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di la nouvelle vague
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Nella Fossa Dei Leoni. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2- Tra Enigmi e Competizione. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Espresso per Hogwarts, 1 Settembre 1966.
 

Le prime due persone a cui Maeve si presentò, già sedute nel primo scompartimento dell'Hogwarts Express in cui trovò posto, furono due ragazzini palesemente gemelli.
Quella mattina, arrivata con largo anticipo, accompagnata dai suoi agitati genitori, aveva girato in lungo e in largo in cerca della sua migliore amica Rosalya, dapprima lungo il binario 9 e ¾ e, in seguito, tra uno scompartimento e l’altro del treno ma, non essendo riuscita a trovarla, alla fine si era rassegnata a prendere posto accanto ai due sconosciuti dai capelli scuri.
Appurato dunque che i loro sguardi paressero sufficientemente accomodanti e che quindi potesse condividere con loro il viaggio senza troppi problemi, entrò nella cabina e si sedette sul comodo sedile scuro, facendo scivolare il baule precedentemente alleggerito dalla magia sopra la lucente rastrelliera di ottone; aveva appena finito di slacciarsi il mantello da viaggio verde scuro quando uno dei due si schiarì la gola:
-Ciao, io sono Alexy, e tu? -
Maeve alzò lo sguardo sul volto sorridente e sicuro di sé del ragazzino e, per un istante, quasi le parve che i capelli corvini che gli incorniciavano il viso pallido diventassero di un vibrante blu elettrico.
Sbattè le palpebre un paio di volte
-Maeve, piacere. - disse, presentandosi a sua volta con cortesia, porgendo la mano ancora guantata al ragazzino, il quale la afferrò prontamente
-Piacere mio, lieto di informarti che sei la prima strega che conosciamo, - cantilenò concitato -questo è mio fratello Armin. - aggiunse, indicando il giovane pressoché identico che gli sedeva affianco. Quest’ultimo fece un cenno in direzione della ragazza, arrossendo lievemente, ma Maeve non vi fece troppo caso
-Come sarebbe la prima strega? E i vostri genitori? - domandò infatti, confusa per un attimo
-Babbani, ovvio! - rise Alexy
Maeve si diede mentalmente della stupida: era ovvio che fossero nati babbani, la sua domanda era stata assolutamente inutile e inopportuna. Stava per scusarsi, ma si trattenne: i due ragazzi non parevano curarsi molto delle formalità, e non sapeva dire se la sua rigida educazione purosangue sarebbe suonata altrettanto inopportuna. In effetti, Maeve non aveva la minima idea di cosa fosse opportuno o meno fare o dire in presenza di nati babbani: non si poteva infatti dire che la conservatrice e austera nobiltà magica britannica ne fosse piena, al contrario: e, pur non essendo i suoi genitori particolarmente razzisti, lo stesso non si poteva dire delle numerose, vaste e antiche famiglie magiche tra le quali era cresciuta. Per un attimo pensò allo zio Conall, che più volte durante lunghe cene aveva iniziato affiatati dibattiti contro lo statuto di segretezza, sostenendo come fosse una vergogna che la nobile famiglia Selwyn, così come tutte e altre famiglie fieramente purosangue, dovessero nascondersi e temere “l’inutile feccia primitiva priva di poteri magici”. Scosse la testa tra sé e sé, sbuffando, mentre il faccione paonazzo dello zio Conall svaniva velocemente dalla sua immaginazione: non avrebbe permesso che le stupide idee di qualche ricco e annoiato mago britannico le rovinassero il viaggio.
Volse l’attenzione ai due gemelli, che in quel momento si stavano accapigliando per qualche ragione che non riusciva a comprendere
-Non ci posso credere che metti il muso perché ti manca il televisore Armin, siamo maghi diamine, chi se ne importa se perdi la quarta stagione di Doctor Who! - stava dicendo Alexy con voce acuta, alzando al cielo i grandi occhi blu, uguali a quelli del fratello il quale, per tutta risposta, lo guardò come se fosse matto, prima di girarsi di scatto verso Maeve
-Spiegagliela tu l’importanza di seguire una serie televisiva assiduamente, ti prego, perché io sto per ucciderlo, con o senza magia! - sbottò di colpo, con gli occhi sgranati e una voce lamentosa a metà tra l’ironico e l’esasperato, lasciando Maeve di stucco. Possibile che non le avesse detto nulla fino a quel momento, nemmeno un semplice ‘’piacere’’ e ora le stesse rivolgendo una domanda che appariva incomprensibile da tutti i punti di vista?
-Ehm, - borbottò, a disagio, sentendo una vampata di calore risalirle per il colletto -cosa sarebbe esattamente una… serie tensiva? -
Armin la guardò come se non credesse alle proprie orecchie, mentre Alexy prese a sghignazzare senza ritegno
-Forse avresti dovuto dare un’occhiata a quel librone di Storia della Magia, Armin - rise, ma Armin lo ignorò, troppo sbalordito per quello che aveva appena sentito. Si sporse in avanti verso Maeve, che indietreggiò perplessa con la schiena prima che quest’ultimo le desse una nasata
-Tu…- sussurrò il ragazzino fissandola dritta negli occhi -Tu mi stai dicendo che non hai mai visto un episodio di Doctor Who? - Maeve scosse la testa sempre più confusa e, subito dopo, un enorme sorriso si allargò sul volto di del ragazzo
-Mio caro Alexy, finalmente ho qualcuno da istruire! -

 
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Hogwarts, 1 Settembre 1966.

