SquareEnix Fantasy

di Malinne
(/viewuser.php?uid=27380)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Candidato n° 37 ***
Capitolo 3: *** Un pessimo inizio ***
Capitolo 4: *** Addestramento speciale ***
Capitolo 5: *** Grammofoni e cervella ***
Capitolo 6: *** Casa dolce casa ***
Capitolo 7: *** Compagni di stanza ***
Capitolo 8: *** Il Behemoth Reale Selvatico ***
Capitolo 9: *** Il pinguino ***
Capitolo 10: *** Il pinguino - II parte ***
Capitolo 11: *** Il destino avverso di Madison Square ***
Capitolo 12: *** Una missione speciale per l’invincibile coppia ***



Capitolo 1
*** Premessa ***


trial

Ehi, voi che leggete… cosa ne dite di una microscopica presentazione prima di leggere – se mai leggerete, effettivamente – questa storia dal colorito linguaggio e l’assente logica?
Due patiti di FF VII / FF VII Crisis Core hanno deciso di inserire due personaggi di loro invenzione nel mondo di Final Fantasy, nel periodo precedente a Crisis Core :)
Perché l’abbiamo scritta? Per farvi ridere e per far provare a tutti l’emozione di essere nel mondo di FF!
NOTA BENE: i personaggi non siamo assolutamente noi, non c’è nessuna pietosa storia d’amore, non abbiamo scritto questo al fine di ricevere recensioni su recensioni ma per puro piacere personale, i personaggi reali sono IC al 100%!
Nel corso della storia incontreranno tutti i protagonisti di FF VII con vicende che sfiorano l’idiozia allo stato brado.

La Rob, cioè io, ha inventato il personaggio di Evelina Enix. Chi è Evelina Enix? È una ragazza minuscola e poco formosa che si è intrufolata tra i SOLDIERs per… l’onore? La gloria? La fama? Oh, certo. Ma soprattutto per i maschi. Rappresenta un po’ tutte noi che vorremmo infilarci nella playstation/psp e guardare (e non solo, ma io sono molto fine, come vi accorgerete dalla storia che seguirà) Zack Fair, Sephiroth, Cloud Strife, Angeal o – perché no? - anche quel bel bisteccone di Genesis. Sì, è antipatico a volte però è figo.
Rick, il mio collega pigiatasti, ha inventato il personaggio di Mad Square. Il nome, a dire il vero, gliel’ho trovato io. “Madison Square” è bellissimo: è una presa per il culo meravigliosa. Ma comunque, si tratta di un ragazzo entrato in SOLDIERs per sabotare la Shin-Ra dall’interno. È un membro dei rivoltosi che spesso si dimentica quale sia il suo dovere. Ha il cervello di un uccello, come quello di Pegaso in Hercules ed è anche un minorato mentale. (Coscienza: “Scusa, Robbé, non è la stessa cosa?” Rob: “Shhht…”) Perché hanno inviato proprio lui? Perché può sorprendere nella sua imbecillità!

Poi cos’abbiamo fatto io e il mio collega? Ci siamo scambiati la gestione dei personaggi. Io, Rob, gestisco Mad Square. Rick gestisce la mia Evelina.
…non è divertente sfottere e comandare gli altrui personaggi? Basta non andare OOC.

Ancora una precisazione. I cognomi, per chi oggi non abbia ancora acceso il cervello/bevuto un caffè, formano il marchio Square Enix! Era una cosa così imbecille che era bellissima. Chi è idiota dentro ci capirà…

Mad Square e Evelina Enix sono personaggi creati dagli autori della fanfiction, Rob e Rick.
FinalFantasy e tutti i personaggi citati ad eccezione di Mad Square e Evelina Enix sono
© Square Enix. Niente scopi di lucro, ecc ecc.
Bla bla bla. Punto.
Buona lettura!
Rob & Rick

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Candidato n° 37 ***


trial

Capitolo 1
Candidato n° 37

 

Mad PoV by Rob

Ore 10.00, quartier generale della Shin-Ra

Ero teso, anzi tesissimo perché ero entrato in una delle potenze più grandi del mondo con documenti falsi.
Madison Square, era il nome che recitava il tesserino.
Erano gli unici dati autentici.
Per il resto, peso, altezza, gruppo sanguigno, provenienza erano tutti fasulli. Insomma, se qualcuno mi avesse misurato o avesse deciso di farmi un prelievo, sarei stato inchiodato in due secondi netti.
Mi promisi di affidarmi a qualcun altro se mai fossi uscito vivo da quella missione e avessi avuto bisogno di documenti fasulli.
Maledii mentalmente quell'omuncolo che mi aveva assicurato "massima serietà, io no errore, signore", sospirai e feci scorrere la tessera magnetica.
Uno, due, tre, quattro, cinque secondi.
Luce verde.
Ero dentro.

