Hellhound.

di Mordekai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sacra Profanaque Omnia. ***
Capitolo 2: *** In Nomine Patris et Filii. ***
Capitolo 3: *** ''Mei vindicta declinas, Vergilius!'' ***
Capitolo 4: *** Ater. ***
Capitolo 5: *** Torezodu nor-quasahi od fe caosaga! ***
Capitolo 6: *** Longinus; Mefisto. ***



Capitolo 1
*** Sacra Profanaque Omnia. ***


Meglio regnare all’Inferno che servire in cielo.- J. Milton.

 
‘’ -Lo ’mperador del doloroso regno da mezzo ’l petto uscia fuor de la ghiaccia- Oh, mio buon vecchio Dante. Un semplice involucro di carne che cercava disperatamente la redenzione. E come ogni umano, mi incolpavi dei peccati che affliggevano il mondo. E te.’’- disse una misteriosa figura leggendo alcune pagine della Divina Commedia, prima di riposarle con cura dietro il suo trono fatto di ghiaccio ed ossa. Si alzò a fatica, nonostante il suo splendido corpo scolpito, e avanzò lungo i corridoi scuri della sua magione colma di tanti cimeli appartenenti ad epoche diverse. In lontananza udiva l’incessante scioccare di una frusta e i gemiti doloranti di uomini e donne, inoltre punzecchiati da un tridente incandescente. Avanzando ancora, si ritrovò all’esterno della struttura, posta al limite di uno strapiombo con un lago congelato al di sotto.

‘’Mio Signore Lucifero, qualcosa turba il Vostro animo?’’- domandò qualcuno avvicinandosi preoccupato.

‘’No, caro Azazel. Non sono turbato, ma mi domando da quanto tempo non risaliamo in superficie ad osservare come l’essere umano tortura ed uccide un suo simile per il nostro piacere.’’- rispose Lucifero, mostrando attraverso alcune fuochi fatui gli eventi passati, cruenti e terrificanti. Azazel, il demone della giustizia, fece comparire una lunga pergamena con iscrizioni e nomi importanti, come quelli degli Angeli Gabriel o Kamael.

‘’Dal 1192, Terza Crociata. Sono otto secoli e ventisette anni che ci siamo rifugiati qui dopo la Discesa dei Serafini in aiuto dei Cristiani e per darle la caccia anche dopo…beh l’esilio dal Paradiso. Da allora abbiamo mandato solo demoni minori o dei nostri sottoposti a continuare il lavoro.’’- replicò con amarezza il demone dalle lunghe corna ondulate. Si udirono, improvvisamente, ruggiti e accecanti fiamme provenire da una grotta sulle loro teste accompagnate da un fracasso metallico. Le pareti gelide si ruppero e dall’alto piombarono Abaddon e l’Arcangelo Michele che brandiva una spada luminosa. Il demone si schiantò al suo con violenza, mentre l’Arcangelo discese con eleganza avvolto da una luce bianca.

‘’Lucifero.’’- esordì Michele, rinfoderando la spada e scuotendo le ali, sorridendo con poca voglia l’essere celeste.

‘’Michele. Perché sei qui?’’- chiese visibilmente infastidito Lucifero, mutando il suo aspetto e dispiegando ali fatte di ossa e membrana trasparente. Abaddon si rialzò dolorante ed imprecò contro l’angelo, agitando la coda nel frattempo che Azazel lo scortasse lontano. Quell’apparizione improvvisa arrestò qualsiasi attività dei demoni fustigatori e della carovana di anime dannate.

‘’Questo posto me lo ricordavo più caldo. Ad ogni modo sono venuto a conoscenza di un vecchio evento molto intimo, prima della vostra insubordinazione nei confronti del Nostro amato Dio e Padre. Ti ricordi di Ophaniel?’’

‘’La Serafina? Sei disceso da quel appariscente e bianco perlaceo regno solo per chiedermi se mi ricordo di Ophaniel? Michele, ti facevo più sveglio e serio. Troppo tempo al fianco di quel vecchio ti ha…’’

‘’Ha avuto un bambino. Ed è il tuo, Lucifero. Lo ha avuto venticinque anni fa. E adesso è tra gli umani.’’- lo interruppe l’Arcangelo, con voce calma ma che risuonò come un tuono in quel gelido regno, prima di scomparire. L’angelo caduto ed ora Signore degli Inferi rimase stupito da quella rivelazione. Cercò di ricordare il suo vecchio passato nel Paradiso e l’esperienza amorosa con la Serafina:

’Tra gli umani.’’- ripeté il Signore degli Inferi.

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Capitolo 2
*** In Nomine Patris et Filii. ***


Mondo terrestre. 5:37:19 A.M.

Tra le fioche luci dei lampioni e l’agglomerato di metallo e cemento, un ragazzo osservava da sopra un pontile come il mare danzava sotto i primi raggi rosei dell’alba autunnale. La venticinquesima della sua vita. Rapito da quello spettacolo silenzioso, non si rese conto dell’arrivo di una pattuglia di quartiere. La luce abbagliante di una torcia lo distolse dalla natura e lo fece tornare alla realtà:

‘’Ragazzo, sono quasi le sei del mattino, cosa ci fai in giro a quest’ora?’’- chiese l’agente avvicinandosi al giovane che si schermava il viso con una mano guantata.

‘’Quello che farebbe chiunque quando non riesce a dormire, vecchio Orazio.’’- rispose il ragazzo, riconoscendo l’accento spagnolo dell’agente e il suo ancheggiare da ballerino di flamenco.

‘’Empyrean? Chico, tua madre Ofelia sarà preoccupata. Qualcosa non va? Problemi con il college?’’- domandò lui con fare amichevole non appena sentì la voce del giovane. Da quando era un pargoletto, Empyrean sapeva di potersi fidare solo di quel simpatico agente latino-americano che aveva aiutato sua madre a stanziarsi nella metropoli americana.

‘’Non preoccuparti, è a lavoro da un paio di ore. Il problema non è il college o l’ammontare disumano di compiti, il problema è che non so chi sia mio padre. Le chiedo sempre perché c’è una piuma d’argento sul comodino con una semplice L sopra e non vuole parlarne. Le domandò perché sui polsi ho due voglie di colore diverso e fa finta di non saperlo…’’- replicò con una punta d’esasperazione il giovane, passando la mano dai corti capelli neri. Orazio poggiò la mano sulla spalla del ragazzo e gli diede uno scossone amichevole per distrarlo da quel momento di malumore.

‘’Tutti noi abbiamo dei segreti, sia brutti che belli. Se tua madre non vuole rivelarli, respeta su privacidad. El amor per un figlio supera qualsiasi cosa. Vamonos, ti offro la colazione.’’- aggiunse il poliziotto che lo scortò all’auto e insieme si diressero alla prima tavola calda aperta. Per un attimo, ad Empyrean sembrò di scorgere qualcosa appollaiato su una delle centinaia di impalcature presenti nella città ma era fin troppo grande per essere un volatile capace di restare in perfetto equilibrio sui tubi sporgenti. Durante il loro proseguire tra le strade semi desolate passarono davanti una chiesa sconsacrata e che attendeva solo di essere demolita. Nello stesso istante, il giovane ebbe alcune visioni che lo fecero star male seguite da delle fitte ad entrambe le braccia.

‘’Todo bien chico?’’- domandò Orazio, notando il malessere del ragazzo.

‘’Sì, sarà dello stress accumulato nelle ultime settimane. Tu essendo un uomo religioso, puoi raccontarmi la storia di quella chiesa?’’

Orazio osservò la chiesa usando lo specchietto retrovisore, distinguendo chiaramente lo stile e socchiuse gli occhi preda di un viscerale fastidio.

‘’Oh, intendi la Catedral y Iglesia de Cristo? Quindici anni fa venne chiusa perché l’uomo di fede che vi era al suo interno era uno spacciatore di cocaina e usava i fondi della comunità per riti satanici. Quando venne arrestato per pratiche di satanismo e spaccio, la struttura fu posta sotto sequestro. Giunse anche l’ordinanza di sconsacrarla e poi abbatterla per far spazio ad un mercatino dell’usato. Uno spreco de dinero.’’- rispose poco dopo, baciando il santino che aveva sul cruscotto e pregando nella sua lingua natia. La volante proseguiva a velocità sostenuta mentre il sole salutava la sua amata luna, dando così inizio ad un’altra giornata autunnale. In quel momento Empyrean si ricordò di uno strano simbolo che continuava a comparire nei suoi sogni e, per non dimenticarlo, lo aveva impresso su carta.

‘’Non cercherai di sobonarme, chico. Tua madr…’’- non appena riconobbe il disegno, frenò bruscamente.

‘’Il Sello de Lucifer!’’
Inferno.
 