La giovane strega non era rimasta delusa: Alexy ed Armin erano stati un'ottima compagnia durante il viaggio, e anche Armin, dapprima taciturno, si era rivelato sorprendentemente piacevole, anche se in una maniera che le era stata fino ad allora decisamente sconosciuta: il suo umorismo era terribilmente babbano e a tratti incomprensibile alla ragazza, tanto quanto i suoi strani interessi: tra un certo medico che viaggiava nel tempo, albi composti da immagini che narravano di persone con superpoteri e libri di un uomo dal nome russo che scriveva di assurdità chiamate fantascienza e robot, Maeve era sempre più confusa eppure, allo stesso tempo, estremamente affascinata. Per tutto il viaggio fu preda di un insaziabile curiosità, che tentava di placare snocciolando domande su domande alle quali il giovane rispondeva, tra una cioccorana e l’altra, con gli occhi animati di passione e facendo di tanto in tanto domande a sua volta.
Si trovava tuttavia ora, lì in piedi al centro della sala grande, insieme a un grosso gruppo di studenti in attesa di essere smistati, a dover fare i conti con un notevole malumore. Sapeva infatti che le probabilità che lei e i due ragazzini finissero nella stessa casa erano decisamente molto basse, dal momento che, ormai da parecchie generazioni, la famiglia Selwyn andava ad ingrossare le file dei Serpeverde, casa che si sa, pur mostrandosi ogni tanto tollerante nei confronti dei mezzosangue, rimaneva tuttavia ben poco aperta ai giovani di origine babbana.
A darle appoggio morale vi era per fortuna la sua finalmente trovata amica Rosalya, che in quel momento stava raccontando di aver passato il viaggio con due studenti del quinto anno e un ragazzo del primo insopportabilmente arrogante e maleducato, che non aveva perso occasione di prenderla in giro per il colore candido dei capelli e l’aveva poi scandalizzata sostenendo, con un ghigno infastidito e parole ben più volgari delle seguenti, che ci dovesse senza dubbio essere una correlazione tra la sua postura rigida e il manico di una Comet 220.
L’improvvisato quartetto ebbe modo di avere una prima visione del giovane in questione quando questo fu chiamato dalla professoressa di Trasfigurazione, Minerva McGranitt, per essere smistato. Magro, piuttosto alto e con i capelli corvini, il giovane mago, che rispondeva al nome di Castiel McLaggen, aveva un'espressione a metà tra la sfida e l'annoiato mentre si sedeva sullo sgabello, mettendosi con disinvoltura il cappello parlante in testa. Sorprendentemente ci vollero ben tre minuti affinché il cappello decidesse in quale casa metterlo, tre minuti in cui l'espressione del ragazzo andò sempre di più ad incupirsi e accigliarsi, tanto che per un secondo Maeve temette che volesse strapparsi il povero Cappello Parlante dalla testa e farlo a pezzetti. Finalmente, dopo un tempo che parve infinito, il cappello scandì ad alta voce Grifondoro, e il ragazzino, ora visibilmente sollevato, corse a sedersi al tavolo rosso e oro, tra gli applausi dei suoi commensali.
il nome successivo fu Rosalya Malfoy, al che Rosa, dopo un sospiro profondo per darsi coraggio, si diresse a testa alta allo sgabello, e con calma indossò il Cappello Parlante, il quale, dopo solo pochi secondi annunciò, prevedibilmente per chiunque in quella sala conoscesse il nome Malfoy, la casa di Serpeverde.
Lo smistamento continuò e nome dopo nome giunse infine il turno di Maeve che, pur sentendosi mancare un battito, non lasciò trasparire il sentimento di paura che, inaspettato e senza preavviso, l’attanagliò di colpo. E se qualcosa fosse andato storto? E se non fosse stata all’altezza degli altri membri della sua famiglia, finendo in Tassorosso o, peggio ancora, in Grifondoro? Avrebbe finito forse con l’infangare il nome dei Selwyn?
Cercando a fatica di mantenersi fredda e lucida arrivò allo sgabello e, con le mani sudate, poggiò il Cappello sulla testa.
Immediatamente una voce profonda e maliziosa si diffuse nella sua mente.
«Ancora un’altra Selwyn, dunque. Pare che tu sappia già dove ti smisterò, o sbaglio?» Maeve deglutì, e velocemente fece cenno di sì col capo, sentendosi immensamente stupida un attimo dopo. Il Cappello ridacchiò «Voglio però che tu sia sicura» continuò «vedo un certo conflitto in te… forse un giorno potresti pentirtene, se dovessi smistarti in Serpeverde». La giovane strega, pressoché tremante, quasi poteva veder fluttuare dinanzi a sé il volto dello zio Conall che, con gli occhi fuori dalle orbite, lanciava epiteti ben poco nobili su un suo presunto tradimento. Senza indugio, trattenendo il fiato, pensò ‘’no’’ con tutte le sue forze, al che il cappello, finalmente, dopo un paio di poco decisi uhm, gridò, convinto, «Serpeverde» a tutta la sala.
Maeve ricominciò a respirare: aveva tenuto il Cappello per poco meno di un minuto, ma le era parsa un’eternità. Con le gambe che sembravano fatte di pastafrolla si alzò e si diresse al tavolo di Serpeverde, mentre inconsciamente un sorriso sbieco le appariva sulle labbra e rimaneva lì incollato, intanto che prendeva posto accanto a Rosa, facendo un cenno di saluto al cugino di questa, Lucius. La paura fluì via così come era arrivata, sostituita da un immenso sollievo e, allo stesso modo, i dubbi su cosa il Cappello avesse voluto dirle vennero troncati sul nascere dalla ritrovata curiosità per le sorti dei gemelli.
Alexy Thorpe fu il primo ad essere chiamato tra i due, e quello che accadde lasciò di stucco non solo Maeve e Rosa, ma anche buona parte dei professori, e persino un fantasma dall’aria cupa che trascinava pesanti catene sulla lunga tavolata verde e argento parve mostrare un’espressione sorpresa quando il Cappello, dopo neanche due secondi, annunciò Serpeverde. Gli studenti, che notarono il momento di tensione, iniziarono a bisbigliare tra loro curiosi, mentre il ragazzo andava a prendere posto col volto così paonazzo che pareva che anche i suoi capelli a tratti lo diventassero. Al salire dei bisbigli, il professor Silente, che a partire da quell’anno aveva preso il posto del vecchio preside Armando Dippet, ormai in pensione, dovette richiamare l’intera sala al silenzio affinché lo smistamento potesse procedere; le cose andarono esattamente nello stesso modo con Armin Thorpe, e ormai era evidente a tutta la sala che qualcosa di strano stesse accadendo, sebbene nessuno, eccetto Maeve, Rosalya e qualche membro dello staff scolastico, sapesse di cosa si trattava.
Quando anche Armin prese posto accanto al fratello, i due guardarono dunque le ragazze con la stessa identica espressione insieme confusa ed interrogatoria, ricambiata da Maeve, seppure per motivi diversi. Fu Rosalya a prendere la parola interrompendo l’attimo di silenzio e, con voce atona e pragmatica, guardando i fratelli senza tradire alcuna espressione precisa, sentenziò -Sono anni che la casa Serpeverde non vede un nato babbano. Non sono i benvenuti qui… non lo sono mai stati. -.
Mentre lo smistamento procedeva, tra i quattro calò nuovamente il silenzio.
 
 
 
 
 
 
 
Qui finisce la mia introduzione. Nel prossimo capitolo ci ritroveremo catapultati al sesto anno, per cui vedremo i nostri protagonisti nel pieno dell’adolescenza.
Voglio inoltre specificare che mentre un tot di capitoli sarà ambientato ad Hogwarts, la seconda parte della storia si svolgerà al di fuori, con i personaggi ormai diventati maggiorenni e adulti.
Ne consegue che anche i toni della storia diventeranno più adulti, al passo con la crescita dei personaggi.

