Ninjas are coming

di Nihal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 (Epilogo) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


NINJAS ARE COMING

Prologo

Ormai le vacanze erano agli sgoccioli. Che tristezza. Con l’inizio della scuola avrei avuto pochissimi momenti liberi. Ovviamente, utilizzavo quelle poche giornate di libertà per scopi altamente culturali. Andavo in giro per musei? No, la mia attività di svago era leggermente diversa. Leggevo libri di chimica molecolare? No, qualcosa di molto più istruttivo. Sì, esatto, usavo tutto il mio tempo libero per leggere manga di Naruto.
Non mi sono presentata. Il mio nome è Laura, ho diciassette anni, vivo in un paese che ha circa quattrocento abitanti (a dire tanto) e frequento il liceo scientifico. Non sono molto alta, ho lunghi capelli castani e occhi marrone scuro. Sono una ragazza come tante, anche se molti mi definiscono un po’ strana.
Tutto cominciò quando, uno di quei giorni, decisi che a casa mia c’era troppo rumore per leggere quel capolavoro che è il manga di Naruto. La mia adorata sorellina, con la sua voce sottile e leggiadra, stava dando voce al suo fornito vocabolario da scaricatrice di porto.
“Laura, e che cazzo! Dove hai messo quel libro di merda? Mi serve per quello schifo di scuola!”
Roba che neanche Hidan…
“E che cavolo ne so! Guarda nel cassetto e fammi leggere in santa pace!”
Inutile dire che non aveva la minima intenzione di lasciarmi gustare Naruto.
“Ho già guardato in quello schifo di cassetto! Se non mi dici dov’è ti rompo finché non scendi a cercarlo!”
Fu così che decisi che forse era meglio uscire. Avrei trovato una bella panchina e avrei potuto fare ciò che volevo senza essere disturbata da nessuno.
Presi il manga, che avevo buttato sul letto in una crisi di nervi, e uscii velocemente; in sottofondo ancora si sentivano le imprecazioni che mia sorella mandava a me, al libro, a Jashin e a qualcos’altro sconosciuto ai comuni mortali. Mi diressi verso il parco. Beh, parco è una parola grossa. Forse si può definire un rettangolo d’erba con un’altalena che ha avuto anni migliori e un paio di panchine. Il pregio di quel posto era che, in pratica, non ci andava nessuno, quindi si poteva restare da soli. Era una bella giornata di sole, quindi fuori si stava molto bene. Mi sedetti sulla panchina migliore tra le due e, finalmente, aprii il manga che non ero ancora riuscita a leggere.
Finalmente Naruto, Sakura e Sai erano riusciti a trovare Sasuke. Era ora. Lui, però, non sembrava intenzionato a ritornare a Konoha. Secondo me Naruto alla fine lo avrebbe convinto. O forse no. A giudicare da come aveva ridotto Yamato la cosa sarebbe stata alquanto difficile. Ero curiosa di vedere come sarebbe andata a finire, così girai velocemente la pagina. Naruto e Sasuke erano intenti in una discussione. L’Uzumaki stava cercando di convincere l’Uchiha a ritornare al Villaggio della Foglia. Girai un'altra pagina. In entrambe le facciate vi era raffigurata un’esplosione. Mi ero persa qualcosa? Sfogliai velocemente il resto del manga. La parte restante era completamente vuota.

Fine prologo!

Ciao! Eccomi con una nuova storia… Anche se non ho neanche completato l’altra (-.-)… L’idea mi è venuta leggendo la storia della mia nee-chan Sakuchan_94: ‘Nata per essere ninja’, che tra l’altro vi consiglio caldamente perché è davvero una bella storia (tanto per fare un po’ di pubblicità)… Comunque, l’idea l’ho presa da lì, ma la mia sarà esattamente l’opposto… Per ora non dico altro… So che il primo capitolo è un po’ corto, ma è soltanto il prologo. Spero che vi piaccia, ditemi cosa ne pensate! Ciao ciao!!^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Sfogliai velocemente il resto del manga. La parte restante era completamente vuota.

Perfetto. Mi avevano venduto un manga tarocco. Io come facevo a scoprire come andava a finire? Avrei potuto comprarne un altro. No, la mia taccagneria mi impediva di spendere soldi inutilmente. Avrei potuto farmelo cambiare.
Dopotutto, non era minimamente colpa mia se proprio quello che avevo comprato aveva delle pagine mancanti. Continuavo a fissarlo, irritata. Non era giusto che dovesse capitare a me. Ero troppo curiosa di conoscere la conclusione della loro missione.

Intanto al covo di Orochimaru…

Si aspettava di più da un ninja della squadra Anbu. Si era subito fatto colpire, non ne era neanche valsa la pena. Non sarebbe morto, comunque, la ferita non era grave e Sakura lo avrebbe curato. Non sapeva neanche perché aveva deciso di colpirlo in un punto non vitale. Probabilmente perché il suo obiettivo non era lui. Lo diceva sempre Orochimaru, che aveva ancora il cuore troppo tenero.
“Difesa pessima.”
Sakura si allontanò dal luogo del combattimento per poterlo curare.
“Capitan Yamato!”
Doveva ammettere che era cambiata e con lei anche Naruto. Era contento per i due. Non gli importava, in ogni caso. Aveva da tempo rotto i legami con loro. Lui esisteva solo per la vendetta.
“Sasuke, io ti riporterò indietro! Costi quel che costi! Perché ti ostini a restare qui? A Orochimaru interessa solo il tuo corpo!”
“Non mi importa. Può anche prenderlo, l’importante è che io riesca ad uccidere Itachi.”
Era vero. Non gli importava del suo corpo. L’unico scopo della sua vita era la morte di colui che un tempo aveva chiamato fratello e se, per ottenerla, avrebbe dovuto cedere il suo corpo, lo avrebbe fatto senza esitazioni.
“Naruto, tornatene a Konoha.”
Non aveva intenzione di uccidere quel baka. Non gli sarebbe stato della minima utilità.
“No, se tu non vieni con me!”
Andare con lui? Non se ne parlava. Non l’aveva ancora capito che lui non sarebbe più ritornato al Villaggio della Foglia?

“Dovremmo catturarlo ora?”
Non sopportava di aspettare. Era un’ora che stavano osservando quel branco di mocciosi.
“No.”
Non potevano catturare quello stupido jinchuuriki e farla finita?
“Ma perché? Ci metterei due minuti!”
“Smettila.”
Era davvero insopportabile. Se fosse riuscito a scappare sarebbe stata colpa loro.
"Però ha ragione lui! Non possiamo muoverci?"
"No."
Odiava aspettare. E odiava ancora di più che qualcuno lo obbligasse ad aspettare.


Evidentemente Naruto non aveva proprio intenzione di andarsene, perché gli si scagliò addosso. Lo evitò facilmente e gli tirò un pugno nello stomaco. Il ragazzo, che doveva essere il suo sostituto, si portò vicino a Naruto.
“Se tu pensi che mi arrenda così, allora sei proprio un teme!”
Sfoderò la sua kusanagi. Allora non voleva proprio capirlo.
“Naruto, vai ad allenarti per diventare Hokage.”
“Te lo ripeto un’altra volta: chi non riesce a salvare nemmeno uno dei suoi compagni non p…”
“Basta, Nar…”
Non riuscì a completare la frase, poiché ad un tratto udì una violenta esplosione e tutto intorno a loro divenne bianco.

“Che diavolo sta succedendo?”
“Nulla.”
Tutto intorno a loro era diventato bianco.

Sfogliai nuovamente il manga, magari le pagine sarebbero miracolosamente riapparse e io non avrei dovuto prenderne un’altro (Kakuzu docet). No, a quanto pareva non cambiava nulla. Presi una decisione molto dolorosa. Sì, avrei dato fondo ai miei risparmi per comparne uno nuovo. Che tristezza. Sarei dovuta persino andare in un altro paese per acquistarlo. Dove abitavo io, la prima volta che avevo chiesto se per caso vendessero i manga mi avevano risposto: “Un mango? Non è la stagione, mi dispiace!”
Che ignoranza. Un mango. Ma si può? Un mango. Da quel giorno avevo tratto una conclusione. Per soddisfare la mia sete di Naruto sarei dovuta andare da qualche altra parte. Ciò significava che avrei fatto movimento e la cosa non mi allettava. In quel momento, poi, non avevo neanche voglia di alzarmi dalla panchina. Si stava così bene… Ad un tratto udii un rumore, così alzai lo sguardo.
“Aaaahhhh!”
Con la grazia che mi ritrovavo, caddi dalla panchina. Come avevo fatto? Non lo sapevo neanch’io. Davanti a me si trovavano tre individui che sembravano appena usciti da un raduno di cosplayer. Il primo aveva addosso quello che, a mio avviso, era una tenda che sarebbe stata molto bene appesa al balcone di camera mia, aveva gli occhi neri e uno strano taglio di capelli, che avevano una sfumatura di blu. Aveva anche una katana. Una katana? Il secondo aveva addosso una tuta arancione e nera (sarebbe stata anche carina se l’arancione non fosse stato psichedelico), aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi. Aveva degli strani segni sul volto, che mi sembravano famigliari. Il terzo portava dei vestiti (?) che, secondo me, erano di due o tre taglie in meno. Aveva corti capelli neri e gli occhi dello stesso colore. Era talmente pallido da sembrare un cadavere. Quelle strane figure mi ricordavano qualcosa. Sembrava che non mi avessero notata, infatti stavano battibeccando tra di loro.
“Teme, che cavolo hai fatto? Siamo in una delle tue stupide illusioni?”
“Io non ho fatto niente.”
Il ragazzo con i vestiti corti stava semplicemente fermo, sorridendo.
Teme?
No, non poteva essere quello che stavo pensando… Era proprio impossibile.
“Sas’ke, lo so che sei stato tu!”
Sas’ke? Mi stavano prendendo in giro? Non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo. Non poteva essere. La mia mente si rifiutava di credere allo spettacolo che si ritrovava davanti.
“Ehm…” fu l’unica cosa che riuscii a dire.
Il biondo si voltò verso di me e mi squadrò con un’aria stupita.
“E tu chi sei? Perché sei per terra? Sei una sottoposta di Orochimaru?”
Sottoposta a chi? Un sottoposto sarà stato lui. Io non ero la sottoposta di nessuno. No, aspetta. Aveva detto Orochimaru? Non ci capivo più niente. Forse avevo le allucinazioni. Molto probabile.
“Non è una sua sottoposta. Io non l’ho mai vista.”
Mi era quasi venuto freddo. Aveva un tono glaciale.
“Chi sono io? Al massimo io dovrei chiedere a voi chi siete!”
In poco tempo avevo riacquistato il mio carattere. La persona con la tuta arancione continuava a fissarmi.
Assomigliava davvero a Naruto. No, non poteva essere. Lo osservai. Sembrava che stesse trattenendo le risate.
“Cosa c’è da ridere?” chiesi, piuttosto irritata. Non sopportavo quando la gente rideva di me.
“No, niente… È per i tuoi vestiti… Sono strani!”
I miei vestiti? Strani? Cosa? Mi guardai. Avevo una maglietta blu e un paio di jeans. A me sembravano normalissimi. Inoltre non credevo che lui potesse ridere di come ero vestita. Bastava dare un’occhiata al loro abbigliamento.
“Strani? Mi sembra che quello che ha addosso un tendone sia il tuo amico, non io.”
Il suo amico, che tra l’altro assomigliava in maniera impressionante a Sasuke, mi lanciò un’occhiata raggelante.
“Cos’hai da guardare? Io ho detto la pura verità.”
Pensava di farmi paura? Tsk, di sicuro non mi sarei fatta spaventare da così poco.
“Fossi in te non lo stuzzicherei…” disse il biondo con tono di avvertimento.
“Sì sì, certo. Avete intenzione di dirmi chi siete?”
Mi accorsi di essere ancora seduta per terra. Mi affrettai ad alzarmi, ma grazie al mio equilibrio caddi di nuovo.
“Io mi chiamo Naruto Uzumaki e sono il futuro Hokage di Konoha…” disse tendendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
La accettai volentieri, almeno mi sarei rialzata senza rischi.
“… questo…” e indicò il ragazzo che mi aveva lanciato l’occhiataccia “… è il teme Uchiha…”
Le sue presentazioni furono interrotte proprio da quest’ultimo.
“Sasuke Uchiha, baka.”
Naruto continuò.
“E quest’altro…” disse indicando l’ultimo di loro “… è Sai”
Cosa?

Fine primo capitolo!

Ciao! Ehm, non so come sia venuto il capitolo, perché ho messo diversi punti di vista… Spero si capisca comunque… Penso che nei capitoli seguenti il punto di vista non sarà solo il mio, ma non ne sono sicura… Per questo capitolo ho preso spunto dal manga 34, anche se ho modificato un po’ la situazione… Comunque, spero che vi sia piaciuto!

Cleo92: ciao!! Sono contenta che la storia ti sia sembrata interessante! Spero che ti piaccia anche questo capitolo e che continuerai a seguirmi! Al prossimo capitolo!! Ciao ciao!!^^

Kellyvideomaniacatv: ciao!! Che bello, mi recensisci tutte le mie storie!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero che ti piaccia anche questo!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

Grazie a kellyvideomaniacatv e a Sakuchan_94 che hanno messo la storia tra i preferiti.

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra le seguite:

1 - Anonimo9987465
2 - Fire Angel
3 - Sasorina_Lover
4 - Targul


Adesso vi saluto! Al prossimo capitolo!! Ciao ciao!!^^

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Cosa?

No, probabilmente non avevo sentito bene. Anzi, sicuramente non avevo sentito bene. Era impossibile. Forse erano tre omonimi, ma quante possibilità c’erano che tre persone avessero quei nomi? Magari mi stavano prendendo in giro. Sì, doveva essere così. Chissà chi era stato lo stupido che gli aveva detto di fare quello scherzo.
“Guardate che non ci credo. Mica sono stupida. Andate da chi vi ha detto di presentarvi così e mandatelo a quel paese da parte mia.”
Quello che si era presentato come Naruto, continuava a fissarmi. Gli altri due erano semplicemente indifferenti.
“Cosa? Guarda che è vero che ci chiamiamo così!”
Sì, certo, e io ero Sailor Moon; ma per favore.
Lo sguardo di ‘Sasuke’ cadde sul mio manga che era caduto per terra insieme a me e, prima che potessi accorgermene, con uno scatto fulmineo lo raccolse.
“Ehi…”
Tentai, invano, di protestare, perché lui non sembrava volermi ascoltare. Che se lo leggesse. Tanto ci mancavano dei pezzi.

Guardò attentamente il libretto appartenente a quella ragazza. L’immagine sulla copertina lo aveva attirato, poiché vi era ritratto un ragazzo pressoché identico a Naruto. Non leggendo neanche il titolo, lo aprì e lo sfogliò. Ci volle tutto il suo autocontrollo per mantenere la sua solita espressione facciale. Perché su quel libro c’era rappresentato, per filo e per segno, ciò che era accaduto loro poco fa? Che quella ragazza prevedesse il futuro? La guardò di sottecchi. No, non sembrava proprio.
Sembrava anche parecchio incavolata. Forse rivoleva ciò che le apparteneva. Beh, non lo avrebbe riavuto, finché non gli avesse spiegato cosa ci faceva lui raffigurato lì dentro.
“Cos’è questo? Ci stavi spiando?”
Le chiese, indicando il libretto che avevo in mano.

Mi aveva appena chiesto se li stavo spiando o sbaglio? Guardai il biondo tentare di prendere il manga per vedere cosa conteneva, mentre ‘Sas’ke’ lo ignorava e continuava a fissarmi in attesa di una risposta. Non l’avevano capito che io non ci cascavo in quei giochetti stupidi?
“Ma sei idiota o cosa? È un manga! Sai, li compri per leggerli, hai presente?”
‘L’Uchiha’ sembrò non gradire la mia risposta, infatti mi guardò male. Cosa voleva da me? La mia giornata già era iniziata male, ma se andavamo avanti così, avrebbe sfiorato livelli catastrofici! Non potevano lasciarmi in pace?
“Odio le persone che scherzano con me. Dimmi cos’è questo libro.” Disse, con la sua voce glaciale.
Non sapeva quanto le odiavo io. Infatti, ero sull’orlo di una crisi isterica. Chi si credeva di essere? Se era così stupido da non sapere cosa fosse un manga, io cosa ci potevo fare?
Mentre tra noi due si consumava questa, chiamiamola conversazione, ‘Naruto’ ci guardava con sguardo stralunato, mentre ‘Sai’ ignorava tutto e tutti e sorrideva al nulla.
“Sei sordo? Ti ho detto che è un manga. Più precisamente il manga di Naruto. se vuoi sapere cos’è vai su Wikipedia.”
“Wikiche? È una nuova marca di ramen? Sembra buono!”
Lo sapevo. Oggi mi sarebbero saltati i nervi, poco ma sicuro.

Quella ragazza era davvero insopportabile. Dovette far forza su tutto il suo autocontrollo per non sfoderare la sua Kusanagi. Forse più tardi, in quel momento aveva bisogno di informazioni.
“Baka, tu la persona seria non la sai proprio fare, vero?”
Però, sembrava davvero che lei non sapesse di cosa lui stesse parlando. Magari era abile a mentire, non ci sarebbe stato da stupirsi. Forse era una nuova recluta dell’Akatsuki.
Aveva detto manga di Naruto?
“Cos’è un manga?”
Intervenne proprio il diretto interessato. In effetti neanche lui sapeva cosa fosse.

Mi aveva chiesto cos’era un manga? Erano proprio idioti o facevano finta di esserlo? Cercai di essere paziente.
Dopotutto cosa avrei guadagnato prendendoli a pugni?
“Un manga è… tipo un fumetto. Questo in particolare parla di Naruto, uno dei ninja di Konoha per cui voi vi state spacciando.”
Speravo di essere stata chiara. Odiavo dover dare spiegazioni. L’unico che non era ancora intervenuto nella conversazione era ‘Sai’, che continuava a guardarsi intorno, svagato.
‘Sasuke’ mi guardava con sguardo indagatore, mentre ‘Naruto’ aveva la mascella che quasi gli toccava terra dallo stupore.
“C-cosa? Allora sono famoso! Dovranno pagarmi i diritti e potrò mangiare tutto il ramen che voglio! Vado da Teuchi!”
Iniziava seriamente a spaventarmi; o era Naruto davvero, o lo imitava maledettamente bene.
“Guarda che qui non c’è nessun Teuchi! Non so come dirtelo, ma Konoha non esiste!”

Adesso iniziava a capire. Probabilmente erano finiti in un altro universo, forse grazie ad un jutsu spazio-temporale e lì loro non esistevano davvero. Chi era stato ad adoperare quella tecnica però? Doveva trovare il modo di andarsene, lì non avrebbe potuto uccidere Itachi. Forse, però, avrebbe potuto utilizzare la situazione a suo favore. Magari in quel posto conoscevano delle tecniche con le quali avrebbe potuto sconfiggerlo. Le lanciò il manga. Non gli serviva più.
“Quindi tu sai chi siamo.”

Ancora con quella storia? Io mi ero resa conto che era uno scherzo. Un momento. Sapevo come mettere fine a quella pagliacciata. Appoggiai il manga sulla panchina e mi rivolsi a lui.
“Mostrami lo Sharingan se sei davvero Sasuke!”
Ecco. Adesso avrebbero dovuto ammetterlo. Incrociai le braccia e lo guardai con aria di superiorità.
Ti ho fregato, caro mio! pensai trionfante.
“Allora cosa aspetti? Non dirmi che lo Sharingan è andato in sciopero! Cos’è, non gli concedi le ferie pagate?”
‘Sasuke’ mi squadrò con sguardo neutro. Senti la puzza della sconfitta, eh?, pensai.
“Se proprio ci tieni.”
I suoi occhi da neri, ad un tratto, divennero rossi.
Che trucco era? Aveva delle lenti a contatto? Mi avvicinai a lui e lo guardai fisso. Riuscivo persino a distinguere le tre tomoe! Forse stavo dormendo. Sasuke (ormai non potevo più negare che fosse lui) fece un ghigno strafottente. Non lo sopportavo. Chi si credeva di essere?
“Ti senti soddisfatta?”
Ancora non riuscivo a crederci.
“Q-quindi… Voi due siete davvero Naruto e Sai!”
E lui era davvero Sasuke. Quel Sasuke per cui avevo una fissazione morbosa. No, quello reale non mi piaceva. Si sentiva troppo superiore per i miei gusti.
Allora perché rimanevo imbambolata a fissargli i capelli?
“Tu però non ci hai ancora detto il tuo nome, ‘ttebayo!”
Tornai sulla terra quando Naruto si rivolse a me. Mi girai lentamente verso di lui.
“Io sono Laura. Piacere.”
“Che nome strano!”
Nome strano? Me lo diceva uno che si chiamava come il ramen?
Dovevo calmarmi. Feci un respiro profondo. Che non mi calmò per niente.
“Strano? Mi sembra che Laura sia molto meglio di ‘Scoiattolo’, ‘Ramen’ e ‘Voce del verbo sapere’!”
Sasuke mi guardò di nuovo male. Forse era un po’ suscettibile sul significato del suo nome. Peggio per lui.
Continuai a parlare, ignara del fatto che la sua pazienza doveva avere un limite di sopportazione.
“Non poteva venire anche Itachi? Avrei pref…”
Non riuscii a finire la frase che mi ritrovai una katana puntata al collo. Iniziai a sudare freddo. Forse Sasuke era un po’ ipersensibile all'argomento.
“Teme, lasciala stare!”
Oh, qualcuno che mi difendeva! Dovevo ricordarmi di ringraziare Naruto. Se ne fossi uscita viva, quello era ovvio.
“Ehm, Sas’ke, non ti sembra di esagerare? In fondo io non ho detto niente di che!”
“No.”
L’Uchiha minore non accennava a spostare la katana da quella posizione. Iniziavo seriamente a spaventarmi. Dovevo fare qualcosa. Tentai di tirargli un calcio, ma lui, prevedendo la mossa, lo parò e per farlo spostò la katana. Quella che era caduta per terra non era una ciocca dei miei capelli, vero? Quello era il colmo.
“Io ti ammazzo!”
Iniziai a tirargli pugni che non sortivano alcun effetto sul suo petto scolpito, ma io continuavo imperterrita. Naruto osservava la scena, scioccato.
“Laura-chan, non ti sembra il caso di…”
“E tu stai zitto!”
Avevo perso totalmente il controllo. Sasuke sembrava ignorarmi, ad un tratto, però, mi bloccò le mani in una presa ferrea.
“Che cavolo fai? Io ti uccido! Come ti sei permesso di tagliarmi i c…”
“Stai zitta.”
Cavolo, aveva un tono davvero glaciale. Decisi che, per la mia incolumità, forse era meglio tacere. In fondo era solo una ciocca. Dopo qualche minuto mi lasciò andare.
“Bene. Adesso mi devi mostrare questo posto.”

Fine secondo capitolo!

Cleo92: ciao!! Sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto e spero che questo abbia soddisfatto un po’ la tua curiosità, anche se non è successo quasi nulla. Spero comunque che ti piaccia! Al prossimo capitolo!! Ciao ciao!!^^

Kellyvideomaniacatv: ciao!! Ehm… In effetti diciamo che non sono molto prodiga con il mio denaro… Ma non arrivo ancora ai livelli di Kakuzu (per ora!)… Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Spero ti piaccia anche questo! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i preferiti:

1 - bacinaru
2 - IvI
3 - Kellyvideomaniacatv
4 - rosi33
5 - Sakuchan_94


Grazie a coloro che hanno messo la storia tra le seguite:

1 - Anonimo9987465
2 - Fire Angel
3 - Sasorina_Lover
4 - Targul


Adesso vi saluto! Al prossimo capitolo!! Ciao ciao!!^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


“Bene. Adesso mi devi mostrare questo posto.”

Adesso mi devi mostrare questo posto? Mi aveva per caso presa per una guida turistica? No, perché così sembrava. Per quale motivo avrei dovuto farlo, dopotutto?
“Per prima cosa, io non sono una guida turistica, se vuoi farti un tour panoramico di questo schifo di paese, vacci da solo. Seconda cosa, vorresti andare in giro vestito così?”
Feci un cenno verso il suo kimono-tendone. Se davvero lui pensava che avrei portato in giro una specie di tenda ambulante, si sbagliava di grosso. Non poteva degnarsi di mettersi dei vestiti decenti?
Neanche gli altri due erano messi tanto bene, a dire la verità, ma, perlomeno, erano passabili.

Perché non l’aveva ancora uccisa? Ah, già, doveva mostrargli quel ‘mondo’. Riusciva ad essere davvero irritante; nessuna ragazza gli aveva mai risposto così. Forse avrebbe dovuto convincerla con le maniere dure. L’avrebbe fatto se avesse osato di nuovo criticare il suo kimono. Lui non doveva neanche essere lì. Avrebbe dovuto trovarsi nel covo di Orochimaru ad allenarsi. Se non fosse stato per quel dobe di Naruto nessuno di loro si sarebbe ritrovato in quel luogo, invece doveva contrattare con quella pazza isterica.
“Allora? Vuoi restare vestito con quel tendone?”
“Dì un’altra parola e vedrai cosa ti succede.”
“Ah, e cosa mi succede, di grazia?”
Stava ridendo di lui? Voleva dire che non lo conosceva proprio.
“Succede che ti uccido.”

Era serio? Lo sembrava. Non mi avrebbe mai uccisa comunque, senza di me qui erano persi. Probabilmente li avrebbero rinchiusi tutti e tre in un manicomio.
“Laura-chan, ci porti in un chiosco di ramen?”
Un chiosco di ramen? Sì, li avrebbero sicuramente rinchiusi in un manicomio.
Intanto Sai non faceva niente. Era persino meno loquace di me e io non sono loquace.
“Naruto, come te lo devo dire che qui non ci sono chioschi di ramen?”
“Come non ce ne sono? È impossibile!”
No, aspetta. Naruto si era gettato ai miei piedi e stava piangendo implorando ramen? Patetico.
“Laura-chan, ti prego, trovami del ramen!”
Ribadisco, patetico.
“Baka, non fare l’idiota.”
Almeno una cosa giusta l’aveva detta. Certo che aveva proprio dei bei capelli… Cosa andavo a pensare? Presi in mano la situazione.
“Io vi aiuterò e vi farò conoscere questo mondo, ma in cambio dovete almeno cambiarvi.”

Quella ragazzina gli stava per caso dando degli ordini? Stava tentando di obbligare lui, Sasuke Uchiha, a fare qualcosa?
“Non me ne frega se sei Sasuke Uchiha, tu ti togli quel tendone.”
Gli leggeva nel pensiero? Forse era davvero un membro di Akatsuki.
“No, non ti leggo il pensiero, ma le tue riflessioni sono un po’ scontate, caro mio.”
Quando non gli sarebbe più stata utile, l’avrebbe uccisa, decise. Non si faceva comandare neanche dal sannin dei serpenti, perché avrebbe dovuto cominciare con lei?
“Ah, tra l’altro, Sas’ke, non puoi andare in giro con quella cosa!”
Fece un cenno verso la sua katana. No, quello non poteva concederglielo.
“Se non mi ascolti, trovatevi qualcun altro che vi aiuti.”
Non la sopportava proprio. D’accordo, avrebbe lasciato la katana da qualche parte. Poi, però, l’avrebbe uccisa.
“Non chiamarmi più Sas’ke.”
“Perché? Sas’ke è così carino!”
Si stava prendendo gioco di lui. Odiava le persone che lo facevano. Nessuno aveva mai osato tanto. L’avrebbe pagata cara. Si sarebbe vendicato.

Mi stava guardando male? Peggio per lui. Se credeva che io fossi una delle ochette che faceva tutto ciò che lui comandava, si era sbagliato di grosso. Io non ero Sakura (grazie al cielo). Voleva uccidermi? Probabile. Naruto glielo avrebbe impedito, comunque. Speravo.
“Adesso, Sas’ke, Naruto e Sai, venite con me.”
Li portai a casa mia, almeno non avrebbero dato nell’occhio, visto che al momento, a parte mia sorella che urlava al nulla, non c’era nessuno.
“Allora, voi non muovetevi dal soggiorno, non andate in camera mia e, soprattutto, non dite chi siete a mia sorella. Io vado a rimediarvi dei vestiti.”
Mi avvicinai al tavolino e presi il mio salvadanaio a forma di elefante. Quasi piangendo, tirai fuori i miei soldi. Li guardai con sguardo affranto.
“Mi aspetto che mi rimborsiate, chiaro?”

Continuava a dare ordini come se nulla fosse. Non avrebbe avuto vita lunga. Si guardò intorno. Il soggiorno non era molto ampio, vi erano delle credenze in quello che doveva essere legno di noce, al centro un tavolino coordinato e, posizionata di fronte al muro, di fianco ad una finestra, vi era una scrivania con sopra un oggetto che non sapeva identificare.
Non voleva che andassero in camera sua? Bene.
“Teme, cosa fai? Laura-chan ci ha detto di non muoverci!”
“Tsk.”
Salì le scale e arrivò al piano superiore. Naruto e Sai lo avevano seguito.
Entrò in quella che doveva essere camera sua. Vi erano due letti coordinati e un armadio azzurro, un divano anch’esso dello stesso colore, una mensola piena di libri e, su una scrivania, un oggetto molto simile a quello che c’era nel soggiorno. Guardò i muri. Perfetto. Adesso avrebbe avuto un’arma a suo favore da usare contro Laura. La parete era tutta tappezzata di disegni, probabilmente fatti da lei, che li raffiguravano. C’erano dei Kakashi, qualche Gaara e un Naruto, ma la maggior parte dei disegni ritraevano lui.
Doveva avere una fissazione morbosa. Guardò lo scaffale. In fila, in bella mostra, si trovavano una trentina di libretti simili a quello che aveva con lei. Ne sfogliò qualcuno. Vi erano disegnati tutti gli eventi che erano accaduti da loro fino a quel momento.

Era stata un impresa ardua cercare dei vestiti. Non sapevo la loro taglia e in più volevo qualcosa di economico. Alla fine optai per un paio di jeans e una maglia nera per Sas’ke, idem per Naruto e Sai, solo che la maglia per questo era arancione e per quello era blu. Quando andai alla cassa la commessa quasi si spaventò.
“Si sente bene?” mi chiese.
“Mai stata meglio.” le risposi, con voce funerea. A malincuore pagai. Che tristezza. I soldi accumulati con tanta fatica, li sperperavo per uno che aveva appena tentato di uccidermi. Mi diressi verso casa mia. Entrai dal cancello e andai dritta nel soggiorno. Non c’era nessuno. Se erano andati in camera mia, io li ammazzavo. Ben attenta a non passare in cucina, dove mia sorella, dopo aver imprecato contro il libro che non trovava, aveva deciso di fare uno spuntino, mi diressi verso le scale.
“Sas’ke, io ti ammazzo!”
Naruto e Sai erano seduti sul mio letto, mentre Sas’ke era intento a guardare… no, non poteva essere…
Si girò verso di me e mi squadrò con sufficienza.
“Belli i tuoi disegni, peccato che il mio Sharingan sia leggermente più scuro.”
Il mio viso prese diverse tonalità. Passò in pochi secondi dal rosa al rosso-capelli-di-Gaara. Oh, cavolo, che vergogna! Intanto Sas’ke ghignava con aria superiore. Non lo sopportavo, no, proprio per niente.
“Smettila! Quelli sono solo disegni artistici, non li ho fatti per il puro scopo di raffigurarti, idiota! E adesso mettetevi questi stupidi vestiti!”
Dissi, tirando a ciascuno quelli che avevo scelto. I tre iniziarono a spogliarsi e io avvampai.
“Ma che fate! Andate in bagno, non cambiatevi davanti a me!”
Perché dovevano capitare tutte a me?
“Laura, ma che cazzo ti gridi?”
“Niente, niente, ritorna a mangiare.”
Mi sedetti sul letto e attesi che si cambiassero. Quando uscirono dal bagno sembravano delle persone normali.
“Questi vestiti sono orrendi.”
“Bene, vai in giro con un tendone e vediamo se non ti rinchiudono per mancato senso del pudore!”
“Non mi sembra che ti sia dispiaciuto disegnarlo il ‘tendone’.” Disse, indicando un disegno in cui lui e Naruto stavano combattendo. Mi era venuta una mezza idea di scendere di sotto, prendere una katana e ucciderlo. E, no, non ho comprato delle katane solo perché le ha Sas’ke. A proposito di spade… quello scemo voleva capirlo o no che non se la poteva portare dietro?
“Metti via la tua cosa, puoi nasconderla nel mio armadio.”
Sembrava restio a separarsi dalla sua amata kusanagi, ma alla fine acconsentì.

Lui l’avrebbe uccisa, quello era certo. Anche lei aveva delle katane, le aveva viste in soggiorno. C’era qualcosa sotto. Lo avrebbe scoperto.
“Laura-chan, io voglio mangiare del ramen, ‘ttebayo!”
Quel baka non cambiava mai.
“Qui non c’è ramen!”
“Se gridi così ti vengono le rughe.”
Sai aveva fatto il suo primo intervento della giornata.

Mi vengono le rughe? Io lo uccidevo. Come si permetteva?
“Adesso che avete dei vestiti decenti, andate fuori di casa mia. Quando avrò voglia di mostrarvi il paese vi verrò a chiamare.”
“Non se ne parla. Noi ci trasferiamo qui.”
Cosa? Non potevano farlo, non potevano!
“Io che cavolo dico ai miei genitori, scusami?”
“Sbrigatela tu.”
Io lo odiavo. Lo odiavo.

Fine terzo capitolo!

Così è finito un altro capitolo… Sto facendo molti cambiamenti di punti di vista, spero che ci capiate comunque qualcosa…

Night Sakura: ciao!! Sono contenta che ti piaccia, eccoti il seguito!! Al prossimo capitolo!! Ciao ciao!!^^

Erykuz:ciao!! Sì, Sas’ke non deve neanche provare a toccare i miei capelli, io lo ammazzo!!XD Sono contenta che la ff ti piaccia!! Spero che ti piaccia anche questo capitolo!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

eynis: ciao!! Eh sì, qualcuno dovrà pur rimetterlo un po’ al suo posto no?XD Deve solo provare a toccarmi di nuovo i capelli e vede!!XD Spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

Kellyvideomaniacatv: ciao!! Sì, stupido Sas’ke… Come osa toccarmi i capelli? La prossima volta lo ucciderò!!XD
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero che ti piaccia anche questo!! Ciao ciao!!^^

IvI: ciao!! Sono contenta che la mia fic ti piaccia!
E, per inciso, anche io non posso sopportare Karin, è troppo… Mah, lasciamo stare… Spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

Cleo92: ciao!! Già… Mi sa che prima di rifare quel nome ci penserò due volte… Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero anche questo!! Ciao ciao!!^^

rosi33: ciao!! Già, sorvoliamo sull’argomento capelli!! Stupido Sas’ke! Spero di aver aggiornato abbastanza in fretta e spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i preferiti:

1 - Anonimo9987465
2 - bacinaru
3 - Erykuz
4 - hokkon33 deffy
5 - IvI
6 - Kellyvideomaniacatv
7 - rosi33
8 - Sakuchan_94
9 - SoSo


Grazie a coloro che hanno messo la storia tra le seguite:

1 - Anonimo9987465
2 - Fire Angel
3 - KonataChan
4 - Sasorina_Lover
5 - Takami_Kinomiya
6 - Targul
7 - zanna


Adesso vi saluto!! Al prossimo capitolo!! Ciao ciao!!^^

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Osservai Sasuke di sottecchi. Stava osservando, critico, i miei disegni. Quei cosi dovevano sparire da lì, ormai era deciso.
Naruto, seduto sul mio letto, osservava, stranito, i suoi nuovi vestiti; mentre Sai, semplicemente… non faceva nulla. “Ehi, Laura-chan! Cos’è quel coso?” chiese Naruto, indicando il computer. Aveva deciso di lasciar perdere l’attento esame dei suoi indumenti. Forse lo trovava noioso. Non ebbi neanche bisogno di rispondere, comunque, perché lo fece da solo.
“Ah no, lascia stare, ho capito!”
A Konoha conoscevano i computer? Non lo sapevo. Meglio così, mi sarei risparmiata un’inutile spiegazione.
“Serve per allenarsi con i kunai!” affermò sicuro, prendendone uno e lanciandolo contro quello che una volta era uno schermo. Mi veniva voglia di piangere.
Sasuke osservava indifferente la scena, Sai sorrideva, io pensavo ai diversi modi per uccidere Naruto. Come aveva potuto?
“Naruto sei un cretino! Sai quanto costa farlo riparare, adesso?”
Ovviamente, pensavo soltanto all’aspetto economico. Guardai sconsolata le crepe che si erano formate sullo schermo.
L’avrei ucciso. Ormai era certo.
“Naruto.”
“Sì?”
Stava sorridendo. Io soffrivo per la prematura dipartita del mio portatile e lui sorrideva. Bene. Con un tic all’occhio mi voltai verso di lui e, ignorando completamente gli altri due, lo incenerii con lo sguardo: “Inizia a correre.”
La giornata non sarebbe potuta andare peggio.
“Laura, che cazzo sta succedendo?”
D’accordo, poteva andare peggio. Lo scricchiolio delle scale annunciò l’arrivo della mia adorata sorellina.
Bene. Anzi male. Appena mise piede nella stanza, naturalmente, la prima cosa che notò non furono i tre deficienti che occupavano i tre quarti di camera nostra, bensì il cracker mezzo schiacciato che era diventato il mio computer.
Essendo una sorella molto solidale, scoppiò a ridere: “Laura ma che cazzo hai fatto? Ti ci sei seduta sopra e l’hai sfondato?”
La guardai male, così si diede un contegno. E notò gli ‘ospiti’. Ovviamente la sua educazione la portò ad essere molto fine.
“E questi chi cavolo sarebbero?”
Già. Fine, certo. E io sono Sailor Moon.
“Piacere! Io sono Naruto Uzumaki, futuro Hokage di Konoha! Loro sono Sas’ke e Sai. Tu, invece, chi sei?”
Mi passai una mano sulla faccia. Allora era davvero stupido.
Guardai la faccia di Carmen passare dallo sbalordito all’estasiato in pochi secondi. Poi sembrò cadere in uno stato di trance in cui osservava a turno i tre. Infine, facendomi prendere un colpo, iniziò a saltare sul posto.
“Carmen, calmati. Sono solo tre deficienti. Stavano scherzando.” Dissi, nel tono più serio che riuscii a trovare. Mia sorella mi guardò leggermente schifata, poi si voltò e scese velocemente in cucina, indirizzandomi un “Tanto non ti credo.”
“È simpatica, tua sorella.”
Perfetto. Ci mancava soltanto il secondo commento inopportuno di Sai. Mi buttai sul letto, sconfortata. Ci mancava solo che mia sorella andasse a dire in giro chi erano i nostri ospiti.

Non riusciva a credere che Naruto fosse così stupido. Aveva intenzione di rivelare la loro identità a tutte le persone che abitavano quel mondo?
Doveva fare qualcosa.
“Senti…” gli costò davvero molta fatica rivolgerle la parola.
Si voltò di botto.
“Non rompere anche tu. Sono già abbastanza depressa.”
Ignorò volutamente il suo commento. Non gliene importava più di tanto, in effetti.
“Posso cancellare la sua memoria con lo Sharingan, dimenticherà tutto ciò che ha vissuto fin’ora.”

Impallidii. Allora non era solo Naruto che era stupido.
Voleva cancellare la memoria a mia sorella?
“No, grazie… preferisco tenermela così.”
Il suo sguardo si fece gelido, forse non aveva gradito la mia risposta.
“Non mi importa cosa preferisci tu.”
Iniziava a farmi paura. Io non volevo che cancellasse la memoria a Carmen!
Non riuscivo ancora a capacitarmi della situazione in cui mi trovavo, stavo davvero discutendo con Sasuke Uchiha sulla possibilità di cancellare la memoria di mia sorella? Lo trovavo davvero impossibile. Gli spiegai che lei non lo avrebbe raccontato a nessuno, che non c’era bisogno di queste misure drastiche.
“Teme, guarda che ha ragione! E poi perché non dovremmo farci conoscere?”
Certo, Naruto non aiutava molto.
“Secondo me ha ragione Uchiha.”
E neanche Sai.
“Mh.”
Sasuke si avviò per le scale. Cosa aveva intenzione di fare?
Non sapevo come avrei potuto aiutare Carmen, però dovevo farlo, così correndogli dietro, lo strattonai per un braccio.
“Cosa vuoi?”
Sì, cosa volevo?
Che lasciasse stare mia sorella, forse.
“Se tu le fai qualcosa, io vi lascio a marcire in questo mondo senza aiuto.” Dissi, in un patetico tentativo di ricattarlo.
Lui inarcò un sopracciglio e l’unica risposta di cui mi degnò fu: “Bene.”
Poi si divincolò da me e ricominciò a scendere le scale.
Iniziai a sbraitargli dietro, ma non mi prestava la minima attenzione.
“Sas’ke, dove hai intenzione di andare? Vieni qui, non abbiamo finito di parlare! Sas’ke!”
Inutile, non mi dava retta.
All’improvviso, un’idea mi balenò in mente. Sapevo che non era giusto. Non avrei dovuto interferire con la loro storia, ma non mi importava. Si parlava dell’incolumità di mia sorella e, intromettersi nelle loro faccende, mi sembrava un prezzo più che accettabile. Dopotutto, se il loro destino cambiava, a me cosa importava? Forse sarebbe stato anche meglio per loro.
“Sas’ke, se lasci perdere, ti racconto come si sono svolti davvero i fatti riguardanti lo sterminio del tuo clan.”
I tre ninja, Sai compreso, si voltarono verso di me.
Sasuke mi guardò scettica.
“Parla, allora.”
Così era troppo facile. Credeva che fossi stupida? Poteva benissimo ascoltare il mio racconto e poi andare a compiere ciò che aveva intenzione di fare.
“A tempo debito.”
Non feci in tempo a girarmi che mi trovai un kunai puntato al collo.
Allora era diventata un’abitudine tentare di uccidermi! Come aveva fatto a muoversi così velocemente?
“Parla.”
Sinceramente, lo ricordavo più calmo, il Sasuke del manga.
Iniziava a mettermi ansia con i suoi sbalzi d’umore.
“Se mi uccidi non saprai mai nulla, Sas’ke” mormorai sarcastica.
“Sei più insopportabile di Naruto.”
Almeno aveva messo via quello stupido kunai.

Non riusciva a capire.
Cosa intendeva con ‘come si sono svolti davvero i fatti riguardanti lo sterminio del tuo clan’?
Sapeva qualcosa e voleva usare la sua conoscenza per mantenere il controllo. La cosa non gli piaceva. Uno strano senso di gelo lo pervase. Non riusciva a capire e la cosa, a dire la verità, lo infastidiva parecchio.
Con lei non funzionavano neanche le minacce. Sembrava conoscere il loro carattere e di conseguenza sapeva come comportarsi. Ovvio. Sapeva tutto di loro, ma loro nulla di lei. La cosa non gli piaceva per niente.
“Voglio sapere chi sei.”

Sono Laura?
Era un po’ lunatico, il ragazzo. Un attimo prima tentava di uccidermi e subito dopo voleva fare conversazione. Magari con té e biscotti, anche, perché no?
Non capivo neanche il senso della sua domanda. Anzi, della sua pretesa, dopotutto, di quello si trattava.
“Se vuoi ti do la mia carta di identità.” Gli suggerii, sarcastica.
Con tutte quelle occhiate gelide avrebbe finito per congelarmi la stanza.
“E tu, smettila di guardarci come un fesso! Non puoi guarirmi il computer con una tecnica medica?” Chiesi, isterica.
No, eh?
Naruto mi guardò stralunata. Sai non mi guardò proprio.
“Chi sei.”
A quanto pare le domande non andavano più di moda. Non per l’erede dello Sharingan, perlomeno.
“Sono Laura. Piacere.” Gli tesi ironicamente la mano.
Lui mi afferrò, non ironicamente, il braccio e mi tirò verso di sé, attivando, contemporaneamente, lo Sharingan.
Avrei dovuto spaventarmi, forse, ma il primo pensiero che attraversò il mio cervello fu: ‘che figata’.
Il secondo, un po’ più sensato, fu quello di chiudere gli occhi. Non avevo la minima intenzione di finire in un’illusione o qualcosa del genere.
Dopo un po’ sentii la sua presa farsi più molle.
“Non ho intenzione di sprecare il mio Sharingan.” Commentò, limpido.
Certo.
“Ti parlo di me se mi offri un gelato.”
Lo sguardo che mi lanciò valse mille risposte.
Valse mille: “Al massimo ti ci affogo, con un gelato.”
Bene. Allora non gli avrei detto nulla. Sempre se ci fosse stato qualcosa da dire.
“Dimmi se sei una spia.”
Il nostro discorso civile fu interrotto dall’arrivo dei miei genitori.
Perfetto. Non avevo neanche ancora elaborato una scusa decente.
“Sia chiaro. Provate a dire chi siete e io vi ammazzo.” Esclamai, rivolta particolarmente a Naruto.
Tra l’altro, era davvero una minaccia valida, la mia. Avevo sicuramente le capacità per uccidere tre ninja addestrati.
“Ehm… si accettano suggerimenti per qualsivoglia scusa…”
Non in troppi, mi raccomando.
La proposta di Naruto – l’unica, per inciso – fu la seguente: ‘Perché non gli dici che siamo alieni che hanno colonizzato casa tua?’
Dopo quella perla di saggezza rinunciai al loro aiuto.
“Laura, io un idea ce l’avrei…”
Ci mancava che mia sorella non origliasse. Almeno sarebbe tornata utile.

***



Qualche minuto dopo, scesi in cucina, seguita dai tre più mia sorella, che veniva ripetutamente occhieggiata da Sasuke. Doveva solo provarci, a cancellarle la memoria.
Arrivata ai piedi delle scale, vidi mia madre, intenta a cucinare.
“Ehi, mammina? Ti ricordi che ti avevo parlato di uno scambio culturale?”
“No, sinceramente no.”
Per forza non c’era mai stato nessuno scambio.
Fortunatamente Carmen mi diede manforte, sostenendo che l’avevo menzionato almeno un paio di volte. Alla fine riuscimmo a convincerla.
“Ecco. Questi tre sono i miei corrispondenti Finlandesi.” Sasuke mi guardò male. Io cosa c’entravo? Era la prima cosa che mi era venuta in mente.
“Sono arrivati un po’ in anticipo!” dissi, sorridendo nervosamente.
Mia madre non fece domande. Meno male.
“Senta, non c’è un po’ di ramen? Io ho una fame, ‘ttebayo!”
Non mi ero sbagliata. Naruto era stupido.

Fine quarto capitolo!

Salve! Scusate il ritardo, sono stata in vacanza… Comunque spero che il capitolo vi piaccia!

Kellyvideomaniacatv: ciao!! Sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto. Come puoi notare, gli interventi di Sai sono sempre molto… come dire… significativi…-.-…
Sas’ke ovviamente non può vivere senza minacciare qualcuno…
Comunque, spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

Erykuz: ciao!! Già… Peccato che possa poco contro dei ninja addestrati!!XD
Adesso si ci mette anche la furbizia di Naruto… Comunque, spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

Cleo92: ciao!! Purtroppo si sono appena trasferiti a casa mia! E Naruto ha mostrato appieno la sua bakataggine…-.-…Comunque, spero che il capitolo ti piaccia!! Ciao ciao!!^^

eynis: ciao!! Già… mi sa che quei disegni dovranno sparire, soprattutto ora che si sono trasferiti!!XD Comunque, spero che questo capitolo ti piaccia!! Ciao ciao!!^^

IvI: ciao!! Anche a me piace Sasuke… Sta simpatico a pochi, ma a me piace così com’è, cioè psicopatico!XD
Comunque, spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: ciao!! Sono contenta che la storia ti piaccia, spero che valga anche per questo capitolo!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i preferiti:

1 - Anonimo9987465
2 - ArtemisLover
3 - bacinaru
4 - Erykuz
5 - hokkon33 deffy
6 - IvI
7 - Kellyvideomaniacatv
8 - PiKkOlA_mAnGiAmOrTe
9 - rosi33
10 - Sakuchan_94
11 - SoSo
12 - Yue Ichijo


Grazie anche a chi ha messo la storia tra le seguite:

1 - Anonimo9987465
2 - Emily91
3 - Fire Angel
4 - KonataChan
5 - RuinNoYuki
6 - Sasorina_Lover
7 - Takami_Kinomiya
8 - Targul
9 - zanna



Adesso vi saluto!! Al prossimo capitolo!! Ciao ciao!!^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Quella giornata infernale, finalmente, era passata. Naruto per trascorrere la notte, si era accampato sul divano nel soggiorno, dichiarando, imperterrito, che da lì riusciva a sentire la fragranza del ramen che avevamo mangiato per cena. Sì, alla fine era riuscito ad imporci il ramen. Con l’ultimo computer rimasto, ovvero quello non trapassato da un kunai – per ben due volte, perché Naruto aveva voluto ripetere l’esperienza, per provare l’ebbrezza di farmi innervosire – ci eravamo armati di pazienza e avevamo cercato su internet la ricetta. Eviterei di parlare dello stato della cucina post-Naruto. Con la sua grazia nel cibarsi, aveva fatto arrivare il ramen fin sullo schermo della televisione, che – potrei giurarci – si trovava dietro di lui. Grazie al cielo che la sua proposta, ovvero quella di cucinare lui, venne cortesemente rifiutata. L’Uzumaki, durante il pasto, tra l’altro, non era stato zitto un secondo, disgustando tutti con la sua capacità di parlare e mangiare al tempo stesso. Mia sorella aveva iniziato a ridere come un’ossessa ai tentativi di non affogarsi del futuro ‘Hokage’, salvo poi smettere ad un’occhiata di Sasuke che aveva insistito per sedersi di fianco a lei. Possibile che prendesse ancora in considerazione l’idea di cancellarle la memoria? Avrei dovuto tenere gli occhi aperti. L’apice della serata, si era raggiunto nel momento in cui Sai aveva deciso di fare conversazione, probabilmente spronato dallo stupido libro che era solito portarsi dietro.
“Lo sa che i suoi occhi sono davvero profondi?” disse, guardando mio padre.
Sasuke quasi si strozzò con gli spaghetti. Io rimasi con la forchetta a mezz’aria, mentre Carmen e Naruto scoppiarono a ridere, vedendo l’espressione di mio padre. Mia madre scosse il capo, sconsolata. Probabilmente riteneva Sai un po’ stupido. Notando l’espressione di tutti Sai mi bisbigliò: “Ma sul libro c’è scritto che bisogna fare complimenti al padrone di casa…”
Non so come mi trattenni dal picchiarlo.
“Sai… fossi in te starei zitto. Faresti una figura migliore.”
Fortunatamente il ninja della radice seguì il mio consiglio. Almeno per un po’.
Fu sempre in quella cena che Naruto affrontò l’argomento dormire, guadagnandosi il divano che odorava di ramen.
Sai, dal canto suo, avrebbe anche dormito in piedi, se non gli avessi fatto notare che da qualche parte doveva pur pernottare.
“Noi ninja della radice, siamo abituati…”
Un mio sguardo eloquente lo fece tacere. Stavano prendendo tutti il morbo di Naruto?
Naruto, dimenticandosi dei miei genitori, esclamò: “Zitto! Vuoi farti scoprire da tutti? E poi il baka sarei io?”
I miei genitori mi guardarono preoccupati. Forse pensavano – e non avevano neanche tutti i torti, diciamocelo – che i miei corrispondenti finlandesi fossero leggermente esauriti.
“Non preoccupatevi! Quello è il modo finlandese di scherzare!”
Feci per tirare un calcio a Naruto da sotto al tavolo, per fargli tappare quella bocca da mangia-ramen a tradimento, ma si sa, la mia mira è quella che è, così presi in pieno Carmen. Ovviamente lei doveva avere la sua vendetta, ma essendo mia sorella… per sbaglio colpì Sasuke. Si accorse dell’errore, in quanto iniziò a spostare lentamente la sedia verso la direzione opposta, allontanandosi da lui. L’espressione di terrore sulla sua faccia era la conferma che si era resa conto di ciò che aveva fatto. Spostando lo sguardo sull’Uchiha, notai che i suoi occhi, che prima erano neri, stavano diventando paurosamente rossi.
Per distrarre i miei genitori, che sicuramente non avrebbero apprezzato il fatto che il mio corrispondente emo avesse gli occhi multicolor, dissi ad alta voce: “Ehi, guardate! Sul davanzale c’è… ehm… uno scoiattolo!”
“Dove, dov…”
“Non c’è davvero, cretina!” Sibilai.
Ovviamente la mia adorata nee-chan aveva subito capito tutto.
Lo sguardo di Sasuke, alla parola scoiattolo, era divenuto ancora più tagliente. Io, sebbene fossi conscia che non sarebbe servito a niente, lo minacciai con la forchetta.
Quello Sharingan doveva sparire. Evidentemente, rendendosi conto che poteva danneggiare la sua segretezza, mi diede ascolto e i suoi occhi ritornarono color pece. Notando che non c’era alcuno scoiattolo – eccezion fatta per Sas’ke – i miei genitori mi guardarono straniti.
Qualcosa mi diceva che avrebbero iniziato a prendermi per pazza. Le mie scuse facevano davvero piangere. Alla fine obbligai Sai ad usufruire dell’altro divano del salotto. Non che lui si sarebbe rifiutato. Continuava a sorridermi come un ebete.
L’ultimo problema, era la sistemazione dell’Uchiha. Io proposi di farlo dormire nella cuccia del cane, ma nessuno fu d’accordo. No, veramente Carmen lo era… voleva stare a debita distanza dal possessore dello Sharingan, dopo essere venuta a conoscenza del suo malsano intento di cancellarle la memoria. Quando glielo avevo detto, la sua reazione non fu esattamente quella che mi aspettavo. Io ritenevo, infatti, che la mia cara sorellina avesse paura di dimenticarsi di noi.
No. Le esatte parole che mi rivolse alla rivelazione, furono le seguenti: “No! Così mi dimenticherò del manga di Naruto!”
Il problema, comunque, rimaneva. Io sicuramente non avrei lasciato dormire Sasuke nel divano di camera mia. No.
“Ho visto che c’è un divano in camera tua.”
Stupido Sai. Mia madre fu subito d’accordo con la sua idea. Dopotutto, o lì o dal cane. Io votavo per la cuccia. Un altro problema, non indifferente per me, fu quello dei pigiami. Non volevo che dormisse nudo in camera mia! Gli altri due potevano fare ciò che volevano, intanto non li avrei visti.
“Scusa, non puoi metterti quella specie di camicia da notte-tendone che hai di solito?”
“Quello è un kimono.”
Ma dai? Non ci sarei mai arrivata da sola, devo dire.
“Beh, mettitelo e basta, qualunque cosa sia.”
Finalmente riuscii a convincerlo. Ovviamente quella notte non riuscii a chiudere occhio, mi faceva uno strano effetto avere Sasuke vicino. Per tutto il tempo non feci altro che ascoltare Naruto che russava. Faceva davvero rumore. Ad un certo punto, mi spaventai veramente, perché, stesa nel letto a guardare il nulla, mi accorsi di una figura cadavericamente pallida, che avanzava imperterrita in camera mia. Trattenni a stento un urlo, credevo che fosse un fantasma.
“Scusa, non avevo sonno.”
Ah, non aveva sonno. Beato lui. Sai faceva una brutta impressione di notte. Sembrava davvero un cadavere. Stette lì, fermo, per un bel po’ di tempo, finché non gli intimai di sparire. Mi metteva ansia, lì, immobile di fronte al mio letto. Mi era sembrato strano, inoltre, il fatto che Sasuke non avesse fatto il minimo movimento. Neanche all’arrivo di Sai. Così mi alzai a controllare, spinta dalla curiosità. Se non aveva fatto nulla, probabilmente stava dormendo, e io non avevo mai visto l’Uchiha minore dormire. Neanche il maggiore, se era per quello, ma in quel momento non ce l’avevo a portata di mano. Mi alzai lentamente e mi avvicinai al divano, dove si trovava la sua figura immobile.
Possibile che la sua espressione fosse seria anche mentre dormiva? Mi accostai senza far rumore. Non l’avessi mai fatto. Mi venne lo stupido quanto irrefrenabile desiderio di toccargli i capelli. Così, con una lentezza esasperante, accostai la mia mano vicino ad essi. Solo la punta della dita riuscì a toccarli, perché una frazione di secondo dopo, l’Uchiha, che evidentemente non stava dormendo, mi prese per il polso e, senza tanti complimenti, mi sbatté la mano sulla spalliera del divano.
“Cosa stai facendo?” mi chiese con il suo tono glaciale.
Questa volta leggermente alterato.
Sì, veramente, cosa stavo facendo? Non avendo la risposta alla sua domanda, gliene posi un’altra.
“Hai intenzione di lasciarmi il braccio? Non credevo fossi così isterico.”
Mai tentare di essere sarcastici con un Uchiha. Era un appunto che dovevo prendere, infatti invece di allentare la presa la strinse fino a farmi male.
Non gli sembrava di essere un po’ esagerato? Dovevo ammettere, però, che continuava ad essere il mio personaggio preferito. Anche se stava per spaccarmi il polso.
“Sei stupido? Così me lo spezzi, il polso!”
Mi guardo negli occhi. Nel suo sguardo leggevo solo freddezza e una punta di disprezzo. Poi così come mi aveva afferrato mi lasciò andare e, senza smettere di fissarmi, si ridistese. Per la prima volta in quel giorno, mi spaventai davvero. Mi resi conto che, se avesse voluto, avrebbe potuto facilmente uccidermi. Dopo essere tornata nel mio letto, mi posizionai in modo da dargli le spalle. Non avevo intenzione di guardarlo. Ad un tratto, però, senza alcun preavviso, un brivido mi corse lungo la schiena. Forse era meglio non dare le spalle al nemico. Così mi girai completamente verso di lui, tentando di non farmi sentire. Peccato che quella posizione mi mettesse ansia. Poteva sempre girarsi e iniziare a fissarmi. Decisamente, non era il caso, così mi misi in posizione orizzontale.
“Hai intenzione di stare ferma?”
Lui non dormiva mai? Già ero abbastanza spaventata di mio, per la possibilità – neanche tanto remota – che usasse lo Sharingan su di me, ma lui così mi terrorizzava. Tentai di ignorarlo, chiudendo gli occhi, peccato che continuavo a sentire la sua presenza. Insomma, già non riuscivo a dormire, se poi ci si mettevano sia Naruto – con il suo russare – che lui sicuramente avrei passato una notte insonne. Ad un certo punto, parecchio tempo dopo, decisi che non valeva la pena di rimanere nel letto, così mi alzai. Non si era mai sentito che io, durante le vacanze estive, mi fossi alzata alle sei di mattina. Me l’avrebbero pagata cara. Avrei avuto la mia vendetta.
Voltandomi, involontariamente, verso il luogo dove era steso – perché lui non dormiva – Sasuke, notai che era vuoto.
Quando se n’era andato? Meglio lasciar stare. Non che la cosa m’interessasse, sia chiaro. Era solo che non volevo che andasse a cancellare memorie a destra e a manca, ecco tutto.
Notando che Carmen stava ancora dormendo, anche se avevo il forte istinto di svegliarla per non soffrire da sola, scesi di sotto. Al massimo avrei svegliato Sai. Così gliel’avrei fatta pagare per lo spavento che mi aveva fatto prendere.
Arrivata in salotto trovai, con mio grande rammarico, un Sai già perfettamente sveglio e un Naruto ancora pienamente addormentato. Che vergogna. Un ninja di alto livello come lui che non si alzava presto la mattina. Notai, inoltre, che avevano dormito con i vestiti che gentilmente gli avevo comprato. Pensavano davvero che gliene avrei procurati altri? Essendo in vena di perfidia, alteratami al pensiero di spendere altri soldi, provvidi a svegliarlo io.
“Oh, è avanzato del ramen da ieri sera, penso che lo butterò!”
Risultato? Naruto si fiondò giù dal divano, cadendo sonoramente per terra e poi si avvinghiò al mio braccio – trascinandomi per terra con lui – implorandomi di non fare quello che lui definiva un ramencidio.
“Laura-chan, non farlo! Non lo sai che il ramen è una specie protetta?”
Sì, come no. Dovetti spiegargli che non c’era alcun ramen e prima di convincere quel baka ce ne volle. Continuava ad accusarmi di aver fatto estinguere il suo cibo preferito.
Era davvero una scena pietosa vederlo seduto, a gambe incrociate, per terra, mentre faceva cerchietti immaginari con il dito.
Meno male che, quando sentii mio padre scendere per andare al lavoro, Naruto si era già ripreso da un pezzo. Vedendomi già in piedi, mio padre espresse la sua sorpresa per il fatto che ero stata mattiniera. Mi chiese anche se mi sentissi bene. La giornata iniziava davvero bene. Quasi come la precedente. Chissà dov’era andato Sasuke…
Il mio interesse per la questione era puramente a scopo vendicativo. Davvero pensava che se la sarebbe cavata dopo lo spavento che mi aveva fatto prendere quella notte?
“Naruto, sai dov’è andato Sas’ke?”
Naruto mi guardò interrogativo. Secondo me non si era neanche accorto che era uscito. Grande ninja. Non avrebbe dovuto accorgersene che era andato via?
Mi servivano tutti e due, dovevo fargli un discorsetto. A me non interessavano le loro faide, dovevano solo provare a fare una lotta in stile Valle dell’Epilogo nel mio paese e me l’avrebbero pagata cara. Mi sarei vendicata.
Cavolo! Da quando erano arrivati questi tre stupidi ero diventata molto vendicativa. Sarà stata la presenza del vendicatore. Mi girai verso di Sai con sguardo interrogativo. Lui, probabilmente, si era accorto che Sasuke era uscito. Lui era un ninja della radice che è abituato a non dormire, eccetera eccetera.
“Sì?” Mi chiese con il suo solito sorriso. Secondo lui cosa avrei potuto volere? Uno dei suoi libri sulle emozioni? Ad essere sincera, se li poteva anche tenere. Anzi, li poteva anche buttare nel fuoco. Sarebbero stati utili d’inverno, quando faceva freddo. Insieme al kimono di Sas’ke. Secondo me prendeva fuoco bene. Continuai a fissarlo in modo eloquente, magari avrebbe capito cosa volevo. Purtroppo la mia era una vana speranza. L’unica cosa che faceva era inclinare leggermente la testa e sorridere alternativamente.
Una volta a me, una volta a Naruto. Dopo un po’ iniziò a darmi sul nervoso. Persino Naruto aveva iniziato a borbottare frasi del tipo ‘Questo è tutto scemo’, così decisi di porgli la questione che tanto mi interessava.
“Sai, per caso, dove possa essere andato Sasuke?” Glielo chiesi in modo esplicito. Ero sicura che se avessi usato dei giri di parole, non mi avrebbe capito.
“Sì, è uscito.”
Davvero utile. Per la seconda volta quella mattina – e la giornata era ancora molto lunga – iniziai ad innervosirmi seriamente. La mia pazienza era limitata, e sembrava che loro facessero di tutto per farmela saltare. Quella giornata sarebbe stata davvero pesante. Adesso dovevo anche andare a cercare Sasuke, altrimenti avrei avuto sulla coscienza molte vittime innocenti.

