The Moon and Her Wonderwall

di Lilith_Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In treno.... ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Let's get it started! ***
Capitolo 4: *** Let's Party! ***
Capitolo 5: *** Mr. Darcy And Miss Elizabeth ***
Capitolo 6: *** First Date ***
Capitolo 7: *** Pride & Prejudice ***
Capitolo 8: *** In da House ***



Capitolo 1
*** In treno.... ***


The Moon and her Wonderwall

“Il treno Suburbano F10 delle ore 14, diretto a Milano Porta Venezia è in partenza dal Binario 1.”

Dai, sbrigati! Non puoi perderlo anche oggi! Se no come faccio a vederti? Dai cavolo!

“Il treno Suburbano F10 delle ore 14, diretto a Milano Porta Venezia è in partenza dal Binario 1.”

Tutti stavano prendendo posto, sull’F10 delle ore 14, tutti tranne lei, che aspettava in piedi, fissando la porta della stazione come se da lì dovesse entrare chissà quale creatura divina o sovrannaturale.

Lei stava lì, con lo sguardo fisso su quel rettangolo di vetro e acciaio, pregando mentalmente che il qualcuno che stava aspettando arrivasse. Guardava il suo orologio, il telefono e l’orologio della stazione, sperando che mancasse ancora qualche minuto alla partenza.

Niente, erano le 14 in punto e il treno sarebbe partito da un momento all’altro.

Nessuno sarebbe entrato da quella porta, così lei decise di andare a sedersi, triste per il mancato avvistamento. Eppure, nel momento in cui si stava girando, con la coda dell’occhio vide la porta aprirsi, e il motivo di tanta attesa correre verso il Suburbano F10.

 

 

Ce l’aveva fatta, aveva vinto la sua gara quotidiana contro il treno. Era arrivato alle 14 in punto, un minuto sarebbe bastato a fargli perdere il treno ma quel giorno era arrivato prima che l’F10 partisse.

Era contento, sarebbe arrivato a casa mezz’ora prima, e poi, forse, avrebbe visto lei, quella strana ragazza che vedeva quasi sempre quando riusciva a prendere quel treno.

Forse era il destino. Quando la vedeva, lei era sempre vicina a lui.

Destino? No di certo, in fin dei conti, lui nel destino non ci credeva. Probabilmente era lei che faceva la sua parte, probabilmente studiava tutto. La cosa potrebbe sembrare inquietante, ma per lui non lo era, anzi il “pedinamento” lo lusingava e lo incuriosiva. Ora anche lui la osservava, per capire cosa frullasse nella testa di quella ragazza.

Voleva scoprire cosa avesse in mente, cosa volesse, e come intendesse ottenerlo. In un certo senso quella pazzoide che lo pedinava lo attraeva, e lui voleva sapere di più. Forse era per quello che negli ultimi tempi faceva tutto ciò che gli era possibile per prendere il treno delle 14.

 

 

“Il treno Suburbano F10 delle ore 14, diretto a Milano Porta ….”

Il resto dell’annuncio non lo aveva sentito, non le importava sapere che il treno sarebbe partito di lì a poco. Lui era arrivato. Lui era salito sul treno, e lei non avrebbe aspettato ancora.

Avrebbe fatto come tutti i giorni, l’avrebbe cercato per tutto il treno, e con naturalezza si sarebbe messa quanto più vicina possibile. Però avrebbe provato una cosa nuova. Oggi gli avrebbe parlato. Strano, in un mese di pedinamenti non aveva ancora sentito la sua voce, né scoperto il nome del ragazzo che saliva da solo. Come nessun altro, come solo lei faceva.

Anche solo un “ciao” sarebbe bastato. Per provare a se stessa che riusciva a fare tutto quello che voleva. Eppure lei, l’intrepida Jackie aveva paura. Perché le bastava vederlo spuntare per avere un principio di infarto. Come avrebbe fatto a parlarci? Sapeva che le sarebbe stato impossibile, ma sapeva che era obbligata, altrimenti si sarebbe picchiata da sola.

E poi anche Terry e Maggie l’avrebbero aiutata a picchiarsi, ne era sicura. Erano loro che l’avevano convinta a fare quella che per lei era una pazzia, dato che la cosa che temeva di più al mondo era un rifiuto.

 

 

Un posto comodo nemmeno a pagarlo oro. Sì, come se fosse una novità…

Poco male… almeno non devo stare in piedi, meglio che niente… Pensò il ragazzo moro appena salito sul treno. Si era appena seduto e, nel mettere a terra lo zaino Seven, qualcuno aveva abbassato il sedile di fianco al suo e ci si era seduto.

         Lei.

Con il viso dello stesso colore della maglietta che indossava, rossa, probabilmente con il cuore che le batteva molto velocemente, dato che teneva due dita appoggiate sulla giugulare, come a voler calmare il sangue che galoppava nelle sue vene, neanche fosse rincorso da Dracula in persona.

Eppure si era seduta lì, senza esitare, senza chiedere, come se quel posto l’avesse chiamata col suo nome… chissà come si chiama? Pensò il ragazzo, curioso come non mai. Voleva sapere tutto di quella ragazza.

Ma come?

Gli venne un’idea… le avrebbe parlato. Già, ma di che cosa? Di cosa si può parlare con una persona di cui non sai assolutamente niente?

Avresti potuto chiedere.

Come scusa?

E se quel posto fosse stato occupato?

Qualcuno sarebbe stato seduto qui.

Perché è così fredda? Sembra un robot. Sembra che parli con un insetto fastidioso, con un essere che le da fastidio… che io abbia capito male? Che abbia frainteso tutto? Che lei si sia seduta lì perché c’è posto, e non perché ci sono io? No, impossibile! Non avrebbe fatto così per un mese. Coincidenze? No. Non ci credo. Non voglio crederci.

 

 

Avresti potuto chiedere.

Mi ha rivolto la parola!? Oddio, non è possibile, magari è uno scherzo della mente bacata che mi ritrovo. Proviamo a fare una domanda, magari non mi ha detto niente.

Come scusa?

E se quel posto fosse occupato?

Mi parli per dirmi questo? Per dirmi che non mi sarei dovuta sedere qui? Ma sei cretino o che cosa? Ok, Jackie, stai calma. Rispondi come risponderesti a chiunque altro. Non farti abbindolare da quelle labbra. Ok. Così è peggio. Rispondi e basta.

Qualcuno sarebbe stato seduto qui.

Così dovrebbe andare… non mi sono sciolta, è un passo avanti.

 

 

            E se qualcuno dovesse sedersi lì dopo?

Beh, alla fine è possibile, voglio vedere cosa mi dice adesso.

            Non si siederà nessuno qui.

E questa?? Come diavolo fa a saperlo?! Allora è vero che mi pedina, non sono io che mi immagino tutto…

            E tu come lo sai?

Adesso voglio vedere cosa mi dice.

            Lo so.

Mi sarei aspettato di tutto, ma non un “lo so”, andiamo! Io lo userei per chiudere un discorso. E non penso che sia il suo intento, magari sta per aggiungere qualcosa. Delle scuse, o dell’altro, che ne so io?!

Certo che è bella, ora che il colorito è tornato umano si vede. Ha gli occhi blu, i capelli scuri… ma le labbra, Dio, sono stupende, sembrano scolpite da Leonardo. Probabilmente le contorna con la matita. E poi, con quell’aria da superiore è bellissima. Se è come credo che sia sono fortunato.  

Però, cosa le dico adesso? Le chiedo come si chiama? No. Troppo patetico. Continuo il discorso? No… non ci voglio litigare. Io ora sto zitto. Vediamo cosa fa.

 

 

E se qualcuno dovesse sedersi lì dopo?

Ma non farmi ridere. So perfettamente che le uniche cose vicine a te nei viaggi in treno siamo io, il tuo cellulare e ogni tanto un libro.

            Non si siederà nessuno qui.

Beh, che è quella faccia? Chiudi la bocca, che entrano le mosche. Ti ho lasciato senza parole? Oh, poveretto, vieni qui che mammina ti consola.

            E tu come lo sai?

Domanda idiota. Come credi che ti risponda? Sai, “sono follemente persa per te, ti seguo da un mese”, è misera come risposta. Ma non servono tanti giri di parole.

            Lo so.

Ancora quella faccia!? Ora ti picchio! Jackieeee stai tranquilla. Che la lingua non gli fa male. Anzi.

Stai calma. Aspetta una risposta.

Fai uno… ok dieci respiri profondi e ti passa la voglia di saltargli addosso. Avanti…

Uno.

Due.

Tre.

Quattro.

Cinque.

Ok, sono calma.

Però la voglia di saltargli addosso c’è ancora. Tzè, e chi vuoi fregare? È per quella voglia che lo pedini da un mese, Jackie.

 

 

Prima Fermata.

Un posto da quattro libero, un’attrattiva che chi non ha mai viaggiato su quei deprimenti posti singoli non può capire.

Un ragazzo e una ragazza seduti vicini. Che si guardano, come per capire chi dei due si sarebbe alzato per primo.

Lei lo guarda, con un misto di rabbia repressa, parole trattenute e tristezza.

Anche lui la guarda, ma un solo sentimento traspare da quegli occhi verdi: la curiosità.

Si alza, e si siede nel posto libero, proprio di fronte alla fila di posti singoli, dove lei avrebbe potuto vederlo solo alzando lo sguardo, dove avrebbero potuto mantenere un contatto.

 

 

Perché ti alzi? Cazzo, non posso mettermi a fissarti. Mi vedresti, non posso farmi beccare, sarebbe tremendamente imbarazzante. E poi dopo quello che mi hai detto non voglio farti credere niente. Devi rimanere nel dubbio.

Come io lo sono stata per più di un mese. E come lo sono anche adesso.

Mi siedo lì?

No, Jackie, sei impazzita? Sarebbe come scriverti “ti amo” in fronte. Non puoi.

Però, se si mette lì… è facile da vedere. Ma ti può vedere anche lui dal riflesso… sarebbe anti sgamo.

Puoi far finta di guardare fuori dal finestrino…

Nah…troppo ovvio, perché prima non guardavi allora?

Qualche occhiata veloce, magari non se ne accorge. Puoi fare finta di essere sovrappensiero, come al solito.

 

 

Non mi guarda.

Perché? Che strana ragazza. Di solito mi fissa e ora che le sono davanti non mi degna nemmeno di uno sguardo. Però deve essere nervosa, sta tormentando quel povero labbro.

Così è anche più bella di prima. Sembra che stia impegnando tutta la sua intelligenza per trovare un espediente per fare chissà cosa… forse per avvicinarsi. O forse per qualcosa in cui io non c’entro niente.

Alla fine non sono mica il centro dell’universo. Da tanto non lo sono più.

Per nessuno. Perché dovrei essere il suo?

Sarebbe bello, una persona che ti ama incondizionatamente e che ti rimane accanto sempre e comunque.

Soprattutto se è una bella ragazza come lei. E se è tanto intelligente da cercare di razionalizzare anche l’attrazione fisica, la cosa meno razionale di questo mondo.

Sarebbe bello non essere più solo in questo mondo.

Almeno per un po’.

 

 

Adesso mi fissa. Non direttamente, ma sento il suo sguardo addosso. E lui guarda il riflesso del vetro…

Possibile? Non sta nemmeno più rispondendo ai messaggi. Chissà a cosa sta pensando?

Magari a me. No, Jackie, non ti illudere. Perché dovrebbe? Se gli interessassi avrebbe fatto qualcosa.

Ti ha parlato.

Sì, certo, per dirmi che la mia presenza non era gradita, che cosa romantica.

Che pessimismo!

È realismo. Tutto qui.

Sì, certo. Ricordati che il realista non vede il bicchiere mezzo vuoto.

No, vede un bicchiere con un po’ d’acqua.

Già, tu ti ostini a guardare solo la parte vuota.

Magari perché è quella meno distorta?

Ma anche quella che non ti disseta,  Jackie.

Ma dai!! Ti odio… hai sempre ragione tu.

Io? Guarda che stai parlando con te stessa. Non con Terry o Maggie.

Non me lo ricordare. È già abbastanza deprimente parlare con la propria mente senza che questa te lo ricordi.

Hai ragione.

Stai zitta?

Ok, Jackie. Ma pensa a qualcosa da fare.

Ovvio. È da un mese e passa che lo faccio.

Ma non hai ancora trovato niente.

E tu come lo sai?

Sono la tua mente, ricordi?

Come posso dimenticarlo? Ora smetti di rompere le palle e pensa a qualcosa da fare.

Sì, Capitan Jackie Sparrow.

 

 

Perché sorride? Si è accorta che la fisso e gongola?

No, non mi sembra il tipo…

Però, che strano, sembrava che stesse parlando silenziosamente con qualcuno. Ma non può essere telepatica.