Ore 10.30, quartier generale della Shin-Ra

La Shin-Ra era puro lusso.
Provenivo da un piccolo paese di campagna, nel buco del culo del mondo e ogni volta che mi rendevo conto di potermi specchiare nei pavimenti della società mi saliva il sangue al cervello.
Non ero un tipo particolarmente emotivo. Forse, però, un po’ sì.
Insomma, ero uno zoticone campagnolo di terza categoria che era stato catapultato in un mondo lussuoso e futuristico che non avevo mai visto prima. Avevo avuto incontri ravvicinati con mucche incazzate e rastrelli volanti, ma trovarsi davanti un palazzo che aveva l’aria ancora più incazzata e che, soprattutto, volava era tutta un’altra cosa. Molto più suggestivo.
Però, pensavo, se ero riuscito ad entrare in SOLDIERs un valido motivo ci sarebbe pur stato. Mi auguravo che l’ipotesi del mio amico Kunsel si rivelasse falsa, prima o poi. «È la crisi. Dobbiamo accontentarci di quel che passa il convento. Ecco perché ti hanno preso. Bel lavoro, Mad» mi aveva detto.
Ogni tanto, effettivamente, mi chiedevo se davvero avessi amici. Qualche frase dei miei compagni, mi faceva sorgere qualche dubbio. «Sei il mio imbecille preferito, Maddy!»
Intrufolarsi alla Shin-Ra con documenti falsi, un bagaglio culturale piuttosto scarso nonché un’esperienza in combattimento decisamente limitata rispetto alle statistiche e un aspetto notevolmente appariscente era in effetti cosa da perfetti imbecilli.
A quanto pareva, lo ero perché mi ero buttato a capofitto in quell’impresa. Senza nemmeno un ripensamento.
Smisi di ragionarci su quando il trillo dell’ascensore mi annunciò che ero arrivato al ventiquattresimo piano. Le porte si aprirono.
La mia missione, quel giorno, era quella di scoprire il livello delle aspiranti reclute per poi riferire le informazioni ai miei superiori. Per un qualche motivo, il lavoro della spia non mi si addiceva, però con la gente ci sapevo fare. Avrei puntato tutto sulla cordialità e il mio sorriso: essendo già in SOLDIER le matricole mi avrebbero guardato con un occhio di rispetto e sarebbero state intimidite dal mio grado. Nonostante avessi queste certezze, ero ancora in ansia. Avevo un brutto presentimento.
Decisi di assumere un atteggiamento disinvolto e spigliato, sperando che il sudore sul viso non mi tradisse. Fortunatamente, indossavo i miei occhiali da sole quindi sarebbe stato difficile intuire la mia tensione dagli occhi.
«Guarda quel cretino con quegli occhiali osceni! Li ha comprati perché fanno pandane con i suoi capelli, secondo te?» sbraitò una recluta decisamente effeminata al compagno a fianco. Se fosse stata una donna, le avrei dedicato qualche fantasia delle mie, ma siccome non lo era proseguii senza esitazione.
Comunque, qualcosa mi disse di togliermi gli occhiali e rischiare. Dopotutto, il rischio era la mia vita.
Chi ero io per rifiutare una bella scarica di adrenalina in corpo?
Non che rischiassi molto tra quelle pulci che si definivano aspiranti reclute, ma non si poteva mai dire. Certe esperienze ti segnano per sempre. Non solo mentalmente. Anche fisicamente. Modestamente, vantavo certe cicatrici sul torace che avrebbero potuto far impazzire le ragazze. “Prove di coraggio”, “nervi d’acciaio”, “cuor di leone” le chiamavano, loro. Essere sfregiato non era per nulla demodé, avevo intuito. Quindi, finché ero in SOLDIER accettavo ogni genere di missione per farmi sfregiare e quindi adorare dalle ragazze, nella speranza che qualcuna si aggiungesse alla lista delle mie ammiratrici. Per ora ne contavo mezza perché non sapevo se la segretaria all’ingresso fosse uomo, donna o qualcosadisimile. Già, certe esperienze ti segnano per sempre.
«Che esperienze?» chiese una voce, da molto vicino.
Kunsel mi guardava fisso, sorseggiando un caffè.
«Kunsel?! Ma cosa…?»
Lui si passò una mano sulla faccia e mi guardò. Credo che quella nei suoi occhi fosse pietà, ma mi piace pensare fosse qualcosa vicino alla comprensione. «Mad, ti prego dimmi che non mi stai per chiedere se leggo nella mente perché se è così ti risparmio il disturbo: non leggo nella mente, sei tu che stai pensando ad alta voce.»
Sentì che il sangue fluiva rapidamente verso il mio cervello, anche se non mi ero assolutamente specchiato nei pavimenti.
«Dimmi che stai scherzando.»
«Ti sembra che stia scherzando?»
«No.»
«Ecco, appunto» fece Kunsel, inarcando le sopracciglia. Prese un altro sorso di caffè e fece un cenno verso una delle reclute. «Invece quello sì che ti sta prendendo per il culo, amico.»
La recluta effeminata teneva banco, non c’era ombra di dubbio. Per essere così piccolo e fragile aveva una gran faccia tosta. Mi auguravo che non superasse il colloquio.
«Credo che i tuoi occhiali lo schifino. O che lo abbiano traumatizzato. È da quando sei arrivato che ne parla. Forse è meglio se li nascondi.»
«Ma perché?»
«Senti, non dirmi che ti devo offendere per farti capire che i tuoi occhiali sono davvero inopportuni.»
Ci rimasi male. Forse ero veramente un tipo emotivo.
Mi riscossi. Che stavo facendo? Non potevo permettermi di farmi mangiare in testa da qualche sciocca matricola, perdipiù forse gay! Rimasi impettito davanti a tutti, con una mano sul cuore e un’espressione determinata. Ero un SOLDIER. Credevo di aver impressionato persino Kunsel; il suo cipiglio non era ben definibile, ma mi sembrava stupito.
Ricordai le mie cicatrici guadagnate con fatica e sudore. “Prove di coraggio”, “nervi d’acciaio”, “cuor di leone” le chiamavano, loro. Loro, le ragazze.
Dovevo darmi da fare se non volevo mantenere sulla lista delle mie spasimanti il solo appunto “mezza segretaria”! Dovevo scoprire di più sulle reclute! Dovevo dimostrare di essere un SOLDIER!
SOLDIER Third class Mad Square on the job!
Quindi, inciampai nel mio stesso piede e caddi.

