For Seasons

di Shi no hana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Curiosità ***
Capitolo 2: *** Fuggire ***
Capitolo 3: *** Guai ***
Capitolo 4: *** Incontri ***



Capitolo 1
*** Curiosità ***


For Seasons









***

Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prim’ancora che i corpi si vedano. Generalmente, essi avvengono quando arriviamo a un limite, quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente. Gli incontri ci aspettano, ma la maggior parte delle volte evitiamo che si verifichino. Se siamo disperati, invece, se non abbiamo più nulla da perdere oppure siamo entusiasti della vita, allora l’ignoto si manifesta e il nostro universo cambia rotta.
(Paulo Coelho)

***



I
Stagione



1
Curiosità





“…Frodo lo tirò fuori dalla tasca dei calzoni, dov’era attaccato a una catenella fissata alla cintura. Lo staccò e lo consegnò lentamente allo stregone. Era diventato all’improvviso terribilmente pesante, come se rifiutasse di essere toccato da Gandalf o come se Frodo stesso riluttante a darlo. Gandalf lo guardò alla luce. Sembrava fatto di oro puro e solido…”.*
Con estrema calma girò la pagina, mentre due occhi blu e vispi lo guardavano.
“E poi? Che cosa è accaduto nonno?”.
Sorrise, mentre sentiva quella domanda.
“Beh, credo che lo sai già, mia piccola Nat. Conosci ogni sillaba del libro”.
Ridacchiò, osservando il visino corrucciato della nipote seduta a terra su dei soffici cuscini. La piccola sbuffò.
“Sì, hai ragione ma…faccio finta di non saperlo. Ecco!”.
Disse tutto d’un fiato la piccola, mentre il nonno rideva di gusto.
“Sei sempre la solita, piccola mia”.
Risero avvolti dal calore del riverbero del camino. Ormai era una vecchia consuetudine che, suo nonno le leggesse ogni sera un pezzo del Il Signore degli Anelli, come anche altre opere dello scrittore. La piccola Nathalie conosceva ogni passo, ogni virgola di ciascun opera. Ma ciò che più l’affascinava erano quegli esseri immortali, regali e aggraziati, ma anche forti e indomiti.
“Nonno, prima che tu ricominci a leggere, posso farti una domanda?”.
I suoi occhi azzurri brillavano di curiosità. Di desiderio di sapere. Suo nonno sorrise, consapevole che la sua adorata nipotina gli avrebbe posto la solita domanda.
“Dimmi”.
“Beh…tu…ecco…”.
Suo nonno ridacchiò.
“Che cosa piccola mia?”.
“…nonno tu hai mai visto un elfo?”.
La aveva detto tutto d’un fiato sperando in una risposta affermativa. Oh, come voleva che suo nonno le dicesse che aveva veduto una di quelle creature leggendarie. Oh, come sperava. Ma non fu così.
Sospirò e scosse il capo in segno diniego.
Nathalie chinò il capo corrucciando le labbra. Si sentiva triste, ma poi rialzò il viso speranzosa ed esclamò.
“Ma forse lo scrittore li ha visti! Ne sono sicura!”.
Suo nonno rise difronte a quella affermazione così arguta…così dolcemente infantile.
“Chissà forse è così”.
Rise seguito a ruota dalla piccola. Una risata cristallina che gli riempiva il cuore, ferito dalla perdita prematura della sua unica figlia e madre della piccola.
Come le somigliava. Il carattere dolce, ma anche ribelle. Gli occhioni azzurri pieni di curiosità che lo avevano curato dal baratro del dispiacere.
Voltò il capo e guardò il quadro posto sopra il camino.
“Ti somiglia ogni giorno di più…figlia mia…”.
Sorrise e tornò a guardare il viso paffuto del suo angelo, quando la porta si aprì di botto facendo entrare una donna in carne, leggermente alterata.
“Lo sapevo, ecco!”.
Sbuffò mentre si avvicinava a due che la guardavano tra lo stupito e il rassegnato.
“ Mi meraviglio di lei Lord Edward…lo sa che ore sono?”.
La donna incrociò le braccia. Era infastidita. L’uomo la guardò.
“Oh, non saprei Christine, mi illumineresti per cortesia?”.
Ridacchiò cosa che fece anche la piccola. Intanto Christine sbuffò ancora di più.
“Ah, no! Sono quasi le undici di sera e la piccola Nathalie doveva essere già a letto!”.
“Oh, di già! Non credevo che fosse così tardi”.
Voltò il capo e vide l’orologio a pendolo, posto nell’angolo dello studio, dove le lancette segnavano le undici meno cinque minuti.
“Hai ragione, Christine, ma come ben vedi quando ci mettiamo a leggere il tempo…beh, vola come per magia…”.
Il nonno fece l’occhiolino alla nipotina, ancora seduta a terra.
“C’è nell’aria della magia fatata”.
La piccola scosse il capo e puntualizzò.
“Elfica nonno…si dice magia elfica”.
Lord Edward rise difronte a quell’affermazione.
“Giusto Nat!”.
Risero di nuovo, mentre Christine aveva alzato gli occhi al cielo.
“Che razza d’idiozie! Piuttosto si alzi da terra non è consono che una signorina altolocata stia seduta sul pavimento come, una bestiola da compagnia”.
La piccola si alzò da terra. Infondo aveva ragione, ma stare lì seduta ai piedi di suo nonno le piaceva molto e le infondeva un dolce tempore nel cuore.
“Su, ora saluti suo nonno”.
Nathalie baciò suo nonno sulla guancia e gli augurò la buona notte. Si sentiva leggermente triste voleva ancora stare con lui, ma non poteva era tardi e presto il sonno sarebbe arrivato.
Diede la mano a Christine e uscirono dalla stanza lasciando l’uomo, ancora seduto, dentro a leggere.