Magari parlava con sé stessa… ogni tanto lo faccio anche io. Magari stava discutendo sul da farsi.

No, è troppo assurdo.

 

 

Capitan Jackie Sparrow, ogni volta che sentiva quel nomignolo sorrideva. Gliel’avevano dato Terry e Maggie quando avevano visto la trilogia di “Pirati dei Caraibi” a casa sua, e a lei brillavano gli occhi ogni volta che Capitan Jack Sparrow faceva qualcosa di genialmente pazzo, o di pazzamente geniale.

Era un idolo per lei. E da lì era nato il soprannome.

Persa nei suoi pensieri, alla fine non aveva trovato niente di pratico da dire al caro ragazzo dagli occhi verdi, anche lui chiamato Jack per l’ammirazione/attrazione che lei provava. Non aveva idea di cosa dirgli.

E la sua fermata sarebbe stata la prossima.

 

 

Ancora una fermata.

Doveva scusarsi? Non lo sapeva nemmeno lui.

Non aveva trovato niente di pratico da dire alla strana ragazza mora, non aveva idea di cosa dirle.

E, quando il treno si sarebbe fermato, lei avrebbe lasciato il suo posto e si sarebbe unita alla massa di gente che scendeva dal Suburbano F10, sempre affollato a quell’ora.

 

Terza fermata.

E adesso che gli dico?

Ok, vado lì e gli dico qualcosa. Mi devo solo alzare e fare un passo.

Il passo più difficile.

Anche solo un ciao…

La parola più semplice, quella che si impara dopo mamma e pappa. Impossibile in quel momento.

Per la Jackie che non aveva paura di niente, era impossibile dire ciao a uno stupidissimo ragazzo.

Le porte si erano aperte, non poteva stare lì ferma.

Doveva scendere.

O avrebbe dovuto fare i conti con il suo patrigno.

 

 

Lilith’s space

E il primo capitolo è andato.  J

Spero commenterete, in fondo non è poi così male, giusto? *Si nasconde per paura di un linciaggio*.

Ok, commentate lo stesso, se non vi è piaciuta pazienza, accetto anche eventuali “ritirati”, o cose del genere.

I consigli sono graditissimi, così come le opinioni [spero positive] sulla storia, o meglio, sul primo capitolo.

Va da sé che per ogni dubbio basta chiedere, risponderò nel prossimo capitolo a commenti/domande eccetera.

 

Au Revoir

Lilith_Rose

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Terza fermata.

Mi giro?

No, potrei bloccarla, se mi volesse dire qualcosa.

La guardo dal riflesso, per vedere cosa fa.

Si è alzata. Sta venendo verso di me.

Che sia la volta buona?

Speriamo.

Mi fissa.

Si morde il labbro.

Tamburella con le unghie rosse sullo schienale del sedile che ha di fianco.

Dai! Parla!

Cosa ti costa?!

Perché mi guardi così?

Sembra che tu abbia perso una battaglia.

E forse è così, l’hai persa con te stessa. O meglio, con il tuo orgoglio

 

 

Una ragazza dai lunghi capelli neri stava scendendo dall’F10 con l’aria di un bambino di cinque anni che ha appena scoperto che Babbo Natale non esiste.

Un ragazzo sul treno la guardava con due intensi occhi verdi che sembravano nostalgici e speranzosi al tempo stesso.

Lei aveva guardato indietro, come se aspettasse qualcuno. E aveva trovato quello che cercava.

Due occhi verdi che sembravano volerle dire qualcosa…

Lo sguardo del colore dell’oceano di lei e quello color smeraldo di lui si erano uniti, e sarebbero rimasti legati, quel silenzioso discorso sarebbe durato per ore, se il treno non fosse partito, interrompendo tutto.

 

 

Uffa. Chi cazzo è che rompe adesso?

Ciao Jackie, cm è?

Mittente: Eddie.

Eddie? Eddie? Quell’Eddie?

Non ci credo.

Magari ha sbagliato. Proviamo a rispondere…

Hey ciao, io tutto bene, tu come stai?

Invia.

Tt bn grz… c 6 sabato al party?

Sì, ci vado con la Terry e la Maggie… è la loro festa di compleanno…

Sì lo spv…k bll cs!!! all c s vd sabato :)))))))))))))

Ok. Ciao…

 

Terry, mi ha scritto Eddie…

Eddie? Quell’Eddie?

No, Pincopallino. Ovvio, QUELL’Eddie.

Ma quello che ti piaceva l’anno scorso?

Quanti altri ne conosci?

Nessuno ^^’’ e che dice?

Mi ha chiesto se sabato vado alla festa.

E tu?

Gli ho detto che ci vengo con voi… è o no la festa per i vostri 16 anni?

Vero =) e lui che ti ha risposto?

Mi ha detto: “Sì lo spv…k bll cs!!! all c s vd sabato :)))))))))))))”

Oddio! O_o contenta?

Se, sto toccando il cielo con un dito… sai che lo odio! Da quando è cambiato, non lo sopporto… è troppo idiota, ignorante e pervertito!

Già.. chissà cosa vuole..

Io una mezza idea ce l’avrei.. vediamo sabato.. speriamo non rompa troppo…

Lo spero anche io… con l’altro, come va?

Quello del treno? È lì.. però oggi mi ha parlato *-* …

Wooooow e che vi siete detti? Vi siete dichiarati amore eterno?

Haha simpatica lei… no, mi ha detto che avrei dovuto chiedergli il permesso per sedermi di fianco a lui, e poi si è pure spostato ._.

Oddio! Povera Jackie.. ma magari era per vederti meglio =).. poi ti ha guardata?

Sì, mi guardava dal finestrino, e quando sono scesa ci siamo guardati negli occhi..

Visto? Meglio di così!

Magari è la volta buona huhu…

Dai ora vado a studiare, che domani ho la verifica di Deutsch e non mi ricordo mezza parola…

Sese certo…

Zitta tu che anche senza fare niente pigli 10..

Eeeh già.. dai ti lascio studiare, non voglio averti sulla coscienza xD

 

 

Cos’è? Deve esserle caduto…

Se leggo non fa niente, no?

“ sabato prossimo allo Zarker: festa Terry e Maggie ore 22 “

Nah, non era suo, non sembrava il tipo da Zarker, lei.

Però c’era un’annotazione…

Ma che palleeeeeeeeee… va beh, per le mie gemelle preferite questo e altro =) <3

Thanks Jackie <3 we love U by Terry e Maggie

Sì, era suo, se lo sentiva…

Jackie, che bel soprannome…

 

 

Dove l’ho messo il foglietto?

Era in tasca !!

Magari mi è caduto in treno… booh…

Beh, tanto con loro due come organizzatrici mi sarebbe impossibile dimenticare la festa.

E poi non ho una memoria così scarsa, anche se i miei neuroni spesso lasciano a desiderare…

Ti sembra questa l’ora di tornare?

Giovanni, torno a casa a quest’ora dall’inizio dell’anno. Non è colpa mia, è il treno.

Tutte scuse. Tu devi essere a casa alle due e dieci, come l’anno scorso.

Il treno arriva in stazione alle due e un quarto. Come faccio ad essere a casa prima del treno, me lo spieghi?

Non usare quel tono con me!

È il mio tono normale…

Parli così anche ai tuoi professori?

Certo, è la mia voce.

Ecco perché vai così male a scuola.

Non vorrei fartelo notare, ma ho tutti nove e dieci in pagella.

Certo, finché la falsifichi…

Se lo dici tu. Io vado in camera mia.

Ma perché Selena ti ha sposato? Stavamo così bene io e lei.

È vero, con papà stavo meglio, ma lei era una brava persona.

Tu l’hai sottomessa completamente. La obblighi a fare quello che vuoi tu.

Non è giusto!

Ogni volta che ti vedo gli stessi discorsi inutili. Che finiscono allo stesso modo.

Io me ne vado.

Fuori, in camera, in soffitta, dalle gemelle. Conta poco.

Mi basta non vederti.

Stronzo.

 

 

Finalmente a casa.

Mamma! Sei a casa? Sono tornato!

Nessuna risposta…

Oramai ci era abituato.

Sua madre era una donna meravigliosa, ma lavorava tanto, fin troppo, pur di soddisfare tutti i suoi desideri.

Adorava quella donna. Era dolce, per lui c’era se voleva parlare, chiederle un consiglio, l’unico inconveniente era che poteva parlarle solo la sera, e spesso non bastava, quindi era diventato abbastanza chiuso.

Senza contare che aveva un carattere particolare, e non rientrava esattamente nei canoni di bellezza classici.

Non era il classico figo da paura. Ma a lei piaceva lo stesso. E questo lo metteva davvero di buon umore.

Aveva deciso che le avrebbe parlato, questa volta gentilmente. Senza aggredirla, e senza farla arrabbiare.

E l’avrebbe fatto alla festa.

 

 

Lilith’s space

Salve a voi, mie lettrici [mi fa effetto, dirlo xD]

Allora, non è stato un capitolo poi tanto denso di avvenimenti, è anche abbastanza cortino, ma il prossimo sarà un po’ più lunghetto e, spero, un po’ più interessante per voi.

Prima mi sono dimenticata di aggiungere una cosetta o due.

Aaallora, i nomi non sono casuali, cioè, non tutti.

Terry e Maggie li ho presi dal manga/anime “E’ quasi magia per Terry e Maggie” che parla, appunto di due gemelle molto affiatate ma anche molto diverse tra loro [ovviamente, essendo la storia ambientata in Italia, i nomi sono Teresa e Margherita].

Jackie, beh, il soprannome è preso da Jack Sparrow, come ho già detto, però del nome parleremo più avanti.

Eddie, a dire la verità, non l’ho preso da niente, è solo il primo nome che mi è venuto in mente, ma il tizio è italiano, quindi si chiama Edoardo.

Selena me l’ha “suggerito” Helena, la canzone dei My Chemical Romance *si prepara per i pomodori*, volevo mettere Elena, ma cambia l’accento, e poi Elena non mi piace, quindi ho messo Selena.

Giovanni, beh, non lo so, è un nome tipicamente italiano, e mi è venuto così, un po’ come Eddie ^^’’

Zarker, è un locale totalmente immaginario, almeno, per le mie conoscenze.

 

Ok, qui le note sono più lunghe del capitolo ^^’’

Vi chiedo umilmente scusa, ma per spiegare le cose serve spazio, no?

Come al solito se volete, commentate [non per forza con “Brava” u-ù] e sempre se vi aggrada, fate domande su ciò che non avete capito.

 

Qualora lo vogliate [scusa Paolo Bonolis xD] posterò il prossimo capitolo a breve.

Au Revoir

Lilith_Rose

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Let's get it started! ***


Let’s Get it Started!!!___

 

Jackieeeee! Sei pronta?

Sì, un attimo! Mi sto truccando!

Ti fai bella per il tuo Eddie?

Lo sapete che non è per quello. Magari lui ha trovato il bigliettino che ho perso e viene alla festa! Non posso mica essere in disordine, eh!

Tesoro tu ti fai troppe seghe mentali!

Eh vabbeeeh, lasciatemelo credere, per una volta, no?

Magari poi succede qualcosa con Eddino caro!

Avete finito?

Sì, sì, scusa cara…

Maggie! Lo sai che odio quando mi chiami cara! Mi sembri una vecchia!

Terryy! La Jackie mi ha detto che sono vecchiaaa!

Maggie, smetti di fare la bimbaaa, oggi compiamo sedici anni!

Lo so, infatti facciamo anche la festa! Lallallàà

Adorava quelle due, Teresa e Margherita, manco a farlo apposta.

Terry e Maggie. Era sempre stato il loro soprannome. Erano due gemelle inseparabili. Maggie così allegra e espansiva, e Terry, allegra, ma più matura. Benché fosse la minore, era lei che sembrava più grande, anche se, per due gemelle, fare un discorso del genere sarebbe abbastanza fuori luogo.

Jackiee! Andiamo!

Arrivo! Prendo la borsa!

 

 

Marco! Ti sbrighi?! Dobbiamo andare a quella festa!

Andreuccinooo, arrivo subito!

Non mi chiamare così!

Ok, Sir Andrew, arrivo subito, dammi un attimo per mettermi la lacca!

Che scemo! Non capirò mai perché ti conci così. Non sei una ragazza!

Ma dai? Te ne sei accorto dopo dieci anni? Sei un po’ lento.

Spiritoso, muoviti.

Eccomi! Sono sexy?

Hey, guarda che non sono mica una checca!!

Simpatico!

Grazie, andiamo?

Certo! Però, scusa un momento… non l’ho ancora capito, perché vuoi venire con me? Pensavo odiassi le feste…

Voglio provare ad andare a una festa. Non morirò mica, o no?

