Perché sul campanello di casa mia c'è scritto solo Weasley?

di RoseScorpius
(/viewuser.php?uid=75546)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi non muore si rivede ***
Capitolo 2: *** Persone mature che si lasciano e si comportano da adulti - volume primo ***
Capitolo 3: *** Persone mature che si lasciano e si comportano da adulti – volume secondo ***
Capitolo 4: *** Di scorpioni ed altre bestie velenose ***
Capitolo 5: *** Occhio per occhio, corna ed altre parti anatomiche ***
Capitolo 6: *** Di vuoti di memoria e camere d'albergo ***
Capitolo 7: *** Scomode verità ***
Capitolo 8: *** Non si soccorre un cucciolo di Skurk che è finito impantanato nelle sabbie mobili ***



Capitolo 1
*** Chi non muore si rivede ***


Sette anni dopo 'Perché sul campanello di casa mia c'è scritto Malfoy e basta?' e sei anni dopo i MAGO di Rose e Scorpius, nonché svariati secoli dopo la mia sparizione da questo sito, ho pensato di condividere ancora qualche pezzettino di me con voi. La saga doveva avere tre capitoli originariamente, tutti e tre incentrati su tematiche e trame molto diverse: questo terzo (e ultimo) capitolo della 'Saga del Campanello' è slegato dai precedenti (cosa molto conveniente visto che il secondo capitolo è incompleto ed ha una trama alquanto complicata da riprendere in mano mentre uno è in tesi nera a qualche mese dalla laurea). Non troverete spoiler sulle storie precedenti, a parte quello che potete leggere sui capitoli già pubblicati fin qui. 

Ho scritto questa storia tempo fa per me stessa: si tratta di una decina di capitoli, una trama lineare e senza grosse pretese. Solo una Rose un po' più grande, che affronta problemi diversi e molto meno 'magici'. Visti i numerosi messaggi che ho ricevuto durante la mia assenza da EFP, mi sono decisa a condividere questa storia anche con voi, sperando che qualcuno ancora se ne ricordi e abbia piacere di dedicare 20 minuti della sua vita a condividere queste pagine con me. 

PS. Sì, il titolo del capitolo è riferito sia a Rose che a me ;)

 

Buona lettura

RS




Capitolo 1

Chi non muore si rivede

 

Scorpius Malfoy, nonostante fosse il mio ex ragazzo storico, nonché fratellastro, nonché migliore amico del mio cugino/migliore amico e tante altre cose che avevano reso estremamente imbarazzante la fine del nostro rapporto, non aveva mai davvero fatto parte della lista di quelle persone che avrei volentieri preso a Schiantesimi alla prima occasione. A meno che non si volessero considerare i nostri primi anni a Hogwarts, ma quella era storia del paleolitico. (E comunque non ero più così infantile... O, beh...)

In ogni caso, tra la marea di difetti con cui ero nata, ero sicura di possedere almeno un pregio. E questo, se vi interessa saperlo, era proprio il pregio di non essere una ex ragazza asfissiante. Al contrario, da quando avevamo chiuso mi ero letteralmente eclissata, sparendo per sempre dalla vita di Scorpius. Quindi si poteva ragionevolmente presumere che non fossi una di quelle ex ragazze patetiche che finivano per odiare il proprio ex ed insultarlo davanti a chiunque fosse disposto ad ascoltarle.

Decisamente, io non ero mai caduta così in basso da considerare il mio ex un cafone solo perché ci eravamo lasciati e presumibilmente lui aveva continuato con la propria vita, né lo avrei mai fatto. Ma, d'altro canto, quell'intero assunto partiva dal postulato di base che Scorpius non fosse un cafone.

Postulato che, come ebbi modo di scoprire, non era poi tanto vero. 

 

***

 

Ero un po' nervosa, a dire la verità. D'accordo, ero molto nervosa.

Avevo ventiquattro maledettissimi anni, un lavoro, una casa e un conto in banca… e me la stavo letteralmente facendo addosso dalla paura, sì. Forse avrei dovuto rinunciare in partenza ad ogni pretesa di essere una persona adulta e matura, e darmela a gambe prima che fosse troppo tardi. In fondo nessuno avrebbe sentito la mia mancanza al funerale di Lucius Malfoy: le uniche due occasioni in cui gli avevo rivolto la parola erano state l'addio al celibato di Draco – ed eravamo entrambi ubriachi in quella circostanza – e la cerimonia di consegna dei MAGO – quando, dopo essermi praticamente inciampato addosso, mi aveva chiesto dove fosse Scorpius. L'invito mi era stato spedito per una pura questione di formalità Purosangue, dal momento che mia madre aveva avuto la brillante idea di sposare il figlio del compianto signor Malfoy (il quale, tra l'altro, aveva sempre fatto mostra di ritenere tale idea tutto fuorché brillante). 

Sì… ora che ci pensavo, non mi veniva in mente un solo buon motivo per cui avrei dovuto prendere una settimana di ferie e tornarmene in Inghilterra, dopo quasi sei anni di assenza e visite procrastinate. Peccato che ormai l'avessi fatto, già.

Presi un profondo respiro e avvicinai l'indice al pulsante del campanello, su cui un'etichetta mezza staccata recitava "Weasley-Malfoy". La seconda parola, Malfoy, era scritta in grande, con una calligrafia obliqua ed elegante, mentre Weasley era stato scarabocchiato a penna rossa sopra un angolo dell'etichetta. Ricordavo distintamente di essere stata io a fare quell'aggiunta, otto anni prima, e ora avrei anche potuto trovarlo divertente se non fossi stata così impegnata ad inventare una scusa plausibile per aver disertato il Natale Weasley per il sesto anno consecutivo. L'anno precedente avevo raccontato di essere stata quasi stritolata da un'anaconda, e quello prima ancora mi sembrava di aver inventato qualcosa di molto poco credibile a proposito di una Chimera, quindi avrei fatto meglio a evitare la scusa "una delle bestie feroci con cui lavoro ha tentato di farmi fuori e non sono potuta venire". Magari avrei potuto provare a dire la verità, ovvero che in Australia a dicembre si andava in spiaggia con trenta gradi all'ombra e che nessuna persona sana di mente avrebbe avuto voglia di fare la fila all'ufficio del Ministero dei Trasporti, sotto Natale, sperando di sopravvivere agli orrori della burocrazia internazionale e di ottenere una Passaporta per l'Inghilterra. Soprattutto non se in Inghilterra ti aspettavano meno cinque gradi e una bufera di neve in arrivo, oltre a una quantità industriale di parenti pronti a chiederti quando ti saresti decisa a portare a casa un surfista australiano. Oh, e al tuo ex storico, ovviamente. Il tuo ex storico con cui ti eri lasciata per lettera e che non vedevi più dai tempi in cui vi chiamavate "amore" e "cucciola".

In effetti, dovendo dire la verità, avrei anche potuto confessare quella proprio vera, e cioè che – no, grazie tante – non avevo la minima intenzione di interrompere la latitanza e farmi vedere da una famiglia che si trovava nella malaugurata condizione di essere anche la famiglia del mio ex. Il tipo di dettagli a cui non si fa molto caso quando si è due sedicenni innamorati persi, ma erano esattamente quei dettagli che poi ti fottevano nel peggiore dei modi. Nella fattispecie, io ero dovuta fuggire in Australia per salvarmi la faccia, e non mi sarei certo accontentata dei canguri se avessi potuto darmi alla macchia in un posto più lontano e più sperduto. 

Tipo, che ne so, Marte.

Se fossi fuggita su Marte, per esempio, in quel momento avrei potuto inventare che la navicella spaziale aveva avuto un guasto irreparabile e non sarei mai stata costretta a pigiare quel dannato campanello.

Ritirai il dito e mi ficcai le mani in tasca, maledicendomi a bassa voce. Certo che avrei almeno potuto scrivere qualcosa di meno scontato sull'ultima cartolina che avevo inviato ai miei. O, almeno, avrei potuto evitare di inviare la stessa cartolina con la barriera corallina e la dedica duplicata a tutta la famiglia. 

Al diavolo, fa' almeno che Scorpius non sia in casa!

Mi spostai dal vialetto, realizzando in quel momento che se qualcuno avesse sbirciato dalla finestra della cucina mi avrebbe vista di sicuro. Insomma, ma a ventiquattro anni suonati Scorpius non poteva vivere ancora a casa di suo padre, no? No, sicuramente era andato a vivere da qualche parte a Londra e si era portato via il pianoforte e tutti i libri.

Anche perché, nel caso contrario, cosa accidenti avrei dovuto dire se fosse stato lui ad aprirmi la porta?

Io e Scorpius Malfoy eravamo stati assieme per quasi tre anni, ma ci eravamo ronzati attorno per almeno altri cinque, tra insulti e Schiantesimi. Facevano più o meno otto anni di frequentazione ininterrotta. 

Niente di che, insomma.

Avrei sempre potuto sorridergli come se niente fosse e salutarlo con qualche frase da idiota australiana, ammesso che non mi Schiantasse prima. In effetti, ora che ci pensavo, non ricordavo chi aveva mollato chi, o come: per quanto ne sapevo potevo avergli sbattuto in faccia un tradimento con il mio tipico tatto e lui poteva star tramando il mio omicidio da allora. Ma no, ero moderatamente convinta di non averlo tradito. O forse sì, ma il sesso con Daniel era sicuramente venuto dopo. Quasi sicuramente. 

Beh, ma se anche fosse non posso essere stata così idiota da averglielo detto?

Ora che ci facevo caso, non avevo nemmeno idea del perché ci fossimo lasciati: dopo il nostro primo, turbolento anno assieme era filato tutto liscio come l'olio, tra di noi. Avevamo affrontato i MAGO, le urla e i pannolini sporchi della nostra sorellastra, la famiglia Weasley al completo e persino undici mesi di rapporto a distanza. E poi niente, era finita senza un motivo preciso, un mese prima che il mio stage in Australia terminasse e che tornassi in Inghilterra. Per quanto mi sforzassi di ricordare, non mi veniva davvero in mente perché avessimo chiuso: forse avevo preso una sbandata per Daniel o per qualche altro australiano con gli occhi color del carbone e l'abbronzatura da surfista, o forse Scorpius non vedeva l'ora di passare al dunque con una compagna di corso a Magisprudenza. Magari, semplicemente, non ricordavamo più che faccia avesse l'altro. Sapevo solo che ci eravamo lasciati per lettera e che da quel momento in poi avevamo smesso di scriverci.

Forse, in effetti, era stato lui a mollare me. La cotta per Daniel mi aveva fatta sentire così meschina che ricordavo di aver chiesto un prestito in banca per potermi permettere il suo ultimo regalo di compleanno: non avrei avuto il coraggio di piantarlo, non dopo aver speso 170 Galeoni per un manoscritto medievale. Tutto ciò non significava necessariamente che nel frattempo fossi stata abbastanza virtuosa da non concedermi a Daniel (miseria ladra, era mai possibile che non riuscissi a ricordare se ci ero andata a letto prima o dopo?), ma se non altro pareva provare con un livello di sicurezza accettabile che era stato lui a troncare il rapporto. Quindi in ogni caso non avrebbe avuto il diritto di Schiantarmi.

Prima di poterci ripensare (perché ero convinta che con un po' di concentrazione avrei potuto trovare almeno dieci buoni motivi per cui uno qualsiasi dei miei parenti avrebbe potuto volermi Schiantare), premetti il dito sul campanello. Sperai fino all'ultimo che fosse guasto, poi che nessuno lo avesse sentito, infine mi ridussi addirittura a pregare che venisse ad aprirmi una vecchietta e mi informasse che la mia famiglia aveva traslocato in Groenlandia l'anno prima. Tuttavia, sarei stata in grado di capire che erano vane speranze anche senza che Albus Potter si Materializzasse a due centimetri dal mio naso. 

Miseriaccia!

Evitai di urlare solo perché non volevo infrangere la patetica illusione che qualcuno, all'interno della casa, fosse ancora all'oscuro della mia presenza.

« C-ciao, Albus… » balbettai, studiando la sua espressione omicida con circospezione. « Che piacere rivederti ».

Il sorriso d'etichetta che mi rivolse dopo quelle parole evaporò nel giro di pochi secondi.

« Potrei dire altrettanto » rispose. « Se non ci vedessimo dal mese scorso, o dall'ultimo raduno di famiglia alla Tana. Ma dopo cinque anni e mezzo di latitanza credo che in effetti sia più appropriato dire: Rose, che sorpresa rivederti ».

Decisamente, me l'avrebbe fatta pagare cara come la pelle di drago per essere sparita dall'Emisfero Boreale in quel modo. Tossicchiai, squadrando mio cugino da capo a piedi: non era cambiato molto dall'ultima volta che ci eravamo visti, se non che forse si era alzato di un paio di centimetri e ora aveva una leggera ombra di barba sul mento. Per il resto, gli occhi verde smeraldo e i capelli corvini e ribelli erano sempre lì, così come anche la sua espressione da "morirai di una morte lenta e dolorosa, sappilo". Solo che generalmente quella la riservava a James.

« Sì, ehm… » tentai di spiegarmi, prima che fosse troppo tardi. « Sarei voluta tornare per Natale, ma un mio collega ha avuto un incidente sul lavoro e non c'era nessuno che gli tenesse compagnia in ospedale durante le vacanze, così ho pensato di… »

« Risparmiatele per tua madre queste scuse » tagliò corto Al. « Ne avrai bisogno » aggiunse con una smorfia eloquente.

Evitai di piagnucolare solo perché mi sentivo già abbastanza patetica così.

« Credi che voglia appendere la mia testa in soggiorno o qualcosa del genere? » chiesi.

Al valutò la possibilità per alcuni secondi, poi fece un cenno affermativo con la testa.

« Sì, è probabile. Una volta ghigliottinata non dovrebbe essere difficile convincerti a restare in Gran Bretagna ».

« Ho preso solo una settimana di ferie » precisai, prima che potesse farsi strane idee sull'eventualità che io decidessi di restare nello stesso continente del mio ex. « Tornerò in Australia subito dopo il funerale ».

« Naturalmente » rispose lui, aprendomi il cancello con sufficienza. « E credi davvero che ti lasceranno ripartire senza tentare di incarcerarti? »

Non mi sfuggì lo sguardo di profonda commiserazione che mi rivolse mentre mettevo piede nel giardino della mia vecchia casa, firmando la mia condanna a morte. Dannazione, Lucius Malfoy aveva scelto davvero un ottimo momento per andarsene al creatore. Non avrebbe potuto tirare le cuoia in un altro periodo dell'anno, possibilmente quando la riserva era in pieno fermento e non avevo alcuna possibilità di staccare dal lavoro?

« Comunque » dissi, sperando di sviare il discorso verso qualche argomento che non comprendesse la mia prossima decapitazione. « Cosa ci fai tu qua? »

« Io e Calvin facciamo da baby sitter a Electra mentre Hermione e Draco sono al Ministero » rispose Albus, scoccandomi un'occhiataccia. « Prove generali per l'adozione, sai. Oh, a proposito, » aggiunse, mentre l'occhiataccia si trasformava lentamente nello sguardo iniettato di sangue di un Basilisco. « È stato così carino da parte tua ignorare le mie lettere e non scrivermi nessun messaggio di congratulazioni per il grande passo che io e Calvin stiamo per compiere ».

« Quali lettere? » chiesi. E poi, rendendomi conto con un mezzo infarto di cosa aveva appena detto: « Aspetta, adozione? Che..? Mi sono persa qualcosa? »

« Qualcosa come gli ultimi due anni, sì » sbuffò Albus. « L'ultima lettera che ho ricevuto da te risale a marzo del 2028 ».

« Oh, ehm… »

Dirgli che avevo traslocato dal cottage della riserva ad un appartamento nella vicina cittadina era nella lista delle cose da fare, davvero. Lo avrei fatto di sicuro, se non fossi stata così impegnata a… uhm, a dimenticarmi perennemente di farlo, supponevo. Il punto è che fingere di non avere una famiglia e un ex fidanzato piuttosto ingombranti, dall'altra parte del mondo, era diventato molto più facile da quando l'Ufficio Postale Internazionale aveva smesso di recapitarmi le lettere minatorie di mio cugino. Ora che ci pensavo, in effetti, era estremamente probabile che per un certo periodo, sulla mia lista delle cose da fare, avesse anche figurato la voce "ottenere dei documenti falsi e far perdere le mie tracce, in modo che Al non possa sequestrarmi e costringermi a tornare con Scorpius". Non gli era mai andato giù che avessimo mandato a monte così miseramente i suoi progetti di farci sposare nella villa in Toscana dei Malfoy, supponevo. Dal poco che ero riuscita a capire, doveva aver preparato la lista degli invitati ed il menù del buffet prima ancora della cerimonia di consegna dei MAGO.

« Quindi tu e Calvin avete deciso di adottare? » dissi alla fine, sperando di riuscire a cavarmela con quel patetico diversivo.

Al non mi lasciò dubbi sul fatto che gli era perfettamente chiaro quello che stavo tentando maldestramente di fare, ma se non altro sembrava abbastanza entusiasta per l'adozione da accogliere quel diversivo più che volentieri.

« Sì, beh, ultimamente le cose stanno andando bene con il lavoro » spiegò. « In realtà abbiamo messo da parte un bel po' di soldi nell'ultimo anno e stiamo pensando di metterci in proprio. Vorremmo aprire un emporio di pozioni farmaceutiche, appena riusciamo a trovare un buon locale in affitto a Diagon Alley. Per ora stiamo lavorando solo per ordinazione via gufo, ma il San Mungo è molto interessato alle nostre pozioni e ci sta pagando bene, quindi... Insomma, sembrava un buon momento per metter su famiglia ».

Mi affrettai ad annuire, stampandomi in faccia un gran sorriso.

« Ma è stupendo, Albus. Sono davvero tanto felice per voi ».

« Tu sei davvero tanto patetica » sbuffò lui, guidandomi verso la porta. « Spero di essere presente quando Hermione ti scuoierà ».

« Grazie tante per il sostegno morale » borbottai, sarcastica. « Lo apprezzo molto, sul serio ».

« Non c'è di che » rispose Albus, aprendomi la porta con aria ostile.

Mi infilai in casa, scuotendo la testa. Dentro, seduti uno accanto all'altra davanti ai cartoni animati, c'erano Calvin e una bambina con una selva di ricci castano chiaro quasi più ingombranti di lei. Era incredibile quanto Electra fosse cresciuta, in quei cinque anni e mezzo: i pochi ricordi che avevo di lei riguardavano una poppante che era a stento in grado di camminare. Calvin, invece, non era cambiato quasi per niente: aveva messo su qualche muscolo in più e sembrava essersi dedicato alla coltura del pizzetto, ma per il resto era il solito essere altamente conturbante e patologicamente felice.

« Rose! » esclamò, balzando in piedi con un enorme sorriso.

Fece per venire ad abbracciarmi, ma all'ultimo, cogliendo lo sguardo assassino di Albus, s'infilò le mani in tasca e tossicchiò, a disagio.

« Uhm... giusto. Rose, sono molto arrabbiato con te. Coma hai osato sparire in Australia per cinque anni e mezzo? » recitò, senza infondere il minimo sentimento nelle parole che Albus doveva avergli fatto imparare a memoria.

Appena Albus abbassò un po' la guardia, si sporse verso di me e sussurrò: « Mi dispiace, ma ha minacciato di mandarmi in bianco... » Poi, ad alta voce, aggiunse: « Davvero, sono profondamente offeso, Rose. In effetti, credo di odiarti ».

Dette quelle parole si voltò verso Albus, probabilmente in attesa di ricevere un applauso e un biscottino. Albus sembrava anche propenso a darglieli, ma in quel momento Electra si alzò dal divano e mi venne incontro squadrandomi con sospetto.

« E lei chi è? » chiese, tirando la manica di Albus.

Per qualche motivo che mi sfuggì, Calvin parve molto preoccupato da quella domanda. Albus, invece, la prese per mano e le rivolse un sorriso di approvazione.

« Questa è tua sorella Rose » spiegò.

Electra mi lanciò uno sguardo schifato, poi, storcendo il naso, precisò: « Sorellastra ».

Albus sembrava in procinto di scoppiare d'orgoglio. 

« Sì, ehm… ciao, Electra » balbettai. « Non so se ti ricordi di me... »

La bambina continuò imperterrita a rivolgersi ad Albus.

« È la ex di Scorpius? »

« Sì, ehm… è stato tanto tempo fa… » borbottai.

« Cynthia è molto più bella » concluse Electra, impietosa.

E detto ciò mi voltò le spalle e tornò a guardare i cartoni animati come se non esistessi. 

Oh, fantastico – pensai, cominciando ad essere piuttosto irritata. Il quoziente intellettivo Granger unito alla stronzaggine Malfoy. Qual combinazione più nefasta…

Tra l'altro, pareva anche che Scorpius si fosse fatto un'altra donna. E se l'aveva pure presentata a casa doveva fare sul serio… molto sul serio, per gli standard di una che aveva avuto cura di nascondere gli ultimi tre fidanzati in Australia. Sospirai, rassegnata: in fondo era destino che prima o poi qualcuno tirasse in ballo l'argomento "Scorpius", e tutto sommato era anche piuttosto prevedibile che dopo la storia con me non si fosse rinchiuso in un monastero. Doveva aver completato i propri studi in Magisprudenza, nel frattempo, e probabilmente aveva ottenuto un posto di lavoro abbastanza desiderabile da aumentare considerevolmente la sua attrattiva sull'altro sesso.

« Beh, pare che tu non stia tanto simpatica ad Electra » osservò Al, stringendosi nelle spalle con un sorrisino che mi fece venire una voglia tremenda di Schiantarlo seduta stante.

Calvin non avrebbe avuto nulla in contrario, comunque.

« Se solo penso a tutti i pannolini che le ho cambiato... » sibilai, lanciando un'occhiata assassina alla bambina. 

« Un peccato, eh? E a proposito di Cynthia... » disse Al con l'aria di voler cominciare a parlare di affari.

Per fortuna, o per sfortuna, fu interrotto dalla porta d'ingresso che si apriva. Per un attimo i miei occhi si soffermarono sulla divisa da Auror del nuovo arrivato e sentii un'ondata di panico travolgermi. 

« Oddio! » esclamai, nascondendomi dietro Calvin, che mi scansò lanciando un sorrisino di scuse in direzione di Albus. « Oh... » balbettai poi, quando riconobbi il mago che era appena entrato. « Sei tu... »

Per un attimo avevo temuto che si trattasse di mia madre e avevo seriamente considerato l'ipotesi di Smaterializzarmi e non tornare mai più.

« È un po' che non ci si vede, eh, Draco? » lo salutai, tirando un sospiro di sollievo.

Draco non sembrava dispiaciuto di dover respirare la mia stessa aria, o ansioso di uccidermi, o smanioso di mettermi un guinzaglio al collo e non farmi uscire di casa mai più. In realtà, sembrava piuttosto felice di vedermi.

« Guarda un po' chi si è fatta viva » disse. « Non che tu mi sia mancata, ovviamente. Confido che tornerai in Australia presto, non è vero? » aggiunse, facendomi l'occhiolino.

Poi mi rivolse un sorriso caloroso e venne ad abbracciarmi. Gli battei una pacca sulla spalla, sentendo di amarlo profondamente. 

« Stai bene? » gli chiesi.

Draco annuì. Sembrava sincero; d'altronde per quanto ne sapevo lui e suo padre non si erano parlati per molti anni. Fui sollevata di vederlo così sereno, principalmente perché facevo schifo con le condoglianze e tutto quel genere di cose. 

Giusto per onorare la tradizione, mi districai dal suo abbraccio e chiesi: « Quella è una ruga? »

L'espressione gioviale di Draco si trasformò rapidamente in una smorfia omicida. Mi attirò nuovamente verso di sé e, accostando le labbra al mio orecchio, sussurrò: « Sono l'unico in questa famiglia che non ti vuole uccidere, al momento. Ti conviene avermi come amico ».

Poi, fingendo di avermi appena comunicato le previsioni del tempo per quel pomeriggio, mi lasciò andare. Soffocai un sorrisetto e lo seguii in cucina, chiudendo la porta per evitare che Albus mi lanciasse qualche maledizione alle spalle. 

Dovevo ammetterlo: ero contenta di rivedere Draco. Certo, non avevo esattamente passato le mie giornate a piangere la sua assenza, ma era bello tornare alle vecchie tradizioni della nostra strampalata famiglia allargata. In più, immaginavo gli andasse riconosciuto qualche punto bonus per non avermi trattata come la ex fidanzata indegna del suo meraviglioso figlio. Non che Draco avesse mai preso le parti di Scorpius, durante i nostri litigi di coppia. In effetti, come padre biologico Draco doveva essere un individuo piuttosto meschino, ma, ehi, cosa me ne importava? 

Restammo in silenzio per un po', finché la cosa non cominciò a diventare imbarazzante.

« Volevi dirmi qualcosa? » chiesi allora. 

« Oh, beh, non ti vedo da quasi sei anni. Immagino ti sorprenderà scoprire che in effetti c'è una gamma piuttosto ampia di argomenti di cui potremmo discorrere » replicò Draco, inarcando le sopracciglia con aria eloquente. 

D'accordo, era arrivato il momento dell'interrogatorio. Mi rendevo conto che concordare la versione dei fatti con un ambasciatore neutrale prima di affrontare mia madre era una mossa molto vantaggiosa per me, ma non ero sicura di voler passare così gli ultimi istanti della mia vita, nell'attesa che Hermione Granger mi uccidesse. Forse quello era il momento giusto per gettarmi sulle ginocchia ed implorare Draco di intercedere per me presso mia madre. 

« Credo che Electra mi odi » buttai lì alla fine, tanto per dire qualcosa. 

« Oh, non ti preoccupare » rispose Draco, facendo un gesto vago con la mano. « Electra odia tutti ».

Mi rivolse un sorrisetto divertito ed appellò due tazze di tè con un movimento annoiato della bacchetta. 

« Quindi? » incalzò.

« Quindi cosa? » chiesi, sperando di riuscire ad evitare la parte della conversazione in cui lui mi chiedeva come mai non mi ero fatta viva per gli ultimi cinque anni e mezzo ed io ero costretta ad inventare una serie di patetiche scuse.

Con mia grande sorpresa, però, Draco ignorò totalmente l'argomento ed invece mi chiese: « Come va in Australia? Ti piace il lavoro? »

« Oh... » balbettai, colta alla sprovvista. « Non vuoi chiedermi perché sono fuggita nell'Emisfero Australe? »

« Stai parlando con quello che è stato diseredato da suo padre, ricordi? » disse Draco, picchiettandosi un dito sull'avambraccio sinistro, là dove entrambi sapevamo che era tatuato il Marchio Nero. « Credo di poter capire perché un giovane mago o una giovane strega ad un certo punto senta il bisogno di fuggire dalla propria famiglia. Soprattutto trattandosi della tua famiglia » aggiunse, esibendosi in una delle sue migliori smorfie disgustate. « Nonostante tutto, non sono mai riuscito a farmi una ragione di essere imparentato con i Weasley. Anch'io ho chiesto a Hermione di fuggire in Amazzonia e vivere tra gli indigeni, un paio di volte, ma temo che sia un po' troppo attaccata alla carriera per farlo ». 

Cominciavo a capire perché mia madre lo aveva sposato. Sorrisi e dissi: « Sì, mi piace molto l'Australia. A volte è più massacrante delle lezioni di Hagrid, ma Cura delle Creature Magiche è sempre stata la mia materia preferita e sono contenta di aver trovato questo lavoro. La paga è discreta, anche se, certo, non è prestigioso come avere una laurea in Magisprudenza... »

« Ti prego, non ricordarmi che ho un figlio » mi interruppe Draco, roteando gli occhi.

Fui così sorpresa da quell'uscita che per poco non mi rovesciai addosso il tè. D'accordo, ero felice che Draco non volesse uccidermi e tutto il resto, ma che mi trascinasse in cucina per sparlare del mio ex, nonché suo figlio, era davvero troppo surreale per essere vero. Non che mi desse fastidio, intendiamoci, visto che anche io avevo fatto del mio meglio per dimenticarmi dell'esistenza di Scorpius, ma...

« Draco? » chiesi, dubbiosa.

Draco fece un gesto esasperato con la mano, versando sul pavimento buona parte del contenuto della propria tazza.

« Dimenticavo che tu non hai avuto la fortuna di assistere al processo di maturazione interiore » accompagnò quelle parole con una smorfia davvero orribile « che Scorpius ha attraversato dopo che voi due avete rotto » sibilò. Poi, per amor di chiarezza, ci tenne a precisare: « Nel senso che è diventato un coglione ».

« Uhm... » balbettai, senza sapere bene cosa dire.

Quello non era esattamente il tipo di conversazione che mi ero preparata ad affrontare. Stavo ancora tentando di decidere se sparlare del mio ex con il padre del suddetto fosse meglio o peggio che dover spiegare a mia madre perché non ero tornata a casa per Natale, quando Draco riattaccò a parlare.

« Dico davvero, io ho passato i miei sette anni a Hogwarts comportandomi da spaccone ricco sfondato e ho dovuto aspettare di avere vent'anni per diventare una persona ragionevole. Quando speravo che mio figlio avrebbe fatto il contrario di quello che ho fatto io, non mi aspettavo che mi avrebbe preso così alla lettera. E invece Scorpius ha aspettato di avere vent'anni per smettere di comportarsi da persona intelligente e cominciare a fare il cafone. Sto davvero cominciando a sospettare che non sia figlio mio... »

Tossicchiai, a disagio. Sinceramente mi riusciva piuttosto difficile immaginare Scorpius in versione cafone. Poteva avere tanti difetti, e potevamo anche esserci lasciati, ma non ero ancora caduta tanto in basso da definire il mio ex un cafone solo perché avevamo rotto e lui si era rifatto una vita.

« Beh, insomma... » cominciai, senza sapere bene come affrontare l'argomento.

Ero ancora piuttosto convinta che metà dei miei parenti volessero farmi tornare con Scorpius, quindi prendere le sue difese finché mi trovavo in territorio britannico era una mossa alquanto rischiosa. In più, che diavolo, non provavo il minimo desiderio di prendere le difese del mio ex. Era un avvocato, no? Poteva cavarsela da solo. Ma d'altro canto non sentivo nemmeno il bisogno di dare ragione a Draco ed infierire. In realtà avevo solo sperato che Scorpius avesse il buon gusto di farsi vedere in giro per casa il meno possibile, visto che supponevo ora abitasse per conto suo, e che il resto della famiglia avesse il buon gusto di non scegliere proprio quell'argomento di conversazione. Buon gusto di cui Draco evidentemente era sprovvisto.

« Dico sul serio, Rose » disse lui con aria teatrale. « Aspetta e vedrai. E poi » aggiunse, come se avesse appena calpestato un'enorme cacca di drago. « C'è quella Cynthia. Hanno studiato Magisprudenza assieme e si ronzavano attorno già da prima che voi vi lasciaste... Lei non aspettava altro che saltargli addosso, era ovvio. Ha anche cominciato a Materializzarsi a casa nostra e tentare di fare amicizia con me ed Hermione. Davvero disgustoso, credimi. Spero solo che Scorpius abbia avuto la decenza di non tradirti, finché stavate assieme ».

« Oh... oh... ok. Questo non volevo davvero saperlo » dissi, storcendo il naso.

Che poi, probabilmente gliele avevo messe pure io le corna, ma quello era un altro conto. E il sesso con Daniel era venuto decisamente dopo. Forse. Beh, non aveva importanza, comunque. Le lettere che ci scrivevamo io e Scorpius erano diventate sempre più distanti e Daniel aveva quella pessima abitudine di svolgere le sue attività quotidiane a torso nudo...

Però un po' mi seccava che Scorpius mi avesse tradita, in effetti. D'accordo, mi seccava parecchio. Insomma, non ero nemmeno del tutto sicura che fosse stato lui a mollarmi: e se invece lo avevo mollato io? Quando pensava di dirmelo, che intanto se la stava spassando con un'altra? O contava di restare assieme e tenermi all'oscuro del maestoso palco di corna che mi portavo dietro?

« Lo so, è una cosa schifosa » concordò Draco. « Cynthia è una persona davvero orribile, credimi. Da quando si sono fidanzati, poi... » 

Fermi tutti, un secondo. Ha davvero detto fidanzati?

« Fidanzati... per sposarsi, intendi? » chiesi, cercando di capire se la cosa mi schifava perché il mio ex si stava per sposare mentre io non avevo ancora imparato a farmi un caffè o solo perché suo padre me ne stava parlando come se fossi la sua psicologa. 

« Oh... ok » balbettai, davanti allo sguardo eloquente di Draco. 

Quello era... strano. Non che me ne importasse qualcosa, ma sapere che Scorpius si stava per sposare era decisamente strano. D'altronde, meglio così: significava che Albus non avrebbe potuto rapirci e rinchiuderci in una cantina finché non avessimo deciso di rimetterci assieme.

Dopo un po', mi accorsi che Draco mi stava fissando con gli occhi spalancati, in attesa di qualcosa. Cosa stesse aspettando, di preciso, restava un mistero.

« Uhm, Draco? Tutto bene? » chiesi.

Dopo quella domanda, l'espressione di Draco passò dallo stupito all'oltraggiato.

« Beh » sbottò. « Non ti dà fastidio che Scorpius si sposi con un'arpia? Insomma, non te ne importa niente? »

Scrollai le spalle. Non avevo la più pallida idea di chi fosse quella Cynthia, e comunque, se dovevo essere sincera, mi faceva molto più piacere che Scorpius sposasse un'arpia, piuttosto che una ragazza stupenda in confronto alla quale sarei stata solo la ex sfigata ed imbranata. In più, se Scorpius stava davvero per sposarsi, dovevo supporre che fosse troppo assorbito dai preparativi del matrimonio per preoccuparsi di me, il che non poteva che essere una cosa positiva. 

« Bhe... uhm... no, in realtà non me ne importa un granché » risposi sinceramente.

Draco aprì e richiuse la bocca un paio di volte. Sembrava emotivamente devastato, come un bambino a cui i genitori hanno appena spiegato che Babbo Natale non esiste. 

« Cynthia è una persona davvero orrenda » tentò ancora. 

« E allora? » chiesi, cominciando a vagliare la possibilità di portare Draco al San Mungo per fargli dare una controllata nel reparto psichiatrico. « Cosa ci posso fare io se Scorpius vuole sposare una stronza? »

« Beh... » disse Draco, lanciandomi uno sguardo eloquente. 

Oh. Oh, no.

Diamine, sapevo che qualcuno dei miei parenti ci avrebbe provato, ma... Draco? Seriamente, Draco?!

« Non ci pensare nemmeno! » sbottai.

Draco alzò le mani in segno di resa.

« D'accordo, d'accordo, non te la prendere. Pensavo solo che, visto che sei qua... Insomma, tu e Scorpius sembravate così innamorati, e tu sei l'unica che può fargli cambiare idea su Cynthia... »

« Draco, sto per Schiantarti » ringhiai.

Che diavolo, invocavo il diritto ad essere fatta a pezzi da mia madre lì ed in quel preciso istante. Com'era possibile che un'innocua conversazione con il mio patrigno fosse andata così storta? Era quasi peggio di quella volta in cui mi aveva fatto il discorso sul sesso a King's Cross...

« Scusa, hai ragione... » borbottò Draco. « Pensavo solo che... Ma quindi tuo cugino non sta tentando di farti rimettere con Scorpius? » chiese alla fine, visibilmente deluso.

« Credo che ormai si sia rassegnato » mentii senza alcun ritegno. 

Draco emise un gemito disperato.

« Oh, diavolo. È peggio di quanto pensassi ». Poi, agguantandomi per la camicia e piantandomi addosso due occhi spiritati, sussurrò: « Sei la mia ultima speranza, Rose ».

Mi liberai dalla sua presa, reprimendo a fatica un sussulto di puro terrore.

« Draco, io non voglio rimettermi con Scorpius » chiarii una volta per tutte. « E ho un ragazzo in Australia ».

« Dannazione! » esclamò Draco battendo un pugno sul tavolo. 

Questa cosa sta diventando davvero demenziale...

Le spiegazioni erano due: o quella Cynthia era un mostro a tre teste e sputava fuoco, o a Draco aveva completamente dato di volta il cervello. Io propendevo per la seconda. Insomma, suo padre era appena morto, era più che comprensibile che Draco avesse riportato qualche danno psichico.

Cominciai ad indietreggiare lentamente verso la porta, ma prima che potessi raggiungerla Draco mi afferrò una mano.

« Ma potresti aiutarmi a sbarazzarmi del cadavere di Cynthia? » propose, speranzoso. 

Alzai gli occhi al cielo.

