Let me be your wings

di Lady Samhain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let me be your wings - Prima parte ***
Capitolo 2: *** Let me be your wings - Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Let me be your wings - Prima parte ***


Let me be your wings

***


L'inghilterra fa schifo.

Quel minuscolo paesetto fa schifo.

La casa della sua prozia, così antiquata, fuori moda, fuori dal tempo e dal mondo, fa schifo.

La famiglia dei vicini di casa poi, è terribile.

Gellert ha una finestra che da proprio su... non riesce nemmeno a pensarci... su un minuscolo recinto con delle... capre.

Sul serio? Capre?

È stato spedito via dalla Germania, è stato persino espulso da Durmstrang, e adesso la sua punizione è fare da dama di compagnia ad una prozia fissata con le cose vecchie e dover sopportare la vista delle capre tutto il santo giorno?

Quando mai si era sentito che un rivoluzionario fosse stato condannato ad una vacanza in campagna?!

Bathilda gli aveva proposto di andare a conoscere i figli dei vicini.

Lui nemmeno le aveva risposto.

***

Le ali di Bathilda sono ormai sbiadite dall'età, ma un tempo il loro colore doveva essere stato un bellissimo grigio chiaro punteggiato di nero.

Erano spuntate quando lei era giovane, per amore di qualcuno che non c'era più da molto tempo.

Forse il suo amore l'aveva abbandonata, o forse il colore si era spento per l'età, in ogni caso tutto quello che restava del meraviglioso sentimento da tutti decantato e chiamato “Amore” erano penne opache e piume arruffate che in casi sfortunati volavano in giro per casa.

Gellert odia le ali.

Lui non ne ha ed è assolutamente certo che non gli spunteranno mai.

***

Lo sente come se gli fosse sbattuto addosso, ed invece quando Gellert si volta il ragazzo è a parecchi metri di distanza.

Gellert è nel cortile anteriore, appoggiato alla ringhiera del cancello che da sulla strada, mentre il ragazzo è appena uscito da casa Silente a prendere la posta sul patio.

I cortili delle due case li separano, ma Gellert lo sente.

Restano immobili a fissarsi, tesi.

Gellert non si muove, ed alla fine è il ragazzo a farsi avanti.

Esce dal loro cortile e raggiunge Gellert.

-Buongiorno. Mi chiamo Albus Percival Wulfric Brian Silente. Abito qui accanto-

Gellert non gli risponde. Guarda solo per un attimo la mano tesa verso di lui, poi fa uno scatto a guardare negli occhi il tipo.

-Gellert Grindelwald. Spero di restare in questo posto schifoso meno possibile-

Il ragazzo Silente inarca le sopracciglia ed abbassa la mano che aveva teso per fare amicizia con lui.

-Godric's Hallow è un posto piccolo. Può essere noioso, ma qualcosa da fare si trova sempre. Anche a costo di inventarsela-

C'è qualcosa negli occhi azzurri che Gellert riconosce immediatamente.

È insoddisfazione.

Quel ragazzo è schifato almeno quanto lui, ma per qualche ragione non se n'è ancora andato dal paesino.

Gellert sente la forza della sua magia come un crepitio sulla pelle.

Accidenti, ma che ci fa una simile meraviglia incastrata e nascosta in un buco di mondo dimenticato da tutti?

Una forza del genere, pari alla sua, è la cosa migliore che gli sia capitata da quando è stato esiliato nella sua stanza con vista sulle capre.

Si chiede se anche l'altro senta la sua magia.

Spera di sì.

-Fammi vedere cosa ti sei inventato tu per resistere alla noia- lo sfida.

L'educazione e la gentilezza non sono mai stati il suo forte.

Però è sincero.

Stavolta è Gellert a tendere la mano e l'altro la afferra subito.

Quel contatto è un sollievo per entrambi.

-Ci vediamo oggi pomeriggio, subito dopo pranzo. Aspettami qui fuori alle tre-

-Va bene. A più tardi-

Albus lo saluta con un mezzo sorriso, e quando si volta per andarsene Gellert ha un motivo in più per esultare: non solo ha trovato qualcuno alla sua altezza, ma il ragazzo, come lui, non ha le ali; dunque è immune dalla forma di idiozia comunemente nota come “Amore”.

***

Albus ha davvero dovuto inventarsi di tutto.

Come avrebbe potuto fare altrimenti?

Una mente come la sua sarebbe collassata su sé stessa se lasciata in preda alla noia.

Vagano per le campagne fuori dal paese e Gellert lo ascolta affascinato mentre gli parla di usi alternativi di certe erbe in certe pozioni, di un astrolabio che calcola con esattezza le posizioni di stelle e pianeti anche in giorni passati o futuri (Inventato in un semplice momento di ozio, a detta di Albus) e di tutto ciò che lui studia al di fuori della scuola, compresi libri che maghi più anziani hanno abbandonato perché troppo impegnativi.

Albus ha diciassette anni. Come Gellert.

Ed ha progetti per il suo futuro di cui però non riesce a parlare.

Ci sono cose che Albus non gli dice.

Gellert sa che non parla mai della sua famiglia e che non lo invita mai a casa sua.

È come se si vergognasse di qualcosa, ma a Gellert non interessa nulla della sua vita privata, e d'altra parte, se nella sua famiglia qualcuno alleva capre, lui non ci tiene a conoscerli.

***

Solo una volta parlano delle ali.

Gellert guarda con disprezzo una coppia che passa sul sentiero davanti a loro.

Mano nella mano, le ali che si sfiorano ad ogni passo, la destra di lei protesa verso la sinistra di lui.

È chiaro che sono spuntate una per l'altro e che da allora la coppia non si è mai separata.

-Perché quella faccia disgustata? Hai qualcosa contro le ali?- gli chiede Albus.

