuscini
più soffici
del mondo tutti per me.” Lo amava. Lo amava così
tanto che faceva male.
E
infatti, ora stava male. Non poteva più andare avanti
così. Non poteva
stare con lui sapendo che non avevano un futuro. Tutto ciò
che avevano
era un passato, e il presente. Prendevano tutto un giorno alla volta,
sempre un giorno alla volta, e non ne poteva più. Voleva
qualche cosa
che assomigliasse alla stabilità. Un qualche segnale che lui
ci sarebbe
stato nel suo futuro. Voleva un impegno serio. Solo gli stupidi credono
che il matrimonio simboleggi l’amore. All’interno
della Seiretei I
nobili si sposavano tra loro per avere più potere, per
alzarsi di rango
e per molte alter ragioni che nulla avevano a che fare con
l’amore.
Però, il matrimonio simboleggia il desiderio di affrontare
insieme il
futuro e questo è quello che voleva da Gin. Voleva che le
desse qualche
segno che il futuro che aveva pianificato la includeva. Ma, in fondo,
sapeva che non era così. Lo sapeva e basta e questo soltanto
la
deprimeva infinitamente.
“Qualcosa non va?” chiese Gin, dandole un leggero
bacio sulla guancia. “ Perché stai piangendo,
Rangiku?”
“Niente.”
Mentì. “Niente di niente! È solo che
ultimamente mi sono sentita così
stanca. È bello avere finalmente la possibilità
di rilassarsi.”
Sorrise. “So che questo è il tuo regalo di
compleanno ma penso che
avessi bisogno di questa giornata più di te!”
“Non esserne così
sicura.” Replicò Gin, sentendosi troppo pigro al
momento per prendere
la sua risposta come qualcosa di falso. “Non sei
l’unica che ha
montagne e montagne di noioso lavoro da sbrigare.”
Matsumoto rise. “Come se te lavorassi!”
“Saresti sorpresa da che bravo Capitano sono.”
“Oh
si, lo sarei.” Annuì Rangiku. “ Lo sarei
davvero.” Disse mentre lo
baciava. Oggi non era il giorno per pensare a se stessa or per mettere
in azione il piano disperato per avere una qualche sembianza di pace a
cui pensava da un po’. Oggi era il suo giorno e lei non
gliel’avrebbe
rovinato.
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Capitolo 3 *** 11 Settembre ***
Capitolo terzo-11 Settembre
Aveva due hobby, collezionare Kimono e la danza
giapponese. Potevano essere considerati come uno unico
poiché spesso
indossava i Kimono per ballare. Come oggi. Era uno dei Kimono
più
costosi della sua collezione. Fatto della seta più pregiata,
era
colorato a mano con molta cura, di un bel colore verde acqua e
intrecciato con filamenti bianchi e argentei su un motivo di petali di
ciliegio. Gliel’aveva regalato lui ovviamente. Lei non si
sarebbe mai
potuta permettere una cosa che costasse anche solo la metà.
Anche il
Capitona Kyoraku le regalava dei kimono, il cui valore per lui era
praticamente nullo ma per lei andavano oltre le sue
possibilità, i
kimono che le regalava Gin erano sempre segnati dal suo nome, Gin
–
argento. Ogni singolo kimono che Gin le aveva mai regalato, compresi
quelli che rubava per lei quando erano bambini in Rukongai senza altra
possibilità per sopravvivere, aveva qualcosa di argenteo.
Come tutto
ciò che riguardava Gin, per questo c’erano due
possibili spiegazioni.
Quella romantica, che quello era il modo di Gin per dimostrarle che
voleva far parte della sua vita, che voleva che lo ricordasse anche
quando non c’era. E quella meno romantica ma forse
più veritiera, che
aveva radici nella natura oscura di Gin. Gin era un uomo estremamente
geloso, profondamente possessivo. Ma forse non era o una o
l’altra,
forse era un po’ di tutte e due, in gradazioni secondo il suo
umore
ovviamente. Dopo tutto Gin era un uomo complicato, molto complicato.
Chiuse
gli occhi e volteggiò sotto gli alberi di Cachi e
Crisantemi. Seguiva i
movimenti della danza, ignara di tutto ciò che le stava
intorno. Fu
improvvisamente riportata sulla terra quando sentì qualcosa
collidere
con le sue gambe, fermando i suoi movimenti. Abbassò lo
sguardo e vide
un bambino dai capelli color argento che le sorrideva. Gli assomigliava
così tanto, era così tanto simile a lui, ma aveva
gli occhi di lei. Si
sentì un sorriso sul volto mentre si abbassava per prenderlo
in
braccio. “Ti stavi annoiando a vedere la mamma ballare,
Gin?” Chiese.
Il
bambino scosse la testa. “Sembravi così triste che
ho pensato ti
servisse un abbraccio!” le rispose poggiando la testa sul suo
ampio
seno. “Perché quando balli sembri sempre
triste?”
“Non so perché
sembro triste. Non sono triste. Ho te,” Rangiku
rassicurò suo figlio,
mentre si incamminava verso la casa. La sua casetta era circondata da
un piccolo stagno e un’ordinato giardino roccioso. Una casa
che non
aveva un minimo segno di presenza maschile. Una casa che una presenza
maschile adulta non l’aveva mai vista, perché lui
non aveva mai messo
piede in quasto suo piccolo mondo. Erano solo lei e il suo bambino, il
loro bambino. L’unica parte di lui a cui poteva aggrapparsi.
Il
suo sorriso si allargò. “Già e mi avrai
sempre!” dichiarò e poiché
l’aveva detto lui, Rangiku gli credette. Ma poi,
improvvisamente, si
ritrovò tra le braccia solo un mucchietto di carne e sangue.
Urlò è
lasciò cadere quella cosa grottesca. E poi, il suo mondo era
in fumo,
la sua casa ridotta in cenere, gli alberi bruciati e lo stagnetto nero
di fuliggine. E poi lo vide, vide la sua schiena mentre se ne andava.
“Gin!”
Urlò. “Gin!” e lui si voltò.
Un movimento liscio e l’aveva di fronte,
la gamba destra tirata indietro e col ginocchio piegato, la sinistra
dritta davanti. Sorrideva mentre impugnava l’elsa di Shinso,
“Gin,”
sussurrò lei, sapeva cosa sarebbe successo. Non
cercò neanche di
schivare.
“Ikorose, Shinso!”
***
Il
suo occhi si spalancarono di colpo e annaspò. Sarebbe
saltata seduta se
qualcosa di pesante non l’avesse tenuta giù.
Abbassò lo sguardo per
vedere il corpo di Gin quasi completamente sdraiato sul suo, la testa
appoggiata al suo seno, le braccia attorno alla sua vita. Chiuse gli
occhi, senza neanche provare a trattenere le lacrime che le stavano
scorrendo liberamente sul volto. Avvolse le sue braccia attorno al
torso di lui, imprimendo nei suoi ricordi le sensazioni del suo peso,
del suo odore, di quanto fosse soffice la sua pelle. Cercò
di
ricordarle bene perché se il suo piano avesse
funzionato… questa
sarebbe stata l’ultima volta che erano in quella posizione.
Una parte
di lei rise della sua stessa audacia, la derideva e le rimproverava di
non aver mai avuto il controllo della loro relazione. Era lui che
andava e veniva a suo piacimento. Lui che non doveva nemmeno chiederle
di aspettarlo. Era stupido anche solo cercare di fare qualcosa. Avrebbe
fallito. Come era sicuro che il Sole sorgeva tutte le mattine,
così Gin
non doveva far altro che farsi vivo e lei gli sarebbe corsa tra le
braccia. Se non per altro motivo che, alla fine dei conti, lei senza di
lui non voleva stare. Pur sapendo che un giorno l’avrebbe
distrutta.
“Cosa
mi stai nascondendo, Rangiku?” una voce fredda interruppe i
suoi
pensieri, facendola irrigidire dalla paura.
Quand’è che si era
svegliato…
“Che vuoi dire, Gin. Io non nascondo niente.”
Lui
alzò la testa e la guardò. La guardò
veramente, con quei suoi occhi blu
acceso, “Stai piangendo di nuovo.” Le fece notare.
“e poco fa, hai
urlato il mio nome, prima di sussurrarlo come se mi stessi dicendo
addio.”
“Ho solo fatto un brutto sogno, Gin, un sogno davvero
brutto.” Era la verità, anche se non completa.
“Cos’hai sognato?”
“Ho
sognato che tu distruggevi tutto ciò che amavo e poi mi
uccidevi.”
Rispose. “È una buona ragione per piangere per me.
Non pensi?”
Gin
la guardò attentamente per qualche minuto, prima che le sue
palpebre si
richiudessero e il sorriso tornasse, “Sembra una storia molto
triste,”
ammise mentre si rimetteva sdraiato. Rangiku gli avvolse le braccia
intorno e chiuse gli occhi. Non le era sfuggito il fatto che non avesse
detto che non avrebbe distrutto tutto quello che le era caro o che non
l’avrebbe uccisa. Ma in fondo, si stava comportando da Gin,
giusto?
Perché Gin non escludeva mai nessuna possibilità,
se non altro perché
era capace di qualsiasi cosa.
***
“Come va, Izuru?” Kira sobbalzò alle
parole dette vicino al suo orecchio, per poco non verso
l’inchiostro.
“Capitano
Ichimaru!” disse, cercando allo stesso tempo di alzarsi in
piedi,
inchinarsi e muoversi a una distanza rispettabile da Gin, che in
qualche modo era riuscito ad avvicinarsi a Kira senza farsi accorgere.
“Bentornato! Spero abbia passato un piacevole compleanno! Oh,
ah, Buon
compleanno Capitano! Io… io ho lasciato un presente sulla
sua
scrivania, non so se ha avuto ancora occasione di guardarlo. Spero le
piaccia. In caso contrario, le mie sincere scuse! Spero sia soddisfatto
della situazione della compagnia. Ho cercato di fare del mio meglio.
Però ci sono alcuni moduli a cui dovrebbe dedicare
attenzione immediata
e…”
Gin rise. “Calmati Izuru! Sei troppo teso!” disse
sorridendo
ampiamente. “Amo il tuo regalo. Infatti, penso che
andrò a leggerlo
proprio ora.” L’espressione di orrore sulla faccia
di Kira lo fece
sorridere ancora di più- “Assicurati che nessuno
mi disturbi.”
“Ma
Signore! I moduli!” Urlò Kira in vano. Senza
smettere di sorridere, Gin
semplicemente si voltò e se ne andò. Kira si
accasciò sulla sedia e
appoggio la testa sulla scrivania in rassegnazione. Doveva aver fatto
qualcosa di veramente terribile per aver offeso gli dei. Era
l’unica
spiegazione per il fato a lui destinato.
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Capitolo 4 *** 12 Settembre ***
12 sett
12 Settembre
Stavano passeggiando nel mercato
della Seiretei. Lei lo
teneva stretto, un cosa necessaria visto che stava cercando di correre
via in
esplorazione. Ma non voleva perdere il suo prezioso bambino nella folla
del
mercato o nella vastità della Seiretei. “Mamma,
quando posso diventare un
shinigami?” chiese, fissando attantamente il badge di
Luogotenente che era
appeso alla sua cintura.
Il cuore di lei si fermò
per un istante al pensiero dei
pericoli che uno shinigami deve affrontare. Ma non avrebbe potuto
evitarlo. Era
già così forte, doveva imparare a controllare i
suoi poteri e presto. Sorrise.
“Presto! Molto presto e poi potrai entrare nella mia
divisione! Il Capitano
Hitsugaya sarà così contento! Finalmente nella
divisione ci sarà qualcuno più
basso di lui!”
“Ma non voglio entrare
nella decima divisione! Perché poi
dovrei chiamarti Luogotenete Matsumoto e prendere ordini da
te!” Protestò.
“Sono sicura che a nessuno
importerà se mi chiami mamma e
devi prendere ordini da me anche adesso, se è per
questo.” Gli fece notare con
divertimento.
“Ma è
diverso!” Insistette.
“Oh, va bene! Allora in
quale divisione vorresti essere?”
chiese Rangiku.
Pensò un attimo.
“Non mi dispiacerebbe essere
nell’undicesima! Così potrei giocare con
Yachiru-san tutti i giorni!”
“Giochi già con
Yachiru tutti i giorni e sono sicura che il
Capitano Zaraki insisterà perché tu sia un po
più grande prima di entrare nella
sua divisione. Yachiru è già abbastanza
impegnativa.” Rispose Rangiku
sorridendo dolcemente.