« Draco, sei un Auror » gli feci notare. Avevo la netta impressione che ragionare con un bambino di tre anni, in quel momento, sarebbe stato molto più facile. « Non puoi assassinare le persone ».

Draco strinse più forte la presa sulla mia mano e sussurrò: « Tu non capisci, Cynthia è l'incarnazione di Satana... »

« Draco... »

« Ti prego, aiutami » mi supplicò. « Non potrei sopportarlo se mio figlio sposasse quella donna ».

« No, Draco. Non se ne parla » risposi. 

Finalmente, con uno strattone particolarmente violento, riuscii a staccarmelo di dosso e mi fiondai fuori dalla cucina.  

Per le mutande di Merlino, e io che pensavo che almeno lui fosse contento di vedermi solo perché gli mancavo!

Ovviamente, se avevo creduto anche solo per un istante che Draco Malfoy non avesse un secondo fine losco, ero stata un'ingenua illusa e meritavo tutte le disgrazie che mi erano accadute. 

Emisi un sospiro sconfortato e andai a buttarmi sul divano, che nel frattempo Electra aveva sgomberato, lasciando Calvin stravaccato davanti alla tv. Lo salutai con un grugnito.

« Ehi. Che gran giornata di merda, eh? »

Calvin non rispose, perciò mi sentii autorizzata a continuare a parlare.

« Comunque sono felice di rivederti. Mi sei mancato. Allora, come va la vita? »

Questa volta Calvin rispose con un colpetto di tosse imbarazzato.

« Oh, per favore, non starai ancora fingendo di odiarm... » sbottai, ma mi interruppi bruscamente, non appena realizzai che, no, quello non era Calvin. 

Spalancai la bocca, incredula. Davanti a me, vestito con un paio di eleganti pantaloni neri ed una camicia immacolata aperta sui primi bottoni, c'era Scorpius Malfoy. O, per meglio dire, una bizzarra versione ventiquattrenne di Scorpius Malfoy, provvista di bicipiti pompati, capelli ossigenati e un accenno di barba a contornare il volto dai tratti molto più adulti e decisi.

Oh, merda...

Prima ancora di capire cosa stava succedendo, mi ritrovai ad arrossire furiosamente.

Scorpius arricciò il naso e lanciò un'occhiata vagamente schifata ai miei jeans strappati sulle ginocchia e alla maglietta sgualcita con un canguro stampato sopra.

« Rose Weasley » commentò poi, inarcando le sopracciglia. « Ti avevamo data per dispersa ».

« I-io... » balbettai, ma fui interrotta da una sconosciuta donna bionda che uscì in quel momento da bagno degli ospiti.

« Amore, pensi che Hermione ci metterà tanto per quelle carte? » chiese, ignorando totalmente l'esistenza della sottoscritta. « Non possiamo arrivare in ritardo alla cena con i miei ».

Era alta come minimo il doppio di me. Anche figa, il doppio di me.

Beh, che dire, la mia autostima ringrazia...

« Forse faremmo meglio a tornare un'altra volta » disse Scorpius freddamente. « Vedo che in questo momento ci sono... ah... ospiti» aggiunse, guardandomi come avrebbe potuto guardare un Vermicolo troppo cresciuto.

Quindi, senza aggiungere altro e senza più degnarmi di un solo sguardo, si alzò dal divano ed aiutò Cynthia ad indossare un mantello di pelliccia dall'aria disgustosamente costosa. Non ritenne nemmeno di dover salutare prima di Smaterializzarsi. 

Ok, ora ero caduta abbastanza in basso da definire il mio ex ragazzo un cafone. Decisamente.

Cafone.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Persone mature che si lasciano e si comportano da adulti - volume primo ***


Capitolo 2

Persone mature che si lasciano e si comportano da adulti – volume primo

 

L'atmosfera dentro al piccolo pub ungherese era soffocante. L'aria era calda e umida, intrisa dell'odore acre di tabacco mischiato a quello del gulasch appena servito ai tavoli. 

Rose era seduta in un angolo, con una cartina dell'Est Europa aperta su un ginocchio e una pinta di birra posata sull'altro. Albus, chino al suo fianco, stava tracciando linee immaginarie sulla cartina con la punta della bacchetta, mentre Tessa osservava assorta oltre la sua spalla. 

« Credo che ci converrebbe deviare ad Est, per evitare queste montagne. Volarci dritto in mezzo non mi sembra una grande idea » stava dicendo Al. 

« Così perderemmo un giorno di viaggio, però » obiettò Rose. « Non sarebbe meglio Smaterializzarci da una parte all'altra delle montagne? » 

Tessa scosse la testa: « No, genio, dall'altra parte è già Austria, non possiamo Smaterializzarci da uno stato all'altro senza passare per la dogana. A meno che tu non voglia spaccarti, o farti arrestare, o entrambe le cose... »

Scorpius posò le birre sul tavolo e si infilò sulla panca accanto a Calvin – che aveva cominciato a bere ad Amsterdam, e non aveva più smesso.

« Ma ci credi che in Europa non bisogna avere ventuno anni per bere? » esclamò Calvin, estasiato.

« Sì, Calvin, lo hai già detto almeno dieci volte » sbuffò Albus, sfilandogli di mano il boccale pieno che aveva appena preso dal centro del tavolo. 

« Era ora, amico. Ti avevamo dato per disperso » disse Mortimer, e rubò a sua volta il bicchiere ad Albus.

Marshall fu meno loquace, ma altrettanto rapido nell'appropriarsi di una birra. 

« Grazie, Scorp ». Poi, sollevando il boccale a mezz'aria, aggiunse: « Ragazzi, ai nostri MAGO ».

« Che la Mc non possa mai più metterci in punizione per aver fatto baldoria oltre mezzanotte » aggiunse Albus, sovrastando il tintinnio dei calici che cozzavano uno contro l'altro al centro della tavola. 

 

*

 

Quella notte Rose rimase fuori fino a tardi, seduta nell'angusto balconcino della loro camerata d'ostello. Scorpius uscì all'aria aperta, che ora era fresca e gradevole sul viso, e le si sedette accanto.

« Pensi? »

Rose annuì. 

« A cosa? » le chiese.

Era da quando avevano lasciato Londra che si comportava in modo strano e parlava molto meno del solito. All’inizio aveva creduto che si trattasse della combinazione di troppo alcol e troppo poco sonno, ma il muso lungo di Rose stava cominciando a diventare decisamente sospetto. 

Rose si strinse nelle spalle. 

« Non lo so... Al futuro, credo ». 

Il futuro. Per qualche motivo, a Scorpius il futuro non aveva mai fatto paura. Non molta, almeno. A spaventarlo era il passato, perché sapeva bene a cosa stava voltando le spalle, e per quanto si sforzasse non poteva cambiarlo né dimenticarlo. Il passato era scritto a lettere indelebili. Il futuro, invece, doveva ancora essere scritto, plasmato, cambiato. Gli sembrava di avere molto più controllo sull'inaffidabilità del caso e del domani che sulla certezza di ciò che era già stato. Sì, il futuro gli piaceva. Forse avrebbe fatto schifo, ma forse no. Il forse non lo spaventava. Al contrario, sapeva di libertà. 

Per qualche minuto rimasero in silenzio. 

« Tu hai sempre saputo che volevi fare Magisprudenza? » chiese Rose all'improvviso. 

Scorpius non si era aspettato quella domanda. 

« Beh, non lo so » rispose sinceramente. « Lo sai, ho scelto le materie dei miei MAGO pensando che avrei fatto Magisprudenza ».

Rose annuì, assorta. Il suo sguardo era perso dietro a pensieri che Scorpius tentò senza successo di indovinare.

« Credi che sarei un bravo Auror? »

« Ma certo » disse Scorpius. « Hohmann non faceva che ripetere quanto fossi portata per la sua materia, a scuola. Avrà sicuramente messo una buona parola per te al Ministero, vedrai che ti prenderanno ». 

Le passò un braccio attorno alle spalle per stringerla a sé. Rose lo lasciò fare senza dimostrare il minimo entusiasmo. 

« Ne sono sicuro » aggiunse, chinandosi per darle un bacio (per la collaborazione che ottenne, avrebbe potuto aver appena baciato un manichino). 

« E se non facesse per me? » chiese ancora Rose, staccandosi dalle sue labbra. 

Scorpius fece del proprio meglio per non sembrare scocciato. Forse aveva esagerato con la birra, ma pomiciare gli era parsa un'idea molto migliore che starsene seduti a segamentalizzare al chiaro di luna. 

« Perché non dovrebbe? » le disse. « Hai preso due Eccezionale e quattro Oltre Ogni Previsione ai tuoi MAGO, vedrai che te la caverai benissimo ».

Rose emise un verso che con un po' di fantasia avrebbe potuto essere interpretato come un mugolio d'assenso, ma continuava a non suonare molto persuasa (e soprattutto continuava a preferire le seghe mentali alla prospettiva di pomiciare).

Naturalmente la domanda di ammissione di Rose al corso Auror era già stata estesamente discussa ed approvata al cospetto di Hermione Granger, nei mesi precedenti. I risultati dei MAGO, che li avevano raggiunti a Praga pochi giorni prima, erano stati più che positivi: Scorpius aveva ottenuto tutti i MAGO richiesti per intraprendere la carriera degli studi legali, Albus e Calvin avevano collezionato due Eccezionali a testa in Pozioni ed Erbologia, Tessa era stata – come sempre – ridicolamente brava e Marshall e Mortimer si erano dichiarati soddisfatti dei loro diplomi. Certo, Mortimer non aveva voluto condividere con loro quanti e quali MAGO avesse superato, e conoscendolo si sarebbe ritenuto pienamente soddisfatto con uno Scadente in Incantesimi, ma in fin dei conti era l'unico del gruppo ad avere un conto in banca zeppo di Galeoni al momento, perciò Scorpius immaginava che in un modo o nell'altro (al di fuori o meno della legalità) se la sarebbe cavata. 

« Hai lavorato sodo per meritarti quei MAGO » disse. 

Se due anni prima gli avessero detto che Rose Weasley sarebbe uscita da Hogwarts con 6 MAGO e un posto quasi assicurato nel dipartimento Auror, probabilmente si sarebbe fatto una grassa risata. Eppure, durante il loro ultimo anno ad Hogwarts, aveva dovuto ricredersi. 

« Non lo so... Che altro ti piacerebbe fare? » le chiese.

« Non lo so » gli fece eco Rose. « Magari mandare al diavolo tutto e fuggire in Australia ad allevare mostri ».

Risero entrambi.

« D'accordo allora. Vedrò di venirti a trovare in Australia ». 

Rose, finalmente, sembrò convincersi in favore del pomiciare.

 

***

 

Svegliarmi nel mio vecchio letto, sotto le travi sporgenti della mansarda, fu un'esperienza del tutto particolare. E per particolare intendo che balzai giù dal letto maledicendomi sottovoce per essermi ubriacata ed aver dormito nel letto di qualche sconosciuto (E ora cosa cavolo racconto a Thomas?), battei la testa sul tetto spiovente, inciampai sul mio vecchio baule di Hogwarts e finii distesa a pelle di leone sul pavimento, realizzando troppo tardi di trovarmi in Gran Bretagna. 

« Maledizione » borbottai, rialzandomi. 

Se non altro – ricordai in quel momento, dopo aver ripercorso gli eventi del giorno precedente – mia madre non mi aveva ancora ammazzata né incarcerata in cantina. 

«Prima di tutto, sappi che ti farò impiantare un localizzatore dentro al cranio » aveva detto la sera prima, venendomi incontro con aria minacciosa.

Rassegnata al peggio, avevo risposto: « In effetti, credo di essermelo meritata... »

« In secondo luogo... » aveva aggiunto mia madre e, a sorpresa, mi aveva stretto in un abbraccio privo del benché minimo intento lesivo. « Mi sei mancata. Fatti abbracciare, ma guarda quanto sei cambiata ».

« Oh... » avevo balbettato, incredula. « Tutto qua? Cioè, non vuoi uccidermi? »

L'espressione raggiante di mia madre era stata rapidamente sostituita da una smorfia omicida.

« Certo che voglio ucciderti, e lo farò. Ma sono contenta di rivedere mia figlia dopo tutto questo tempo. In fondo... » aveva aggiunto, abbassando la voce per assicurarsi che Electra e Draco non la sentissero dalla cucina. « Posso capire perché non sei voluta tornare. Ho sempre temuto che se tu e Scorpius vi foste lasciati la nostra situazione familiare sarebbe diventata alquanto inappropriata, ma sinceramente pensavo che avreste retto... insomma... »

« Mamma... » avevo sibilato, implorante. 

« Giusto, scusa. So che te lo sei lasciata alle spalle. Allora, ce l'hai un uomo in Australia? »

Normalmente avrei cercato una scappatoia davanti a quella domanda, ma, visto e considerato che mia madre sembrava essere l'unico membro della mia famiglia a non desiderare un ritorno di fiamma tra me e Scorpius, ero stata più che felice di rispondere. 

« Più o meno... »

« Cosa vuol dire più o meno? »

« Beh, ci frequentiamo da un paio di mesi... » Avevo risposto, evasiva (per quanto fossi felice che la discussione non vertesse sul mio ex, non sentivo il bisogno di fornire una relazione troppo dettagliata sulla mia vita sentimentale. Principalmente perché il maggior pregio di Thomas era quella cosa che faceva con la lingua, e non credevo che mia madre fosse interessata a quel tipo di dettagli). « Non è una cosa molto seria... Però, uhm... Sì, mi trovo bene con lui ».

« Come si chiama? » 

« Mark » avevo mentito. 

Mentire, sempre mentire, e davanti all'evidenza negare fino alla morte. 

« Sembra un bel nome » aveva commentato mia madre.

Per tutta risposta avevo alzato gli occhi al cielo, esasperata, cercando di scacciare la sensazione di essere di nuovo un'adolescente sottoposta ad interrogatorio. 

« Mamma... »

« Scusa. È che sono contenta per te. Merlino, mi sembri così cresciuta. Così... matura ».

« Beh... »

Se lo diceva lei. Non era quello che aveva detto Thomas l'ultima volta che lo avevo piantato in asso per un'Acromantula (in mia difesa, avevo il ciclo e l'Acromantula stava davvero male). 

« Tralasciando la parte in cui ti sei data alla macchia, certo » si era corretta mia madre.

« Perché, tu ci parli con papà? » avevo ritorto. 

« Ogni tanto... » era stata la sua, alquanto evasiva, risposta. Poi, facendomi l'occhiolino, aveva aggiunto: « Sai, ci facciamo gli auguri a Natale e a Pasqua... »

Tutto sommato – conclusi, massaggiandomi il bernoccolo che mi stava spuntando sulla fronte – avrebbe potuto andare molto peggio. All’alba del mio secondo giorno sul suolo britannico, potevo dire di essere ancora viva e fisicamente integra e di aver evitato con successo quasi ogni forma di contatto con Scorpius. O, per meglio dire, era stato lui ad evitare di avere a che fare con me, e non aveva fatto particolari tentativi di nascondere il proprio disappunto nel rivedermi. 

Cafone. 

Sbadigliai e, imprecando tra i denti, trascinai i piedi giù dalle scale per andare procacciarmi qualcosa da mangiare. Il mio breve tragitto terminò ben prima di arrivare alla cucina: nel corridoio al piano di sotto la porta della camera di Scorpius era socchiusa, e né lui né mio cugino si stavano preoccupando di parlare a voce bassa. 

« Pensavo avessi da fare al Wizengamot oggi? » stava dicendo Albus. 

« Volevo parlare con mio padre di alcuni dettagli del funerale » rispose Scorpius. La sua voce suonava seccata, e molto più pomposa di quanto ricordassi. « Albus, suppongo che tu sappia cosa diavolo ci fa Rose qua? » aggiunse con tono accusatorio. « Ha detto di essere stata invitata al funerale ».

La risposta di Albus, in effetti, non suonò esattamente come quella di un uomo innocente e del tutto estraneo alla faccenda. 

« E allora? »

« Mi sono occupato personalmente degli inviti, e di sicuro lei non era inclusa nella mia lista! » sbottò Scorpius. 

« Oh, beh. In effetti, ora che mi ci fai pensare, potrei aver accidentalmente... »

« Al, sei sempre stato un buon amico » lo interruppe Scorpius. « Ma hai veramente esagerato con la tua fissazione per me e tua cugina. Lo trovo irritante, oltre che estremamente irrispettoso della mia vita e delle mie scelte. È il funerale di mio nonno! Come ti sei permesso di... ».

« Oh, Scorpius, piantala di fare il coglione. Fa parte anche lei della famiglia. E poi mi sembrava avessi detto che di Rose non te ne importa più niente, no? »

Nonostante per anni il pensiero di Scorpius mi avesse suscitato tutt'al più una blanda ma cortese repulsione, e nonostante Thomas fosse decisamente molto più creativo a letto, quelle parole riuscirono ad infastidirmi non poco. Va bene, potevamo esserci lasciati, ma odiarmi al punto di non volermi al funerale di suo nonno, quando ci sarebbe stato tutto il resto della famiglia, mi sembrava un filino esagerato. 

Scorpius sbuffò in modo fin troppo ostentato. 

« Credi che non sappia che vuoi farci tornare assieme? »

« E quindi? » ribatté Albus, spavaldo e privo della benché minima vergogna. 

Prima o poi qualcuno lo avrebbe fatto finire al San Mungo con una fattura ben piazzata – pensai, e dovetti ammettere che la cosa non mi dispiaceva troppo. Per meritarlo, se lo meritava. 

«E quindi » disse Scorpius, strascicando le parole con quel modo di fare altezzoso che non era mai stato suo. « Nel caso ti fosse sfuggita la tizia bionda che da cinque anni a questa parte mi porto dietro, io sto per sposarmi con Cynthia ».

« Credimi, sono sicuro che l'intera Gran Bretagna ne è al corrente » rispose Al con abbondante e velenoso sarcasmo. « Quindi perché ti preoccupi di Rose? »

« 'Fanculo, Al ».

« Persone mature che si lasciano e si comportano da adulti, volume primo » gli urlò dietro Al, mentre Scorpius mi spalancava la porta sul naso. « Credo che dovresti leggerlo! »

Ammutolirono entrambi quando si accorsero della mia presenza. Scorpius si arrestò bruscamente a pochi centimetri dal mio naso, e per un paio di istanti restammo entrambi immobili, come congelati, senza guardarci in faccia. In effetti, anche volendo, da quella distanza mi sarebbe stato piuttosto difficile farlo, visto e considerato che i miei occhi arrivavano a stento all'altezza delle sue clavicole.

Tossicchiai ed entrambi facemmo un passo indietro, imbarazzati da quell'improvvisa vicinanza. O più che altro disgustato, per quanto l’espressione gelida di Scorpius lasciava intendere. 

Visto da vicino, il suo volto non era tanto diverso da come lo ricordavo. Aveva cambiato occhiali – ora ne portava un paio di corno, dalla montatura rotonda, che gli davano un'aria molto più snob e ricercata – ma gli occhi, verdi e caldi, erano gli stessi. I capelli erano più corti e tirati indietro da un'abbondante quantità di lacca, in pieno stile Malfoy, lasciando scoperto un viso dai tratti che, a confronto con la corporatura ora molto più robusta, sembravano un po' troppo delicati. Sotto al mantello da viaggio indossava giacca, panciotto e cravatta. Sperai per lui che stesse davvero andando al Wizengamot, vestito in quel modo. 

Scorpius ricambiò brevemente il mio sguardo, soffermandosi sul pigiama sgualcito e sui piedi scalzi.

« Oh, Rose » disse Albus, con il sorriso nervoso di chi si è appena fatto sorprendere con le mani nel calderone. « Pensavo fossi uscita. Hai dormito fino a quest'ora? » aggiunse, incredulo.

Sbirciai l'orologio, rendendomi conto che era l'1 passata.

« Uhm... jet lag? » 

In realtà quando non lavoravo tendevo ad alzarmi più o meno a quell'ora anche in Australia, ma non ritenni importante informarlo di quel dettaglio. Che senso aveva essere una persona adulta se non potevo andare a dormire ed alzarmi quando mi pareva, per la miseria. 

Al e Scorpius mi stavano fissando con due identiche espressioni colpevoli, probabilmente chiedendosi quanto avessi sentito della loro conversazione, con la sostanziale differenza che Scorpius sembrava alquanto irritato dalla mia presenza mentre Albus era semplicemente desolato.  

« Beh, uhm... » dissi, facendo del mio meglio per stamparmi in faccia l'espressione casuale di chi non ha visto né sentito niente, e – soprattutto – non ci è rimasta male. « Stavo andando a fare colazione ».

Decisamente, non ci ero rimasta male – mi auto-convinsi, mentre voltavo le spalle ai mie due vecchi compagni di scuola e mi fiondavo giù per le scale. Cioè, non che mi facesse piacere sentire Scorpius Malfoy che parlava di me come se fossi la causa di tutti i mali del mondo, dopo che, tra parentesi, io non avevo fatto assolutamente nulla per meritare un tale trattamento. A parte forse fargli le corna con Daniel. Ma lui questo non lo poteva sapere. E comunque, stando alla versione dei fatti di Draco, anche lui si doveva essere dato da fare mentre ero in Australia. Il che non avrebbe dovuto crearmi problemi perché, come si diceva giustappunto, anche io avevo fatto la scema con Daniel. Così come non avrebbe dovuto turbarmi il fatto che Scorpius mi odiasse, dal momento che l'esistenza e le opinioni del mio ex mi erano totalmente indifferenti, e non avevo il benché minimo motivo per restarci male se mi detestava e non provava più nulla al di fuori dello schifo nei miei confronti. E poi non eravamo più due adolescenti. Eravamo due persone adulte e mature (lui era anche parecchio cafone), quindi tutto a posto. Non c'era bisogno che nessuno ci restasse male. Difatti io non ci ero rimasta male. Assolutamente no, che idea ridicola, perché mai avrei dovuto. 

Appellai una tazza ed accesi il fuoco sotto al bollitore con un colpo di bacchetta. In mia assenza nessuno aveva rimpiazzato la Nutella, perciò dovetti accontentarmi di una mela ed un paio di biscotti secchi. Me ne ficcai uno intero in bocca, masticando senza ritegno. 

Io e Scorpius ci saremmo ignorati per un paio di giorni e poi sarei tornata in Australia e mi sarei fatta una solenne scopata con Thomas per non pensarci più. Non c'era nessun motivo per restarci male. Assolutamente nessun motivo. Aveva tutto il diritto di odiarmi se la cosa lo rendeva felice.

Visto che il primo biscotto non era stato grande abbastanza da soffocarmi, decisi di passare al livello successivo ficcandomene in bocca due contemporaneamente. 

C'era un qualche motivo biologico per cui Scorpius era diventato così figo – mi chiesi, sputacchiando pezzi di biscotto mentre cercavo le bustine del tè – o era solo il proverbiale fascino dell'erba del vicino?

 

***

 

Quella sera rimasi a casa per badare ad Electra. Per dirla tutta, avrei preferito andare a farmi un giro per Diagon Alley o prendermi una Burrobirra con qualche vecchio amico di scuola, ma dopo la reazione tutt'altro che entusiasta di Scorpius alla mia presenza sentivo l'impellente bisogno di rendermi utile. (Una vocina piuttosto ragionevole mi aveva fatto notare che avevo diritto tanto quanto ne aveva Scorpius – e più di Cynthia – di stare in quella casa, ma per qualche motivo continuavo a sentirmi un'intrusa. Ah, già, probabilmente perché avevo latitato nell'Emisfero Australe così a lungo che metà dei miei parenti avevano dimenticato che faccia avessi...)

« Ne sei sicura, Rose? » aveva chiesto Draco, meno di un'ora prima, scoccandomi un'occhiata vagamente preoccupata. « Forse non è stata una buona idea prenotare al ristorante, non vorrei che Electra si sentisse abbandonata, e poi deve cenare... »

Da quello che avevo potuto intuire della dinamica genitoriale (e che Electra sembrava aver capito fin troppo bene), Draco era l’Auror buono, mentre Hermione era l’Auror cattivo. In presenza di mia madre Electra era stata niente meno che affettuosa ed impeccabile nei miei confronti, mentre davanti a Draco – che sembrava troppo invaghito di lei per rimproverarle alcunché – non si era fatta scrupolo ad ignorarmi con sdegno. Una cosa era certa: poteva anche avere sei anni e mezzo, ma mia sorella aveva un QI cinque volte più alto del mio. 

« Ma figurati, godetevi la vostra serata » avevo risposto con un gesto noncurante della mano. « Sono perfettamente in grado di badare ad Electra: di solito mi occupo di Creature Magiche, cosa vuoi che sia una bambina. E poi so cucinare » avevo aggiunto, vagamente offesa dalla diffidenza del mio patrigno. Insomma, vivevo da sola da anni, che diamine. 

Certo, Electra non sembrava nutrire una grande simpatia nei miei confronti, ma era pur sempre una bambina, cosa poteva andare storto? E comunque ero una persona adulta e affidabile. 

Draco, che a quanto pareva non condivideva la mia opinione di me stessa, aveva necessitato di un'altra mezz'ora per lasciarsi convincere ad abbandonare la sua preziosa figlia. Con riluttanza, aveva seguito mia madre all'ingresso e l'aveva aiutata ad infilarsi il mantello.

« Hermione, ma sei sicura... » aveva bisbigliato, credendo che non lo sentissi.

« Ma certo, Draco » aveva risposto lei. « Sarà un'ottima occasione perché Rose ed Electra si conoscano un po' meglio ».

« Non avrà i capelli rossi quando torni, te lo prometto! » gli avevo urlato dietro mentre lui e mia madre ruotavano su se stessi e si Smaterializzavano con un Pop.

Dopo aver controllato che fossero spariti, mi ero concessa un sospiro di sollievo. Avevo davvero temuto che Draco avrebbe deciso di mandare a monte la cena per restarci tutti allegramente tra i piedi. Durante il mio eremitaggio in Australia avevo sviluppato una tolleranza sorprendentemente bassa per la mia famiglia. 

« Allora » dissi, riemergendo dalla cucina dove avevo passato l'ultima mezz'ora a divorare qualsiasi cosa mi capitasse a tiro (ero nervosa, ok? Stare in quella casa mi metteva a disagio). « Cosa ti va di fare? »

Electra aveva spento la televisione ed ora era distesa sul tappeto, intenta a colorare quello che sembrava un libro per bambini. Alzò a stento gli occhi su di me, e solo per rispondere: « Disegnare? » con evidente sarcasmo. 

« E cosa disegni di bello? » chiesi.

Electra scosse la testa, esasperata, e rispose con la sua irritante vocina infantile: « Beh, non lo vedi? Un drago ». 

Mi sedetti vicino a lei e dovetti fare un certo sforzo di volontà per ricordarmi che quell'irritante esserino era mia sorella e che quando era una poppante in fasce le avevo persino voluto bene. Maledizione, era l'unico membro della famiglia a cui avessi mandato un regalo per ogni Natale e compleanno da quando vivevo in Australia. 

« Che bello » commentai, osservando il drago mezzo colorato che sbatteva pigramente le ali al centro della pagina. « È un Petardo Cinese? »

Electra scrollò le spalle.

« Non mi piaccioni i draghi ».

« In Australia non ce ne sono. Però a Makulu abbiamo delle Iguane sputafuoco che... » L'occhiata infastidita che ottenni in risposta fu abbastanza eloquente da convincermi a tacere. « D'accordo, non ti piacciono i draghi » conclusi. 

Electra continuò imperterrita a colorare di verde il suo drago (resistetti all'impulso di precisare che i Petardi Cinesi in realtà erano rossi con il ventre giallo). 

« Scorpius lavora all'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia » ritenne necessario informarmi, dopo alcuni minuti di silenzio.

« Uhm, sì, lo so... » borbottai. Albus si era già premurato di aggiornarmi su tutte le più recenti attività e conquiste personali del mio ex. « E tu da grande sai già cosa vuoi fare? »

Electra rispose senza esitazione: « L'avvocato, come Scorpius ». 

« Wow, che bello » mentii. 

Ti pareva. 

Electra continuò a deturpare il Petardo Cinese senza degnarmi di uno sguardo. 

« Scorpius si è diplomato con i voti più alti del suo anno » aggiunse, compiaciuta. 

Giurai che se non avesse chiuso la bocca avrei trasfigurato il suo libro in un Petardo Cinese in carne ed ossa.

« Oh, sì, Scorpius è sempre stato molto bravo » commentai, sforzandomi di suonare non dico allegra, ma se non altro meno acida di una Polisucco scaduta da due anni. 

« È il fratello migliore del mondo » convenne Electra. « Anche Cynthia è un avvocato » continuò, imperterrita nel suo apparente intento di distruggermi moralmente e fisicamente. « E ogni volta che viene a trovarmi mi porta dei regali bellissimi ».

Se non ricordavo male, il mio ultimo regalo di Natale era stato un drago di peluche che ruggiva e spiccava il volo quando cercavi di accarezzarlo. Forse – pensai, con un certo sgomento – mi stavo lentamente ma inesorabilmente trasformando in Hagrid. Sbirciai le caviglie nude che spuntavano da sotto i pantaloni del pigiama e decisi che appena tornata in Australia mi sarei fatta una ceretta total body. Thomas avrebbe apprezzato. A ben pensarci, in quel momento Thomas sembrava l'unica persona sulla faccia della terra ad apprezzarmi. Il che, considerando che probabilmente mi apprezzava solo quando ero svestita, non era una gran consolazione. 

Mi ritrovai a pensare a Scorpius, che alla mia età stava traslocando in una casa a Londra con la sua futura moglie, andava a lavoro in giacca e cravatta e nel tempo libero probabilmente si dedicava a cavalcare Ippogrifi nel parco di Malfoy Manor (ero piuttosto sicura di aver sentito Draco lamentarsi perché gli Ippogrifi sarebbero stati a piede libero durante il funerale. Per qualche motivo Malfoy Senior sembrava avere una seria fobia nei confronti di quelle creature). Io d'altro canto, alla veneranda età di ventiquattro anni, avevo investito i miei risparmi in un microonde Babbano, dopo essere giunta alla conclusione che la spesa settimanale di pasti pronti al supermercato Babbano e la bolletta elettrica erano un peso minore che leggere il manuale Incantesimi in Cucina che mi aveva regalato mia madre due anni prima. Cambiavo uomo ogni sei mesi (nel senso che ci uscivo tre volte e poi per cinque mesi e mezzo la mia unica frequentazione erano le Iguane della riserva) e mi ritenevo fortunata se la mattina riuscivo ad Appellare una maglietta pulita dall'armadio. 

Ripensai alle ultime parole che mi aveva rivolto mio padre, tanti anni prima, al Ministero dei Trasporti. La mia Passaporta per l'Australia sarebbe partita di lì a mezz'ora, e mia madre era appena sparita per accompagnare Electra in bagno, mentre Scorpius e Hugo si occupavano di sistemare i miei bagagli. Draco, trovandosi da solo tra due Weasley, aveva pensato saggiamente di dileguarsi per comprare una copia della Gazzetta del Profeta. 

Mio padre aveva approfittato del momento per prendermi in disparte e, dopo essersi assicurato che fossimo soli, mi aveva chiesto: « Rose, sei sicura di quello che stai facendo? »

« Sì » avevo risposto, sperando di suonare convinta. 

« Non devi per forza diventare un Auror, se non è quello che vuoi » aveva aggiunto. « Hai mille altre possibilità, qua in Gran Bretagna ». 

« Lo so ». 

Non mi ero nemmeno sforzata di spiegarmi. Avevo avuto quella conversazione così tante volte nell'ultima settimana da aver perso qualsiasi velleità di far valere il mio punto di vista. Ero maggiorenne e non mi serviva il permesso dei miei genitori per accettare un lavoro. 

« So che ora ti sembra tutto una figata. L'Australia, andare a vivere per conto tuo, la borsa di studio... » aveva detto papà. Almeno lui non sembrava arrabbiato o deluso da me. Dovetti ammettere che, in effetti, sembrava solo genuinamente preoccupato. « Insomma, capisco se te ne vuoi andare di casa. Ma sai che da me e Hugo c'è sempre posto... »

« Papà... » avevo iniziato, alzando gli occhi al cielo.

« Lo so, lo so » si era affrettato a dire lui, prima che potessi interromperlo di nuovo. « Quello che sto cercando di dire è che anche io alla tua età non vedevo l'ora di avere dei soldi miei e fare quello che mi pareva, ma a volte non è così semplice. All'inizio ero più che felice di lavorare con George mentre i miei amici sgobbavano sui libri. Ma poi Harry, Hermione e tutti gli altri cominciarono a diplomarsi, a lavorare al Ministero della Magia e, insomma, poi lo sai come è andata... »

« Hai mollato il lavoro da George e ti sei iscritto al corso Auror » avevo completato per lui. 

« Si, beh... » mio padre era sembrato sul punto di obiettare alla mia ricostruzione dei fatti, ma poi doveva essersi reso conto che le cose non erano andate molto diversamente da come le avevo descritte. « Capisco che tu non voglia essere il ventesimo Auror in famiglia, Rose, davvero. Ma ci sono tante altre possibilità. Vuoi davvero essere in qualche postaccio sperduto dall'altra parte del mondo, fra qualche anno, quando i tuoi amici qui cominceranno a diplomarsi e lavorare e mettere su famiglia? »

Sul momento, la preoccupazione di mio padre mi era sembrata francamente ridicola. Seduta sul pavimento della mia vecchia casa con Electra che mi narrava le meravigliose gesta di Scorpius, però, quelle parole cominciarono a suonare come una profezia. 

Decisi di alzarmi e andare a cucinare qualcosa, prima che Electra riuscisse a farmi suicidare. 

« Allora, hai fame? » chiesi. « Ti va un toast al formaggio? »

Electra scrollò le spalle e decisi di prenderlo per un sì. Avevo appena acceso il fuoco sotto alla griglia quando lo schiocco di una Materializzazione proprio fuori dalla porta di casa mi annunciò che io ed Electra non eravamo più sole. Ciabattai all'ingresso mentre la porta si apriva, rivelando una giovane donna alta e vestita in modo fin troppo elegante per la situazione.

« Oh, ciao... Cynthia, giusto? » dissi, facendo del mio meglio per suonare amichevole e del tutto casuale. 

La fidanzata di Scorpius squadrò la mia mano tesa per un paio di secondi di troppo, prima di stringerla con l'aria di chi è stata costretta a ripulire la gabbia di uno Snaso senza guanti. 

« Rose ». 

Fu una magra consolazione constatare che vista da vicino, tutto sommato, non era esattamente una Veela. Aveva un paio di occhi neri e due folte sopracciglia scure – mi resi conto che probabilmente si Trasfigurava i capelli per averli di quel biondo platino – sopra ad un volto dalla mandibola squadrata. Le labbra, carnose e ben sagomate, erano esaltate da un rossetto viola. 

Mi chiesi perché si prendesse la briga di indossare quei tacchi, quando anche senza doveva essere alta almeno un metro e settanta. Soprattutto, mi chiesi come fosse in grado di camminarci sopra senza sembrare una Banshee. 

Tossicchiai, a disagio. Cynthia non sembrava intenzionata a fare conversazione, perciò dissi: « Io ed Electra ci stavamo facendo la cena. Posso offrirti una tazza di tè? »

« Non ti disturbare, sono solo venuta a prendere un fascicolo per la successione » mi liquidò la futura signora Malfoy. Poi, cambiando tono in modo così repentino che per poco non mi venne un colpo, si rivolse ad Electra: « Tesoro, come stai? Ti hanno lasciata sola con Rose? »

Electra abbandonò immediatamente il suo libro di figure per trotterellarle incontro.

« Mamma e papà sono andati a cena fuori » spiegò, lasciandosi abbracciare.

« E tu e Rose cosa mangiate di buono? » s'informò Cynthia.

Electra represse una smorfia disgustata.

« Toast ».

Oh, per l'amor del cielo, a quale bambino sulla faccia della terra non piacciono i toast al formaggio?

Con un movimento quasi impercettibile della bacchetta Cynthia fece comparire un pacchetto di Cioccorane, che Electra afferrò al volo. 

« Allora dopo il toast puoi mangiare queste » disse, facendole l'occhiolino. « Ora torna a disegnare, ci vediamo dopo, va bene? »

Electra fece come le era stato detto, insolitamente obbediente. 

« Ok ».

« Sicura che non vuoi una tazza di tè? » insistetti, rendendomi conto che per tutto quel tempo ero rimasta impalata in mezzo al soggiorno come una suppellettile dalla dubbia utilità. 

« No, grazie » Cynthia cominciò a frugare nella borsa di pelle di drago che portava appesa ad una spalla. « A proposito, non hai idea di dove potrebbe essere il fascicolo? Scorpius non ricorda dove lo ha lasciato ». 