Christine accompagnò la piccola Nathalie di sopra nella sua stanza, situata nell’ala sud del maniero.
Salendo le scale la piccola strinse forte la mano della donna e le domandò.
“Nanny* posso farti una domanda?”.
La donna si fermò, la guardò e con dolcezza.
“Certo tesoro, dimmi?”.
“Beh…tu non credi che gli elfi esistono, giusto?”.
La piccola la guardava con gli occhi pieni di speranza voleva che la donna le dicesse il contrario. La donna le sorrise materna.
“Certo!”.
Affermò, la piccola abbassò  gli occhi ma Nanny le face l’occhiolino e disse.
“Ma non lo dica a suo nonno…questo sarà il nostro piccolo segreto…io credo che nel piccolo bosco al limitare delle sue terre, abitano gli elfi”.
Nathalie sorrise tutta contenta e con uno slancio abbracciò la vita, grassoccia, della governante.
Christine le accarezzò la testolina castana, mentre ridacchiava felice. Quel piccolo angelo era la luce di quel gran maniero perso nelle lande oscure del Regno Unito.
“Bene e ora di andare a nanna, Lady Nathalie”.
La piccola si scostò dalla donna e con un inchino annuì.
Salirono di sopra ed entrarono nella camera della piccina. Christine aiutò la piccola a cambiarsi e a coricarsi.
“Sogni d’oro mia piccola”.
Le baciò la fronte, si allontanò, spense la luce e uscì. Intanto Nathalie attese di non sentire più i passi della donna.
Rimase in attesa per qualche minuto, quando veloce scostò le coperte e corse verso la finestra. Salì su di un pouf e ammirò il cielo stellato.
Cercò nel firmamento la stella più splendente. La trovò tutta sorridente le chiese.
“Ti prego dolce stellina, fa che il mio desiderio si avveri. Fa che domani trovi ciò che il mio cuore cerca…voglio conoscere le creature magiche dei boschi”.
Strinse forte gli occhi e li aprì in direzione dell’astro del cielo che, sembrò brillare più di prima. Che avesse esaudito il suo desiderio?
Solo il tempo lo avrebbe detto…




Continua…

____________________________


Note:
1: “Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello” di J.R.R. Tolkien. Ed. Bompiani
2: Bambinaia, ma che è utilizzata come nomignolo dalla piccola Nathalie.

Ebbene, questa è la prima volta che scrivo in questo fandom. Che dire? Beh, non so che cosa ne verrà fuori…un po’ mi sono ispirata a me che, nelle notti estive quando andavo dai miei nonni in campagna ed ero in cerca di esseri fatati. Ahimè, non li ho mai visti…me tapina.
Comunque, spero di avere catturato un pochino, la vostra attenzione. Un bacio e al prossimo capitolo.