Fine quinto capitolo!

Ciao! Ho scritto in fretta questo capitolo, perché il precendente mi sembrava un po’ corto, quindi ho deciso di aggiungere subito questo, anche se non è che sia poi quel granché…
Ah, in questo capitolo non ho messo il punto di vista di Sasuke, perché non mi sembrava ce ne fosse bisogno… Forse più avanti lo rimetterò, ma non so…
Ok, adesso passo alle risposte alle recensioni!

Cleo92: ciao!! Sì, in effetti sembra un po’ stupido, ma è più forte di me, non riesco a farlo serio! Secondo me il concetto ‘Naruto’ è legato al concetto ‘baka’!^^
Comunque, spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Kellyvideomaniacatv: ciao!! Sono contenta che ti sia piaciuto! Ora però chissà dove è andato a finire Sas’ke… sta diventando leggermente terrorizzante!^^
Comunque, spero che anche questo capitolo ti piaccia (anche se in realtà non è che dica poi molto, come capitolo…)!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

IvI: ciao!! Sono contenta che continui a piacerti (quando li riguardo io, penso sempre che non piaceranno a nessuno!T.T)!! Per Sasuke… sì, insomma… Sasuke è sempre Sasuke e anche se a molti sta antipatico a me continua a piacermi!!U.U
Comunque, spero che ti piaccia anche questo, di capitolo!! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

eynis: ciao!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!!^^
Non fa niente se non hai recensito prima!^^ Per il giretto a Konoha, sinceramente io ci andrei volentieri, peccato che non penso che mi porteranno! (Peccato…) Altrimenti gli avrei detto di riservarti un altro posto per il Konoha tour! Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo!! Ciao ciao!!^^

PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: ciao!! Sono contenta che il capitolo ti piaccia! Anche se Sasuke può sembrare antipatico, resta sempre il mio personaggio preferito! Spero che questo capitolo ti piaccia! Ciao ciao!!^^

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i preferiti o tra le seguite!

Adesso vi saluto! Al prossimo capitolo! Mata ne!^^

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


Proprio quello che mi serviva. Una passeggiata di primo mattino, ora in cui, solitamente, la gente dorme. Non tutti, però. D’altronde io ero sveglia. Anche Naruto e Sai lo erano, ma quello non significava niente. Insomma, la prossima volta evitavano di finire nel mio mondo! Potevano benissimo restare a casa loro a dormire, invece, purtroppo, avevano avuto la bella idea di arrivare qui. Non si erano neanche offerti di andare a cercare Sasuke, dovevo andarci io, dovevo andare alla ricerca di un ninja traditore allievo di Orochimaru al quale, a quanto pareva, non stavo neanche molto simpatica. Io non chiedevo molto. L’unica cosa che volevo era un po’ di calma, così da potermi rilassare, invece adesso mi ritrovavo con tre ninja in casa.
“Laura-chan, cos’hai? Mi sembri pensierosa!”
Naruto mi stava fissando, probabilmente in cerca di una distrazione per non pensare al suo adorato ramen. Diceva che sembravo pensierosa. Il problema era che non ero pensierosa, ero incavolata nera. Detestavo svegliarmi presto la mattina, la cosa mi faceva diventare leggermente irascibile. Se a quello si aggiungeva il fatto che dovevo mettermi alla ricerca di uno psicopatico, allora il mio sguardo omicida era leggermente comprensibile. Sai, che con le sue emozioni faceva schifo, ma, probabilmente, capiva molto bene quelle degli altri, si affrettò ad andare nell’altra stanza, conscio che una tempesta stava per scatenarsi. Cercai di trattenermi, davvero. L’ultima cosa che volevo fare era svegliare tutto il vicinato, così da dover salutare tutti nel momento in cui sarei uscita. Riuscii a placare quasi del tutto la mia voglia di urlare, peccato che, proprio al momento sbagliato, Naruto decise di fare un sorriso ebete. Cos’aveva da sorridere? Così, alterata iniziai a gridargli: “Pensierosa? Pensierosa? Io sono incazzata nera! Prima mi sveglio talmente presto che tanto valeva non andare a dormire, e ora devo andare a cercare quello psicolabile del tuo amico! Secondo te dovrei essere allegra?”
Detto quello mi calmai. Effettivamente mi sentivo meglio. Naruto non tanto, però, perché vedendo il mio scoppio si era leggermente spaventato e aveva iniziato ad indietreggiare, prendendo in pieno lo stipite della porta con la testa.
“Naruto, ti sei fatto male?” mi avvicinai a lui, preoccupata. Dopotutto era colpa del mio attacco isterico se era andato a sbattere e io, in quel momento, non pensai neanche lontanamente che, per un ninja, un colpo del genere non voleva dire niente. Io, però, ero abituata agli standard umani, quindi la prima cosa che pensai era che come minimo si era rotto la testa. L’Uzumaki, dal canto suo, stava meglio di me. Anzi, aveva appena ricominciato a richiedere ramen. La cosa, in effetti, mi dava un po’ sul nervoso. Io, se avessi sbattuto la testa così violentemente, sicuramente non sarei stata così allegra e spensierata come lui e, sicuramente, non avrei pensato al ramen. Mi avvicinai alla porta. Per poco non mi veniva una crisi isterica: la testa di quel baka aveva fatto crepare lo stipite! Cosa avrei raccontato ai miei genitori? Non penso che avrebbero creduto al fatto che il mio corrispondente lo aveva colpito con la testa, senza riportare il minimo danno, mentre, per mia sfortuna, i danni alla porta c’erano eccome. Intimai a Naruto di cercare una scusa e poi uscii dal soggiorno, intenzionata a non fare altri danni. In fin dei conti, non era colpa loro se erano finiti qui ed erano sempre i protagonisti del mio manga preferito. La presenza di Sai, in effetti, era un po’ inutile, dato che passava la metà del tempo a sorridere ai muri, ma mi ritenevo fortunata. Al posto suo, avrei potuto ritrovarmi Sakura in casa mia e l’idea mi disgustava alquanto.
La ninja dai capelli rosa non mi era mai stata particolarmente simpatica. Naruto mi guardava interrogativo. Probabilmente la mia espressione era passata dal vagamente annoiata all’enormemente schifata. Diedi uno sguardo in giro e notai che anche Sai era sparito. Perfetto. Adesso avevo un traditore e un membro della radice a zonzo per il paese. Dovevo andare a cercarli, chissà dov’erano finiti. Presi in considerazione l’idea di chiedere a Naruto di venire con me, ma la scartai subito. Per prima cosa, non volevo che si scatenasse una battaglia tra lui e Sasuke, poi mi sembrava già in astinenza da ramen e non avevo voglia di ascoltarlo. Se lo sarebbe sorbito Carmen nel momento in cui si fosse svegliata. Gli raccomandai di non uscire, non avevo voglia di andare a cercare anche lui, e di evitare di farsi scoprire. Sicuramente avrebbe detto qualche cavolata di fronte a mia madre, ma sperai che Carmen avesse il buonsenso di tenerlo d’occhio.
Uscii velocemente, altrimenti avrei potuto cambiare idea e tornare a dormire. Andavamo bene. C’era un sole che spaccava le pietre, sarebbe stata un’altra giornata afosa. Non mi piaceva il sole; preferivo nettamente la pioggia. Comunque, quello era un vantaggio. Sicuramente non sarei andata a cercarli se avessi dovuto bagnarmi. Appena misi piede fuori casa, subito notai i segni del passaggio dell’Uchiha: trovai il mio cane, Lola, rintanato nella cuccia, tremante, non intenzionato ad uscire. Sasuke doveva smettere di traumatizzare i membri della mia famiglia! Sperai che non avesse avuto la felice idea di cancellare la memoria anche al mio quattrozampe, altrimenti… altrimenti niente, però gli avrei gridato dietro. Quello era il massimo che potevo fare e, facendolo, avrei comunque sfidato la sorte, perché il possessore dello Sharingan, sicuramente non sarebbe rimasto a guardare mentre io urlavo. Chissà cos’avrebbe fatto…
Rabbrividii. Non ci volevo neanche pensare. Mi avviai decisa fuori dal cancello, dovevo evitare che altri facessero la fine di Lola. Pensandoci, non sarebbe neanche stato difficile trovarlo. Non vivevo esattamente in una metropoli; però, non sapevo proprio da dove iniziare a cercare. Conoscendo – si fa per dire – Sasuke, probabilmente era andato da qualche parte dove non c’era nessuno. Peccato che nella metropoli non ci fosse mai nessuno, da nessuna parte. Sai l’avrei cercato dopo. Non c’era il rischio che terrorizzasse le persone. Decisi di provare a cercarlo nei posti dove andavo più di frequente. Anch’io tendevo a cercare luoghi solitari; intendevo luoghi più solitari. Per prima cosa provai a cercarlo in una piccola stradina in fondo al paese, nascosta alla vista da miriadi di alberi; peccato che la mia ricerca fu bloccata sul nascere. Avevo detto che nessuno si svegliava così presto. Ecco, intendevo che nessuna persona normale, si alzava presto; purtroppo questo concetto non valeva per la cerchia degli anziani che infestavano la altrimenti solitaria metropoli. Così dovetti ascoltare mezz’ora di discorsi insensati sul tempo con annesse domande sparse sul tipo di scuola che frequentavo e sui miei interessi. Come se non me lo chiedessero tutte le volte che mi vedevano. La simpatica vecchietta che continuava a bloccare i miei tentativi di fuga continuava a parlare imperterrita, noncurante del fatto che, parlando con un muro, avrebbe ottenuto più risultati. Non ero esattamente nota per la mia socievolezza. Soprattutto di mattino presto.
“E adesso che classe devi fare?”
Per l’ennesima volta le ripetei ciò che avevo già detto fino allo sfinimento a tutti quelli che avevano avuto l’ardire di chiedermelo. Ancora non so grazie a chi – forse a Jashin – l’attenzione della mia interlocutrice fu attirata da un’altra della cerchia degli anziani, così iniziarono a spettegolare allegramente, lasciandomi via libera. Mi addentrai velocemente – non volevo fare altri incontri – in quella strada, con l’intento di percorrerla tutta. In effetti arrivai fino in fondo, peccato che dell’allievo di Orochimaru non ci fosse nessuna traccia. L’unica cosa che incontrai, con mio grande orrore, fu una cimice, che ebbe la fantastica idea di volarmi vicino. Probabilmente le mie urla furono avvertite fino a Konoha, con annessa Suna. Tentai di scappare dall’essere diabolico, peccato che quest’ultimo continuasse ad inseguirmi; sembrava aver sviluppato una certa simpatia per la sottoscritta.
“Stammi lontano, essere schifoso! Ho un pesticida con me!”
Peccato che il mio bluff non funzionò. Se ero arrivata al punto di minacciare gli insetti, voleva dire che non era la mia giornata. Il peggio, però, non si era ancora verificato. Purtroppo, lo sciagurato schifo volante, decise di posarsi sulla mia maglietta. A quel punto mi prese una crisi isterica in gran stile, ancora non capisco come feci a non svenire. Tentai di scacciarlo in tutti i modi – in parole povere, urlandogli dietro – peccato che non volesse staccarsi dalla mia maglia, dove sembrava aver trovato un’abitazione confortevole. Come ultima spiaggia, decisi di usare le maniere forti. Siccome non avevo la minima intenzione di toccare quell’essere raccapricciante, nella fretta di togliermelo di dosso, adoperai il primo oggetto che mi capito sotto le mani per mettere fine alla sua esistenza: il mio cellulare. Inutile dire che alla fine di quell’ardua battaglia, l’oggetto che mi aveva servito per più di un anno era diventato inutilizzabile. Mentre mi scrostavo i resti cimiciosi dalla manica, feci un calcolo mentale. Un nuovo portatile, un nuovo stipite e un nuovo cellulare. Se non mi uccideva Sasuke lo facevano i miei genitori. Uscii da quella via pestilenziale con il proposito di non ritornarci fino all’estate seguente. Ormai era arrivato il periodo degli insetti, periodo odiato e temuto dalla sottoscritta. Dopo quell’epica battaglia, però, c’era una cosa positiva da constatare: avevo un posto in meno in cui cercare.
Wow.
Arrivata all’imbocco della strada principale, mi fermai a pensare: dove sarei potuta andare?
“Ciao.”
Mi prese quasi un colpo, quando Sai, ovviamente con il suo sorriso stampato in faccia, mi comparve davanti. Cosa stava facendo, mi voleva tendere un agguato?
“Prima stavi urlando.”
Che genio. Mi venne in mente una cosa: se sapeva che stavo urlando, voleva dire che aveva assistito alla mia lotta all’ultimo sangue con Jimmy, la cimice che avevo eroicamente ucciso. Allora, pensai furibonda, perché cavolo non era venuto a darmi una mano? Con tutta la calma di cui ero capace, ovvero tremando di isteria repressa, gli chiesi gentilmente perché cazzo non mi avesse salvato da quell’essere malefico; lui, semplicemente, rispose che i ninja della radice non si spaventavano di fronte a certe cose e che non avrei dovuto farlo neanch’io, eccetera eccetera. Mi appuntai mentalmente di tirargli un calcio la prossima volta che avesse menzionato i ninja della radice. Stranamente, mi trattenei dall’urlare. Forse volevo riservare il mio attacco isterico per Sasuke, che aveva iniziato quella stupida storia. Se fosse stato a casa, io non avrei dovuto rischiare la vita contro una cimice traditrice di livello S. Rabbrividii. Avrei preferito affrontare Orochimaru. O Itachi. Sicuramente non Jimmy. Cercando di non pensare all’avvenimento di poco prima, chiesi a Sai il motivo della sua scampagnata. Scoprii che era uscito per cercare qualcosa da disegnare. Almeno era un motivo normale. Non gli chiesi neanche dove avesse messo il disegno, anche se ero curiosa di vederlo. Gli dissi solo di tornare a casa, senza dare troppo nell’occhio. Se qualcuno della cerchia degli anziani glielo avesse chiesto, doveva dire che era un corrispondente finlandese.
“… e, visto che ci sei, non è che andresti a staccare quei disegni da camera mia?” gli bisbigliai, imbarazzata. Almeno così nessuno avrebbe più fatto commenti. Gli chiesi anche di non buttarli, ci tenevo molto alle mie opere, ma di consegnarli a mia sorella che li avrebbe nascosti.
Dopo aver salutato Sai, mi avviai verso il secondo posto nella scala dei luoghi più probabili in cui si potesse trovare Sasuke. Andai esattamente nel parchetto dove lo avevo incontrato la prima volta. Peccato che lì ci fosse solo un moccioso che andava su un’altalena. Adesso occupavano anche il mio parco? Prima di incontrare qualcuno che avrebbe iniziato a fare qualche discorso insensato, mi allontanai velocemente. Ovviamente mi riservai di guardare male il bambino, che aveva osato andare nel mio territorio. Dalla faccia che fece, probabilmente l’avevo anche spaventato. Mi capitava spesso.
Ormai la situazione era disperata. Non sapevo dove fosse Sasuke e non avevo neanche voglia di cercarlo. Avevo sprecato metà della mattinata in giro e mi restavano ancora un po’ di posti da controllare. Come ho già detto, la metropoli è piena di posti solitari. Piuttosto scoraggiata, mi avviai verso il terzo posto della mia lista mentale, ovvero una piccola piazzetta con in mezzo una fontana dove, quando ancora non esistevano le lavatrici, le donne erano solite lavare i panni. Quel posto mi piaceva particolarmente; quando ero triste, andavo sempre lì con il mio mp3, per ascoltare un po’ di musica in solitudine. Era davvero difficile trovarci qualcuno, soprattutto perché non era un luogo di ritrovo adatto, essendo lo spazio molto limitato appunto dalla fontana. Dell’Uchiha, però, neanche l’ombra. Visto che c’ero, decisi di riposarmi, così mi sedetti sull’unica panchina che c’era, che si trovava dietro la fontana, di fianco ad un albero. Appoggiai i piedi su di essa e mi sedetti piegando le ginocchia. Mi rilassava quella posizione e mi aiutava a pensare. Dove poteva essere? Magari lui cercava un posto solitario, ma anche spazioso…
All’improvviso mi illuminai. Forse avevo capito dove si era cacciato! Io, solitamente, ci andavo poco, perché c’era troppa erba in giro e quello implicava una presenza non indifferente di insetti, ma lui non aveva quel problema. Però dovevo muovermi, perché, anche se, casualmente, avessi avuto ragione, quello non voleva dire che lui sarebbe rimasto lì in eterno. Forse era addirittura andato in qualche altro paese, la sua velocità glielo avrebbe permesso. Sperai vivamente che la mia ipotesi fosse sbagliata, altrimenti non lo avrei più ritrovato. Già mi immaginavo i telegiornali: ‘pazzo psicopatico terrorizza la popolazione, minaccia di cancellare la memoria…’
Decisamente meglio ritrovarlo prima che facesse danni. Cercai di velocizzare la mia andatura, non volevo che decidesse davvero di andare da qualche altra parte. Non sapevo neanche perché ero così sicura che si trovasse in quel posto, che, per la precisione, era un piccolo campo inutilizzato. Da tempo la terra non era più fertile, così il proprietario l’aveva messo in vendita, però nessuno aveva voluto acquistarlo. Quindi era rimasto praticamente senza padroni e ormai le erbacce erano di casa. In realtà non avevo la minima idea del perché dicessero che il terreno non era fertile. L’ultima volta che c’ero andata, vi erano diversi alberi. Forse si riferivano al fatto che non si potesse seminare il grano, che nella metropoli abbondava. Non ero molto felice di andarci. Sebbene fossi quasi sicura che Sasuke si trovasse lì, quel posto era praticamente in fondo al paese, quindi molto lontano. Camminavo senza prestare attenzione a nessuno, ma non potei non accorgermi di un bambino che correva nella mia direzione e che proveniva proprio dal posto in cui ero diretta. Il bambino in questione stava piangendo come un disperato, neanche avesse visto un mukenin. Forse lo avevo davvero visto. Mi rallegrai leggermente; quello voleva dire che ero sulla strada giusta.

Fine sesto capitolo!

Cleo92: ciao!! Non si vede ancora cosa sta facendo Sasuke, era andato a nascondersi bene! Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, spero che ti piaccia anche questo! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

eynis: ciao!! Beh, volevo vedere come facevano a stargli sempre perfetti!^^
Sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto, spero che ti piaccia anche questo! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Erykuz: ciao!! No, allora non ho letto la recensione! T_T che tristezza! Va be’, ti sei rifatta con questo, che è lunghissimo!^^
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Sinceramente io Sasuke in camera mia non lo volevo! U_U
Sì… va be’, passiamo ad altro, va!^^’
Dopo la mia lotta epica con Jimmy, sono riuscita ad uscire indenne dalla strada, ma non ho ancora trovato Sas’ke…-.-‘
Comunque… Spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Sarhita: ciao!! Penso che farebbero giusto un po’ di danni!^^’
Ma anche nella mia metropoli non si risparmierebbero! Sono contenta che trovi la storia interessante, spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

IvI: ciao!! No, il ramen non l’ho mai provato, però vorrei!^^
Ho cercato la ricetta su internet, davvero, non solo nella storia e sembra buono, quindi prima o poi lo proverò!^^
Comunque, spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: ciao!! Sono contenta che questa storia sia la tua preferita!^^
Io penso sempre che i capitoli non siano un granché! Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Samirina: ciao!! Sono contenta che ti piaccia, l’idea me l’ha ispirata un’altra fic, veramente!^^ Grazie per i complimenti, sono davvero contenta che ti piaccia! Spero che ti piaccia anche questo capitolo! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i preferiti:

1 - Alex Elric
2 - Anonimo9987465
3 - ArtemisLover
4 - bacinaru
5 - Erykuz
6 - hokkon33 deffy
7 - IvI
8 - Kellyvideomaniacatv
9 - Kokorozuky
10 - PiKkOlA_mAnGiAmOrTe
11 - renesmee92
12 - rosi33
13 - Sakuchan_94
14 - Samirina
15 - Sarhita
16 - SoSo
17 - Yue Ichijo


Grazie anche a coloro che hanno messo la storia tra le seguite:

1 - angelika4ever
2 - Anonimo9987465
3 - Elanor92
4 - Emily91
5 - Fire Angel
6 - KonataChan
7 - renesmee92
8 - RuinNoYuki
9 - sabaku no sary
10 - Sasorina_Lover
11 - Takami_Kinomiya
12 - Targul
13 - Zakurio
14 - zanna


Adesso vi saluto! Al prossimo capitolo! Mata ne!

Nihal

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Odiavo camminare. E non sopportavo i bambini che piangevano. Sasuke, quel giorno, anzi quella mattina, perché di giorno non si poteva ancora parlare, mi aveva fatto assaporare tre delle cose che non sopportavo. Nella mia mente ancora aleggiava il pensiero di Jimmy.
Me l’avrebbe pagata. Avrei avuto la mia vendetta.
Ormai ero quasi giunta al campo.
Lo maledissi mentalmente per l’ennesima volta. Avevo dovuto attraversare praticamente tutto il paese.
“Ciao! Ascolta, ascolta! Cambia strada…”
No. Tutto ma non quello; davvero, non potevo sopportarlo. La seconda vecchietta in una mattinata e sembrava anche spaventata. Sicuramente aveva visto un cane e lo aveva scambiato per un terrorista. Però toccava a me dirle che in un paese di quattrocento abitanti non ci sono terroristi.
Cercando di mascherare la mia fretta, che aumentava drasticamente al passare dei minuti, mi avvicinai lentamente alla signora che mi stava parlando. Dopo averle chiesto di cosa parlasse, mi guadagnai un’occhiata terrorizzata.
“Giù, al campo, c’era un ragazzo stranissimo!”
Forse non avevo sentito bene. Forse lei si stava sbagliando e aveva davvero visto un cane terrorista. Quando le chiesi di ripetere, però, tutte le mie ipotesi crollarono. Purtroppo avevo sentito benissimo. Prima che il mio cervello elaborasse l’informazione, però, passarono un’altra manciata di minuti. Tanto avevo tempo da perdere. Quando legai insieme i due concetti, ovvero campo e ragazzo stranissimo, sussultai molto percettibilmente.
Oh, cavolo! Cos’aveva fatto Sasuke?
“Cos’hai, stai male?”
No, un discorso su tutti i tipi di malattie esistenti no. Non era proprio il momento adatto.
Sicuramente non sarei stata lì ad ascoltare tutte le sue ciarle sui rimedi casalinghi. Forse si portava proprio un’enciclopedia medica dietro, altrimenti a cosa le serviva la sua borsa enorme? Meglio andare sul sicuro e prevenire le diagnosi fatte in casa. Anzi, fatte in strada.
“No, sto bene. Piuttosto, in che senso ragazzo stranissimo?”
La vecchietta mi guardò con uno sguardo assatanato. Le stavo offrendo su un piatto d’argento la possibilità di sparlare di qualcuno. Qualcuno di cui nessuno aveva ancora spettegolato.
“Beh, vedi, io, non sapendo chi fosse, sono andata a chiederglielo, e lui, invece di rispondermi, sai cos’ha fatto? Mi ha guardato male! E io suoi occhi erano ros…”
Non l’aveva fatto davvero. Non ci volevo credere. Come aveva potuto minacciare una donna anziana con lo Sharingan? Ok, se lo avessi avuto, probabilmente l’avrei fatto anch’io, ma non ce l’avevo, quindi era inutile pensare a cosa io avrei fatto. Lui non doveva farlo, punto e basta.
“Ok, grazie! Adesso devo andare!”
Mi allontanai di corsa, lasciandola basita a fissarmi mentre correvo come una disperata verso il punto dove, poco prima, mi aveva sconsigliato di andare. In poco tempo scomparve dalla mia vista. Voleva dire che stavo andando davvero velocemente. Me ne rendevo conto anch’io, perché, dopo qualche minuto di quel ritmo, iniziai ad ansimare e dovetti fermarmi per riposare. Ripresi il mio cammino poco dopo, attenta ad andare ad un’andatura non omicida, e mi avviai nel sentiero che portava in quello stupido campo. Iniziava a starmi antipatico quel posto. I miei piedi, ormai, procedevano da soli, perché il mio cervello, al posto di comandarli, era impegnato in una gara con se stesso. Ogni parte di esso doveva scegliere una tortura da infliggere a Sasuke e la più terribile avrebbe vinto. Forse avrei dovuto fargli fare da babysitter ai bambini dell’asilo, secondo me si sarebbe spaventato a morte. O avrei potuto fargli ascoltare le chiacchiere della mia vicina. Altro che Sharingan. Quelle stendevano davvero.
“Cosa ci fai qui?”
Basta. La gente doveva smetterla di spuntarmi alle spalle, o avrei rischiato seriamente di prendermi un colpo. E quella katana doveva sparire. Me l’aveva puntata talmente tante volte addosso che ormai non mi faceva più né caldo né freddo.
L’unica cosa che mi chiedevo era come avesse fatto ad arrivarmi dietro così. Il campo era proprio di fronte ai miei occhi, ma Sasuke era proprio dietro di me. E non accennava a spostarsi. Chissà come faceva a restare così immobile. Ovviamente, sotto minaccia di morte, io pensavo a quelle cose e non alla Kusanagi che vedevo avvicinarsi a poco a poco. Sentivo il freddo della lama sul collo. Mi stava toccando con la sua spada?
“Ma sei idiota? È pericoloso! Metti via quella schifezza, io e te dobbiamo parlare!”
Quello non era l’approccio adatto per discutere con Sasuke Uchiha. Avrei dovuto saperlo, peccato che tendevo a dimenticare quei piccoli particolari.
Infatti l’aggeggio malefico non lo spostò di un millimetro. Però un effetto lo avevo sortito. In quel momento sembrava anche vagamente – dico vagamente perché le sue espressioni facciali sono sempre uguali – alterato.
“Cosa ci fai qui?”
Aveva un vocabolario molto fornito. Non si stancava a dire sempre le stesse cose? Cercai di spostarmi impercettibilmente, per sottrarmi alla minaccia della katana, ma, vedendo che la stava minacciosamente schiacciando sul collo, desistetti.
“Sas’ke, non possiamo parlare civilmente?” tentai.
“No.”
Ah, buono a sapersi. Perché non poteva fare la persona normale? Loro non ti puntano una katana addosso, appena ti vedono. Senza contare il fatto che in quella posizione iniziavo a stare davvero scomoda. La Kusanagi non mi permetteva di muovermi e, avendo la schiena lievemente inarcata, iniziavo a sentire male.
Così decisi di fare la cosa più furba di tutta la mia vita, ovvero di appoggiarmi a Sasuke. Era colpa sua se non riuscivo a stare comoda, quindi, in un modo o nell’altro, doveva rimediare. Non appena compii l’azione di appoggiarmi su di lui, la sua espressione cambiò. Allora anche lui aveva una mimica facciale! Almeno la katana l’aveva spostata. Peccato che, nel farlo – probabilmente in modo volontario – mi aveva colpito un braccio. Intendiamoci, non era nulla di che, solo un taglio neanche tanto profondo, ma la cosa mi fece andare in escandescenze.
“Cazzo! Ma sei cretino? Io ti ammazzo, brutto scemo! Ma come ti permetti di graffiarmi con quello schifo viscido? Sì, viscido, perché probabilmente Orochimaru lo ha toccato. Chi cavolo ti credi ti essere?”
“Sas…”
“Io me ne sbatto se sei Sasuke Uchiha! Guarda cosa mi hai fatto! Guarda, brutto idiota!”
Continuai a gridargli dietro per circa un quarto d’ora, inserendo nel mio discorso anche le vecchiette e Jimmy, finché non mi andò quasi via la voce. Stranamente, mentre parlavo, lui non aveva fatto una piega, anzi aveva ascoltato il mio delirio da psicopatica.
Mi guardai il braccio. Cavolo, quella cosa tagliava. Non era nulla di grave, però faceva molta mostra di sé come ferita.
Senza un motivo apparente andai all’ombra di un albero e mi sedetti. Avevo bisogno di una tregua, non riuscivo davvero a sostenerlo per così tanto. Rimirai il punto in cui mi aveva colpito. Quello aveva davvero il coraggio di farmi fuori, secondo me. La odiavo, la sua katana.
“Cosa ci fai qui?”
Di nuovo. Senza che me ne fossi accorta, il vendicatore si era piazzato davanti a me e mi squadrava in attesa di una risposta. Almeno non ha il kimono addosso mi ritrovai a pensare. Quel tendone era davvero brutto.
“Perché terrorizzi le vecchiette con lo Sharingan?”
Non gliel’avrei data vinta, quella volta doveva rispondermi prima lui. Mi appoggiai meglio al tronco, facendovi aderire la schiena. Sarebbe stato un fine mattinata molto lungo. Non avevo intenzione di andarmene prima di chiarire i punti essenziali. Ovvero niente scampagnate con Sharingan annesso e niente lotte mortali contro Naruto. Prima, però, volevo che lui mi rispondesse.
Io dovevo vincere quella sfida, sicuramente non mi sarei fatta battere da lui. Gli lanciai un’occhiata di sfida. Bisognava solo vedere chi era più tosto.
“Che schifo, che schifo, che schifo!”
Ok, non ero io la più tosta. In meno di due secondi mi ritrovai nascosta dietro all’Uchiha e lo imploravo di uccidere lo schifo volante che mi era planato sopra la testa.
“Dov’è? Che schifo, mi è venuto vicino!”
“Se n’è andato.”
“Ah.”
Facendo finta di niente, ritornai alla mia postazione e ripresi lo sguardo truce di poco prima.
Peccato che non facesse molto effetto dopo la mia performance.
Eppure… Sasuke sembrava soppesare una risposta. Strano. Che volesse darmela vinta?
Sorrisi. Forse avrei battuto il genio Uchiha che tanto mi aveva irritato in quei giorni.
Sporsi la testa per poter vedere meglio la sua espressione. Dopo aver riflettuto qualche secondo, si era girato verso di me e aveva iniziato a muovere le labbra lentamente, formulando quella che era… una domanda! Stupido Uchiha.
“Cosa ci fai qui?”
All’inizio mi trattenni. Non volevo morire proprio quel giorno. Però, poi, vedendo l’espressione seria di Sasuke, non ce la feci e gli scoppiai a ridere in faccia.
“Tu sei proprio un deficiente!”
Lui stette lì, fermo, finché non mi passò il mio attacco di risatine. Davvero, non ero riuscita a frenarmi. Lui davvero pensava che solo perché continuava a ripetermi la stessa domanda, io gli avrei risposto?
Mi alzai dalla mia postazione e mi avvicinai a lui.
Tirò fuori la katana, quindi ritornai alla mia postazione. Dovevo farla sparire altrimenti potevo considerarmi costantemente in pericolo. Alla fine decisi di rispondere. Era davvero impossibile averla vinta, con lui. Inoltre, era quasi ora di pranzo e, se avessimo continuato a guardarci in faccia, non avremmo concluso niente. Poi dovevo almeno andare a fasciarmi quello stupido taglio, che, anche se non sembrava, continuava a sanguinare. Dovevo tenerlo premuto contro la maglia. Un altro punto a sfavore della schifezza, cioè, della katana.
“Sono venuta a cercarti, perché non puoi spaventare le vecchiette con lo Sharingan, per quanto l’idea mi attiri. Ah, e anche per dirti di evitarti faide con Naruto, perché qui non sono bene accette.”
La sua espressione – sì, la stava di nuovo cambiando – si fece contrariata. Giusto, chi ero io per dire ad un Uchiha cosa fare?
Non ce la facevo più a stare seduta, quindi mi alzai. Nel farlo, involontariamente abbassai lo sguardo sulla maglia e impallidii. Era tutta sporca di sangue. Così dovevo anche buttarla.
L’irritazione di poco prima, tornò a farsi sentire. Da quando erano arrivati quegli idioti, non me ne andava una giusta. Probabilmente stavo detenendo il record di crisi isteriche in una giornata. Se pensavo che leggere il manga mi rilassava, mi veniva da ridere. Loro in carne ed ossa, riuscivano soltanto ad innervosirmi e anche tanto.
“Mi dava fastidio.”
Concentrata nei miei pensieri, in un primo momento non mi ero neanche resa conto che avesse detto qualcosa. In fondo era anche un evento abbastanza raro. I comuni mortali non potevano ascoltare la sua soave voce. All’inizio non ero neanche sicura se dicesse a me.
Soprattutto, non avevo la minima idea di cosa stesse parlando. Perché lui tirava fuori risposte sconnesse e pretendeva che io lo capissi?
“Chi?”
“La vecchietta.”
Bene. Almeno mi aveva degnato di una risposta. A quel punto, senza degnarlo di uno sguardo, me ne andai per la mia strada, intenzionata a tornare a casa. Se voleva traumatizzare la popolazione mondiale, dopotutto, non erano affari miei. Sicuramente non mi sarei fatta affettare solo per convincerlo a venire con me.
Ovviamente in meno di due secondi mi fu davanti, a causa della sua velocità supersonica. Gli avrei quasi chiesto se mi portava sulle spalle, però rinunciai. Probabilmente mi avrebbe riso in faccia.
Anzi, no. Io mi sarei risa in faccia e lui non avrebbe fatto nulla. Ecco, sarebbe andata così. Il problema, comunque, non si era neanche posto, perché, arrivatomi di fianco, si era adeguato alla mia velocità. Inutile dire che, passando per la stessa strada, incontrammo la vecchietta di poco prima, che stava facendo comunella con un gruppo, probabilmente creato apposta per parlare dell’Uchiha. Chissà quanta gente aveva terrorizzato. Stranamente in quel momento non mi interessava. Non mi curai nemmeno degli sguardi attoniti che mi lanciarono quelli della cerchia, probabilmente perché mi trovavo in sua compagnia. Senza contare le loro facce scandalizzate, quando si accorsero della mia bellissima ferita, procuratami poco prima, proprio dal mio compagno di viaggio. Non risposi neanche quando uno di loro mi chiese: “Ma è uno psicopatico?”
Sì, sicuramente lo era, ma io non avrei dato argomenti di cui sparlare. Si capiva a guardarlo, non c’era neanche bisogno della mia conferma. Io, inoltre, se fossi stata in loro, non avrei chiesto davanti ad un pazzo se il pazzo in questione, fosse pazzo. Equivaleva a scavarsi la fossa. Sasuke, comunque, non fece nulla.
Un po’, però, i commenti se li attirava. Poteva anche evitarsi la katana in bella vista dietro la sua schiena. Lui doveva sempre fare a modo suo. Era ovvio che quelli della cerchia la indicassero, scandalizzati e poi, altrettanto scandalizzati, guardassero me, che avevo l’ardire di passeggiare con un ragazzo stranissimo. La cosa non mi infastidiva, comunque.
Inspiegabilmente, passeggiare in silenzio di fianco a lui, mi tranquillizzava. Se non faceva l’Uchiha, non era neanche tanto male.
Certe volte, il silenzio è migliore delle parole, però pochi se ne rendono conto. Io preferivo così, a me l’assenza di rumori piaceva. Camminammo un po’, senza dire nulla, finché Sasuke non si voltò per chiedermi se il taglio mi facesse male. Quindi si sentiva in colpa. Almeno quello me lo doveva. Gli risposi affermativamente.
“Bene.”
Bene? Bene? Mi stava prendendo in giro? Prima mi faceva male e poi ne era anche contento? Era un ragionamento folle e, probabilmente, lo sapeva anche lui. Dopotutto, pensai qualche secondo dopo, cosa potevo aspettarmi dall’allievo di Orochimaru? Uno che è così stupido da recarsi volontariamente dal Sannin dei serpenti, sicuramente non può sentirsi in colpa per uno stupido taglio.
“Bene?”
Se avessi potuto farlo, avrei incrociato le braccia; non potendo, mi limitai a guardarlo male.
“La prossima volta non mi segui.”
Seguirlo? La mia intenzione non era mai stata quella. Se lui non lo aveva ancora capito, io, quella mattina, volevo soltanto restare nel mio letto. Fu così che mi diedi all’ennesima scenata in gran stile; ciò, significava la fine del silenzio. Se lui fosse stato zitto, sarebbe andato tutto bene, invece doveva sempre parlare nei momenti sbagliati.
Com’era logico, lui ignorò ampiamente tutto il mio discorso, limitandosi ad accelerare il passo. Aveva così tanta fretta di tornare a casa da non potermi aspettare?
“Non è che potresti rallentare?”
Gli chiesi, mentre allungavo il passo per stargli dietro. Anche se non stava correndo, riusciva a farmi ansimare. Alla mia domanda, lui si girò e mi guardò come se gli avessi fatto la richiesta più stupida dell’universo e iniziò ad andare ancora più veloce.
“No.”
Mi fermai in mezzo alla strada e incrociai le braccia. Ne avevo abbastanza del suo stupido atteggiamento. E ne avevo abbastanza di perdere la voce per colpa loro, quindi decisi semplicemente di entrare in sciopero. Non che a lui importasse. Anzi, tempo pochi secondi, e non lo vidi neanche più davanti a me. Sicuramente con la sua velocità supersonica era già arrivato a casa mia. Io, invece, dovevo tornare alla velocità umana e in più dovevo evitare di dissanguarmi per strada. Quel taglio iniziava a preoccuparmi. Non la smetteva più di sanguinare e la mia maglia, ormai, era diventata inutilizzabile. Dopo un po’ di sciopero decisi di riprendere il cammino, tanto per fare qualcosa. Sembravo veramente stupida ferma in mezzo ad una strada dove non c’era nessuno. Soprattutto di fianco ad un cimitero, perché il campo, presso il quale ero andata volontariamente, si trovava dopo quell’allegro luogo di ritrovo per coloro che erano trapassati.
“Stupido Signore dei Serpenti.”
In effetti era più un appellativo per Orochimaru, ma, al momento, non riuscivo a trovare un’offesa migliore, sebbene avessi tutte le intenzioni di insultarlo per l’intero viaggio di ritorno. Poteva almeno aspettarmi.
Signore dei serpenti?
Chi aveva parlato? Il mio sguardo, percorse tutta la strada che mi trovavo davanti, non vedendo nulla. Girai velocemente la testa per avere una visuale completa, ma anche dietro di me non c’era nulla. Sentivo anche le voci? Quell’Uchiha mi stava facendo letteralmente impazzire. Continuai come se nulla fosse, anche se, in realtà, ero un po’ spaventata. Io ero sicura di aver sentito qualcuno parlare e, quel qualcuno, mi era sembrato Sasuke. Cercai di convincermi di averlo immaginato soltanto perché avrei voluto che mi avesse aspettato.
“Guarda in alto.”
Di nuovo. Quella volta, però, ero sicura di averla sentita. Ed ero altrettanto sicura di sapere chi fosse e perché prima non l’avessi visto.
Infatti, seguendo le sue indicazioni, alzai lo sguardo e, subito, notai il vendicatore su un ramo.
“Scendi!”
Non poteva evitare di esibirsi, una volta tanto? Eppure, avrebbe dovuto saperlo che, nel nostro mondo, la gente non saltava d’albero in albero.
“Così è più veloce.”
Non me n’ero resa conto da sola. Serviva lui che mi aprisse gli occhi. Saltare sui rami era più veloce. Ma dai? Io pensavo che camminare alla mia andatura fosse il metodo più rapido per arrivare alla nostra ambita meta.
“Non mi interessa. Scendi di lì. Se vuoi puoi correre, io ti raggiungo.”
Con un balzo, scese dal ramo, lasciandomi di stucco. Da quando in qua ascoltava ciò che gli dicevo? Senza dire una parola, mi si affiancò, e iniziò a camminare. Io non lo capivo. Prima se ne andava, poi mi faceva prendere un infarto e dopo ricominciava a passeggiare come e nulla fosse. Lo guardai di sottecchi, non potevo negare, per quanto fosse odioso, di essere contenta che mi avesse aspettato. Non avevo proprio voglia di farmi tutta quella strada da sola. Tirai fuori dalla tasca il cellulare per controllare l’ora; mi ero dimenticata della mia eroica battaglia di poco prima, quella che lo aveva reso praticamente inutilizzabile. Sconsolata lo collocai dove lo avevo preso poco prima. Anche lì, dovevo ringraziare il mio silenzioso compagno.
“Guarda che puoi anche andare avanti.”
Non avevo la minima intenzione di fargli sapere che gradivo la sua presenza. Non riuscivo neanche a capire me stessa, a quel punto. Lui mi aveva causato tutti quei guai, però averlo vicino non mi dava fastidio. Ovviamente se non parlava. Ogni sua parola riusciva ad irritarmi. Anche i suoi sguardi aiutavano parecchio. La sua aria di sufficienza, non mi piaceva per nulla. Credevo però, che quello fosse un atteggiamento costruito; infatti, anche lui, a volte si concedeva di rilassare il volto, forse credendo di non essere osservato. Mentre camminavamo, io lo avevo visto. I suoi lineamenti, per un attimo, erano parsi più distesi, dandogli un’espressione più normale, ma anche più triste. Era subito ritornato normale, ma, quell’attimo, mi aveva fatto pensare parecchio. Spesso, mentre io e mia sorella discutevamo su Naruto, io affermavo di conoscere bene il carattere di Sasuke, essendo il mio personaggio preferito, ma, in quel momento, mi ero resa conto che non era affatto così. Io tendevo a dimenticare la sofferenza che si celava dietro la sua freddezza. E dimenticavo anche che lui, non leggendo le scans su internet, non era minimamente a conoscenza dell’innocenza di suo fratello. Doveva trovare davvero straziante il dover odiare una persona che prima aveva ammirato. In quel momento, avrei davvero voluto rivelargli la verità, ma temevo che non mi avrebbe creduto. Continuai ad andare avanti, evitando di menzionare l’argomento. Dovevo ammettere di non avere il coraggio di farlo; però, stranamente, non riuscivo a sopportare quel silenzio, così decisi di parlare.
“Sasuke…”
Mentre si girava verso di me, notai che sembrava vagamente sorpreso. Non aveva neanche tutti i torti. Era la prima volta, dal suo arrivo, che lo chiamavo in tono vagamente gentile e senza quello stupido soprannome che usavo solo per irritarlo.
“Mh?”
“Beh… ecco… volevo chiederti perché mi stai aspettando.”
Aveva davvero sorriso? Ok, era durato una frazione di secondo e non si poteva nemmeno chiamare sorriso, però io lo avevo visto. Avrei potuto giurarlo, anche se, poco dopo, era ritornato più serio di prima.
“Non ti sto aspettando.”
Ecco. Era una contraddizione vivente; diceva che non mi stava aspettando, però camminava volontariamente piano. Decisi di rinunciarci, avrei finito con il prenderlo a pugni e la cosa non era esattamente fattibile. La katana continuava a guardarmi minacciosa e io non volevo più avere a che fare con quello strumento. Aveva già fatto troppi danni, per i miei gusti. Quindi lo ignorai. Era la cosa migliore che potevo fare; almeno non lo stavo insultando, era un passo avanti.
Così il resto della nostra passeggiata passò in silenzio, rotto solo dai miei passi. Perché lui non faceva rumore. Sembrava un gatto; anzi, sembrava un Uchiha.
Almeno quella mattinata era finita; mi era sembrata eterna. Quello che intravedevo in lontananza era davvero il cancello di casa mia?
Al rumore dei miei passi, Carmen uscì subito, per poi rientrare di corsa dopo aver visto Sasuke che, casualmente, appena l’aveva vista, aveva attivato il suo Sharingan.


Fine settimo capitolo!


Salve! Visto che, ultimamente, ci sto mettendo un sacco di tempo ad aggiornare le mie fic, ho scritto un capitolo un po’ più lungo! Ok, neanche tanto._.
Non è colpa mia, è tutta colpa della stupida scuola, che mi prende un sacco di tempo!U.U
Ok, prima di passare ai deliri anti scuola, rispondo alle recensioni!


Cleo92: ciao!! Sasuke si allenava e, a pensarci, avrei anche potuto lasciarlo lì… sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto (i vari Jimmy sono sempre in agguato! Io non le sopporto, le cimici)! Spero che anche questo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Erykuz: ciao!! Ti do assolutamente ragione. Lo Sharingan è nulla in confronto alle vecchiette. Soprattutto quelle della metropoli… secondo me riuscirebbero a traumatizzarlo, Sas’ke… altro che vendetta contro Itachi, poi!
Comunque, spero che questo capitolo (anche se ci ho messo un bel po’ ad aggiornare), ti sia piaciuto! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

fra76: ciao!! Grazie per i complimenti! Sono davvero contenta che la mia storia ti piaccia!! Spero che anche questo capitolo sia bello! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: ciao!! Sono contenta che reputi il capitolo addirittura stupendo! Sasuke, ovviamente, come suo solito, si stava allenando! Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

eynis: ciao!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Non preoccuparti per la recensione! Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Ivi: ciao!! Oh, ma solitamente io non li uccido gli insetti, perché ho paura! E poi a me dispiace persino uccidere le formiche…
Per la recensione alla tua storia, non c’è bisogno di rigraziarmi! Poi, se hai già scritto i capitoli, allora capisco che sarebbe noioso rifarli tutti! Comunque, secondo me, esageri, io non sono tanto brava ad argomentare!^^’
Comunque, spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Samirina: ciao!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Hai trovato una cimice in camera tua? Io sarei scappata urlando! Povero Harry (immagino Potter, anche se non so…), trasformato in una cimice!O.o
E ti sei trovata una cavalletta vicino al naso? Non ci voglio neanche pensare, io, come minimo, sarei svenuta! Per Severus un po’ meno, i ragni non mi fanno tanta paura…
Comunque, spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

Adesso vi saluto! Al prossimo capitolo! Mata ne!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


<font face=”Times New Roman”><font size=”3”><i><b>Capitolo 8</b></i><br>

Capitolo 8

 

 

Bene. Sasuke mi aveva tagliato con quella cosa orribile, e continuava anche a terrorizzare mia sorella. Non era proprio l’ideale, ad essere sincera. Almeno, però, Sai era ritornato e Naruto non era uscito. Era una cosa positiva. Appena entrai, quest’ultimo mi corse incontro, probabilmente per chiedermi dove potesse trovare una scodella di ramen.

Laura-chan! Cosa ti sei fatta?”

Ok, per una volta mi sbagliavo. Carmen, spaventata dal vendicatore, non aveva neanche fatto caso alla mia ferita, a Sai probabilmente non interessava neanche a giudicare dal suo sguardo svagato, mentre Naruto sembrava davvero preoccupato. E io che credevo che volesse chiedermi il ramen!

“Ah, non preoccuparti. Merito del vendicatore, lì.”

Dissi, indicando con il pollice Sasuke, che si trovava dietro di me, intento a fissare il nulla con sguardo davvero molto serio. Chissà cosa gli aveva fatto di male, il povero muro della cucina. Forse aveva attentato al suo onore Uchiha, chi lo sa.

Intanto il mio braccio sinistro continuava a sanguinare, ignorando ampiamente il mio volere contrario. Peccato, non ero in grado di far rimarginare le ferite. In un’altra vita, magari.

“Cosa? È stato il teme?” chiese, guardandomi stupito.

Certo che ci metteva un po’ a capire. Chissà perché aveva quello sguardo stralunato. Credeva forse che Sasuke non avrebbe mai fatto male neanche ad una mosca? Era un po’ scemo, allora. Se mi ricordavo io del loro scontro nella Valle dell’Epilogo, dubitavo che lui l’avesse dimenticato.

Forse era stupito che fossi ancora viva. Sì, così la cosa quadrava un po’ di più.

“Sì è stato lui. Sai, non mi ha uccisa per non attirare l’attenzione, lì era pieno di vecchietti, gli adepti della cerchia degli anziani, quindi...

Smisi di parlare per tre motivi.

Per prima cosa, lo sguardo omicida di Sasuke non l’avevo immaginato sicuramente.

Per seconda cosa, avevo appena realizzato che, forse avrei dovuto fare qualcosa per quel taglio.

Per terza cosa, avevo sentito una macchina, ciò denotava che, probabilmente, quel giorno, mio padre era venuto a casa per pranzo.

Laura-chan, dove vai?”

“A vedere cosa posso fare con questa cosa!”

“Vengo con te! Sakura-chan mi ha obbligato a imparare delle cose di primo soccorso, quindi ti posso aiutare!

Intanto Sai e Sasuke stavano in disparte. Carmen era sparita.

Sebbene il sentir nominare Sakura non mi avesse aiutato e, soprattutto, non mi fidassi molto delle cose di primo soccorso di Naruto, accettai di buon grado il suo aiuto. La compagnia di una persona normale, per quanto normale possa essere un personaggio uscito da un manga, non poteva che farmi bene.

“D’accordo.”

Salimmo, prima che mio padre entrasse e vedesse quella cosa orribile, e ci fiondammo in bagno. Una volta lì, però, ci fermammo. Sono sicura che sembrerà stupido, però non avevo la minima idea di dove si potessero trovare delle bende.

Iniziai a mettere a soqquadro tutto i mobiletti, sporcandoli anche di sangue, ma non riuscivo a trovare nulla.

Laura-chan...

“Zitto! Ho da fare!”

Dopo le ante dei mobiletti, passai ai cassetti, ma neanche lì ebbi maggior fortuna. Trovai una scatola di aspirine che – senza farlo apposta, intendiamoci – lanciai in testa al povero Naruto, poi una pomata per i reumatismi che avrei tirato volentieri in testa a Sasuke, se fosse stato lì. Purtroppo non c’era, così... la tirai in testa a Naruto, ovvio!

“Ehm... Laura-chan...

“Naruto, ti ho detto che ho da fare!”

Detto ciò, continuai a rovistare in lungo e in largo, riguardando in tutti i posti e, irrimediabilmente, sporcandoli.

Mi venne quasi una crisi isterica quando, per l’ennesima volta, Naruto aprì bocca: “Laura-ch...

“Cosa vuoi?” Mi piazzai di fronte a lui, con le mani sui fianchi e il sangue che gocciolava per terra. Avrei dovuto farlo pulire a Sasuke!

No, pensandoci, effettivamente era meglio di no. Avrei rischiato la vita, facendogli una richiesta del genere.

Naruto, al mio tono isterico si fece piccolo piccolo e iniziò a bisbigliare qualcosa, che io non capii.

“Cosa? Puoi almeno esprimerti bene? Io non ho tempo da perdere!”

Alla mia gentile incitazione, Naruto si decise a parlare con un tono di voce decente.

“Ecco, volevo dirti che se stai cercando delle bende, io ne ho con me!”

“Ma sei stupido? E non potevi dirlo prima?”

Con sguardo minaccioso, gli intimai di tirarle fuori. Certo che dovevo fare tutto io! Se me l’avesse detto, avremmo risparmiato un sacco di fatica.

Naruto corse in camera mia, evidentemente a cercare il suo marsupio o quello che era. Tutte le sue cose si trovavano lì dentro. Effettivamente, dopo pochi secondi, tornò nel bagno e in mano teneva l’oggetto tanto agognato. Mi fece il gesto di porgergli il braccio. Sebbene fossi un po’ titubante, mi sedetti sul bordo della vasca, di fronte a lui, e feci come mi aveva implicitamente chiesto. Prima di fasciare il taglio, ci verso un po’ di acqua ossigenata. Quella sapevo dov’era, perché si trovava in bella vista su uno scaffale.

Mi chiesi come mai non utilizzasse il chakra e, sebbene non avessi formulato la domanda, lui prese spontaneamente l’argomento: “Vorrei guarirtela direttamente con il chakra, ma... a essere sincero... quando Sakura-chan ha provato a spiegarmelo, non la stavo ascoltando!”

Sorrise e si portò la mano dietro la testa, con il risultato di versarsi tutta l’acqua ossigenata addosso.

A quel punto scoppiai a ridere e un po’ di tensione che avevo accumulato in quel giorno, si sciolse. Effettivamente era vero ciò che si diceva nel manga: Naruto era capace di mettere addosso una strana allegria, anche nei momenti tristi.

Quintali di acqua ossigenata dopo, era pronto per fasciarmi il braccio. Ci avrei messo molto meno tempo io, ma almeno avevo passato una mezz’ora – sì, ci avevamo messo ben trenta minuti – divertente.

Mentre Naruto continuava nella sua opera, io mi feci una domanda.

Chissà dov’era andata Carmen. Da quando era rientrata non l’avevo vista, né al piano di sotto, né al piano di sopra.

Decisi di chiederlo a Naruto, forse lui lo sapeva.