La scoperta che il Signore degli Inferi avesse un figlio aveva destato clamore tra le anime dei dannati e i fustigatori che si domandavano come fosse stato possibile in quanto gli Angeli non possono procreare, specialmente i Serafini. Ma nessuno, eccetto i dannati e i demoni cornuti, sapeva di quell’evento Nell’immensa magione vennero chiamati Lilith la sua attuale compagna; Adramelech impeccabilmente vestito con abiti nobiliari nonostante fosse la sua testa da gufo ad attirare l’attenzione; Belfagor, alquanto annoiato e scorbutico che giocava con una ruota di pietra per evitare di aggredire qualcuno; Asmodeo, con il suo solito alito di pesce rancido ed Astaroth che incitava il suo amico a chiudere quella fogna di bocca. Non appena giunsero Lucifero e Azazel, tutti i demoni si alzarono in piedi e salutarono con un inno alla sua gloria:

‘’Signore Lucifero, si sente bene? La vedo piuttosto pallido.’’- constatò Adramelech estraendo un fazzoletto di seta pronto ad asciugargli la fronte, ma Azazel lo fermò con un semplice gesto della mano.

‘’Miei cari ospiti, poche ore fa ho ricevuto una notizia inaspettate da parte di un vecchio amico che risiede in quel fetido regno. Prima di piombare nel ventre della terra, io ho avuto una breve relazione con una Serafina del paradiso. Ero convinto che non potesse accadere…’’- disse Lucifero, stringendo le mani sul tavolo e graffiandolo.

‘’Amore, di cosa parli?’’- domandò Lilith, evidentemente preoccupata per l’animo irrequieto del suo compagno infernale.

‘’Ho scoperto di aver avuto un figlio da quella Serafina. Ed è da venticinque anni che è tra gli umani…’’- rispose con calma glaciale, tale da far alzare la testa ad Asmodeo e Astaroth. Tutti rimasero in silenzio, Lilith sorrideva con amore al suo compagno e gli sussurrava di non preoccuparsi dato che tra i demoni vi era la poligamia.

‘’Ma gli Angeli non possono procreare, non hanno le capacità delle donne umane per poterlo fare. E se fosse una svista? Un semplice umano che ha dentro di sé semplice rancore o risentimento? Suvvia, mi sembra una sciocchezza.’’- protestò Belfagor, fermando quella ruota di pietra tra le dita.

‘’Per te è tutta una sciocchezza, grassoccio di un Belfagor.’’- esordì qualcuno comparendo da una nube grigiastra mostrando i suoi occhi blu luminosi. Non appena si dissolse, comparve una figura robusta e abbronzata, dalla mascella pronunciata e il viso squadrato.

‘’Malphas, è un piacere rivederti. Cosa ti porta nella mia dimora?’’- chiese Lucifero, rincuorato dalla visione di quel demone. Si tolse il soprabito nero ed estrasse dalla tasca un plico chiuso impeccabilmente da un filo e della cera. Prese una sedia e con eleganza si poggiò su di essa, spostando facilmente Asmodeo sul bordo spigolo del tavolo di quercia scura.

‘’Il Nostro Signore Lucifero ha ragione. Il suo primogenito è tra gli umani. Lì ci sono le…foto, come dicono gli umani, che lo ritraggono.’’- aggiunse il demone, aspettando che tutti potessero vederle. Nella busta vi erano decine di foto che mostravano un ragazzo alto e sorridente, stesso fisico del Signore degli Inferi ma il viso angelico della Serafina. In basso ad una delle foto vi era un nome:

‘’Empyrean? Questo è il nome del mio primogenito?’’- domandò Lucifero, sistemandole con ordine.

‘’Confermo, mio Signore. Ma quello che mi preoccupa non è tanto il sangue dalla quale è stato creato. Possiede entrambi i Marchi, sia demoniaco che angelico. I suoi polsi lo dimostrano perfettamente. Tre linee nere sul sinistro, tre bianche sul destro. Quello che definisco Mezzosangue, il più potente che sia mai esistito.’’- sentenziò Malphas con sorriso freddo che suscito ulteriore stupore tra i presenti, ma fece annidare un losco pensiero in Lucifero: ‘’Vindicta.’’



 

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Capitolo 3
*** ''Mei vindicta declinas, Vergilius!'' ***


Mondo terrestre. 6:06:16 A.M.

 
Quando Empyrean ed Orazio giunsero alla tavola calda, ordinando caffè e alcune ciambelle con zucchero a velo, l’agente di polizia chiese se avesse trovato quel sigillo o se fosse un semplice e banale regalo di cattivo gusto da parte di un suo amico piuttosto che un sogno.

‘’Temo non sia alcuno scherzo. Gli unici amici sono Theo ed Altea, la neo studente trasferitasi da Santorini. Questo sigillo continua a manifestarsi nei miei sogni dall’età di 6 anni. Prima erano solo semplici linee astratte che non comprendevo, ma quando è giunto un professore di religioni e credenze raccontandoci la storia di vari sigilli o marchi, lentamente quelle linee hanno assunto forma.’’

‘’Dios mio…Esta ciudad es dannata. Conoces la storia di Lucifero e dell’assedio del Paradiso? Era un angelo, ma avido di potere che tentò di prendere il posto de nuestro Señor Dio y Protector, ma Lui fu in grado di cacciarlo con la sua luce bruciandogli le ali e spedendolo nelle profondità de esta tierra y…’’- Orazio si interruppe ricevendo una chiamata radio che segnalava una rapina in corso tra Norma Boulevard e la 126esima.

‘’Perdoname Empy, ma dobbiamo rimandare questa conversazione ad un’altra volta.’’

‘’Non preoccuparti Orazio, anzi, grazie per la compagnia e per avermi narrato di questa…storiella. Seppur io sia scettico.’’- e così i due pagarono e salutarono il vecchio Enoch, il proprietario della tavola calda che ricambiò con un sorriso rugoso, tenendo sul suo grembo un cane intento a dormire e a farsi coccolare. Empyrean, avendo con sé lo zaino, si diresse al college per attendere l’inizio delle lezioni e decise di cercare qualche altra informazione nella biblioteca della struttura. L’edificio, anni prima di divenire un luogo d’istruzione e conoscenza, era una vecchia caserma militare dall’enorme cancellata con una invalicabile rete di filo spinato, telecamere poste ad un metro da sopra l’entrata principale e nel retro. Quel giorno all’esterno vi era solo il custode della scuola che eseguiva la tipica ronda notturna e, non appena notò Empyrean giungere dalla strada, gli puntò contro la torcia accecandolo:

‘’Fermo lì, identificati!’’

‘’Per l’amor del cielo, siete ossessionati da queste torce voi della sicurezza. Spegnila, è quasi l’alba.’’- replicò il giovane infastidito. L’uomo, chiamato Gaderel, spense la torcia mostrando il suo viso dai lineamenti duri ed una folta barba rossiccia che compensava l’assenza dei capelli. Era alto quando il giovane Empyrean ma la sua corporatura muscolosa era compressa nella divisa da custode del college:

‘’Insonne ragazzo?’’- domandò rocamente Gaderel, posando la torcia sul suo cinturone e recuperando le chiavi del cancello. Empyrean si limitò ad annuire. Una volta aperto con un assordante cigolio di metallo arrugginito, entrambi si avviarono all’interno. I corridoi erano tutti uguali, con pareti a scacchi monocromatici verdi e pavimenti bianchi, colmi di armadietti grigi che presentavano crepe o ruggine sui cardini.

‘’La biblioteca è aperta, così ripasso nell’attesa?’’- chiese Empyrean, recuperando alcuni dei suoi libri come storia delle religioni e storia medievale.

‘’Sì, tutti i giorni. Da quando Balma è qui, nessuno si avvicina. La sua presenza, seppur quasi gracile di corporatura, incute timore nei potenziali trasgressori. Adesso ritorno all’esterno per accogliere i segretari ed inservienti. Non rivelare a nessuno che ti ho lasciato entrare prima delle 7:30 del mattino, intesi soldato?’’- impartì l’ordine il custode. Il suo passato da ex marine prese il sopravvento brevemente, quasi da intimorire il giovane che si limitò ad annuire. Empyrean entrò nella biblioteca ricolma di testi antichi che risalivano al 1800. Conoscenza, eventi, storia conservati avaramente tra gli scaffali lignei coperti da un velo di polvere e ragnatele aleggianti.

‘’Ospiti in questo regno di carta, inchiostro e pelle? Affascinante. Sei il benvenuto Empyrean Ofelio, figlio di Ofelia.’’- richiamò all’attenzione qualcuno con tono cristallino preceduto da passi costanti che echeggiavano nella stanza. Da dietro uno degli scaffali comparve un bellissimo giovane, dalla corporatura slanciata e snella, capelli castani corti, viso angelico con indosso una camicia bordeaux che terminava nei suoi pantaloni neri con minuscoli ricami sulle tasche. Tra le mani guantate reggeva un grande tomo dalla copertina illeggibile che, se per molti quel libro di oltre mille pagine pesasse come un macigno, per il bibliotecario equivale ad un sacchetto di biglie. Il ragazzo andò a sedersi per ritrovarsi faccia a faccia con Balma:

‘’Privacy zero dato che ha letto il mio fascicolo. Le serve qualco…’’

‘’Nella tua tasca destra hai una perfetta riproduzione del Sigillo di Lucifero, il Signore degli Inferi. Opera tua, giovane Empyrean?’’- domandò Balma interrompendolo con un gesto della mano, incuriosito da un qualcosa che non poteva vedere.

‘’Sì, ma…’’- restò talmente stupito da perdere le parole e restare immobile come una statua di sale. Balma sorrise compiaciuto di quella reazione.