Infine, spero vogliate lasciare qualche recensione che mi invogli a dare il meglio e, se necessario, mi aiuti a migliorare!
Buona lettura
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- Nella Fossa Dei Leoni. ***


 
Hogwarts, 1 Settembre 1971
 

Maeve iniziò a disfare i bagagli senza molta voglia, sentendo addosso la stanchezza per il viaggio e il banchetto, mentre Rosa, accanto a lei, faceva lo stesso.
Mise sul comodino una cornice contenete una foto di un paio di anni prima, scattata durante una vacanza in Bulgaria, che la ritraeva insieme ai suoi genitori i quali, sorridenti e un po’ intimoriti, si allungavano per toccare la dura corazza di un drago incredibilmente mansueto.
Si gettò poi sulla trapunta verde scuro del suo letto a baldacchino, fissando la figura longilinea dell’amica che, inginocchiata a terra, cercava di far uscire senza successo il proprio gatto da sotto il letto.
Mentre quest’ultima era cresciuta almeno di quindici centimetri negli ultimi due anni, Maeve era rimasta sempre uguale. Scivolò giù dal letto con poca voglia mentre appellava dal baule il pigiama; lo specchio accanto al letto le restituì l’immagine di una ragazzina pallida e scompigliata, i crespi capelli rossicci quasi del tutto sfuggiti da una treccia fatta troppe ore prima e gli occhi scuri stanchi e cerchiati. Non riusciva mai a dormire la notte prima del rientro a scuola e, nonostante quella fosse la sesta volta che lo affrontava, si sentiva ancora eccitata e nervosa come una bambina del primo anno.
-Ecco, vieni qui Kiki, stupido ciccione- mugolò Rosa che finalmente aveva convinto il suo enorme Maine Coon ad uscire da sotto il letto. Lo prese tra le braccia e si sedette sul materasso, fissando pensosa un punto imprecisato oltre la spalla dell’amica
-Sai, non ti ho detto che quest’estate ho conosciuto un ragazzo piuttosto carino- disse, a voce insolitamente bassa per i suoi standard, rigirando assorta la propria spilla di Prefetto tra le mani.
-Mhmh? - chiese Maeve, distrattamente; ogni anno Rosa vantava un nuovo flirt estivo, perciò la notizia non poteva definirsi esattamente una novità -E come hai fatto a ‘’conoscere’’ qualcuno? Non mi pare giri molta gente nuova tra le nostre famiglie. - aggiunse, un po’ perplessa
Rosa le fece l’occhiolino
-Certo che non vedi mai nessuno di nuovo, solo un pazzo si avventurerebbe in mezzo alla brughiera irlandese per venirvi a trovare. - rise, mentre Maeve mimava un broncio: era piuttosto affezionata all’antico maniero irlandese che da secoli ospitava la sua famiglia -Questa estate abbiamo avuto parecchie visite a casa di zio Abraxas, e Lucius mi ha presentato questo Nathaniel. Ha finito Hogwarts lo scorso anno e ti giuro, è fantastico: alto, biondo, educato, qualcosa da rimanere senza fiato…- Rosa continuò ad elencare le doti del ragazzo, ma Maeve non la stava più ascoltando
-Nathaniel? - la interruppe piano, abbassando la voce ad un sussurro, sebbene il dormitorio fosse ancora vuoto -Nathaniel Yaxley? -
Rosa arrossì abbassando i grandi occhi nocciola a terra, e di colpo sembrò particolarmente interessata alle proprie pantofole di pelo rosa. Kiki si dimenò dalle sue braccia e con un balzo sparì nuovamente sotto il letto.
-Non dirmi che sei stupita,- borbottò morendosi nervosamente il labbro inferiore -sai benissimo che tipo di famiglia è la mia. -
Maeve guardò l’amica e sospirò, andandosi a sedere accanto a lei. Aveva letto dei Yaxley sulla Gazzetta del Profeta, dato che più di un membro era sotto stretta sorveglianza da parte del Ministero, e un certo Corban era addirittura riportato come un pericoloso ricercato
-No, non sono stupita,- ammise tristemente -ma avevo sperato te ne tenessero fuori. -
-È un po’ difficile starne fuori quando ogni posto in cui sei cresciuta è un continuo vai e vieni di suoi seguaci- sussurrò con eloquenza, per poi abbassare ulteriormente la voce, tanto che Maeve dovette avvicinarsi per sentire -Sai, l’ho visto un paio di volte, ha tenuto delle riunioni a casa di zio Abraxas… è molto, beh, persuasivo direi.- si fermò qualche istante, torturandosi le lunghe mani curate -Di una cosa posso dire che mi ha convinta: siamo in guerra, Maeve, una gran brutta guerra, e non tutti possiamo rifugiarci in mezzo alla brughiera e pretendere che non stia succedendo niente.- concluse con una certa agitazione
-Io…- scattò Maeve, per difendersi, ma Rosa la interruppe
-Ma finché stiamo ad Hogwarts mi piace pensare di starne fuori, di essere al sicuro… forse quando avremo concluso gli studi sarà tutto finito, e non dovremo prendere nessuna posizione scomoda. Quindi ti prego, non parliamone più. Promettimelo. -
Maeve aprì la bocca per protestare, ma la richiuse di fronte allo sguardo spaventato di Rosa. Pensò a come dovesse essersi sentita nell’ascoltare quel Lord Voldemort e un mucchio di persone a lei care esaltarsi all’idea di sottomettere, uccidere e torturare babbani e nati babbani, quando proprio due dei suoi più cari amici, Armin e Alexy, rientravano in quella rischiosa categoria.
Respirò profondamente
-Te lo prometto. -
 