“Naruto, hai visto mia sorella?”

“Chi, Carmen-chan? Sì, cinque secondi prima che entrassi, aveva detto che si sarebbe andata a fare una passeggiata!

Dovevo farmi un discorsetto con Sasuke. Doveva smetterla di terrorizzarla.

“È colpa del teme, vero? Carmen me l’ha detto prima che lui le incute timore! Ma io le ho detto che non deve preoccuparsi! Ci sono io a proteggerla,ttebayo!” urlò quasi, esibendomi il pollice destro. Quel gesto, provocò irrimediabilmente la caduta delle bende, quindi dovemmo iniziare da capo.

Un sorrisetto mi attraversò il volto. Perché Carmen si confidava con Naruto?

Abbassai lo sguardo, cercando di non farmi notare. Quella precauzione, comunque, si era rivelata inutile, visto che Naruto si era perso nel suo mondo e stava continuando a blaterare qualcosa sul fatto che tanto il teme non avrebbe mai battuto un futuro hokage. Se lo diceva lui, chi ero io per dargli torto? Sicuramente, però, non volevo vedere una dimostrazione della loro forza lì, in casa mia e tanto meno nel mio cortile, quindi ribadii, tanto per essere sicura che avesse capito, che io non volevo faide nel mio paese.

“Non preoccuparti, Laura-chan! Io non farò a botte con lui! Dico solo che, se farà qualcosa a Carmen, io la difenderò!

Me l’ero sognato, o aveva rimosso il suffisso chan dal nome di Carmen?

Ok, forse l’aveva dimenticato, dovevo smetterla di fissarmi sulle minime cose.

“D’accordo! Allora lei è al sicuro.” Dissi un po’ stizzita, evidenziando il lei. Ignoriamo la povera Laura – ovvero la sottoscritta –, l’unica ferita a causa della katana pazza e del suo possessore ancora più pazzo.

“Esatto,ttebayo!”

Non aveva capito niente.

Decisi di sorvolare, per il bene del mondo, così, invece di parlare, stetti a guardare Naruto che ancora si prodigava con le bende. Facendo scorrere uno sguardo nel bagno, il battito del mio cuore accelerò e il gene della pigrizia si attivò. C’era un sacco da pulire! Tra sangue e acqua ossigenata, quel posto sembrava un campo di battaglia.

“Fatto!”

Era ora.

Diedi una pulita in giro, molto superficialmente e raccolsi le aspirine e la pomata per i reumatismi, che giacevano per terra da quando le avevo buttate. Fatto ciò, presi Naruto per un braccio e lo trascinai di sotto. Avevo fame e, piuttosto di sprecare due parole per spiegargli che dovevamo scendere, preferii tirarmelo dietro. Scese le scale, feci per andarmi a sedere al mio posto – dopo aver lasciato andare Naruto, ovvio – ma fui bloccata da mio padre. Aveva le braccia incrociate e alternava occhiate a me e occhiate allo stipite della porta dove si trovava la crepa di quella mattina e Sai che mi salutava sorridendo.

Quindi Naruto, evidentemente, non aveva inventato una scusa e Sai, evidentemente, alla scontata domanda ‘cos’è successo?’ di mio padre, aveva risposto la verità.

Il peggio venne quando anche mia madre uscì dalla stanza e si mise affiancata a mio padre, guardandomi. Bene. In quel preciso istante, quasi non riuscii a soffocare l’istinto di strozzare Naruto. E Sai. E poi di nuovo Naruto. E, infine, Sasuke. Tanto lui c’entrava sempre.

Placai i miei bollenti spiriti, soltanto perché, se volevo mangiare presto, dovevo trovare una scusa al più presto. Nessuno dei miei corrispondenti sembrava intenzionato a volermi dare una mano. Sasuke, appena comparso da chissà dove, fissava la mia fasciatura senza fare una piega. Naruto, semplicemente era scomparso.

Sai sorrideva. Odioso.

“Che c’è?” chiesi, cercando di mantenere un tono disinvolto.

“Cos’è successo alla porta? Il tuo corrispondente pallido ci ha detto che hai fatto sbattere la testa di quello biondo contro lo stipite.

La risposta di mia madre, mi fece venire in mente due cose. La prima, fu che non avevo neanche pensato dei nomi con cui presentarli; la seconda, che ero proprio nella merda. Non avevo la minima idea di cosa dire, così tentai di tergiversare.

“Ehm... ma è impossibile che la testa di Nar...” Oh, cavolo! Dovevo pensare subito ad un nome!

“Cosa?”

“... la testa di... Tom, ecco, Tom, sì. Dicevo, che è impossibile che la testa di Tom abbia rotto lo stipite! Lui sta benissimo, quindi non può aver sbattuto la testa!” iniziai ad agitare le braccia freneticamente, tentando di spiegarmi bene.

Quel gesto, fece sì che i miei notassero la piccola ferita che avevo riportato in seguito alla piccola collutazione con il re dei vendicatori. Ovviamente, dovettero chiedermi delucidazioni anche riguardo a quella.

“Beh... ecco...

Mi sfuggì uno sguardo verso Sasuke, che mi ricambiò con un’occhiata di puro disinteresse. Ovvio! Il guaio l’aveva combinato lui, ma ero io che dovevo risolverlo. Mi sembrava giusto. Non avevo la minima idea di cosa dire, così, per prendere tempo, iniziai ad esaminare la fasciatura, evitando accuratamente di rispondere.

“Allora, cosa ti sei fatta?”

Iniziai ad intrecciarmi una ciocca di capelli con le dita, nell’ardua impresa di pensare a qualcosa. Non ero Shikamaru, non riuscivo a pensare bene, sottopressione!

Guardai Sai, in cerca di qualche spunto, ma lui si limitava a sorridere, appoggiato alla porta. Sasuke? Neanche a parlarne. Lui addirittura non prestava neanche attenzione al discorso.

Potevo dire che ero caduta! Però dove? E poi, cadendo, non ci si taglia.

Magari mi ero tagliata con un coltello! Io che mi spreco a prendere in mano un coltello per fare qualsivoglia cosa riguardante la cucina? No, avrebbero subito capito che era una frottola.
Stavo per aprire bocca, giusto per non sembrare colpevole, quando qualcosa, o meglio, qualcuno, mi bloccò.
“Laura voleva mostrare quelle katane a Tom, però è scivolata, tagliandosi. Tom, per afferrarla, ha infilzato la katana che aveva in mano nello stipite, causando così quella frattura.”
Sasuke Uchiha aveva articolato una frase di senso compiuto? E sapeva come mi chiamavo? Certo, in un modo o nell’altro doveva salvarsi la pelle, però era comunque una cosa fuori dal comune. I miei genitori erano girati verso di lui, quindi non fecero caso alla mia bocca spalancata, tantomeno al segno di ok di Naruto che, casualmente, era ritornato in cucina.
“Tipico di te, neesan!”
I miei genitori non fecero caso al neesan visto che erano abituati alla nostra fissazione per i termini giapponesi, ma io feci caso all’insulto velato – neanche tanto – di Carmen che sembrava essere tornata dalla sua passeggiata.
Soltanto perché ero un po’ maldestra, non voleva dire che la versione di Sasuke fosse verosimile.
“Ah. Potevi dirlo subito!”
No, perché tutti ci credevano? Per salvaguardare l’identità di quegli stupidi ninja, decisi di fingere che fosse la verità.
Comunque, io non sarei mai stata così sbadata.

 

Fine ottavo capitolo!!

 

 

Dopo epoche, ritorno ad aggiornare! Ok, prendetevela con la scuola!T.T Davvero, ultimamente non ho mai tempo per niente._.

 

 

Zakurio: ciao!! Mi dispiace molto per il ritardo nell’aggiornamento, ma per colpa dei compiti e delle interrogazioni, il tempo per scrivere si è ridotto a zero!T.T

Spero che questo capitolo ti piaccia, comunque! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

IvI: ciao!! Ehm... mi dispiace di non aver aggiornato tanto in fretta, però... sì, la scuola_ _

Abbiamo talmente tante cose che non so neanche come ho fatto a scrivere questo capitolo._.

Comunque, spero che ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

fra76: ciao!! Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che tu lo abbia trovato divertente! Spero che anche questo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Cleo92: ciao!! Eh... non so ancora cosa dirò a Sasuke...

Effettivamente, come si può notare dal ritardo con cui posto, la scuola mi prende davvero tantissimo tempo! Però cerco di trovare degli spazi per scrivere i capitoli!

Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

KaySted: ciao!! Sono contentissima che tu mi abbia lasciato un commento!

Però mi dispiace di averci messo così tanto ad aggiornare!T.T

Ok, mi ripeto, ma è colpa della scuola!._.

Ok, spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

KonataChan: ciao!! Sono contenta che la storia ti piaccia, e non importa se non hai mai lasciato un commento! Vuoi cancellare la tua storia? Mi dispiace! Però ho letto l’avviso che hai scritto, quindi capisco i tuoi motivi... se qualcosa non soddisfa, allora penso che passi anche la voglia di continuarla...

Ok, passando al resto del commento, sono contenta che pensi che la storia sia realistica e... devo darti ragione. Effettivamente mi sono concentrata tantissimo su Sasuke, però in questo capitolo ho cercato di rimediare!xD

Beh, cosa dire? Grazie per la recensione e spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

 

Grazie a coloro che hanno messo la storia tra i preferiti e le seguite!

Adesso mi defilo, perché sono un po’ di fretta!^^’

Mata ne,

 

Nihal

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Capitolo 9

 

Il mio cervello ancora rifiuta di richiamare alla memoria le settimane seguenti, conscio che per me, il ricordo sarebbe qualcosa di traumatizzante. Non so spiegarmi come sia riuscita, in quel periodo, a mantenere il segreto che così spesso ero stata sul punto di divulgare.

Trovo ancora strano che nessuno si fosse mai accorto di nulla.

L’ultima settimana di vacanza – se si poteva definire tale – l’avevo passata a convincere Sasuke – per Sai e Naruto non c’era nessun problema – a iscriversi alla mia scuola, consapevole del fatto che sarebbe sembrato quantomeno strano se i miei corrispondenti fossero rimasti a casa invece di venire a corrispondere con i miei compagni.

Questo piccolo problema non era ancora risolto due giorni prima del fatidico inizio.

Intendiamoci. I due ninja più facilmente convincibili, si erano iscritti qualche settimana prima, obbligandomi ad accompagnarli. Ancora non capivo cosa ci fosse di complicato nel prendere un autobus. Ma a Konoha esistevano, poi?

Ne dubitavo. Ero sempre stata curiosa nei confronti della tecnologia del mondo ninja, ma il loro avvento nel mio mondo, mi aveva fatto dimenticare tutte le domande per farmi concentrare sul problema più pressante: nasconderli. E non farmi uccidere da Sas’ke.

“Allora?” mormorò Naruto impaziente. Cercava di non farsi sentire dal vendicatore, cosa alquanto difficile visto che, a detta sua, lui sentiva tutto. E, chissà perché, non faticavo molto a crederci.

Io e Naruto eravamo seduti sul mio letto, chinati con tono cospiratorio, mentre Sai ascoltava attento la discussione, seduto sul letto gemello al mio, ovvero quello di mia sorella.

“Allora niente.” Dissi, con il tono più indifferente che riuscii a trovare.

Trovavo irritante il fatto di non riuscire a convincere Sasuke, ma sicuramente non l’avrei dato a vedere. Alla fine avremmo visto chi l’avrebbe avuta vinta. Sicuramente non mi sarei lasciata battere da lui.

“E cosa ti ha detto, esattamente?” da quando era arrivato, Sai aveva fatto diversi progressi. Adesso articolava persino delle frasi intere non fastidiose e, in un certo senso, sembrava anche più partecipe nei confronti delle cose che lo circondavano. Quindi non mi stupii più di tanto della sua domanda. Lui, al contrario di Sasuke, sembrava contento di andare a scuola. Sue testuali parole: ‘potrò mettere in pratica gli insegnamenti del mio libro’

Gli avevo fatto notare che, qualsiasi rapporto di amicizia avesse stretto, sicuramente la sincerità, un perno centrale dei suoi testi, non poteva rientrare nei canoni, ma lui aveva sorriso e annuito. Chissà se aveva davvero capito.

“Niente, cosa può avermi detto?” certo che riuscivo bene a mantenere un tono freddo. Chissà poi perché lo tenevo con loro, a volte.

“Laura, a volte penso che tu sia un’Uchiha finita nel mondo sbagliato.” Naruto sorrise e mi fece il segno di ok con il pollice. Non sapevo se prenderlo come un complimento o come un insulto. Probabilmente il secondo.

“Grazie, Naruto.” Mormorai sarcasticamente.

“Oh, niente! È solo la pura verità.” Forse non aveva colto l’ironia nella frase.

Lo guardai sorridere. No, evidentemente non l’aveva proprio colta, l’ironia.

“Se fosse stata un’Uchiha, adesso sarebbe morta.”

Ah, adesso Sasuke origliava anche le conversazioni altrui. Non era simpatico. No, non lo era per niente.

“No, penso che sarei ancora viva e vegeta, visto che non sono una debole come te. Hai persino paura di iscriverti a scuola. Pensi di fare una brutta figura? Pensi che non riuscir…” ormai ero partita in quarta e nessuno sarebbe più riuscito a fermarmi, ma, notando il lampo di collera che aveva attraversato gli occhi di Sasuke, Naruto e Sai tentarono comunque.

“Ehm, Laura-chan? Fossi in te ci darei un taglio.”

“Laura, penso che Naruto abbia ragione.”

“Ah, adesso vi ci mettete anche voi? Devo sopportare questo… coso che mi insulta e non dire niente? Non mi interessa se è un vendicatore o cose del genere, io non mi faccio prendere in giro da nessuno!” senza rendermene conto, avevo iniziato a gridare. Meno male che in casa non c’era nessuno tranne Carmen, che era abituata alle mie urla isteriche.

Altro che Uchiha in un mondo sbagliato. In quel momento avevo un attacco isterico e basta, che – a mio parere – avrebbe anche fatto bene a qualcuno di quel clan. Magari se ogni tanto si fossero sfogati, non sarebbero stati sempre così rigidi. Uscii dalla stanza spingendo Sasuke che, dalla sua entrata, non si era mosso di lì. Scesi le scale con rabbia.

Non sapevo neanche perché me la stavo prendendo tanto. Era solo stata una stupida discussione, però davvero non sopportavo il suo comportamento. Sì, alle volte – d’accordo, spesso – anch’io ero fredda verso le altre persone, ma non così fredda. Lo trovavo davvero odioso, certe volte. Riusciva a parlare in modo così distaccato dello sterminio del suo clan? Possibile che non facesse trasparire nulla?

In quel momento ero davvero furiosa, quindi non mi fermai neanche per chiedermi il motivo della sua immobilità. In un’altra situazione, dopo la mia uscita, mi sarei sicuramente trovata una katana al collo – perché, autocontrollo Uchiha o no, era capitato talmente tante volte in quelle settimane che ormai iniziavo anche ad annoiarmi – invece in quella situazione non si era mosso. Comunque non mi interessava. Per quanto mi riguardava, avrei smesso di preoccuparmi per loro. Non voleva iscriversi alla mia stupida scuola, attirando l’attenzione di tutti? Bene, io non glielo avrei certamente impedito.

“Laura, dai lascia perdere!”

“No!”

“Guarda che hai ragione, io dico solo che per te è pericoloso provocarlo!”

“Ti ho per caso chiesto di preoccuparti per me? Non mi sembra.”

Adesso Naruto tentava anche di farmi una pseudo predica? Sì, non avrei dovuto provocarlo, perché non ero forte come lui, però perché avrei dovuto lasciarmi intimidire da questo? Mentre uscivo da casa, pensavo ancora a quello. Io non volevo sfidarlo, ma volevo che non si sentisse autorizzato a minacciarmi – esplicitamente o implicitamente – tutte le volte che voleva. Però come potevo fare?

“Stupido Uchiha!” gridai al nulla, scandalizzando una vecchietta che, per caso, si trovava a passare per la strada di fronte a casa mia.

Che si scandalizzasse. Non mi era mai importato dell’opinione che gli altri avevano di me e sicuramente non avrei iniziato a preoccuparmene proprio in quel momento. Tirai fuori l’mp3 dalla tasca – meno male che me lo portavo sempre dietro - e iniziai ad ascoltarlo. Sulle note degli Skillet ancora maledicevo mentalmente Sasuke, mentre i miei piedi mi portavano da qualche parte. In quel momento non mi preoccupai di dove fosse qualche parte.

Guardai distrattamente una piccola foglia cadere – che strano, sembrava quasi bianca -, pensando a Naruto. Ebbene sì, mi sentivo in colpa nei suoi confronti. Lui aveva voluto solo aiutarmi e io invece me la prendevo con lui per colpa di Uchiha.

Un attimo. Perché la piccola foglia si stava dirigendo verso di me?

“Che schifo! Una cimice!” iniziai a correre in preda al terrore. Possibile che uscissero solo quando c’ero io in giro? Quell’essere, purtroppo, non accennava a cambiare strada. Lo feci io, diverse volte, però sembrava che mi seguisse. Ad un certo punto mi resi vagamente conto che stavo uscendo dalla zona abitata – si fa per dire – del paese, ma non vi prestai molta attenzione. Ero piuttosto impegnata a gridare.

“Vade retro, essere malefico! Oh, ma perché non ho l’aglio quando serve? No, aspetta, contro queste cose serve un pesticida piutt… ma cosa me ne importa? Stammi lontana e basta!”

Correvo, correvo. C’era da dire che erano brave a farmi fare ginnastica.

Presa dal terrore, non pensai che mi stavo dirigendo proprio fuori dal paese, un punto in cui la visuale del campo in cui Sasuke mi aveva colpito era pressoché ottima.

Non pensai che le cimici di solito non sono bianche.

E non mi accorsi che la cimice era scomparsa, ma mi accorsi eccome dell’immensa esplosione che aveva tinto di rosso proprio quel campo.

“Penso che mi iscriverò in quella scuola.”

Non mi accorsi neanche che Sasuke era arrivato proprio dietro di me e che, poco dietro di lui, una scia di fumo si innalzava, esattamente nel punto in cui, poco prima, si trovava l’insetto da cui ero tanto spaventata.

“È iniziata.” Dimentica della rabbia di poco prima, mi affrettai a chiedergli cosa, esattamente fosse iniziato.

“Quello che sta succedendo.”

Ecco, mi veniva voglia di prenderlo a pugni, quando faceva così. Gli chiesi, gentilmente, cosa stesse succedendo.

“Non lo so, però sicuramente è collegato a noi.”

Ah, grazie.

 

 

“Hai fatto?” due individui, nascosti in un piccolo vicolo, parlavano sommessamente.

“Sì! Pensi che potrei rinunciare ad un’esplosione? Peccato solo che non sono potuto restare ad ammirarla.” Il secondo dei due, quello più esaltato, aveva inconsciamente alzato la voce. Non riusciva davvero a trattenersi. Lui adorava parlare della sua arte.

“Abbassa la voce.”

“Sì, però dovresti ammetterlo anche tu che è stata un’esplosione spettacolare!”

Quello dei due che doveva essere il comandante dell'operazione, ignorò quest’ultima sentenza e passò agli argomenti pratici.

“Hanno visto tutto?”

“Sì, è stato facile. Sai, la ragazza ha il terrore degli insetti quindi è stato facile indirizzarla per quella strada e per quanto riguarda i ninja… solo l’Uchiha sembra essersi accorto della traccia di chakra del mio insetto.” Lanciò uno sguardo significativo, come a voler fare intendere che era già tanto che una delle sue opere fosse stata finalizzata ad uno scopo così poco artistico.

“Capisco. Bene, torna alla tua postazione.”

“Con quello?” il suo tono era esasperato. Ne aveva abbastanza. Non era per niente artistico e ancora si chiedeva perché dovevano collaborare. Non era proprio adatto alla loro missione, però non poteva dirlo a lui. O meglio, poteva e l’aveva fatto, ma la sua lamentela era stata ignorata.

“Sì.”

Sempre di molte parole.

 

 

Quando riuscii a calmarmi, mi diressi verso casa mia, ignorando ampiamente Sasuke. Sì, ero sconvolta, ma non avevo dimenticato ciò che era successo poco prima. A me non importava più nulla di loro.

Avevamo avuto solo uno scambio di battute, dopo l’incidente.

“Non chiamare la polizia.”

“Come vuoi, Uchiha.”

Capivo benissimo il motivo di quella richiesta – che, più di una richiesta sembrava un ordine – quindi non obiettai. Era meglio avere meno gente possibile intorno, e se fossi stata io a denunciare il fatto, sicuramente per qualche giorno sarei stata al centro dell’attenzione, insieme ai miei corrispondenti. Non ero così stupida, e fui tentata di dirglielo, ma mi ero ripromessa di non iniziare più battibecchi con lui. Dopotutto non mi importava più i quei ninja, giusto?

Accelerai, nell’intento di arrivare a casa il più in fretta possibile. Ormai era appurato, dalle laconiche frasi di Sasuke, che quell’esplosione non era stata causata da qualcuno del nostro mondo e quindi nessuno qui avrebbe potuto farci nulla.

Un brivido mi corse dietro la schiena quando realizzai chi poteva esserci dietro quell’attentato.

“Deidara…” sussurrai al nulla, ma si da il caso che il vendicatore avesse un udito finissimo, così mi chiese spiegazioni.

Ovvio, io potevo dare spiegazioni a lui, ma lui non poteva dare spiegazioni a me.

“Ne parliamo a casa, Uchiha.” Dissi soltanto e lo superai decisa, conscia del fatto che quella risposta non lo avesse soddisfatto per nulla.

Beh, a me non soddisfaceva il suo comportamento, quindi eravamo pari. Comunque non disse nulla. Per un po’ ci fu soltanto il rumore dei miei passi – davvero, non riuscivo proprio ad essere silenziosa come lui! – finché, nei pressi di casa mia, non sentii una voce isterica che mi chiamava.

“Laura! Ma dove cazzo eri? Hai sentito quell’esplosione? Si è sentita persino da qui!” gridava come un’ossessa, senza badare al fatto che purtroppo avevamo dei vicini.

“Sì, ma è meglio parlarne dentro. Chiama anche Naruto e Sai e andate in camera. Dobbiamo discutere.” Mi stupii io stessa di come suonasse la mia voce in quel momento. Non era incontrollata e neanche sarcastica. Era calma. E non capivo come riuscissi a mantenere un tono di voce tale, mentre dentro di me lo spavento si faceva strada velocemente. Carmen ignorò completamente la mia richiesta.

“Fai come ha detto Laura.”

Sasuke che mi dava manforte? Forse eravamo davvero in pericolo.

Mia sorella non riuscì a replicare all’ordine diretto dell’Uchiha, così, un istante prima di noi, entrò e portò i due proprio nel luogo in cui le avevo indicato.

Poco dopo ci trovavamo tutti – tranne Sasuke, che, ovviamente, non può accostarsi ai comuni mortali – seduti sul letto, con l’evidente eccezione che stava in piedi e ci guardava dall’alto in basso.

“Uchiha, è troppo metterti al nostro livello, per te?”

“Parla.”

In poche parole, spiegai chi fosse Deidara anche se era presumibile che lo sapessero, dato che lo avevano combattuto. La cosa di cui non erano a conoscenza, era il fatto che lui, al loro combattimento, era sopravvissuto e che in quel momento si trovava proprio lì, anche se non sapevo come spiegarmelo. Ovviamente avevo formulato qualche ipotesi, ma tutte poco probabili. La cosa che mi spaventava, non era Deidara in sé, ma, piuttosto, la scorta che di sicuro si era portato dietro. Perché sicuramente non l’avevano mandato da solo. Probabilmente i ninja che mi trovavo di fronte erano arrivati qui per sbaglio. Una delle mie ipotesi, era che avessero cercato di trasportare Naruto, una delle forze portanti più forti, in un mondo in cui non potesse essere aiutato e di conseguenza la sua cattura sarebbe stata più facile. Gli altri erano soltanto un intoppo.

“Ma è impossibile! Io l’ho visto quando si è fatto esplodere! Il maestro Kakashi lo ha mandato in un’altra dimensione!” Naruto non sembrava preoccupato. Era soltanto irritato dal fatto che il nemico fosse riuscito a salvarsi in qualche modo. Non si rendeva nanche conto che quello che era più in pericolo era lui.

Però… perché l’esplosione proprio in quel campo? E perché mi aveva indotta proprio lì, per vederla e di conseguenza, farmi capire?

Non riuscivo proprio a spiegarmelo.

“Naruto, quella di Deidara era soltanto una copia esplosiva, lui è ancora vivo e vegeto e questo è dimostrato da ciò che è accaduto oggi.”

“Quindi ci deve essere qualcun altro dell’Akatsuki, qui.” Carmen formulò a parole quelli che erano stati i miei pensieri. Sì, anche se non volevo ammetterlo. Molto probabilmente ci trovavamo di fronte a qualcosa che sarebbe stato difficile da combattere. E avevo paura.

“Ci basta solo sconfiggerli.” Intervenne Sai, pratico come al solito.

Però aveva ragione. Dovevamo sconfiggerli. Anche se dubitavo che io avrei potuto essere loro d’aiuto. La mia formazione ninja equivaleva a rigirarmi in mano, ogni tanto, una delle katane in soggiorno e dubitavo che sarebbe stato utile in uno scontro in cui i jenjutsu non sarebbero mancati. Comunque non credevo che per il momento ci saremmo dovuti preoccupare eccessivamente. Sì, avevano fatto la prima mossa, ma sembrava più un atto dimostrativo. Non sapevamo dove trovarli. Dovevamo aspettarci un loro attacco e, nel frattempo, prepararci.

“Non penso che sia così facile.”

“Io potrei facilmente sconfiggerli.” Sasuke intervenne a sorpresa nel discorso.

Aveva le braccia incrociate e guardava nella mia direzione, ma sembrava più una provocazione che una constatazione vera e propria. Anche lui sapeva che sa solo non avrebbe battuto l’Akatsuki.

“Non credo, Uchiha.” Gli risposi semplicemente.

Per un po’ restammo a guardarci. Il problema era difficile da risolvere e sicuramente non saremmo giunti a nessuna conclusione per quel giorno.

Sasuke sembrava del mio stesso parere, perché per la seconda volta, aprì bocca per pronunciare le seguenti parole: “Io vado ad iscrivermi.”

“Vengo con te, Uchiha.”

 

 

Fine nono capitolo!!

 

Ed ecco a voi, con immenso ritardo, il nono capitolo!

Non so che altro dire se non che non posso fare a meno di ritardare così tanto la stesura di questi capitoli. Ormai non ho più tempo di fare nulla che non concerna lo studio, quindi i momenti che ho per dedicarmi alla scrittura sono molto limitati.

Beh, che dire, spero che questo capitolo vi piaccia!^^

 

Erykuz: no, è meglio che non mandiamo il caso a Italia uno, altrimenti oltre all’anime di Naruto, censurano anche la mia fic._. Sai, c’era del sangue.

Non parlarmi di scuola._.

Abbiamo un compito al giorno, per non parlare delle diverse interrogazioni._.

Tanto non abbiamo una vita nostra._.

Aehm… comunque: spero che questa cosa che non so perché chiamo capitolo, ti piaccia! Al prossimo (che non so quando sarà._.)! Ciao ciao!!^^

 

KonataChan: sono contenta che ti piaccia il mio Naruto e per Sasuke… beh, sta antipatico a tanti._.

Che ci vuoi fare, a me piacciono solo i personaggi psicopatici e/o malvagi._.

Sono contenta che tu abbia trovato il tempo per recensire, io a momenti non trovo neanche il tempo per aggiornare._.

Comunque, mi fido delle tue recensioni, quindi in caso trovassi qualche errore…

Ultimamente sono un po’ fusa, quindi potrebbe essermi facilmente scappato qualcosa. Che dire? Spero che il capitolo ti sia piaciuto.

Ora evaporo.

Ciao ciao!!^^

 

fra76: sono davvero contentissima che il capitolo ti sia piaciuto e spero che non ti dispiaccia troppo se ci ho messo quintalate di tempo ad aggiornare!^^’

Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Zakurio: sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto e mi dispiace di averci meso così tanto ad aggiornare, ma oggi è stato davvero uno dei pochi momenti libero che ho avuto._.

La mia idea iniziale era di fare dei pairing, però non so se riuscirò a mettere Sai con qualcuno._.

Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!^^

 

Pain Hatake 94: ehm… la mia mira fa un po’ schifo, quindi mi sa che se non mirassi alla tua testa, arriverebbe proprio lì!^^’

Sì, davvero Sasuke sta diventando stupefacente. A volte pronuncia anche più di una frase!O.O

Davvero trovi questa cosa fanastica? Sono contentissima!^^

Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

 

Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti e tra le seguite!

Adesso, però, mi defilo. Devo andare a scuola guida._.

Ja ne,

Nihal

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Capitolo 10

 

La fatidica mattina, fui svegliata dal canto allegro degli usignoli e dal vento che, leggero, frusciava tra i frondosi rami del salice piangente che si trovava nel mio cortile. Come accessorio opzionale c’era anche un bellissimo cielo sereno che instillava una dolce allegria nel petto di chi lo osservava.

Sbagliato, completamente sbagliato.

La fatidica mattina, fui svegliata dalle urla di Naruto che sembrava sovreccitato all’idea di andare a scuola – io lo dicevo che era davvero strano –, dai piccioni rimbecilliti che venivano a sbattere contro la finestra – sospettavo che Sasuke sperimentasse lo Sharingan su quei poverini – e dal suddetto Uchiha, che aveva intrapreso un titanico litigio con se stesso.

Ebbene sì: il taciturno, solitario, tenebroso e spesso idiota possessore dello Sharingan stava parlando da solo.

“Io non ho intenzione di andarci. Come mi sono fatto convincere?”

E non finiva qui. Perché, non pago della risposta ottenuta – ovvero il silenzio assoluto – aveva ricominciato a parlare.

“Avrei dovuto ucciderla.”

Non sapevo se si riferisse a me o alla sventurata segretaria che non avrei avuto più il coraggio di guardare in faccia. Poverina, era davvero rimasta sconvolta; eravamo andati a scuola per la sua iscrizione e, una volta usciti, avevo visto chiaramente una bidella intenta a prepararle una camomilla. Davvero un buon inizio.

Passi lo sguardo omicida che quel pazzo aveva lanciato a tutte le cose, animali e persone presenti nel raggio di un chilometro, passi che avesse quasi sfondato la porta perché non si apriva, però il: “Io ti uccido.” Mormorato con serietà assoluta aveva fatto completamente collassare la povera dipendente che si era resa conto di avere a che fare con un pazzo. Meno male che non aveva tirato fuori qualche arma di distruzione di massa. Non che l’idea di radere al suolo la scuola mi dispiacesse, però se dovevo farlo non volevo aiuti da lui.

Immagino che a questo punto tutti abbiano capito che nel mio cortile non dimori alcun salice e che i miei sogni erano stati interrotti dai ninja pazzi e dai ricordi delle azioni di Sasuke.

Bene. Da ciò si può facilmente dedurre che quella mattina non ero esattamente dell’umore migliore per ascoltare le insensatezze di tre pazzi, perché al chiasso si era aggiunto Sai che cercava di scoprire cosa si intendesse per stare in classe insieme.

Mi sollevai ancora assonnata e mi stropicciai gli occhi. Era davvero il primo giorno di scuola e io avevo sprecato gli ultimi istanti di libertà per controllare quelli! Mi veniva quasi voglia di piangere, istinto aumentato dalla constatazione dello stato dei miei capelli. Sembrava che ci fosse passato un tornado! Chissà come avevo dormito per ridurli in quello stato.

La cosa più logica da fare mi sembrò quella di precipitarmi in bagno, senza pensare che potesse essere occupato da qualcuno.

Infatti mi trovai davanti Sasuke – sì, proprio quel Sasuke che precedentemente stava delirando in camera mia – che indossava riluttante la maglia. Neanche l’avesse pagata lui.

Come ho già detto, quella mattina non ero proprio in vena.

“Vuoi sparire dal mio bagno?!” gridai isterica.

“No.” Mi rispose lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Poi alzò un sopracciglio, come se si trovasse davanti una povera pazza che poteva solo essere compatita.

“Spa.ri.sci. Questo è l’ultimo avvertimento che ti do!” dissi, cercando di dare un po’ di autorità alla mia voce.

Evidentemente l’effetto era guastato dal fatto che in quel momento avevo l’aspetto di una rifugiata.

“Mi sto cambiando. Sei tu che te ne devi andare, pervertita.”

Pervertita?

Mi aveva davvero detto pervertita?

“Come cavolo ti permetti? Perché tu, invece, sei proprio un galantuomo. Se lo fossi avresti deciso di dormire fuori, non in camera mia.”

Al che lui rispose un po’ stizzito: “Guarda che sono io che ci perdo. Al mattino hai l’aspetto di uno zombie.”

Ma quello era davvero Sasuke Uchiha? Non è che lo avevano rapito gli alieni nel sonno e avevano lasciato una sua riproduzione rincoglionita?

No, perché a quel punto tutto era fin troppo possibile.

Quella situazione mi irritava abbastanza, visto che non possedevo la calma di qualcuno: “Sei proprio stronzo! Anzi, sai una cosa? Non me ne frega niente di quello che dici. Il bagno è il mio e quindi te ne vai.”

“D’accordo.”

Cosa?

“No, allora resti. Me ne vado io!” gli urlai in faccia.

“Ok.”

 

***

 

La continuazione del nostro litigio continuò sulla falsa riga della parte precedente, quindi è inutile che lo racconti. Fatto sta che alla fine riuscii ad ottenere il bagno anche se a forza di urlare mi era andata via la voce.

Dopo essermi velocemente cambiata – ormai il tempo scarseggiava – ed essermi stretta i capelli in una treccia, il modo migliore per mascherare il fatto che quella mattina proprio non ne volevano sapere di avere una forma, tornai in camera mia dove trovai Naruto e Sai immobili che fissavano la direzione in cui mi trovavo.

Fossero stati immobili e basta sarebbe anche andata bene, peccato che a loro quel silenzio non si addicesse per nulla, quindi iniziarono a parlare all’unisono facendo sovrapporre le loro voci e provocandomi quel mal di testa che avevo scampato per miracolo qualche minuto prima.

“Io non voglio stare vicino a Sasuke!”

“Cosa dovrò dire ai miei compagni?”

“Io non voglio stare vicino a Sasuke!”

“Cosa dovrò dire ai miei compagni?”

“Io non…”

“State zitti! Mi fate venire il mal di testa! Tu, Naruto, se dovrai sederti vicino al vendicatore lo farai, Capito?” ordinai.

Naruto annuì con espressione terrorizzata, mentre Sai cercava di allontanarsi, forse credeva che per lui non ci fosse nulla, invece io continuai, spietata: “Tu, Sai, puoi anche stare zitto se non sai cosa dire! Anzi, a ben pensarci, forse è meglio che tu stia zitto. Non vogliamo che qualcuno venga a sapere che siete dei defic… dei ninja, no? Ah, e per la cronaca: Naruto, tu sei Tom Oort. Sai, tu sei Igor Raas e Sasuke è Ivan Janssen!”

Sì, nel momento in cui mi era toccato iscriverli alla scuola, non mi era venuto in mente nulla di meglio. E se non fosse stato per Sasuke, che l’aveva raggirata con lo Sharingan, la segretaria mi avrebbe obbligato anche a portare entro l’inizio dell’anno scolastico documenti che attestassero la loro identità.

Quindi, a volte, lo Sharingan era utile…

Effettivamente avrei potuto scegliere dei nomi migliori, comunque ormai il danno era fatto. Tom era sempre meglio di Naruto.

Proprio quest’ultimo, impaziente, esclamò: “Allora, andiamo?”

Non avevo mai visto nessuno entusiasta di andare a scuola.

E andiamo.

 

***

 

Quella mattina soltanto noi occupavamo mezzo pullman, però dovevo dire che da un lato era utile. Il mio sguardo assassino non faceva molta strada, mentre Sasuke, in pochi secondi, era riuscito a procurarci cinque posti per sederci. Una ragazza, dopo un gridolino isterico, era corsa a sedersi in braccio alla sua amica per lasciare libero il posto. Inutile dire che, visto che prima di mettere piede fuori casa Naruto mi aveva afferrato per una manica e aveva mormorato: “Io non voglio stare vicino a Sasuke!”, avevo dovuto sedermi io nel posto di fianco al suo.

Almeno non rompeva le scatole. Aveva passato la maggior parte del tempo a fissare fuori dal finestrino. Sì, perché era davvero molto interessante il paesaggio che si susseguiva: campi, segnali stradali, piccioni, qualche albero senza foglie, piccioni, sporadici pedoni masochisti che si alzavano presto senza motivo, piccioni…

Sì, come dicevo, era molto interessante.

Forse non c’era nulla di meglio da guardare in quel pullman e il suo era un tentativo silenzioso per far notare agli altri quanto facessero pena ai suoi occhi. E io guardando lui che guardava i piccioni facevo capire a me stessa che a lui piacevano i piccioni.

E mi rendevo anche conto che stando a contatto con loro stavo diventando scema, altrimenti non avrei fatto riflessioni su Sasuke che guardava i piccioni. Certo che se lui non fosse stato lì a guardarli, io non ci avrei pensato. Su cosa potevo concentrarmi che non fossero Sasuke o i piccioni o tutti e due?

Girai velocemente lo sguardo, perché c’erano cose più interessanti lì – c’erano? – e iniziai ad esaminare con cura il mio pollice.

Era recente quel graffio proprio sotto l’unghia?

E grazie al mio tentativo di osservare altro, anche il vendicatore iniziò ad osservare altro, ovvero la mia unghia.

“Cosa fai?”

“Osservo la mia unghia. Sai com’è. Almeno è più interessante dei piccioni.”

“Io non stavo guardando i piccioni.”

“No, hai ragione.” Sorrise impercettibilmente, segretamente contento di avermi dissuaso dalla mia convinzione. “Tu li stavi fissando morbosamente, brutto pervertito!”

E fu così che fece la sua comparsa la mia prima brutta figura dell’anno scolastico.

Almeno avevo trascinato nella melma anche Sasuke.

“A me non interessano i piccioni.”

Era solo una mia impressione, o anche l’autista stava trattenendo il fiato per ascoltare la nostra – come potrei chiamarla? Ah, giusto – non conversazione?

Perché il silenzio regnava sovrano?

Iniziai a sudare freddo, non volevo che gli altri sentissero la nostra discussione.

D’accordo, avrei potuto abbassare la voce, però gli altri passeggeri potevano anche farsi gli affari loro!

Iniziai a tormentarmi i capelli, in attesa che gli altri ricominciassero a fare rumore, mentre Sasuke ignorava la questione. Anche Naruto e Sai erano in ascolto.

Ok, forse ero esagerata. Magari non tutti stavano ascoltando noi, però una buona parte…

Dopo aver appurato che la mia era una mania di persecuzione e che potevo benissimo continuare a parlare, espressi a Sasuke le mie perplessità: “Se non ti interessano i piccioni allora perché li fissi? Guarda che non c’è niente di male se ti piacciono, però almeno ammettilo.”

Fortunatamente – per la popolazione mondiale, s’intende – il pullman, proprio in quel momento arrivò al capolinea, quindi, a causa del caos creato dalla gente che scendeva, dovette astenersi dal proposito di uccidere me e tutti quelli lì presenti.

Una volta arrivati alla stazione dei pullman salutai Carmen. Anche lei sembrava abbastanza fusa. Immagino. Seduta in fondo al pullman, tra Sai e Naruto, sicuramente aveva dovuto ascoltare mezz’ora di: “Io non voglio stare vicino a Sasuke!” e “Cosa dovrò dire ai miei compagni?”.

Poverina.

Beh, neanche tanto se pensavo che io avrei dovuto sopportarli per cinque ore di seguito.

Cinque ore!

Iniziai a strascicare i piedi, manifestando i primi sintomi della depressione.

“Laura, ma che fai?”

Sì, che facevo?

“Perché ti sei aggrappata ad un palo e continui a dire ‘uccidimi, ti prego!’?”

Ecco, stavo impazzendo.

E se Naruto mi stava facendo notare che stavo impazzendo, voleva dire che stava succedendo davvero.

Menomale che la maggior parte delle persone che si trovavano alla stazione se n’erano già andate.

Qualcuno avrebbe anche potuto dire che le brutte figure andavo a cercarmele, però bisogna anche considerare che era stressante avere quei tre costantemente vicini!

 

***

Il cigolio sinistro del cancello – sì, peggio del cigolio di quello dei cimiteri – mi fece prendere un colpo, però con coraggio feci finta di nulla ed entrammo nel cortile che precedeva un edificio giallo e sgangherato, meglio noto come scuola. Una volta entrati, mi diressi a passo sicuro verso la cartina – quella dove c’è il bollino rosso con scritto: voi siete qui –, per controllare la posizione della classe.

Ultimo piano. Posizione raccapricciante. Vicino all’uscita di sicurezza, ma lontano dai bagni e dalle macchinette. Una tragedia.

I tre stavano per avviarsi ma io li bloccai allungando le braccia e poi, visto che avevano messo su uno sguardo interrogativo gli spiegai: “Quella che è appena passata mi sta antipatica. Se fossimo saliti in quel momento avrei dovuto parlarci.”

Naruto e Sai mi guardarono come se fossi una matta da internare.

Sasuke mi guardò come se avessi detto la prima cosa sensata da quando ci eravamo incontrati.

Il nuovo anno era iniziato e io me ne rendevo conto appieno: “Voglio buttarmi da un ponte.”

 

Fine decimo capitolo!

 

ScusateScusateScusateScusate!

Ho fatto un mega ritardo! Però capiatemi (sì, so che come parola non esiste): ultimamente l’unica cosa che produce la scuola in me sono attacchi isterici.

Tutti i professori pensano che esista solo la loro materia e ci caricano di verifiche con il risultato che abbiamo un sacco di compiti e interrogazioni al giorno e passo un sacco di tempo a studiare. In più si aggiunge la patente e quindi non ho mai tempo per scrivere.

Davvero, il fatto mi deprime abbastanza, però cerco di aggiornare quando posso!^^

L’unica cosa è che mi dispiace per voi che dovete aspettare!

Ok, ci do un taglio con lo sfogo anti-quinta._.

Ultima cosa: mi dispiace, ma non ho avuto il tempo di ricontrollare bene il capitolo, quindi se trovaste qualche errore, è per quello. Appena posso lo correggo. Scusate._.

E scusate se il capitolo è così schifosamente corto._.

 

Aehm, mi fucilate se per questa volta non rispondo ai commenti?

Di nuovo, ScusateScusateScusate!^^’

*Sparisce prima che le sparino*

 

Comunque grazie a coloro che hanno commentato, i vostri commenti mi rendono davvero felice!

E grazie anche a chi ha messo la storia tra i preferiti e tra le seguite, sono contenta che vi piaccia!^^

 

Ja ne,

 

Nihal

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Capitolo 11

 

Con precauzione misi un piede in classe, prima di far entrare anche gli altri tre. Non potevo iscriverli alla scuola di Carmen?, pensai disperata.

Non appena entrata mi vidi davanti Anna, la mia migliore amica; alta, molto più di me, con corti capelli neri e occhi dello stesso colore, mi salutava felice. Mi guardai intorno. No, la mia classe non era cambiata proprio per nulla dall'anno precedente. Stessi muri giallo vomito, stesse crepe e stessi banchi rovinati. C'era anche la cartina dell'ottocento – sì, a giudicare dall'aspetto doveva avere all'incirca duecento anni arrotondando per difetto – che stava cadendo a pezzi proprio sul banco di Anna.

Le mormorai un saluto e andai a sedermi di fianco a lei, ignorando ampiamente i miei tre nuovi compagni. Un secondo prima che mi chiedesse l'identità delle persone che si erano piazzate dietro di me, in piedi, aspettando qualcosa di sconosciuto ai più, Naruto si piegò velocemente verso di me e mi sussurrò all'orecchio: “Adesso dovrei sedermi vicino a Sasuke?”

Un'ipotetica scena di ciò che sarebbe potuto succedere nel caso si fossero seduti vicini mi si formò in mente. Vidi molto chiaramente una bidella entrata in classe per caso prendersi il viso tra le mani e urlare: “La fine del mondo è vicina!” mentre i due, ognuno in piedi su un banco si fronteggiavano. Chidori e Rasengan. La classe completamente illuminata e la scuola nel delirio.

Ok, non era una brutta idea, però non mi sembrava proprio il caso.

Anticipai la domanda di Anna: “Sono tre nostri nuovi compagni. Li conosco perché si sono trasferiti da poco vicino a me, sono i miei nuovi vicini. Il biondo è Tom, l'apatico è Igor e il più simpatico di tutti è Ivan. Adesso, per farli sentire bene accetti, vicino a chi ti vorresti sedere? Tom, Ivan o Igor?”

Chissà perché Sasuke non faceva mai un bell'effetto sulla gente che conoscevo. Anna, senza neanche pensarci, gridò subito: “Igor!”

Così io, rassegnata, feci i bagagli e andai a sedermi in fondo, dove c'erano tre banchi in fila. Feci sedere Naruto da un lato e Sasuke dall'altro. Non che non mi fidassi, ma era sempre meglio evitare scazzottamenti.

“Quindi tu sei Igor?” Chiese Anna al suo nuovo vicino.

“Sì.”

Non che Sai si sprecasse nelle risposte.

“Da dove vieni?”

“Dal villaggio...”

“Anna smettila di assillarlo!”Sbraitai io, per bloccare la confessione di Sai.

D'accordo, Anna Naruto non lo aveva visto neanche da lontano, sia come manga che come anime, però era sempre meglio evitare che queste notizie si diffondessero.

Sai sembrò aver recepito il messaggio perché iniziò a dare le risposte che avevamo concordato.

Si lamentava tanto che non sapeva cosa dire, però a me non sembrava proprio che avesse qualche difficoltà. Dopo i primi indugi, dove ogni tanto guardava indietro come a chiedere aiuto, aveva iniziato a parlare fitto fitto con Anna e non si era degnato di voltarsi neanche una volta. Che ingrato.

Peccato che il pullman fosse arrivato così in anticipo, altrimenti non avremmo neanche avuto il tempo per tutte queste conversazioni. Non erano neanche arrivati la metà dei miei compagni e quelli che erano arrivati si erano affollati vicino a noi tre e chiedevano informazioni.

“Ehi, sei nuovo?” chiese Marta a Sasuke, una ragazza bionda e antipatica. Non che essere bionda implichi essere antipatica, intendiamoci. Avrei anche potuto scrivere bassa e antipatica, però bassa è una caratteristica che riguarda anche me. Grazie al cielo è l'unica cosa che abbiamo in comune.

Lui la guardò ancheggiare spudoratamente mentre si avvicinava a lui, senza un particolare interesse a rispondere. Avrei potuto giurare di aver visto Manuel, il suo fidanzato storico, passarsi una mano sulla faccia sconsolato.

Ormai i due erano fidanzati all'incirca da quando erano nati. Una di quelle cose del tipo: 'oh, ci conosciamo da quando i nostri genitori avevano fatto la disinfestazione insieme perché i topi invadevano entrambi i nostri scantinati'... e così si erano dichiarati amore imperituro fino alla fine dei tempi. Ovviamente, come è logico, Marta aveva avuto i suoi flirt e Manuel altrettanto, ma facevano finta di essere tanto innamorati. Manuel che, tra l'altro, non aveva nulla in comune con Marta essendo leggermente più intelligente, più alto e con i capelli neri – non che questo c'entri, però vicini stonavano l'uno con l'altro in una maniera davvero raccapricciante – ormai era abituato al comportamento troioso di Marta e non ci faceva più caso. Probabilmente facevano i fidanzatini per convenienza.

Fatto sta che io al suo atteggiamento troioso non c'ero abituata per nulla, quindi se avesse evitato di flirtare apertamente – perché dal suo atteggiamento sicuramente non era lì per offrire a Sasuke una torta come benvenuto nel vicinato – con il mio ragazzo/manga preferito mi avrebbe anche fatto abbastanza piacere.

Tutta la classe osservava il triangolino che si era formato. Io osservavo – o, per meglio dire, fissavo con odio – Marta, Marta guardava adorante Sasuke e Sasuke si guardava le sue mani perfette.

Esisterà qualcosa di non perfetto in lui? Oltre al cervello psicopatico s'intende.

Era ovvio che lui non avrebbe risposto, comunque. Meglio così.

Peccato che la mia adorata compagna aveva deciso di non arrendersi e di continuare la sua crociata; addirittura Sai e Naruto si erano avvicinati ad osservare la scena, incuriositi.

“Io sono Marta, piacere! Sai, se vuoi ambientarti un po' io sarei felice di aiutarti!” Affermò con un sorriso smagliante. Ma smagliante davvero, eh! Quasi quasi avrebbe battuto Rock Lee.

Alle sue spalle feci finta di vomitare.

Sasuke fece la cosa migliore di tutte: la ignorò.

Il sorriso di Marta per un attimo traballò, però poi tornò tutto intero quando Sasuke alzò leggermente lo sguardo in modo da puntare i suoi occhi neri – di nuovo, ma qualche difetto fisico ce l'ha, quel ragazzo? - negli occhi color muschio secco di lei.

Tutti trattennero il fiato per attendere la risposta del nuovo arrivato, che ovviamente non arrivò.

Chissà perché tutti si concentravano su Sasuke. Probabilmente anche se Sai e Naruto avessero ingaggiato una lotta all'ultimo sangue nessuno gli avrebbe dato retta.

Non fecero quello, ma Naruto un mezzo tentativo di attirare l'attenzione lo attuò.

“Ehi, sono nuovo anch'io!” gridò.

La sua non molto tacita richiesta di attenzioni non fu accolta e tutti ritornarono a guardare la scena. Io mentalmente maledissi tutti i professori che erano esistiti, che esistevano in quel momento e che sarebbero esistiti sulla faccia della Terra. Arrivano sempre in anticipo quando nessuno li vuole tra le scatole, ma si fanno attendere come prime donne quando ci sarebbe bisogno di loro.

Per interrompere il silenzio che si era creato in quel momento – una classe silenziosa? Ma quando mai. Credo che quella sia stata la prima e l'unica volta che sia successo – intervenni io, riferendomi con tono acido a Marta: “Non ha bisogno che tu lo aiuti ad ambientarti, altrimenti te lo avrebbe chiesto lui, non credi?”

Sì, so essere davvero molto fine e gentile quando voglio.

Poi continuai: “Se non ti ha risposto la prima volta, vuol dire che non ti vuole ascoltare, no?”

Ero fiera di me stessa, l'avevo fatta diventare talmente rossa che quasi si sentiva il calore che emanava. Per una volta era stata messa in imbarazzo lei piuttosto che il contrario.

Per una volta la figura di merda la faceva lei, non io.

Peccato che il momento idilliaco finì così com'era iniziato.

“Chi sei tu, la sua ragazza? Sai, visto che parli per lui! Io ho il diritto di dire cosa voglio e a chi voglio!” Urlò.

Poi si rivolse in tono gentile e civettuolo a Sasuke: “Comunque la mia proposta è sempre valida! Ti va se oggi ci fermiamo per prendere qualcosa al bar?”

Ma che... Lo aveva appena conosciuto e già lo invitava a uscire?

Guardai Manuel in cerca di un sostegno, ma lo trovai amabilmente inserito in una conversazione tra lui, Anna, Naruto e Sai. Almeno avevano trovato qualcuno che gli dava retta.

E io ero nella cacca. Cosa le rispondevo? Sasuke stava perdendo la pazienza e, sebbene non mi sarebbe dispiaciuto più di tanto se avesse trasformato Marta in una lumaca – chissà, magari lo Sharingan comprendeva una branca che aveva quel potere – però non volevo che mostrasse in pubblico la sua vera identità.

“Sì, sono la sua ragazza e no, non vuole uscire con te.”

Lanciai a Sasuke uno sguardo di sottecchi a significare che se mi contraddiceva era morto.

Ok, non era molto intelligente da parte mia minacciarlo, ma era l'unico modo per evitare che quel lampo rosso che gli era balenato negli occhi e che speravo di aver visto soltanto io, si trasformasse nello Sharingan vero e proprio grazie ai continui sproloqui di Marta.

Sasuke non disse nulla. Beh, meglio di niente; dopotutto, non esiste quel detto che dice chi tace acconsente?

Marta guardò prima me e poi Sasuke come se avesse appena visto un fantasma inghiottire il suo burrocacao rosso che, se proprio dobbiamo essere sinceri, mi ha sempre fatto un po' schifo.

E poi come mai quello sguardo che dava l'idea di un è impossibile che stia come una come te, quindi probabilmente te lo sei inventata?

Ok, era impossibile. Lei però come faceva a saperlo?

Sicuramente era molto più impossibile che Sasuke si mettesse con un'idiota come lei, mica era tanto stupido.

Un attimo. Si era alleato con Orochimaru, quindi sì, era tanto stupido.

La replica poco carina allo sguardo, che stavo per fare fu interrotta dal non provvidenziale arrivo della professoressa di francese che prese posto attendendo pazientemente che anche noi facessimo lo stesso.

Sì, buonanotte.

“Allora, volete sedervi o state aspettando che vi porti un cappuccino?”

Ecco, così era già meglio.

La professoressa di francese si chiamava Giovanna Antonelli, non si capiva né quando parlava in italiano né quando parlava in francese, però in compenso non assegnava mai cose troppo difficili da fare. Era una donna sulla cinquantina, con corti capelli grigi e piccoli e porcini occhi marroni. No, effettivamente non era un bel quadro, però era, ed è ancora, molto simpatica.

Dopo aver ripristinato l'ordine e aver fatto uno di quei penosi tentativi di chiederci come erano andate le vacanze e se eravamo felici, notò i tre nuovi arrivati.

Sì, le ci volle mezz'ora buona per rendersi conto che la nostra classe, dopo l'abbandono di alcuni nostri vecchi compagni, che ritenevano il liceo troppo difficile, si era rimpinguata grazie a tre nuovi allievi.

“Beh, benvenuti!” Disse spiccia.

Lei aveva l'abitudine di perdere tempo in cose inutili, tipo lamentarsi e affermare che il francese era una materia bistrattata, per poi fare la corsa per terminare la lezione.

Cominciava già dall'inizio dell'anno, bene.

Mi piazzai nella mia posizione strategica da ora di francese, ovvero mezza spiaccicata sul banco, ignorando completamente Sasuke. Ero convinta che dalla mia uscita precedente – ovvero che stessimo insieme – avesse iniziato a fissarmi con sguardo omicida senza smettere.

Dopo un'estenuante mezz'ora di Baudelaire – poverino, avrà avuto anche lui i suoi problemi – la professoressa passò alle domande.

Inutile precisare che fu un completo disastro.

“Maintenant... ehm...”

Sì, aveva difficoltà a ricordare i nomi. Basti pensare che non aveva la minima idea di chi fossimo ed erano passati all'incirca quattro anni e qualcosa dalla prima volta che ci aveva visto.

Spulciò il registro in cerca del nome fittizio di Naruto, al quale si era rivolto.

“... oui, Tom, cherche à resumer ce qu'on avons lu.”

Ovviamente Naruto non capì un emerito cippolo della domanda della professoressa. Figurarsi, se non l'avessi sentito per la milionesima volta non l'avrei capito neanch'io.

Era una cosa del tipo 'Tom fai un riassunto di ciò che abbiamo letto' o giù di lì, ma non posso assicurare la veridicità della mia traduzione.

“Eh?” Fu il commento sbalordito di Naruto.

L'Antonelli mise su un cipiglio contrariato: “Ma tu non parli francese?” Chiese nel suo tono basso e veloce.

Sì, io la capivo solo perché erano anni che diceva sempre le stesse cose.

Naruto, però, non capiva niente.

“Eh?”

La professoressa sbuffò e si rivolse a Sasuke.

Bene. Di male in peggio.

“Et toi, Ivan?”

Oddio, si era ricordata il suo nome.

Come c'era da aspettarselo, Sasuke rivolse uno sguardo altezzoso alla professoressa, facendole capire chiaramente che non aveva la minima idea di prestarsi alle sue domande.

Immagino che la professoressa cadde in uno stato di profonda depressione, perché si limitò a chiudere il libro e ad attendere la fine dell'ora.

“Sasuke, cos'hai fatto?” Gli bisbigliai concitata.

Non mi piacque per nulla quel mezzo sorrisetto. Da quando in qua Sasuke sorrideva?

E poi quello non era un vero sorriso.

“Non è che hai usato lo Sharingan, vero? Perfetto, quella roba ha anche un potere deprimente. Dovrei ricordarmelo.”

“Non ho usato lo Sharingan.” Affermò lui annoiato.

“Ah, e allora cosa hai fatto?”

“Proprio nulla, penso che la tua professoressa sia solo un po' stupida. E ha anche un complesso di inferiorità rispetto alle altre materie.”

Che grande osservatore. Fin lì ci eravamo arrivati tutti, non c'era bisogno del suo illuminante discorso.

Un attimo. Discorso? Da quando in qua Sasuke parlava?

Lo guardai. Perché continuava ad avere quello sguardo?

“Tu sei la mia ragazza?” Chiese, inarcando un sopracciglio come se quella cosa non sarebbe potuta accadere neanche di lì a mille anni.

“Certo che no.” Affermai con sguardo sprezzante.

Io tentavo di salvare le sue perfette – sì, è tutto perfetto, è solo un po' psicopatico – chiappe e lui mi prendeva in giro con quel tono beffardo?

“L'ho fatto solo per risparmiarti il corteggiamento di quella scema. Vuoi che ti corteggi? Posso rimangiarmi tutto in due secondi, devi solo dirmelo. Tanto se ti sei alleato con la serpe puoi anche fidanzarti con lei!”

Dovevo smetterla di alzare la voce mentre parlavo.