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Capitolo 2
*** Fuggire ***


I
Stagione

2
Fuggire



***




“Ti prego dolce stellina, fa che il mio desiderio si avveri. Fa che domani trovi ciò che il mio cuore cerca…voglio conoscere le creature magiche dei boschi”.



***




Ripose con cura il libro, mentre ripensava al dolce viso di sua nipote. Alle sue domande, ma ciò che più lo aveva attratto era quella risposta così arguta.
“Ma forse lo scrittore li ha visti! Ne sono sicura!”.
“Forse è così, mia piccola Nathalie…forse è così”.
Fece scivolare la mano, stanca, sul nome a rilievo dell’autore. Sì, si ricordava di lui in gioventù. Un professore brillante di Lingua e Letteratura Anglosassone di Oxford.
Lui era un giovane studente, mentre lui era un professore ormai alla pensione. Lo aveva ammirato per la sua voglia di sapere. Di scoprire.
Si trovò a sorridere. Solo una volta si erano conosciuti, per caso nei corridoi dell’università, mentre si apprestava a entrare nel suo studio.
Lo aveva fermato chiedendogli, quasi incespicando, se era possibile seguire il suo corso. Lui lo aveva guardato e aveva risposto con semplicità.
“Non quest’anno, mio caro ragazzo, ma il prossimo…il corso è al completo”.
Lui aveva chinato il capo, ma poi disse.
“Beh, un anno passa subito”.
Il professore aveva sorriso, ma prima di sparire dietro la porta gli aveva chiesto il suo nome.
“Lord Edward Wealth”.
Aveva risposto, con poca enfasi. Gli pesava quel titolo. Oh, come gli sarebbe pesato in futuro.
“Me ne ricorderò”.
Sorrise chiudendo dietro di sé la porta. Quel sorriso rimase indelebile nella sua memoria, quel fugace incontro. Purtroppo quell’anno non arrivò mai. Il professore morì. Fu un duro colpo per lui, ma la sua voglia di sapere tutto di lui non si spense, anzi aumentò.
Adorava quel mondo di creature mitologiche così dettagliate. Così reali.
Infatti, nell’oscurità delle notti d’inverno aveva creduto di vederle…di sentirle, ma si era sempre detto: “È solo frutto della mia fantasia”.
Già, quella fantasia che lo aveva unito con sua figlia nelle sere accanto al camino, dove le raccontava quel mondo mitico.
Sospirò per quel dolce ricordo. Volse il viso stanco verso una foto e sorrise.
“Ti ringrazio, per avermi regalato Nathalie”.
Sospirò e si apprestò a uscire dallo studio. Era tardi e la stanchezza ormai si faceva sentire. Salì le scale e si diresse verso la stanza della sua dolce nipotina. Accostò leggermente la porta e rimase meravigliato nel vederla ancora sveglia. Ma ancor di più di sentire quella frase. Quel desiderio.
“Ti prego dolce stellina, fa che il mio desiderio si avveri. Fa che domani trovi ciò che il mio cuore cerca…voglio conoscere le creature magiche dei boschi”.
Si trovò a sorridere.
“Oh, piccola mia. Quanto vorrei che il tuo desiderio si avverasse, anche se so che mai accadrà”.
Richiuse la porta.
“Buonanotte piccola mia”.
Lentamente si diresse verso la sua camera.


Si svegliò di soprassalto. Non capì il perché, ma avvertiva dentro di sé che qualcosa sarebbe accaduto.
Corse in bagno. Si lavò e in fretta si vestì.
Era euforica.
Scese le scale di corsa, quando sentì un tossire nervoso provenire dietro di lei.
Si fermò di botto.
“Lady Nathalie. È così che si comporta una signorina?”.
Sapeva chi era. Lentamente si voltò e chinò il capo in segno di scusa.
“Ehm…no, Nanny”.
La donna sospirò, mentre si avvicinava.
“Ma come vi siete conciata?”.
Si era vestita di fretta. La gonna era un po’ storta. Il collo della camicia era metà dentro e metà fuori dal colletto del gilet di cotone. I capelli poi. Erano mal fermati dal cerchietto, infatti, da esso uscivano dei ciuffi ribelli buffi, tanto da sembrare delle piccole corna.
Christine sbuffò e decise di sistemare il danno.
“Se la vede Lord Edward di sicuro gli verrà un infarto”.
Le disse, mentre le aggiustava i capelli ribelli e le rassettava i vestiti.
“Ecco fatto! Ora vada a fare colazione che suo nonno la attende”.
La piccola la ringraziò con un inchino e si diresse, senza correre, nella sala da pranzo dove suo nonno la attendeva.