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Hogwarts, 2 Settembre 1971
 
Al primo giorno di lezione era sempre facile preferire la pratica di un qualche sport estremo, quale controllare le carie di uno Schiopodo Sparacoda in calore a mani nude o, almeno, così pensava Maeve mentre lasciava l’aula di trasfigurazione per recarsi in quella di pozioni, nei sotterranei, dove la attendevano altre due ore di lezione ad andare a sommarsi alle precedenti quattro.
-Non ci credo, siamo arrivati ieri e già abbiamo ottanta centimetri di pergamena sulla trasfigurazione umana! - piagnucolò Alexy mentre scendevano le scale verso i sotterranei
-Almeno tu ne sai qualcosa Alexy, sei un maledetto metamorfomago… io non ho capito un bel niente oggi, devo studiare tutto da capo. - esclamò Rosa, quel giorno piuttosto inacidita, poiché uno studente di Tassorosso le aveva accidentalmente trasfigurato i capelli in piume di canarino, e alcune ciocche ancora non avevano del tutto ripreso il colore consueto.
-Si certo Rosa, meno male che sono un metamorfomago di nascita e che questo non c’entri assolutamente nulla con la trasfigurazione, sicuramente mi aiuterà nella stesura di un chilometro di pergamena- ringhiò a denti stretti Alexy mentre, coerentemente, la sua chioma normalmente azzurra prendeva una minacciosa sfumatura rosso scuro.
-Di cosa ti lamenti Alexy, almeno tu hai tempo di riposarti- sbuffò Maeve, la spalla indolenzita sotto il peso degli enormi tomi che aveva in borsa.
Alexy infatti, dopo cinque disastrosi anni di pozioni sbagliate, potenzialmente letali e un quasi regalato Accettabile nelle pagelle dei G.U.F.O., aveva infine (saggiamente, avrebbe specificato) deciso di abbandonare il tanto odiato corso del professor Lumacorno.
-Dimentichi divinazione pomeriggio- esclamò Armin con un ghigno, facendo leva con sarcasmo sul nome del corso e causando un gridolino di esasperazione a Rosalya: non perdeva mai occasione di prendere in giro il fratello e l‘amica per la loro irragionevole passione per le lezioni del professor Faraize, che gran parte degli studenti, compresa Maeve, consideravano al limite del comico.
Alexy, offeso, si separò da loro per dirigersi al dormitorio, borbottando qualche insulto indirizzato al corso preferito del fratello, l’impossibile aritmanzia e causando a Maeve un risolino che, tuttavia, si spense trasformandosi in una smorfia disgustata non appena intravide gli studenti sostare fuori dall’aula di pozioni in fondo al corridoio.
Annullò la distanza a grandi falcate e sbirciò nell’aula, all’interno della quale la cospicua presenza di cravatte rosse e oro confermò i suoi timori
-Davvvero? Pozioni con i Grifondoro?! - sussurrò lievemente atterrita verso Rosalya, fermandosi accanto all’ingresso dell’aula. Questa roteò gli occhi al cielo con aria eloquente e con una scrollata di spalle seguì Armin dentro per prendere posto.
Chiunque avesse frequentato Hogwarts o anche solo sentito parlare della scuola di magia britannica, avrebbe saputo che le lezioni condivise tra Serpeverde e Grifondoro non erano esattamente il terreno ideale per un apprendimento serio e pacifico; tuttavia, il motivo della reazione di Maeve era un po’ più specifico, e quel motivo specifico stava ora attraversando con una falcata arrogante il corridoio che conduceva all’aula.
La pubertà e dei gusti decisamente stravaganti avevano reso Castiel McLaggen uno dei ragazzi più appariscenti della scuola: alto e ben piazzato, la divisa stropicciata e rigorosamente senza cravatta, esibiva con disinvoltura e un certo coraggio incosciente in tempi come quelli, dei lunghi capelli rosso scarlatto, chiaro frutto di una tinta babbana.
La passione per il mondo babbano del purosangue Castiel McLaggen era nota infatti più o meno a tutta la scuola, dato che il ragazzo non si preoccupava più di tanto di non farsi notare mentre fumava sigarette seduto sugli spalti del campo da Quidditch, né di indossare con scioltezza grossi stivali in pelle babbani sopra l’austera divisa scolastica; addirittura si diceva che tenesse nel dormitorio una chitarra eclettica stregata… o almeno così Maeve ricordava si chiamasse.
Questo sarebbe bastato a farsi disprezzare dalla gran parte degli studenti di Serpeverde, ma Castiel sembrava mettercela tutta per farsi prendere in antipatia da… beh, praticamente chiunque.
Solitario, scontroso, sarcastico e aggressivo, era praticamente impossibile concludervi una conversazione civile senza che finisse col deridere o -in caso- affatturare il malcapitato.
E, fin dal primo anno, uno dei suoi ‘’malcapitati’’ preferiti era proprio Maeve la quale, in quel momento, aveva incrociato le braccia rassegnata e preparata alle frecciatine che avrebbe ricevuto di lì a poco.
-Spostati nanerottola, blocchi la porta. - soffiò infatti il ragazzo nella sua direzione, nonostante ci fosse tranquillamente lo spazio necessario per passare.
-Non sto bloccando la porta, non è colpa mia se hai la stazza di un’acromantula, McLaggen- ribattè a mezza voce Maeve per non attirare l’attenzione, guardandolo storto dritto negli occhi, per quanto la notevole differenza d’altezza glielo consentisse.
Castiel sollevò un sopracciglio assumendo un sorriso sarcastico e, dopo aver spostato il peso da un piede all’altro, come indeciso sul da farsi, per tutta risposta entrò in aula premurandosi di darle una spallata.
-E non è solo la stazza ad essere enorme, Selwyn. - aggiunse ad alta voce, scatenando una serie di risate nell’aula piena e attirando definitivamente l’attenzione generale.
Maeve sbuffò, ma non si scompose: in cinque anni si era abituata a trattamenti ben peggiori. Prese posto tra Rosa e Armin, il quale invece, come di consuetudine, aveva le orecchie rosse di rabbia
-Io gli lancio una maledizione appena usciamo da qui, giuro. Gli metterei un basilisco nel letto a quel cazzone. - sussurrò, guardando con sguardo truce Castiel che, seduto un paio di file più avanti, stava stravaccato scompostamente al banco, col naso sprofondato tra le pagine di un quaderno la cui copertina ritraeva una ragazza babbana in bikini.
-Non esagerare Alexy, però potrei tranquillamente togliergli una ventina di punti, così magari…-
-Non puoi togliere punti ad altri prefetti, Rosa. Smettetela entrambi, neanche fosse la prima volta che succede. - sbottò Maeve irritata, sbattendo i propri libri sul banco.
Rosalya le lanciò un’occhiata risentita e si girò dall’altro lato senza dire nulla, mentre le orecchie di Armin divennero se possibile ancora più paonazze, mentre farfugliava qualcosa che Maeve non ascoltò.
Per qualche motivo i commenti dei suoi amici la irritavano ancora di più del breve scambio di battute con Castiel. Quella situazione le andava più stretta del previsto e, si rese conto, una parte di lei aveva sperato che, crescendo, tutti avrebbero smesso di imbastire quei ridicoli teatrini, a partire dall’insopportabile Grifondoro.

Accolse l’arrivo del professor Lumacorno con sollievo, poiché le avrebbe dato l’occasione di distrarsi e concentrarsi, invece, su l’unica disciplina in cui eccelleva indiscutibilmente.
Si sforzò dunque di ignorare le occhiatacce di Rosa e aprì la sua copia nuova di zecca di Pozioni Avanzate, fiduciosa, forse un po' troppo, che una pozione ben riuscita le avrebbe finalmente sollevato la giornata.