 

Mad PoV by Rob

Ore 10.50, Quartier generale della Shin-Ra – Bagni

 

Nel mio piccolo sapevo fare un sacco di cose, come mungere le mucche, cantare l’Aida o aggiustare i grammofoni. Ma quello che mi veniva meglio era approcciarmi con le persone.
«Eh, cioè, scusa… com’è che ti chiami tu?»
«Evelina Enix.»
«Cioè, oltre che a sembrare una donna hai anche un nome da donna?»
«Io sono una donna.»
«Sì, certo. E io sono superdotato.»
Lui inarcò un sopracciglio. «Grazie per avermi confermato di doverti evitare. Mi hai tolto il disturbo.»
«Beh, sono messo bene.»
«Non ci tengo a controllare!»
«Nemmeno io tengo a farmi esaminare da un uomo.»
«Ma non sono un uomo!»
«No, ma dico… secondo te riesci a farmi bere questa? Le donne hanno le tette, amico!»
Per qualche motivo che ancora mi è oscuro, mi trovai spalmato sul pavimento lucido-lucido della Shin-Ra e sentì il sangue salirmi al cervello.
Mi alzai rapidamente in piedi, cercando di non abbassare lo sguardo a contemplare quel bellissimo lastricato splendente. «Certo, per essere così piccolo ne hai di forza…»
«Altrimenti perché credi che abbia provato ad arruolarmi? Certo, qui in mezzo sembrano tutte mezze seghe. Sono soltanto bravi a ridere delle mie battute, per il resto non ho mai visto un branco così numeroso di coglioni!»
Gli puntai un dito contro. «Questo non fa che confermare la mia teoria: solo un maschio potrebbe essere così volgare!»
«Mi stai dando della sboccata?!»
«Ehi, ehi… Hakuna matata!»
«Cosa vai farneticando?!»
«Sei piccolo, bugiardo e pure senza senso dell’umorismo. Se ti prendono in SOLDIERs ti assicuro che non riusciremo mai a diventare amici…»
«Ma che cosa me ne frega della tua amicizia? Levati dalle palle, fammi uscire! Tra poco è il mio turno!»
«Ah, sì? E quanti sono stati presi finora?»
«Su trentacinque candidati solamente uno. E adesso lasciami passare.»
«Devo riconoscere che hai spirito d’osservazione: sono veramente tutti mezze seghe, se davvero è così! Di solito il numero di arruolati è più alto…»
La voce dell’esaminatore giunse a noi forte e chiara: «Candidato n° 36!»
La piccola recluta affondò le mani nel mio stomaco, cercando di scansarmi e facendomi così mancare il respiro: «Scansati, depravato! Sono stanca di sentire odore di turche! E tra un numero è il mio turno!»
Rimasi al mio posto. Ero un duro, io. Lo stavo trattenendo in bagno con il solo scopo di estorcergli informazioni sulle altre reclute. Me ne stavo sulla porta, in posizione “X” per sbarrargli il passaggio. Per il momento, il piano stava andando a meraviglia.
«Sono tentato di restarmene qui e non farti passare!»
«Sono tentata di evirarti! Tanto, da quel che dici ti farei un favore privandoti della tua vergogna!»
«Sei tu quello che deve vergognarsi, visto che vai in giro a dire che sei una donna… sei così gay da essere disperato?»
La sua espressione si fece scura, mi fece quasi paura: «Disperato sarai tu tra qualche secondo…»
La voce dell’esaminatore si fece sentire ancora una volta. Però, stavolta gridò: «Candidato n° 37!»
Non so bene quel che accadde, ma credo che essere investito da un autotreno potesse fare meno male. Mi ritrovai stirato a terra, per fortuna a pancia in su.
Avevo capito perfettamente: il brutto presentimento aveva preso forma come fa la propria peggior paura negli incubi. Mi aveva appena travolto e aveva scoperto che la sua forma era quello di un soldato piccolo e molto femminile.
La giornata era iniziata da poche ore e io ero già caduto tre volte. Quante cadute mi mancavano ancora per avere una commozione cerebrale?

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un pessimo inizio ***


trial

Capitolo 2
Un pessimo inizio

 

Eve PoV by Rick

Ore 11:00, quartier generale della Shin-Ra, reparto arruolamenti

 

Se c’era una cosa che non sopportava, erano le sedie troppo alte. Ogni volta che si doveva sedere su una di esse, le gambe le restavano penzolanti nel vuoto, facendola sembrare una dannata mocciosa. Per questo cercava sempre di assumere pose a metà tra il provocante e il paraplegico per fare in modo di arrivare a toccare terra con almeno la punta di un piede.

- C’è qualcosa che non va?

L’Esaminatore la stava guardando dubbioso, cercando di capire a cosa servissero le contorsioni che stava eseguendo davanti a lui. Si fermò di scatto e sorrise.

- Niente, niente!! Non si preoccupi… vada pure avanti!

Era il suo primo colloquio con la sezione SOLDIER della Shin-Ra, e non poteva assolutamente farlo finire male! Cercò di tranquillizzarsi e di avvicinarsi il più possibile alla scrivania per nascondere le gambe alla vista dell’uomo. Lui la squadrò una seconda volta, poi, fortunatamente, riprese a parlare.

- Abbiamo valutato attentamente il suo curriculum, e ci è parso idoneo per la sua accettazione. Ora le faremo alcune domande per verificare il suo profilo psichico. Innanzitutto: perché lei vuole entrare a far parte di SOLDIER?

Nella testa le passò un flash di morbidi capelli argentei, un fisico scolpito nell’alabastro, due occhi che parevano smeraldi e il meraviglioso tono di una voce calda e sensuale. Stava per urlare “Perché è pieno di fighi della madon…”, ma fece uno sforzo di volontà e si trattenne, ricordandosi ciò che si era scritta la sera prima.

- Beh… perché la dedizione verso la salvezza della mia patria e l’onore sono le due cose che più mi premono!!

- Hm, molto bene… Per diventare SOLDIER, dovrà essere esposta ad un trattamento segreto che aumenterà le sue capacità offensive. Questo trattamento ha anche effetti secondari, come…

L’uomo parlava, ma l’attenzione di Eve era stata improvvisamente catalizzata da uno strano personaggio che stava passando nella stanza vicino. Era un uomo alto dai capelli ramati e gli occhi azzurri in modo innaturale, con un lungo vestito rosso, camminava lentamente come una divinità scesa sulla terra. Teneva in mano una piccola accidenmela di Banora. Si riavviò i capelli, si riassettò il lungo cappotto cremisi e si allontanò dicendo qualcosa a proposito di una certa dea.

