Dedica ai Dispari Disuni

di ElementalSide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dedica ai Dispari Disuni ***
Capitolo 2: *** Ricordi dal Futuro ***
Capitolo 3: *** Inno alla Memoria ***
Capitolo 4: *** Carmen Notturno ***
Capitolo 5: *** Cattivo com’è ***
Capitolo 6: *** Privilegio dell’Essere Soli ***
Capitolo 7: *** Abitudini ***



Capitolo 1
*** Dedica ai Dispari Disuni ***


Dedica ai Dispari Disuni

Ti conobbi quando non avevo intenzione di incontrare nessuno, 

e mi ricordi il teatro dove per la prima volta ci presentammo.
Rosso come il palazzo, 
i
l cielo quella sera di inizio Settembre, 
quando il sole combatteva ancora per restare a galla
e io combattevo per guardarti negli occhi.

Tu, che mi rimandi alla desolazione dell’estate Italiana, 
tre mesi immersi tra le onde del mare
e la dolce riverenza dei campi incolti in piena campagna.
Le notti afose e soffocanti 
tra le strade di paesi vecchi e addormentati,
seduti su muretti a parlare del nulla.
E ancora proprio in quelle conversazioni vuote,
custodite tra le chiacchiere di persone sedute ai bar,
mi vieni in mente tu 
e il modo in cui mi colpirono i tuoi occhi 
Seppur con malinconia devo a te ogni cosa.
Guardami e tutto diventa giallo.
Azzurro e Marrone in una danza policroma.
Quante volte ti ho cercato e altrettante incontrato per sbaglio.
T
i presentasti con insistenza 
e mi hai accompagnato col pensiero,
quando ti cercavo negli occhi di altri sconosciuti.
Prendimi vita, e cullami con il tuo valzer dei sentimenti
per poi sputarmi, crudele, di nuovo in inverno.
In quelle giornate rinchiuse tra risate e ricordi distanti,
non provo altro che amore.

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Capitolo 2
*** Ricordi dal Futuro ***


Ricordi dal Futuro


Tra il costante lamento del mare, è conservato il nostro speculare.
Ti ricordo tra le parole di quella chiacchierata, naturale e senza pretese.
Così come sei arrivato e poi partito nuovamente.
Ti ricordo tra le risate di chi ci è già passato e tra la mia paura di correre in contro al futuro.
Lì seduti sul muretto in riva al mare, dove il paese brillava e splendeva in competizione con le stelle.
Ti ricordo tra la linea che separa il cielo dalle onde, tra l’infinito nero che non conosce se stesso.
Sei conservato tra le storie che ci siamo raccontati, mi hai presa com nessun altro.
Sei conservato tra promesse che non hanno motivo di esistere.
Ti aspetto nella città dove non verrai mai a trovarmi, nonostante hai giurato di esserci.
Lontano da casa, lontano da tutti.
Sei perso tra i paesi che hai visitato, tra le persone che hai conosciuto e tra le pagine di libri che devi ancora leggere.
A metà strada tra due continenti, me lo hai promesso di getto e tanto mi basta.
Dunque, se nulla di ciò sarà vero, ti vedrò tra le luci di una città che non dorme mai, là dove i palazzi si allungano al cielo, in un disperato tentativo di raggiungere il nulla.
Se non ci sarai, avrò perso.
Avrò perso me stessa.
Avrò perso te.
Avrò perso tempo.

-04/07/2018


 

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Capitolo 3
*** Inno alla Memoria ***


Inno alla Memoria

 

Confusi ricordi di un'estate che volge al termine.

-Do


Ti incontrai la prima volta per caso, ma mai più senza intenzione le volte successive.

Quando l’orologio segnava l’una ma il cielo pareva già albeggiare.

Buia la stanza, accarezzata dalle luci dei palazzi accanto, erano occhi puntati ovunque e da nessuna parte.

Là dove ogni individuo si perde tra i milioni e niente conta più.

Là dove il tempo o scorre impetuoso o si blocca tra il chiacchierare delle prime ore del mattino.