-Ho tutto contro le ali. Le odio! Odio che qualcuno possa avere tanta influenza su qualcun altro da fargli modificare il proprio corpo, ed odio le persone deboli che cedono la loro libertà e si lasciano intrappolare-

Albus non sembra indignato, solo pensieroso più del solito.

-Mi domando se sia possibile. Non avere le ali, intendo. Insomma, vorrebbe dire vivere tutta la vita senza amore. Non sarebbe... triste?-

-Tsk! L'amore! L'amore è una forma di demenza. Ci sono tante altre cose migliori, più importanti, più... più...-

-Più degne?-

-Ecco, esatto, più degne. Ali! Tsk! Io non avrò mai le ali!-

Lo dice insieme con disprezzo ed orgoglio.

Albus sorride appena, come ogni volta che lui si infervora troppo.

-A me invece non dispiacerebbero, se la persona per cui spuntassero ne fosse degna-

-Fa come ti pare. Io non ne voglio-

***

È un pomeriggio assolato ed il sole li ha costretti a cercare rifugio tra le ombre di un boschetto.

Tutto attorno a loro il prato si stende con vari toni di verde che cambiano a seconda del vento.

-E tu? A settembre non tornerai in germania per l'inizio dell'anno scolastico?-

-No-

-Frequenterai la scuola qui in Inghilterra?-

-I miei genitori vorrebbero così, ma io no. Io non tornerò più a scuola-

-No? Ma... ma il diploma? E come lavorerai?-

-Oh, Albus, sei così ingenuo! Io non ho bisogno della scuola né tantomeno ho intenzione di mettermi a lavorare come una bestia da soma. No, io ho cose più importanti a cui pensare-

-Ma non potrai comprare una bacchetta se non frequenterai la scuola-

-E chi lo dice? Io non comprerò nulla, io avrò la bacchetta più potente di sempre perché solo io la potrei dominare-

-Gellert, di che diamine stai parlando?-

-Io troverò la bacchetta di sambuco. Mi sta aspettando, Albus, perché è destinata a me. Una cosa del genere non si compra-

-Sì, certo. E come la metti con il fatto che quella bacchetta non esiste?-

-Esiste, invece. Io la troverò-

-Come dici tu. E nel frattempo? Non hai una bacchetta tua?-

-Me l'hanno sequestrata quando mi hanno espulso da scuola. Dettagli. Non mi serve una bacchetta ora che so controllare la mia magia anche senza, e prima o poi mi riprenderò la mia-

Albus ha un'espressione strana. Sembra ugualmente affascinato e scettico.

Albus vorrebbe sognare, ma c'è qualcosa che lo frena, intuisce Gellert.

-E come farai a vivere tutti i giorni? Nessuno ti darà un bel niente se non avrai almeno un diploma-

-Ti ho già detto che non ho bisogno di un diploma. Io farò la rivoluzione-

Albus lo guarda un attimo ad occhi sgranati, poi fa qualcosa che non avrebbe dovuto fare: scoppia a ridere.

Gellert detesta quando qualcuno ride di lui, ed in un attimo Albus si ritrova a terra, schiacciato da una forza enorme che non è altro che la rabbia di Gellert scagliata su di lui a mani nude.

-Non ridere. Mai-

Albus si dibatte, la sua magia inconscia che tenta di ribellarsi ma non può farcela.

La bacchetta gli è caduta di mano e senza quella Albus non sa fare incantesimi.

Se avesse avuto le ali si sarebbero spezzate con un impatto del genere, con Gellert che continua a tenerlo schiacciato a terra.

Gli si avvicina con le mani tese contratte per mantenere la presa e lo guarda dall'alto.

-Credi che con questo la scuola mi servirebbe a qualcosa? Credi che io non sia abbastanza forte da dare fuoco al mondo, se mi va?-

La magia di Albus si contorce sotto la sua nello sforzo di liberarsi, e presto la rabbia di Gellert si trasforma in meraviglia.

Albus sta imparando proprio in quel momento.

Non ha ancora nemmeno un grammo del suo controllo, ma sta imparando.

Per Gellert questa è l'ennesima conferma: solo Albus può essere suo pari.

Sente la sua magia crepitare nell'aria attorno a loro, pungere con minuscole scariche tra le mani, sulla pelle delle braccia a dargli i brividi, e poi in tutto il corpo.

Gellert sorride, estasiato.

-Andiamo, Albus, liberati. So che puoi farlo-

E lui gli risponde con uno sguardo determinato.

Per un attimo tutto cessa.

La magia di Albus è ferma, come se non esistesse per nulla, poi, all'improvviso, esplode attorno a loro e Gellert viene spazzato via.

L'impatto con il terreno gli toglie il fiato ma lui quasi non ci fa caso, perso com'è nella meraviglia di ciò a cui ha appena assistito.

Allora è quello Albus!

La magia, la forza che lui ha percepito e che percepisce sempre quando son insieme non è che una minima parte del tutto.

Gli ci vuole un po' prima di poter aprire di nuovo gli occhi, ma quando lo fa vede Albus che a sua volta è riverso a terra poco distante da lui, ansimante, sconvolto da quanto è appena successo; i suoi capelli ramati sono sfugiti dal laccio di velluto che li lega di solito e sono sparsi sul prato e sul suo viso.

La pelle in tutto il corpo formicola di minuscole scariche di energia, e non appena Gellert incontra gli occhi di Albus sa che anche per lui è così.

Gellert non ha mai incontrato nessuno simile ad Albus.

Nessuno.

C'è qualcosa che li lega adesso.

Albus si alza a sedere e tende una mano verso di lui, in un richiamo che Gellert non potrebbe ignorare per niente al mondo.

Si alza e barcolla fino a lui, salvo poi cadergli addosso e buttarlo di nuovo a terra.

-Albus... Albus...-

-Gellert... Gellert, io...-

Non resiste più.

Gli prende il viso tra le mani e lo bacia.