- Ehm… non si sente bene? Vuole che chiami un medico?

Fu solo quando sentì queste parole che si accorse di essere caduta a terra sbavando. Si rimise in sesto in pochi secondi, imbarazzatissima.

- No, no, mi scusi… stavo solo… immaginando come potessero essere gli effetti collaterali!

- Sì, so che questi effetti possono essere scioccanti la prima volta che li si viene a conoscere, ma è dovere di un bravo guerriero sopportare ogni avversità.

- Occhi azzurri e luminosi… prestazioni fisiche eccezionali… sì, credo proprio che sarò in grado di sopportare un simile fardello!

- Sempre rimanendo sul piano fisico… è sicuro di riuscire a maneggiare una spada di grandi dimensioni? Qui in SOLDIER si usano solo spade di grandezza fuori dal comune, e lei mi sembra di costituzione piuttosto debole…

- Certo che ci riesco!! Che ci vuole? Datemi una spada e vi faccio vedere anche adesso!!

L’esaminatore si voltò verso la porta alle sue spalle, ed esclamò:

- Angeal! Puoi venire qui un momento?

Dall’altra stanza entrò un SOLDIER possente, dai lunghi capelli neri, veterano di mille battaglie, con sulla schiena la spada più grande che Eve avesse mai visto.

- Questa recluta vorrebbe provare a tenere in mano la tua spada… ti va di fargli sentire quanto è grossa?

Eve stava già sbavando di nuovo.

- Magari!! – esclamò -  Ma… proprio qui, davanti a tutti??

Angeal, con un grugnito, si tolse l’enorme spadone dalla schiena.

- Aaaah, quella!!! Avevo capito male…

Con un movimento fluido e rapidissimo, lanciò l’enorme spadone in una parabola discendente verso Eve.

-  A…a…aspettate, credo di aver cambiato ideaaAAAAAH!!

L’ombra della spada la sovrastò, poi cadde pesantemente al suolo, travolgendola. Rinvenne dopo 5 minuti, con un principio di commozione cerebrale e qualche costola incrinata.

- …e va bene, non sarò molto forte, però sono estremamente agile!!

-  Questo ce lo dimostrerà nelle sessioni di allenamento. Oh, ora che ci penso, una curiosità: come mai questo strano nome, “Evelina Enix”? Sembra quasi un nome da donna, se non fosse che anche da donna è veramente brutto!! – E scoppiò a ridere, trovando la cosa estremamente divertente. Eve non lo trovò divertente per nulla, anzi, guardò gli schizzi di saliva che le erano finiti sul braccio mentre sentiva la rabbia travolgerla come un fiume in piena. Riuscì a stento a trattenersi e a replicare:

-  E’ un nome da donna e io sono una donna…

L’uomo scoppiò a ridere istericamente.

- Bella questa! Mi spiace, amico, ma se tu fossi una donna non potresti entrare a far parte di SOLDIER… è un’organizzazione esclusivamente maschile! E poi, come donna saresti proprio un’asse da stiro!! – Esplose di nuovo in una risata sguaiata. Gli schizzi questa volta la colpirono al volto. L’Esaminatore aveva appena firmato la sua condanna a morte.

- Divertente, no? – disse ancora, ignaro di ciò che aveva scatenato - Ehi, perché mi guardi così?

Eve non finì mai quel colloquio. Nemmeno l’Esaminatore, ricoverato d’urgenza nel settore medico della Shin-Ra. Però, ora lei sapeva che non sarebbe mai entrata se non fosse ricorsa ad uno stratagemma. E lui non avrebbe mai più offeso una donna in vita sua.

La nicchia degli autori!
Rob @ Lirith
Grazie mille, mia cara! La storia in realtà è già al settimo capitolo, ma le patatine fritte più buone sono quelle più croccanti, devono dunque rosolare di più… no? Quindi aggiorneremo poco alla volta. :)
La tua recensione ci ha fatto davvero molto piacere! Spero continuerai a seguirci!
La demenza non ha mai fine. Ricordalo, Liuk.

Rob @ FlyGirl 92
Ma grazie grazie e tanto di inchino! Allora facci sapere! Possiamo adattare il delirio per ogni persona!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Addestramento speciale ***


trial

Capitolo 3
Addestramento speciale

 

Eve PoV by Rick
Shin-Ra, qualche tempo dopo

 

Due piccoli trampoli, 8 palline di ovatta, 1200 guil di trucco e 12 fermagli per capelli: questo era quanto le era servito per riuscire ad ingannare il nuovo esaminatore della Shin-Ra sul suo aspetto e farsi arruolare. Quanto al nome? Beh, il nome era rimasto lo stesso: Eve(lina) Enix era orribilmente affascinante e non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo. E poi l’unico che ne era a conoscenza era l’altro esaminatore, ma Evelina sapeva benissimo che non avrebbe sicuramente parlato. Perché? Vedeva molti film horror e le era venuta un’ideuzza sul momento...
Comunque, si era riproposta di non togliersi l’ovatta dalle guance per camuffare la voce se non quando fosse arrivata nei suoi alloggi, ma aveva rapidamente cambiato idea quando al primo “Sissignore, signore” aveva letteralmente inondato di saliva e ovatta l’ufficiale davanti a sé.
Dopo aver ottenuto l’uniforme, non senza qualche difficoltà (“Come sarebbe a dire che ho la taglia di un Moogle?? Brutto figlio di…!!”), stava aspettando che l’ascensore la portasse all’area di addestramento, al 64° piano. Là ci sarebbe stato tra pochi minuti l’incontro delle reclute con un SOLDIER 1ST Class! La sua mente già vorticava all’idea di chi potesse essere il super figaccione che le avrebbe mostrato quali movimenti compiere con la spada, le avrebbe preso delicatamente i polsi, mettendosi dietro di lei e muovendole con gesti armoniosi le braccia in una meravigliosa danza di…

I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla porta dell’ascensore che si chiudeva dopo aver scaricato tutti i passeggeri al 64° piano. Cercò invano di bloccare le porte o di riportare su la cabina, e venne inesorabilmente rimandata al piano terra. Nei condotti di areazione dell’intero palazzo risuonarono strane urla dal suono vagamente volgare.