« Non lo so... Prova in camera sua? » proposi.

Incerta su quale fosse il mio ruolo in quella situazione, e con la spiacevole sensazione che Cynthia fosse molto più a suo agio di me in casa mia, la seguii al piano di sopra. 

In effetti non sembrava simpaticissima, ma d'altronde chi lo sarebbe stata di fronte alla ex nonché sorellastra del proprio fidanzato? Ero sicura che Draco avesse esagerato su di lei. 

« Congratulazioni per il fidanzamento, comunque » dissi, mentre Cynthia frugava nei cassetti della scrivania di Scorpius. « Sono molto felice per voi ». 

Cynthia non si degnò nemmeno di rispondere.

Simpatica.

« Hai intenzione di presentarti anche al matrimonio? » chiese, voltandomi le spalle. 

Stavo ancora tentando di decifrare il senso di quella domanda e di decidere cosa ci si aspettasse che rispondessi, quando Cynthia provvide a fugare ogni dubbio.

« Presentarti qui senza invito con la scusa del funerale di Lucius è stata davvero una trovata meschina. Scorpius è già abbastanza turbato per la perdita di suo nonno senza che tu peggiori la situazione. Avresti potuto avere più tatto ».

Punto primo, l'invito l'ho ricevuto eccome. Che poi me lo avesse spedito Albus con l'inganno, aggiungendolo alla pila degli inviti all'insaputa di Scorpius, era un altro discorso. In ogni caso, non avevo la minima intenzione di assumermi la responsabilità per la follia di mio cugino e di chiunque altro disapprovasse l'unione tra Cynthia e Scorpius. Anzi, per quanto mi riguardava non vedevo l'ora che si sposassero, così forse Albus mi avrebbe lasciata in pace. 

Di tutta questa elaborata serie di argomentazioni, l'unica cosa che mi uscì dalla bocca fu: « Non mi sembrava che Scorpius e Lucius fossero tanto legati... »

Cynthia si voltò per lanciarmi uno sguardo sdegnoso, ed i capelli accuratamente pettinati seguirono il movimento della sua testa danzando nell'aria. 

« Non lo erano ai tempi in cui Scorpius frequenteva Hogwarts. È da un po' che non giri da queste parti, Rose».

« Beh » replicai, furibonda. « Mi dispiace, ma ormai sono qui, e ho preso una Passaporta dall'altro emisfero per venire a trovare la mia famiglia, quindi credo che ci resterò. Qualunque cosa pensi Scorpius, gli voglio bene e spero che sia felice, ma la mia vita non ruota attorno a lui ».

Cynthia finalmente trovò il fascicolo che stava cercando e lo infilò nella borsa. 

« Oh, ne sono sicura » rispose con sarcasmo più tagliente di una lama. 

Poi, così com'era venuta, se ne andò. Non aveva nemmeno avuto la decenza di uscire di casa per Smaterializzarsi. 

Cafona.

« Rose? » Fui riscossa dalla voce di Electra, che mi chiamava dal piano di sotto. « C'è puzza di bruciato ».

« Oh, merda! »

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Persone mature che si lasciano e si comportano da adulti – volume secondo ***


Capitolo 3

Persone mature che si lasciano e si comportano da adulti – volume secondo

 

Era la mattina del 16 Agosto quando Rose dichiarò che sarebbe partita per svolgere un apprendistato di un anno nella più grande riserva naturale del Mondo Magico. Che, incidentalmente, si trovava in Australia. 

La fetta di pane che Hermione era stata intenta ad imburrare ora si trovava a faccia in giù sul pavimento della cucina. Appesa sul muro, alle sue spalle, faceva bella mostra di sé la lettera di accettazione al corso Auror che era giunta via gufo qualche giorno prima (in seguito a Scorpius sarebbe sorto il sospetto che Hermione ce la avesse attaccata con un Incantesimo di Adesione Permanente, perché a sei anni di distanza la lettera era ancora là, accanto ad una copia del suo diploma in Magisprudenza). Hermione, da quando Rose aveva ricevuto la lettera, non aveva fatto che vantarsene con chiunque le capitasse a tiro, primi tra tutti i suoi colleghi Auror. 

« È... uno scherzo, vero? » chiese, molto lentamente, mentre Draco lanciava occhiate preoccupate dalla madre alla figlia.

Scorpius rimase immobile, congelato sul posto. 

« Ne ho parlato con lo zio Charlie » disse Rose, sulla difensiva. « Hanno un sacco di creature che in Europa non abbiamo, e mi hanno offerto una borsa di studio. Mi darebbero vitto e alloggio gratis per un anno » aggiunse.

« Anche io ti darei vitto e alloggio gratis durante il corso Auror » replicò Hermione, piuttosto stupidamente. 

Draco posò una mano sul braccio di Hermione e rivolse a Rose quello che, probabilmente, avrebbe voluto essere uno sguardo da adulto ragionevole. « Il professor Hohmann era molto colpito dalla tua abilità in Difesa, Rose ».

« Anche Hagrid diceva che ero brava » protestò Rose.

« Sì, tesoro... » la interruppe Hermione. « Ma Cura delle Creature Magiche... »

« Cosa, non è abbastanza prestigiosa per gli standard di famiglia? » chiese Rose e di colpo la sua voce si fece aggressiva. 

Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo allarmato. Quando Hermione parlò di nuovo, aveva l'aria tesa di un Innominabile alle prese con un manufatto magico sconosciuto e potenzialmente esplosivo. 

« No, tesoro, certo che no, non era questo che intendevo... Ma ti sei impegnata così tanto per il corso Auror, e il professor Hohmann... »

« Non ti interessa proprio sapere cos'è questo apprendistato, vero? » disse Rose seccamente. 

Hermione ammutolì. Per un po' l'unico rumore nella cucina fu il ticchettio ritmico della pioggia contro le finestre. Poi, convinta da una gomitata di Draco, Hermione rispose: « Oh, Rose, ma certo che mi interessa. Sono sicura che visti i tuoi MAGO... Ma solo perché ti hanno offerto una borsa di studio... »

« Hagrid ha detto che darebbe un rene per lavorare a Makulu ».

« Ma certo, tesoro, ma certo » la assecondò Hermione. Il modo in cui continuava a chiamarla tesoro stava cominciando a dare sui nervi persino a Scorpius. « Sono sicura che sarebbe un'esperienza interessantissima, ma sei appena stata in viaggio per l'Europa, hai già visto molti posti bellissimi. Ora è il momento di pensare al futuro, alla tua istruzione, al lavoro che farai da grande. Allevare animali... Hagrid è un mezzo Gigante, tesoro... »

La gomitata di Draco questa volta giunse troppo tardi. Rose si era già alzata di scatto, rovesciando il suo caffè sulla tovaglia fresca di bucato. 

« Sapevo che non avresti capito! » sbottò, e corse fuori dalla cucina sbattendosi la porta alle spalle. 

 

*

 

« Avresti potuto dirmelo ».

Scorpius non ricordava di essere stato così infuriato con lei dalla loro prima estate trascorsa in quella casa. 

« Te l'ho detto » gli fece notare Rose. Era intenta a frugare tra i vestiti buttati alla rinfusa nel suo armadio, con l'apparente intento di dividerli in due pile. Due matasse informi, più che altro. Una delle due la avrebbe seguita dall'altra parte del mondo, nella riserva di Makulu. 

« Pensavo che fosse uno scherzo! » sbottò Scorpius.

Sì, aveva fatto una battuta dicendo che sarebbe scappata in Australia ad allevare mostri, due settimane prima, da ubriaca. Non contava esattamente come averglielo detto. 

« E cosa dovevo fare? » replicò Rose, Levitando un paio di maglioni fuori dall'armadio e mandandoli a schiantare in cima alla pila di vestiti che avrebbe lasciato in Gran Bretagna. « L'ho detto e sei scoppiato a ridere. Non è colpa mia se nessuno di voi mi prende mai sul serio! »

Scorpius annuì. 

« Va bene » disse, rivolto a se stesso. 

No, non andava bene per niente – si corresse mentalmente. Nulla di quella situazione andava bene. Fino alla sera prima lui e Rose non avevano fatto altro che pianificare il loro futuro anno accademico, i nuovi libri che avrebbero comprato al Ghirigoro appena fosse uscita la lista dei corsi, le pause pranzo che avrebbero fatto al Ministero ( «Le nostre aule saranno a solo due piani di distanza! » aveva esclamato Scorpius, entusiasta) e tutti i più insignificanti dettagli della loro vita universitaria. Almeno, Scorpius lo aveva fatto. Rose, ora che si soffermava a pensarci, non si era mai dimostrata troppo entusiasta. 

« E a noi ci hai pensato? » chiese.

Per la prima volta, Rose smise di rovistare tra i suoi vestiti e si girò a guardarlo. 

« Non lo so » disse. « Ci scriveremo via gufo. Potrai venire a trovarmi quando mi sarò sistemata, e tornerò a casa per Natale... »

« Tutto a posto, allora » sibilò Scorpius. « Perfetto. Grazie per aver deciso per entrambi ». 

« Scorpius, non fare... »

Ma Scorpius le aveva già sbattuto in faccia la porta. 

 

*

 

Quando Rose partì, una settimana più tardi, Draco dichiarò che non c'era nulla di cui preoccuparsi. 

« Sperimenterà le gioie del vivere da sola, si ubriacherà un po', andrà a letto tardi, e fra un paio di mesi si stuferà di svegliarsi con il mal di testa e di doversi lavare i calzini da sola. Vedrai, entro Halloween tornerà a casa con la coda tra le zampe. Hai parlato con Harry, no? Possono tenerle fermo il posto, non è un problema » disse, con fare rassicurante, mentre si allontanavano lungo il corridoio del Ministero dei Trasporti. 

Hermione annuì debolmente, con l'aria di una che avrebbe trovato più rassicurante un Dissennatore. Electra incespicò sui piccoli piedi ancora instabili, si appese ai pantaloni di Draco e ripeté il nome di Rose con voce incerta. Aveva da poco imparato a camminare, e Scorpius dubitava che fosse in grado di capire cosa stava succedendo, ma non era sembrata felice di vedere sua sorella maggiore sparire attaccata ad una Passaporta. 

« Oh, non ti preoccupare tesoro, tornerà presto » la consolò Draco, prendendola in braccio. 

Scorpius era un po' troppo grande per avvinghiarsi a suo padre in quel modo e piagnucolare, ma condivideva appieno lo stato d'animo di Electra. 

« Ma resterà indietro con i corsi, e poi dovrà recuperare... » si preoccupò Hermione. « E poi pensi davvero che sia pronta per andare a vivere da sola? »

« Magari è la volta buona che impara a tenere in ordine le sue cose » scherzò Draco. 

Ma Rose non tornò né ad Halloween, né a Natale. Tutti gli altri Ranger avevano figli e famiglia, così il suo capo le aveva chiesto di restare a badare agli animali durante le vacanze – o almeno, questo fu quanto dichiarò per spiegare la propria assenza. Scorpius accartocciò la lettera e la gettò nel fuoco. 

 

***

 

« Orribile donna » stava concordando Dominique la mattina dopo, davanti ad una full english breakfast

Ero ancora piuttosto sconvolta di averla trovata con due taglie in più, un signor paio di tette e un appetito da Battitore. Era più bella che mai nel completo semplice ma elegante che aveva indossato quella mattina, con i boccoli biondi sciolti sulla schiena e le guance piene e rosee. 

« Orribile sul serio » concordò Lily, sorseggiando il suo cappuccino. « La settimana scorsa io e Marshall siamo stati a cena con lei e Scorpius – Marshall lavora alla Gringott, e ha aiutato Scorpius a sistemare alcune questioni con l'eredità di suo nonno » aggiunse, rivolgendosi a me. Probabilmente mi aveva già detto dove lavorava Marshall almeno cinque volte da quando ci eravamo sedute per fare colazione, ma continuavo a dimenticarmi cosa avevano fatto le innumerevoli persone di cui avevo perso le tracce negli ultimi anni. Ero molto grata per le didascalie esplicative che Lily e Domi continuavano ad intercalare nel discorso, a mio uso e consumo.

« Ha passatotutta la sera a parlare dei membri del Wizengamot da cui è riuscita a farsi invitare in pausa pranzo » continuò Lily, disgustata. « Non la smetteva più. Davanti a Scorpius, poi. Insomma, se anche fai la gattamorta con i funzionari anziani per ottenere una promozione evita di vantartene davanti al tuo fidanzato, dico bene? »

Dominique aveva espresso il proprio assenso con un mugolio disgustato, troppo impegnata con la sua colazione per concordare in modo più articolato. 

« E comunque » disse, quando finalmente riuscì nel suo intento di ingoiare una fetta di bacon senza tagliarla. « Ha il culo largo ».

Dopo quella uscita, cominciò a sorgermi il sospetto che Lily e Domi stessero facendo del proprio meglio per non farmi dispiacere dell'imminente matrimonio. D'accordo, forse Cynthia non aveva un fisico atletico, ma a differenza mia aveva anche una forma a clessidra e due tette classificabili quantomeno come esistenti. 

È solo una mia impressione, o si stanno appigliando a qualsiasi scusa per trovarle dei difetti? 

Continuai a mangiare i miei pancakes in silenzio, mentre Lily rincarava la dose: « Davvero non so cosa ci trovi Scorpius in lei ».

« Oh, sa essere adorabile quando vuole » disse Domi. « Insomma, non mi sono mai fatta gli affari loro più di tanto, ma da quanto ne so Cynthia gli si è attaccata di punto in bianco quando ha scoperto che è l’erede della famiglia Malfoy – sai, Lucius ha diseredato Draco e tutto il resto».

« Di sicuro non si sarebbe mai interessata a Scorpius se fosse un Mezzosangue »concordò Lily. 

Tossicchiai, a disagio. Più i minuti passavano, più la sensazione che i miei sentimenti e le mie intenzioni nel tornare in Gran Bretagna fossero stati grossolanamente malinterpretati si faceva prepotente. 

« Uhm, ragazze... Sono sicura che Scorpius ha i suoi motivi per sposarla » mentii. 

D'accordo, avevo avuto modo di confermare l'opinione generale che Cynthia fosse una stronza, ma qualcosa mi diceva che se avessi espresso quei pensieri ad alta voce la mia già precaria posizione in quella storia sarebbe precipitata ai minimi storici. 

« E comunque non m'importa » aggiunsi. « È stato tanto tempo fa, siamo andati avanti tutti e due ». 

Certo, era un po' strano vedere Cynthia veleggiare per casa mia con un anello da nove carati al dito, ma per qualche ragione che non riuscivo a comprendere l'intero clan Weasley sembrava convinto che passassi le mie giornate a disperarmi per l'imminente matrimonio del mio ex. 

Ok, forse sono un po' sfigata, però questo mi sembra esagerato... 

« Oh, avanti Rose » disse Domi, con il tono di chi si è stufato di sentirsi raccontare cazzate. « Perché credi che Scorpius ce l'abbia tanto con te? È ovvio che non si è mai fatto una ragione di come sono finite le cose tra di voi ».

« Albus ci ha detto tutto » mi informò Lily con fare cospiratorio. « Credimi, a nessuno importerà se ti vuoi mettere in mezzo a Scorpius e Cynthia ».

« Anzi, Draco potrebbe darti una medaglia » le diede man forte Domi. « La mangi quella marmellata? » aggiunse, indicando la coppetta di marmellata che giaceva abbandonata vicino ai miei pancakes.

Senza lasciarmi il tempo di rispondere se ne appropriò e la spalmò sulla sua fetta di toast. 

Ovviamenteera sempre colpa di Albus. Come avevo potuto, anche solo per un secondo, illudermi che non facesse tutto parte del suo meschino piano. 

« Wow, e cos'è che vi ha detto Albus? Sarei curiosa di saperlo anche io » commentai, lasciando libero sfogo al sarcasmo. « Tanto per essere chiara » aggiunsi, visto che le mie due cugine non sembravano aver colto. « Sono tornata in Gran Bretagna perché Albus mi ha invitata al funerale all'insaputa di Scorpius, come ultimo patetico tentativo di separare lui e Cynthia. Piano di cui io ero all'oscuro e che non approvo minimamente. E comunque sto uscendo con un tipo » conclusi, ficcandomi in bocca l'ultimo pancake con il chiaro intento di chiudere lì il discorso. 

« Oh » disse Domi, delusa. « Sei sicura? Pensavo che tu e Scorpius... »

Il mio sguardo assassino la convinse a lasciar cadere l'argomento.  

« Ok, beh, se a te va bene così non c'è problema » concluse Lily, smaniosa di cambiare argomento. « Vuoi venire a cena da me e Marshall stasera? Forse ci sarà anche Mortimer, ma non ha ancora confermato. Sai com'è fatto. Domi, se vuoi venire anche tu... »

L'atmosfera sembrò disgelarsi immediatamente. 

« Oh, no, grazie » rispose Domi. « Ho una Passaporta per Parigi alle sei. E poi non credo che sarò in grado di cenare questa sera: James vuole andare al sushi per pranzo ».

« James è un pazzo suicida » disse Lily, con un chiaro riferimento al neonato amore di James per gli all you can eatdella Londra Babbana. Persino in Australia mi era giunta notizia della sua rovinosa indigestione di uramaki a Santo Stefano. 

Lieta che l'argomento di conversazione non fosse più Scorpius Malfoy, mi unii con rinnovato interesse ai pettegolezzi sui vari membri della famiglia Weasley. James a quanto pareva era riuscito a trovarsi una ragazza carina e approvabile (« Rose, so che non ci crederai, ma ha un cervello, ed è persino simpatica! »), mentre Domi era caparbiamente e felicemente single da diversi anni ormai e faceva la spola tra Londra e Parigi per il suo lavoro di giornalista. In realtà i cugini Weasley vociferavano di intrallazzi avvenuti in terra francese, ma Dominique non aveva mai confermato quei pettegolezzi e continuò a non farlo. Lei e James a quanto pareva erano fidanzati platonici, ma facevano coppia fissa, ed il loro appuntamento tipo consisteva nell'andare a sfondarsi di cibo in qualche ristorantino della Londra Babbana. 

Ok, dovrò abituarmi a questa storia che Dominique mangia...

Stavo cominciando a sentirmi una persona vile e disgustosa per essermi disinteressata delle vite dei miei cugini mentre loro crescevano, maturavano e diventavano persone indiscutibilmente più fighe di quanto ricordassi, quando a salvarmi intervenne l'orologio di Lily. E con un commento alquanto discutibile, avrei potuto aggiungere.

« Hey, stronzetta, che ne dici di smettere di ingozzarti e Materializzarti a lezione? »

Sobbalzai sulla sedia e, dopo essermi guardata attorno alla ricerca del colpevole, lanciai uno sguardo diffidente all'orologio d'oro che Lily stava zittendo con un colpo di bacchetta. 

« Me l'hanno regalato mamma e papà per i diciassette anni » spiegò. « Sai che sono un disastro a gestirmi l'agenda. All'inizio era molto educato, poi Fred e James lo hanno incantato ». 

Lasciò cadere un paio di falci sul tavolo e si alzò, mentre l'orologio la informava che mancavano cinque minuti all'inizio della lezione di Malattie Infettive. 

« Ragazze, devo proprio scappare » ci salutò frettolosamente. Poi, borbottando qualcosa a proposito di quanto facesse schifo la Spruzzolosi, si gettò il mantello sulle spalle e si Smaterializzò prima ancora che io e Domi potessimo salutarla. 

Domi sembrò sul punto di dire qualcosa, poi scrollò le spalle e si mise in bocca il mezzo sconeche Lily aveva abbandonato nel piatto. 

« Cynthia è davvero una persona disgustosa, comunque » ci tenne ad informarmi, sputacchiando pezzi di cibo sulla tovaglia. 

Sospirai, sconfortata. 

« Pure Albus lo è, credimi ». 

 

***

 

Quel pomeriggio – principalmente perché Draco mi aveva proibito di fare da babysitter ad Electra e non avevo nulla di meglio da fare – decisi che mi sarei comportata da persona adulta e avrei parlato con Scorpius di persona. In fondo, Cynthia aveva ragione su una cosa: se davvero Scorpius era stato tanto legato a Lucius, comparire a sorpresa alla vigilia del suo funerale non era stata una mossa particolarmente corretta nei suoi confronti. 

Ovviamente tutto quello era colpa di Albus e io non mi sarei assunta nessuna responsabilità per il malinteso, ma ero convinta che se ne avessimo parlato da persone civili saremmo riusciti a risolvere il problema. Scorpius era orgoglioso e sapeva comportarsi da Serpeverde, ma non era mai stato una testa calda irragionevole – mi dissi, fiduciosa che avremmo risolto tutto da persone adulte. 

La faccia con cui Scorpius venne ad aprirmi la porta, però, sembrava suggerire il contrario. 

« Chi ti ha dato l'indirizzo? » chiese con tono accusatorio.

Dovevo ancora abituarmi alla barba e ai capelli corti e a quei pettorali quantomai fuori luogo che tendevano la stoffa della camicia stirata di fresco. Oh, e anche al fatto che mi guardava come se stesse per lanciarmi addosso un Avada Kedavra. 

« Uhm... Albus ».

Avevo sperato che non me lo chiedesse. Affiliarmi con Albus in quel momento era senza dubbio la mossa più sospetta e controproducente che potessi fare, ma non sapevo a chi altro chiedere ed ero certa che mio cugino sarebbe stato ben lieto di dirmi dove trovare il mio ex. 

Scorpius mi squadrò da capo a piedi con aria disgustata.

« Immagino che tu non possa permetterti un altro paio di pantaloni » commentò, rivolto ai miei jeans strappati. 

(In loro difesa, almeno metà degli strappi erano presenti anche nel momento in cui li avevo comprati ed erano stati l'ultimo grido della moda Babbana qualche anno prima). 

Trovai che guardarlo in faccia era estremamente difficile. Sembrava furioso, e non furioso-offeso o furioso-sorpreso di vedermi, era più una cosa del tipo furioso-ti-odio-e-vorrei-non-averti-mai-conosciuta. Con mia somma irritazione, dovetti ammettere che l’atteggiamento di Scorpius nei miei confronti mi feriva parecchio. 

« Senti, mi dispiace » esordii, cercando di ricordare il discorso che mi ero preparata mentre camminavo su e giù per il vialetto cercando il coraggio di bussare. C'erano stati esami di Trasfigurazione a cui ero arrivata più preparata. « Ehm... Se non è un buon momento o se hai da fare magari passo più tardi. Volevo solo... Insomma, mi dispiace per il malinteso, non avevo idea che l'invito fosse... Lo capisco se non ti fa piacere che io ci sia, e rispetto la tua scelta, è tuo nonno per Merlino, non mi permetterei... » balbettai.

Quando avevo porto le mie scuse al platano vicino al cancello, ero stata molto più articolata. C'era anche da dire che il platano non era rimasto in piedi dietro alla porta socchiusa, con la bacchetta in una mano e la maniglia nell'altra, guardandomi come se ad ogni mia parola stesse valutando se Schiantarmi o meno. 

Presi un profondo respiro e, giunta alla conclusione che guardarlo dritto in quei maledetti occhi verde chiaro non mi stava aiutando a pensare in modo lucido, puntai lo sguardo sullo zerbino e riformulai: « Mi dispiace per tuo nonno, non sapevo che foste tanto legati. E mi dispiace per il malinteso, se non ti fa piacere che venga al funerale non ci verrò. E, per la cronaca, Albus è un coglione e sono felice che ti sposi e ti auguro ogni bene ». 

Alzai lo sguardo, sollevata di essere riuscita a dire tutto quello che dovevo dire in modo intelligibile. Scorpius, ad ogni modo, non sembrava particolarmente impressionato. 

« È tutto? » chiese, gelido.

« Uhm, sì, credo di sì » borbottai. 

« E no, non ti voglio al funerale di mio nonno » rispose Scorpius, chiudendomi la porta in faccia. 

Wow, era andata persino peggio di quanto pensassi. Rimasi imbambolata davanti alla porta per una manciata di secondi, elaborando quello che era appena successo. 

Mi chiesi disperatamente cosa avessi fatto di così terribile durante il mio primo anno in Australia. Ci avevo ripensato a lungo la notte prima, mentre mi rigiravo nel mio vecchio letto cercando di prendere sonno, ed ero giunta alla conclusione quasi certa che non avevo fatto sesso con Daniel se non dopo che ci eravamo lasciati. Ne ero sicura al 99%. (Come potessi essere così stupida da non ricordare assolutamente nulla di quello che era successo, poi, era un altro discorso. Ma non era quello il punto.)

Mi accorsi che ero ancora impalata davanti alla porta di Scorpius e, dandomi dell'idiota, mi girai per andarmene, ma in quel momento la porta alle mie spalle si spalancò e la stupida pettinatura laccata di Scorpius fece capolino oltre lo stipite. Sembrava furioso. 

« Credevi che ti avremmo accolta a braccia aperte, dopo cinque anni e mezzo? » chiese. « Sei sparita senza far più sapere nulla di te, non ti sei fatta sentire per un solo Natale, e ora osi presentarti per il funerale di mio nonno senza nemmeno dare un preavviso. È così tipico tuo » disse con disprezzo. 

« Scorpius, il gufo ci avrebbe messo secoli dall'Australia. Mi dispiace, non ho pensato di... »

« E quando mai hai pensato alle conseguenze delle tue azioni? » mi fece eco lui. 

La sua voce era calma e misurata, ma velenosa come quella di un serpente. Se sapevo ancora qualcosa del giovane uomo biondo che mi stava davanti, era che a Scorpius Malfoy non piaceva urlare. 

Io, al contrario, non mi ero mai fatta troppi problemi. 

« Ok, può darsi che a diciotto anni fossi un'idiota, ma siamo cresciuti e cambiati entrambi » sbottai. « Non sono venuta qua per litigare e mi dispiace sul serio per tuo nonno. Cos'altro vuoi che ti dica? »

Scorpius scosse la testa. Per qualche motivo, sembrava quasi divertito dalle mie parole.

« Hai ragione, cinque anni cambiano molte cose. Ranger, eh? Far Evanescere lo sterco delle Iguane dev'essere un compito di grande responsabilità ». 

Avrei voluto precisare che facevo molte altre cose oltre a far Evanescere la cacca delle Iguane, come ad esempio uscire in mare per recuperare i cuccioli Skurk incagliati nella barriera corallina, o far schiudere le uova di Anaconda Canterina, ma la mia bocca si rifiutò di collaborare. 

« Ti sei buttata via, Rose » concluse Scorpius, e non era difficile intuire quanto ne fosse soddisfatto. « E non sono l'unico a pensarlo ».

« Ok, Scorpius, stavo solo cercando di essere carina » dissi. « Mi fa piacere sapere che non mi ritieni degna, non c'è bisogno di insultare. Tu sei un Avvocato Purosangue e io solo una pidocchiosa Weasley senza un diploma. È la mia vita, non mi interessa quello che pensi ». 

« Oh, sono sicuro che non ti interessa nulla di quello che penso di te. Per questo sei venuta alla porta di casa mia, vero? » insistette Scorpius. 

Touché. 

Mi chiesi perché continuassi a cercare ragionare con lui, quando era ovvio che Scorpius non aveva la minima intenzione di parlare in modo civile. 

« Allo stesso modo potrei farti notare che, se non te ne frega nulla di me come ti stai tanto prodigando per dimostrare, non dovrebbe disturbarti che io abbia deciso di “buttare via” la mia vita » ribattei. 

Scorpius sembrò ponderare le mie parole. Per un attimo mi illusi che avesse deciso di metterci una pietra sopra, ma lo sguardo intriso di disprezzo e pietà che mi rivolse fugò ogni mia speranza. 

« Rose, non abbiamo mai detto che saremmo rimasti amici ». 

Wow, aveva tirato fuori l'artiglieria pesante. 

« Ok » risposi, cercando di mantenere la calma. Sapevo che stava parlando con il preciso intento di ferirmi e non volevo dargli la soddisfazione di sapere che ci era riuscito. « Odiamoci per sempre allora. Spero che tu sia felice ». 

Mi Smaterializzai imprecando tra i denti, e lasciando tre unghie del piede sinistro nel suo giardino. 

Non credevo che Scorpius fosse ancora capace di ferirmi, dopo tutto quel tempo.

 

***

 

Il mio nome era Rose Weasley. Avevo ventiquattro anni, un lavoro, una casa e un conto in banca. D'accordo, la casa era in affitto e il conto in banca era leggermente più rosso dei miei capelli, ma ero comunque una persona adulta, indipendente e con una vita personale e professionale del tutto appagante. Amavo il mio lavoro – a parte quando il mio capo mi faceva pulire la cacca nel recinto delle Iguane – e mi ritenevo pienamente soddisfatta dei miei jeans strappati e delle prestazioni sessuali di Thomas (per la cronaca, Scorpius non era mai stato molto creativo a letto). In più, al contrario di Scorpius che aveva ereditato tutto da suo nonno e faceva la bella vita a Londra al terzo mese di stipendio, io mi ero guadagnata da sola quello che avevo (e cioè i jeans strappati, l'affitto che stava per scadere e il cibo che non avrei mangiato il mese successivo per poter pagare l'affitto dopo aver speso i miei risparmi per quello stupido viaggio in Inghilterra). 

Lanciai uno sguardo astioso al vecchio poster dei Cannoni di Chudley appeso sopra al letto e ricominciai a ripetermi il mio mantra. 

Sono Rose Weasley. Sono una persona adulta e matura. Ho un lavoro, una casa, un conto in banca...

Thomas non mi aveva scritto mezza riga da quando ero tornata a casa. Certo, se anche ci avesse provato era molto probabile che il gufo andasse disperso o come minimo che ci mettesse un mese per arrivare, ma avrebbe potuto almeno inviarmi un Patronus. Non che stessimo assieme. Però diamine, dopo la ventesima scopata non avrebbe dovuto scattare in automatico lo status di “relazione semiseria in cui saltuariamente ci si dedica qualche seppur minima forma di attenzione”?

Evidentemente no. 

Fui sul punto di mandargli io un Patronus per chiedergli come stava, poi mandai al diavolo tutto e decisi che poteva cercarmi lui se ci teneva. Stavo perlappunto meditando sulle innumerevoli sfumature della stronzaggine maschile quando qualcuno bussò alla porta. 

« Rose? » mi chiamò Al, senza aspettare una mia risposta. (Che, per inciso, sarebbe stata “vattene, non ho voglia”). « Hai parlato con Scorpius? »

Decisi comunque che valeva la pena di fargli sapere la mia risposta. 

« Vattene, Al. Non ho voglia ».

« Cosa è successo? »

Naturalmente non mi ero aspettata che le mie parole sortissero l'effetto desiderato. Sbuffai. 

« Ti ho detto di andartene ».

« Alohomora».

Ovvio, Alohomora. Mi tirai a sedere sul letto sopprimendo l'istinto di afferrare la bacchetta e mandargli indietro qualcosina di più di un Alohomora. Negli anni della mia felice latitanza al Sud del mondo avevo dimenticato quanto potesse essere irritante ed impicciona la mia famiglia. 

« Mi sembrava di averti detto... »

« Cosa è successo? » inquisì Al, sordo alle mie proteste. 

Aveva pure la faccia tosta di guardarmi con quell'aria vagamente alla Lord Voldemort, come se desse per scontato che qualunque cose fosse successa non poteva che essere stata colpa mia e della mia scarsa attitudine a compiacere i suoi deliri matrimoniali. 

La bacchetta era sempre a portata di mano – considerai, chiedendomi se Scorpius mi avrebbe difesa in un'aula di Tribunale per l'omicidio di Albus. Avevamo un interesse comune nel farlo fuori, anche se Scorpius probabilmente sarebbe stato molto più interessato a vedere me in una cella di Azkaban. 

Al diavolo. 

« Vuoi sapere cos'è successo? » sbottai. « È successo che per colpa tua sono tutti convinti che io sia tornata per separare Cynthia e Scorpius e che voglia rovinare la loro relazione! »

« E hai il mio totale supporto » convenne Al, compiaciuto. 

Probabilmente il suo intento era stato esattamente quello. Sicuramente ne andava anche molto fiero. Persi la pazienza. 

« Smettila di far credere a tutti che io sia ancora innamorata di Scorpius! Non siamo più adolescenti, lui sta per sposarsi e io sono andata avanti e ho la mia vita di cui preoccuparmi! »

Albus non parve per nulla toccato dalle mie disgrazie. 

« Cosa ti ha detto Scorpius? » inquisì. 

Non ero così stupida da credere che mi sarei liberata di lui senza dargli quello che voleva. Sbuffai, rassegnata, e risposi: « Che non è mio amico e che non ha intenzione di respirare la mia stessa aria ».

Sorvolai sulla parte in cui si era premurato di farmi sapere che l'intera famiglia mi riteneva una delusione ed uno spreco dei neuroni Granger che avevo ricevuto in dotazione. Albus valutò le mia parole per alcuni momenti, impassibile, poi riprese l'interrogatorio da dove lo aveva lasciato. 

« E tu cosa gli hai detto? »

Sembrava convinto che mi fossi presentata a casa di Scorpius vestita da Mangiamorte e gli avessi puntato la bacchetta alla gola. Naturalmente non era contemplato che Rose Weasley si fosse comportata in modo meno che stupido ed offensivo. 

« Mi sono scusata per l'invito che tumi hai mandato » risposi seccamente. 

Albus parve dapprima molto scettico, poi evidentemente accettò il fatto che per una volta non avevo fatto nulla di riprovevole e premiò le mie disgrazie con uno sguardo comprensivo che trovai oltremodo irritante. 

« Mi dispiace, Rose. Scorpius ha veramente esagerato questa volta. Non è da lui comportarsi così, e lo sai ».

Nonostante tutto, stava ancora tentando di salvare capra e cavoli. A quel punto non ero sicura se perseguire i miei intenti omicidi o se limitarmi a ridere istericamente della situazione. Forse avrei potuto prima uccidere Albus e poi ridere istericamente. 

« No, Albus, non lo so » sbottai. « Non lo vedo da quasi sei anni, non lo so cosa è da lui e cosa non lo è, va bene? »

Sì, eravamo stati assieme per anni e sì, ci eravamo amati e tutte quelle cose là, o qualunque cosa avevamo creduto di fare nella nostra idiozia di adolescenti. Credevo di conoscere Scorpius Malfoy come le mie tasche, ma, chiunque fosse quell'individuo biondo e palestrato che mi guardava dall'alto in basso come se fossi una Maganò della peggior sorta, non aveva nulla a che fare con il mio ex.

« Rose, non essere ridicola » disse Al. « Tu e Scorpius avete... »

« Abbiamo cosa, Al? Abbiamo cosa? » lo aggredii. Una parte del mio cervello registrò vagamente il fatto che stavo continuando ad urlare. « Non abbiamo più niente in comune, e tu devi smetterla di giocare con i sentimenti degli altri a tuo piacimento! Per colpa tua ho buttato una settimana di ferie, ho perso tre ore a compilare carte per richiedere una maledetta Passaporta internazionale e Cynthia e Scorpius sono convinti che io sia venuta qua per rovinare la loro idilliaca vita di coppia. E non mi venire a dire che Cynthia l'ha cambiato e che è diventato uno stronzo per colpa sua. Ha tutto il diritto di non volere che la sua ex torni dall'Australia per perseguitarlo alla vigilia del suo matrimonio. L'unico stronzo menefreghista, qua, sei tu! »

Beh, quello forse era un tantino esagerato. Scorpius era stato piuttosto stronzo negli ultimi giorni. In effetti, era stato molto stronzo. In effetti, probabilmente mi stavo solo sfogando su Albus perché affatturare Scorpius alla vigilia del funerale sarebbe stato un gesto troppo vile ed immorale.

Albus tacque. 

« Mi dispiace » disse alla fine. « Non volevo che le cose andassero così. Speravo che se Scorpius ti avesse rivista... »

« Albus, vattene » tagliai corto.

Per qualche stupido motivo, la mia massima aspirazione al momento era nascondermi sotto le coperte e scoppiare a piangere .

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Di scorpioni ed altre bestie velenose ***


Capitolo 4

Di scorpioni ed altre bestie velenose

 

L'istruzione che avevo ricevuto ad Hogwarts poteva ritenersi soddisfacente sotto numerosi aspetti, e di certo le lezioni di Hagrid mi avevano preparata più che a sufficienza per affrontare qualsiasi bestia si trovasse sul suolo australiano (o, almeno, questo era quello di cui mi ero ingenuamente convinta). Quello a cui la Gran Bretagna non mi aveva minimamente preparata, invece, erano il sole cocente a fine settembre ed i trenta gradi all'ombra. 