Eri arte tra le note che ascoltavi.

Eri dolcezza quando ti si illuminava lo sguardo.

Abbiamo passeggiato per le strade insonni, sotto un cielo cieco con solo la luna a segnare la sera.

Sei conservato nell’abbraccio dell’ultima notte e nell’avvolgersi delle parole.

Tra le chiacchiere vacue di persone che d’inverno non si rivedranno.

Alcuni momenti sono fatti solo e soltanto per essere bei ricordi ma non per permanere nella realtà.

Crescerai e troverai il modo per compiere tutto ciò che desideri, sei brillante e tanto ti basta.

Raccontami ancora dei tuoi sogni e fammi viaggiare.

Tu che ancora puoi farlo perché quella è l’età.

Cresceremo, ma non avrei mai immaginato che sarei stata ancora con te. 

Tra il frenetico camminare delle persone ti cercavo con la vista, sporgendomi sulle punte.

Nella stazione dove ogni sera si era soliti riunirsi.

Nel buio e nel caldo di una metropoli morente in periferia ma scoppiante di vita in piena Manhattan.

E ancora, seduti sulla panca di legno vicino al giardino.

Nell’umido dell’imbrunire, confusi dai rumori della città.

Non mi hai lasciata andare via, nonostante fossimo convinti che non ci saremmo mai più incontrati.

Abbiamo case vicine ma affacciate su mari diversi.

Ti ritrovo nei ricordi del viaggio durante il quale mi hai tenuta compagnia, nel ritmico infrangersi della pioggia sull’asfalto e sui finestrini.

In quei pomeriggi piovosi e grigi, passati in viaggi interminabili in auto.

Tra il verde profondo a perdita d’occhio.

E ancora mi ricordi le cime degli alberi e il sole che filtrava tra i rami fitti.

Ti sento vicino, in quelle sere che ho passato distesa sula pietra gelata, in mezzo ad una strada a fissare le stelle.

Là in alta quota dove l’infinito mi si perdeva negli occhi e le stelle mi riempivano il volto di lentiggini.

Là dove l’unico suono è la propria voce e si è soli per chilometri e chilometri.

Non c’eri.

Eppure c’eri solo tu.

Non c’è nulla di poetico o di romantico nelle nostre conversazioni delle quattro del mattino.

Non è salutare né dolce il mio addormentarmi all’alba né il tuo svegliarti a mezzogiorno.

Non so che rispondere quando mi affermano che siamo fortunati o quando mi domandano se ci bastano i pochi giorni che ci sono concessi per vederci, per volerci così bene.

No, non ci bastano ma ce li facciamo bastare.


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Capitolo 4
*** Carmen Notturno ***


Carmen notturno

 

Perdonatemi per questi versi figli di una notte insonne.

 

Nel nero del crepuscolo, 

quando le ore ti toccano la pelle 

e il freddo ti cinge le spalle 

a chi pensi davvero?

In quelle notti solitarie 

passate tra la musica delle stelle e tra i rumori della città

non riesco a fare altro che ricordare l’estate 

e chi se n’è andato, prima che l’autunno arrivasse.

Tra il riverbero dei fanali nelle pozzanghere 

e le gocce sulla mia pelle 

ogni pensiero è un’eco amplificato che mi distrugge la mente.

Sei il ricordo di una vita che non ho passato con te.

Sei il calore che mi riscalda tra le braccia.

Sei quella felicità che non provavo da anni.

E sei la truce tristezza che mi lacera e mi interrompe il sonno.

fermami.

Bloccami e baciami sulla fronte ma questa volta non lasciare che vada.

Mi hai sussurrato parole che ormai solo ill vento ricorda e io e nessun altro.

Nemmeno tu.

Ma chi ha vero ricordano se ne fa nulla dell’oratoria.

E chi ha a cuore la memoria,

conserva ogni piccolo dettaglio di ciò che è stato.


