Life inevitably

di Aching4perfection
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** 1-Shikamaru ***
Capitolo 3: *** 2-Ino ***
Capitolo 4: *** 3-Shikamaru ***
Capitolo 5: *** 4-Ino ***
Capitolo 6: *** 5-Asuma ***
Capitolo 7: *** 6-Choji ***
Capitolo 8: *** 7-Sakura ***
Capitolo 9: *** 8-Shikamaru ***
Capitolo 10: *** 9-Ino ***
Capitolo 11: *** 10-Tsunade ***
Capitolo 12: *** 11-Shikamaru ***
Capitolo 13: *** 12-Asuma ***
Capitolo 14: *** 13-Hinata ***
Capitolo 15: *** 14-Choji ***
Capitolo 16: *** 15-Naruto ***
Capitolo 17: *** 16-Sasuke ***
Capitolo 18: *** 17-Shikamaru ***
Capitolo 19: *** 18-Sakura ***
Capitolo 20: *** 19-Ino ***
Capitolo 21: *** 20-Asuma ***
Capitolo 22: *** 21-Inoichi ***
Capitolo 23: *** 22-Temari ***
Capitolo 24: *** 23-Ino ***
Capitolo 25: *** 24-Shikamaru ***



Capitolo 1
*** Intro ***


-Io non capisco...

-C'è poco da capire Ino. Me ne vado ecco tutto.

-Ma perchè? Perchè mi lasci così? Come puoi essere così freddo?

-Eseguo gli ordini, nient'altro.

-E tutto quello che c'è fra noi?

-Quello che c'è fra noi... è stato bello, ma affrontiamo la realtà. Non poteva durare per sempre.

-Quindi per te è sempre stata una cosa temporanea? Un passatempo?

-Esatto.

-No non ti credo, non ti crederò mai. Tu mi ami e qualunque sia il motivo per cui mi stai lasciando così, credimi, stai facendo il più grosso sbaglio della tua vita!

-Forse è così... ma questo è comunque un addio Ino.

-No...è solo un arrivederci. Ma quando ci rivedremo, sarà troppo tardi... Shikamaru.

 

Questo è solo il punto di partenza gente. Vi ho incuriositi? Allora pronti a partire. 
In questa storia ogni capitolo sarà raccontato in prima persona da un diverso personaggio, per costruire pezzo per pezzo una storia d'amore in cui tutti sono un po' protagonisti.
La storia è già stata completata, ma per ragioni di tempo pubblicherò solo un tot di capitoli all'inizio di ogni settimana.
Spero vi piaccia e commentate pure!

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Capitolo 2
*** 1-Shikamaru ***


Due settimane di viaggio. Miglia e miglia dietro di me. Quasi dieci anni in una terra straniera. E ora, eccolo qui, l'ingresso di Konoha. Un passo ancora, e sarò a casa.

Eppure non è così che mi sento. Non sto tornando a casa. Sono solo stato raggiunto dal mostro da cui scappavo.

La fuga ormai è finita. Riesco a vedere il ventre della bestia avvicinarsi. Se rientro a Konoha non potrò più far finta di nulla.

Provo quasi una sensazione di sollievo al pensiero...come un assassino che viene arrestato, e può finalmente smettere di fare del male e trovare riposo. Potrebbe finire qui. Oggi.

Ma in fondo io sono solo un vigliacco. Intravvedo la scappatoia che può permettermi di evitare il confronto finale e nel giro di una frazione di secondo scelgo di coglierla.

Entrerò a Konoha. Svolgerò il lavoro per cui sono venuto. Ma farò di tutto per evitare lei. Quell'arrivederci... Ino, deve restare un addio.

Lentamente compio il fatidico passo. Varco la soglia, e mi addentro per le strade del villaggio. Sono passati molti anni ma le mie gambe ricordano ancora il tragitto, conoscono gli angoli a cui svoltare, gli incroci a cui prestare attenzione, i luoghi da evitare...

Mi sorprende la rapidità con cui mi ambiento, con cui riporto alla memoria tutte le sensazioni. Sembra passato un secondo e sembra passata una vita. Ci sono poche differenze che pure mi spiazzano e quasi mi infastidiscono, forse perché mi ricordano che Konoha è andata avanti anche senza di me, come se di me non ci fosse mai stato bisogno.

I ciliegi sono in fiore, proprio come il giorno in cui sono partito. Come può uno spettacolo così bello causare tanto dolore?

Ancora una volta decido di essere codardo e scaccio la tristezza dalla mia testa. Devo concentrarmi sulla missione. L'Hokage mi sta aspettando.

So perfettamente come arrivare al palazzo evitando la via principale, dove rischierei di incontrare persone che non desidero rivedere, e rapidamente mi muovo fra i vicoli puntando dritto alla maestosa costruzione che sovrasta il villaggio.

-Chi si presenta al palazzo dell'Hokage?

Domanda in tono perentorio la guardia all'ingresso.

-Sono Shikamaru Nara, di Suna. Devo incontrare l'Hokage. Lui sa del mio arrivo.

La guardia storce il naso. Gli appartenenti al villaggio della sabbia non godono di grande simpatia da queste parti. Se mi fossi presentato come Shikamaru Nara di ritorno a Konoha, di certo avrei ricevuto una diversa accoglienza. Ma questo è ciò che sono oggi: Shikamaru Nara del Villagio della Sabbia.

-D'accordo entri. Sarà annunciato e l'Hokage la riceverà.

Mi dice suo malgrado la guardia.

Varco la soglia dell'imponente portone e seguo le scale fino a giungere davanti alla porta dell'Hokage. Un'altra guardia mi precede ed entra per annunciare la mia visita. Pochi istanti dopo esce e mi fa cenno che sono autorizzato a entrare.

- Shikamaru! Non posso crederci sei proprio tu! Quanti secoli che non ci vediamo come stai?!

Naruto come al solito non fa nulla per nascondere il suo entusiasmo e letteralmente mi travolge abbracciandomi e urlando senza ritegno.

-Beh, lo sapevi che sarei venuto... Hokage.

-Ma che Hokage, chiamami Naruto no?

Ride imbarazzato il mio vecchio compagno. Io sorrido amaramente ricordando le avventure vissute insieme.

-Nossignore. Hai lottato tutta la vita per avere questo titolo, ora meriti che ti si chiami così.

Naruto arrossisce leggermente e mi indica una sedia invitandomi ad accomodarmi.

-Tu piuttosto – mi dice prendendo posto dall'altra parte del tavolo – cos'è questa storia che vai in giro a presentarti come Shikamaru di Suna? Hai già rinnegato tutti noi di Konoha?

Naruto scherza. Non sa che è proprio così. Non perchè ce l'abbia con Konoha. Semplicemente non me ne sento degno.

-Beh ormai è un pezzo che manco, sono a tutti gli effetti un figlio della sabbia non credi?

Taglio corto.

-Beh certo immagino che dopo tanti anni che vivi li...e soprattutto dopo che sei diventato il marito di Temari... sì hai senz'altro trovato il tuo posto nella sabbia. Ma rimarrai sempre un figlio della foglia ricordalo!

-Già... - ammetto con rassegnazione – suppongo che questo non si possa negarlo.

Devo cambiare argomento e devo farlo subito. Non voglio affrontare la realtà, non ora. Sono Shikamaru del villaggio della sabbia e sono qui perché ho un lavoro da svolgere.

-Ma veniamo a noi Hokage. Come sai sono qui in veste di ambasciatore per concludere l'accordo sul canale del sud.

Naruto assume immediatamente un espressione seria e in un attimo mi rendo conto del suo cambiamento. Lo conosco come Naruto il Baka. Ora davanti a me c'è Naruto l'Hokage.

-Come sai Shikamaru è nell'interesse di tutti trovare un accordo sul controllo di quel canale, ma la proposta avanzata dal villaggio della sabbia non è accettabile per noi. Capisco perfettamente che necessitiate del canale per l'approvvigionamento idrico, ma quello è anche un punto strategico a cui non possiamo rinunciare se vogliamo arginare i ribelli delle dune. Concedere al villaggio della sabbia di sfruttare il canale lungo tutto il ramo est è troppo pericoloso, indebolirebbe la nostra linea di difesa.

Mi ci vuole un momento per realizzare che sto per affrontare quella questione così seria proprio con Naruto. Con Naruto, Naruto! Il vincitore della gara di rutti del ristorante di Ichikaru è ora il capo villaggio e sta parlando di accordi politici!
Mi sforzo di concentrarmi sul suo sguardo deciso per riprendere subito il controllo sulla contrattazione.

-Accogliamo pienamente le vostre preoccupazioni. Ecco perchè sono qui. Vi porto una nuova proposta che potrebbe soddisfare le esigenze di tutti. Non voglio mentirti Hokage: hanno mandato me perchè contano sul fatto che la nostra amicizia possa indurti ad accettare più facilmente.

Naruto si sorprende, ma non troppo. Sa che sono sempre schietto, e sa che so esattamente quello che faccio... quasi sempre.

-Secondo me è un'idea stupida, perchè la soluzione che ti propongo è la migliore da un punto di vista oggettivo e non c'è affatto bisogno di oliare i cardini per convincerti ad accettarla. Anzi, io credo che tu abbia immediatamente capito perchè hanno mandato me e che questo ti abbia solo fatto capire quanto il villaggio della sabbia abbia bisogno di concludere l'accordo.

L'Hokage sorride soddisfatto.

-Non sei cambiato Shika. Sempre diretto e acuto. È vero ho subito pensato questo. Ma come ti ho detto la conclusione di questo accordo è nell'interesse di tutti e non è mia intenzione tirarla per le lunghe per ottenere condizioni più favorevoli. Quindi avanti – dice mettendosi comodo sulla sedia – mostrami questa proposta e se è così buona come dici sarà un piacere chiudere qui la questione.

Prendo tutte le carte e le apro sul tavolo davanti a noi. Io stesso ho contribuito a ideare questa soluzione, è la più logica. È talmente perfetta che si vende da sola, quegli idioti di Suna potevano tranquillamente lasciarmi dove stavo.

Espongo tutto in modo sicuro a Naruto, spiegandogli che il villaggio della sabbia potrebbe accontentarsi solo di una parte del ramo est in cambio di un accesso al canale grande, che con l'aiuto di Konoha potremmo costruire delle fortificazioni in grado di permettere il lavoro di approvvigionamento e allo stesso tempo di mantenere salda la linea di difesa del villaggio della foglia. Un corpo di ninja della sabbia collaborerebbe attivamente alla protezione della zona e a Konoha si chiede solo di unire le forze per garantire la sicurezza durante tutte le operazioni di allestimento.

Naruto segue tutto il mio discorso con interesse, spostando lo sguardo dalle mappe ai progetti al mio viso.

-Beh Shikamaru... - dice infine - la cosa funziona. Certo dovremmo impegnare altri uomini nei prossimi mesi, ma se è uno sforzo una tantum non vedo ostacoli.

-Sono lieto che il piano convinca anche te.

Dico sollevato che la mia permanenza possa già considerarsi conclusa.

- E avevi ragione – continua l'Hokage – non c'era affatto bisogno che fossi tu a presentarmela. Però sono contento che tu sia qui e vorrei che ti trattenessi qualche settimana.

A queste parole il respiro mi si blocca in gola. Non ho nessuna intenzione di restare e devo dirlo subito.

-Io...

-Non voglio entrare nel merito del perchè tu sia scappato in fretta e furia da qui per non fare ritorno Shikamaru – mi interrompe subito l'Uzumaki – Però ho bisogno di qualcuno che mi consigli su delle importanti questioni in sospeso col villaggio della pioggia, e solo tu puoi essere quel qualcuno.

Subito la mia mente comincia a lavorare alla velocità della luce per trovare una via di fuga, una scusa, un modo di rifiutare e tornarmene subito indietro. Ma ancora una volta Naruto gioca d'anticipo.

-È una questione di vitale importanza e da quando sono Hokage ho capito questo, Shikamaru: quando una cosa è vitale non si guarda in faccia nessuno.

L'espressione di Naruto è tremendamente seria e non promette nulla di buono.

-Ti chiedo solo questo: resta qualche settimana e aiutami. Te lo chiedo amichevolmente, ma sappi che sono pronto a rivedere la mia posizione sull'accordo del canale pur di trattenerti.

Come tutte le persone che hanno grandi poteri e responsabilità, anche il candido Naruto si è reso conto che per fare il bene di tutti è necessario scendere a compromessi.

Evidentemente si trattava di qualcosa di veramente vitale. Lo capivo. Ma per Suna anche l'accordo era vitale. Si trascinava ormai da anni e le tensioni erano alle stelle: rischiavano di mandare all'aria l'alleanza fra i villaggi, con conseguenze disastrose.

Io sono una persona logica. Non vorrei restare qui. Ma non posso anche solo rischiare che il mio desiderio di fuggire rovini le vite di due interi villaggi.

-D'accordo.

Pronuncio infine con tono grave.

-Evidentemente così dev'essere.

Mi volto leggermente e guardo fuori dalla finestra, come un animale in trappola che rimpiange la libertà.

Il vento scuote le cime degli alberi, che si agitano senza sosta… e ho come la sensazione di essere più sicuro qui dentro.
 

Eccoci alla fine del primo capitolo. Non temete non vi lascerò appesi troppo a lungo nel mistero, presto tutto sarà chiaro.
Intanto godetevi la lettura e fatemi sapere le vostre impressioni!
 

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Capitolo 3
*** 2-Ino ***


Il vento porta qualcosa di strano oggi. Nell’aria c’è agitazione... sembra che sia in arrivo una tempesta.

Sento una corrente frizzante sfiorarmi la guancia e un brivido mi risale la colonna vertebrale. È una sensazione che mi sembra in qualche modo familiare...ma non in maniera buona.

Istintivamente incrocio le braccia e mi sfrego le spalle per scacciare quella sensazione di gelo. In una bella giornata di primavera come questa non voglio avere a che fare con sensazioni negative.

I miei fiori oggi sono stupendi. Sono sbocciati un po’ in ritardo ma valeva la pena aspettare. Il loro profumo è inebriante e mi ripaga di tutto il duro lavoro delle ultime settimane.

Spero solo di fare buone vendite prima dell’estate per potermi poi riposare nei mesi più caldi, mi ci vorrebbe proprio…entrambi ne abbiamo bisogno.

Poso l’innaffiatoio e mi asciugo le mani sul grembiule turchino, regalo di mia madre. Me lo ha dato insieme alle chiavi del negozio. Non ho abbandonato gli allenamenti e le missioni…ma non posso più starmene tutto il tempo in giro a rischiare la pelle, quindi per la maggior parte del tempo mi occupo dell’attività di famiglia, lasciando che i miei genitori si godano la meritata pensione.

Mi hanno aiutata in tante cose del resto…

Ecco di nuovo quel brivido.

Inutile, non riesco a togliermi di dosso questa agitazione. Persino i fiori si muovono nervosamente al vento, come se volessero mettermi in guardia.

Decido di rientrare in negozio per cercare un po’ di tranquillità. Entro e mi tolgo di dosso il

grembiule, posandolo sullo schienale della sedia dietro al bancone. Mentre mi sistemo la coda di cavallo pensando se procedere subito a travasare le primule il telefono squilla.

Forse si tratta degli ordini che cominciano ad arrivare. Prendo il registro e una matita e alzo la cornetta accomodandomi sulla sedia.

-Yamanaka fiori

-Ciao Ino!!!!

La voce di Choji squilla allegra dall’altra parte del telefono rallegrando il mio pomeriggio.

-Choji ciao! Come mai chiami in negozio?

-Beh perché chiamo per un ordine!

Immediatamente assumo un tono provocatorio e sornione

-Ah vuoi regalare dei fiori alla tua bella eh? Che cosa devi farti perdonare?

Choji ride con affetto

-No non si tratta di Karui, lei preferisce i cioccolatini!

Chi si assomiglia si piglia, penso ridendo fra me e me.

-Ieri mi ha chiamato Naruto e ha detto che stasera vorrebbe fare una sorpresa a Hinata per il suo compleanno

-Ah è vero è oggi! Che maleducata non le ho ancora fatto gli auguri!

-Tranquilla rimedierai stasera

Mi rassicura subito

-Stasera?

-Sì, Naruto ha chiesto a me di portare una torta e vorrebbe che tu ti occupassi dei fiori, e per sdebitarsi ci invita ai festeggiamenti. Una cosa tranquilla fra di noi, sai che Hinata non ama ricevere troppe attenzioni, nemmeno Karui ci sarà, anche perché oggi lavora fino a tardi.

La prospettiva mi alletta. Non vedo la mia amica Hinata da qualche settimana, impegnata com’è con Boruto…del resto la progenie di Naruto non deve essere facile da gestire!

-D’accordo Choji lo faccio volentieri! Allora preparo un bel mazzo e qualche ghirlanda e andiamo insieme da Hinata verso ora di cena?

-Meglio dopo cena

Mi stoppa Choji.

-Naruto ha un incontro di lavoro oggi e ha detto che poteva andare per le lunghe. Ci ha detto di aspettarlo davanti a casa sua dopo cena… se arrivassimo prima di lui addio sorpresa!

Ancora la pelle d’oca. Sento una stretta alla bocca dello stomaco e una raffica di vento fa spalancare la finestra che dà sulla strada, rovesciando un paio di vasi. Qualcosa dentro di me mi suggerisce di restare a casa questa sera, di pensare ai fatti miei e di non correre rischi. Ma quali rischi poi?

Possibile che basti un po’ di vento a mettermi così in agitazione?

-Ino? Ci sei?

La voce del mio vecchio amico mi risveglia bruscamente dai miei pensieri.

-Come? Ah sì scusa! Va bene allora, passo da te subito dopo cena e andiamo da Naruto.

-Ok…ehi ma come farai con…

-Non è un problema, stasera ci pensano i miei. Solito accordo, mi telefoneranno solo in caso di disastro naturale.

Choji mi saluta allegro e chiude la telefonata. Io metto giù la cornetta e volgo lo sguardo verso i vasi rovesciati. Un po’ di terra si è sparsa sul pavimento e gli iris hanno perso un paio di grossi petali rossi che ora spiccano sul bianco del legno.

Poche volte nella mia vita ho avuto questa sensazione…il presentimento che qualcosa sta per cambiare. L’ultima volta è successo quando…

Una fitta mi fa portare una mano al petto. Ricordi dolorosi affollano la mia mente. Ma subito

recupero il controllo e sorrido. Non c’è solo dolore nei miei ricordi. Nel male mi è arrivato un

grande dono, e proprio pensando a quel dono mi alzo e vado a recuperare scopa e paletta.

Ho del lavoro da fare, basta lasciarsi distrarre dal vento, penso chiudendo infine la finestra.

Qualche ora dopo sono con Choji davanti a casa di Naruto… che è palesemente in ritardo.

Siamo qui da oltre 20 minuti e di lui ancora nessuna traccia. Quell’incontro dev’essere davvero andato per le lunghe…Quest’attesa è snervante, soprattutto per una iperattiva come me e davvero non ce la faccio più a starmene qui con le mani in mano.

-Uffi Choji che noia! È una vita che aspettiamo non ce la faccio più! Possibile che quel baka sia ancora a lavoro?

-È l’Hokage Ino… può capitare che debba trattenersi- mi risponde il mio amico con tono conciliante.
Già… Naruto, quello che una volta ha mangiato del potpourri scambiandolo per frutta secca ora è Hokage. Proprio non mi abituo all’idea.

-Se però ti annoi potremmo andargli incontro che ne dici? Così facciamo due passi.

Non me lo faccio ripetere due volte. Raccolgo le buste con le ghirlande e il bouquet di viole e gigli e faccio segno a Choji di prendere la torta e incamminarsi con me.

-È proprio una bella serata non trovi Ino?

Alzo lo sguardo verso il cielo terso e inspiro profondamente il profumo dei ciliegi in fiore.

-Si è vero… eppure è tutto il giorno che mi sento nervosa…

-Ma dai, anche io!

-Davvero?- chiedo quasi sollevata di non essere l’unica a provare quelle assurde sensazioni.

-Sì è come se stesse per accadere qualcosa… come se ci fossero guai in vista.

Io e Choji ci guardiamo preoccupati per qualche secondo. Ma subito scoppiamo in una fragorosa e sguaiata risata.

-Dai Choji piantiamola con queste premonizioni oscure e godiamoci la passeggiata, ci manca solo che fomentiamo a vicenda le nostre paranoie!

Il mio amico concorda e proseguiamo nel tragitto.

Il profumo dei ciliegi è davvero forte. Così forte che comincia a darmi un po’ fastidio agli occhi.

-Scusa Choji ci fermiamo un attimo? Devo recuperare un fazzoletto dalla borsa.

Ci fermiamo ad un angolo, a poca distanza ormai dal palazzo dell’Hokage. Posiamo a terra tutto e io comincio a svuotare la borsa alla ricerca di qualcosa con cui soffiarmi il naso. Il povero Choji prende uno dopo l’altro tutte le cianfrusaglie che gli passo: specchio, rossetto, portafogli, telefono, mini phon, calzini di ricambio, spalline del reggiseno,elastici per capelli, chiavi…

-Eccoli finalmente!

Estraggo un fazzoletto dal pacchetto e mi soffio rumorosamente il naso.

-Salute milady!- mi prende in giro Choji.

Gli faccio una smorfia e ripongo il pacchetto nella borsa. Poi raccolgo le buste e annuncio:

-Possiamo ripartire!

-Ma come, ho ancora tutta la tua roba in man…

Choji viene interrotto da dei passi che si avvicinano. Sento la voce di Naruto dietro l’angolo e sorrido a Choji, felice che l’attesa sia finita.

Sta parlando con qualcuno…che sia il suo famoso ospite?

Non distinguo bene quello che dice, ma sento una voce rispondergli.

Immediatamente Choji si gira a guardarmi. Anche lui quindi ha riconosciuto quella voce? Che sia davvero…? Scuoto lentamente la testa, come per dirgli che no, non è possibile! Ci stiamo sbagliando…

Ma pochi istanti dopo Naruto e il suo accompagnatore compaiono finalmente davanti a noi e il respiro mi si blocca in gola.

Il mazzo di fiori mi cade dalle mani e mentre guardo Shikamaru fermo in piedi davanti a me, riesco solo a sentire il suono del mio cuore che va di nuovo in mille pezzi.