Dopo un paio di fallimentari tentativi di incantesimo essiccante decisi di lasciar perdere la mia maglietta sudata (che al momento, oltre a puzzare, stava anche emanando dei poco rassicuranti sbuffi di fumo) ed entrai nel piccolo ufficio che mi era stato indicato come “la segreteria”, scoprendo che si trattava semplicemente di una stanzetta dalle pareti di legno dentro a cui qualcuno aveva ammassato due scrivanie ed una quantità spropositata di mensole stracolme di documenti. Le poche superfici libere erano tappezzate da poster e foto della riserva, da cui un paio di bizzarre creature magiche mi osservavano con scarso interesse. 

Una delle due scrivanie sembrava avere la sola funzione di deposito di carte e residui di cibo in scatola, l'altra era occupata da un mago con due notevoli basette color pannocchia ed un cappello da cowboy calato sugli occhi. Quando fu chiaro che era troppo impegnato a pulirsi le orecchie con la punta della bacchetta per accorgersi della mia presenza decisi di palesarmi. 

« Ehm... » tossicchiai. « B-buongiorno, sono Rose Weasley, mi hanno detto di venire... »

« Ah, sì, l'Inglese » m'interruppe lui, spostando i piedi dalla scrivania e facendomi segno di accomodarmi. Non si alzò né manifestò la minima intenzione di stringermi la mano, perciò mi limitai a collassare sulla sedia ed aspettare che succedesse qualcosa. 

Il mago si grattò il mento con la punta della bacchetta (la stessa che si era trovata nel suo orecchio sinistro fino a trenta secondi prima – pensai, e mi venne in mente mio cugino James).

« Uhm, sì, ho le tue cose qui da qualche parte » disse, frugando tra le pile di cartelle gettate alla rinfusa sul tavolo. « Ecco » mi porse una cartellina marrone un po' sgualcita sugli angoli, dentro a cui trovai una mappa della riserva, la chiave della mia stanza ed un paio di documenti scritti a macchina. 

« Uhm... l'orario dei corsi? » chiesi.

Il volantino che mi aveva passato Hagrid parlava di lezioni di Cura delle Creature Magiche Avanzata e corsi di formazione, affiancati da attività pratiche svolte sul campo. 

Il mago con le basette restituì il mio sguardo con l'aria di chi si è appena sentito rivolgere una domanda in Serpentese. 

« Ah, il volantino » realizzò alla fine. « Quest'anno siamo un po' a corto di personale, niente corsi. Sono sicuro che ti troverai benissimo ad affiancare uno dei nostri Ranger, ti insegnerà tutto quello che devi sapere ». 

« Affiancare uno dei vostri... » ripetei.

Il mago mi ignorò e riprese a frugare tra le sue carte. Riemerse dalla sua ricerca alcuni minuti più tardi, con in mano quella che sembrava una tabella dei turni ed un'espressione soddisfatta stampata sul volto. 

« Daniel Hook » confermò, scorrendo la tabella con l'indice sporco di terra. « Lo trovi al recinto dei canguri ».

« Pensavo che i canguri non fossero delle creature magiche » osservai stupidamente. 

« Sì, è quello che credono i Babbani » rispose lui, trattenendo una risata.

Fui congedata senza ulteriori spiegazioni. 

 

*

 

Mi ci vollero due ore per trovare Daniel Hook. Quando finalmente raggiunsi il recinto dei canguri – dopo essere stata attaccata da svariate bestie alla cui esistenza nessuno dei miei libri di testo aveva mai accennato – era quasi mezzogiorno ed ero piuttosto sicura che la temperatura fosse abbastanza alta da friggere un uovo sul cofano di un'automobile Babbana. 

Mi aggrappai alla palizzata e, con il poco fiato che mi restava, chiamai il mago che stava prudentemente mungendo una mamma canguro all'interno del recinto. 

« Daniel Hook? »

Il mago sobbalzò e si gettò a terra per evitare una pedata di mamma canguro. 

« Merda » borbottò, raccogliendo il cappello che gli era caduto nella polvere e calcandoselo sul capo. Mi squadrò dalla distanza, prima perplesso e poi con un'aria di dolorosa comprensione sul viso abbronzato. « Sei la studentessa Inglese? »

« Rose Weasl... » cominciai a presentarmi, tendendo una mano oltre alla staccionata.

Il mio tentativo di presentazione venne prontamente ignorato. 

« Merda » ripeté Daniel Hook, venendomi incontro. « Pensavo che stessi con Hal ».

« A me hanno detto... »

Fui interrotta nuovamente.

« Avevo detto chiaro e tondo di no » borbottò. Poi, forse rendendosi conto che era riuscito a distruggermi emotivamente in meno di trenta secondi, tentò di rimediare: « Nessuno voleva prendersi la responsabilità di averti tra i piedi, senza offesa. Gli ultimi tre apprendisti che abbiamo avuto ci hanno quasi lasciato le penne, ed erano tutti Australiani. Mai visto un canguro? »

« Uhm, è la prima volta » risposi.

Daniel alzò gli occhi al cielo.

« Ovviamente no. Bene, la prima regola è che non si urla vicino a nessun animale, in particolare non ai canguri, soprattutto non se un Ranger ha la testa a venti centimetri dalle zampe di uno di loro ».

Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, arrossendo. In effetti, urlare in quel modo era stata una mossa decisamente molto stupida.

« Ma cosa vi insegnano a Hogwarts? » borbottò. 

Sembrava una domanda retorica, per cui mi astenni dal rispondere. Daniel sbuffò e si tolse il cappello per asciugarsi il sudore dalla fronte. Mi accorsi che, nonostante gli occhi color carbone e la pelle di una sfumatura che avrei definito tutto fuorché caucasica, i suoi capelli castano chiaro sotto il sole sembravano quasi biondi. Era più grande di me, ma stimai che potesse avere venticinque anni al massimo.  

« Beh, qui abbiamo finito » annunciò, appellando il barattolo colmo di latte di canguro che aveva abbandonato in mezzo al recinto. « Puoi stare con me oggi, ma domani vai con Hal. E trovati un cappello o brucerai viva, Lentiggini».

« Mi chiamo Rose We... »

Daniel continuò imperterrito ad ignorare i miei tentativi di presentarmi. 

« Sai quali sono le proprietà magiche del latte di canguro? » chiese.

« Uhm, no... »

La storia dei canguri stava cominciando a farmi sentire decisamente ignorante. 

« Bene, compito per domani » disse Daniel. « Scopri le proprietà del latte di canguro ». 

« Hai detto che domani sarò con Hal » obiettai.

« Hai bisogno di qualcuno che controlli se fai i compiti per casa? » ritorse lui. 

Arrossii furiosamente e decisi di tacere. 

 

***

 

Avevo raramente visto Draco Malfoy così incazzato. Stava percorrendo l'ingresso a lunghe falcate, vestito di tutto punto con il mantello nero sulle spalle ed il cappello da mago sotto un braccio, mentre con l'altro era intento a gesticolare furiosamente. 

« Quel grandissimo pezzo di... »

« Draco... »

« Quell'immondo, vile... » continuò lui, imperterrito. 

Lo richiamai per la venticinquesima volta, con scarsa convinzione, come si richiama un bambino che si sta infilando la bacchetta del padre in una narice, ben sapendo che non servirà a nulla e già rassegnati a doverlo portare al San Mungo con mezzo naso di meno. 

« Draco... »

« Quel lurido figlio di... »

« Draco! »

Draco ponderò il suo ultimo insulto per un paio di istanti e poi sembrò concordare con me.

« No, no, sono certo che non è stata colpa della povera Astoria » disse, scuotendo il capo con veemenza. « Naturalmente è stato mio padre, alle mie spalle, per vendicarsi di me. Quel viscido, manipolativo... »

Questa volta non ebbi nemmeno bisogno di richiamarlo. Si interruppe da solo, con l'espressione incerta di chi si è appena ritrovato ad insultare il proprio padre defunto dopo aver passato ore a scrivere il discorso funebre che ora stringe arrotolato in una mano. Lanciò uno sguardo colpevole alla pergamena spiegazzata nella propria mano, ma dopo una breve esitazione sembrò risolversi in favore della propria morale. 

« Oh, Rose, non mi guardare in quel modo! » sbottò, arrossendo leggermente. « Ho voluto bene a mio padre, ma non ha senso negare che sia stato un grandissimo pezzo di merda in certe occasioni! E Scorpius! » aggiunse, tornando a prendersela con il diretto interessato. « Mi rifiuto di credere che... »

S'interruppe di nuovo, e per la prima volta sembrò accorgersi realmente della mia presenza. Mi squadrò da capo a piedi con aria confusa e, furioso, esclamò: « E tu perché non ti sei ancora vestita? »

Sembrava che tutti i Malfoy esistenti in Gran Bretagna avessero qualcosa da ridire sui miei pantaloni strappati. Incrociai le braccia sopra alla mia T-shirt (avevo sostituito il canguro con una maglietta giallo sgargiante su cui spiccava la sagoma dell'Australia) e gli lanciai uno sguardo esasperato.

« Draco, te l'ho detto, non ho la minima intenzione di venire al funerale. Scorpius è stato più che chiaro a riguardo ».

« Beh, Scorpius può andare a farsi fottere! » urlò Draco. 

Nel silenzio che seguì quell'ultima ingiuria sentii mia madre bisbigliare un Muffliato dalla cucina, probabilmente per evitare che la purezza di Electra risentisse per sempre della furia di Malfoy Senior. Io e Draco ci scambiammo un'occhiata. Fui certa che in quel momento entrambi stavamo pensando la stessa cosa, e cioè che Scorpius si era ampiamente adoperato per farsi fottere negli ultimi anni, con il più che volenteroso aiuto di Cynthia. 

Draco chiuse la porta della cucina con un incantesimo non verbale e andò a sedersi sul divano, il cappello e la pergamena ancora stretti tra le mani. Mi chiesi se quell'improvvisa calma fosse un buon segno, o se stesse solo prendendo fiato per la prossima mezz'ora di insulti alla sua stirpe. Dovevo ammettere che, per quanto il momento non fosse dei migliori, vedere un Malfoy accanirsi con tanta determinazione contro il proprio purissimo albero genealogico era un'evenienza assolutamente rara e spettacolare. 

« È il funerale di mio padre » disse Draco. « Non mi interessa cosa ti ha detto Scorpius. Sei di famiglia per me e voglio che tu ci sia ». 

« Draco, ti rendi conto di cosa hai appena detto? Te ne pentirai non appena ti sarai calmato » gli feci notare, sedendomi accanto a lui. 

Riuscii quasi a strappargli un sorriso. 

« Non avrei mai pensato che Scorpius potesse diventare più irritante di un Weasley, ma per come si sono messe le cose negli ultimi anni temo che tu sia diventata la figlia matura e responsabile ».

« Wow, deve essere grave » commentai. 

« Molto grave » convenne Draco. 

Restammo in silenzio per qualche minuto. Draco ricominciò a giocherellare con la pergamena, che a quel punto sembrava sul punto di sbriciolarsi da quanto era spiegazzata. 

« Rose, credimi, io adoravo mio padre » disse. « Ma ho tagliato i ponti con lui perché sapevo che era la cosa giusta da fare se volevo cambiare vita. Mio padre, vedi... lui non poteva cambiare. Era fatto così e aveva le sue idee... Pensi che non mi abbia fatto male escluderlo dalla mia vita? Ma dovevo farlo, e ho cercato di tenere Scorpius lontano da quell'ambiente per un motivo... »

Per la prima volta, dietro al suo impenetrabile contegno da Malfoy-troppo-stronzo-per-provare-dei-sentimenti, Draco sembrò seriamente dispiaciuto per la morte del padre. 

In effetti, è pur sempre suo padre.

« Mi dispiace che sia morto, Draco ».

Il volto di Draco si contorse in una smorfia. 

« Anche a me. Avrei voluto che... che le cose tra noi si sistemassero, prima che... Ma ho aspettato troppo, a quanto pare. Non che ci sarebbe stato molto da dire, comunque. Mio padre aveva le sue idee ed io le mie. Ha sempre pensato che abbia tradito la nostra famiglia diventando un Auror e da quando ho sposato Hermione non abbiamo più avuto uno straccio di rapporto, se non in quelle poche occasioni formali in cui dovevamo fingere che andasse tutto bene... Ho dovuto pregare Scorpius per una settimana perché mi concedesse la grazia di parlare al funerale di mio padre, ma ti rendi conto? Mio figlio! Non ha fatto che trattarmi come il più ingrato dei maghi e rinfacciarmi tutte le scelte che ho fatto! »

Mi venivano in mente numerose occasioni in cui Draco non era stato un esemplare di padre perfetto, ma in effetti non si poteva negare che volesse bene a suo figlio (pur nel modo contorto che avevano i Malfoy di dimostrare il proprio affetto verso il prossimo). E Scorpius, comunque, era sempre stato troppo docile per rinfacciargli alcunché. L'idea di Scorpius che trattava suo padre come un bambino in punizione era bizzarra e grottesca. 

«Lo ha cambiato, lo vedi? » continuò Draco. «Da quando vi siete lasciati, mio padre ha visto la possibilità di fare con Scorpius quello che non è riuscito a fare con me, e ha cercato di avvicinarsi a lui. Scorpius ormai era un adulto, non potevo impedirgli di vedere suo nonno, e così... lo ha trasformato in un Malfoy, un Malfoy vero. Tutto quello che ho fatto, la vita diversa che ho cercato di dargli... mio padre ha rovinato tutto. E ora è morto e ha lasciato in eredità tutto il patrimonio di famiglia a Scorpius. Non ho idea di quali affari ci siano dietro, Scorpius si rifiuta di parlarmene perché mio padre lo ha convinto che sono solo invidioso. Immagino che sia contento, adesso. Immagino che si senta importante, che si senta un vero Malfoy... »

Le sue mani, ancora strette sulla pergamena, stavano tremando. 

« Draco... »

« Hai idea di quanti sacrifici ho fatto per tenere mio figlio fuori dal passato oscuro della nostra famiglia? » chiese. « Fa tanto il gradasso, ma se avesse la più pallida idea di cosa vuol dire ritrovarsi a sedici anni con un Marchio Nero tatuato sul braccio... E ora non fa altro che pensare ai soldi e al potere e a diventare un pezzo grosso del Ministero e andare ai gala dell'alta società e a comportarsi come uno stupido Purosangue con la puzza sotto il naso... Ha anche... ha anche detto delle cose sul mio matrimonio con Hermione... E su di te. Merlino, Rose, su di te». 

Sì, non ti preoccupare, me le ha dette anche di persona – pensai, trattenendo a stento una smorfia. 

« Ma ti ricordi quanto era innamorato? Ora invece chiunque non faccia parte del suo mondo di Purosangue troppo fighi per mischiarsi con la plebaglia... » s'interruppe per riprendere fiato. « Ma che faccia pure quello che vuole. È un adulto e non posso impedirglielo. Quello che non sopporto è che sta cercando di portare anche Electra sulla sua strada, e ci guarda tutti dall'alto in basso. Me, Hermione, te, i Weasley, persino Albus a volte. Siamo tutti troppo in basso nella scala sociale per essere degni di lui, a quanto pare ».

Rimasi seduta accanto a lui in silenzio, incerta su cosa dire. Alla fine mi schiarii la gola ed optai per un diplomatico: « Sì, beh, è diventato un po' stronzo in effetti ». 

 

***

 

Due ore più tardi non potevo ancora credere di essermi fatta trascinare al funerale. Avevo indossato un abito nero di mia madre – visto che a quanto pareva nessuno dei miei jeans era degno dei Malfoy – e, attrezzandomi della mia migliore faccia da culo, mi ero presentata a Malfoy Manor al fianco di Draco, Electra e di mia madre. 

Che pessima idea. Pessima, pessima idea. 

Scorpius, che attendeva gli ospiti all'ingresso del cimitero con Cynthia appesa ad un braccio, aveva strabuzzato gli occhi e la sua mano aveva avuto un sussulto quasi impercettibile, come se per un attimo avesse pensato di afferrare la bacchetta. Il gesto non era sfuggito a mia madre. 

«Rose è un invito di Draco » disse freddamente. «Pensavo che l'idea di questo funerale fosse di riunire la famiglia e passare sopra ai vecchi dissapori » aggiunse, con il cipiglio austero che assumeva quando io e Hugo combinavamo una cazzata particolarmente grossa e si preparava a metterci in punizione per i prossimi dieci anni delle nostre miserabili vite. 

Scorpius impallidì, mentre io arrossivo e pregavo ardentemente di venir inghiottita dall'erba sotto ai miei piedi. 

«Certo » rispose tra i denti, distogliendo lo sguardo dagli occhi furibondi di mia madre. 

Notai con soddisfazione che, per quanto Scorpius si atteggiasse da grand'uomo, sia lui che Cynthia erano totalmente succubi dell'autorità di mia madre. 

«Se volete scusarmi » disse Scorpius, e si allontanò portandosi dietro Cynthia ed il suo culo largo. 

Registrai vagamente che stavo cominciando ad essere un po' troppo critica nei confronti della fidanzata di Scorpius, ma in fin dei conti chi non lo sarebbe stata, con quel tubino nero che metteva in risalto la sua assoluta necessità di andare in palestra. 

Draco ci fece strada verso la monumentale tomba di famiglia, dove la bara sarebbe stata calata di lì a poco, fermandosi di tanto in tanto per ricevere le condoglianze di qualche amico o parente Purosangue. Narcissa, pallida e molto più anziana di quanto la ricordassi, sedeva accanto alla bara con la schiena curva ed un fazzoletto nero stretto tra le mani solcate di vene. Draco la raggiunse e la baciò sulla fronte.

«Madre... »

Narcissa alzò uno sguardo velenoso su di lui.

«Avresti dovuto... » disse, poi – accorgendosi di Hermione e di me – abbassò la voce ed il resto delle sue parole si persero sotto il mesto chiacchiericcio degli invitati. 

«Non sapevo che questo funerale fosse la congrega nazionale dei detrattori di Draco » sussurrai all'orecchio di mia madre. 

«Cosa vuol dire detrattori? » chiese Electra, e per qualche stupidissimo motivo fui molto orgogliosa di conoscere una parola che quell'irritante pidocchio ancora non conosceva. 

«Tesoro, non è il momento » le rispose Hermione. «Vai ad abbracciare la nonna » aggiunse, spingendola delicatamente verso Narcissa. 

Narcissa, a dire la verità, non sembrava gradire troppo la sua nipote più giovane. Immaginavo che il sangue Babbano che scorreva nelle vene di Electra le rendesse difficile volere bene a quella bambina dai capelli troppo poco biondi per gli standard della casata. 

L'unica cosa che potessi dire in favore di Scorpius era che, almeno nei confronti di Electra, sembrava essere stato un fratello esemplare. Molto più bravo di me che ero fuggita in Australia e non mi ero fatta vedere per sei anni, ad ogni buon conto. 

Quando Electra tornò ad attaccarsi alla mano di mia madre notai che sembrava molto scossa e continuava a lanciare occhiate turbate in direzione della bara. 

«Rose, ti dispiacerebbe andare a sederti in fondo con Electra? » bisbigliò mia madre. «Hugo dovrebbe arrivare a momenti ». 

Colsi l'occasione senza farmelo ripetere due volte. 

«Certo, nessun problema, tu resta pure con Draco ».

Più metri cubi d'aria fossi riuscita a mettere tra me e Scorpius, meglio sarebbe stato per tutti. Electra si staccò da mia madre con riluttanza e, con riluttanza ancora maggiore, si lasciò prendere per mano dalla sottoscritta. Prendemmo posto nell'ultima fila di sedie, poco distanti dai due cugini di Scorpius. Rivolsi loro un cenno di saluto, ma Adam e Melinda Zabini non mi riconobbero – o, se lo fecero, finsero di non sapere chi fossi. Electra, seduta al mio fianco, sembrava sollevata di essersi allontanata dalla bara ma più che mai scontenta che la cosa implicasse la mia presenza. 

Sospirai. Si prospettava una giornata di merda. 

«A te non importa niente di noi » disse Electra di punto in bianco.

Sobbalzai sulla sedia.

«Cosa? » sputacchiai, cercando di riguadagnare l'equilibrio. Non ero psicologicamente preparata per una domanda del genere. «Perché dici così? »

Electra mi guardò in cagnesco. 

«Scorpius dice che sei una menefreghista ».

Naturalmente. E vogliamo parlare del fatto che sono stata una delusione per tutti e ho buttato via la mia vita per andare in Australia a far Evanescere lo sterco delle Iguane? 

«Sono andata in Australia per lavorare, Electra » risposi, cercando di non suonare troppo irritata. La mia sorellastra aveva in QI inquietantemente alto, ma era pur sempre una bambina e Scorpius doveva essersi prodigato molto per farle il lavaggio del cervello. «Non è che non vi volessi bene ». 

«E allora perché non sei mai tornata? » inquisì lei, per nulla toccata dai miei tentativi di addolcirla. 

«È... un po' complicato da spiegare » borbottai, arrossendo.

Mi ero chiesta tante volte come avessi potuto essere così idiota da lasciar passare quasi sei anni prima di tornare in Inghilterra. La verità era che all'inizio non avevo la minima intenzione di rivedere Scorpius, e poi, senza che me ne accorgessi, i mesi erano diventati anni e mi ero ritrovata nella scomoda situazione di dover fornire molte scuse e molte spiegazioni nel momento in cui avessi deciso di tornare a casa. Ragion per cui, ovviamente, avevo evitato di farlo. 

La codardia prima di tutto. 

«È per colpa di Scorpius? » insistette Electra.

Assistere alla minuziosa dissezione della mia vita personale da parte di un pidocchio di sei anni e mezzo era qualcosa di quantomai umiliante ed imbarazzante. 

«Beh... ehm... sì, anche » ammisi. 

Naturalmente avrei potuto stare a casa di mio padre assieme a Hugo, o a casa dei nonni Weasley, se il problema era rivedere Scorpius. Ma nessuna di quelle ragionevoli opzioni mi aveva minimamente sfiorata, all'epoca. Essere ragionevole non era mai stato il mio forte. 

Electra mi scrutò dal basso in alto con un cipiglio accusatorio che mi ricordò molto mia madre. 

«Perché lo hai lasciato? »

Naturalmente, nella visione del mondo di Electra, non era contemplato che il meraviglioso Scorpius Malfoy potesse venir lasciato. 

Partendo dal presupposto che non ricordo chi abbia lasciato chi, e come... 

«Era... complicato » tentai di spiegare. Certo, sarebbe stato tutto più facile se mi fosse venuto in mente un solo buon motivo per cui io e Scorpius avevamo deciso di farla finita. «C'era la distanza e poi abbiamo preso strade diverse e ci siamo persi di vista... »

Electra valutò le mie parole con aria critica. Poi, per nulla convinta, continuò con il suo interrogatorio: «Perché non ti sei iscritta al corso Auror? »

Se avessi avuto un Galeone per ogni volta che qualcuno me lo aveva chiesto, sarei stata la persona più ricca della Gran Bretagna. Scrollai le spalle. 

«Perché ho capito che non faceva per me ».

«Ma Scorpius ha detto che a scuola eri brava » obiettò lei.

«Scorpius ha veramente...? » chiesi, lusingata. Poi ricordai che non me ne importava un fico secco di cosa pensava Scorpius di me e mi ricomposi. «Volevo dire, essere bravi a scuola non è tutto nella vita ».

Questa volta Electra parve genuinamente confusa dalla mia risposta. 

« Perché, cos'altro c'è? »

Era senza dubbio una delle frasi più Granger che avessi mai sentito. 

«Beh, uhm... » 

L'imbarazzo di rispondere mi fu risparmiato dall'arrivo di mio fratello (quello simpatico, non il biondo in giacca e cravatta che mi riteneva indegna di calcare il suolo di Malfoy Manor). 

«Hugo! » lo salutai, sollevata.

Mi alzai e lo stritolai in un abbraccio. Mio fratello scoppiò a ridere e mi baciò su entrambe le guance, poi si chinò per salutare Electra. Con mio sommo stupore, lei ricambiò il saluto e tese le piccole braccia verso l'alto per farsi prendere in braccio.

«Voi... uhm... vi volete bene? » chiesi.

Hugo mi rivolse uno sguardo perplesso.

«Beh, è mia sorella tanto quanto la tua. Certo che ci vogliamo bene » rispose, scoppiando a ridere. «Electra fa un po' la bulla quando è con Scorpius, non è vero, stupidina? » aggiunse, rivolgendole una falsa occhiata di rimprovero. 

Electra rispose alle accuse di Hugo con un adorabile sorrisino colpevole. Non potevo credere che si fosse fatta abbracciare da un Weasley e che, per di più, avesse accettato di buon grado l'appellativo 'stupidina'. Ancora più incredibile era il fatto che Hugo sembrava trovarla deliziosa. Scorpius doveva averle fatto un lavaggio del cervello davvero imponente. 

«Ah, a proposito » saltò su Hugo, frugandosi nella tasca posteriore dei pantaloni. Mi ficcò in mano un biglietto per la prossima partita dei Cannoni di Chudley. «Io, te, papà, Quidditch, domani pomeriggio » disse. «Non hai scuse ».

Arrossii.

«Sarei venuta a trovarvi... volevo venire a trovarvi... non sarei partita senza... » balbettai pateticamente. Alla fine accettai il fatto che ero indifendibile e lasciai perdere. «Ci sarò di sicuro ». 

«Sarà meglio » concordò Hugo. 

Stavo per lanciarmi nell'apologia di me medesima, narrandogli di quanto fossero stati incasinati i miei primi giorni in Inghilterra, ma la pena di ascoltarmi mentre tentavo di non suonare come una perfetta idiota mi fu risparmiata dall'inizio della cerimonia. Scorpius Malfoy, dal palco accanto alla monumentale tomba, si schiarì la voce. 

 

***

 

Un'ora e varie sviolinate più tardi, sembrò che la lista di volenterosi di elogiare il defunto signor Malfoy si fosse finalmente esaurita. Tirai un sospiro di sollievo. 

L'unico discorso decente – in parte anche perché era stato il più breve – era stato quello di Draco. Scorpius aveva blaterato per venti minuti con un fare pomposo che mi aveva sgradevolmente ricordato mio zio Percy, tessendo le lodi dell'antico retaggio Purosangue dei Malfoy e di quello che Lucius aveva fatto per tenere alto il nome della casata (tipo affiliarsi a Lord Voldemort e torturare i Babbani – avevo pensato, trattenendo a fatica una risata sarcastica). Narcissa grazie a Merlino si era astenuta, ma tristemente non tutti gli invitati avevano avuto il suo stesso buon gusto. 

Non appena i primi ospiti cominciarono ad alzarsi per porgere gli ultimi omaggi alla bara, Hugo balzò in piedi. 

«Bene » disse, annodandosi la sciarpa attorno al collo. «È stato tutto molto bello, ma io ora me ne vado a casa ». 

Lo salutai mestamente.

«Ci si vede ».

«Domani, alle quattro » mi ricordò Hugo. «Papà ha detto che ti ammazza se non vieni ».

«Verrò » promisi. 

Ed ecco che l'unica faccia amichevole in quella congrega mi abbandonava vigliaccamente alla prima opportunità (cosa che, tra l'altro, sarei stata più che lieta di fare a mia volta se solo avessi potuto). Per quanto riguardava Electra e me, invece, scoprii con sommo orrore che al termine della cerimonia era stato predisposto un rinfresco all'interno della monumentale villa. 

«Questo non era previsto nel mio accordo con Draco » ringhiai, trascinando mia sorella attraverso il parco. Avrei trovato mia madre, scaricato Electra e mi sarei eclissata – decisi. 

Rapido e indolore. 

Mio malgrado, dovetti presto rendermi conto che non sarebbe stato così rapido, né particolarmente indolore. Non ero mai stata all'interno di Malfoy Manor prima (ovviamente essere la ragazza di Scorpius non è un buon motivo per venire invitata, quando hai i capelli rossi e fai Weasley di cognome): la villa era immensa e sembrava alternare una serie di stanze e corridoi sempre più monumentali, senza che ci fosse mai una fine. Di mia madre e Draco, ovviamente, non c'era traccia. 

Varcai l'ennesima porta, trovandomi in un ampio salotto riscaldato da un monumentale camino di marmo. Scorpius Malfoy stava intrattenendo alcuni dei suoi ospiti con un calice di Vino Elfico in mano ed un gomito appoggiato con noncuranza all'angolo del camino. L'immagine, con l'aggiunta dei tre Elfi Domestici che correvano da un lato all'altro della stanza per servire gli ospiti, era disgustosamente aristocratica. 

Stavo per fare precipitosamente dietrofront, ma mio malgrado non potei fare a meno di cogliere alcuni brandelli della conversazione. 

«Naturalmente avrai considerato Durmstrang » stava dicendo un uomo brizzolato che non riconobbi. 

«Come è ovvio che sia » rispose Scorpius. «Ha già abbastanza cattive influenze all'interno di quella casa, tra la moglie di mio padre e tutto il ramo acquisito della famiglia. Lei vuole di sicuro mandarla a Hogwarts, e mio padre – beh, non è mai stato un uomo di polso. Ha sempre cambiato bandiera a seconda del vento che tirava. Ma, per quanto mi riguarda, ho tutta l'intenzione di farla studiare fuori dall'Inghilterra ». 

«Oh, fai bene » rispose l'uomo brizzolato. «Cynthia si è trovata benissimo. Io e mia moglie non ci siamo mai pentiti della nostra decisione, anche se, certo, la situazione in questo caso è molto diversa ». 

«Durmstrang è molto reticente ad accettare studenti Mezzosangue » concordò la donna che, a quel punto, supposi essere la madre di Cynthia. «Ma sono sicura che con i giusti appigli al Ministero... »

«Gli appigli al Ministero non sono un problema » si vantò Scorpius. «Mio nonno, come saprete, ha mantenuto molte amicizie. No, il problema principale sarà convincere la madre ».

«Che pezzo di merda ».

Mi accorsi troppo tardi di aver espresso il mio pensiero ad alta voce, in mezzo ad una stanza piena di Purosangue che stavano piangendo un morto. Scorpius posò il calice e si voltò lentamente nella mia direzione con un'espressione di puro orrore stampata sul volto. La sua mano scattò di riflesso verso l'impugnatura della bacchetta. 

«Prego? » chiese.

Merda. 

Electra aveva piantato i piedi per terra e sembrava determinata ad assistere alla scena. Dovetti sollevarla di peso per spingerla oltre alla porta a due battenti che dava sul corridoio.

«Andiamo da mamma e Draco » le dissi seccamente. «Non c'è niente da vedere qua ».

Electra fu sul punto di protestare, ma la mia espressione minacciosa sembrò convincerla che non era il momento di fare la bambina viziata. La spinsi fuori dalla stanza, determinata a sparire dalla vista di Scorpius il più in fretta possibile (prima che i suoi occhi cominciassero a sparare Maledizioni Senza Perdono in giro per la stanza, per esempio). Stavo per seguire Electra nel corridoio, quando fui assalita da un moto di rabbia.

Al diavolo – pensai, e prima di poter tornare in me avevo già sbattuto la posta dietro a mia sorella, chiudendola con un incantesimo. Tornai a voltarmi verso Scorpius. 

«Hai sentito quello che ho detto » risposi, sfoderando la bacchetta a mia volta.

Scorpius fece alcuni passi verso di me, mentre gli ospiti presenti pensavano molto saggiamente a scansarsi. Ci trovammo uno di fronte all'altra, a pochi metri di distanza, con le bacchette saldamente strette in pugno. Non avevo dubbi che saremmo stati entrambi più che lieti di usarle. 

Scorpius scoppiò in una risata priva di alcun calore. 

«Ti presenti al funerale di mio nonno senza essere stata invitata e ora hai anche il coraggio di fare una scenata? » 

Non risposi alla sua provocazione.

«Se vuoi odiare me perché non riesci a superare il trauma di essere stato piantato da una ragazza sei il benvenuto » dissi. «Ma non ti azzardare a riferirti a mia madre in quel modo. Ti ha accolto come un figlio, ha lavato i tuoi vestiti e cucinato le tue cene per anni, e forse ai tuoi amici interesserà sapere quello che lei e mio zio Harry hanno fatto al Ministero per aiutarti ad ottenere il lavoro di cui tanto ti vanti. Sei un ipocrita e un ingrato, oltre che un pezzo di merda ». 

Notai con soddisfazione che le mie parole avevano centrato il segno. Il volto di Scorpius si contrasse in una smorfia furibonda. 

«Parla la regina della trasparenza, non è vero? » sibilò. «Io almeno non ho passato mesi a scoparmi un altro mentre stavamo assieme ».

Quindi il sesso con Daniel era stato prima – mi trovai costretta ad ammettere.

Miseria ladra.

E comunque come diavolo aveva fatto Scorpius a scoprirlo?

Fu il mio turno di ridergli in faccia con tutta la cattiveria di cui ero capace. 

«Merlino, Scorpius, stiamo parlando di annifa. Nemmeno mi ricordo cosa facevo o non facevo mentre stavamo assieme, e non sono io quella che sta per sposars... »

«STUPEFICIUM! »

Riuscii a schivare lo Schiantesimo solo grazie ad una fortuita combinazione di indebito fattore C e dei riflessi che avevo sviluppato lavorando a Makulu. Mi gettai a terra e rotolai sotto ad un tavolo mentre un vaso alle mie spalle esplodeva, sparando frammenti di porcellana tutto attorno. Bene, se voleva duellare non mi sarei certo tirata indietro. 

Mi rialzai con la bacchetta sollevata davanti al viso e, dopo aver parato un secondo Schiantesimo, risposi con un Incantesimo Non Verbale. Scorpius lo parò a stento e fu sospinto indietro di quasi un metro quando i nostri incantesimi si scontrarono a pochi centimetri dal suo naso. 

Constatai con sadico compiacimento che cinque anni di Magisprudenza non gli avevano insegnato a duellare. Schivai con facilità le sue Maledizioni, rispondendo con qualche stupido incantesimo da terzo anno di Hogwarts. Come avevo previsto, il mio atteggiamento lo mandò ulteriormente in bestia. 

Oh, Scorpius, ti stai proprio comportando come un'Iguana inferocita.

Lasciai che mi scagliasse addosso tutti gli incantesimi di cui era capace ed attesi paziente la mia occasione. Ad onor del vero, non ebbi bisogno di attendere molto a lungo: l'ennesimo Schiantesimo di Scorpius, come tutti i precedenti, mi mancò di mezzo metro, ma in compenso centrò il lampadario sul soffitto, mandando il cristallo in mille pezzi. Scorpius si distrasse solo per una frazione di secondo, ma era tutto quello che mi serviva. 

Senza pensarci due volte, gli scagliai addosso il primo incantesimo che Daniel mi aveva insegnato a Makulu, cinque anni addietro. In teoria era stato pensato per respingere gli Skurk dalle spiagge, ed in effetti fui un po' spiazzata – ma decisamente estasiata – quando vidi Scorpius fare un volo di cinque metri che terminò contro la cornice del camino alle sue spalle. Gli Skurk pesavano un paio di tonnellate di troppo per volare in quel modo. 

Mi avvicinai al corpo accasciato del mio rivale, ignorando i mormorii sgomenti degli ospiti e le urla dei genitori di Cynthia, e notai che Scorpius – nonostante l'espressione sofferente di chi si è appena rotto come minimo due ossa diverse – era ancora cosciente. 

«Sono abituata ad avere a che fare con serpenti ben più velenosi di te » dissi, puntandogli la bacchetta dritta al centro del petto. 

Presi fiato, pregustando la fattura che avrebbe fatto da preludio alla mia teatrale uscita di scena, ma in quel momento qualcuno alle mie spalle urlò: «Expelliarmus!» e sentii la bacchetta scivolarmi tra le dita, attratta da una forza incontrastabile. 

«Rose! » gridò mia madre, pallida e sconvolta. 

L'unica cosa che mi venne in mente di dire in mia difesa fu: «Ha cominciato lui, però! »

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Occhio per occhio, corna ed altre parti anatomiche ***


Capitolo 5

Occhio per occhio, corna ed altre parti anatomiche

 

A giudicare dalla faccia con cui Daniel mi salutò il giorno seguente, i suoi tentativi di affibbiarmi a Hal non avevano avuto molto successo. 

«Tieni »disse, mettendomi in mano un manualetto tascabile dalla copertina unta e mezza strappata. 

Il libro s'intitolava: Creature Magiche Australiane – Come Non Farsi Sbranare. Una Guida per Principianti.

«Allora »aggiunse. «Hai scoperto a cosa serve il latte di canguro?»

Per una volta, ero stata la degna figlia di Hermione Granger. 