Ci pensò ancora un po.
“Ok allora andrò nell’ottava
perché
il Capitano Kyoraku mi da sempre le caramelle!”
“Oh no! Il Capitano Kyoraku
ti vizierebbe troppo! Già ora
riesco a malapena a contenere la sua influenza corrotta su di
te!” protestò
lei.
“Bene! Allora la settima
divisione! Potrò giocare con Goro,
il cane del Capitano Komamura! Hey, posso avere un cane, mamma? Per
favore!”
“No, per il cane. E ho
paura che il Capitano Komamura sia
abbastanza severo da non lasciarti giocare sempre con Goro.”
Gli fece notare con
un sorriso mentre lui metteva un adorabile broncio. “Che ne
pensi della sesta
divisione? Il Capitano Kuchiki è abbastanza bravo sotto
sotto e sarebbe un buon
esempio per te. In più Yachiru passa molto tempo con
‘Bya-kun’ quindi la
vedresti spesso E gli edifici della sesta sono vicini a quelli della
settima il
che significa che potresti infiltrarti e giocare con Goro!”
“Oppure, potresti entrare
nella terza compagnia e passare un
po’ di tempo col tuo papà.”
Suggerì una voce dolorosamente familiare.
Rangiku si bloccò,
stringendo la mano di suo figlio ancora
più forte alzò lo sguardo per trovarsi faccia a
faccia con un sorridente Gin,
“Ti prego!” lo scongiurò, “Per
favore no! Ti prego non portarmelo via!” ma
mentre lo diceva, poteva sentire le sue mani scivolarle via.
“No! Ti prero Gin!
Non prenderlo! Per favore, non porterlo via da me! Ti prego!”
“Ti
prego!” Si
svegliò di colpo e si ritrovò da sola nel letto.
Il cielo fuori dalla finestra
stava cominciando a schiarirsi, mentre un venticello fresco entrava e
faceva
muovere dolcemente le tende. Interessante, era sicura di aver chiuso
sia tende
che finestre quando era andata a dormire la sera prima…
“Chi
non vuoi che
ti porti via, Rangiku?” sentì la voce di Gin, che
se ne stava con tranquillità
vicino alla finestra.
“Entrare
di
soppiatto non è un comportamento da capitano,
Gin.” Disse con irritazione
mentre si alzava e riempiva un bicchiere d’acqua.
Gin
ignorò il suo
commento, “Cosa mi nascondi, Rangiku? Piangi tutto il tempo,
hai incubi in cui
t faccio del male e ora mi stai implorando di non portertelo
via.”
Rangiku
scoppiò a
ridere, il modo in cui Gin aveva pronunciato quel lo la diceva lunga.
“Brutto
ritardato geloso!” Urlò mentre gli si avvicinava.
Lo guardò negli occhi, “Stavo
sognando che avevamo un bambino e che tu volevi che entrasse nella
terza
divisione, mentre io volevo tenerlo con me nella decima!”
Gin
la guardò
sbalordito e questo la fece ridere ancor di più.
“Stai dicendo la verità!”
Affermò Gin con totale stupore. “Stavi veramente
sognando che avevamo un figlio
e litigavamo su che divisione dovesse entrare!”
“Beh,
di sicuro
non mi stavo sognando di te che mi beccavi a letto col mio amante
segreto e lo
uccidevi lentamente e dolorosamente mentre ti imploravo di
risparmiargli la
vita e di non portarmelo via!” E con questo gli diede un
leggero schiaffo. “E
questo è per aver pensato una cosa del genere!”
A
quel punto, Gin
sorrise e la tirò a se. “E allora,
perché stavi piangendo?”
“Non
volevo
assolutamente che entrasse nella terza compagnia. Sei un capitano
sadico!”
Disse Rangiku con la faccia pressata contro il suo petto, non volendo
che lui
capisse che era solo una mezza verità guardandola negli
occhi.
Gin
rise ancora,
“Piangi così facilmente in questi giorni, Rangiku.
Tra l’altro, sono abbastanza
sicuro che il Capitano Aizen insisterebbe perché mio figlio
entrasse nella sua
divisione,” C’era qualcosa nel suo tono di voce
mentre diceva queste parole,
qualcosa di strano, che Rangiku non poteva nemmeno identificare,
figurarsi
comprendere.
“Meno
male che non
abbiamo figli allora,” disse Rangiku, sembrava infinitamente
triste e
completamente esausta. “Perché passeremmo il tempo
a litigare su come
crescerli.”
“Non
ti piace il
Capitano Aizen?” chiese Gin senza pensarci, più
concentrato nel dirigerla verso
il letto.
“Considerato
l’orrendo lavoro che ha fatto con te…”
Gin
rise, “Non ne
hai idea,” e con questo si raggomitolarono insieme per
cercare di dormire
ancora qualche ora prima di doversi alzare.
“Sei
ancora qui!”
disse Nanao quando arrivò alla decima divisione per lasciare
alcuni moduli.
“Pensavo saresti stata fuori dalla Seiretei nel momento in
cui cominciava il
tuo periodo di ferie. Quant’è passato ora, quattro
giorni?”
“Si,
parto
stasera.” Rispose Matsumoto. “Mi serviva un
po’ di tempo per organizzarmi.”
Nanao
la guardò
con crescente preoccupazione, “Tutto bene, Rangiku?
È un po’ che non sei te
stessa.”
Matsumoto
riuscì a
sorriderle. “Starò bene. Ho solo davvero bisogno
di un po’ di ferie. Ma dopo
due mesi, anch’io sarò così annoiata da
eccitarmi al pensiero di lavorare!”
Nanao
rise, “Non
ci credo neanche se lo vedo!”
Si
salutarono e
Nanao si diresse verso la dodicesima divisione per lasciare un altro
plico di
moduli. Quando arrivò, trovò Nemu che ispezionava
Shinso. “Il Capitano Ichimaru
ha rotto la sua Zampakuto?”
“No,”
rispose
Nemu, “Voleva soltanto che ci dessimo un’occhiata.
Non riesco a trovare alcun
problema. Il Luogotenente Kira dovrebbe passare a ritirarla a breve.
Così ho
pensato di darci un’ultima occhiata, per accertarmi che
veramente non ci siano
problemi.”
“Parlando
di
problemi.” Disse Nanao. “Rangiku deve avere un
problema molto serio, ma non ho
idea di cosa sia e sto cominciando a preoccuparmi seriamente.”
“Deve
essere
ancora triste per il bambino.” Rispose Nemu, sembrando
più triste del solito.
Nanao
fu colta
alla sprovvista, “Bambino?”
“Si,
più o meno
fino a metà del mese scorso era incinta. L’ho
notato quando ho cominciato ad
avvertire un eco provenire dal suo reiatsu, accompagnato da strane
fluttuazioni. All’inizio, non capivo cosa fosse, visto che
non ho visto molte
donne incinte. Ma poi l’ha notato anche il Luogotenente
Kotetsu e ha
riconosciuto subito i sintomi. Entrambe abbiamo deciso di non dire
niente,
finchè non l’avesse fatto il Luogotenente
Matsumoto. Ma lei non l’ha mai fatto.
Ho cominciato a chiedermi se non lo volesse. Però, quando
vidi come sorrideva
durante le riunioni tra luogotenenti e gli incontri
dell’Associazione Donne
Shinigami, pensando ad altro, on le mani sulla pancia, seppi che ne era
felice.
Così mi sono chiesta perché non avesse dato la
notizia e non fosse andata a
farsi visitare. Ho anche pensato di dirle qualcosa. Ma…
l’unica volta che ho
provato a parlargliene, ha cambiato argomento e se
n’è andata alla prima
occasione. Così ho pensato che avesse paura. Ma paura di
cosa? A quell punto ho
capito che non era una questione di cosa ma di
chi…” si interruppe, fissando
Shinso.
“Beh,
il Capitano
Ichimaru non è esattamente un tipo paterno ma non vedo
perché avrebbe dovuto
aver paura di lui.” Rispose Nanao. “Ma non riesco a
credere che non mi abbia
detto niente! Non è da lei! Matsumoto non è il
tipo da tenere nascoste queste
cose! L’avrebbe detto a chiunque, fatto festa, costretto noi
a organizzare
feste e prendendosi ogni opportunità per andare a fare
shopping per il
bambino!”
“Ed
è per questo
che ho pensato che il bambino non fosse di Ichimaru. Voglio dire, sono
sempre
girate delle voci…”
“Ed
è tutto quello
che sono, voci!” la interruppe Nanao, molto irritata,
“Guarda conosco Rangiku
sin da quando è entrata nel Gotei 13, aveva circa la mia
stessa età ed era una
dei pochi altri bambini nel Gotei 13. L’unica persona per cui
prova quei
sentimenti è Ichimaru. Non che se lo meriti, inquietante,
sadico egoista
bastardo che non è altro. Ma se fosse stata incinta, il
bambino sarebbe stato
suo. Rangiku non andrebbe mai con nessun’altro. Ma, sei
sicura che fosse
incinta?” Nella voce di Nanao era chiaro il suo scetticismo.
Nemu
annuì. “Anche
sa quella stranezza nel suo reiatsu fosse stata dovuta a
qualcos’altro, ciò che
è successo dopo ha tolto ogni dubbio.”
“Successo
dopo?”
“Si,
ti ho detto
che era incinta fino a metà dello scorso mese. Ha avuto un
aborto. È successo
il giorno che si doveva tenere la riunione dell’Associazione
Donne Shinigami di
quel mese. Ti ricorderai che io, lei e il Luogotenente Kotetsu eravamo
assenti
quel giorno. La verità è che lei era arrivata per
prima. Io arrivai seconda e
la trovai che urlava dal dolore mentre il bambino usciva dal suo corpo
in un
fiume di sangue. Il Luogotenente Kotetsu era subito dietro di me ma
nessuna di
noi due poteva fare nulla per salvare il bambino. Tutto quello che
abbiamo
potuto fare è stato riportarla nella sua stanza e pulire
prima che voi
arrivaste. Siamo rimaste con lei per quasi tutta la notte. Non riusciva
a
smettere di piangere.”
“Povera
Rangiku… quindi
è da quel giorno che
lei…” Nemu annuì.
“Perchè non ha ditto niente?” Si chiese
Nanao.
“Non
penso che ne
abbia voglia. Ho provato a parlarle qualche tempo dopo, e anche il
Luogotenente
Kotetsu ma…” rimasero in silenzio per qualche
secondo, quando Nemu scattò in
piedi. Con pochi passi veloci aveva attraversato la stanza e spalancato
la
porta. Dall’altra parte stava uno stupito e orripilato Kira
Izuru. “Origliare
non è un bel passatempo, Luogotenente Kira.” Disse
Nemu, con una voce fredda e
pericolosa.
“Io…
io… sono
venuto a prendere Shinso.” Kira riuscì a dire.
Nanao
si alzò
lentamente, portandosi la mano verso gli occhiali, un gesto semplice ma
spaventoso.
“Quanto hai sentito?” chiese tranquillamente.
“Io…
io..” Kira,
onestamente, non aveva idea di come rispondere.
“Luogotenente
Kira, le suggerisco di tenersi per se tutto quello che ha sentito o che
pensa
di aver sentito oggi.” Disse Nanao.
“Perché se il tuo Capitano lo venisse a
sapere da te…” L’occhiata che gli
lanciò spaventò Kira più di qualsiasi
parola
avesse potuto pronunciare. (NDT: so di aver cambiato da voi a tu con
una
velocità colossale però mi sembrava facesse
più effetto in questo modo.)
Non
riusciva a
guardare il suo capitano negli occhi. Solo stare nella stessa stanza
con lui
gli faceva venire l’istinto di gettarsi ai suoi piedi e
dirgli tutto quello che
aveva sentito. Non che Kira fosse sicuro di quello che aveva sentito.
Aveva
ascoltato solo stralci di conversazione. Ciò che aveva
sentito sembrava
implicare che Matsumoto avesse perso un bambino che poteva non essere
del suo
capitano. Questo era un guaio, un grosso guaio. A parte la perdita del
bambino,
se Matsumoto aveva tradito il Capitano Ichimaru… Kira non
voleva nemmeno pensare
a ciò che avrebbe potuto fare il suo capitano.
“Che
succede,
Izuru?” chiese Ichimaru. “da quando sei tornato con
Shinso sei così nervoso.”