Non è delicato nemmeno in questo ma non gli importa.

Albus è suo.

È l'unico che può stare alla sua altezza.

-Io farò la rivoluzione- ansima sulle sue labbra -E tu la farai con me-

Albus è troppo sconvolto per chiedere altro, e si limita ad annuire.

***

-Perché mi hai baciato?-

Gellert strappa un filo dìerba con aria distratta; sono ancora seduti sul prato dove hanno litigato come mai prima di allora.

-Ah, quello. Non era un bacio romantico. Non sono innamorato di te o cose del genere, però ti voglio al mio fianco quando faremo la rivoluzione. Volevo dirtelo in un modo che fosse chiaro-

Vero. Quel bacio è stato un marchio di possesso.

Non è stata una stupida sdolcineria, è stato un patto per qualcosa di più alto.

Gellert spera che Albus lo capisca, ed ha buone speranze, dato che non è ancora scappato via disgustato.

Continua a staccare un filo dopo l'altro.

-Parlami della tua rivoluzione- gli chiede Albus.

C'è qualcosa di molto cauto nel suo tono, Gellert invece non usa nessuna cautela.

Da troppo tempo è alla ricerca di qualcuno che possa capirlo, e adesso eccolo qui: Albus Silente.

-Voglio che i maghi siano liberi. Come una volta, Albus. Niente più divieti, statuto di segretezza, niente coprifuoco o incantesimi per nascondersi alla feccia non magica. Torneremo ad essere liberi, e torneremo ad usare il nostro potere senza limiti e restrizioni-

-Davvero vuoi fare questo?-

-Certo! Voglio farlo e lo farò. Guardati attorno, Albus: perché i maghi, che hanno potere, devono nascondersi? Un solo mago può battere dieci babbani senza nemmeno aprire un duello, ed invece siamo nascosti come topi di fogna. Imbrigliamo il nostro potere. Albus, se nessuno tornerà a far bruciare il potere magico, perderemo la nostra stessa identità. C'è altro, oltre le bacchette, lo hai visto anche tu-

Albus lo fissa concentrato sul suo viso, sulle sue parole, sulle sue labbra.

-E come farai?-

-Farò uscire i maghi dalla clandestinità. Io per primo non mi curo più di non fare incantesimi se ci sono babbani nelle vicinanze, perché non me ne importa nulla di loro. Che mi vedano, e che capiscano cos'è il vero potere-

-Ma stai infrangendo una legge che..-

-Che cosa, Albus? Una legge che ci tiene incatenati nella mediocrità, ecco cosa! E la sto infrangendo, sì, tutte le volte che posso-

-Se comandassero i maghi che ne sarebbe dei babbani?-

-Messi nelle condizioni di non nuocere mai più. Si sono macchiati di persecuzioni, di crimini innumerevoli. I bambini magici sono stati i primi, lo sai? Non siamo tutti protetti, Albus. Chi nasce con i poteri in una famiglia non magica è sempre andato incontro a destini orribili-

Lo vede abbassare gli occhi per un attimo.

-E se i babbani ci scoprissero, se si spaventassero?-

-Sarebbe la guerra finché non capiscono chi è che comanda-

Per Gellert non c'è altra via.

Lo ha sempre detto, ma il suo progetto includeva solo sé stesso ed un numero indefinito di sottoposti.

Ed invece adesso che ha incontrato Albus...

-Portami con te, Gellert. Faremo questa rivoluzione insieme-

Albus non gli da il tempo di replicare perché stavolta è lui a baciarlo.

La sensazione è strana e risveglia quel crepitare di pura energia in tutto il suo corpo.

Gellert non lo avrebbe mai immaginato. Lui a baciare qualcuno? Nah... a meno che non avesse incontrato qualcuno degno.

-E questo perché?- chiede quando finalmente si staccano.

-Non sono innamorato di te o altro, solo... volevo farti capire che sono con te-

Il formicolio in tutto il corpo è insopportabile, eppure è la tortura più dolce che Gellert abbia mai provato.

***

Sono passati due giorni da quando hanno litigato, si sono baciati e si sono promessi di fare la rivoluzione insieme.

Da allora il crepitio di magia che sempre accompagna Gellert si è affievolito, ma in un punto è rimasto identico a quando ha baciato Albus: sulle scapole ha sempre qualcosa che, anche se lo infastidisce, gli da sempre l'impressione che Albus sia lì con lui.

***

Ali.

Sono delle maledette, stupidissime, orribili... ali!

Ed è tutta colpa di Albus!

Che non si degna di farsi vedere da quasi una settimana, ormai.

Gellert si è accorto del fastidio, e poi un giorno, mentre infilava la camicia, ha sentito qualcosa di particolarmente strano.

Con le spalle allo specchio, ha notato due protuberanze proprio sopra la scapola che possono significare solo una cosa: ali.

Gellert Grindelwald sta sviluppando le ali, il marchio dell'amore più intenso della vita di una persona.

Con un'imprecazione scaglia la camicia dall'altro lato della stanza.

Maledetto Albus!

***

Il gufo atterra sul davanzale della sua finestra e prende a ticchettare con il becco per farsi aprire.

Gellert fa finta di non sentirlo e resta sul letto, disteso supino perché quelle stupide cose sulla schiena gli danno un fastidio maledetto.

Pizzicano, prudono, a volte addirittura bruciano.

Il gufo però non accenna ad andarsene, anzi picchia più forte ed inizia a sbattere le ali contro il vetro.

Gellert si alza di scatto.

Maledetto animale!

Non ha nessuna voglia di leggere nessuna lettera, specie se proviene da una certa persona.

E poi la vista delle ali del gufo lo fa impazzire di rabbia.

Prova a cacciarlo ma lui gli rimanda uno sguardo che sembra dirgli “Sul serio? Non me ne andrò finchè non avrò portato a termine il mio compito”.