E dopo il punto di vista di Shika non poteva mancare quello di Ino ovviamente. Vi avverto che anche i prossimi due capitoli saranno narrati da loro due, per contestualizzare bene la storia, ma poi comincerò a diversificare.
Come avrete intuito ho tentato di restare abbastanza fedele alla trama reale dell'anime, ma in questa storia la grande guerra non c'è mai stata e mi sono presa altre libertà creative, ma senza stravolgere troppo l'universo di Naruto.
Fatemi sapere la vostra opinione!

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Capitolo 4
*** 3-Shikamaru ***


Una folata di vento raccoglie i petali caduti dal mazzo di fiori, e li fa turbinare in alto fino

all’altezza dei nostri sguardi.

Nessuno parla, nessuno si muove. Siamo tutti attoniti davanti all’ineluttabilità del destino.

Io e Naruto avevamo appena finito la nostra giornata di lavoro e fortunatamente lui non aveva insistito per farmi passare a casa sua a fare gli auguri a Hinata. Stavamo per separarci e io già sognavo il comodo letto che mi attendeva alla pensione a nord della città.

Credevo davvero di essere al sicuro almeno per oggi. Credevo di avere più tempo per prepararmi a questo momento.

E invece nel giro di un secondo ho sbattuto la faccia contro tutto quello che ho cercato di seppellire negli ultimi 10 anni.

Gli sguardi di tutti sono come terrorizzati: quello di Choji, di Naruto, e soprattutto di Ino. È come se la mia presenza non fosse solo sgradita ma quasi pericolosa…ed è anche peggio di come me l’ero tante volte immaginata.

-Ragazzi che cosa ci fate qui? - rompe infine il silenzio Naruto - Vi avevo detto di aspettarmi a casa...

-Ecco noi… - risponde imbarazzato Choji senza distogliere lo sguardo da me - non arrivavi e

così… ti siamo venuti incontro…

Poi prende coraggio e mi rivolge la parola

-Shikamaru… che ci fai qui? Non sapevo del tuo arrivo…

Io sposto istintivamente lo sguardo su Ino. Mi fissa come se fossi un fantasma. Non le importa nulla di come risponderò. Ha negli occhi solo rabbia e timore.

-Beh… - cerco di raccogliere i pensieri per rispondere a Choji - sono qui per ragioni

diplomatiche…non ho avvisato nessuno perché doveva essere una visita breve, anche se…

Non ho il coraggio di continuare e lascio che sia Naruto a dare spiegazioni

-Anche se l’ho pregato di trattenersi per qualche tempo per delle importanti questioni. Shikamaru resterà a Konoha per un po’.

Al suono di queste parole è come se Ino si svegliasse da uno stato di ipnosi, colma di rabbia e confusione, e subito si rivolge con astio a Naruto.

-Che cosa?! Naruto ma che dici? Non puoi e lo sai…

Poi si interrompe, come se improvvisamente si fosse ricordata della mia presenza. Mi guarda con le labbra schiuse, cerca di dire qualcosa ma non esce alcun suono dalla sua bocca. Mi fissa con uno sguardo che sempre meno riesco a decifrare. Mi sarei aspettato rabbia, disprezzo, forse indifferenza… ma lei sembra quasi… preoccupata.

Improvvisamente un telefono comincia a squillare fra le mani di Choji, che subito si affretta a

leggere il nome che appare sullo schermo.

-Ino, è il tuo telefono, chiamano da casa dei tuoi.

Ino non reagisce. Continua a fissarmi e io mi sento sempre più nervoso e inquieto.

-Ino…Ino devi rispondere…

Choji mi lancia uno sguardo fugace e poi si avvicina a Ino abbassando il tono di voce

-Ino potrebbe trattarsi di Asuma…

A quelle parole Ino torna bruscamente alla realtà e si affretta a rispondere alla chiamata.

Asuma…

Quel nome mi colpisce come uno schiaffo in pieno viso. Asuma era il mio mio maestro, il nostro maestro. Asuma, che ci ha insegnato tutto quello che sappiamo. Asuma, che ha sempre creduto in tutti noi. Asuma… che è morto combattendo per salvarci.

Perché lo hanno nominato? Come può trattarsi di Asuma? Cosa mai può essere successo che lo riguarda?

I miei pensieri vengono interrotti da Ino che chiude la telefonata e recupera velocemente tutta la sua roba dalle mani di Choji.

-Beh devo andare, scusatemi…ma devo proprio scappare

-Qualcosa di grave? - Chiede preoccupato Choji

Ino parla a bassa voce e mi dà le spalle, ma riesco a sentire che tranquillizza l’amico e parla di una malattia…morbillo probabilmente.

-Naruto ti prego fai i miei auguri a Hinata

Dice infine, poi se ne va a grandi passi senza degnarmi di un ultimo sguardo.

Cosa può centrare il morbillo con Asuma? Perché hanno tutti quest’aria spaventata? Che sta

succedendo qui?

Io sono una persona logica, ed è logico che c’è qualcosa che non so… e che nessuno vuole che io sappia.

Le mie gambe partono da sole. Devo sapere dove va Ino, devo capire cosa succede. Ignoro

completamente le urla di Choji che tenta di trattenermi. Ignoro Naruto che mi consiglia di andare a riposare. Avanzo a grandi falcate e in breve raggiungo Ino, che pure cammina rapida. Lei mi sente arrivare e si gira velocemente, poi torna a guardare dritta davanti a sé.

-Che cosa vuoi Shikamaru?

Non so neanche io cosa rispondere, ma non smetto di seguirla.

-Torna da dove sei venuto, smettila di seguirmi!

-Perché avete parlato di Asuma?

Chiedo infine. Ma Ino continua a non guardarmi e non mi risponde.

-Che succede Ino?

-Non hai nessun diritto di piombare qui e farti gli affari miei Shikamaru, lasciami in pace e vattene hai capito?!

Non l’ascolto. Devo seguirla, so solo questo. Lei prova in tutti i modi a liberarsi di me, ma io

continuo a camminare e insieme arriviamo davanti alla casa dei suoi genitori.

Finalmente Ino si ferma e si gira a guardarmi.

-Insomma Shikamaru che diavolo vuoi?!

Sembra terrorizzata.

-Te ne devi andare, te ne devi andare subito! Chi diavolo ti dà il diritto di interessarti alla mia vita ora?

Guardandola negli occhi spersi e disperati comincio quasi a pensare che abbia ragione. Dovrei andarmene e lasciarla in pace. Qualunque cosa mi stia nascondendo in fondo ha il diritto di farlo no?

Comincio a prendere in considerazione l’idea di girare i tacchi e chiudere la questione, ma il mio corpo rimane come paralizzato davanti a lei. Lei che è proprio come me la ricordavo. Lei che è andata avanti senza di me. Lei che fa parte dei miei ricordi più dolorosi. Lei che sembra volere così disperatamente che io sparisca all’istante.

Apro la bocca per scusarmi e andare via, quando la porta della casa si apre e Ino sbianca all’istante.

Istintivamente mi giro e vedo la madre di Ino uscire dalla porta. Dietro di lei, aggrappato alla sua gamba, c’è un bambino ed entrambi mi guardano smarriti.

-Ino…- chiede timorosa la donna spostando lo sguardo da lei a me - va tutto bene?

Ino non fa in tempo a rispondere che il bambino cattura la sua attenzione.

-Mamma… chi è quello?

Il cuore mi si ferma nel petto. Non riesco più a pensare. Resto col fiato sospeso in un istante che sembra non dover mai finire.

-Nessuno, Asuma – gli risponde lei avvicinandosi e prendendolo in braccio – allora cos’è questa storia che hai il morbillo?

Entra subito in casa, mentre quel ragazzino, da sopra la sua spalla, mi scruta con sguardo serio.

Ha circa dieci anni e non assomiglia a Ino. Gli occhi sottili, i capelli scuri e ribelli, quell’aria

annoiata…

Io sono una persona logica. E dallo sguardo con cui mi fissa la madre di Ino, è logico che quel bambino… Asuma… è mio figlio.

Ecco svelato tutto il patatrack! Probabilmente lo avevate già intuito, ma il bello viene ora. Da qui in avanti anche il resto del villaggio comincerà a dire la sua e vedremo quale sarà lo sviluppo di questa difficile situazione.
Restate collegati e buoba lettura!

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Capitolo 5
*** 4-Ino ***


È successo. Ciò che ho sempre temuto è infine accaduto. Sapevo, in fondo, che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi. Ma speravo di essere più preparata.

Maledizione!

Come può Naruto non avermi detto niente? Shikamaru torna in città e lui non solo non mi avvisa ma gli chiede anche di restare? Ma cos’ha in testa?

Tutti al villaggio sanno della mia situazione. Tutti negli ultimi dieci anni hanno più o meno

esplicitamente accettato di mantenere il segreto. E ora nel giro di mezz’ora tutto è andato a farsi benedire!

E adesso che succederà? E se Shikamaru volesse conoscere Asuma? E se cercasse di portarlo via da me? O peggio ancora… e se non gliene importasse nulla?

Sono nel panico e mille domande mi affollano la mente mentre porto Asuma a letto. Finalmente entro nella mia vecchia camera, dove Asuma dorme quando si ferma dai nonni. Lo metto a letto e gli rimbocco le coperte. Poi comincio a ispezionargli il viso.

-Mamma lasciami stare sto bene!

Si lamenta

-Stai bene un corno, hai davvero il morbillo, guarda queste macchie! Alla tua età non c’è da

scherzare…

-Sì lo so e non devo grattarmi…

A questo bambino non si riesce a spiegare nulla, sembra che sia nato sapendo già tutto.

-Domani mattina ti portiamo subito dal dottore. Meno male che io e i nonni l’abbiamo già avuto.

-Beh almeno potrò saltare la scuola e dormire di più al mattino!

Esulta lui con quel suo sorrisetto sghembo.

-Sei incorreggibile Asuma… ma almeno vedi il bicchiere mezzo pieno!

Gli stampo un bacio sulla fronte e lo invito a riposare. Domani ci attende una bella giornatina in ballo fra dottori e farmacie.

Mi avvicino alla porta e spengo la luce. Sto per andarmene quando la voce di Asuma mi trattiene.

-Mamma?

-Si tesoro?

-Va tutto bene?

La domanda di mio figlio mi lascia senza parole. Perché mi chiede questo? Beh non è difficile capirlo. È un bambino sveglio e si è accorto che sono agitata. Mi domando cos’altro abbia capito.

Ma subito scaccio l’idea dalla mia testa. È vero è sveglio, ma come potrebbe sapere che l’uomo che ha visto stasera è il padre di cui non gli abbiamo mai parlato? Come potrebbe sapere che sto morendo di paura all’idea delle conseguenze di questo incontro? Come potrebbe sapere che dopo tutto questo tempo, aver risentito la voce di Shikamaru mi ha fatto più male di un pugno nello stomaco?

E in ogni caso, anche se lo sapesse, io sono sua madre, e se mi chiede se va tutto bene la mia risposta sarà sempre e solo una:

-Ma certo tesoro. Va tutto benissimo.

Scendo al piano di sotto e trovo i miei genitori seduti al tavolo della cucina che mi aspettano

ansiosi. Evidentemente Shikamaru se n’è già andato e ne sono sollevata. Con un sospiro prendo posto a tavola e mi reggo la fronte con una mano.

-Se n’è andato?- Chiedo timorosa dopo qualche secondo

-Si – risponde mia madre – non ha detto nulla e se l’è data a gambe. Ma avrai capito anche tu che ha scoperto tutto ormai.

-E anche fosse?! – interviene duro mio padre – è lui che è sparito senza dare spiegazioni no? Che cosa pensa, di poter avanzare pretese ora? Se gli rimane un briciolo di rispetto si farà i fatti suoi e se ne tornerà da dove è venuto!

-E se lo dicesse ai suoi genitori?

Comprendo la preoccupazione di mia madre. Quando Shikamaru è partito i Nara hanno deciso di lasciare Konoha e girare il mondo. Li abbiamo sentiti qualche volta ma non gli abbiamo mai accennato di Asuma. E come avremmo potuto? Ovviamente lo avrebbero subito detto a Shikamaru.

Ma il risultato è che abbiamo tenuto nascosto ai nostri più cari amici l’esistenza del loro unico nipote.

-Io lo dicevo che questo momento sarebbe arrivato! Avremmo dovuto dirglielo! Adesso chissà che putiferio si scatenerà!

Sentendo mia madre riprendere per l’ennesima volta quella discussione mio padre perde le staffe e sbatte irato i pugni sul tavolo.

-Non dovevamo proprio nulla né a quel disgraziato né ai genitori che lo hanno cresciuto così!

Abbiamo fatto quello che era meglio per Asuma e per la nostra famiglia e non chiederò scusa per questo!

Ho sentito queste cose non so più quante volte, concordando una volta con uno e una volta con l’altra, non sapendo mai da che parte stesse la ragione. Non lo so ora esattamente come non lo sapevo quella mattina di tanti anni fa.

Shikamaru mi aveva lasciata pochi giorni prima. Se n’era andato chissà dove e non mi

aveva neanche detto perché. Io avevo da poco scoperto di essere incinta, avevo 18 anni e non sapevo dove sbattere la testa. Avevo pianto tutto il tempo da quando ero tornata a casa, senza mai uscire dalla mia stanza, senza mangiare, senza smettere di sperare che Shikamaru tornasse indietro a dirmi che era stato tutto un malinteso.

Alla fine mi resi conto che non sarebbe accaduto e i miei genitori pretesero che gli dicessi cosa succedeva. Quando gli dissi di aspettare un bambino da Shikamaru mia madre prese subito la borsa dicendo di voler andare dai Nara per dirglielo e riportare indietro Shika, così che potesse assumersi le sue responsabilità. Mio padre però la fermò. Non voleva avere a che fare col ragazzo che mi aveva messa incinta e mi aveva scaricata senza cerimonie. I Nara stavano per partire e quindi semplicemente ce la saremmo vista noi.

Allora mi sembrò la soluzione migliore. Volevo disperatamente che Shikamaru tornasse, ma non perché costretto dalla mia gravidanza. Non me ne facevo niente di un uomo che non mi amava. Non rivederlo più sarebbe stata la cosa migliore per tutti.

Alla fine mia madre cedette e il resto è storia.

Ma quelle discussioni non erano mai finite e anche ora si ripetono sempre uguali facendomi

impazzire.

-Ora basta! – sbraito alzandomi in piedi e interrompendo il litigio – Non ha senso discutere ancora di questo. Quel che è fatto è fatto e ora dobbiamo solo riposare, pensare a curare Asuma e affrontare quello che verrà.

I miei si ammutoliscono e ritrovano la calma. Io ricado sulla sedia esausta. Non so davvero a che soluzione pensare, vorrei solo dormire e non pensare più.

-Che mi dici di Asuma? – chiede mia madre – credi che abbia capito qualcosa?

Mi risuona nelle orecchie la domanda che mio figlio mi ha posto pochi minuti prima.

“Mamma… va tutto bene?”

-Ha capito che qualcosa non va - le rispondo fissando le venature del tavolo in legno – ma credo che questo sia tutto…

Mi alzo e mi dirigo verso la stanza di Asuma. Questa notte dormirò qui con lui, lo riporterò a casa domani.

-Spero di riuscire a dormire serena e senza pensieri come lui…

Eccomi tornata! Con questo nuovo capitolo vi ho fornito qualche informazione più dettagliata su quanto è successo dopo che Shikamaru ha lasciato Ino ed è partito. Dal prossimo, come anticipato, cominceremo a vedere il punto di vista di nuovi personaggi, raccogliendo sempre più dettagli:)
Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima e buona lettura!

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Capitolo 6
*** 5-Asuma ***


Quel tizio è chiaramente mio padre.

Da quando è comparso tutti hanno cominciato a dare di matto in casa, e poi tutti gli indizi tornano.

Ho già visto quel tipo in tante foto insieme a mamma e zio Choji, ma nessuno ne parla mai. Ha la stessa età della mamma e quando mi ha visto per poco non gli prendeva un colpo.

E poi a pensarci bene… ci sono molte somiglianze fra noi.

Nessuno mi ha mai detto nulla su mio padre. Le poche volte che ho chiesto di lui mi è stato risposto che non faceva parte delle nostre vite ma che andava bene così.

E a dirla tutta sono d’accordo.

Noi stiamo bene, non mi è mai servito un padre. La mamma e i nonni si preoccupano per me anche troppo e a giudicare da come lo guardavano l’altra sera… quello lì porta solo guai.

Sì lo ammetto, sono un po’ curioso di sapere chi è… ma tutto sommato posso vivere senza. E soprattutto la mamma sta meglio senza.

Quando lo vedeva nelle foto o quando le chiedevo di lui stava sempre male. A volte la sentivo piangere la notte. Deve averle fatto qualcosa di brutto.

Prima se ne va e meglio è, questo è certo.

Queste cavolo di pustole prudono da morire uffa!

Il dottore e la mamma hanno detto di non grattarsi ma mi stanno facendo impazzire! Magari solo una grattatina…

-Asuma! Lasciati stare quelle macchie! – e ti pareva che mia madre doveva entrare in sala giusto ora!

Si siede accanto a me sul divano con il vassoio del pranzo e mi allunga un cucchiaio di brodo.

-Stai buono e mangia la minestra, altrimenti ti riporto in ospedale e ti faccio ricoverare, così ti

obbligheranno le infermiere, soprattutto zia Sakura!

-Uffa…

Che scocciatura questa malattia!

La mamma mi guarda mangiare e mi accarezza la testa. Sembra pensierosa. Sarà ancora per quel tipo? Vorrei tanto dirle di non preoccuparsi, che tanto a me non importa nulla di quella faccia da pesce lesso… ma forse è meglio fare finta di niente e farle credere che non sappia nulla.

Bevo un cucchiaio di minestra e accendo la televisione.

-Asuma…

Non so cosa volesse dire ma viene interrotta dal suono del campanello. Chiunque sia ho

l’impressione che mi abbia salvato da qualche discorsetto.

La mamma mi guarda sorpresa.

-Chi sarà? – chiede nervosa.

Si alza titubante e va alla porta, guardando attraverso lo spioncino. Tira un sospiro che sembra essere di sollievo e apre la serratura.

-Hinata, sei tu! Che fai qui?

Ah… una delle amiche di mia madre… almeno la terrà impegnata per un po’.

-Sono venuta a ringraziarti per i bellissimi fiori, e a vedere come sta il tuo ometto!

Sentendomi chiamare ometto mi giro e la trovo che mi sorride sdolcinata. Faccio una smorfia e torno a guardare la tv.

-Sai Ino anche il mio piccolo ha da poco avuto il morbillo e ho qui un po’ di medicine e rimedi avanzati che potrebbero esserti utili!

-Grazie mille Hinata in effetti cadono a fagiolo! Vieni in cucina ti offro un caffè e vediamo che hai. Asuma ringrazia Hinata!

-Grazie…

Uffaaaaaaa…

Mamma e Hinata vanno in cucina e conoscendole per un’oretta buona se ne staranno lì a

chiacchierare. Sarebbe l’occasione perfetta per un pisolino…ma d’un tratto provo l’istinto di

ascoltare quello che hanno da dirsi. Voglio proprio vedere se ci ho visto giusto sul tizio dell’altra sera.

Mi alzo dal divano e mi avvicino in punta di piedi alla porta socchiusa della cucina. Mi appoggio allo stipite e allungo l’orecchio. Come sospettavo sono già arrivate al sodo. Parlano di ieri sera e hanno un tono di voce sospettosamente basso.

-Mi dispiace di non essere venuta alla tua festa Hina, ma fra Asuma che si è ammalato e tutto il resto…

-Naruto mi ha detto cos’è successo ieri sera… con Shikamaru. Nemmeno io sapevo che lo avrebbe visto. Non sono riuscita a farmi dire perché mai non ha avvisato nessuno… Comunque… cos’è successo?

Sento la mamma sospirare.

-È successo tutto Hina. Ha visto Asuma e ha capito tutto. È stata tutta una serie di sfortunati eventi ed è successo il patatrack, nel peggior modo possibile.

A questo punto mi sembra già chiaro che ci ho preso, eppure vado avanti ad ascoltare. Voglio sentire quelle parole.

-Oh Ino… e che cosa ha detto?

-Niente.

Un attimo di silenzio

-Niente?

-Niente. Io sono scappata in casa e lui se n’è andato. È la storia che si ripete no?

Sento il rumore dei cucchiaini che girano il caffè nelle tazze, e poi il pianto sommesso di mia

madre.

-Non so di cosa avere più paura Hina. Che venga a chiedere spiegazioni o che sparisca di nuovo.

-Dai Ino stai tranquilla. Vedrai che troverete il modo di affrontare la cosa.

-Ho paura di aver combinato un guaio gigantesco. Forse aveva ragione mia madre e avrei dovuto dire tutto fin dall’inizio. Forse ho rovinato la vita a tutti, solo per vendicarmi di quel bastardo!

Capisco di averci preso anche su un’altra cosa. Quel tale porta male.

-Non dire così Ino. Hai fatto quello che ti è sembrato il meglio per Asuma e lo sai. Lo sappiamo tutti. Perché credi che tutto il villaggio abbia accettato di tenere segreto che Shikamaru è suo padre?

Eccola qui, la conferma che mi serviva. Quello Shikamaru è mio padre. Io non lo sapevo e lui non lo sapeva, ma se tutti hanno deciso così evidentemente un motivo c’è. Sono sempre più convinto che debba andarsene subito.

-E in ogni caso ora bisogna solo aspettare e vedere che succede. Qualunque cosa accada saprai cavartela al meglio, vedrai. E noi saremo sempre al tuo fianco.

Mia madre si lascia andare al pianto e io decido di tornarmene in silenzio sul divano. Mi siedo e incrocio le braccia, fissando i cartoni alla tv, senza davvero interessarmene.

Provo un incredibile fastidio nei confronti di quello Shikamaru. Con una sola apparizione sta

portando enormi scocciature a tutti quanti. Se mai si ripresentasse sarò io stesso a chiedergli di levare le tende. Non mi interessa sapere altro su di lui.

Mezz’ora dopo Hinata se ne va premurandosi di lasciarmi un bel lecca lecca, come si fa con i mocciosi ammalati. Mia madre ha di nuovo il suo bel sorriso e ha cancellato ogni segno di pianto dal suo viso.

-Asuma ringrazia Hinata

-Grazie…

Uffaaaa….

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Capitolo 7
*** 6-Choji ***


-Grazie Choji

Shikamaru prende il bicchiere di sakè che gli porgo e lo butta giù avidamente. Non è nemmeno mezzogiorno, forse un po’ presto per cominciare a bere, ma direi che non è proprio il momento di preoccuparsi dell’etichetta.