Entrò nella sala dove vide che suo nonno leggeva il giornale, mentre il maggiordomo James gli versava il caffè.
Camminò velocemente verso di lui e con uno slanciò lo abbracciò, facendogli cadere a terra il giornale.
“Buongiorno Nonno”.
Gli disse, mentre gli scoccava un bacio sulla guancia, facendo ridere il nonno. Adorava l’allegria di quella bambina.
“Buongiorno anche a te, mia piccola Nat. Dormito bene?”.
La piccola sorrise e annuì. Si sciolse dall’abbraccio e si diresse verso il suo posto, dove una cameriera aveva già cominciato a servirle la colazione.
Il porridge era fumante e invitante, come anche i muffin ai frutti di bosco che la cuoca le preparava con amore.
Sorrise e cominciò a mangiare, mentre suo nonno sorrideva felice, fino a quando.
“Nathalie che ne dici se oggi facciamo una bella cavalcata?”.
La piccola sorrise entusiasta. Le piaceva cavalcare. Adorava sentire il vento sul suo viso, ma purtroppo qualcosa guastò il suo entusiasmo. Infatti, James portò una lettera a suo nonno che di colpo cambiò espressione.
Era nervoso. Infatti, lo sentì sibilare.
“Maledetto!”.
La piccola la guardò preoccupata.
“Nonno…?”.
Lo vide alzarsi di scatto, mentre si avvicinava a lei.
“Mi dispiace piccola mia, ma oggi non possiamo andare a cavallo”.
Lo vide triste e teso, mentre ordinava al maggiordomo di preparare la macchina.
“Perché no, nonno?”.
Gli domandò. Lui sospirò.
“Devo andare a Londra, ho un problema da risolvere”.
“Ma…”.
“Niente ma, piccola mia, non temere domani andremo a cavallo”.
Nathalie abbassò il viso, sapeva che quel domani non sarebbe mai arrivato.


Lo vide andar via dalla finestra della sua camera. Era triste e delusa.
Si sedette a terra e prese il libro di fate ed elfi che, l’anno prima, le aveva regalato suo nonno. Sospirò, mentre girava la pagina del libro dove, un elfo biondo vestito di verde e marrone, tendeva un arco. Si trovò a sorridere.
“Somiglia al principe elfico di Bosco Atro”.
Ridacchiò. Intanto con il ditino indice sfiorava la ruvida carta illustrata. D’un tratto alzò di scatto il viso.
Furbamente sorrise.
“Andrò a cercare gli elfi senza il nonno!”.
Si alzò e corse a prepararsi. Voleva andare nel bosco situato al limite delle terre di suo nonno. Era sicura. Anzi sicurissima della loro esistenza, ma non sapeva che la sua bravata avrebbe portato delle conseguenze.



Continua…


_________________________
In ricordo di un’anima pura che come me ama il mondo meraviglioso di J. R. R. Tolkien.
Un bacio mio dolce angelo.

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Capitolo 3
*** Guai ***



I
Stagione



3
Guai






Era furioso.
Quell’uomo l’aveva fatto di nuovo. Strinse forte il pugno destro, mentre digrignava i denti.
“Lurido maledetto!”.
Pensò. Intanto la macchina correva veloce verso Londra. Verso l’uomo che più odiava.