Esasperato, Gellert apre la finestra ed il rapace vola dentro.

Fa una piroetta aggraziata, lascia cadere una pergamena ripiegata sul suo letto e poi si appollaia sopra l'armadio.

E adesso?

Ah, giusto: i britannici hanno addestrato i loro gufi da posta ad aspettare le risposte.

Maledetto Albus!

Gellert potrebbe incenerire il messaggio, ma la curiosità ha la meglio: Albus non gli ha mai scritto.

Il foglio ha poche parole “Devo vederti. Dimmi dove e quando. Albus”.

Le mani gli tremano per la rabbia, perché vedere Albus, il colpevole, è l'ultima cosa che ha voglia di fare. O forse è la prima.

In realtà, Gellert si rende conto con orrore, lui vorrebbe voler stare lontano da Albus.

Quello che davvero vuole è vederlo, stare con lui, trascinarlo in mille avventure!

Si lascia cadere sul letto con la testa tra le mani.

Al solo pensiero di stare di nuovo vicino ad Albus le scapole gli rimandano un pizzicore familiare.

-E va bene!- sbotta esasperato.

Afferra con rabbia il messaggio, lo volta dall'altra parte e poi appella uno dei suoi carboncini da disegno dalla scrivania.

“Mia zia è fuori. Vieni subito”

Non firma nemmeno, allunga il foglio stropicciato al gufo ed aspetta che se lo prenda e che lo porti a quel... quel...

Per la rabbia ha bisogno di scagliare qualcosa da qualche parte, ed a farne le spese è lo specchio della toletta che esplode in mille pezzi.

***

Quando Albus arriva alla porta Gellert lo tira dentro ma non lo invita ad accomodarsi.

-Allora, che vuoi?- gli dice sgarbato

-Io? Cosa voglio io? Sei tu che sei sparito! Dopo la rivoluzione, dopo...- per fortuna Albus ha la decenza di non continuare e di non nominare il bacio.

-Non potevo vederti. Anzi, Albus, è meglio se non ci vediamo più-

Gellert si aspetta proteste, richieste di spiegazioni, scenate, ed invece Albus sorride come se tutto stesse andando benissimo.

-Lo immaginavo. Scusa, possiamo andare in un posto più privato?-

-Perché?-

-Fidati di me. Per favore-

Maledetta curiosità. Maledetti occhi azzurri di Albus.

-Seguimi-

Gellert odia la sua stanza, ed in tutta onestà si vergogna che Albus veda dove vive, tra mobili antiquati e tappezzeria stinta, ma ci sono cose più importanti a cui pensare.

Albus sembra così agitato che non farà caso alla tappezzeria.

Una volta in camera di Gellert, Albus inizia a togliersi la giacca.

Poi il gilet.

Le scapole di Gellert pizzicano e prudono più forte che mai.

Albus slaccia il nodo sul collo, poi passa a sbottonare la camicia.

C'è qualcosa che brucia sotto la pelle di Gellert, e non solo sulle scapole.

Non si era accorto di desiderarlo. Come aveva fatto a non accorgersene?!

Forse perchè lo desidera solo da quando ha visto cosa è davvero Albus.

Albus si sfila la camicia con movimenti lenti, attenti, e la posa sul letto, poi si volta di spalle ed è allora che Gellert le vede: ali.

Sulle scapole di Albus, così come sulle sue, ci sono due protuberanze arrossate.

A vederle mille pensieri passano per la mente di Gellert.

Le ha riconosciute! Quelle ali sono sue, sono spuntate per lui, sono sue come è suo Albus!

È una gioia selvaggia, più intensa di qualsiasi cosa Gellert abbia mai provato.

Brucia dappertutto, adesso che è di nuovo vicino alla magia di Albus.

-Da... da quanto?- si sforza di chiedere, anche se conosce già la risposta.

-Da quel giorno sul prato. Credevo che sarebbe passato come era passato il resto ed invece... sono le mie ali, Gellert-

Albus rimane ad aspettare e lo guarda al di sopra della spalla.

Non è per curiosità che Gellert si avvicina, è per qualcosa di più profondo.

È come riconoscere e ritrovare qualcosa che non sapeva di aver perduto e con cui deve riacquistare confidenza.

Rimane ad osservare le bozze sulla schiena di Albus ipnotizzato.

La pelle è rossa e tesa, come se fossero cicatrici, ed al di sotto qualcosa si contrae. A volte fa sparire il rigonfiamento, altre lo esaspera e sembra che la nuova articolazione debba perforare la pelle da un momento all'altro.

Gellert non si accorge di aver sollevato la mano per toccare una delle ali se non quando vede la sua mano sulla pelle di Albus, e subito dopo sente come un sospiro che sfugge all'altro ragazzo.

-Ti fa male?-

-Di solito sì. Brucia tutto il tempo. Ma ora... per favore, puoi mettere anche l'altra mano? Va molto meglio adesso-

Gellert lo accontenta e con l'altra mano copre l'altro abbozzo di ala, in quel modo sente sotto le dita il sospiro di puro sollievo di Albus.

-Così va meglio?-

-Oh, sì! Sì, non sai quanto. È da allora che brucia e non ho avuto un attimo di sollievo-

Allora Gellert prova a muovere le dita come farebbe per spalmare un unguento lenitivo. Solo che non ha nulla: è solo lui.

Ad Albus però basta, perché sospira ed i muscoli della schiena e delle spalle si allentano.

Gellert si scopre a desiderare provare su di sé, perché da quando Albus è entrato in casa le sue ali non gli hanno dato un attimo di tregua.

I due abbozzi restano a contorcersi sotto la pelle.

I movimenti sono istintivi ed hanno già la forza di un vero Spiegamento, ma le ossa, i tendini ed i muscoli non sono ancora nemmeno lontanamente pronti.