‘’L’essere umano compie gesti meccanici ogni giorno, indipendentemente da quale sia la sua mano dominante o incline alle scelte. Tu, ad esempio, combatti con la tua natura di curioso felino che vorrebbe conoscere suo padre ma che la propria madre nasconde come un segreto per evitare conseguenze spiacevoli. E metti sempre il tuo cellulare nella tasca sinistra mentre gli oggetti comuni o che reputi inutili nella destra. Non spaventarti se conosco le abitudini quotidiane di tutti, mi basta osservarvi per comprenderlo. Prevedibili direi.’’- replicò Balma, poggiando il mento sulle mani incrociate quasi a formare un piccolo ponte. Nonostante la sua bellezza angelica e seducente, Gaderel aveva ragione nel reputarlo inquietante. Ad Empyrean venne una straordinaria idea:

‘’Se conosce ogni mia azione, la riproduzione del sigillo con quale oggetto è stato fatto e, soprattutto, in che posizione è nella mia tasca?’’- chiese mentre cercò di soppiatto di capovolgere il foglio.

‘’Se cerchi di capovolgere il foglio verso l’alto tentando di imbrogliarmi, ti illudi. Rivolgi sempre le raffigurazioni o scarabocchi, come li definisci, verso il basso. Hai usato una penna nera comune che costa venticinque centesimi. Ma dal tuo sguardo vorresti conoscere di più vero?’’
In quel preciso istante Empyrean ebbe davvero il timore che quel bibliotecario fosse qualcuno di inquietante e inumano. Balma sorrise e si schiarì la voce, pronto a condividere le sue conoscenze.

‘’Millenni dopo la nascita di questo astro da parte di un vecchio con la barba bianca seduto tra le nuvole, nel suo regno vivevano centinaia e centinaia di angeli, creature di estrema bellezza prive di sesso che adempivano ai loro doveri. La vostra religione narra che uno di questi angeli in particolare volle destituire quel potente essere dal suo trono dando origine ad una efferata battaglia. Lucifero, il nome del serafino ‘malvagio’, venne sconfitto da Michele, privato delle sue ali e gettato sulla fredda roccia.’’- si interruppe brevemente per assicurarsi che Empyrean prestasse ascolto.

‘’Non è stato così? La storia Cristiana reputò Lucifero un angelo avido di potere che volle impadronirsi dei Cieli, anche se è Lucibello il suo nome originale.’’- si rese conto di parlare al nulla finché non volse lo sguardo alla sua destra ove Balma era poggiato con eleganza.

’Assolutamente no, ingenuo. Lucibello è stato coniato dall’uomo per mascherare ciò che reputava oscuro, ma Lucifero è il vero nome. Portatore di Luce. Una luce che quel maledetto vecchio gli ha tolto. Questo serafino venne cacciato dai cieli perché conosceva le vere intenzioni di suo padre: Una sola ed unica religione. Tutte le altre dovevano estinguersi perché imperfette e Lucifero non ha mai desiderato questo. La storia che conosci è fasulla. La campanella sta per suonare.’’- e proprio in
quell’istante suonò assordante.
Inferno.
 
Il Signore degli Inferi osservava l’operato dei suoi diavoli fustigatori con disinteresse, volgendo più volte lo sguardo alla pioggia di corpi dannati che precipitavano nel Cocito e i vari Arci demoni recuperarli per darli in pasto ad altre creature abominevoli. Sorrideva, però, al pensiero di aver generato un figlio dotato di entrambi i poteri e che lo avrebbe usato per vendicarsi dell’affronto di Dio. Una luce azzurra proveniente alle sue spalle interruppe il flusso dei suoi pensieri; voltandosi notò il legno da passeggio di quell’essere splendente avvolto da una toga e rami d’ulivo.

‘’Virgilio, sei anche tu qui per farmi la ramanzina?’’- chiese Lucifero, incrociando le braccia dietro la schiena nonostante le sue ali fossero spiegate. L’ultimo passo di Virgilio si concluse con il suo bastone battendo la superfice della pietra e ammonì il Signore infernale:

‘’La novella è giunta fin nel Limbo, persino Caronte lo traghettator dell’anime è esterrefatto. Conoscendoti da secoli, hai intenzione di attuare il tuo piano contro il Cielo? Questo tuo comportamento avrà gravi conseguenze.’’

Lucifero rise, evocando delle fiamme oscure ove si palesarono ricordi del suo passato come lo scontro tra gli angeli dissidenti, gli Arcangeli, Serafini e Dio. La verità velenosa che è stata dimenticata dall’uomo creatore di un testo che viene considerato sacro ed importante dai religiosi e dalla chiesa. Si potevano udire i discorsi folli di quel vecchio regnante, del suo scellerato desiderio di imporre il suo credo sull’intera umanità. Con lo schiocco delle dita, Lucifero fece scomparire i fuochi delle memorie e rispose all’ammonimento di Virgilio:

‘’Buona guida, seppur tu sia morto prima della nascita di quell’impiastro, la verità è stata travisata da dio e dai suoi accoliti. Vendicarsi per un simile affronto è la soluzione adatta per tutti noi. Un demone può uccidere un suo simile così come per gli angeli, ma Angeli e Demoni possono solo scontrarsi con determinate armi benedette o maledette. Empyrean, il mio primogenito, ha entrambi i poteri. Nessuno può fermarlo.’’

Un altro fulgore intenso annunciò l’arrivo di una persona familiare ad entrambi. Le sue ali si chiusero a formare un mantello a girandola che vibravano ad ogni passo.
’Torezodu nor-quasahi od fe caosaga!’’- esordì il demone, inginocchiandosi al cospetto di Lucifero che lo invitò a rialzarsi e ricambiò il saluto.

‘’Quali nuove, mio fedele Satana?’’- chiese il Signore degli Inferi, tenendogli il viso con due dita. Il demone recuperò dalla sua bisaccia una lettera firmata da Enoch altro suo servitore rimasto tra gli umani per studiare le loro debolezze. Il contenuto della lettera rallegrò l’essere infernale e ringraziò il suo servitore per il lavoro compiuto:

‘’I marchi del mio giovane pargolo iniziano a destarsi dal loro letargo. Enoch lo ha descritto come una mia copia umana senza ali, estrema bellezza ed eleganza ma dispone di una grande curiosità e desiderio di conoscenza. Prego, puoi andare Satana.’’

‘’Mio Signore e Padrone.’’- rispose con voce sibilante il demone, librandosi in volo dirigendosi verso le anime cadenti e ne uccise una mordendola alla gola e decapitandolo. Virgilio lesse la lettera e, nonostante il linguaggio comune che gli fece storcere il naso, restò allibito da quello che vi era scritto:

‘’Tal rivelazione inquieta il mio spirto che già tempo addietro venne scosso da orrori indicibili.’’

‘’E tali orrori indicibili ascenderanno ai cieli, ove quel maledetto vecchio perirà con tutti i suoi sciocchi servitori. Nessuno mi impedirà di spargere il seme della discordia e della morte. Il fuoco inghiottirà il Paradiso, le gerarchie demolite e mei vindicta declinas, Vergilius.’’


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Capitolo 4
*** Ater. ***


Mondo Terrestre: 08:25:07
 
Mancavano solo dieci minuti all’inizio della lezione ed Empyrean non si capacitava di come Balma, il neo bibliotecario, riuscisse a prevedere qualsiasi sua mossa con estrema precisione disarmante. Seduto nel suo banco continuava ad osservare il sigillo accartocciato nella sua mano, ignaro che i suoi unici amici lo osservavano perplesso.

‘’Tutto bene Empy?’’- domandò Theo, dandogli una pacca sulla spalla. Il ragazzo si destò dal suo stato comatoso e rispose brevemente di sentirsi solo stanco e stressato per i futuri esami di fine corso.

‘’Oggi si parlerà di religioni occulte e altre dicerie, avete sentito?’’- domandò Altea, una magnifica ragazza proveniente dalla Grecia. Nel college molte voci asserivano un potenziale flirt tra Empyrean ed Altea, anche se entrambi negavano con imbarazzo quelle dicerie.

‘’Qualcosa di vago e se non erro vi sarà un ospite che tratta di documenti antichi quasi quanto lui.’’- replicò ridacchiando Theo, coinvolgendo Empyrean. La porta si aprì ed entrò il professore, un uomo leggermente corpulento e con accenni di calvizie, seguito da un elegante uomo con barba e capelli grigi come l’argento. Il loro professore presentò alla classe l’egregio dottor Carfasu, originario della Sardegna e di ritorno dal suo ultimo viaggio in Europa. L’uomo barbuto salutò gli studenti prima di recuperare dalla sua bisaccia un tomo grande quanto un cassetto, con simboli e scritte indecifrabili eccetto per lui e lo mostrò alla classe.