Ignorando i molteplici sguardi che si erano levati verso di me, mi schiarii la voce e ritornai, imbarazzata, nella mia posizione strategica da ora di francese.

Inutile precisare che le ore seguenti furono talmente monotone che persino fissare Sasuke nelle palle degli occhi sarebbe stato più divertente.

La parte catastrofica avvenne, purtroppo, alla fine delle lezioni.

Io mi stavo avviando verso di Anna per percorrere il tragitto verso la stazione dei pullman insieme a lei quando una voce conosciuta – per mia sfortuna – chiamo me... e Sasuke.

“Ehi! Laura, Ivan! Io e Manuel...”

Manuel l'aveva inserito nella frase come accessorio obbligato, visto che lui, ignorandola volutamente, aveva iniziato a dirigersi fuori insieme ad Anna, Sai e Naruto.

“... volevamo chiedervi se domani volevate fermarvi a bere qualcosa con noi, sai tanto per mostrare a Ivan il posto, visto che è nuovo...”

Ah, perché Naruto e Sai erano vecchi.

Oh no. E adesso cosa facevo? Se le dicevo di sì, avrei dovuto sorbirmi una giornata che mi avrebbe condotto al suicidio o al collasso nervoso, senza contare che non sarebbe stato facile convincere Sasuke, se le dicevo di no, avrebbe fiutato che c'era qualcosa di strano.

Perché non avrei voluto dover uscire con loro? Era solo un'uscita tra ragazzi.

Traduzione: ero fregata.

“D'accordo veniamo.” Disse Sasuke semplicemente, prima di uscire.

Era ufficiale, non ci capivo più niente.

 

Fine undicesimo capitolo!!

 

Evvai, ho aggiornato! Ebbene sì, tra una verifica (ma quando finiscono?) e l'altra (ribadisco. Ma quando finiscono?)... ho le stupide lezioni di scuola guida.

Tra una stupida guida e qualcos'altro che saltava fuori al momento, sono riuscita a scrivere... un capitolo orrendo._.

Sì, non è che sia venuto un granché, è anche corto...

Comunque... visto che ho addirittura altri quindici minuti esatti, rispondo alle recensioni!^^

*suicidio di massa*

Ma dai!ç_ç

Ah, giusto... tutte le persone che compaiono in questo capitolo non fanno riferimento a persone reali, tranne il personaggio di Anna, la quale mi ha dato il permesso di citarla nella storia!^^

 

PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: sì, questo capitolo fa pena._.

E ho anche aggiornato con un immenso ritardo, però spero che ti piaccia lo stesso!^^

 

Samirina: oh, grazie!**

Ormai non capisco quasi più da che parte sono girata, visto che i professori continuano a credere che noi non abbiamo una vita nostra e che quindi possiamo anche studiare venti ore al giorno tutti i giorni. Massì, sopprimiamo anche le feste!^^

Aehm... sì, sono un po' fusa... comunque spero che, sebbene sia in ritardo, questo capitolo un po' penoso ti sia piaciuto!^^

 

Pain_Hatake94: oh, che magnanima, mi lasci vivere!^^

Grazie! Tanto mi ucciderai adesso quando ti renderai conto che ci ho messo...

*va a controllare*

…aehm... più di un mese ad aggiornare!^^'

E in più questo capitolo è proprio una baracca...

*si nasconde e evita lanci di patate svedesi(?)*

*Va a rileggere la recensione*

Mi hai detto che scrivo bene?**

Grazie, sono contentissima che tu lo pensi!^^

E non credo che abbandonerò questa storia perché, strano a dirsi, ho delle idee! Comunque, spero che questo coso capitolo ti piaccia!^^

 

RenChan: sono troppo contenta che la storia ti piaccia! Sebbene anche questa volta sia in ritardo, per una volta ho mandato a stendere le verifiche e mi sono impegnata a scrivere il capitolo, anche se non so come sia venuto fuori... un po' (un bel po') demenziale di sicuro!xD

Che dire, spero che ti piaccia!^^

 

Zakurio: finalmente io la teoria me la sono tolta dalle scatole... mi sono fatta mettere l'esame a fine gennaio per esasperazione e adesso il mio problema sono le guide._.

Effettivamente non sono molto brava, visto che l'unica cosa che so fare e sbandare!xD

Oh, se adori i piccioni allora siamo in due! Io odio i loro stupidi escrementi (tanto per essere fine!)._.

Beh, non posso dire di averci messo poco ad aggiornare, però la prossima volta tenterò di farlo un po' prima...

*guarda il diario*

… spero._.

Spero che il capitolo ti piaccia!^^

 

*evapora perché deve andare a guidare*

 

Scusate il carattere, poi lo cambierò!^^’

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Finita quell’estenuante giornata di scuola, eravamo tornati a casa senza ulteriori casini. Sasuke aveva buttato lì che doveva andare ad allenarsi, premurandosi di sottolineare che non si sarebbe fatto scoprire, e noi altri eravamo rientrati. I miei genitori non c’erano, così preparammo la cosa più raffinata di cui eravamo capaci: dei panini. Riuscii a rifilare a Naruto un panino con la nutella – la mia specialità – però Sai si era rifiutato categoricamente di mangiare un cibo del genere, come lo aveva definito lui.
“Questo cibo del genere è il carburante della nostra generazione. La linfa vitale. Il…”
Mi interruppi perché non sapevo cosa dire e Sai colse al volo l’occasione per ribattere. Quel ragazzo iniziava a spaventarmi: prima non parlava così tanto.
“Noi ninja, tranne Naruto, mangiamo solo cibi sani.”
Ok, non è che avesse parlato poi più di tanto.
Gli feci un cenno che stava a significare fai un po’ come ti pare e addentai affamata il mio cibo del genere.
Alla fine lui riuscì addirittura a mettere insieme un panino degno di quel nome; chissà, magari alla radice insegnavano anche a cucinare…
“Laura, perché ti sei spacciata per la ragazza di Sasuke?” Mi chiese Naruto tra un morso e l’altro. Almeno lui il mio cibo del genere non lo disdegnava.
“Ovvio, per fare un favore sia a lui sia a Marta. Sai, volevo evitare che in un gesto di esasperazione la facesse fuori seduta stante.”
Non che mi sarebbe dispiaciuto, intendiamoci.
“Ah, ok. Quindi lui non ti interessa neanche un po’, vero?”
Stava cercando di spianarsi la strada per un’escalation nel cuore di Sasuke? Era così follemente innamorato di lui che non riusciva a dormire la notte pensando di avere una rivale?
Non potevo fargli provare quell’atroce tormento neanche per un secondo di più, quindi mi affrettai a smentire.
“Ovviamente no. Sai, preferirei qualcuno che avesse un vocabolario che comprendesse altri termini oltre a ‘vendetta’ e ‘ti uccido’.”
Naruto annuì comprensivo e, dopo aver inghiottito l’ultimo pezzo di panino, si voltò ad occhieggiare quello di Sai, che sembrava molto più sostanzioso del nostro.
“Sì, fai bene.”
“Lo penso anch’io.” Ricalcò Sai.
“Già. Poi nessuno è alla sua altezza, no? Perché io sono il discendente del clan Uchiha, sono imbattibile, perfetto e bla bla bla… e se vuoi un altro panino fattelo.” Dissi, tentando una pessima imitazione di Sasuke e rispondendo ai gesti silenziosi di Naruto.
“Io non ho mai detto di essere perfetto, veramente.”
Raggelai all’istante. Guardai Sai e Naruto, chiedendogli silenziosamente se Sasuke avesse attivato lo Sharingan o se avesse sfoderato la katana. O tutti e due insieme, che era peggio ancora.
“No Laura, non ha attivato lo Sharingan!”
Baka. La mia tattica del silenzio dove cavolo andava a finire, così?
Mi girai lentamente, cercando di mettere su un’espressione del tutto disinvolta.
Sì, come no.
Almeno Naruto non aveva detto una balla, non si vedevano né katane né Sharingan e la cosa mi rincuorò.
“Infatti non lo sei. Puoi essere stupido. Irritante. Supponente. Sicuramente non perfetto.”
Beh, non potevo mostrarmi spaventata, altrimenti lui l’avrebbe avuta vinta. La tattica migliore era quella di attaccare briga con una persona evidentemente più forte di me, e anche più alta, e vedere se mi uccideva. Almeno il mio onore sarebbe stato salvo.
Oddio, stavo iniziando a pensare come lui!
“Non riesco ancora a capire come possano esistere persone desiderose di trovare la morte. E come possano esistere persone desiderose di trovarla in modo doloroso.”
E come potesse esistere un Sasuke che pronunci una frase composta da più di due parole, ma quello non lo aveva detto.
“Io non sono desiderosa di trovare la morte, ma sono desiderosa di sapere come mai tu non riesca ad essere un po’… come dire? Ah sì, più gentile.”
Il volto di Sasuke si indurì. Sì, poteva indurirsi di più di quanto già non fosse.
Eh no, per mia fortuna quella volta non attentò alla mia giovane vita in alcun modo, sebbene ne avesse avuto l’occasione.
“Non capisco perché dovrei essere gentile proprio con te.”
Perché era buona educazione?
“Perché io oggi ho tentato di salvare il tuo non perfetto culo, quando Marta ha iniziato a corteggiarti spudoratamente!” Risposi, piccata.
Naruto e Sai, sentendo nell’aria odore di litigio, si affrettarono ad andarsene.
“Naruto, che ne dici se proviamo a cucinare il pollo arrosto? Oggi Anna mi ha detto la ricetta!”
Naruto iniziò a sbavare.
“Sicuro! Beh, noi ce ne andiamo, eh!”
Ingrati. Mi mollavano lì, in presenza di un Uchiha molto incacchiato. E il brutto era che era molto incacchiato con me.
“Tu davvero credi che lei sia stata l’unica che abbia mai tentato di corteggiarmi? So come risolvere queste questioni senza il tuo aiuto.”
Il suo tono mi diede particolarmente fastidio. Era come se io fossi un impiccio per lui, quando in realtà era lui l’impiccio per me.
“Sì, facendo fuori le tue ammiratrici o facendole impazzire dal dolore.” Affermai, facendo un riferimento neanche tanto velato a Sakura. Lui, comunque, sembrò non coglierlo, quel riferimento.
“Posso fare fuori anche quelle che non mi ammirano, in caso ti interessasse.”
Oh. Per caso quella minaccia non tanto velata era rivolta a me?
“Sai che ti dico?…”
Sì, lo so che vi aspettereste una qualche provocazione o cose del genere, però un po’ di paura – soprattutto quando sembrava così serio – l’Uchiha la metteva anche a me, quando mi minacciava.
“Cosa?”
“Che credo che andrò ad aiutare Sai e Naruto con il pollo! Quando sarà pronto ne vuoi una coscia?”
Detto ciò corsi dietro ai due ninja traditori – sì, mi avevano abbandonato là, quindi erano traditori – lasciando Sasuke in piedi in mezzo alla cucina; poteva sempre farsi un panino, avevo lasciato la nutella sul tavolo.

***



Il mattino seguente – no, non eravamo morti per avvelenamento da pollo – mi svegliai con la terribile sensazione che qualcosa di storto sarebbe dovuto accadere. Ma dai? Mettere la parola Sasuke insieme alla parola appuntamento a quattro implicava, senza ombra di dubbio, che dei quattro poveracci che avrebbero partecipato all’appuntamento ne sarebbe rimasto solo uno che probabilmente si sarebbe fatto uccidere in seguito da qualche Anbu di Konoha che lo avrebbe fatto fuori in nome del fatto che era un ninja traditore di livello S. Ovvero di livello scemo. Sì, perché un po’ stupido era.
Come se avesse intuito i miei pensieri – davvero, se lo Sharingan sa fare anche quello, vedo di farmelo impiantare – mi lanciò uno sguardo ammonitore.
Non sembrava molto tranquillo a giudicare dalla postura. D’accordo, lui non era mai stato un tipo calmo e sciolto, però quel mattino era proprio rigido. Chissà, magari sul divano aveva dormito male… o forse anche lui era ansioso per l’appuntamento a quattro!
Forse avevo trovato qualcosa che perturbava l’imperturbabile Uchiha! Sorridendo tra me e me mi passai una mano tra le ciocche di capelli volanti – come accadeva spesso in quel periodo… sarà stato lo stress da ninja deficienti? – per cercare di mettere un po’ d’ordine e mi alzai sbuffando.
“Beh, spero che questa giornata finisca in fretta.” Mormorai annoiata e assonnata, più a me stessa che ad altri.
“Non credo che succederà.”
Ovvero, quando l’ottimismo nasce sottoforma corporea. Io mi ritenevo tendenzialmente una persona pessimista-realista, ma Sasuke mi superava di gran lunga. Se avesse potuto avrebbe predetto la fine del mondo per un infausto evento proprio quel giorno.
Ovviamente la sciagura avrebbe colpito sicuramente noi, che poi, se non saremmo morti sul colpo, avremmo sofferto le più subitanee pene dell’inferno, per poi decidere di darci la morte con una dose di cianuro.
“Perché non credi che succederà? D’accordo che oggi sarà un’immensa rottura di scatole, però direi che dopo l’uscita, per catastrofica che potrà essere, torneremo alle noiose vite di studenti o nel vostro caso di ninja idioti, no?”
Chiesi, tentando di comprendere gli arcani ragionamenti che si potevano susseguire nel suo cervello.
La sua fronte si aggrottò per qualche secondo.
“Non ti sembra un po’ strano che da quella volta nessuno si sia fatto più sentire?” Mi chiese con una domanda retorica.
Ovviamente la risposta era sì, se io avessi capito al volo di cosa stava parlando. Invece dovetti pensarci e guadagnarmi un suo sguardo esasperato. Perfetto, ero anche riuscita a farlo esasperare. Quando capii di cosa stava parlando mi rabbuiai. Avevo capito il motivo per cui quel mattino sembrava un po’ preoccupato. Effettivamente non avevano fatto nulla, però non era passato molto tempo dal loro precedente attacco. Magari stavano studiando un piano migliore del precedente e nel frattempo cercavano di non dare nell’occhio.
Riferii le mie supposizioni a Sasuke, che quel giorno sembrava più incline al dialogo.
“Penso che il loro piano precedente sia andato a segno. Loro volevano che noi ci accorgessimo di loro, in modo da mettersi in una posizione di vantaggio. Loro hanno attaccato per primi.”
Mi spiegò, come se la tattica bellica o quello che era fosse stata una delle cose più semplici al mondo.
Sapete, una di quelle cose che insegnano alle scuole elementari – anzi no, che dico? All’asilo! – insieme alle addizioni.
Al di là del sarcasmo, però, se Sasuke stava facendo quel discorso, voleva dire che qualcosa che non andava c’era davvero, almeno che non volesse spaventarmi così, tanto per fare.
“D’accordo, loro ci hanno attaccati per quello, ma noi cosa possiamo fare? Loro sanno dove ci troviamo e probabilmente possono anche prevedere le nostre mosse essendo dell’Akatsuki.
Addirittura non mi stupirei se loro vi avessero spedito qui per disorientarvi… fatto sta che noi possiamo solo aspettare, quindi non capisco neanche perché ne discutiamo.”
Conclusi, dando mostra del mio innato ottimismo. E dire che poco prima avevo criticato Sasuke.
“Lo so. Questo non vuol dire che mi farò cogliere impreparato.”
Dopo quella discussione molto allegra, ci preparammo molto – ma molto davvero, perché eravamo proprio in ritardo – velocemente per andare a scuola e, scendendo di sotto, ci accodammo a Naruto e Sai che ci stavano aspettando.
“Carmen è andata avanti.” Dissero all’unisono.
Almeno qualcuno non avrebbe perso il pullman, quella mattina.
Ci dirigemmo in silenzio alla stazione, ognuno immerso nei suoi pensieri. Possibile che anche Sai e Naruto avessero un presentimento? E, ancora, i presentimenti esistevano davvero? Se sì, allora perché io, oltre all’immane depressione che mi accompagnava da qualche giorno, non avevo sentito nulla?
Persa nelle mie riflessioni, non mi ero resa neanche conto che Naruto aveva iniziato a parlare con Sasuke. Trovai la cosa estremamente strana, per il semplice fatto che da quando erano arrivati qui non si erano praticamente rivolti la parola. La cosa, di per sé, non era neanche strana partendo dal fatto che Sasuke aveva tentato di eliminare Naruto. La cosa strana era che in quel momento stavano davvero parlando! D’accordo, più che altro Naruto parlava e Sasuke si tratteneva a stento dall’afferrare un kunai – non ero riuscita a convincerlo a separarsene, quella mattina – però era già un passo avanti.
Mi venne quasi da sorridere ricordando il vecchio team sette. Esclusa Sakura, ovvio.
“Ehi Teme, oggi hai un appuntamento, eh?” Chiese ammiccando.
“Sì.” Rispose lui, telegrafico come sempre.
“Cos’è? Orochimaru ti ha insegnato qualche tecnica di seduzione?”
Ma che schifo! Come faceva a dire quelle cose? Io al solo sentirle dovetti trattenere l’impulso di vomitargli addosso. Probabilmente anche Sasuke doveva essere stato dello stesso avviso, perché rispose addirittura con un po’ di enfasi.
“Smettila o potrei terminare il lavoro che ho lasciato in sospeso quella volta.”
Non si rivolsero la parola per il resto della giornata. Io, solidale con Naruto, lo lasciai indietro e mi unii agli altri due che stavano discorrendo amabilmente di qualche cosa a cui non prestai la minima attenzione.
Sorvolando magnanimamente sulla mattinata scolastica, l’ora di pranzo arrivò talmente in fretta che per poco non credei di esserci arrivata tramite un jutsu spazio-temporale. Sperai che Sasuke cambiasse idea e trovasse una scusa, ma questo non accadde. Anzi in quattro e quattr’otto prendemmo la nostra roba e ci dirigemmo dietro a Marta e Manuel che sembrava felice quanto me all’idea di passare un intero pranzo con quell’oca.
Mi stupii quando, prima di uscire, Sasuke mi trattenne per un braccio dicendo forte e chiaro in modo da poter essere sentito: “Ho dimenticato una cosa, mi accompagni?”
Visto che dubitavo che avesse dimenticato qualcosa – quella era la scusa più vecchia del mondo! –, intuii che volesse dirmi qualcosa, quindi mi diressi con lui nella classe ormai vuota, facendo cenno ai due piccioncini di avviarsi senza di noi.
Una volta entrati, mi sedetti su un banco e gli chiesi: “Che c’è? Se vuoi siamo ancora in tempo ad inventarci una scusa… sai sono abbastanza brava a far finta di stare male!”
Lo sguardo che mi lanciò mi fece desistere dal continuare a parlare.
“Lo sai perché ho accettato di uscire oggi?”
Perché sei segretamente innamorato di me?
No, ovviamente no. Forse perché si divertiva a farmi stare male, quindi cosa c’era di meglio che un’uscita con una delle persone che sopportavo di meno sulla faccia della Terra?
“No. Ti sembrerà strano, ma trovo alquanto difficoltoso entrare negli arcani della tua mente.”
Affermai sarcastica.
Ignorando la mia ultima uscita, continuò: “Sono uscito perché credo che la loro prossima mossa avverrà quando noi siamo separati.”
Noi? Ma noi non eravamo separati e poi che differenza faceva?
Sasuke sembrò intuire quello che in quel momento mi stava passando per la testa, perché continuò: “Con noi, intendo me, Naruto e Sai. Sicuramente ci attaccheranno quando siamo divisi e credo che inizieranno con chi è da solo, per questo è meglio essere in un luogo affollato. C’è meno probabilità che escano del tutto allo scoperto.”
In breve la mia mente elaborò diversi concetti. Il primo era che evidentemente a Sasuke non importava nulla di tutta la gente che ci sarebbe stata insieme a noi nel locale. E quello già non mi piaceva. Il secondo era che se non avessero attaccato noi, avrebbero attaccato Naruto e Sai, che in quel momento si trovavano sulla via del ritorno per casa. Se di loro mi preoccupavo relativamente, visto che erano grandi e grossi e potevano benissimo difendersi da soli, di mia sorella, che si trovava con loro, mi preoccupavo di più, visto che, come me, non aveva la più pallida idea di come affrontare un ninja assassino e spietato che non aveva nulla a che fare con quello che di loro leggevamo nel manga.
“Non credo che attaccheranno a casa tua.” Disse, come se, ancora una volta, mi avesse letto nel pensiero.
“Come fai a saperlo?” Chiesi, innervosita. Dopotutto stavamo parlando di mia sorella, quindi lui perché avrebbe dovuto preoccuparsi? Infatti non lo stava facendo.
“Non lo so. La mia è solo una supposizione; e adesso andiamo, non possiamo stare qui.”
Scesi dal banco con malagrazia e mi avviai verso il corridoio.
In poco tempo arrivammo al locale, che si trovava proprio nei pressi della scuola, quindi era un posto molto frequentato dagli studenti che, per un motivo o per l’altro, si fermavano lì.
Marta ci fece un cenno con la mano per indicarci il tavolo che avevano preso. La prima cosa che pensai fu che era proprio un posto orribile, dall’altro lato della stanza. Dopo aver sentito quello che aveva detto Sasuke, avrei preferito un posto vicino alla porta, in modo da poter fuggire e possibilmente portarci dietro i nemici, così Sasuke li avrebbe affrontati in un posto un po’ meno affollato.
Mi diedi mentalmente della stupida: in realtà non sapevo neanche se si sarebbero fatti vedere quel giorno. Erano tutte supposizioni di Sasuke e non avevo motivo di credere che potesse aver ragione. Probabilmente si stavano ancora organizzando e per il momento non dovevo preoccuparmi.
Presi mentalmente nota di chiedere a uno dei tre ninja – possibilmente non Sasuke – di insegnarmi qualcosa.
Ordinai qualcosa senza neanche rendermi conto di che pietanza fosse, talmente ero persa nelle mie elucubrazioni mentali.
Il filo dei miei pensieri fu spezzato dal chiacchiericcio ininterrotto di Marta che in quel momento, dopo aver imbastito un discorso probabilmente con se stessa, visto che Manuel la stava ignorando – addirittura aveva iniziato a scambiare sguardi con una ragazza seduta al tavolo accanto –, si era rivolta a noi.
“Allora, ditemi come vi siete conosciuti! Vi racconterei come ci siamo incontrati io e il mio tesorino…”
Ma che schifo!
“… però tu, Laura, già lo sai, quindi credo che tu lo abbia raccontato anche a Ivan.”
La sua sola voce mi fece passare di mente tutte le mie preoccupazioni, che furono sostituite all’istante da una sottospecie di isteria repressa in modo davvero superficiale.
In primo luogo, se ci chiedeva come ci eravamo conosciuti, poi non poteva monopolizzare il discorso.
In secondo luogo, perché mai avrei dovuto raccontare a Sasuke come si erano conosciuti loro due?
A chi importava? Certo che lei aveva una percezione delle cose che avevano la priorità simile alla capacità che aveva Sasuke di fare una battuta.
“Ci siamo incontrati per caso…” Dissi io, visto che Sasuke sembrava concentrato ad osservare la porta.
“Sai com’è… un giorno hai come vicino di casa un vecchietto, il giorno dopo un baldo giovane che ti minaccia di mor…”
Manuel e Marta mi guardarono. Fortunatamente riuscii a bloccarmi appena in tempo per plasmare la frase in un modo meno macabro.
“… ire per te, se tu non stai attenta a salvaguardare la tua preziosa vita. Avete visto come mi ama?”
Chiesi, sorridendo nervosamente.
Mentre la conversazione – leggere tra le righe: Marta parlava e nessuno la ascoltava – procedeva, la cameriera ci portò i nostri pranzi che avevano le sembianze di… panini?
Eh, basta! Visto che non mi sembrava il caso di lamentarmi per una cosa che avevo provocato io, lo addentai, contenta di avere una scusa per smetterla di far finta di prestare attenzione alle chiacchiere di Marta.
Persino Sasuke aveva dovuto distogliere lo sguardo dalla porta.
Mangiammo in silenzio per qualche minuto. Mi girai solo per prendere il giubbotto che era caduto per terra grazie alla mia finezza nei movimenti.
“Beh, io vado in bagno.” Dissi, dopo una mossa degna di una contorsionista per rimettere a posto il sopraccitato capo d’abbigliamento.
In quel locale si moriva di caldo, quindi avevo bisogno di un po’ di calma. Arrivata in bagno – non che avessi dovuto percorrere chilometri di strada – mi appoggiai al lavandino, giusto per riprendermi dalle chiacchiere ininterrotte e fu lì che lo vidi.
In quel momento ero talmente scossa che non sapevo se sbavare o spaventarmi a morte.
Probabilmente la seconda, se il mio cervello avesse carburato.
Non avevo bisogno di chiedergli chi fosse e neanche da che parte stesse.
Era palesemente uno dei cattivi.

Fine dodicesimo capitolo!

Ci credete? Sono riuscita a scrivere un capitolo in tempo record!°°
Ovviamente non sarà sempre così, ma ho pensato di sfruttare il tempo libero per scriverlo, visto che non trovo giusto che voi lettori stiate sulle spine!
Sono consapevole del fatto che questo capitolo non sia il massimo, però spero che vi possa lo stesso piacere!^^

Samirina: questa volta posso dire di averci messo poco ad aggiornare!^^
Poi per la qualità del capitolo… ehm… sorvoliamo, eh!^^’
Sono davvero contenta che il capitolo ti sia piaciuto, mi fa davvero piacere sapere che c’è qualcuno che apprezza la mia storia, quindi ti ringrazio davvero!^^
So che questo capitolo è venuto fuori un po’ così, però spero che ti piaccia lo stesso!^^
Al prossimo! Ciao!^^

Pain Hataka 94: aehm… penso che al mio istruttore verranno i capelli bianchi prima del tempo se non mi tolgo dai piedi in fretta!^^’
Sembrerà strano, ma sono riuscita a farmi largo tra i libri (è una balla, in realtà è stato Sas’ke che li ha ridotti in mille pezzi a suon di katana!U_U) e scrivere… questa schifezza!T_T
Beh, in caso tu sia ancora viva dopo averlo letto, spero che non mi tirerai dietro qualcosa!xD
Ciao!^^

Zakurio: in questo capitolo ne ha dette addirittura di più!xD Sarà l’aria del ‘nostro’ mondo che lo fa sproloquiare!xD
Questa volta ci ho messo poco ad aggiornare, anche se non conto che sarà sempre così._.
Io però ci provo, perché va contro i miei principi farmi sommergere dai compiti della scuola!U_U (Alla facciaccia tua, latino!xD)
Oh, allora siamo in due! Secondo me il mio istruttore sta preparando le carte per il pensionamento anticipato!xD Credo che persino un piccione andrebbe meglio di me, alle guide!
Spero che il capitolo ti piaccia!^^

Ringrazio tutti quelli che seguono la storia, che l’hanno messa tra i preferiti o le seguite, e quelli che per sbaglio, o perché sono masochisti, hanno aperto questa pagina per leggere il mio obbrobrio!^^

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Forse se avessi connesso il cervello mi sarei resa conto che quello non era il momento di sbavare. Purtroppo le mie capacità di ragionamento erano state interrotte per un piccolo e insignificante dettaglio: davanti a me, in tutta la sua bellezza, si stagliava Itachi.
Che era bello, molto bello.
Cioè, pericoloso, molto pericoloso.
E io ero fregata, molto fregata, perché se Sasuke si fosse accorto della sua presenza, quel posto sarebbe diventato un luogo di desolazione, campo di una delle battaglie più inutili che si sarebbero potute combattere.
Mi chiesi come mai nessuno si fosse accorto che un uomo si trovasse nel bagno delle donne prima di me e ne dedussi che forse la sua intenzione era proprio quella di farsi scoprire da me; la conclusione che ne trassi poco dopo non mi piacque affatto: se voleva che lo vedessi, quelli erano i miei ultimi cinque minuti e io li stavo sprecando ammirandolo spudoratamente.
Con un gesto fluido e complicato – io sarei caduta almeno venti volte se mi avessero chiesto di replicarlo – bloccò l’uscita. Come se io avessi avuto l’intenzione di andarmene.
Fuori mi aspettavano un Sasuke molto incazzoso e due rompiscatole di prima categoria, lì un ninja traditore di livello S molto, ma molto pericoloso.
Era palese che la seconda alternativa sarebbe stata la prescelta!
“Voglio solo parlare.” Mi informò, atono.
Il mio primo pensiero fu: ah, peccato.
No, effettivamente in quell’occasione non ero riuscita a ragionare in modo freddo e distaccato, infatti il mio secondo pensiero fu che la copia più grande e più pericolosa di Sasuke – occhiaie escluse – si trovava davanti a me e che ero davvero molto fortunata.
Evidentemente ero fuori di me o, perlomeno, ero talmente stressata da addentrarmi ragionamenti che avevano visto un filo logico molto da lontano, quali forse Itachi non mi uccide.
“Parla allora.” Risposi, senza alcuna paura, poiché non avevo ancora afferrato che, per quanto sexy e con un passato tragico, Itachi era il nemico.
Un nemico che la cappa dell’Akatsuki rendeva molto seducente.
Mentre si accingeva a parlare, la consapevolezza che lui voleva davvero solo parlare, mi fece capire che c’era qualcosa che non andava. Perché non agiva?
Perché parlava con me, dal momento che io non c’entravo nulla con loro?
“Ho chiesto a Deidara di piazzare un congegno esplosivo a casa tua. Immagino che tu sappia chi sia Deidara.”
Quello che mi aveva detto non mi piaceva affatto. In primo luogo perché era troppo serio per fingere, in secondo luogo perché dalla sua frase avevo capito che l’Akatsuki aveva diverse informazioni sulla nostra realtà, se era a conoscenza del fatto che io fossi al corrente di tutti i membri della loro organizzazione e non solo. Il fatto che sapessero tutte queste cose, accreditava l’ipotesi che loro avessero, in un modo o nell’altro, portato Naruto e gli altri nel nostro mondo per i loro scopi.
La cosa che mi preoccupava di più, però, era che tutti quelli che si trovavano a casa mia, potevano essere in pericolo. Obiettivamente, Deidara avrebbe avuto tutte le opportunità per riempire casa mia di C4, dal momento che c’erano diversi momenti della giornata in cui nessuno si trovava all’interno di essa.
L’impulso di correre a chiedere aiuto a Sasuke – sebbene intuissi da sola le conseguenze – fu probabilmente avvertito da Itachi: “Fossi in te non mi muoverei. In due secondi potrei ordinare a Deidara di attivare il congegno a distanza.”
Mi sentivo come la protagonista di quei film di serie B, quelli in cui il cattivo di turno piazzava bombe a destra e a manca e poi minacciava di farle esplodere in caso non fosse stato assecondato. Lì, però, la protagonista aveva sempre qualche asso nella manica o un eroe innamorato di lei che arrivava a salvarla gli ultimi cinque secondi, scongiurando l’attentato e assicurando alla giustizia il criminale.
Io non conoscevo nessun eroe e, tralasciando la mia singolare capacità di cadere anche da ferma e di urlare come un’aquila, non avevo nessuna particolare abilità.
“Io non mi muovo, però tu non fare niente, capito?”
Come se io potessi dettare le regole.
Evidentemente pensò la stessa cosa anche lui, dal momento che ricambiò la mia richiesta con uno sguardo annoiato, forse l’unico che era capace di fare.
“Ascoltami.” Ordinò.
La simpatia che, istintivamente – chissà perché il mio istinto è sempre girato dalla parte sbagliata – avevo provato per lui, si era trasformata, in quel momento, in diffidenza e paura.
“È quello che sto facendo.” Replicai, attendendo il mio eroe degli ultimi cinque secondi che tardava ad arrivare.
Noi non abbiamo nulla contro di te. Vogliamo soltanto avere Naruto.” Spiegò, ponendo una particolare enfasi sulla prima persona plurale, probabilmente nel tentativo – riuscito alla grande, peraltro – di spaventarmi.
Non mi piaceva quel noi. Dava l’impressione che fossero tanti e tanti significava che erano più pericolosi di quanto avessi immaginato. Quanti erano? Si erano per caso portati dietro tutta l’Akatsuki? Lo ritenei altamente improbabile, ma forse l’avevano fatto proprio perché tutti avrebbero pensato che non lo avrebbero fatto. Diverse ipotesi, una più improbabile dell’altra si stavano facendo largo nella mia mente.
Non avevo neanche capito il motivo per cui mi aveva rivelato i loro intenti. Credeva per caso che avrei venduto Naruto?
Sì, a volte poteva essere irritante, ma mai e poi mai lo avrei consegnato a loro. Stavamo scherzando? Non ero mai stata coraggiosa e non mi ero mai trovata in una situazione del genere, ma l’idea di discutere a tavolino della possibilità di consegnare una persona che non aveva fatto nulla ad un organizzazione che voleva eliminarla mi faceva venire il voltastomaco.
Tra l’altro, un bagno non era affatto il luogo adatto per discutere di una tale questione.
“Buon per voi.” Dissi, simulando più fermezza di quanta ne avessi in realtà.
“Vogliamo che tu ci aiuti a catturarlo.” Continuò lui, come se non mi avesse sentito.
Avevo preso in considerazione quell’ipotesi – strano credere che riuscissi a pensare con una simile pressione –, e avevo sperato con tutto il cuore, di non sentirmi domandare una cosa del genere.
Sasuke non si era accorto della mia assenza? Se si fosse presentato in quel momento mi avrebbe evitato un bel po’ di grane. Se avessero iniziato a combattere, quella discussione sarebbe inevitabilmente caduta in secondo piano.
Sapevo che era una speranza molto egoista, ma non potevo fare a meno di pensarlo.
Dopotutto non ero, e non sono tutt’ora, perfetta.
Guardai Itachi, ma lui si limitò a farmi un cenno che stava a significare che la decisione era la mia.
Potevo mettere a rischio la vita di tutti o aiutarli – come poi? – a catturare Naruto.
Era quello che mi stava dicendo.
Era una di quelle scelte che non avrei mai voluto prendere e, se ci fossi riuscita, avrei fatto di tutto per evitarlo.
Se aiutavo Naruto, automaticamente mettevo a repentaglio la vita dei miei famigliari; l’altra alternativa, però, era vendere quello che ormai era diventato un mio amico. Non avrei fatto del male neanche al mio più acerrimo nemico, come avrei potuto condurre alla morte a sangue freddo Naruto, che non mi aveva mai fatto nulla di male?
Dovevo ragionare e farlo in fretta.
Tentai di assecondarlo, per comprendere a fondo il loro piano, anche se non speravo di riuscira a ricavarne qualcosa. Itachi aveva fatto parte degli Anbu e in quel momento era un membro dell’organizzazione più pericolosa del mondo ninja: sicuramente conosceva tutte le tattiche per estrarre qualcosa ad un nemico, dalle più sofisticate alle più maldestre, come quella che stavo usando io in quel momento.
“Supponiamo che io vi aiuti, e non lo farò, a cosa servirei?” Domandai.
Lui, per il momento sembrò stare al gioco, anche se dal tono di voce, che era diventato leggermente più concitato, si capiva che aveva fretta. Non poteva trattenersi ancora per molto. Evidentemente non cercava uno scontro con il fratello. Non voleva che qualcuno sapesse che loro si trovavano lì
Credevo che Itachi non fosse malvagio, quindi non riuscivo a credere che potesse mettermi davanti ad una scelta simile.
Che il manga mentisse?
“Non possiamo chiederlo agli altri due ninja, perché loro avrebbero i mezzi per rifiutare questa proposta…”
Adesso suo fratello era diventato l’altro ninja?
“… però possiamo chiederlo ad un’amica di Naruto. Un’amica che non ha nessuna abilità e che ha il giusto incentivo per aiutarci.”
A quella frase il mondo mi crollò addosso. Quello era troppo per me. Io non ero fatta per essere invischiata in cose del genere. Fino a quel momento avevo avuto diciassette anni di vita tranquilla, volta ad evitare, se possibile, tutte le scelte difficili e in quel momento me ne ritrovavo davanti una che non avrei potuto evitare in alcun modo.
Cercai di farglielo capire: “Tu non puoi chiedermi una cosa del genere! Io non posso cedervi Naruto, ma non posso neanche mettere in pericolo la mia famiglia. Se tu fossi nella mia situazione cosa faresti?”
Mi resi conto all’istante che quella era l’argomentazione sbagliata, ma ormai non potevo più ritirare ciò che avevo detto e che, sicuramente, aveva peggiorato la situazione.
“Io ho ucciso la mia famiglia e immagino che questo tu lo sappia già.”
Fuori faceva caldo, ma io mi sentivo congelare.
Non avevo scelta. Mi ero sbagliata prima: io non potevo scegliere.
Probabilmente sentì qualcosa che a me sfuggì, perché il volto di Itachi si fece per un attimo allarmato.
“Pensaci. Penso che tu sappia che nessuno dovrà venire a conoscenza della nostra conversazione.”
Mi spiegò bene dove incontrarlo, due settimane dopo, per comunicargli la mia scelta e poi scomparì, non prima di rivelarmi che non c’era alcun dispositivo in casa mia, ma che conosceva diversi modi per eliminare le persone che mi stavano a cuore. Scomparì proprio cinque secondi prima che Sasuke, ignorando l’immagine che faceva chiaramente comprendere che quello era il bagno delle donne, entrasse.
Non potei che riflettere sul fatto che come eroe facesse decisamente pena.
“Perché ci stai mettendo così tanto?” Chiese, freddo.
L’impulso di spaccargli quel bel visino che si ritrovava non era mai stato così forte.
“Non sono fatti tuoi.”

***



Per il resto della giornata tentai invano di trovare una soluzione. Avevo solo due settimane di tempo per decidere e sperare che l’Akatsuki in quel lasso di tempo venisse sconfitta era irrealistico quanto credere che Sasuke si sarebbe adattato a vivere nel nostro mondo come una persona normale.
Ogni volta che guardavo Naruto, una fitta di senso di colpa invadeva il mio stomaco e non potevo fare nulla per arginarla. L’unica scelta possibile era venderlo. Non potevo mentire a me stessa, anche se ogni parte di me rifiutava quella soluzione.
Più volte tentai di confortarmi, dicendomi che quella era l’unica strada praticabile. Non ci credevo neanche io.
Alla fine di quella giornata ero distrutta.
“Laura cos’hai?” Mi chiese Sai, prima che salissi in camera mia per concedermi un immeritato riposo.
“Nulla.” Risposi, con un tono di voce che non avrebbe ingannato nessuno, neanche lui.
Evidentemente non mi credette, ma ebbe la decenza di non indagare oltre, decidendo saggiamente di andare a riposarsi o qualunque cosa facesse dal momento in cui la sera si sottraeva alla mia vista. Fu nell’altra stanza diversi secondi prima che terminassi di salire le scale.
Magari fossi stata veloce come lui…
Quel desiderio mi fece venire in mente un’idea che, sebbene era ben lontana dall’essere realizzabile, migliorò in parte il mio umore.
L’unico intoppo era che avrei dovuto trovare il coraggio di chiederlo a Sasuke. È quasi divertente pensare che, in un frangente del genere, temessi ancora di parlare con lui.
Quando entrai in camera mia, lo vidi seduto sul divano, intento a fare quello che agli occhi della gente normale sarebbe stato classificato come nulla.
Probabilmente era una specie di allenamento spiritico o qualcosa del genere che mi dissuase ancora di più dall’idea che avevo avuto poco prima.
Ma non potevo lasciare perdere. Anche se sarebbe stato inutile, dovevo fare qualcosa, perché era mio dovere.
Ringraziai non so quale stella per il fatto che mia sorella avesse deciso di uscire con le sue amiche e che quindi non avrebbe potuto ascoltare quella conversazione.
Mi avvicinai titubante.
“Sasuke, ti devo chiedere una cosa.”
Lui non si scompose, anzi attese che continuassi.
Io tentai di non buttarla sul serio, per non fargli capire che stessi tramando qualcosa.
“Sai, penso che tu mi debba un favore.” Cominciai, sicura di aver sbagliato l’approccio in partenza.
Non si mette mai alle strette un Uchiha. Loro non devono mai nulla a nessuno o almeno è quello che credono.
Lui inarcò un sopracciglio, confermando i miei dubbi.
“Non credo proprio. Io non ti devo proprio nulla; già il fatto che tu sia ancora in vita dovresti considerarlo un favore.”
Presi in considerazione l’idea di chiederlo a qualcun altro, ma la scartai quasi immediatamente.
Non avrei avuto il coraggio di chiederlo a Naruto, perché sebbene non avessi la minima intenzione di tradirlo, quella mi sembrava l’unica strada. Non potevo chiedergli un favore, dopo aver preso anche lontanamente in considerazione la possibilità di passarlo al nemico.
Avrei potuto chiederlo a Sai, ma francamente credevo che Sasuke avrebbe potuto essermi più utile, quindi avevo il dovere di tentare, almeno.
“D’accordo, allora ricomincio. Io ho bisogno che tu mi aiuti, anche se non posso darti nulla in cambio.” Lo dissi tutto d’un fiato e senza guardarlo negli occhi, perché quella era l’ultima cosa che avrei voluto fare.
Io non volevo essere in debito con Sasuke Uchiha.
“Cosa vuoi?” Mi domandò brusco.
Non potei non alzare lo sguardo speranzosa. Il solo fatto che mi avesse chiesto cosa volessi, stava a significare che forse potevo auspicare in una risposta positiva.
Il suo sguardo era leggermente interrogativo. Sicuramente si stava chiedendo cosa mai potessi volere io da lui. Sperai che una volta avanzata la mia richiesta lui non facesse domande riguardo al motivo per cui l’avessi fatta.
“Vedi, mi piacerebbe imparare un po’ di quelle robe che fate voi ninja…” buttai lì, tentando di fargli credere che la mia fosse semplice curiosità per le loro arti.
Sicuramente aveva capito anche lui che la curiosità non c’entrava per nulla.
“Non se ne parla.” Affermò categorico.
Le mie speranze crollarono.
Tentai di convincerlo: “Cosa? Ma io ti chiedo solo di aiutarmi!”
Probabilmente ero partita sconfitta in partenza, mi rendevo conto anche io che chiedere un favore – addirittura di tale portata – a Sasuke Uchiha era come chiedere al mio gatto di dimagrire e il mio gatto è davvero grasso.
Mi ripetei nuovamente che quella era la mia unica, anche se poco realistica, possibilità, quindi insistetti.
“No.” Fu la sua lapidaria risposta.
“Ma perché?” Chiesi, sentendomi completamente stupida. Avrei potuto elencare almeno una dozzina di ragioni per cui fosse meglio non farmi avvicinare alle loro tecniche, una più convincente dell’altra, quindi chiedere il motivo per cui non volesse addentrarsi nell’addestramento di una che aveva visto l’allenamento fisico solo da lontano era davvero una mossa stupida.
Beh, in quel periodo le azioni intelligenti che intrapresi si potevano contare sulla punta delle dita.
“Perché dubito che tu possieda un chakra, in primo luogo.” Dichiarò come se fosse la cosa più ovvia.
E lo era, solo che io non ci avevo pensato affatto. Persa nella considerazione di tutti gli altri motivi, non avevo preso in considerazione il più stupido, che, purtroppo, era anche il più insormontabile.
Non persi la speranza.
“Non è detto.” Ribattei.
“In secondo luogo, non credo che tu riusciresti a seguire quel genere di allenamento.”
Colpita e affondata.
Secondo ostacolo insormontabile a cui questa volta avevo pensato, ma che avevo accuratamente ignorato per non demoralizzarmi prima del tempo.
Io evitavo come la peste le ore di educazione fisica e la mia resistenza era paragonabile a quella di un bradipo in agonia. Cosa c’era di più intelligente che evitare di insegnarmi una qualsivoglia cosa che richiedesse qualità che io non possedevo?
Ma non potevo mollare. Dovevo almeno provare a fare qualcosa. Era quello che continuavo a ripetermi e che mi spingeva a continuare quella discussione che era persa in partenza.
“Non è detto. Tu non mi conosci, potrei stupirti.” Ribadii, evitando di guardare nella sua direzione.
Sì, come no. Avrei potuto stupirlo mostrandogli la vera forza che mi aveva animato in quegli anni: la pigrizia.
Osservai con interesse i miei piedi – non avevo mai notato quanto fossero blu le mie calze blu! – in attesa di una risposta.
“Non capisco il motivo per cui tu voglia cimentarti in qualcosa di così faticoso.” Affermò, lasciandomi credere che se avesse conosciuto il motivo, forse – ma molto forse – avrebbe accettato, e non di buon grado, di aiutarmi.
Il problema era che io non potevo rivelargli il motivo vero e in quel momento non mi veniva in mente nessuna scusa che sembrasse vagamente simile a qualcosa di vero. Non potevo neanche pensarci troppo, altrimenti avrebbe capito che non gli avrei raccontato la verità. E raccontargliela era un’azione che avevo escluso a priori: se fosse venuto a conoscenza del fatto che Itachi in quel momento si trovava nel mio mondo e che quel giorno erano stati vicinissimi, non oso immaginare cosa sarebbe successo.
Oltre alle mie capacità – si fa per dire – atletiche, avevo, e ho tutt’ora, altri due pregi: non sapevo mantenere a lungo un segreto e non sapevo raccontare bugie. Quando tentavo, tutti quelli intorno a me capivano che in realtà stavo nascondendo qualcosa.
“Beh…” Tergiversai.
“Lascia perdere, non voglio saperlo.” Concluse lui, tirandomi fuori dai miei malsani tentativi di inventare qualcosa che sicuramente si sarebbero risolti in un nulla di fatto.
“Sei consapevole del fatto che gli allenamenti prendono molto tempo?” Mi chiese.
Sì, lo sapevo. Ci avevo pensato e avevo anche una parziale soluzione. Avrei chiesto a Naruto o a Sai – possibilmente a Sai, visto che non avevo il coraggio di chiedere un favore a Naruto – di creare una mia copia e di farla andare a scuola, in modo da non destare sospetti. Sperai che potesse farlo.
Dopotutto i ninja hanno la facoltà di prendere un altro aspetto, no? Probabilmente aveva tutte le capacità di creare una copia che mi somigliasse.
L’unico problema era che sicuramente in due settimane non sarei riuscita a fare nulla, figurarsi arrivare al livello dei membri dell’Akatsuki e batterli. Era un obiettivo irrealistico. Credevo, a ragione, che per raggiungere un risultato del genere non mi sarebbero bastati neanche trent’anni.
“Sì, lo so. Posso benissimo saltare la scuola.” Dissi convinta.
“E ridurre drasticamente la tua pausa pranzo, le tue ore di sonno e la tua svogliatezza.” Aggiunse, nel tentativo di scoraggiarmi.
Non ci riuscì. Ora che avevo una speranza, mi sentivo molto più propensa ad affrontare quello che sarebbe successo nei giorni seguenti.
“Bene.” Dichiarai in tono di sfida.
“Allora ci vediamo domani mattina…”
Oh, beh, a me andava benissimo. Per un momento avevo pensato che avrebbe detto che avremmo iniziato in quel momento e io avevo bisogno di dormire come minimo dieci ore dopo quella giornata estenuante.
Avrei anche potuto svegliarmi più tardi visto che potevo saltare la scuola. Quel pensiero mi rinfrancò ulteriormente.
“Dovrai alzarti molto presto.” Continuò, inarcando lievemente le labbra verso l’alto.
Dubitavo che con presto intendesse mezzogiorno, ma preferii non indagare oltre.
Non dissi nulla, in modo da non dargli la soddisfazione, ma scesi di sotto, per chiedere a Sai se potesse mettere in atto il mio piano.
Lo trovai in piedi di fianco al divano – ma non dormiva mai? – che leggeva un libro. Avrebbe potuto sedersi, sarebbe stato più comodo. Fui sul punto di suggerirglielo, quando mi dissi che dovevo smetterla di tentare di capire le loro abitudini.
Vedendomi arrivare alzò lo sguardo e mi sorrise: “Ciao, Laura.”
“Ciao. Senti, dovrei chiederti una cosa…” Iniziai diretta al punto, spiegandogli poi cosa mi servisse e evitando accuratamente di spiegargli il perché mi servisse.
Lui, inaspettatamente, non mi chiese nulla. Mi rassicurò sul fatto che era possibile e che l’avrebbe fatto volentieri.
“In caso Naruto si accorgesse che si tratta di una copia, gli dirò che volevi prenderti un periodo di risposo perché sei stanca.” Affermò.
Probabilmente aveva capito che non volevo che Naruto sospettasse neanche che ci fosse qualcosa di strano.
“Grazie Sai, sei davvero un buon amico.”
Lo ringraziai sentitamente prima di tornare in camera mia. Lui mi rispose con un sorriso e ritornò alla sua lettura.
Prima di coricarmi, mi voltai verso Sasuke.
Era steso, ma sicuramente non dormiva.
“Cosa credi che riusciremmo a fare, se ti dicessi che abbiamo solo due settimane?”


Fine tredicesimo capitolo!


No, non state sognando e non è un miraggio, ho davvero aggiornato!xD
Depressa da un'ingiustizia scolastica – purtroppo quelle capitano sempre – non sono proprio riuscita a studiare, quindi ho deciso di fare qualcosa di costruttivo: scrivere un capitolo!^^
Adesso ditemi voi se è un bene o un male, anche se propenderei più per la seconda…

Zakurio: se aggiorno un’altra volta così in fretta, secondo me vi faccio prendere un colpo!xD
Grazie per i complimenti, non sai quanto mi faccia piacere sapere che a qualcuno la mia storia piace, anche se scrivo dei capitoli senza senso!^^’
Alla fine non c’è stato un combattimento, ma solo perché mi sarebbe dispiaciuto se il bagno fosse stato distrutto!U_U
Beh, spero che anche questo capitolo ti piaccia, anche se dubito seriamente che sia venuto anche lontanamente decente!T_T

Pain Hatake 94: beh, dai, non proprio come lui… io non mi unirei ad Orochimaru neanche se mi pagassero in venti, perché mi fa troppo schifo._.
Per quanto riguarda le tue compagne, non è vero che non me ne importa, anzi, almeno così so di non essere da sola!._. Marta è praticamente un concentrato di tutte le qualità peggiori della maggior parte delle compagne che ho avuto fino ad adesso e che spero di non rivedere mai più!.-.
Ah, no… non ci hai azzeccato!xD In un primo momento avevo pensato a Pain, ma visto che è uno dei miei personaggi preferiti ho preferito non usarlo… so che sembra un controsenso! Ma avevo paura di non riuscire a caratterizzarlo bene._.
Spero che questo coso-capitolo ti piaccia! Spero…

Samirina: bellissimo?**
Grazie!^^ Io pensavo che fosse una mezza schifezza!T_T Ma non c’è problema, intanto c’è questo che fa talmente pena da compensare tutti quelli che sono venuti vagamente bene._.
Comunque, grazie per i complimenti, mi fa davvero piacere sapere che la storia ti piace!^^
Ecco, ora però non tirarmi dietro questo capitolo, anche se fa paura!^^’

PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: beh, di aggiornare ho aggiornato, bisogna vedere come, però._.
Sono contenta che gli altri capitoli ti siano piaciuti, spero che anche questo ti piaccia un po’, anche se è venuto un po’ così.-.
Grazie per i complimenti sugli altri capitoli, hai reso felicissima una scrittrice(?)!^^

Sadako94: **
Davvero la reputi stupenda e davvero pensi che i personaggi siano IC?°°
Grazie!
Ho messo l’avviso perché io non riesco mai a farli nel carattere giusto, perciò ogni volta penso che non siano stati caratterizzati bene!T_T
È per questo che sono stata contentissima quando ho letto la tua recensione!
Alla fine Sasuke non ha combattuto, ma ora gli tocca una sfida che va ben al di là che combattere contro un membro dell’Akatsuki, ovvero tentare di insegnarmi qualcosa!xD



Ok, adesso non so quando aggiornerò di nuovo perché se queste settimane sono state più – si fa per dire – leggere, d’ora in poi credo che non avrò il tempo neanche di accenderlo, il computer.
Stupida scuola._.
Solo io ho una professoressa che ci obbliga ad imparare a memoria le seconde prove d’esame degli anni precedenti?T_T
Dubito che siate interessati alle assurdità che mi propinano i miei professori, quindi evaporo.
Ringrazio tutti coloro che leggono questa storia!^^
Ja ne,

Nihal

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Dormire.
Era quello che desideravo con tutta me stessa in quel momento. Invece mi ritrovavo stesa nel letto a fissare il soffitto, immaginando ombre che probabilmente si trovavano solo nella mia testa.
Mi rigirai più volte per trovare una posizione comoda, con l’unico risultato di diventare un tutt’uno con quello che si era trasformato in un groviglio di coperte.
Credetemi se vi dico che non è una bella esperienza arrivare a contare mille pecore, soprattutto se le pecore in questione, nella tua mente, si trasformano a fasi alterne in Sasuke o in animali random che nulla hanno a che fare con gli ovini.
Forse era stata la giornata stressante. E forse in quel momento ero proprio fusa se ipotizzavo che forse era stato quello. Era stato quello senza ombra di dubbio, non c’era altra spiegazione.
Non mi resi conto di essere passata dallo stato di veglia a quello dell’incoscienza, almeno finché non concepii che era giunto il momento di alzarmi.