Prese tutto ciò che le serviva e le ficcò nel piccolo zaino. Era felice. Euforica. Presto avrebbe visto gli elfi e le creature magiche di quel bosco.
Sorrise felice, mentre afferrava il suo prezioso libro.
“Voglio mostralo a uno di loro”. Pensò.
Si cambiò, s’infilò gli stivali da equitazione e uscì dalla stanza, ma molto cautamente. Non doveva farsi scoprire da Christine. No! Questo mai! Sarebbe stato un bel guaio per lei. Una bella punizione fatta di studio extra e niente muffin.
Rabbrividì al solo pensiero.
Prese un profondo respiro e si avviò verso lo studio di suo nonno, doveva prendere un oggetto indispensabile per la sua gita.
Scese le scale pian piano, di tanto in tanto si nascondeva dietro la balaustra quando vedeva una cameriera passare.
Per sua fortuna non fu mai scoperta. Scese le scale e con scatto felino s’intrufolò nello studio di suo nonno dove, avrebbe trovato l’oggetto dei suoi desideri.
Chiuse la porta dietro di sé, senza fare troppo rumore e si diresse spedita verso la scrivania. Aprì il primo cassetto e niente. Aprì il secondo e sorridendo esultò.
“Finalmente ti ho trovato!”.
Brillava nelle sue piccole mani. Una vecchia bussola. Ricordo di gioventù di suo nonno quando viaggiava per il mondo.
Veloce come un lampo la mise nello zaino e uscì dalla stanza. Ora doveva andare nelle scuderie dove, il suo cavallo l’attendeva, ma anche qui non doveva farsi scoprire da Peter lo stalliere.
Per ora tutto sembrava andare liscio, ma poi si ricordò.
“Devo prendere qualcosa da mangiare…da offrire ai miei amici”.
Pensò, mentre tornava indietro e si dirigeva verso la cucina.
Anche qui entrò di soppiatto. Il cielo volle che la cuoca non fosse nella stanza in quel momento. Sorrise furbamente e corse verso la mensola dove, avrebbe trovato qualcosa. E li trovò. Delle pagnotte all’uvetta e qualche muffin della colazione.
Prese anche qualche bottiglietta d’acqua e corse veloce fuori dalla stanza. Era euforica.
Corse verso le scuderie. Entrò nel padiglione.
“Lady Nathalie, che ci fa qui?”.
Sobbalzò. Era stata scoperta. Si voltò e si trovò di fronte Peter che la guardava curioso.
“Allora? Che cosa la porta nelle scuderie?”.
Era sempre più curioso.
“E ora che faccio?”.
Pensò, quando un’idea le balenò nella mente.
“Beh…io…sono…venuta a trovare White...”. Disse. “…vedi è sempre solo…e sono venuta a fargli compagnia”.
Finì la frase con una punta di tristezza. Lo stalliere sospirò.
“Lady Nathalie, White non è solo ci sono io…e gli altri cavalli”.
La piccola abbassò il viso. La sua fuga era stata scoperta.
Peter notò lo zainetto della piccola e ancora più curioso le domandò il perché lo avesse. Nathalie sgranò gli occhi. E ora che cosa poteva fare? Che cosa poteva inventarsi? Dirgli che voleva il cavallo per andare a cercare le creature magiche era insensato. Oppure dire una bugia con le lacrime. Optò per la seconda.
“Scusami Peter, ma volevo portare fuori White fino al piccolo ruscello e fare merenda lì”.
Piagnucolò.
“Oh, Lady Nathalie, sa bene che non può portare White da sola”.
“Ma…Peter io…non mi allontanerò molto…fino al ruscello. Ti prego”.
L’uomo sospirò, mentre si passava la mano destra sul volto rugoso.
“Sa bene che non posso. E se poi le capitasse un’incidente come reagirebbe suo nonno? A questo ci ha pensato?”.
“Beh, no…ma ti prego…farò attenzione lo giuro”.
Lo pregava. No, doveva andare. Correre da loro. Il suo cuore le diceva che oltre quelle fronde verdi loro l’attendevano.
Lo pregò piangendo fino a che, l’uomo impietosito accettò. Nathalie era contenta e corse da White che, fu sellato.
Salì sopra.
“Piccola Lady, mi raccomando solo un’ora e dopo la verrò a prendere. Se disubbidirà sarò costretto a dire tutto a suo nonno e Christine…sa bene che cosa le accadrà”.
L’ammonì. La piccola rabbrividì sapendo dell’atroce punizione, ma poi pensò a loro. Accettò, ma non sapeva che il ritorno sarebbe stato arduo.