 
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La lezione era stata più leggera del previsto, ma Lumacorno non si era risparmiato dall’assegnare altri cinquanta centimetri di pergamena sulla preparazione dell’Elisir dell'Euforia.
Sotto lo sguardo furente di Maeve, solo Castiel era riuscito ad evitare il compito, consegnando una pozione così perfetta che il zelante professore si era lasciato andare ad una serie di complimenti che avevano fatto storcere il naso persino al diretto interessato, e comunicando infine con un tono scherzoso che per poco non gli causò una fattura Orcovolante, che finalmente Maeve aveva trovato un degno avversario.
Raggiunta la sala comune a passo di marcia e in un rancoroso silenzio, il trio si divise: Rosa, ancora offesa, prese la sua roba e, con la schiena dritta e il naso per aria salutò solo Armin, per poi dirigersi a lezione di Divinazione.
Maeve la guardò uscire e con un sospiro, sentendosi addosso un certo senso di colpa e la negatività della giornata, si gettò su una delle poltroncine di pelle nera accanto al grande camino di pietra, osservando crucciata i piccoli motivi a forma di serpente scolpiti che ne decoravano la superficie. Armin le si sedette accanto, sul bracciolo della poltrona
-Mi dispiace per prima, - disse -non volevo fare una scenata. -
Maeve scosse la testa piano, alzando lo sguardo verso il ragazzo -Non scusarti, l’ho fatta io la scenata, non tu… anzi, avevi ragione. -
-Certo che avevo ragione, i geni matematici come me non sbagliano mai! – replicò Armin con fare saputo, strappando un sorriso alla ragazza
-Per l’ultima volta Armin, si chiama aritmanzia, non matematica, e meno male che è la tua materia preferita! – ridacchiò sommessamente Maeve, senza riuscire, suo malgrado, a staccare gli occhi dal ragazzo.
-Ma cosa ne vuoi capire tu che sei solo una strega. - le fece l’occhiolino Armin, scivolandole accanto sulla stretta poltrona.
Maeve arrossì pesantemente e tornò a fissare il camino mentre l’altro, inconsapevole, rovistava nella borsa in cerca di una pergamena pulita.
Nell’ultimo anno Armin era maturato in un ragazzo considerevolmente attraente, pur preferendo passare le giornate giocando a scacchi magici piuttosto che sul campo da Quidditch; il suo fisico era alto e asciutto e l’adolescenza aveva reso la sua flebile voce bassa e virile. Questi attributi, a cui si univano un paio di grandi occhi blu e degli scompigliati capelli corvini, tuttavia, se si escludevano le inesperte ragazzine dei primi anni, passavano largamente inosservati, a causa del carattere introverso e stravagante del ragazzo.
-Allora, iniziamo con Trasfigurazione? - disse Armin, traendo svogliato la pergamena fuori dalla borsa.
Maeve annuì e schiarendosi la voce si alzò di scatto, ancora un po’ imbarazzata per l’inaspettata vicinanza. –Forse è meglio se ci sediamo a un tavolo però… accio pergamena! – puntò la bacchetta alla borsa e si gettò su una sedia mentre una pergamena schizzava in aria colpendola in piena faccia.
-Sembra proprio che mi toccherà dare 10 punti a Serpeverde, Selwyn. – commentò con un ghigno Armin imitando malamente la voce roca di Castiel mentre fissava la ragazza negli occhi con un sopracciglio sollevato –Accidenti, deve essere stata una bella botta, ti si è arrossata la faccia! -
Maeve sì sentì il viso andare in fiamme e colpì il ragazzo sulla testa con il foglio arrotolato, mandandolo a quel paese a denti stretti. Trovava terribilmente frustrante la sua propensione alle figuracce maldestre ogni qualvolta aveva la fortuna di stare sola con Armin, quando invece avrebbe desiderato tirare fuori quel po’ di fascino da cui si considerava tragicamente sprovvista.
Durante gli ultimi mesi dell’anno precedente infatti la visione che aveva del suo migliore amico era drasticamente cambiata, quando di colpo si era ritrovata a scarabocchiare l’iniziale del ragazzo sui bordi dei fogli con tanto di cuoricini durante le lezioni. Patetica, pensò rassegnata, guardando l’amico che sfogliava il libro di Trasfigurazione con sguardo assente, presumibilmente come sempre troppo perso in qualche complessa equazione magica per concentrarsi sul compito corrente.
Le sembrò in quel momento tremendamente fragile, e i cupi discorsi della notte prima le riaffiorarono con prepotenza alla mente, facendole montare dentro, invece che la paura, una rabbia fino ad allora estranea, che la lasciò per un istante scossa e smarrita.
-Ehi, tutto bene? Hai una faccia terribile. – Armin la stava fissando lievemente confuso dall’altra parte del tavolo.
Maeve si riscosse di colpo
-Non so davvero cosa scrivere, Armie, ho la testa altrove. – ammise, con un sorriso sghembo, cercando di ricomporsi
Armin per tutta risposta si alzò e, portandosi accanto a lei, le porse la mano –Una bella signorina come Lei non merita di stare al chiuso in un giornata come questa, non con la Piovra Gigante che la aspetta nel parco. –
Maeve scosse la testa e afferrò la mano del ragazzo per tirarsi su. Un’ondata di calore partì dalle dita e si diffuse in tutto il corpo.
-Sei un deficiente, Armin. – sorrise.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2- Tra Enigmi e Competizione. ***


Con la prima partita di Quidditch che si avvicinava, gli studenti erano sensibilmente più tesi ed eccitati e, mentre i più audaci si lanciavano in una serie di scommesse clandestine tra i corridoi e i dormitori, ai prefetti spettava il gravoso e impossibile compito di frenare il tutto.
Tra questi un agitatissimo Alexy, il quale dopo aver inaspettatamente mostrato fin dal primo anno un’incredibile familiarità con la scopa, aggiudicandosi un posto come cercatore durante il secondo anno, avrebbe dovuto conciliare la sua attività di prefetto con quella, nuova di zecca, di capitano della squadra.
-Ho saputo che i Corvonero hanno un nuovo cercatore.- Disse Maeve al ragazzo, tentando di distrarlo da un gruppo di Tassorosso del secondo anno che parlottavano tra loro in un angolo della Sala Grande, con un sacchetto di monete malamente nascosto in pugno.
-Si, si sono finalmente tolti dai piedi quell’incapace di Steeval…- Borbottò quest’ultimo, che anche quella mattina esibiva delle considerevoli occhiaie causate dagli allenamenti estenuanti a cui si sottoponeva in vista della partita.
-Sai chi hanno preso?- s’intromise Armin apprensivo, più interessato alla salute del fratello che alle sorti della partita.
-Pare uno del settimo anno, credo si chiami Kentin Davies... non lo conosco e voi?-
Gli altri scossero la testa, tranne Rosalya
-Eccome se lo conosco, suo padre è il Capo Auror al ministero, un gran bel partito.- strizzò l’occhio ad Alexy, strappandogli un sorriso stanco, e si rivolse a Maeve -Ci sarà anche lui alla festa di Lumacorno, venerdì sera.-
Maeve emise un lamento
-Non voglio andarci.-
-Sai che novità.- sorrise Rosalya, versandosi un’abbondante quantità di succo di zucca
-La cocca del prof non si può mica assentare.- la stuzzicò Alexy
-Beh, indovina chi altro è il cocco del prof e sarà presente.- sbuffò Maeve, cercando con gli occhi l’appoggio di Armin
-Basta evitarlo. Non devi necessariamente rivolgergli la parola…- disse il ragazzo, con un sorriso gentile.
Armin non aveva tutti i torti, rifletté Maeve, ma come al solito peccava di ingenuità: Castiel McLaggen non era il tipo che aspettava la lenza per abboccare. Anzi, se necessario, la lenza se la creava da sé.
Rosa sbuffò sonoramente -Beh in ogni caso dobbiamo sbrigarci, tra dieci minuti abbiamo pozioni.-
Maeve quasi si affogò con il suo succo di zucca.
Tossendo si alzò e mise in spalla la borsa, abbandonando la colazione a metà; quel giorno era alquanto eccitata, poiché Lumacorno aveva promesso delle novità per la lezione, e non vedeva l’ora di mettersi alla prova.
-Inizio ad andare, ci vediamo in aula!-
Salutò gli altri che le risposero con un cenno confuso e si affrettò fuori dalla Sala Grande, verso i sotterranei.
Notò con una certa soddisfazione che quello scansafatiche di McLaggen non era ancora arrivato e prese posto al suo solito banco, tirando fuori libro e appunti.
Non aveva ancora digerito il fatto di essere stata superata dal Grifondoro qualche lezione prima ed era decisa a riconquistare il suo podio… gente ambiziosa, i Serpeverde.
Lumacorno entrò in aula poco dopo, seguito dal resto degli studenti; Armin e Rosa presero posto accanto a Maeve.
Non appena tutti furono seduti, il professore abbracciò l’aula con lo sguardo, sorridente
-Molto molto bene, vedo che a parte Parkinson ci siete tutti… gran brutto incidente con la Tentacula Velenosa giù nelle serre, spero si riprenda presto…- il suo sorriso si allargò -E a proposito di Tentacula Velenosa, è proprio uno degli ingredienti della pozione che prepareremo oggi.- agitò la bacchetta e una serie di ingredienti comparve sulla lavagna -Distillato della Morte Vivente, pagina dieci di Pozioni Avanzate. È una pozione complicata, ma certamente non impossibile.-
Gli studenti iniziarono a sfogliare il libro per analizzare il compito. Maeve scorse con disappunto le pagine dedicate alla pozione: Lumacorno aveva promesso delle novità e adesso, invece, si ritrovava ad una lezione come un’altra.
-Ma…-
La testa di Maeve scattò in alto verso il professore. Questi si sfregò le mani -Ognuno di voi nel corso degli anni si è scelto un preciso compagno di banco, e con questo ha condiviso ogni lezione e beh, ogni pozione.- strizzò l’occhio a uno studente al primo banco -È sicuramente importante per un pozionista il confronto con altri del mestiere, l’armonia con i propri colleghi e perché no, ogni tanto sbirciarsi a vicenda il lavoro non è totalmente inappropriato, se vi dà l’opportunità di imparare e migliorare. Tuttavia…- fece una piccola pausa, e un brutto presentimento si fece strada in Maeve -Ogni tanto mettersi alla prova con una pozione non basta: non sempre avrete delle condizioni favorevoli nel vostro lavoro, e a partire da oggi voglio proprio creare una condizione, per così dire, un po’ meno favorevole.- il suo tono teatrale si fece più autoritario -Malfoy, prego, si alzi e si sieda accanto a Brown… e lei, Finnigan, prenda il posto di Malfoy.- Rosalya fece per protestare, ma lo sguardo fermo di Lumacorno la zittì. Lanciò un’occhiata disperata gli amici e si spostò accanto al ragazzo Grifondoro, che ricambiò con sguardo di sfida l’espressione sdegnosa di lei.
Maeve dal canto suo era quasi terrorizzata: Rosalya e Dake Brown si detestavano e, man mano che procedeva, Lumacorno continuava ad accoppiare appositamente gli studenti con i peggiori rapporti.
-Weasley*,- Maeve guardò il professore atterrita -prenda le sue cose e vada al posto di…- il professore si guardò intorno
No no no no no!
-… di Selwyn.-
L’alto mago dai capelli color carota seduto accanto a Castiel McLaggen si alzò e le fece cenno di spostasi. Armin le lanciò uno sguardo dispiaciuto mentre con viso funereo Maeve lasciava il proprio posto per andare a sedersi di fianco all’odiato Grifondoro.
McLaggen la squadrò con un breve ghigno sarcastico sollevando il sopracciglio -Sai Selwyn- disse -dispiace più a me. L’ultima cosa che mi ci voleva era una ragazzina impedita a far casino con gli ingredienti.-
-Taci.-
-Sappi che non mi metterò a tagliare gli scarafaggi per te, principessina.-
Maeve gli lanciò uno sguardo gelido, senza rispondere. Iniziò a dividersi gli ingredienti, arrabbiata, consapevole che il ragazzo l’avrebbe derisa per ogni minimo errore. Sentiva gli occhi del Grifondoro su di sé, immobile, e si chiese con fastidio crescente come facesse ad eccellere senza apparentemente alcuno sforzo o preoccupazione.
 