 

Venti minuti dopo, fece rapporto all’area di addestramento. Tutte le altre reclute avevano già iniziato l’allenamento di base: come muovere i capelli in modo sexy e dando loro un effetto slow-motion. Angeal, il SOLDIER incaricato dell’addestramento, era in piedi davanti a lei, girato verso i soldati con un’espressione indecifrabile sul volto, e non la degnava di uno sguardo. Eve non sapeva se tenere gli occhi bassi per la vergogna o alzarli, ma solo leggermente, per ammirare la bellezza marmorea dei muscoli del suo braccio. Dopo un silenzio che sembrava interminabile, provò a dire qualcosa.

- Signore, mi perdoni, io…

Angeal non si voltà nemmeno, la fulminò con un’unica parola.

- Silenzio!

Poi aggiunse, con fare mellifluo:

- Non vedi che sto osservando le nuove reclute che si allenano?

- Ehm… appunto, io… dovrei… essere…

- Dovresti essere cosa?

- Ehm… là… con… loro?

- Perché mai? Sei forse una recluta SOLDIER?

- …

- E allora perché non eri qui venti minuti fa, quando non è iniziato l’addestramento?

- Beh…io…l’ascensore…la danza… cioè…

- Silenzio!!  Mi prenderò cura del tuo addestramento personalmente quest’oggi… poi vedremo se sgarrerai una seconda volta!

- LEI? PERSONALMENTE? OSSANTODDIO…

Dovette far appello a tutta la sua forza di volontà per non cadere svenuta davanti a lui.

- Per ora rimani lì e non muoverti, quando gli altri avranno finito, toccherà a te. Cosa stai facendo adesso?

- Io? Stavo solo… ehm… regolando l’orologio dieci minuti avanti… cioè no, intendevo… mi scusi.

- Ah, ecco.

Un’ora dopo, le reclute uscirono dalla sala d’addestramento. Angeal la fece entrare e le diede un visore da realtà virtuale. Poi, uscì dalla sala e ritornò nella stanza di controllo.

- Mi senti?

- Perfettamente!

- Bene! Professor Hojo, avvii pure il programma.

Tutto ciò che c’era intorno a lei venne lentamente sostituito da una lussureggiante isola tropicale. Non riusciva a crederlo: la rappresentazione era davvero realistica. Stava già maledicendo il pallore della sua pelle che avrebbe sfigurato in un paesaggio così estivo, quando la voce di Angeal la fece trasalire.

- Lo scopo della missione è uccidere tutti i vermi.

- EH? Ma che vuol dire? E lei dov’è? Non la vedo più! (e ciò mi rattrista alquanto!)

- Capirai cosa voglio dire se ti giri…

Eve si voltò. Davanti a lei era apparso quello che sembrava un gigantesco bruco viola e verde, che la stava osservando con aria famelica. Una strana sostanza gelatinosa gli bagnava tutto il corpo, e nell’insieme era una delle cose più disgustose che avesse mai visto.

Il mostro scattò improvvisamente verso di lei, ma lei si scansò rapida, estrasse la katana dal fodero e lo tagliò in due con un colpo netto. Il verme ebbe qualche convulsione a terra, poi rimase fermo mentre un liquido nero sgorgava dalla ferita.

- Fatto!! Sono stata brava, vero? Ho completato la missione! E ora? Posso chiedere un premio speciale?

La voce di Angeal le arrivò piuttosto divertita.

- Completato cosa? Io vedo ancora vermi in giro, recluta…

Eve si guardò intorno, e inorridì: dal verme ucciso ne erano spuntati altri due, perfettamente in salute, e grandi come il primo. Del cadavere non c’era più traccia.

Con un po’ più di fatica, li uccise entrambi. E se ne ritrovò 4 davanti.

Sarebbe stata una lunga giornata.

 

129. Questo era il numero di vermi che era riuscita ad uccidere prima di esserne letteralmente travolta. Non solo aveva scoperto che la riproduzione della loro bava era assolutamente fedele (e persino ora che la simulazione era finita era sicura di sentirsela scivolare sulla pelle), ma dopo che era tornata barcollante nella sala di controllo, Angeal le aveva pure riso in faccia per lo scarso risultato ottenuto.

“Persino il mio cucciolo irrequieto, Zack, ha superato i 500, la prima volta che è entrato qua dentro!” le aveva detto.

Ora stava trascinando a fatica un piede dietro l’altro, nel tentativo di arrivare nel suo alloggio. Ogni singolo muscolo del suo corpo stava urlando di dolore, e non le passava altro pensiero per la testa che una doccia e un letto dove dormire.

Arrivò ad una porta con scritto sopra “Docce”, ed entrò senza pensare. Girò l’angolo e si bloccò di colpo. La spada le cadde di mano.

Probabilmente doveva essere morta durante l’allenamento e non essersene accorta, perché il fatto di trovarsi davanti almeno una dozzina di ragazzi dai fisici atletici e scolpiti che si stavano insaponando sotto l’acqua calda della doccia, voleva dire senza ombra di dubbio che era finita in paradiso e non lo sapeva. Rimase intontita per almeno 15 minuti a guardarli, studiarli, memorizzarli, misurarli, finché questi non cominciarono ad essere un po’ seccati dal vedere un loro compagno che li guardava con occhi pallati. Al che Eve si riscosse, sorrise imbarazzata, e si nascose vicino dietro un armadietto. Poi sospirò e fece per togliersi il casco per farsi la doccia. Si bloccò per una seconda volta. Forse non era proprio la mossa migliore che potesse fare. Spogliarsi in mezzo a tutte le altre reclute SOLDIER probabilmente avrebbe leggermente compromesso il suo piccolo segreto. Le venne il panico: non poteva permettersi di non lavarsi mai! Sarebbe morta entro pochi giorni dall’olezzo e dal disgusto! E, soprattutto, in quelle condizioni non poteva avvicinare nemmeno un SOLDIER 1st class senza farlo morire intossicato da due metri di distanza!
Come fare? La soluzione le venne in mente vedendo uno dei soldati grattarsi. Senza farsi vedere, si fece dei piccoli graffi su un braccio per fare arrossare la pelle. Poi, con aria scocciata e mostrando il braccio esclamò: “Aaah che prurito!! Proprio adesso dovevo prendere la scabbia??” e, agitando il braccio verso gli altri soldati inorriditi, “Guarda qui! Sto perdendo tutta la pelle! Sarà contagiosissima, come sempre!”.