Forse tu no. Ma le tue orecchie non reggeranno a lungo l’house et similia, come dici tu.

Ma hai detto che le gemelle non sono idiote, o sbaglio?

Beh, Maggie non lo è di sicuro. Si è messa con il sottoscritto!

Oddio, speriamo nell’altra allora. Com’è che si chiama?

Terry.

No, non è lei. E non posso chiedere di Jackie, se no questo qua mi perseguita a vita.

Già, era troppo orgoglioso per far credere all’amico che lui voleva andare a una festa solo ed esclusivamente per vedere una ragazza di cui sapeva solo il soprannome.

Ma dimmi la verità, Andrew.. non ci sarà mica una che ti piace lì, vero?

Ma va! Io che mi innamoro di una truzza? Ma ti pare?

Beh, la migliore amica delle gemelle è tutt’altro che truzza….

Che sia lei?

E anche Terry, se non mi sbaglio non lo è. L’amica dovrebbe chiamarsi Jenny, Jessy o boh, non…

Jackie?

Sì,  Jackie, come fai a saperlo?

Così, assomiglia a quelli che avevi detto tu…

Meglio restare sul vago.

Non ti piacerà Jackie?

Oh, sì che mi piace… se no mica ci venivo alla festa con te!

Non ho idea di chi sia… Perché me lo chiedi?

Perché prende il tuo treno, magari l’hai già vista..

Boh, può essere, ma non ci ho mai fatto caso.

Haha! Ti piace!

Ma va! Smettila…

Devo smettere di guardarmi intorno… altrimenti va a finire che questo capisce tutto!

Gia. Non è per niente male. Però è strana.

In che senso?

È praticamente orfana, vive con la matrigna e suo marito, che odia. Maggie me ne parla spesso.

Povera.. chissà che inferno!

E questo la rende strana?

Beh, sì. Cioè, non è per con chi vive. È che è... boh, particolare. Sì, potrebbe proprio piacerti.

Boh, vedremo ‘sta sera, no?

Eh già. ora, vogliamo andare?

Subito socio!

Perché mi guardi così?

Cos’hai bevuto?

Haha, piantala, sali in macchina, piuttosto!

 

 

Jackie! Tesoro vieni un attimo?

Tesoro? Prima non mi caghi nemmeno e ora mi chiami tesoro?

Dimmi Eddie…

Sei prenotata per tutti i balli

E da chi?

Da me, ovvio

Nah, io dico che ballo con chi voglio

No! Tu sei mia.

Che cosa?

Io non sono di nessuno, sono solo mia, caro.

Per favore…

Se la metti così… magari possiamo ballare un po’ insieme.

Jackie sorrideva. Aveva ottenuto quello che voleva, aveva addomesticato l’”indomabile” Eddie, quello che tutte volevano e che tutte potevano avere, se erano belle.

 

 

Perché mi fa questo effetto? Alla fine lei mi è venuta dietro fino all’anno scorso. Poi io ho iniziato a uscire con la compa e lei non mi ha più considerato, anzi, mi guardava come se mi odiasse…

Però è così bella, soprattutto quando sorride….

E poi ha un carattere che mi fa perdere la testa. È l’unica ragazza che mi sa tenere testa.

Sarà perché siamo cresciuti insieme…

Forse… forse la amo.

 No, cosa dico, me la voglio solo fare… non mi importa niente di lei.

È solo una delle tante…

Già, Eddie lo pensava, ma sapeva che non era vero. Per lui Jackie era più di “una delle tante”, era stata la sua migliore amica, l’aveva salvato tante volte. Fino alle medie.

Poi, alle superiori, lui era cambiato. Aveva iniziato a bere, ubriacarsi, a parlare, a vestirsi, perfino a comportarsi in modo diverso, a fregarsene di tutto. Aveva iniziato anche a fumare sigarette. L’unica cosa che ancora non faceva era drogarsi. Forse perché sapeva che avrebbe fatto male a se stesso. Ma anche a lei, cosa avrebbe detto, se l’avesse visto fumato, o peggio? L’avrebbe odiato, più di quanto già non facesse, e lui non poteva permetterlo.

Anche se non lo ammetteva con nessuno, nemmeno con se stesso… lui voleva Jackie tutta per sé.

E non solo per farsela.

 

 

Jackie! Noi mettiamo la musica! Per te va bene?

Certo – disse la mora con un sorriso – e poi, la festa è vostra, perché chiedete a me?

Già, hai ragione!

Siete pronti ragazzi?

3

2

1

Musicaaaaaaaaaa!

La festa era iniziata con un ritmo tecktonik, che sicuramente aveva scelto Maggie.

Terry non se ne intendeva; a lei toccava la scelta dei lenti, ed era la migliore, i suoi lenti erano sempre stupendi. Piacevano a tutti.

Altra canzone.

No Stress.

A Jackie piaceva, nonostante fosse un po’ troppo truzza non era malaccio.

Lei e le gemelle, come al solito, erano le prime a scendere in pista.

In quelle feste si scatenavano. Nessuno le controllava, potevano ballare quanto volevano, loro le feste le facevano solo per divertirsi, non erano importanti l’alcol, la droga e tutto quello che spesso gira in quelle occasioni.

Certo, bevevano qualcosa, ma raramente si ubriacavano…

Tutto era  fatto per divertirsi, e per ricordarsi il divertimento.

Terza canzone, Jackie sentiva che qualcuno era dietro di lei..

Non le serviva girarsi, sapeva già chi era.

Eddie.

Non serviva parlare.

Erano perfettamente sincronizzati, si muovevano come se fossero una cosa sola.

Poi, così, all’improvviso, Jackie non l’aveva più sentito dietro di sé.

Sapeva già dov’era andato, non le serviva cercarlo, ma per sicurezza aveva voltato lo sguardo verso le borse.

Eccolo, con la sua maledetta sigaretta in bocca.

Le sigarette che aveva iniziato a fumare l’estate prima, e che da allora erano la sua droga, una volta aveva provato a contarle. Fumava più di un pacchetto al giorno.

A volte perfino due. E fumava Lucky Strike, tra le più pesanti.

Non l’avrebbe seguito. Avrebbe continuato a ballare, poi si sarebbe riavvicinato lui, puzzando di fumo, già lo sapeva, e al solo pensiero aveva fatto la smorfia che faceva quando sentiva un odore che non le andava a genio, facendo sorridere le gemelle, che si erano girate verso di lei.

 

 

Una sigaretta mi ci vuole, altrimenti la sbatto al muro…

Mi devo calmare, già, ma nove mesi di pensieri repressi e di azioni trattenute sono difficili da sopportare, soprattutto se l’oggetto di quei pensieri mi balla a dieci centimetri di distanza, sì, quando mi si stacca di dosso….

Finita, torno dentro a ballare….

Un sorriso smagliante, o meglio, un ghigno da mozzare il fiato, si era materializzato sul viso di un ragazzo con i capelli neri, un occhio verde intenso e l’altro del colore dell’ebano che si dirigeva verso la porta con l’aria di un vincitore che andava a ritirare un trofeo.

Peccato che lei non fosse un trofeo da vincere*.

 

 

La terza sigaretta nel giro di mezz’ora!

Sta diventando assurdo, e mi ha pure chiesto di uscire a fumare con lui!

Come se non sapesse che io odio il fatto che lui fuma

Oh, beh, poco male. Almeno mi riposo un po’.

Però che strano, mi ha voluta per sé per tutta la festa, non ha ballato con nessun’altra, strano da parte sua… di solito cambia ogni mezza canzone. Oggi era tutto mio.

Beh, poco male, tanto non c’è nessuno che mi interessa a questa festa più di quanto non mi interessi Eddie, dato che Lui non c’è.

 

 

La mora con gli occhi color oceano era persa nei suoi pensieri, quindi non avrebbe potuto accorgersi dell’amica Maggie che saltava addosso al suo ragazzo arrivato in un clamoroso ritardo.

Né dell’amico di quel ragazzo, che lei, nei suoi pensieri, aveva erroneamente chiamato Lui.

Terry era rimasta paralizzata di fronte a Lui, non perché le piacesse, ma perché combaciava alla perfezione alle migliaia di descrizioni che Jackie le propinava ogni giorno.

Le sembrava di conoscerlo.

Immediatamente cercò Jackie in pista, ma non vedendo né lei né Eddie pensò, giustamente, che lui fosse fuori a fumare e lei seduta da qualche parte, tanto persa nei suoi pensieri da non accorgersi che l’ammore suo bello** era arrivato.

 

 

Lilith’s space

E il terzo capitolo è andato. 

Allora. Le note.

*= Presa da Aladdin, la scena in cui Al e Jasmine "litigano" perchè lui è convintissimo di avere successo con lei, lei lo sente e gli urla in faccia : " IO NON SONO UN TROFEO DA VINCERE!".

**= Non è un errore di battitura, è solo una cosa che io e le mie amiche diciamo spesso.

Il titolo è preso da una canzone dei Black Eyed Peas.

Adesso, le spiegazioni.

Due nuovi personaggi:

Marco e Andrew. I nomi sono assolutamente casuali. A parte il fatto che il nome Andrea mi piace, e Andrew ancora di più, dato il lieve tocco “esotico”. Sono migliori amici da una vita e mezza. E penso abbiate capito anche chi sono nei rapporti con le ragassuole. Però non vi dico niente, magari qualcuno non vuole saperlo u-ù.

Ora. Last but not least. I ringraziamenti.

NeverThink: Grazieeee. Tutti amano Jack *-* e beh, I nomi sono sempre stati il mio forte. Nelle storie, almeno. E anche nella vita. Metà della gente che conosco ha soprannomi che ha inventato la sotto scritta e che poi hanno iniziato a usare tutti -.- Grazie mille per i tuoi due commenti, spero che continuerai a leggere la mia Fic.

Nlc: grazie =) beh, i nomi sono venuti dai cartoni e dai film che guardavo o che guardo, e da qualche spunto preso dalla mia vita. Sono contenta che ti piacciano.

 

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Capitolo 4
*** Let's Party! ***


Let’s Party!___

 Mambo n°5

Quella canzone faceva sempre ridere tutti, ed era, in un certo senso, il momento di transizione tra i balli frenetici delle prime ore e i lenti dell’ultima parte delle feste delle gemelle.

Il passaggio da Maggie a Terry.

E tutti ballavano.

Sempre.

E loro tre ballavano insieme, sul palco.

Solo loro tre, e tutto il mondo guardava quelle tre stupende ragazze, così diverse ma così unite mentre ballavano una canzone demenziale.

Loro ballavano, e tutto il mondo le ammirava perché erano così unite, così… perfette, ecco.

Un ragazzo biondo con una cresta che sicuramente aveva richiesto almeno un’ora di attenzione fissava Maggie, che aveva addosso un vestitino corto con sopra disegnata Hello Kitty e che le esaltava il fisico perfetto.

Un altro ragazzo, moro, bello ma tremendamente fuori luogo, con due occhi verdi e penetranti era completamente stregato dalla moretta con gli occhi blu e con i jeans e il top nero che esaltavano le sue forme non perfette, ma quasi.

Un terzo guardava Terry, come un sognatore guarda una nuvola di zucchero filato. Quel ragazzo era strano, era bassino, poco più alto di Terry, aveva un ciuffo che gli copriva totalmente o quasi gli occhi color nocciola, truccati con la matita nera.

Durante il Mambo la porta venne aperta, e un altro ragazzo si aggiunse al terzetto degli adoratori. Anche lui aveva una cresta assurda, ma i capelli erano neri, e il suo sguardo era puntato su Jackie, che ai suoi occhi bicolori era una specie di dea stupenda, e nel vederla un altro ghigno deformò quel viso. Dopo la dea sarebbe stata sua.

E solo sua.

 

 

Mambo n°5 era finita, ora era venuto il momento dei lenti.

Everytime we touch, dei Cascada.

La versione lenta è capace di far piangere, se ti viene dedicata.

Ancora le tre regine, con i loro re, avevano aperto le danze.

Maggie era con il suo Marco. La coppia più duratura della festa. Erano insieme da sei mesi, e non avevano intenzione di lasciarsi.

Terry con Jay, quello nuovo, un ragazzo inglese che lei aveva voluto invitare alla festa e che le aveva chiesto di ballare. E ovviamente lei aveva accettato.

Ma la più particolare era la terza coppia. I due erano diversissimi tra loro, eppure belli insieme, entrambi avevano i capelli neri, lei li aveva ricci, con solo un ciuffo liscio, che le copriva l’occhio sinistro. Lui, invece, aveva una cresta alta più o meno una spanna. Nonostante tutto sembravano una cosa sola, come se fossero nati per stare insieme.

Piano piano, prima dell’inizio della seconda strofa, tutti stavano ballando, magari con sconosciuti che avevano incontrato lì per la prima volta, ma ballavano.