Quando quella sorta di smistamento fu concluso, Lumacorno diede le ultime dritte sul compito e sparì dietro ad una rivista di pozioni.
Il Distillato della Morte Vivente, checché ne dicesse il corpulento professore, era estremamente complesso. Maeve si asciugò del sudore dalla fronte con la manica del maglione; dopo circa un’ora e mezza, i caldi vapori speziati della pozione avevano reso i suoi capelli, che continuavano ad appiccicarglisi al viso, più crespi che mai, e li legò disordinatamente mentre attendeva che il suo lavoro bollisse per tre minuti esatti. Il colore della pozione, mentre bolliva, di un nero bluastro, era a dir poco perfetto, ma Maeve era ancora tesa e arrabbiata. Sbirciò per un attimo il contenuto del calderone altrettanto nero del compagno, silenzioso e concentrato da quando aveva iniziato, e afferrò la boccetta verdastra del Succo di Fagioli Sopoforosi, pronta a versarla da lì a pochi secondi.
-Stai sbagliando ingrediente.-
Maeve si voltò infastidita, con il Succo stretto in pugno. McLaggen stava fissando con attenzione la propria pozione.
-Non credo proprio.-
Il ragazzo sollevò appena i freddi occhi grigi verso di lei, per poi concentrarsi sul libro
-Quello che hai in mano è Infuso di Artemisia.- sentenziò calmo, a bassa voce.
Maeve aprì il pugno irritata, e lesse l’etichetta sulla piccola boccetta.
Infuso di Artemisia”. Aveva confuso gli ingredienti a causa del colore simile.
Si girò verso McLaggen incredula, la bocca semiaperta dallo stupore. Perché diavolo l’aveva aiutata?
-Dovresti sbrigarti, ragazzina.-
Maeve si riscosse, e prima che il tempo scadesse, versò tre gocce del giusto ingrediente nella pozione, che immediatamente mutò in un brillante lillà, come segnato sul libro. Si affrettò a mescolare il distillato in senso antiorario, finché non divenne quasi trasparente; sebbene sul manuale ci fosse scritto che per essere perfetto avrebbe dovuto diventare totalmente limpido, decise di non rischiare e, con un sospiro di sollievo, spense la fiamma. Pochi istanti dopo il ragazzo accanto fece lo stesso.
Maeve non si azzardò a guardare il calderone del Grifondoro, nonostante si sentisse tesa, ma attese pazientemente a testa alta che un sorridente e speranzoso Lumacorno si avvicinasse.
-Bene bene, che cosa abbiamo qui? Caro ragazzo, questo è finora il miglior risultato della classe, i miei complimenti! Forse avresti dovuto mescolare una volta in meno, ma la comprendo la tua volontà di portarlo a completa trasparenza...-
Maeve storse il naso, e vide con la coda dell’occhio McLaggen chinare la testa e rivolgerle un piccolo sorriso ironico, indicando con un lieve movimento la pozione della ragazza.
L’attenzione di Lumacorno si spostò sul calderone di Maeve, e i suoi occhi si illuminarono
-A quanto pare invece la signorina Selwyn ha deciso di evitare il rischio.- ridacchiò -Tipico, tipico, avrei agito allo stesso modo. Scelta saggia, la pozione è sicuramente quella più vicina alla perfezione! Dieci punti a Serpeverde e beh, dieci cm in meno su trenta di pergamena per domani, in cui analizzerete ogni ingrediente del Distillato. La lezione è finita ragazzi, andate pure.-
Lumacorno si allontanò, dando una pacca sulla spalla di un serissimo McLaggen.
Maeve fece evanescere la pozione dal proprio calderone. L’euforia stava già svanendo e di colpo si sentì quasi colpevole di aver superato il ragazzo. Avvertì il bisogno di ringraziarlo, in qualche modo: prese fiato e si girò verso di lui con un incerto sorriso tirato, ma non appena lo fece questi si alzò, dandole le spalle e, preso il borsone, girò i tacchi sparendo velocemente dall'aula. Maeve rimase a fissare confusa la porta per qualche istante, indecisa se essere arrabbiata o rassegnata.
Era consapevole che McLaggen non fosse esattamente una bestiola scodinzolante, e che non vi era motivo per cui non avrebbe dovuto comportarsi esattamente nel modo in cui si era comportato; ciò nonostante ne rimase lievemente delusa. E infastidita.
-Com'è andata con l'acromantula coi capelli rossi?- Rosa le si era avvicinata, preoccupata.
-Una meraviglia.- sbottò sarcastica, infilando le cose nella borsa a casaccio, sentendo il bisogno di uscire al più presto dall’umido sotterraneo.
Armin la guardò comprensivo e le passò un braccio attorno alle spalle, facendola sussultare lievemente -Se non sbaglio qualcuno qui ha ancora una volta fatto rimanere Lumacorno a bocca aperta.-
Maeve sorrise ma distolse lo sguardo -Tutta fortuna.-
Non le andava di dire che McLaggen l'aveva aiutata: più per orgoglio che per vanità, non intendeva dargli alcun merito. Anni di prese in giro non spariscono per un consiglio arrogante, pensò.
Un atto altruista e disinteressato, le fece eco una parte della sua mente, che zittì stizzita.
-Maeve modesta. Sta arrivando l'apocalisse.- Rosa la guardò con un ghigno indagatorio e Maeve le fece il verso, dirigendosi verso le scale.
 