Si era persa e il sole calava. Era sola. Il suo cavallo era fuggito dopo aver sentito un rumore nel bosco, e ora era lì. Tutta sola e tremante.
Aveva utilizzato la bussola ma quella lancetta girava a destra e poi a sinistra quando si muoveva, e non capiva che verso prendere.
Era disperata. Eppure suo nonno tempo fa le spiegò come utilizzare la bussola e ora…ora non ricordava più nulla. La paura aveva azzerato ogni nozione utile.
“Sono davvero una stupida…non devo mai dare retta alla mia testa…ecco! Ora sono sola…”. Piagnucolò.
Era stata una vera incosciente, ma oramai il danno era fatto e indietro non poteva tornare.
Camminò per ore nella speranza di trovare il sentiero, ma niente. Quel bosco lentamente si chiudeva su di lei come se volesse tenerla con sé.
Era stanca, si sedette su di un tronco secco e prese dal suo zaino una bottiglietta. Aveva sete. Alzò il viso e vide che il cielo lentamente diventava violaceo. La notte stava arrivando, come anche il freddo.
Nathalie rabbrividì, mentre la paura e lo sconforto crescevano. D’un tratto un rumore misto a una sorta di ululato la fece sobbalzare. Che cosa era?
Corse via senza sapere dove andare, l’unica cosa di cui era sicura era fuggire…di salvarsi.
Intanto sentiva dietro di sé quel ululato sinistro. Ma non era un lupo, questa ne era certa. Ma quale animale poteva produrre quel verso orribile?
Correva. Correva senza sosta. Dei piccoli rami le graffiavano il viso, le mani, le strappavano i capelli ma lei non si fermava quando, d’un tratto una piccola radice la fece cadere. Ruzzolò a terra su un manto muschioso. Non si fece molto male per sua fortuna. Si rialzò, si ripulì i pantaloni sporchi di terra, quando sentì quei versi troppo vicini.
“E ora che faccio?”.
Pensò in preda al panico, quando vide un po’ più in là un albero. Un albero maestoso. Rimase qualche secondo a fissarlo. Era meraviglioso, il suo tronco nodoso rappresentava un ottimo nascondiglio. Infatti, senza farselo ripetere due volte corse a nascondersi dentro di esso. Si accucciò ben bene, e nascose il viso tra le ginocchia. Intanto delle lacrime silenziose rigavano in suo visino graffiato.
“Nonno aiutami”.
Pregò. Perché aveva dato retta alla sua pazzia? Perché?
Pianse fino a che, un rumore vicino all’albero la fece tremare di più. Alzò il viso verso l’insenatura.
“Deve essere vicino. Sento il suo odore”.
Una voce gutturale le fece sgranare gli occhi. Non era di certo umana.
“È un umano!”. Gracchiò. “Un cucciolo…carne tenera”.
Ridacchiò felice, mentre si avvicinava. Nathalie si appiattì di più al tronco. Non voleva essere presa.
“Dove sei?”.
Disse, mentre annusava l’aria. Aveva fame e quel cucciolo era una manna dal cielo.
“Esci fuori”.
“Nonno…aiutami…ti prego…”.
Pregò, quando d’un tratto qualcosa afferrò la sua gamba tirandola fuori. Urlò come una pazza. Scalciò, ma lui era forte.
“Trovato!”.
Esultò, mentre la tirava fuori dal suo nascondiglio. Come era felice.
“Lasciami! Lasciami stare! Aiuto!”.
Urlò Nathalie con tutto il fiato che aveva in corpo. Gli diede un calcio, ma lui non mollava…anzi la prese per il collo e alzò da terra e lì la piccola poté vederlo.
Un orchetto dall’odore ributtante che sogghignava felice per il suo bottino.
“Non ti lascio andare carne tenerella! Tu sei il mio pasto dopo giorni di digiuno”.
La piccola urlò a più non posso, mentre il suo aguzzino rideva di gusto. Amava il terrore dipinto sul viso degli umani prima del trapasso. Strinse di più, in fin dei conti il collo dei bambini è fragile un’altra leggera pressione e sarebbe morta. Sorrise, mentre pregustava il futuro banchetto quando la presa sul collo della piccola si allentò e lei cadde a terra. Un sibilo. Un tonfo.
Che cosa era successo? Perché l’orchetto era a terra morto?
Nathalie lo guardò con disgusto e veloce corse a nascondersi, mentre in lontananza sentiva delle voci.
Di chi erano? Presto lo avrebbe scoperto.