***



La prospettiva di dare inizio ad un allenamento con ogni probabilità al limite dell’inutilità insieme a Sasuke Uchiha non era proprio il massimo per trascorrere una nottata pacifica all'insegna dei sogni incantati. Se poi si aggiungeva l’irrilevante dettaglio che l’Uchiha in questione aveva il dono di farti svegliare senza emettere alcun suono, la faccenda si faceva oltre che inquietante, irritante.
Ancora in uno stato di dormiveglia totale – in cui la percentuale del dormi era di gran lunga superiore a quella del veglia - riuscii a percepire che c’era qualcosa di diverso in quella camera. Già solo il fatto di aver avvertito qualcosa avrebbe dovuto farmi riflettere, ma essendo mezza addormentata non potevo chiedere al mio cervello di connettere e fare ragionamenti insensati e probabilmente paranoici su quegli argomenti. L’idea di aprire gli occhi non mi aveva solleticato neanche lontanamente, ma quella strana sensazione continuava a perseguitarmi e io non potevo ignorarla. La parola presentimento sta a me, come la parola omicidio sta a coniglietto di pasqua e quello avrebbe dovuto farmi capire qualcosa. Era come se mi sentissi osservata, ma nello stato in cui mi trovavo non riuscivo a focalizzare bene la situazione.
Quando la situazione si fece insostenibile anche per me, ovvero quando mi resi conto che stavo inesorabilmente aumentando la percentuale di veglia e non sarei mai riuscita a riaddormentarmi con quella stupida sensazione, decisi che aprire gli occhi forse era la decisione più sensata.
Il trovarmi di fronte un Sasuke Uchiha vestito di tutto punto che mi fissava truce non fu uno shock quanto il fatto che la sveglia alla mia destra puntava alle cinque di mattina.
“Sei in ritardo.” Mi informò lui, come se l’ardire di dormire di notte, e sottolineo notte – perché le cinque di mattina non possono davvero essere classificate come mattina! – fosse un atto talmente vergognoso che l’unica soluzione possibile per conservare l’orgoglio fosse darsi la morte volontariamente. Mi stropicciai gli occhi ancora mezza intontita mentre mi tiravo a sedere sul letto, per assumere una posizione che non mi facesse ricadere nel sonno: dopo aver scoperto la causa della mia stupida sensazione, il mio subconscio aveva deciso che potevo benissimo riaddormentarmi.
“Se tu chiami ritardo le cinque di mattina, allora sì, sono una ritardataria cronica.” Affermai, cercando di trattenere uno sbadiglio e provando una punta d’orgoglio nel vedere come riuscivo a fare irritare il vendicatore.
“Tu mi hai chiesto di allenarti e io non accetto ritardi.”
Il fatto che iniziasse già con le pretese miste ad autorità mi innervosì non poco. Dopotutto le cinque non poteva considerarsi ritardo e se proprio voleva che mi alzassi prima poteva anche chiamarmi! Lui la sera prima non mi aveva detto a che ora avremmo dovuto cominciare, quindi io come avrei potuto immaginarlo? Predire il futuro era uno dei pochi pregi che mi mancava, insieme a moltissime altre cose.
“Non so come dirtelo ma le cinque, e non farmi ripetere più questo numero perché inizia a darmi sui nervi, non è tardi e tu avresti anche potuto svegliarmi invece di stare lì in piedi come un baccalà.” Feci sentire la mia, tanto per fargli capire che non era lui che comandava in quella stanza. Il fatto che fossi mezza addormentata e che non avessi esattamente l’atteggiamento da leader in erba non contava nulla. L’importante era tenergli testa.
“E non accetto neanche lamentele. Alzati e cambiati. Ti aspetto fuori tra dieci minuti, altrimenti puoi trovarti qualcun altro che tenti di allenare una che ha tante possibilità di sviluppare un’abilità ninja quante ne ha Naruto di disintossicarsi dal ramen.”
Sospettai fortemente che quella fosse un’allusione neanche tanto velata alle mie inesistenti capacità ninja, ma per amor di pace sorvolai. Anche perché l’Uchiha mi pareva parecchio incacchiato, ma quelli sono dettagli. Mi alzai mal volentieri e mi imposi di non guardare quella maledetta sveglia che portava scritto cinque e un quarto a caratteri cubitali. Mi sarei soltanto innervosita.
“Facciamo quindici minuti!” Gridai, chiudendomi la porta del bagno dietro di me.
Presi seriamente in considerazione l’idea di impiegare il doppio del tempo che usavo di solito per cambiarmi al puro scopo di infastidire il mio nuovo sensei – rabbrividii al solo pensiero di dover ascoltare gli ordini di quello –, ma decisi che io ero troppo matura per quel genere di cose. Tradotto per i comuni mortali avevo paura che mi avrebbe fatto a fettine con la sua Kusanagi riesumata poco fa dai meandri del mio armadio.
Mentre tentavo di dare una forma che potesse essere definita tale ai miei capelli, mi soffermai a pensare, cosa che non avevo fatto dal momento in cui mi ero svegliata e che non avrei voluto fare neanche in quel momento, ma sì sa, i pensieri non si possono controllare, purtroppo.
Ancora una volta mi chiesi come Itachi avesse potuto mettermi alle strette con quel ricatto, quando lui stesso aveva dovuto passare dei momenti terribili, messo alle strette dal Villaggio della Foglia. Quel fatto mi faceva presumere che sotto tutta quella faccenda ci fosse qualcosa di strano.
Pensai bene di togliermi dalla testa tutte quelle congetture e di muovermi, per il solo motivo che non potevo passare un’intera giornata a deprimermi e a rimuginare su quelle cose. Se tutto andava bene avrei chiesto spiegazioni all’Uchiha maggiore entro due settimane.
Era quel se tutto andava bene che mi preoccupava abbastanza, però…
Dopo aver preso i più vecchi abiti che possedevo personificati in una tuta azzurra che non indossavo da secoli – dubitavo che avrei riportato quei vestiti indietro integri – mi decisi a scendere con ben… due minuti di ritardo, constatai orgogliosamente.
Sasuke si trovava in cortile, un’espressione impaziente sul volto e una piccola sacca che non avevo mai visto. Inutile dire che non volevo sapere dove l’avesse presa. Lo stesso discorso non valeva, però, per il contenuto, che invece mi interessava.
“Cosa c’è lì dentro?” Chiesi, credendo ingenuamente che mi avrebbe davvero degnato di una risposta.
“A tempo debito.”
Il problema era che il tempo debito contava all’incirca quattordici giorni scarsi, quindi…
Mi stupii quando mi fece cenno con la mano di seguirlo. Stranamente avevo creduto che ci saremmo allenati lì, in cortile; adesso che ci pensavo mi rendevo conto che non sarebbe stato possibile. Persino la mia vecchia vicina, quella che ad ogni mese dell’udito era lì pronta dalle quattro del mattino per una visita gratuita, ci avrebbe sentito.
Lo seguii in silenzio. Non fraintendiamoci. Il mio non era un silenzio rispettoso, ma piuttosto un silenzio sonnacchioso dal momento che stavo pressappoco dormendo in piedi.
Dopo mezz’ora di camminata mi pentii di non aver preso il cellulare: non si sapeva mai.
“Non è che potresti gentilmente dirmi dove stiamo andando?”
Decisi di rompere il silenzio nel momento in cui mi resi conto che ormai ci eravamo lasciati dietro il mio paesino da un po’ e ci stavamo addentrando nei periferici campi dimenticati da Dio che si trovavano dopo l’allegrissimo cimitero che a quella luce soffusa sembrava ancora più lugubre. Dannate sei meno un quarto del mattino! Ma non potevamo avviarci un po’ più tardi? Magari dopo una lauta colazione?
“In un luogo adatto per allenarci.”
Ma dai?
“Non ci sarei mai arrivata da sola.” Sibilai irritata.
“Immagino.”
Non capivo perché ancora mi ostinassi a rivolgergli la parola. Qualsiasi cosa uscisse dalla sua bocca poteva essere catalogato o come niente o come insulti, quindi potevo anche risparmiarmi la fatica e aspettare di arrivare.
Incrociai le braccia irritata e rallentai un po’ il passo in modo da non stargli esattamente di fianco. Non dovetti neanche aspettare più di tanto per scoprire dove fossimo diretti – non che ci fossero stati tantissimi posti in cui allenarsi indisturbati – perché in meno di dieci minuti ci trovammo esattamente in quella sottospecie di campo in cui lo avevo scoperto ad allenarsi tempo prima. Era fantasioso, dovevo dire.
Pensandoci, avrei anche potuto immaginare che saremmo andati lì, però per quel poco che conoscevo Sasuke pensavo che mi avrebbe portato in qualche posto lontanissimo solo per il piacere di sfiancarmi a camminare.
“Cosa facciamo adesso?” Domandai seccata.
Lui non sembrava molto propenso ad iniziare, anzi sembrava stesse cercando di convincersi di qualcosa lì, fermo in mezzo al nulla, a pensare a chissà quale cavolata che probabilmente non c’entrava nulla con il mio allenamento. In quel momento realizzai che se l’avessi chiesto a Sai forse avrei ricevuto qualche vantaggio maggiore. Eppure… chi meglio di un Uchiha per essere allenati ed affrontare un altro Uchiha?
Tremai di terrore al solo pensiero e probabilmente lui se ne accorse perché molto poco finemente mi chiese: “Che hai? Puoi anche lasciare perdere se non ti senti all’altezza del mio allenamento.”
Mi chiesi se avesse mai preso in considerazione l’ipotesi che lui non fosse esattamente il centro del mondo e per un istante, in uno sprazzo di stupidità totale, fui sul punto di rivelargli che quello che mi aveva messo in subbuglio lo stomaco era stato il suo più acerrimo nemico, nonché fratello, nonché membro del clan Uchiha molto più forte di lui. Sono ancora viva, questo dimostra che un qualche istinto di auto conservazione del mio cervello mi impedì di compiere tale azione.
“Ma sei scemo? Mi sono alzata alle cinque e adesso non ho intenzione di tornarmene a casa. Bah…” Ribattei indignata dalla sua affermazione, tanto per fargli capire che io non avevo affatto paura del suo stupido allenamento.
Almeno credevo.
D’accordo me ne sarei volentieri tornata a casa e avrei preferito di gran lunga mettermi in cortile con in mano un sacchetto ad aspettare che i piccioni ci defecassero dentro piuttosto che allenarmi, però ormai avevo preso la decisione e, più per pigrizia che per altro, non sarei tornata indietro.
“Fai come vuoi, io ti ho solo avvisato.” E così dicendo piantò la sua Kusanagi – no, non mi ero neanche resa conto che l’avesse tirata fuori, ero piuttosto scarsa – nel terreno, giusto per fare un po’ di scena.
“Tanto per sapere… hai intenzione di uccidermi prima del tempo? No, perché io alla mia vita ci terrei…”
Uno sguardo esasperato mi fece interrompere. No, non ero un granché se lo facevo esasperare ancora prima di iniziare. Di solito lui non si esasperava, allora perché io lo facevo esasperare?
Mi allontanai prudentemente, caso mai avesse avuto l’intenzione di trapassarmi con quella cavolo di katana.
“Ecco, la prima cosa intelligente che hai fatto.” Mi concesse.
Oh, grazie, avrei voluto rispondergli, ma ero più impegnata a scoprire perché accidenti avesse scelto di piantare proprio lì la Kusanagi. Neanche avesse deciso di mettere su un orto di spade!
“La Kusanagi può trattenere il chakra.” Mi spiegò, come se quello avesse potuto rendermi più chiara la questione.
“E… allora?”
Peccato che io non ci avessi capito nulla comunque. Mi ero solo resa conto del fatto che almeno un motivo dietro le sue azioni apparentemente insensate forse c’era. Forse, eh.
“Adesso è intrisa del mio chakra.” Continuò senza particolare enfasi.
Non ci avrei mai creduto se lui non me lo avesse detto. E io che pensavo che fosse un mix tra il chakra di Akamaru e quello di Sarutobi. Che sconsiderata.
“Ok. E… allora?”
Probabilmente si aspettava che capissi al volo dove voleva andare a parare, peccato che se avesse continuato a costruire periodi di due parole ciascuno avremmo impiegato tutta la mattinata a capirci. E sì, mi rendevo perfettamente conto di sembrare un’idiota lì, con la bocca spalancata a continuare a chiedere e allora?.
“Sto aspettando che si disperda il mio chakra.”
Ah, ora mi era tutto chiaro! Il vero Sasuke Uchiha era stato rapito durante la notte da una banda di alieni e quello era un essere verde e molliccio che aveva preso le sue sembianze per l’occasione e che con il chakra immagazzinato nella katana voleva dare nutrimento a tutte le piante della Terra, in modo che si potessero ribellare contro il genere umano e prendere il controllo del pianeta! O forse no.
“E allora?”
“Laura.”
No, non si stava innervosendo, era tutta una mia impressione.
“Sì?”
“Un altro e allora e ti faccio scoprire da vicino come funziona la mia katana.”
“Ah.”
Almeno sapeva come mi chiamavo, era già un passo avanti, no?
No?
Mi fece segno di avvicinarmi e, sebbene non fossi così stupida da andare nel territorio di colui che mi aveva appena minacciato di morte – come se non lo avesse fatto quasi tutti i giorni da quando era arrivato! –, mi avvicinai cautamente, mantenendo una certa distanza. Non dubitavo assolutamente del fatto che lui avrebbe avuto il coraggio di eliminarmi lì su due piedi e gettare la mia carcassa ai lupi. O ai piccioni, il che era ancora peggio.
“Prendi la Kusanagi.”
Oh, no! Vuole obbligarmi a darmi la morte volontariamente tramite seppuku!, pensai sconvolta.
“Perché?”
Io e la mia dannata mania di fare domande.
“Se vuoi che ti alleni, allora fai come ti dico.”
Bla, bla bla… stava sempre lì a dare ordini. Almeno avevo capito che non voleva che mi auto uccidessi. Beh, meglio di niente.
La katana mi dava molto l’aria di spada nella roccia, ma sperai che non fosse altrettanto difficile da estrarre. Forse dal momento in cui Sasuke l’aveva piantata lì e il momento in cui io dovevo tirarla fuori aveva messo radici, chi lo sa.
“Sì, sì, d’accordo…” Lo accontentai, preparandomi ad utilizzare tutta la mia forza per estrarla. Mi rimboccai metaforicamente le maniche e afferrai il manico con tutte e due le mani. Tirai con tutte le mie energie e la katana uscì subito, con l’unico risultato di farmi saltellare all’indietro per mantenere l’equilibrio, dal momento che sarebbe bastato un ventesimo della mia forza per prenderla.
Riuscii a non cadere per miracolo, sotto lo sguardo sconvolto del vendicatore.
“Beh, e ora cosa devo fare?” Chiese dignitosamente, tenendo tra le mani la mia acerrima nemica e guardandola come se fosse un pesce in un singolare stato avanzato di putrefazione.
“Aspettare.”
“Con questa cosa in mano?”
Non avevo ancora dimenticato cosa quell’orrida spada o katana che fosse aveva fatto al mio ciuffo di capelli. D’accordo, era stato Sasuke, ma la katana aveva collaborato attivamente.
“Evidentemente sì, altrimenti non ti avrei neanche chiesto di prenderla.”
Sembrava quasi dispiaciuto, dispiaciuto di lasciarmi tenere in mano la sua cavolo di Kusanagi. Forse era di farmela prendere in mano che voleva convincersi prima.
Quello sguardo mi innervosiva. Avevo i miei dubbi sul fatto che avrei potuto rompergliela solo toccandola. Strinsi la presa solo per infastidirlo un po’. Vidi il suo sguardo scendere dalla lama alle mie mani che la stavano stringendo con forza, sebbene io stessa non fossi esattamente attirata da quella cosa.
Dopo qualche minuto mi fece segno di dargliela e io, per niente dispiaciuta di togliermela dalle scatole, gliela passai senza esitazione. “E allo… volevo dire, quindi cosa abbiamo concluso adesso?”
Com’è che si dice? Giusto, salvata per un soffio.
“Abbiamo concluso che tu possiedi un chakra. Purtroppo.”
La sua voglia di allenarmi era quasi contagiosa.
Almeno avevo capito a cosa serviva quella dannata katana, sebbene non fossi ancora riuscita a capire come lui aveva capito che io avessi un chakra. Magari mi prendeva in giro. Possibilità non da escludere, in effetti.
La Kusanagi assorbiva il chakra di chi la usava. Bene. Io l’avevo tenuta in mano e quindi aveva assorbito il mio ipotetico chakra. Ancora meglio. Ma lui come cavolo faceva a capire se c’era chakra in quella sottospecie di ammasso di ferro o qualsivoglia altro metallo che fosse?
Glielo chiesi, per il puro gusto di sembrare più stupida di quanto non fossi.
“Si vede.” Fu la sua unica risposta.
“Io non lo vedo.” Ribattei io, piccata.
Si vede non è una vera risposta. Una vera risposta dovrebbe contenere al suo interno una spiegazione esauriente e io iniziavo seriamente a pensare che lui non comprendesse appieno il significato del vocabolo ‘spiegare’.
“Lo vede chi possiede almeno un minimo di capacità ninja.”
“Io non ne possiedo, vero?”
Domanda retorica, ovviamente.
“Ne dubito.”
Risposta altrettanto retorica, direi.
Guardai l’orologio. Io non mi portavo mai dietro un orologio, perché io li odiavo. Il fatto che ne avessi uno voleva significare qualcosa, ovvero che stavo lentamente impazzendo.
Sì, io odiavo gli orologi e sì, stavo uscendo di senno. Fatto sta che osservando l’odioso strumento riuscii a rendermi conto che avevamo sprecato all’incirca un’ora impegnandoci a non fare nulla. Erano le sei di mattina. Non avevo fatto colazione. Probabilmente sarei diventata scema entro l’ora di pranzo. Bella prospettiva, non c’è che dire.
“Grazie, sei sempre così incoraggiante con me. Adesso cosa facciamo?”
“Io non faccio proprio niente. Tu impari a tirare fuori il chakra.”
Si può risultare odiosi con una sola frase? Evidentemente sì, come avrebbe risposto lui.
Incrociai le braccia e andai a sedermi sotto un albero – sì, in quel cavolo di campo o quello che era, c’era anche un albero, incredibile –, avevo deciso di scioperare. Che andasse a quel paese. Se per lui quello era allenarmi, ovvero dirmi cosa fare, senza premurarsi di spiegarmi come farlo, allora sì, poteva anche andarsene a quel paese. Potevo farlo anche da sola, quello.
“Cosa stai facendo?” Si informò, probabilmente irritato dal fatto che non pendessi dalle sue labbra come metà della popolazione.
“Sciopero. Come insegnante fai schifo, non mi spieghi neanche come si fanno le cose. Dimmi a che cazzo serve allora! Ti sembra che io sappia come cavolo si tira fuori il chakra? Ma non poteva presentarsi Kakashi al posto tuo, tanto per dire un nome?”
A suo favore c’è da dire che attese che smettessi di urlare come un’aquila, prima di rispondermi a tono. A suo sfavore che non era così impassibile come diceva di essere, se se la prendeva non appena qualcuno contestava i suoi pseudo insegnamenti.
“Allora. Tu davvero credi che in uno scontro qualcuno ti spiegherà per filo e per segno cosa devi fare?”
“Quando siamo arrivati a parlare di scon…”
Oh, adesso mi interrompeva pure.
“Credi che tutti i sensei siano simpatici come quei tuoi professori in quella scuola?”
E si auto proclamava anche sensei. Bah. Che megalomane.
“Se vuoi scioperare fai pure, io mi rifiuto di allenare una come te. E sappi che Kakashi non è tanto bravo.” Aggiunse, leggermente irritato.
Oh, adesso si era anche offeso perché avevo detto che Kakashi era un insegnante migliore di lui. Ma Kakashi era un insegnante migliore di lui, io ero stata soltanto sincera. Il problema era che se andavo avanti così lui non mi avrebbe dato neanche quel poco di aiuto che aveva accettato di darmi e io avrei mandato il mio proposito di allenarmi alle ortiche.
Mi alzai subito e tentai di convincerlo diplomaticamente: “Senti, io vorrei solo sapere come si fa. Dirmi di tirare fuori il chakra e come dire al mio gatto di deporre un uovo, non so se mi spiego. Non so proprio da dove possa cominciare.”
Wow. Allora anche io riuscivo ad essere fine, se le circostanze lo richiedevano. Lo vidi bloccarsi e pensarci su, come se davvero avesse voluto darmi una risposta.
“Devi far aprire i tuoi canali del chakra.”
E fu a quel punto che immaginai Sasuke alle prese con un telecomando puntato su di me che armeggiava per aprire i miei canali del chakra.
“Non puoi essere un po’ più chiaro?” Mi informai, tentando – invano, peraltro – di non rendere la mia voce tagliente.
Non era davvero colpa mia, il problema era che trovavo irritante quel suo evitare di dare una risposta chiara, come se non sapesse neanche lui di cosa stesse parlando. Sapeva di cosa stava parlando, vero?
“Cerca di far spostare la tua energia, in modo da sentirla. Falla fluire verso le mani.”
Fluire cosa? Se io non avevo neanche ancora capito dove accidenti cercarla quella maledetta energia o chakra che fosse, come facevo a farla fluire verso le mani?
“Devi concertarti.” Mi richiamò.
Probabilmente in quel momento avevo l’aria di una ragazza mezza persa che poteva far tutto tranne che concentrarsi. E, se proprio devo essere sincera, l’impressione che davo corrispondeva completamente alla realtà dei fatti.
Evitai di chiedergli ‘come faccio a concentrarmi’ perché altrimenti avrebbe avuto un motivo davvero valido per eliminarmi.
“Beh, io mi concentro meglio da seduta.” Affermai invece, ritornando al carissimo albero sgangherato e appoggiandomici sopra.
Tentai di pensare solo all’ipotetica energia che mi fluiva dentro e ci provai davvero; peccato che i miei pensieri viaggiassero verso tutt’altri lidi, impedendomi di raggiungere quella famigerata concentrazione. Mi guardai le mani, per vedere se per caso fossi riuscita a fare qualcosa inconsapevolmente, ma non era successo nulla.
Più tentavo di concentrarmi e più mi venivano in mente Itachi e Sasuke. Mi rendevo conto che loro due in quel momento non c’entrassero nulla, ma non riuscivo a togliermeli dalla testa. Più cercavo di pensare ad altro, più mi venivano in mente.
Mi alzai scocciata.
“Non ci riesco.” Dichiarai senza minimi termini.
“Perché non ti concentri.” Mi rispose lui, altrettanto chiaramente. Probabilmente era più scocciato di me, glielo si leggeva in faccia. Non riusciva a fare quello che si era prefissato. Che fosse combattere o insegnare qualcosa a qualcuno, lui doveva riuscirci, altrimenti ne sarebbe andato del suo orgoglio. E per l’ennesima volta mi spaventai di me stessa. Dovevo smetterla di pensare come lui. Anzi, dovevo proprio smetterla di pensare se volevo concentrarmi.
Dopo mezz’ora buona di tentativi, mi resi conto che non sarei andata avanti.
“Non c’è un metodo più semplice? Credo che così sia impossibile.” Chiesi.
“Forse.” Mi concesse.
No, un attimo, c’era un altro metodo e non me l’aveva detto? Cioè, mi aveva lasciata lì come una scema e c’era un altro modo?
“Potevi dirmelo prima!” Sbottai, offesa.
“Sì, potevo.” Odioso. Sì, non c’era altro termine per definirlo.

Fine quattordicesimo capitolo!


E le vacanze di Pasqua portarono ad un altro aggiornamento in tempi quantomeno decenti. Felici, nevvero?**
Ok, farò finta di non vedere la massa di gente che si butta dai ponti a causa di questo aggiornamento._.
A titolo informativo (lo metto perché io mi sono dovuta informare un po’, quindi magari esiste qualcun altro che non lo sa!^^), il seppuku è un’antica arte giapponese simile all’harakiri, utilizzata dai samurai per darsi la morte in modo onorevole. Per maggiori informazioni vi rimando a questo link!^^
Ah, e non ho la più pallida idea delle abilità della Kusanagi, sebbene abbia cercato di informarmi, quindi visto che non mi ricordavo esattamente cosa potesse fare, ho inventato per i fini della trama!^^


Sadako94: grazie per i complimenti sull’IC!**
Ehm… sì, effettivamente con Naruto e Sai non riesco proprio a trattenermi, soprattutto con Naruto. Tendo a farlo un po’ scemo!^^’
Anche a me piace di più Sasuke, però Itachi non è che sia proprio da buttare… cioè, è Itachi e qui ho detto tutto!.ç.
Sì, se te lo stai chiedendo sono un po’ fusa, anzi un po’ tanto se devo essere sincera!xD
E sì, sicuramente Sasuke sarà proprio un tesoro, si vede già da questo capitolo!xD
Beh, spero che questo capitolo ti piaccia!^^

Samirina: devo dire che già con l’inizio dell’allenamento qui, iniziamo bene, eh!xD
Sasuke sa essere davvero molto paziente e ha una capacità innata nello spiegare le cose che non ti dico._.
Spero che questo capitolo non sia troppo noioso; ho tentato di farlo un po' più lungo questa volta!
Spero che ti piaccia!^^

Pain Hatake 94: chissà perché, ma quando compare Itachi non dispiace mai a nessuno! Men che meno alla sottoscritta, intendiamoci!xD
Ti prego, dimmi che in realtà tu sei Kira e che io sono autorizzata a comunicarti i nomi delle mie compagne da poter scrivere sul Death Note, ti prego dimmelo!*_*
*Nihal si deprime*
Non sei Kira, nevvero?
Aehm… cooomunque… spero che questo ti sia piaciuto!^^

Zakurio: niente da fare, non riesco a scrivere capitoli seri troppo a lungo, io!xD
Una volta ogni tanto, tra una figuraccia e un’altra riesco a farle fare qualcosina di serio e sensato, però, eh!^^ Raramente!T_T
Beh, effettivamente Sasuke si è sbalordito… non esattamente per le doti che ho dimostrato, però._.
Mea culpa, va proprio contro le mie possibilità dipingere le capacità di qualcuno!xD Comunque spero che ti sia piaciuto il capitolo!^^



Volevo ringraziare tutte le persone che leggono questa non-so-come-definirla, che la mettono tra le seguite o, addirittura, tra i preferiti!O_o
Non sapete quanto mi renda felice sapere che c’è qualcuno che apprezza ciò che scrivo!^^
Dopo questo, evaporo!

Nihal

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


Penso che sia quantomeno inutile affermare che l’irritazione mi pervase completamente nel momento in cui sentii la risposta di Sasuke, per il semplice motivo che tutto quello che proveniva dall’Uchiha in questione mi irritava. Il suo atteggiamento mi irritava, il suo kimono mi irritava, le sue parole – quando si degnava di rispondere, mi sembra ovvio – mi irritavano, lui mi irritava.
Avevamo poco tempo, questo probabilmente l’aveva capito anche lui, sebbene non sapesse il motivo per cui ne avevamo poco, ma dal momento che io avevo fatto lo sforzo di chiedergli quel favore, lui poteva fare lo sforzo di venirmi incontro. Invece no, doveva essere simpatico come una colonia di emorroidi.
Lo guardai in attesa che mi spiegasse il dannato metodo per imparare a liberare il chakra – siamo sinceri, io ancora avevo i miei dubbi sul fatto che lo possedessi davvero, ma soprassediamo – peccato che mister vendicatore aspettasse un invito scritto, evidentemente.
«Allora… non è che potresti rendermi partecipe e dirmi come si fa, nevvero?» Mi informai io.
Tanto se non glielo chiedevo non avrebbe aperto bocca, quello era certo. Avevo preso seriamente in considerazione l’idea di vedere chi resisteva di più in silenzio, ma lasciai perdere per due motivi: in primis, io non ero così infantile – più o meno –, inoltre… beh, avrebbe vinto sicuramente lui, ma questo possiamo anche non dirlo in giro, in modo da non far aumentare smisuratamente il suo alquanto tarocco orgoglio Uchiha.
«Vuoi davvero saperlo?»
Se non l’avessi conosciuto avrei creduto che mi stesse prendendo per il culo. No, un attimo. Io lo conoscevo e con tutte le probabilità lui mi stava prendendo per il culo e il fatto che io ci stessi riflettendo sopra indicava solo che l’idiozia dilagava e che io non stavo facendo assolutamente un emerito cippolo per fermarla. Visto che siamo in tema di deretani: che culo.
«Evidentemente sì, se te l’ho chiesto.» Ringhiai contrariata.
Lui alzò un sopracciglio, come se quello che io volevo sapere non contasse nulla.
«Basta che ti concentri di più.» Dichiarò, alla fine.
Cosa? No, un attimo, forse non avevo sentito bene e lui non mi stava esplicitamente prendendo per il culo. Speranza vara, tra l’altro. Lo stava facendo e probabilmente non se ne rendeva neanche conto. Dopotutto, io non avevo neanche tentato di concentrarmi, giusto? Tanto mi divertivo a stare lì come una stupida, sotto il tiro dei piccioni a cui ero iniziata a stare simpatica, visto che mi seguivano ovunque andassi, anche in mezzo al niente.
«Io mi stavo concentrando anche prima, non so se ci hai fatto caso. Se quel cavolo di chakra non si muove, allora questo vuol dire che… beh non lo so cosa vuol dire, però di sicuro non è colpa mia, ecco.» Commentai tentando di convincere più me stessa che lui.
Lui mi freddò con lo sguardo e mi intimò nuovamente di concentrarmi, perché probabilmente non aveva voglia di stare lì a discutere. Aveva i suoi problemi lui, dopotutto. Tipo trovare un modo per rendere la sua acconciatura accettabile.
Mi sedetti nuovamente, tanto non ne avevo mai abbastanza di quell’erba piena di formiche assatanate e di essere schifosi ai quali preferii non pensare. Amavo stare lì e farmi diventare il culo quadrato, rettangolare e infine di qualsiasi altra forma della geometria piana scoperta fino a quel momento.
Era la mia aspirazione da tutta una vita e probabilmente Sasuke l’aveva capito, ovvio.
«Ho fatto fluire il chakra?» Domandai un paio di minuti dopo – sì, avevo davvero una grande resistenza – fiera del fatto di essere riuscita a mantenere la concentrazione per centoventi secondi netti.
«No.» Fu la sua secca risposta, prima che ritornasse a fare quello che stava facendo, ovvero tentare di freddare un albero con la Kusanagi. Al di là del discutibile omicidio di un sempreverde che a giudicare dalle foglie secche in procinto di cadere in testa al vendicatore tanto verde poi non era, come cavolo facevo a concentrarmi se lui continuava a saltare e fare a fette un maledetto albero?
«Adesso?»
«No.»
Chiusi nuovamente gli occhi, anche se era difficile farli rimanere tali quando sapevo che a pochi metri da me si trovava una sottospecie di spadaccino isterico che avrebbe potuto benissimo affettare me con tutto l’albero. Quella volta mi concentrai proprio per tanto tempo, eh! Ben centoventun secondi e quarantasette primi. Oh, siano benedetti gli orologi digitali, altrimenti come avrei fatto a calcolare il tempo preciso?
«E ora?»
«Laura.»
Evidentemente la risposta doveva essere negativa. Guardai i poveri resti dell’albero che Sasuke aveva crudelmente assassinato. Ormai praticamente tutti i rami giacevano per terra e lui, non pago, continuava ad infierire.
«Mostro! Sai che hai appena reso dei senzatetto molti tuoi simili? Cosa ne sarà degli scoiattoli che abitavano quell’albero? Sei proprio senza cuore…» Sghignazzai, di fronte ad un Sasuke sconvolto e potenzialmente arrabbiato per le mie affermazioni del tutto poco serie.
Lui mi ignorò e tornò alla sua precedente attività.
«Almeno se non riuscirai a ritornare a Konoha qui avrai un futuro da boscaiolo… peccato per quelle orrende camicie a quadretti.» Lo stuzzicai fingendo di rabbrividire all’idea di un Sasuke in camicia e ascia.
«Laura concentrati. Già hai davvero poche possibilità di imparare qualcosa, non rendere il mio tempo sprecato più di quanto non lo sia già qui.»
Bleah. Colpita e affondata. Certo che era proprio cattivo a ricordarmi la mia inettitudine, però. Io ci stavo davvero provando – escluse le divagazioni della mia mente su un Sasuke vestito da boscaiolo –, ma lo trovavo alquanto difficile. Lui era nato con la consapevolezza di possedere un chakra e aveva avuto insegnanti adatti che gli spiegassero come controllarlo. Io invece avevo soltanto una cagata di piccione sulla maglia – sì, il piccione che mi aveva guardata male tutta la mattina aveva deciso di riversare i suoi escrementi proprio sulla sottoscritta – e un pazzo vendicatore che deturpava la flora della mia adorata metropoli giusto perché lì, insieme a una che di arti ninja ne sapeva quanto il maiale di Tsunade, non aveva nulla di meglio da fare.
Fui fatta tornare sulla Terra – ecco perché non riuscivo a concentrarmi! Se non pensavo a Sasuke boscaiolo c’era il maiale di Tsunade nella mia testa – da una voce che ci chiamava.
Un attimo.
Lì non avrebbe dovuto esserci nessuno, allora perché qualcuno ci stava chiamando? Alzai lo sguardo e vidi… una macchina dei carabinieri? Mi chiesi neanche tanto vagamente come mai fossi così sfigata: insomma, già di per sé nel luogo in cui abitavo non ci veniva mai nessuno, poi quella strada di solito era completamente deserta! Che fortuna dovevo avere per farmi trovare dai carabinieri in mezzo al nulla in orario scolastico e, per di più, insieme ad un Sasuke che quel giorno aveva trovato divertente fare a pezzi tutte le cose che non si muovessero nel raggio di cento metri?
Osservai gli escrementi di piccione sulla mia maglietta e quello mi fece capire che alla sfiga non c’era mai limite.
Mi alzai e mi diressi verso di loro – erano addirittura in due, ma che culo sfacciato! – seguita a pochi passi da Sasuke che almeno aveva avuto la decenza di abbandonare la katana dietro l’albero. Mi chiese quanto avessero visto della sua performance e se ci fosse la possibilità che credessero che avessimo solo deciso di saltare la scuola per un giorno.
«Salve! Possiamo esservi utili?»Tentai nervosamente, sollevando un braccio in segno di saluto.
Quello seduto al posto di guida, casualmente proprio quello che sembrava il più cattivo, mi squadrò sospettoso. Anch’io lo squadrai, ma mi trattenni dall’aggiungere qualcosa. L’incipiente calvizie e la pancia che tirava la cintura di sicurezza all’inverosimile si commentavano da soli.
«Come mai siete qui? Dovreste essere a scuola… non è che per caso avete tagliato
Ed ecco a voi il tipico esemplare di idiota da laboratorio. Tagliato? Tentava di sembrare più giovane facendomi vedere che sapeva usare termini giovanili? Poi, evidentemente, se non eravamo a scuola avevamo tagliato, come diceva lui. Non ci andava una grande perspicacia per capirlo. Poi i motivi per cui lo avessimo fatto quelli sì, erano un po’ diversi dalla norma, però…
«Ehm…» cominciai «… mi avvalgo della facoltà di non rispondere.»
Evviva la mia coerenza con annesse risposte piene di senso!
Perlomeno sembrava non aver fatto caso alla performance di Sasuke. Quest’ultimo, come se si fosse sentito nominare mentalmente, mi sfiorò appena, per farmi chiaramente capire che se volevo che lui lo uccidesse lì, seduta stante, non c’era alcun problema.
«Mi è sembrato che il tuo amico stesse saltando su quell’albero, prima, con qualcosa in mano.» Continuò ignorando la mia uscita di poco prima e facendomi sudare freddo.
«Davvero?» Si informò il diretto interessato, curioso.
Fai che non lo uccida, fai che non lo uccida…, pregai.
«Sì. Cos’avevi in mano? E perché hai tagliato tutti i rami? Sono i teppisti come voi che deturpano la flora del quartiere!» Ringhiò, surriscaldandosi. Probabilmente era un poveraccio succube di sua moglie e aveva bisogno di trovare qualcuno più debole di lui per sfogarsi, fu la mia molto professionale analisi psicologica. Non si poteva definire flora un albero mezzo morto, suvvia.
Inoltre aveva sbagliato persone. Io, ancora ancora avrei potuto spaventarmi, ma Sasuke…
Effettivamente avevo paura, paura che l’Uchiha in questione si rompesse i cosiddetti di cincischiare e decidesse di infilare un kunai su per la gola sia al carabiniere che aveva parlato sia al più mingherlino di fianco che aveva tutta l’aria di uno che se la stesse per fare addosso. Perché poi? Non stava succedendo nulla di che…
«I… i tuoi occhi!»
Oh, no. Davvero, proprio no. Gli diedi un calcio, cercando di farlo calmare. Quella era una questione che si poteva risolvere tranquillamente. Stupidi Uchiha e la loro mania di mettere in mostra la loro stupidissima abilità oculare. Come se farsi diventare gli occhi rossi fosse quella gran cosa.
Gli occhi di Sasuke ritornarono normali e io lo ringraziai mentalmente. Forse non era così stupido come sembrava.
«I… suoi occhi cinque secondi fa erano rossi!» Balbettò il mingherlino all’indirizzo mio e dell’altro Coso lì, come avevo soprannominato il carabiniere che aveva parlato per primo nell’ultimo minuto.
Ritenni quantomeno opportuno intervenire, giusto per salvare le perfette chiappe del non altrettanto perfetto vendicatore.
«Ehm… sapete, sono le lampade al neon!»
Stupidi rimasugli di Twilight! Perché cavolo me ne ero uscita così? Ma allora quella stupida ero io, non Sasuke. Quella consapevolezza mi sconvolse.
«Non mi piace il vostro atteggiamento, teppistelli…»
Teppistelli a chi, di grazia?
«… e tu datti una controllata, avrà usato un paio di lenti a contatto che cambiano colore! Sarà una di quelle diavolerie che inventano al giorno d’oggi!»
Oh, no… quello era un altro da tutte le cose moderne fanno schifo e i giovani sono cattivi e malvagi. Eravamo proprio messi bene.
Coso lì armeggiò un po’ con la cintura – io e Sas’ke restavamo lì fermi come due scemi, esatto – e quando riuscì a togliersela aprì la portiera con malagrazia e uscì, forse per il solo gusto di incuterci timore. O forse voleva arrestarci. In entrambi i casi Sasuke lo avrebbe ucciso, perciò sperai che avesse la decenza di tirarsi su quei maledetti pantaloni cascanti dopo la sua operazione per allentare la cintura che glieli teneva su e di andarsene lasciandoci vivere in pace.
«Io non sono una teppista!» Ribattei offesa. E poi continuai: «Non stavamo facendo nulla di male…»
«Tranne deturpare il paesaggio e cercare scontro con due pubblici ufficiali.»
Noi non stavamo cercando affatto lo scontro! Se lo avessimo fatto, ovviamente lui non sarebbe stato lì a sputare sentenze che non avevano né capo né coda. Sasuke aveva addirittura mollato la katana dietro l’albero.
«Bene, adesso andiamo sulla scena del reato.»
Un paio di rami per terra erano diventati la scena del reato adesso? Perfetto, come dicevo prima, non c’è mai limite alla sfiga. Ovviamente toccava proprio a noi incontrare l’unico carabiniere patito di csi e con un complesso di inferiorità nei confronti degli agenti veri nel raggio di chilometri.
E poi mi ricordai cosa c’era nascosto dietro alla scena del reato. E che cazzo, però!
«Ma no, lì non c’è niente di interessante! Piuttosto perché non fa un interrogatorio a lui, invece di andarsi a sporcare le scarpe in mezzo alle erbacce?» Tentai, indicando Sasuke.
L’imputato mi guardò leggermente alterato, salvo poi ricordarsi anche lui che aveva lasciato la katana proprio là dietro e mister simpatia già ci riteneva dei teppisti, quindi era meglio assecondarlo nelle sue manie da csi ed evitare di tirare fuori altri elementi di prova.
«Laura lo uccido e facciamo prima. Vuoi allenarti sì o no?» Bisbigliò, perlomeno premurandosi di abbassare la voce, mentre Coso lì decideva cos’era meglio fare.
«La tua proposta è davvero allettante Sas’ke, ma risparmiati le manie omicide per qualcun altro.» Risposi, facendo una velata allusione all’Itachi che tanto bravo e altruista come era descritto nel manga non sembrava.
Io non volevo davvero che succedesse un casino, infatti stavo cercando come meglio potevo di mandare via quei due, ma quelli più che carabinieri seri sembravano piuttosto due che non avevano niente di meglio da fare che torturare due ragazzi. E sapevo, per esperienza, che il limite di sopportazione di Sasuke era già stato superato da un pezzo quella mattina a causa – lo affermo con orgoglio – della sottoscritta.
«Non sarei una persona seria se non andassi a controllare. Cos’è, avete il vostro nido d’amore là dietro?…»
Nido d’amore? Ma che schifo!
«… o un covo d’armi? Ah, un piccione ha defecato sulla tua maglia, se non te ne fossi accorta teppistella.» Trattenne una risata, evidentemente convinto che là dietro non ci fosse un emerito cippolo.
Eppure, anche se per sbaglio, ci era andato davvero molto vicino. E io non sono una teppista!, avrei voluto urlargli, ma non lo feci, perché in quella situazione almeno una persona che non dava di matto serviva e per quanto io non potessi essere quella persona ci provai. Ci provai davvero.
«Che poi non capisco che divertimento ci sia a pomiciare in mezzo ad un campo. Ai miei tempi…»
Come ho precedentemente affermato, io ci provai.
«Ai suoi tempi cosa, eh? Guardi che non siamo dei pazzi assatanati, voglio solo farglielo notare. Inoltre noi non stavamo pomiciando.» Arrossii vagamente, giusto perché il pensiero non mi aveva fatto del tutto schifo, ecco.
Il carabiniere si irrigidì: mai insultare i suoi tempi altrimenti erano guai per i poveri sfigati che si trovavano sotto il suo tiro, in quel caso noi due. Mi puntò un indice storto e grassoccio contro.
«Tu!»
Io?
«Tu!»
Sì, io, l’avevo capito anche prima. Si era per caso incantato?
«Voi…» Iniziò, tremando di rabbia.
Oh, eravamo addirittura passati al plurale maiestatis? Davvero stupefacente.
«… voi giovani fate tutti schifo! Io non capisco neanche perché mi prendo tanta pena per cercare di riportarvi sulla retta via. I riformatori sono pieni di teppisti come voi, con quelle pettinature…» e lì lo sguardo leggermente schifato fu rivolto a Sasuke.
Io gliel’avevo detto che doveva pettinarsi come le persone normali, ma lui niente, neanche a pagarlo. Almeno Naruto e Sai erano accettabili sotto quel punto di vista; per carità, non che il suo stile mi dispiacesse, ma era giusto un tantino fuori luogo, ecco. Era come presentarsi ad un’interrogazione preparati. D’accordo, forse quello non era esattamente fuori luogo, ma si è capita l’antifona.
Che poi sarà stato bello lui: sorvolando sulla pelata, il naso alla francese subito sotto due occhietti porcini stonava giusto un po’. Però noi non gliel’avevamo fatto notare, perché noi eravamo molto più fini di lui.
«Laura, guarda che posso eliminarlo senza problemi. Se vuoi ti lascio quello più piccolo, così fai un allenamento decente.» Mormorò Sasuke, probabilmente offeso dall’essere stato tirato in ballo in quel modo.
Trascurai magnanimamente il fatto che fosse la seconda volta che Sasuke proponesse di perpetrare un omicidio e che quella volta avesse addirittura insinuato di inserire me come co-assassina, trascurai anche il fatto che Coso lì facesse abbastanza schifo come agente, visto che non aveva neanche avuto l’accortezza di chiederci le nostre generalità – probabilmente se ci fossimo presentati come Dante e Beatrice ci avrebbe creduto – e trascurai il fatto che eravamo proprio fregati ad usare un termine raffinato, visto che stava andando proprio , dove si trovava la cosa là che Coso lì non avrebbe mai pensato di trovare.
«Dovrei chiamare la forestale e farvi incriminare per deturpazione della flora locale.» Bofonchiò.
Ma la smetteva di chiamarla flora? Un albero morente non è classificabile come flora.
Intanto il carabiniere mingherlino, che sembrava aver intuito che Sasuke non era un teppista qualunque, si guardava bene dall’avvicinarsi al possessore dello Sharingan e a quella-con-la-cacca-di-piccione-sulla-maglia, come mi aveva chiamata prima sottovoce: forse pensava che non lo avessi sentito. Si era addirittura barricato all’interno dell’autovettura, con la sicura inserita. Mica fesso il tipo, eh.
«E questa cos’è, eh delinquentelli?» Chiese, tirando su la katana.
Un dizionario dei sinonimi e dei contrari, visto che almeno hai variato il ‘teppisti’. Una katana, pezzo di scemo!, avrei voluto rispondergli, ma non lo feci, visto che mi stavo seriamente impegnando per trovare una scusa per cui un’arma molto armosa si trovasse nello stesso posto in cui due adolescenti erano supposti trovarsi qualche momento prima.
«Sì, cos’è? Tu lo sai?» Mi girai verso Sasuke, tentando di imbastire la migliore faccia stupita del mio repertorio.
«L’ultima cosa che vedrà quell’agente prima di morire, suppongo.»
Oh, sempre così pronto a darmi man forte quando serviva. Che tesoro, davvero. Dovetti ringraziare non so quale divinità, infatti Coso lì sembrò non aver sentito l’ultima di Sasuke, visto che era ancora intento ad ispezionare la katana con gli occhi che luccicavano e che sembravano dire una cosa del tipo finalmente scalerò nella graduatoria arrestando questi due teppisti!.
O probabilmente era semplicemente sordo e aveva bisogno di una visita gratuita di quelle che si faceva ogni due o tre giorni la mia vicina.
«Ehi, voi due! Lo sapete che potrei incriminarvi per detenzione illegale di armi?» Voglio un avvocato.
A me quella cavolo di Kusanagi già stava sulle scatole prima, poi se pensavo che potevano incriminarmi per la possessione di una cosa che evidentemente non mi apparteneva, beh, non è che la cosa mi facesse proprio piacere, ad essere sincera.
«Dammela.» Sasuke aveva sporto la mano con gesto possessivo.
Oh, no. Qualsiasi cosa l’avesse trattenuto dal far diventare il carabiniere brodaglia per piccioni, non poteva nulla contro il rapimento della sua adorata katana. E sinceramente mi stavo anche rompendo ogni volta che dovevo convincerlo che evitare di compiere un omicidio fosse la scelta migliore su tutti i fronti.
L’altro si avvicinò agitandola in nostra direzione e innervosendo ulteriormente l’Uchiha minore.
«Questa si chiama corruzione di pubblico ufficiale in caso non lo sapessi.»
No, quella non era corruzione. Sasuke non gli aveva offerto ricompense in denaro o peggio ancora in natura, aveva soltanto preteso – come era scritto nei suoi geni – di riavere indietro una cosa che gli apparteneva. Forse era minaccia di pubblico ufficiale o principio di omicidio di pubblico ufficiale. Sicuramente non corruzione, quello no. Tentai di salvare il salvabile, tanto sembrava che fossi nata solo per quello e per farmi cagare addosso dai piccioni.
«Fossi in lei non lo stuzzicherei…» Suggerii, indicando Sasuke «… non è il tipo che sorvola su queste cose.»
Coso lì mi guardò stizzito: «Fossi in te starei zitta. Siete già abbastanza nei guai così. Adesso ditemi i vostri nomi e informeremo i vostri genitori.»
Cos’è il gene del perfetto agente si era impadronito di lui? E quello del pazzo vendicatore di Sasuke?
In meno che non si dica Coso lì – che, peraltro, non si era neanche presentato; che maleducato – si ritrovò di faccia a terra e Sasuke sopra di lui a stringere la katana. Oh, no. No, no, no. Sasuke aveva appena atterrato un pubblico ufficiale! Idiota, su quello non c’erano dubbi, ma sempre un pubblico ufficiale.
«Sasuke, ti rendi conto di cosa stai facendo?»
E anch’io avevo mandato alle ortiche la prudenza chiamandolo per nome, ma intanto cosa importava? Ormai eravamo nella merda. Poi mi girai e mi resi conto che merda era un tantino riduttivo. L’altro carabiniere, dopo un primo stato di shock, aveva aperto la portiera indeciso e poi aveva optato per una soluzione che non lo coinvolgesse fisicamente; stava armeggiando con la radio, probabilmente in procinto di chiamare rinforzi. Addirittura? Eravamo due ragazzi – dettagli che uno tra noi due fosse un ninja – cosa voleva chiamare, un battaglione?
«Sasuke, non è che mi presti un kunai, vero?» Domandai concitata.
Lui, ancora impegnato a spaventare a morte Coso lì – evidentemente si divertiva – me lo tirò senza neanche guardarmi. Non ebbi neanche il tempo di pensare che avrebbe benissimo potuto centrarmi un occhio, perché ero troppo impegnata a deprimermi per quello che stavo per fare. «Metti giù quella roba, subito!» Urlai, puntandogli il kunai, conscia che se lui ci avesse pensato, avrebbe potuto benissimo tirare fuori quella pistola che aveva alla cintola e che probabilmente non sapeva neanche usare e farmi secca. Evidentemente non ci pensò, perché alzò subito le mani in segno di resa. Ma che fesso.
«Ragazzi lo sapete cosa state facendo, vero?» Farfugliò spaventato.
Merda se lo so, avrei voluto rispondergli. Lo sapevo eccome. Stavamo minacciando due stramaledettissimi carabinieri e quelli avrebbero potuto farci arrestare.
«Porca puttana!»
Al grido di Coso lì mi voltai sconvolta e lo vidi tenersi stretta la mano che probabilmente qualche secondo prima aveva tentato di afferrare la pistola che ora si trovava a qualche metro di distanza.
Feci cenno al collega di scendere dall’auto con le mani alzate.
Un kunai. Ma si può avere paura di un cavolo di kunai quando si ha a disposizione una pistola? Evidentemente sì, perché lui fece come gli avevo detto.
«Sasuke guarda che siamo nella merda e non intendo quella di piccione che ho sulla maglia.» Precisai.
Allora, facendo il punto della situazione: avevamo appena sequestrato due agenti e li stavamo minacciando rispettivamente con una katana e con un kunai.
«Dobbiamo legarli.»
Ma cosa credeva di fare? Non è che voleva davvero ucciderli? Io credevo che avrebbe fatto qualcosa tipo cancellargli la memoria o cose del genere.
«Sasuke non vorrai farli fuori, vero?» Chiesi titubante, sicura di non voler davvero sapere la risposta.
«No. Prendi le corde.» Dicendo ciò fece cenno verso lo zaino che si era portato dietro quella mattina.
«Sasuke, perché ci sono delle corde in quello zaino?» Chiesi, senza distogliere lo sguardo dal mio ostaggio.
«Ci avrei legato te se non fossi stata zitta.»
Ma che simpatico. A quel punto, Coso lì, che aveva smesso di piagnucolare per quella sua stupida mano – neanche Sasuke gliela avesse staccata a morsi – fece il suo intelligente intervento dell’ultima ora: «Perfetto, oltre a sequestro di pubblico ufficiale adesso potrò incriminarvi anche per atti osceni in luogo pubblico. Cosa volevate fare con le corde, eh? Dei giochetti sadomaso, brutti teppistelli?»
Quell’ennesima uscita gli costò un calcio distratto del vendicatore. Quest’ultimo fece cenno al mio ostaggio – oddio che brutto termine – di raggiungerlo, in modo da lasciarmi libera di prendere le sopraccitate corde.
In men che non si dica i due si trovarono legati, il primo silenzioso, il secondo che bofonchiava qualcosa a proposito di maledetti giovani teppisti pervertiti non meglio identificati.
Adesso, io non ero esattamente la persona adatta per perpetrare quel genere di attività, dal momento che ormai ero andata in panico completo. Avevamo rapito due persone! Adesso che cavolo ne facevamo? E Sasuke non sembrava per nulla colpito dalla faccenda, come se legare come dei salami marci due agenti fosse la cosa più comune al mondo. «Sasuke, adesso che cavolo facciamo? Mi rendo conto che questi due non sarebbero poi quella gran perdita per il mondo, soprattutto Coso lì…» e così dicendo indicai schifata proprio lui «… però io mi rifiuto di essere complice di un omicidio. Non puoi cancellargli la memoria?»
E lì Sasuke mi spiegò che lui non poteva cancellare la memoria a nessuno e che in realtà quando aveva minacciato di farlo con mia sorella mi aveva preso bellamente per il culo – ovviamente mi esplicò tutto ciò con termini un pochino più degni di un vendicatore, ma il succo era quello. Ora sì che ero spaventata. Che cavolo ne facevamo di quei due? Se li lasciavamo andare, sicuramente non avremmo potuto più farci vedere. Mentre mi facevo tutti quei ragionamenti, Sasuke, ignorandomi completamente, assestò due colpi in testa con l’impugnatura della katana ai poveri malcapitati che caddero a terra come dei sacchi di patate.
«Ma sei stupido? Li hai uccisi? Oddio sei diventato un assassino, sei diventato un assassino!» Urlai, mostrando al mondo la mia innata capacità a mantenere la calma nelle situazioni più disperate. Che poi probabilmente lui un assassino lo era già visto che i ninja erano addestrati ad uccidere, ma io in quel momento non contemplai quell’ipotesi.
«Non gridare, non li ho uccisi, sono solo svenuti.»
Quando riuscii a tranquillizzarmi quel tanto da poter ascoltare con calma le parole dell’Uchiha, decidemmo di rimetterli nella loro stupida macchina e lasciarli lì.
«Probabilmente penseranno di aver sognato tutto, dopotutto ci sono le prove del fatto che tu ti trovassi a scuola questa mattina, non potevi essere qui.»
Dovevo costruire una statua a Sai, se non fosse stato per lui col cavolo che una mia copia sarebbe stata in classe, quella mattina.
Non gli chiesi cosa sarebbe successo se avessero visto nuovamente lui. Sinceramente non lo volevo proprio sapere.
Li sistemammo al loro posto nell’auto e Sasuke si premurò di togliere tutti i rami che aveva fatto cadere, per eliminare le prove evidenti di ciò che era successo.
Bastava solo non farci vedere mai più da quegli agenti per tutto il resto della nostra vita e loro avrebbero pensato di aver mangiato troppo pesante la notte prima. Tranne per i lividi che sicuramente si sarebbero ritrovati per davvero addosso. Dubitavo che Sasuke ci fosse andato leggero con loro. Quasi quasi mi dispiaceva.
«Giochetti sadomaso?» Fece poi.
Ah, giusto, eravamo anche passati per dei pervertiti di prima categoria. Stupendo. Tra l’altro non avevamo neanche più un posto dove allenarci visto che tornare lì era proprio fuori discussione.
«Ho visto il tuo chakra agitarsi.» Mi informò cambiando argomento, completamente calmo.
Perfetto, avevo scoperto che per far muovere quel dannato chakra dovevo soltanto farmi venire un paio di attacchi isterici.
«Io no, invece. Non ho sentito proprio niente.» Replicai. Se il chakra si fosse davvero mosso avrei dovuto sentirlo, no?
«Mi dici ora dove ci alleniamo?» Continuai poi.
Giocherellai con l’orologio, in attesa di una sua risposta.
«In qualche altro paese.»
Quindi avremmo dovuto sprecare ore intere a cercare un posto in un altro paese, perché lì c’era il rischio che qualche vecchio/carabiniere idiota/passante di turno ci beccasse. Fantastico.
«Sasuke?»
Si voltò.
«Che c’è?»
«Anche tu hai una cagata di piccione sulla maglia.»
Una cosa almeno quel giorno la scoprii: neanche il vendicatore era immune ai malefici e sadici piccioni.

Fine!


Contenti di rivedermi, nevvero?**
Allora in primo luogo voglio precisare che la frase Ehm… sapete, sono le lampade al neon! è presa dal film di Twilight, casomai qualcuno non l’avesse visto!^^
Passatemi questo capitolo che non porta ad un rilevante sviluppo della storia, però mica potevo far sì che i nostri due protagonisti svolgessero l’allenamento senza intoppi, no? Perché io sono sadica e cattiva addirittura più dei piccioni! *gente si allontana*
Aehm… al di là di ciò, come potete notare ho scritto un capitolo abbastanza lungo, dal momento che probabilmente dal momento che le vacanze sono finite (T_T) non riuscirò ad aggiornare con la frequenza dell’ultimo mese. Io ci proverò – *pollice in su alla Lee* –, però non posso garantirvi nulla._.
Ah, volevo precisare che io non ce l’ho con i carabinieri o con le forze dell’ordine in generale, mi serviva solo qualcuno che interrompesse i due, poi la mia raccapricciante ironia ha fatto il resto!^^’
Bene, direi di aver detto tutto, perciò passo alle risposte alle recensioni (addirittura sei!** Sono contentissima!^^).