‘’Quello che vi sto mostrando è il manoscritto originale della Chiave di Salomone, risalente al XV secolo e scritto in latino. Il vostro professore mi ha rivelato che studiate religioni medievali, non è così? Perfetto, qui dentro vi è racchiuso il sapere di Salomone inerente all’occulto e che la Chiesa ha tentato di distruggere. Prego studenti, venite.’’- e così invitò gli studenti ad avvicinarsi alla cattedra per osservare e sfogliare le varie pagine fragile. Ognuna di esse mostrava i sigilli di alcuni demoni o signori degli inferi famosi per le antiche storie narrate, formule magiche quasi impronunciabili fino a giungere ad un dipinto che mostrava al suo centro una figura per metà angelica e metà demoniaca. Nella mano sinistra stringeva una mela in bronzo e nella destra una lancia in oro splendente. Ai suoi piedi una schiera di demoni dalle fattezze assurde e inquietanti che si confondevano con il colore scuro della brulla terra, mentre sulla testa del demone angelico piombavano con ferocia centinaia di angeli ed arcangeli con le loro armi lucenti sguainate. Empyrean ebbe un sussulto e gli sembrò di vedere quell’unico soggetto demoniaco muovere la testa nella sua direzione, risultando strano quel gesto per i suoi compagni di classe:

‘’Oh, accade spesso che un dipinto sia così intenso da ingannare l’occhio umano e fargli credere che uno o più soggetti raffigurati abbiano vita. Quello che state osservando è ‘Ater’, un dipinto creato da un artista sconosciuto al servizio di Salomone che raffigura il sogno fatto dallo stesso Re in una notte afosa. Ater in latino vuol dire ‘Nero’ e quando l’artista chiese il motivo di quel nome, Salomone rispose che fu quel che vide per la maggior parte del suo incubo.’’- asserì Carfasu. Gli studenti giunsero ad una pagina mancante che dispiacque molto anche al professore non poter mostrare l’ultimo sigillo presente al suo interno. Il Sigillo del Signore degli Inferi Lucifero, un tempo Serafino.

‘’Un Sigillo come questo?’’- domandò Empyrean, mostrandolo al professore che immediatamente restò sorpreso nel vederlo.

‘’Esatto! Preciso in ogni forma vedo, anche se non è l’originale ma è questo il Sigillo di Lucifero. Come hai fatto, caro studente, a riprodurlo così?’’

‘’L’ho sognato.’’- si limitò a replicare il ragazzo, facendo ridere i suoi compagni. Suonò la campanella per la pausa delle 10:15 per poi riprendere alle 10:45. Carfasu salutò gli studenti in quanto doveva dirigersi altrove per mostrare il tomo ad altri college per condividere il suo sapere e le sue storie, i suoi viaggi. Il professore diede un biglietto da visita al giovane Empyrean chiedendogli di fargli visita prima possibile.
Inferno.
 
Un cavaliere giunse al galoppo al castello del Signore degli Inferi, brandendo una forca nelle mani. Una barba lunga costeggiava il suo volta da anziano, così per i capelli. Quando Lucifero lo riconobbe fu lieto di riaverlo nel suo umile regno dopo secoli.

‘’Furcas, o meglio Carfasu, quale vento oscuro ti porta nel mio regno?’’- chiese Lucifero, seduto al tavolo dell’immensa sala dove cenava da solo dato che molti dei suoi compagni e, soprattutto sua moglie, erano impegnati con le schiere demoniache e torturare senza sosta i dannati. Furcas andò a sedersi all’altro capo del tavolo così da poter osservare meglio il suo Signore. Il barbuto cavaliere estrasse dalla manica il sigillo che Empyrean aveva riprodotto:

‘’Il mio Sigillo d’evocazione. Sei qui solo per questo?!’’- domandò esterrefatto, scostando il piatto e bevendo del vino rosso. Quando il foglio di carta si ricoprì di fiamme e riprodussero il viso di un ragazzo, Lucifero posò il bicchiere e poggiò il mento sulle mani intrecciate; le sue ali simile ad un mantello ebbero un sussulto impercettibile ad occhi comuni ma non a Furcas.

‘’Andrò al dunque, mio Signore. Quel sigillo è stato riprodotto da suo figlio Empyrean. Credo fermamente che sia giunto il momento di fargli visita e conosco il posto adatto.’’- replicò l’uomo, servendosi anche lui da bere.

‘’Ti ascolto.’’- aggiunse Lucifero, sorridendo diabolicamente. Furcas era uno dei pochi demoni in grado di potersi muovere e avere conversazioni con il Signore degli Inferi liberamente senza dover chiedere il permesso o temere spiacevoli ripercussioni.

‘’Vi è una chiesa diroccata e sconsacrata a qualche chilometro dove il suo primogenito studia. Bamal e Caacrinolaas sono lì da molto più tempo di me. Li convocherò per conoscere di più le abitudini del ragazzo, così da permettervi di incontrarvi a metà strada.’’
Lucifero batté le mani compiaciuto dell’operato e si alzò dal tavolo, portandosi alla finestra della sala. Osservò l’oscurità brillante e gelida di quel luogo, udì le melodie di disperazione dei dannati e i latrati del suo segugio provenienti dal Terzo Girone. Le sue ali ossute si aprirono, sprigionando una folata di vento che spense le candele e fece alzare la lunga barba di Furcas sulla sua testa. Le vene presenti sulle membrane delle ali si tinsero di arancione, come se stessero assorbendo l’essenza del fuoco incandescente proveniente dai gironi superiori.

‘’E la Lancea Longini? Sai dirmi se è stata recuperata dopo gli eventi del 1789?’’

‘’Agares e Aamon si stanno occupando della reliquia. Per ora è stata recuperata solo la punta dal Museo Vaticano. Dobbiamo solo trovare l’asta per poterla forgiare nuovamente e l’arma con la quale ha sfidato i Cieli, mio Signore, tornerà in suo possesso come la Mela del Primo Peccato.’’

‘’Magnifĭcus, Furcas. Ordina a Bamal di condurre Empyrean in quella chiesa nei prossimi giorni e di compiere il rituale d’evocazione. Ma con discrezione, sia chiaro.’’
Il demone dei vari studi annuì, comprendendo quanto chiesto e si congedò per preparare le prossime mosse del suo Signore. Dalla scoperta di aver generato una creatura capace di poter governare su due regni ultraterreni, Lucifero assaporava sempre di più la vendetta avvicinarsi. Il torto subito per una rivolta atta alla giustizia delle religioni stava per ascendere in quel luogo brulicante di Serafini, Troni e Arcangeli. Il suo obiettivo, però, era altro: occuparsi del Signore dei Cieli, di Dio.

‘’Oh vecchio barbuto ozioso! Presto la Lancia tornerà tra le mie mani e il tuo insulso cuore sarà trafitto. Il tuo sangue verrà usato per generare una nuova luce ove ogni religione sarà ben accetta e nulla me lo impedirà. Nemmeno Michele o Gabriele. Strapperò le vostre ali, la vostra anima. Omnia.’’

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Capitolo 5
*** Torezodu nor-quasahi od fe caosaga! ***


-Paradiso-

 
Nell’immenso e candido regno dei Cieli, ove colui che brillava più intensamente degli altri sedeva su un trono d’oro avvolto da suntuosi drappi di seta bianche che assomigliavano a banchi di nuvole. Gli Angeli, i Troni e i Serafini si muovevano all’unisono intorno quella stella brillanta che osservava i suoi figli e le sue figlie con occhi sognanti fin quando l’unico Arcangelo dall’aura ambrata si manifestò al suo cospetto l’umore dell’Alto mutò:

‘’Michele, mio fedele Arcangelo, qualcosa ti turba?’’- chiese pacatamente, non mascherando però l’apprensione della sua voce.

‘’Vi ricordate di Lucifero, mio Signore?’’- domandò di rimando l’Arcangelo, pronunciando quel nome tanto odiato e proibito nel regno dei Cieli. Persino i Serafini rimasero paralizzati nell’udirlo e qualcuno, forse uno dei trasgressori unitosi alla vecchia guerra nel Paradiso, si massaggiò la nuca o i polsi cicatrizzati. Le nuvole, dal bianco perlaceo divennero nere e tuonanti.

‘’Nessuno deve pronunciare quel nome! Nessuno deve osare pronunciare il nome del traditore e dell’eretico qui, nella mia dimora!’’- ruggì sbattendo i pugni sul trono d’oro che reagì emanando saette che colpirono il pavimento. L’Arcangelo per nulla intimorito continuò a parlare:

‘’Lucifero è stato uno dei nostri un tempo, Padre. Non possiamo negarlo, traditore o meno che sia, era un Serafino ed anche il più importante. Ho scoperto qualcosa che mi ha confuso e amareggiato allo stesso tempo.’’

‘’Parla Michele, e sii rapido!’’- continuò imperioso il Signore dei Cieli, lasciando che quelle saette divennero frequenti e che i tuoni diventassero fragorosi tanto da farsi sentire anche negli altri Otto Cerchi e da allarmare chi vi si trovasse.

‘’Lucifero ha un figlio, Padre.’’- rispose, muovendo appena le ali e stringendo la spada di fuoco al fianco destro. Dapprima le nuvole colme di pioggia restarono immobili per poi, come influenzate dall’umore del Signore, sprigionare le loro saette ovunque che colpirono i palazzi di marmo, i vari angeli e arcangeli, qualunque cosa assaggiò l’ira divina. L’Arcangelo Michele fu in grado deviare quelle saette usando la sua spada. Il pavimento di pregiato marmo pregiato e smaltato venne distrutto e rialzato in vari punti.