Tutti tranne un ragazzo, che fissava Jackie e Eddie come se non potesse farne a meno.

La canzone era finita.

Andrew stava guardando la panchina davanti a lui, con lo sguardo perso nel vuoto. Aveva visto una ragazza seduta.

La stessa che aveva osservato per tutta la serata, persa nei suoi pensieri.

 

 

Ma dai! Prima mi dice che mi vuole sua per tutta la serata, e poi dopo il primo lento sparisce!

Non si fa così!

Mi verrebbe voglia di farmi vedere con un altro.

Così capisce, o almeno lo spero. Insomma, in nemmeno due ore si è già fumato dieci sigarette! Va bene che siamo a una festa, però ora esagera!

 

 

Ok, al prossimo ballo provo a baciarla. Non ce la faccio più, non posso continuare a fumare!

 Mi faccio fuori tutte le scorte così!

 

 

Perché è da sola? Quell’idiota sarà uscito a fumare, come ha fatto per tutta la sera, immagino.

Potrebbe essere la mia occasione, l’unica, di parlarle, almeno per scusarmi per quello che le ho detto in treno.

Magari nemmeno mi riconosce.

No, non penso sia possibile, beh, al massimo potrei spiegarle chi sono.

Ok. Ora mi alzo, altrimenti torna l’altro e potrebbe impedirmi di parlarle.

 

Ciao, Jackie

 

 

Ciao, Jackie

Mmh? Oh, ciao

Che bella festa, dovresti fare i complimenti alle tue amiche, Terry e Maggie.

, lo farò.

A quel punto, la ragazza alzò lo sguardo, come se fosse appena tornata in possesso del suo corpo, e si rese conto di chi stava in piedi di fronte a lei.

Rimase come paralizzata, come se avesse ricevuto uno schiaffo che le aveva aperto gli occhi.

Il ragazzo ebbe una reazione opposta, aveva stampato sulla faccia il più smagliante sorriso di cui era capace, era felice di causare una simile reazione in quella ragazza.

Ti va di ballare?

Lei si guardò intorno, come se volesse avere il permesso dalla sala, ed, evidentemente, lo ottenne.

S-sì.

 

 

Oh, Ed, va’ che dentro c’è uno che balla con la tua tipa!

Ma smettila, e vai a casa, che non sei invitato.

Oh, io te l’ho detto.

Sìsì, finisco la sigaretta poi vado a vedere.

 

I ragazzi della festa ballavano le ultime note di Angels, di Robbie Williams.

I still believe in your eyes
 just don't care what you've done in your life

Baby….*

Chiedo troppo se ti chiedo di ballare ancora con me?

Adorava il tono che stava usando per fare quella domanda, sembrava quasi un nobile, e lei amava tutto ciò che emanava anche solo una traccia di antica nobiltà.

Jackie sorrise, come se lui le avesse offerto chissà quale meraviglia.

Lui, vedendola contenta, pensò di rincarare la dose, e le baciò la mano.

Mmm, no. Direi che non chiedi troppo disse la mora con un sorriso.

I still believe in your eyes
there is no choice, I belong to your life
because I will live to love you someday
you'll be my baby and we'll fly away
*

Si guardavano negli occhi, troppo concentrati in un discorso fatto di parole non dette. Erano troppo isolati dal resto del mondo, e di certo non si erano accorti che la porta della sala si era aperta e che un arrabbiatissimo moro stava camminando verso di loro.

 

 

No! Aveva ragione quel coglionazzo. Aveva ragione!

La mia ragazza sta ballando con un altro, e sembra pure felice.

Non lo posso accettare, non posso essere tradito.

In realtà, nessuno avrebbe pensato a un tradimento, perché la nuova coppia era tanto affiatata che tutti quelli che non la conoscevano pensavano che fosse una storia che durava da tanto, non che fosse solo alla seconda canzone.

Oh, ma non andrò verso di loro. Farò finta di niente, alla prossima canzone ci ballerò io, però, e farò in modo di fargli rodere il fegato.

Poi, posso sempre aspettarlo fuori, magari con qualche rinforzo.

Ahah, la vedo grigia per il nostro Don Giovanni.

 

 

I'll fly with you
I'll fly with you
*

La seconda canzone era finita, e Andrew pensava di rinnovare l’invito per la canzone successiva, ma la vista del ragazzo che prima aveva ballato con Jackie gli aveva fatto capire che, forse, lei avrebbe voluto ballare con lui.

Hey, Betta, balliamo?

Andrew si guardava intorno. Betta? E chi era?

Però Jackie gli diede la risposta.

Ardo, lo sai che Betta non mi piace. Chiamami Jackie, come tutti, o Lizzie, se proprio vuoi, ma non Betta.

Ok, Elizabeth.

Così va meglio.

Andrew si sentiva di troppo, e quindi se n’era andato. Odiava stare dove non era desiderato.

 

 

Allora, Elizabeth, balliamo?

Aspetta chiedo a…

Peccato che, dove prima stava colui a cui doveva chiedere il permesso, ora non c’era nessuno.

A chi, Liz?

Oh, a nessuno disse, sorridendo, eppure le sembrava strano, che lui fosse sparito così, senza dire niente. Forse era colpa di Eddie, anzi, sicuramente era colpa sua.

Angel eyes, why do you look back … **

Eddie le stava attaccato, forse anche troppo, e infatti, qualcuno con due occhi verdi stava fissando la coppia, come se volesse dividerli, e lo voleva veramente.

Poi lui aveva sollevato la testa di lei, che era appoggiata sulla sua spalla, e ora la stava fissando negli occhi scuri.

Che cosa vuole fare?

Ok, o adesso o mai più, io la bacio.

No, non puoi, non adesso che lui è qui. Ti prego.

Eppure, sembra che lei non voglia. No, di sicuro aspetta questo momento da anni.

Beh, magari mi sono sbagliata, magari voleva solo guardarmi negli occhi.

Non si era sbagliata.

Lui aveva iniziato ad avvicinarsi, ad abbassarsi verso di lei, e a chiudere gli occhi, non voleva di certo guardarla.

Voleva baciarla, e lei era divisa, tra il suo ego, che le diceva di ricambiare il bacio, di fare quello che voleva fare da tanto, troppo tempo per una quindicenne.

L’altra parte di lei, il suo senso del romantico, le diceva che non era lui che avrebbe voluto baciare, in quel momento, ma Andrew.

Però non sarebbe riuscita a divincolarsi, e lo sapeva, quindi aveva vinto l’ego, e, quando lui aveva appoggiato le sue labbra su quelle rosse di lei, non si era spostata, anzi, aveva chiuso gli occhi, si era arresa a quel bacio, che da tanto avrebbe voluto ricevere.

 

 

Poco più in là, le gemelle stavano guardando la loro migliore amica, mentre baciava il ragazzo che solo qualche giorno prima evitava e non il ragazzo che pedinava da un mese.

Questo era strano, e anche tanto.

Meno strana, anche se poco prevedibile, era stata la reazione del pedinato che, da lontano, aveva assunto un’espressione tra l’offeso e il triste. Poi se n’era andato, sbattendo la porta.

 

 

Amore, quello non è il tuo amico?

Sì, perché? Evidentemente il biondo non si era accorto di niente, dato che era concentrato sul lento che stava ballando con la sua ragazza.

Beh, mi sembrava un pochino arrabbiato…

Chi? Andrew? No, come minimo dovrebbero avergli…

…fregato la ragazza? Finì per lui Maggie

Beh, sì. È successo?

Sì, e si da il caso che la ragazza sia la mia migliore amica.

Oddio, lo sapevo, vado a parlarci. Posso lasciarti per un ballo?

Sì, intanto io cercherò di parlare con lei.

Ok, ci vediamo dopo. Ti amo.

Anch’io.

 

Oddio, che idiota sono stato!

Come ho potuto anche solo pensare che lei fosse libera, che avrebbe ballato con me per tutta la sera!

Se non te ne fossi andato, magari l’avrebbe fatto

Non potevo certo restare lì, scommetto che lei non si è nemmeno accorta che me ne sono andato, probabilmente ora sarà tutta presa a baciare il suo amato idiota, che la lascia sola per una sigaretta.

Non la merita.

Andrew pensava queste parole, ma, in realtà la sua mente diceva Lei è mia, Lei deve essere mia, e lo sarà.

Avrebbe voluto prendere a calci quel maledetto che gliel’aveva rubata, ma, forse, quel maledetto era il suo ragazzo.

Se fosse così lei non sarebbe sempre da sola in treno.

Magari prende un altro mezzo.

Lo sai che non è così, lo vedi tutti i giorni, su quel treno, che la fissa, come lei guarda te.

Ma allora, perché l’ha baciato?

Lui ha baciato lei, è diverso.

Non poi così tanto.

Invece sì, sai benissimo che c’è differenza, e poi tu te ne sei andato prima che potesse succedere qualcosa.

Per fortuna, altrimenti l’avrei pestato.

ANDREW! Quella voce l’aveva distratto dai suoi pensieri, che erano tutt’altro che costruttivi.

Che vuoi?

Si parla così al tuo migliore amico?

Potevi anche dirmi che lei ha un ragazzo.

Chi? Jackie? Guarda che quello non è il suo ragazzo.

E allora perché l’ha baciata?

Tu non l’avresti fatto?

Aveva ragione lui, come al solito. Oramai si conoscevano da anni, e Marco lo capiva al volo, anche perché non passava giorno senza che si vedessero e, nonostante le differenze pressoché enormi nei caratteri, i due ragazzi si volevano un gran bene, e Andrew, per Marco, era un libro aperto.

Uff. Sì, l’avrei fatto, se ne avessi avuto l’occasione. Ma è diverso.

E perché?

Perché lei pedina me, non lui.

Ti che cosa?

Mi pedina, o almeno, lo faceva. Dubito che dopo stasera lo farà ancora.

E perché dici questo?

Perché, se prima quei due non stavano insieme, ora saranno una coppietta felice.

Ti sbagli.

Oh, no, invece. Si leggeva negli occhi di lui, che la voleva tutta per sé.

Ma in quelli di lei? Che cosa hai letto? Lei chi vuole?

Non lo so. Non è così facile, da leggere.

Davvero? Me lo aspettavo, in fondo. Nemmeno Maggie l’ha capita alla perfezione, dopo due anni che sono migliori amiche. E a volte sembra quasi che parli di due persone diverse.

Perché?

Beh, Jackie  non si comporta sempre nello stesso modo. A volte fa una cosa e altre volte fa l’esatto contrario. Ah, sai come si chiama?

Non si chiama Jackie?

No. Quello è solo un soprannome, anche se non so da dove viene. Si chiama Elizabeth de Lioncourt.

Ad Andrew venne subito in mente Anne Rice e la sua creatura, Lestat.*** Possibile che quella ragazza avesse un cognome così?! Erano in Italia, non in Francia!

Stai scherzando? Chiese, convinto che fosse un nome inventato.

No, suo padre era francese, e la madre era un’inglese che amava Jane Austin, soprattutto Orgoglio e Pregiudizio ****, almeno, così dice Maggie.

E perché me lo dici? Non vedo cosa possa cambiare

Niente, però sapevo che sarebbe stato un dettaglio non da poco, per te. Una volta mi avevi raccontato di un vampiro che aveva lo stesso cognome, no? Pensavo che ti avrebbe colpito.

Già, mi ha colpito. Però resta il fatto che quei due si sono baciati. E io non posso farci niente.

Beh, se stai qui fuori no di certo, vuoi tornare dentro?

No. Sto qui fuori ancora un po’.

Ok, però cerca di tornare dentro, prima della fine della festa.

 

 

Tu, me la lasceresti un attimo?

E perché dovrei?

Chissà come mai, dopo lo sguardo assassino della bionda, Eddie non aveva niente da obiettare.

Ok ok, tienitela, te la lascio.

Vieni con me. Non era una richiesta, ma un ordine.

Ma, perché? Che ho fatto?

Che hai fatto!? Ma ti sei rincoglionita del tutto?

Perché? Che è successo?

HAI BACIATO EDOARDO MARIANI!

E quindi?

Beh, il tuo ragazzo del treno l’ha presa male.

Oddio. Che i…

…diota? Sì amore mio, lo sei stata.

M-ma…s-scusa Maggie però io, io quel bacio lo volevo da non so quanto.

Già, forse. Ma adesso devi scegliere. E secondo me l’hai anche già fatto.

Sì, sorrise Jackie

Dove vai?

A chiedere scusa alla mia scelta.