Lo guardo svuotare il bicchiere con aria non troppo sorpresa.

-Che c’è? Credi che beva troppo? – mi chiede vedendo che continuo a fissarlo.

Per tutta risposta gli allungo la bottiglia.

Da come mi guarda capisco che si rende conto che la situazione è davvero tragica.

Ieri sera, dopo che Ino se n’è andata e Shikamaru l’ha seguita, sono rimasto solo con Naruto. Ho tentato invano di chiedergli come non avesse potuto non pensare che sarebbe potuto succedere quello che è successo, come avesse potuto chiedere a Shika di fermarsi a Konoha senza avvisare nessuno, ma non ho ricevuto risposte.

Così mi sono allontanato per cercare Shikamaru. Sapevo cosa sarebbe accaduto, e non volevo rischiare che trascorresse la notte a ubriacarsi in qualche bettola. Alla fine l’ho trovato e gli ho offerto di dormire da me e Karui… e lui non ha potuto far altro che accettare.

E ora eccoci qui. Si sta comunque ubriacando, ma almeno è nel mio portico. E cerco il coraggio di parlare dell’elefante nella stanza.

-E così Shikamaru…ieri hai visto Asuma.

Rompo infine il ghiaccio. Shikamaru ancora fatica a trovare le parole, si limita ad annuire e si versa un altro bicchiere di sakè.

La domanda che voglio porgli ora rimane sospesa nel silenzio. Ma questa volta Shikamaru sceglie di non ignorarla e, dopo aver sorseggiato un altro po’ di coraggio liquido, mi chiede:

-È mio vero?

Io mi volto a guardare i fiori di ciliegio che il vento porta dal viale fin dentro il mio giardino.

-Sì. – rispondo secco infine - Direi che è abbastanza evidente.

-Già…

Talmente evidente che non poteva essere sfuggito a nessuno nel villaggio. Eppure lui non ne ha mai saputo nulla… un intero villaggio ha ritenuto di doverlo tenere all’oscuro.

Sembra che Shikamaru stia facendo esattamente lo stesso ragionamento. Sorride amaramente ed estrae il pacchetto di sigarette dalla tasca.

-Shikamaru io… credo di doverti delle scuse…

-Non mi devi nessuna scusa – mi interrompe subito lottando contro il vento per accendersi una sigaretta – posso capire…

Credo che capisca davvero. Sono certo che sa che non avrei voluto tenergli un simile segreto. Ma lui ci aveva piantati in asso, non si è più fatto sentire, ha sposato Temari e semplicemente è sparito.

Invece Ino era qui, aveva bisogno dell’appoggio di un amico e io gliel’ho dato. Tutti gliel’abbiamo dato.

Io però non mi sento assolto dalle parole di Shikamaru e riprendo l’argomento.

-Voglio almeno darti qualche spiegazione però.

Shikamaru ride malinconicamente buttando fuori il fumo, poi si mette comodo sulla panchina e poggia la testa contro il muro dietro di noi.

-Ok Choji dimmi tutto. Anche se sono convinto che questa confessione farà meglio a te che a me.

Quest’ultimo commento mi fa un po’ rabbuiare, ma subito mi riprendo e comincio a parlare

guardando fisso avanti a me.

-Quando hai lasciato Ino e te ne sei andato lei era a pezzi. Non l’ho vista per un paio di settimane e poi un giorno si è presentata da me e mi ha detto che era incinta… il giorno che l’hai lasciata era venuta da te per dirtelo…

So di avergli appena dato un brutto colpo. Posso vedere le sue budella contorcersi e un grosso macigno bloccarglisi sul petto. Cerco di ignorarlo e vado avanti.

-In ogni caso aveva deciso di tenerlo e di crescerlo con i suoi. Io ho cercato di convincerla a

dirtelo… tutti l’hanno fatto. Ma lei non voleva che tornassi solo per quello. Si sentiva ferita e aveva paura di come avresti reagito. Ancora oggi non so se abbiamo fatto bene a darle ragione, ma capisci… era spaventata, stava male, eravamo così giovani e… come potevamo non appoggiarla? Sai quanto è difficile contraddire Ino… figurati contraddire Ino incinta!

Shikamaru continua a consumare la sua sigaretta alla velocità della luce. Lascia che io parli e non riesce a rispondermi, né tantomeno a guardarmi. So che dentro di sé vorrebbe urlarmi di smetterla, di risparmiargli quel supplizio. Vorrei davvero che potesse arrabbiarsi e chiedermi come mi è venuto in mente di non dirgli nulla. Ma entrambi sappiamo che non ne ha il diritto. Così lui tace. E fuma.

- Una volta presa la decisione l’idea di dirti tutto è diventata sempre più complicata e poi… non abbiamo più avuto tue notizie se non quando hai sposato Temari… Credevamo davvero che non ti avremmo più rivisto e non avremmo saputo nemmeno da dove cominciare per dirti che qui avevi un figlio.

L’ultimo tiro di sigaretta gli va di traverso e comincia a tossire rumorosamente tirandosi dei pugni sul petto.

Gli do qualche pacca sulla schiena per aiutarlo a buttare fuori il fumo, poi gli offro nuovamente del sakè per rinfrescarsi la gola.

Shikamaru butta giù un sorso direttamente dalla bottiglia, senza troppi complimenti, poi riprende faticosamente a respirare massaggiandosi nervosamente le tempie.

-Va bene Choji – mi dice infine con voce ancora rauca – va bene ho capito. Probabilmente al tuo posto avrei fatto lo stesso.

Non sono sorpreso. So che è così, ma ancora fatico a venire a patti con la mia coscienza.

-Io ero sparito e quindi la responsabilità di tutto è solo mia. Queste sono le conseguenze delle mie decisioni, è logico.

-A proposito di questo Shika… - mi azzardo a chiedere.

Sa cosa sto per domandargli e vedo che comincia a mancargli l’aria. Io però voglio sapere…me lo sono chiesto per troppo tempo e in quanto suo amico ho diritto di sapere.

-Perché te ne sei andato così?

-No Choji – mi ferma lui bruscamente – a questa domanda non voglio rispondere. Non ora.

Prova ad accendersi un’altra sigaretta ma il vento continua a soffiare impedendo all’accendino di funzionare.
Alla fine si innervosisce e lo lancia malamente dall’altra parte della staccionata. Capisco che dovrò aspettare ancora per avere la risposta alle mie domande.

-D’accordo Shika… - dico sospirando - però voglio farti un’altra domanda e a questa dovrai per forza trovare una risposta.
Shikamaru mi guarda interrogativo, poi con un rassegnato cenno del capo acconsente ad ascoltare la mia domanda.

-Adesso che cosa hai intenzione di fare?

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Capitolo 8
*** 7-Sakura ***


Se c’è una cosa che mi fa davvero incazzare come un pinguino è quando qualcuno mi sveglia nel mio preziosissimo giorno di riposo!

Sgobbo in ospedale fra malati e moribondi tutta la settimana, poi finalmente ho un giorno per

poltrire a letto con Sasuke, ma no! Devo venire svegliata dall’orrenda suoneria del mio telefono nuovo che, a quanto pare, è impossibile cambiare!

Già questo sarebbe bastato, ma abbiamo voluto fare le cose in grande e anche il motivo della telefonata mi ha suscitato istinti omicidi.

Prima Hinata mi dice che Asuma ha il morbillo. E olè, altro lavoro per me, che quando il figlio di Ino è malato devo sempre fare Sakura l’infermiera a domicilio. E poi la vera tragedia.

A quanto pare Shikamaru-il-bastardo-Nara è tornato e terrorizza la città e i suoi neuroni hanno deciso di riconnettersi giusto in tempo per fargli scoprire tutto quanto!

Mi chiedo quel baka di Naruto come abbia potuto essere tanto dissennato da portarlo qui! Del resto cosa ci si poteva aspettare da un Hokage che a 15 anni ha trascorso ben tre mesi a condurre studi scientifici sugli effetti delle mentos nella coca cola?

Cammino per la città nera in volto, e da come mi fissano tutti devo avere anche del fumo che

letteralmente mi esce dalle orecchie.

L’unico pensiero che mi consola è che a breve mi incontrerò per pranzo con Hinata e Ten Ten – alias il circolo delle pettegole – e potrò sfogare tutta la mia ira in un’elegante e fantasiosa sfilza di insulti contro Shikamaru-il-maledetto-Nara.

Non l’ho mai perdonato per come se n’è andato. Ha lasciato Ino incinta, i suoi amici, tutto il

villaggio senza una parola e chi s’è visto s’è visto. E ora torna e semina scompiglio. Ah ma ci deve solo provare a creare problemi, lo sistemo io!

Arrivo al pub dove ho appuntamento con le altre e mi guardo intorno cercandole. Niente.

Controllo il telefono ed eccoli, puntuali come le tasse: i messaggi delle mie amiche che mi

informano che sono in ritardo.

-E ti pareva… - dico sbuffando.

Beh non mi resta che prendere posto e aspettarle.

Mi siedo stancamente a uno dei tavoli e leggo distrattamente il menu. Continuo a pensare alla rabbia che mi scorre nelle vene. Non è davvero giusto tutto quello che sta accadendo. Non è giusto che quel debosciato se la sia filata così senza che nessuno gliene abbia dette quattro, e non è giusto che ora sia tornato come se niente fosse.

Chiudo il menu e guardo dritto avanti a me. Come vorrei averla fra le mani quella testa d’anans,come vorrei ritrovarmelo davanti senza testimoni!

Mi guardo intorno analizzando il locale da cima a fondo, perdendomi fra i volti dei presenti. E poi d’improvviso eccolo lì. Seduto al bancone con un bicchiere in mano e una bottiglia di fianco. È cresciuto e mi da le spalle, ma riconoscerei ovunque quella capigliatura ribelle e quella posa svogliata.

Shikamaru-il-mentecatto-Nara! Le mie preghiere sono state esaudite!

Non ci devo riflettere neanche un secondo. Mi alzo dal tavolo spostando la sedia rumorosamente, prendo la borsa e mi dirigo agguerrita verso il bancone.

-Ma tu guarda chi si rivede! – esordisco acida prendendo posto sullo sgabello affianco a lui.

Shikamaru si gira distrattamente a guardarmi, poi torna con aria sconsolata a fissare il bicchiere ormai vuoto.

-Sakura… questo villaggio è davvero troppo piccolo…

-Anche io sono contenta di rivederti!

Sempre simpatico come un nido di vespe nelle mutande.

-E così sei tornato in città eh? Trovato novità interessanti?

Lo colpisco senza pietà.

Shikamaru sospira profondamente e sento un acre odore di alcol raggiungere le mie narici.

-So che ormai le ultime notizie hanno già fatto il giro di Konoha quindi risparmiami il sarcasmo Sakura non sono proprio dell’umore…

-Oh no mi dispiace che per te sia così dura – lo apostrofo con falsissimo dispiacere – peccato che tu non sia decisamente nella posizione di lamentarti mio caro. Piuttosto mi piacerebbe sapere cosa vuoi fare adesso.

Il Nara si gratta la testa nervoso e confuso, poi scoppia in una risatina isterica… chiaramente quello che ha davanti non è il primo bicchiere della giornata.

-Sai Sakura non sei la prima persona a farmi questa domanda oggi

-Ebbene?

Lui si gira sorridente a guardarmi, rubicondo e alticcio.

-Beh io so che le risposte a ogni domanda sono sul fondo di una bottiglia… - poi ridiviene di colpo serio e allunga un braccio a recuperare la bottiglia vuota che tiene alla sua sinistra e me la mostra deluso – sul fondo di questa però non ho trovato nulla…

Scoppia in una risata sguaiata, riuscendo a stento a non cadere dallo sgabello.

È imbarazzante. Sento la rabbia che mi monta dentro come una bestia inferocita. Questo

disgraziato… questo caso umano… questo irrispettoso pezzo di… Adesso basta. Preparati

Shikamaru-il-farabutto-Nara, l’ira di Sakura Haruno sta per abbattersi su di te!

Mi alzo di scatto facendo cadere lo sgabello ai miei piedi. Il fracasso fa ammutolire tutti i presenti nel pub, che subito si girano a fissarci.

-Oddio Shikamaru, per essere la persona più intelligente che conosco sei davvero un idiota

colossale!

Urlo con tutto il fiato che ho in corpo. Il Nara torna immediatamente serio e abbassa la testa, come se si preparasse a incassare i miei colpi.

-Non hai un minimo di vergogna?! Avrai realizzato ormai le conseguenze del tuo comportamento scellerato! Ormai qui tutti abbiamo smesso di chiederci cosa mai ti abbiamo fatto perché tu sparissi senza più dare tue notizie per ben dieci anni, ma mai, MAI accetterò che tu torni qui, ti rendi conto di aver abbandonato anche tuo figlio, e per tutta risposta ti rinchiudi in un bar a ubriacarti!

Mi stavo preparando al secondo round quando Shikamaru alza la testa livido in volto, mi guarda con rabbia e sbatte rumorosamente la bottiglia sul bancone.

-Io non ho abbandonato proprio nessun figlio! Quando sono partito non esisteva alcun figlio, per quel che ne sapevo non esisteva nessun figlio fino a due giorni fa! Né Ino, né nessun altro mi hanno mai detto nulla e ora è troppo facile giocare a mettere alla gogna Shikamaru il padre degenere!

Ero preparata a una simile risposta. Ho vissuto quel litigio nella mia testa almeno cento volte, sognando il giorno in cui avrei potuto sbattere in faccia a Shikamaru tutto il male che ha fatto. Tutte le persone che ha deluso con la sua superficialità, tutto il vuoto che ha lasciato dietro di sé a causa del suo egoismo.

Ormai so a memoria le parole da dire, i colpi con cui affondarlo, potrei schiacciarlo proprio qui, in questo istante, sotto gli occhi di tutti.

Eppure c’è qualcosa nell’espressione di Shikamaru che mi blocca. La sua bocca,

dapprima irrigidita in una smorfia di rabbia, ora si abbandona alla forma della sofferenza. I suoi muscoli contratti dall’ira si abbandonano sotto il peso della stanchezza. I suoi occhi che brillavano mentre mi urlava contro ora si annebbiano di fronte al rimpianto. È come se gli cedessero le forze e si regge la fronte con una mano come qualcuno che sa di essersi imbarcato in una guerra persa in partenza.

-Lo so che è colpa mia… - mormora infine lasciandomi senza parole – lo so che sono stato io a dare il via a tutto questo disastro. Sto pagando lo scotto delle mie decisioni e non lo sto nemmeno pagando tanto quanto gli altri che ci sono andati di mezzo.

Riesco letteralmente a vedere l’enorme macigno che gli pesa sulle spalle, impedendogli di rialzare la schiena.

-Lo so Sakura… - continua con voce sempre più flebile – ma ora non so davvero cosa fare. Non so se sia possibile cancellare tutto questo.

D’improvviso mi è tutto chiaro. Al di là della mia rabbia, al di là delle condanne, al di là di ogni semplificazione. Questa non è la storia di Shikamaru il bastardo o di Ino abbandonata o di grandi colpe e malvagità. Questa è la storia di persone che soffrono. Di errori che hanno prodotto conseguenze terribili e dolorose. Probabilmente è la storia di rimpianti che si nutrono di tutti noi da anni.

Questa non è la storia di come Sakura sconfigge Shikamaru. Questa è la storia di come cerchiamo una soluzione per far stare tutti un po’ meglio…. Almeno lo spero.

Con tutta la forza che ho in me carico un bel ceffone e lo stampo dritto sulla faccia di Nara, certa di lasciare così la mia firma su quel grugno per un paio di giorni buoni.

Con un tonfo Shikamaru cade dallo sgabello e finisce a terra boccheggiante come una cernia fuor d’acqua.

Mi risistemo i capelli scompigliati da quello scatto d’ira e poi lentamente mi chino affianco a lui e gli poso una mano sulla spalla.

-Non si potrà mai cancellare tutto quello che è successo Shika… però siamo ancora in tempo per decidere che quello che verrà sarà meglio.

Lo sento sussultare leggermente alle mie parole, ma non dice nulla, quasi avesse timore di scoprire che ha capito male.

-Quel ragazzino ha bisogno di te. Odio dirlo, ma Ino ha bisogno di te. Ora devi mettere da parte il senso di colpa ed essere il padre, l’amico e l’uomo di cui c’è bisogno. Io ti aiuterò. Tutti noi lo faremo – dico sicura di parlare a nome di tutti gli astanti… di tutto il villaggio - però Shikamaru per te è giunto il momento di estrarre gli attributi una buona volta.

Poi lo prendo per un braccio e lo aiuto ad alzarsi, con tutta la mia cura di medico e di amica, mentre lui si abbandona con stanchezza alle mie direttive.

-Avanti, ora andiamo a smaltire questa sbornia. Abbiamo delle decisioni da prendere e devi  essere in forma. Ah…- aggiungo infine - scusa per lo schiaffo, ma sai erano anni che stava lì sulla mia mano ad aspettarti.

 

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Capitolo 9
*** 8-Shikamaru ***


Bentornati e buona settimana a tutti! Ci eravamo lasciati con una Sakura che alla fine ha avuto pietà del povero Shika, e ora finalmente scopriremo come lei e gli altri abitanti di Konoha decideranno di dargli una mano, con tutto ciò che ne seguirà! 
Pronti a partire?
Buona lettura!

 

Riapro gli occhi lentamente. Non vedo nulla. Li richiudo e riprovo. Nulla.

Al terzo tentativo comincio a distinguere delle sagome, ma ancora non c'è luce. Poi finalmente comincio a ricordare. È notte... mi sono addormentato che era ancora pomeriggio.

Ruoto la testa sul cuscino e mi guardo intorno. Non sono a casa mia a Suna e non sono da Choji...

Ah già.. questa dev'essere casa di Sakura.

Poco a poco tutto mi ritorna alla mente. Per prima cosa torna il ricordo di tutto il sakè che ho bevuto... il che spiega il terribile mal di testa.

Poi ricordo di Choji, della discussione con Sakura... di Ino e Asuma...

Ricordo di essere arrivato qui reggendomi a stento sulle gambe, sorretto da Sakura. Ricordo che mi ha fatto bere molta acqua e che mi ha messo a letto...

Ciò che non ricordo è cosa mi ha detto prima che mi addormentassi... so solo che ho una strana sensazione. Sento che mi aspetta qualcosa di difficile... ma non sono più così turbato come lo ero fino a poche ore fa... mi sento come... determinato.

Rimango a letto. Voglio godermi questa sensazione. Voglio godermi il silenzio e la pace.

Aspetto l'alba senza impazienza e attraverso la finestra di fronte a me guardo il sole sorgere e sollevarsi sempre più luminoso nel cielo.

Quando ormai la luce del giorno ha cancellato ogni traccia della notte capisco che è arrivato il momento di alzarsi.

Mi sollevo con calma, sentendo ogni singolo muscolo del mio corpo che si risveglia con fatica e stanchezza, ancora in lotta contro i residui di alcol che intossicano il mio organismo.

Getto un’occhiata al mio telefono, rimasto sul comodino. Lo accendo e come prevedibile trovo diverse chiamate perse da parte di Temari. Non ha più avuto mie notizie da quando, dopo l’incontro con Naruto, l’ho avvisata che mi sarei dovuto trattenere qui.
Adesso però non ho davvero la forza per parlarle e dirle come stanno le cose. Non avrei nemmeno la forza per mentirle…
In fondo sono solo un vigliacco e quindi decido di spegnere di nuovo il telefono.

Vado in bagno e mi sciacquo il viso, sperando che lavi via anche questo fastidioso pulsare alle tempie. Evito di guardare il mio riflesso nello specchio e mi raccolgo i capelli, dirigendomi alla ricerca della cucina.

Finalmente la trovo e senza troppi complimenti la ispeziono e raccolgo tutto il necessario per prepararmi un buon caffè.

Ne faccio tre grandi tazze e mi siedo al tavolo, in attesa.

Sakura non ci mette molto a svegliarsi, probabilmente anche a causa del rumore che ho fatto.

Entra in cucina con ancora indosso il pigiama e subito dopo di lei entra Sasuke. A giudicare dagli anelli che portano al dito sono marito e moglie ora.

-Buongiorno Shikamaru – mi saluta lei con un debole sorriso

-Ho fatto il caffè – mi limito a rispondere.

-Hai fatto bene, è ottimo per smaltire la sbornia.

Sasuke non parla, com'è nella sua indole. Ma entrambi si siedono di fronte a me e sorseggiano il caffè.

Guardandoli comprendo infine da dove mi viene questa sensazione di determinazione e calma.

Mi aspetta un compito difficile... ma ora è diventato un lavoro di squadra. Sakura, Sasuke, Ten Ten, Hinata, Choji, Naruto... tutti quanti metteranno da parte le loro condanne e mi daranno una mano... per il bene di Ino e Asuma... questo è quello che mi ha detto Sakura ieri prima che perdessi i sensi.

In fondo io sono sempre stato un vigliacco e darei oro per essere di nuovo a Suna, ignaro di tutto e ancora in fuga dalle mie colpe.

Ma sono anche una persona logica e ormai il dado è tratto. Sono in questa situazione e come ha detto Sakura se non posso cambiare il passato posso almeno dare una direzione migliore al futuro.

-Allora... - dico per mostrare la mia collaborazione – cosa dovrei fare secondo voi?

Sakura sorride orgogliosa guardando Sasuke. Deve aver scommesso con lui che non ero del tutto perduto o roba simile, e sembra convinta di aver vinto.

Sasuke sospira e beve un altro sorso di caffè. Poi finalmente comincia a parlare.

-Per prima cosa devi lavarti perché puzzi come una distilleria.

Sempre cordiale e diplomatico

-Quando ti sarai reso presentabile – continua Sakura – vedremo tutti insieme come procedere

-Tutti? Tutti chi? - chiedo preoccupato

-Tutti tutti – risponde con sadismo Sasuke – in questo villaggio non esiste il concetto di vita privata Nara.

-Me ne sono accorto...

Finisco il caffè in un sorso e mi alzo

-Vado a farmi una doccia allora – dico incamminandomi verso la porta – avrei in programma di farla da solo ma se deve partecipare anche il resto del villaggio fatemelo sapere.

-Tranquillo – ribatte Sakura – puzzi troppo nessuno potrebbe stare con te in uno spazio così ristretto!

Mi chiudo in bagno e mi tolgo la maglia. La porto al naso e subito la getto a terra con disgusto. Cavoli puzzo davvero.

 

Dopo una lunga doccia indosso i vestiti puliti che Sakura mi ha lasciato nella camera in cui ho dormito. Finalmente mi guardo allo specchio.