Respirò profondamente l’aria fredda e pulita che proveniva dal cortile, godendo dei pallidi raggi di sole della tarda mattinata che filtravano attraverso gli alti archi. Amava i sotterranei, ma in giornate come quelle ne sentiva l’atmosfera diventare troppo opprimente.
Tra pochi minuti avrebbero avuto lezione di Trasfigurazione, e si sentì tutto sommato felice di poter passare il prossimo paio d’ore nell’ampia e luminosa aula che affacciava sul cortile. Mentre si dirigeva a passo svelto verso la sua destinazione, tuttavia, si sentì chiamare alle spalle. Inchiodò e chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo per non mettersi a gridare.
McLaggen stavo appoggiato ad una delle colonne fumando una sigaretta insieme al suo migliore amico, uno stravagante Corvonero che credeva si chiamasse Lysandro Lovegood.
La scrutava con gli occhi semichiusi alla luce del sole, e un mezzo sorrisetto felino che Maeve avrebbe tanto voluto cancellargli dalla faccia con una sberla.
-Si dice “grazie”, comunque.- la sua voce sprizzava sarcasmo.
Maeve era incredula. Gli diede le spalle con furia, trovandosi a fronteggiare i volti perplessi di Rosa e Armin.
-Meglio sbrigarsi, non voglio finire affatturata dalla McGranitt per un ritardo.- li superò a passo di marcia.

 
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Venerdì sera Armin, Alexy e Maeve uscirono distrutti dopo tre ore di Trasfigurazione. Rosalya era riuscita ad evitare la lezione chiedendo un permesso alla McGranitt in persona per poter finire un lungo trattato di Antiche Rune, e non la vedevano dalle quattro del pomeriggio.
Maeve si trascinò attraverso l’entrata della Sala Comune con l’unico desiderio di lanciarsi tra le coperte; salutò i gemelli e salì al dormitorio, a quell’ora, ringraziò Merlino, ancora completamente vuoto.
Si era appena lanciata a pancia in giù sul materasso quando la porta del bagno si aprì. Sbuffò e con un occhio sbirciò l’intrusa: Rosalya la stava fissando un po’ troppo sorridente per i suoi gusti.
-Cosa c’è?- mugugnò
Rosa le si sedette sul letto -È venerdì.-
-Lo so che è venerdì, Rosa.-
-Allora dovresti vestirti, cara. Mancano poco meno di un paio d’ore.-
Maeve rotolò supina con un lamento. Ovviamente fingere di dimenticarsene non serviva a nulla -Ti supplico Rosa… sono troppo stanca!-
Rosa fece un risolino -Sono stata in biblioteca fino a venti minuti fa, sono stanca anche io. Ma Lumacorno si aspetta la tua presenza, quindi ora alzi le chiappe e vai a farti una doccia, perché puzzi come un ippogrifo sudato.-
 
Quindici minuti dopo Maeve era gocciolante davanti allo specchio del bagno, con delle occhiaie spaventose e un broncio considerevole. Si asciugò in fretta con la bacchetta, e immediatamente i suoi capelli gonfiarono, crespi come di consuetudine. Sghignazzò; avrebbero dato a Rosa qualcosa di cui lamentarsi.
Fuori dal bagno la giovane Malfoy era già vestita di tutto punto, con un elegante abitino di velluto color smeraldo sul quale aveva appuntato una piccola spilla d’argento con lo stemma della sua casata. Si stava studiando allo specchio con aria critica, apparentemente indecisa su quale sfumatura di rossetto adottare. Vide il riflesso di Maeve e la sua espressione si fece sconfortata
-Devi fare qualcosa per quei capelli… anzi, lascia perdere, ti conosco: farò io.-
-Suppongo di doverti ringraziare. - Sbuffò Maeve                                                      
-Supponi bene, e non azzardarti a mettere la divisa!-
Maeve la guardò lievemente offesa -Non avevo intenzione di mettere la divisa!-
Aprì il baule e pescò uno dei vestiti dimenticati sul fondo, un leggero abito glicine con sottili ricami botanici argentei, opera del sarto di fiducia di famiglia.
Lo indossò e si sedette sul letto, dandosi da fare per coprire i cerchi scuri attorno agli occhi, aspettando che Rosa finisse di truccarsi per dedicarsi ai suoi capelli. Non era mai stata abile con quel tipo di incantesimi, e non si era mai impegnata abbastanza per fare le cose manualmente, nonostante le lamentele di sua madre.
Rosalya invece di impiegò poco meno di un quarto d’ora, alla fine del quale i capelli rossicci erano stretti in una voluminosa treccia francese, fermata da un delicato fermaglio colorato a forma di libellula.
-Hai visto? Non è così difficile.- disse compiaciuta, guardando fiera la sua opera.
-Se pensi che la mattina mi svegli mezz’ora prima per fami una treccia sei ancora più pazza di quanto sembri, Rosa.- Maeve si alzò dal letto, sentendo le gambe che protestavano -Andiamo e speriamo che questa volta Lumacorno non la tiri per le lunghe.-
Rosa alzò gli occhi al cielo e le lanciò una piccola borsa magicamente espansa, in cui Maeve infilò la bacchetta e un paio di scarpe comode.
Giù nella Sala Comune Alexy, in piedi davanti al caminetto, in una vistosa giacca azzurro cielo illustrava ad alcuni compagni di squadra le tattiche della prossima partita; nonostante i suoi pessimi risultati nel campo pozionistico, Lumacorno aveva saputo riconoscere l’incredibile abilità a Quidditch del ragazzo, prendendolo sotto la sua elitaria ala.
Gli occhi di Alexy si illuminarono alla vista delle amiche, salutò in fretta i compagni e si affrettò a raggiungerle.
-Siete splendide, ragazze. Armin è andato in coma dopo Trasfigurazione, quell’idiota… se sapesse cosa si perde!- Alexy guardò eloquente Maeve, che arrossì tremendamente
-Cosa… cosa dovrebbe perdersi esattamente… e poi non è che… insomma siamo amici! Ci vede ogni giorno!- balbettò, mettendosi ancora più in imbarazzo.
Rosa iniziò a ridere sommessamente -Fate davvero tenerezza, Mae.-
Alexy fermò Maeve prima che potesse mandare Rosalya a quel paese, spingendole fuori dalla Sala Comune.
 