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Capitolo 5
*** Cattivo com’è ***


Cattivo com’è

 

Questa sera mi si tingono di nero profondo gli abiti.

Avvolta in un’oscurità che stinge, la notte raschia la pelle e si infiltra nei pensieri.

Freddo fastidioso di fine Ottobre, pigia sulle mie braccia, è una stretta opprimente di chi non c’è mai stato ma ritorna sempre. 

A volte mi piace distrarmi, consolata dagli schizzi di stelle che illuminano la volta delle prime ore del mattino.

Spero che come lui mi è sempre piaciuto nonostante tutto; magari a volte gli sono piaciuta anche io.

Ma più spesso, il cielo assomiglia ad un inferno ed è un’animale oscuro che ingurgita se stesso.

Dritta al centro di una strada, in piedi come su un palcoscenico con astri a farmi da spettatori.

A un anno di distanza spesso ti rincontro, e quasi, seppur cattivo come sei, mi ricordi casa. 

Anche se tu casa non la sei mai stato.

Mi ricordi, se vado indietro nel tempo nei miei pensieri, l’odore della fredda aria invernale e del rumore della pioggia che suona contro le onde del mare. 

Il freddo stridente dell’aria piena di umidità, passare attraverso i miei polmoni e infiammarli.

Penso a te a volte, ma non sempre, nei viaggi in macchina sotto i temporali e ti rivedo nel velo d’acqua che ricopre il parabrezza.

Sento il tuo profumo, anche se non mi pare bene di ricordarlo. 

Sa di te, la cenere sottile che si disintegra nel vento, appena aspirato il fumo dalla sigaretta.

Ha il tuo sapore l’alcol sciogliersi nel mio sangue.

E ancora quando ti rincontro, cattiva come sono, non ti parlo. 

Anche se vorrei ancora una volta chiamarti col tuo nome e non urlarti contro.

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Capitolo 6
*** Privilegio dell’Essere Soli ***


Privilegio dell’Essere Soli

Tra la mente nascosta

di un ragazzo che non capisco

Mi perdo ancora e ancora.

Tra la luce al neon che rischiara la sala

E abbaglia i volti

Intrecciata nel silenzio interrotto

di auto che percorrono la notte.

e di discoteche affollate.

Notti di quelle in cui sono sveglie 

solo le persone sole.

Ci sono io e ci sei tu.

E soli non sembriamo.

E solo tu non sembri affatto, 

vestito di ragazze che cambi come abiti.

E sola io non sembro,

Ballando con nessuno 

ma in mezzo a tanti amici.

Eppure la mia lingua sa di alcolici 

e i miei capelli sono intrisi di fumo

e nelle orecchie premono i bassi

che scandiscono canzoni di cui non ricordo il nome 

ma lasciano un fischio a torturarti il pensiero.

Mi guardi, e non è cambiato nulla

Sguardo fisso di chi pensa

Ma non so dire a cosa

Mi guardi, spesso

E abbiamo ancora diciassette anni

E non è cambiato nulla.

Mi viene voglia di parlarti di nuovo,

In questi momenti più di altri

Ma siamo sempre ubriachi

E siamo stupidi

E ci aggrappiamo al privilegio

Di essere giovani e soli.

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Capitolo 7
*** Abitudini ***


Abitudini

Ci sono abitudini 

dure a morire.
Come la prima goccia di amaro al mattino
racchiusa tra l’aroma forte del caffè
e i giorni in bilico tra il caldo e il freddo.
Abitudini di un tempo che non desidera essere dimenticato,
v
iolente,
c
ome il fischio che invade i pensieri
e
 che ti costringe a letto 
dopo una serata confusa.
E ancora, 
i
l ritornare in luoghi 
sospesi tra il passato e il presente.
Come sguardi scambiati di sfuggita
e
 risate tra una sigaretta e l’altra.
Abitudini come rincontrarti dopo anni
d
ove so che non mettevi piede da tanto,
d
ove so che non ci sei mai
e
 non ti cerco più.
Testimonianze di un tempo che non perdona,
ma compatisce.

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