‘’Lui cosa?! Un erede? Quel traditore ed eretico ha avuto un figlio?! Da chi? Chi di Voi si è macchiato di tale peccato? Chi vile serpe ha compiuto tale sacrilegio?!’’- domandò Dio, alzandosi dal trono e facendo echeggiare la sua voce nel cielo ormai terso e tempestoso quasi quanto le sue domande.

‘’Ophaniel, la Serafina.’’- rispose l’Arcangelo, impassibile all’ira di Dio e, quest’ultimo, all’udire della Serafina si abbassò al proprio sottoposto e lo scrutò nell’anima attraverso i suoi occhi azzurri. Tremarono quando comprese la verità ed un urlo esasperato e iracondo si librò nell’aria. Inumano, profondo e assordante che fece svenire alcuni angeli e cherubini. Si udirono dei passi frettolosi giungere alle spalle dell’Arcangelo ed un uomo in tunica scura e calzari giunse correndo faticosamente tra i detriti:

‘’Venerabile San Pietro.’’- disse l’Arcangelo muovendo le sue scintillanti ali.

‘’Che cosa è accaduto qui? Perché il Padre Nostro è iracondo?’’- domandò curioso e preoccupato San Pietro, asciugandosi le goccioline di sudore che gli imperlavano la fronte con un panno.

‘’Trovate Ophaniel e portatela da me! Deve essere condannata per il suo tradimento!’’- continuò imperioso Dio, indicando ad un gruppo di Serafini in armatura di discendere sulla terra e cercare la donna che aveva dato alla luce l’erede di Lucifero. San Pietro era ancora confuso e guizzava lo sguardo ovunque prima di incontrare quello di Michele che si apprestava ad andare via:

‘’Lucifero ha avuto un bambino, mio vecchio amico. Ecco perché il Padre Nostro è iracondo.’’
 
Mondo terrestre. 16:26:36 P.M.
 
Le lezioni terminarono in anticipo in quanto alcuni professori erano assenti per malattia e per motivi familiari, così Empyrean decise di passeggiare per conto suo e respirare l’aria autunnale. Eppure i suoi pensieri si spostavano dal dipinto visto a lezione che alla chiesa sconsacrata vista in mattinata. Strane immagini, simboli e voci iniziarono ad affliggerlo e il Sole gli sembrò divenire una sfera scarlatta per una manciata di seconda finché delle urla provenienti da un vicolo non lo destarono da quegli incubi ad occhi aperti.

‘’Aiuto!’’- ripeteva continuamente una voce che veniva sovrastata successivamente da altre più rozze e cupe. Il ragazzo accorse alla richiesta di soccorso, evitando delle scatole sparse sull’asfalto ed una volta nel vicolo non vide nessuno. Udiva ancora la voce che proveniva da lontano e si sentiva disorientato, incapace di reagire. L’aria autunnale divenne gelida e le mura di quel vicolo si ricoprirono di venature nere e rosse, pulsavano ritmicamente. Un soffio ed Empyrean si ritrovò immobilizzato sul cemento: tre figure spettrali gli serravano gli arti e la gola, sibilando e parlando in una lunga a lui incompresa. La loro presa risvegliò il dolore alle sue mani, amplificando il mal di testa che lo stava affliggendo e le visioni sempre più cupe e violente:

‘’Urgonpegraphdonungisagraphtalgon!’’- esclamò iracondo Empyrean così rapidamente da restare senza fiato. Dalle ombre comparve una quarta entità non spettrale, bensì alta e snella e di elegante prestanza. I suoi occhi ambrati si spostarono dai tre spettri al ragazzo.

‘’Aamon. Pruslas. Barbatos. Lasciate andare il figlio del Signore Infernale!’’- asserì l’uomo con un gesto della mano, invitando i tre spettri ad allontanarsi dal ragazzo, che assunsero i loro veri aspetti una volta fatto.

‘’Che sta succedendo? Se è uno scherzo non è affatto divertente. E cos’ho detto prima? Cosa erano quelle parole? E tu chi sei?’’- domandò confuso e iracondo il giovane Empyrean, osservando i volti divertiti degli altri strani figuri in eleganti abiti di seta nera. L’uomo dai lunghi ricci biondo cenere e gli occhi color ardesia sorrise e si presentò con eleganza disarmante:

‘’Fai troppe domande, ragazzo ma ad ogni modo, soddisferò la tua curiosità. Io sono Astaroth, uno dei principi dell’Inferno. Loro sono i miei assistenti, i loro nomi li conosci già.’’

E tre demoni si inchinarono, con un freddo sorriso che inquietò il giovane. Nello stesso istante le mani di Empyrean presero a tremare e a bruciare provocandogli atroce dolore, come se qualcuno avesse legato carboni ardenti sui palmi e sui polsi. Astaroth fulmineo gli prese le mani osservandone i segni: piccoli ghirigori bianchi sulla destra che brillavano come stelle, mentre sulla sinistra vi erano lunghi serpenti oscuri che si muovevano in circolo.

‘’L’ora è giunta. Seguimi, principe dell’Inferno. E non fare altre domande, per favore.’’- disse l’uomo schioccando le dite. Una vampata ed un portale bianco si aprì al centro del vicolo, scaraventando scatole di cartone e buste di plastica ovunque dovute alla sua irruenza. I tre assistenti di Astaroth balzarono al suo interno scomparendo in un batter d’occhio e il principe attese una mossa del giovane:

‘’Che significa tutto questo?’’- tentò nuovamente Empyrean, questa volta meno iracondo ma più confuso di prima. L’uomo si massaggiò il viso, imitando di rimuovere dai suoi una finta stanchezza. Seccato dalla curiosità del ragazzo rispose:

‘’Ti avevo detto di non fare domande o sbaglio? Voi mezzosangue quando non comprendete la vostra natura diventate delle pecore. Tu, Empyrean, sei figlio del Signore degli Inferi Lucifero e la Serafina Ophaniel. Vuoi che la tua curiosità sia soddisfatta appieno? Bene, varca questo portale!’’- e Astaroth afferrò le spalle del giovane, scagliandolo all’interno del portale. Prima di sparire, il principe disse tra sé e sé:

‘’Non mi pagano abbastanza per fare questo lavoro.’’

Il giovane Empyrean cadde sul freddo pavimento di quel che sembrava essere una struttura abbandonata da anni, con panche capovolte e marcite, ragnatele che pendevano dalle colonne ammuffite e quadri danneggiati dalle intemperie. L’improvvisa nausea, successivamente divenuta vomito, distolse l’attenzione del ragazzo da possibili dettagli per ricordare il luogo.

‘’Una volta fuori da qui, la polizia non crederà mai alle mie parole.’’

‘’Questo perché l’uomo tende a credere solo ciò che vede, non quello che sente.’’- la voce di uno degli assistenti echeggiò in quel luogo abbandonato da tutto e tutti. Il demone, seduto su una delle statue come un corvo, restava lì a studiare il ragazzo umiliato da sé stesso prima di puntare il dito verso quel che sembrava essere un altare, nonostante le piante avessero divorato parte della pietra. Solo allora Empyrean riconobbe il luogo:

‘’Questa è la Cattedrale e Chiesa di Cristo. La chiesa sconsacrata a causa dei crimini commessi dal prete precedente.’’
Il demone seduto sulla statua rise di puro gusto, dissolvendosi e comparendo poco dopo al fianco del ragazzo alzandolo per il colletto della felpa come se fosse un sacchetto di plastica. Standogli vicino Empyrean poté notare che il viso dai lineamenti duri del demone, occhi simili a pozze d’inchiostro e capelli corvini che gli ricadevano sulle spalle. Il suo respiro equivaleva ai fumi di carne marcita tanto da disgustare il ragazzo che si coprì il naso con una mano.

‘’Sconsacrata per dei banali crimini? No, bamboccio. Questa chiesa è stata sconsacrata perché fungeva da passaggio ultraterreno. Usavamo questo luogo per spostarci dal nostro mondo al vostro, confondendoci per semplici cittadini. Ma poi quel maledetto uccellino che serve il barbuto in cielo discese qui e distrusse tutto per ‘estirpare il male.’ Ugh, schifoso pezzente.’’

‘’Chiudi il becco e vai ad aiutare Barbatos!’’- tuonò Astaroth comparendo subito dopo con una frusta tra le dita che fece schioccare subito dopo con violenza contro una delle panche; la frusta era infuocata e il colpo tagliò in due il legno marcio per poi incenerirlo. Barbatos rise per poi lasciare con poca gentilezza il giovane Empyrean che, una volta alzatosi si volse verso Astaroth e chiese:

‘’Quella frase che ho detto prima nel vicolo, che lingua era?’’

‘’Enochiano. Anche se voi umani la definite La Lingua degli Angeli, comunemente parlando. Ed è la stessa che servirà per il rituale. Siediti.’’- disse Astaroth facendo svanire la frusta e avanzando all’altare. Empyrean mosse un piede e stava per protestare, quando da una delle panche posta dietro di lui comparvero diverse catene che lo paralizzarono sulla panca e ricevette un ceffone dal demone:

‘’La mia non era una richiesta, ma un ordine! Sarai anche il figlio del mio Signore ma nulla mi impedisce di far valere la mia superiorità. E taci.’’