Continua…


______________________
Mah, non so come sia venuto…spero che vi piaccia un bacio e al prossimo capitolo.

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Capitolo 4
*** Incontri ***


I
Stagione




4
Incontri







Sorrideva soddisfatto. Aveva ottenuto ciò che voleva. Desiderava.
Soldi.
La sua vita si basava su di essi. Su di un Dio Denaro e non su di un legame chiamato sangue.
Lord Edward guardava quell’uomo con disgusto e si chiedeva come potesse avere lo stesso sangue di sua nipote. Un uomo così abietto. Senza morale. Senza amore nei confronti della sua prole.
No! Quell’essere mai si sarebbe avvicinato a Nathalie. Alla sua Nathalie.
Firmò quel maledetto assegno e lo consegnò al suo segretario che lesto lo diede a quell’uomo che, sorrideva trionfante.
“Finalmente ti sei deciso! Bene e ora che vada a spendere il mio silenzio…e salutami la mia dolce figlioletta”.
Ridacchiò, mentre s’infilava nel taschino della giacca il pezzo di carta. Quel termine era una sfida per lui. Una sfida molto allettante. Lord Edward digrignò i denti. Lo odiava. Detestava tutto di lui. I suoi modi così rozzi e si chiedeva ancora il perché sua figlia, Grace, si fosse innamorata di un tipo senza morale.
La sua amata Grace morta per amore.
Strinse con forza la penna, mentre lo vedeva uscire dal suo studio.
“Lurido verme”. Sibilò.
Si alzò dalla sedia e si diresse verso la grande finestra che, dava sulla strada dove vide lui salire a bordo della macchina.
“Tu non avrai mai la mia Nathalie!”.
Si disse, mentre lo vedeva andare via. Era una promessa. Quell’uomo non avrebbe mai avuto quel piccolo angelo.


Era disperato. Aveva cavalcato per ore, ma della piccola lady non c’era traccia fino a che non vide White nei pressi di un torrente.
Peter spronò il suo cavallo e si diresse verso l’animale che, placido beveva. Si avvicinò e notò, con orrore, che era solo e la sua padroncina con c’era.
La chiamò e richiamò, ma niente. Era scomparsa.
Il dolore e il dispiacere lo avvolsero. Nathalie era sparita. Inghiottita nel nulla.
Era disperato aveva perso l’unica luce del suo signore.
“Maledizione! Maledetto me! Non dovevo lasciare che andasse da sola a cavallo! Lady Nathalie!”.
Urlò nel vento con la speranza che lei tornasse. Ma nulla avvenne.
Che cosa poteva fare? Chiamare aiuto. Unica cosa sensata. Salì sul cavallo e prese la redini White e tornò al castello. Doveva chiedere aiuto. Allarmare tutti.
Dovevano trovare la piccola o il suo adorato nonno sarebbe morto per il dolore.
Correva come il vento, mentre la frustrazione di aver lasciato da sola la bambina cresceva in lui.
E se la piccola fosse caduta da cavallo e avesse riportato delle ferite gravi? O peggio fosse morta? Chiuse gli occhi e scosse il capo. No! Non doveva pensare a questo. Doveva restare lucido. Lei era viva dispersa chissà dove.
Continuò a spronare il cavallo seguito a ruota dal destriero bianco.
“Ti giuro piccola Lady Nathalie ti troveremo. Ti troverò anche a costo di sacrificare la mia vita”.