«Il latte di canguro è l'ingrediente base di una serie di pozioni anabolizzanti che possono avere vari usi medici, ma è anche molto popolare nel mondo del doping, inoltre viene usato in alcuni liquori... »cominciai a snocciolare, fiera di me stessa.

«Sì, sì. Abbiamo capito »m'interruppe Daniel, per nulla impressionato. «Sali in macchina ».

Solo in quel momento mi accorsi dell'enorme Jeep parcheggiata fuori dalla mensa. I comandi sul volante e tutta una serie di altri bizzarri dettagli lasciavano intuire che si trattasse di una macchina pesantemente rimaneggiata con l'uso della magia. 

«Vi spostate in macchina per la riserva? »chiesi, salendo al posto del passeggero. 

«L'ultima volta che qualcuno ha provato a Smaterializzarsi, è finito dritto in mezzo ad un covo di Anaconde »rispose Daniel. 

«Manici di scopa? »chiesi.

«No, a meno che tu non voglia diventare la preda di un Grifone o di una Fenice ».

«Pensavo che le Fenici... »

«Ti piacerebbe »sbuffò Daniel. «Stiamo parlando di Fenici selvatiche, non quelle specie di canarini domestici che tengono alcuni maghi »

In sostanza si poteva presumere che qualsiasi creatura all'interno di quella riserva era altamente pericolosa ed avrebbe tentato di uccidermi o mutilarmi. 

Ecco perché Hagrid era così entusiasta di questo posto. 

Non appena mi fui seduta, la cintura si animò di vita propria e mi legò al sedile, riuscendo quasi a strangolarmi. Daniel allacciò la propria con un colpo di bacchetta e vidi che si stava impegnando molto per trattenere una risata. 

«Oggi dobbiamo andare sulla costa a recuperare alcuni cuccioli di tartaruga »disse, mettendo in moto. 

«Quindi anche le tartarughe... »cominciai.

«No »mi interruppe. «Sono delle creature assolutamente prive di proprietà magiche, ma sono in via di estinzione e convivono da secoli con le bestie della riserva. Il problema saranno gli Skurk ».

«Cosa sono gli Skurk? »

Daniel sbuffò, esasperato dalla mia ignoranza. 

«Lentiggini, ti ho dato quel libro per qualcosa ».

 

*

 

«Com'è l'Inghilterra? »chiese Daniel all'improvviso.

Eravamo seduti su una spiaggia deserta, a poche centinaia di metri dalla Jeep. L'unico rumore, a parte il raschiare dei cucchiai con cui stavamo mangiando i nostri fagioli in scatola, era quello del vento che sollevava l'oceano in enormi onde spumeggianti e le sospingeva fino alla costa. Avevo passato l'ultima mezz'ora a guardarmi attorno senza riuscire a spiccicare una parola. 

Quando Daniel si era sfilato la maglietta, rivelando la prima tartaruga della giornata, non era stato particolarmente d'aiuto, né sul versante della concentrazione né – tantomeno – su quello del sentirmi a mio agio. 

«Uhm... piove tanto »risposi distrattamente. 

Daniel s'infilò in bocca un cucchiaio di fagioli e, sputacchiando, commentò: «Non so come fate a vivere in un posto del genere. Dev'essere uno schifo ».

Se lui era abituato a quel tipo di panorama, non potevo dargli torto. 

Daniel continuò a sfogliare il fascicolo che si era portato, masticando senza ritegno. Mi ero informata su di lui, la sera prima: era l'ultimo arrivato tra i Ranger, per questo non aveva potuto opporsi quando gli avevano affibbiato me. 

«Questi sono i tuoi MAGO? »chiese, sventolandomi sotto il naso una pergamena. 

Solo in quel momento mi resi conto che il fascicolo che aveva sfogliato per l'ultima mezz'ora conteneva i documenti che avevo inviato alla riserva per la borsa di studio. 

«Ehm... sì »risposi. «Non guardare Trasfigurazione »aggiunsi, arrossendo. «Il prof era un idiota ».

Daniel, come sempre, mi ignorò del tutto. 

«Aspetta, fammi capire. Tu sei uscita da una delle più prestigiose scuole di magia del mondo con questi MAGO »ripeté, lentamente, come se stesse cercando di risolvere a mente un calcolo molto complicato. «E, tra tutte le cose che avresti potuto fare, hai scelto di venire qui ».

«Beh... sì »risposi. «All'inizio volevo fare l'Auror, come i miei genitori – cioè, i miei genitori volevano, più che altro »mi corressi. «Ma poi ho cambiato idea... »

«L'Auror »ripeté Daniel. Sembrava così scandalizzato da quello che gli avevo detto che si era persino dimenticato dei fagioli. «Tu sei completamente pazza »

 

*

 

«Rose è completamente pazza »dichiarò Tessa, ripiegando la lettera con sufficienza. 

Scorpius si riappropriò della pergamena con un vago senso di disagio; non era sicuro che farla leggere a Tessa fosse stata una buona idea. Rose e Tessa, negli ultimi anni, erano arrivate ad un ottimo livello di mutua sopportazione, ma avevano pur sempre visioni della vita diametralmente opposte, e Tessa non aveva mai fatto mistero di disprezzare profondamente la scelta di Rose di mollare tutto per andarsene in Australia. 

'Abbiamo lezione ogni mattina fino ad ora di pranzo' aveva scritto Rose. 'È tutto molto accademico e professionale, i professori sono molto competenti. Potresti dirlo a mia madre per favore? Non ho ancora avuto il tempo di scriverle, ma lo farò di sicuro. Di pomeriggio affianchiamo i Ranger nella riserva ed impariamo il mestiere sul campo. Il Ranger che mi fa da tutor si chiama Daniel Hook, e non scherzo quando dico che è un mago con le Creature Magiche. I Ranger sono meravigliosi: dovresti vedere con che disinvoltura se la cavano davanti alle creature della riserva (non hai idea di che bestie hanno qui! In Inghilterra ce le sogniamo!). Ieri io e Daniel siamo stati sulla costa a vedere gli Skurk. In pratica sono delle specie di squali, solo che hanno un paio di gambe e sono capacissimi di rincorrerti fino sulla spiaggia per sbranarti. Daniel ne ha catturato uno per farmi vedere come-'

Scorpius ripiegò la pergamena con cura e la infilò tra le pagine del libro di Storia del Diritto Magico. La lettera portava la data di tre settimane prima ed era arrivata rovinata dalla pioggia e dal lungo viaggio. La cosa più deludente era stata constatare che, dopo più di un mese di attesa, Rose si era degnata di scrivergli a malapena venti righe (dieci delle quali erano dedicate all'entusiastica descrizione di tale Daniel Hook). Alla fine della lettera, un frettoloso post scriptum gli chiedeva come stava andando a Magisprudenza. 

«Ok, ti sei pianto addosso abbastanza »lo riscosse Tessa. «Faremo tardi a lezione se non ti muovi ».

«Giusto »Scorpius annuì e ripose il libro nella borsa, mentre Tessa faceva levitare i vassoi vuoti verso l'uscita della mensa. 

«Dovresti smettere di starci male »continuò Tessa, mentre s'infilavano in uno degli ascensori dorati del Ministero. «È stata una stronza a piantarti in asso in quel modo, non merita che tu stia male per lei. Abbiamo appena iniziato l'Università, ci sono un sacco di compagni di corso nuovi che potresti conoscere e feste a cui andare e... »

«Tre quarti di loro erano a Hogwarts con noi, Tessa »le fece notare Scorpius con voce piatta. «E comunque Rose non mi ha lasciato ».

«No, beh... »fu la risposta, sarcastica quanto eloquente, di Tessa. 

Entrarono in classe e presero posto al solito banco in ultima fila. L'aula era ancora semideserta, ma la prima fila era già occupata dal gruppetto di Durmstrang. Erano tutti inglesi – due ragazzi e tre ragazze – ma tra di loro parlavano in Tedesco, probabilmente per non doversi mescolare al resto del corso. Sin dal primo giorno, era stato chiaro a tutti che sarebbero stati loro a fare il bello e il cattivo tempo all'interno del corso. “I classici figli di papà ricchi che sono stati mandati a Durmstrang perché Hogwarts non era abbastanza rigida per i loro ideali” li aveva definiti Tessa, fingendosi disgustata (in realtà Scorpius sapeva bene che stava già morendo dalla voglia di diventare loro amica). 

Scorpius rivolse un timido cenno alla ragazza di Durmstrang più vicina, quando le passò accanto. 

«Ciao ».

Lei non lo degnò di uno sguardo. Non era difficile intuire che lui e Tessa erano stati rapidamente etichettati come gli sfigati del corso. D'altronde, come Tessa non smetteva di rinfacciargli da un mese a quella parte, Scorpius non aveva fatto altro che stare in classe con la testa china sui propri appunti, troppo intento a piangersi addosso per socializzare con i nuovi compagni di corso. 

«Per l'amor del cielo, Scorpius! »sibilò Tessa, quando si accorse che aveva di nuovo la lettera di Rose in mano. «La sai a memoria ormai! Ma Albus in tutta questa storia non ha niente da dire? »aggiunse, indignata.

Albus, ovviamente, era incazzato come una iena e spediva in Australia una media di tre lettere minatorie a settimana. Da quello che Scorpius sapeva, Rose non aveva ancora risposto a nessuna di quelle lettere. 

«Tessa, sto bene »mentì, sforzandosi di sorridere. «Mi passerà »

«Certo, hai proprio la faccia di uno che sta bene »rispose lei, scuotendo la testa. 

 

***

 

Ora che ricordavo cosa volesse dire vivere a casa dei miei genitori e venir puntualmente cazziata per qualsiasi cosa facessi, ricordavo anche perché non ne avevo mai voluto sapere di tornare in Gran Bretagna. 

« Mamma »borbottai. « Ti ho già detto che mi dispiace. E ti ho anche detto come sono andate le cose... »

Eravamo nel salotto di casa di mio padre – il quale, per inciso, sedeva sul divano godendosi la scena con una tazza di tè in mano e non era mai sembrato così orgoglioso di me. 

« Non è colpa di Rose se il figlio di Draco non sa duellare »osservò, sornione. 

Mia madre lo mise a tacere con uno sguardo omicida. 

« Tre costole rotte, Rose »ripeté, più o meno per la venticinquesima volta. « TRE! »

Se avesse ripetuto la parola tre, o costole, ancora una volta, probabilmente avrebbero smesso di avere alcun senso alle mie orecchie. 

« Quelli del San Mungo hanno detto che... »

« Sì, c'eravamo tutti quando Draco ti ha mandato il Patronus »sbottai. « Abbiamo sentito. Non ho più diciassette anni, e se quel pallone gonfiato si permette di lanciarmi addosso due Schiantesimi di fila non vedo perché non dovrei... »

« In effetti il Decreto 217 sull'Autodifesa nei Duelli Magici... »mi diede ragione papà.

« Perché sei una persona adulta e non una Banshee! »urlò invece mia madre. « Che razza di esempio avete dato a vostra sorella Electra? E comunque si può sapere che incantesimo hai usato?! »

« Il primo che mi è venuto in mente, mamma, nemmeno me lo ricordo! »mentii.

Forse non era il caso di farle sapere che avevo usato un incantesimo studiato per repellere mostri magici di grossa taglia. Dubitavo che l'avrebbe presa con lo spirito giusto. 

« Oh, nemmeno te lo ricordi! »sbottò lei, infatti. « La signorina qui presente scaglia incantesimi addosso alle persone senza nemmeno pensare a cosa le sta uscendo dalla bacchetta! »

« Hermione »osservò mio padre con tono ragionevole. « Erano nel bel mezzo di un duello, non puoi pretendere che... »

« Oh, certo, non posso pretendere, e infatti guarda com'è cresciuta bene tua figlia, Ronald! »

Mia madre sembrò decidere che ne aveva avuto abbastanza delle mie scuse e della condiscendenza di mio padre. S'infilò il cappotto senza aggiungere un'altra parola e mi afferrò per un polso. 

« Mamma, ti ho già detto che non ho la minima intenzione di... »

« Per me non c'è problema, Rose può restare qui »mi diede man forte papà.

« Assolutamente no »fu la risposta categorica e scontata di mia madre. 

Decisamente, quella era la prima e ultima volta che tornavo in Inghilterra. Non avrei commesso la stessa ingenuità una seconda volta. 

« Sono adulta e vivo per conto mio da anni! »protestai. « Mamma, non puoi... »

« Se ti opponi ti spaccherai »mi informò lei.

Un attimo più tardi mi trovavo nell'ingresso della casa sua e di Draco, con le dita di mia madre ancora saldamente serrate attorno al mio polso. Mi divincolai, imprecando. 

« Senti, non ho idea del perché ti stia bene che Scorpius parli di te come se fossi della feccia Mezzosangue, ma io non ho la minima intenzione di starlo a sentire mentre dice queste puttanate! »

«L’atteggiamento che ha Scorpius nei miei confronti, o che tu credi lui abbia sulla base di due frasi che hai sentito dopo sei anni che non vivi in questa casa, è un problema tra me e lui e non ho bisogno del tuo aiuto per risolverlo » replicò mia madre. «Fossi in te mi preoccuperei più di come ti sei comportata tu, invece di fare la paladina della giustizia ».

«Ma come diavolo fai a stare dalla sua parte?! » urlai, incredula. «Persino Draco ha detto che… »

«Prima di puntare il dito addosso agli altri, impara a comportarti da persona civile! » mi interruppe Hermione, livida di rabbia. «Scorpius può anche chiamarmi Mezzosangue se ha intenzione di comportarsi da idiota ingrato, ma sinceramente mi preoccupa molto di più che tu faccia a pezzi il tuo fratellastro sotto agli occhi di vostra sorella di sei anni! »

«Ha cominciato lui ti ho detto! » ripetei per la centesima volta. «Che cosa dovevo fare secondo te, consegnargli la bacchetta e farmi prendere a Schiante… »

Fui interrotta dal suono familiare di qualcuno che si Materializzava nel vialetto. La porta si aprì con uno schianto e Cynthia fece irruzione in casa seguita a ruota da Draco – pallido e moderatamente ostile – e Scorpius – pallido, bendato e decisamenteostile. Lanciai uno sguardo avvilito in direzione di Draco, rendendomi conto di essermi giocata l'unico alleato che avessi tra le mura di quella casa. 

« TU!»strillò Cynthia, sfoderando la bacchetta. « Questa è l'ultima volta che ti avvicini a... »

Draco fu più rapido di me. La agguantò da dietro e le strappò di mano la bacchetta con cui mi stava minacciando (e con cui, a giudicare dalla sua espressione poco amichevole, era pronta a mettere in atto le suddette minacce). Fu un bene che l’avesse disarmata lui, perché se mi avesse lasciata a difendermi da sola probabilmente avrei spedito pure lei al San Mungo, e poi mia madre ci avrebbe spedito me. 

« Vattene »le disse freddamente. « Questi sono affari di famiglia che non ti riguardano ».

Cynthia sembrò dimenticarsi momentaneamente della mia presenza e si voltò verso il suo futuro suocero con un'espressione di furiosa incredulità stampata sul volto. Non era poi così figa, quando era arrabbiata – pensai. 

« Una pazza psicopatica ha appena aggredito il mio fidanzato e tu osi venirmi a dire... »

« Non fare così con me, signorina! »rispose Draco, alzando la voce per sovrastare quella stridula di Cynthia. « La tua presenza in casa mia non è gradita né necessaria in questo momento! »

Così dicendo, senza ulteriori cerimonie, la scortò all'uscita e le sbatté la porta in faccia. Ci vollero più di cinque minuti perché Cynthia la smettesse di urlare ed insultare me, Draco e Merlino alternatamente da fuori la porta. Quando finalmente la sentimmo Smaterializzarsi, restammo soli noi quattro immersi in un silenzio imbarazzante che me la fece quasi rimpiangere. Sembrava che tutti fossero arrabbiati con tutti in quel momento. 

Io, di sicuro, lo ero. 

Draco e Hermione si scambiarono uno sguardo d'intesa – il che probabilmente non era un buon segno. Quindi mia madre tese una mano verso di me e disse: « Dammi la bacchetta, Rose ».

Decisamente, non era un buon segno. 

Oh, certo, dammi la bacchetta, Rose, e poi bacia il Dissennatore. Credi che sia un'idiota? 

«Non se ne parla! »esclamai.

« Dagliela »mi intimò Draco. 

Mi sentii molto tradita da quell'improvviso cambio di bandiera del mio patrigno. D'accordo, avevo appena tentato di assassinare suo figlio, ma lui era il primo che fino a quella mattina non aveva fatto che lamentarsi di quanto Scorpius fosse diventato un cafone. 

Sbuffai e consegnai la bacchetta a mia madre, mentre Scorpius – dopo altrettante proteste – consegnava la propria a Draco. 

« Bene »disse mia madre, piantandomi la bellezza di due bacchette in mezzo alle scapole per spingermi dentro la cucina. 

Draco fu molto meno gentile con Scorpius e, incurante delle tre costole rotte ed aggiustate di recente, si premurò di spingerlo dentro alla buona vecchia maniera Babbana. 

« Insistete tanto che siete adulti e non dobbiamo immischiarci nelle vostre vite »continuò mia madre, quando fummo entrambi seduti ai due lati opposti del tavolo ed intenti a guardarci in cagnesco. « Allora comportatevi da adulti ». 

Con quelle parole lei e Draco se ne andarono, lasciandoci chiusi dentro a chiave.

Magnifico. Lo avevo detto che sarebbe stata una giornata di merda. 

 

***


All'inizio avevo provato a convincermi che fosse uno scherzo. Poi, quando l'innegabile concretezza della situazione mi aveva costretta a ricredermi, avevo sperato che dopo mezz'ora mia madre e Draco si sarebbero resi conto dell'errore commesso e sarebbero venuti a tirarci fuori dalla cucina. 

« Sono una cintura nera di Karate »avevo urlato quando se n'erano andati. « Sapete che posso picchiarlo anche senza una bacchetta, vero? »

In realtà, considerando i muscoli che Scorpius sfoggiava ultimamente, dubitavo che sarei stata in grado di fargli qualcosa di più che un lieve solletico, ma era comunque valsa la pena di provare. 

Lanciai un'occhiata astiosa in direzione dell'orologio, scoprendo che le lancette si erano spostate di appena trenta secondi dall'ultima volta che avevo controllato, e tornai a sedermi alla mia estremità del tavolo. Scorpius sembrava molto preso dalla minuziosa osservazione delle proprie dita. 

Eravamo chiusi là dentro, in religioso silenzio, da quasi un'ora. Più il tempo passava, più cominciavo a temere che Draco e mia madre non ci avrebbero tirati fuori di là finché non fossimo arrivati a qualche sorta di armistizio. 

Cosa che, per inciso, non succederà mai. 

Se non altro, eravamo chiusi in una stanza piena di cibo. Mi alzai di nuovo e misi il bollitore sul fuoco. 

« Per la cronaca »dissi, lanciando una bustina di tè dentro alla tazza più vicina. « Non rimpiango nulla di quello che ho fatto ». 

« Concordo »rispose Scorpius.

« Bene »dissi.

« Bene »mi fece eco lui. 

Restammo in silenzio. Scorpius riprese lo studio delle proprie mani, mentre io – dopo aver rovistato nella dispensa alla vana ricerca di qualcosa che somigliasse anche solo vagamente a della cioccolata – mi dovetti accontentare del mio tè. 

Mi portai la tazza alla bocca, mentre Scorpius batteva il piede a terra scandendo il passare dei secondi. Lo trovai oltremodo irritante. 

Beh, non possono tenerci imprigionati qua dentro per sempre. Sono sicura che è una violazione di qualche diritto umano che Scorpius ha studiato. 

Posai la tazza sul bancone con tutta la dignità di cui ero capace, fingendo di non essermi appena ustionata la lingua. Ad ogni modo, Scorpius sembrava così determinato ad ignorarmi che probabilmente non si sarebbe accorto di nulla se anche avessi avuto un infarto sotto il suo naso. 

L'orologio segnava le sei e quarantasette. Eravamo chiusi là dentro da esattamente un'ora. 

Scorpius si sfilò gli occhiali, li pulì sulla camicia e, dopo aver piegato attentamente le stanghette, li posò sul tavolo. Gli occhiali contribuivano in maniera significativa a dargli l'aspetto di un cazzone Purosangue con un lavoro più-importante-del-tuo al Ministero, notai. Con una montatura diversa e meno lacca nei capelli avrei quasi potuto ammettere che il suo aspetto fisico era migliorato parecchio dai tempi di Hogwarts. 

Non so come mi ero aspettata di trovarlo dopo cinque anni che non avevo sue notizie, ma pensando a lui avevo sempre dato per scontato che fosse rimasto un adolescente spilungone ed impacciato. Forse perché io, al contrario di Scorpius, non ero cambiata di una virgola da quando ci eravamo lasciati. Almeno, non per quanto riguardava l'aspetto esteriore. 

« Non voglio mai più vederti »disse Scorpius, scandendo ogni parola con esasperante lentezza.

Ci misi un paio di secondi per registrare che mi aveva rivolto la parola.

« Vedo che siamo d'accordo su molte cose »risposi. 

Figuriamoci se io avevo voglia di vederlo ancora, dopo che mi aveva insultata in ogni possibile modo e, non pago di ciò, aveva pure tentato di Schiantarmi. Avrei preferito fare un bagno in una vasca piena di Skurk piuttosto che passare un altro minuto in sua compagnia. 

Avevo aspettato troppo a lungo ed il tè ormai era freddo. Gettai la bustina nella spazzatura e lo bevvi comunque. 

« Come hai saputo di Daniel comunque? »chiesi, ostentando l'indifferenza di chi si sta informando sul meteo. 

Visto che eravamo destinati a marcire là dentro, tanto valeva togliermi quella curiosità. 

« Come ho... »ripeté Scorpius, a metà tra l'offeso e l'incredulo. Scoppiò in una risata sarcastica. « Credi che sia un idiota? Non facevi altro che parlare di lui e di quanto fosse meraviglioso ».

« Non significa che me lo stessi scopando »risposi, gelida. 

Scorpius inarcò un sopracciglio. 

« Lo hai confermato tu stessa ».

« Se proprio vuoi saperlo, siamo stati a letto dopo che io e te ci eravamo lasciati »puntualizzai.

Beh, molto probabilmente, stando a quello che ricordavo, supponendo che non fossi stata una totale idiota, eravamo stati a letto dopo che io e Scorpius ci eravamo lasciati – mi corressi mentalmente. 

« Peccato »disse Scorpius, facendo spallucce. « Io e Cynthia vi abbiamo battuti sul tempo, allora ».

Mi voltai per lanciargli uno sguardo astioso e scoprii che Scorpius mi stava fissando con l'aria soddisfatta di un Golden Retriever che attende il ritorno del padrone con i brandelli del divano esposti come trofeo davanti alla porta. 

Che faccia da culo. 

La conversazione (sempre che, in partenza, la si potesse definire tale) si stava rapidamente trasformando in una gara a chi riusciva ad essere più sarcastico ed offensivo. Naturalmente non avevo la minima intenzione di lasciarlo vincere. 

« E allora piantala di fare la vittima »sbottai. « Come se fossi io l'unica stronza infedele ».

Quindi lui e Cynthia si erano sul serio dati da fare mentre io stavo in Australia a farmi le seghe mentali sulla mia relazione con Scorpius e sul fatto che non avrei dovuto essermi invaghita di Daniel. Ottimo, era proprio quello che mi serviva per risollevare la mia opinione di Cynthia. Ora sì che mi stava simpatica. 

« Sei stata tu a decidere di andartene in Australia »replicò Scorpius, come se la mia decisione di andare a lavorare all'estero fosse un motivo perfettamente normale per mettermi le corna con una compagna di corso con le tette più grandi delle mie. 

« Beh, scusami per aver scelto un lavoro che mi piacesse »risposi, sarcastica. « Non serviva prenderla tanto sul personale. Non l'ho fatto per farti un dispetto ».

« Ah, davvero? »disse Scorpius, fingendosi costernato. « Invece sembrava proprio che lo stessi facendo per dare fastidio a tua madre ».

« È questo quello che pensi? »

« Cosa dovrei pensare? »urlò Scorpius di rimando. « Non hai mai dato uno straccio di motivo a nessuno per il modo in cui te ne sei andata! »

Wow– riuscii soltanto a pensare. Scorpius Malfoy che si metteva ad urlare di punto in bianco era una visione più unica che rara. Aveva il viso arrossato dalla rabbia e, per una volta, sembrava aver deciso che il contegno glaciale dei Malfoy poteva andare a quel paese. Non che non si fosse già ampiamente adoperato a suon di Schiantesimi, comunque. 

Bene, se la gara si era trasformata in una gara a chi urlava più forte, non vedevo perché tirarmi indietro sul più bello. 

« Perché sapevo come avreste reagito se ve ne avessi parlato! »esclamai. « Bella faccia da culo hai a dirmi queste cose, quando sei il primo ad avermi insultata per il lavoro indegno che mi sono scelta! »

« Per le mutande di Merlino, stavamo assieme da due anni! Magari potevi anche, che ne so, comunicarecon me! »sbraitò lui di rimando. 

« Comunicare cosa? »risposi, livida di rabbia. Rendere conto a mia madre del modo in cui ero fuggita dalla Gran Bretagna, d'accordo, lo capivo, ma dover spiegare le mie scelte allo stronzo che aveva pianto la mia assenza scopandosi una compagna di Medisprudenza mi sembrava francamente ridicolo. « Tu avevi fatto la tua scelta, e io ho fatto la mia! »

« Sì, peccato che nella tua scelta non ci fosse spazio per nessuno all'infuori di te! »sbraitò lui. 

Sulla cucina calò il silenzio. Tentai di mettere a tacere la piccola voce meschina che, dentro la mia scatola cranica, si stava professando d'accordo con Scorpius. 

In effetti, Rose, non ha tutti i torti. Sei stata un po' vile ad andartene in quel modo...

Calciai la sedia di lato per farmi spazio e tornai a sedermi alla mia estremità del tavolo.  

Beh, a quanto pare lui non è stato meno vile. 

« Vuoi che ti dica che ho deciso di andare in Australia fregandomene di te e dei tuoi sentimenti, e sapendo benissimo che probabilmente avremmo finito per lasciarci? »chiesi, guardandolo dritto negli occhi con aria di sfida, come avrei fatto se mi fossi imbattuta in un'Anaconda in cova. « Va bene, sì! Ho scelto di vivere la mia vita, e a quanto pare far Evanescere lo sterco delle Iguane non sarebbe mai stato degno del magnifico Scorpius Malfoy! »

Con mia estrema soddisfazione, fu Scorpius il primo a distogliere lo sguardo. 

« Diavolo »rispose, sarcastico. « Devo essere stato proprio un ingenuo per illudermi che alla ragazza che fino al giorno prima dichiarava di amarmi importasse qualcosa di me! »

« Non essere ridicolo! »sbottai. « Credi che sia stato facile per me... »

« Sì, fin troppo! »m'interruppe Scorpius. 

Aveva urlato, di nuovo. Mi chiesi se Hermione e Draco stessero origliando la nostra discussione. Se anche non avessero voluto, le nostre urla dovevano essere piuttosto difficili da ignorare. 

« Vuoi smetterla di rinfacciarmi cose che sono successe sei anni fa? »sbottai. 

« E tu vuoi smetterla di intrometterti nella mia vita? »replicò Scorpius. « Hai fatto la tua scelta, no? Beh, questa è la mia. Non mi interessa essere tuo amico né tuo fratello, e non voglio più avere nulla a che fare con te! »

Era una fortuna che vivessi in Australia e che avessi tutte le intenzioni di tornarci al più presto e non rimettere mai più piede in Gran Bretagna, in tal caso. Accavallai le gambe con tutta la (scarsa) dignità di cui mi ritenevo in possesso e, guardandolo come avrei potuto guardare un cucciolo di Iguana particolarmente brutto, dissi: « Nessun problema. Nemmeno io voglio avere a che fare con uno stronzo ipocrita che sputa sulle persone che gli stanno accanto per compiacere i suoi amici Purosangue! Non so cosa ci trovi Cynthia in te, ma stai sicuro che non è la tua personalità, né la tua stupida faccia da culo! »

Con mia somma soddisfazione, vidi il mio ex ragazzo avvampare di rabbia. 

« Strano »sibilò. « Mi risultava che a te piacessero la mia personalità e la mia stupida faccia da culo».

Fu il mio turno di arrossire. 

« Sì, prima che diventassi un coglione classista! »esclamai. « Se pensi che me ne freghi ancora qualcosa di te, o del tuo stupido matrimonio, non hai veramente capito un cazzo! »

« Beh, sarebbe l'unica cosa che abbiamo in comune. Tu non hai maicapito un cazzo »dichiarò Scorpius. 

Fui sul punto di urlargli in faccia quello che pensavo esattamente della sua comprensione del mondo e delle relazioni umane, ma decisi di lasciar perdere. 

Lui ed i suoi stupidi capelli laccati non ne valgono la pena. 

« Grazie, lo terrò a mente »risposi, gelida.

« Prego »fu la risposta, altrettanto gelida, del futuro sposo. 

 

***

 

Albus Potter quella sera sembrava piuttosto incazzato. E quando Albus Potter sembrava incazzato, tendenzialmente, lo sembrava perché lo era. La qual cosa, si poteva presumere, era dovuta al fatto che l'oggetto della sua incazzatura avesse in qualche modo osato interferire con i suoi piani matrimoniali.

O con i suoi piani di mandare a monte il matrimonio di Scorpius e Cynthia, nella situazione specifica. 

« Rose, hai esagerato »dichiarò, guardandomi con aria tutt'altro che amichevole oltre al proprio boccale di Burrobirra. 

Era il tipo di incazzatura pacata scandita da sguardi pericolosamente seri e pause cariche di significato, il tipo di incazzatura – se conoscevo mio cugino – che avrebbe dovuto farmi temere seriamente per la mia incolumità fisica. 

Trangugiai metà della mia Burrobirra in un lungo e rabbioso sorso.

« Io ho esagerato? »sbottai. « Nel caso ti fosse sfuggito, è stato Scorpius ad alzare la bacchetta per primo! »

« Dopo che tu lo hai umiliato al funerale di suo nonno »precisò Al.

Gli era sempre piaciuto soffermarsi su dettagli poco utili, tipo il fatto che avessi fatto la figura della ex fidanzata psicopatica davanti ai genitori della futura sposa di Scorpius e ad una cinquantina di altre persone. Bevvi ancora e rilasciai la mia dichiarazione con tono sprezzante, sbattendo il boccale sul tavolo. 

« Lui ha insultato mia madre per primo » risposi, bellicosa. 

Albus mi scoccò un'occhiata infastidita.

« Punto primo »mi contraddisse con l'aria di chi ha intenzione di imbastire una filippica. « Ha appena perso suo nonno, e che tu ci creda o no l'ha presa molto male. Punto secondo »aggiunse, bellicoso, quando tentai di aprire la bocca per dire la mia. « Non ho mai detto che Scorpius si stia comportando in modo intelligente, ma dovresti piantarla di fare la vittima ».

« Io non sto... »

« Rose, gli hai spezzato il cuore ». 

La voce di Albus fu delicata, ma ferma. Aprii la bocca, sollevai il boccale, mi resi conto con disappunto che era vuoto e lo posai nuovamente. 

« Seriamente »chiese Al, guardandomi oltre al suo bicchiere ancora pieno come se avesse a che fare con una deficiente. « Cosa ti aspettavi? Non puoi pretendere che Scorpius ti accolga a braccia aperte dopo quello che gli hai fatto ».

« Io non ho mai preteso niente »puntualizzai, offesa.

Sapevo benissimo che le cose erano cambiate, che sarebbe stato imbarazzante per non dire pietoso, che ci saremmo scambiati qualche parola stentata ed avremmo fatto di tutto per non incrociarci, ma da lì a duellare a suon di Schiantesimi, se sua maestà Albus Potter permetteva, c'era una certa differenza. E sì, in effetti avrei preteso che almeno il decoro di mia madre e la mia integrità fisica venissero rispettati, dal momento che l'ultima volta che avevo attentato a quella di Scorpius non avevo ancora raggiunto la maggiore età. 

« Vi siete tutti bevuti il cervello? »aggiunsi, dal momento che Al non stava dando segni di aver compreso ed abbracciato il mio punto di vista. « Scorpius se ne va in giro a parlare come un Mangiamorte e voi state qui a preoccuparvi che se io… »

« Con Hermione sono anni che si comporta di merda »mi interruppe lui, alzando la voce per sovrastare la mia (in due, riuscimmo ad attirare l’attenzione dell’intero pub, inclusa quella del Magonò intento a scrostare il cerume da uno dei suoi apparecchi acustici nell’angolo dietro alla porta). « Per Merlino, Rose, lo hai lasciato a convivere con la madre della sua ex mentre tu ti davi alla macchia in Australia, era ovvio che il suo rapporto con Hermione si sarebbe sputtanato alla grande. Se vuoi la mia opinione, vedersela in casa ogni giorno gli ricordava te e se l’è presa con lei perché tu te n’eri andata affanculo e non poteva farlo con te. E quella poveraccia di tua madre ha sopportato in silenzio e si è lasciata buttare addosso tutta la merda che meritavi tu per quello che gli hai fatto, e nonostante tutto questo non ha mai fatto parola di te con lui e ha continuato a trattarlo come se fosse suo figlio. Scusami ma non credo che arrivare qua dopo sei anni e Schiantare Scorpius alla cazzo di cane farà giustizia a tua madre! »

« Beh… »iniziai, prima di rendermi conto di non avere assolutamente nulla di valido o intelligente con cui controbattere. 

Albus bevve un sorso lentamente, poi scosse la testa. Mi ricordò molto lo zio Harry quando prendeva atto con rassegnazione delle malefatte della sua scalmanata progenie.

« Rose » disse. « Parli come se fossi l’unica ad essersi comportata da adulta; in realtà ti sei comportata da stronza e basta. Va bene crescere, cambiare idea, avere delle priorità diverse, ma te ne sei andata senza dargli una spiegazione. Non avevi il diritto di trattare così una persona che ci teneva a te in quel modo, e ora di sicuro non hai il diritto di venirtene qua a sputare sentenze dall’alto del nulla che sai di Scorpius e della tua famiglia ».

Aprii e richiusi la bocca senza trovare nulla di intelligente da obbietare. Non mi piaceva quando Albus aveva ragione e io torto, soprattutto perché non mancava mai di rinfacciarmelo. 

« Pensavo che se fossi tornata gli avresti chiesto scusa per come ti sei comportata sei anni fa, ma ho sbagliato a mandarti quell’invito. Sinceramente ora sono stufo di vedere il mio migliore amico che sta di merda per colpa tua e tu che nemmeno ti rendi conto di quello che hai fatto. Sì, magari se la tira e fa il cazzone Purosangue, ma non è uno stronzo come credi tu. Sta male perché suo nonno è appena morto e tu sei ricomparsa da nulla per buttargli addosso palate di merda con il supporto di Draco e di tutta la tua famiglia. Chiunque sarebbe fuori di sé ».

« Beh » obiettai, risentita. « Non è colpa mia se Draco pensa che Cynthia sia un’arpia che sta con so figlio solo per l’eredità di Lucius ». 

« Tutti lo pensiamo » precisò mio cugino. « Ma non è questo il punto. A te nessuno si è mai permesso di dire niente, quando hai fatto le tue scelte. Sono stato un idiota a credere che tra voi avrebbe ancora potuto funzionare, dopo quello che gli hai fatto passare. Non lo so Rose, pensavo che avessi una coscienza, che avessi fatto un errore, che te ne fregasse qualcosa, ma a quanto pare sei davvero un’egoista senza scrupoli. Sarà molto meglio per tutti quando sarai tornata in Australia. E, per favore » fu il tocco di grazia finale, leggero come uno Schiantesimo in piena faccia. « D’ora in poi lascialo stare ». 

« Va bene ».

Annuii, strizzando gli occhi per ricacciare indietro le lacrime.  

In realtà, forse per la prima volta da quando Albus aveva deciso che io e Scorpius dovevamo sposarci alla tenera età di dodici anni, me ne fregava molto più di quanto mio cugino credesse. 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Di vuoti di memoria e camere d'albergo ***


Capitolo 6

Di vuoti di memoria e camere d’albergo

 

Era il 4 gennaio quando Leigli rivolse la parola per la prima volta. Scorpius sedeva da solo nell'archivio del Wizengamot, immerso nella lettura di una sentenza del 1871. Tessa era in vacanza con i suoi da qualche parte sulle Alpi, ma aveva preferito starsene al Ministero da solo piuttosto che a casa con Hermione che esternava le proprie ipotesi su perché Rose non fosse tornata a casa e si irritava perché a quanto pareva non era possibile allacciare il camino di casa alla rete della Metropolvere australiana. 