Il Principe tornò all’altare dove gli altri tre demoni attendevano su un pentacolo nero, eccetto che al suo interno non vi era alcuna stella capovolta bensì il Sigillo di Lucifero. Calò un silenzio innaturale nella Chiesa, interrotto dal breve crepitare delle fiamme provenienti dalle catene che tenevano prigioniero il ragazzo e poi i quattro intonarono una cantilena che divenne sempre più assordante:

’Torezodu nor-quasahi od fe caosaga!’’- ripetevano di continuo fin quando le loro voci non sembrarono unirsi in un unico suono indistinto e grottesco. La cattedrale tremò, le statue caddero rompendosi con gran fracasso, la croce sull’altare si spaccò in due fino a liquefarsi e proprio sull’altare il sigillo prese vita: un rosso brillante come un sole avvolse l’intera navata, che sembrò inchinarsi a quella forza invisibile e anche Empyrean ebbe un gemito causato da una improvvisa fitta al polso sinistro, ove vi era il suo marchio. La luce rossa lasciò posto ad una colonna di fuoco che lentamente divenne blu scura fino a dissolversi emanando odore di zolfo e morte. In piedi, avvolto da un mantello e dalla prestanza antica, vi era un uomo dai capelli corti e ricci color cenere che osservava i quattro demoni con perplessità per poi volgersi ad Astaroth:

‘’Parla. Qual è il motivo di questa invocazione?’’- e Astaroth si volse, consentendo al suo signore oscuro di posare lo sguardo su Empyrean ancora incatenato. Con un balzo l’uomo raggiunse Empyrean senza emettere alcun suono e sorrise:

‘’Hai preso tutto da tua madre, eccetto per questo.’’- asserì lui, afferrandogli il polso sinistro e mostrando il marchio che bruciava la pelle del ragazzo. Empyrean strattonò via il polso e domandò irritato:

‘’Chi diavolo sei tu?’’- ma prima che la sua domanda avesse risposta, l’entrata della cattedrale venne spalancata con grande forza tanto da far cadere una delle porte di legno marcio:

‘’Polizia! Fermi dove siete! Levanta los manos y girar verso l’altare! Sei ferito ragazzo?’’- domandò Orazio, che per fortuna o per volontà divina aveva ricevuta una chiamata di violazione di domicilio e disturbo della quiete proveniente dalla chiesa. Il giovane scosse il capo e ordinò di essere liberato da quelle catene. Giunsero altri poliziotti ed orinarono ai rapitori di non muoversi, ma l’oscuro signore dai capelli cinerei si volse e sorrise diabolicamente.

‘’Orazio Carena da Silva. Hai scelto la via del bene piuttosto che seguire le orme di tuo nonno. Sono sorpreso, ma pregare non ti servirà a nulla. Voi umani siete fragili, emotivamente e spiritualmente.’’- e lentamente mosse i suoi passi verso i poliziotti che puntavano le loro armi contro l’uomo in mantello. Orazio gli intimò di fermarsi ma nulla sembrò convincere il rapitore ad arrestarsi e all’ennesimo passo, venne aperto il fuoco. I caricatori vennero scaricati ma con orrore i poliziotti notarono le pallottole fluttuare a mezz’aria:

‘’Bel tentativo!’’- esclamò l’uomo per poi aprire la mano artigliata e far balzare verso il tetto l’intera squadra, chi urlava e implorava di essere risparmiato dal potenziale omicida mentre altri cercarono di ricaricare le loro pistole che vennero distrutte dalla frusta di Astaroth.

‘’Credo tu abbia ormai compreso, Empyrean. Ma, per educazione, risponderò al tuo quesito: io sono il Signore degli Inferi, Lucifero. Tuo padre.’’- disse, e quel nero mantello posto sul suo corpo a proteggerlo si rivelarono essere le sue ali, ossute e con una membrana grigio cenere, rivelando il suo vero corpo scolpito come quello di una vera divinità avvolto da abiti di seta borgogna. Il marchio sul polso sinistro di Empyrean vibrò prima di essere avvolto dalle fiamme e lo stesso fece il polso destro, provocandogli dolori strazianti che lo fecero gemere. Tutte le strane visioni, fin dalla sua nascita, ebbero senso in quell’istante:

’Padre nuestro, que estás en el cielo, santificado sea tu Nombre. Venga tu reino, hágase tu voluntad en la tierra como en el cielo, da nos hoy nuestro pan de cada día…’’- Orazio bisbigliò una preghiera per chiedere la protezione di Dio, ma il Signore degli Inferi lo fece discendere mentre gli altri poliziotti erano svenuti a causa dello shock subito:

‘’Recitare il Padre Nostro è inutile, Orazio. Dio non ha mai ascoltato le vostre preghiere. Non ha mai avuto amore nei vostri confronti. Il suo unico obiettivo era eliminare qualsiasi altra religione per consentire alla religione cristiana di essere l’unica ed indissolubile in tutto il mondo!’’- esclamò Lucifero, divertito dall’imbarazzo e il terrore di Orazio mentre Empyrean cercava di riprendersi dai suoi supplizi; le catene che lo avevano paralizzato scomparvero e il ragazzo poté avanzare barcollando verso colui che si rivelò essere suo padre. Orazio estrasse dal taschino una croce d’argento e ordinò a Lucifero di abbandonare quel luogo. Astaroth, Barbatos, Aamon e Pruslas risero sguaiatamente a quel mero tentativo di scacciare un potente demone:

‘’Lascialo andare!’’- esclamò Empyrean mettendosi tra suo padre e il poliziotto ormai pallido per il terrore di morire in una chiesa sconsacrata. Lucifero fece spallucce e fece schioccare le dita che causò la caduta di tutti gli agenti ferendoli e alcuni persero conoscenza a causa dell’impatto. Empyrean si accertò che Orazio stesse bene per poi volgersi irato a Lucifero:

‘’Come posso credere che tu sia realmente mio padre? Per venticinque anni mia madre mi ha sempre detto che il mio vero padre era dall’altro lato del mondo impegnato in chissà quale missione e scopro che in verità è il Signore degli Inferi? Sono in uno scherzo televisivo o…’’

’Oppure è solo una menzogna usata per proteggerti.’’- esordì una voce femminile alla loro sinistra, suscitando la sorpresa anche negli altri demoni. Dall’ombra comparve una donna dai lunghi capelli mossi color dell’ebano, un viso quasi angelico dagli occhi chiari e dal portamento elegante come gli abiti che indossava.

‘’Mamma? Perché sei qui? Sei dietro tutta questa buffonata?’’- domandò Empyrean, confuso e adirato per quello che stava accadendo; una giornata tranquilla tramutatasi in uno scontro tra demoni e umani e chissà cos’altro; i demoni e compagni di Lucifero tormentarono, nel mentre, i restanti poliziotti rimasti immobilizzati a mezz’aria schiaffeggiandoli o umiliandoli denudandoli dei loro indumenti per poi colpirli sulle natiche con violenti calci, il tutto condito da risate di scherno.

‘’Ofelia. Il tempo è stato benevolo con te. Sei meravigliosa come allora.’’- si intromise Lucifero, con un sorriso mesto. Ofelia, truce, si avvicinò a lui e rispose di lasciarli in pace e tornare nel suo mondo. Empyrean ebbe un secondo gemito di dolore proveniente da entrambi i polsi che presero a sfrigolare come carne su brace. Vide con suo orrore, che i simboli ‘dipinti’ brillavano pallidamente ma la pelle attorno si era tinta di rosso e il sangue causato da quelle ustioni gocciolò sul pavimento:

‘’Empyr, figlio mio, dobbiamo andare! Ora!’’- ordinò Ofelia, prendendo sotto braccio il proprio figlio quasi a trascinarlo verso l’uscita.

‘’No! Ne ho abbastanza di segreti e domande lasciate prive di risposta. Voglio la verità da entrambi!’’- la redarguì scostandosi da quell’abbraccio. Una seconda ondata di luce, luminosa come l’oro fuso e calda come l’estate, invase quel luogo abbandonato e dall’alto piombò qualcuno ornato di splendide ali bianche, una tunica rossa ed una spada di fuoco saldamente stretta in mano. L’Angelo notò i gendarmi implorare pietà e scomparvero dopo uno schiocco di dita da parte della creatura alata:

‘’Lucifero. Ofelia. E voi altri vermi.’’- esordì l’uomo dai capelli biondi avanzando avvolto dalla sua aura divina. Lucifero assunse la sua vera forma demoniaca, il viso divenne più scheletrico simile alle sue ali, le unghie si allungarono e affilarono come rasoi e le sue gambe si tramutarono in zampe equine pelose con zoccoli di metallo.