Due minuti dopo, le docce erano deserte.

Soddisfatta, si lavò con tranquillità e tornò fischiettando negli alloggi delle truppe, osservando divertita di tanto in tanto un cestino con un’uniforme della Shin-Ra messa a bruciare.

Il destino, però, non fu clemente con lei: appena entrata nell’ascensore, sentì una voce familiare dietro di sé che la pregava di aspettare a scendere. Si girò incuriosita e, non appena vide il proprietario della voce, premette velocemente un pulsante a caso, sperando di lasciarlo fuori. Purtroppo l’altro arrivò appena in tempo e, lanciandosi, riuscì ad infilare una mano e la testa dentro alle porte che si chiudevano. Non fu così fortunato da far attivare la fotocellula per fermarle, quindi le porte si chiusero schiacciandogli la faccia in una posizione assolutamente innaturale e gli bloccarono un braccio all’interno. Annaspando, il poveraccio cercò di liberarsi dalla stretta mortale, con scarsi risultati e riuscendo solo ad emettere versi inarticolati che assomigliavano vagamente a richiami di aiuto.
Per tutto il tempo, Eve rimase assolutamente immobile a braccia conserte a guardare la scena. Finalmente l’ascensore ebbe pietà di lui e riaprì le porte. Cadde a terra fragorosamente, respirando avidamente per far entrare aria nei polmoni. Poi si rialzò in modo scoordinato, appoggiandosi al pannello di controllo, e così facendo premette involontariamente uno dei pulsanti. Le porte si richiusero rapidamente, con un lembo dei suoi pantaloni dentro. Poi l’ascensore partì.

- Ah! Sono rimasto di nuovo incastrato!! E’ la terza volta che mi succede oggi… Ti prego, blocca l’ascensore!! Devo riuscire a staccarmi da qui!

Eve non mosse un muscolo, guardandolo con un’espressione indecifrabile.

- Ma mi ascolti? Ti ho chiesto se puoi… ehi, ma io ti conosco!! - esclamò, dimenticandosi dei pantaloni incastrati che pian piano cominciavano a sfaldarsi. Eve alzò lentamente un sopracciglio.

- Ma si! – continuò - Tu sei quello che ho incontrato nei bagni ai colloqui di arruolamento! Come potrei dimenticare la tua statura? Eri così basso che non arrivavi ai lavandini!!

E scoppiò a ridere, cercando approvazione.

In condizioni normali, Eve sarebbe uscita dall’ascensore da sola, lasciando dietro di sé solo una grande quantità di macchie di sangue sulle pareti della cabina, ma in questo momento aveva un altro pensiero per la testa: aveva riconosciuto quell’idiota (come avrebbe potuto dimenticare i suoi patetici occhiali da sole?), ma si ricordava anche che gli aveva detto più volte di essere una donna. Quel tizio non era sicuramente una cima, ma se avesse parlato in giro, avrebbe rovinato tutti i suoi piani. E avrebbe parlato sicuramente, visto che anche ora stava blaterando ininterrottamente senza senso.

- Non posso credere che ti abbiano accettato, davvero! Pensa che c’è stata una selezione durissima, e io sono passato solo per la mia abilità con le armi! Non perché non avessi altre abilità in qualsiasi altro campo, eh, come ha detto quel tipo grosso con lo spadone, perché secondo me era solo invidioso dei miei capelli rossi, ma perché sono il migliore nell’usare il mio gunblade! Si, ok, il fatto che solo io al mondo abbia quest’arma conta relativamente nel fatto che io sia il migliore, però è bello perché…

Il cervello di Eve lavorava velocemente. Avrebbe dovuto trovare una scusa per avergli detto quelle parole? Però le era sembrato così stupido che forse non ci aveva nemmeno creduto. In futuro sarebbe dovuta stare molto più all’erta, se avesse voluto conoscere di persona i SOLDIER di alto livello.

- …e poi mi hanno anche fatto i complimenti! Un tipo di prima classe, mi ha detto “Peccato che ci siano solo 3 classi di SOLDIER, perché per te bisognerebbe inventarne una apposita. Di livello 99.” Eh? Che te ne pare? Già dal primo giorno hanno capito che sono un tipo speciale! Se continua così fra una settimana sarò in prima! E non ci crederai, ma…

Ciò che doveva fare era salire in fretta di livello. In questo modo avrebbe avuto un alloggio personale, dove non avrebbe corso rischi di sorta, e inoltre sarebbe riuscita ad accedere ai piani alti della Shin-Ra. E magari ottenere persino qualche missione in compagnia dei SOLDIER di prima classe! Da domani avrebbe iniziato un duro allenamento per…

- …ma sai che ora che ti guardo bene, in te c’è qualcosa di strano?

Eve raggelò. Non era stata attenta ai discorsi inutili di quell’inutile recluta, e ora forse lui l’aveva squadrata bene e si era ricordato quello che lei gli aveva detto. L’ascensore non era ancora arrivato a destinazione, ma mancavano pochi piani. Una goccia di sudore le scese sul viso, ma cercò di rimanere tranquilla e di mostrarsi sicura.

- Strano? Cosa intendi? Sono perfettamente normale.