Il sorriso sulle labbra della bionda era semplicemente spontaneo. Era soddisfatta. Sapeva che Andrew era il ragazzo giusto per Jackie, anche se aveva appena capito che il migliore amico del suo Marco e la cotta della sua Liz erano la stessa persona. Però lei aveva conosciuto Andrew. E ne era certa. Questa sarebbe stata la volta buona. Finalmente Lizzie avrebbe avuto il Darcy che probabilmente sua madre aveva sognato mettendole quel nome.

 

Lilith’s space

Il quarto capitoloooo xD

Cominciamo con le note.

* L’amour tojours di Sagi Rei

** Don’t make me wait dei this world fair

*** Lestat de Lioncourt, personaggio principale delle “Cronache dei Vampiri” collana di libri scritta, appunto da Anne Rice

**** La protagonista femminile di Orgoglio e pregiudizio si chiama Elizabeth Bennet, e il protagonista maschile Darcy.

Troppe note. Scusatemi >.<

Adesso. Commentino mio personale.

Questo capitolo è un pelo più lungo del solito, ma non volevo tagliare il dialogo Maggie/Jackie, quindi ho dovuto allungarlo.

Poi, personaggio nuovo, Jay. Ok, non vi anticipo niente ma si capisce il ruolo, seppur marginale, che il ragassuolo assumerà. Un’altra volta, il nome è casualissimo.

Sappiate che le recensioni sono più che gradite ^_^

 

Ora. I ringraziamenti *-*

Charlie_me: mmh ora tieni per Eddie, ma mi sa che ri-cambierai idea, forse. Ma non anticipo niente u-ù. Gli occhi diversi, in genere, piacciono anche a me. A lui li ho messi, più che altro, per non cadere nel solito cliché del “chico latino”. (moro con gli occhi scuri)

xXBlack Rose OSheaXx: grazie per il complimentuccio =). PS ho seguito il tuo consiglio, ho cercato attori/cantanti etc. però niente manga, anche perché non sono poi tanto fedeli alla realtà.

 

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Capitolo 5
*** Mr. Darcy And Miss Elizabeth ***


Mr. Darcy and Miss Elizabeth___

 

ANdrew!

J-jackie! Che ci fai qui?

Mi scuso.

E per cosa?

Beh, credo tu lo sappia. Dovevo dirti che ho sbagliato, è stato un errore.

Non capisco. Che avresti fatto?

Mmh… davvero non lo sai? Sei venuto fuori sbattendo la porta così, per hobby?

No. Ma non vedo cosa possa centrare tu. Betta.

Odio quel soprannome. Chiamami Elizabeth, se devi. O Jackie.

Ok. Elizabeth.

Bene, io mi sono scusata. Ora posso tornare dentro. Vieni con me?

Lei, probabilmente, non avrebbe detto una parola di più. Odiava chiedere scusa, e raramente lo faceva. D’altro canto come avrebbe potuto Andrew dire di no a quel bel faccino e a quegli occhi così blu? E poi, era stato quell’idiota a baciarla. E se a lei non fosse importato niente di lui*, non si sarebbe scusata, e non l’avrebbe nemmeno pedinato per un mese.

D’accordo. Comincio a sentire la mancanza della musica.

Aveva vinto lei, lui aveva accettato le scuse, anche se non l’aveva detto apertamente, aveva capito. E questa era la cosa più bella che potesse succedere, dato che lei non si era dovuta prodigare in scuse assurde e interminabili richieste di perdono. Insomma, era senz’altro l’alternativa più rosea.

Era già quasi finita la festa. C’era l’ultimo lento prima dell’ultima botta di energia, come la chiamava Maggie, o il colpo di grazia, come lo chiamava Terry.

E l’ultimo lento era forse la canzone d’amore più famosa.

If I should stay
I would only be in your way
So I'll go, but I know
I'll think of you ev'ry step of the way
I will always love you **

Questo lento era di Andrew. Eddie non gliel’avrebbe mai rubato. Non sarebbe mai riuscito a staccarli, a dividerli.

Elizabeth aveva deciso. E stavolta era il ragazzo con gli occhi bicolore a sbattere la porta, pieno di rabbia.

I will always love you era stato il ballo più melensamente melenso di quella serata, per i ballerini.

Era l’ultimo lento. E tutti davano il meglio della loro dolcezza.

Andrew non era da meno.

Elizabeth. Grazie. Davvero, grazie per i due balli. Sono stati splendidi, e, beh penso di essere felice, stasera. E un’ultima cosa. - Disse, accennando un sorriso - Sei bellissima.

Grazie, hey, nemmeno tu sei tanto male, anche se io ti batto.

Che fai, prendi in giro?

Io!? No! Dico solo la verità. Andreuccino.

Anche tu?! Dimmi la verità, ti sei messa d’accordo con Marco?

No! Perché?

Beh, anche lui mi chiama Andreuccino.

Ok, ora stiamo zitti. Se no scoppiamo a ridere e ci guardano male.

Sissignora. Possiamo stare zitti alla mia manier- ahia!

Ooooops, ti ho pestato il piede, non volevo! Dicevi? Disse la mora con un’aria fintamente innocente

Oh, niente, se vuoi ti do una dimostrazione pratica Ribattè lui avvicinandosi

Mmh… sono curiosa.

Andrew aveva coperto la distanza tra il viso di lei e il suo. Le aveva poggiato le labbra sulla fronte, poi sullo zigomo, sul naso, su una guancia, sul mento, e, infine, le due labbra avevano trovato le loro compagne, e si erano unite a loro, in un bacio dolce, senza pretese e senza prepotenza. La dolcezza sembrava essere l’unica cosa che le muoveva.

And I will always love you…**

Al termine della canzone i due si erano staccati, lentamente, sorridendo e guardandosi negli occhi.

Erano decisamente felici, e pensavano che quella felicità sarebbe durata a lungo. Molto a lungo.

 

 

Erano le 2.30, la festa era ufficialmente finita.

Il sottofondo per chi ancora tardava a uscire dalla sala era una canzone dei Green Day. Non c’era più nessuno a ballare.

Dentro la sala erano rimaste Terry, Maggie e Jackie.

Erano da sole, dato che erano le organizzatrici e, di conseguenza, le ultime ad andarsene dopo aver salutato tutti.

Ragazzi compresi.

Quella serata le aveva lasciate senz’altro felici.

Per Maggie era stata un’altra delle tante serate felicemente passate con il suo Marco.

Per Terry era stata una nuova conoscenza. Una conoscenza che le aveva fatto girare la testa. Sentiva di aver trovato con Jay un qualcosa destinato a diventare grande, e a durare.

Jackie, poi, stava per toccare il cielo con un dito. Solo ora si rendeva conto di tutto quello che le era capitato in una sola serata. Andrew aveva trovato il suo biglietto. Così, per caso. Lui era il migliore amico del ragazzo della sua migliore amica. Cosa non poco trascurabile.

Aveva baciato Eddie. Anche se era stato un errore, non riusciva a pentirsi. In fondo, erano anni che voleva quel bacio. E l’aveva avuto.

Poi, Andrew l’aveva perdonata, ed era stato dolcissimo, con quei piccoli baci. Era felice, davvero. Era riuscita perfino a far tacere il pessimismo che l’aveva dominata per tutta la vita. Niente poteva farle perdere il buonumore.

Ragazze! Non sarebbe ora di andare a casa?!

Certo, arriviamooo.

Che bello, e adesso…PIGIAMA PARTYY!

Siii! Adoro le nostre feste di compleanno, soprattutto perché poi tu rimani a dormire da noi.

Già, è una copertura perfetta. Giovanni non può negarmi il permesso di venire a casa vostra a dormire per il vostro compleanno.

Verissimo! E poi quest’anno ci è anche andata di lusso. Oggi è sabato. Quindi si dorme fino a tardiiii!

Eeevvai!!!

Su, saliamo che la mamma è arrivata e sta suonando il clacson! Se no siamo in punizione…

Brrr… dai che mi vengono i brividi!

Haha muovetevi vecchiette, che se no ci lascia qui.

Hey, vecchiette a chi? Guarda che tocca anche a te tra poco.

Che bello, essere amiche, felici e innamorate, di un ragazzo, o della vita, poco importa. Tutto andava per il verso giusto. Beh, a parte un fastidioso compito di matematica programmato per il lunedì successivo. Ma Teresa ed Elizabeth erano dei geni, e, ovviamente, passavano tutto alla povera Margherita, che la matematica proprio non riusciva a capirla.

 

 

Angela!

Eddie. Cosa vorrà a quest’ora? Ah, già, la festa è finita. Probabilmente non è andata bene con la Jackie.

Arrivo Eddie. Un attimo. Ma che hai?

Mi serve una mano.

Per Jackie, vero?

Sì. Deve stare male, quella brutta zo…ma Angela non l’aveva lasciato finire.

Shhh… vieni dentro, tranquillo. Ci sono io con te.

Sì, Angela, tu ci sei sempre.

Già. Sono la tua bambola di porcellana. Quando vuoi ci sono sempre. Ma non posso fare altrimenti. Sei sempre così indifeso, quando vieni da me. E lei la pagherà. Perché sono stanca di vederti così.

La ragazza aveva iniziato a spogliarsi, e a spogliare il ragazzo, che aveva iniziato a baciarla con foga, come se lei fosse l’unica valvola di sfogo a sua disposizione, l’unico modo per poter vivere. Dopo essersi sfogato, Edoardo si buttò sul letto, accanto a lei, e lei iniziò a coccolarlo, come se fosse un bambino che ha fatto un brutto sogno.

Lei sapeva che, una volta sveglio, se ne sarebbe andato. E lei sarebbe rimasta lì. Da sola. Ad aspettarlo ancora senza poter fare niente per renderlo suo davvero. Perché lui era di un’altra. La stessa che non si rendeva conto di niente. E che lo faceva soffrire come un cane perché era troppo stupida per apprezzarlo.

 

 

Il lunedì successivo, in stazione. Ore 13.57.

Una ragazza si stava guardando intorno, come se stesse aspettando qualcuno di importante.

Hey, Lizzie, cercavi me?

Io? No! Ma cosa credi?! Che io mi metta così in agitazione per te?

Beh, non mi sembri tranquilla.

Spiritoso.

Dai, invece di stare lì impalata, muoviti e sali, che se no perdi il treno.

Stavo per salire.

Hey, come siamo acide oggi.

Io non sono acida.

No, nemmeno un limone lo è.

Oh, ma piantala, io vado a cercare un posto.

…..

Ma che fai? Mi segui?!

Beh, pensavo fosse sottointeso il fatto che io mi siedo vicino a te.

Beh, potresti chiedere.

Ma si può sapere cos’hai?

Niente.

Beh, in realtà Jackie era semplicemente irritata perché si era fatta beccare come una dilettante. Insomma, già mettersi a guardare in giro come un’idiota è imbarazzante, poi, se la persona che stai aspettando con tanta ansia ti vede e ti prende in giro l’unica cosa da fare è sotterrarsi. Ma, dato che con le unghie è difficile scavare il cemento, la cara Elizabeth si era lievemente innervosita. E il povero Andy ne stava pagando le conseguenze.

Dato che era presto, trovare un posto non fu tanto difficile, e, per una volta, era un posto da 4, e non uno di quei piccoli posticini deprimenti, con un solo posto. Jackie si era seduta. Andrew era rimasto in piedi.

Se lo dici tu, Liz. Se mi siedo con te pensi di riuscire a non uccidermi?

Potrei provarci disse Jackie con un ghigno volutamente diabolico.

Hey! Così mi fai paura.

E dai! Ti scandalizzi per una smorfia! Siediti e stai zitto.

Va bene. Mi siedo.

Non ti avevo detto di stare zitto?

Eh, cosa ci posso fare? Mi piace il suono della mia voce.

Ok. Ho capito. Tanto è inutile. Parliamo.

Che bello, l’ho spuntata io.

La smetti di fare lo spiritoso?

Sissignora. Di che parliamo?

Non lo so. Io starei anche zitta.

Va bene, allora. Che ne dici di uscire, qualche volta?

Cosa?

Io, te, da qualche parte, insieme, da soli.

Ok, non continuare la lista. Anche adesso Jackie sorrideva, ma questo era un sorriso dolce, non un ghigno diabolico. Essì, la presenza dell’ammore suo bello era davvero terapeutica, contro il nervosismo. Poi, era estremamente felice del fatto che lui le avesse chiesto di uscire, dopo così poco tempo che si conoscevano. Era praticamente al settimo cielo, anche se tutto questo non traspariva da quel piccolo sorriso. La ragazza sapeva mascherare abbastanza bene gli stati d’animo, in genere.

Allora? Che ne dici?

Ah, ti devo rispondere adesso?

Beh, se vuoi pensarci, abbiamo dieci minuti prima della tua fermata.

Ah beh, grazie per il lunghissimo lasso di tempo che mi hai concesso.

E di che? Visto come sono magnanimo?

Sì, certo, sei la magnanimità fatta persona. Comunque, dove vorresti portarmi?