‘’Michele!’’- rispose il Signore degli Inferi cavernosamente ponendosi tra l’angelo e la sua famiglia. L’Arcangelo non sembrò intimorito dalla presenza del Signore degli Inferi, bensì dalla presenza della Serafina e dell’umano che soffriva in silenzio finché non sgranò gli occhi riconoscendolo. La creatura angelica alzò la spada con ostilità nei confronti del terzetto ed asserì solenne:

’Che il Padre Nostro sia testimone di questa giustizia divina! Che la Terra ove i vostri peccaminosi piedi camminano sia la vostra tomba eterna! Requiscat in Pace!’’- e l’Arcangelo balzò su di loro, ma la frusta di Astaroth colpì il viso perfetto della creatura destabilizzando il suo volo e consentì a Lucifero si scattare fulmineo e colpirlo al ventre con uno degli zoccoli. Dall’alto della cattedrale giunsero altri angeli in soccorso del loro fratello, armati di lance e spade che impedirono al Signore degli Inferi di avanzare oltre, venendo accerchiati anche da arcieri posti sulle colonne. Empyrean faticava a restare vigile dovuto all’eccessiva presenza degli Angeli e dei Demoni in quella cattedrale dimenticata, mentre la pelle dei suoi polsi venne ricoperta da piaghe, i suoi occhi si riempirono di lacrime per il forte dolore patito e la sua mente venne invasa da voci spettrali in una lingua che non comprendeva:

‘’Questa è la potenza e la grandezza del Nostro Signore Dio. Le cicatrici subite dalla mia spada e dal giudizio del Signore non sono abbastanza per te, Lucifero?’’- chiese l’Arcangelo con fare provocatorio, prima di alzare nuovamente la spada ordinando agli arcieri di incoccare le loro frecce dorate e prepararsi alla pioggia purificativa sui traditori del Paradiso.

‘’Potenza? Grandezza? Siete solo sicari! Nulla vi distingue dai demoni!’’- ruggì Empyrean sprigionando i suoi poteri con tale violenza da spostare le panche e far perdere i sensi agli angeli arcieri. Gli spadaccini e i lancieri angelici attaccarono il ragazzo, ma egli li paralizzò evocando catene spinate sfruttandole per mutilarli e carbonizzarli. Michele si ritrovò nuovamente da solo e sbottò:

‘’Schifoso demone!’’- prima di eseguire un affondo per poter uccidere Empyrean, e quest’ultimo afferrò con la sinistra la spada infuocata spezzandola. La mano destra del ragazzo divenne bianca come la neve, chiudendosi a pugno e piombando sul naso dell’angelo rompendoglielo con un disgustoso suono. Il giovane non era soddisfatto e per far soffrire di più l’implorante essere afferrò una delle sue ali che prese fuoco immediatamente al tocco:

‘’Questa è la potenza di Dio, hai detto? Tu sei solo un mero uccellino privato della sua ala!’’- ringhiò Empyrean che strappò senza alcuna pietà la candida ala piumata dell’Arcangelo Michele facendolo svenire per lo shock, e fu lo stesso stato emotivo degli altri angeli che si ritrovarono alla mercé di un mostro sotto mentite spoglie di un ragazzo. Il Signore degli Inferi afferrò il ragazzo alle spalle e lo trascinò con sé e gli altri attraverso un portale e il tutto scomparve, inghiottito da una imperscrutabile tenebra. Empyrean si risvegliò, trovandosi disteso su dei blocchi di ghiaccio rosso circondato da diversi demoni, creature orripilanti ed anime agonizzanti che lo osservavano incuriositi o disgustati; tra di loro anche il Signore degli Inferi era presente, con un sorriso soddisfatto in volto.

‘’Figliolo sei sveglio finalmente. Ci stavamo preoccupando. Il mio Signore Lucifero mi ha riferito che tu sia stato in grado ferire gravemente l’Arcangelo Michele spezzandogli e strappandogli l’ala. ’’- asserì un demone dall’aspetto di un volatile agghindato con un abito elegante che lo aiutò a rialzarsi

‘’Quindi questo sacco di carne ha strappato una delle ali di Michele? Questo sacco di carne è tuo figlio Lucifero?!’’- chiese un demone dai capelli rossi e fisico slanciato, incredulo per quella notizia.

‘’Sì, caro Haborym. Lui è Empyrean, mio figlio.’’- rispose Lucifero, orgoglioso di aver assistito ad una piccola vendetta nei confronti di un subordinato dei Cieli, suscitando fischi ed esclamazioni di pura sorpresa da parte degli altri demoni. Due demoni ustionati, coperti di pece secca e armati di uncini si gettarono in picchiata su di lui ed osservarlo da vicino:

‘’Eppure sembri un semplice umano.’’- disse il primo demone con dei lunghi graffi sul viso dal naso adunco e gli occhi completamente giallo paglierino. L’altro demone gli punse l’ala redarguendolo:

‘’Rispetta il figlio del Signore degli Inferi, stupida gallina spelacchiata!’’

‘’A chi ha dato della gallina spelacchiata?!’’- sbraitò il secondo demone afferrandogli la coda prossimo a colpirgli il naso. Lucifero, già stanco di quel bisticcio infantile esclamò:

‘’Calcabrina! Alichino! Basta così stupidi demoni e tornate al vostro dovere!’’- e i due demoni si inchinarono tentennanti innanzi al terrificante aspetto del loro Signore per poi spiccare il volo verso le voragini di fiamme a fondo valle. Empyrean ebbe altri spasmi agonizzanti ai polsi, notando diverse screziature su entrambi che sembrarono animarsi come fiamme per poi cessare. La madre di Empyrean, tremante per il freddo si avvinghiò in un lungo abbraccio e fu contenta di rivedere il proprio figlio sano e salvo.

’Perché mi hai mentito per tutto questo tempo, mamma?''
 






















 
Nota per i lettori: La frase detta da Empyrean nel vicolo significa ''Liberatemi.'' Non avendo trovato una guida sui verbi in lingua Enochiana (E dubito ci sia) mi sono affidato alle lettere dell'alfabeto per formare tale frase.
 

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Capitolo 6
*** Longinus; Mefisto. ***


Inferno.
La domanda del giovane Empyrean imbarazzò sua madre che rimase in silenzio e distolse lo sguardo dal figlio per poi allontanarsi. Non appena la Serafina si mosse, giunse la compagna del Signore degli Inferi che squadrò diabolicamente il ragazzo come se volesse ucciderlo con il pensiero, ma sorrise poco dopo pensando al grande potenziale nascosto in Empyrean. Uno dei demoni lì presente richiamò l’attenzione dei suoi simili, indicando un’ala piumata carbonizzata che poggiava su una delle rocce gelide:

‘’Ragazzo, quella è l’ala dell’Arcangelo vero?’’- domandò Malphas, un demone robusto e dalla mascella squadrata e dagli occhi azzurri come il luogo circostante. Empyrean si limitò ad annuire ricordandosi di avere ancora il sangue secco dell’arcangelo sulle sue mani, lasciandogli una strana sensazione d’amarezza nell’animo, di colpa. Si udirono dei passi rapidi accompagnati dal ticchettio di un bastone e ogni demone riconobbe il poeta Virgilio giungere con il fiatone:

‘’Costui sarebbe il tuo primogenito, Lucifero? Un giovane studente nato dal seme infernale?’’

‘’Sì Virgilio, sorpreso di vederlo in carne ed ossa?’’- domandò a sua volta Lucifero al poeta, ancora affannato e incredulo per la presenza di un mezzosangue negli inferi. Il poeta si avvicinò incuriosito da quel giovane che, nonostante la sua natura, non sembrasse possedere alcuna caratteristica del suo genitore ma quando i suoi occhi si posarono sui polsi di Empyrean, Virgilio arretrò di qualche passo:

‘’Che stregoneria è mai questa? Un primogenito marchiato da un simbolo demoniaco ed uno angelico? Con chi hai condiviso la tua lussuria, Lucifero? Chi donna ha patito il dolore del parto a causa tua?’’- furono le seguenti domande poste da Virgilio con un singolo respiro prima di divenir paonazzo per la fatica della camminata e del parlare. Il Signore degli Inferi si limitò ad indicare la Serafina Ofelia che si voltò imbarazzata.

‘’Oh per tutti i numi…’’- fu l’unica cosa che Virgilio disse, sconcertato dalla rivelazione di Lucifero. Nel medesimo istante risuonò un corno da richiamo, annunciando il rientro di altri demoni e un diavolo riferì al Signore che uno dei suoi scagnozzi trasportava un pezzo di una lancia.

‘’Cosa? Avete trovato la Lancia di Longino? Ma è andata perduta millenni orsono, come è possibile?’’- domandò terrorizzato il poeta, ormai conscio di un nuovo scontro tra i due regni e lui non poteva far nulla se non assistere. I tre demoni inviati a recuperare la lancia si presentarono al cospetto del loro Signore porgendogli il secondo pezzo dell’asta:

‘’Mio Signore, ci manca solo la punta e la boccetta contente il sangue del Cristo. Non appena verrà recuperato tutto, quel vecchio rachitico non potrà far altro che arrendersi al potere degli Inferi!’’- disse il demone con fare vincente, asserendo da una delle sue tre teste, di cui due animali.

‘’Placa il tuo entusiasmo Balam! Ricorda che a proteggerlo ci sono altri Serafini più forti di me, e dobbiamo anche fronteggiare gli Arcangeli. Ma almeno uno di loro non ci darà problemi.’’- rispose sorridente indicando l’ala mutilata e carbonizzata di Michele.