- Ma si! – continuò lui, imperterrito – Era qualcosa che avevo notato anche quando ti ho visto la prima volta… Insomma, hai i capelli lunghi e curatissimi, tratti delicati, bassa statura, corporatura sottile, e ti muovi ancheggiando...

Eve andò nel panico. Ci era arrivato. Diede rapidamente un’occhiata verso il vano di sicurezza dell’ascensore. Troppo alto, portare un corpo da sola fin lassù sarebbe stato un duro lavoro. Inoltre aveva bisogno di un po’ più di spazio per sfoderare la katana. Ucciderlo a mani nude? Però l’ascensore sarebbe arrivato a destinazione in pochissimo tempo, e non riusciva ad arrivare al quadro comandi.

- Ah, ho capito!!

L’ascensore si fermò. Troppo tardi. Avrebbe dovuto condurlo in qualche bagno o sgabuzzino e poi farlo fuori lì. Impugnò l’elsa della spada senza pensarci, e si preparò al peggio. Le porte si aprirono.

- SEI GAY!!!

In quello stesso momento, i suoi pantaloni si strapparono del tutto e caddero a terra, trascinati dalla parte ancora agganciata alle porte dell’ascensore. Due soldati di 3°, che aspettavano l’ascensore, rimasero ammutoliti davanti allo spettacolo. Poi si affrettarono verso le scale. Eve rimase come paralizzata.

- Argh i miei pantaloni! Non guardare eh!! E, se mi piego non azzardarti a… beh, insomma, ecco, non starmi dietro!!

Eve trattenne una risata isterica. Forse non tutti i mali venivano per nuocere.

Si avvicinò con fare languido al tizio (Madison, ecco come si chiamava quell’inutile essere!), che si stava rimettendo in fretta i pantaloni, gli accarezzò delicatamente una guancia facendolo sobbalzare e gli disse:

- Ma come sei stato bravo a scoprirlo… ora però è meglio che resti un piccolo segreto fra noi, se no sarò costretto a far tacere la tua bocca premendoci sopra le mie labbra e infilandoci…

- NO! NO! Va bene!! Va bene!! Non dirò niente!! Ma stammi lontano!! - strillò lui, terrorizzato all’idea.

- Bravo, Mad… allora ci vediamo!

E si incamminò divertita per il corridoio. Ma si rese subito conto di aver fatto un terribile errore. Sentì la sua voce provenire dall’ascensore.

- Ehi, mi hai chiamato col mio nome! Allora vuol dire che siamo amici!!

Sbuffò, e si allontanò più velocemente. Se voleva evitarlo, sarebbe dovuta salire di livello molto in fretta.

Madison rimase a guardarla andare via, un po’ perplesso, tenendosi i pantaloni con entrambe le mani. Poi l’ascensore si richiuse.

- No, non di nuovo! Aaah!


La nicchia degli autori!

Rick @ The fenix of innocence
Ti dirò, ho la vaga idea che Eve non avrà problemi a farsi rispettare... sarà qualcun altro che farà più fatica!  
;)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Grammofoni e cervella ***


trial

Capitolo 4
Grammofoni e cervella


Mad PoV by Rob
Vari luoghi della Shin-Ra

 