Pensavo al cinema. Oppure… nel mio paesino c’è un castello con una torretta e una vista stupenda.

Ma... non è…?

Vietato entrare? Oh, sì. Ma per la vista che c’è lassù ne vale la pena. E poi, potremmo sempre ripiegare sul cinema.

Beh. Il castello mi attira di più.

Non avevo dubbi, allora? Vada per il castello?

Non ti ho mica detto che usciamo.

Perché? Hai intenzione di dire di no?

Non ho detto questo. Ok. Sì. Usciamo. Contento ora?

Non sai quanto, Elizabeth. Ma come facciamo a metterci d’accordo, se non hai il mio numero e io non ho il tuo?

Io ce l’ho il tuo numero

Andrew aveva sgranato gli occhi.

E come, scusa?

Hem. Forse non dovevo dirlo. Beh, la mia migliore amica e il tuo migliore amico stanno insieme, ricordi? Non è difficile come credi. La ragazza aveva un sorriso decisamente soddisfatto e strafottente.

Beh, io non ho il tuo.

No problema. Dammi qui.

No. Dettamelo, piuttosto.

In mezzo al treno? Non voglio dare il mio numero a tutta questa gente.

Che palle che sei.

Sì, grazie. Dai, ti faccio uno squillo, che adesso devo scendere. Sayonara!

Ma…ma. Uff. Ciao.

 

 

Lilith’s space

 

Note

* Andrew

** I will always Love you di Whitney Houston

 

Aallora… mi scuso immensamente se questo capitolo è stato troppo melenso o scontato o brutto o quello che volete voi. Uh, e ho messo il rating Arancione, il Giallo mi pareva un po’ basso…

 

Grazie per il commento “Winona” (LLLL) eh beh, lo sai che non ho tanta fantasia…e poi, la cosa è venuta fuori dal ragazzo del treno [anche se nella realtà non è questo il suo “nome” u-ù]… ora spero ti piaccia anche il seguito xD. Lov Iu

 

Uh, ho ascoltato il consiglio di xXBlack Rose OSheaXx, cioè ho cercato i VIPs che potrebbero assomigliare ai personaggi. Vi svelo i ragazzi…

 

Per Eddie ho pensato a Cristiano Ronaldo (Calciatore portoghese). Per Marco, invece, ho trovato una certa somiglianza con Kellan Lutz (per capirci, Emmet Cullen, anche se io preferisco la versione di questa foto); per Jay (cliché, un pochino) ho pensato ad Alex Evans (non mi picchiate .-.) e per Andreuccino (oddio, mi ucciderà stanotte per questo) ho pensato ad una specie di mischiaggio tra Jared Leto e Gerard Way (che sarebbero i cantanti di 30 Seconds to Mars e My Chemical Romance)

 

PS. Non mi fucilate per le scelte dei VIPs ç_ç

 

PPS. I commenti, le domande e anche gli insulti [quelli un po’ meno] sono graditi come sempre ^.^

 

Au Revoir

Lilith_Rose

 

 

 

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Capitolo 6
*** First Date ***


First Date____

Hey Andy!

Liz?

            No, il fantasma formaggino. Certo che sono io!

            Dovevamo metterci d’accordo per l’uscita. Quando puoi?

            24 ore su 24, a parte quando sono a scuola. 

            E non dormi?

Sì che dormo. Ma non vado mica a letto con le galline!

Ok. Allora facciamo così, vengo a prenderti in moto sabato e andiamo alla torretta.

Grande! A che ora passi?

Alle 17 va bene per te, essere notturno?

Certo. Ci vediamo domani in treno Andy.

D’accordo, Liz.

 

 

Quel sabato alle 17…

            Divertiti Liz. E cerca di non fare cose brutte. Che se no tra un po’ ci tocca cambiare pannolini.

            Gemelle cretine che non siete altro! Ma vi pare che lui si mette a pensare a certe cose al primo appuntamento?!

            Stupide. Io vado. È già arrivato, e non voglio che il caro Giovanni mi veda uscire con un ragazzo.

 

 

Heilà! Che bella moto!

Ti intendi di moto?

No, ma mio padre ne aveva una e mi è rimasta la passione. Cos’è? Una 250?

No, non posso ancora guidarla, è un 125. In teoria non potrei nemmeno portarti.

Eh va beh, fa niente.

Andiamo?

Certo. Ma prima dammi il casco.

Sì capo. Tieni.

Andrew mise in moto, e puntò verso la famosa torretta, per arrivarci si doveva percorrere uno sterrato, e in quel tratto Jackie si era aggrappata a lui, anche se lui dubitava fosse per paura di cadere.

Eccoci.

Wow. Sembra medievale.

Sì, lo è, in effetti. È del 1400.

Ed è ancora in piedi?

Beh, è stata restaurata un sacco di volte. Saliamo?

Ok, perché no?

La vista in cima alla torretta era stupenda. E probabilmente qualche decennio prima sarebbe stata anche migliore, senza quelle fabbriche a disturbare la visuale, che rimaneva comunque stupefacente. Si vedeva il lago e l’orario era perfetto. Il tramonto. Il cielo aveva un colore strano, andava dall’azzurro, al rosa, tendeva perfino al verdino, in alcuni punti. E il lago che si vedeva rifletteva tutti quei colori. Se non fosse stato per quelle fabbriche sarebbe stato un luogo magico e fuori dal tempo.

Jackie era bloccata a guardare il paesaggio davanti a sé. Era come se si fosse scordata di non essere sola. Ma ad Andrew questa cosa non dava poi tantissimo fastidio, almeno così poteva guardarla senza sembrare un idiota.

Lei era vestita molto semplicemente, aveva un maglione blu abbastanza pesante e un po’ scollato, che in realtà non faceva vedere granché (con una punta di dispiacere di Andrew), però lasciava spazio a numerose collanine, ognuna con un ciondolo diverso. Tre simboli giapponesi, che lui sapeva significare notte, gatto nero e amore. I pantaloni erano semplicissimi jeans scuri, ma non era certo quella la parte che aveva catturato il suo sguardo. La sua espressione era di stupore, meraviglia, e pace. Era come una bambina a cui regali un gelato senza che lei ti abbia chiesto niente, come se le leggessi nel pensiero. Gli occhi erano aperti, anche se ogni tanto li chiudeva, come per imprimersi quelle immagini nella mente, erano truccati di nero, ma non tanto da farla sembrare un panda. Le labbra erano appena dischiuse, e sembravano urlare silenziosamente “baciaci”.

Andrew era tanto rapito da lei quanto lei lo era del paesaggio. Però, dopo che fu calato completamente il buio, lei parve risvegliarsi da quella specie di trance.

Che bello il tramonto, vero?

Andrew era ancora totalmente e completamente perso dal “panorama”, quindi la sua risposta fu un semplice Eh sì…

Dobbiamo stare qui sopra ancora per molto? Sai, comincia a piovere.

Ah davvero?

Hey! Ma che diavolo ti è preso? Hai visto un fantasma?

No, qualcosa di infinitamente più bello. Mannaggia! Com’era smielato! Troppo…

Sì? Beh, dato che piove io me ne andrei anche, che ne dici?

Evidentemente quel ragazzo si era fumato qualcosa, prima di andare a prenderla! Insomma, era lì con l’espressione che aveva lei davanti a un mazzo di rose bordeaux! E già quella era abbastanza ridicola.

Oh, sì. Andiamo al cinema? Ti va?

Beh, quanto è lontano da casa tua e da qui?

Da qui una ventina di minuti

E casa tua quanto dista?

Meno di cinque minuti, in moto.

Ok, andiamo a casa tua.

O-ok…

Elizabeth non si era certo resa conto che quella proposta poteva essere interpretata male, insomma, al primo appuntamento, il chiedere esplicitamente di andare a casa può essere frainteso. Di sicuro aveva messo a disagio Andrew.

Però lei se n’era accorta.

Oh, scusami… non pensare male, è solo che casa tua è più vicina, e stare venti minuti sotto la pioggia in moto non mi sembra il massimo, dato che mi sa che sarà un gran bel temporale primaverile. Quindi, ci muoviamo? Non mi piace fare la doccia all’aperto.

Sì, subito. Vieni, andiamo alla moto.

Le previsioni di Jackie erano quanto mai azzeccate, avevano fatto in tempo a iniziare a scendere la rampa di scale che era venuto giù un diluvio della miseria. Insomma, trenta secondi dopo erano quasi fradici.

Tieni il casco. E tieniti forte, che qua c’è anche lo sterrato.

Ok, ok. Tu cerca di non farci cadere tutti e due.

Con un sorriso Andrew le aveva passato il casco, e poi si era messo il suo. Aveva messo in moto e, come era prevedibile, dato il tempo, il ritorno era stato un po’ meno comodo dell’andata, e Elizabeth gli era rimasta avvinghiata per tutto il tempo.

Hey… guarda che siamo arrivati, puoi anche lasciarmi andare, adesso.

Oh. Scusami.

Fecero di corsa il vialetto, continuava a diluviare, poi si fiondarono direttamente dentro la casa, senza pensare che, entrando completamente fradici, avrebbero bagnato un pochino il pavimento. Arrivarono al salotto, poi si resero conto del pasticcio appena combinato, si guardarono in faccia, guardarono indietro, poi si riguardarono in faccia e… scoppiarono a ridere.

E adesso tua madre cosa dirà?

Oh, non c’è mica la moquette! Si asciuga da solo, il pavimento.

Seee lo dici tu. Ma tua madre non è in casa?

No, è andata a Roma, mi pare.

Oh, deve avere un bel lavoro.

Beh, è avvocatessa. Una delle migliori.

Uao! Non vantiamoci troppo, mi raccomando!

Io? Ma mica mi vanto, eh.

Noooo, solo un pochetto. Allora, stiamo qua a parlare tutta la sera dello stupendo lavoro di tua madre?

No. Ma cosa possiamo fare?

Beh, potremmo guardare un film, ma sei tu il padrone di casa, saprai meglio di me cosa potremmo fare.

Beh, disse Andrew con uno sguardo un pochino, ma giusto un po’, malizioso verso il maglione bagnato e appiccicato al busto della ragazza, io un’idea ce l’avr..ahia!

Essì, un potente schiaffo gli era arrivato inaspettato sulla guancia destra.

Che ho detto?

Niente, ma l’hai pensato.

E cosa avrei pensato? Disse lui alzando un sopracciglio

Oh, lo sai.

Beh, non è colpa mia se piove, e che cavolo.

Nemmeno mia! Eppure non mi metto a pensare chissà cosa anche se i pantaloni così fradici ti fanno un culo da favola!

Ops! Doveva imparare a stare zitta, ogni tanto. E poi, giusto per sottolineare la lievissima figura di cacca, era arrossita.

Insomma, beccata!

Come scusa? Cosa hanno i miei pantaloni?

Eh? Cosa? E chi ha parlato dei tuoi pantaloni? Io no. Allora… dove mi posso levare questi vestiti?

Mah, anche qui se vuoi.

Ma dai! Ma pensi subito male!

E cosa dovrei pensare? Mi sembrava una domanda piuttosto diretta.

Intendevo, Elizabeth de Lioncourt, calmati, e stai attenta a quel cazzo che dici, di figuracce ne hai già fatte due in tre minuti, dove posso cambiarmi, dato che questi vestiti sono un tantino fradici?

Ah… se vuoi posso prestarti qualcosa di mio, e intanto mettiamo quei vestiti ad asciugare.

Visto? Non era difficile da capire.

Sì. Vado su a prenderti i vestiti, aspettami qui.

Ok.

Elizabeth era rimasta sola più o meno dieci minuti, e nel frattempo si era guardata un po’ intorno, il salotto era davvero bello, c’erano tre divani di pelle nera, uno con tre posti e gli altri due con due. In mezzo ai divani c’era un tavolino basso e, oltre il tavolino una TV LCD da più o meno 30 pollici. Nella stanza c’era anche una libreria molto fornita, soprattutto di libri Horror, Fantasy, ma c’erano anche libri che sicuramente erano della madre di Andrew, infatti parlavano di legge e di diritto.

Dando uno sguardo un po’ più “approfondito”, Elizabeth aveva notato un quaderno, semplice, nero, che ad un occhio un po’ meno attento sarebbe sicuramente sfuggito. La curiosità ebbe la meglio su tutto il resto, e lei aprì il quaderno. Era di Andrew, ne era sicura. Era un… un diario? No, non poteva essere. Insomma, i maschi non scrivono diari. Infatti non era niente di simile. Erano disegni. Manga, fiori, paesaggi, c’era di tutto, ma quasi niente di scritto, se non il nome soggetti dei disegni.