Gellert vorrebbe provare un po' dello stesso sollievo, ma vorrebbe dire ammettere le sue condizioni e lui non vuole.

-Perché non me lo hai detto prima, Albus?-

-Perché mi vergognavo. Io non ho niente contro le ali, ma so quanto tu le detesti e quanto disprezzi le persone che le hanno. E dunque... avevo paura. Non volevo che tu ti allontanassi da me-

Gellert lo afferra per la spalla e lo fa voltare.

-Dimmi la verità, ti sei innamorato di me?-

-Io... non lo so. So solo che sto bene con te e che tengo a te più di quanto abbia mai fatto con chiunque altro. Nessuno mi interessa come te. Nessuno mi... capisce... come te-

Sono di nuovo vicini.

Il respiro di Albus gli solletica la guancia, ma Gellert non lo guarda in viso perché è troppo preso dall'osservare l'alzarsi ed abbassarsi del suo torace nudo.

Ha ancora la mano sulla sua spalla, e le ali sulla schiena stanno letteralmente impazzendo.

Adesso sì che brucia, come ha detto Albus.

-Anche io sto bene con te. E nessuno mi ha mai capito come te. Tutti sono spaventati dalle mie idee, ma tu no. Solo tu sei degno-

Ancora una volta è un patto.

Quando Gellert lo bacia è un incontro di solitudini, di anime troppo grandi per essere capite dagli altri e che non potrebbero stare con nessun altro.

Per attirarlo più vicino gli stringe le mani dietro la schiena ed Albus fa altrettanto, aggrapandosi alla sua giacca, alla sua schiena, al suo respiro, per calmare qualcosa che è impossibile ignorare.

Non arriva a toccare le ali, è troppo in basso, ed allora Gellert raccoglie tutto il coraggio che ha per staccarsi dalla sua bocca e dirgli -Spostati più in alto. Sulla scapola-

Albus obbedisce, e non appena le sue mani si chiudono sopra l'abbozzo delle ali, Gellert sente che potrebbe svenire per il sollievo.

Finalmente... finalmente! Non brucia più, non sente la pelle come se si stesse strappando, non ha in mente più nessuno dei pensieri che lo hanno tormentato per tutto quel tempo.

Finalmente trova pace e si lascia andare con la testa nell'incavo del collo di Albus.

“Se potessi restare così per sempre” è l'unico pensiero che galleggia pigro nella sua mente.

Albus lascia vagare le mani sulle sue spalle, sempre delicato per non dare fastidio a qualcosa di così fragile, appena nato.

-Anche tu?- gli chiede in un sussurro.

-Anche io. Per te. Non farmene pentire, Albus-

***

Le loro ali crescono di pari passo.

Dopo tre settimane sono già grandi quanto quelle di un gufo e coperte di lanugine, non di vere piume.

Sono ali da pulcino.

Le penne vere e proprie spunteranno quando le ali avranno completato la loro crescita e saranno completamente formate. Allora la lanugine cadrà (Gellert è già inorridito dall'immagine di sé stesso che si lascia dietro bioccoli di soffice piumaggio infantile) ed al suo posto si svilupperanno le penne del colore definitivo da adulto.

La lanugine di Gellert è grigio bluastra, quella di Albus bruna.

Nella vita quotidiana nascondono le ali sotto i vestiti incantando le stoffe in modo che siano più rigide e nascondano i movimenti sulla schiena, ma non appena sono soli corrono a spogliarsi per vedere i progressi.

Gellert non guarda mai le sue ali quando è da solo; quando è da solo le ignora come se non fossero una parte di lui, con Albus, invece, riesce ad accettarle.

Quando sono uno in presenza dell'altro le ali scattano per istinto in uno Spiegamento completo, ma sono talmente piccole che suscitano tenerezza.

Gellert non vede l'ora che si sviluppino davvero.

Quelle appendici lanuginose, misere, sempre in movimento, sono imbarazzanti.

In segreto, Gellert immagina come saranno le sue ali da adulto ed immagina come sarà il suo primo, vero, Spiegamento per Albus.

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Nel Cerchio della Strega


*Momento Super Quark *

Buonasera. Oggi parliamo di una delle tendenze su AO3, pressocché sconosciuta qui su EFP: si tratta della Wing!Fiction, cioè una storia ambientata nell'universo canonico ma con l'aggiunta del fatto che i personaggi hanno le ali.

A volte la Wing!Fiction si incrocia con la più antica e più conosciuta Soulmate!AU ed insieme danno origine ad un ibrido in cui le ali spuntano quando i personaggi (anime gemelle) si incontrano (ma non è questo il caso. O forse sì. Scegliete voi).

*Fine momento Super Quark *


Allora, che ne pensate? Vi piace l'idea di Albus e Gellert a cui spuntalo le alucce?


Il titolo della storia è una canzone del cartone “Pollicina” che non sentivo da una vita e forse più.

Vi lascio il link https://www.youtube.com/watch?v=h64F4Twfacw


Fatemi sapere


Lady Samhain


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Capitolo 2
*** Let me be your wings - Seconda parte ***


Let me be your wings

(Parte seconda)

***

Niente va come previsto.

Ed è tutta colpa di quell'idiota cavernicolo del fratello di Albus!

E la lite... c'era davvero bisogno di litigare per chi dovesse fare da balia ad una ritardata? E davvero Aberforth credeva che Albus avrebbe dovuto essere contento di badare a lei?

Che discussione idiota!

Ed Aberforth non avrebbe dovuto provocarlo a proposito del fatto che lui non avesse bacchetta, e quella squilibrata non avrebbe dovuto spaventarsi tanto.

Perché accidenti Gellert aveva accettato di andare a conoscerli? Era stato stupido!

Stupido ad acconsentire solo per fare un piacere ad Albus.

E adesso è dovuto scappare di nuovo, persino da casa di sua zia e dalle capre che si vedevano dalla finestra.