Cleo92: ma figurati, anzi sono contentissima che continui ancora a seguire la storia!^^ Oh cavolo, non parlarmi di vacanze che a pensare che ormai sono finite mi deprimo!xD
E io che speravo di poter stare a casa ancora un po’!T_T
Spero che anche questo capitolo – un po’ tarocco!xD – ti piaccia!^^
Ciao!^^

Samirina: sono contenta che ti abbia fatto ridere!xD
Ultimamente penso che lo spirito delle figure di merda si stia impossessando di me, quindi non posso non scriverne almeno qualcuna! Poi se serve a far scompisciare tanto meglio!xD
Spero che anche questo capitolo – all’insegna della demenzialità!xD – ti piaccia! Ciao!^^

YuiChan95: sono contenta che alla fine tu abbia deciso di recensire!^^ Mi rende sempre felicissima conoscere i pareri sulla mia storia! Spero che anche questo capitolo ti piaccia come gli altri!^^ Ciao!^^

Pain Hatake 94: Davvero ti piace?** Così mi fai cadere dalla sedia dalla felicità... no, in realtà dalla sedia ci cadrei comunque!xD E io invece te l’ho detto che mi piace il tuo nick? *sbava pensando a Pain .ç.*
*si unisce a Pain Hatake nel tentativo di fuggire dalla kusanagi di Sas’ke perché anche Nihal preferisce Kakashi come sensei*
Uh, e scommetto che se metti davanti un quaderno di matematica alle mie compagne, l’effetto sortito sarà lo stesso del Death Note._. Quindi per me tu sei Kira!U_U
Oh, e ovviamente spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^ Ciao!^^

Sadako94: noooo, ti sei fatta un’idea completamente sbagliata: in realtà Sasuke è segretamente innamorato di me, non si notava?°° (sì, come no…T_T)
Eh sì, poverino… oltre allo squilibrio e alla psicosi che gli sono derivati da Itachi (.ç.) adesso ci sono anche io che lo deprimo… o lui che deprime me, a seconda da come la vedi!xD
E grazie di nuovo per i complimenti sull’IC, così mi fai commuovere!** E volevo anche ringraziarti per avermi messa tra i tuoi autori preferiti!*______*
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^ Ciao!^^

Zakurio: sì, effettivamente… ancora un po’ e potremmo creare la combriccola dei depressi: io, Sasuke e… il piccione che ci perseguita!xD Di solito non mi succede, ma questa volta ho delle idee a lungo termine riguardo a questa storia e, ovviamente, ad Itachi… non dico troppo perché non voglio fare spoiler!°° C’è un motivo per il comportamento di Itachi, però!^^
Spero che anche questo capitolo ti piaccia!^^ Ciao!^^


Ovviamente un grazie va pure a chi ha messo la storia tra i preferiti, tra quelle da ricordare, tra le seguite e anche a chi la segue soltanto! Thanks!**
Ja ne

Nihal

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16


«Sasuke, siamo fregati, vero?» Domandai, non troppo sicura – anzi per niente sicura – di voler sapere la risposta.
«Probabilmente.» Rispose lui, neutro.
«Perfetto…»



Seduta a gambe incrociate sul letto, addentai un morso del mio panino con malagrazia, deprimendomi più di quanto pensavo fosse umanamente possibile. Non solo quella settimana e sei giorni era stata completamente inutile ma, cosa alquanto inaccettabile, Sai preparava sandwich di una qualità nettamente superiore ai miei semplici e per nulla fantasiosi tramezzini alla nutella.
Il fatto che il mio umore stesse precipitando per uno stupido panino, poi, non era per nulla incoraggiante. Certo, era delizioso, invitante a guardarsi, l’avevo divorato in circa due secondi…
«Laura, c’è qualcosa che non va?» Mi chiese Sai pensieroso, ancora intento a mangiare il suo stupidissimo e perfettissimo panino seduto all’altro capo del mio letto.
«No, nulla perché dovrebbe esserci qualcosa che non va? Sono solo incapace a fare panini…»
… e tante altre cose, ma quello era irrilevante. L’indomani mi sarei dovuta recare da Itachi. Ero sicuramente pronta per un combattimento all’ultimo sangue per difendere le persone a cui volevo bene, non c’era che dire. All’attivo avevo una specie di copia morente, ovvero l’unico risultato che ero riuscita a ottenere.
«Se vuoi ti insegno, non c’è problema.» Sapeva davvero cogliere il nervosismo nelle persone.
Io non volevo imparare a cucinare, avevo altre questioni di cui occuparmi e il mio regime alimentare non rientrava proprio in queste.
«No, grazie, preferisco tenermi i miei panini agli escrementi di piccione, sono molto più nutritivi.»
Al che Sai mi chiese se ci fossero davvero gli escrementi di piccione nei miei panini e io mi domandai se poteva esistere al mondo una giornata peggiore di quella. Oh, ma che stupida! Certo che esisteva: il giorno dopo, quando presumibilmente sarei morta uccisa da un’illusione o da qualche arma a caso tirata fuori da qualche nuovo Sharingan che non avevo mai visto. Dopotutto era possibile, no?
Cambiai discorso, tanto per cercare di pensare a qualcos’altro. Dopotutto non era molto sano immaginarsi la propria morte.
«Naruto e Carmen dove cavolo sono andati?»
Quel giorno riuscivo proprio a essere gentile come un carciofo, effettivamente. Ma cos’altro potevo fare io, povera donzella in difficoltà? Sasuke mi aveva praticamente abbandonata ed era andato chissà dove a fare chissà cosa, tra un giorno appena mi sarei recata nel luogo dove sarei morta e l’unica cosa che mi trovavo davanti erano Sai e i suoi panini.
Ci mancava solo che quei due andassero a mettersi nei guai.
«Sono a scuola.»
Ah, giusto. Quello era ancora orario scolastico. Per un attimo mi sentii quasi stupida, però poi mi ripresi in fretta: sicuramente facevo così perché ero stressata, non perché evidentemente ero stupida. Perché io non ero stupida…
Chissà poi perché Sai non c’era andato a scuola.
«Sai…»
«Sì?»
Impressionante come quel suo sorriso riuscisse a darmi sui nervi.
«Mi dici una cosa?»
«Sì, cosa?»
Altro sorriso. Se gli avessi chiesto di mangiare un panino agli escrementi di piccione se lo sarebbe tolto dalla faccia? Io quel giorno non avevo affatto voglia di sorridere, quindi ne discendeva che nessun altro doveva sorridere. Non chiedevo nulla di trascendentale, dopotutto! Soltanto che tutta la popolazione, di questo mondo e non, si uniformasse al mio umore del momento.
«Perché tu non ci sei andato a scuola?»
Mi prese quasi un colpo quando mi tese la mano per offrirmi un altro panino. Ma questo qui da dove li tirava fuori? No, anzi, non volevo proprio saperlo.
«Oh, sì, quello! Mi hanno espulso per due giorni!»
Ennesimo sorriso. Che cavolo c’era da ridere? Mi alzai di scatto – facendo anche cadere il panino, peraltro – e lo afferrai per la collottola.
«Ma sei stupido? Voi non dovete farvi notare e tu ti fai espellere?»
Sorriso.
«E togliti quel cavolo di sorriso dalla faccia! Adesso dammi una spiegazione valida.»
Perfetto. Adesso mi sentivo proprio come un genitore isterico. Però non era affatto colpa mia! Io non avrei mai pensato che Sai avesse potuto essere espulso. Avevo preso in considerazione Sasuke e Naruto, ma non Sai. E invece mi rendevo conto che il delinquente non era il mangia ramen a tradimento o il ninja fedifrago, bensì colui che sapeva preparare dei panini fantastici!
D’accordo, forse i miei pensieri in quel momento erano un po’ sconclusionati, però ero giustificata: avevo bisogno di qualcuno su cui sfogare il mio nervosismo. Sì, ok, forse quella non era una giustificazione, ma dopotutto lui si era fatto espellere!
«La tua insegnante di storia ha chiesto come stava con il suo nuovo taglio di capelli e io le ho detto che la ingrassava.»
Lo guardai con occhi sgranati. Ok, la diplomazia non era proprio il suo forte, però non potevano averlo espulso solo per quello.
«E poi?» Domandai con fare inquisitorio, decidendomi a lasciarlo andare. Iniziavo a stare scomoda in piedi.
«Poi le ho detto che mi ricordava molto una mucca e che aveva una forma vagamente piramidale.»
Oh, di bene in meglio. Per carità, tutte le cose che aveva detto erano assolutamente vere, però poteva risparmiarsi quel teatrino in diretta classe.
«E quindi?» Incalzai.
Tutta la rabbia mi era passata. Anzi, in quel momento stavo facendo molta fatica a trattenermi per non scoppiare a ridere e per mantenere un’espressione che potesse essere definita almeno vagamente seria. Solo vagamente, sia chiaro.
«E poi tutti gli altri hanno iniziato a ridere e lei ha chiamato il preside.»
Ah. No, non dovevo ridere, dovevo essere arrabbiata, molto arrabbiata.
Dovevo trattenermi.
«Sai, queste cose non si fanno…» Mormorai, con le lacrima agli occhi. No, non ce la facevo più.
«… dovevi aspettare che in classe ci fossi anche io, disgraziato! Come ho potuto perdermi una scena del genere?»
Mi accasciai sul letto e iniziai a ridere come un’ossessa. Riuscivo quasi ad immaginarmi la faccia di quell’ameba. No, dovevo calmarmi, sembravo in preda ad una crisi di convulsioni.
«Sai, io vado a farmi una passeggiata!» Dichiarai, continuando a ridacchiare come una stupida.
Saltai su, tanto per appurare che la teoria che vedeva me in balia della scemenza era tutto tranne che falsa.
«Vuoi che venga con te?»
«Dipende se hai voglia di deprimerti e di essere tallonato da un piccione. Sai, è un paio di settimane che mi segue…»
E così facendo indicai un piccione appostato sul balcone che ci fissava malvagiamente. Ad uno sguardo di Sai il piccione volò via infastidito. Mi chiesi vagamente il motivo per cui Sai fosse più bravo di me anche a far scappare i piccioni. E anche il motivo per cui il piccione mi era sembrato infastidito. Insomma, i piccioni non hanno espressioni facciali! Forse – ma forse forse – iniziavo ad avere qualche mania di persecuzione.
Chissà, magari Itachi mi avrebbe uccisa infilzandomi con qualche katana stile Kusanagi. O peggio mi avrebbe torturata prima di uccidermi, forse facendomi guardare i Teletubbies per ventiquattrore ore di fila o forse, peggio ancora, catapultandomi in un’illusione ripiena di Teletubbies…
Oh, mio Dio! Avrebbe mai potuto essere così malvagio?
«Laura, perché sei così pallida?»
Avevo addirittura smesso di ridere per il terrore.
«Sai, caso mai sentissi una canzoncina inquietante, scappa, mi raccomando…»

***



Chissà perché tutte le volte che mi annoiavo il tempo era tanto lento quanto lo era Naruto a mangiare cibo sano, mentre quando speravo che un’ora si allungasse contro ogni logica quella passava in due minuti, tanto veloce quanto lo era Naruto a mangiare il ramen.
Questo era il dubbio amletico che aveva preso a passeggiare avanti e indietro nel mio cervello nel momento in cui la mattina seguente mi ero messa a sedere sul letto e avevo iniziato a sfregarmi pesantemente gli occhi con le nocche, tanto per non dare adito a equivoci. Dovevo proprio alzarmi, non c’era ombra di dubbio. La prospettiva della mia imminente morte non mi aveva certo impedito di dormire fino alle undici. Tanto a scuola non ci sarei andata – ci mancherebbe! Oltre ad andare a morire avrei anche dovuto sorbirmi vita, morte e miracoli degli integrali con annessi e connessi? – quindi tanto valeva riposarsi per bene. Sasuke non era riuscito a combinare proprio nulla di buono in quel periodo, ma in compenso non mi aveva fatto vedere le undici di mattina neanche da lontano.
Che poi la mia completa inettitudine avesse dato un consistente aiuto al fallimento del mio allenamento, quello non lo presi neanche in considerazione. Non potevo deprimermi proprio quel giorno!
«E vattene!»
Gridai al solito piccione che ormai faceva pianta stabile sul mio balcone. Poi come facessi a sapere che era sempre lo stesso piccione, visto che quei volatili, arrotondando per difetto, erano praticamente tutti uguali, non so proprio spiegarmelo.
Il problema che avevo iniziato a pormi quando mi ero resa conto che non potevo più stare a poltrire nel letto era che non avevo la più pallida idea di cosa fare una volta di fronte ad Itachi. Mi sarei rifiutata di aiutarlo con quella loro storia di catturare Naruto, su quello non c’erano dubbi. Però una volta che mi fossi rifiutata? Mi avrebbe ucciso, probabilmente avrebbe ucciso anche tutte le persone che conoscevo solo per il gusto di comportarsi da psicopatico poi, non pago, avrebbe tentato di trovare un modo di mandare in mondovisione l’ultimo show dei Teletubbies e, infine, avrebbe catturato Naruto e, visto che c’era, forse avrebbe anche eliminato Sasuke che per lui doveva essere tanto noioso quanto un sassolino in una scarpa.
Per di più era da un giorno che non vedevo Sasuke e avevo anche preso in considerazione che suo fratello se lo fosse già tolto, quel sassolino.
Mi buttai giù dal letto controvoglia, dimenticandomi che dovevo fare finta di stare male. Insomma, una scusa per stare a casa avevo dovuto trovarla, visto che forse vedermi nel letto tre ore dopo l’inizio della scuola poteva far sorgere qualche dubbio sul fatto che io non ci fossi, a scuola.
Alla fine forse sarebbe stato meglio andare subito ad incontrare Itachi. Avevo deciso di andare quel pomeriggio, ma non riuscivo più a stare in casa a fare nulla. Persino i cereali – quelli buoni al cioccolato con cui mi ingozzavo senza alcun decoro – non riuscivano a soddisfarmi e quello era indice della mia condizione di quella mattina. Inoltre ero sola in casa e trovavo abbastanza triste continuare a intingere il cucchiaino nella scodella per poi vedere il latte colare giù, deprimendomi. I miei genitori erano già andati via, mia sorella e Naruto erano a scuola, Sai probabilmente era andato da qualche parte a disegnare e io giocavo con il cibo.
«Basta, me ne vado. Se devo morire per mano dei Teletubbies tanto vale farlo in fretta.» Dissi a me stessa, alzandomi e lasciando perdere quelli che, più che cereali, dopo essere stati torturati dalla sottoscritta davano più l’idea di essere diventati cibo per cani piuttosto scadente. Sì, stavo diventando scema, evidentemente. Iniziavo a parlare da sola, il che era proprio un brutto segno.
Ripensandoci, forse, quello scemo era Itachi. Era normalissimo che io stessi diventando scema, dopo la richiesta molto scema di quello scemo che aveva deciso di mettere in crisi una povera ragazza che per quel motivo stava diventando scema. O più scema di quanto non era già in precedenza, dipende dai punti di vista.
Prima di partire presi un kunai dalla borsa di scorta di Sasuke. Tanto non se ne sarebbe neanche accorto. E a me non sarebbe servito, però mi faceva sentire un pochino più sicura avere qualcosa di ferro, appuntito e potenzialmente dannoso. D’accordo, forse era più dannoso per me che per lui dal momento che avrei potuto usarlo soltanto per ferirmi accidentalmente. Non si poteva neanche prendere in considerazione l’idea che Itachi si lasciasse ferire da un’arma del genere.
Forse dovevo portarmi dietro qualche arma più consistente… o potevo far nascondere quella copia malaticcia che avevo imparato a creare dietro un pietra, con in mano il fatidico kunai…
«Sicuro, perché è molto intelligente privarsi dell’unica arma che si possiede e affidarla ad una copia morente.»
Bene. Se iniziavo a rispondermi da sola e ad alta voce ai pensieri che formulavo nella mia testa, stavo senza ombra di dubbio impazzendo.
Mi rigirai il kunai tra le mani. Sì, ero sicuramente scema. Non mi sarebbe servito a niente come arma: doveva avere all’incirca il potere distruttivo di un paio di forbici dalla punta arrotondata, il che non era per nulla consolante.
Uscii e mi richiusi la porta alle spalle. Tanto se un ninja esperto aveva intenzione di entrare sarebbe sicuramente stato fermato da un giro di chiave. Ovvio. Perché non ci avevo pensato prima? Potevamo barricarci tutti in casa e vedere se Itachi riusciva a soffiare via la casa come il lupo cattivo dei tre porcellini!
«E tu smettila di fissarmi!» Urlai ad uno dei piccioni random che scorrazzavano nel mio cortile, agitando il kunai con fare minaccioso.
Forse il fatto che il suddetto kunai non avesse neanche spaventato i piccioni, quella mattina, avrebbe dovuto farmi intuire qualcosa.
«Oh, beh, perlomeno fammi un favore: quando Sasuke torna, lasciagli un bel ricordino. Così impara a lasciarmi sola in un momento del genere!»
Sì, stavo parlando ad un piccione.
No, probabilmente il piccione non aveva capito una mazza di quello che gli avevo appena detto.
Sì, volevo che defecasse addosso a Sasuke anche se forse per la prima volta in vita sua non aveva fatto nulla di male.
Sì, ero pazza.

***



Mentre camminavo mi chiesi vagamente perché Itachi mi avesse chiesto di incontrarlo in una chiesa. D’accordo, era sconsacrata, non ci andava mai nessuno e probabilmente era il posto migliore per nascondersi, però non poteva scegliere un luogo un po’ più allegro? L’idea di andare lì mi metteva i brividi! Di una cosa, in ogni caso, potevo essere felice: sicuramente lì non ci sarebbero stati film su esserini colorati. Era già un grande passo avanti. Continuando ad avanzare, l’unica cosa che mi permettesse di mettere un piede davanti all’altro senza inciampare o voltarmi e tornare indietro per barricarmi in casa era quello. Il modo più doloroso per morire o per essere torturati non era stato preso in considerazione da quello squilibrato. Niente Teletubbies.
Per una volta in vita mia, avrei preferito che il posto che dovevo raggiungere fosse lontano, così da tenermi impegnata nel tragitto. Mi sarebbe anche andato bene incontrare qualcuno della cerchia degli anziani che quella mattina avrebbe avuto la mia benedizione se avesse iniziato a chiedermi cose potenzialmente noiose che necessitassero di una spiegazione molto lunga.
Invece no. Non incontrai nessuno e arrivai abbastanza in fretta. Ed ecco due ipotesi scientifiche e razionali su ciò che era avvenuto quella mattina: la prima congettura era che l’universo intero ce l’avesse con me e avesse sconvolto il suo stesso equilibrio soltanto per procurarmi un’immane sfortuna; la seconda, molto più accreditata secondo me, era che la colpa di ciò che stava avvenendo era di Sasuke. Suvvia, è sempre colpa di Sasuke.
Anche in quel momento, mentre mi trovavo davanti a quella chiesa che mi sembrava molto più minacciosa del solito, era colpa di Sasuke. La struttura, abbastanza antica, dava l’aria di poter crollare in pochi secondi, il che non era per nulla rassicurante. Neanche le pareti ingrigite dal tempo davano una mano all’atmosfera già di per sé non molto allegra. Poi gli inevitabili escrementi di uccelli vari contornavano il tutto. Feci qualche passo incerto verso l’entrata che, sfortunatamente, era aperta. E così andava a farsi benedire la mia speranza che la chiesa fosse davvero abbandonata e che Itachi avesse deciso di farmi un pesce d’aprile un po’ anticipato.
Cosa dovevo fare? Chiedere permesso prima di entrare?
Gridare qualcosa del tipo 'ehi, brutto traditore merdoso sono arrivata!'?
Non ho la più pallida intenzione di fingere. In quel momento me la stavo proprio facendo addosso e non riuscivo a trovare il coraggio sufficiente per avvicinarmi. A due passi avanti seguivano tre, doverosi, passi indietro e, se la matematica non è un’opinione, entro poco sarei riuscita a tornarmene a casa facendo finta di entrare in quella chiesa.
Chissà, perché, però, il mio ragionamento non filava. No. Non sarei riuscita a tornare a casa camminando all’indietro, perché sarei inciampata prima, ovvio.

Fine sedicesimo capitolo!


Per prima cosa, scusatemi per il ritardo. Ci ho messo più di un mese ad aggiornare e ho scritto anche un capitolo abbastanza corto. Adesso sembrerò un disco rotto, ma in questo ultimo mese non ho avuto molto tempo per stare su EFP e inoltre, sebbene abbia tutte le idee per questa storia, lo scriverle su carta – metaforica, ovviamente!xD – è stato abbastanza difficile questa volta.
Sarà lo stress pre-esami che sta catturando anche la sottoscritta!xD
Fino ad un paio di giorni fa vedevo la fine della scuola con annessi esami molto lontana e remota, poi un giorno ho guardato il calendario e mi sono resa conto che manca pochissimo!O_o
Ok, probabilmente a voi non fregherà una mazza dei miei interessantissimi (?) e utilissimi alla società aneddoti da fine scuola, perciò ci do un taglio!
L’unica cosa che vorrei dirvi è che, proprio a causa di ciò – ovvero del fatto che alla fine anche io mi sono resa conto che gli esami sono vicini!T___T – non credo che riuscirò ad aggiornare in fretta. Ormai il tempo di stare davanti al computer sta diventando quasi inesistente, quindi caso mai non vedeste un aggiornamento in tempi decenti sappiate che è per questo e non perché ho deciso di abbandonare la storia. Quello no. Anzi, ho addirittura in mente come farla finire!xD
Ah, e la parte iniziale, quella in corsivo, è un'anticipazione di qualcosa che avverrà più in là! In questi capitoli ripercorrerò gli avvenimenti fino a quel punto!^^
Oh, ehm… scusate per le note d’autore (?) eterne!^^’

SaChan 4ever: sono contenta che ti abbia fatto ridere!^^ Eccoti il seguito! Un po’ in ritardo, però c’è! Spero che ti piaccia!^___^

Samirina: chissà perché a nessuno importa dei poveri ostaggi!xDxD
Sì, il mio nickname viene proprio da lì! All’inizio come libro può scoraggiare visto che è abbastanza lungo (soprattutto se compri il tomazzo che contiene tutti e tre i libri come ho fatto io!xD) però iniziando a leggerlo mi è piaciuto talmente tanto che alla fine ho scelto questo nickname!^^
E poi non è vero che spari cavolate, anzi! Mi fa sempre piacere leggere le tue recensioni!^____^
Spero che questo capitolo ti piaccia!^^

Zakurio: ciao!^^ No, non ti credo affatto stupida, anzi! Rileggendo il capitolo mi sono resa conto che quella parte era poco chiara, infatti ho cercato di cambiarla… Colpa mia!^^’ Comunque rispondo subito ai tuoi dubbi: il “Giochetti sadomaso?” di Sasuke era più una provocazione. Sinceramente non voglio sapere se sappia cosa siano!O_o
Invece l’“Io no, invece.” era riferito all’affermazione di Sasuke che aveva detto di aver visto il mio chakra muoversi.
Per ora il piano di Itachi non è ancora svelato, ma non preoccuparti, entro poco si scoprirà tutto!^___^ Spero che il capitolo ti piaccia!^^

Sadako94: ciao!^^ Ovviamente Sasuke non si innamorerà di te... perché si innamorerà di me, ci sposeremo e vivremo una vita felice e contenta! Sì, evidentemente mentre stavo scrivendo quello ero sotto effetto di stupefacenti!xD
No, poi, non è vero che non capisci niente, sono io che non so spiegarmi, infatti quella parte non l’ha capita quasi nessuno!^^’ Praticamente le due affermazione erano separate: prima Sasuke chiede “Giochetti sadomaso?” un po’ perché è sorpreso e un po’ ironicamente, poi il “Io no, invece" era in riferimento alla sua affermazione quando diceva di aver visto il mio chakra muoversi…
Per quanto riguarda il mio pairing preferito… beh, non so!xD Mi piacciono molto la NaruHina e la HidaHina… e se non fosse per il mio malsano attaccamento all’irrealizzabile SasuNihal (T___T) mi piacerebbe anche la SasuSaku… per Sasuke, sì, insieme a Pain è il mio personaggio preferito!^^ Il tuo invece, qual è?^^

Pain Hatake 94: ovviamente non ho pensato che tu fossi pazza. Neanche per un minuto! Una persona che ha nel nick il nome Pain (come il mio adorato Pain!.ç.) non può che meritarsi la mia stima!U_U
Oh, beh, un po’ mi dispiace che tu non sia Kira, ma mi riprenderò da questo shock! Devo soltanto trovarlo il vero Kira e avvalermi dei suoi servigi!xD
Sono contenta che l’altro capitolo ti sia piaciuto e spero che questo – all’insegna dei piccioni malefici e malvagi!O_o – ti piaccia!^___^

LilyLunes: ciao!^^ Sono contenta che la storia ti piaccia!^^ I piccioni in questa storia non scompariranno mai! Chissà, forse sono anche più forti e malvagi di Itachi!xD
Spero che questo capitolo ti piaccia!^___^

Cleo92: ciao Cleo!^^ Meravigliose? Davvero?*_________* E io che pensavo che la mia demenzialità mista a sadicismo verso personaggi a caso fosse da internare! Ok, forse da internare lo è davvero, ma dettagli!xD
E la faccia di Sasuke vorrei vederla anche io dopo un’esperienza del genere! I piccioni lasciano il segno!xD
Spero che il capitolo ti piaccia!^____^ E grazie per gli auguri, ne ho davvero bisogno! Mi sa che dovrò proprio studiare sul serio per questi stupidi cosi!T_T
Ciao!^^


Come al solito ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia e spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un po’!^^
Ciao!^^

Nihal

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17


Decisi di tentare comunque, magari la mia buona stella aveva deciso di assistermi e sarei potuta ritornare a casa sana e salva, Itachi Uchiha si sarebbe dimenticato di me e tutti saremmo vissuti felici e contenti, no? Facile come rubare un lecca-lecca ad un bambino. Peccato che io non abbia mai compiuto tale azione, quindi non potrei mai dire quanto potrebbe essere facile.
Il mio indietreggiamento strategico fu bloccato da qualcosa – o meglio, qualcuno – che mi afferrò da dietro, facendomi cacciare un urlo di quelli da primato. Il mio primo istinto fu quello di prendere a calci la figura misteriosa e fu effettivamente quello che feci, con tanto di urletti isterici. Peccato che la sopraccitata figura, che si era rivelata essere nientemeno che Sasuke Uchiha in tutto il suo splendore, mi avesse afferrato una gamba in procinto di colpirlo lasciandomi in una posizione per nulla comoda.
«Di grazia, non è che potresti mollarmi la gamba?» Domandai irritata, dopo essermi ricordata che tutta quella scenetta che avevamo imbastito era servita soltanto a confermare ad Itachi la mia presenza. E quella di un intruso non molto desiderato. Ecco, così magari pensava anche che ero stata io a portarmi dietro quello squilibrato che non si era fatto vedere per due giorni e che era comparso così all’improvviso a rovinare i miei piani.
No, se ve lo state chiedendo, non avevo in testa uno straccio di piano che fosse uno, ma dare la colpa a Sasuke mi faceva sentire incommensurabilmente meglio, non potevo negarlo.
Di malavoglia Sasuke lasciò andare la mia gamba, che toccò nuovamente con sollievo il terreno. Non appena riuscii a riprendere il mio già precario equilibrio, afferrai Sasuke e lo trascinai dietro ad un albero. Ovvio, dopo aver fatto svegliare anche i vecchietti che dormivano all’ospizio a dieci chilometri di distanza, ci nascondevamo da Itachi che si trovava a pochi metri.
Gli puntai contro un dito con fare accusatorio, perché come ho detto, prendermela con Sasuke mi risollevava il morale in maniera impressionante.
«Tanto per sapere, ma com’è che sei sparito per due giorni e adesso hai iniziato a pedinarmi? Sai, non è il momento adatto per fare il fidanzato geloso.» Gli feci notare sarcastica.
Lui mi squadrò quasi offeso dalla mia affermazione.
Beh, scusa tanto se ho anche solo ipotizzato che una tal divina creatura potesse abbassarsi alla gente del popolo, eh!, pensai irritata, mentre lui si accingeva a rispondere e io mi chiedevo perché Itachi non fosse ancora arrivato con la cavalleria per ucciderci. Chissà, forse pensava che alla fine ci saremmo ammazzati da soli tra di noi e lui si sarebbe evitato un bel po’ di grane. Nulla di più probabile.
«Ho controllato un po’ di cose. Mi sembrava strano che tu volessi imparare qualcosa senza motivo.»
Quindi lui sapeva tutto? No, un attimo…, riflettei. Non era possibile. Se avesse saputo tutto si sarebbe lanciato come un idiota irresponsabile contro Itachi, finendo probabilmente con qualche centinaio di ossa rotte se tutto gli andava bene e la sfortuna andava a farsi un giretto, magari venendo a trovarmi. Invece si trovava davanti a me, in tutto il suo splendore Uchiha, quindi non sapeva nulla. E poi cosa voleva dire che io non volevo imparare qualcosa senza motivo. Credeva per caso che fossi pigra? Io? Ma non avrebbe dovuto pensarlo neanche per scherzo!
«E cosa hai scoperto?» Chiesi, gongolante. Lui non aveva scoperto un emerito cippolo. Laura uno, Sasuke zero. Stavo vincendo la battaglia immaginaria che non avevamo mai iniziato, il che mi metteva addosso un’irrefrenabile voglia di ballare. Per la gioia di tutti quelli che avrebbero assistito, ovvero Sasuke e forse Itachi, mi trattenni.
Il fatto che esitasse a rispondere e che guardasse esattamente a dieci centimetri sud-sudest dai miei occhi era il chiaro segno che non aveva scoperto un cavolo.
«Niente.» Confessò stizzito.
Fregato, fregato, fregato!
Una domanda mi sorse spontanea nel momento in cui il mio cervello mi permise di formulare pensieri più coerenti di fregato, fregato, fregato! e di i Teletubbies ci uccideranno tutti, tutti!. Perché Sasuke non mi aveva direttamente chiesto cosa stesse succedendo? Suvvia, se lui voleva sapere qualcosa, sicuramente avrebbe ottenuto una risposta. Forse, però, il suo beneamato orgoglio Uchiha non gli permetteva di accettare la sconfitta.
O forse stavo soltanto sproloquiando mentalmente.
«Cosa sei venuta a fare qui?»
Come volevasi dimostrare. E no, io non lo volevo dimostrare, ma visto che di tutti i teoremi che dimostravamo a scuola io mi ricordavo soltanto il come volevasi dimostrare finale, allora tanto valeva inserirlo da qualche parte e renderlo utile.
Iniziai a spostare il peso da una gamba all’altra ripetutamente, per guadagnare tempo e pensare ad una risposta intelligente. A dire la verità non capisco bene perché cercai di inventare una scusa, visto che di lì a poco, almeno che un meteorite non ci avesse colpito nel frattempo, Itachi sarebbe uscito fuori e ci avrebbe spazzato via come foglie al vento. O meglio, ci avrebbe proprio ammazzati, altro che spazzati via con la ramazza. Voleva proprio farci fuori, eliminarci, terminarci! Sì, probabilmente guardare Terminator non mi aveva fatto bene.
«Conto le foglie al vento, no?» Risposi alla fine con noncuranza, guadagnandomi uno sguardo stizzito di Sasuke.
«Quest’albero non ha foglie e oggi non c’è vento.»
E tu cosa ne sai, Orochimaru ti ha per caso messo a fare il metereologo, a Oto?, avrei voluto rispondergli. Però non ero così masochista da farmi uccidere prima del tempo, quindi evitai. E poi sì che c’era un po’ di vento, altrimenti perché i suoi capelli ondeggiavano in maniera così dannatamente Uchiha? Ah, giusto, lui era un Uchiha e quindi non aveva bisogno di vento per quegli effetti speciali da nulla.
«Adoro la visuale di quella chiesa diroccata e di quel piccione che ci sta osservando. Un attimo. Piccione? Sparisci uccellaccio di merda!» Il tutto pronunciato – urlato – in due secondi netti, per la cronaca.
Il sopraccitato piccione iniziava seriamente a darmi sul nervoso, quindi avevo tutto il diritto di urlargli contro. Poteva anche trovarsi un lavoro invece di perseguitare una povera donzella in difficoltà. Poteva fare il piccione viaggiatore, magari dimagriva anche un po’, visto che a guardarlo sembrava leggermente sovrappeso. Inclinai la testa per guardarlo meglio. Lui fece lo stesso. Evidentemente voleva prendermi per il culo.
«È lo stesso piccione che continua a seguirmi da giorni. Ha la stessa macchia bianca.» Affermai, assottigliando gli occhi e guardandolo da diverse angolazioni, confermando i sospetti della mia pazzia.
«Quello non è un piccione.»
No. E cos’era un alpaca incrociato con un pinguino? E poi quella che stava impazzendo ero io.
«Hai ragione, è senza ombra di dubbio Naruto sotto mentite spoglie. Se lo guardi sotto un angolo di ventinove gradi socchiudendo gli occhi, ci assomiglia quasi.»
Lo sguardo gelido che mi lanciò mi fece capire che il mio sarcasmo non era stato apprezzato e che quel piccione non era Naruto sotto mentite spoglie.
«Ha un chakra. Gli animali non ce l’hanno o almeno non di questo tipo.»
Il problema di elaborare quello che mi aveva spiegato Sasuke non si pose per il semplice motivo che una faccenda molto più complicata e, soprattutto, molto più pericolosa si presentò davanti ai nostri occhi in tutto il suo splendore. Non ebbi neanche il bisogno di girarmi, perché il ringhio di Sasuke – l’imperturbabile Sasuke, tanto per intenderci – mi fece presagire il peggio.
«Itachi!»
Ok, era successo il peggio. Sasuke aveva scoperto che Itachi si trovava lì e Itachi aveva scoperto che io ero con qualcuno altro. Da quel preciso istante due opzioni si delineavano davanti a me.
Opzione uno: Sasuke mi avrebbe ucciso per avergli tenuto nascosto un dettaglio così importante, poi si sarebbe scontrato con Itachi e avrebbe avuto la peggio.
Opzione due: Sasuke non avrebbe avuto il tempo di uccidermi perché l’avrebbe fatto Itachi e poi, non pago, avrebbe tolto di mezzo anche Sasuke.
Effettivamente nessuna delle due opzioni mi allettava granché, anzi se avessi potuto avrei schiacciato il tasto rewind e sarei tornata indietro nella mia vita, magari tentando di non essere immischiata in faide del genere.
«Itachi!» Feci coro io, giusto per aggiungere un po’ di suspense.
«Laura, Sasuke.» Rispose lui, a mo’ di saluto.
Ora che abbiamo finito le presentazioni possiamo iniziare?
La parte priva di senso del mio cervello – ovvero quasi tutta – cercava di prendere il sopravvento…
Oddio, risparmiami ti prego! … ma quella con l’istinto di sopravvivenza – circa lo zero virgola zero uno percento – si difendeva abbastanza bene.
D’accordo, forse dovevo pensare e il fatto che mi trovassi in mezzo a Sasuke e Itachi non mi aiutava. Perché avevo paura, direte voi. Ecco, il problema era proprio che a bloccare la mia facoltà di pensiero non era affatto la paura. Invece di dire qualcosa di sensato, mi ritrovai catapultata nella testa, davanti al mio tribunale personale: Imputata, si dichiara colpevole di sbavare come un Labrador sul sopraccitato Sasuke Uchiha e sul di lui fratello, tale Itachi Uchiha?, mi aveva domandato un giudice immaginario, con tanto di sguardo minaccioso.
Sì, sono colpevole, per carità arrestatemi, la mia ghiandola salivare non ne può più!
Dovetti chiamare a me tutta la mia forza di volontà per tornare sulla Terra e tentare di fermare quella che sarebbe stata una catastrofe imminente. Dovevo approfittare del momento di stasi, visto che sembrava che gli ultimi dieci minuti si erano combattuti con un gioco di sguardi tra i due fratelli.
Mi rivolsi a Sasuke, tentando di spiegargli perché non poteva tentare di uccidere il fratello: «Sasuke non puoi uccidere Itachi!»
Grande esempio di eloquenza e retorica. Avrei potuto darmi alle orazioni se avessi voluto.
Infatti Sasuke non mi degnò neanche di uno sguardo. Itachi sì, invece e il suo sguardo diceva qualcosa tipo povera scema secondo le mie interpretazioni.
Io ritornai alla carica rincarando la dose: «È stata Konoha ad ordinare lo sterminio del clan Uchiha, lui non c’entra!»
Finalmente lo sguardo di Sasuke si puntò su di me, ad un tratto interessato. Era uno sguardo incredulo e, forse per la prima volta, anche curioso. Sotto lo sguardo di Itachi – sguardo che ancora oggi non saprei definire, così come non saprei definire il motivo per cui non ci uccise lì, seduta stante – gli raccontai tutto quello che sapevo dai manga e, a mano a mano che il racconto procedeva, l’espressione di Sasuke si faceva sempre più incredula e quella di Itachi sempre più criptica.
Alla fine del racconto tirai un sospiro di sollievo. Finalmente gli avevo raccontato tutto ed ero riuscita a farlo prima che lui si scontrasse con Itachi senza sapere nulla.
Allora qualcosa di semi-sensato riuscivo a farlo anche io, alle volte!
«Non è possibile.» Fu il suo unico commento, sotto lo sguardo di un Itachi che sembrava quasi divertito. Probabilmente me lo ero immaginato, non poteva essere divertito.
«Infatti non è così. Konoha non c’entra nulla.»
Possibile che volesse ancora tenere nascosta la verità a Sasuke? Ormai eravamo giunti alla resa dei conti. Quel giorno, davanti a quella chiesa sarebbe finito tutto, sia che tutto andasse a nostro favore sia che tutto andasse a favore dell’Akatsuki. Lanciai ad Itachi uno sguardo irritato. Già trovavo difficile farmi credere da Sasuke, poi se lui smentiva tutto e subito sicuramente non mi aiutava. «L’Akatsuki controlla molte cose.»
Wow, buono a sapersi. E quella massima stile biscottini cinesi aveva per caso anche un significato intrinseco?
«Tipo?»
Se mi avesse dato una risposta prima che Sasuke togliesse dalla faccia della Terra l’albero di fianco a lui soltanto con la sua rabbia repressa, ci avrebbe fatto un favore a tutti. Anche perché non volevo essere lì quando sarebbe iniziata la battaglia che già si profilava nell’aria.
Sì, effettivamente il coraggio non rientrava tra miei pregi.
«Tipo gli ideatori dei manga.»
In quel momento fui quasi sul punto di svenire. In primo luogo perché da quello che avevo capito, ciò che tutti conoscevano di Naruto era ciò che l’Akatsuki aveva voluto che conoscessero. Forse il fatto che Sasuke e gli altri fossero arrivati qui non era un caso, forse il loro era un piano congegnato da tempo. Quindi Itachi era davvero molto cattivo e malvagio!
In parole povere tutte le teorie che si erano avvicendate nella mia testa fino a quel momento erano fallaci dalla prima all’ultima.
In secondo luogo perché Itachi aveva scacciato il piccione malefico intimandogli di tornare da Deidara e da quel fatto ne discendeva che lui non era solo e che il piccione mi stava davvero pedinando!
Forse l’unica cosa che potevo fare – sempre sperando che Sasuke non si avventasse su Itachi, cosa che avrebbe fatto da un momento all’altro, ovvero quando si sarebbe ripreso dallo shock – era continuare a parlare, sperando che Sai e Naruto venissero a cercarci. A quel punto, quando la battaglia ormai era inevitabile, era meglio avere un numero adeguato di alleati.
«Quindi hai attirato qui Sasuke per ucciderlo!» Sparai, tentando di indovinare i suoi piani.
«No, non Sasuke…»
Forse ero stata troppo ottimista, perché Sasuke si era ripreso benissimo dallo shock e, dopo essersi premurato di assestarmi uno spintone allontanandomi da quello che ormai era diventato il campo di battaglia, si lanciò alla carica contro colui che lo aveva spinto a diventare quello che era: un vendicatore.
Poi che sicuramente non sarebbe neanche riuscito a procurargli un graffio quell’idea no, non lo aveva sfiorato neanche minimamente. Inutile dire che non riuscii minimamente a seguire i loro spostamenti. Dalle brevi pause che facevano capii solo che Sasuke stava avendo la peggio. E Sasuke era antipatico e scostante, ma non volevo che morisse!
«Sasuke andiamo via!» Gli gridai.
«Ritorneremo con Naruto e Sai!»
Tanto sapevo che non mi avrebbe ascoltato. Già non mi ascoltava di solito, figuriamoci quando davanti aveva l’occasione giusta per vendicarsi. Poi se si faceva ammazzare nel tentativo, quelli erano dettagli irrilevanti, per lui.
Purtroppo – per lui, si intende – io ero nota per la mia testardaggine, quindi continuai imperterrita nella mia campagna, avvicinandomi addirittura al campo di battaglia, mentre loro continuavano la loro lotta a colpi di kunai e Sharingan, ma soprattutto di stupido Sharingan, che se avessi tra le mani quello che lo ha inventato gli farei provare le più subitanee pene dell’inferno.
«Dateci un taglio, non me ne frega niente della vostra battaglia! Sasuke tu qui non c’entri neanche niente, l’incontro era solo tra me e Itachi, tu in parole povere sei il terzo incomodo!»
Niente. L’onda d’urto dei loro attacchi mi spazzò quasi via, però Sasuke non accennava a darmi retta e io non sapevo più che cosa fare. Sembra proprio che qui nessuno mi caghi, mi dissi. E pensare che all’inizio Itachi voleva parlare con me.
«Sasuke…»
«Laura, vattene via da qui!» Ringhiò, ancora preso dallo scontro che probabilmente non sarebbe durato più molto. Sasuke era in netto svantaggio e si vedeva. Non riusciva più a evitare i colpi di Itachi che si facevano sempre più insistenti e per di più il suo Sharingan non era neanche lontanamente al livello di quello del fratello.
E io non me ne sarei andata neanche morta. Tanto Itachi mi avrebbe trovata comunque, alla fine, e io non avrei lasciato quel maledetto posto finché non avrei convinto Sasuke a farlo con me. Non poteva essere talmente idiota da farsi uccidere, non poteva!
«Ok, adesso basta, smettetela!»
E ovviamente tra poco sarebbe arrivato qualcuno con una bella camicia di forza e una stanza al manicomio prenotata a mio nome, perché mi ero appena rivolta ai due Uchiha come se fossero dei cani un po’ troppo vivaci. Ci mancava soltanto che gli ordinassi a cuccia!, e avrei tanto voluto farlo, visto che continuavano beatamente ad ignorarmi e Sasuke continuava ad incassare colpi senza fiatare. Lui non era quello che rifletteva prima di fare qualcosa? La differenza tra lui e Itachi era senza ombra di dubbio paragonabile alla differenza che c’era tra me e lui, e questo doveva averlo capito da un pezzo. Peccato che non demordesse.
Mi guardai intorno disperata, sperando di vedere qualcuno, una persona qualsiasi, in modo che quella stupida battaglia si fermasse, anche solo per un momento. Invece nulla. C’eravamo solo io, l’albero, Itachi e Sasuke. Anche il piccione se n’era andato dopo l’ordine di Itachi.
«Oddio Sasuke!»
Quando Sasuke cadde a terra sotto l’ennesima visione di Itachi corsi verso di lui, cercando di svegliarlo. Lo presi per le spalle e lo scossi violentemente, sotto lo sguardo imperturbabile di Itachi, che da quella battaglia non aveva ricevuto neanche un graffio.
«Cazzo, ti vuoi svegliare? Sei scemo, vuoi farti battere così?» Urlai in preda al panico, vedendo che non accennava a muoversi.
«È vivo e vegeto, non preoccuparti. È stato stupido ad attaccarmi. Io ho chiesto agli altri di non intervenire per dargli la possibilità di affrontarmi.» Mi informò Itachi con indifferenza, continuando ad osservare i miei tentativi di far risvegliare Sasuke.
Gli altri?
No, non avevo tempo per pensarci.
«E tu sei stato un bastardo! Non potevi lasciarlo stare? Lui non c’entrava nulla con il nostro incontro! Era solo un terzo incomodo!» Gridai fuori di me. E fu quello il momento in cui tirai fuori il fatidico quanto inutile kunai. Evidentemente ero davvero fuori di me. Il mio gesto, infatti, non servì proprio a nulla. Non feci in tempo neanche a muovere due passi e a tentare di colpirlo che sentii un colpo alla base della nuca. E poi più nulla.

***



Quando mi risvegliai la prima cosa che sentii fu un gran mal di testa. Poi mi resi conto che evidentemente non ero più davanti alla chiesa, perché il luogo in cui mi trovavo in quel momento era talmente buio che all’inizio credei che fosse ormai notte. Quando vidi, proprio di fronte a me, delle sbarre, capii che era accaduto ciò che non avrei mai voluto che accadesse. Ero stata catturata. Probabilmente ero sotto la chiesa, ma quella era soltanto una mia supposizione. Non ero neanche sicura che la chiesa avesse un sotto. Sicuramente volevano ricattare Naruto, perché lui non mi avrebbe lasciata lì. Bene, così ci avrebbero uccisi tutti e due e il mio proposito di non consegnarlo sarebbe andato allegramente a farsi benedire. Non me ne andava bene una, quel giorno.
Inoltre non sapevo neanche che fine avesse fatto Sasuke: per quel che ne sapevo Itachi poteva benissimo averlo eliminato dopo avermi colpito.
Quel mio dubbio fu messo a tacere quasi subito quando, tentando di muovermi nel buio, tastai qualcosa di molle che, al mio contatto, rispose con un suono indistinto. Di primo acchito fui tentata di cacciare un urlo, però complice il luogo dove mi trovavo, preferii tacere. E feci bene, perché la cosa che avevo toccato si rivelò essere Sasuke che, al contrario di me, era stato legato.
Massaggiandomi la nuca, mi sedetti di fianco a lui.
«Come stai?» Chiesi.
Niente.
D’accordo, stava una schifezza e così anche io, ma se avesse risposto non credo che sarebbe morto seduta stante. Se non era morto sotto i colpi di Itachi, dubitavo che una domanda avrebbe potuto eliminarlo.
«Sasuke?» Gli parlavo con un tono gentile soltanto perché si sentiva da schifo e non per altro. Se quella faccenda si concludeva avrei ricominciato a rispondergli male, davvero.
«Che c’è?» Anche perché non è che lui si sprecasse per mantenere un tono almeno vagamente carino. Beh, mi costava molto ammetterlo, ma in quel momento non aveva tutti i torti se voleva essere scontroso, ecco.
Aveva appena incontrato colui che aveva sterminato tutto il suo clan e, tentando di vendicarlo, era stato sconfitto con facilità e poi catturato. Non era riuscito a raggiungere il suo unico scopo nella vita.
«Mi dispiace.»
«Anche a me.»
Stavamo facendo dei passi da gigante, mi rispondeva addirittura, ora. Forse potevamo iniziare a trovare un modo per uscire di lì, sempre che ce ne fosse uno. Evidentemente eravamo nel loro covo, quindi a ragion del vero nel loro covo c’erano loro. Deidara c’era di sicuro, visto che il suo piccione faceva la ronda davanti a quella specie di cella. Deidara poteva creare dei piccioni pedinatori? Dovevo annotarlo sul taccuino delle cose che il manga non dice che erano proprio tante. Ma tante tante! Chissà se controllavano l’ideatore – si fa per dire, a questo punto – del manga tramite qualche tecnica o gli avevano semplicemente messo alle calcagna uno di quei maledettissimi piccioni pedinatori.
Invece di perdermi in elucubrazioni che sicuramente non avrebbero portato a nulla, decisi di passare a domande di carattere più pratico.
«Perché ti hanno legato?» Accennai a degli aggeggi che gli tenevano ferme le mani e che non avevo mai visto.
«Servono per bloccare il chakra, ma tu non ne hai bisogno.»
La simpatia non l’aveva persa di sicuro, constatai irritata. Soltanto perché il mio chakra aveva il potenziale distruttivo di quello di un alpaca con le convulsioni, non voleva dire che non fosse pericoloso. Magari nascondeva un potenziale nascosto, chi lo sa.
D’accordo, non era pericoloso.
«Secondo te c’è un modo per scappare?»
«No.»
«Secondo te Naruto e Sai verranno a salvarci?»
«Non ho intenzione di farmi salvare da loro.»
«Ad essere sincera a me proprio schifo non farebbe, eh.»
Dopo quello scambio di battute, tra noi cadde il silenzio. Probabilmente Sasuke voleva soltanto sentire se arrivasse qualcuno. Io, invece, avevo un gran mal di testa, ero disorientata – lì non si capiva che ora fosse, addirittura non sapevo se fosse giorno o notte! – e quindi non ero troppo incline ad aprire la bocca. Perciò passammo i seguenti minuti, o le seguenti ore chi lo sa, a guardare fuori dalle sbarre, seduti l’uno accanto all’altra.
Alla fine – visto che il dolore alla base della nuca con il silenzio sembrava aumentare – decisi di rompere quello stupido silenzio.
«Sasuke, siamo fregati, vero?» Domandai, non troppo sicura – anzi per niente sicura – di voler sapere la risposta.
«Probabilmente.» Rispose lui, neutro.
«Perfetto…»



Fine diciassettesimo capitolo!


*le tirano kunai*
Ehm… scusate per il ritardo, sapete, gli esami…
*le tirano shuriken*
Suvvia, il capitolo non è così penoso!^^’
*si appostano sotto casa sua*
O_o Aehm…

Attenzione: chi non vuole rischiare il suicidio per la noiosità delle note d’autore, ne stia alla larga!xD
Ecco, ci ho messo tantissimo ad aggiornare e per di più me ne vengo fuori anche con un capitolo che non è un granché, lo so. L’ho fatto più lungo del precedente perché mi dispiaceva di avervi lasciato con un capitolo tanto corto. Adesso, con le vacanze spero di aggiornare con più regolarità!^^
Non l’ho ancora realizzato per bene, ma ho finito la maturità, quindi non devo più aprire uno stupido libro di scuola per tutta l’estate!*O*
Penso che la maturità sia stata una delle cose più stancanti che abbia affrontato, anche perché l’ansia da pre-esami non te la toglie nessuno, soprattutto per gli orali!O_o
Quante volte, mentre cercavo di studiare un’intera materia in poche ore mi è venuta voglia di scrivere questo capitolo! Per di più, anche se avessi voluto scrivere un capitolo prima dell’inizio degli esami non avrei potuto, perché caso volle che proprio gli ultimi giorni di scuola mi ammalassi di morbillo e quindi con la febbre a quaranta e gli occhi irritati al computer non potevo neanche avvicinarmi!ç_ç
Adesso siete liberi di tirarmi dietro queste note senza senso, però io ho voluto darvi la mia spiegazione per il mio ritardo nell’aggiornare!U_U
E adesso passo alle risposte!^^

erol89: sono contenta che la storia ti piaccia!^^
Io quello che ha fatto Sai avrei voluto farlo almeno con cinquanta professori diversi, ma per amor di pace scolastica mi sono trattenuta, che peccato!ç_ç
Spero che questo capitolo ti piaccia!^^

Lady Moonlight: Ciao Cleo (scusami, è più forte di me, per me rimarrai sempre Cleo!xD)! Eh, come tu ben sai, i teletubbies, insieme ai puffi, ci sono sempre, dovunque e comunque. Il che, a pensarci, è proprio terribile!O_o
Mi sa che con questo capitolo ho sconvolto le idee di molti, visto che Itachi si è rivelato essere quello che è, ma che non è nel manga, però in questa storia è! Frase un po’ contorta!^^’
Alla fine questo capitolo è senza senso, ma ormai dopo tutte quelle ore di studio sono completamente fusa!xD
Spero che ti piaccia!^^

Sadako94: non lo so perché ce l’ho con i piccioni, fondamentalmente stanno simpatici anche a me!xD Finché non vanno a defecare sulla mia macchina s’intende e questo accade molto, ma molto spesso!-___-
Alla fine, anche se ho detto a Sasuke di Itachi, lui effettivamente si è rivelato il fratello cattivo che sembrava. E mi a che per questa idea molti mi correranno dietro con i forconi!O_o *scappa*
Per il finale della storia… sono cattiva e malvagia e quindi non anticipo niente!^w^ Non te lo dico cosa succederà a Sasuke!^w^ Sì, sono stupida, se te lo stai chiedendo. E anche tanto!.__.
Ok, per concludere, spero che questo capitolo ti piaccia!^^

Pain Hatake 94: fantastico?** Guarda che così corri il rischio di farmi pensare che scriva qualcosa di sensato! In questo modo inciti una pazza a continuare a scrivere, eh!xD
Davvero ti piace il mio modo di scrivere?*____* Così mi rendi felicissima! Io continuo a pensare che il mio stile non sia un granché e quando qualcuno mi dice che lo apprezza, beh: *__________* questa è la mia reazione!^^
Ah, e non è che putacaso tu avresti trovato questo fantomatico Death Note, nevvero? Non si sa mai!^^
Comunque, spero che questo capitolo ti piaccia! Se non fosse così, hai tutti i diritti di tirarmelo dietro!xD

Samirina: Perfetto? Oddio, così mi fai sentire così: *____*
Io quando ho iniziato a scrivere questa storia sapevo solo che loro sarebbero arrivati in questo mondo, però non sapevo cosa sarebbe successo poi. Una volta scritti i primi capitoli, però, la storia mi si è delineata in mente ed è per questo che sono convinta di portare a termine questa fic! Con le altre che scrivevo alla fine finivo sempre per abbandonarle, per questa invece l’ispirazione non mi abbandona! Poi se i capitoli fanno pena, quello è un altro conto!^^’
Beh, che dire? Spero davvero che ti piaccia!^^

cyberprincess: sono contenta che la storia ti piaccia!^^ E, sì, perché anche Sasuke deve avere la sua parte di piccioni, eh!U___U
Io adesso sono libera dagli esami e immagino anche tu, quindi spero che ti siano andati bene!^^
E spero anche che questo capitolo ti piaccia!^^

LilyLunes: alla fine si è svelata la vera natura del piccione, era un piccione pedinatore!O____o Grazie per gli auguri! No, Itachi non si è rivelato così cattivo, per ora non mi ha fatto ancora guardare i teletubbies, anche se non si può escludere che lo faccia, alla fine!xD
Spero che il capitolo (malvagi piccioni inclusi!xD) ti piaccia!^^

Zakurio: visto che anche tu hai dovuto fare lo stupidissimo esame, spero che ti sia andato bene!^^
Per il piccione, alla fine si è scoperto che era una creazione di Deidara, anche se devo ammettere che l’idea di un Sasuke piccione ha davvero il suo fascino!*O*
Sul fatto che Sasuke volesse farmi a fette, beh lì ci hai azzeccato in pieno, peccato che sia intervenuto un piccolo diversivo e quindi la sua attenzione diciamo che è stata sviata da altro!xD
Per quanto riguarda la notte prima degli esami… beh, io ho dormito eccome! Anzi a vedere tutta quella gente insonne ho iniziato a chiedermi perché io invece dormissi come un ghiro!O_o
Comunque spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo e spero che ti piaccia!^^


Bene, ringrazio tutti coloro che seguono questa storia, sappiate che il fatto che sia apprezzata mi rende davvero molto, ma molto felice!^_^
E adesso la pianto con i miei sproloqui, davvero!^^
Bye,

Nihal

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18


Di una cosa ero totalmente sicura: se si cercava qualcuno da cui essere consolati era meglio non rivolgersi a Sasuke Uchiha. Dopo la mia inutile domanda ovviamente lui non si era mosso di un centimetro.
Aveva fissato lo sguardo davanti a sé, probabilmente in attesa dell’arrivo di Itachi, così avrebbe potuto sputargli in un occhio con un’angolazione migliore, – e io lo avrei aiutato volentieri, peraltro – e non accennava a spostarsi di lì. Diciamo che come compagnia non era il massimo, ma come dico sempre io, meglio lui dei Teletubbies dopotutto.
«Secondo te adesso ci faranno vedere i Teletubbies?» Chiesi terrorizzata, subito dopo aver pensato a quegli essere aberranti. Benché tentassi di allontanare quei cosi dalla mia mente, quelli continuavano a tornare imperterriti, sorridendo satanicamente.
«Cosa?» Mi domandò lui di rimando, spostando – finalmente – il suo sguardo dal nulla a me.
«Niente, lascia stare è meglio.»
La permanenza non sarebbe neanche stata tanto male – tralasciando ovviamente il pavimento scomodo e l’atmosfera terrificante, intendiamoci – se ad un certo punto un Uchiha di nostra conoscenza non fosse entrato nella cella come se fosse il padrone del posto, e forse lo era anche, e si fosse portato via Sasuke, mollandomi lì da sola.
Non che lui non avesse opposto resistenza.
«Sasuke, alzati.»
Quelle erano state le esatte parole di Itachi, in piedi davanti a Sasuke e totalmente immune al suo sguardo assassino.
Evidentemente il vocabolario fornito e il gusto per la conversazione era una caratteristica che faceva parte del corredo genetico Uchiha.
«No.»
Avevamo addirittura fatto un passo avanti. Forse l’unico motivo per cui Sasuke non si era alzato per tentare di incastrare una penna nella gola di Itachi era perché al momento non possedeva una penna. O forse perché per lui in quel momento era un po’ difficile muoversi.
Comunque fui contenta della sua decisione di non scatenare la guerra dei mondi proprio lì dov’ero io, perché lo spazio era molto ristretto e quel soffitto sembrava in procinto di cadere, così come il resto della struttura.
«Sasuke, alzati.» Aveva ripetuto Itachi al fratello, imperterrito.
«No.»
L’unica cosa che mi venne in mente – non ero esattamente nelle mie condizioni migliori in quel momento, con il mal di testa che andava e veniva – era che se andavano avanti così avrei dovuto ascoltarli tutta la notte, o tutto il giorno, ripetere le stesse frasi. Quella era tortura psicologica.
Guardai Sasuke, che non accennava ad alzarsi. Le sue braccia tremavano leggermente. Forse aveva voglia di spaccare la faccia ad Itachi e ne avrebbe avuti anche tutti i diritti.
Forse aveva capito cosa fossero i Teletubbies, il che era ancora peggio.
«Itachi, qual buon vento?» Domandai io, che non sarei stata io se non avessi aperto la mia bocca a sproposito ogni tre secondi netti. Poco male, tanto lì tutti mi ignoravano. Magari sarei anche potuta fuggire per informare Sai, tanto Itachi aveva lasciato la porta aperta quando era entrato…
Tentai di alzarmi restando incollata al muro per scivolare fuori. Gran bel tentativo, sicuramente.
«Ritorna dov’eri.»
Tornai a sedermi, rassegnandomi ad essere ignorata. Intanto continuava la silenziosa battaglia tra Sasuke e Itachi.
«Sasuke, alzati.»
«No.»
E che palle! Non poteva alzarsi?
Itachi, spazientito – da quando in qua Itachi si spazientiva? – lo afferrò per un braccio e lo tirò su come se fosse stato leggero come una piuma. Niente da dire sul peso di Sasuke, che sembrava perfettamente a posto con la sua linea, ma dubitavo che potesse essere tanto leggero.
Lo spinse in avanti verso la porta. Tutto questo, ovviamente, ignorandomi.
«Sì, fate pure, io resterò qui da sola, in compagnia dei topi!» Mi lamentai in tono melodrammatico, guadagnandomi uno sguardo infastidito di Itachi, che continuava a spingere Sasuke.
«So camminare da solo.» Disse solo lui, cercando di staccarsi da Itachi, che lo lasciò andare posizionandosi davanti a lui.
Dopo aver chiuso la porta se ne andarono.
Chissà se ci sono davvero topi…, mi chiesi pensierosa. Quelli potevano anche andare, a me bastava che in quel posto non ci fossero i cosiddetti schifi volanti, poi poteva anche esserci una colonia di ratti afflitti di peste bubbonica per me.
Era immensamente noioso stare lì, aspettando il ritorno di Sasuke. O quanto meno aspettando che qualcuno si decidesse a muovere le chiappe per venire a salvarci. Sicuramente la scomparsa mia e di Sasuke non sarebbe mai passata inosservata, mai.
O almeno credevo, finché non mi venne in mente cosa avrebbero potuto pensare Naruto e Sai non vedendoci.
Mi staranno cercando un chiosco del ramen.
Ecco cosa avrebbe pensato Naruto, ovviamente con le varianti del caso. Quando avrebbe realizzato che Sasuke non sarebbe mai uscito per cercargli un chiosco del ramen, allora avrebbe pensato che io lo avessi costretto.
Quando avrebbe capito che io non mi sarei mai scomodata per cercare qualcosa che evidentemente qui non esiste, allora probabilmente sarebbe passato talmente tanto tempo che il suo aiuto avrebbe potuto… utilizzarlo per altro, ecco.
Laura sarà andata a cercare Sasuke per offrirgli uno dei suoi panini allo sterco di piccione.
Ecco cosa avrebbe pensato Sai che secondo me ancora non aveva capito che io non preparavo panini allo sterco di piccione. O perlomeno non ci avevo mai provato. Se riuscivamo ad uscire di lì, allora ne avrei offerto uno a Sasuke.
Mi alzai e iniziai a camminare. Mi sedetti di nuovo subito dopo che inciampai in una pietra, cadendo di faccia a terra. Evidentemente non faceva per me camminare al buio.
Chissà dove avevano portato Sasuke. Forse Itachi vuole ucciderlo?, mi chiesi.
«Si continuate a mollarmi qui da sola, tanto mi diverto!» Gridai al nulla. E, quando il nulla mi rispose, iniziai a preoccuparmi.
«Non preoccuparti, presto tocca a te!»
Tocca a me cosa?
Cosa stavano facendo a Sasuke?
Feci un tentativo, chissà che il nulla non rispondesse di nuovo.
«Gli state facendo vedere i Teletubbies?» Strillai.
Attesi.
Niente.
Aspettai ancora.
«Eh?» Mi gridò una voce di rimando.
Tirai un sospiro di sollievo. Almeno sapevo che il peggio era passato. Quelli neanche lo sapevano cos’erano i Teletubbies, quindi mi ero preoccupata per nulla.
«Cosa sono i Teletubbies?»
Sussultai, sentendo la voce del nulla così vicina. Mi voltai di scatto e vidi che c’era qualcuno dall’altro lato della porta. Ovviamente da ragazza previdente e piena di senso del giudizio mi avvicinai per parlargli. Forse anche per spiegargli cosa fossero i Teletubbies, così avrebbe potuto procurarseli e quelli che non faceva esplodere poteva usarli per torturarmi.
«Ciao, Deidara. Qual buon vento?»
«Cosa sono i Teletubbies?»
Forse per Natale avrei dovuto spedire all’Akatsuki un po’ di vocabolari, così avrebbero potuto allargare il loro lessico.
«Sì, io sto bene, mi hanno un po’ rapita, ma questi sono dettagli insignificanti, giusto? Tu, invece?»
La conversazione a senso unico iniziava quasi ad essere divertente. Chissà perché, il mio cervellino bacato trovava stimolante il far innervosire Deidara, che evidentemente aveva avuto l’ordine di non farmi esplodere dal momento che quell'essere senza forma che stava modellando incessantemente non si allontanava dalla sua mano.
«Mi vuoi dire cosa sono i Teletubbies?» Chiese nuovamente, tentando di far passare la sua mano dal mio lato, con il chiaro intento di strozzarmi. Io mi allontanai per mantenermi ad una distanza di sicurezza.
«Sì, non c’è male. Se poi il soffitto non fosse in procinto di schiacciarmi come un topo e ci fosse qualche finestra magari sarebbe ancora meglio, però devo dire che come stanza ha uno styling interessante. È, come dire, essenziale
Oh, quella che vedevo sulla sua tempia era per caso una vena pulsante? Deidara stava perdendo la pazienza?
Bello!
«Dimmi subito cosa sono i Teletubbies.»
Com’era noioso, non voleva neanche fare un po’ di conversazione. E io come mi sarei divertita, allora?
«D’accordo, se proprio ci tieni a saperlo. Sai sono una varietà di topi umanoidi allevati in una base militare super segreta e prima o poi stermineranno la razza umana. E sai qual è il brutto?» Domandai, dandomi un’aria da finta intellettuale.
Deidara, evidentemente molto interessato si sporse più avanti, per sentire meglio la risposta.
«Il brutto è che sono eterni e immutabili! Non esploderanno mai, mai
Non mi restava altro da fare che godermi la reazione che la mia informazione avrebbe suscitato.
Per la cronaca, io di solito non provocavo pazzi assassini. Probabilmente quel giorno i miei neuroni erano in sciopero.
Tornai a sedermi e osservai le varie fasi di Deidara.
Un minuto per capire che gli avevo dato una risposta.
Altri trenta secondi – benedetto orologio digitale! – per comprendere la risposta.
Altri quindici secondi per mettersi le mani tra i capelli.
Altri sette secondi e trenta primi per iniziare a urlare.
In tutto un minuto, cinquantadue secondi e trenta primi. Mica male.
«Non è possibile! Dimmi subito dov’è andrò a sterminarli tutti! Li farò esplodere, vediamo se riescono ad essere eterni anche così!»
Come facevo a dirgli dov’erano? Non aveva per caso colto il significato di base segreta? Oh, questi artisti. Sempre così impazienti e esplosivi. Gli lanciai uno sguardo di intesa.
«Mi stai prendendo per il culo?»
«Ovvio. Ma caso mai trovassi una base di topi umanoidi chiamami, sono seriamente interessata all’argomento.»
Chissà se mi rendevo conto che stavo provocando un mukenin molto pericoloso. Probabilmente no. Però dopotutto mi annoiavo, quindi mi serviva qualcosa per svagarmi, fosse quello Sasuke o un non meglio precisato ninja artista.
Effettivamente il suo sguardo non era per nulla rassicurante. E poi perché stava armeggiando con la porta? Perché stava aprendo quella stramaledettissima porta? E perché io non avevo pensato che sebbene io non potessi uscire lui poteva benissimo entrare?
Perché invece di tentare di scappare continuavo a farmi quelle stupide domande che sicuramente non mi avrebbero portata da nessuna parte?
«Vuoi uccidermi?» Mi informai, evidenziando l’ovvio.
«Tu, creatore di piccioni fissatori, oseresti uccidermi?» Rincarai nel tentativo di minacciarlo, ostentando un tono quantomeno indignato.
«Sì.» Mi rispose lui semplicemente, continuando ad avvicinarsi minaccioso.
«Ah, buono a sapersi.» Commentai. Ero io, o sembrava che tutto procedesse al rallentatore?
In una frazione di secondo mi fu di fronte.
Ok, evidentemente ero io.
Indietreggiai leggermente, tentando di allontanarmi da quello che presto sarebbe diventato il mio assassino. E io che pensavo che sarebbe stato Itachi ad uccidermi.
Misi una mano dietro di me per tastare il muro. Non era il momento di cadere per terra a causa di indietreggiamenti falliti.
Adesso mi ammazza!, pensai chiudendo gli occhi.
«Deidara.»
La fredda voce di Itachi Uchiha mi portò ad aprire gli occhi e lo vidi di fianco a Deidara che lo guardava risentito.
Mi ci volle qualche secondo per realizzare che ero salva. Per il momento. Deidara poteva anche non sapere cosa fossero i Teletubbies, ma Itachi sembrava troppo informato sul nostro mondo, quindi qualche rischio c’era ancora.
«Uchiha.» Rispose lui di rimando, lasciando la cella indispettito.
Perché davanti a me c’era Itachi e non Sasuke?