Esamino i miei lineamenti e non posso fare a meno di pensare a quel bambino. È identico a me...gli è andata male. Chissà se si è mai chiesto da dove gli venissero quegli occhi, quei capelli, quella bocca...Chissà se ha mai sofferto il fatto di non saperlo... chissà se gli serve davvero un padre come me.

Scuoto la testa mettendo fine a quelle riflessioni inutili.

Sento un vocio venire dall'esterno della casa. Vado nella grande sala e le voci si fanno più forti, ma non c'è nessuno. Seguo il rumore e apro la porta che dà sul giardino, poi seguo il vialetto e giungo sul retro della casa.

Eccoli lì, i tutti.

Appena svoltato l'angolo mi trovo di fronte Kurenai, Kiba, Sai, Shino, Gai, Ten Ten, Naruto, Hinata, Sakura, Sasuke... praticamente l'intera Konoha, riunita in una sorta di assemblea plenaria nel grande giardino di Sakura. C’è persino Tsunade...

Appena percepiscono la mia presenza tutti si zittiscono e si voltano a guardarmi, aprendosi poi come a invitarmi a prendere posto al centro di quel consesso.

Comincio a sudare freddo e il mio primo istinto è quello di fare retro front e tornare da dove sono venuto.

-Shikamaru!

Individuo Choji in mezzo alla folla. Allunga una mano facendomi segno di raggiungerlo. Mi guarda proprio come faceva da ragazzino. Lo Shikamaru che si riflette nei suoi occhi non è un vigliacco, un traditore, un pessimo amico... lo Shikamaru che vede Choji è semplicemente il suo amico di sempre, forse un po' più vecchio e decisamente più incasinato, ma è sempre lui.

Quello Shikamaru esiste ancora dunque...

Avanzo a passi lenti e decisi, e la folla si richiude dietro di me.
Imbarchiamoci in questa assurdità.

 

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Capitolo 10
*** 9-Ino ***


E’ assurdo.

Non ho mai visto le strade di Konoha così vuote.

Ma che avranno tutti da fare? Ho provato a chiamare Sakura tutto il giorno, per chiederle se potesse fare una visita a domicilio ad Asuma. Speravo che lo strigliasse un po' visto che non la smette di grattarsi.

Però sembra sparita nel nulla.

Hinata e Ten Ten dovrebbero averla vista ieri a pranzo... però non riesco a contattare neanche loro.

Cavoli in questo posto nessuno si fa mai i fatti suoi ma giusto ora che avrei bisogno di sfogarmi con qualcuno in giro non c'è nemmeno un cane! Letteralmente, perché anche Kiba e Akamaru si sono volatilizzati!

Beh almeno non ho perso clienti tenendo chiuso il negozio. Magari lavorare mi avrebbe distratta, ma preferivo rimanere a casa con Asuma e tenerlo d'occhio, soprattutto dal momento che Shikamaru è in città...

Fortunatamente sembra che il breve incontro dell'altra sera non l'abbia turbato. È il solito bambino annoiato di sempre, impegnato principalmente nei suoi pisolini.

Istintivamente dal gradino delle scale dove sono seduta butto un occhio al piano di sopra, dove Asuma sta appunto portando a termine un'importante dormita.

Ormai è quasi ora di cena e dovrei svegliarlo. Però non ho davvero voglia di cucinare e lui sta tanto bene nel mondo dei sogni... magari aspetto che si svegli da solo.

Rimango immersa nel silenzio e nell'attesa. Un'attesa che ormai va avanti da giorni e che mi sta sfinendo. Se conosco un minimo Shikamaru Nara prima o poi si farà vivo a darmi lezioni di vita con quel suo tono saccente, ad accusarmi di essere troppo emotiva e irrealista, a farmi notare quanto tutto quello che faccio sia sempre così illogico...

Ma ho imparato anni fa che in realtà non conosco Shikamaru così bene come credevo.

Magari deciderà semplicemente di sparire. Senza spiegazioni, senza saluti, senza tatto. Magari nemmeno mi calcola nella sua esistenza.

I ricordi cominciano a riempire i miei occhi di lacrime. Piango pensando che un tempo l'amavo e lui amava me... forse. Piango pensando a quando eravamo felici... forse. Piango pensando alla vita che avevo sognato per noi e che lui aveva rifiutato, senza forse stavolta.

Da quando è nato Asuma lui è diventato subita la priorità numero uno per me. Ho dedicato a lui ogni energia e ogni pensiero, e per un momento avevo quasi scordato tutto quello che mi manca. Ma poi ho rivisto lui... non come quando lo rivedevo nell'espressione scocciata di Asuma... l'ho rivisto per davvero, a pochi metri da me. È bastato sentire il suo odore per riaprire quella voragine che ho nel cuore.

E la cosa peggiore è che ancora mi fa stare male! Ancora non l'ho cancellato quel bastardo! Ancora lo odio e non si meriterebbe neanche questo!

Adesso basta. Mi asciugo una lacrima e decido di svegliare Asuma. Meglio cucinare che rimanere sola con tutti quei pensieri. Mi alzo e comincio a salire le scale, ma il rumore del campanello mi trattiene.

Ci siamo...

Il cuore comincia a battermi all'impazzata, quasi volesse uscirmi dal petto. Poggio una mano tremante sulla balaustra e comincio incerta a scendere i gradini.

Ho il fiato corto e la strada dalle scale alla porta non mi è mai sembrata così lunga. Non guardo nemmeno dallo spioncino perchè ho paura che mi bloccherei. E invece voglio essere forte. Voglio affrontarlo e poi finalmente cancellarlo.

Perchè lo so che dall'altra parte della porta c'è lui. Lo sento nell'aria.

Afferro la maniglia e con un colpo secco sblocco la serratura e apro.

-Sei arrivato.

Devi saperlo che io sono pronta. Devi saperlo che non mi lascerò sconvolgere dalla tua presenza.

-Mi fai entrare?

Lo scruto diffidente.

-Ci aspetta una lunga conversazione e credo che seduti staremmo più comodi... ho già avuto il morbillo tranquilla

-Lo so – rispondo delusa ma non sorpresa – lo abbiamo avuto insieme quando eravamo piccoli.

Shikamaru assume l'espressione di chi deve sostenere una specie di esame e non ha cominciato col piede giusto. Almeno ne è consapevole...

-E va bene entra... - sospiro infine lasciandogli libero il passaggio – ma non svegliare Asuma, sta dormendo... per la quarta ora di fila...

Lui entra e io richiudo la porta alle sue spalle. Gli faccio strada in cucina e gli scosto una sedia, poi mi metto in piedi fronte a lui, dall'altra parte del tavolo. Che si sieda lui, io rimango in posizione di attacco... è la miglior difesa no?

-Ino... - comincia lui subito dopo aver preso posto – non giriamoci attorno. È chiaro come stanno le cose e quello che non era chiaro mi è già stato spiegato dalle pettegole di Konoha. È inutile adesso perdere tempo in spiegazioni e cercare colpe. Mi interessa capire come gestire ora questa situazione, per il bene di tutti.

Mi lascio andare a un'espressione di sarcasmo.

-Ah adesso ti interessa il bene di tutti Shikamaru?

Mi mordo la lingua e mi porto una mano alle tempie. È troppo presto per lasciarsi andare al rancore. Asuma viene prima. Sistemiamo questa storia e poi penserò alla mia rabbia repressa.

-A ogni modo – riprendo – è vero. Ormai quel che è stato è stato, ora mi preoccupa trovare il modo per tutelare Asuma. Lui non sa nulla di te e se il tuo desiderio è quello di tornare alla tua vita sei ancora in tempo per farlo. Preferisco che tu ti tiri indietro adesso piuttosto che dire ad Asuma che ha un padre per poi dovergli spiegare dov'è finito.

Shikamaru estrae un pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni.

-Posso? - chiede mostrandomelo.

-Fa male a te non a me – gli rispondo, evitando di aggiungere che qualunque cosa gli faccia male è mia alleata.

Si accende una sigaretta e poggia i gomiti sul tavolo.

-Non ho intenzione di tirarmi indietro. Ammetto che sarebbe la strada più facile per tutti, ma temo che non sia quella giusta. E poi anche volendo non credo sia più possibile.

-Perchè?

-Perchè Asuma sa perfettamente chi sono.

Il respiro mi si blocca in gola. Cosa vorrebbe dire che lo sa? Chi gliel'ha detto? Perchè non so di che parla?

-Lui lo sa? Che diavolo dici?! Cosa hai fatto Shikamaru?! Ti giuro che se tu o qualcun altri gli avete detto qualcosa io...

-Non glielo ha detto nessuno – mi interrompe lui con una calma e una sicurezza che mi fanno letteralmente imbestialire – l'ha capito da solo.

-E perchè mai dici questo si può sapere?

-Perchè è ovvio – sento il suo tono assumere una nota di nervosismo e di aggressività – siamo identici Ino. A me è bastato un secondo per capirlo, se lui è un bambino mediamente sveglio gliene saranno voluti al massimo due. E poi il modo terrorizzato in cui tu e tua madre ci guardavate, il modo in cui mi ha guardato lui... dai! Si sarà fatto i suoi conti ormai.

Sento che ogni forma di controllo mi abbandona. Sento la furia impossessarsi di ogni fibra del mio essere. Ma come si permette LUI di sapere qualcosa su mio figlio che io non so?! Chi diavolo si crede di essere per parlarmi con quel tono su un argomento del quale non sa proprio un bel niente?! Come può pensare di potersi anche innervosire come se qui fossi io quella che non ha capito nulla?!

-E anche se fosse?!- dico infine a denti stretti stringendo i pugni – se anche lo avesse capito non ha emesso un fiato. Quindi la cosa o lo spaventa o non lo interessa e in ognuno dei due casi farebbe bene, quindi se te ne vuoi andare quella è la porta, fidati che nessuno ti fermerebbe!

-Non lo metto in dubbio Ino! - ringhia lui sporgendosi in avanti sul tavolo. Poi fa un altro tiro di sigaretta e recupera la calma. Butta fuori il fumo e prosegue – Però, come ti ho già detto io non me ne andrò. Anche se tu non mi vuoi e lui non mi vuole è giusto che io ci sia, a costo di dover prendere bastonate per i prossimi dieci anni.
L’idea mi piace ogni secondo di più.

-E come pensi di fare?

-Spero col tuo aiuto, perché a essere sincero non so da che parte cominciare.

-E Temari?- sputo fuori questa domanda per colpirlo al cuore – che dirai a lei?

Shikamaru avvicina di nuovo la sigaretta alle labbra ma poi si blocca pensieroso. Ho colpito nel segno. Shikamaru sta realizzando tutti i guai che gli procurerebbe rientrare nelle nostre vite.

-Temari dovrà capire – sentenzia infine in tono grave.

-E se non capisse? - insisto – è già stato ampiamente dimostrato chi fra lei o me ha il maggior ascendente su di te.

-Qui non si tratte di lei o di te Ino...

No è vero... ancora una volta lo dimenticavo. Qui si tratta di Asuma e basta, non è il momento di essere egoisti. Però tutto questo è profondamente ingiusto. Non può averla così facile, non può andare liscia così. Ecco di nuovo le lacrime che mi velano gli occhi. Provo con tutte le forze a resistere, ma ogni parte di me mi rema contro. La verità è che voglio disperatamente essere egoista. Almeno questa volta. Voglio tirare fuori tutto e voglio litigare e voglio fare male e voglio liberare la bestia che ho messo a dormire per pensare agli altri.

Shikamaru Nara questa volta ti metterò in ginocchio.

-No hai ragione non si tratta di me!

Ormai non controllo più nemmeno il tono della mia voce e odio il fatto che le lacrime stiano scendendo sulle mie guance, ma non posso più fermare nemmeno quelle.

-Non si è mai trattato di me, né di Temari, né di Choji né di nessun'altro vero? Si è sempre trattato di te! Tu non hai mai pensato ad altri che a te stesso! Non te n'è mai fregato nulla della tua ragazza, dei tuoi amici, della vita che avevi qui! Hai colto chissà quale occasione e te ne sei andato! E la cosa più assurda è che ora ti ripresenti qui e parli del bene comune senza nemmeno esserti degnato di aver dato qualche spiegazione! Perchè te ne sei andato? Dove sei stato? Cosa hai fatto di così importante da trattare a pesci in faccia chiunque ti volesse bene?

Sbatto le mani sul tavolo e mi porto a poca distanza da lui, urlandogli in faccia tutto il mio risentimento.

-Come puoi pensare di fare il padre se non hai nemmeno il coraggio di affrontare le tue azioni?

L'ultimo barlume di resistenza che avevo crolla con un rumore assordante e le parole cominciano a fluire come se avessero vita propria.

-Come puoi pensare che io affronti questa cosa con te dopo tutto il male che mi hai fatto? Dov'eri tu quando ne avevo più bisogno? Non ti rendi conto del modo in cui hai calpestato quello che avevamo, tutti i miei sentimenti? E ora io dovrei aiutarti a far parte di una grande famiglia felice? E magari in questa famiglia dovrebbe esserci anche lei? La donna che hai sposato?! Vuoi per caso distruggermi?!

Pronuncio queste ultime parole gridando con tutto il fiato che ho in gola, come un animale morente che sferra gli ultimi attacchi, quando ormai non ha più nulla da perdere. Mi sento svuotata, esausta. Credevo che avrei potuto continuare a vomitargli addosso bile per ore e invece scopro che non ho più nulla da aggiungere. Scopro che non mi ha dato la soddisfazione che cercavo. Mi ha solo lasciato senza più nemmeno la rabbia a cui aggrapparmi...

Shikamaru tiene ancora fra le dita il mozzicone di sigaretta ormai completamente consumato. La mano sospesa a mezz'aria e una smorfia di sofferenza sulle labbra. Non è sorpreso, né risentito... non è nemmeno triste... Sembra più come se si stesse preparando a uno sforzo titanico, come se stesse raccogliendo le energie con vero e proprio dolore fisico...

Improvvisamente capisco cosa sta per accadere e il sangue mi si gela nelle vene. Alla fine dopo tutto questo tempo... che voglia...?

-Ora mi è chiaro Ino... - dice con fatica senza mollare quel mozzicone – mi è chiaro che non potremo mai andare avanti se prima non affronto questo ostacolo...

Infine lascia ricadere pesantemente il braccio e il filtro della sigaretta finisce sul pavimento sparpagliando piccoli pezzetti di cenere.

-Ti dirò come sono andate le cose. Ti dirò perché me ne sono andato.

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Capitolo 11
*** 10-Tsunade ***


Sono contenta di non essermene andata. Penso camminando per le strade di Konoha ammirando i ciliegi in fiore.

Quando ho saputo che Shikamaru era in città e che il villaggio aveva deciso di riunirsi da Sakura il mio primo istinto era stato quello di inventarmi qualche impegno e sparire per un po'.

Mi sento responsabile per la piega che ha preso la vita di quella testa d'ananas...

Ma Tsunade, ex Hokage del villaggio della foglia, non scappa come una bimbetta impaurita.

Ho preso parte a quella strana riunione e ne sono contenta. Perché ho capito che nonostante la mia intromissione non tutto è perduto.

Perchè ho capito che questo villaggio non è fatto solo da persone come me, che si intromettono senza troppi riguardi nelle esistenze altrui. Qui ci si preoccupa gli uni degli altri.

Quel poveretto di Shikamaru sembrava un pesce fuor d'acqua mentre ognuno diceva la sua su come poter rimettere insieme i pezzi di quella sorta di famiglia che era stata divisa anni prima con la complicità di tutti. Una serie di errori commessi con tutte le migliori intenzioni, che però avevano finito col deviare il naturale corso di ben tre vite.

Ma alla fine quella folle assemblea è riuscita nel suo scopo. In fondo si trattava solo di spingere Shikamaru a parlare con Ino. A mettere da parte vergogna, rimpianti e recriminazioni e a ricominciare da capo. Konoha è riuscita a persuadere Shikamaru Nara che aveva un'altra possibilità, e che valeva la pena affrontare i suoi errori e le sofferenze perchè dall'altra parte c'era davvero un lieto fine ad attenderlo.

Mi scopro disgustosamente sdolcinata nel fare queste riflessioni, nemmeno fossi il folletto alla fine dell'arcobaleno! Ma la verità è che il mio è solo sollievo.

Ho visto un lieto fine non solo per Shikamaru, ma anche per me.

Mentre inalo il profumo dei fiori i ricordi di quel lontano pomeriggio di dieci anni fa mi tornano in mente ancora una volta, sempre più vividi.

Ero Hokage a quei tempi, e da quella posizione vedevo tutto il villaggio come una serie di pedine da dover incastrare alla perfezione nel disperato tentativo di scongiurare il peggio. Vivevo al di sopra delle emozioni e del comune buon senso, come si impone a ogni capo. Solo ora, da quaggiù, mi rendo conto di quanto sia alienante quel titolo che ora appartiene a Naruto.

Avevo convocato il giovane Shikamaru nel mio ufficio. Uno dei ninja più promettenti di Konoha, a cui serviva solo un’occasione per mostrare tutto il suo valore.

-Ho da farti un importante proposta Shikamaru

Gli avevo detto col tono di chi, più che una proposta, sta per impartire un ordine.

-Mi servi sotto copertura nella cellula degli Azatage.

Gli Azatage erano un gruppo di ribelli di recente formazione. Appena nati, ma già decisamente minacciosi. La credenza diffusa era che avrebbero creato non pochi problemi, crescendo e perdurando negli anni, pronti a tutto per riunire i diversi villaggi sotto il loro comando.

Shikamaru era perfetto per quel compito. Dotato, ma ancora sconosciuto, abbastanza svogliato e distaccato da poter sembrare slegato da qualunque tipo di fedeltà al proprio villaggio. Abbastanza intelligente da sapere come agire per studiare il movimento dall'interno senza destare sospetti.

Abbastanza abile da catturare subito l'interesse dei capi del gruppo. Ma soprattutto io avevo visto in Shikamaru quello che a molti era sfuggito: l'ambizione. Crescendo Nara era sempre meno il ragazzino pigro che tutti conoscevano e sempre più un uomo consapevole delle proprie potenzialità e desideroso di metterle a frutto.

-Una missione sotto copertura? Di quanto tempo stiamo parlando?

Mi aveva chiesto, intuendo subito che un lavoro del genere avrebbe richiesto un suo totale distacco dagli affetti che aveva a Konoha. Non sembrava eccessivamente preoccupato, ma più curioso.

Senza troppi giri di parole gli dissi che la missione poteva durare diversi anni, che la durata della sua permanenza fra gli Azatage sarebbe stata determinata dalla vita del movimento stesso. Si trattava di un lavoro totalizzante, che avrebbe richiesto una completa dedizione, l'immediata interruzione di qualsiasi contatto con amici e familiari, nonché una concentrazione assoluta sull'obiettivo, ovvero la raccolta di informazioni.

-Shikamaru, io credo che tu sia la persona più adatta a svolgere questo incarico e non vorrei davvero doverlo chiedere a qualcun altro.

Gli dissi in tono perentorio.

Leggevo nei suoi occhi un grande interesse, l'attrazione che esercitava su di lui un compito di tale responsabilità, il desiderio di mettersi alla prova e di emergere dal mucchio. Tuttavia sembrava ancora titubante, e non mi fu difficile capire il perchè.

-Naturalmente capisco che sia una decisione difficile. Dovresti lasciare senza poter dare troppe spiegazioni tutti i tuoi affetti e soprattutto...dovresti lasciare Ino.

A quelle parole mi guardò sorpreso e imbarazzato, probabilmente non aveva pensato che io sapessi della loro relazione. Ma io ero l'Hokage e nessun aspetto della vita di Konoha mi era oscuro, nemmeno quelli che riguardavano l'intimità dei suoi abitanti.

-So che avete una relazione da un po' di tempo ormai e so che è una cosa seria. Però ti invito a vedere le cose in una prospettiva a lungo termine. Ora vi si richiede una brusca separazione, ma se siete destinati a stare insieme a missione terminata potrete riprendere da dove avete interrotto e potrai spiegarle l'importante ragione che ti ha condotto lontano da lei.

Shikamaru non sembrava del tutto convinto e a dire il vero non lo ero nemmeno io. Ma si trattava di una storia d'amore adolescenziale e sull'altro piatto della bilancia c'era un'importante vittoria strategica, quindi non volli cedere terreno.

-Mentre al contrario, Shikamaru, questa è per te un'opportunità unica e irripetibile.

Il guizzo nei suoi occhi mi spinse a proseguire.

-Portando a termine questa missione farai il salto di qualità che darà l'impronta alla tua carriera di ninja. Non sarai più uno qualsiasi ma potrai finalmente mettere a frutto il tuo cervello per sfide importanti e significative.

Shikamaru portò lo sguardo in basso, in atteggiamento di riflessione. Percepivo un grande conflitto in lui. Ma potevo vedere chiaramente la sua ambizione lottare agguerrita per avere la meglio. Così decisi di dargli il colpo di grazia.

-Naturalmente sei libero di rifiutare. Sarebbe perfettamente comprensibile se tu preferissi rimanere un pesce grosso in un piccolo stagno e poter così restare accanto ai tuoi cari.

-Ah si?

Chiese lui quasi con aria di sfida. Ci avrei messo la mano sul fuoco. Shikamaru Nara era troppo intelligente per quel piccolo villaggio e piuttosto che annoiarsi a morte nella sua routine avrebbe volentieri fatto il pesce rosso in un mare di pescecani.

-Non occorre che tu mi risponda subito – conclusi - Pensaci su qualche giorno e poi fammi sapere la tua decisione... so che sarà quella giusta.

Lo congedai convinta di avere fatto centro, e quando pochi giorni dopo accettò di partire per la missione non ne fui affatto sorpresa. Fu doloroso anche per me sapere di come aveva dovuto abbandonare senza spiegazioni i suoi compagni e non rimasi insensibile alla sofferenza di Ino, abbandonata malamente.

Ma il fine giustifica i mezzi. Così mi dissi.

Avevo sbagliato tutti i miei calcoli però. Il movimento degli Azatage si rivelò imprevedibilmente un fuoco di paglia e la missione di Shikamaru si concluse in non più di due mesi. Intanto era venuto fuori della gravidanza di Ino ed io mi ero resa conto di quali disastrose conseguenze avesse avuto il mio errore.