La cosa che più gli brucia è che le sue ali sono ancora piccole, e che non vedrà più quelle di Albus, e che forse non potrà mai Spiegare per lui.

***

Sono passati anni.

Troppi anni.

Le ali di Gellert Grindelwald sono uno dei pettegolezzi preferiti del mondo magico, perché pare che nei salotti sia molto affascinante l'idea romantica di un assassino, di un rinnegato, di un mago dal cuore maledetto che almeno una volta nella sua vita deve avere amato.

Il colore grigio acciaio è un colore mai visto, e la loro grandezza è impressionante.

Da chiuse arrivano sotto le ginocchia del mago, mentre da aperte... bè, nessuno lo sa.

Si dice che le ali di Grindelwald siano belle ma completamente immobili; mai un fremito, per nessuno.

Quello che tutti si chiedono è se Grindelwald le abbia mai Spiegate per qualcuno, ma nessuno, nemmeno tra i suoi più fedeli, ha mai osato chiederglielo direttamente.

***

Gellert sa perfettamente di non essere irrintracciabile ora che è tornato in Inghilterra, e sa che sono molte le persone che lo cercano: si tratta di aspiranti discepoli o di aspiranti Auror intenzionati ad arrestarlo.

Lui non si è mai nascosto né mai lo farà. Lo ha giurato a sé stesso.

Per questo Gellert non è sorpreso quando, tra la posta che gli viene consegnata in camera dall'elfo domestico della pensione dove alloggia, trova sempre parecchie buste.

A prima vista nessuna gli sembra particolare, ma scorrendole una di esse gli evoca qualcosa di indefinito e doloroso.

Albus.

Niente mittente, ma Gellert sa che quella lettera è sua.

In realtà sono due, una dentro l'altra.


“Devo vederti. Nell'altra busta troverai un'anello. È una passaporta che si attiverà la sera del solstizio d'estate alle sette. Ti porterà in un posto speciale. Io sarò lì ad aspettarti fino alle sette e mezza, se non sarai arrivato entro quell'ora lo considererò come un rifiuto. Sinceramente vorrei che tu accettassi. Pensaci.


Albus”


Il primo istinto è accartocciarla tra le mani. Il secondo è portarla alle labbra per baciarla.

Sulla sua schiena le ali si stirano per la prima volta dopo anni di immobilità.

***

Un tetto. Secondo Albus il “posto speciale” sono i tetti della cattedrale di Saint Paul.

La passaporta lo ha fatto arrivare dritto su uno dei camminamenti più alti, ed Albus è esattamente all'estremità opposta.

È cambiato negli anni, ma Gellert sa che è lui: glielo dice la vampata di magia che urla alle sue ali di Spiegarsi.

Albus è di spalle, e le sue, di ali, si aprono con grazia non appena percepisce la sua presenza.

Sono belle, si concede di pensare Gellert.

Sono rosso rame all'attaccatura di ogni piuma e poi virano verso il bronzo sulla punta, creando un continuo sovrapporsi di sprazzi di luce e riflesso metallico nella luce del tramonto.

In effetti sono bellissime.

Ed Albus le ha sviluppate per lui. Dunque lo ha amato. Le ali non mentono.

Gellert tuttavia non è intenzionato a farsi distrarre troppo.

-Posto azzardato, per uno che non vuole infrangere lo statuto di segretezza- gli urla.

Non è intenzionato ad avvicinarsi, non vuole dargli questa soddisfazione. E le sue maledette ali devono smetterla di contorcersi per salutarlo!

Albus si gira verso di lui e la sua espressione è affabile come se si fossero lasciati da amici solo il giorno prima.

-Non preoccuparti: siamo perfettamente schermati dai migliori incantesimi di disillusione. Nessuno farà caso a noi-

Si avvicina e più i suoi passi lo portano verso Gellert più le ali sulla sua schiena si Spiegano; quando arriva proprio di fronte a lui le ali sono completamente aperte ed Albus non fa nemmeno uno sforzo per dominarle.

Sempre così sincero. Sempre così... buono.

-Ciao, Gellert-

Lui finge di essere insensibile al suo viso, alle minuscole rughe agli angoli degli occhi che lo rendono ancora più attraente, ai suoi occhi azzurri che il tempo non ha appannato, alla mascella adesso coperta da una barba ordinata.

Lo scruta, divora ogni dettaglio, lo marchia a fuoco nella sua mente, ma Gellert non glielo farà capire facilmente.

-Che cosa vuoi da me?-

-Voglio sapere se posso salvarti-

-Da cosa?-

-Da te stesso-

-Non ho nessun bisogno di essere salvato. Io sono libero. Tu, piuttosto, quando ti libererai dall'ipocrisia che ti sei cucito addosso e riprenderai il tuo posto?-

-Il mio posto è ad Hogwarst-

-Il tuo posto è accanto a me, a combattere. Me lo avevi promesso, Albus!-

Stavolta le ali stanno per scattare.

Albus le guarda solo per una frazione di secondo prima di tornare a guardare lui negli occhi.

-Non manterrò una promessa che ti farà del male-

-Perché dovrebbe farmi del male? Non pensi che io possa farcela? Non ti ho dato abbastanza prove che io sono diverso dagli altri?-

-Gellert, lo so che sei diverso, ma sei sempre umano. Ti prego di non dimenticartelo-

In quel modo, rivolgendosi alle sue presunte fragilità, Albus lo fa solo arrabbiare di più.

Gellert scatta a cammianare avanti e indietro, stessa abitudine di quando erano ragazzi e lui si infiammava a parlare della rivoluzione.