Scorpius pensava spesso a Rose. E quando lo faceva, inevitabilmente finiva a chiedersi cosa stesse facendo di tanto bello laggiù, tanto bello da convincerla a non tornare a casa per Natale dal suo ragazzo e dalla sua famiglia. Si era anche chiesto, più di una volta e con crescente insofferenza, se il meraviglioso Daniel Hook avesse qualcosa a che fare con la faccenda. 

«Hey »lo salutò Cynthia, sedendosi al suo tavolo. «Sei da solo? »

Indossava un tubino nero sotto al mantello con il cappuccio di pelliccia e degli stivali alti con il tacco. Era appariscente, come sempre, ed il rossetto scuro forse era un po' troppo aggressivo per i gusti di Scorpius, ma non si poteva negare che fosse molto elegante. Tessa l'aveva individuata subito come il capo del gruppetto di Durmstrang, e lo aveva debitamente informato sul suo albero genealogico e sui titoli accademici di cui era in possesso. Scorpius, una volta assodato che Cynthia non avrebbe mai risposto ai suoi saluti di cortesia quando si incrociavano a lezione, aveva provveduto a rimuovere tutte le informazioni che Tessa continuava a rigurgitargli addosso. 

«Uhm, sì, siediti pure »disse, facendole spazio sul tavolo. 

«Anche tu hai disertato i parenti oggi? »chiese Cynthia. 

Sembrava che volesse fare conversazione con lui. Scorpius alzò gli occhi dalla pergamena, stupito e vagamente diffidente. 

«Oh... sì, avevo da studiare »

Cynthia si sfilò il mantello si sedette di fronte a lui accavallando le lunghe gambe avvolte dai collant, senza dare il minimo segno di voler studiare.

«Non ci siamo mai presentati come si deve. Sono Cynthia Walton. E tu sei Scorpius, giusto? »

Per essere una che fino a quel momento non lo aveva degnato di uno sguardo, era notevole che si fosse ricordata il suo nome. Scorpius strinse la mano fresca di manicure che gli veniva tesa sopra il tavolo, avvampando. 

«Scorpius Malfoy »confermò.

Cynthia continuò imperterrita a non estrarre alcun materiale di studio dalla tracolla che aveva portato con sé. 

«Scusa se te lo chiedo. Ma non sarai mica il nipote di quelLucius Malfoy? » insistette. 

«Beh, sì »ammise Scorpius. 

«Mio nonno, Albert Walton, era un suo compagno di scuola. Serpeverde anche lui, ovviamente. Erano buoni amici, ma non mi aspetto che tu lo abbia sentito nominare, è morto prima che noi nascessimo »

«Oh »disse Scorpius. «No, in effetti temo di non averlo mai sentito nominare, mi dispiace »

Cynthia scoppiò a ridere. 

«Oh, beh, non fartene una colpa. Immagino che tu e Lucius abbiate cose più interessanti di cui parlare ».

In realtà, negli ultimi anni, Scorpius aveva avuto ben poco di cui parlare con suo nonno. Non che prima lo avesse frequentato molto: Narcissa e Lucius erano affezionati ad Astoria, sua madre, ma già allora Draco preferiva avere poco a che fare con loro. Dopo Hermione, i tentativi di Lucius di riavvicinarsi al figlio erano cessati del tutto. 

«Noi in realtà non... »cominciò Scorpius, a disagio, ma Cynthia lo interruppe. 

«Sei libero sabato sera? Joseph e Clive organizzano una festa a Londra con i loro coinquilini. Pensavo che potresti venire anche tu, se ne hai voglia. Siamo tutti compagni di corso, in fondo »

 

*

 

«QuellaCynthia Walton »ripeté Tessa per la quattordicesima volta. 

«Sì »confermò Scorpius, esasperato. 

Tessa proseguì imperterrita con l'accurata rianalisi della situazione. 

«E ti ha invitato a una festa con quelli di Durmstrang ».

Era la settima volta che lo diceva. Scorpius alzò gli occhi al cielo.

«Così pare ».

«E tu cosa le hai detto? »insistette lei.

Scorpius intinse la penna nel calamaio e scarabocchiò alcune rune sul margine del quaderno, sbuffando. «Che ci avrei pensato ».

«Non essere un idiota »sbottò Tessa. «La ragazza più carina del corso ti chiede di uscire e tu cosa fai? »

«Io sto con Rose e la ragazza più carina del corso, che fino a ieri non si degnava nemmeno di rivolgermi la parola, può trovarsi altri venti accompagnatori più single di me per andare alla sua stupida festa »rispose Scorpius senza il minimo entusiasmo.

Da quando Rose aveva disertato il Natale, Tessa aveva preso la pessima abitudine di considerarlo single e, conseguentemente, cercare di accoppiarlo con qualunque ragazza avesse la malaugurata idea di rivolgergli la parola al Ministero. Non era molto di aiuto. 

«Oh, per favore. Rose non si è nemmeno degnata di tornare a casa per le vacanze. Scorpius, aprigli occhi. Sarà rimasta in Australia per passare il Capodanno con Daniel. Fanculo Rose, sarà la festa più figa del mese, ci devi andare ».

«Ci devo andare o vuoi che ci porti te? »s'informò Scorpius, scoccandole un'occhiataccia. 

 

***

 

«E così tu non ricordi niente? »

«Nulla »confermai. 

La Strega dietro allo sportello del Ministero dei Trasporti ricambiò il mio sguardo con un misto di sospetto e fastidio per quella che, non ne dubitavo, stava cominciando ad interpretare come una svergognata presa per il culo.  

«Nulla di nulla? »ripeté, sgranando gli occhietti color grigio topo dietro ad un paio di occhiali decisamente troppo grandi per il suo viso rotondo. 

Tossicchiai, mentre alle mie spalle la coda di Maghi e Streghe in attesa del proprio turno allungava il collo e sgomitava per scoprire come mai stessi intasando lo sportello da più di dieci minuti. Appoggiai i gomiti sul banco per avvicinare il mio volto all’orecchio di Tessa MacMillan. 

«Assolutamente nulla »bisbigliai, combattendo contro l’istinto di lanciarmi alle spalle un Muffliato.«Posso prenotare la mia Passaporta ora? »

Non l’avrei pregata. Era il suo lavoro, per Merlino, non mi sarei ridotta ad implorarla di timbrare le mie maledette carte e lasciarmi in pace. 

Tessa era sembrata stupita almeno quanto me, quando ci eravamo ritrovate una di fronte all’altra separate dal vetro dello sportello. Aveva strabuzzato gli occhietti color topo ed era arrossita violentemente, balbettando qualche parola di saluto che io avevo ricambiato con altrettanto imbarazzo. Mi ero resa conto di non sapere cosa Scorpius avesse detto di me alla sua migliore amica – anche perché, francamente, nemmeno ricordavo cosa ci fosse da dire in merito – e mi ero ritrovata a chiedermi se Tessa facesse parte della nutrita schiera di maghi e streghe dell’emisfero boreale che volevano il mio sangue. Eravamo quasi andate d’accordo per un periodo, ma dubitavo che la nostra reciproca tolleranza fosse sopravvissuta alla mia relazione con Scorpius. Probabilmente mi detestava. 

Tessa, con mio sommo disappunto, continuò ad ignorare la mia richiesta di fare il lavoro per cui veniva pagata (più di me, tra l’altro).

«Come fai a non ricordarti niente? »sibilò. 

Naturalmente, non aveva potuto esimersi dal chiedermi cosa ci facessi in Inghilterra e se avessi visto Scorpius, conversazione che era rapidamente degenerata in un interrogatorio sulle circostanze della nostra rottura. Strano che non le fosse giunta voce del nostro exploit al funerale di Lucius (Scorpius doveva essersi assicurato di mettere a tacere tutte le voci in proposito, supposi). Strano che non fosse venuta al funerale, in effetti. Strano, altresì, che fosse così determinata a tormentarmi, se lei e Scorpius non erano più in stretta confidenza. 

Magari ce l’ha con me perché le sto antipatica e basta. 

Spinsi la mia richiesta di Passaporta Internazionale oltre il vetro che ci separava, sbirciandomi alle spalle con crescente disperazione. 

«Tessa, per favore…»supplicai. 

La mix ex compagna di scuola valutò per un attimo le pergamene che le stavo schiacciando sulle braccia incrociate, poi con uno sbuffo le timbrò e me le restituì. Mi affrettai a farle sparire dentro alla borsa, prima che Tessa potesse cambiare idea.

«Solo un secondo »disse, chinandosi sotto al bancone. Ne riemerse poco dopo con un ditale sul palmo della mano. «Ecco a te. Domenica alle 14.27 in punto. Destinazione Perth ».

Presi il piccolo oggetto coperto di ruggine e me lo infilai nella tasca del giubbotto. 

«Grazie »borbottai, mentre il Mago dietro di me per poco non mi sollevava di peso per reclamare il suo turno. «Mi scusi ». 

Mi tirai il cappuccio sulla testa e mi allontanai lungo il corridoio, imprecando tra i denti. 

 

***

 

La Londra Babbana era in pieno tumulto. Erano le sei di sera e i Londinesi si erano riversati nelle strade della capitale come uno sciame di formiche, pronti ad infilarsi dentro alla prima stazione della metropolitana per tornare a casa dopo una lunga giornata. 

Ero seduta sulle scale di un palazzo vittoriano, poco distante dall’ingresso visitatori del Ministero della Magia. Ogni tanto il guizzo di un mantello scuro ed il cigolio della porticina rossa della cabina telefonica accompagnavano la comparsa di un mago o di una strega che, dopo essersi lanciati attorno un’occhiata circospetta, si immergevano nella fiumana di lavoratori Babbani. Nessuno faceva caso alla piccola cabina rossa sull’angolo del marciapiede, o a come sembrasse fagocitare e risputare fuori individui che prima non c’erano mai stati. 

I Babbani, notoriamente, non si erano mai accorti di un cazzo, per dirla con la finezza che avrebbe usato mio cugino James. Erano ciechi, ignari e perfettamente felici delle loro insulse vite. O, almeno, così apparivano ai miei occhi gonfi di sonno e di qualche lacrima trattenuta a stento, mentre me ne stavo a gelarmi il culo su quei gradini pensando a quanto fosse incasinata la mia vita. 

Mi ero chiesta centinaia di volte come facessi a non ricordare nulla di quel periodo. Ricordavo distintamente il lavoro alla Riserva, Daniel, le uscite al pub con gli altri Ranger, le lettere minatorie di Albus, ma tutto quello che riguardava Scorpius sembrava essere stato fagocitato in un insondabile e nebbioso oblio. Era come se di lui non fosse rimasta più alcuna traccia. 

Estrassi quello che restava di un fazzoletto usato dalla manica e mi soffiai il naso per la ventesima volta. Albus aveva ragione, che diavolo ci ero venuta a fare in Inghilterra dopo tutto quel tempo? Non ero venuta per restare, o per riallacciare i rapporti con i miei vecchi amici; solo una settimana, il tempo di rispolverare qualche ricordo doloroso e rendermi conto di quanto mi sentissi fuori luogo in quel posto che un tempo avevo chiamato casa. 

«Sei un’imbecille, Rose ». 

Fui alquanto sorpresa di sentire le parole che stavo pensando dette ad alta voce, e da una bocca che non era la mia. Feci sparire il fazzoletto, tirai su con il naso ostentando nonchalance ed alzai uno sguardo infastidito su Tessa, che era ritta in piedi di fronte a me e mi fissava con un misto di pietà e disgusto. 

«Ti ho già detto che non me lo ricordo. Perché non chiedi a Scorpius, visto che ti preoccupi tanto per lui? Pensavo foste amici per la pelle. E francamente sei l’ultima persona a cui devo spiegare… »

«Sei sempre stata un’imbecille»puntualizzò Tessa, interrompendo la mia stizzosa apologia di me stessa. «Anche prima di lasciare Scorpius». 

«L’ho lasciato io? »chiesi stupidamente.

Non avrebbe dovuto importarmene nulla di chi aveva lasciato chi, o del perché, eppure sentii quelle parole uscirmi dalla bocca e non potei fare nulla per impedirlo.

Dannazione, Rose! Un po’ di contegno!

«Certo che lo hai lasciato tu »sbuffò Tessa. «Lui non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Merlino, vuoi smetterla di fare finta? So che sai come sono andate le cose e mi dispiace, ok? Ho sbagliato. Non avrei dovuto intromettermi in quel modo ».

Non avevo la più pallida idea di cosa stesse parlando. Tentai maldestramente di mettere su un’espressione annoiata, quella di chi è un’adulta in grado di intendere e di volere ed ha perfettamente chiaro l’andamento logico e cronologico dei punti salienti della propria vita, per esempio. 

«Ok, Tessa, come ti pare »mi sentii rispondere. 

La minima parte del mio cervello che poteva definirsi adulta mi fece notare che non ero suonata molto convinta. 

«Cosa ci fai al Ministero dei Trasporti, comunque? »aggiunsi, prima che Tessa potesse tornare alla carica con la discussione su Scorpius e sulle mie discutibili capacità cognitive. «Pensavo che anche tu avessi studiato Magisprudenza ».

Tessa scosse la testa. «Beh, mi sono diplomata l’altroieri praticamente, e non abbiamo tutti le raccomandazioni che ha Scorpius. Vorrei lavorare per il Wizengamot un giorno, ma per ora, come puoi vedere, sono qua ».

Si strinse nelle spalle. Non sembrava particolarmente entusiasta della cosa. 

«Beh, ehm… »dissi, incerta. «Non credo di averti vista al funerale »buttai lì alla fine, visto che Tessa non sembrava intenzionata a tornare da dovunque fosse venuta.

Tessa scosse la testa con un sorriso mesto.

«Scorpius non ha molto tempo per quelle come me, di questi tempi »spiegò. 

Provai parecchia pena per lei in quel momento. Sapevo che Scorpius, ai tempi della scuola, era stato più o meno il suo unico amico. Io ovviamente non mi ero mai fatta problemi a prenderla per il culo, da brava giocatrice di Quidditch popolare e cafona. 

«Non ha tempo nemmeno per quelle come me, a quanto pare »borbottai, indicando il mio giubbotto Babbano ed i jeans strappati con un gesto eloquente. 

«Esce solo con gli amici di Cynthia e con il gruppo di Medisprudenza ora »disse Tessa. «Cioè, il gruppo figo di Medisprudenza. Non gli amici come me ».

Notai – e la cosa aumentò a dismisura la mia sensazione di non starci capendo letteralmente un tubo – che Tessa aveva gli occhi lucidi.

Non sapevo se fosse un buon momento per dare dello stronzo a Scorpius, perciò mi astenni dagli insulti ed optai per un diplomatico: «Tessa… mi dispiace. Davvero ». 

Tessa scosse la testa, come per scacciare un brutto pensiero dalla mente.

«No, me lo merito. Non sono stata una buona amica ».

Io, per l’esattezza, avevo sempre ritenuto e predicato a Scorpius che Tessa fosse un’amica di merda, ma non lo avevo mai trovato in linea con le mie opinioni. Naturalmente aveva dovuto aspettare che ci lasciassimo per iniziare a pensarla come me. 

Tessa era ancora immobile di fronte a me. Sembrava che non riuscisse a decidersi a voltarmi le spalle e andarsene. 

«Rose, mi dispiace per come sono andate le cose tra te e Scorpius, sul serio »disse, ficcandosi un dito sotto alle lenti per asciugare una lacrima che le era sfuggita dalle ciglia. 

A me no. 

Sinceramente, Tessa MacMillan era l’ultima persona da cui avrei voluto ricevere quel genere di compassione. Scrollai le spalle.

«È successo secoli fa. Non avrebbe mai funzionato, comunque ».

«Certo che avrebbe funzionato, se tu non fossi scappata come una codarda »mi contraddisse Tessa. «E probabilmente avrebbe anche funzionato, in qualche modo, se io non… »

S’interruppe per tamponarsi gli occhi con il dorso della mano. 

«So che sai cosa ho fatto. E l’ho fatto in buona fede, davvero, ma… Rose, mi dispiace davvero. Ero gelosa di te e non capivo come avessi potuto andartene così. Ero così arrabbiata: avevi tutto, tutto quello che io avrei voluto. Insomma avevi Scorpius, avevi la tua famiglia, e per qualche motivo non apprezzavi nulla di quello che avevi ed eri disposta a gettare tutto al vento senza pensarci due volte. E io… lo sai che io volevo bene a Scorpius. Gliene voglio, anche adesso, anche se ci siamo persi di vista da un bel pezzo. Mi dispiace tanto per quello che ho fatto... Metà delle cose che ti ho detto erano inventate di sana pianta. È solo che, maledizione Rose, lo hai fatto soffrire così tanto e io pensavo che non te ne importasse nulla di lui e che sarebbe stato meglio se vi foste lasciati e così ho detto quelle cose e io… io… Rose, mi dispiace, non so nemmeno come dirtelo che mi dispiace, non faccio che pensare che tutto quello che è successo è stato colpa mia e… e… »s’interruppe per soffiarsi il naso. Ora stava singhiozzando in mezzo alla strada, incurante degli sguardi perplessi dei passanti. 

Io, dal canto mio, continuavo a non avere idea di cosa diavolo stesse parlando. 

«Rose, non pensavo che mi avresti creduto »aggiunse, piantandomi addosso uno sguardo implorante. «Lo so che non mi perdonerai mai e… Ma avevo bisogno di dirtelo, mi sento così meschina. Scorpius e Cynthia, loro… Cynthia gli ronzava attorno, questo sì, ma lui non ha mai… Anche se io gli ho detto tante volte che avrebbe dovuto… Ero solo arrabbiata, Rose. Mi dispiace così tanto… »

Mi alzai bruscamente.

«Non ho veramente idea di cosa tu stia dicendo. Ma qualunque cosa tu abbia fatto non cambia quella che sono io, e quello che è diventato Scorpius. Quindi fammi un favore, smettila ». 

Mi Smaterializzai nel bel mezzo del marciapiede prima che Tessa avesse il tempo di rispondere. Nonostante la loro proverbiale ottusità, vidi distintamente una coppia di Babbani sobbalzare e indicare il punto del marciapiede da cui stavo scomparendo. Con un po’ di fortuna, la multa del Ministero sarebbe arrivata via Gufo quando mi trovavo già dall’altra parte del pianeta. Non avevo la minima intenzione di pagarla. 

 

***

 

Passai il pomeriggio con mio padre e Hugo, combattendo contro l’istinto di mandare un Patronus ad Albus e chiedergli cosa diavolo intendesse Tessa. L’unica cosa che mi trattenne dal farlo fu il profondo senso di vergogna che provavo nei confronti di mio cugino, dopo la nostra conversazione della sera prima. Nemmeno la meritata vittoria dei Cannoni di Chudley riuscì a distrarmi dalle mie congetture, che nell’arco del pomeriggio erano virate da un plausibile ‘Tessa si è messa in mezzo in qualche modo che non voglio sapere accelerando l’inevitabile decorso delle cose’ a ‘Tessa è in realtà Cynthia sotto Polisucco e sta per sposare Scorpius’, passando per ‘ma chi mi assicura che Tessa non abbia fatto una cosa a tre con Cynthia e Scorpius’ e l’inevitabile ‘Scorpius ha chiesto a Tessa di farlo per estorcermi ammissioni di colpa sul tradimento con Daniel’. Arrivata alla congettura sulla Polisucco cominciai a trovare i miei stessi pensieri piuttosto ridicoli e decisi di piantarla. 

Mio padre – Melino lo benedica per la sua totale assenza di empatia – accolse la mia mancanza di qualsivoglia interesse per la partita con malcelato fastidio e mi chiese con aria evidentemente preoccupata se avessi rinnegato i Cannoni per tifare qualche squadra di Quidditch australiana. Giurai, tenni una linea omertosa sui motivi del mio cattivo umore e quando mi fu chiesto come andava a casa di Hermione e Draco mentii spudoratamente. 

Dopo la partita mi fermai a malapena per bere una pinta assieme e declinai con decisione l’invito a cenare dai nonni Weasley. Tirai un sospiro di sollievo solo quando mio padre estrasse il portafogli per pagare le birre e ci salutammo. Ricordavo di essere stata così esausta e sollevata solo dopo la fine della stagione riproduttiva delle Iguane, negli ultimi anni. Ad ogni modo, il mio sollievo durò ben poco. Per la precisione, durò quattro minuti e mezzo: il tempo di raggiungere un vicolo appartato (non che avesse molta importanza, visto che avevo sicuramente già preso una multa per infrazione dello Statuto di Segretezza), Smaterializzarmi, varcare la porta di casa ed imbattermi in una pericolosa ed infida versione di mia madre infilata in un grembiule da cucina macchiato di sugo. La quale, per coronare la mia giornata di merda, mi informò di aver appena invitato il mio ex fidanzato e la sua attuale fidanzata per cena. 

« Rose... »

« No »ripetei fermamente, puntando verso le scale.

« Ho fatto l’arrosto... »mi supplicò. 

« Scordatelo ».

Per quanto mi riguardava, preferivo tirare avanti a fagioli in scatola o morire d’inedia piuttosto che cenare con Scorpius e Cynthia. Mia madre, appurato che le sue buone maniere non stavano sortendo alcun effetto, incrociò le braccia sotto al seno ed assunse un’aria scocciata. 

«Hai detto che avresti cenato con noi »mi ricordò.

Certo, lo avevo detto, prima che lei mi pugnalasse alle spalle e tentasse di ritorcermi contro la mia promessa. 

« E tu hai graziosamente omesso di dirmi che il 'noi' includeva anche Scorpius ».

E Cynthia. Avrei anche potuto tollerare Scorpius, in un universo alternativo in cui Tessa non mi aveva placcata fuori dal Ministero dicendo cose sconclusionate che mi avevano tormentata per il resto della giornata, ma che mi scambiassi convenevoli con Cynthia davanti ad un piatto di arrosto era un’aspettativa francamente utopistica. 

Feci una finta verso destra e poi, con un balzo, sgusciai a sinistra tra mia madre ed il muro e mi infilai su per le scale. Mia madre rispedì il mestolo in cucina con un colpo di bacchetta e mi rincorse al piano di sopra. 

« Pensavo che vi foste chiariti »ansimò, salendo i gradini a due a due.

Spalancai la porta della mia mansarda e mi voltai per lanciarle uno sguardo sarcastico. 

« Sì, certo »risposi. « Abbiamo chiarito che ci odiamo e che non ci rivolgeremo mai più la parola ».

« Non essere testarda... »

« Mamma, non sono testarda »puntualizzai. « Lo odio ».

E dovresti farlo anche tu– aggiunsi mentalmente.

C’era una certa differenza tra intestardirsi contro qualcuno senza un valido motivo e odiare una persona che se lo meritava pienamente. Scorpius, ritenevo superfluo specificarlo, rientrava a pieno diritto nella seconda categoria. 

Mio malgrado, fui braccata anche lungo la seconda rampa di scale, fino alla mansarda. 

« Oh, ma per favore, Rose »si spazientì mia madre. « Lo conosci da quando avevate undici anni ».

« E allora? »ritorsi. « Questo non sembra avergli impedito di prendersela con la mia famiglia e di mettermi le corna con Cynthia mentre ero in Australia ».

Fui oltremodo offesa dal sopracciglio alzato che mi fu rivolto in risposta alle mie affermazioni. 

« È questo che ti ha detto Scorpius? »s’informò mia madre, per nulla convinta.

« Già »confermai, gonfiando il petto per sfidarla a contraddirmi.

Hermione scosse la testa, guardandomi come mi avrebbe guardata quando ero poco più di una poppante e mi sbucciavo le ginocchia rincorrendo gli gnomi nel giardino dei nonni. 

« E tu ci hai creduto? »

Arrossii, indispettita. Mia madre non ci andava mai per il sottile, quando voleva farti sentire un’idiota. 

« Non vedo perché non dovrei crederci »dissi. « Lo ha detto lui ».

E comunque ho ventiquattro anni suonati. Smettila di tirarmi quelle facce saccenti come se fossi una deficiente. 

Ovviamente, non smise. 

« Rose »mi rimproverò con un sospiro sconsolato. « Sinceramente… »

« Sinceramente, mamma?! »sbottai. « Sinceramente non me ne frega nulla. Né di lui, né di Cynthia, né di quello che ha fatto o non ha fatto mentre ero in Australia »(Beh, quello non era del tutto corretto. Ma non c’era bisogno di informare mia madre del pacco di seghe mentali che mi ero fatta in proposito ultimamente). « Sai cosa si è permesso di dire sul mio lavoro? »

Questa volta Hermione ebbe perlomeno la decenza di abbassare lo sguardo.

« Sì, Rose, lo so »rispose. « E hai completamente ragione su questo, tu ti sei mantenuta da sola fin da quando avevi diciannove anni e lui non ha nessun diritto di giudicare le scelte che hai fatto. Sono molto orgogliosa di te, in realtà. Lo siamo tutti, anche se non hai fatto quello che ci aspettavamo. E anche Scorpius sa bene quanto hai dovuto darti da fare per arrivare dove sei adesso. Porta molto rancore nei tuoi confronti, ma sono sicura che non pesa veramente quello che ti ha detto ».

« Sì, beh… »cominciai ad obiettare, ma fui stroncata sul nascere.

« E, per Merlino Rose, non ti ha messo le corna con Cynthia. Ne sono più che sicura. Se proprio lo vuoi sapere, tutti noi, io inclusa, gli abbiamo detto di lasciarti perdere ad un certo punto. Ma ogni volta che qualcuno provava anche solo a suggerire che avrebbe dovuto lasciarsi la vostra storia alle spalle lui andava su tutte le furie ».

Mi ci vollero un paio di secondi per comprendere il significato di quello che avevo appena sentito uscire dalle labbra di mia madre. Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, senza riuscire ad emettere nulla di più articolato di un paio di gemiti oltraggiati.

« Tu... »esclamai alla fine, furibonda. « Tu hai fatto cosa?!»

« Era disperato, Rose. Cosa avremmo dovuto dirgli? »

Per qualche motivo, la donna che mi stava davanti (e che mi aveva partorita dopo 24 ore di travaglio, ma questo non sembrava averle impedito di suggerire al mio ex di lasciarmi) non dimostrava di provare il minimo rimorso per le sue azioni. 

« Oh, non lo so, non lo so proprio cosa avreste dovuto dirgli! »mi ritrovai ad urlare. « Ma di sicuro non mi aspettavo che mia madre avrebbe fatto il tifo perché il mio ragazzo si liberasse di me! »

Mia madre si lasciò sfuggire un sospiro. Sembrava stanca e, per la prima volta, pensai che sembrava anche invecchiata. 

« Rose… Hai fatto le tue scelte. Sono felice che tu le abbia fatte. Ma è stato crudele nei confronti di Scorpius, e non serve che sia io a dirtelo. Quando hai dovuto scegliere, non hai scelto lui ».

« Cosa, io… non è vero! »esclamai. Con sommo fastidio, mi resi conto che mi era sfuggita una lacrima. L’asciugai sulla manica del maglione, maledicendo me e Scorpius e chiunque altro ritenesse di avere qualcosa a che fare in quella stupida, ridicola storia. « Io non ho mai voluto lasciarlo! Dovevo stare via solo per un anno e avevamo detto che saremmo rimasti assieme! »

« Tu hai detto che sareste rimasti assieme »puntualizzò Hermione.

« Ecco, lo vedi! »urlai. « Lo vedi? È lui che non voleva stare con me. E voi tutti continuate a darmi la colpa di tutto quello che è successo! »

« Rose, per favore, calmati… »

Vedermi singhiozzare come un’adolescente cerebrolesa doveva averla impietosita almeno un minimo – pensai, disgustata da me stessa e dal mio inesistente autocontrollo.

« Sai cosa? »dichiarai. « È meglio se dormo da un’altra parte stanotte ».  

 

***

 

Al Paiolo Magico, sempre per restare attinenti al tema ‘giornata di merda’, avevano finito le stanze. 

Svuotai il salvadanaio sul bancone della reception, sotto lo sguardo velatamente schifato della strega ben vestita che mi aveva accolta. L’hotel Alla Fenice sorgeva a pochi passi dalla Gringott, sulla via principale di Diagon Alley, ed era decisamente al di là della mia portata finanziaria. 

« Ancora due Galeoni ha detto? » chiesi, contando il gruzzolo di Falci che erano rimasti sul bancone. 

« Due e mezzo » precisò la receptionist. 

Avrei potuto andare da mio padre, o dai nonni Weasley, ma il solo pensiero di dover rispondere alle loro domande con altre pietose balle a cui nessuno avrebbe creduto mi faceva venire il voltastomaco. Quello, ed anche il fatto che preferivo fare un mese di straordinari a Makulu piuttosto che ammettere che il mio stipendio mi bastava a malapena per pagarmi l’affitto e l’alcol in cui affogare la mia disperazione. 

Finalmente riuscii a racimolare la somma richiesta per pernottare in una suite di cui ero palesemente indegna (dovetti frugarmi nelle tasche per recuperare un ultimo falcio, sotto lo sguardo ormai ilare della strega di fronte a me), afferrai le chiavi che mi venivano porte e filai su per le scale trascinandomi dietro il mio zaino sgualcito e le Converse con la suola mezzo staccata. 

« Come cazzo fai a non ricordarti niente?! » ringhiai rivolta a me stessa, mentre ripensavo per l’ennesima volta ai discorsi incomprensibili di Tessa.

L’Elfo Domestico che avevo travolto lungo i gradini balbettò, da un punto imprecisato tra le mie gambe: « Padrona, desidera? »

« Non dicevo a te » borbottai, scavalcandolo come se si trattasse di un sacco di patate (provai un sadico senso di rivalsa nei confronti di mia madre per aver maltrattato un Elfo Domestico innocente). 

Sul serio, come era possibile che non mi ricordassi nulla del giorno in cui lo avevo lasciato, o del perché lo avessi fatto, e che non ricordassi nemmeno di essere stata io a farlo? Essere un’idiota senza speranze era un conto – onestamente, se fosse esistito un corso di laurea in idiozia sarei stata titolare della cattedra – ma avere un totale vuoto di memoria su una cosa così importante? Non avevo mai fatto caso a quanto poco ricordassi di quella faccenda perché generalmente avevo di meglio da fare che ripensarci, ma ora che ci facevo caso era davvero ridicolo che io non ricordassi un assoluto ed emerito cavolo di niente. 

In effetti, era anche davvero ridicolo che di tutti i posti in cui avrebbe potuto trovarsi quella sera, Cynthia Walton avesse deciso di trovarsi proprio nel corridoio del secondo piano dell’hotel Alla Fenice, a trenta centimetri dal mio naso. Mi bloccai in bilico sull’ultimo gradino, maledicendo Merlino e la sua biancheria intima. Cynthia mi passò oltre senza degnarmi di uno sguardo, come io pochi secondi prima avevo scavalcato l’Elfo Domestico senza nemmeno accorgermi della sua esistenza. 

Tirai un sospiro di sollievo. Se c’era una persona al mondo a cui non volevo dover spiegare perché mi trovavo a passare la notte in un hotel e non a casa dei miei genitori, quella era Cynthia Walton. E Scorpius. Merlino, speravo che mia madre non avesse detto nulla a Scorpius del modo in cui mi ero precipitata fuori di casa con le scarpe in una mano e uno zaino mezzo vuoto nell’altra. Speravo che nemmeno Albus non lo scoprisse, anche se non ci contavo poi troppo, conoscendolo. Oh, e Draco. In sintesi, si poteva dire che non esistesse una singola persona in Gran Bretagna a cui avessi voglia di spiegare la mia situazione attuale. 

Quando Cynthia fu sparita in fondo al corridoio, presi un profondo respiro e mi avviai alla ricerca della mia stanza, cercando di non piangere al pensiero dei sedici Galeoni che avevo lasciato sul bancone della reception. La mia stanza era la numero 27. Per quello che mi era costata, era molto meglio per loro che mi facessero trovare dei cioccolatini ed una bottiglia di champagne in omaggio sul comodino. Anche perché, in caso contrario, avrei dovuto uscire a procurarmi alcol e cioccolata pagandoli in natura, visto che non mi restava più un singolo Zellino in tasca. Infilai la chiave nella toppa.

Qualcuno, dietro l’angolo, aprì la porta di una stanza. 

« Signor Abernahty »disse Cynthia con voce melensa. « Ho portato i fascicoli che mi aveva chiesto ».

« Prego, tesoro, entra pure »rispose la voce profonda di un uomo. 

La porta si richiuse con un tonfo attutito ma non prima che, sbirciando dietro l’angolo, avessi visto Cynthia sparire tra le braccia di un mago con i capelli brizzolati. Lo vidi distintamente posare le labbra sul suo collo prima di trascinarla dentro la stanza, in un saluto assai poco formale, soprattutto considerato l’anello da venti trilioni di carati che splendeva attorno al dito di Cynthia. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Scomode verità ***


Capitolo 7

Scomode verità


 

Daniel Hook era elegantemente seduto a gambe larghe sul cofano del furgoncino, con gli stivali infangati piantati sul paraurti ed in bocca i resti di uno stuzzicadenti che aveva masticato per l’ultima mezz’ora. La classe degli australiani non cessava mai di stupirmi. 

Succhiò rumorosamente lo stuzzicadenti ed abbassò il binocolo. 

« Ancora niente » dichiarò. « Se non si muovono a schiudersi dovremo andare in mezzo al nido a controllare ».

« Dovrai andare » lo corressi. « È il tuo lavoro. Io sono solo una tirocinante sottopagata »

Non avevo il minimo desiderio di farmi ammazzare da una mamma Anaconda iperprotettiva. E, sinceramente, non ero nemmeno del tutto sicura di sperare che le uova si sarebbero schiuse. In effetti, ero del tutto a mio agio con l’idea che le alluvioni della settimana prima avessero rovinato la covata di Anaconde Canterine che stava per schiudersi. 

Daniel mi rivolse un sorriso orribile. « E verrai con me se vuoi continuare ad esserlo ».

Sbuffai. Il mio tutor barra baby sitter sembrava avermi presa in simpatia dopo che il quindicesimo tentativo di liberarsi di me si era concluso con la mia inaspettata sopravvivenza, ma nonostante questo il mio potere contrattuale nella relazione maestro-allieva restava di poco inferiore allo zero. 

Daniel si grattò distrattamente la parte bassa della schiena, sotto alla camicia sbottonata. 

« Come va con il tuo amico… aspetta, come hai detto che si chiama? » 

« Scorpius » gli ricordai, più o meno per la ventesima volta.

Daniel fu così estasiato dal sentire il nome del mio ragazzo che rischiò di soffocarsi. 

« Ti prego, ripetimelo ancora un’altra volta » supplicò. 

A quel punto avrebbe anche potuto smetterla con la recita di quello che vuole ridere ma si trattiene, tanto valeva rotolarsi sul cofano sghignazzando come un Koala epilettico – pensai, indispettita. 

« Ed è il mio ragazzo, comunque » sbuffai. 

Daniel era paonazzo.

« Sì, sì, non offenderti, Lentiggini ». Lo stuzzicadenti gli sfuggì dalle labbra e cadde sul terreno rossiccio dell’entroterra australiano. Senza battere ciglio, lo appellò e se lo rimise in bocca. « Ti stavo solo chiedendo come va »

Ovviamente, così come sapeva benissimo il suo nome, Daniel sapeva anche perfettamente che le cose con il mio ragazzo non andavano per niente bene. 

« Ce l’ha a morte con me perché sono venuta in Australia invece di iscrivermi al corso Auror, lo sai »

« Mh-mh » annuì Daniel, succhiando lo stuzzicadenti con aria intenta. « E trovarti un altro ragazzo, magari uno a cui non facciano schifo i tuoi interessi, non è un’opzione? »

« Beh, no, stiamo assieme da secoli » risposi, infastidita dalle continue intrusioni del mio tutor nella mia vita sentimentale. Non sarebbe stato così orribile, se almeno avesse avuto la decenza di non sembrare così dannatamente divertito dai miei problemi. 

Daniel, da sotto il cappello, mi lanciò uno sguardo che non seppi interpretare. 

« La risposta giusta era ‘no, perché lo amo’ » mi informò. 

Come se Daniel Hook, la cui unica frequentazione romantica erano le iguane della riserva, avesse la minima autorità per rilasciare quel tipo di dichiarazioni. Alzai gli occhi al cielo. 