Avrei sperato che Shikamaru tornasse al villaggio con la coda fra le gambe e che con qualche spiegazione le cose si sarebbero riaggiustate. Invece lui sparì senza dare notizie e non avendo idea di come riportarlo indietro io non trovai mail il modo di dire la verità a Ino. Probabilmente mi avrebbe scaricato la coscienza, ma sarebbe servito solo a ferirla di più. Almeno così lei poteva odiare Shikamaru il bastardo, anziché piangere per Shikamaru spedito in missione e perso chissà dove.

Quando finalmente ricevetti sue notizie Shikamaru era diventato consigliere del Kazekage di Suna e aveva sposato Temari della sabbia. Suo figlio non lo conosceva e viceversa e ormai la situazione era irrecuperabile.

Un fiore rosa portato dal vento sulla mia spalla mi riporta al presente.

Lo prendo fra le mani e lo ammiro, così bello anche ora che si è staccato dal suo ramo. Sorrido.

Anche quando tutto sembra finito, in realtà può esserci ancora un inizio, non è così?

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Capitolo 12
*** 11-Shikamaru ***


-E questa è la fine della storia. Dopo lo scioglimento del gruppo degli Azatage ho vagato vivendo qua e là, finché non sono giunto a Suna.

Ino mi guarda incredula. Gli occhi sbarrati e i pugni stretti. Sulle labbra porta scritta l'unica domanda a cui non ho ancora risposto ed è forse la parte più dolorosa da ammettere.

-Conclusa la missione sarei potuto tornare qui... ma non ho avuto il coraggio. Quando tutto è andato a puttane mi sono reso conto di quanto fossi stato presuntuoso e narcisista. Credevo sul serio di poter mollare tutti per poi tornare da grande eroe e trovare tutto come l'avevo lasciato. Invece ho realizzato che ero solo un pagliaccio pieno di sé, che avevo calpestato tutte le persone che amavo per superbia e arrivismo e che a quell'ora tu, Choji, Naruto, e l'intero villaggio avevate probabilmente già realizzato quanto io fossi meschino.

Mi libero di tutte queste colpe come se mi stessi confessando, a occhi bassi e con le mani giunte sul grembo. Ma temo che non ci possa essere davvero assoluzione per me.

-Ho pensato di tornare tante volte. A un certo punto ero anche arrivato a pochi chilometri da qui... ma non ce l'ho mai fatta. Alla fine ho abbandonato la speranza e mi sono stabilito a Suna. Mi sono fatto un nome, mi sono sposato, e ho lasciato che tutti voi mi riteneste uno stronzo... perchè in fondo era meglio che essere visto per quello che sono: un vigliacco.

Con questo marchio sigillo la mia confessione. È una storia umiliante, assurda e ridicola. La storia di tanti stupidissimi pensieri sbagliati che sembravano così innocui, e che invece hanno distrutto tutto infestando la mia vita come un virus.

-E tu hai sposato Temari... piuttosto che venire a dirmi che eri un vigliacco?

La voce di Ino mi riporta bruscamente alla realtà. Alzo lo sguardo e la vedo. Rannicchiata sul pavimento, che si abbraccia le ginocchia fra i singhiozzi. Piange così forte che faccio fatica a capire quello che mi dice.

-Razza di stupido...io ti avrei amato anche da vigliacco!

Sbarro gli occhi senza fiato.

-Lo avrei fatto perchè sono così stupida e debole che non riesco a fare a meno di te, anche quando vorrei solo odiarti! Se solo ti fossi preso la briga di chiedermelo... e invece hai guastato tutto...

Ognuna di quelle parole mi trafigge il petto come un dardo avvelenato, tanto che istintivamente mi porto una mano allo sterno. Rimango muto come uno stoccafisso mentre Ino continua a singhiozzare. Poi d'un tratto si alza e si scaglia su di me come una furia, colpendomi ripetutamente con pugni e schiaffi tirati alla cieca.

-Sei uno stupido, uno stupido! Potevamo avere tutto e invece l'hai buttato via! E ora ami un'altra ed è troppo tardi!

Le blocco i polsi e la attiro a me, portando i miei occhi a specchiarsi nelle lacrime che inondano i suoi.

-E’ vero forse è troppo tardi – le dico con un filo di voce – ma non ho mai smesso di amare te...

Questo mio cervello tanto attivo e tanto fallace smette finalmente di funzionare e trascino Ino su di me baciandola.

Il calore delle sue labbra e il suo profumo mi mandano in estasi. Non dovrei farlo lo so, questo sarà un casino gigantesco e a casa ho una moglie... ma in questo momento riesco solo a pensare al miracolo di avere di nuovo Ino fra le mie braccia.

Lei oppone resistenza e si tira leggermente indietro. Mi fissa stordita e io la bacio di nuovo. Ancora una volta si ritrae e si libera dalla mia presa. Io mi alzo in piedi e la afferro baciandola con ancora più prepotenza.
 

.

Questa volta però Ino non si ribella e comincia a ricambiare quel mio bacio disperato. Ormai siamo perduti.

Con un gesto veloce le sciolgo i lunghi capelli liberandoli in una cascata dorata e ci affondo le dita, mentre lei si aggrappa alle mie spalle con rabbia spingendo il suo corpo contro il mio.

La vista mi si annebbia e le tolgo in fretta i vestiti, fermandomi poi per un secondo ad ammirare il suo corpo perfetto rimasto in intimo, come se fosse un'icona sacra, un idolo divino.

Ino mi sfila la maglietta e mi bacia il petto, quasi affamata, e io mi libero velocemente anche del suo reggiseno.

Sento il sangue affluire sempre più violentemente al mio bassoventre e perdo ogni controllo quando lei cerca con la mano la mia virilità.

Con veemenza la spingo contro il frigorifero, facendo aderire al massimo i nostri bacini e baciandole i seni come se fossero nettare.

Poi scendo ancora e traccio una scia con le mie labbra lungo il suo ventre. Giunto all'altezza dell'ombelico mi fermo un attimo a guardarlo, pensando a cosa io e lei abbiamo creato semplicemente amandoci e desiderandoci proprio come stiamo facendo ora. Provando a immaginare quel ventre ora così piatto, tondo e prominente. Lo carezzo con la punta delle dita e scivolo giù fino all'elastico degli slip. Li tiro lentamente giù ed eccola lì. Una piccola cicatrice poco sopra l'inguine. Il segno di un parto cesareo. La sfioro titubante e incuriosito, ma Ino reagisce male a quel contatto e mi scansa la mano. Mi tira i capelli e mi riporta all'altezza del suo viso, interrompendo con fastidio quel momento.

Riprende a baciarmi e d'improvviso il suo tocco diventa violento e la nostra danza assume più le sembianze di una lotta. Mi slaccia i pantaloni e senza troppi complimenti estrae il mio arnese, mi porta una gamba intorno alla vita e mi guida verso la sua femminilità.

La penetro in un sol colpo, tappandole la bocca quando lei si fa scappare un gemito. Mentre mi muovo dentro di lei Ino mi affonda le unghie nella schiena e traccia dei profondi solchi verso il basso.

Stringo i denti in un ringhio e capisco che ha deciso di farmi del male, di sfogare in quel modo la rabbia che ancora prova per me, o forse per se stessa che ancora cede ai miei baci. Il suo viso è segnato da molte lacrime nere di mascara ed evita il mio sguardo. Si vergogna di voler stare con me, non manda giù quello che ancora la lega a me. Mi sta dando il suo corpo ma il suo cuore e la sua mente ancora lottano per cancellarmi.

Le prendo le braccia e gliele immobilizzo sopra la testa tenendola per i polsi, ma lei, mentre accoglie le mie spinte, mi posa le labbra sul collo e mi morde così forte da lasciarmi il segno.

Quel dolore mi arriva assolutamente gradito. È una penitenza con la quale posso illudermi di espiare le mie colpe, ma nonostante questo decido che Ino deve arrendersi. Come io mi sono arreso alle mie colpe lei deve arrendersi ai suoi desideri. Deve avercela con me, non con se stessa. Tutto ciò che posso fare per lei ora è darle piacere, dare sfogo ai suoi istinti, farla sentire di nuovo una donna. Deve avere almeno questo, senza rimpianti, poi faccia di me quel che vuole.

Mi libero dalla sua presa, la afferro per le spalle e la sposto davanti al tavolo. Poi in un colpo la giro e afferrandola per i capelli e per i fianchi la piego sul piano in legno.

La immobilizzo soffocando ogni sua possibilità di resistenza. Ora può solo abbandonarsi al piacere.

All'inizio devo ricorrere a buona parte della mia forza per impormi su di lei, ma poi sotto i miei colpi si fa sempre più arrendevole, sempre più calda, finchè finalmente abbandona ogni inibizione e si lascia andare a quel momento di pura lussuria.

Ora sono libero di rallentare, di portare le mie mani sui suoi fianchi e sulla sua schiena, percorrendo incantato la sua pelle chiara e morbida.

Mi chino su di lei portando i nostri corpi a contatto. L'odore dei suoi capelli si insinua nella mia mente riportandomi ai nostri pomeriggi d'amore adolescenziali, quando ancora eravamo puri, liberi di goderci il sesso e i baci con l'unica preoccupazione che mia madre potesse rientrare prima dal mercato.

Poso una mia mano sulla sua e Ino allarga le dita permettendomi di intrecciarle con le mie. Siamo due adulti sfatti ormai, ma ancora non possiamo fare a meno di soddisfare quel bisogno bisogno di tenerci per mano come due bambini.

Le prendo anche l'altra mano e continuo a muovermi dentro di lei. Prendiamo lo stesso ritmo e i nostri respiri si fondono in una musica psichedelica e intossicante.

Ormai sono completamente preda dei miei sensi. Perdo la cognizione del tempo e sento che i nostri corpi stanno letteralmente bruciando in un vortice di fuoco. Mi rialzo e trascino con me Ino, che inarca la schiena con un grido portando il suo viso affianco al mio.

Ancora una volta le tappo la bocca con una mano, mentre con l’altra afferro uno dei suoi seni. Sento il suo cuore battere sempre più rapido, le sue dita stringersi sempre di più attorno alla mano che le tengo sulle labbra. Diventa incandescente e infine solleva un braccio dietro la testa e si ancora con le unghie alla mia spalla in un’esplosione di lussuria. Sentirla raggiungere l'apice di quel piacere così a lungo soffocato porta anche me al limite e con un’ultima vigorosa spinta mi riverso in lei, premendo la bocca sulla sua spalla per trattenere un rantolo.

Rimaniamo uniti e ansimanti per qualche secondo, aspettando di tornare lucidi.

Poi lascio andare la presa, permettendo a Ino di raccogliere i suoi vestiti da terra.

Entrambi ci rivestiamo in silenzio, senza guardarci.

Mentre Ino si rifà la coda seduta su una sedia io tiro di nuovo fuori il pacchetto di sigarette ed estraggo l'ultima rimasta.

Lei mi guarda inquieta e rompe il silenzio

-Abbiamo fatto un casino vero? Abbiamo fatto un casino... Forse ora una sigaretta ci vorrebbe anche a me...

-E’ l'ultima – dico accendendola.

Poi mi siedo sulla sedia di fianco a lei e gliela allungo.

-Che dici, la dividiamo?

 

E per questa settimana è tutto gente:) E' successo il patatrack che un po' tutti ci aspettavamo e ora come lo si risolve questo casino? Tanti altri sconvolgimenti sono in arrivo per i nostri poveri personaggi... incrociamo le dita per loro!
Spero che anche questo pezzettino di storia vi sia piaciuto, e soprattutto spero di ritrovarvi tutti per il prossimo!
Arrivederci alla prossima!

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Capitolo 13
*** 12-Asuma ***


Buongiorno a tutti e ben ritrovati! La scorsa settimana Ino e Shikamaru si sono abbandonati alla passione infilandosi in un triangolo decisamente complesso. Quali altre sfide li aspettano? Una cosa è certa: gli abitanti di Konoha staranno ben attenti a NON restarne fuori!!
Buona lettura!



Caro faccia da pesce lesso, le strade tua e di mia madre si dividono qui.

La sera comincia a raffreddare l’aria sul prato del mio giardino, e una lieve brezza mi provoca un leggero brivido sulla pelle. Lo ignoro.
Infondo questo freschino non è nulla in confronto al gelo che ho provato poco fa.
Non appena quell’individuo abbietto si è avvicinato a casa mia il mio pisolino è andato a farsi benedire. L’aria è diventata subito tossica e ho immediatamente capito che dipendeva dalla sua presenza.
Avevo deciso di restarmene nella mia camera perchè non mi andava proprio di vederlo o di sapere cosa volesse. Mi sono limitato a sbirciare dalla finestra sperando che mia madre lo mandasse via, ma purtroppo gli ha permesso di entrare.

Avevo deciso di restarne fuori, ma il tempo passava e quel tipo non se andava, al contrario lui è mia madre hanno cominciato a discutere sempre più intensamente, fin quando le urla sono diventate talmente forti da permettermi di distinguere ogni singola parola.
Quando mia mamma si è messa a gridare così incacchiata me la sono davvero goduta e ho sperato con tutto me stesso che finisse a botte. Già accarezzavo fregandomi le mani il pensiero di quello Shikamaru con un occhio pesto ,quando invece è calato il silenzio.

Una lunga serie di parole dette a bassa voce e poi mia madre che piangeva.

Quel bastardo.

Era già la seconda volta in due giorni che la faceva piangere e io non sopporto quando la mamma piange. Faccio fatica a tollerare i sentimenti in generale, ma la mamma che piange è davvero il peggio del peggio.

A un certo punto ho deciso di intervenire. Sarei andato a dirgliene quattro io stesso. Lo avrei buttato fuori di casa e lo avrei gentilmente congedato con una pernacchia.

Mi sono legato la mia fascia ninja intorno alla fronte e mi sono messo le scarpe con la punta dura, sai mai che ci scappasse anche un bel calcio nel posteriore!

Sono sceso al piano di sotto e mi sono avvicinato alla cucina. Non si sentivano le voci nè di mia madre nè di del babbeo, solo strani rumori.
Ho allungato il collo per guardare attraverso la porta socchiusa e sono rimasto di ghiaccio.

Pochi dettagli mi sono rimasti impressi.

Mia madre contro il frigorifero.

I polsi bloccati sopra la testa.

Molte lacrime nere.

I graffi rossi sulla schiena di lui.

Ho subito pensato che qualunque cosa avessi davanti agli occhi era violenza. Era qualcosa di sbagliato. Era dolore e tristezza.

Eppure mia madre non si ribellava. Sembrava desiderare che quell’essere le facesse del male. Sembrava come sotto ipnosi.

Sono corso fuori in giardino e mi sono nascosto dietro l’angolo.
Sono qui da un po’ ormai e ho avuto modo di riflettere molto attentamente.

Io volevo fare una scenata e scacciare quell’intruso. Ma adesso credo che non sia realmente questo che mia madre vuole. Forse lei vorrebbe che io gli parlassi. Magari in fondo vorrebbe che lui restasse. Magari, anche se lui la fa chiaramente stare male, lei non vuole separarsene.

Ragiono molto a lungo sulla situazione e infine giungo alla conclusione più ovvia.
Devo difendere mia madre da sé stessa.

Mi libererò di Shikamaru.
Anche se lei non lo chiederà, anche se lei non lo vorrà, anche se lei non lo saprà.

Sento il rumore della serratura della porta che si sblocca e dopo qualche istante Shikamaru libera finalmente la mia casa della sua presenza.

Esce in strada attraverso il cancelletto e rimane fermo lì davanti guardando con aria delusa un pacchetto di sigarette vuoto.

È la mia occasione.

Rapido lo raggiungo, attento a controllare che mia madre non mi veda dalla finestra.

-Tu non mi piaci testa d’ananas.- gli dico infastidito dal fatto che l’orrenda pettinatura a cui mia madre mi costringe è la stessa che porta lui.

Lui si volta a guardarmi con aria sorpresa.

-Non so cosa vuoi, ma qualunque cosa sia non siamo interessati. Potrai anche fregare mia madre ma io non mi faccio incantare - e chiudo in bellezza con un’esplicita linguaccia.

Il tizio ha un attimo di smarrimento, poi fa un mezzo sorrisetto sghembo.

-Cavoli sei tutto tua madre.

Non potevo aspettarmi commento più stupido.

-Se hai finito con le deduzioni Sherlock - continuo con tutta la stizza di cui sono capace - gradirei che ora te ne andassi e non ti facessi più vedere.

Shikamaru resta impalato come uno stoccafisso e mi guarda serio e pensieroso. Poi d’un tratto si infila le mani in tasca e mi dà le spalle. Sorrido vittorioso: mi sto per liberare di lui.

-Mi dispiace Asuma - risponde però lui interrompendo il mio giubilo - so che lo vorresti e capisco anche il perchè. Ma invece io resterò.

 

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Capitolo 14
*** 13-Hinata ***


Resto sempre scioccata nel vedere quanto disordine mio marito sia in grado di produrre.

Fra Naruto e il piccolo non so più dove sbattere la testa!

Ino sarà qui a momenti e la mia povera casa sembra un campo di battaglia…

Con aria sconsolata perlustro la sala con lo sguardo, provando una stretta alla bocca dello stomaco di fronte ai cumuli di vestiti, fogli e stoviglie che giacciono abbandonati nella stanza.

In sottofondo Boruto strilla come un’aquila e quando sento bussare alla porta mi salgono le lacrime agli occhi per il nervoso.

Le rimando indietro e sulla strada dalla sala all’ingresso tento di raccogliere e togliere di mezzo ancora qualcosina.

-Ino ciao! Benvenuta scusa il disordine….

-Disordine? Ma figurati se…

La mia amica rimane senza parole quando entra in casa e trova lo sfacelo che si è abbattuto su di essa.

-Ma che diavolo è successo?

Chiede infine seriamente spaventata.

Non ce la faccio più. Mi si inumidiscono gli occhi e comincio a implorare perdono imbarazzata.

-No Hinata non fare così non è grave - tenta di consolarmi Ino - voglio dire, a casa mia questo disordine è la norma, ma a casa tua...è che non è da te tutto qui

-Si lo so… è che sai il bambino… le faccende… sono da sola e… oh cielo è così dura stare dietro a tutto!

La Yamanaka mi sorride comprensiva, con la complicità che si crea fra madri.

-Come lo capisco! Se non ci fossero stati i miei quando Asuma era piccolo non so proprio come ne sarei uscita viva!

Mi asciugo le lacrime colpevole. Con tutto quello che sta passando in questi giorni non ha bisogno anche dei miei problemi.

Da ragazze io e Ino non eravamo particolarmente legate, e ancora oggi la sua migliore amica è senza dubbio Sakura. Ma quando seppi, anni fa, che si ritrovava da sola ad aspettare un figluio, mi venne naturale offrirle tutto il mio appoggio.

Asuma è un bambino sveglio e tranquillo e amo trascorrere del tempo con lui.

Credo che in quegli anni fosse tutto ciò di cui Ino aveva bisogno, e del resto lei ha ricambiato con tutto il cuore quando è arrivato Boruto.

Siamo diventate quel genere di amiche che si rivelano inaspettatamente e proprio al momento giusto.

E anche oggi non mancherò di offrirle una spalla su cui piangere.

-Ok è passata...scusami. Allora di cosa volevi parlarmi?

Eccola che abbassa lo sguardo. Quando mi ha chiamata per dirmi che sarebbe passata sapevo che c’erano guai in vista.

-Temo che per dirtelo mi servirà un bicchiere di sakè.

La guardo interrogativa e vista la sua espressione non perdo tempo ed estraggo due bicchieri, facendole segno di sedersi con me sull’unico punto del divano libero dalle cianfrusaglie.

-Ieri Shikamaru è venuto da me - esordisce lei non appena le verso il primo bicchiere.

-E…?

Attendo la risposta riempiendo e subito svuotando il mio.

-E… dice di voler far parte della vita di Asuma...aveva tutte le buone intenzioni ma…

-Ma…? - chiedo ancora preparandomi al secondo giro.

-Io ero così arrabbiata… i colloqui di pace sono durati ben poco e poi sono esplosa.

-E lui? - butto giù anche l’altro bicchiere.

-Lui mi ha dato ragione...e poi mi ha detto la verità...perché se n’è andato…

Spalanco gli occhi e senza distogliere lo sguardo da Ino preparo il terzo sorso di sakè. Ino interpreta correttamente la mia espressione e comincia a raccontare tutto. Tutta quella storia assurda di malintesi, calcoli sbagliati e vergogna.

-Io...io non posso crederci… - commento infine scioccata.

La bionda abbassa lo sguardo sul suo bicchiere ancora intonso e si tira una ciocca di capelli dietro le orecchie con fare nervoso.

-Ma il peggio è che Shikamaru sostiene che Asuma abbia già capito tutto - dice con voce tremante - non ci volevo credere, ma più ci penso e più credo che abbia ragione… è un bambino così maledettamente sveglio…

Butto giù il mio quarto bicchiere, e quando riprendo in mano la bottiglia Ino si allontana dai suoi pensieri e mi guarda con aria interrogativa.

-Hina...tutto bene?

-Che vuoi dire?

-Stai bevendo davvero molto per i tuoi standard e la casa… insomma mi sembra che ci sia qualcosa che non va…

Rimango qualche istante senza parole, immobile. Poi tutto d’un colpo comincio a piangere e ho l’impressione di non riuscire a fermarmi.

-È che… - provo a dire fra i songhiozzi - è che mi sento così stanca! Boruto non dorme mai e continua a piangere! Non ho più il tempo di uscire di fare le faccende, di lavarmi! E soprattutto sono sola!

Urlo quest’ultima frase come se mi stessi strappando via un cerotto, e la urlo così forte che il bambino nell’altra stanza comincia a strillare più forte di prima.

Tento di fuggire e corro subito a prenderlo fra le braccia per cullarlo. Ma Ino mi segue preoccupata e mi si avvicina.

-Ma Hinata… che vuol dire che sei sola? - mi chiede prendendomi il bambino - E Naruto?

Sospiro profondamente e un sorriso amaro mi si dipinge sulle labbra.

-Naruto è l’Hokage… lavora sempre...e anche quando è a casa ha sempre da fare. Non dovrei lamentarmi lo so… è che è così triste aspettare un marito che non arriva mai…

A queste parole Ino si rabbuia improvvisamente. Smette di cullare Boruto e si siede lentamente sul letto.

-Hinata… - mi dice in tono greve - é normale che tu ti senta così, ma Naruto ti ama alla follia e troverà il modo di far assestare il tutto.

-Allora perché lo dici con quel tono? - chiedo confusa.