-Ho imparato a controllare la magia senza bacchetta, sono padrone della bacchetta del destino, ho radunato un esercito... insomma, quale altro miracolo devo fare perché tu torni da me? Dimmelo, Albus, ed io lo farò. Lo sai che lo farò-

-Gellert, perché non capisci? Io non voglio imprese mirabolanti da te, voglio solo che tu ritrovi la tua umanità. Puoi farlo, Gellert?-

-Umanità- ripete lui sprezzante -Non capisco cosa tu intenda-

-Intendo la capacità di provare compassione. Renderti conto che stai facendo soffrire delle persone-

-Ah, ma io me ne rendo conto-

-E non basta a fermarti?-

-No. Non se qualcosa di più grande deve essere conquisato-

Albus sospira e si passa una mano sulla fronte. Indossa dei guanti di pelle, nota solo in quel momento Gellert.

Forse anche a lui fanno male le spalle per i muscoli contratti, ma anche lui è bravo a nasconderlo.

-Sono belle- Dice all'improvviso Albus accennando alle sue ali, e Gellert si concede un accenno di sorriso.

-Non sono spuntate per una persona qualsiasi-

-Nemmeno le mie-

Sciocco, ingenuo, meraviglioso Albus!

Le ali fremono per il bisogno disperato di Spiegarsi ed accarezzare le punte delle altre che ha di fronte. Deve essere bellissimo. Deve essere sollievo per quella tortura che gli sta facendo contrarre tutto il corpo nel tentativo di tenerle ferme.

Ma ha davvero importanza? Se anche le Spiegasse, che ci sarebbe di male? Albus lo ha fatto per lui, ed è stato solo naturale, inoltre Gellert è convinto che Albus sappia perfettamente che è lui che si trattiene dallo Spiegare, ma che il sentimento esiste ancora.

Lo Spiegamento è istintivo, è unico per ogni persona, non si può simulare ed è diverso dal semplice aprire e chiudere le ali per sgranchire i muscoli.

Le ali di Albus, ad esempio, sono due perfetti archi con le punte rivolte verso di lui, come a volerlo invitare in un abbraccio, e Gellert sa, sa quanta voglia ha di affondarci.

Alla fine sceglie la mezza misura.

-C'è un segreto, vuoi sapere qual'è?-

-Se tu vorrai dirmelo-

Con un cenno della bacchetta le ali di Gellert iniziano a cambiare colore.

Dalle punte il colore inizia a schiarire, poi su tutta l'ala il grigio scuro scompare e lascia il posto ad una meraviglia unica: le ali di Gellert sembrano fatte di cristallo.

Ogni piuma è traslucida, perlata, iridescente, riflette la luce in tutti i suoi colori al minimo movimento.

Le ali di Gellert sono fatte di pura bellezza.

-Ho provato a coprirle con ogni incantesimo che conosco, ma non riesco ad andare oltre il grigio. Capisci cosa mi hai fatto, Albus? Non è abbastanza per meritare che tu torni da me?-

Albus non può rispondergli perché è senza fiato. Non è affatto facile fare un effetto del genere ad Albus Silente, e Gellert non può fare a meno di esserne orgoglioso.

Guarda le sue ali come se davvero fossero un miracolo.

-Posso?-

Gellert fa un semplice cenno con la testa verso l'ala, ed Albus deve togliersi un guanto per toccarla.

Le ali sono sensibili, Gellert lo scopre nel momento in cui il calore della mano di Albus gli scorre dappertutto nel corpo.

È sollievo come tanti anni prima, quando le loro ali erano ancora sotto la pelle, e Gellert non può impedirsi di sospirare e quasi di gemere.

Il suo corpo si muove da solo: si aggrappa ad Albus ed affonda le mani nelle piume soffici sotto le sue ali.

Sono così belle, mordide, calde... è la stessa sensazione di pace di tanto tempo prima.

Gellert sente che potrebbe sprofondarci e che Albus non vorrebbe altro al mondo che poterlo tenere così.

Le sue ali sono Spiegate, adesso.

Tese verso l'alto ed all'indietro fino allo spasmo, con le piume aperte a ventaglio e le punte verso il cielo.

Fa male ai muscoli delle spalle, ma è così liberatorio Spiegare!

Ognuno ha il proprio modo di Spiegare: per Albus è un invito, per Gellert è un grido di tortura ed estasi.

Le loro ali si incastrano alla perfezione: quelle di Albus a circondarlo, quelle di Gellert pronte a spiccare il volo per entrambi.

Il profumo di Albus è l'unica cosa che percepisce, se ne lascia riempire ed inebriare come dal liquore migliore: sa di estate, di dolce, di lavanda e di pergamena. E di limone. E Gellert potrebbe annegarci, e l'unica cosa che vorrebbe è fare l'amore con lui anche se sono sul tetto della cattedrale.

-Sono qui, Gellert... sono qui...-

Albus lo bacia tra i capelli, sulle guance, e solo alla fine trova la sua bocca.

***

Sono ancora stretti, ancora sul tetto, ancora scossi da tremiti.

-Vieni con me, Gellert- sussurra Albus al suo orecchio -Permettimi di salvarti-

Gellert sospira.

Povero, sciocco, sentimentale Albus.

Si scioglie dall'abbraccio, le loro ali perdono l'armonia dell'incastro perfetto e basta quello come risposta.

-Perché vai via? Non sei stato felice, adesso?-

-Lo sono stato, Albus, più che in tutti questi anni. Ma la felicità è la trappola più subdola che esista, ed io non posso dimenticare che c'è qualcosa di più grande della mia felicità-

Albus gli rivolge un sorriso triste.

-Sei tu stesso il primo martire della tua causa, dunque-

-Non è così drammatico. Devo fare delle cose. Quando sarà tutto finito ci ritroveremo-

-E se finisse male?-

-Allora ricordami-

-Gellert!- Albus tende la mano e tenta di afferrarlo un'ultima volta ma lui è rapido a scansarsi.

-Devo andare adesso. Addio-

Si Smaterializza in fretta, prima di perdere la concentrazione e Spaccarsi.