***



Dopo avermi fatto uscire dalla cella Itachi mi fece passare attraverso un corridoio all’estremità del quale intravidi una scala che portava verso l’alto. Tenni a mente quell’informazione. Avevo il senso dell’orientamento di un topo in agonia, ma sapere dove si trovava la probabile uscita di quel posto non sarebbe stato male. Seguii Itachi che stava davanti a me e che evidentemente non si preoccupava del fatto che avrei potuto scappare. Non potevo dargli tutti i torti, effettivamente: da quando ero uscita non avevo pensato neanche per un istante di allontanarmi. Tanto non sarei riuscita neanche a spostarmi di due passi che lui mi avrebbe catturato nuovamente.
Mi guardai intorno. Le pareti, di pietra, non sembravano molto antiche. Quello mi fece pensare che l’Akatsuki avesse costruito di proposito una base in quel posto. Non ci erano arrivati per caso. Quella supposizione non era affatto rincuorante dal momento che se i fatti si erano svolti in quel modo, allora dovevano conoscere quel posto come le loro tasche.
Aprì una porta situata alla nostra destra e mi fece cenno di entrare.
Non appena misi piede in quella che si poteva tanto definire una stanza quanto io avrei potuto definire ordinata la mia camera, notai il tavolo da cucina evidentemente mai utilizzato per mangiarci sopra e qualche sedia spaiata, una delle quali era già occupata.
Adesso dobbiamo anche giocare all’interrogatorio?, mi domandai scocciata.
«Non potevi portare direttamente lei? Così non avremmo sprecato tempo con quell’idiota di tuo fratello.» Disse a Itachi.
«E tu siediti su quella cazzo di sedia!» Mi urlò quasi.
Hidan.
La prima cosa che pensai fu che Carmen sarebbe stata davvero contenta di vederlo. Io non tanto.
Già quando lo vedevo nel manga la prima cosa che pensavo era che fosse un po’ fuori di testa.
Di persona non era così, proprio no.
Dava l’aria di essere totalmente e inequivocabilmente un pazzo furioso. Probabilmente l’unica cosa che aveva voglia di fare in quel momento – mentre stava seduto svaccato sulla sedia e si rigirava la collana in modo febbrile – era infilzarmi con quella maledetta asta.
«Laura siediti.» Mi disse Itachi quasi gentilmente.
Oh, perfetto, adesso giochiamo a poliziotto bravo e poliziotto cattivo. Fammi indovinare, quello bravo lo ha impalato Hidan e adesso Itachi fa il poliziotto cattivo e Hidan quello schizzato. E io la povera scema., pensai vagamente irritata, prendendo una sedia a caso e sedendomi.
Itachi si sedette di fronte a me e di fianco a Hidan che proprio in quel momento stava armeggiando con qualcosa che si rivelò essere nient’altro che quella stupida asta.
Ecco, voleva infilzarmi lo sapevo. Chissà, magari prima avevano ucciso Sasuke e quindi toccava a me. Iniziai a sudare freddo e a muovermi nervosamente sulla sedia. Era sempre meglio dei Teletubbies, ma mi sarebbe tanto piaciuto che mettesse via quella cosa!
«Hidan mettila via.» Ordinò Itachi impassibile.
Oh, qualcuno che mi difendeva… quindi la cavalleria non si era estinta!
«Potrai usarla dopo caso mai non collaborasse.»
Impallidii.
Itachi si voltò verso di me, prendendo ad ignorare Hidan che ci era rimasto davvero male quando lui gli aveva impedito di togliermi dalla faccia della Terra lì, seduta stante.
Ignorando i mormorii di brutto bastardo Uchiha corredato da vari epiteti che eviterò di riferire, Itachi si decise a mettere le carte in tavola.
«Tu ci aiuterai.»
Ovviamente non aveva minimamente preso in considerazione l’idea che io avessi potuto rifiutarmi.
«Non sei riuscito ad ottenere l’aiuto di Sasuke e vorresti il mio?»
«Esatto.»
A suo favore bisognava dire che almeno parlava chiaro. Nessun giro di parole, niente di niente. Il sottointeso era una cosa stile o ci aiuti o ammazziamo te e tutti quelli conosci in modo possibilmente molto doloroso.
«Col cavolo, trovatevi qualcun altro, io mi sono rotta le scatole di tutti voi.» Gli risposi con tutta la calma che riuscii a racimolare. Ovvero quasi urlai come una pazza.
«Adesso posso ammazzarla?» Si informò Hidan irritato, prendendo questa volta la sua falce malefica.
Ormai era un quarto d’ora buono che Itachi lo ignorava e la cosa doveva averlo innervosito.
La mia risposta, già sulla punta della lingua, sarebbe stata qualcosa in stile la tua falce te la puoi ficcare su per il…, però ero troppo occupata a guardare con sguardo sconvolto la suddetta falce per poter pronunciare anche una sola parola.
«No.»
«Allora mi dici cosa cazzo ci sto a fare io qui? Dovrei adempiere ai miei doveri di Jashinista piuttosto che ascoltare la vostra chiacchierata.»
Per quel motivo iniziò una discussione che buttò al vento ben venti minuti della mia vita alla fine dei quali Hidan aveva ottenuto da Itachi il permesso di uccidere sia me che Sasuke se il piano fosse fallito.
Grazie a ciò avevo capito tre cose. In primo luogo lì Itachi era il capo. Non sapevo se Pain non esistesse o se avesse affidato il comando di quella missione a lui e per il momento non era molto importante. Inoltre Sasuke perlomeno era ancora vivo, altrimenti Hidan non avrebbe voluto ucciderlo. Infine Hidan non avrebbe mai ucciso Sasuke perché immaginavo che quel compito spettasse ad Itachi che a quanto pareva sembrava seriamente rammaricato di essersi lasciato sfuggire l’occasione di uccidere Sasuke quando era piccolo.
«Stavo dicendo: tu ci aiuterai.»
«Stavo dicendo: non se ne parla, trovati qualcun altro.»
Ci fu un attimo in cui i nostri sguardi si incontrarono e mi sembrò di intravedere lo Sharingan per una frazione di secondo.
«Tu non sai di cosa sono capace.» Mi minacciò.
«Risparmiami i trucchetti con lo Sharingan.» Ribattei io che iniziavo a pensare che ero seriamente fregata.
Hidan intanto lucidava la maledetta asta e mi guardava.
Mentre osservavo lui e il suo spiedino da polli mi chiesi che razza di aiuto volesse Itachi. Come poteva pensare che io potessi aiutarlo, anche se lo avessi voluto?
Poi c’era un ulteriore problema: io non volevo farlo, quindi la questione era chiusa.
«Devi portare qui Naruto.»
E di nuovo! Già la prima volta non aveva funzionato, perché ci riprovava? Lasciai scorrere i miei occhi intorno alla stanza, alla ricerca di una fuga sicura. Speranza vana. L’unico punto di fuga era la porta che si trovava alle spalle di Itachi e non potevo sperare di arrivarci neanche vicino, figurarsi oltrepassarla.
«No.» Affermai categorica.
Hidan sbuffò annoiato.
Itachi sospirò come se stesse trattando con un caso disperato. In un certo senso era così. Si chinò verso di me e sussurrò a bassa voce: «Se lo farai… allora lascerò andare Sasuke.»

Fine diciottesimo capitolo!


Salve!^^
Questa volta, almeno, ho aggiornato in tempi quantomeno decenti no? Non siete contenti?°°
*silenzio di tomba*
*balle di fieno intercorrono tra l’autrice e il portatile*
Beh, che dire di questo capitolo? Ci ho messo tantissimo a scriverlo, sarà che il caldo non è esattamente il massimo, quando uno decide di mettersi davanti al computer!ò_o
*viene raccolta con il cucchiaino da davanti al computer*
Sì, il caldo proprio non aiuta!u_ù
Alla fine è quello che è come capitolo, ma spero davvero che vi piaccia!^^


Zakurio: figurati, le tue teorie non mi danno affatto fastidio! Anzi mi fa piacere sapere come i lettori pensano che si evolverà la storia, così posso anche misurare il mio grado di originalità! Quindi scrivi pure tutto quello che pensi possa accadere!^^
Immagino che adesso anche tu abbia finito l’esame! Ormai tutti noi maturandi siamo liberi!*O*
*getta la pila di libri al rogo*
Alla fine a me è andato bene, sono uscita con 81! Spero che anche a te sia andato bene!^__^
Beh, spero che questo capitolo ti piaccia e che ti faccia dimenticare un po’ il caldo! Non so dalle altre parti, ma qui si fonde!.___.
Al prossimo capitolo!^^

Pain Hatake: ehi, ho notato che hai cambiato nick! Niente più 94?xD Anche io prima avevo la data – immagino che il 94 sia la tua data di nascita – però poi mi stava facendo diventare scema!xD
*sente se Pain ha la febbre*
Sicura di stare bene dopo aver letto le note? Niente febbre, voglia di buttarti da qualche parte?O_o
*prende set di katane e si unisce a Pain e alla sua mazza chiodata*
Ora siamo pronte a sterminar… volevo dire, a dare una lezione a tutti!*___*
Aehm… se tu stai pensando che sono pazza: beh, non hai neanche tutti i torti!xD
*fa finta di niente e torna a discorsi normali*
Spero che il capitolo ti sia piaciuto!^^

foreverme96: ciao!^^ Sono contenta che la reputi addirittura stupenda!*_____*
Spero che anche questo capitolo ti piaccia come gli altri!^^

elenasama ciao!^^ Sono contenta che ti piaccia e spero che ti piaccia anche questo capitolo!^^ Adesso che siamo in estate penso di riuscire ad aggiornare più in fretta!^^

Sadako94: per prima cosa ti ringrazio anche per la recensione all’altra onesto, quella scema con Kakashi!xD
Poi ti dico che non ti devi preoccupare per il ritardo, anzi spero che ti sia divertita in montagna!^^ Io in vacanza ci devo ancora andare, per ora mi sto fondendo a casa mia!_-_
*si nasconde*
Siamo sicuri che non vuoi picchiarmi perché Itachi è cattivo? Io per sicurezza mi chiamerò una scorta, va’!>__>
E pensare che è anche uno dei miei personaggi preferiti e poi lo riduco così nella mia fic! Io me lo sono sempre detta che devo proprio essere scema!xD
E io continuo a non fare spoiler!U___U Anche se non c’entra niente!.-.
Spero che il capitolo ti piaccia!^^

Samirina: ciao!^^ Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che ti abbia fatto ridere!^___^
Io le cose serie evidentemente non riesco a scrivere, finisco sempre per metterci dentro qualcosa di demenziale!xD
Beh, spero che questo capitolo ti piaccia!^^


Bene, termino ringraziando tutti quelli che continuano a seguire questa storia! Sappiate che anche il fatto che leggiate soltanto mi rende immensamente felice, quindi grazie!^^
A presto,

Nihal

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19


Forse avevo capito male io. Itachi non poteva essere così stupido da credere che io credessi che avrebbe lasciato andare Sasuke se lo avessi aiutato. Non ero così importante, io. Non sapevo fare nulla e sicuramente non sarei riuscita a tramortire Naruto o cose del genere. Tramortire la gente era una sua specialità, non la mia. Io al massimo potevo far venire sonno agli altri con la tecnica segreta della pigrizia dilagante, nient’altro. Come tutti avevano potuto constatare per il resto ero un pochino scarsa.
Eppure lui continuava a guardarmi serio, senza accennare ad alcun movimento, tranne per qualche sguardo ammonitore nei confronti di Hidan che, annoiato, aveva nuovamente tirato fuori la stramaledettissima asta e, guardandomi, faceva finta di infilzare qualcosa come a dirmi che la prossima ero io. Senza offesa per lui e la sua illustrissima asta, ma avrei preferito evitare di sporcarmi i vestiti di sangue se era possibile. Quello non andava via tanto facilmente e poi avrei dovuto buttarli con mio sommo dispiacere. La morale dei miei ragionamenti insensati era che con il suo cavolo di spiedino poteva infilzarci sua nonna se voleva, ma doveva assolutamente tenerlo lontano da me.
Ignorandolo, mi voltai nuovamente verso Itachi, che era ancora lì ad aspettare una mia risposta che, indubbiamente, fino a quel momento non era ancora arrivata.
«Scusami, forse sono io che non capisco bene.» Tentai, guardandolo fisso.
Lui non si scompose alla mia richiesta di spiegazioni, anzi non si mosse proprio. All’inizio pensai quasi che avesse lasciato perdere e che non volesse più rispondermi, visto che non accennava a fare nulla.
Hidan, intanto, si era dato alle pulizie di primavera: con la tunica dell’Akatsuki adibita a straccio, lucidava febbrilmente l’asta. Per infilzarla meglio, mi era parso di sentire.
«O ci aiuti o ammazziamo il tuo amico. Il succo è quello, ci va tanto per capirlo?» Spiegò Hidan con tutta la finezza di cui era capace, ancora con la sua sottospecie di arma sfoderata, adesso completamente pulita, di quello bisognava dargliene atto.
«Fin lì c’ero arrivata da sola, non sono stupida.» Ribattei con noncuranza al suo indirizzo, per poi voltarmi di nuovo verso Itachi, che sembrava voglioso di concludere la faccenda lì in quel momento.
«Non vogliamo farci notare, mi sembra ovvio. Vogliamo che tu convinca Naruto a venire qui di sua spontanea volontà. Sasuke non vuole aiutarci e se ci presentassimo noi dubito che potremmo rimanere in incognito qui.»
Dopo due minuti buoni in cui rimasi con la bocca aperta – meno male che in quel posto non c’erano mosche, altrimenti ne avrei ingoiate una buona ventina – decisi di richiuderla. Era la prima volta che sentivo un Uchiha parlare così a lungo e, soprattutto, era la prima volta che sentivo un Uchiha spiegare qualcosa.
Evidentemente quella base doveva fargli proprio comodo se non potevano rischiare di farsi scoprire neanche per catturare Naruto, uno dei loro obiettivi più ambiti.
«Per la cronaca, cosa succede se dico di no?» Mi informai, così, tanto per avere tutti i dettagli del caso. Chissà che fossero così gentili da rispondermi niente, anzi ti diamo anche un paio di caramelle visto che ci hai ascoltati. Tutto poteva essere, no? No?
D’accordo, no.
«Penso che Hidan sia stato abbastanza eloquente su questo punto.» Mi rispose lui, che sembrava proprio poco incline a rispondere ad altre mie domande.
Beh, finché non mi mettevano davanti uno dei Teletubbies in carne ed ossa mi sentivo autorizzata a chiedere qualunque cosa volessi.
Non che volessi sentire le risposte, visto quali erano.
«Perché Sasuke non ha accettato?»
Prima di rispondere a quella domanda, Itachi fece quello che a mio avviso doveva essere un sorriso davvero molto sinistro.
«Sasuke non accetterà mai qualcosa chiesto da me, a costo di perdere la vita e ho ritenuto inutile provare a minacciare di togliere la vita ad altri. Quello è più facile con te.»
In parole povere, ero completamente fregata e non potevo fare nulla. Se mi rifiutavo ammazzava me e Sasuke, se accettavo sicuramente dopo avrebbe ammazzato me e Sasuke.
Non ero mica scema, le capivo certe cose.
«Come faccio a credere che lascerai andare Sasuke e che non farai del male a qualcuno di quelli che conosco?»
«Non puoi saperlo.» Replicò lui calmo.
Ma credeva per caso che fossi scema? Stavamo mettendo in scena l’esatta replica di uno di quei film di serie C in cui il cattivo di turno minacciava la povera – o il povero – protagonista di turno o le assicurava che avrebbe salvato quelli a cui teneva, però lei doveva soltanto fidarsi della persona che, detta in termini poco aulici, l’aveva messa nella cacca fino al collo.
«Io voglio una garanzia.»
«Vuoi che ammazzi l’Uchiha qui davanti ai tuoi occhi e la facciamo finita? Perché posso farlo, eh. No, perché mi sto proprio rompendo le palle sia di te che di quell’altro.» Proferì Hidan, che evidentemente non gradiva essere tagliato fuori dalla conversazione inutile che io e Itachi stavamo tenendo.
«Non ci tengo, grazie.»
Tentennai un attimo.
Ho sempre odiato dover prendere una decisione, fosse essa quella di sterminare la razza dei Teletubbies e liberare il mondo da quegli esserini inetti o quella di condurre una persona alla tana del lupo per farne uscire un’altra.
C’era anche da prendere in considerazione l’idea che una volta lì Naruto avrebbe potuto sconfiggerli, però non potevo esserne sicura.
«Lo farò ad una condizione.» Decretai infine, con un piano insensato che galleggiava placido nei meandri della mia mente.
Itachi aggrottò le sopracciglia.
«Non sei nella posizione per contrattare.»
«Se non accettate questa condizione per me potete anche ammazzare me e Sasuke, non vi aiuterò.» Tentai, cercando di sembrare più sicura di quanto in realtà non fossi. Sicuramente non volevo né che uccidessero me né che uccidessero Sasuke, ma se loro non se ne accorgevano era meglio, quindi tenni un’espressione sostenuta, mentre osservavo Itachi che sembrava soppesare la risposta.
«Cosa vorresti?»
Ah! Io uno, Itachi zero!
Però forse non era il momento di gioire, dovevo mettere in campo le mie richieste.
«Sapere come siete arrivati qui.» Soffiai, temendo che dopo quella domanda mi avrebbe uccisa seduta stante.
Invece Itachi rilassò l’espressione del viso come a dire che quella non era un granché come richiesta. Per forza: anche se me lo diceva poi mi avrebbe uccisa. Anzi, così perdevo anche l’ultima possibilità che avevo di non essere uccisa da lui. Però quella richiesta mi serviva per poter attuare il mio piano fino in fondo. Quando io mi mettevo in testa qualcosa – per quanto inutile e potenzialmente dannoso questo qualcosa potesse essere – allora andavo avanti finché non riuscivo a realizzarla.
«Con lo Sharingan. Non crea illusioni, come credi, ma può trovare universi alternativi, siano essi mondi in cui la scansione del tempo è differente o universi come il vostro.»
Il sorrisetto a fine spiegazione mi diceva che quella consapevolezza mi sarebbe costata molto cara.
«Bene, allora vi aiuterò.» Confermai alla fine.
«Un’ultima cosa: dov’è Sasuke?» Domandai. Sapere il luogo dove si trovava avrebbe potuto farci comodo in seguito. Anche se dubitavo seriamente che, anche sapendolo, sarei riuscita a spiegarlo ad un Naruto o ad un Sai qualsiasi. Ero un po’ scarsa in materia di orientamento.
«Al sicuro.» Si limitò a dire Itachi, nascondendosi dietro ad uno sguardo criptico.
«Per ora.» Aggiunse Hidan, malefico.
«Stronzo.» Mormorai e così dicendo mi alzai e mi avviai fuori dalla porta decisa. Avrei fatto quello che dovevo fare e forse con l’aiuto di tutti saremmo riusciti ad uscire vivi da quella faccenda.
Forse.
Una volta nel corridoio, mi voltai e feci dietro front.
«Scusate, mica sapete dirmi dov’è l’uscita?» Domandai contrariata, scatenando una marea di imprecazioni da parte di Hidan che erano composte per la maggior parte da epiteti volti ad evidenziare la mia ignoranza in termini molto meno raffinati.
Una volta che mi ebbero spiegato da che parte uscire, imboccai nuovamente il corridoio fino ad arrivare ai piedi di una scalinata di pietra, che doveva portare in superficie.
Lì vidi Deidara, intento a fare nulla, almeno finché non mi vide.
«Tu!»
«Che vuoi?»
«Tu!»
«Sì, abbiamo capito. Che vuoi?»
«Una volta terminata la nostra missione ti farò esplodere.» Mi riferì.
«Grazie del pensiero, ma preferirei rimanere integra. Qui noi preferiamo le cose eterne, sai.» Risposi io, guardandolo con sufficienza.
Soltanto il pronto intervento di Itachi Uchiha, che doveva avermi seguito, impedì a Deidara di saltarmi addosso e strangolarmi seduta stante.
«Puoi evitare di farti uccidere prima di finire ciò che ti è stato affidato?» Mi rimproverò.
Perfetto, dovevo anche sentirmi in colpa se un pazzo dinamitardo voleva uccidermi dopo un civile scambio di opinioni.
«Agli ordini, capo.» Mormorai io ironicamente, prima di imboccare le scale e lasciarmi dietro quei pazzi e Sasuke.
«Per la cronaca» riferii fermandomi un attimo sulle scale «i tuoi piccioni sono proprio scarsi Deidara.»
Una volta arrivata in cima, accompagnata dalle urla del sopraccitato mukenin, scoprii che le supposizioni che avevo fatto non erano errate. La loro base era effettivamente sotto la chiesa. In quel momento mi trovavo dietro all’altare. Ipotizzai che una volta che la lastra di pietra che doveva trovarsi lì sarebbe stata rimessa a posto, nessuno avrebbe mai potuto pensare che là sotto ci fosse qualcosa.
Comunque non persi tempo a farmi domande e uscii. Dovevo trovare al più presto Naruto e Sai per raccontargli tutto. O quello o scappare in Alaska, le alternative erano due. Dal momento che la seconda era davvero poco attuabile, optai per la prima che era un pochino più rischiosa – rischiavamo giusto di lasciarci le penne tutti quanti, ma che problema c’era? –, ma moralmente più etica.

***



Il primo posto dove cercare sarebbe stato senza ombra di dubbio casa mia. Prima di avviarmi mi guardai ben bene intorno in caso mi avessero messo qualche piccione pedinatore alle calcagna. In quel caso avrei catturato il piccione in questione, gli avrei tirato il collo e per pranzo avrei cucinato brodo di piccione. Fortunatamente non c’era nessuna persona o animale che potesse essere definito tale a seguirmi o almeno credevo. Le mie percezioni erano vagamente tarocche e il mio sesto senso era definitivamente in vacanza dal giorno in cui ero nata.
Magari credevano che non avrei mai abbandonato il povero Sasuke alla sua sorte, che non avrei mai lasciato che Itachi gli facesse la pelle.
Beh, non volevo mettermi a fare polemica proprio in un momento del genere, però non sarei dovuta essere io ad aiutare lui, se mai doveva essere il contrario. Nessuna persona sana di mente avrebbe affidato le sue speranze di salvezza a me. D’accordo, in quel frangente non c’era molta scelta da entrambe le parti.
Quando arrivai a casa, il primo posto in cui andai a vedere fu la cucina, in cui trovai Naruto intento a trangugiare qualcosa che non saprei meglio definire. Quando mi sentì arrivare si voltò e posò la scodella di brodaglia non identificata sul tavolo.
«Laura cosa ti è successo?» Mi chiese incuriosito, lanciando uno sguardo alla mia persona. Mi guardai un attimo i vestiti, cosa che non avevo ancora fatto fino a quel momento, causa esaurimento nervoso da Akatsuki.
Erano tutti rovinati e sporchi di terra. Decisi, per l’incolumità della mia casa e di chi mi stava intorno, di non cercare uno specchio per controllarmi i capelli. Decisamente, non volevo proprio sapere in che stato fossero.
«Oh, mi sono rollata un po’ per terra, lo trovo divertente.» Commentai leggera.
«Davvero?»
«No. Naruto, devo parlare sia con te che con Sai. Non è che sai dov’è?» Domandai.
«Sì è di sopra, ultimamente si diverte a disegnare con il tuo computer.»
Tentai di tenere l’irritazione a freno. L’avevo appena fatto aggiustare e già erano in procinto di uccidermelo di nuovo?
Se lo facevano ci andavano loro dal tecnico: l’ultima volta mi aveva guardato come se fossi una pazza – e probabilmente lo ero anche – forse perché aveva pensato che l’avessi sfondato con un calcio in seguito ad un attacco isterico.
Abbrancai Naruto per un braccio e lo trascinai di sopra con me per una riunione dell’ultima ora. In camera trovai Sai proprio dove aveva detto Naruto, davanti al mio computer che tentava di imparare ad usare un programma di grafica.
«Impara l’arte e mettila da parte si dice. Io dico non impararla proprio che fai prima.» Dissi, spegnendogli il computer davanti alla faccia senza troppi complimenti.
Lo presi per un braccio e lo scaraventai sul letto a fianco a Naruto, che mi guardava smarrito.
«Laura cosa ti è successo?» Mi chiese anche Sai.
Di nuovo? Dovevo essere proprio un disastro allora. Erano ninja, non era abituati a vedere qualcuno con i vestiti sporchi di terra dopo un combattimento? D’accordo che il mio non si poteva proprio definire combattimento, ma quelli erano dettagli più che insignificanti.
«Di nuovo?»
«Beh, sai, è strano vederti isterica e imbrattata di sangue. Insomma, isterica no, ma imbrattata di sangue sì.» Commentò Naruto.
Grazie del complimento, avrei voluto rispondergli, ma il mio cervello era troppo impegnato a registrare l’ultimo dato che aveva ottenuto. Sangue? Non mi risultava di essere sporca di sangue. Non che avessi avuto tempo di guardarmi, però non avevo, diciamo, dato tutta me stessa in qualche combattimento, ecco.
«Sangue?» Chiesi quindi, sorvolando sull’isterica.
«Sì, in testa e dietro le braccia. Anche un po’ sui fianchi, veramente.» Elencò Naruto, iniziando a girarmi intorno come se fosse un segugio.
Mi scansai infastidita. Almeno avevo capito il motivo del mal di testa. Perfetto, magari me l’ero anche rotta, ci mancava solo quello, constatai irritata.
«Oh, beh, la maggiora parte sarà di Sasuke.» Constatai con leggerezza, sotto lo sguardo stupito dei due ninja. D’accordo, Sai non era tanto stupito, ma comunque aveva un’espressione diversa dal solito, quindi si poteva catalogare come stupore per me.
«Laura, hai pestato Sasuke?» Chiese Naruto.
«Lo ha pestato?» Rincarò Sai.
Mi schiaffai una mano in faccia esasperata, facendomi anche sfuggire un urletto di dolore. Ovviamente mi picchiavo dove mi ero già fatta male. Intelligente.
Però, a mia discolpa, posso affermare che non potei evitarlo: l’idiozia di quei due – di Naruto in primo luogo e di Sai che gli dava corda – era un qualcosa di sconvolgente. Non ci si faceva mai l’abitudine.
«No, io non ho pestato nessuno.» Affermai scioccata da cotanta imbecillità.
«Lui ha pestato te?» Domandò quindi Naruto.
«Naruto?»
«Sì?»
«Sei un idiota.»
Naruto mi lanciò un’occhiata sconvolta, come se non si meritasse proprio l’insulto che gli avevo rivolto.
Stavamo solo sprecando tempo.
«Qualcuno ha pestato sia te che Sasuke.» Affermò la voce della verità, meglio nota come la voce di Sai.
Finalmente qualcuno che diceva qualcosa di sensato. Ci andava proprio. Mi sedetti sul letto, sfinita, sotto lo sguardo dei due che, chiaramente, a quel punto volevano sapere chi potesse mai essere la persona ad avere avuto l’ardire di fare una cosa del genere e soprattutto il coraggio e la forza per pestare Sasuke.
Ovviamente loro non erano ancora a conoscenza degli ultimi sviluppi dal momento che qualcuno di cui preferirei non fare né nome né cognome aveva ben pensato di provare a risolvere tutta la questione da sola, evidentemente convinta di poter battere Itachi Uchiha e company in un modo o nell’altro. A sua discolpa si può dire che la sopraccitata persona non era a conoscenza della quantità e del potenziale distruttivo della company, anche se effettivamente poteva immaginarlo.
In parole povere ero una scema e avrei dovuto coinvolgere Naruto e Sai dall’inizio, invece di invischiarmi in un problema molto più grande di me.
«Allora?» Incalzò Naruto curioso e, notai stizzita, per nulla preoccupato o dispiaciuto per il fatto che qualcuno aveva pestato me e Sasuke. Forse loro ci erano anche abituati, ma io non ero solita andare in giro a farmi prendere a botte dal primo mukenin che passava in giro, quindi un po’ di solidarietà non mi avrebbe fatto proprio schifo.
«Sì, potrei svenire da un momento all’altro ma sto bene, non preoccupatevi per me.» Proruppi in tono melodrammatico.
«Eh?» Chiesero i due all’unisono.
«Lasciamo perdere che è meglio. Volete o no ascoltare l’enorme cavolata che ho fatto?» Mi informai, tralasciando volutamente il fatto che ero io che non mi sbrigavo a raccontare tutto. Era più forte di me. Alla fine avevo davvero paura che andando lì saremmo finiti tutti molto male.
«Siamo tutt’orecchi.»
Mi assicurai che Carmen non fosse in giro – adesso ci mancava solo che anche lei, scoperto che Hidan era nei paraggi, andasse a farsi una scampagnata nei pressi del covo dell’Akatsuki – e raccontai alla bene e meglio ciò che era successo dall’incontro con Itachi in bagno – che cavolo di posto per un incontro – fino a quel momento. E vidi le loro facce passare dal perplesso al vagamente sconvolto.
«… e quindi ha detto che o ti porto lì o Sasuke muore.» Conclusi, buttandomi sul letto a peso morto, sfinita.
Almeno ero riuscita a raccontare tutto. Davvero credevo che alla fine avrei iniziato a urlare come una pazza e a vedere piccioni e Teletubbies inesistenti, ma almeno fino a quel momento ero riuscita a mantenere relativamente la calma.
«E perché non ce l’hai detto?»
«Beh, se ti si presentasse Itachi Uchiha in bagno e ti minacciasse, il tuo istinto sarebbe per caso di fare l’esatto opposto di quello che ha detto?» Chiesi.
«Forse…» ribatté Naruto pensieroso.
«Insomma, ma a voi due non ve ne frega niente che in teoria dovrei consegnare Naruto?»
«E chi ha detto che te lo lascerò fare?» Domandò Naruto scuro in volto.
Impallidii percettibilmente. Stava per caso dicendo che non voleva aiutarmi? Stava dando me e Sasuke in pasto ai porc… all’Akatsuki? Ci stava abbandonando al nostro misero destino? Dopo che l’avevo ospitato? Che ingrato, non voleva neanche farsi ammazzare per me.
«Ma…»
Lui agitò una mano noncurante e sorrise: «Stavo scherzando!»
Tirai un sospiro di sollievo. Ovviamente non avevo intenzione di consegnarlo e andarmene per i fatti miei, ma per attuare il mio piano bislacco avevo quanto meno bisogno di tutto l’aiuto possibile, il suo in primis, altrimenti sarebbe mancata l’essenza del piano.
«E quindi cosa facciamo per salvare Sasuke?» Chiese Naruto.
«Lo lasciamo lì?» Tentò Sai vagamente.
Il mio sguardo assassino gli fece ritirare la sua proposta in men che non si dica.
«Come non detto.»
I loro sguardi si posarono nuovamente su di me, in una muta domanda che doveva significare all’incirca un e quindi?
«Ho un piano.» Affermai sicura, ignorando gli sguardi sconsolati che erano seguiti alla mia affermazione e che volevano dire all’incirca che avrebbero preferito giocare a palla sull’autostrada – sempre che sapessero cosa fosse, intendiamoci – piuttosto che agire secondo ciò che avevo in mente.


Fine diciannovesimo capitolo!


Ed ecco a voi il tanto (?) atteso capitolo!
Sono arrivata a più di cento recensioni e tutto grazie a voi lettori!*___* Grazie!^^
Tra poco partirò per le vacanze, quindi mi è sembrato carino aggiornare visto che non sono sicura di quando potrò farlo nuovamente… ed ecco perché vi ritrovate tra capo e collo questa sottospecie di capitolo!xD
Direi che ci stiamo avviando alla conclusione della storia! Ancora alcuni capitoli – non so ancora dire quanti, ma non molti – e saremo alla fine. Un po’ mi dispiace, ad essere sincera: ormai è un anno che scrivo questa storia e alla fine mi ci sono affezionata!^^
Comunque prima della fine ci saranno ancora alcuni capitoli, quindi, vista la mia lentezza nell’aggiornare, direi che per adesso dovrete avermi tra le scatole ancora per un po’ ecco!xD
Dopo tutta la mia pappardella, ci do un taglio e rispondo alle recensioni, che così magari impiego meglio il mio tempo, invece di scrivere note d’autore (?) sconclusionate!^^’

Pain Hatake: *la sbatacchia*
Tu!
Sì, proprio tu!
*la guarda in cagnesco*
Nulla è più inutile di Sakura, neanche il tuo ex 94. Neanche il mio libro di storia dell’arte che, poraccio, è inutile come pochi!xD
Oh, ehm… questo non c’entra niente, ma stavo leggendo le tue note d’autore e sono schiattata dal ridere quando hai detto che volevi ficcare un palo nel culo a Moccia!xD
Fai finta di niente, a me di solito fanno ridere poche cose, però poi quando becco quella giusta inizio a rotolarmi come una scema!>___>
*si da un contegno e tenta di dare una risposta seria*
La sottoscritta, pseudo autrice, è lieta che il capitolo in questione le sia piaciuto, signorina Pain Hatake!
Quella era una risposta seria!u____ù
Ci do un taglio? Sì, va!^^’ Ok, spero che il capitolo ti sia piaciuto!^^

Zakurio: anche stavolta ho aggiornato in tempi decenti, visto? Sto diventando brava a evitare di fare ritardi di mesi!u_____ù
*Nihal è fiera di se stessa*
Oh, beh, non potevo mollare Sasuke lì, altrimenti poraccio! È molto meglio coinvolgere tutti, così Itachi avrà più gente da ammazzare, altrimenti anche lui, poverino, non può fare niente!O_o *Nihal si spaventa di quello che ha appena detto*
Non farci caso, oggi sono estremamente scema… più del solito, intendo!xD
Ritornando al capitolo, spero che ti piaccia anche questo!^^

Elena_chan: *le stringe la mano*
Qualcun altro che crede che i Teletubbies siano il male! Io l’ho sempre detto che quei cosi traumatizzano!u__u
Anche io trovo affascinante Itachi, peccato che nelle mie storie i personaggi che mi piacciono finiscono per diventare o malvagi o scemi.-.
Spero che il capitolo ti piaccia!^^

foreverme96: ciao!^^
Alla fine la scelta è stata di aiutare Sasuke, anche se non si sa quanto il cosiddetto aiuto possa essere utile. Non si può mai sapere cosa farà Itachi…
Grazie per il complimento! Bellissima?*_______*
Spero che ti piaccia anche questo capitolo!^^

Lady Moonlight: ma è possibile che ogni volta che scriva il tuo nickname lo sbagli? Per la cronaca è già diventato ‘Lady Moonligth’ e ‘Lady Monlight’, ti terrò aggiornata, caso mai diventasse anche qualcos’altro…
Tu!
Come puoi minacciarmi con i Teletubbies? Qual malvagia azione da parte tua!O______o
I Teletubbies sono il male!u___ù
Beh, Itachi non va a prendersi Naruto perché altrimenti Naruto combatterebbe, pianterebbero un casino incredibile e la loro base sarebbe inutilizzabile, perciò vorrebbero che Naruto andasse di sua spontanea volontà più o meno e gli serviva qualcuno che lo convincesse… almeno quella è l’idea contorta che avevo in mente!xD
*scappa a gambe levate* Ma io non potevo abbandonare Sasuke al suo destino, no? No?
*Cleo la pesta*
Suvvia, mica lo consegno proprio, Naruto…
*Cleo la ri-pesta*
Ehm… spero che il capitolo ti piaccia! *si ripara dai pomodori*

Samirina: ciao!^^
Grazie per i complimenti: pensa che io ero convinta che quello che scrivessi non facesse neanche ridere un po’! Perciò sapere che sono divertenti mi rende felicissima!^^
Non so come mi vengono in mente, sarà che il mio cervello continua a rifilarmi in testa cose demenziali? Quindi qualcuna la converto in capitolo!^^
A me Hidan sta abbastanza simpatico, però di pazzo è pazzo, quindi non ho potuto evitare di descriverlo così… pazzo!xD
Comunque spero che questo capitolo ti piaccia!^^

Sadako94: per favore, non dire queste cose ad alta voce che poi magari Itachi ti sente e si inventa un’illusione ripiena di Teletubbies giusto per traumatizzare il mondo intero!O____o
No, suvvia, i piccioni mi stanno simpatici… fino ad un certo punto, però eh! Sai ho avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con un piccione che ha cagato a due millimetri netti dalla mia faccia, quindi sono ancora sconvolta!xD
E ovviamente tenterò di salvare Sasuke. Che, scherziamo? Mica lascio nelle mani di Itachi il mio personaggio preferito!u_____ù
Perciò non ho bisogno delle guardie del corpo, vero?°°
Uh, e visto? Ho aggiornato!^^ Tra poco parto anche io per le vacanze e mi sembrava proprio malvagio non aggiornare!>____>
Ah, e buone vacanze, visto che vai al mare!^^

Sakuchan_94: tsk.
Sorella degenere.
Tu hai commentato soltanto perché nell’altro capitolo compariva Hidan in tutto il suo splendore, ammettilo. Ammettilo, imputata!
*il tale che noi sappiamo tenta di staccare Nihal dal computer*
Per la cronaca adesso mi aspetterei quasi la torta per il complicapitolo, eh. Però, per carità, comprala perché non voglio proprio ritrovarmi a mangiare una cosa che hai cucinato tu. Senza offesa, ovvio!u____ù
*Nihal e il tale combattono. Il tale non riuscirà mai a catturarla, le continuerà a scrivere minchiate! Ah-ah*
Ah, no come non detto. Non ammettere che hai recensito solo per Hidan. Rileggendo la recensione ho notato che lo hai già scritto.-___-
Sorella degenere.
Oh, per la cronaca, grazie per la capra: era il complimento che mi mancava per sentirmi completa, ora sono realizzata!>___>
Sì, Itachi è cattivo! Malvagio! Perfido!
*il tale tenta di infilarle la camicia di forza di soppiatto. Nihal gli sbatte sakuchan in testa. Oh, sorry sister!^^’*
Tsk, sorella degenere.


Bene. Ovviamente ringrazio tutti quelli che leggono la storia, la mettono tra i preferiti, tra le seguite e tra i ricordati. Thanks!^^
Beh, al prossimo capitolo!^^

Nihal

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20


Forse affermare che avevo un piano era stata una mossa alquanto azzardata. D’accordo, avevo pensato a qualcosa che potesse vagamente definirsi una mezza scemenza, ma nulla di più. Al momento, comunque, mi era sembrata la cosa più sensata da fare. Dopotutto ero sconvolta, non potevano mica aspettarsi chissà qual ingegnoso mezzo per salvare le chiappe a tutti. Probabilmente io non avrei cavato un ragno dal buco neanche se fossi stata in una situazione di calma assoluta, ma in fondo a me i ragni facevano schifo, quindi non potevano aspettarsi molto da me.
Quindi, magari, la loro espressione scettica poteva essere giustificata almeno un minimo.
Piano o non piano comunque qualcosa dovevamo farla, quindi decisi che era meglio esporre a loro la mia idea e lasciarli decidere. Chissà che Naruto non tirasse fuori qualcosa di meglio.
No, a pensarci bene la nostra unica speranza era Sai.
«Dobbiamo tornare lì.» Iniziai, tanto per non dire cose scontate.
«Il tuo piano sarebbe questo?» Chiese Sai, che era evidentemente il più scettico di tutti, con quello sguardo scettico che contagiava tutti gli altri facendoli diventare scettici. Inoltre il tono con cui pose la domanda aveva dato il colpo finale a quella poltiglia che era ormai il mio autocontrollo.
«No, il mio piano è di offrire te e Naruto in cambio di Sasuke, che mi sta quasi più simpatico. Lui almeno si limita a guardarmi male, senza commentare le mie idee.» Ribattei piccata, le braccia incrociate e uno sguardo offeso rivolto in direzione dei due ninja che si professavano tali solo quando non c’era da elaborare un piano. Chissà perché in quel momento nessuno dei due si offriva per elaborare una qualche strategia che fosse una. Alla fine lo sapevo anche io che il mio piano era degno di una mentecatta, ma almeno io ci provavo a salvare il ninja a cui non stavo per niente simpatica.
Peraltro la cosa era totalmente reciproca, però salvarlo era una questione di principio.
«Laura, Sasuke è spacciato.» Tentò Sai realista.
La mia occhiata omicida lo convinse a tapparsi la bocca per almeno due secondi. Era stato zitto fino a quel momento e proprio ora doveva iniziare a sproloquiare su cose che non poteva sapere, tentando di uccidere la mia pazienza così insistentemente?
«Finché non lo vedo con i miei occhi nessuno è spacciato. Tranne tu se non stai zitto. E adesso lasciami esporre il mio piano.»
Mi schiarii la gola e se avessi avuto qualche bel foglio di carta che potesse fare scena sarei benissimo passata per una mentecatta che tentasse di fare una conferenza seria, magari vestita in pigiama senza neanche essersene accorta.
«Allora, il piano A prevede che tu» e indicai Naruto con una penna che avevo provvisoriamente preso dalla sua postazione sulla scrivania «faccia finta di essere convinto a consegnarti, mentre lui» e indicai con la penna Sai che ancora manteneva il suo sguardo dubbioso «ti seguirà senza farsi notare. Io ti accompagnerò perché ho fatto una specie di patto con Itachi. Poi voi tenterete di distrarre i mukenin bastardi e io correrò a cercare la cella di Sasuke. Tutto chiaro?»
Sbattei la penna con foga sulla scrivania, tutta presa dal mio ruolo di generatrice di strategie idiote.
I due mi guardarono. E continuarono a guardarmi. Non capivo se la mancanza di commenti stesse a significare che il mio piano andasse bene o che – molto più probabilmente – avrei fatto meglio a stroncare la mia carriera di stratega sul nascere.
Alla fine l’unico commento venne da Naruto.
«E quale sarebbe il piano B?»
Lo sapevo che una domanda del genere sarebbe arrivata. Era una di quelle cose che si sentivano a pelle. Quindi ripresi la fedele penna in mano e, indicandoli, esposi molto professionalmente il sopraccitato piano B.
«Il piano B prevede che voi due mi suggeriate un piano meno scarso del mio.» Affermai con nonchalance, attendendo un loro piano che, evidentemente, non arrivò.
Mi intascai la penna: all’evenienza avrei potuto usarla per infilzare la gola di Deidara.
«Laura, mettiamo che il tuo piano riesca, io e Naruto potremmo distrarre due mukenin. Hai detto che ce ne sono tre sempre che non te ne siano sfuggiti altri.» Commentò Sai, con quella che doveva essere una punta di sarcasmo neanche tanto velato.
Da quando in qua Sai aveva iniziato a fare del sarcasmo? Dovevo essermelo proprio perso.
«Oh, beh… a quello non ci avevo pensato. Comunque cosa cambia?» Chiesi.
«Ti occuperai tu del terzo ninja?»
Quel tono ironico proprio non mi piaceva. Stava per caso insinuando che io e la mia fidata penna non saremmo stati capaci di stendere un Itachi qualsiasi? Che eretico.
Mi grattai la testa sovrappensiero e poi un’idea brillante e per nulla banale fece irruzione dentro di me. Feci segno ai due di attendere, in modo che potessi esporgliela.
Indicai Sai.
«Tu, visto che sei tanto bravo, membro della radice eccetera eccetera, puoi occuparti di due ninja insieme.» Gli spiegai con fare ovvio, annuendo per quel colpo di genio.
Sai fece per replicare, forse proprio per dirmi che quella non era una grande idea e che avrei fatto proprio meglio a darmi all’ippica, ma io lo bloccai sul nascere. Non c’era proprio tempo per le obiezioni sensate in quel momento: dovevamo salvare Sasuke, piano suicida o non piano suicida.
«Bene, in marcia!» Li incitai.
I due, perplessi, mi seguirono per le scale.
«E ricordatevi, qui Hidan può morire perché non c’è nessuno a ricucirlo, quindi possibilmente staccategli la testa.»

***



All’incirca a metà strada, ci dividemmo. Sai ci lasciò per passare attraverso un altro sentiero, un po’ più nascosto del principale, in modo da potersi nascondere prima che arrivassimo noi per poter mettere in atto la nostra messa in scena anche solo per qualche minuto prima che la battaglia iniziasse.
Osservai Naruto camminare tranquillo: non sembrava neanche consapevole del fatto che lui stesse per fare da esca in un’operazione contro una banda di pericolosi mukenin o forse lo era ma non gliene importava molto. In entrambi i casi ammirai profondamente il suo coraggio. In un frangente del genere probabilmente io sarei stata soltanto capace di lamentarmi e non avrei concluso niente lasciando Sasuke al suo destino.
Bisognava anche prendere in considerazione il fatto che sicuramente Naruto voleva salvare Sasuke a tutti i costi. Ormai erano anni che lo cercava e non lo avrebbe lasciato morire per mano di suo fratello per nulla al mondo.
«Siamo quasi arrivati.» Annunciai, indicandogli la chiesa che si trovava in fondo alla strada. Naruto annuì distrattamente, per nulla preoccupato.
Beato lui: il mio istinto mi diceva di prendere il primo volo di sola andata per l’Alaska e di rimanerci per un bel po’. Peccato che non sapessi neanche arrivare all’aeroporto, altrimenti sono sicura che adesso starei raccontando la mia storia al freddo in un confortevole igloo.
Quando arrivammo a qualche metro di distanza dalla radura in cui Sasuke aveva tentato di fare secco Itachi con scarsissimi risultati, vidi quest’ultimo uscire dalla chiesa e fermarsi lì di fronte attendendo che noi ci avvicinassimo.
«Pensi che Sai sia già arrivato?» Sussurrai rivolta a Naruto, sperando che l’apparato uditivo di Itachi non fosse sviluppato come tutto il resto che lo riguardava.
«Non ne sono sicuro, Sai deve cercare di non far avvertire la sua presenza, quindi non posso accorgermene.» Mi soffiò di rimando, tentando di muovere le labbra il meno possibile.
Una cosa potei constatare: come ventriloqui saremmo stati davvero scarsi.
Una volta che ci trovammo di fronte a Itachi, indicai Naruto con un gesto sarcastico.
«Tutto tuo.» Sibilai.
Itachi mi squadrò in maniera strana prima di annuire stancamente.
«Quindi hai rispettato il patto?» Domandò scettico, osservando Naruto come se temesse che fosse finto.
«Ovvio.» Borbottai io incerta, sperando con tutto il cuore che Itachi non avesse prestato attenzione a quella nota di esitazione che per un istante era stata ben evidente nella mia voca.
«D’accordo.» Continuò allora lui e io tirai un sospiro di sollievo. Era andata.
Fu un attimo, prima che Itachi si trovasse dietro di me, con un kunai sfoderato e un sorriso cupo.
«Pensi che io sia stupido?» Chiese.
«Un po’.» Affermai, tentando di dissimulare la paura. Sasuke mi aveva puntato contro la sua katana milioni di volte da quando era arrivato, ma non avevo mai temuto neanche una volta che mi avrebbe ucciso per davvero.
Non avevo dei motivi per crederlo non conoscendolo, però c’era qualcosa che mi aveva detto che lui non lo avrebbe fatto. Il motivo non lo sapevo: magari non ne aveva voglia o forse lo riteneva uno spreco di tempo, ma sapevo che non l’avrebbe fatto.
Con Itachi la situazione era diversa. Si capiva dal suo sguardo: cercava solo una scusa per uccidermi e adesso l’aveva trovata. Aveva capito la fregatura.
Mi sentii immensamente stupida: come avevo potuto credere, anche solo per un secondo, che il mio piano potesse funzionare? Era dell’Akatsuki che stavamo parlando e un piano dell’ultimo momento – uno dei piani più insulsi e scontati che avrebbero potuto essere elaborati – non aveva la minima possibilità di riuscire.
«Esci fuori anche tu.» Intimò a Sai, come se stesse parlando con qualcuno che si trovasse a pochi metri da lui.
Evidentemente era convinto che Sai avrebbe potuto anche sentirlo da lontano.
E così fu, infatti pochi istanti dopo Sai uscì dal suo nascondiglio, avvicinandosi a Naruto che era impegnato ad osservare Itachi con sguardo sprezzante.
«Sei proprio un vigliacco!» Ringhiò al suo indirizzo.
«Davvero?» Ribatté lui beffardo, avvicinando un po’ di più il kunai al mio collo.
Tentai di scansarmi, ma lui mi bloccò il braccio, impedendomi la fuga.
Ormai ne ero quasi sicura: sarei morta lì e in modo potenzialmente molto doloroso e la cosa mi spaventava terribilmente.
«Tieni lei in ostaggio solo perché non ha nessuna capacità combattiva!» Urlò ancora.
Sorvolai sull’evidente offesa alla mie capacità, poiché in quel momento il mio unico pensiero era quello di trovare un modo per scansarmi dalla presa di Itachi. Tentai di attirare l’attenzione di Sai, indicandogli l’ingresso della chiesa: se non potevo andare a liberare Sasuke, doveva farlo lui. Purtroppo ottenni soltanto un viaggio di un centimetro per la lama del kunai.
«Lei ha tentato di ingannarmi. Non credi che sia giusto che la uccida?» Si informò, come se fosse sinceramente interessato all’opinione di Naruto in merito.
«Io credo soltanto che tu sia un pazzo psicopatico.» Dichiarò lui.
Eravamo in una posizione di stallo. Naruto e Sai non si muovevano perché temevano che un passo falso avrebbe decretato la mia morte e Itachi non mi uccideva perché era sicuro che sarei stata perfetta per obbligare Naruto a consegnarsi davvero.
Qualcuno doveva fare una mossa: fu per quello che – per quanto fossi conscia che il mio gesto non sarebbe servito a niente – assestai una gomitata nelle costole ad Itachi, mettendo in moto così quella che si prospettava essere una sanguinosa battaglia.
Naruto si avventò avanti, così come Sai, tentando di spingere Itachi indietro. Tentativo che riuscì a metà, in quanto Itachi ebbe tutto il tempo di ferirmi ad un braccio. Vidi il sangue uscire dall’avambraccio e l’unica cosa che pensai fu che ero stata fortunata: sarebbe stato peggio se fosse uscito dal collo.
Non sentivo dolore probabilmente per l’adrenalina. Scattai, lasciando il combattimento a Naruto e Sai. Non ero così stupida da credere che sarei stata utile in un frangente del genere. Basti pensare a come ero passata facilmente dallo status di ideatrice di piani allo status di ostaggio di non molto valore.
Corsi a perdifiato fino a guadagnarmi l’entrata nella chiesa e, soprattutto, senza voltarmi indietro. Ero sicura che se l’avessi fatto avrei potuto vedere Itachi pronto ad uccidermi e la cosa non mi avrebbe aiutato affatto.
Ancora oggi mi chiedo come sia riuscita a sentirlo, fatto sta che prima di addentrarmi nella botola sentii qualcuno imprecare sonoramente e avvicinarsi all’uscita. Hidan.
Chissà che ordini gli aveva dato Itachi: forse doveva uscire se lui non ritornava in un lasso accettabile di tempo. O forse non aveva voglia di restare là sotto in compagnia di Deidara.
Non appena lo sentii, feci appena in tempo a nascondermi dietro la porta della chiesa prima che si vedesse la sua testa spuntare da dietro l’altare.
«Adesso voglio proprio vedere se Itachi non mi lascia ammazzare quei cazzo di mocciosi!» Brontolò più a se stesso che ad altri, uscendo indisturbato.
Per la prima volta dall’inizio di quell’avventura, tirai un sospiro di sollievo per il fatto che il mio chakra fosse praticamente inesistente. Se così non fosse stato, Hidan si sarebbe accorto sicuramente di me.
Sgattaiolai fin dietro all’altare per poi infilarmi nel passaggio aperto, dal momento che ne era appena uscito Hidan.
Non mi restava che affidarmi al mio senso dell’orientamento e trovare Sasuke. Il tutto in poco meno di cinque minuti, perché Itachi sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro.
In parole povere ero fregata.
Scesi le scale con circospezione: dovevo stare attenta a Deidara, che con tutta probabilità si trovava ancora lì a fare da guardia a Sasuke.
Una volta all’ingresso del corridoio da cui ero uscita per andare a cercare Naruto, mi sforzai di ricordare da dove fosse arrivato Deidara quella volta.
Da destra o da sinistra? O forse era già lì fermo da prima che io lo vedessi?
Inutile, dovevo tentare una strada a caso e sperare che la fortuna mi assistesse; ma sperare davvero tanto perché avevo tante probabilità di perdermi quante ne avevo di essere uccisa, perciò davvero moltissime.
Ad un tratto sentii qualcuno parlare. O meglio, sentii qualcuno quasi urlare.
«Uchiha, hai intenzione di rispondere alla mia domanda?»
Quella era inconfondibilmente la voce di Deidara.
E quello era inconfondibilmente il mio colpo di fortuna, perciò dovevo sfruttarlo finché avevo tempo.
Scattai a destra, da dove avevo sentito provenire la voce, e interruppi la mia corsa soltanto quando mi trovai di fronte Deidara che era impegnato in una conversazione a senso unico con la porta, dal momento che da quanto potevo vedere Sasuke era seduto contro il muro con lo sguardo fisso in un punto preciso – non Deidara, per intenderci – e non sembrava intenzionato a proferire parola, almeno per quel secolo.
«E tu perché sei ancora viva?»
Oh, bel modo di iniziare la conversazione. Un modo alternativo per dire che bello vederti, mi sei mancata!
E il problema era che nemmeno io sapevo perché ero ancora viva e non ero stata così intelligente da prepararmi un falso discorso da appioppare a Deidara per convincerlo a non uccidermi e magari a liberare Sasuke.
Ero scema?
Sì.
Sono rimasta scema, dopo quell’esperienza?
Certo che sì.
Cosa ci facevo lì? Dovevo liberare Sasuke, quello era ovvio. Potevo dirlo a Deidara? Sì, soltanto se volevo morire subito e in modo potenzialmente molto esplosivo.
Dato che non era nelle mie previsioni lasciare questo mondo, tentai con la scusa più banale e stupida che possa esistere.
«Mi manda Itachi.»
Ovvio. Itachi sicuramente aveva mille motivi per mandarmi da lui, soprattutto dopo che avevo tentato di tradirlo.
Lo sguardo di Deidara, infatti, si fece sospettoso. Anche Sasuke alzò lo sguardo incuriosito. Ricambiai per un attimo la sua occhiata, tentando di fargli capire cosa volessi fare – con scarsi risultati, peraltro – e poi mi rivolsi verso Deidara, che non sembrava affatto convinto della mia uscita.
«Per quale motivo?» Mi chiese comunque.
Quella era una buona cosa. Il fatto che non mi avesse ucciso lì, seduta stante, voleva dire che avevo almeno una possibilità di convincerlo. E dovevo impegnarmi, perché quella era davvero la mia unica possibilità.
«Per dirti che ho portato Naruto.»
Wow. Io e la fantasia non abbiamo mai avuto un grande rapporto, però avrei potuto dare una risposta un pochino meno scontata.
Per dirti che ho portato Naruto.
Ma dai? Perché, se non lo avessi fatto avrei potuto essere ancora viva?
Mi avvicinai un po’ a lui. Quello appeso vicino alla porta non era mica un mazzo di chiavi, vero? E quella chiave enorme che sembrava fatta apposta per la serratura della porta dietro la quale si trovava Sasuke non era mica la chiave della cella, vero?
No, perché se non avevo le allucinazioni, allora avevo una gran bella botta di… ehm.
Forse non si aspettavano che arrivassi fin lì viva, quindi Deidara non si era neanche preoccupato di non mettere le chiavi in bella mostra. O forse lui aspettava una mia visita?
«Stai sanguinando.» Mi fece notare.
Non che non ci fossi arrivata da sola, dal momento che il taglio mi faceva abbastanza male.
«E da quando Itachi mi ha atterrato che sto sanguinando.» Tentai.
All'inizio sembrò trovare convincente la mia scusa.
«Sono contenta che Itachi ti abbia mandato qui.» Mi rivelò, avvicinandosi di qualche passo. Io mi allontanai di rimando, accostandomi al muro. Le chiavi erano distanti sì e no cinquanta centimetri, dovevo solo distrarlo, prenderle e aprire la porta, poi ci avrebbe pensato Sasuke.
«Ma dai? Perché, ti sono per caso mancata?» Mi informai, tentando di fare conversazione in modo da poterlo deconcentrare. Ormai era passato un po’ di tempo da quando Sai e Naruto avevano iniziato a combattere e, sicuramente, in quel momento Hidan stava dando manforte ad Itachi, quindi non sapevo quanto tempo mi rimanesse prima che loro mi trovassero e ammazzassero me per essere scappata, Sasuke per essere venuto al mondo e Deidara per essersi quasi fatto fregare da una che andava ammazzata.
«Sì. Mi è molto mancata l’occasione di ucciderti.»
Ah, mi sembrava un po’ troppo strano che si facesse fregare.
«Oh, cazzo.» Mormorai guardando fisso davanti a me e indietreggiando.
Deidara si bloccò proprio nel momento in cui era in procinto di colpirmi e mi guardò stranito.
«Che c’è?» Chiese interdetto.
Feci uno scatto avanti, meravigliandomi io stessa delle mia velocità – probabilmente dettata dalla paura – e afferrai il mazzo.
«C’è che sei uno scemo.» Affermai, armeggiando con foga con la chiave per infilarla in quella maledetta serratura.
«E mollami!» Urlai, quando sentii due mani strattonarmi da dietro per allontanarmi dalla porta. Ma ormai era fatta. Sasuke era libero. E io ero a terra proprio addosso a Deidara, ma quelli erano inutili dettagli.
Sasuke si voltò in direzione di Deidara e lo guardò con espressione sprezzante.
«Non ho intenzione di morire né per mano tua né per mano di Itachi. Ho intenzione di uccidervi entrambi.» Disse, probabilmente alludendo alla domanda che avevo sentito pronunciare prima da Deidara.
Mi alzai di scatto e mi allontanai dal punto in cui ero caduta, conscia che lì sarei stata una preda fin troppo facile per Deidara, che si era alzato prontamente da terra e si era posizionato di fronte a Sasuke con espressione beffarda.
«Sasuke, Naruto e Sai…»
Non attese la fine della mia frase e iniziò a correre nella direzione da cui ero arrivata, inseguito da Deidara. Probabilmente voleva uscire fuori, così avrebbe avuto più spazio per combattere. E soprattutto avrebbe avuto Itachi con cui combattere.
Mi accasciai per un attimo contro il muro, sfinita. Quello era davvero troppo per me. Volevo soltanto urlare e, allo stesso tempo, accertarmi che tutti stessero bene. Tanto io cosa avrei potuto fare? Sarei stata soltanto d’intralcio, quindi forse era meglio se restavo lì.
Però potevo restarmene seduta e aspettare che gli altri morissero?
Dovevo fare qualcosa.
Ad un tratto ricordai che quando avevamo incontrato Itachi, Sasuke portava con sé la katana. E ricordavo vagamente che nella stanza in cui avevo parlato con Itachi c’era una katana.
Non avrei potuto fare molto, però forse potevo riportare a Sasuke la sua arma. Forse contro Itachi gli sarebbe servita.
Mi alzai e corsi a perdifiato attraverso i corridoi, fino ad arrivare all’ingresso della stanza. Ed eccola lì, per terra in un angolo. Mi avvicinai e mi chinai per prenderla.
«Cosa cazzo credi di fare?»