-Perché pensavo a un’altra moglie che aspetta suo marito… ma questo marito non sta sistemando proprio niente, anzi… le sta solo facendo del male.

-Ma Ino di che parli?

La Yamanaka mi guarda dritta negli occhi e, come se si stesse pian piano rendendo conto di qualcosa di spaventoso, mi dice:

-Ho fatto una cosa brutta Hinata.

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Capitolo 15
*** 14-Choji ***


-Tu hai fatto cosa?!

Shikamaru si porta una mano dietro il collo, probabilmente per accertarsi che non ci sia davvero quel grosso macigno che gli pesa sulle spalle.

-Non so che dirti Choji, ho fatto una puttanata! Sono confuso, in questi ultimi tre giorni mi è letteralmente crollato il mondo addosso!

Sbatto la fronte sullo stipite della porta. Che razza di mattinata!

Avevo a stento aperto gli occhi e Shika mi bussa alla porta, e quando gli ho aperto non mi ha nemmeno salutato. Si è limitato a sputare fuori: “Sono andato a letto con Ino”!

Non ho neanche preso il caffè maledizione!

-Non mi importa se sei confuso razza di… - respiro profondamente e cerco di ritrovare la calma - Shikamaru… tu hai una moglie. E peggio ancora hai un figlio con Ino! Non puoi divertirti in giro come se avessi 17 anni, lo capisci che hai solo peggiorato la situazione vero?

Nara si avvicina allo stipite opposto e ci sbatte anche lui la fronte.

-Posso entrare? - mi chiede senza staccare gli occhi dal legno scuro.

Io sospiro e in un istante la mia rabbia si scioglie. Shikamaru è da sempre il mio migliore amico… uno di quegli amici che anche quando non lo vedi da secoli e ti fa incazzare, comunque se ti chiede aiuto non ti puoi rifiutare. Uno di quegli amici che fai entrare in casa anche se non hai ancora preso il caffè e preferiresti stare a letto con la tua donna che ancora dorme nel suo sexy pigiama.

Mi sposto di lato e gli libero il passaggio, senza tuttavia rinunciare allo sfizio di dargli uno scappellotto quando mi passa davanti.

-Amico… non so davvero che cazzo fare…

Seduto per terra nella mia cucina Nara mi allunga la tazza vuota per ricevere la sua dose di caffeina.

Io gliela riempio e lo guardo dall’alto in basso con cipiglio severo.

-Stavolta non è questa la domanda giusta da porsi Shika.

Lui alza lo sguardo interrogativo, pendendo dalle mie labbra in attesa di una qualsiasi soluzione.

-La domanda è: tu Ino la ami?

-Sì.

Non gli ci vuole nemmeno una frazione di secondo per produrre quella risposta. Gli esce da sola dalle labbra come un pupazzo a molla dalla scatola.

-Si… - ripete rabbuiandosi - ma ovviamente tengo anche a Temari… l’ho sposata che diavolo! E poi il ragazzino… Asuma… mi aspettava fuori in giardino. Mi ha fatto capire abbastanza chiaramente che non gradisce la mia presenza.

Butto giù un bel sorso di caffè nero.

-E ti sorprendi anche? Quello è tutto sua madre.

-Me ne sono accorto…

-Ma se sei innamorato di Ino - subito torna a prestarmi attenzione. La sua fronte corrugata in un’espressione di sofferta concentrazione - se la ami allora l’affetto che provi per Temari o il rifiuto da parte di Asuma non sono una buona ragione per tornare indietro. Anzi… se vuoi evitare di ferire tutti e tre questa volta faresti meglio a non scegliere la via più facile.

Non appena finisco di pronunciare queste parole Karui compare sulla porta della stanza con aria nervosa. Evidentemente l’abbiamo svegliata.

-Tesoro… scusa abbiamo fatto troppo rumore?

Nemmeno mi risponde. Mi prende la tazza di caffè dalle mani e se la scola.

-Sono le otto del mattino.

Pronuncia scandendo bene le parole. Poi con una mano piantata su un fianco si rivolge a Shikamaru, che sussulta nel vedere il suo sguardo furente.

-Ti semplifico il concetto, così potrai levare le tende: fuori i coglioni, prenditi la donna, lascia la moglie e lavora sul marmocchio!

Detto ciò sbatte la tazza sul tavolo e se ne torna in camera borbottando imprecazioni.

-Scusala sai… la mattina è un po’ intrattabile.

-No Choji…
Shika ha un’aria stranamente serena. Determinata direi. Si alza in piedi e imita Karui, svuotando la tazza e abbandonandola sul tavolo.
-La sua sintesi era perfetta.
Si gira e si dirige a grandi falcate verso la porta.
-Ehi dove stai andando ora?
Gli urlo mentre tira la maniglia ed esce di casa.
-A fare colazione. Mi aspetta una lunga giornata!
Lo guardo andarsene spaesato. Possibile che finalmente abbia deciso di prendere in mano la situazione? Possibile che Karui sia riuscita laddove io ho finora fallito?

Mentre sparisce dietro l’angolo non posso fare a meno di pensare che la mia donna è davvero un portento.

 

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Capitolo 16
*** 15-Naruto ***


Le dimensioni di questa pila di documenti sono semplicemente portentose.
Sbuffo sonoramente e ruoto la sedia dando le spalle alla grossa scrivania, guardando con malinconia oltre il vetro della finestra del mio ufficio. Ho lottato tutta la vita per diventare Hokage… ma a volte davvero mi chiedo se ne sia valsa la pena.
Lavoro, lavoro, lavoro… passo più tempo con i ninja a guardia dell’edificio che non con mia moglie. Penso con rimorso a Hinata, sola a casa a occuparsi di un figlio che probabilmente avrà più intimità con la mia foto appesa sopra il letto che non con me.
Questa carica è a dir poco alienante. In poco tempo si è creata come un’incolmabile distanza tra me e tutti quelli a cui ho voluto bene e non riesco nemmeno più a ricordare quando è stata l’ultima volta che sono riuscito a godermi una pausa più lunga di trenta minuti.
Forse è anche per questa sensazione di esclusione che ho fatto quello che ho fatto. Per poter in qualche modo rientrare nella vita dei miei amici e del mio villaggio. Per dare una mano, e non solo direttive.
Mi alzo e mi avvicino alla finestra. Poggio una mano sul vetro e osservo i bambini che giocano nel campo poco distante.
La mia mente mi riporta a quel pomeriggio… saranno trascorsi non più di un paio di mesi. Ero, come al solito, sommerso da scartoffie e impegni, ai quali si era aggiunta anche la sistemazione di alcuni vecchi verbali redatti dai precedenti Hokage.
Un lavoro più addetto a un segretario, ma trattandosi di informazioni strettamente confidenziali relative alle scorse amministrazioni, la regola vuole che sia io a occuparmene.
Ero così annoiato che ormai il sonno stava prendendo il sopravvento, ma un verbale capitatomi fra le mani risvegliò d’improvviso il mio interesse.
Si trattava di un vecchio documento scritto da Tzunade riguardo a una missione sotto copertura nel gruppo degli Azatage.
Mi ci volle un po’ per ricordare di cosa si trattasse. In effetti quel movimento aveva fatto scalpore per un certo periodo, però la storia si era presto sgonfiata ed era finita nel dimenticatoio.
Proseguendo nella lettura venni a sapere che Tzunade aveva incaricato Shikamaru di compiere quella missione. Immediatamente controllai la data e feci due più due.
Shikamaru era partito, quasi dieci anni prima, perché glielo aveva ordinato Tzunade. Ma se il gruppo si era sciolto in fretta, allora perchè non era più tornato?

Esaminai il documento da cima a fondo, scoprendo che Tzunade aveva annotato tutto quanto, concludendo il suo resoconto definendo quella decisione come il più grande fallimento del suo mandato.
Ero venuto a conoscenza di qualcosa di enorme, della causa per la quale Asuma non aveva un padre e noi tutti eravamo stati privati di uno dei nostri più cari compagni.
Non biasimai la vecchia Tzunade per quello che aveva fatto. Dalla mia attuale posizione capivo cosa l’aveva portata a prendere quella decisione. La mia carica mi avrebbe imposto di sistemare il documento al suo giusto posto e passare oltre.
Ma quella volta scelsi di ragionare da Naruto, non da Hokage. Una violenta intromissione aveva causato tutto quel dolore. Un’altrettanto violenta intromissione forse avrebbe potuto sistemare le cose. O almeno dare una possibilità al destino di rimettersi sui suoi binari originari.
Ecco perchè pilotai i colloqui col villaggio di Suna in modo da spingerli a mandare Shikamaru a concludere l’accordo. Ecco perchè gli ho imposto di fermarsi a Konoha.
Avevo in mente di pianificare meglio l’incontro tra lui e Ino. Non avevo previsto che quella sera mi sarebbero venuti incontro facendo esplodere tutto nel giro di pochi minuti. Ma in fondo poco cambiava. Ora stava a loro far evolvere la situazione.
Mi risveglio dal mio flashback e con un mezzo sorriso torno al mio lavoro. Sto correndo rischi enormi, lo so bene. Ma nel grigiore e nella gravosità di questa vita da Hokage, il piccolo e ottimista Naruto Uzumaki che c’è in me mi strizza l’occhio dicendomi che alla fine tutto andrà per il meglio.

La mia sequenza di pensieri viene bruscamente interrotta dal bussare di uno dei messaggeri, che dopo avermi così avvisato del suo ingresso apre la porta ed entra reggendo in mano un rotolo di carta.

-Hokage, un messaggio da Suna.

Corrugo la fronte chiedendomi di cosa possa trattarsi.

-Sarà la notifica della conclusione dell’accordo sul canale? Mi sembra che sia arrivata fin troppo velocemente.

-No Hokage, si tratta di un messaggio personale, da una sua vecchia conoscenza.

Sono sempre più confuso e allungo la mano invitando il messaggero a consegnarmi il foglio.

Lo srotolo e lo leggo da cima a fondo. Lo rileggo una seconda volta. Poi una terza.

Non può essere…

Subito scatto in piedi e portandomi via il messaggio imbocco la porta senza esitazione.

-Ma Hokage dove va?

-Una questione della massima urgenza! Chiudete il mio ufficio e a meno di catastrofi naturali consideratemi irreperibile per le prossime due ore!

Maledizione!

 

Per questa settimana è tutto gente! Abbiamo risolto un ulteriore mistero, ovvero chi c'era dietro il ritorno di Shikamaru a Konoha! Ino comincia a realizzare cosa ha fatto ed è gravata dai sensi di colpa, mentre Shika sembra aver finalmente capito cosa vuole dalla vita. Ma la vita ha, come sempre, interviene a rimescolare le carte. Cosa avrà in serbo stavolta? Scopriamolo insieme al prossimo appuntamento:)
Grazie a tutti per avermi seguita fin qui e come sempre fatemi sapere se la storia vi sta piacendo!

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Capitolo 17
*** 16-Sasuke ***


Ciao a tutti! Eccoci con un nuovo agiornamento! Eravam rimasti in sospeso tra i sensi di colpa di Ino, la risoluzione di Shikamaru e un misterioso messaggio dal villaggio della sabbia. Quali nuovi stravolgimenti cambieranno i piani dei nostri protagonisti? Scopriamolo insieme! Buona lettura:)



Maledette pettegole! In questo villaggio davvero non c’è privacy. È a stento ora di pranzo e già ho la casa piena di gente.

Tenten, Ino e Hinata, con tanto di bebè al seguito hanno suonato alla mia porta ormai 20 minuti fa cercando mia moglie.

Ho cercato di liquidarle gentilmente dicendogli che Sakura non era ancora rientrata da lavoro, ma nulla. La vogliono aspettare qui.

A quanto pare questa storia di Shikamaru, che già ha portato l’intera Konoha nel mio giardino l’altro giorno, sta impegnando le menti di tutte le donne, che hanno eletto il mio salotto a loro quartier generale.

-Volete un te?

Chiedo cercando una scusa per allontanarmi dai loro musi lunghi.

-Grazie Sasuke - mi risponde la castana - scusa ancora per il disturbo ma sai… è importante…

-Sì sì certo…

Zabette…

Vado in cucina e con non troppo entusiasmo riempio il bollitore e metto l’acqua sul fuoco. Resto in piedi a guardare la fiamma che lambisce l’acciaio, mentre dall’altra stanza sento provenire dei bisbigli. A quanto pare ancora non hanno intenzione di farmi sapere per quale motivo sono qui.

Finalmente sento una chiave girare nella serratura della porta d’ingresso, segno che Sakura è arrivata a salvarmi da questa situazione… o a farla esplodere, non saprei.
-Sakura! Sei arrivata!
Tutte le fanno la festa e la informano subito che è successo qualcosa e hanno bisogno di parlarne con lei. Lei si interessa sinceramente. Non è come me, lei si fa sempre carico dei problemi altrui, quando offre comprensione non è solo per cortesia. E’ sincera quando dice:
-Vado un attimo da Sasuke e poi parliamo di tutto per bene.
Mi raggiunge in cucina e poggia la borsa sul tavolo. Mi abbraccia da dietro.
-Stai facendo il te? Che uomo d’oro.
-Una scusa come un’altra per non dovermi unire al vostro circolo di comari - le rispondo scostante.
Lei mi stampa un bacio sulla spalla e sorridendo prende il bollitore e versa l’acqua calda nelle tazze.
-Mi dispiace per l’intrusione, ma sai che non riesco a dire di no a quelle scellerate quando si cacciano nei guai.
Lo so bene. Tu sei fatta così, e io per primo ho beneficiato della tua disponibilità e del tuo altruismo.
-Mm. - mi limito a rispondere.

-Comunque se vuoi unirti sei il benvenuto, farebbe comodo un punto di vista maschile - la butta lì prima di tornare in sala.
Sospiro sconsolato. Non sono più così bravo come un tempo a fare l’asociale. La seguo e prendo posto in disparte, su una sedia. Prenderò parte a questa cosa, per lei. Ma mi riservo il diritto di restare un mero spettatore.
-Allora ragazze? Cosa vi porta qui così d’urgenza?
-Rispondile tu Ino! - dice acida Tenten.
-Oh no. - Sakura si porta una mano sulla fronte guardando sconsolata la Yamanaka. - cosa hai combinato?
-Ecco io…
-Ha pensato bene di fare un bel triangolo con Shikamaru e consorte ecco cosa ha fatto!
-Tenten! - Hinata cerca di far abbassare i toni all’amica.
-Cosa?! Vuoi forse dire che…?
-Sì. - sospira Ino - Shikamaru è venuto da me e… - mi lancia una fugace occhiata e imbarazzata completa la frase sotto voce - e siamo… stati insieme.
Sakura scatta in piedi rovesciando la sua tazza di te.
-Ma dico sei impazzita? Cavoli noi speravamo che trovaste un accordo ma questo mi sembra un po’ troppo generoso non credi?!
-Il punto è - cerca di intervenire Hinata - che Shikamaru è sposato. Questa situazione va chiarita subito altrimenti è solo… solo…

-Un triangolo!
-Sì, grazie Ten.
Vedo la rabbia calare velocemente negli occhi di mia moglie. La sua mente sta già lavorando a un modo per essere d’aiuto alla sua amica. Quando c’è bisogno di lei nient’altro ha più importanza e tutte le sue energie le spende per chi ama.
-Beh Ino… - dice rimettendosi a sedere - Credo che la cosa fondamentale ora sia capire cos’è successo.
-Sei un medico Sakura, dobbiamo spiegartelo noi cos’è successo?
-Ten la vuoi piantare? Non intendevo quello ovviamente.
Guarda Ino dritta negli occhi, come a volerle fare una radiografia. Conosco quello sguardo e so che è in arrivo una domanda bella difficile per la bionda.
-Ino è stato un viaggio sul viale dei ricordi… o sei ancora innamorata di Shika dopo tutti questi anni?
-Cosa… io…
-Insomma dopo tutto quello che è successo fra voi due ci hai messo meno di mezzo minuto a lanciarti fra le sue braccia. O è stato un momento di follia o…
-O? - chiede impaziente Hinata.
-O sei innamorata di lui in uno dei modi più tenaci che abbia mai visto.
Vedo Ino coprirsi il volto con le mani per nascondere le lacrime. La risposta è chiara persino a me.
-Ino… è vero? - chiede Tenten - lo ami ancora?
Lei non lo ammette ad alta voce. Si limita a vomitare fuori tutti i suoi dubbi.
-Ma che importanza ha? Lui è sposato e abbiamo fatto una cosa sbagliata! Non c’è futuro per questa storia ed è inutile anche solo parlarne.
-Dipende… - Hinata riflette a voce alta - secondo te anche lui ti ama ancora?
-Beh… lui… lui ha detto di non aver mai smesso…
Cala il silenzio. Sakura si porta una mano al petto e posa l’altra sulla schiena di Ino.. Ma come ci riesce? Come riesce a vivere così intensamente i sentimenti degli altri? A capirli e a condividerli? Non smetto mai di stupirmi di quanto sia brava in questa cosa.
-Ino… - le dice sorridendo - questo non deve essere per forza una cosa sbagliata. Magari potrebbe solo essere il momento in cui finalmente fate la cosa giusta per voi.
-Ma...ma… - ribatte la Yamanaka - e se non volesse lasciare Temari? E se non volesse restare?
Sakura cerca di rispondere ma viene interrotta.
-E se mi lasciasse di nuovo? E se Asuma non lo accettasse? E se fosse tutto uno sbaglio?
Istintivamente mi alzo in piedi e tutte si voltano a guardarmi. Adesso lo sento un po’ anch’io, quel senso di empatia… non per Ino, no. Per Shikamaru.
-Hai intenzione di continuare a elencare scuse o vuoi provare a fare qualcosa?
-Sasuke…
Sakura prova a fermarmi, ma io continuo.
-Lui ha fatto delle cazzate. Prendine atto. Puoi rimandarlo da dove è venuto, ma se invece vuoi che rimanga… beh come ti aspetti che lo faccia se sei tu la prima a non credere che lo farà?
Anche io ho fatto delle cazzate. E non sarei mai tornato indietro se non avessi avuto qualcuno disposto ad aprirmi comunque le braccia e a fidarsi di me. Se Naruto e Sakura non avessero creduto in me… dubito che io ne sarei stato di nuovo capace.
Lancio uno sguardo a mia moglie. Lei mi sorride, perchè sa già cosa penso.
Incrocio le braccia e recupero un tono più calmo.
-Decidi cosa vuoi e poi abbi il coraggio di prendertelo. Non puoi aspettarti che ti arrivi tutto dal cielo.
Detto ciò imbocco il corridoio e me ne vado in bagno a farmi una bella doccia. Sono certo che Sakura saprà finire di spiegare ciò che volevo dire a quelle vecchie pettegole.

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Capitolo 18
*** 17-Shikamaru ***


Questa vecchia pensione è piena di spifferi e i pavimenti scricchiolano. Ma la vista da questo balcone è impagabile.

Una voluta di fumo si solleva dalle mie labbra annebbiando così la mia vista su Konoha, tinta di rosa dai ciliegi in fiore.

Fino a pochi giorni fa la sola idea di questo posto mi faceva mancare l’aria e contorcere lo stomaco. Ma ora… ora guardare il villaggio, con tutti i suoi luoghi e i suoi abitanti… era tanto che non mi sentivo più a casa.

Voglio continuare a sentirmi così. Voglio restare, e stavolta ma non mi farò fermare dalla paura delle conseguenze.

Ho già preso la mia decisione. quando Ino verrà qui le dirò che intendo tornare a Suna, ma solo per vedere Temari e dirle la verità: io sono innamorato di Ino e, per quanto l’idea di ferire mia moglie mi faccia contorcere le viscere, non posso ignorare questi sentimenti.
Poi tornerò, e questa volta per sempre.
Non importa se dovrò vincere l’odio di Asuma. Non importa se il villaggio della sabbia mi condannerà e non importa se la famiglia del Kazekage deciderà di cancellarmi dalla sua memoria.
L’unica cosa che davvero mi dispiace, in tutta questa storia, è quello ho fatto a Temari.

Inspiro un’altra profonda boccata di tabacco e ripenso a lei, a quando sono arrivato a Suna e lei mi ha raccolto come un cane randagio.
Ripenso alle sue carezze e a tutti gli anni passati insieme. Non voglio rendere tutto più facile raccontando a me stesso che non l’ho mai amata.
Quella sera sul tetto del palazzo a guardare le stelle, quelle colazioni insieme ancora intontiti dal sonno, il giorno del nostro matrimonio… è stato amore… quasi sempre.
Ma quello che mi lega a Ino… è qualcosa che va oltre. E’ un sentimento assolutamente straziante, assoluto, che controlla ogni fibra di me… è qualcosa di prepotente e al quale semplicemente non posso oppormi.

Temari era così adatta a me da riuscire a farmi scordare, almeno per un periodo, che il posto adatto non sempre è quello a cui appartieni.

Spengo la sigaretta sulla ringhiera sverniciata e rientro nella stanza chiudendomi la porta alle spalle.

Tutti questi miei ragionamenti non giustificano il mio tradimento, la mia decisione di porre fine al nostro matrimonio senza nemmeno interpellarla. Sono stato debole, ancora una volta, e sono stato egoista, ancora una volta.

Ma almeno ora sarò sincero. Le dirò ogni cosa, ne parlerò con lei tutto l tempo che ne vorrà parlare, le darò tutte le spiegazioni che chiederà. Lascerò che mi odi o che pianga per noi... e lascerò che trovi la felicità che merita con la persona che merita.

Un po’ mi odio per questo ma… ma la verità è che tutta questa sofferenza non mi sembra nulla in confronto all’enorme gioia che provo al pensiero di riprendere la vita con Ino da dove l’ho interrotta.
Mi sento come un ragazzino al pensiero di poterla di nuovo baciare, abbracciare, tenere per mano. Di poter di nuovo bisticciare con lei e dividere con lei le mie giornate.
Se lei vorrà…
Non voglio essere egoista e dare per scontato che lei voglia la stessa cosa. E’ andata avanti senza di me. Ha cresciuto un figlio, ha preso delle decisioni. Ormai lei è avanti anni luce. E soprattutto lei ora pensa prima di tutto ad Asuma. Chiunque ormai viene al secondo posto. E’ giusto.
Ma anche se lei non mi rivolesse nella sua vita… in realtà questo non cambierebbe le cose. Non potrei più tornare indietro, non potrei mentire a Temari o a me stesso. Non potrei lasciare quel bambino così cocciuto.
Anche se dovessi restare qui e continuare a vederla tutti i giorni senza averla, mi andrebbe bene così. Almeno avrei lei e mio figlio nella mia vita in qualche modo.
Sì, ormai non si torna più indietro. Anzi, a essere sincero non sono mai stato così impaziente di andare avanti.