‘’Provo ad indovinare: è stato suo figlio Empyrean che, in questo istante, continua ad osservarci come un pesce lesso e non sa come reagire?’’- domandò con sarcasmo voltandosi verso il ragazzo che, dopo un po’ lo riconobbe.

‘’Tu! Tu sei quello che ha ficcato il naso nel mio fascicolo scolastico! Bam-qualcosa.’’

‘’Balma, un gioco di parole del mio nome vero e che hai già sentito. Ricordi il tranello del sigillo disegnato, giovanotto? Pensavi davvero di imbrogliare un demone come me?

‘’No, ma predici questo!’’- esclamò Empyrean in un tentativo di placcaggio che il demone arrestò alzando solo un dito. Gli altri demoni risero, eccetto per Lucifero che fu infastidito da un comportamento così fanciullesco e sciocco tanto da farlo reagire con un ceffone dritto sul volto del proprio figlio, prima di afferrarlo per un braccio e dire:

’Tu sei un principe dei demoni e degli angeli Empyrean! Questi giochetti da giovincello risparmiateli quando sei al cospetto dei tuoi simili. La vita in superficie ti ha rammollito e…mi chiedo perché tua madre non ti abbia raccontato di me, del sangue che scorre nelle tue vene. E del perché anch’ella abbia abbandonato il Paradiso.’’
‘’Perché volevo che mio figlio vivesse una vita normale, senza chiedersi chi fosse suo padre e le sue radici. Volevo che vivesse come uno degli umani!’’- esclamò Ofelia, adirata per esser stata richiamata dal suo vecchio amore in un contesto del passato. Lucifero socchiuse gli occhi, tramutandoli in due pozzi d’inchiostro e, lasciando andare suo figlio, replicò gutturalmente:

‘’Gli stessi umani che hanno messo al rogo Giovanna d’Arco perché parlava con quel barbuto rachitico? Gli stessi umani che credono in una religione fatta di interpretazioni? Gli stessi umani che possono anche uccidere convinti di avere la grazia divina o di liberare una terra considerata santa? Quegli stessi umani che ho visto uccidere per inculcare una religione in popoli già religiosi? Gli stessi che credono di poter sopravvivere solo pregando? Ofelia, io conosco gli umani meglio di te!’’

‘’Dunque Lucifer…padre. Mi stranisce chiamarti così, visto che sono poche ore che ti conosco. Comunque, questa guerra contro Dio è una guerra per vendicare il torto commesso?’’- chiese Empyrean, cercando di sbrogliare i nodi della sua confusione.

‘’No, figliolo. Questa guerra è per potare ordine tra le varie religioni. Il Cristianesimo è stata una religione imposta con la forza da parte di quel matusa insolente e dei suoi sciocchi vermi. Fin dall’alba dei tempi, ognuno professava il proprio credo, ma con l’avvento di tale religione sono solo scoppiate guerre e crociate per cosa? Per una divinità che non ti ascolta e preferisce il controllo.’’- rispose il Signore degli Inferi, consegnandogli un libro in pelle conciata. Empyrean restò ad osservare quell’inusuale dono e domandò cosa fosse.

‘’Leggilo e avrai le tue risposte.’’

Tutti i demoni, eccetto uno, e sua madre si allontanarono per lasciare il giovane mezzosangue a leggere quel tomo in pelle scura, notando le diverse pagine frusciare tra loro come foglie, riuscendo con meraviglia a leggere quello strano linguaggio scritto in esso. Ma quell’unico demone rimasto lì a sorvegliarlo come un corvo lo innervosiva:

‘’Posso sapere il motivo della tua presenza qui?’’- chiese Empyrean voltandosi in direzione del demone, dall’aspetto di una seducente donna in abiti medio-orientali. La donna rimase in silenzio a guardarlo, con fare insistente costringendo il giovane ad andare altrove per poter leggere il tomo. Eppure la donna non smise di seguirlo. Esasperato glielo chiese di nuovo, ottenendo finalmente ciò che desiderava:

‘’Gremory, o Gamory, come meglio preferisci dato che il mio nome ha subito millenni di variazioni linguistiche.

‘’Oh sì, conosco la tua storia. Una beduina che seduce gli uomini, desiderandoli e avendoli per sé finché non pagano con la morte. Un po’ come nella realtà alla fine.’’

‘’E noto che su di te il mio fascino non ha effetto. Mi sento sconfitta.’’- rispose la donna, con una nota di tristezza per la prima volta in tutta la sua vita millenaria. Il giovane e la beduina restarono in silenzio per qualche minuto prima che lo stesso Empyrean le chiese cosa volesse. La beduina si avvicinò con passo sensuale, facendo scivolare la mano sulle spalle del ragazzo giungendo al volto e poi al petto, in un disperato tentativo di sedurlo:

‘’Come può un ragazzo così bello e aitante come te non provare alcun desiderio per le mie forme? Per il mio corpo…’’

‘’Ti ricordo che sono figlio del Signore degli Inferi e per metà di un angelo da quello che ho compreso. Quindi i tuoi poteri non alcun effetto.’’

‘’Eppure alcuni demoni sono attratti da me, persino tuo padre…Sei tenace vedo.’’- rispose Gremory, allontanandosi insoddisfatta. Empyrean chiese, ignorando quello strano evento, se potesse tradurre la lingua presente nel diario. Gremory con un sorriso malizioso prese il diario prolungando il contatto con le mani del ragazzo per assaporare ogni momento:

‘’Questo è Enochiano, la lingua degli angeli ma…questo è risale ancora prima che tuo padre venisse cacciato dal Paradiso e che quel vecchio barbuto iniziasse la sua caccia alle streghe. Questo diario apparteneva ad un amico di tuo padre, Raziel, però qualcosa non torna.’’- asserì Gremory studiando meglio quel libricino, sfogliando rapidamente le pagine ingiallite.

‘’Ovvero? Vorresti farmi credere che Raziel è stato in grado di tenere nascosto quel diario ai suoi occhi?’’

‘’O di ingannare il suo padrone facendogli credere che il diario fosse un vangelo. Ingegnoso e rischioso.’’- replicò Gremory, sfogliando le varie pagine fino a giungere a quelle conclusive, ma restò delusa dal fatto di non poterle tradurre in quanto la sua conoscenza dell’Enochiano fosse basilare e riconsegnò il diario al suo proprietario.

‘’Facci un favore, bocconcino. Potresti tradurre le ultime pagine? Sappiamo che per poter assediare il paradiso ci serve la Lancia di Longino ma non come adoperarla. Raziel invece sapeva cosa e come fare ed è tutto in quel diario.’’

‘’Sì come vuoi, ora se non ti dispiace avrei altro a cui pensare. Ad esempio: come torno a casa?’’- chiese roteando gli occhi in segno di stanchezza e frustrazione. Dopo un batter di ciglia, il ragazzo si ritrovò nuovamente nella chiesa abbandonata circondato da alcuni agenti armati riversi al suolo ed immobilizzati nel tempo. Empyrean schioccò le dita davanti i loro occhi per ricevere una reazione, agitò la mano, pizzicò le loro guance…Nulla. Nessuna reazione.

‘’Meglio tornare a casa.’’- si disse, portandosi una mano alla fronte vittima di una forte emicrania. Sul pavimento di marmo di quella chiesa sconsacrata vi erano i resti del breve scontro avvenuto in precedenza: piume bruciate, sangue rappreso, legno spaccato e metallo ammaccato. Nell’aria il puzzo di zolfo e della paura scaturita negli angeli inviati dal Signore per impedire al Signore degli Inferi e i suoi demoni di risalire nel Cielo. Il giovane Empyrean avvertì la sua tasca vibrare e restò sorpreso dal ritrovarsi ben sei chiamate: tre di Theo e tre di Altea, con la quarta di quest’ultima in arrivo.

‘’Altea?’’

’Si può sapere dove diavolo sei? Sono cinque ore che ti chiamiamo ma senza successo.’’

‘’Io…vediamoci al parco e vi spiegherò tutto anche se non mi crederete…’’- replicò il ragazzo, uscendo dalla chiesa giusto in tempo prima che due pattuglie si fermarono bruscamente e alcuni agenti corsero all’interno di essa, armi alla mano ed intenti ad urlare i nomi dei loro colleghi.

‘’Empy? Che succede? Perché sento voci dei poliziotti?’’

‘’Come ho detto: ci vediamo al parco tra trenta minuti. E assicuratevi di essere da soli.’’- rispose Empyrean prima di chiudere la telefonata e dirigersi al parco. Proprio vicino la recinsione che delimitava la chiesa, vi era un uomo dalla figura slanciata seduto su una panchina con eleganza che aveva ascoltato tutto.

’Lavoro eccellente, Lucifero.’’- pensò lui con un sorriso perfido. Mefisto era tornato tra i mortali.
 









 
Angolo dell'autore:
Questo è un capitolo breve in quanto sono alle prese con molte altre storie più la stesura finale del romanzo stand-alone ambientato nel medesimo universo delle Cronache. Quindi ci vorrà un po' prima di proseguire con Hellhound. Nel frattempo godetevi la ''seconda'' parte del capitolo precedente. Sì, questa volta anche Mefisto compare. 
 

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