Sfogliandolo, aveva trovato una ragazza che era stata disegnata più volte. Non ci poteva credere, lui l’aveva disegnata. Ed era anche molto più bella che in originale. I ricci erano disegnati stupendamente, in ogni disegno. E vicino ad ogni disegno, come fosse il suo nome, c’era scritto My Little Purple Rose”, la mia piccola rosa viola.

Si era persa nei suoi ritratti, quasi sempre aveva uno sguardo perso, c’era anche la sua versione manga… com’era carina! Con quel sorriso esagerato e il pollice alzato, sembrava Rossana. Poi, ecco un altro disegno, completamente diverso, sembrava una specie di angelo dannato, un disegno tanto realistico da sembrare una foto.

Ehm ehm…

Elizabeth si era voltata di scatto, ma, per fortuna, non c’era nessuno, era stato uno scherzo della sua mente… però aveva sentito una porta che si chiudeva, e quindi aveva deciso che mettere via il quadernino sarebbe stata una saggia decisione. Infatti, aveva appena fatto in tempo a metterlo via che “qualcuno” le bussò su una spalla…

Yuhuuu.. ci sei?

Eh, sì , certo. I vestiti?

Tieni. Vai in bagno a cambiarti, il bagno è la seconda porta sulla destra.

G-grazie. C’è un phon?

Sì, è nel cassetto di fianco al lavandino.

Oh, grazie, torno subito.

Fai con calma, sono solo le sei e mezza.

Ok. Tu intanto magari prendi il film…

Sì, tu vai a cambiarti. Al resto ci penso io.

Ha visto i disegni. Non l’ho beccata, ma ha rimesso il quaderno nel posto sbagliato, eh sì, si crede furba, la demoiselle, ma io la batto. Almeno su questo. Chissà se le sono piaciuti i disegni? La mia rosa di porpora*.

____________________________________________________________

Diec venticinque minuti dopo…

Eccomi!

Oh, meno male che ti dovevi sbrigare!

Uff.. tu intanto che hai fatto?

Ti ho spiato dal buco della serratura… bello il reggiseno nero con su la rosa rossa.

La mano della mora era partita di corsa, ma lui se l’aspettava, e l’aveva bloccata, come, dopo più o meno mezzo secondo, aveva bloccato l’altra.

E adesso? Cosa vuoi fare? E comunque. Non ti ho spiata. Si vede, dato che la maglia che hai su è chiara.

Uff. Non dovresti guardare lì.

Tu mi guardi il culo.

Hey! Non è colpa mia se… uff, lascia perdere. Cosa mangiamo?

Pizza. Ti va bene?

Sì. Gusto?

Quello che vuoi. Ma lasciami indovinare, pomodorini?

S-sì. Come fai a saperlo?

Ho sparato a caso. Aspetta, le metto in microonde, poi le mangiamo davanti al film.

Che sarebbe?

Beh, io avevo pensato a un film che di sicuro saprai a memoria.

Ah sì? E dimmi, quale sarebbe questo film che mi piace così tanto?

Orgoglio e Pregiudizio, del 2005.

Tu sai troppe cose di me.

Tu dici?

Sì. Io dico.

 

Lilith’s space

Note

* purple vuol dire sia viola che porpureo, ma purpureo non mi piaceva, e ho messo di porpora J

Lo so. Ho troncato il capitolo, scuuusatemi u-ù. Però tutto intero era troppo lungo, e poi avrei dovuto postare tra qualche giorno, e già sono in ritardo [sì, di due giorni, anche se non ve ne siete nemmeno accorti xD].

Grazie a:

nene_cullen (per i due cantanti ti dico una cosa: i gusti son gusti u-ù e ti spiego perché ho scelto loro due..allora, Jared perché i suoi capelli sono uguali a quelli ipotetici di Andrew e poi Gerard..lo so che è “bruttoso” però Andy non è figo nel senso canonico del termine; è fascinoso, e poi la faccia di Jared è troppo lunga rispetto alla mia idea di Andy)

Winona (mi spiace, il castello non ha un ruolo poi così fondamentale –crai. Non voglio farti venire il diabete… spero che questo capitolo sia meno “dannoso” e poi, per la storia di Jay te l’ho già spiegato *zizi*. Fai bene ad avere paura di quei due *shhht non posso dire altro xD*. Io ho messo il continuo, ora tu commenta *dito*)

PS. I commenti sono graditi, come sempre =) e scusatemi per quelle rigacce in più, ma non sono riuscita a levarle >.<

 

 

Au Revoir

Lilith_Rose

 

 

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Capitolo 7
*** Pride & Prejudice ***


Pride & Prejudice____

Pronta?

Beh, non è mica una gara!

Intendevo, sei pronta per il film o devi fare qualcosa?

Cosa dovrei fare? Potresti sederti

Oh beh, pensavo avessi bisogno di una mano e non volevo fare la figura della cafona sedendomi e facendoti fare tutto da solo, ecco.

Tu siediti, ci penso io al resto.

Ok.

In meno di cinque minuti Elizabeth aveva, nell’ordine, sul tavolino davanti a sé il cartone con la pizza, alla sua destra un tavolino più alto con su un bel bicchierone di Coca-Cola con ghiaccio e alla sua sinistra Andrew, li separava una ciotola enorme stracolma di pop-corn.

A posto? Manca qualcosa?

Ma come? Niente caviale?

Caviale?

Certo. Non pretenderai che io non metta il caviale sui pop-corn!

Credevo non ti piacesse, il caviale.

In effetti lo odio. Ma tu devi smetterla di sapere tutto di me.

Io non so tutto di te.

No, certo che no. Sai qual è il mio film preferito, la mia pizza preferita, mi hai portata in un posto da cui si vede un panorama stupendo, e mi ci hai portato al tramonto, senza contare che mi hai portato dei vestiti che mi piacciono un sacco.

Oh, ti stanno anche da Dio, tesoro Beh, per esempio, non so qual è il tuo gruppo preferito. O la tua canzone preferita.

Beh, i miei gruppi preferiti sono due, intanto. E non c’è una canzone che amo in modo particolare, me ne piacciono tante.

Vaaa bene. Scommetto che ti piacciono i Fall Out Boy e gli Evanescence.

Elizabeth era completamente traumatizzata. Quel ragazzo sapeva davvero tutto di lei, e lei non sapeva nemmeno se Andrew fosse il suo vero nome. Sei una cosa incredibile! Ora, possiamo vedere il film?

Certo, lo faccio partire subito.

Elizabeth era completamente rapita dal film, non per niente era il suo film preferito, e, quando appariva Darcy, le veniva spontaneo girarsi, Andrew, intanto, aveva spostato i pop-corn sul tavolino, e le si era avvicinato.

Elizabeth era davvero buffa, ripeteva tutte le battute di Elizabeth, e rideva ogni volta che lei rideva, e per poco non si era messa a piangere nella scena in cui Lizzie rifiuta Darcy. Nonostante avesse visto quel film decine di volte, fino a rovinare la copia che aveva a casa, quella scena la riempiva di un’angoscia e di una tristezza uniche, come quando Charlie Bingley (come lo chiamava lei) era partito per Londra e Jane ci era rimasta malissimo.

Andrew era scandalizzato, insomma, non aveva mai visto nessuno così preso da un film, ad un tratto, aveva avuto l’impulso di prendere e andarsene, per vedere se la signorina se ne sarebbe accorta, o se avrebbe bellamente fatto finta di niente.

Era arrivata la scena più bella, secondo Elizabeth (d.L*), e probabilmente quella che da tutti era giudicata la più divertente del film. Cioè quando Bingley chiede a Jane di sposarlo e tutta la famiglia origlia alla porta, tutti tranne Elizabeth (Bennet), che pensa al suo Darcy, e si sente triste, perché si è accorta di amarlo, anche se l’ha rifiutato qualche mese prima. In quella scena Lizzie de Lioncourt era passata da una risata cristallina quando mamma Bennet aveva spalancato la porta ad avere gli occhi lucidi, quando aveva visto la sua omonima piangere perché credeva di aver perso ogni chance.

In quel momento si era accoccolata a fianco di Andrew, e aveva appoggiato la faccia sul suo petto, lui aveva iniziato ad accarezzarle i boccoli corvini, rassicurandola.

Poi, era arrivata la scena più strana di tutto il film, la zia di Darcy era arrivata a casa Bennet, e voleva parlare con Elizabeth, perché secondo lei la Bennet e il nipote erano fidanzati.

Ad Andrew sembrava di avere davanti la Elizabeth sbagliata, insomma, avevano lo stesso sguardo, sembrava che pensassero le stesse cose, e lei muoveva le labbra allo stesso tempo di Keira Knightley, aveva odio, nello sguardo. Era determinata, però quando Catherine de Bourgh le aveva chiesto se fosse davvero fidanzata con Darcy, si era spenta. Aveva perso lo sguardo fiero, era solo triste e il “No, madama” che le era costato tanto uscì anche dalle labbra della Elizabeth che non era nello schermo. Poi, però, alla domanda successiva gli occhi di entrambe si erano riaccesi e al “Promettete di non stringere mai questo fidanzamento?” lei aveva risposto, come se Catherine de Bourgh fosse davanti a lei, in quel momento “No, non prometto, e non lo farò mai” e poi aveva aggiunto “io, io lo amo”.

Aveva sbagliato una battuta, o forse aveva semplicemente espresso i pensieri che la Bennet non aveva osato esprimere ad alta voce, chi lo sa. Andrew no di certo, ma, in un certo senso, si sentiva felice del fatto che lei somigliasse così tanto a quell’Elizabeth. Sì, si stava innamorando di lei. Come Darcy, non poteva resistere ai suoi occhi, né al suo carattere. La amava, e basta.

Il film era quasi finito, mancava solo la scena più romantica, la scena che, per fare un regalo alla sua Lizzie, Andrew aveva imparato a memoria.

Dovete sapere che è stato fatto tutto per voi, – Elizabeth si era resa conto che c’erano due attori che recitavano la stessa parte, e uno di essi era seduto di fianco a lei – siete troppo generosa, per prendervi gioco di me, sapere che avete parlato con mia zia, ieri sera, mi ha fatto sperare di poter fare quanto prima non osavo. Se i vostri sentimenti sono gli stessi di aprile, ditelo ora, il mio affetto e i miei desideri sono immutati, e una vostra parola mi farà tacere per sempre, se invece i vostri sentimenti fossero cambiati, devo dirvelo, mi avete stregato anima e corpo e vi amo, vi amo, vi amo, vi amo e d'ora in poi non voglio più separarmi da voi.” – Lizzie era stupita, insomma, lui sapeva a memoria il dialogo più bello del film. Oddio, quel ragazzo era da sposare! Senza contare che, probabilmente, aveva fatto tutto per lei. Beh non aveva detto “è stato fatto tutto per voi”?

Era la cosa più bella che un ragazzo avesse mai fatto per lei, ma ora c’era la parte di Elizabeth, di quale non fa differenza.

Bene allora disse la Elizabeth in carne ed ossa, girandosi verso Andrew, prendendogli una mano e baciandogliela – le vostre mani sono fredde. Si avvicinava, sempre di più, finchè furono vicini come i protagonisti del film, peccato che nella realtà non fosse la fine del diciottesimo secolo, quindi i due ragazzi si avvicinarono ancora un po’, facendo combaciare le labbra, e baciandosi per un bel po’, ignorando Elizabeth che parlava con il padre, e il padre che sghignazzava felice, dato che la sua figlia prediletta aveva trovato l’uomo della sua vita.

Quando si staccarono, c’erano già i titoli di coda.

Piaciuto il film?

Oh, sì, soprattutto il finale

Davvero? Lo riguardiamo?

Nah, per ora no… e poi, comincio ad avere sonno.

Così presto?

Hey, io oggi ho dovuto mettere a posto tutta la casa.

Oh, e va bene. allora tu cerca di stare sveglia, io intanto metto a posto le cibarie.

Ok, buon lavoro. – Dopo alcuni secondiHey! Ma se vuoi ti aiuto!

Lascia stare, no sei mica stanca?

Beh – sbadigliò – sì, ma se vuoi ti aiuto lo stesso.

Stai tranquilla, e riposati, e che diamine!

Ok, ok non ti scaldare. Cercherò di – sbadiglio – di – yawn – stare sveglia.

________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Più o meno cinque minuti dopo…

Hey! Sei sveglia?

….

Ma dai, cavolo! Ti avevo detto di stare sveglia! Uffi. Vado su a preparare il divano, mi sa che stanotte dormo lì.

 

 

Lilith’s space

Note

* sta per de Lioncourt, con tutte quelle Elizabeth stavo andando in palla xD, spero di essere stata comprensibile, alla fine u-ù.