“No…
niente,
Capitano. Non succede niente.” Rispose Izuru, me
né il balbettio né
l’espressione che aveva in faccia erano convincenti.
“Mi…
mi perdoni,
Capitano, ma non sta succedendo nulla a me.” Questa era
tecnicamente la verità.
Lui non aveva alcun problema, solo
Matsumoto.
Anche
se avrebbe
dovuto essere impossibile, il sorriso di Gin divenne ancora
più ampio e
sgradevole. Aprì la bocca per dire qualcosa ma
improvvisamente voltò la testa,
il suo sorriso si spense e un’espressione di preoccupazione
gli apparve sul
volto. Kira e il suo strano comportamento divennero subito
insignificanti per
Gin mentre si accorgeva di non riuscire a sentire la presenza di
Matsumoto, una
presenza che aveva sempre avvertito fin dal primo giorno.
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Capitolo 5 *** 13 Settembre ***
13 sett
13 Settembre
Non appena la sua presenza era sparita, lui si era
naturalmente diretto verso gli edifici della decima divisione e nella sua
stanza. Lei non c’era, come non c’erano molte delle sue cose. Logicamente, la
seconda cosa da fare era chiedere al suo capitano. Come al solito non abbe
un’accoglienza calorosa da Hitsugaya Toshiro.
“Cosa vuoi, Ichimaru?” domandò non appena Ichimaru era
entrato.
“Beh?
Niente saluti?” Hitsugaya lo guardò storto, cosa che fece Ichimaru
sorridere ancora di più. “Mi
stavo solo chiedendo dove fosse il tuo Luogotenente.”
“Non lo so e non mi importa.” Replicò Hitsugaya. “Non sono affari miei
dove se ne va quando è in feire.”
Ichimaru
trasalì. “Ferie? Andarsene?”
“Si
andarsene.” Rispose Hitsugaya. “Quello che dovresti fare te. Vattene Ichimaru, devo lavorare.”
“Così gelido, così tanto gelido, Capitano dieci.” Replicò Ichimaru con voce falsamente aggravata,
ma non insistette oltre. Aveva ottenuto tutto quello che era possibile far dire
a Hitsugaya e non aveva alcuna intenzione di sprecare altro tempo col capitano bambino
quando poteva avere informazioni molto più velocemente.
“Ran-chan?” disse Yachiru. “Si, sapevo che sarebbe andata in
ferie. Pensavo lo sapessero tutti. Te per primo, visto che è iniziata il 9 e
aveva detto di aver pianificato una gita per il tuo compleanno. Ha anche detto
che avrebbe passato i due mesi di ferie lontano dalla Seiretei. Così ho pensato
che ti avrebbe portato in un posto speciale per il compleanno!” spiegò.
“Davvero non ti ha detto niente?” chiese con stupore.
La
conversazione con Yachiru irritò tanto Gin che dovette calmarsi prima di
riuscire a pensare. Non era stata la sua immaginazione. Rangiku gli stava
nascondendo qualcosa. Ma non poteva solo trattarsi del fatto che aveva preso
ferie e le avrebbe passate lontano dalla Seiretei. Infatti, Gin non poteva
pensare a una sola buona ragione per cui Rangiku non gliel’avrebbe detto. Ma il
fatto che gliel’aveva nascosto e che ora stava cercando di occultare la sua
presenza, significava che si stava nascondendo da lui. Ma perché? E soprattutto
come?
Fu
quest’ultima domanda che lo portò alla dodicesima divisione. “Si, il
Luogotenente Matsumoto ha richiesto un braccialetto che occultasse il suo
reiatsu per due mesi.” Rispose Nemu. “C’è stato bisogno di un permesso speciale
dal Comandante Generale ma, visto che sia il Capitano Hitsugaya che il Capitano
Kyoraku hanno garantito che non avrebbe disertato e che noi abbiamo fatto in
modo che il braccialetto si disattivasse l’ultimo giorno di ferie, non ci sono
state obiezioni.”
“Perché
vorrebbe un’aggeggio simile?” si chiese Gin.
“Ha
detto che voleva girare per Rukongai senza essere disturbata da hollow o da
idioti che cercano risse con persone forti. Il Capitano Zaraki non è l’unica
persona al mondo che ama combattere solo per il gusto di farlo.” Replicò Nemu.
Questa era probabilmente la motivazione che Matsumoto aveva dato al Comandante
Generale. Probabilmente anche il motivo che aveva dato a Hitsugaya e Kyoraku
per avere il loro appoggio. Probabilmente il motivo che era scritto sulle
richieste ufficiali alla dodicesima divisione per il soppressore di reiatsu. Ma
Ichimaru non avrebbe mai creduto che quella fosse la vera ragione per cui
Rangiku voleva quell’accessorio. Voleva nascondersi da lui. Ma perché?
E
questa che continuava a chiedersi in ufficio, una volta seduto alla sua
scrivania, ignorando completamente la pila di lavoro che ci stava sopra. Kira
sedeva dall’altra parte della scrivania, leggeva dei rapporti di cui a Ichimaru
non importava un bel niente. Ma se il senso del dovere di Kira lo faceva
continuare a leggere quei rapporti al suo capitano, il senso del dovere di
Ichimaru non arrivava neanche a far finta di ascoltarlo. Poggiava la testa su
una mano e tamburallava le dita sul tavolo mentre aveva lo sgardo disperso da
qualche parte dietro a Kira, completamente immerso nei suoi pensieri che niente
avevano a che fare col rapporto.
“È
una cospirazione!” disse improvvisamente, interrompendo Kira a metà frase.
“Sanno qualcosa e me lo nascondono. Non credo che sappiano dov’è, perché tutto
quello che ha fatto per nascondersi sarebbe inutile se potessi tirare fuori il
luogo esatto da una di loro.” Ragionò. “Ma sanno che nasconde qualcosa, e la
stanno aiutando a nasconderlo.”
Kira
non sapeva cosa rispondere o neanche se si aspettasse una risposta da lui. In
effetti, sembrava che Gin stesse parlando da solo. Così stette zitto,
abbassando la testa, facendo finta di essere completamente immerso nel rapporto
che prontamente riprese a leggere. Ma fu subito interrotto. “Ma la domanda è,
chi sa di più? Non Kiyone, se non si tratta di Ukitake non le importa. Lo
stesso Hinamori col Capitano Aizen. Soi Fon è troppo egocentrica. Yachiru… sarà
anche di Kusajishi ma è pur sempre una bambina, non la vorrebbero far
preoccupare. Questo lascia Nemu, Isane e Nanao.”
Merda! Pensò Kira maledicendo le
capacità deduttive del suo capitano.
“Allora,
chi è l’anello debole?” si chiese ichimaru ad alta voce. “Nemu è praticamente
una macchina, e non puoi far parlare una macchina. Nanao è più dura della
pietra e le basterebbe alzare un minimo la voce perché intervenga il Capitano
Kyoraku. Isane… Isane è una ragazza dolce ma il Capitano Unohana è pericolosa.
Quindi, chi è il più debole…”
Kira
approfittò della pausa per ricominciare a leggere ma prima ancora di
pronunciare le prime sillabe, sentì una voce gelida dire, “Sei tu, Izuru.” Prima
che Kira avesse il tempo di prendere fiato, Ichimaru si era alzato dalla sedia
e si sporgeva verso di lui, la sua faccia così vicina che Kira poteva sentire il
fiato del suo capitano vicino al suo orecchio. Kira si irrigidì, la testa
abbassata a guardare il rapporto. Gli occhi spalancati di terrore, stava
tremando ma neanche se ne accorgeva. Udì lo sfrusciare dei vestiti mentre
Ichimaru si addrizzava, udì lo scricchiolio del legno quando Ichimaru si
sedette sulla scrivania. Lentamente, Ichimaru allungò le lunghe dita delle sue
mani e prese il volto di Kira, alzandolo dolcemente in modo che Kira lo
guardasse in faccia. Per chi non lo conosceva, Ichimaru non sarebbe sembrato
diverso dal solito. Ma Kira,
Kira sapeva che era arrabbiato… no… furioso. “Allora, Izuru.” Disse
Ichimaru, continuando a tenere la faccia di Kira, “Hai qualcosa da dire al tuo
capitano?” chiese accarezzando dolcemente la guancia di Kira. A kira servì
tutto il suo autocontrollo per non farsela addosso.
Non è che stesse cercando di
origliare. Era andato alla dodicesima divisione per prendere Shinso esattamente
all’ora che gli aveva detto Nemu. Si era avviato verso l’ufficio con la sola
intenzione di ritirare la zampakuto del suo capitano e riportargliela subito. Però,
giunto alla porta dell’ufficio di Nemu le sentì dire, “Ed è per questo che ho pensato che il
bambino non fosse di Ichimaru. Voglio dire, sono sempre girate delle voci…”
Kira fu preso dallo shock quando queste parole filtrarono attraverso la porta
che era stata lasciata accostata.
Mentre cercava di
riprendersi, Kira si perse la prima parte della risposta di Nanao, “…Non che se
lo meriti, inquietante, sadico, egoista bastardo che non è altro. Ma se fosse
stata incinta, il bambino sarebbe stato suo. Rangiku non andrebbe mai con
nessun’altro. Ma, sei sicura che fosse incinta?”
“Anche sa quella
stranezza nel suo reiatsu fosse stata dovuta a qualcos’altro, ciò che è
successo dopo ha tolto ogni dubbio.” Senti dire a Nemu.
“Successo dopo?”
chiese Nanao.
“Si, ti ho detto
che era incinta fino a metà dello scorso mese. Ha avuto un aborto. È successo
il giorno che si doveva tenere la riunione dell’Associazione Donne Shinigami di
quel mese. Ti ricorderai che io, lei e il Luogotenente Kotetsu eravamo assenti
quel giorno. La verità è che lei era arrivata per prima. Io arrivai seconda e
la trovai che urlava dal dolore mentre il bambino usciva dal suo corpo in un
fiume di sangue. Il Luogotenente Kotetsu era subito dietro di me ma nessuna di
noi due poteva fare nulla per salvare il bambino. Tutto quello che abbiamo
potuto fare è stato riportarla nella sua stanza e pulire prima che voi
arrivaste. Siamo rimaste con lei per quasi tutta la notte. Non riusciva
a smettere di piangere.” Kira voleva
smettere di ascoltare. Avrebbe voluto non aver sentito niente. Era dispiaciuto per Matsumoto ma anche per
il suo capitano. Perché se Matsumoto lo aveva tradito, non l’avrebbe presa
bene. E Kira, il devoto Kira, non voleva far soffrire il suo capitano;
nonostante sia inquietante, sadico ed egoista.
“Ora, non ti senti
meglio Izuru?” chiese Ichimaru, continuando ad accarezzargli la guancia. “Non è
divertente tenermi dei segreti, vero?”
“N…no Capitano.”
Riuscì a dire Kira, pregando qualsiasi deità gli venisse in mente che ichimaru
lasciasse andare il suo volto.
Il sorriso di
Ichimaru si fece più ampio e per un momento strinse la faccia di Kira con
abbastanza forza da lasciare un segno. “Non farlo mai più, Izuru.” E con questo
lo mollò e lasciò la stanza. Kira si lasciò cadere in terra e si raggomitolò.
Sperando con tutto se stesso che né Nemu né Nanao scoprissero mai che aveva
parlato. Non ne poteva davvero più.
Nanao stava
finendo il rapporto settimanale della divisione per il giornale della Seiretei
quando Ichimaru entrò e si sedette di fronte a lei. “Posso fare qualcosa per
lei, Capitano Ichimaru?” chiese con freddezza.
“Izuru ha
cantato.” Rispose Ichimaru come spiegazione.
“Capisco.” Né la
sua voce né la sua espressione tradivano le sue emozioni ma il lato sadico di
Ichimaru stava saltellando di gioia al pensiero di ciò che questa donna avrebbe
fatto al suo povero luogotenente, che aveva avuto la sfortuna di trovarsi nel
posto sbagliato al momento sbagliato. “Ma ancora non so perché è qui, Capitano
Ichimaru.”
“Solo una domanda
per te, Ise-san.” Disse Ichimaru. “Vedi, Izuru non ha capito chi era il padre
del bambino.”
Lentamente Nanao
si sfilò gli occhiali, mostrando a Ichimaru un’espressione che gli fece gelare
il sangue. “Capitano Ichimaru, se dopo aver conosciuto Matsumoto Rangiku per
quasi tutta la vita deve chiedermi l’identità del padre del suo bambino, non
c’è da meravigliarsi se lei sta cercando di mettere un po’ di distanza tra voi
due.” Disse Nanao con molta calma.