Sento bussare alla porta e ho un tuffo al cuore. Senza esitare corro ad aprire, e quando mi trovo davanti lei non riesco a trattenere un sorriso.

Mi avvicino per baciarla ma lei mi scansa.

-Shikamaru… - mi dice solo, a occhi bassi.
Non rispondo nulla e le faccio cenno di entrare.

Lei esita un attimo, poi avanza nella stanza e resta in piedi in un angolo.

-Perchè mi hai chiesto di venire qui?

-Volevo parlarti.

Lei lancia un fugace sguardo al letto fra di noi.

-Bene, perché non succederà altro. Non possiamo… insomma tu hai una moglie…

Mi siedo sul materasso e le do le spalle. Le parole mi usciranno meglio se non sarò distratto da lei e dall’effetto che i suoi occhi hanno su di me.

-Lo so. E non avrei dovuto farle questo.

Prendo fiato.

-Ma non sono pentito.

La sento trasalire dietro di me.

-Ino ti ho detto la verità. Non ho mai smesso di amarti. Voglio lasciare Temari, stare con te e trovare il modo di stare anche con Asuma. E se tu non vorrai beh… la lascerò lo stesso e mi trasferiró qui perché questo è il mio posto. Me ne starò buono e soffrirò in silenzio quando qualche pretendente otterrà finalmente la tua mano.

Ho detto quello che volevo dire. È stato difficile ed è stato liberatorio. Finalmente mi volto verso Ino e le sorrido.

Lei è lì in piedi, le mani giunte al petto, gli occhi velati di lacrime.

-Ma.... ma… - cerca di parlare - ma come? Tu vuoi davvero lasciare Temari?

-Si - le rispondo fermo.

-E poi verrai a vivere qui?

Mi alzo in piedi e mi avvicino a lei.

-Ma… questa potrebbe essere una gigantesca cazzata, lo sai vero? Asuma ti detesta e… siamo stati lontani quasi dieci anni e… Temari e… - il suo sguardo si riempie un'ultima volta di quel rancore che per tanti anni mi ha serbato - ...e chi mi dice che fra qualche mese non sparirai di nuovo?

Lentamente sollevo un braccio e con la mano le sposto una ciocca di capelli dietro le orecchie.

-Immagino non ci siano garanzie che tutto andrà bene… ma io so solo che quando ti guardo abbiamo ancora 17 anni e siamo soli a casa mentre mia madre è al mercato.

Le lacrime cominciano a scivolarle giù per le guance. Accenna un piccolo sorriso. Quel sorriso… quel sorriso è il segno che mi crede. Che ci vuole dare una possibilità. Che la diffidenza e la rabbia sono ormai alle sue spalle. Quel sorriso, è il sorriso più bello che io abbia mai visto.
Mette la sua mano sulla mia e fa aderire meglio il suo viso al mio palmo. Apro le braccia e la stringo in un abbraccio che forse serve ancora di più a me che a lei.

Le stampo un bacio su quella sua testolina bionda e lei alza il mento e mi fissa.

Dio cosa mi fanno quegli occhi.

Mi bacia e perdermi in quel bacio è così facile che non posso fermarmi.

 

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Capitolo 19
*** 18-Sakura ***


Sasuke la fa sempre facile! Se ne esce con le sue grandi dichiarazioni da leader e poi lascia me a chiarire tutti i dettagli.

Però ha centrato il punto. Anche io ho detto a Ino che è inutile rimuginare così su ciò che è accaduto. Piuttosto farebbe meglio a interpretare correttamente i fatti e trasformare gli errori in opportunità.
Hinata e Tenten mi hanno spalleggiata e alla fine Ino ha cominciato a capire la nostra prospettiva.
E’ ancora piena di dubbi, lo so. La conosco e glielo leggo negli occhi quando non è convinta di voler davvero ascoltare un mio consiglio. Però ci stava quantomeno pensando.
Quando il telefono le ha squillato e un messaggio di Shikamaru le chiedeva di raggiungerlo alla pensione dove alloggia, mi è sembrato quasi un segno del destino.
-Visto? - le ho detto - è lì che ti aspetta per parlare. Magari stavolta non deve finire tutto male.
Mi mordo la lingua pensando a quell’affermazione. La situazione è così complicata e delicata che in realtà non è possibile formulare delle previsioni. La verità è che Ino rischia ancora di finire col cuore spezzato per centinaia di possibili cause.
Ma so per certo che soffrirebbe di più al pensiero di non averci nemmeno provato. Quindi mi sono mostrata falsamente ottimista e l’ho fatto a fin di bene.
Lei ha provato a declinare l’invito di Shika con la scusa che doveva riprendere Asuma da casa dei suoi genitori, ma mi sono offerta di farlo io al posto suo e l’ho fregata.
Già… bella fregatura che le ho tirato. Lei ora se ne va a coronare i suoi sogni d’amore e io invece sto attraversando il villaggio a piedi per andare a sgridare un bambino virulento perché la smetta di grattarsi le croste. Sakura la regina del male!
Sospiro e mi soffermo per un attimo sul paesaggio che mi scorre intorno. La fioritura quest’anno è magnifica. Il sole è alto nel cielo e la sua luce si fa sempre più intensa, facendo risplendere le tonalità rosate dei ciliegi.
Mi dico che una giornata così bella non può che portare felicità e spero con tutte le mie forze che l’incontro tra Shikamaru e Ino finisca nel migliore dei modi, e nel farlo mi scopro a sorridere.
Sono quasi arrivata a destinazione quando una voce alle mie spalle mi chiama. Una voce che conosco fin troppo bene, ma che ultimamente non sento così spesso, soprattutto così casualmente in mezzo alla strada.
Mi volto e, con mia grande sorpresa, vedo Naruto corrermi incontro con ancora indosso la veste da Hokage.

-Naruto? Che ci fai qui?

Lui mi raggiunge e riprende fiato.
-Ti ho cercato dappertutto… dove stai andando?
-Ma che ti importa?! - chiedo con la confidenza che in teoria non si dovrebbe dare a un Hokage. Ma insomma… è di Naruto che stiamo parlando.
-Comunque stavo andando a prendere Asuma da casa dei nonni.
-Perchè Ino dov’è?
La situazione mi sembra sempre più strana e comincio a preoccuparmi. Voglio capire cosa succede.
-Insomma Naruto cosa sono tutte queste domande? Per caso c’è qualche problema?

Lui si prende ancora qualche secondo per recuperare il respiro. Poi con aria seria mi allunga un foglio arrotolato.

-Sakura… è un disastro.

Prendo il rotolo e, apertolo, faccio scorrere gli occhi su quello che riconosco come un messaggio proveniente dal villaggio della sabbia.

Comincio a leggerlo a bassa voce e quando arrivo in fondo non riesco a trattenere un:

-Oh merda.

-Sakura… - mi dice Naruto - possiamo ancora evitare che vada tutto a puttane, ma dobbiamo trovare in fretta il modo per gestire la cosa.

Lo guardo in quei suoi occhi blu, ancora ingenui e speranzosi, proprio come quando era solo un ragazzino imbranato. Ma come già tante volte gli era capitato, il suo ottimismo stava per subire un duro colpo.

-Temo sia ormai impossibile gestirla… - gli dico mentre un velo di malinconia mi oscura lo sguardo.

-Che vuoi dire?

-Naruto… non hai parlato con tua moglie?

Lui si gratta la nuca con aria confusa.

-No… che c’entra Hinata?

-Quindi non ti ha detto che Ino e Shikamaru sono stati a letto insieme.

A bocca aperta il mio amico di una vita resta mobile, cercando invano una spiegazione a tutto quel macello. Ha l’aria di uno che si è messo a giocare con i petardi e che d’improvviso si rende conto che uno gli sta per scoppiare fra le mani.
-E non sai che ora lei è da lui per capire se possono tornare insieme…
Il biondo si porta una mano alle tempie sconsolato.
-Che pasticcio… che gigantesco pasticcio…
-Naruto… - gli chiedo senza troppe speranze di ricevere una risposta che possa in qualche modo sistemare le cose - e ora che facciamo?

-Beh questa cosa verrà fuori comunque… forse dovremmo dirlo noi a Ino prima che succeda...

-No - lo blocco subito - io voglio che, nonostante questo casino, loro abbiano ancora una possibilità.

E’ così. Lo voglio. Lo voglio disperatamente. No può essere già la fine di tutto maledizione!

-Ma che cambia? Lo saprà comunque prima o poi!
Io conosco Ino. Conosco il suo orgoglio, le sue debolezze, le sue paure e la sua generosità. So qual è l’unica piccola possibilità che abbiamo per evitare che cada a pezzi di nuovo.

-Dobbiamo dirlo prima a Shikamaru. Dobbiamo permettergli di trovare il modo di pensare a una soluzione e per spiegarlo a Ino senza spezzarle il cuore.

Intorno a noi il silenzio. Un leggero vento scuote i cespugli a guardia delle abitazioni e la calma che regna nel quartiere mi sembra stridere fortemente con quanto sto per dire ad alta voce.

-Se Ino lo sapesse per prima… non permetterebbe mai a Shikamaru di lasciare sua moglie e restare con lei.... Non ora che Temari è incinta.
Naruto mi poggia una mano sulla spalla. Io ingoio un groppo in gola e torno a guardare i ciliegi. Quei bellissimo ciliegi in fiore… in effetti erano altrettanto belli quando la vita di Ino è stata rovinata la prima volta.

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Capitolo 20
*** 19-Ino ***


Sono rovinata. Questo penso mentre lo bacio con tutta la passione di cui sono capace.

Non ho più speranze, perché sono totalmente, disperatamente, irrimediabilmente innamorata di Shikamaru Nara.

Dopo tutti questi anni, dopo tutto il male che ci siamo fatti… mi bastano pochi minuti per capire che lo voglio ancora con me e che il resto non ha importanza.

Senza smettere un attimo di baciarlo comincio a togliergli i vestiti. Lo smanicato, la maglia, la cintura, i pantaloni…

Tecnicamente lui è ancora sposato e io resto ancora l’amante in questo sbagliato quadretto. Ma non mi importa. Ora davvero non mi importa e voglio solo pensare a essere felice, al futuro che ci aspetta.

Lui è esitante, probabilmente anche lui sa che non dovremmo… non ancora… ma non gli ci vuole molto per abbandonare i buoni propositi e seguirmi.

Lascio che anche lui mi spogli e che mi sfiori ovunque con le mani e con le labbra. Lo spingo sul letto e mi metto sopra di lui, fermandomi un istante a guardare quel suo corpo a me così familiare e così sconosciuto. Gli anni lo hanno reso più grande e più forte. C’è qua e là qualche cicatrice che non ricordavo… ma il suo odore, il colore della sua pelle… quelli sono sempre gli stessi.

Comincio a baciarlo, dal collo al petto, dal petto all’addome e poi sempre più giù, arrivando fino all’elastico dei suoi boxer.

Lui emette un rauco sospiro quando glieli sfilo e prendo a baciare anche la sua virilità, mentre con una mano gli carezzo le gambe possenti.

Voglio godere di ogni centimetro del suo corpo, voglio conoscerlo di nuovo e imparare a memoria ogni sua forma. E voglio che anche lui lo faccia con me.

Mi rimetto in piedi e mi libero dell’intimo. Lui si tira su a sedere e con occhi brillanti mi attira a sé e mi guarda. Mi struscia il viso sul ventre, mi sfiora il seno, mi passa le mani sulle cosce, inspira il mio profumo.

Come l’altra volta è incuriosito dalla cicatrice del mio cesareo. Di nuovo la tocca con la punta delle dita e io lo lascio fare. Quella cicatrice ha sempre fatto fatica a rimarginarsi e l’idea che lui la toccasse mi faceva sentire come se quello squarcio dovesse riaprirsi da un momento all’altro. Ma ora sento che la ferita sta guarendo… e anzi i baci che lui ci posa sopra ora mi danno sollievo.

Gli affondo le dita fra i capelli scuri e gli poso un bacio sulla testa. Lui abbandona ogni controllo.

Mi prende per i fianchi e mi tira giù sul letto, poi mi ricopre col suo corpo e si posiziona fra le mie gambe.

Continua a baciarmi il collo, perché si ricorda quanto mi piace, mi stringe il seno, perché ricorda come gli piaceva, e poi spinge due dita dentro di me, deciso a darmi piacere.

Gemo a quel tocco e mi regalo alcuni minuti di quelle sensazioni. Per quasi un decennio sono stata una madre prima ancora che una donna e ora è così bello provare di nuovo il tocco ruvido di un uomo, sentirne il peso su di me.

Mi lascio andare e gemo sempre più forte, facendogli capire che non voglio più aspettare per averlo dentro di me.

Mi dà un ultimo grande bacio sulle labbra e fissa i suoi occhi su di me sorridente. Gli sorrido di rimando e lo accolgo nel mio grembo, lasciando che i nostri corpi diventino un tutt’uno, inarcando la schiena e avvolgendogli le gambe intorno alla vita.

Cominciamo a fare l’amore.

È così diverso rispetto all’ultima volta… Non c’è rabbia in questa unione, non c’è vergogna e non c’è sofferenza.

Ci siamo solo io e lui, di nuovo insieme per miracolo, due pezzi da tempo perduti di un grande mosaico che tornano al loro posto rivelando un meraviglioso disegno.

Ci stringiamo forte e assecondiamo l’una i movimenti dell’altro come se stessimo danzando.

Nel suo modo di amarmi, così familiare, trovo delle piccole differenze, nuovi movimenti che inevitabilmente mi ricordano che un’altra donna è stata fra le sue braccia. Mentre io fra le mie tenevo solo suo figlio.

Lascio che una lacrima mi sgorghi dagli occhi portandosi dietro le mie paure e la mia tristezza. Dentro di me voglio tenere solo la speranza e l’amore che nonostante tutto ci unisce, quella strana creatura fatta di entrambi che in parte già vive dentro Asuma.

Getto il capo all’indietro e mi abbandono completamente, urlando e aggrappandomi forte alle spalle di Shika.

-Ino…
Lui sussurra il mio nome e io torno sopra di lui, puntandogli una mano sul petto e prendendo le redini del gioco.
Muovo lentamente il bacino e mi beo della sofferenza che si dipinge sul suo volto arrossato. Gli prendo le mani e me le porto sul seno, continuando la mia piccola tortura.
Voglio farti impazzire Shikamaru Nara, voglio che questo pomeriggio rimanga per sempre impresso nella tua memoria.
Con le dita mi porto indietro i capelli, ormai sciolti e arruffati, e rimango così in posa, con le mani alzate dietro la nuca, permettendogli di osservare per intero il mio corpo che si dondola sinuoso sopra di lui.
Mi afferra per i fianchi impaziente, mi blocca il bacino e comincia a muoversi sotto di me con tanta foga che sono costretta a poggiarmi al materasso per non perdere l’equilibrio.
-Oh dio sì…
Non riesco a trattenere il mio piacere.
-Shikamaru… sì… ancora, sì!
Stringo il copriletto così forte da fermare la circolazione e un’onda calda si sprigiona dalla mia intimità fino a raggiungere ogni mia appendice, con la stessa potenza di un’esplosione nucleare.
Lui non aspettava altro.
Pochi altri secondi e rimane vittima di quella stessa esplosione, riversandosi in me mentre ancora mi tiene saldamente per i fianchi.
Quando mi chino e poggio la testa sul suo torace sento il suo cuore che galoppa all’impazzata, e mi lascio cullare dal quel suono finchè non lo sento progressivamente rallentare.
-Shikamaru…
Gli dico mentre lui mi carezza la schiena nuda.
-Sì?
Mi chiede lui fissando il soffitto.
-Ti amo.
E per un paio di secondi il suo cuore torna ad accelerare.

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Capitolo 21
*** 20-Asuma ***


Trattengo il fiato nascosto sotto le coperte e sento il suono del mio cuore nelle orecchie.

Me ne sto qui fingendo di dormire in attesa di mettere in atto il mio piano.

Un’oretta fa ho approfittato del quotidiano pisolino della nonna e sono sgattaiolato fuori.

Odio stare in quarantena e soprattutto odio che i nonni mi affibbino tutti quei lavoretti domestici!

Così ho colto l’occasione per fare un giretto e vedere se trovavo qualche topino a cui dare la caccia.

Il mio ardore però è scomparso nel momento in cui ho visto zia Sakura venirmi incontro sulla strada.

Mi avevano avvisato che sarebbe venuta lei a prendermi, e anche per questo motivo ho sentito il bisogno di prendere un po’ d’aria.

Lei mi fa una paura maledetta! Quando perde la pazienza è peggio di un drago, per non parlare della sua pessima abitudine di farmi qualche puntura ogni volta che mi vede!

Mi sono subito nascosto qui e stavo lavorando a un piano per riuscire a rientrare in casa prima che arrivasse e scoprisse che ero uscito disobbedendo alla nonna.

Poi però ho sentito arrivare anche lo zio Naruto. Lui è l’Hokage e quindi l’ho visto solo in occasioni davvero importanti, è strano vederlo così per caso in mezzo alla strada.

Ero curioso di sentire cosa voleva da Sakura è così mi sono trattenuto lì e ho allungato l’orecchio per ascoltare.

Parlavano di mamma e di quell’antipatico di Shikamaru. A quanto pare il mio avvertimento non era bastato a tenerlo alla larga.

Parlavano di qualcosa di brutto che era successo… qualcosa che avrebbe potuto dividerli.

La faccenda diventava sempre più interessante.

Finalmente si sono decisi a svelare il segreto: a quanto pare quel geniaccio si è messo a tampinare mia madre proprio mentre la sua vera moglie aspetta un bambino.

Non si smentisce mai.

Non ci ho messo mezzo secondo a capire che avevo in mano la soluzione perfetta per liberarmi di lui.

Approfittando della distrazione degli zii sono tornato di nascosto sui miei passi. Sono arrivato alla casa dei nonni e mi sono arrampicato sull’albero di ciliegio fino a raggiungere la finestra della mia camera.

Non sarò mai abbastanza grato di aver sentito la mamma raccontare alle sue amiche di come usava questo trucchetto per uscire di nascosto alla sera quando era ragazza.

Mi sono infilato nel letto e ho pazientemente atteso che i nostri ospiti suonassero alla porta.

Ormai sono qui da un po’, e stanno aspettando insieme al nonno e alla nonna che mia madre torni a casa.

-Non riesco a contattarla - si lamentava Sakura - probabilmente sono ancora insieme.

-Le ho scritto di venire da queste parti con Shikamaru appena può perché gli devo parlare di lavoro

Ho sentito dire a Naruto.

Perfetto.

L’attesa mi sta davvero sfinendo e fra queste calde copertine il sonno rischia quasi di avere la meglio. Ma ecco che finalmente sento delle voci venire dalla strada.

Mi sporgo dalla finestra ed eccoli lì: la mamma e il mammalucco. Mi gratto distrattamente la spalla cosparsa di macchie e corro a tendere l’orecchio dalla porta socchiusa.

Al piano di sotto si sono accorti del loro arrivo e si preparano ad andargli incontro in giardino.

È il momento. Devo agire in fretta prima che si portino via la faccia da pesce lesso.

Non appena li sento uscire mi precipito fuori dalla camera e corro giù per le scale, non mi metto nemmeno le scarpe.

Apro la pesante porta blindata ed esco fuori, trovando tutti quanti sul vialetto intenti a guardarsi imbarazzati. Non si sono ancora accorti di me.

-Ragazzi che ci fate qui?

Chiede mia madre sorridente. Per un attimo mi sento in colpa all’idea di toglierle quel sorriso. Ma se non lo faccio io… lo farà lui, e non posso permettere che questo accada.

-Saranno qui per festeggiare - urlo facendo voltare tutti. Sakura e i nonni mi guardano confuse mentre Naruto poggia una mano sulla spalla di Shikamaru come a volerlo portare via.

Non ci riuscirai.

-Festeggiare cosa? - chiede la mamma.

Il nonno mi guarda e scuote la testa con aria di supplica.

Io alzo il braccio e indico la testa d’ananas.

La nonna è terrorizzata e Naruto si porta le mani alla testa.

Mi dipingo addosso il sorriso più candido di cui sono capace e con allegria dico:

-Quel signore sta per avere un bambino.
 

Sbaaam! ecco una bella mazzata sui denti dei poveri Ino e Shikamaru! Ma sarà davvero tutto perduto? Sarà la fine per questo tormentato amore o la vita, sempre imprevedibile, in qualche modo li terrà insieme? Alla prossima lettori! Fatemi sapere cosa ne pensate:)

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Capitolo 22
*** 21-Inoichi ***


Ben ritrovati! Pronti ad avviarci verso la conclusione di questa storia? eh sì, siamo alle battute finali:( Ci siamo lasciati con la terribile rivelazione di Asuma, e ora non ci resta che scoprire come i nostri protagonisti la affronteranno. Ci sono ancora speranze per questo amore?