I miei più sentiti ringraziamenti vanno a:

nene_cullen (beh, grazie xD, spero che anche questo ti piaccia)

Winona (ti è piaciuta la parte del film? Spero non sia stata da diabete u-ù per il castello mi sa che dovrai aspettare, se riesco a mettercelo ce lo metto, giurin girella xD Però ho in mente un regalino only pour toi *w*. Basta, non so che altro dirti xD *io e le mie storie eterosessuali u-ù*)

Eylis (mi fa piacere che ti piaccia, che tu sia stata “catturata” era il mio intento huahuauha, creare un esercito di zombie catturati con una storia *non scappare, è solo un delirio u-ù*, dicevo, mi fa davvero piacere il fatto che tu abbia cambiato idea, e anche che ti sia fatta già un’idea dei personaggi, e, per quanto riguarda i dialoghi, cercherò di diventare più comprensibile >.<)

PS. I commenti sono graditi, come sempre =)

 

Au Revoir

Lilith_Rose

 

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Capitolo 8
*** In da House ***


In da house____

 

Nel frattempo, in un luogo chiamato casa delle gemelle…

Secondo voi Jackie è già a casa?

Nah, per me no… saranno ancora in giro, lei e Andrew.

Con questa pioggia?

Magari sono a casa di lei.

Non penso, Giovanni potrebbe tornare in anticipo, anche se è partito oggi verso le sei… sono già le dieci, magari era una cosa veloce, non si può sapere.

Allora sono a casa di lui.

O magari sono al cinema.

Non credo, alla fine sono in giro in moto, e da lì al cinema è un bel pezzo.

Giusto, eh beh, li sentiremo domani.

Domani? Perché domani? Potremmo sempre contattarli.

Cioè? Vuoi rompere le balle al tuo migliore amico e alla mia migliore amica al loro primo appuntamento? Ma tu sei imbecille!

Dai dai dai dai! Voglio vedere come reagiscono!

Bah, l’idea non mi piace. – disse poco convinta Maggie.

Vai a chiamare tua sorella e Jay? – le rispose il suo ragazzo con un faccino da far invidia al gatto con gli stivali di Shrek.

Certo che ci vado. – ovviamente, come al solito, si era convinta.

____________________________________________________________________________________________________________

Jaaay! Sorellinaaa! Posso entrare o siete conciati male?

What the hell…?

Shh, è solo mia sorella, la porta è chiusa a chiave. Lascia stare. Sarà la solita cavolata, sarà venuta a dirci che sta smettendo di piovere.

Oh, ok… so... shall we go on?

Oh, yes, honey.

Ma insomma! Ragazzi! Un po’ di contegno!

Come diavolo hai fatto ad entrare?

Le chiavi sono tutte uguali, ma chèrie. Allora, sta smettendo di piovere – e qui Jay aveva guardato la sua ragazza come se fosse una veggente, e Terry aveva guardato la sorella con un’espressione estremamente scocciata, ma era anche troppo tranquilla, dato che non aveva addosso la maglietta, e i suoi corti capelli neri erano parecchio scarmigliati.

E quindi?

Fammi finire, sorellina, oh, Jay, stai tranquillo, non mi scandalizzo anche se non hai su la maglietta, sopravviverò. – Jay era diventato decisamente bordeaux, e stava cercando come un forsennato la sua maglietta, in giro per la camera, poverino, non si era ancora abituato a quelle intrusioni, senza contare che, tranne che con Terry, era abbastanza timido – dicevo, beh, Marco ha pensato di andare a rompere le scatole ai due piccioncini.

Oh, la cosa che ti riesce meglio – Maggie non l’aveva sentita, ma Jay sì, e un sorrisetto gli era scappato – ora, sorellina, potresti gentilmente lasciarci? Grazie cara.

Beh, cercate di vestirvi, e non di peggiorare la situazione, ok?

Tranquilla, per un bel po’ non sarai zia. Ora vai fuori, graazie. – dopo che la bionda ebbe chiuso la porta – Honey, mi passi la piastra?

Of course. Ma dopo serve anche a me.

________________________________________________________________________________

Dieci minuti dopo…

Ok, ora possiamo andare.

Ma quale sarebbe il piano?

Beh, noi citofoniamo, vediamo chi apre e come è conciato, o conciata.

Non credo che Jackie aprirebbe, a casa del suo ragazzo. A meno che non sia andata, cosa che è probabile.

Benissimo! Ora vediamo, siamo arrivati.

____________________________________________________________________________________________________________

In casa…

Che palle! Il citofono! Ma perché sono sul divano? Ah già, non sono a casa mia. Yawwn! Che sonno, però. Ancora?! Ma Andrew dov’è? Va beh, apro io.

Chi è che rompe le balle?

*risate*

Uffa! Oh, c-ciao ragazzi!

Jackie! Ma ci si presenta così ad aprire le porte? – aveva chiesto Maggie.

E come mi dovrei presentare? – disse Jackie guardandosi addosso, cosa c’era che non andava? Non era mica nuda! – che c’è che non va?

Oh, niente, e voi due, dio mio, non avete mai visto una ragazza?

Ma, tesoro!

Tesoro un paio di balle, io e te facciamo i conti dopo – disse la bionda al suo ragazzo.

E tu? Hai così tanto caldo? Perché sei bordeaux! – disse la mora al povero ragazzo inglese che aveva preso il colore di un pomodoro decisamente maturo.

What? I-I don’t understand!

Oh, davvero? Fa pure il finto tonto questo! E tu! Svergognata copriti, che diamine! Cosa avete fatto tu e quell’altro? – la gemella mora era decisamente irritata.

N-niente di che, abbiamo visto un film!

Sì, se lo dici tu –  le gemelle avevano capito perfettamente che il film non era stato la parte principale della serata, e continuavano a guardare i due poveri ragazzi che, di fronte a una ragazza che aveva una canottiera abbastanza stretta, e anche un pochino trasparente, con una spallina che cadeva, lasciando vedere il reggiseno; un paio di pantaloni larghi per lei, che lasciavano vedere un pochino degli slip e un’aria che sembrava urlare “saltami addosso” erano un pochino scombussolati.

Volevate qualcosa in particolare? – per fortuna la ragazza era ancora mezza rimbambita per il sonnellino interrotto, altrimenti li avrebbe cacciati a calci, oppure avrebbe chiamato Andrew, per fare qualcosa.

Ehm… no, veramente Marco doveva prendere una cosa a casa di Andrew, vero amore?

Eh? Oh sìsì, certo. Dov’è Andrew?

Non lo so, magari è in camera da letto.

Dove? In camera? – aveva detto Marco, con l’aria di chi ha voluto capire male.

Sì, perché? Che c’è di strano? – povera Jackie, non aveva colto il doppio senso, era ancora mezza addormentata, e sì, ci metteva sempre un po’ a riprendersi dai sonnellini interrotti.

Eh? No, niente…

____________________________________________________________________________________________________________

Ma dove diavolo è andata a ficcarsi? In bagno non c’è, c’è la porta aperta! L’avrei vista! Bah, se ne sarà andata… con i miei vestiti e senza salutare? Nah. Non credo proprio, magari hanno suonato il campanello ed è andata ad aprire. Dovrebbe essere un po’ rintronata, ma, conoscendola è più che probabile.

Infatti.

Ciao ragazzi! Cosa ci fate qui?

D-devi ridarmi il CD che ti ho prestato settimana scorsa – disse il suo migliore amico.

Ah, davvero? – aveva capito perfettamente che quei quattro non erano lì per quello, anche perché, per prima cosa, Marco aveva forse un CD di musica, e si dava il caso che lui odiasse la musica che il biondo ascoltava, e poi, Marco non sarebbe arrivato con altre tre persone, per un CD – ah, ora mi ricordo, vieni su che ti do il CD. E voi, entrate, se volete.

Elizabeth l’aveva guardato come per dire “che diavolo stai facendo?”, ma lui non ci aveva fatto tanto caso, era scappato di sopra, con il suo migliore amico e Jay, che si sentiva di troppo in mezzo a quelle tre.

In camera di Andrew

Allora? Di chi è stata l’idea? – disse Andy cercando un CD da poter prestare a Marco, giusto per sembrare un pochino credibile – tua o della tua cara ragazza?

Mia. Ma lei era d’accordo.

Oh, certo. E tu? Cosa c’entri?

Lui non c’entra niente, era tranquillamente tra le braccia della sua ragazza, quando ci è venuta l’idea.

Certo che tu e Maggie siete una bella coppia di rompicoglioni, veh!?

Perché dici così? Abbiamo interrotto qualcosa?

No, lei dormiva e io stavo mettendo in ordine il letto e il divano per dormire – azz, ti sei fregato da solo, Andy.

Perché? Dorme qui?

Non lo so, poi ti racconto, ok? Ora andiamo giù.

Sì, capo. Jay, andiamo dalle nostre signore!

O-ok, Andy, I’m sorry. Non dovevo, sorry.

Non ti preoccupare! Mica è colpa tua se loro sono due rompiscatole!

Ok, - il povero Jay sorrise, certo che gli italiani erano strani! –bye, Andy.

Al piano di sotto…

Eccoci Maggie amore mio!

Oh, bene, avete trovato il CD?

Certo che sì. Ora possiamo andarcene. Abbiamo disturbato anche troppo.

La faccia di Andrew voleva dire “esattamente, andatevene”. Eppure se ne uscì con un – Ma no! non avete disturbato per niente! – tanto reale che Jackie lo guardò stralunata, dio se era un bravo attore! Sembrava che fosse sincero.

Oh, allora restiamo ancora un po’, Andreuccino!

No! – Jackie, a parte il fatto che era mezza rintronata *sì, ancora* era sinceramente dispiaciuta del fatto che quelli lì le avessero rotto le scatole, beh, più che altro le aveva dato fastidio essere svegliata cosìehm… non chiamarlo così, lo sai che non gli piace – aveva cercato di rimediare, ma non ci era riuscita più di tanto.

Ok, allora noi andiamo. Vi lasciamo ai vostri impegni, rigorosamente “separati” – sull’ulitma parola Marco aveva mimato le virgolette.

Sì, ciao – era stata la risposta secca del suo migliore amico.

Di nuovo da soli…

Si può sapere perché hai aperto?

Ma-ma non ci vedevo niente di male.

Certo, conciata così poi!

Così come? Guarda che sei tu che mi hai dato i vestiti!

E secondo te ti ho dato un saio da suora?

Elizabeth si era svegliata, adesso, e con un’occhiata un po’ meno da addormentata aveva capito le reazioni di Marco a Jay.

Potevi darmi qualcosa di un po’ più decente!

E ti da fastidio ADESSO?

Beh, se tu ti incazzi per una cosa che hai causato tu non è colpa mia. Ma io non voglio litigare adesso.

Neanche io.

Bene.

Bene, io vado a dormire, ti dispiace?

Certo che no. Buona notte.

Grazie.

Lizzie era andata a dormire in camera di Andrew, ma, essendo il letto a una piazza e mezza, sapeva che probabilmente sarebbe stata raggiunta. Però era davvero stanca e, dopo un po’ di sbuffi e di lamentele sommesse contro “quel brutto pervertito” si era addormentata.

Lizzie? Elizabeth?

…..

Dormi?

….

Sì, dormi.

Andrew era entrato nella sua camera, Lizzie dormiva beata sul suo letto, come poteva disturbarla? Però era stanco, in fondo era mezzanotte passata e quella mattina era andato a scuola, insomma, era stanco.

Oh, beh tanto dormi, mica ti dispiace. Ti dispiace se mi metto qui?

….

Ok, chi tace acconsente.

La mattina dopo, Elizabeth si era svegliata verso le 7, aveva dormito abbastanza, si sentiva in colpa, aveva litigato con Andrew, ma poi si era accorta che la sua mano destra non era libera, era intrecciata con un’altra mano, che non era sua, ed era attaccata a un braccio che le era stato passato attorno alla vita. Il sorriso fu decisamente spontaneo. Si girò lentamente, non voleva svegliarlo.

Buongiorno Lizzie!

Lilith’s space

Le note non ci sono, se non avete capito qualcosa chiedete ^^

Chiedo perdono per l’immenso e stratosferico ritardo >.< non ho scuse, perdonatemi T-T

E ora…

I miei più sentiti ringraziamenti a:

NeverThink (ma figurati! Io sono in un ritardo stratosferico con gli aggiornamenti! Perdono >.< spero che ti piaccia il capitolo =) prometto di postare in tempi più umani il prossimo capitolo, byeeee u.u )

Winona (Lee, non so quanto questo capitolo ti possa piacere xD è altamente mieloso u.u Mi spiace xD vale lo stesso discorso anche per te, sorry per i tempi lunghiiiissimi di aggiornamento u.u ci metterò meno, giurin giurella u.u)

PS. I commenti sono graditi, come sempre =)

 

Au Revoir

Lilith_Rose

 

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