« La pianti di prendermi per il culo? »

« Non la smetterò mai di prenderti per il culo, Lentiggini » disse, ridendo di gusto.«Stai con un tizio che si chiama Scorpius Hyperion »

Come avevo avuto modo di scoprire, al di fuori della comunità Purosangue britannica chiamare i propri figli con i nomi di astri o personaggi mitologici era considerato desueto e ridicolo. Una fastidiosa vocina mi ricordò che ai tempi di Hogwarts anche io avevo avuto molto da ridire sulla pomposa onomastica dei Malfoy, ma la misi a tacere. 

« Ma non ce l’hai una ragazza tua di cui preoccuparti? » sbottai, arrossendo. 

« Ovviamente no » fu la risposta, scontata. « Sono solo un umile ranger e non ho nemmeno un pomposo nome da Purosangue inglese. Chi vuoi che mi prenda? »

Se avesse continuato a fare quelle cose inguardabili con lo stuzzicadenti, non lo avrebbe preso nessuna di sicuro. Ero divisa tra i momenti in cui trovavo Daniel attraente – e me stessa disgustosa per aver pensato una cosa del genere – ed i momenti in cui trovavo i suoi modi di fare disgustosi – e me stessa attraente e sofisticata come una lady, al confronto. 

« Non lo so, magari una femmina di Skurk » proposi. 

Daniel si colpì la fronte con il palmo della mano, nella sua ironica imitazione di un mago colto da un’illuminazione. 

« Non ci avevo pensato! » esclamò. « Dovrei provare a corteggiarne una ».

Incrociai le braccia sotto il seno e gli voltai le spalle per scrutare l’orizzonte, fingendo di non trovarlo divertente.

« Assolutamente » concordai. 

« Ti farò sapere se ho successo » disse lui, mentre mi mordevo l’interno delle guance per non scoppiare a ridere al pensiero di lui che rincorreva un umanoide con la testa di squalo in riva al mare. 

Scorpius non aveva mai avuto un gran senso dell’umorismo. Non quel tipo di umorismo, almeno. 

 

*

 

Il primo marzo realizzai che mi trovavo dall’altra parte del mondo da sei mesi esatti. Il tempo a volte sembrava essere volato in un battito di ciglia, altre volte sembrava trascinarsi piatto ed interminabile nella solitudine di Makulu. 

Non avevo avuto il coraggio di tornare a casa, per Natale. La verità era che non avevo avuto il coraggio di fare molte cose che avrei dovuto fare, in quei mesi: dire la verità ai miei su Makulu, sul fatto che non c’era nessun corso e nulla di anche solo vagamente serio e professionale in quello che stavo facendo laggiù, mentre Scorpius aveva dato e passato con successo i primi esami all’università. Avevo pensato che una volta preso il diploma di ranger a Makulu sarei tornata in Inghilterra, ma più il tempo passava più mi rendevo conto che quell’anno in Australia non mi avrebbe aperto nessuna porta. Certo, avrei potuto cominciare l’università con un anno di ritardo – mio padre aveva lavorato al negozio di George per tre anni prima di iscriversi al corso Auror – ma ero troppo orgogliosa per ammettere di aver fatto una cavolata. Non volevo affrontare mia madre ed i suoi ‘te l’avevo detto’, ma soprattutto non volevo affrontare Scorpius e la sua rabbia. Avevo sperato che dopo un paio di settimane al massimo mi avrebbe perdonata per quello che avevo fatto, ma le sue lettere erano rimaste glaciali e distaccate finché, dopo Natale, avevano smesso di arrivare del tutto. 

C’erano giorni in cui mi mancava tutto di casa. Scorpius, la mia famiglia, i miei amici, la pioggia, persino i libri ed i compiti per casa. In quei giorni, ero capace di fissare il calendario appeso al muro per ore intere, contando e ricontando i mesi che mancavano al mio ritorno a casa. Altri giorni, invece, avevo in mente solo i paesaggi magici della riserva e gli occhi caldi di Daniel. In quei particolari giorni, tendenzialmente, mi sentivo uno schifo. Non che pensare a Scorpius fosse molto più confortante, comunque: da un paio di mesi a quella parte Albus aveva preso il brutto vizio di spedirmi lettere minatorie in cui si parlava di una certa Cynthia. Scorpius non l’aveva mai nominata nelle sue lettere ed io ero stata troppo orgogliosa per chiedere: come risultato ormai nel mio immaginario scientifico Cynthia era una fotomodella bionda alta un metro e ottanta con le tette grandissime e le gambe lunghissime. E, ovviamente, più intelligente di me visto che studiava Magisprudenza. 

Daniel, che era sempre pronto a dare una mano quando mi vedeva giù di morale, non perdeva occasione per ricordarmi la sua teoria secondo la quale nessun uomo era capace di astenersi dal sesso per più di tre mesi consecutivi. Diceva anche che l’unica possibilità che avevo di non venir cornificata e poi scaricata me l’ero giocata quando avevo deciso di non tornare a casa per Natale.

« Gli uomini sono come cuccioli di marsupiale, Lentiggini » mi ripeteva durante gli infiniti turni nell’outback« Hanno bisogno di costanti attenzioni, altrimenti muoiono »

Nonostante ci provassi, non riuscivo proprio a capire cosa frullasse nella testa dell’australiano. 

« Sai, non te la cavi malaccio con le creature magiche » mi disse, quel primo marzo. 

Ero appena riemersa dall’oceano con le braccia graffiate ed un cucciolo di tartaruga saldamente stretto tra le braccia. Avevo dovuto battermi contro un intero branco di Skurk per salvarlo, e mio malgrado avevo scoperto che gli Schiantesimi non erano altrettanto efficaci su delle bestie di tre tonnellate. 

Liberai la tartaruga sulla sabbia ai piedi del ranger, ansimando.

« Aspetta, mi sta facendo un complimento? »

« E c’è di peggio » confermò Daniel. Quando alzai lo sguardo su di lui scoprii che mi stava fissando spudoratamente con uno di quei suoi soliti sorrisi sfacciati. « Questa sera ti offro una birra. Sempre che tu non sia troppo occupata a piangerti addosso per il tuo Scorpius Hyperion »

 

*

 

Quella sera mi resi conto che avevo davvero una pessima opinione di Daniel. E anche una brutta cotta per lui, nonostante facessi del mio meglio per negarlo. Non ero mai stata molto brava a gestire le mie fantasie romantiche sugli uomini che mi piacevano, e di solito non me ne piacevano due alla volta. 

Tamburellai le dita sul vetro del bicchiere, abbassando lo sguardo. 

« Dunque, uhm… » esordii, arrossendo. Non avevo mai passato del tempo con Daniel, al di fuori delle numerose ore che trascorrevamo assieme per lavoro. « Visto che sai già tutto di Scorpius… tu ce l’hai qualche ex ragazza nascosta da qualche parte? »

Daniel aggrottò la fronte, come faceva Mortimer durante le interrogazioni di Storia della Magia, fingendo di richiamare alla memoria qualcosa che palesemente non aveva mai studiato in vita sua.

« Uhm… una, credo. Si chiamava Jodie, o Jane, o qualcosa del genere ».

« Siete stati assieme per tanto tempo? » indagai ancora.

Una parte del mio cervello, quella che si chiamava Calvin e generalmente indossava cose molto minimal, mi fece notare con sdegno che le mie domande non erano per niente disinteressate e che potevo anche non avere un briciolo di morale ma, fino a prova contraria, avevo ancora un ragazzo che attendeva il mio ritorno dall’altra parte del mondo. Un ragazzo meno bello di Daniel. Che passava un sacco di tempo con la sua nuova amica Cynthia. (Io almeno avevo ritenuto corretto informarlo dell’esistenza di Daniel. Anche se mi ero guardata bene dal renderlo partecipe di certe mie personalissime e discutibilissime opinioni sul suddetto.)

Daniel scrollò le spalle. 

« Non ne ho la più pallida idea » rispose, evasivo.

D’accordo, Rose. Questo è un chiaro segno che hai passato il limite e stai facendo domande troppo personali e stai fraintendendo alla grande questa situazione. State solo prendendo una maledetta birra, non ti ha chiesto di uscire. 

E comunque, ci tenne a farmi notare Calvin, se mi avesse chiesto di uscire in quel senso io avrei detto di no. Sembrava ancora molto offeso per il modo in cui lo avevo ignorato quando mi aveva fatto notare che la scollatura con cui intendevo uscire di casa era un po’ eccessiva per una che non voleva niente a parte l’amicizia. Lo trovavo piuttosto ironico detto da uno che di solito non indossava nemmeno le mutande. 

« Scusa, non volevo ficcare il naso » borbottai, certa di essermi mimetizzata con successo in mezzo ai miei capelli sciolti.

(Avevo anche passato mezz’ora a lisciarli, a proposito di ragazze per bene che non si aspettano niente da una birra in amicizia).

Daniel scoppiò a ridere. 

« No, dico sul serio Lentiggini, non me lo ricordo. Quando ci siamo lasciati mi sono Obliviato ».

« Tu hai fatto cosa? » ripetei. 

Era ufficiale, Daniel Hook non era capace di passare più di cinque minuti consecutivi senza sentire la necessità di prendermi per il culo. Questa volta, dovevo concederglielo, gli stava pure riuscendo molto bene: sembrava serissimo. 

« Ma sì, lo sai » disse. « Lo facevano tutti qualche anno fa. Ti mollavi con la tipa, andavi ad ubriacarti con gli amici, ti mettevi la bacchetta su una tempia e ti Obliviavi. Mai fatto in Inghilterra? »

« Direi di no » risposi, troppo scandalizzata per esprimere un commento su quella barbarie.

Se mi stava prendendo in giro lo avrei ammazzato, fosse l’ultima cosa che facevo.

« Era una cosa piuttosto stupida, in effetti » convenne lui. « Ci misi due settimane, poi, per ricordare come si chiamava mia madre »

 

***

 

Fui svegliata alle otto e trenta di mattina da qualcuno che bussava alla porta della mia camera in modo assai indelicato ed inopportuno. Forse era il servizio in camera – mi dissi, girandomi sull’altro fianco sul materasso (la piacevole sensazione di risvegliarsi accarezzata da delle morbidissime lenzuola di seta fu rapidamente spazzata via dal ricordo di quanto avevo dovuto pagare per passarci dentro una notte). Il servizio in camera, però – riconsiderai, arrendendomi ad abbandonare prematuramente il mio sonno da sedici Galeoni – non era dotato di arieti da sfondamento, che io sapessi. Mi trascinai fuori dal letto e ciabattai ad aprire prima che il mio sgradito ospite sfondasse la porta. 

Davanti a me, vestita in modo impeccabile sopra a degli stivali alti e decisamente aggressivi, trovai Dominique Weasley. Anche la sua faccia era decisamente aggressiva. 

« Come hai fatto a trovarmi? » chiesi stupidamente. 

Il vantaggio di vivere in Australia era che non avevo mai ricevuto improvvisate del genere dopo essermi comportata da cretina. 

Domi roteò gli occhi, facendo chiara mostra di ritenere la mia domanda indegna di qualsiasi considerazione. 

« Sono una giornalista. È il mio lavoro ». 

I miei genitori erano degli Auror, se era per quello, ma non si erano disturbati.

Le fui grata per aver steso un pietoso velo sul fatto che ovviamente sapeva tutto, e con lei probabilmente anche il resto del clan Weasley. 

Giusto, dimenticavo. La parola privacy non esiste nel dizionario Weasley. 

« Domi. Senti » iniziai, con un dito ben alto davanti al naso per mettere in chiaro la serietà del mio discorso. Dito che feci rapidamente sparire nella tasca del pigiama quando incrociai lo sguardo di mia cugina. 

La ritirata mi fu concessa da un pietoso aggrottare di sopracciglia. 

« Hai intenzione di restare qua dentro tutto il giorno o scendiamo a fare colazione? » si informò Domi quindi. « C’è la colazione a buffet e fanno le uova alla Benedict migliori di tutta Diagon Alley ». 

Ah, dunque i miei sedici Galeoni non erano stati completamente buttati nel calderone. Buono a sapersi. 

« Va bene, mi vesto » bofonchiai, facendole strada dentro la suite. « Entra ». 

Dominique, ovviamente, si era già seduta sul mio letto sfatto prima che arrivassi alla seconda sillaba di ‘entra’. Accavallò le gambe e rimase a fissarmi con manifesta disapprovazione mentre frugavo nello zaino chiedendomi se mi fossi ricordata di portare un cambio o se, in caso contrario, avrei dovuto cimentarmi in qualche incantesimo casalingo per rimuovere l’odore di ascella dalla maglietta del giorno prima. 

« Beh, direi che tu e Scorpius l’avete gestita bene, questa cosa » commentò Domi, mentre osservavo con un misto di curiosità e sdegno i calzini spaiati, l’accendino, il sacco a pelo, le due riviste babbane datate 2009 e le chiavi della casa in Australia che si trovavano sul fondo del mio zaino. 

« Non sai come sono andate le cose » risposi, offesa (non sapevo se dal suo commento o dalla prospettiva di indossare lo stesso paio di mutande per quarantotto ore).

« Sei scappata in Australia, hai fatto finta che Scorpius – e tutto il resto della tua famiglia, per inciso, me inclusa – non esistesse e ora torni e ti meravigli che le cose che hai ignorato sei anni fa non si siano affrontate da sole in tua assenza ».

Brillante, verosimile e quanto mai irritante analisi della situazione. Mi chiesi da quando Dominique parlava come se stesse scrivendo i titoli scandalistici sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta. 

« Beh, ti sei disturbata parecchio per venire fin qui a cazziarmi » commentai, sarcastica. « Non serviva ».

Dominique continuava a guardarmi come se fossi un Vermicolo troppo cresciuto, ed io continuavo a non avere nulla da mettermi addosso. Rimasi impalata al centro della suite, spostando il peso stupidamente da un piede all’altro.

« Punto primo » precisò Dominique. « Sono qui per le uova alla Benedict. Punto secondo, c’è anche James che gradirebbe vederti, quindi muoviti prima che svuoti il buffet senza di noi. Punto terzo, non sono qui per cazziarti ma per parlare con te. Pensi che avere avuto una relazione con il tuo fratello acquisito faccia schifo? Beh, immagina essere innamorata di tuo cugino. Ma io non sono scappata in Australia ». 

Aprii e richiusi la bocca un paio di volte, interdetta. Dominique non aveva mai parlato così apertamente della sua cotta per James. Non la Dominique che conoscevo io, almeno. Ma la Dominique che conoscevo anni prima, in effetti, non mangiava nemmeno i carboidrati, mentre quella attuale sembrava del tutto intenzionata a mangiare quelli e pure il tavolo. 

Rinunciai alla messinscena in cui fingevo di cercare dei vestiti che sapevo bene essere del tutto inesistenti e mi sedetti sul letto accanto a lei. 

« Tu… non ne parlavi mai » balbettai. 

Mi sentivo ancora in colpa se ripensavo a quanto la avevo vista fragile durante i miei ultimi anni a Hogwarts, e a quanto poco tempo avevo saputo trovare per lei. Lei che, al contrario, era venuta a cercarmi in quella stanza d’albergo dopo anni che non mi facevo viva – e non ero così stupida da pensare che non lo facesse perché mi voleva bene. 

Ma questo non significa che non lo trovi irritante. 

« Come hai fatto ad affrontarlo? » chiesi. 

Nonostante avessi previsto che tornare a casa non sarebbe stato facile – diciamocelo, ero convinta che sarebbe stato un disastro, altrimenti non avrei latitato in Australia per cinque anni e mezzo – affrontare Scorpius e trovare tutte le persone che conoscevo cresciute e cambiate senza di me era stato molto peggio di quanto potessi immaginare. 

Dominique si strinse nelle spalle.

« Semplicemente, l’ho affrontato » rispose. « Con il tempo ho capito che a James volevo bene forse più che ai miei stessi fratelli, ma non nel modo che pensavo. Sai, dopo Nott e tutti i ragazzi stupidi che avevo avuto ai primi anni ero ferita e fragile e detestavo gli uomini. Volevo James perché non potevo averlo e perché non mi avrebbe mai potuta abbandonare o maltrattare come avevano fatto gli altri, sarebbe sempre stato uno di famiglia. Ho capito che volevo solo un amico, qualcuno su cui poter contare sempre, e non un altro fidanzato ». 

« E poi? » incalzai.

« E poi gliene ho parlato » rispose Dominique con semplicità. « James… beh, sai come lo trattavo. Gli dispiaceva e non capiva cosa volessi da lui. Siamo usciti un paio di volte per chiarirci, mesi dopo i MAGO. Era il periodo in cui tu hai deciso di andare in Australia e non te ne ho parlato. Poi sai, con James se si esce è matematico che bisogna mangiare qualcosa, così abbiamo cominciato ad uscire prima per parlare, poi per mangiare, ed ora eccoci qui ».

Fece spallucce, sorridendo. Ancora non riuscivo a credere di sentire mia cucina Dominique che parlava di James in modo così disinvolto, come se la cosa non la toccasse minimamente. Eravamo tutti cresciuti – supposi. 

Loro più di te – puntualizzò Calvin. 

« Non c’è un modo giusto di farlo » disse ancora lei, ed io avvampai sotto il suo sguardo serio e preoccupato da persona adulta. « Ognuno si trova intrappolato dentro alla sua vita ed in qualche modo deve venirne fuori. Il punto è che io non sono scappata, Rose. Se scappi di nuovo in Australia e lasci le cose come stanno non risolverai mai niente ». 

L’imbarazzo di trovare qualche patetica scusa per giustificare la mia imminente ritirata in Oceania mi fu risparmiato quando mia cugina, dopo aver lanciato un’occhiata distratta all’orologio, saltò in piedi sussultando.

« Per le mutande di Merlino, sono già le nove e un quarto! Rose, muoviti, ti presto una mia maglia. Finiranno tutto il buffet se non scendiamo a mangiare immediatamente ».

 

***

 

James Potter – grande e grosso come sempre, ma meno in carne e con più barba sulla faccia che neuroni in testa – stava ruminando il suo quarto uovo alla Benedict con evidente soddisfazione. Mai nel corso della mia miserabile adolescenza mi ero anche solo lontanamente soffermata a considerare mio cugino come un individuo vagamente attraente, eppure dovevo ammettere che Scorpius non era l’unico ad aver compiuto dei drastici miglioramenti in termini di estetica e virilità. Probabilmente essere uno dei giocatori di Quidditch più famosi della Gran Bretagna gli aveva instillato quel senso di amor proprio di cui, ai tempi della scuola, era stato drammaticamente sprovvisto. 

Ero ancora troppo intenta a squadrare la barba folta ma curata, l’orecchino a forma di Boccino ed il tatuaggio sul bicipite per ricordarmi di far valere i miei sedici Galeoni al buffet. Non che Domi e James non stessero già provvedendo a mangiare anche per me, comunque. Non scherzavano, quando avevano minacciato che se non mi fossi data una mossa le uova alla Benedict sarebbero finite. Il dettaglio che avevano omesso, ma che mi appariva evidente dopo che ne avevano fatte fuori sette in due, era che sarebbero stati loro a finirle. 

« Che cosa ha combinato Albus stavolta? » s’informò mio cugino, sputacchiando pezzettini di pane e uova sulla tovaglia. 

In realtà, cominciavo ad avere le palle abbastanza piene di quella storia. 

« Il solito » sbuffò Dominique, teatrale. « L’ha invitata al funerale, all’insaputa di Scorpius ».

« E preferirei non parlarne » precisai io, mentre James occhieggiava il tavolo del buffet alle mie spalle, già intento a decidere cosa avrebbe mangiato dopo. Parlare con una persona che guardava per il venti per cento del tempo la mia faccia e per il restante ottanta la torta al rabarbaro dietro il mio orecchio sinistro si stava rivelando piuttosto irritante. Soprattutto se la suddetta persona decideva di prendere Albus Potter come argomento di conversazione.

« Mi dispiace » disse James, rivolto al vassoio di pasticcini che stava Levitando al seguito di un Elfo Domestico. « Ignoralo, è sempre stato fissato con te e Scorpius. Anche quando sei andata in Australia lui continuava a dirgli che voi due dovevate stare assie… »

Il pestone che gli assestò Dominique per farlo tacere non mi sfuggì, anche perché al primo tentativo centrò il mio piede. 

« Sì, beh, ci ha pensato mia madre a convincerlo del contrario, a quanto pare » borbottai. 

Se mi ero aspettata che quella dichiarazione lasciasse la mia platea incredula e sgomenta, dovetti constatare mio malgrado che l’unica cosa in grado di turbare i miei due cugini, in quel momento, era l’imminente esaurimento delle scorte di cibo dell’albergo. Fui piuttosto infastidita dalla loro assenza di partecipazione. Insomma, avevo appena rivelato che mia madre aveva tramato alle mie spalle per farmi lasciare dall’unico vero ragazzo che avessi mai avuto, non mi sembrava esattamente una notizia di poco conto.

Si comportano come se non fosse esattamente una novità, vero? – osservò Calvin, pacato. Da quando mi ero rifiutata di correre da Scorpius per raccontagli cosa aveva fatto Cynthia, la sera prima, il modello sembrava aver deciso che non meritavo la benevolenza della mia famiglia né tantomeno quella del mio ex. 

« Non devi prendertela con lei » disse James con aria filosofica. « Non era l’unica a dirlo ». 

« Come sarebbe a dire non era… » sbottai. Poi, rendendomi conto di aver appena urlato in mezzo alla sala da pranzo del più lussuoso albergo di Diagon Alley, mi detti un contegno. « Cioè, non che mi interessi, in fondo io e Scorpius ci siamo lasciati da anni, ma chi altro lo diceva di preciso? »

« Oh, beh, un po’ tutti in realtà ». 

Anche il secondo pestone di Dominique riuscì nell’intento di colpire ed affondare il mio alluce. Spostai le gambe un po’ più indietro sotto la sedia, diffidente. 

Magnifico, non solo mia madre aveva tramato contro di me. La mia intera famiglia si era schierata dalla parte del mio ex tramando contro di me, a quanto pareva. 

« Cioè » corresse il tiro James. « Io, insomma noi, Domi ed io, non ci siamo mai immischiati. Però sai, Scorpius è un po’ uno di famiglia ormai, era più che altro, finché si degnava di stare con noi, prima di stare con Cynthia, ma insomma, cioè, stava proprio malone quando sei partita ».

Stava proprio malone. Perché per me, invece, emigrare in un altro continente e rompere con il ragazzo che credevo di amare era stata una passeggiata. Perché diamine la gente doveva sempre dare per scontato che io non avessi dei sentimenti?

« Ma non ti dà fastidio, vero? » aggiunse James. A giudicare dalla smorfia di dolore che gli deformava il volto, Dominique doveva aver centrato il bersaglio. « Cioè, tutto a posto no? »

« Certo » mentii. « A postissimo ». 

 

***

 

Stavo marciando per Diagon Alley con la bacchetta in una mano ed il bagel che avevo trafugato dal buffet poco prima, inventandomi una scusa per eclissarmi. Ero moderatamente consapevole di avere i capelli spettinati, il volto rigato di lacrime e la faccia sporca di cibo, ma non era un grosso problema dal momento che non avevo intenzione di rimettere piede in Gran Bretagna per il resto della mia vita. 

Mi infilai dentro al Paiolo Magico, scansando due folletti in giacca e cravatta che attraversarono la mia strada parlando dell’inflazione della valuta magica rispetto a quella Babbana, attraversai la sala buia ed ancora semideserta del pub e mi fiondai fuori dalla porta che dava su Charing Cross Road. Finalmente, circondata da una selva di Babbani troppo assorbiti dai loro smartglassesper accorgersi di quello che succedeva a due centimetri dal loro naso, mi sembrò di riuscire a respirare fino in fondo. D’altronde, se non si erano accorti che una pazza con una bacchetta in mano era appena spuntata dal nulla in mezzo al marciapiede, dubitavo che si sarebbero preoccupati del fatto che avevo palesemente appena versato mezzo litro di lacrime. 

Mi ficcai in bocca quello che restava del bagel e mi asciugai le guance sulla manica della maglia di Dominique. Se di lì a poco la mia testa fosse esplosa, lanciando in aria una scia di coriandoli rossi, non mi sarei stupita più di tanto. Chissà se almeno quello sarebbe riuscito ad attirare l’attenzione dei Babbani. Probabilmente i loro occhiali tecnologici erano più interessanti (ero rimasta ferma agli smartphone di sei anni prima, e sinceramente, vedendoli camminare in giro come uno sciame di formiche fotofobiche sotto Imperio, non me ne pentivo. Forse ero io che stavo invecchiando, ma la tecnologia Babbana cominciava a mettermi i brividi). 

Attraversai la strada, meritando gli insulti del tassista Pakistano che mi aveva quasi investita. Ai Babbani non piaceva essere disturbati quando non potevano starsene in trance dietro ai loro paraocchi tecnologici, specialmente se il disturbo significava doversi fermare davanti ad un semaforo arancione. Mi trattenni a stento dall’affatturargli la vettura e, dopo aver lottato contro uno sciame di ragazzine asiatiche determinate a farsi fare un servizio fotografico da tutte le angolazioni di una cabina telefonica, riuscii finalmente ad accaparrarmi la cornetta. Mi guardai attorno furtivamente per accertarmi che nessuno mi stesse osservando, quindi picchiettai la bacchetta sulla tastiera e sussurrai: « Anaconda a pois ». 

Immediatamente il telefono iniziò a squillare. Chiudendo gli occhi riuscivo a visualizzare perfettamente il vecchio telefono impolverato in un angolo della segreteria di Makulu ed il suo squillo poco meno fastidioso dei canti di accoppiamento degli Skurk. Dopo una ventina di secondinuna voce assonnata mi rispose: « Pronto. Riserva di Makulu ». 

« Daniel! » esclamai. Speravo fosse lui a rispondere, anche se per la verità non avevo nutrito grandi aspettative in merito. Sapevo bene che, quando capitava di guardia la notte, la maggior parte delle volte fingeva di non sentire il telefono. 

« Lentiggini? » rispose il Ranger dall’altro capo del telefono. « Per Merlino, sono le dieci e mezza, cercavo di dormire ».

« Tu non vai mai a letto prima dell’una » puntualizzai.

« Esatto, i turni di notte mi servono per recuperare il sonno perso » precisò lui, sbadigliando. « Allora, che vuoi? Quando torni? »

« Domenica, dopo pranzo » risposi. 

Esitai, poi scossi la testa e rimasi in silenzio. Mi era mancato sentire la sua voce che mi insultava. Se non altro lui mi insultava con affetto, al contrario di quello che avevano fatto la maggior parte dei miei familiari da quando ero riapparsa in Gran Bretagna. 

« Mh » ruminò Daniel. Dedussi che stava mangiando qualcosa, e sembrava trovarlo più degno di nota di me. « E chiami me perché Thomas non verrà mai a prenderti a Perth, immagino ». 

« No, io non stavo mendicando… » mi difesi, infastidita. « E comunque che cosa me ne frega di Thomas? »

« È quello che ti sto chiedendo io da due mesi » mi fece notare Daniel. « Accio patatine di Hal »aggiunse poi. Lo strappo di un sacchetto che veniva aperto con malagrazia fu accompagnato da un verso esultante. « Lo sapevo che il maiale le nascondeva qua dentro da qualche parte! Allora, Lentiggini, cosa vuoi? Ti hanno fatto il culo a casa? »

Sospirai, sconsolata.

« Ovviamente ». 

« Io te l’avevo detto di non andare » mi ricordò Daniel, sfoggiando il suo consueto tatto. « Potevi restare qui con me e darmi il cambio per questo pulciosissimo turno di notte il venerdì sera ».

« Non te lo avrei mai dato » puntualizzai.

Daniel scoppiò a ridere. Sapevamo entrambi che in un modo o nell’altro riusciva sempre a liberarsi dei turni peggiori per rifilarli a me. 

« Ti avrei costretta ».

In effetti, era probabile. 

Mi guardai attorno con aria furtiva. Un nuovo gruppetto di turisti Babbani aveva adocchiato la mia cabina e una ragazzina con gli occhiali sembrava in procinto di reclamare il proprio turno per fingere di parlare al telefono mentre costringeva le amiche a fotografarla. Imprecai tra i denti e feci segno che no, non avrei mollato la presa sul telefono nel futuro prossimo. La ragazzina rispose indicando lo smartphone che teneva in mano e picchiandosi un dito sulla tempia. A quanto pareva nel ventunesimo secolo usare le cabine del telefono per farsi la nuova foto profilo di Facebook aveva più senso che usarle per telefonare a qualcuno. 

« Senti, Daniel, ce li hai dieci minuti per parlare? » chiesi, mentre chiudevo lo scambio di gesti con un dito medio ed un labiale piuttosto internazionale. 

« Ho tutta la notte, Lentiggini. Spara ». 

Accostai la cornetta alle labbra e voltai le spalle al gruppetto di turiste inferocite. 

« Qui è una merda » sussurrai.

La risposta, alquanto prevedibile, fu: « Te lo avevo detto ».

Scossi la testa, infastidita, mentre il Ranger continuava a ruminare le patatine di Hal con evidente soddisfazione. 

« No, Daniel, è davvero una merda ».

« Lo so, ti avevo detto che sarebbe stato davvero una merda » mi fece il verso lui.

Per essere uno che si spacciava come il mio migliore amico non sembrava moto toccato dalle mie disgrazie. 

« Non ricordo tu mi abbia detto che sarei tornata per scoprire che il mio ex sta per sposarsi con un’arpia, la quale peraltro pare gli faccia le corna ed io sono l’unica a saperlo credo ma se glielo dicessi non mi crederebbe mai, e per inciso tutta la mia famiglia è preda di un gigantesco delirio bipolare in cui prima vogliono farmi tornare con Scorpius a tutti i costi e poi mi dicono di stargli lontana e smettere di farlo soffrire, e in tutto questo viene fuori che mia madre e più o meno tutti mentre ero in Australia hanno fatto pressioni a Scorpius perché mi lasciasse. E mi ha anche fatto le corna. Con Cynthia. O, e poi mia sorella Electra mi odia, Scorpius ha tentato di Schiantarmi e abbiamo duellato e la migliore amica di Scorpius, Tessa, è venuta a dirmi che in realtà è colpa sua se ci siamo lasciati e che non avrebbe mai dovuto mentirmi e in tutto questo io non riesco a ricordarmi un cazzo di quello che è successo cinque anni fa e non ho idea di cosa stesse parlando e tutti mi trattano come se fossi un mostro a tre teste che ha risucchiato l’anima di Scorpius per qualcosa che non ho mai fatto, o non sono consapevole di aver fatto, o non ricordo di aver fatto. E non credo che tu mi avessi detto che sarebbe andata così prima che partissi, o avrei dato la Passaporta in pasto agli Skurk! »

Mi fermai per riprendere fiato, ansimante. Notai con piacere che le turiste Babbane, nel frattempo, avevano deciso di andare a cercarsi un’altra cabina. 

Le mie parole furono seguite da un lungo silenzio.

« Beh, sei andata in Australia per un anno senza chiedergli un parere, questo te lo ricordi, vero? » disse Daniel alla fine. 

Sembrava piuttosto imbarazzato. Immaginavo che vomitargli addosso una serie di informazioni sconclusionate senza punteggiatura potesse averlo destabilizzato un po’. Gli Australiani erano un po’ come mio padre: affrontare le emozioni altrui li metteva terribilmente a disagio. Se poi le suddette emozioni erano più d’una contemporaneamente e se possibile anche contraddittorie era altamente probabile che sarebbe scoppiato loro il cervello. 

« Sì, ma… Insomma, lo so che sono stata scorretta, ok? » balbettai. « Mi dispiace per quello che ho fatto, ma ormai non posso più tornare indietro. E poi non mi ricordo nemmeno perché accidenti non sono più tornata a casa quell’estate, cioè, è demenziale che io non sia tornata, lo so, ma come cavolo faccio a spiegargli quello che ho fatto se nemmeno io so perché diavolo l’ho fatto? E comunque sono passati cinque anni: pensavo gli fosse anche passata! »

« Ok, Lentiggini, calmati ».

« Come faccio a calmarmi? » sbottai. 

« Non è colpa tua se non se l’è fatta passare » disse Daniel. (Fui alquanto lieta di sentire la prima persona in una settimana che mi dava ragione su qualcosa.) « In più, se vuoi la mia opinione, il coglione si meritava tutto quello che gli hai fatto e tuo cugino o è un imbecille o non ha idea di cosa ha fatto il suo splendido amico ». 

« E cosa ha fatto, di preciso, il suo amico? Non mi sembrava di averti mai detto che lui e Cynthia… e poi nemmeno io lo sapevo fino a tre giorni fa, di che cosa stai parlando? »

« Oh… uhm… Non ti ricordi proprio niente di niente, vero? »

« Niente di niente di cosa? » esclamai, esasperata. « Non cominciare a fare anche tu come Tessa! »

Daniel tossicchiò, a disagio. 

« Non ho idea di chi sia Tessa. Comunque… Magari ne parliamo a voce di questo, ok? Devi restare lì ancora quarantotto ore. Ce la puoi fare. Ora fai un respiro, calmati, e vedrai che andrà tutto bene ».

« Ok, sì. Due giorni » ripetei, per farmi coraggio. « Ce la posso fare. Credi che dovrei dirglielo che Cynthia gli fa le corna? »

« No » rispose lui senza esitare. « Hai fatto bene a non dirglielo. Non ti immischiare e non farti coinvolgere ».

« Ma Cynthia… »

 La mia obiezione venne prontamente messa a tacere. 

« Rose. Punto primo, mi dispiace ma non mi dispiace minimamente per lui. Punto secondo, te ne frega veramente qualcosa di Scorpius Hyperion Coso o come diavolo si chiama? »

« No » mentii.

« E allora fregatene. Che faccia quello che vuole » concluse Daniel, e ricominciò a masticare con evidente soddisfazione.

« Giusto » dissi, annuendo. « Fanculo Scorpius. Me ne frego ». 

« Esatto. Ricorda, non si va a raccogliere un cucciolo di Skurk che è finito impantanato nelle sabbie mobili. Ci è finito da solo, e se ne tirerà fuori da solo se ne è capace. A soccorrerlo rischi solo di farti sbranare ».

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Non si soccorre un cucciolo di Skurk che è finito impantanato nelle sabbie mobili ***


Capitolo 8
Non si soccorre un cucciolo di Skurk che è finito impantanato nelle sabbie mobili
 
Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, specialmente non davanti a Tessa, ma studiare con Cynthia era molto più piacevole di quanto lo era stato con Rose ai tempi della scuola. Principalmente perché, nel caso di Rose, studiare assieme in genere significava prestarle il quaderno per farle copiare i compiti prima che si scapicollasse al campo di Quidditch per un allenamento. 
Aveva contribuito anche il fatto che suo nonno Lucius, il quale approvava molto la scelta di Magisprudenza, avesse messo a disposizione il giardino e l’ampia biblioteca di Villa Malfoy per Scorpius ed i suoi compagni di corso. Studiare accanto alle ampie vetrate della biblioteca, con la vista che spaziava sul parco punteggiato di pavoni ed altre creature dai colori sgargianti, era decisamente molto gradevole. Cynthia era stata entusiasta di accettare l’invito del signor Malfoy quando lo avevano incontrato nei corridoi del Ministero, poche settimane prima. 
« Chissà perché, Rose non l’hai mai invitata » era stato il commento sarcastico di Draco, quando ne aveva parlato a casa. 
Sembrava che Draco volesse a tutti i costi impedirgli di frequentare suo nonno. Hermione lo aveva giustificato chiamando in causa il passato di Lucius come Mangiamorte, ma Scorpus conosceva bene il carattere di suo padre. Era geloso e indispettito dal fatto che Lucius sembrasse volere più bene al nipote che a lui, e tirava fuori la scusa delle Arti Oscure come se Scorpius fosse un bambino influenzabile e incapace di decidere da solo cosa fosse giusto e cosa no. 
Era da un po’ che Scorpius non aveva un gran rapporto, né con Draco né con Hermione. Non capiva perché avessero lasciato Rose libera di andarsene in Australia a buttare via la sua vita, mentre a lui facevano problemi per ogni minima cosa. 
« Tutto bene? » chiese Cynthia, distogliendolo dai suoi pensieri astiosi. 
« Sì, certo » rispose lui, distrattamente. In quei giorni faceva più fatica del solito a concentrarsi.
Si stava facendo tardi e la luce arancione del tramonto cominciava a filtrare attraverso le alte finestre ad arco, illuminando le pagine dei manuali di diritto magico. Chissà di che colore erano i tramonti in Australia. Dovevano essere splendidi se Rose aveva deciso di restare, o forse ad averla stregata era stato quel Daniel Hook della riserva. 
Un Elfo Domestico bussò timidamente alla porta semiaperta della biblioteca.
« Signor Scorpius, signorina Cynthia, perdonate il disturbo. La cena sarà in tavola fra quindici minuti ». 
« Grazie » rispose Cynthia. « Saremo puntuali ».
L’Elfo si esibì in un profondo inchino – di quelli che avrebbero lasciato Rose con una faccia perplessa e schifata – e si smaterializzò con un pop appena udibile.
Lucius e Narcissa li avevano invitati per cena. (Ovviamente non senza che Draco avesse qualcosa da ridire.) Sapeva bene che, se Draco era stato diseredato per aver sposato Hermione, Rose Weasley doveva essere una fidanzata di poco meno gradita a suo nonno, e tuttavia Lucius aveva sempre chiamato Cynthia un’amica senza fare commenti ambigui. 
« Tu credi che mio padre sia stupido? » aveva sbraitato Draco il giorno prima, quando Scorpius lo aveva messo al corrente dei suoi piani per la sera seguente. « Non ti dirà mai che Rose è una Mezzosangue indegna, o tu non ascolteresti più una parola di quello che dice. Diavolo, in diciotto anni pensavo di averti inculcato qualcosa in quella testa. Davvero non ti rendi conto di cosa sta cercando di fare? »
« Cosa, avere un rapporto con suo nipote? Dopo che tu per anni gli hai a stento parlato? » aveva ritorto Scorpius.
« Scusami tanto ma nessuno mi aveva preparato a gestire la morte di tua madre e ritrovarmi solo con un figlio di sette anni mentre i miei genitori mi davano la colpa di tutto quello che era successo! »
« Beh, in fondo è stata colpa tua. Se non ti fossi messo a collaborare con gli Auror nessuno se la sarebbe mai presa con la nostra famiglia! » aveva urlato Scorpius. 
Si era pentito di averlo detto nel momento stesso in cui quelle parole gli erano uscite dalla bocca. Avrebbe voluto scusarsi, ma Hermione aveva dovuto intervenire per evitare che Draco lo affatturasse e, con la voce furibonda che di solito riservava a Rose, gli aveva intimato di andarsene in camera sua. 
Non gli piaceva venir ripreso da Hermione. La rispettava, ma non gli era mai andato giù che si sentisse autorizzata ad ‘educarlo’ come se fosse sua madre. Soprattutto perché aveva più volte dimostrato di non essere minimamente in grado di educare la sua stessa figlia. 
 