Qualche piano più sopra, l’ufficio di Lumacorno era avvolto da luci calde e disseminato di tavolini traboccanti dolci e bevande colorate; piccoli elfi domestici scorrazzavano indaffarati tra gli invitati portando vassoi carichi di cibo ed evitando timorosi il fantasma del Barone Sanguinario che, fermo in un angolo, osservava con aria cupa una grossa torta glassata.
Rosalya si precipitò subito dal cugino Lucius, trascinandosi dietro Alexy, iniziando a spettegolare su chissà cosa, mentre Maeve, che non aveva cenato, si lanciò senza troppi complimenti sui dolci, riempiendo un piatto abbondante.
Si assicurò poi che Castiel McLaggen fosse a distanza di sicurezza e si ritirò a sua volta in un angolo iniziando a mangiare.
Gli eventi sociali non erano esattamente il massimo per lei. Ricambiò con un sorriso tirato il saluto entusiasta di Lumacorno dall’altro lato dell’ufficio e continuò a guardarsi intorno con crescete disagio: Rosa non sembrava aver ancora finito con il cugino ed Alexy era sparito nel nulla. Avrebbe potuto avvicinarsi ad un qualsiasi ricco Serpeverde lì presente e intavolare una conversazione, ma non era certa di volerlo fare: in quei giorni in un modo o nell’altro ogni purosangue che conosceva finiva col parlare di Lord Voldemort, un argomento un po’ troppo pericoloso quando ancora non avevi ben chiaro da che parte stare.
Ad un certo punto un ragazzino del primo anno dalla chioma unticcia sbucò dalla folla, inciampandole addosso e facendole cadere i pasticcini.
-Severus!- una ragazzina gli corse dietro in un turbinio di capelli rossi e lo aiutò a rialzarsi, mormorando delle scuse imbarazzate a Maeve. Un’istante dopo si erano di nuovo spariti tra la folla.                              
Maeve guardò il proprio piatto confusa e si accorse di avere un pasticcino spiaccicato sul vestito, all’altezza del petto. Imprecò maledendo Lumacorno e la sua bislacca idea di invitare ragazzini del primo anno, mentre cercava di estrarre la bacchetta dalla borsa per ripulire il disastro.
-Vedo che ti hanno apparecchiato la tavola.-
Se avesse potuto, Maeve avrebbe iniziato a piagnucolare, invece si limitò a soffiare un “fottiti” tra i denti, con il braccio sprofondato fino all’ascella nella borsa. Forse Rosa aveva esagerato con l’incantesimo di estensione, pensò.
Castiel McLaggen assisteva alla scena con un sorriso beffardo; Maeve notò che non si era neppure degnato di darsi una sistemata: i capelli erano legati in una mezza coda disordinata, e la camicia cadeva spiegazzata fuori dai pantaloni, con i primi tre bottoni aperti. Indossava una bizzarra giacca di pelle, come Maeve non ne aveva mai viste nel mondo magico, e attirava più di uno sguardo crucciato e pieno di disprezzo.
-Serve una mano, ragazzina? forse se mi mostro gentile con uno di voi i tuoi simili smetteranno di guardarmi i cagnesco…-
-Non sono miei simili, McLaggen.- Maeve lo guardò storto.
-Sì, certo,- sussurrò il Grifondoro con un mezzo sorriso cinico -Accio bacchetta!-
La bacchetta volò tra le dita di Maeve, che finalmente poté ritrarre il braccio dalla borsa.
Per la seconda volta in quella settimana di ritrovò a fissarlo confusa.
-Dai, dillo, questa volta non me ne vado.- disse il ragazzo serio, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
-C-cosa?-
-Lo so che l’altra volta volevi ringraziarmi.-
Maeve rimase congelata, senza sapere cosa ribattere -Io… non è vero!-
-Non è vero…- ripeté McLaggen lentamente, con il solito mezzo sorriso sarcastico incollato alle labbra -Sicuro.- 
Le voltò le spalle per andarsene. Maeve rimase ferma per qualche istante, indecisa sul da farsi; se da un lato voleva scrollarselo di dosso, dall’altro un moto di curiosità le stava montando dentro e premeva per uscire.
-McLaggen!- sbottò, infine.
Il ragazzo si girò, stupito, rivolgendole uno sguardo interrogativo
-Si può sapere che ti prende?- lo guardò dritto negli occhi.
Rosa l'aveva individuata tra la folla e si dirigeva verso di lei, con l'altezzoso Lucius sotto braccio.
L'espressione di McLaggen divenne indecifrabile dietro il sorriso storto.
-Guardati dai tuoi simili, Selwyn.-
Girò le spalle per la seconda volta, perdendosi definitivamente tra gli invitati.
 
-Da quando i Selwyn fraternizzano con la feccia filobabbana?-
La voce strascicata di Lucius le arrivò addosso come una doccia fredda.
-Smettila Lucius…- borbottò Rosa, fissando preoccupata l’amica, che ancora teneva lo sguardo vagamente corrucciato nel punto in qui McLaggen era sparito.
-Non stavo fraternizzando.- rispose lei, gelida.
Non riusciva a comprendere le parole del Grifondoro, ma vi era qualcosa, nel modo in cui gliele aveva dette, che l’aveva fatta sentire estremamente a disagio. Come se stesse sbagliando qualcosa di vitale.
-Rosa…?-
-Dimmi, Mae.-
-Credo che tornerò al dormitorio. Scusami, non mi va di restare.- rivolse un cenno di saluto a Lucius.
-Ma...- protestò Rosa.
-Scusami.- Senza lasciarle il tempo di ribattere, Maeve si allontanò, uscendo velocemente dall’ufficio. Fuori, in corridoio, ritrovò Alexy, impegnato in una conversazione con un bel ragazzo muscoloso dai capelli castani.
-Ehi, Mae!- la chiamò -Posso presentarti il nuovo cacciatore di Corvonero… perché hai un pasticcino spiaccicato sul vestito?-
Maeve scosse la testa e lo salutò con un cenno, senza fermarsi. Non si sentiva più in vena di chiacchiere di quanto non fosse appena arrivata; le parole di McLaggen continuavano a rimbombarle nel cervello, insieme ad un principio di mal di testa.
Tutto ciò che desiderava era il suo letto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
*No, il ragazzo Weasley non è Arthur, che allora aveva già finito gli studi. Ho pensato ad uno dei suoi fratelli, magari lo stravagante Bilius.
 
Sì, fa un po’ strano chiamare Castiel ‘’McLaggen’’, ma un po’ come con il personaggio di Draco, essendo la storia dal punto di vista di Maeve non mi sembra il caso di chiamarlo Castiel, dato che non è per nome che lei lo identifica. Almeno per ora.
 
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