Qualcosa nella
testa di Gin sembrò tornare a posto. Ma
se fosse stata incinta, il bambino sarebbe stato suo. Rangiku non andrebbe mai
con nessun’altro. Rangiku non starebbe mai con qualcuno che non era lui. Il
bambino che Rangiku aveva perso era il suo!
Per Nanao, doveva
essere ovvio che Gin aveva capito. Si rimise gli occhiali e riprese a lavorare.
Disse soltanto, “Il termine genio ultimamente è usato con troppa
facilità.”
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Capitolo 6 *** 20 Settembre ***
20 sett
20 Settembre
Era seduto sul tetto, guardava la gente passare. Guardava e
basta… improvvisamente la sua vista fu oscurata da due mani che gli coprivano
gli occhi. “Indovina!” disse una voce vivace.
“Beh, è il mio angioletto.” Disse Gin il cui onnipresente
sorriso si stava facendo più grande e più genuino.
Sentì un sussulto mentre le mani gli venivano tolte dagli
occhi e una bambina entrava nel suo campo visivo. Era identica alla Rangiku di
quando si erano incontrati, con la sola differenza che a quel tempo Rangiku non
poteva neanche sognarsi uno yukata così costoso o che esistesse una cintura
bella quanto quella della bambina. Certamente, né Gin né Rangiku possedevano
quell’indefinibile sicurezza che circondava la bambina, mostrando che non aveva
mai affrontato alcuna avversità ed era sempre stata adorata da tutti. “Hai indovinato papà! Sei un genio!”
Gin rise, la prese tra le braccia e la strinse a se. “Be ma
nessuno ha mani soffici come le tue e nessuno profuma come te.”
“Neanche la mamma?” chiese la bambina.
“La mamma profuma quanto te, ma le sue mani non sono così
delicate.” Spiegò Gin baciandole la
manina e facendola ridacchiare. “Come sei arrivata fin quassù?”
“Mi ci ha portato Izuru!” disse la bambina indicando un
punto dietro di lui. Voltandosi, Gin vide il suo luogotenente stare il più
lontano possibile con sguardo incerto, non sapeva se aveva fatto bene o no a
portare la bambina lì sopra. “Non
riesco a trovare la mamma.” Disse la bambina con voce preoccupata. “Sai
dov’è?” E solo a quel punto Gin si rese conto che
non avvertiva più la presenza
di Rangiku. Doveva avere la preoccupazione scritta in faccia
perché la bambina
cominciò a piangere. “neanche tu sai
dov’è… la mamma se n’è andata…
se n’è
andata per sempre…”
Per sempre, Gin si svegliò continuando a sentire
quelle parole. Fantastico! Ora aveva cominciato a sognare una bambina che
neanche esisteva, che era morta prima ancora di vivere, una bambina che non
sarebbe mai nata. Sospirando si alzò dal letto e uscì nella veranda che
collegava la sua stanza col giardino. Il sole stava sorgendo. Sette giorni,
erano passati setta giorni da quando il suo reitsu era sparito. Erano stati i
sette giorni più lunghi della sua vita. Non che non avessere mai passato del
tempo separati. Gin la lasciava abitualmente da sola per settimane, mesi e
quando era entrato nel Gotei 13 aveva anche cercato di staccarsi
definitivamente da lei, resistendo solo per poco meno di un anno prima
soccombere alla voglia di starle vicino e si era ritrovato a scavalcare la sua
finestra per sdraiarsi vicino a lei. Non avrebbe mai capito perché Rangiku non
l’avesse cacciato via a calci dal suo letto, ma era felice che si fosse
limitata a urlare, picchiarlo e piangere senza neanche cercare di aumentare la
distanza tra loro. Gli era rimasta sdraiata accanto e una volta finito di
insultarlo per averla ignorata per un anno intero, aveva lasciato che la
baciasse e le poggiasse la testa sul seno senza la minima protesta.
Gin sospirò di nuovo. Tutto questo era stupido. Non riusciva a
capire. Cosa stava pensando? Perchè stava facendo questo? Cosa voleva fare? Stava cercando di indurire il suo cuore
contro di lui? Pensava veramente di farcela in due mesi? O mai? O forse
voleva solo affrontare la perdita del
bambino? E poi, perchè non gli
aveva ditto niente del bambino? Aveva avuto paura della sua reazione? A dire la
verità, Gin non era sicuro di quale sarebbe stata la sua reazione dopo lo shock
se Rangiku gliel’avesse detto. Non aveva mai pensato che lui e Rangiku
potessero avere figli visto che erano entrambi di Rukongai. I bambini non
nascevano a Rukongai, tutti i bambini che erano li erano nati nel mondo reale e
mandati nel Rukongai dopo la morte. Ma in fondo pensò Gin, in Rukongai la gente
non aveva neanche fame e non invecchiava e quando morivano… significava solo
che era giunto il momento per l’anima di tornare nel mondo reale. Invece,
avere poteri spirituali cambiava tutto. Essere uno shinigami cambiava tutto. Non dovrebbe esserci nulla per cui
shinigami di Rukongai non potessero avere bambini. Era semplicemente qualcosa a
cui non aveva mai pensato.
In ogni caso, non
capiva perché Rangiku avesse parlato di un maschio. Gin non poteva
immaginare Rangiku con un maschio. Sicuramente avrebbe avuto una femmina. Un bellissimo angioletto nato per avere
tutto quello che Rangiku avrebbe dovuto avere da bambina. Ma ormai
non importava più. Il bambino se n’era andato, per sempre. Rangiku anche se n’era andata, ma non per
sempre. Avrebbe potuto aspettare due mesi, darle quello spazio di cui diceva di
aver bisogno… no, non era divertente così. “Ti troverò,
Rangiku.” Sussurrò. “Non puoi nasconderti da me. Non puoi sfuggirmi. Sarai mia per sempre. Avresti dovuto
capirlo molto tempo fa.”
Nei primi tre
giorni dopo ‘l’incidente’, Kira fece di tutto per evitare Nanao e Nemu. Il
quarto giorno incontrò Nanao per caso, lei lo ignorò e questo fece pensare a
Kira che se la sarebbe cavata così. Quando anche Nemu fece finta di non
vederlo, Kira sospirò di sollievo. Però, quella mattina alla riunione dei
luogotenenti, Kira scoprì che le due ragazze gli avevano fatto solo credere di
aver scampato il pericolo.
“C’è altro che
deve essere discusso?” chiese Nanao, pronta ad andarsene.
“Si.” Disse Nemu
alzandosi e tirando fuori una siringa piena di una strana sostanza viola. “il
mio capitano vorrebbe un luogotenente come volontario su cui testare questa
nuova medicina.”
L’atmosfera nella
stanza sembrò farsi pesante. “Di che tipo di medicina si tratta?” chiese Nanao.
Kira non potè fare a meno di notare che Nanao non era tesa, anzi non sembrava
minimamente sorpresa dalla richiesta di Nemu.
“Serve a ripulire
il corpo.” Affermò Nemu con un sorrisetto furbo sulle labbra.
“Luogotenente
Kotetsu, non mi avevi accennato che il Luogotenente Kira aveva bisogno di una
bella pulizia… interna?” chiese.
“Si.” Rispose
Isane con un sorriso anche troppo innocente. “Beve troppo.”
Kira fissò Isane a
bocca spalancata. Dire che lui, Kira Izuru, beveva troppo quando si trovava
seduto tra Iba e Hisagi che bevevano come spugne, battuti solo da Matsumoto e
dal Capitano Kyoraku, era veramente troppo!
“Evviva! Izurun
prenderà una medicina!” disse Yachiru. Un attimo dopo Kira si ritrovò bloccato
sul tavolo con le maniche alzate. “Procedi Nemu-chan.” Urlò Ychiru. Prima che Kira potesse protestare, Nemu si
era avvicinata e gli aveva iniettato quella strana sostanza.
“Per favore annota
con attenzione i sintomi.” Disse Nemu.
“Se non c’è altro,
per oggi è tutto.” E con questo Nanao pose fine alla riunione e se ne andò con
Nemu, Isane e Yachiru.
“Ma che diavolo
hai fatto per meritarti l’ira dell’Associazione Donne Shinigami? Chiese uno
stupito Hisagi.
“Kira-kun non ha
fatto niente, Hisagi-sempai.” Protestò Hinamori. “Nemu-san aveva solo bisogno
di un volontario.”
“E quale parte i
quello che è successo ti sembrava volontario?” esclamò Hisagi.
Per un attimo
Hinamori parve completamente confusa. “Kira-kun,” chiese voltandosi a
guardarlo. “va tutto bene?”
Forse era la
sensazione di bruciore nelle sue vene o forse l’inizio di un mal di testa o
magari semplicemente il fatto che sentiva la voce del suo capitano rimbombargli
in testa dicendo se non si tratta di
Aizen non le importa. Forse era una combinazione delle tre, Kira non ne era
sicuro e neanche gli importava. Tutto quello che sapeva era che al momento si
sentiva estremamente irritato con Hinamori. “Non preoccuparti.”
Le rispose in malo modo. “Non
ha niente a che fare col Capitano Aizen, quindi non ti preoccupare.” E con
questo si alzò in fretta e se ne andò, non volendo altro che tornarsene nella
sua stanza e aspettare i nefasti effetti della “medicina per ripulire”,
lasciandosi dietro Hinamori estremamente shockata e ferita.
A Ichimaru piaceva
fare passeggiate. Gli piaceva camminare per le strade della Soul Society senza
una precisa destinazione, semplicemente camminando e ascoltando. È
incredibile quante cose potevi apprendere in questo modo. Per prima cosa, scoprì che Ukitake aveva venduto una sua casa in Hokutan, Ovest
Rukongai. Una casa ai piedi del Monte Koifushi. Non era sicuro del perché aveva
preso nota di questo fatto, ma era così. Forse era perché Ukitake era buon
amico di Kyoraku e Kyoraku era compagno di bevute di Rangiku e gli piaceva
comprarle belle cose come Kimono e accessori per i capelli. Anche se non si
avvicinava neanche lontanamente alla ricchezza di kuchiki Byakuya, Kyoraku era
molto ricco e non aveva altri motivi per spendere. Al contrario di
Ukitake, Kyoraku non doveva mantenere nessuno. Il suo stipendio come capitano era niente in confronto alle entrate che gli portava il capitale
della sua famiglia e, essendo il secondo figlio, di questo a Kyoraku più di
tanto non importava. In poche parole, non aveva responsabilità ed era
totalmente libero. E c’era un limite anche al sake che poteva bere, così
Kyoraku spendeva molti soldi in accessori per Nanao, Rangiku e anche Nemu. Era
una cosa completamente innocente, ma Gin non la sopportava. Odiava
quando Rangiku indossava uno dei kimono di Kyoraku. Odiava quando andava a bere con lui e
soprattutto odiava quando quei kimono le stavano bene, e visto che a lei stava
bene tutto…
Gin si arrestò
quando due kimono in un negozio vicino catturarono la sua attenzione. Uno era
color verde acqua intrecciato con filamenti bianchi e argentei su un
motivo di petali di ciliegio e l’altro di un viola carico intrecciato a
filamenti dorati. Erano di
Rangiku. I suoi kimono preferiti. Quello verde acqua gliel’aveva regalato
Ichimaru, quello viola Kyoraku. Cosa facevano qui?
“Ah!
Capitano Ichimaru! Che piacere vederla!” disse il negoziante, un uomo
anziano, mentre s’inchinava. “Cosa posso fare per lei?”
“Mi stavo giusto chiedendo dove hai preso questi kimono che
hai in vetrina.” Fu allora che Gin notò che molti altri kimono di Rangiku si
trovavano nel negozio. “E anche quelli.”
“Ah, si. Mi sono stati venduti dal luogotenente Matsumoto
Rangiku. Ha comprato da me per molti anni. Non ha mai comprato roba molto
costosa però. Infatti fui molto sorpreso di scoprire che avesse pezzi simili
nella sua collezione. Alcuni di questi sono rari e famosi!” con cura, tirò
fuori un kimono bianco con uno shiromaku argenteo. “Questo fu fatto per una
principessa Kuchiki, migliaia di anni fa, come vestito di nozze. Si dice che
durante la prima notte, quando entrò nel letto col marito, si scoprì che lui
era posseduto da un hollow e lei fu divorata.” Spiegò il vecchio. “si dice che
se indossi il kimono per dormire puoi vedere gli ultimi istanti di vita della
principessa nei tuoi sogni! Questo kimono deve essere costato una piccola
fortuna!”