Fine ventesimo capitolo!


*si auto-flagella* ScusateScusateScusate! So che pubblico con un ritardo immenso – addirittura più di un mese! – e sinceramente non ho neanche una scusa. Dopo essere tornata dalle vacanze non ho avuto molto da fare, quindi avrei potuto scrivere il capitolo. Quindi non mi metterò a scrivere non ho potuto/non c’è l’ho fatta/il mio gatto ha iniziato a sputare palle di pelo… In realtà ormai è da metà agosto che mi trascinavo questo capitolo: ho iniziato a scriverlo mentre ero in vacanza, poi però mi sono arenata a pagina due e non sono riuscita a riprenderlo in mano davvero per molto.
Credetemi se vi dico che questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere: per quanto abbia in mente il finale, mi sono resa conto che tentare di trasporlo metaforicamente su carta è davvero dura!°°
Tutto questo per dirvi che mi dispiace e che proverò ad aggiornare più in fretta, soprattutto adesso che siamo alla fine e che ho ancora dei giorni liberi!xD
E adesso passo alle recensioni!^^


Elena_chan: chissà perché, ma io ci passerei la mia vita nel covo dell’Akatsuki!**
Se devo essere sincera, anche io mi sono sempre chiesta cosa cavolo ci possa essere che lo Sharingan non è in grado di fare, visto che alla fine spuntano nuove abilità come funghi!xD
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!^^

Pain Hatake: *Nihal le stringe la mano*
Non puoi che trovarmi d’accordo. Ho sempre avuto una certa antipatia per Sakura: nella prima serie perché era completamente inutile, nella seconda, anche se è migliorata, non è mai riuscita a diventarmi simpatica. Sarà perché è Sakura, non so se mi spiego!xD
E non deprimerti, eh!°° Che con questo capitolo ho dato la dimostrazione della mia capacità di scrivere come un cane!xD
*sparisce*

Zakurio: sì, anche io ci sono rimasta un po’ così, quando l’ho scritto!xD
Infatti poi il piano si è rivelato davvero mooooolto utile e privo di rischi!^^’
Sono andata in vacanza in montagna e qualche giorno al mare e – purtroppo, aggiungerei – c’è stato un sole che spaccava le pietre! Alla fine, di ritorno a casa, dovevo praticamente essere raccolta con il cucchiaino!xD
Ritornando al capitolo, no, oltre al piano direi che la mia adorata protagonista non è in grado di produrre nulla, infatti Naruto e Sai – quegli scansafatiche! >___> – avrebbero dovuto combattere contro tutti e tre, ma si sa, i ninja di oggigiorno non sono affatto affidabili!u____ù
*e qui Nihal fu internata in un manicomio*
Che dire, spero che il capitolo ti piaccia!^^

foreverme96: ciao!^^
xD… ok, diciamo che il piano era un po’ scemo!xD
Infatti si vedono le conseguenze!_-_
Spero che il capitolo ti piaccia!^^

Sadako94:u____ù
L’ho salvato, cosa credevi?>____> Mica potevo lasciare il mio personaggio preferito nelle mani di quei cattivoni dell’Akatsuki! Poi con quel Deidara lì, che sembra proprio un brutto elemento!
*modalità vecchietta: on*
Devo ancora tenermi le guardie del corpo? No, sai, sono un po’ care e poi iniziano a picchiarsi tra di loro devastandomi la camera!°°
Ehm…
*scappa*
Come hai potuto anche solo nominare il mondo dei Teletubbies?°° Quei cosini colorati sono il male e quando meno ce lo aspetteremo invaderanno la Terra!
*modalità schizzata: sempre accesa*
Io sono andata in montagna e si moriva di caldo. Insomma, uno va in montagna per un po’ di fresco e invece poi si scioglie!_-_ Spero che da te abbia fatto bel tempo – senza temperature esagerate, però!_-_ –… anche qui aveva grandinato a inizio agosto!xD
Oh, e per ritornare al capitolo, spero che ti piaccia!^^

Samirina: figurati, sono comunque contenta che tu abbia lasciato una recensione!^^
Come sono andate le vacanze? Spero bene!^^
Beh, il piano l’hai visto, però ho i miei dubbi se a questo punto meriti l’appellativo di piano, visto che razza di cagata è!xD
Spero che il capitolo ti piaccia!^^


Voglio ringraziare tutti quelli che continuano a seguire questa storia nonostante i miei aggiornamenti incostanti! Grazie!^^
E adesso sparisco!^^

Nihal

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21


Mi voltai di scatto solo per rimpiangere, qualche secondo dopo, di averlo fatto. Avrei potuto rimanere girata e fare finta di essere pazza e di sentire voci nella mia testa. Invece no, mi ero voltata e adesso mi toccava fronteggiare un Hidan che, chissà perché, era ritornato nel covo e mi aveva trovata.
Puntai una tremolante katana verso di lui scatenando la sua ilarità.
«Pensi di potermi ammazzare con quella?» Mi chiese indicandola.
In realtà avevo pensato di usarla per nascondermici dietro, però a pensarci bene neanche il suo suggerimento era esattamente da buttare via.
«Perché, pensi che ci riuscirei?» Mi informai speranzosa.
Lui alzò gli occhi al cielo come se la mia fosse stata la più stupida delle domande – lo era? – e iniziò ad avanzare minacciosamente verso di me.
«No, un attimo, perché non ci sediamo e ne parliamo con calma?» Proposi, tentando invano di indietreggiare. Il muro mi bloccava la strada e, purtroppo, non avevo ancora imparato a disintegrarli con un pugno come sapevano fare quegli idioti che erano a combattere per la loro vita e ignoravano che io stavo per andare all’altro mondo.
Iniziai ad agitare convulsamente la katana davanti a me nel panico, sempre più convinta che Hidan si divertisse guardandomi mentre mi comportavo da idiota in maniera più evidente del solito.
«Non dovresti chiedere a Itachi se vi servo viva?» Chiesi quasi in una supplica, tentando di farmi piccola piccola.
Un rumore proveniente dall’esterno mi fece comprendere che oltre al fatto che stavo per morire in maniera potenzialmente molto dolorosa, stavo anche per morire in un posto pieno di topi.
Perfetto, quello era il mio sogno di una vita dopo l’essere attaccata da un assassino nel sonno.
Hidan ridacchiò.
«No, mi dispiace, ma tu non ci servi a niente.»
Ah, bene… almeno era stato diretto, niente giochi di parole o cose così.
In un impeto di qualcosa non meglio definito gli gettai la katana addosso – probabilmente dimenticandomi che l’uso di una katana è leggermente diverso – ma lui non dovette neanche spostarsi visto che questa lo mancò di un metro buono e finì accanto alla porta, dove non avrei potuto andarla a riprendere per nessun motivo al mondo.
Ancora una volta mi trovai a dover ringraziare la mia mira che evidentemente non mi era venuta in soccorso neanche in un momento tanto critico come quello.
Beh, grazie mira.
«Non va più di moda concedere l’ultimo desiderio?» Domandai cercando di guadagnare tempo, mentre osservavo l’asta con apprensione.
Lo sapevo che io e quell’arnese non saremmo potuti andare d’accordo.
«Non hai bisogno di desideri, dovresti essere fiera di morire per Jashin.»
«Eh, sì, hai colto nel segno, non vedo l’ora.»
«Davvero?»
«No, e stammi lontano con quella cosa!»
Chiusi gli occhi rintanandomi ancora di più nel mio pezzo di muro, sperando che Hidan venisse distratto da un topo o da qualsiasi altra cosa. All’improvviso fui contenta che quel posto non sembrasse per nulla sicuro: e se le pareti fossero cedute in quel momento, seppellendo vivo Hidan?
«Beh, comunque non me ne frega un caz- merda che male! Chi è stato lo stronzo? Fatti vedere che ti ammazzo!»
Dal momento che ciò che stava dicendo Hidan non corrispondeva a ciò che mi sarei aspettata di sentire e dal momento che non sentivo ancora nessuna lancinante e mortale fitta, ne dedussi brillantemente che qualcosa dovesse essere andato storto nel rituale del jashinista.
Sollevai la palpebra di un millimetro, giusto per accertarmi della scena e poi la richiusi, schifata.
Da una parte giaceva la testa di Hidan, dall’altra il suo corpo, che in quel momento si trovava sulla spalla di Sasuke, che sembrava lottare non poco per tenerlo fermo.
«Cosa cazzo stai facendo con il mio corpo? Non appena torno insieme giuro che ti ammazzo, non sembra ma quando ti staccano la testa fa male, stron-»
«Taci.» Lo zittì Sasuke, invitandomi ad uscire dalla stanza con un gesto annoiato. Io, che avevo finalmente avuto il coraggio di riaprire gli occhi, evitando di guardare Hidan – cosa inutile tra l’altro, dal momento che un pezzo consistente di lui si trovava addosso a Sasuke – lanciai all’Uchiha uno sguardo interrogativo.
«Mi serviva la katana.» Si giustificò lui.
Lo seguii fuori da quella stanza finché non arrivammo di fronte alla cella in cui ci eravamo risvegliati. Lì Sasuke rinchiuse il corpo di Hidan che ancora continuava a tirare calci e si allontanò.
«Ora ti consiglio di uscire.» Mi avvertì.
Feci come mi era stato detto senza farmelo ripetere due volte: avevo capito che dovevo lasciar fare a quelli che ne sapevano più di me, se volevo almeno sperare di arrivare viva al mio diciottesimo compleanno.
Non sapevo cosa voleva fare Sasuke, però sicuramente non era nulla che volevo vedere davvero, quindi corsi per le scale che quel giorno avevo imboccato più volte fino a ritrovarmi fuori dal passaggio, dietro l’altare.
Feci appena in tempo ad allontanarmi di lì che sentii una forte esplosione provenire da sotto, con annesso cedimento del pavimento nel terreno circostante.
Spaventata, corsi ancora più lontano, temendo che il pavimento potesse cedere anche dove mi trovavo io.
Mi voltai soltanto per vedere se Sasuke era riuscito ad uscire di lì, perché era avvenuto tutto troppo velocemente e temevo che non avesse avuto il tempo di scappare.
«Sasuke…» Mormorai sconvolta, non vedendolo arrivare. Non poteva essere rimasto lì sotto: non era così stupido.
Eppure nessuno mi rispondeva.
Avevo paura che quel posto crollasse da un momento all’altro, però non riuscivo a muovermi di un millimetro.
«Sasuke…» Mormorai nuovamente, sperando in una risposta, per quanto fossi convinta che con tutto il rumore provocato dall’esplosione e dai combattimenti di fuori lui non avrebbe potuto sentirmi.
«Ti avevo consigliato di uscire.»
Una voce alle mie spalle mi fece voltare raggiante. Sasuke si trovava esattamente dietro di me, senza nessuna ferita da esplosione.
«Sasuke!» Urlai felice. «Cosa stai facendo?»
Non appena mi resi conto di cosa stessi facendo davvero, tentai di ricompormi: in un impeto di felicità gli ero praticamente saltata addosso e ora lui mi guardava come se fossi qualcosa di particolarmente strano e irritante.
Ripresi una posizione dignitosa e mi allontanai leggermente.
«Beh, è stato puro istinto. Non è che io ci tenga a saltarti addosso.» Bofonchiai, guardando dovunque tranne che nella sua direzione. «Vattene.»
«Cosa?»
Guardai Sasuke stralunata: come si permetteva di darmi degli ordini?
«Ho detto vattene.»
E anche di ribadirli, oltretutto!
«Neanche morta.»
«Ed è esattamente quello che diventerai se resti qui.»
«Credo che seguirò il tuo consiglio, ma non perché me l’hai detto tu!» Urlai alle sue spalle, visto che stava uscendo dalla chiesa ignorandomi.
Il rumore sinistro di una mattonella sotto i miei piedi mi convinse a seguirlo, così ci ritrovammo entrambi fuori dalla chiesa.
Lo scenario che mi si parò davanti era un qualcosa di devastante. Subito mi chiesi come mai nessuno si fosse accorto di ciò che stava succedendo, però poi mi resi conto che eravamo molto lontani dal centro abitato, quindi nessuno avrebbe potuto sentire o vedere qualcosa.
Da una parte c’erano Sai e Deidara che stavano lottando. La maggior parte del rumore veniva da là, dal momento che centinaia di piccioni esplosivi continuavano a piovere su Sai, che li schivava con abilità.
Dall’altra c’erano Itachi e Naruto, quest’ultimo in evidente difficoltà, che cercava di evitare di cadere in un’illusione del suo nemico.
Al nostro arrivo la battaglia tra Itachi e Naruto sembrò fermarsi per qualche secondo.
Itachi si voltò verso Sasuke e gli sorrise impercettibilmente di un sorriso sprezzante.
«Naruto, vai ad aiutare Sai.» Ordinò Sasuke.
Io ero sicura che Naruto avrebbe detto di no, perché Itachi era un nemico molto più forte e lui aveva bisogno di aiuto per batterlo. Invece lui fece solo un cenno d’assenso, come se gli avesse riservato il posto sin dall’inizio e si allontanò.
«Naruto, ma sei stupido? Sasuke da solo non ce la può fare!» Gridai, sconvolta dal suo comportamento. Era ovvio che Itachi non era un nemico alla sua portata.
La mia affermazione mi fece guadagnare uno sguardo vagamente schifato fa parte di Sasuke e uno compassionevole da parte di Naruto.
«Laura, tu non capisci. Questa è una cosa che deve fare lui.» Mi spiegò, come se fosse la cosa più normale al mondo, prima di correre in aiuto di Sai, che adesso sembrava davvero in difficoltà sotto tutti i colpi di Deidara.
Davvero, non riuscivo a capire il loro ragionamento. Da una parte sarei voluta correre ad aiutare Sasuke, dall’altra ero sicura che non sarei stata per nulla utile, nell’improbabile possibilità che mi fossi potuta avvicinare abbastanza per tentare di colpire Itachi.
L’unica cosa di cui ero sicura, quindi, era che dovevo andare via di lì, però per quanto mi dicessi che rimanere in quel luogo era pericoloso, le mie gambe si rifiutavano di muoversi.
«Laura attenta!»
Non feci in tempo a voltarmi che fui colpita dal rimbalzo di un’esplosione e atterrai qualche metro più in là.
Da quel momento in poi tutta la battaglia intorno a me iniziò a sembrarmi surreale. Non sono neanche sicura di ciò che avevo visto: i colpi, i suoni delle esplosioni… tutto si era fatto confuso a causa del colpo che avevo ricevuto cadendo a terra.
Sai che colpiva Deidara alle spalle e Naruto che cercava di atterrarlo con un Rasengan.
L’urlo di Sai dopo essere stato colpito da Deidara e quello di stupore di Deidara dopo essersi reso conto dell’attacco di Naruto.
Sasuke che attivava lo Sharingan e si lanciava con foga contro il fratello.
Itachi che evitava il fendente della katana e derideva Sasuke.
Naruto che dopo aver atterrato Deidara veniva a vedere come stavo.
Tutto sembrava ovattato.
«Laura, stai bene?» Mi chiese, sollevandomi.
Avrei preferito che non l’avesse fatto dal momento che nell’esatto istante in cui mi toccò iniziai a sentire dolore da tutte le parti.
Poi, a poco a poco, iniziai a capire che il dolore in realtà non si trovava in tutto il corpo, ma era focalizzato in un punto preciso.
«Mh… più o meno…» Risposi, tentando di focalizzare cosa stava succedendo di fronte a me e tentando di ignorare le fitte alla gamba.
Naruto mi aiutò a sollevarmi e mi portò vicino ad un albero, in modo che potessi sedermi.
«Deidara si sta rialzando… sembra.» Osservai, mentre mi sedevo a terra con cautela, cercando di non appoggiarmi sulla gamba destra. Sperai che non fosse rotta.
«Ci pensa Sai, non ti preoccupare.» Mi disse, e indicò Sai che si stava avventando su di lui prima che si rialzasse.
«Tu vai ad aiutare Sasuke?» Chiesi speranzosa, notando che il minore degli Uchiha era in difficoltà.
Naruto sospirò e sorrise tristemente: «Sì, anche se immagino che mi odierà per questo.»
Così dicendo si allontanò da me e corse in aiuto a Sasuke.
Chiusi gli occhi per un attimo, ma poi li riaprii subito; l’unica cosa che volevo in quel momento era andare a casa e fare finta che non fosse successo niente, ma per forza di cose non potevo ed ero obbligata a stare lì a guardare Itachi fronteggiare Naruto e Sasuke senza dare segno di stanchezza.
Notai anche il lampo che passò negli occhi di Sasuke nel momento in cui Naruto lo raggiunse. Ero sicura che l’avesse visto anche Naruto e in risposta la sua espressione si era fatta più determinata.
«Naruto vai via!» Lo sentii urlare, mentre si lanciava con rabbia verso Itachi.
«Non se ne parla!» Urlò lui di rimando, creando diverse copie per tentare di colpire Itachi con un nuovo Rasengan.
Mi chiese quale fosse il suo limite. Iniziava a sembrare stanco anche lui.
«Siete stanchi?» Chiese Itachi, come se mi avesse letto nel pensiero.
I due risposero combattendo ancora più ferocemente di prima, di modo che iniziai a non distinguere più i colpi.
Mi voltai in direzione di Sai, che a quel punto sembrava avere la meglio su Deidara, ormai stremato e senza argilla rimasta.
Subito desiderai non averlo fatto: l’ultimo colpo, letale, di Sai, era stato veloce. Non l’avevo quasi visto. Però la mia soglia di sopportazione di omicidi da ninja era già arrivato al limite con la schifosa decapitazione di Hidan, quindi mi voltai di nuovo verso Sasuke e Naruto, evitando di guardare il corpo di Deidara.
«Laura come stai?» Mi chiese Sai, che evidentemente si era avvicinato a me dopo aver finito il lavoro. Gli diedi un’occhiata sommaria: espressione affaticata, molte ferite e diverse scottature. Distolsi lo sguardo dal braccio in cui si intravedeva la carne viva.
«Sicuramente meglio di te.» Dissi.
«Oh, questo non è niente.» Minimizzò lui, avendo addirittura il tatto di nascondere il braccio alla mia vista. Era proprio cambiato dal nostro primo incontro.
Lo osservai meglio: anche se tentava di non darlo a vedere, era ovvio che era sfinito, eppure, dopo aver controllato come stavo, era già pronto a tornare sul campo di battaglia a dare manforte a Naruto e Sasuke.
Dopotutto tre erano meglio di due, anche se immaginavo che Itachi si sarebbe accorto subito del tentativo di attacco di Sai.
Mentre quei pensieri scorrevano liberi per la mia testa, un’idea istantanea mi fulminò.
Itachi non poteva accorgersi di un attacco a sorpresa di Sai, se lui non lo attaccava veramente. Feci cenno a Sai di fermarsi un attimo e di rimanere fermo e poi, con tutto il fiato che avevo in corpo, urlai: «Sai, attaccalo alle spalle!»
Sai mi guardò stupito.
Itachi si voltò. Non so se lo fece perché credeva davvero che Sai lo stesse attaccando senza che lui se ne fosse accorto o per un riflesso condizionato al mio urlo.
Fatto sta che questo diede il tempo a Naruto di completare il suo ennesimo Rasengan e attaccarlo.
Itachi sorrise impercettibilmente e si voltò, bloccando Naruto proprio all’ultimo momento e spedendolo a molti metri di distanza da lui. Io sospirai sconfitta, prima di notare la sorpresa sul volto di Itachi.
All’inizio mi chiesi come mai fosse sorpreso: era riuscito ad evitare l’attacco.
Poi notai una lama spuntare dalla sua schiena e lo sguardo trionfante di Sasuke che stringeva spasmodicamente la sua Kusanagi.
«Bravo, fratellino, mi hai quasi battuto.» Mormorò.
Prima che Sasuke potesse capire quella sua frase, gli occhi di Itachi si tinsero di rosso e in un istante scomparve, lasciando Sasuke con la katana in mano, intrisa del suo sangue.
«L’ha ucciso?» Chiesi a Sai.
«Non lo so.» Ammise lui.
Osservai la calma intorno a me. Qualunque cosa fosse successa, era tutto finito. La chiesa era crollata completamente, distrutta nelle fondamenta da Sasuke e il paesaggio tutt’intorno sembrava tutto fuorché ciò che era prima.
Mi alzai aiutata da Sai e andai incontro a Naruto e Sasuke, che ancora guardava nel punto in cui era scomparso Itachi.
Non ebbi il coraggio di dire nulla e così come me anche gli altri.
Era finita, però Sasuke sarebbe dovuto rimanere nel dubbio: aveva o non aveva ucciso suo fratello?
«Naruto, aiutami.» Dissi, cercando una scusa per lasciare Sasuke da solo. Naruto sembrò comprendere al volo e insieme noi tre ci dirigemmo a casa. Mentre avanzavamo mi voltai diverse volte indietro, però Sasuke non accennava a muoversi. Per quanto fossi tentata di tornare indietro, mi dissi che non era il caso. Tanto Sasuke sarebbe venuto prima o poi.
«Itachi è sparito con la sua tecnica spazio-temporale.» Constatò Sai.
«Sì.» Annuii io.
«E Sasuke l’ha copiata con il suo Sharingan.» Aggiunse Naruto.
Andammo un po’ avanti. Anche in una situazione del genere Sasuke era riuscito a pensare a cosa fare.
Riflettei un po’ sulle implicazioni di quel fatto. Voleva dire che quando Sasuke sarebbe tornato, loro tre sarebbero potuti partire.
Osservai un po’ Sai e Naruto e istintivamente capii che non volevo che accadesse. All’inizio li avevo considerati solo una grande scocciatura, però adesso mi sentivo legata a loro; erano miei amici.
«Ho voglia di ramen.» Sentenziò Naruto.
Sorrisi. Non valeva la pena di pensarci per il momento. Qualunque cosa avessero deciso di fare, non sarebbe accaduta quel giorno.


Fine ventunesimo capitolo!


Ed eccoci qui al penultimo capitolo di questa storia! Ormai è passato più di un anno da quando ho iniziato a scriverla e finalmente sono giunta quasi alla fine. Il prossimo capitolo sarà una sorta di epilogo e poi potremo dichiarare conclusa l’avventura di Ninja’s are coming
Eh… beh… non mi viene niente da dire perché se da un lato sono contenta di riuscire a portare a termine questa storia, dall’altro lo trovo un po’ deprimente.-.
Quindi vi lascio ai vostri insulti per il mio ritardo nell’aggiornamento e vi do appuntamento al prossimo capitolo!^^

Yunalesca_Valentine: ciao!^^ Eh sì, alla fine mi sa che la penna è stata totalmente inutile: avrei dovuto come minimo avere un lanciarazzi o cose così!xD
Sì, era Hidan, ci hai azzeccato, anche se lì non ci potevano essere equivoci: Hidan è inconfondibile!
Spero che il capitolo ti sia piaciuto!^^

Elena_chan: *si cerca un bodyguard che prenda le freccette al posto suo*
Ciao!^^’’’’
Con un po’ di ritardo ma ho aggiornato!^^Quindi metti via quella bambolina malefica!O___o
*Nihal scappa lontano*
Ehm… non è che dopo aver letto questo capitolo ti viene voglia non so… di uccidermi? Sai, sono ancora giovane!o___ò
Beh, che dire? Spero che il capitolo ti piaccia!^^

Sadako94: ciao!^^
Guarda non dirlo a me: inizio a pensare che il caldo mi perseguiti visto che ovunque vado si muore!_-_
Lasciamo perdere l’ennesimo ritardo con cui ho postato il capitolo…
*Sadako la rincorre*
Facciamo finta di niente…
*Nihal scappa*
Amici come prima?^^’
*Un’orda di sicari la insegue*
O____O
Ehm… che dire di questa strage di Akatsuki? Mia sorella mi ha guardato malissimo quando le ho svelato la fine che faceva Hidan, però ovviamente tu capirai che era una pedina sacrificabile, vero?
Vero?°°
E’ vero che ci manca solo Orochimaru in questa fic, però c’erano già cattivi a sufficienza, altrimenti poi facevo una sproporzione con i buoni!xD
E… ehm… dopo questo capitolo tu non mi vuoi uccidere, vero?
*scappa*

Zakurio: ehm… direi che sono di nuovo in ritardo, eh già!^^’ Mi sa che alla fine dovrei trovarmi un lavoro che non sia né ideare piani né andare dietro a ninja, perché evidentemente sono scarsa in tutte e due le cose!^^;;
Spero – anche se non credo proprio – che sia valsa la pena di aspettare il capitolo, visto che ci ho messo di nuovo più di un mese.-. Però a mia discolpa posso dire che ho iniziato a scriverlo da tanto, solo che poi non riuscivo mai ad andare avanti!>____>
*sparisce prima che Zakurio la uccida*

Pain Hatake: *Nihal abbraccia Pain*
*Nihal vede gli shuriken dietro la schiena di Pain*
Beh, suvvia non vogliamo essere violenti vero? Dopotutto ci ho messo soltanto più di un mese ad aggiornare e ho anche provato a fare un capitolo decente… conta la buona volontà, no?^^;
Mi dispiace che tu abbia il blocco, ho una vaga idea di come ci si sente… però fa sempre bene ricordarsi che saremo sempre e comunque più produttivi di Sakura: altro che forchetta nel brodo! Almeno quella volendo possiamo usarla come oggetto contundente!xD
Ehm… spero che il capitolo ti sia piaciuto!^^ Altrimenti hai tutto il mio appoggio e la mia comprensione se vuoi tirarmelo dietro, sappilo!u___ù
E detto questo sparisco!.-.

Samirina: sì, ho proprio realizzato un nuovo personaggio che non sa fare niente!xD Tranne ideare piani inutili, mi sembra ovvio!u____ù
E sa anche sproloquiare, però solo quando non ce n’è bisogno!_-_
Beh, comunque spero che questo penultimo capitolo ti piaccia!^^
Ciao!^^

Erykuz: ciao!^^
Hmh, fammici pensare… ok, ti perdono perché oggi mi sento proprio tanto magnanima!^_____^
No, non ti preoccupare, tanto non è obbligatorio recensire tutti i capitoli, a me basta anche che qualcuno legga, mi accontento con poco, io!u____ù
Il personaggio misterioso era Hidan! Perché non potevo lasciarlo da parte, poverino, dovevo dargli il suo momento di gloria!u____ù E’ durato un po’ poco però l’ha avuto!>___>
Adesso sparisco, perché ho il malsano presentimento che dopo la pubblicazione di questo capitolo qualcuno verrà ad aspettarmi sotto casa!O___O
Ciao!^^

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 (Epilogo) ***


Capitolo 22 - Epilogo


Ormai da quel giorno erano passate due settimane e Sasuke non si era ancora fatto vedere. Iniziavo a credere che non sarebbe mai più tornato o che se ne fosse tornato nel mondo dei ninja lasciando qui Naruto e Sai.
Una volta tornati a casa, avevamo fatto la conta dei danni: Naruto aveva diverse ferite e aveva quasi esaurito il chakra, ma grazie alla sua forza e al chakra della volpe, si era ripreso in poco tempo. Le ferite di Sai erano un po’ più gravi: diverse ustioni gli ricoprivano il corpo e, sebbene i giorni di riposo gli avessero fatto bene, doveva ancora riprendersi del tutto.
Tutto sommato, io ero quella che se l’era cavata con poco: una caviglia rotta e un bernoccolo gigante in testa. Non mi donava particolarmente, ma non potevo lamentarmi.
La versione ufficiale, quella a cui dovevamo attenerci, era che durante il misterioso incendio alla chiesa fuori paese io e Naruto, passando casualmente in quel punto, avevamo visto le fiamme levarsi dall’edificio. Ci eravamo avvicinati cautamente e le urla di Sai, per qualche arcano motivo intrappolato nella chiesa, ci avevano spinti ad entrare. Lì oggetti contundenti di vario tipo avevano colpito me e Naruto prima che riuscissimo a trovare la fonte delle urla. Una volta raggiunto Sai eravamo usciti.
Non so quanto questo scenario possa essere realistico, però quando lo raccontammo tutti ci credettero.
Dovemmo anche sorbirci i vari che imprudenza, i giovani d’oggi sono tutti scapestrati e sicuramente quei due erano andati a pomiciare della cerchia degli anziani, ma tutto sommato ne era valsa la pena.
Nessuno, eccetto noi quattro – e Carmen, che era riuscita chissà come a convincere Naruto a raccontarle tutto – conosceva la verità dei fatti. Ancora si cercava il fantomatico piromane che aveva dato fuoco alla chiesa e la nostra emozionante e quasi mortale avventura sarebbe rimasta per sempre un segreto.
Comunque noi saremmo rimasti argomento di conversazione per molto, molto tempo. Dal momento che ciò che era successo era il fatto più interessante che si era verificato da circa cinquant’anni a quella parte – cinquant’anni prima un camion si era schiantato contro la parete di un ristorante – il giornale locale non aveva potuto evitare di parlarne, obbligando i poveri giovani che si trovavano lì per caso ad impegnarsi in un’esauriente riassunto dei fatti. Era stato un qualcosa di esilarante vedere Naruto lanciarsi in un’approssimativa imitazione di me che cadevo mentre tentavo di salvare il povero Sai intrappolato tra le fiamme. Ancora migliore era stata la mia imitazione di Naruto che veniva colpito in testa da un’ipotetica trave mentre urlava arriva la cavalleria a salvarti!.
Per la cronaca, sì, nessuno aveva messo in dubbio il nostro racconto: si erano bevuti ogni singola parola.
Quella mattina era stata identica alle altre. Mi ero svegliata, mi ero alzata, come al solito non avevo fatto colazione e purtroppo ero andata, per la prima volta dalla battaglia, a scuola dove tutti – neanche fossero comari di paese – erano venuti a conoscenza di ciò che era successo.
Non appena io e Naruto mettemmo piede in classe, l’Uzumaki fu aggredito dalla componente femminile di essa.
«Tom, davvero hai salvato Igor da un incendio?»
Sulle prime restai un po’ sorpresa. Poi mi ricordai la questione dei nomi e con un colpo di gomito evitai che Naruto se ne uscisse con qualcosa tipo ma io mi chiamo Naruto!
«Oh, ma allora sei un eroe! Anche io sto bruciando… d’amore per te! Che ne dici di venire a salvarmi stanotte?»
«E sei entrato in quella chiesa tutto solo?»
Naruto si grattò la testa imbarazzato, annuendo ad ognuna delle domande che gli venivano poste. Eccezion fatta per la proposta oscena, ma solo perché gli tirai un calcio in uno stinco prima che potesse accettare.
«Lo sapevo che eri speciale: andare lì da solo… che coraggio!»
No, ora basta. Da mezz’ora ormai tentavo di guadagnare il posto al mio banco scartando e dribblando ragazze scalmanate, ma che mi si dovesse ignorare in quel modo!
«Veramente c’ero anch’io con lui, eh.»
Marta – la ragazza dell’appuntamento a quattro che ormai sembrava di epoche fa – mi guardò dall’alto in basso come se fossi qualcosa di particolarmente fastidioso.
«Ma davvero?» Iniziò una voce.
Dentro di me gioii: finalmente si rendevano conto che anche io avevo avuto la mia parte!
«E quindi sei andato lì tutto da solo!»
E basta!
Tentai di farmi spazio nella mischia e di evitare di rompermi anche l’altra caviglia e andai a sedermi, ignorando le oche che ancora osannavano Naruto che aveva salvato il povero Sai tutto da solo.
«E quindi Tom ha salvato Igor tutto da solo!» Rincarò Anna, la mia vicina di banco, in tono malefico.
«Sì, brava, mettitici anche tu.» Mormorai io depressa, spalmandomi completamente sul banco.
Anna mi batté qualche colpo sulla spalla, comprensiva – o più probabilmente sarcastica – e mi chiese come stesse Sai, che, inutile dirlo, non era potuto venire a scuola.
Feci appena in tempo a risponderle che si stava riprendendo, quando la professoressa di storia dell’arte entrò, facendo disperdere il branco di ochette vicino a Naruto.
Finalmente non avrei più sentito nominare chiese e incendi per tutto il giorno.
La professoressa ci scrutò uno ad uno e poi aprì il libro per iniziare la sua lezione.
«Allora, prima di cominciare, avrei una curiosità.»
Magari voleva sapere se era vero che quella maglia le faceva i fianchi larghi: la risposta era sì al quadrato.
«Tom è vero che hai salvato Igor da un incendio tutto da solo
E che cavolo, però!
Anna rise e su quella nota deprimente – almeno per me – iniziò la lezione più noiosa a cui avessi mai assistito.
Quando le cinque ore passarono, corsi fuori dalla classe come se fossi inseguita da Itachi in persona e arraffai Naruto per la collottola, portandolo con me. Chissà perché, ma gli sarebbe piaciuto fermarsi a chiacchierare ancora un po’ con le mie compagne, che lo avevano puntato per tutta la giornata.
Inutile precisare che io avevo intenzione di andarmene da lì il più in fretta possibile. Sicuramente non avevo voglia di fare da spalla a Naruto che rispondeva a questa e a quella domanda.
Qualcuno mi sfiorò una spalla.
«Scusate, volevo sapere…»
E no, quello era davvero troppo. Un’altra domanda sull’accaduto e non rispondevo più delle mie azioni.
Mi voltai verso il malcapitato di turno – caso volle un ragazzo della classe affianco alla nostra. Un ragazzo molto bello, della classe affianco alla nostra – e iniziai ad urlare come un’invasata: «No! Tom non ha salvato Igor tutto da solo, c’ero anche io a rompermi la caviglia insieme a lui e no, non raccontiamo tutta la storia dall’inizio!»
Sia Naruto che il ragazzo-molto-bello dell’altra classe mi guardarono basiti. Naruto si allontanò cercando di mettere quanta più distanza possibile tra me e lui senza far sembrare che mi stesse mollando lì. Il ragazzo-molto-bello, dopo essersi ripreso dallo stupore per la mia risposta, aveva replicato: «Veramente volevo chiederti cosa ti eri fatta alla caviglia, ma mi pare di averlo capito… e direi che ho anche capito che sei una pazza psicopatica.»
Dopo avermi risposto si allontanò sdegnosamente, non concedendomi neanche uno sguardo.
Ecco, avevo fatto l’ennesima figura di merda. Perché capitavano tutte a me?
Una volta salita sull’autobus che ci avrebbe riportato a casa, mi buttai di peso sul sedile e incrociai le braccia al petto piccata.
Non aprii più bocca finché non fummo a casa, neanche quando, sul pullman, Naruto mi chiese perché me la prendessi tanto.
A onor del vero in quell’occasione avrei anche replicato, ma c’era talmente tanto baccano che non ne sarebbe valsa la pena, quindi lasciai cadere il discorso e mi concentrai ostinatamente sul finestrino.
Quando vidi qualcuno del tutto simile a Sasuke camminare sul ciglio della strada, credetti di avere le allucinazioni.
«Hai visto Sasuke per strada?» Chiesi a Naruto, per accertarmi di non averlo immaginato.
Naruto si voltò verso di me, guardandomi con sguardo interrogativo. Sospirai delusa.
«Niente, lascia stare.»
Naruto mi sorrise brevemente e si voltò nuovamente verso le due ragazze sedute di fianco a noi e riprese a raccontare da dove aveva lasciato la sua avventura eroica e solitaria, menzionandomi come palla al piede che invece di aiutarlo l’aveva intralciato.
Le due ragazze mi fissarono con disprezzo, come a farmi intendere che avrei dovuto suicidarmi per aver intralciato l’eroico Naruto.
Mi misi nuovamente a guardare la strada che, purtroppo, non ospitava nessun Sasuke.

***


Me ne tornai a casa ignorando Naruto, ancora vagamente offesa dal fatto che nessuno avesse pensato che anche io avevo partecipato a quello che era successo.
«Laura, ma sei arrabbiata con me?» Mi chiese quello, quando vide che avevo messo qualche metro di distanza tra me e lui.
«No, mister Io-Ho-Salvato-Tutti, mentre Laura era solo d’intralcio. Ora se non ti dispiace vado a casa, dove non mangeremo ramen, oggi
In realtà avremmo mangiato ramen, come quasi tutti i giorni, ormai, ma volevo farlo penare un po’.
Così mi voltai e, ignorandolo, mi affrettai a raggiungere il cancello a passo spedito.
Arrivata a casa buttai la cartella in un angolo e salii in camera mia. E lì mi prese l’ennesimo colpo da quando i tre ninja erano arrivati.
«Sasuke!» Urlai, tanto per non farmi sentire.
Sasuke, ancora vestito come quando avevamo – d’accordo, avevano – combattuto contro l’Akatsuki, era in piedi immobile, di fronte al mio letto. Evitai di chiedergli come avesse fatto ad entrare, dal momento che la porta di casa era chiusa a chiave.
Annotai mentalmente che quando avrei avuto tempo sarei dovuta andare a incavolarmi con quelli che avevano montato la serratura. La volevo a prova di ninja, io.
Dal momento che non rispondeva mi avvicinai e lo aggirai in modo da poterlo vedere in faccia. Prima mi dava le spalle.
«Dove sei stato?» Chiesi.
Il mio intento non era quello di sembrare una rompiscatole, ma probabilmente ci stavo riuscendo comunque.
«In giro.» Rispose vago.
Già il fatto che mi rispondesse mi tirò su il morale. Avevo pensato che dopo tutto quello che era successo non avrebbe più proferito parola. Non che prima parlasse più di tanto, però qualcosa alle volte la diceva.
Per qualche strano motivo, evitai di guardarlo in faccia.
«Come stai?»
Domanda stupida, me ne rendo conto. Ma in quel momento non mi era venuto in mente un modo migliore per formularla, quindi optai per la forma base.
«Bene.»
Non riuscii a rispondergli per le rime, dicendogli che aveva la faccia di uno che stava tutto tranne che bene perché Naruto – che doveva aver sentito i miei toni soavi – con la grazia di un rinoceronte corse su per e scale e si piazzò esattamente tra me e Sasuke.
«Volevi aspettare ancora un po’, prima di tornare?» Gli chiese.
Però dal suo tono si sentiva che non era arrabbiato. L’aveva detto in modo quasi scherzoso, forse per non far capire che anche lui si era preoccupato, sebbene avesse cercato di non darlo a vedere.
«Allora?» Incalzò Naruto, visto che Sasuke non si decideva a rispondere.
«Allora cosa, baka?»
Perfetto, era tornato quello di prima.
Non ero – e non sono tuttora – sicura che fosse un bene, però la cosa riuscì a tranquillizzarmi. Adesso che Sai stava meglio e che Sasuke era tornato, avremmo potuto passare delle giornate più tranquille, ne ero sicura.
«Oggi andiamo via.» Sentenziò Sasuke.
Per un attimo sentii che mi mancava la voce. Sapevo che prima o poi sarebbero ritornati nel mondo dei ninja, ma avevo sperato fino all’ultimo che cambiassero idea o che, almeno, rimandassero la partenza.
Inoltre Sasuke era appena tornato, perché se ne voleva già andare?
Nonostante la mia sorpresa, riuscii a constatare che nel periodo in cui era stato qui Sasuke era cambiato. Prima non ci avrebbe pensato due volte prima di andarsene e lasciare qua gli altri, mentre adesso era tornato, a quanto pareva, proprio per portarli con lui.
Naruto annuì con aria grave.
«L’avevo immaginato non appena ti ho visto.» Disse.
Mi sentii un po’ esclusa.
«Io invece no! Non potete restare qualche altro giorno?»
Nessuno rispose per un po’. Alla fine, Sasuke replicò: «Non sei contenta che me ne vada?»
Non sapevo cosa rispondere. Sì, ovviamente tra tutti e tre erano dei rompiscatole e Sasuke avrebbe fatto innervosire anche un santo… però ormai non riuscivo a pensare alla casa senza di loro.
Mi sarei sentita un po’ sola.
«Certo che sono contenta, cosa credi.» Replicai.
Sarebbe stato troppo per me dirgli che mi sarebbe mancato.
Un sorrisetto increspò le labbra di Sasuke, ma subito dopo scomparve. Alla fine mi convinsi di averlo soltanto immaginato.

***



Quel pomeriggio, Naruto e Sai salutarono Carmen – lei e Sasuke continuavano a non andare d’accordo per qualche astruso motivo. Forse perché Sasuke non va d’accordo con nessuno – e poi tutti ci avviammo nel luogo in cui erano comparsi per la prima volta. Avevo insistito per andare con loro.
Non sapevo bene perché dovessero andare lì per tornare nel loro mondo, ma immaginavo che fosse più facile partire da dov’erano arrivati.
Quando fummo lì abbracciai prima Naruto e poi Sai.
«Anche se siete stati delle enormi scocciature, mi mancherete. Avrei preferito che non partiste.» Confessai.
Subito dopo gli spiegai che se mai avessero fatto parola con qualcuno del fatto che a volte io potessi dire delle cose carine, li avrei uccisi.
Non mi importava che fossero a Konoha: prima avrei trovato il modo di arrivarci e poi li avrei uccisi.
I due sorvolarono sulle minacce.
«Ci mancherai anche tu.» Disse Naruto a nome di entrambi.
«Sì, era divertente vederti fare brutte figure.» Aggiunse Sai.
Che simpatici.
Alla fine mi voltai verso Sasuke, che stava in disparte e attendeva non molto pazientemente che noi tre terminassimo con i convenevoli in modo che potessero andare via.
«Tu non mi mancherai.» Affermai categorica.
«Neanche tu.»
«Bene.»
«D’accordo.»
Per un po’ nessuno disse niente. Naruto e Sai si godevano lo scontro.
«Beh, forse un po’ mi mancherai.» Dissi infine, badando di tenere il tono di voce basso, molto basso.
Sasuke sbuffò.
«Mi infilzi con la katana se ti abbraccio?» Chiesi.
Sasuke cambiò addirittura espressione alle mie parole. Non sembrava molto felice all’idea.
«Sì.» Rispose soltanto.
Tutti quelli che erano lì avrebbero potuto testimoniare che lo disse in modo talmente convincente da sembrare che lo intendesse davvero. Con molta probabilità era così.
«Ah… beh, io ci provo. Se muoio vendicatemi.» Affermai rivolta a Naruto e Sai che continuavano a gustarsi la scena, forse nell’attesa che un po’ di sangue venisse versato.
Era solo questione di tempo, quello era sicuro.
Mi avvicinai a Sasuke titubante e gli cinsi le spalle.
Dovetti sopprimere sul nascere pensieri tipo che figo, sto abbracciando il mio personaggio preferito di Naruto! perché dovevo mantenermi concentrata in caso la katana fosse casualmente piombata a qualche centimetro dalla mia faccia.
Grazie al cielo nulla di quello accadde.
Sentii la mano di Sasuke cingermi da dietro per qualche secondo, poi ritornò nella posizione di prima.
«Va bene, mi mancherai un bel po’.» Dissi alla fine, con la faccia schiacciata contro il suo petto. Fosse stato per me, non mi sarei spostata più di là.
Eppure non riuscivo a trovare il coraggio per fare l’unica cosa che volevo fare e che avevo realizzato solo in quel momento di voler fare.
Avrei dovuto rimpiangerlo per tutta la vita?
Mi armai di tutto il coraggio che avevo in corpo – poco – e gli scoccai un bacio veloce.
In poco tempo ero già diversi metri fuori dalla portata sua e della sua katana, di modo che non avrebbe potuto tentare di uccidermi per il mio gesto sconsiderato.
«Mi uccidi?» Chiesi con voce flebile, dal mio nascondiglio dietro l’albero.
Sasuke non disse niente. O era rimasto senza parole o pensava che non valeva la pena di sporcare la sua katana con me.
Continuava a non dire niente.
«Perfetto, mi uccide.»
Sentii la risata di Naruto.
«Laura, penso che tu lo abbia messo in imbarazzo.»
«Non mi ha messo in imbarazzo.» Ribatté Sasuke piccato.
Non vidi la sua espressione, dal momento che ero molto impegnata a non guardare nella sua direzione.
«Tsk.» Disse solo Sasuke, prima che i suoi occhi diventassero rossi.
L’ultima cosa che disse Naruto prima che tutti e tre sparissero fu: «Quelle tre lettere significano che gli mancherai anche tu!»
Mi voltai per vedere i tre per l’ultima volta prima che sparissero.
Dopo che furono andati via, rimasi a fissare il punto vuoto per molto tempo. Non riuscivo ad andare via di lì, c’era qualcosa che mi tratteneva.
Quando capii che non sarebbero tornati indietro, mi diressi tristemente verso casa. Erano andati e non li avrei mai più rivisti.
Quando arrivai, mi buttai sul letto esausta.
Soltanto il giorno dopo notai sul comodino il kunai di Sasuke con cui avevo tentato di colpire Itachi. Doveva averlo dimenticato.
Lo conservo ancora oggi. È una delle poche cose che mi fa capire che non mi sono immaginata tutto e che, di conseguenza, non dovrei essere internata in un manicomio.

***



Questa è la mia storia. L’ho raccontata perché non voglio dimenticarmi di ciò che è accaduto e il modo migliore perché ciò accada è di mettere tutto per iscritto.
Ormai è passato un anno da quando è successo tutto, anche se stento ancora a crederci. Sembra che sia passato molto più tempo. Certe volte mi ritrovo a pensare a tutto quello che è successo e allora riprendo in mano il kunai – che conservo con cura – per convincermi che non me lo sono sognata.
Spesso mi chiedo se Sasuke abbia deciso di tornare a Konoha, alla fine. Dentro di me sono convinta di sì.
Segretamente spero ancora di rivedere i tre ninja spuntare nel parchetto ancora una volta, anche se so che non potrà mai accadere.
Ci sono tornata tante volte da allora – ormai ogni volta che esce un nuovo numero di Naruto è diventata quasi un’abitudine, quella di andare a leggerlo là – ma non è ancora successo nulla.
Oggi è uscito un nuovo numero del manga e so già dove andrò a leggerlo.
Chissà che non sia fortunata e nel parco veda spuntare qualche ninja di Konoha.
In fondo ci spero e magari è per questo che non riesco a mettere la parola fine a questa storia.


Fine.


Beh… che dire?
Non appena ho messo la parola fine a questa storia ho iniziato a sentire un peso sullo stomaco. Ormai è più di un anno che l’ho iniziata, quindi era giusto che trovasse una fine (è l’unica long che è arrivata oltre il decimo capitolo), però non per questo non è stata meno dura.
Ninjas are coming forse non è il massimo come storia. La sua trama non è un granché. Però mi ha accompagnato dall’inizio della mia sottospecie di carriera come fanwriter (è la prima long che reputo seria che abbia scritto) e terminarla è stato come terminare una parte del mio percorso qui su EFP.
Per dirla in due righe: mi dispiace che sia finita!ç___ç
Ormai erano settimane che avevo in mente la fine. Riuscivo a figurarmi le precise parole… poi, però, quando è davvero venuto il momento di scriverla si è tutto cancellato dalla mia mente e sono dovuta partire dall’inizio, cercando parole che fossero adatte.
Non so se le ho trovate, se devo essere sincera!^^’
Concludo ringraziando tutti quelli che hanno seguito la storia: sia quelli che la seguono dall’inizio, sia quelli che hanno iniziato a seguirla da poco. Grazie! Ho davvero apprezzato il vostro sostegno!^^


Elena_chan: mi dispiace, ma per ora non ho in previsione un seguito!^^’
Spero che tu metta via quella bambolina malefica, però!o__ò
E soprattutto spero che l’ultimo capitolo ti piaccia!^^
Metti via quella bambola voo-doo!o___ò
Alla prossima!^^

Sadako94: ciao!
Non dirlo a me, mi sono veramente depressa quando mi sono resa conto che avevo finito la storia!ç____ç
Ehm… mi sa che qui nessuno voleva il finale che ho scritto io, però spero che capirete che sono solo una povera fanwriter e che quindi non potete uccidermi!^^’
Non valgono neanche i sicari: adesso non ci sono neanche più i ninja di Konoha che possono proteggermi!o____ò
Non so cosa farò adesso che ho finito questa storia, se devo essere sincera! Sicuramente continuerò a scrivere one-shot, poi forse qualche originale… e se ho tempo riprenderò una long che avevo cancellato e la finirò. Tutto questo università permettendo, ovvio!^^’
Mi piacerebbe iniziare una nuova long su Naruto, però al momento sono a corto di idee!ç___ç
Adesso penso che andrò a ritirarmi in un angolino a deprimermi!T___T

Yunalesca_Valentine: ciao!
Eh, purtroppo non si saprà mai cosa è successo ad Itachi!u___ù
Diciamo che è ad interpretazione libera: può essere morto o può essere sopravvissuto… mi dispiaceva ucciderlo definitivamente, ecco!_-_
Mi dispiace per il seguito, ma per ora preferisco far terminare la storia qui!xD
Sono davvero contenta che ti sia piaciuta e spero che l’epilogo non ti deluda!
Alla prossima!^^

Pain Hatake: ciao!^____^
Mi dispiace che tu ancora non riesca a scrivere! Probabilmente sono ripetitiva, però non sai quanto ti capisco… è brutto trovarsi davanti ad una tastiera e non sapere come scrivere, né avere voglia di usarla (almeno a me, alla fine, passava anche la voglia di scrivere qualcosa, visto che le idee scarseggiavano). Però sono sicura che è un periodo che passerà e poi ti verranno più idee di quante ne avevi prima!^^
Spero che tu abbia portato la bottiglia di champagne e, se lo hai fatto, spero che tu non l’abbia portata con l’intento di spaccarmela in testa per il brutto finale!_-_
*si compra un elmo*
Che dire? Spero che il capitolo finale ti piaccia! E non tirarmi dietro la bottiglia di champagne, grazie!^^’

Zakurio: ciao!^^
No, secondo me non sei bacata, mi piace leggere le tue congetture!^^
Questa volta ci ho messo meno di un mese ad aggiornare, visto?u____ù
Mi merito quasi un premio!u____ù
Ehm… tornando ad argomenti seri, anche a me scrivere l’ultimo capitolo mi ha messo addosso una grande tristezza! Sarà per questo che ci ho messo abbastanza ad aggiornare: non riuscivo a mettere la parola fine alla storia!ç_____ç
Che dire? So che il finale è un po’ scarso, però forse non sarei riuscita a scrivere qualcosa di meglio: io e i finali non andiamo molto d’accordo, evidentemente!xD
Spero comunque che ti piaccia!
Alla prossima!^^

cyberprincess: ciao!^^
Non dirmelo!ç__________ç Se fosse per me continuerei questa storia all’infinito, perché non riesco proprio ad immaginarla conclusa! Però è giunta l’ora di terminarla, purtroppo… se avessi continuato a scrivere si sarebbe notato che l’avrei fatto solo per tirarla per le lunghe, quindi ho dovuto per forza mettere la parola fine!ç____ç
Il fatto che questa sia l’unica storia che continui a seguire mi rende davvero felice. Non pensavo che potesse arrivare a piacere tanto, quindi… grazie! Mi hai fatta contenta!^^
Detto questo, spero che anche questo capitolo ti possa piacere!^^
Alla prossima!^^

Lady Moonlight: ciao!^^
Io dico che è negativa… fosse stato per me mi sarei tenuta stretta stretta Sasuke, altro che mossa per tornare indietro!ç___ç Non farmici pensare… vorrei tanto un bel Sasuke seduto vicino a me, invece di Hideko che legge un libro e mi ruba mezza poltrona!_-_
Sono davvero contenta che la fic ti abbia fatto divertite: più o meno l’intento era quello!^^
Per ora non penso che farò un seguito… in futuro mai dire mai!xD
Spero che questo capitolo ti piaccia, altrimenti sei autorizzata a tirarmelo dietro!u____ù
Ciao Cleo (scusa, non ti avevo ancora chiamata Cleo per tutta la recensione, da qualche parte dovevo pur metterlo!u___ù)!^^


E adesso siamo giunti davvero alla fine. Mi auguro che la storia vi abbia trasmesso qualcosa!^^
Grazie ancora per averla letta.

Nihal

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