Il sole stava tramontando, era tempo di tornare a palazzo.
La caccia era stata fruttuosa. Avevano scovato qualche orchetto che spaventava la gente al limitare del bosco. Ultime fazioni di un antico male distrutto ma, che ancora ritornava in forme lievi.
Si sentiva soddisfatto, aveva fatto un ottimo lavoro, ma c’era qualcosa che lo turbava. Infatti, si era fermato.
Una macchia nera in lontananza deturpava la pace tanto agognata di quel luogo.
“Mio Signore qualcosa vi turba?”.
Gli aveva domandato un suo sottoposto, vedendo il suo signore fermo nel fissare un punto lontano.
Sì, qualcosa lo turbava. Veloce si diresse verso quel punto sapendo bene cosa avrebbe trovato.
“Orchi, credevo di averli eliminati tutti e invece…”.
Strinse forte le labbra, sapeva l’orrore che quegli esseri portavano e infatti, in lontananza sentì un urlo.
Un urlo di un bambino.
“Maledetto non ti darò la soddisfazione di nutrirti con la carne di quel bambino”.
Si fermò e prese la mira, mentre l’orchetto teneva stretto tra le mani un corpo piccolo e tremante. Mirò bene e scoccò una freccia contro di lui.
La freccia fischiò e si conficcò nel petto dell’orco che, lasciò cadere a terra il corpo tremante che veloce fuggì a nascondersi.
L’aveva ucciso al primo colpo. Lentamente si avvicinò al corpo ributtante del nemico, intanto i suoi sottoposti si erano avvicinati.
“Mio Signore…?”.
“È morto”.
Disse mentre osservava quell’orrendo corpo. Il corpo di antichi elfi che avevano rinnegato la luce per le tenebre. Un tremendo patto che li logorò nel corpo e nell’anima.
Provò disgusto, ma anche una sorta di pena nel pensare ciò, ma poi il suo pensiero fu rivolto a quell’esserino umano che stava per divenire pasto. Rivolse il viso in direzione del piccolo che rannicchiato su se stesso tremava.
Camminò verso di lui e notò che non era un bambino, ma una bambina. S’inginocchiò.
“Non avere timore, ormai quell’essere non ti nuocerà più”.
Alzò una mano e accarezzò il capo della piccola che, voltò il capo verso di lui che la guardava dolcemente.
La piccola singhiozzò e con uno slancio si lanciò verso il suo petto. Artigliò la casacca del suo salvatore e pianse. Pianse allungo.
“Ho…ho…av…avuto…tan…tanta…paura”.
Disse tra le lacrime, mentre stringeva con forza la stoffa. Il povero elfo rimase interdetto nel sentire quel piccolo corpo tremare contro il suo petto. Che cosa fare? Era una nuova situazione per lui, quando ricordò il suo vecchio amico e compagno d’armi che, cullava suo figlio che spaventato da un incubo si rifugiava tra le sue braccia. Strinse dolcemente quel piccolo esserino e lo cullò teneramente, mentre sussurrava dolci parole che lente l’addormentarono.
Provò una strana sensazione nel tenere tra le braccia quella bambina che, ora dormiva tranquilla. Pace e tranquillità. Sorrise, mentre un suo sottoposto gli chiedeva se tutto andava bene.
“Ora dorme, ma dove saranno si suoi genitori?”.
Domandò continuando a guardare la piccola.
“Non saprei mio Signore, ma ciò che temo che gli orchi li abbiano uccisi”.
Che tristezza, quella piccola era sola al mondo…ma qualcosa gli urlava che non era così. No, non voleva crederci. Infatti, si alzò delicatamente stringendo sempre a sé la bambina. Doveva ritrovare i suoi congiunti.
Si voltò verso i suoi uomini e li congedò. Era compito suo aiutarla, perché lei non era sola.


La notte trascorreva tranquilla. Si erano accampati sotto un grande albero dove un piccolo fuocherello danzava.
Lui osservava quel piccolo esserino dormire placido avvolto nel suo mantello.
“È sana e ben nutrita, non è di certo figlia di contadini. Di certo di qualche mercante o nobile straniero”.
Si domandò vedendo i suoi strani vestiti di ottima fattura, anche se un po’ sporchi.
I suoi capelli castani brillavano al riverbero del fuoco. Erano scompigliati, ma non erano stopposi e mal curati.
Il suo viso era paffuto e roseo. Si trovò ad ammirare quel piccolo capolavoro.
Sospirò e alzò il viso verso la volta celeste che, lenta si colorava di viola. La notta dava il posto al giorno.
“Trovò i tuoi parenti, lo giuro”.
Si promise, mentre albeggiava.


Un dolce profumo l’avvolgeva. Era clamo e rilassante come quelle dolci parole.
Si strinse di più in quella sorta di coperta improvvisata, era salva e quell’essere era solo un brutto incubo.
Aprì gli occhi lentamente. Erano gonfi e pesanti per il troppo pianto. Li stropicciò e si mise seduta notando che, non era nel suo letto ma ancora nel bosco.
Tremò, mentre l’immagine di quell’orco le tornò alla mente. Era vero…tremendamente vero.
Triste con forza la stoffa, quando una voce la fece sobbalzare.
“Ben svegliata mia Signora”.
Voltò il capo e vide che a parlare era stato un ragazzo biondo che le sorrideva.
Chi era costui? Presto lo avrebbe saputo…




Continua...




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Chiedo scusa per il ritardo, ma gli impegni lavorativi sono tanti…anzi troppi. Si comincia all’alba e si finisce tardi…me tapina sigh!
Buona lettura e alla prossima.


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