Gli era costato tre volte lo stipendio annuale da capitano e
questo solo dopo che aveva obbligato Yachiru a convincere Byakuya ad abbassare
il prezzo. Era una fortuna che spendesse molto poco e come conseguenza aveva
ampi risparmi. Questo gli dava l’opportunità di fare cose che altrimenti non
avrebbe mai potuto permettersi. Come,
“Li prendo tutti.” Disse. “ogni kimono ke ti ha venduto. Li compro tutti
al prezzo che li hai pagati.”
“Ora, Capitano Ichimaru, non potrei mai…” ma all’occhiatas
che Ichimaru gli rivolse, il vecchio decise che la sua vita valeva molto di più
di qualsiasi profitto avrebbe potuto trarre da quei kimono. “Come desidera.”
“Grazie! Manderò
i miei uomini a prenderli più tardi.” E con questo Ichimaru se ne andò. Ukitake
aveva venduto una casa, Matsumoto parte della sua collezione di kimono. Ukitake
aveva venduto una casa e Matsumoto aveva ricavato abbastanza da poter pagare
una casa nobile in Rukongai. Quindi…
“Kira-kun! Kira-kun!” Urlava Hinamori bussando alla porta della camera di Kira. “apri! Per
favour apri!”
“Che succeed qui?”
chiese Gin avvicinandosi a Hinamori dopo essere tornato alla divisione.
“Capitano
Ichimaru!” esclamò Hinamori. “Mi dispiace di aver fatto tanto rumore, ma
Kira-kun! Kira-kun non apre la porta! Sono preoccupata per lui. Nemu-san gli ha amministrato una specie di purgante
e… non sente quest’odore di marcio che viene da lì dentro?”
Sentiva un orrendo
odore di marcio venire dalla camera di Kira. Senza esitazione, forzò la porta e
immediatamente trasalì alla puzza che lo colpì come un colpo in testa. Udì
Hinamori emettere un verso, come se stesse cercando di non vomitare e
coprendosi la faccia corse via. Senza dubbio alla ricerca del bagno più vicino.
Prendendosi un attimo per riprendersi, Gin trattenne il fiato e guardò dentro.
Kira giaceva sul pavimento, in posizione fetale, sudando. Vicino a lui c’era un
secchio pieno di vomito. Kira sembrava anche aver perso il controllo di altri
secchi e di alcune funzioni corporali.
Tortura fisica, veramente brutale Nanao.
Speravo in qualcosa di più creativo da te e Nemu. Pensò Gin. Ma non posso dire non sia efficace. Facendosi coraggio, entrò nella stanza e
senza sforzo apparente sollevò Kira dalla sporcizia. La sua stanza, col suo
bagno privato, era la più vicina. Mise Kira sul pavimento della doccia e la aprì
al massimo. Kira sembrò calmarsi ma ancora non sembrava accorgersi di ciò che
gli accadeva intorno.
Gin ritornò fuori
per trovare Hinamori con la faccia arrossata che tornava timidamente indietro. “Mi
dispiace Capitano Ichimaru, io… io non avrei dovuto scappare.”
“Meglio così.” Disse Ichimaru. “Non avrei voluto che mi vomitassi addosso.”
“Non lo farei mai,
Capitano Ichimaru!” protestò Hinamori. “Come… come sta Kira-kun?”
“Quelle due gli
han giocato proprio un bello scherzo.” Replicò Ichimaru.
“Ma non penso ci saranno danni permanenti. Beh, forse solo al suo ego.”
Hinamori fu sorpresa. “Quelle due? Ma… ma Nemu-san aveva solo bisogno di un
volontario per testare la nuova medicina del Capitano Kurotsichi. Doveva essere
una medicina per la pulizia e Isane-san ha detto che Kira-kun aveva bevuto
troppo ultimamente. È stato molto in giro con Higagi-sempai e Iba-san… così
Nanao-san ha suggerito che… che… ma perché farebbero del male a Kira-kun?”
Ichimaru sorrise e
non rispose. L’ingenuità di Hinamori a volte lo disgustava veramente. Andò a
svegliare il suo terzo seggio per dirgli di fare in modo che la stanza di Kira
fosse pulita e disinfettata o al massimo fatto in modo che non venisse più
abitata da esseri viventi. Quando tornò indietro, vide Hinamori in piedi di
fronte alla sua stanza con fare incerto. “A meno che non vuoi darmi una mano a
vestire izuru e a metterlo a letto, ti suggerisco di ritornare dal Capitano
Aizen.” Disse Ichimaru. Prima che lei potesse rispondere, Ichimaru era entrato
in camere e aveva chiuso la porta.
Quando rientrò nel
bagno trovò Kira seduto e mezzo cosciente, o almeno abbastanza da esclamare
“Capitano!” e cercare di alzarsi in piedi, prima di accorgersi di essere nudo,
cosa che lo portò a cercare di fare in modo che meno di se stesso fosse
visibile mentre cercava di inchinarsi.
“Lascia perdere,
Izuru.” Disse Ichimaru con irritazione mentre Kira inciampava, incapace di
controllare i suoi arti a dovere. “Non hai niente che non ho mai visto.” Si
avvicinò all’armadietto e ne tirò fuori il solo lusso che si concedeva,
speciali bagnoschiuma e shampoo portati dal mondo reale. “Tieni.”
Le lanciò a Kira. “Lavati, ti
troverò qualcosa di pulito da metterti. Dovrai dormire qua con me stanotte. Penso
di avere ancora il mio vecchio futon da qualche parte.”
“Mi dispiace di
disturbarla a questo modo, Capitano.” Sussurrò Kira. Ichimaru scrollò
le spalle. Portò
un’asciugamano pulito e uno dei suoi vecchi yukata nel bagno per Kira.
“Fai in fretta, Izuru.” Disse Ichimaru. “Puzzi di vomito e sudore.” Si lamentò.
“F.. farò in un
attimo.”disse Kira prima di inciamparsi di nuovo.
Ichimaru rise. “Relax, Izuru.” Disse. “Ho ditto in fretta, non subito.”
Circa due ore dopo
Kira si ritrovò sul vecchio futon del suo capitano, odorava di lui e lei. Ichimaru era ancora nella doccia,
canticchiava. Kira si chiese perché il suo capitano fosse così di buon umore.
Conoscendo Ichimaru, il fatto che aveva assistito all’umiliazione di Kira era
abbastanza per sollevargli il morale. Ma per qualche motivo, Kira pensò che non
fosse quello il motivo. Ichimaru uscì dal bagno e si buttò subito sul letto.
Kira voleva ringraziarlo, voleva dargli la buona notte. Ma aveva così paura che
parlare avrebbe disturbato ancora di più il suo capitano che cercava di dormire
che stette zitto.
“Sai, Izuru,”
disse improvvisamente Ichimaru, “da quando ho saputo del bambino, ho cominciato
a sognare di avere una figlia.” Kira non sapeva come rispondere, ma Ichimaru
non voleva una risposta. “assomiglia a Rangiku quando era piccola. Solo ben nutrita,
vestita bene e più amata. Avrei dovuto capire che era successo qualcosa.
Rangiku aveva sognato che avevamo un figlio subito prima di andarsene. Non la
vedo con un maschio. Belle ragazze come lei dovrebbero avere delle femmine.
Bambine belle quanto lei. Un maschio potrebbe assomigliare a me e io non sono
molto carino vero?”
“Capitano… Penso…
penso che lei e Matsumoto avreste dei bambini molto belli, sia femmine che
maschi.” Disse Kira. “Siete entrambi.. entrambi… molto… belli.”
Ichimaru scoppiò a ridere. “La medicina di Nemu ti ha fatto male al cervello, Izuru?” Chiese.
“È vero, Capitano!
Voglio dire, ammetterò che va contro ogni logica. Lei è troppo alto,
troppo magro e così pallido! Ma…
ma funziona…” disse Kira, arrossendo furiosamente. A pensarci bene, la medicina
di Nemu probabilmente gli aveva fatto male al cervello. Non poteva credere di
aver appena detto al suo capitano che pensava fosse un bell’uomo. Ma una volta
iniziato, Kira non riuscì più a fermarsi. “Ho sempre voluto
essere come lei. Sin da quando
lei e il Capitano Aizen ci salvaste quell giorno ho desiderato essere come lei.
Vorrei avere la sua confidenza, il suo potere. Semplicemente essere come
lei. Ma sa Capitano, dopo
averla conosciuta, ho cominciato a invidiarla perchè lei aveva qualcosa che io
non avrei mai potuto avere. Matsumoto-san… il modo in cui la guard, Capitano…
se avessi qualcuno che mi guarda così…” Kira terminò.
Silenzio. “Tu
non vuoi essere come me, Izuru.” Disse Ichimaru dopo qualche minuto. “Fidati di
me su questo. ma se mai troverai qualcuno come Rangiku… non dovrai mai
lasciarla andare. Ovviamente,” continuò Ichimaru e Kira poteva sentire la
risata nel suo tono, “se finisci per innamorarti di Rangiku, dovrò ucciderti.”
“Lo so, Capitano. Lo so.” Disse kira, sorridendo a se stesso, “Capitano?”
“Hmm…”
“Grazie.”
“Notte, Izuru.”
“Buona notte.”
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Capitolo 7 *** 21 Settembre ***
21 sett
21 Settembre
Non aveva mai capito perché questio posto, questa casa, le
aveva fatto una tale impressione. Certamente non ne aveva bei ricordi. La prima
volta che l’aveva vista, ci era stata portata dal Capitano Kyoraku, che si era
fatto prestare la casa dal Capitano Ukitake, per far compagnia a Nanao. era
quasi passato un secolo. Era stata nel Gotei 13 per appena cinque anni quando
era stato scosso dal tradimento. In una notte, il Gotei 13 aveva perso sei
capitani e tre luogotenenti. Tra i luogotenenti c’era stata Yadomaru Lisa, il
luogotenente del Capitano Kyoraku. Giravano voci che fossero amanti ma Rangiku,
che all’epoca era poco più che una bambina, non sapeva se fosse vero, e neanche
le importava. Sapeva soltanto che la perdita di Lisa aveva profondamente
colpito si il Capitano Kyoraku che Nanao, che la considerava quasi una sorella
maggiore. Kyoraku era venuto qua per cercare di riprendersi. Aveva portato con
se anche Nanao in modo che potesse affrontare il lutto lontano dalla Seiretei e
tutti i suoi casini. Rangiku era venuta in qualità di amica di Nanao, come
spalla su cui piangere perché il Capitano Kyoraku non era in grado e neanche
aveva voglia di confortare anche qualcun altro. Il Capitano Kyoraku aveva
affrontato, o forse era fuggito da, i suoi problemi ubriacandosi giorno e
notte. Nanao aveva pianto e ricordato, passando ogni giorno seduta con Rangiku
nel giardino, parlando di come Lisa l’aveva presa sotto la sua protezione
quando era entrata nell’ottava divisione. Di come Lisa leggeva con lei il primo
di ogni mese. Non era stato un periodo felice e Nanao e Rangiku erano andate a
letto tutte le sere mentalmente distrutte.
Però, quella casa semplice col suo giardino pieno di fiori e
alberi da frutto, compresi i cachi, era rimasto impresoo nella memoria di
Rangiku. Tutte le volte in cui pensava al futuro, a quello che avrebbe fatto se
fosse vissuta abbastanza da andare in pensione, immaginava se stessa in quella
casa. Quando aveva scoperto di essere incinta, aveva immaginato di crescere i
suoi figli, almeno parte del tempo, in quella casa. Anche dopo che aveva perso
il bambino, i sogni di lei in quella casa erano continuati. E così, quando si
era svegliata per l’ennesima volta dal sogno di se stessa che ballava nel
giardino di questa casa, cono solo suo figlio a guardarla, un sogno che si era
trasformato in un incubo quando si era accorta di star stringendo un pezzo di
carne viva e sangue e aveva visto Gin piantarle Shinso nel cuore, aveva deciso
di cominciare a far qualcosa per assicurarsi un futuro più concreto. Così si
era ritrovata nella tredicesima divisione a chiedere, anzi a implorare, Ukitake
di venderle la casa. Ukitake fu sorpreso ma la accontentò, vendendogliela a un
prezzo abbastanza modico.