*
 
Erano le vacanze di Pasqua, la prima volta che Cynthia gli chiese esplicitamente di Rose.
Si trovavano, come quasi sempre ultimamente, nella biblioteca di Villa Malfoy. 
« Naturalmente, con gli esami alle porte, è essenziale che tu passi ogni briciola del tuo tempo assieme a Cynthia » aveva commentato Draco quel sabato mattina, vedendolo uscire dalla porta sul retro per Smaterializzarsi fuori dal giardino. « Ma esci pure dalla porta davanti, di cosa ti vergogni? Non è come se la madre della tua fidanzata vivesse in questa casa » aveva rincarato la dose, alzando la voce apposta per farsi sentire anche da Hermione. 
« Sto andando a studiare, non ad un appuntamento galante » aveva urlato Scorpius di rimando, con i piedi fuori dalla porta e la testa ancora dentro. 
Draco, rivelando una volta di più la sua totale mancanza di tatto, aveva rincarato la dose. 
« E una più bruttina, come – che ne so – la tua amica Tessa a cui non parli più, non andava bene per studiare? »
« Perché non scrivi a Rose di tornare a casa, se sei così preoccupato che la tradisca? » aveva risposto Scorpius. « Ah, a proposito. Lucius ti manda i suoi saluti ».
« Sono commosso ». 
Il sarcasmo ostentato di Draco era stato interrotto dal rumore di una porta sbattuta con malagrazia e subito dopo dallo schiocco di una Smaterializzazione. 
L’ultima cosa di cui avrebbe voluto parlare, in quel momento, era Rose. Rose che, per inciso, passava le giornate a rincorrere canguri con un tale Daniel Hook e che non gli risultava essere mai stata ostracizzata da Draco per questo. 
« Non mi avevi mai detto che hai una ragazza ».
Era stato con queste parole che Cynthia aveva intavolato il discorso, mentre sorseggiavano una tazza di tè bollente. L’Elfo domestico, cogliendo l’espressione di Scorpius, aveva posato la teiera di porcellana sul tavolo lì accanto e se l’era svignata. 
« Lo sanno tutti » rispose, laconico, dopo una pausa decisamente troppo lunga. 
« Tutti quelli che sono stati a Hogwarts » precisò Cynthia.
Scorpius posò la tazza in bilico sulla copertina di un libro. Non credeva che sarebbe arrivato a pensare una cosa del genere, ma avrebbe genuinamente preferito le tirate di Draco piuttosto che rispondere a quel genere di domande da parte di Cynthia. 
« Tutti sanno chi sono i Weasley » disse, lentamente. « E di mio padre e Hermione Granger ». 
Cynthia lo stava squadrando con aria corrucciata. Non sembrava particolarmente felice delle risposte che aveva ottenuto fino a quel momento. 
« Beh, non io » la sua voce, impercettibilmente più acuta del solito, tradiva il suo disappunto. « I Weasley non sono il tipo di famiglia che frequenterebbero i miei. E nemmeno i tuoi nonni, da quanto vedo ». 
« No, certo » convenne Scorpius. 
Se sperava di essersela cavata con così poco, si era sbagliato di grosso.
« Sai, è strano. Pensavo che noi due fossimo in confidenza ormai » disse Cynthia, che a quanto pareva era intenzionata ad interrogarlo fino a quando non si fosse ritenuta soddisfatta delle risposte ottenute. « Non capisco perché non me lo hai mai detto ». 
« Perché Tessa lo ha già detto a tutti e non vedevo il motivo di dirti una cosa che già sai ». 
E perché, naturalmente, sapeva bene che tipo di maghi frequentava Cynthia, e dubitava che avrebbe potuto invitarla a casa di Draco e Hermione per un tè, o peggio ancora al pranzo di Natale dai nonni Weasley. A dirla tutta, lui per primo avrebbe preferito non essere stato costretto ad andarci, senza Rose. Era stato così patetico che persino James Potter aveva cercato di essere gentile con lui.  
« Beh, è strano » insistette Cynthia. « Cioè, tu abiti con la madre della tua ragazza e con la tua ragazza, i vostri genitori sono sposati e avete una sorellastra, ma questa fantomatica Rose Weasley non si è mai vista né fatta sentire e tu non la nomini nemmeno. Non ti sembra che avresti dovuto dirmi qualcosa in proposito, prima o poi? »
La faccenda stava cominciando ad irritarlo parecchio. Visto che Cynthia evidentemente sapeva già tutto, e doveva essersi premurata di acquisire l’intera biografia di Rose, non capiva cosa si aspettasse di scoprire da lui. 
« Non pensavo ti interessasse parlare di Rose » rispose, lentamente. 
« È la tua ragazza » puntualizzò Cynthia. « Insomma, a Rose va bene che io e te stiamo sempre assieme? Passi più tempo con me che con lei, o sbaglio? »
Oh, non lo so se a Rose va bene. Avrebbe voluto risponderle. Il punto, mia cara Cythia, è che Rose è troppo impegnata a raccontarmi vita, morte e miracoli di Daniel Hook e degli altri Ranger per ricordarsi di chiedermi cosa faccio io e chi frequento, quindi immagino che non lo sapremo mai. 
Naturalmente si guardò bene dal dirle quello che stava pensando. 
« Rose è in Australia per un anno » rispose invece, laconico. « Sta facendo un corso di Cura delle Creature Magiche ».
« Cura delle… » ripeté Cynthia. Fu rapida, ma non abbastanza, nel celare l’espressione di superiorità mista a ribrezzo che le balenò sul viso. « E non vi vedete mai? »
« Ci rivedremo presto » rispose Scorpius, più per convincere se stesso che lei. « E, Cynthia » aggiunse, chiudendo il libro che aveva davanti. « Non vorrei che tu ti facessi un’idea sbagliata della nostra amicizia ». 
Finì di raccogliere le proprie cose e si alzò, aspettando che Cynthia facesse lo stesso. 
« Penso che per oggi abbiamo studiato abbastanza » aggiunse. 
 
*
 
Il giorno dopo, bisbigliando furiosamente dal banco dietro il suo, Tessa ebbe la premura di fargli sapere quanto fosse stato stronzo. Scorpius, dal canto suo, non ebbe nulla da ridire. Da quando Rose se n’era andata, aveva scoperto che essere stronzo con le persone poteva essere piuttosto appagante. In particolar modo, provava una sadica soddisfazione nel punzecchiare i fin troppo ovvi punti deboli di suo padre. 
Una librata sulla schiena richiamò la sua attenzione alla ramanzina di Tessa. 
« Perché cavolo le hai dato corda per tutto questo tempo se poi la dovevi trattare così? » stava sibilando. « L’hai invitata a studiare nella villa di famiglia, le hai presentato i tuoi nonni… Tutti si sarebbero aspettati qualcosa, al posto suo! »
« Tessa, sono fidanzato » sibilò Scorpius di rimando. 
« Con una ragazza che non vedi da sette mesi e che a stento si degna di scriverti due righe. Mentre qui hai una ragazza molto più carina e che per giunta è veramente interessata a te, e la stai rifiutando per quella demente di Rose! E comunque non fare il finto tonto con me, so benissimo che anche a tu hai un debole per Cynthia! »
Su questo non aveva tutti i torti. Non era cieco, e se anche lo fosse stato Tessa e chiunque altro non facevano che ripetergli quanto fosse ovvio l’interesse Cynthia. Ci aveva pensato, ovviamente. In realtà, ci pensava piuttosto spesso. 
Cynthia era bella, popolare, incredibilmente sicura di sé. E gli aveva fatto capire piuttosto chiaramente cosa volesse da lui, la sera prima. L’unica cosa che Scorpius non aveva affatto capito, in effetti, era perché lei gli corresse dietro in quel modo.  
Rose non si era mai degnata di riconoscere l’esistenza di Scorpius, ai tempi in cui ancora non uscivano assieme. Tutt’al più aveva tollerato la sua presenza alle serate con Albus, Marshall e Mortimer, che per inciso l’avevano sempre trovata molto più simpatica di lui. Considerato che Rose aveva dimostrato il proprio interesse facendo a botte con lui, non pensava di essere mai stato davvero corteggiato da una ragazza. 
Forse Tessa aveva ragione, in fondo. Non sapeva perché fosse stato così stronzo con Cynthia. Forse – gli ricordava una vocina sarcastica che faceva del proprio meglio per reprimere – aveva paura di farsi prendere troppo da lei, se gliene avesse data l’occasione. O forse, il che era ancora peggio, temeva che se lo avesse conosciuto meglio si sarebbe resa conto che non c’era davvero nulla di speciale in lui e avrebbe dirottato le sue attenzioni su qualcun altro. 
La verità era che avrebbe dovuto correrle dietro in capo al mondo, e una parte di lui avrebbe voluto farlo, davvero. Ma poi c’era l’altra parte, quella che aspettava che la sua stupida ed imperfetta Rose tornasse, quella che aveva sempre aspettato Rose. Fin dal primo anno, quando aveva maldestramente tentato di farsela amica, e poi quando aveva fatto di tutto per esserle odioso, pur di attirare la sua attenzione. Oh, l’aveva odiata, odiata come le cose che non si possono avere. Volerla baciare e strangolare erano sempre stati un unico sentimento indistinto, da che la conosceva. Più Rose faceva di tutto per farsi odiare e più lui non poteva fare a meno di amarla. 
 
***
 
Era quasi mezzanotte quando, con la coda tra le zampe, strisciai dentro casa di mia madre. Mi restavano ancora due notti da passare in Gran Bretagna, il Paiolo Magico era sempre pieno e io non ero più ricca di ventiquattr’ore prima. 
La casa era silenziosa, le luci dell’ingresso spente. Solo uno spiraglio di luce, che filtrava da sotto la porta della cucina, lasciava intuire che qualcuno ancora era sveglio. 
Ok, Rose. Sei adulta. 
Mi dissi, come mi ripetevo a Makulu prima di tuffarmi nel mare pieno di Skurk senza sapere se ne sarei riemersa con tutti gli arti ancora attaccati al corpo. Spinsi la porta della cucina piano, come se entrare in punta di piedi potesse in qualche modo fare ammenda per il solito casino che aveva accompagnato il mio burrascoso ritorno a casa. 
Al tavolo della cucina, chino su delle pergamene con una tazza vuota accanto al gomito, c’era Scorpius Malfoy. Non mi aveva sentita entrare. 
Rimasi a fissarlo, sospesa in quell’attimo di quiete prima che si accorgesse della mia presenza e mi mandasse al diavolo. Fui sorpresa di quanto somigliava al vecchio Scorpius, chino sui suoi fogli con quella smorfia intenta, i capelli finalmente lasciati liberi di ricadere sulla fronte in ciocche ondulate e solo leggermente arruffate. Quando credeva che nessuno lo vedesse, sembrava ancora proprio lui. 
Per qualche stupido motivo, mi vennero in mente tutte le volte che lo avevo sbirciato in biblioteca, mentre lui si dava da fare sul serio ed io giocherellavo con la penna d’oca fingendo di studiare. Mi mancavano i tempi di Hogwarts, a volte. Sembrava tutto così sicuro allora, tutto possibile, tutto facile e scontato.
E poi, fine della magia. Misi su la mia migliore espressione da ‘sono capitata qui per sbaglio e non ti stavo guardando affatto’ mentre Scorpius, accortosi della mia presenza, s’irrigidiva e mi lanciava un’occhiata gelida.
« Cosa ci fai tu qui? » chiesi, valutando che una politica estera aggressiva fosse la mia migliore chance di sopravvivenza in quel momento. 
Se mi ero aspettata che Scorpius mi Avadakedavrizzasse alla prima sillaba, mi sbagliavo. Il mio fratello acquisito si limitò a riordinare le pergamene con il cipiglio infastidito di chi è stato interrotto mentre faceva una cosa importante e rispose: « Ho messo a letto Electra ».
« Ah » presi atto della situazione.
« È l’anniversario del primo appuntamento di Draco e Hermione stasera. Avevi detto che saresti stata tu con Electra, ma nessuno sapeva dove fossi ». 
Cazzo. 
Era vero, lo avevo detto. Il primo giorno, dopo aver visto Cynthia fluttuare in giro come se fosse la regina della casa, avevo tartassato Draco e mia madre offrendomi di svolgere varie prestazioni (metà delle quali non ero assolutamente in grado di portare a termine) nel tentativo di rendermi utile. Tra le varie cose, dovevo anche aver spergiurato che avrei fatto da baby sitter ad Electra ogni sera. 
« So che per te queste cose non sono importanti » aggiunse Scorpius, velenoso, tornando a dedicarsi alle sue carte.
Con molta cautela, pronta a schivare uno Schiantesimo se le cose avessero preso una piega violenta, mi sedetti al lato opposto del tavolo.
« No, lo sono. Mi dispiace averti rovinato la serata, me n’ero dimenticata ».
Scorpius fece spallucce. Sapevamo tutti e due che voleva dire ‘dopo tutto quello che hai combinato, cosa vuoi che me ne importi ancora?’. 
« Dovevo lavorare, comunque ».
Comunque, se la tirava davvero troppo per il lavoro. Nemmeno fosse il Ministro della Magia.
« Ah, pensavo che avessi piani con Cynthia? » buttai lì, sperando di suonare casuale. Come pensassi di riuscirci, essendomi prodigata per mandarlo al San Mungo dopo due giorni che convivevamo nello stesso continente, era un mistero. 
Scorpius, ovviamente, non rispose. 
Dovetti mordermi la lingua per non lasciarmi sfuggire nessun commento potenzialmente deleterio, tipo qualcosa a proposito del fatto che a Cynthia sembrava piacere molto il signor Abernathy, o che lui sembrava ricambiarla pienamente. L’atmosfera era tesa, come l’aria rovente attorno alle narici di un drago che sta per sputare una vampata di fuoco. 
Non sono affari tuoi. Non sono affari tuoi. Non sono affari tuoi
Ero sicura di essere l’ultima persona al mondo da cui volesse sentire una notizia del genere. Anche se, certo, qualcuno doveva pur dirglielo se Cynthia gli faceva le corna? A me nessuno si era premurato di fare quel favore, quando Scorpius e Cynthia se la spassavano alle mie spalle. In effetti, si poteva affermare che Scorpius meritasse molto di tutto ciò. 
Certo, però, stava per sposarla… Forse era il caso che qualcuno lo avvertisse. Ma avrebbe anche dovuto aspettarselo: Cynthia non si era fatta problemi a saltargli addosso quando lui aveva un’altra ragazza. E poi, se glielo avessi detto io non mi avrebbe mai creduto. Avrebbe interpretato tutto come un mio patetico tentativo di separarlo da Cynthia e poi avrebbe detto a tutta la mia famiglia che ero ancora innamorata di lui e che ero stata così meschina e patetica da inventarmi orribili bugie su Cynthia pur di dividerli. Il solo pensiero mi fece venire voglia di sprofondare fino ad arrivare in Australia passando attraverso il centro della Terra. 
Rose, non glielo puoi dire. E poi che te ne importa, gli sta bene. 
« Beh, ma tanto vivete assieme, siete stati assieme già ieri in effetti » dissi. « Non eravate a cena qua? »
Ecco, Rose. Hai presente quella vocina che ti dice di non immischiarti negli affari altrui? La prossima volta stai zitta. 
Scorpius continuò a scartabellare le sue pergamene, ignorandomi. Ricordavo i primi tempi in cui avevamo convissuto dentro quella casa: anche allora mi aveva ignorata in quel modo, come se fossi qualcosa di estremamente fastidioso e indegno della sua attenzione. Ora, però, i suoi silenzi erano intrisi da una vena di disprezzo più sottile e molto più difficile da estirpare. Il disprezzo di chi è diventato adulto suo malgrado e si è dovuto leccare ferite ben più profonde di quelle che un sedicenne poteva immaginare all’epoca. 
« Ti interessa sapere quante sere a settimana passa assieme una coppia stabile? » chiese, ironico. 
Non sembrava essersi bevuto la storia di Thomas. Nessuno sembrava essersela bevuta, a ben pensarci. 
« Guarda che anche io ho un ragazzo » risposi, infastidita.
Che dichiarava di non volere una storia seria, non si faceva sentire da quasi una settimana e probabilmente avrei scaricato al mio ritorno, se non lo avesse fatto prima lui (o se non mi fossi sentita troppo sola e patetica per scaricare la mia unica parvenza di relazione sentimentale del momento). 
Per Merlino, Rose, taci!
Scorpius non sembrò molto colpito dalla mia dichiarazione. 
« Senti » dissi. « Abbiamo rotto male e non ho intenzione di scusarmi per quello che ho fatto. Tutti e due ci siamo comportati da stronzi nei confronti dell’altro. Ma ora ci siamo chiariti ». Se tentare di uccidersi a vicenda e poi augurarsi reciprocamente di sparire dalla faccia della Terra poteva essere considerato un chiarimento. « Possiamo, per favore, lasciar perdere? »
« Mi hai rotto tre costole » precisò Scorpius.
D’accordo, tentare di uccidersi a vicenda e poi augurarsi reciprocamente di sparire dalla faccia della Terra non era una modalità valida di chiarimento, glielo concedevo. 
« Va bene, mi dispiace » cedetti. « Spero che tu sia felice con Cynthia ». 
« Lo sono, infatti ». 
Ma non lo saresti se sapessi che lei ti fa le corna con il signor Abernathy! – urlai nella mia testa. 
Un tempo glielo avrei voluto dire a tutti i costi e poi mi sarei indignata per essere stata trattata male quando stavo solo cercando di fargli un favore, ma non avevamo più sedici anni. Non mi avrebbe ringraziata per quella notizia, e se anche ci avesse creduto – cosa di cui dubitavo fortemente – sentirselo dire da me lo avrebbe mandato su tutte le furie. 
E, no, Calvin, non fare quella faccia. Sai che non glielo posso dire. 
 Mi alzai dalla sedia.
« Buon lavoro, allora » dissi freddamente. « Sarà sicuramente più interessante che spalare cacca di Iguana ». 
Daniel aveva ragione. Non si soccorre un cucciolo di Skurk che è finito impantanato nelle sabbie mobili, tantomeno lo specifico cucciolo di Skurk che tre giorni fa ha tentato di Schiantarti ed ora pretende di lamentarsi per aver avuto la peggio nel duello da lui iniziato. 
Non avrei fatto la parte di quella a cui importava qualcosa. Nemmeno se Calvin avesse passato le successive quarantotto ore inscenando il matrimonio di Scorpius con Lord Voldemort sotto mentite spoglie. 
E, Calvin. Per tua informazione, la gente non si sposa nuda. 
 
***
 
Come ebbi modo di appurare nei giorni seguenti, non è sempre facile ignorare le disgrazie dei cuccioli di Skurk. Soprattutto quando continui ad imbatterti nei suddetti nelle situazioni più disparate ed improbabili. 
Era sabato mattina e mancavano poco più di ventiquattr’ore alla mia Passaporta per l’Australia quando incontrai Scorpius – o meglio ci andai a sbattere contro – per la prima di numerose volte in quella infausta giornata. Stavo bighellonando a Diagon Alley con Albus, il quale mi aveva trascinata al Ghirigoro per procurarsi un nuovo libro sulle pozioni Azteche. Dal momento che io notoriamente non nutrivo il benché minimo interesse per i libri in generale né per le pozioni Inca in particolare, avevo accettato di seguirlo solo a condizione che mi offrisse un gelato da Florian Fortebraccio. Così, dopo aver patito per mezz’ora mentre Albus sfogliava inquietanti tomi dalla copertina viola rilegata in argento, avevo finalmente ottenuto il mio gelato. 
« Sarai contenta, ora » sbuffò Albus, sedendosi al tavolino che avevo occupato con due enormi coppe di gelato nonostante minacciasse di nevicare. « Sei peggio di Electra, non sei durata nemmeno dieci minuti senza lamentarti ».
« Beh, scommetto che a Electra piacciono un sacco i libri » replicai, nel vano tentativo di far sembrare meno grave il mio comportamento infantile. 
Albus mi scoccò un’occhiataccia. 
« Certo che le piacciono, è figlia di tua madre. Ma è anche figlia di Draco, quindi ovviamente detesta quando bisogna comprare qualcosa che non è per lei ». 
Non c’era alcun dubbio che Electra fosse riuscita a prendere il peggio di entrambi i genitori. Mi rallegrai al pensiero che quando mia sorella avrebbe attraversato l’adolescenza io sarei stata al sicuro in Australia, lontana due continenti e un oceano da casa di mia madre. 
« Comunque penso che a nessuno interessino le pozioni Maya, se proprio vuoi saperlo » precisai. 
« Azteche » mi corresse Albus. 
« Quello che è ». 
Stavo per affondare il cucchiaio nella mia coppa di gelato quando qualcuno urtò violentemente contro mia sedia, facendomi ribaltare il gelato sul tavolino. 
« Oh, scusami tanto » disse lo sconosciuto assassino del mio gelato (e del paio di jeans che mi ripromettevo di buttare da una vita, ma quelli in effetti non erano una gran perdita). 
« Non c’è problema, capita a tutti » risposi, ricacciando indietro gli improperi che avevo sulla punta della lingua.
Mi stampai in faccia il sorriso noncurante di chi non aveva assolutamente appena considerato di mettersi a piangere per una coppetta di gelato e mi voltai verso lo sconosciuto, il quale in effetti aveva un’aria piuttosto familiare. 
« Lascia che ti paghi un altro gelato… » stava dicendo Scorpius, troppo mortificato per rendersi conto di chi si trovasse di fronte. Quando i suoi occhi incrociarono i miei, e la sua espressione di cortese dispiacere si tramutò in una più consona smorfia di incredulità e sdegno, era ormai troppo tardi. 
Rimanemmo uno di fronte all’altra, rigorosamente senza guardarci negli occhi, per un paio di interminabili secondi. Aprii la bocca per ringraziarlo e declinare la sua offerta, ma poi decisi che preferivo non dargli l’opportunità di specificare che a me non avrebbe mai comprato un gelato. 
Albus, per una volta, sembrava più che felice di non intromettersi nei nostri problemi. 
Fu Scorpius a rompere il silenzio, alla fine.
« Zucca e…? » chiese, accennando alla poltiglia arancio e viola che stavo tentando di togliermi dai pantaloni. 
La sua faccia era diventata di un improbabile rosso Grifondoro. Per un istante, mentre cercava con scarsissimo successo di fare il disinvolto, mi venne in mente il diciottenne impacciato che, ogni Natale, varcava la porta della Tana con la faccia di chi è stato condannato al bacio di Dissennatore. 
« Oh, non serve » balbettai, arrossendo a mia volta. 
« Non importa, faccio io » disse Scorpius, voltandomi le spalle. 
Fui anche piuttosto sicura di averlo sentito borbottare: « Con quello che ti pagano non credo che tu possa permettertene un altro » mentre si allontanava. 
Quando tornò, una manciata di minuti più tardi, aveva in mano due caffè da asporto e la mia coppa di gelato. Zucca e cioccolato fondente alla cannella, notai, mentre Scorpius mi posava il gelato davanti e faceva sparire i resti dell’altro con un incantesimo non verbale (cosa che io, in tutto quel tempo, non avevo minimamente pensato di fare). Erano sempre stati i miei gusti preferiti. 
Mi schiarii la gola. Scorpius, nel frattempo, sembrava aver rivalutato il proprio gesto ed essersene pentito amaramente. 
« Spero che venga via con un Gratta e Netta. Ci tenevo a questi jeans » precisai, indicando la macchia di gelato viola sulla mia gamba sinistra. 
« Credimi, non sarebbero una gran perdita » replicò Scorpius.
Non capii se facesse sul serio. D’altra parte, non ero nemmeno sicura di star facendo sul serio a mia volta. Per un assurdo istante, pensai che saremmo entrambi scoppiati a ridere per l’assurdità della situazione.
Naturalmente, dalla bocca di Scorpius non uscì nessun suono che potesse anche solo lontanamente ricordare una risata. Prima che potessi fargli notare che mi aveva sporcato anche il maglione, lui mi aveva già voltato le spalle per battere in una veloce ed imbarazzatissima ritirata. 
« E comunque il secondo gusto era alla prugna! » gli urlai dietro, mentre si allontanava per raggiungere il collega che lo aspettava sul marciapiede. 
Almeno non era con Cynthia – pensai. Poi mi chiesi anche cosa diavolo dovesse importare a me delle frequentazioni con cui Scorpius faceva la pausa caffè. 
Albus mi lanciò un’occhiata indecifrabile da dietro il suo libro di pozioni Messicane. 
« Patetici » disse soltanto. 
Tra me e me non potei che dargli ragione. 
La seconda volta fu quasi più imbarazzante della prima. Avevo finalmente deciso di fare una incursione nella Londra Babbana per procurarmi dei generi di prima necessità (davvero non capivo perché mamma non tenesse la Nutella in casa. Non riuscivo a concepire l’idea di affrontare i problemi della vita senza qualcosa che avesse un contenuto minimo di zuccheri del 50%). Ad ogni modo, stavo attraversando una strada poco lontano dall’ingresso del Ministero della Magia e me lo ritrovai di fronte, lui con sottobraccio Cynthia ed io con sottobraccio un barattolo di Nutella ed una confezione extra large di M&M’s. Scorpius mi fissò a lungo, senza distogliere lo sguardo fino a che non mi fu passato oltre. Arrossii furiosamente e continuai la camminata della vergogna a testa bassa, stringendo tra le braccia il mio vergognoso bottino. 
Sentii distintamente Cynthia esclamare « Merlino, ma come hai fatto a stare con quella? È così sciatta ». 
Non seppi e non volli sapere cosa aveva risposto Scorpius. Tra l’altro, il Gratta e Netta con cui avevo tentato di ripulire i pantaloni non era servito a molto – notai, lanciando uno sguardo infastidito alla macchia scura che ancora si intravedeva sui miei pantaloni. Sibilai un paio di imprecazioni contro la biancheria intima di Merlino. Io magari non sapevo lavarmi i jeans e mi mettevo le magliette con i canguri, ma almeno avevo avuto la decenza di non sposarmelo dopo averlo tradito con un funzionario anziano del Wizengamot. 
La terza volta che vidi Scorpius quel giorno, mi feci sorprendere appollaiata sul bancone della cucina con il naso infilato dentro al vasetto di Nutella. Avevo appena messo a letto Electra ed il piano era passare la serata da sola ingozzandomi di cibo per dimenticare la mia vita di merda. Mi chiesi come facesse a trovarmi ogni volta ai picchi più bassi della mia già precaria dignità. 
Beh, questa volta è un incontro decisamente intenzionale – osservò Calvin, interessato. 
All’inizio pensai che Scorpius fosse lì per Schiantarmi, o per accusarmi di averlo pedinato, ma le sue parole mi lasciarono perplessa e del tutto spiazzata. 
« Come fai, di preciso, a non essere grassa? » chiese, guardandomi con disgusto. 
Nonostante la faccia di uno che ha appena ricevuto una profferta sessuale dalla Piovra Gigante, non sembrava che volesse litigare sul serio, o ferirmi. Al contrario, si chiuse la porta della cucina alle spalle e si sedette (al lato del tavolo più lontano da me, beninteso), appellando una bottiglia di Burrobirra dal frigorifero. 
Non ero ancora del tutto sicura che non fosse venuto per uccidermi, perciò mi astenni dal chiedergli il motivo di quella visita. 
Magari è venuto perché ti ama ancora – propose Calvin. Lo misi a tacere. 
« Non lo so » bofonchiai, mentre leccavo i residui di Nutella dal cucchiaio. « Spalare cacca di Iguana brucia molte calorie, suppongo ». 
« Ah, vero » concordò Scorpius, fissando l’etichetta della sua Burrobirra con aria intensa e leggermente corrucciata. « Tu e il tuo stupido lavoro »
». 
Per un attimo mi chiesi se me ne fregava qualcosa di farmi vedere da Scorpius mentre divoravo un vasetto di Nutella da mezzo chilo in mezz’ora. Mi risposi che no, non me ne fregava poi così tanto, e rituffai il cucchiaio nel vasetto. 
« Non te la sei ancora messa via di essere stato piantato per questo lavoro? »
« Ti avrei piantata io, ma non me ne hai lasciato il tempo » disse Scorpius. « E comunque non avevi alcun motivo di farlo, sono sempre stato un bravo fidanzato ».
Scossi la testa.  
« Sei stato un pessimo fidanzato » lo contraddissi. « Non venivi mai a vedermi giocare al campionato di Quidditch ». 
« Non ci tenevo a vederti cadere dalla scopa » precisò lui.
« Non sarebbe mai successo ».
« Questo lo dici tu ». 
Gli scoccai un’occhiataccia da sopra il vasetto di Nutella, che lui ricambiò prontamente. Sembrava vagamente divertito.
« Beh, che vuoi? » bofonchiai, distogliendo lo sguardo. « Pensavo che non volessi vedermi mai più ».
Scorpius si strinse nelle spalle. Stava di nuovo cercando di fare il disinvolto, e di nuovo mi accorsi di quanto poco in realtà fosse cambiato, se si sapeva guardare oltre alla sua messinscena da fighetto. 
« Magari ho deciso che mi va di fare pace. Sai, mi sono detto che in fondo non ne vali la pena ». 
« Giusto » concordai, sbirciando il mio riflesso distorto sul dorso del cucchiaio per capire se mi fossi sporcata la faccia di Nutella. La macchia marrone sul sopracciglio non prometteva bene. « Sono così insulsa, niente a che vedere con Cynthia ».
« Assolutamente. Ed è molto più brava di te a letto ».
Questo non lo volevo necessariamente sapere (Calvin men che meno). 
« Ma mai brava quanto Daniel » precisai, fingendo di non averla appena presa malissimo.
Scorpius non rispose subito alla mia uscita. Per un attimo pensai di aver tirato troppo la corda e che di lì a tre secondi saremmo tornati a lanciarci dietro Schiantesimi, ma dopo qualche secondo di silenzio Scorpius chiese: « Ci sei davvero andata a letto? »
« Sì, perché? » risposi, come immaginavo avrebbe risposto una persona con una vita sessuale più interessante della mia. 
Poco importava che lo avessi fatto dopo essermi scolata mezza bottiglia di Whiskey Incendiario e che il tutto si fosse concluso ingloriosamente dopo cinque minuti, con me che piangevo sulla sua spalla perché avevo perduto Scorpius per sempre e lui ora era innamorato di un’altra. Dopo aver fantasticato di fare sesso con Daniel per due mesi abbondanti, dovevo ammettere che era stato alquanto deludente. Così deludente, in effetti, che ci eravamo promessi a vicenda di non rifare mai più una cagata del genere. 
Scorpius fece spallucce e, dopo aver bevuto l’ultimo sorso dalla bottiglia, appellò una seconda Burrboirra dal frigo. 
« Curiosità » disse, laconico. « Magari è solo un’altra storia che racconti per sembrare meno patetica. Come il fidanzato Mark ». 
« Mi dispiace deluderti, ma temo che Mark esista davvero » replicai.
A parte il fatto che si chiamava Thomas e che non era il mio fidanzato. Ma, beh, per esistere esisteva. 
Scorpius non si lasciò impressionare dalla mia risposta. 
« Io non vedo nessun anello ».
« Simpatico come cerchi di farti gli affari miei facendo finta che non te ne importi » lo rimbeccai, sarcastica. « Non ho mai detto di volerlo sposare ».
« Non pensi che sia quello giusto? » chiese lui, fingendosi stupito. 
Alzai gli occhi al cielo. O al soffitto, per la precisione, scoprendo di avere un ragno di discrete dimensioni mezzo metro sopra la testa. 
« No, figurati » risposi « Dopo essere stata con te nessuno sarà mai alla tua altezza ». 
« Infatti, è quello che pensavo » disse Scorpius. 
« Pensi sempre di essere tanto figo? » m’informai.
Scorpius lanciò uno sguardo meditabondo al fondo della seconda bottiglia vuota della sera, quindi annuì. 
« Sì, spesso ».
« Si vede. Dovresti atteggiarti un po’meno ».
« E tu dovresti buttare quei jeans ». 
« Sei venuto fino a qua solo per lamentarti dei miei jeans? »
« No, in realtà è perché ti amo ancora ».
« Infatti, è quello che pensavo » gli feci il verso. 
Calvin, comunque, a quelle parole aveva fatto un triplo carpiato all’indietro. E per dirla tutta anche il mio cuore doveva aver perso un battito o due, prima che mi rendessi conto che stava scherzando. 
Anche Scorpius sembrò rendersi conto che quella battuta era stata un po’ infelice, perché di colpo l’atmosfera tornò a raggelarsi. Con mio sommo disappunto, mi si rese evidente per l’ennesima volta in quella settimana quanto ancora mi dava fastidio ricordare di aver perso l’unico vero fidanzato che avessi mai avuto. Banalmente. Stupidamente. Per qualcosa che nemmeno ricordavo. 
Non che lo rivolessi indietro, ma… Non lo so, Calvin. E comunque quella cosa che stai mimando è volgare anche per i tuoi standard. 
Nel dubbio, continuai a svuotare il vasetto di Nutella. 
« Beh, si è fatto tardi » così dicendo Scorpius si alzò di colpo ed Appellò il cappotto con un movimento secco del polso. « Sarà meglio che torni a casa. Non credo che ti inviterò al mio matrimonio, perciò… »
« Non ho la minima intenzione di venirci » lo interruppi.  
« Bene » disse lui. Aprì la bocca per riprendere il filo del discorso e la richiuse subito dopo. 
« È un addio? » suggerii, tendendogli una mano. 
Idiota. 
Mi ficcai la mano in tasca sperando che lui non l’avesse vista. Scorpius l’aveva vista eccome, ma tenne la propria saldamente ancorata alla bacchetta. 
« Me ne devi uno da sei anni » precisò.
Annuii, mentre il desiderio di sprofondare al centro della Terra e riapparire in mezzo ad un branco di canguri tornava a farsi sentire con insistenza. 
« Addio allora, Scorpius » dissi.
« Addio, Rose » disse anche lui.
Restammo impalati uno di fronte all’altra, io in attesa che lui uscisse, lui in attesa francamente di non so cosa. Tossicchiai, arrossendo. 
« Siamo a posto così? »
« Sì, direi di sì » concordò Scorpius.
« Bene allora » dissi.
« Bene » rispose. 
Per un attimo sembrò che volesse dire qualcos’altro, ma alla fine tirò dritto verso la porta e si Smaterializzò prima ancora di uscire sul vialetto. Rimasi immobile a fissare il punto dove era sparito per dieci minuti. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3827343