Non sa che dietro di lui resta una piuma di cristallo e che Albus la raccoglie per conservarla.

***

Devono affrontarsi.

In fondo lo sapevano entrambi che non sarebbe potuta finire in altro modo.

Restano solo loro in piedi alla fine dello scontro, al centro dell'arena del Peré-Lachaise dove anni prima Gellert ha tenuto il suo discorso.

Posto curioso, un cimitero che è anche campo di battaglia, per lasciare Spiegare le proprie ali, ma Albus non pare preoccuparsene e non fa nulla per nascondere l'invito che ha sempre contraddistinto il suo Spiegamento.

-Gellert, non voglio farti del male. Non costringermi a combattere contro di te-

-Non sono io a costringerti, Albus. Se tornerai con me non ci sarà nessun bisogno di combatterci. Torna da me, Albus-

-Non posso-

-Non vuoi-

-Nemmeno tu vuoi. Le tue ali sono nere, adesso-

Gellert sorride a tanta ingenuità.

Lascia che le sue ali si Spieghino in tutta la loro forza, solo per Albus, e poi, con un cenno della bacchetta sfiora un'ala ed il nero pece scivola via per lasciare spazio al caleidoscopio di colori che da sempre sono le sue ali.

-Ho migliorato l'incantesimo che le copre, ma loro restano così-

Ancora una volta Albus è a bocca aperta.

-Gellert... dopo tutto questo tempo?-

-Sempre-

Ma la mano che stringe la bacchetta è già in tensione, pronta allo scontro.

***

Non doveva andare così.

Non con Albus in ginocchio a tossire sangue ai suoi piedi.

Ma insomma, come poteva pretendere di vincere contro chi aveva conquistato la bacchetta di Sambuco?

Gellert si inginocchia davanti a lui e gli accarezza il viso.

-Sai che non ti ucciderei mai. Adesso dimmi, vuoi venire con me? Se tu non sei stato in grado di battermi nessun altro potrà farlo, lo sai bene. Io vincerò, ma con te al mio fianco potrei porre fine a questa guerra molto più in fretta. Riflettici, Albus. Vuoi che muoiano altri Auror? Mettiamo fine alla guerra. Nessuno si metterà contro me e te assieme. Cosa rispondi?-

Albus lo guarda con gli occhi azzurri vacui come se non lo vedessero davvero.

Le sue ali, le sue bellissime ali di fuoco e metallo, giacciono nella polvere dove il suo corpo si è accasciato dopo l'ultima fattura, quella che ha decretato la sua sconfitta in duello.

Chiude un attimo gli occhi sotto le carezze di Gellert e poi, finalmente, quando lo guarda è di nuovo lui.

-Ah. La bacchetta del destino. Non ci credevo, sai? Credevo che avessi messo in giro una stupida storia per alimentare la tua fama-

Suo malgrado Gellert sorride.

-E invece no. Te l'avevo detto che l'avevo trovata-

-Sì, me lo avevi detto-

-Albus, non abbiamo molto tempo. Rispondi, vuoi venire con me, adesso?-

Invece di rispondere Albus sospira, un sospiro tremante, e poi gli dà una risposta molto strana.

-Io ti amo, Gellert, e non sai quanto mi dispiace farti questo-

Lui non capisce cosa sia “Questo” finché non sente la magia di Albus tendersi, avvilupparsi attorno alla mano con cui ancora regge la bacchetta, e poi un “crack”.

La consapevolezza lo gela all'improvviso.

La bacchetta di Sambuco, la stecca del destino, è spezzata.

L'ha spezzata a mani nude Albus, con l'ultima stilla di magia che ancora gli scorreva in corpo.

-Me lo hai insegnato tu, Gellert: c'è altro oltre le bacchette- gli sorride un'ultima volta e poi crolla svenuto nella polvere.

Non sa cosa vorrebbe fare.

Vorrebe disstruggere tutto ed allo stesso tempo si sente scoppiare di orgoglio per quello che Albus è riuscito a fare.

E poi vorrebbe spaccargli il cranio perché come ha potuto quell'idiota distruggre di proposito la bacchetta più potente del mondo?!

La magia ha leggi strane.

Può un uomo sconfitto essere il vincitore?

Tutto in Gellert rifiuta quella sconfitta assurda!

Prova a richiamare in mano i pezzi della bacchetta di Sambuco ma quella non risponde più alla sua volontà, nemmeno da spezzata.

La rabbia lo travolge con una forza cieca, gonfiandosi in ondate che polverizzano ogni cosa attorno a lui.

In astratto comprende che è quello che è successo a Credence: la magia nella sua forma più primitiva, pura, magnifica ma fuori controllo, che si scaglia contro qualunque cosa nelle vicinanze compreso...

“Albus”

Vorrebbe farlo a pezzi e vorrebbe baciarlo, e quando due volontà così forti si scontrano l'unico risultato è che la magia scagliata contro Albus e con altrettanta forza trattenuta si ritorce contro sé stessa e Gellert collassa, colpito dal suo stesso potere.

Cade privo di sensi accanto ad Albus, e quando gli Auror ed i medimaghi li trovano viene scattata un'unica foto, mai pubblicata, in cui l'ala destra di Gellert copre ancora quella sinistra di Albus.

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Nel Cerchio della Strega


Secondo capitolo.

Questo mi piace molto più del primo perché Albus e Gellert sono già adulti ed hanno scelto la loro strada.

Ho ancora il dubbio se si siano lasciati andare ad atti osceni in luogo pubblico (sui tetti della cattedrale), anche se propendo per il sì. Voi che ne pensate?

Inoltre il duello tra Gellert ed Albus mi ha creato un mucchio di problemi perché sapevo di volerlo inserire, ma non sapevo come fare a creare qualcosa di originale.

Alla fine me la sono cavata così e sono molto soddisfatta del risultato.

In attesa del vostro parere


Lady Samhain











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