Rangiku aveva immediatamente dato fondo ai suoi risparmi e
aveva venduto alcuni dei suoi kimono più costosi. Il negoziante doveva aver
avvertito la sua disperazione perché l’aveva fregata. Era sicura che non le
avesse dato nemmeno un terzo del loro valore. Ma non le importava. Non le
importava altro che avere la casa e ora era lì. A bere fino a non capire più
niente. Esattamente come il
Capitano Kyoraku anni prima. I giorni ormai non si distinguevano più. Dormiva
un sacco e quando non dormiva beveva. La stanza era ridotta a un casino
di bottiglie piene e vuote. Una parte della sua testa le diceva che quello non
era il modo di affrontare la perdita del bambino o di rassegnarsi al fatto che
lei e Gin non avevano futuro e che non era sicuramente il modo di trovare il
coraggio per allontanarsi definitivamente da lui. In questo modo non stava
affrontando un bel niente. Quando dormiva, sognava un bambino che non sarebbe
mai nato. Quando era sveglia non pensava ad altro che a Gin e ai suoi ricordi
con lui. Non riusciva a lasciarlo indietro, e forse, neanche voleva farlo.
Forse, tutto quello che voleva era che Gin venisse a rimproverarla per aver
bevuto così tanto e per poi stringersi a lei e dirle che sarebbe andato tutto
bene. Che ci sarebbe stato, nel suo
futuro, proprio come era sicuro che ci fosse questa casa. Ma dopo tutto, il
futuro era incerto. Questa casa avrebbe potuto essere distrutta il giorno
seguente o magari prima o poi sarebbe stata costretta a venderla. Ma apparte
tutto questo, ora la casa era sua e voleva che Gin le dicesse che anche lui era
e sarebbe rimasto suo. Che la prossima volta che fosse rimasta incinta non si
sarebbe dovuta preoccupare della sua possibile reazione. Voleva che la
rassicurasse che ci sarebbe stata una prossima volta. Che un giorno avrebbe
avuto il figlio che sognava.
Ma dopo tutto, sapeva che questi desideri erano inutili. Se
Gin fosse venuto, l’avrebbe fatto solo per reclamarla per il momento. Non le
avrebbe mai dato alcuna sicurezza per il futuro e lei aveva ancora paura della
sua reazione se avesse mai scoperto che era rimasta incinta; o anche solo che
le era possibile restare incinta. Siccome entrambi ne venivano dal Rukongai,
Rangiku aveva sempre pensato che non avrebbero mai potuto avere bambini, e non
aveva ragione di credere che Gin ne sapesse più di lei. ma ora che era
cosciente di poter avere figli con lui, ne voleva disperatamente uno… si
ritrovò raggomitolata su se stessa e ricominciò a piangere. Se non avesse
lasciato andare questi sogni stupidi, non avrebbe potuto superarli e se non li
superava, avrebbe continuato a piangere e soffrire. E non pensava di poter
sopportare altro dolore.
Era così bella!
Perfetta in rosa, la bambina ballava sotto i petali di ciliegio, rideva di
gioia semplicemente al vedere la bellezza dei petali rosa che danzavano nel
vento, cadendole intorno. “Papà guarda!” urlò. “Non sono belli?”
disse stringendo una manciata di petali.
“Non quanto il mio
angioletto.” Rispose Gin.
Rise di nuovo. “Tu
pensi che sono la cosa più bella del mondo!”
“Beh, perché lo
sei!” protestò Gin.
“No! La mamma lo è! Lo dicono tutti!” gli disse.
“La tua mamma è
bella.” Convenne Gin. “E lo sei anche tu.”
“Si ma chi è più
bella,” chiese Rangiku mentre si avvicinava a loro e prendeva la bambina in
braccio.
“Non puoi farmi
scegliere, Rangiku!” chiese orripilato Gin.
“Oh, è una scelta
facile Gin!” replicò Rangiku. “È lei!”
La bambina che
teneva tra le braccia ridacchiò e poggiò la testa sulla spalla di Rangiku. “Vi
voglio tanto bene!”
Gin sentì il suo
sorriso ampliarsi oltre ogni limite. Ma improvvisamente una voce calma disse da
dietro le sue spalle, “Gin, è ora.”
Voltandosi vide
Aizen e dietro di lui stava sua figlia. Ora vestita da Shinigami col badge da
Luogotenente della quinta divisione annodato sul braccio destro. “Vieni!” disse
Aizen porgendogli la mano e Rangiku… Rangiku non c’era più.
“Gin.” Udì di
nuovo quella voce calma. Aizen stava sulla porta che portava al giardino presso
la stanza di Gin.
Cercando ancora di
scrollarsi il sonno di dosso, Gin si alzò e uscì dalla porta. Ignorò Kira che
stava ancora dormendo, confidando nel fatto che Aizen gli aveva già messo
qualche Kido addosso in modo che non si sarebbe svegliato per un bel po’. Aizen
si sedette a gambe incrociate in veranda, Gin lo seguì. “Allora?”
chiese Aizen.
Gin sospirò, se lo
aspettava in fondo. Aizen aveva una regola base per i suoi cospiratori,
completa e totale onestà. Che non era un problema se ti chiamavi Tosen Kaname,
il capitano più noioso della storia del Gotei 13, ma ancora dopo tutti questi
anni Gin trovava difficile rivelare tutto. Ma alla fine, vista la sua abilità a
scoprire ogni cosa, Aizen probabilmente sapeva già tutto ciò che Gin stava per
dirgli ed era lì solo per dargli l’opportunità di dimostrare ancora una volta
la sua lealtà verso Aizen Sosuke.
“Rangiku era incinta.” Cominciò Gin. “Ma ha perso il bambino. Era molto triste
per questo e ora ha comprato una casa da Ukitake e penso sia lì.”
“È una sfortuna.” Rispose Aizen. “Sarebbe stato interessante avere tuo
figlio nella mia divisione. È tutto molto meno movimentato sin da quando hai
smesso di essere un ragazzino.”
“Potrei avere una figlia.” Gli fece notare Gin.
“Non essere sciocco Gin. Naturalmente avresti un figlio. Un maschio potente e furbo quanto te. Inoltre,”
disse con uno dei suoi sorrisetti strani, “anche se non mi dispiacerebbe un po’
più d’azione nella mia divisione, non ne voglio una COSÌ movimentata. Per
quanto tu fossi impegnativo, Rangiku e le ragazze in generale sono molto
peggio.”
“Lei deve essere
l’unico capitano che si lamenterebbe se avesse delle ragazze nella divisione.”
Disse Gin ridendo.
Aizne scosse la
testa. “C’è un motivo se i bambini sotto una
certa età vengono assegnati solo in certe divisioni e ce ne sono tanti
altri per cui le bambine sono assegnate solo alla quarta o all’ottava divisione.
Unohana e Kyoraku hanno fatto di tutto perché le loro divisioni fossero posti
adatti ai bambini, soprattutto se femmine. Lo stesso non può essere detto per
altre divisioni.”
“Non pensavo le
importasse, Capitano Aizen.”
“Generalmente no. Ma mi importerebbe se il bambino fosse tuo.”
Rispose Aizen. Gin non sapeva se credergli o no. Era difficile con Aizen Sosuke. Dopo alcuni minuti di
silenzio Aizen tirò fuori un pezzo di carta. “Ecco.” Disse
offrendolo a Gin. “È l’esatta
locazione della casa che Ukitake ha venduto a Rangiku.”
“Grazie!” disse
Gin, praticamente strappando di man oil foglio ad Aizen. “Sei il
migliore, Capitano Aizen!”
“Lo so.” E
con questo se ne andò.”
Quando Kira si svegliò, Ichimaru se n’era andato da un bel
po’. Poiché era normale che il suo capitano sparisse, kira non se ne fece
nulla. Per prima cosa tornò nella sua stanza per controllare i danni. Ma ce
n’erano pochi grazie agli shinigami della quarta divisione che il terzo seggio
aveva trovato. Però, quando Kira incontrò il terzo seggio poco dopo, detto
terzo seggio non era per niente contento. “Luogotenente Kira,” cominciò,
“L’offerta di rimandarmi alla nona divisione è sempre valida?”
Kira sbattè le palpebre. “Né io né il Capitano ti
tratterremo se non vuoi restare e dove vuoi andare è una faccenda tra te e
l’altra divisione.”
“Molto bene. Andrò a parlare col Capitano Tosen e il
Luogotenente Hisagi.” Replicò l’uomo.
“Come mai quest’improvviso cambiamento d’opinione?” chiese
Kira. “Non molto tempo fa eri determinato a cercare di ambientarti qua.”
“Si, beh, ho deciso che non potrò mai abituarmi agli strani
umori del Capitano Ichimaru, al suo modo di lavorare e cono quello che è
successo ieri…” si interruppe.
“Se ti riferisci a quello che mi è successo ieri, ti
assicuro che non è una cosa normale.” Rispose Kira.
“No, non è quello. Ho sentito che è rimasto vittima di uno
degli esperimenti della dodicesima. È stata una sfortuna e non mi fa pensare
male di lei. Ma alcuni degli uomini dicevano che il capitano l’ha portata fuori
dalla sua stanza nudo e di fronte al Luogotenente Hinamori.” Kira trasalì,
Hinamori l’aveva veramente visto nudo… “E poi lei ha passato la notte nella
stanza del Capitano…”
“Cosa stai insinuando?”
“Non riesco a immaginare NESSUN altro capitano fare una cosa
simile! Sicuramente il Capitano Tosen non l’avrebbe mai fatto per il
Luogotenente Hisagi. Se il luogotenente fosse stato indisposto ci avrebbe
ordinato di portarlo alla quarta divisione. Non se ne sarebbe occupato lui
stesso. Lei è così vicino al Capitano invece!”
“Di nuovo, cosa stai insinuando?”
Il terzo seggio evitò la domanda e continuò, “E poi ieri il
Capitano ha mandato alcuni uomini a ritirare dei kimono. Alcune delle ragazze
li stavano ammirando quando li hanno portati qui e due o tre di loro hanno
detto che appartenevano al Luogotenente Matsumoto e che ovviamente i kimono
sarebbero andati a lei. Ma poi, quando ho fatto un commento che nella nona
divisione non avrebbe portato altro che risa, il quarto seggio mi ha avvertito
che se non volevo essere impalato da Shinso non avrei mai e poi mai dovuto
ripetere una cosa simile. Non
ci capisco niente!”
“Non voglio neanche sapere quello che hai detto.” Rispose
Kira con calma. “Ma il Capitano non tollera che si parli male del Luogotenente
Matsumoto. Loro sono… molto uniti.”
“Ovviamente! Se spende una piccola fortuna ricomprando i
kimono che lei aveva venduto e comprandone di nuovi.” Esclamò il terzo seggio. “Non capisco! Cosa
pensa il Capitano Ichimaru? Perchè sorride sempre? E quegli strani occhi?
Quanto siete uniti lei e il Capitano? Perchè spende così tanti soldi per
qualcuno come il Luogotenente Matsumoto? Qual’è il suo interesse verso di lei?”
Kira alzò
una mano per fermarlo. “Non che siano affari tuoi, ma io e il Capitano
non siamo uniti nel modo che stai insinuando. Se mai vengo a sapere che spargi
voci su me e il capitano in qualunque divisione tu sia trasferito, ci saranno
conseguenze. Non mi piace neanche quello che intendi dicendo ‘qualcuno come il
Luogotenente Matsumoto’. È un ufficiale degno di onore e una donna
rispettabile. Insunuare qualcosa di diverso da ciò ti costerà essere impalato
da Shinso. L’interesse che il Capitano ha verso di lei è più puro di quello
della maggioranza degli altri capitani della Seiretei.” Lo informò Kira. “Sono molto uniti e ti basti
sapere questo. Ora, se non c’è altro, mi aspetto la tua richiesta di
trasferimento in giornata.” E con questo, lasciò il terzo seggio e si diresse
verso il suo ufficio.
Ancora furente per il suo incontro col terzo seggio, entrò
nella stanze e vi trovò Nemu che lo attendeva. “Venuta per ridermi in faccia?”
chiese con irritazione.
Nemu non battè ciglio. “anche se la medicina ti è stata
iniettata a causa della tua lingua lunga, c’era comunque bisogno di testarla.”
Spiegò. “E pur avendo raccolto informazioni preziose attraverso batteri
inseriti apposta nella medicina, ho ancora bisogno di farti delle domande.” E
con questo tirò fuori un registratore. “Per prima cosa, come ti senti questa
mattina?”