Bambino mio cosa hai fatto? 
Asuma se ne sta lì sorridente con ancora il dito alzato. Non vede che a Shikamaru è crollato il mondo addosso. Non vede che mia figlia a stento si regge sulle gambe.
È un bambino sveglio, troppo sveglio. Capisce sempre tutto, anche quello che cerchiamo di nascondergli. Ma è pur sempre un bambino e non comprende ciò che ha appena distrutto.
Shikamaru è il primo a rompere il silenzio.
-Che… che cosa…?
Cerca confuso i nostri sguardi alla ricerca di una conferma… o forse con la speranza di aver capito male.
Naruto gli porge quel maledetto foglio.
-È arrivato questo oggi… da Temari.
Shikamaru glielo strappa dalle mani e lo legge avidamente. Quando arriva in fondo le sue braccia gli cadono pesanti lungo i fianchi.
-Shikamaru… - lo chiama Ino con voce tremante - cosa dice?
Il ragazzo si porta una mano sulla bocca, come per ingoiare la sua tristezza.
-Dice… - prova a dire con uno sforzo sovrumano - dice che Temari è incinta… e che vuole che torni subito a casa.
La mia povera bambina…
I suoi occhi sono così colmi di dolore che solo a guardarla mi si spezza il cuore. È quasi peggio di quando Shikamaru se ne andò 10 anni fa. Allora era una ragazzina e aveva tutta l’esistenza davanti a sé. Ora è una donna e una madre. E il rumore di lei che si spezza è ancora più assordante.
Io e mia moglie ci scambiamo uno sguardo e lei subito capisce cosa deve fare.
Va verso Asuma e lo prende per le spalle, spingendolo dentro casa.
-Andiamo Asuma. Non dovresti essere in piedi.
Lui obbedisce e rientra. Si guarda indietro un’ultima volta e dal modo in cui fissa sua madre capisco che ha già realizzato di aver fatto qualcosa che è più grande di lui.
-Ragazzi… - dico quindi a Sakura e all’Hokage - potreste lasciarci per favore?
Sakura prova a ribattere qualcosa. È amica di Ino da sempre e so che vorrebbe sistemare questa situazione. Ma non c’è nulla che possa fare. Naruto le prende un braccio e le fa cenno di ascoltarmi. 
-Ino… dice solo prima di andare - sai dove trovarmi se hai bisogno di me.
Poi si volta e insieme a Naruto sparisce dietro l’angolo. 
Ora siamo noi tre. So che sono loro due a dover affrontare tutto… ma non ho alcuna intenzione di rientrare a farmi un tè mentre mia figlia vede ogni sua gioia morirle davanti.
-Shikamaru… - dico con tono conciliante - questa non è per forza la fine del mondo…
Lui mi guarda disarmato, incredulo. Non vede come possa non esserlo.
-Ci sono tanti tipi di famiglie… essere un padre non vuol dire per forza essere un marito…
Ino se ne sta muta con lo sguardo incollato a terra. I pugni stretti e la bocca contratta in una smorfia di dolore.
-Tu… tu dici? - mi chiede Shikamaru.
Annuisco debolmente. Non sono certo nemmeno io di quello che sto affermando, ma l’alternativa mi sembra semplicemente troppo ingiusta.
-Ino… - si rivolge a lei tremante - Ino io… io potrei restare… lo stesso… potrei trovare un modo…
Lei non fiata. Sembra come una statua di cenere, pronta a dissolversi col primo alito di vento.
-Ino io potrei… potrei parlare con Temari e… e noi potremmo… trovare un accordo forse…
Nessuna reazione. Shikamaru fa pena per quanto disperatamente cerca in lei un qualsiasi appiglio.
-Ino…
-No.
Pronuncia quella sola sillaba e il tempo attorno a noi si ferma. Il ragazzo non ha più la terra sotto i piedi e posso distintamente sentire il suo cuore saltare un battito.
-I...Ino…
-Non lo permetterò. 
-Tesoro ma… - provo a dirle. Ma lei alza una mano e mi stoppa.
-Non permetterò che si ripeta. Non sarà a causa mia che un’altra donna rimarrà da sola proprio nel momento del bisogno. Non sarà a causa mia che un altro bambino crescerà senza un padre.
Shikamaru ha gli occhi lucidi e prova un’ultima volta a convincerla.
-Ma ascolta, non dev’essere per forza così… ci… ci deve pur essere un modo no?
Lei lo guarda dritta negli occhi, dura e severa.
-Shikamaru. Vuoi davvero che un altro dei tuoi figli si chieda dove sei nel cuore della notte?
Lui si ammutolisce. 
In un attimo capisco che questi ragazzi sono condannati. 
Perseguitati dai loro errori, imprigionati da un destino quantomai beffardo. Quanta amarezza in due innamorati così giovani.
Il mio pensiero va a Shikaku. Il mio amico di sempre. Persino a lui non ho detto mai nulla.
Se solo sapesse che cosa sta accadendo. Se solo vedesse come soffrono i nostri ragazzi. Noi sognavamo per loro un meraviglioso futuro. Quando abbiamo scoperto che si erano innamorati, nonostante lo shock iniziale, già ci vedevamo a passare insieme i nostri pomeriggi al parco con i nipotini.
Cosa ne è stato di quella vita che desideravamo per loro?
Shikamaru versa una lacrima e abbraccia Ino. Le posa un bacio sulla testa mentre lei resta chiusa su se stessa, tremando per lo sforzo di trattenere il pianto.
Capisco che ormai qui sono solo di troppo. 
Senza fiatare ritorno dentro casa. Mia moglie mi aspetta col fiato sospeso, in attesa del verdetto.
Mi chiudo la porta alle spalle. Mi avvicino a lei e gravemente scuoto capo.
-Oh la mia povera piccola…
Esclama rifugiandosi fra le mie braccia. La stringo forte condividendo con lei la mia tristezza.
-Tranquilla cara - le dico cercando di rassicurare me stesso oltre che lei - in un modo o nell’altro tutto andrà per il meglio.

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Capitolo 23
*** 22-Temari ***


Avrei fatto meglio a usare degli scatoloni accidenti! Questa cosa mi sta costando una fortuna in valigie e borsoni.

Beh, poco male, direi che al momento è il caso di concentrarsi su altre questioni.

Dopo quasi mezz’ora di attesa la maniglia della porta gira e mio marito finalmente rientra.

-Ciao Shikamaru.

-Ciao teso… ma che succede?

Si guarda intorno spaesato. Tutta la stanza è ingombrata da borse di ogni dimensione, tutte piene delle sue cose.

Io sono seduta su una di esse, esausta dopo tutto il lavoro che mi ci è voluto per riempirle. Sono più vicina ai cinquanta che ai quaranta ormai e non ho più le energie di un tempo.

Non ho più le energie per tante cose…

-Succede che ti sto lasciando tesoro.

Gli dico con naturalezza.

-Che...cosa?

Mi alzo e mi avvicino a lui. Gli tolgo le carte del lavoro dalle mani e le poso sul mobile dell’ingresso.

-Ho detto che ti sto lasciando Shikamaru. È giunto il momento ormai.

Mi fa quasi tenerezza mentre boccheggia come un pesce fuor d’acqua alla ricerca di chiarimenti.

-Ma… ma io non capisco…

Lo prendo per mano e lo accompagno fino al divano, permettendo che si lasci cadere confuso su uno dei cuscini.

-Io invece l’ho capito tempo fa. Questo matrimonio non era fatto per durare. Abbiamo vissuto dei bei momenti insieme, ma ora credo che le nostre strade debbano dividersi.

Lui più che ferito sembra basito. Mi guarda come un bambino guarda un adulto ubriaco.

-Io non… Perché?

-Shikamaru, Shikadai è grande ormai. È maggiorenne e ha imboccato la sua strada. Non ci sono più scuse a questo punto per ignorare la realtà dei fatti.

Forse comincia a capire di cosa sto parlando, ma decido di prendere un bel respiro e dirglielo chiaramente, conscia del fatto che sto per dargli la più bella notizia della sua vita.

-Ora puoi stare con Ino, Shikamaru.

Strabuzza gli occhi e si aggrappa al cuscino con le mani. Rimane un momento in silenzio, a riflettere. Per un momento il cuore mi si stringe nel ricordare come, anni fa, mi innamorai proprio di quella sua espressione.

-Tu… tu lo sapevi?

Non prova in alcun modo a negare, del resto sarebbe davvero inutile, oltre che scorretto.

-Ma certo, l’ho sempre saputo… ti sorprende?

Lui prova a rispondere ma non gliene lascio il tempo.

-Come avrei potuto non saperlo testa d’anans che non sei altro? Sono tua moglie, ho condiviso il tuo letto per oltre vent’anni. Credi che non mi accorgessi di quando la notte cominciavi a rigirarti? Credi che non notassi tutte le volte che ti imbambolavi a pensare a chissà cosa col sorriso sulle labbra? Credi che non mi sia mai chiesta perché eri sempre così impaziente di andare in missione a Konoha?

-Temari io…

-Credi che non vedessi come tornavi a casa ogni volta? Coperto di vergogna, tristezza e quel forte odore di fiori…

È stato liberatorio dire tutto. Mi ci voleva, ma non porto rancore.

Shikamaru porta scritto sul viso il suo senso di colpa e non è la prima volta che lo noto. Tante volte ho percepito in lui quel senso di colpevolezza, e mi è sempre apparso così forte, che in altre circostanze forse mi avrebbe indotta a dimenticare tutto.

Ma il problema è che in lui la colpa non si è mai accompagnata al rimorso.

Lo faceva star male tradirmi. Ma non lo faceva star male l’amare lei.

Si vergognava delle bugie che mi raccontava. Ma del sentimento che lo lega a quella donna… di quello non ha mai chiesto scusa neanche a se stesso.

Mi siedo accanto a lui sul divano e gli sorrido, come per tranquillizzarlo.

-Ma se lo hai sempre saputo - mi chiede calmandosi - perché me lo dici solo ora?

Mi aspettavo questa domanda. La verità è che me la sono posta anche io tante volte.

-Beh… - rispondo con una nota di malinconia - sono un essere umano anch’io. Ho tentato di negare all’inizio, e quando non è più stato possibile ho cercato di giustificarti. Ho sperato che fosse una debolezza passeggera e che prima o poi avresti amato me come ami lei.

Shikamaru deglutisce rumorosamente e titubante mi mette una mano sulla schiena, per poi ritrarla subito imbarazzato.

-Ma a un certo punto mi è stato chiaro che non sarebbe mai successo - proseguo - Però c’era ancora Shikadai. Avevamo retto fino a quel momento, perché rovinare i suoi ultimi anni in questa casa?

Lui mi sorride. Alla fine tutti e due abbiamo accettato di soffrire per il bene di nostro figlio, perché anche lui è rimasto per Shikadai, questo l'ho capito.

Come marito e moglie abbiamo fallito, ma come genitori siamo stati bravi.

Mi alzo in piedi e mi rimbocco le maniche.

-Ora però Shikamaru, è giunto il momento in cui tu stia con chi ti rende felice. E a dirla tutta, è il momento che anche io trovi qualcuno che mi ami davvero.

Sollevo una delle borse e gliela porgo.

Lui si alza lentamente e me la prende dalle mani. Senza nemmeno posarla a terra mi abbraccia. Uno degli abbracci più sinceri che abbia mai ricevuto da mio marito… e arriva nel momento in cui lo consegno a un’altra donna.

Gli do un paio di pacche sulla spalla per interrompere quel momento prima che diventi insopportabile e lui mi lascia andare.

-Temari… - mi dice.

-Si?

-Mi dispiace… per tutto.

Gli sorrido e con una mano gli carezzo la testa.

-Ti credo. E comunque… date le circostanze… sei stato un bravo marito.

-Anche tu sei stata una brava moglie.

Raccolgo un’altra borsa da terra e gliela passo.

Lui ride.

-Ok, capito me ne vado.

Non più tardi di un’ora dopo ha caricato il furgoncino con tutte le sue cose e mi saluta un’ultima volta dallo specchietto retrovisore.

Non è l’ultima volta che ci vedremo, siamo ancora una famiglia noi e Shikadai… ma questa è l’ultima volta che verso una lacrima per lui.

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Capitolo 24
*** 23-Ino ***


Questa è l’ultima volta.

Lo ripetiamo a ogni nostro incontro. Eppure non è mai l’ultima volta.

Sono ormai quasi vent’anni che io e Shikamaru siamo amanti. Odio questa parola, ma è quello che siamo.

Quando seppe della gravidanza di Temari tornò a Suna e ci dicemmo addio, d’accordo di non vederci più.

E in effetti per un paio d’anni non ho più avuto sue notizie. Ma al villaggio della sabbia Shikamaru ha fatto carriera come consigliere e stratega del Kazekage e ben presto fra le destinazioni dei suoi viaggi si è aggiunta anche Konoha.

Cercammo di evitarci. Ma ci incontrammo infine per strada, e fu tanta l’emozione di rivederci che finimmo dritti nella sua stanza d’albergo.

‘È l’ultima volta’, ci dicemmo.

Ma Shikamaru è tornato qui molto spesso da allora, e tutte le volte, per caso o per intenzione, ci siamo visti e ci siamo amati.

A volte ci incontravamo in più occasioni nel giro di pochi mesi, a volte non ci vedevamo per anni. Ma in un modo o nell’altro le nostre strade si sono sempre ricongiunte.

A volte non facevamo altro che parlare o baciarci, altri giorni non siamo mai usciti dal letto. Di qualunque tipo fossero i nostri incontri, però, tutti si concludevano allo stesso modo: con un doloroso, straziante e necessario addio.

Non ho mai detto a nessuno della nostra relazione… ma sono convinta che lo sappiano tutti. Ogni volta, dopo la partenza di Shikamaru, per strada leggevo sui volti di tutti la stessa espressione, un misto di biasimo e compassione. Ma non mi importa.

Solo a Sakura ho detto la verità, e lei non mi ha mai giudicata, nemmeno una volta. Aveva sempre pronta una spalla su cui farmi piangere.

C’è stato un periodo in cui tutto sembrava essere andato a posto.

Sakura e Sasuke avevano avuto da qualche anno una splendida bambina, che giocava spesso con la figlia di Choji e Karui, e Naruto aveva trovato finalmente il modo di dividersi fra lavoro e famiglia, tanto che Hinata aveva accettato di mettere in cantiere un altro figlio. Anche Tenten aveva messo su famiglia con Rock Lee.

Asuma era ormai un ragazzo, sempre più bello e intelligente e all'accademia, nonostante i suoi frequenti pisolini, si stava distinguendo come un promettente ninja.

Tutti sembravano così felici che anche io decisi di rimettermi in gioco e accettai le avance di Sai.

Siamo andati a vivere insieme e per cinque lunghi anni non ho più visto Shikamaru.

Stavo ritrovando la felicità di un amore semplice, senza sofferenze.

Quando Shika tornò al villaggio per una consulenza e si presentò al mio negozio litigammo per ore. Cercai di cacciarlo e arrivai persino a tirargli un vaso. La verità è che sapevo di non poter resistere a quel sentimento maledetto che ci univa e non volevo abbandonare la mia illusione di felicità.

Lui lo comprese e alla fine se ne andò.

Ma quella stessa notte capii che il mio mondo dei sogni era caduto in pezzi nel medesimo istante in cui avevo sentito di nuovo la sua voce.

Così uscii di nascosto e passai la notte con lui.

Avevo visto come lo riduceva il senso di colpa per i suoi frequenti tradimenti e non mi sentii in grado di sopportare quello stesso peso.

Il giorno dopo lasciai Sai e da allora non ci ho più riprovato.

In tutto questo Asuma non ha più rivisto suo padre. Ha sempre saputo di noi ma non me l’ha mai fatto pesare. Ha imparato a capirlo e accettarlo.

E ora è un uomo, in giro per il mondo fra le missioni e la sua ragazza, la figlia di Asuma, poco più grande di lui e meravigliosa quanto suo padre. Ha un fratello che non ha mai conosciuto…

Shikamaru mi parla spesso di Shikadai e a volte mi ha mostrato delle sue fotografie, stando sempre attento a non farmi vedere immagini dove fosse presente anche lei.

Anche io un giorno gli ho dato delle foto di Asuma, del quale mi chiede notizie ogni volta, costringendosi a limitarsi a guardarlo da lontano, di nascosto.

Quelle foto… lui non le avrà mostrate mai a nessuno.

Questa vita che mi sono costruita è un disastro. Ed è anche l’unica vita che sono capace di vivere, l’unica che voglio vivere.

E la prova è che, nonostante dopo il nostro ultimo incontro io abbia detto a Shikamaru che quella sarebbe stata l’ultima volta, ora sono qui, nel parco fuori città dove ci diamo sempre appuntamento, ad aspettare ancora una volta il suo arrivo.

 

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Capitolo 25
*** 24-Shikamaru ***


Eccola lì. In piedi vicino a quella panchina, come ogni volta.

Quando torno in città e la avviso, presto o tardi ci diamo appuntamento qui, in questo parco, a quella panchina.

Non è solo perché si trova lontano dal centro ed è poco frequentato. Questo posto è legato a dei ricordi per noi. Ricordi di quando eravamo bambini, di quando raccontavamo ai nostri genitori che andavamo al doposcuola e invece venivamo qui a giocare.

Io spesso me ne stavo sdraiato sul prato a guardare le nuvole. Choji sgranocchiava patatine seduto su un albero e Ino si ostinava a intrecciare corone di fiori che poi pretendeva di farci indossare.

Questo posto è uno dei pochi luoghi che ancora custodisce la nostra innocenza, mentre ogni altro luogo in città ha ormai visto i nostri peccati.

È una specie di ambiente protetto dove non facciamo altro che parlare e fingere che tutto vada bene, aspettando di sfogare altrove il nostro dolore e il nostro desiderio.

Le ho dato appuntamento qui, anche questa volta, perché mi sembra il posto perfetto per questa occasione.

Mi avvicino e lo schricchiolio dei miei passi sulle prime foglie mietute dell’arrivo dell’autunno tradisce il mio arrivo.

Ino si volta e mi guarda. Gli anni non sono stati crudeli col suo viso, ancora luminoso nonostante qualche piccola ruga. L’unica cosa che in lei sembra avere mille anni sono gli occhi. Ha gli occhi di una persona che ha vissuto due vite intere. Come me.

Eppure ogni volta che la vedo io riesco solo a pensare a quanto sia bella. Chissà se anche lei sente lo stesso quando ci incontriamo.

Mi accenna un sorriso, ma subito assume un’aria interrogativa quando nota il cumulo di borse che mi trascino dietro.

-Shikamaru… che cosa...?

-Queste?

Dico ironico giungendo davanti a lei e lasciando cadere indelicatamente tutti i bagagli.

-Giusto due cosine.

Ino le ispeziona con lo sguardo e prova a trarre delle conclusioni.

-Ti fermi a lungo stavolta?

Le sorrido. Non sono mai stato così impaziente di dire qualcosa, e allo stesso tempo voglio far durare questo momento il più a lungo possibile, per assaporarne ogni sfumatura.

-Shika? - Mi incalza lei.

-Stavolta resto per sempre.

Schiude le labbra incredula. Non penso abbia davvero capito le parole che ho appena pronunciato. D’altronde, queste sono probabilmente le uniche parole che credeva non avrebbe mai sentito. Lo capisco. È stato così anche per me.

-... Che hai detto?

La sua voce è flebile e malferma.

-Ho detto che resto Ino. Fra me e Temari è finita.

Si porta entrambe le mani sulla bocca a coprire un sussulto. Si guarda a destra e a sinistra come per accertarsi di essere davvero qui, che non si tratti di un sogno o di un crudele scherzo.

-Cosa? Ma… ma come è successo?

-A dire il vero è stata una sua idea - le dico sorridente e beffardo - non c’è niente da fare: voi donne ci arrivate sempre prima.

-Ma... ma… - ero preparato a dare molte spiegazioni - e Shikadai?

-Lui è grande ormai, non vive più con noi. Adesso è pronto ad affrontare tutto. Allora… - adesso è il mio turno di fare le domande - Che ne dici?

-Che ne dico?

Non trattiene le lacrime e si passa una mano sulla testa per riordinare le idee.

-Resterai qui per sempre?

-Sì, ogni tanto farò visita a Shikadai ovviamente, ma l’idea è quella.

-E dove vivrai?

-Pensavo a casa tua, o potremmo anche cercare un altro posto insieme. Per una settimana starò alla vecchia pensione, per potermi organizzare.

-E che diranno gli altri?

-Non me ne importa assolutamente nulla.

-E Asuma?

Questa è la domanda più difficile.

-Dimmelo tu.

Ho sempre lasciato che fosse lei a decidere tutto quello che riguardava Asuma. Ho rispettato la sua decisione di non farmi più parlare con lui. Ho atteso pazientemente che fosse lei a darmi una sua foto da poter custosire e che mi dicesse lei quando e se potevo appostarmi all’uscita dell’accademia o al campo di allenamento per guardarlo di nascosto e vedere come cresceva.

Anche ora voglio che sia lei a decidere, sa già quale risposta attendo da quasi tutta una vita.

-Asuma…

Si tortura le mani timorosa. Ci pensa qualche secondo e tutte le domande e i dubbi che ci siamo posti negli ultimi vent’anni sembrano vorticarle davanti agli occhi fino a condensarsi in una fitta e scura nube, pronta finalmente a esplodere. Ma a un tratto la sua fronte si distende, lascia ricadere le braccia lungo i fianchi e ogni traccia di paura sparisce dal suo viso.

-Asuma è adulto ormai. Credo che a questo punto gli farebbe solo bene conoscere suo padre.
Il sorriso che mi si allarga sulle labbra è talmente grande che fa quasi male. Una simile gioia l’ho provata solo il giorno in cui è nato Shikadai. Del resto è un po’ la stessa cosa: fai sacrifici e ti consumi il fegato per un tempo che sembra interminabile, fin quando un giorno finalmente ti dicono che puoi vedere tuo figlio, parlargli, toccarlo.
Certo la differenza è che in questo caso il suddetto figlio è grande abbastanza per rifiutarsi di vederti, mandarti al diavolo o anche mollarti un cazzotto in faccia. Ma la verità è che è un rischio che sono pronto a correre e dal quale non ho alcuna intenzione di farmi fermare.
Allungo una mano a Ino.
-Allora andiamo? Sei pronta?
Ha ancora le guance rigate di lacrime e, dopo aver proteso la sua mano verso la mia, si blocca e la ritrae.
-Oh Shikamaru…  - il cuore le batte così forte che le rende difficile parlare - sarà davvero possibile essere felici ora? Dopo tutti questi anni, dopo tutto il male che abbiamo fatto, dopo tutto il male che ci siamo fatti… Io ormai sono vecchia e forse fra non molto non ti piacerò nemmeno più.
Le afferro quella dannata mano e la attiro a me, deciso a chiuderle la bocca una volta per tutte.
-Non dire stupidaggini - le dico a pochi centimetri dalle sue labbra - te l’ho già detto: quando ti guardo abbiamo ancora 17 anni e siamo soli a casa mentre mia madre è al mercato.
La bacio e lei finalmente tace.
In questo parco facciamo l’amore, con l’innocenza di quando eravamo bambini, la passione di quando eravamo adolescenti, e voglio continuare a farlo, fin quando saremo vecchi.
 
That's all folks!
Anche se travagliato, è arrivato il lietofine:) La storia tra Shikamaru e Ino purtroppo è stata destinata a rimanere per anni sofferta e torbida e ha in qualche modo perso la purezza che aveva all'inizio. Ma alla fine, guardandosi indietro, in realtà si è rivelata incredibilmente forte. Ha resistito a tutte le avversità che la vita le ha posto ed è riuscita a trionfare e a riportare insieme i nostri protagonisti. In qualche modo tutto è andato al suo posto, e mi piace pensare che sia ciò che la vita, presto o tardi, fa sempre:) 
Grazie per avermi seguito fin qui e vi prego fatemi sapere le vostre impressioni!
Un bacio a tutti!

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