A pensarci bene, Kira stava davvero bene questa mattina.
Davvero… davvero bene. Lo disse a Nemu che annuì e gli fece alcune altre
domande. Kira era certo che non fosse necessario rispondere ad alcune di esse
che lo forzavano a ricordare alcuni momenti dell’accaduto. Fortunatamente, le
domande finirono presto, “Grazie per l’aiuto, Luogotenente Kira. Spero che tu
abbia capito quanto sia pericoloso origliare e raccontare tutto.”
“Penso,” replicò Kira, “che in questo caso non ho sbagliato.
Il Capitano doveva saperlo.”
“Perché?”
“La ama.”
“Non ho mai detto di essere un esperta in fatto d’amore.” Replicò Nemu. “Ma una cosa che
capisco è il possesso. Il modo in cui il Capitano Ichimaru guarda il
Luogotenente Matsumoto non è molto diverso da come il mio Capitano guarda me.” Il
suo tono era terra terra, ma aveva uno sgardo molto triste.
“Non ci credo, neanche per un secondo.” Protestò Kira. “Il
Capitano la ama!”
“Credi quello che vuoi. Solo il tempo potrà dirci chi di noi
due ha ragione.” Disse Nemu alzandosi. “Buona giornata, Luogotenente Kira.”
Quando aprì la porta, trovò Hinamori che stava per bussare. “Oh, mi dispiace.” Disse Hinamori. “Spero
di non disturbare.”
“No, me ne stavo andando.” E con ciò, Nemu se ne andò.
“Kira-kun, tutto bene?” chiese guardandolo con
preoccupazione. “Mi dispiace di non essere stata di alcun aiuto ieri notte.
Sono corsa via non appena il Capitano Ichimaru ha chiuso la porta perché…
perchè…” Non riuscì a finire la frase. “E quando sono ritornata, il Capitano
Ichimaru ha detto che non aveva bisogno del mio aiuto. Mi dispiace, Kira-kun!”
“Non preoccuparti.” Replicò Kira, sollevato che Hinamori non
l’avesse visto nudo e coperto di sporcizia. Sarebbe stato troppo. “Non hai
fatto nulla di male e anche se non sembra, il Capitano Ichimaru è molto
gentile.”
“Davvero?” chiese Hinamori, scettiscismo chiaramente scritto
in faccia.
“Davvero.” Disse Kira con un sorriso.
“Kira-kun?”
“Si?”
“Cosa… cosa
sta succedendo? Mi sento.. mi sento lasciata fuori. Come… come se mi stessi
perdendo qualcosa. Stanno accadendo molte cose che non comprendo! Non
sono stata una buona amica ultimamente vero?” disse, sembrava confusa e
desolata.
Kira
sorrise per rassicurarla. “Tutto a posto, Hinamori-kun. Sapere non è
sempre meglio che non sapere e tu sei sempre presente per gli amici quando
hanno bisogno di te. Perdonami per aver detto altrimenti.”
Hinamori sorrise, “Grazie, Kira-kun!”
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Capitolo 8 *** 22 Settembre ***
22 sett
22 Settembre
Aveva finito il Sake! Si era ridotta a rompere le bottiglie
vuote alla ricerca disperata di una piena. Si tagliò una mano su un pezzo di
vetro, se ne fregò. Si spellò le ginocchia sempre più man mano che i cocci sul
tatami aumentavano, non le importava. Le lacrime le offuscarono gli occhi e la
sua ricerca si fece frenetica ma non era rimasta neanche una goccia di sake. Si
strinse su se stessa, piangendo.
Non sapeva neanche perché, piangeva e basta.
“Gin…” si sentì sussurrare
“Gin…”
Improvvisamente braccia forti e familiari la circondarono e
venne stretta contro un petto caldo e confortante. “Hai chiamato.” Sussurrò Gin, dandole un
bacio alla base del collo. Una valanga
di emozioni le si riversò addosso. Non sapeva se essere felice, triste o spaventata.
Forse era tutte e tre le cose, non lo sapeva e basta.
“Sei malconcia Rangiku.” Disse Gin prendendola in braccio
senza sforzo e portandola fuori da quella stanza, da cui lei non era mai
uscita. La portò in giardino, dal rubinetto a pompa, “Sanguini, piangi, hai la
faccia di una che non mangia da giorni e che ha bevuto troppo. Non capirò mai
perché ti fai questo.” Gin scosse la testa con leggera seccatura e cominciò a
pompare. Quando l’acqua uscì, Rangiku la utilizzò per lavarsi via il sangue dalle
mani e dalle ginocchia, e si lavò la faccia prima di bere. I suoi movimenti
erano meccanici, più per far piacere a Gin che altro. I suoi sentimenti erano
ancora confusi e tutto quello che avrebbe voluto fare adesso era evitare il
confronto con Gin e scappare nel mondo dei sogni.
“Ero
preoccupato per te.” Ammise Gin. “non avresti dovuto farlo.” E con un
movimento fluido si abbassò, le afferrò il polso col braccialetto per
nascondere il reitsu e lo ruppe senza sforzo. “Adesso, perché non mi hai detto
del bambino?” chiese Gin, con inconscia durezza nella voce.
Rangiku fu paralizzata, l’aveva scoperto. “Non lo so.”
Rispose, ed era la verità.
Quando si era
accorta di essere rimasta incinta, era già passato un mese. Si trovava in uno
stato di dormiveglia quando si passò la mano sulla pancia. Fu allora che lo
sentì, l’inconfondibile traccia di un piccolo reiatsu. Si era tirata su dal
letto di scatto, completamente shockata. Quando lo shock fu svanito, si era
ritrovata con due nuove emozioni. Felicità delirante e assoluto terrore. Era
felicissima di quest’avvenimento inaspettato ma terrorizzata dalla possibile
reazione di lui. Non poteva neanche immaginare quello che Gin avrebbe detto, o
fatto. E poi, i sogni erano cominciati. Sogni di suo figlio, un figlio che voleva
disperatamente far nascere. Un figlio che sarebbe stato parte di Gin, una parte
a cui poteva aggrapparsi. Ma con i sogni erano arrivati anche gli incubi.
Incubi di perdere suoi figlio, di Gin che glielo portava via.
E alla fine, le
sue paure avevano controllato le sue azioni e, non aveva dubbi, erano state
queste azione a causare la perdita del suo bambino. Se avesse fatto quello che
doveva, se solo fosse andata dal Capitano Unohana appena scoperto di essere
incinta… se solo fosse andata da Isane, o anche Nemu, per un controllo quando
si era accorta che loro avevano scoperto quello che le stava accadendo allora
forse, forse avrebbe ancora il suo bambino. Ma il bambino se n’era andato,
andato in un fiume di sangue e con lui, la sua ultima speranza di avere una
parte di Gin tutta per se…
“sei stata
sciocca, Rangiku.” Disse Gin, appena le parole finirono, parole che le erano
sfuggite, come se avessero volontà propria. “Mi sarebbe
piaciuto avere un bambino con te. Non avrei mai fatto del male al piccolo e nemmeno a te.” Era sincero, nonostante la parte che stava
giocando nei piani di Aizen, era sincero. “Avresti dovuto dirmelo. Avresti
dovuto prenderti cura di te stessa e del bambino.”
Rangiku sentì le
lacrime ricominciare a scendere. “Mi dispiace. Mi dispiace.. così..
tanto…”
“Shh…” sussurrò
Gin, abbracciando Rangiku e stringendola a se. “Non volevo farti piangere di
nuovo. Solo… solo la prossima volta dimmelo.”
“La prossima
volta…” disse Rangiku afferrando il suo haori, convinta di crollare se non
c’era lui a stringerla.
“Si, la prossima volta.”
Sussurrò Gin. “Or ache so di
poter fare un bambino con te, Rangiku, non vedo l’ora. Una bambina bella quanto
la sua mamma.”
“E se avessimo un
figlio identico al suo papà?” chiese Rangiku, non sentendosi più così triste.
“Magari potremmo
avere una femmina e un maschio. Potresti tenere la bambina con te nella decima
divisione. Hitsugaya avrebbe qualcuno con cui giocare.” Il pensiero del suo
troppo serio capitano obbligato a giocare con una bambina piccola e magari, non
sia mai!, a comportarsi come uno della sua età, fu abbastanza per portare un
sorriso sulle labbra di Rangiku. “Ecco, era un po’ che non ne vedevo uno.”
Disse Gin baciandola in fronte.
“E terrai nostro
figlio nella terza divisione con te?” chiese Rangiku, sorridendo sempre più.
“Nah, non hai sentito? La terza divisione ha un capitano
davvero sadico.” Disse
ridendo. “no no, il Capitano Aizen, essendo ghiotto di punizioni, si è offerto
di fare lo stesso splendido lavoro
che ha fatto con me anche con mio figlio.”
“Il Capitano
Aizen?”
“Si, beh, ho
dovuto chiedergli aiuto per trovare questo posto. Gli ho detto del bambino. Ha
risposto che gli mancava vedermi correre per la divisione e fare casino.”
Spiegò Gin.
“l’ho sempre detto
che il Capitano Aizen è un uomo molto, molto strano.” Disse Rangiku,
cominciando a sentirsi spossata. “Mi dispiace.” Disse ancora, tristezza e stanchezza nuovamente visibili sul
suo volto. “Avrei dovuto dirtelo. Avrei dovuto credere in te.”
“Non
preoccuparti.” Rispose Gin. “Non ti ho mai dato nulla a cui attaccarti. Non sono
esattamente prevedibile.”
“No, non lo sei.” Affermò, nascondendosi tra le sue braccia. “Ti amo.” Gli
disse, come aveva fatto tante altre volte.
“Lo so.” Questa
era l’unica cosec he le rispondeva tutte le volte che gli diceva di amarlo. “Lo
so, Rangiku, lo so.”
NDT: a quanto pare
ho meno problemi a scrivere l’inglese che l’italiano. La cosa comincia a
preoccuparmi XD
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Capitolo 9 *** 29 Settembre ***
29 sett
29 Settembre
Fu svegliata da dolci baci sparsi sul viso e sul corpo,
“Hmm…”
“Buon
giorno.” Sussurrò Gin. “Buon compleanno Rangiku.”
“Grazie.”
Sussussò baciandolo sulla bocca. “posso avere il mio regalo adesso?”
“Non
proprio.” Disse Gialzandosi dal futon. Rangiku si sedette.
“Ecco vedi, è diviso in due parti.” Spiegò Gin porgendole
una scatola. “Questa è la
prima.”
Con un sorriso accecante Rangiku aprì la scatola, dentro
c’era un kimono bianco con un disegno Shiromoku in argento. Rangiku sbattè le
palpebre incredula. “Io… io l’avevo venduto…”
“Si, te li ho ricomprati tutti.” La informò Gin. “tutti i kimono che avevi
venduto. Sai, sei stata fregata, Rangiku! Quel negoziante non ti ha dato
neanche un terzo del loro valore.”
“L’avevo
immaginato.” Disse Rangiku. “Ma ero disperata.” Sorrise. “Così, la prima
parte del mio regalo è ridarmi tutti i kimono. Qualìè la seconda?”
“Beh, riavrai tutti I kimono, ma non intendevo questo.
Rangiku, che tipo di kimono è questo qui?” chiese Gin.
Rangiku sbattè le palpebre, stava cominciando a capire. Poteva
essere che… no… “È un kimono nu.. nuziale… Gin!”
“Ho inviato un messaggio a Izuru e Yachiru qualche giorno
fa.” Disse Gin come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Izuru ha portato il
kimono stamattina presto. In questo momento è qui fuori a preparare tutto.
Meglio che cominci a prepararti. Gli invitati arriveranno…” Gin venne
interrotto dalla porta che era stata aperta di scatto da una sorridente
Yachiru.
“Evviva! Ran-chan
e Foxy si sposano! Evviva!” Proclamò saltellando nella stanza, seguita da
un’alquanto turbata Nanao. “Ma Foxy ora deve andarsene, così possiamo aiutare
Ran-chan a vestirsi!”
“Vado,
vado.” Disse Gin uscendo di corsa dalla stanza.
“L’associazione uomini shinigami ha il cuore spezzato.”
Nanao informò Rangiku, posando in terra varie borse piene di prodotti di
bellezza assortiti. “Hisagi e Iba non smettono di piangere da quando Kira li ha
informati che te e il Capitano Ichimaru stavate finalmente per sposarvi. E
questo è successo tre giorni fa.”
“Ci stiamo per sposare…” Ripetè Rangiku, senza ben
comprendere le parole. “Ci
stiamo per sposare! Nanao, mi sposa!” Dichiarò con le lacrime agli occhi.
Nanao si sedette vicino a lei e la abbracciò stretta. “Si,
vi state per sposare. È stato fatto tutto molto in fretta. Abbiamo avuto solo
tree giorni per preparare tutto.”
“Ma Ken-chan mi ha prestato tutti gli uomini per aiutare
Izuru e la terza divisione a portare e montare tutti i tavoli e le sedie.”
Disse allegramente Yachiru. “E Shun-shun ci ha dato tutto il sake necessario.
Bya-kun ha permesso che usassi tutti i suoi servitori per cucinare per il
banchetto e Re-chan ha obbligato tutta la sua divisione ad aiutare con i fiori!
Ci saranno tutti i capitani
oggi pomeriggio. Nonnetto officerà la cerimonia! Sarà bellissimo!”
Improvvisamente Rangiku afferrò Yachiru e la strinse a se. “Grazie,
grazie, grazie.” Disse cominciando a piangere copiosamente.
“Non piangere, Ran-chan!” disse Yachiru, divincolandosi
dall’abbraccio di Rangiku che era quasi doloroso. “Oggi è un giorno felice.”
“Si, si lo è.” Disse Rangiku, sorridendo attraverso le
lacrime.
Poiché la sposa era Matsumoto Rangiku, il numero degli
uomini in lacrime era molto superiore a quello delle donne. Hisagi era ancora
mezzo determinato a farsi avanti e dichiarare il suo immenso amore per Rangiku,
ma anche nelle sue migliori fantasie, finiva scorticato da Shinso mentre
Rangiku si chiedeva quanto doveva aver bevuto. La giornata era perfetta, il
matrimonio ancora meglio. I fiori erano freschi e delicatamente disposti, il
banchetto semplice ma delizioso e tutti furono d’accordo nel dire che il
liquore era abbondante. Tutto era decisamente perfetto, ma tutto quello di cui
Rangiku aveva sempre e solo avuto bisogno per un matrimonio perfetto era
Ichimaru Gin. Finchè ci fosse stato lui di fronte a lei, non le sarebbe
importato se si fossero sposati in un buco infestato da hollow. Naturalmente,
gli invitati avrebbero avuto qualche obiezione.
Yamamoto fece una cerimonia semplice ma strettamente consona
alle tradizioni shintoiste. Al suo termine Yachiru dichiarò, “è stato
fantastico! Esattamente quello che voglio per il mio matrimonio con Bya-kun!”
L’espressione sulla faccia del Capitano Kuchiki era impagabile e tutti
scoppiarono a ridere.
Molto prima che il party terminasse, Gin trascinò via
Rangiku. Dopo aver serrato le porte e le finestre della loro camere con
numerosi kido, Gin fece sdraiare la sua nuova moglie sul futon. Rangiku
ridacchio, “impaziente?”
“Non ne hai idea.” Sussussò Gin prima di reclamare la sua bocca
in un bacio appassionato, un bacio che le fece mancare l’aria, un bacio fatto
apposta per rubarle l’anima. Un bacio che le stava succhiando via l’anima…
Si svegliò di scatto, respirando affannosamente e sudando.
“Che succede, Rangiku?” chiese Gin, levandosi e appoggiandole dolcemente una
mano sulla spalla. “Hai avuto un altro incubo?”
“Io.. che giorno è?” chiese improvvisamente, dolorosamente
confusa.
“Beh…” disse sorridendo Gin. “È il tuo compleanno. Appena
scoccata la mezzanotte, tempismo perfetto. Posso darti il tuo regalo!”
rovistando tra i suoi vestiti abbandonati per terra, ne tirò fuori una
scatoletta per gioielli e la porse a Rangiku. “Buon compleanno, Rangiku!”
“G…grazie.” Sussurrò Rangiku aprendo la scatole. Conteneva
una collana d’argento con uno strano design. Non c’era aggancio ma a uno dei
due capi c’era un cerchio attraverso cui far passare la collana.
“Yachiru mi ha dato il catalogo proveniente dal mondo reale
in cui l’hai vista.” Spiegò Gin. “Ha detto che la volevi.”
Rangiku sorrise mentre si metteva la collana. “Si. Fin da
quando l’ho vista.” Sussurrò, ma probabilmente il suo volto mostrava un po’ di
disappunto e tristezza perché il sorriso lasciò la faccia di Gin e anche lui
apparve terribilmente triste.
“Sai quel kimono che ti ho regalato?” cominciò dopo un
attimo di silenzio. “Il kimono nuziale della principessa Kuchiki?”
“Oh…”
Rangiku distolse lo sguardo. “L’ho dovuto vendere…”
“Te l’ho
ricomprato.” Gin disse come se niente fosse. “Ma sai perchè te l’avevo
regalato?”
“No.”
Ammise Rangiku. “Ma me lo sono sempre chiesta. Ha una tale storia, e poi
si avverte ancora il reiatsu di un hollow. Voglio dire, non so se ciò che si
dice sia vero. Non sono mai stata tentata di metterlo per andare a dormire. A
dire il vero… non sono mai stata tentata di metterlo.”
“Eppure, mi vuoi sposare.” Sussurrò Gin.
“Non capisco.”
“So che lo vuoi Rangiku. Come sono sicuro che tu abbia
sempre saputo quello che cercavo di dirti regalandoti quel kimono. Non posso sposarti Rangiku.” Affermò
Gin. “Non sono una brava persona e sono troppo egoista per lasciarti
andare. Ma non lo sono tanto da volerti divorare. Se ti sposassi, finirei per
divorarti, proprio come successe a quella principessa.”
“Ma… ma hai detto che volevi avere dei bambini con me!”
“Avere bambini e sposarsi non sono la stessa cosa, Rangiku.
Se quel bambino fosse nato, non ti avrebbe legato a me più di quanto tu non sia
già. Hai amici che ti aiuterebbero ad allevarlo anche se fossi morto. Non
essere sposati significa che tu o il bambino potreste andarvene se ce ne fosse
bisogno. Se ti sposassi…” Gin
guardò da un’altra parte. “Ti conosco, Rangiku. Se ti sposassi, mi
aspetteresti per sempre. Non cercheresti mai di allontanarti da me, qualsiasi
cosa io faccia. Non posso
farti questo.”
“Non ha senso, Gin.” Affermò Rangiku, sentendosi confusa e
un po’ arrabbiata. “Se non te ne fossi accorto, ho provato ad allontanarmi da
te e non è andata molto bene. Sono finita in una stanza buia piena di bottiglie
di sake, ero uno straccio. Cosa mai potresti fare che mi renderebbe facile
andarmene anche se avessimo un bambino, pur non essendo sposati.”
“Soprattutto se avessimo un bambino.” Sussurrò Gin.
“Cosa?” chiese Rangiku, sempre più confusa.
“Rangiku, credimi quando dico che ci sono cose che posso
fare,” che ho fatto, pensò, “che ti
porterebbero a odiarmi. Ti porterebbero a fare tutto ciò che è in tuo potere
per tenere i nostri bambini lontano da me. Tu prendi i voti molto seriamente
Rangiku, più seriamente di molta gente e di sicuro, più seriamente di me. Non
posso… non posso lasciare che tu pronunci voti di matrimonio con me.”
Rangiku si voltò sentendosi le lacrime agli occhi. “Allora
davvero non abbiamo un futuro?”
“È sopravvalutato.”
Sussurrò Gin tirandosela tra le braccia. “Il futuro intendo, quando ti
ho incontrata non avrei mai pensato che saremmo rimasti insieme. Pensavo che mi
avresti lasciato una volta recuperate le forze. Non l’hai fatto. Sei rimasta con me.
Aspettato con pazienza il mio ritorno, anche quando non ti dicevo dove andavo e
quando sarei tornato. Mi hai
seguito dove potevi. Mi hai seguito fino alla Seiretei! Ma non era stato
pianificato, è successo e basta. Non.. non.. non incasiniamo tutto.
Perchè non voglio farti promesse che non posso mantenere e non voglio
pianificare un futuro su cui ho così poco controllo.”
“E se ti dicessi che non mi importa se mi divori?” chiese
Rangiku.
“Ma non ti voglio divorare.” Sussurrò Gin. “Sei troppo buona per far
parte di me, Rangiku.”
Rangiku chiuse gli occhi. Un senso di rassegnazione le pervase
il corpo e la mente. Era
assurdo combattere. Erano quello che erano. “Grazie per la collana, Gin.” Disse
infine. “La adoro. Penso che la indosserò sempre.”
“Sono felice che ti piaccia, Rangiku.” Disse Gin, il suo
solito sorriso era ritornato.
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Capitolo 10 *** Ciò che mai sarà ***
Ciò che mai sarà
Ciò che mai sarà
“Izuru-chan!” chiamò la bambina mentre si attaccava alle
gambe del luogotenente della terza divisione. “Dov’è papà?” Domandò.
Kira
sorrise alla bambina. “Il capitano adesso non è qui. Posso fare qualcosa
per te?”
La bambina mise il broncio. “Voglio papà! Aveva promesso di giocare con me!
Ha detto che se fossi stata brava avrebbe giocato con me, e sono stata molto
brava!”
“Ma quando mai tu sei brava?” chiese un ragazzo dai capelli
d’argento, vestito da shinigami. “Sei la bambina più pestifera di tutta la Seiretei!”
“Non è vero!” protestò la bambina. “Izuru-chan dì a nii-chan
che non sono pestifera!”
“Ma certo
che no.” Acconsentì prontamente Kira. “Sei la bambina più dolce di tutta
la Seiretei.”
La bambina gli sorrise prima di alzare le braccia, Kira la
prese in braccio enza esitazioni. Immediatamente si accoccolò sul suo petto.
“Sai di buono, Izuru-chan!”
Il ragazzo emise un suono disgustato. “Non farti sentire da
Hinamori-chan o si ingelosisce!”
Kira arrossì e stava per protestare quando la bambina
intervanì. “Smettila! E poi, a
Izuru-chan non piace! Gli piaccio solo io! Vero Izuru-chan?” chiese la bambina.
Kira sorrise, chiaramente lasciare che Yachiru facesse da
babysitter era stata una cattiva idea. “Certamente.” Disse Kira dandole un bacio in fronte. “Ma mi piace anche
Hinamori-kun.”
“Ma io ti piaccio di più vero?” domandò la bambina.
“Come se ti rispondesse di no!” rispose il ragazzo. “Sei
così stupida!”
“Smettila o lo dico a papà!” disse la bambina. “E anche alla
mamma!”
Il ragazzo la guardò storto. “Questo non è bello.” Disse
Kira, ponendo fine alla discussione e cominciando ad allontanarsi con la
bambina. “Andiamo a cercare il Capitano, sono sicuro che non vede l’ora di
giocare con te.”
“Evviva!” disse la bambina, appoggiandosi a Kira. “E
Izuru-chan può giocare con noi! Prometto che non lascerò che papà sia cattivo
con te facendoti mangiare persimmon.”
“Seh! Non
succederà mai.” Disse il ragazzo voltandosi in un’altra direzione. “Vado
a cercare il Capitano Hitsugaya, mamma gli ha fatto promettere che si sarebbe
allenato nel kendo con me. Ci sarà da divertirsi!”
“Noi ci divertiremo di più, vero Izuru-chan?” affermò la
bambina.
Kira sorrise, sorrideva sempre molto vicino ai figli del suo
capitano. “Naturalmente.”
“Promesso?”
“Promesso.”
Gin guardò la scena svolgersi davanti ai suoi occhi
sentendosi disgustato di se stesso. Non capiva perché continuava a fare questi
sogni stupidi. Aveva scelto la sua strada decenni prima e dovunque portasse,
non era a una moglie e dei figli, o nemmeno a Izuru come suo fedele
luogotenente. Infatti quando sarebbe arrivato alla fine del percorso c’era
un’alta probabilità che sia Rangiku che Kira sarebbero stati morti. La
destinazione sarebbe valsa la pena delle loro vite? Lo scopo avrebbe giustificato
i mezzi? Tosen ne era sicuro, Gin sapeva solo che l’avrebbe scoperto una volta
giunta la fine. Nel frattempo, tutto ciò che poteva fare era sperare che in
fondo, non sarebbe stata una storia triste.
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