“Mi scusi, signore, ma oggi dovrò aggiustare un grammofono. Per questo motivo non sarò presente alla lezione” sarebbe stata la scusa che un qualsiasi cerebroleso avrebbe inventato.
Mad Square tirò su col naso, le mani dietro alla schiena, dondolandosi pigramente sulle piante dei piedi. Mad Square, o in questo caso, il cerebroleso in questione perché aveva appena pronunciato con nonchalance le sopracitate parole. Il First Class Genesis lo guardava come si guarda un libro di matematica: con disprezzo.
Non si era mai trovato in una situazione come quella e non sapeva se fosse più giusto disintegrarlo o ignorarlo. Scelse la seconda, dandogli le spalle e allontanandosi a passo di marcia.
«Signore, è sordo?! Le ho detto che oggi devo aggiustare un grammofono, quindi…!» sbraitò Mad Square che non aveva evidentemente capito che la cosa migliore era girare i tacchi alla svelta prima che Genesis lo impalasse.
Non avvenne propriamente l’impalatura, ma improvvisamente si trovò a gambe all’aria fino ad atterrare bruscamente in ascensore. Il disgraziato non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse successo. Accadde tutto molto velocemente: le porte si chiusero e Mad ritrovò la propria testa nuovamente incastrata. Sfortunatamente, qualcuno chiamò l’ascensore ai piani superiori. Prese a salire lentamente ignorando i mugugni disperati del malcapitato.
Decisamente, non era giornata. La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.
E ovviamente, non c’era nessuno ad assistere alla triste scena e se ci fosse stato qualcuno forse sarebbe rimasto a guardare.
Chi sa cosa succede quando un ostacolo oppone resistenza ad una leva? La leva, in questo caso, era piuttosto irritata e decise di esercitare più forza per eliminare l’ostacolo: l’ascensore salì e scese più volte, ogni round più arrabbiato.
La commozione cerebrale finalmente arrivò quando Mad sbatté forte e ripetutamente il capo sul soffitto (quando invece avrebbe decapitato qualsiasi essere umano, dite? Non Mad Square. Lui non è uno qualunque). Lo trovarono in un lago di sangue e con un buco in testa, nella sua posizione a “X” che era solito assumere ogni volta che cadeva. Dire che era celebre per quella postura, era inutile: Mad stava più per terra che in piedi.
La domanda era: come avrebbe fatto Madison Square a riferire i suoi rapporti ai suoi superiori ora che era confinato in infermeria? Non ci è dato saperlo, per ora.
Non sapevo perché stavo pensando in terza persona. Semplicemente, era figo. Mi sentivo un eroe.
Mi accarezzavo il mento, mentre incastravo i ricordi e valutavo la mia situazione.
Ricapitolando, ero bloccato sul letto dell’infermeria, ero stato pestato a sangue da un First Class, avevo incontrato un gay piuttosto pericoloso, avevo avuto un incontro ravvicinato con un ascensore dispettoso e non potevo riferire ciò che avevo scoperto alla mia organizzazione. Sommando questi elementi, il risultato era qualcosa come “MALE”.
Però…
La mia testa era strana. Era pesante, come se dentro ci fosse stato qualcosa di vivo. Davvero, forse avevo un cervello e non un orsetto gommoso come diceva mio padre.
Mi ero interrogato a lungo sul motivo per cui ero stato scaraventato a velocità-ghepardo da un pugno ben assestato contro una parete e forse ci avevo capito qualcosa. Sentivo di aver commesso più errori in pochi secondi.
Sentivo anche un forte dolore alla testa e un senso di nausea niente male. Ma li dimenticavo, preso com’ero dal ragionamento, un’esperienza nuova e piacevole.
Tutto ciò veniva catalogato dalla mia mente come “BENE”.
Proprio quando stavo pensando di tatuarmi sul cuore la parola “ragionamento” mi si accese una lampadina. Promemoria per Mad: non far incazzare Genesis per il resto della vita, non parlargli di grammofoni e soprattutto ricordasi che non è sordo, diceva la lampadina.
Non mi capitava spesso di comprendere i miei sbagli, ma a quanto pareva i miei due neuroni avevano optato per la sinapsi. Quello era il risultato.
La commozione cerebrale mi aveva fatto bene.
Sorrisi orgogliosamente, mentre un rivolo di sangue mi usciva dalla bocca.
Questo era ciò che senza dubbio aveva provato la scimmia quando per la prima volta si era alzata sulle zampe posteriori e aveva afferrato una mela sull’albero. Ero fiero di essere sia SOLDIER che Homo Sapiens Sapiens!
Quindi, avrei dovuto trovare il modo di avere più commozioni cerebrali possibili per ragionare in quel modo?
«…il trauma cranico dev’essere più serio di quel che si possa immaginare.»
«Non credevo che fosse così grave.»
«I sintomi sono allarmanti.»
«Dopotutto cosa ti saresti aspettato? È stato colpito da un First Class, non un SOLDIER qualsiasi. Anche se qualsiasi non si addice alla definizione di SOLDIER…»
«Cos’avrà mai fatto per irritarlo?»
Due medici abbigliati di quel bianco asettico tipico da dottore parlottavano sommessamente a pochi passi da me. Non so perché non li avessi notati prima. Probabilmente ero ancora un poco intontito. Erano così uguali e impersonali che decisi di chiamarli “Dottore1” e “Dottore2”.
Capii che stavano parlando proprio di me quando Dottore 2 mi indicò con un cenno del capo. Io?! Sintomi allarmanti? Mi preoccupai. Anzi, sentii il panico assalirmi. Non avevo perso la memoria, ricordavo perfettamente ciò che era accaduto. Anzi, la botta sembrava aver avuto effetti positivi su di me.
Soppressi il mio primo istinto - e ci volle tanta della mia buona volontà per inibirlo - che mi diceva “zompa loro addosso, prendili per il bavero e scuotili gridando come un ossesso ‘che cos’ho?’ finché non ottieni risposta”. Tuttavia, ricordai le buone maniere e il mio complesso di inferiorità verso quelli che credevo avessero più cervello di me mi aiutò a non sbraitare “CHE ACCIDENTI HO, MALEDIZIONE?!”. «Perdonatemi, messeri, sareste così gentili da riferirmi la natura del mio malessere?»
Ci fu un attimo di silenzio che non riuscii a spiegarmi.
«È gravissimo» disse uno dei medici.
«Lo è» convenne l’altro.
Mi guardarono inquieti, scambiandosi di tanto in tanto qualche occhiata. Deglutii e azzardai un flebile: «Che cos’ho?»
In un baleno, nella mia testa capitombolarono migliaia di immagini: io destinato su un letto d’ospedale per il resto dei miei giorni, la mia disfatta e il fallimento della missione segreta, l’onta d’aver fallito miseramente il tentativo di farmi valere e rispettare, il mio orgoglio sconfitto e il sogno di far sì che ognuno conoscesse il mio nome si ridusse in frantumi.
Dottore 1 si sistemò gli occhiali sul naso: «Ragazzo, vedi… ti abbiamo sentito parlare da solo…»
«Ah, ma quello è normale. Mia madre mi dice da quando ho 5 anni che non ho filtro. Però credo proprio di aver avuto un momento illuminante grazie a questa commozione.»
Dottore 1 mi fece sorridere perché si bloccò proprio come una statua.
«Dovete scusarmi, ogni tanto mi capita di straparlare, è il mo cervello che sbrodola! È tutto a posto! Se vi siete preoccupati per solo per questo vi assicuro che va tutto bene!» risi, felice e sollevato, grattandomi la testa. Come se avessi premuto un pulsante, sputai un getto di sangue. Passando le dita sulla nuca, avevo sentito qualcosa di molliccio. Strabuzzai gli occhi, guardandoli: «Nooo, che figata! Mi sono toccato il cervello!»
Mi accorsi improvvisamente che anche Dottore 2 si era pietrificato. Chiedendomi il motivo ed resistendo all’impulso di toccarmi ancora le cervella, arrivai ad una sola conclusione. Chiusi gli occhi e dissi forte: «Uno, due, tre… STELLA!»
Il meraviglioso mondo del ragionamento era finito?
O non era mai iniziato?


La nicchia degli autori!

Rick @ White Shadow
Zack e Sephiroth arriveranno tra poco, non temere!! ^^ Quanto a Vincent, mi sa che sarà dura inserirlo nella storia, visto che gli eventi narrati nella fic per ora si svolgono nel periodo di Crisis Core, e non di FFVII... in futuro vedremo se sarà possibile! :)


Rob @ Fly Girl 92
Su, su… non dire queste cose, mi agito, rischio la tachicardia! Sei gentilissima, speriamo di mantenere sempre la stessa linea d’onda.
E no, non si può dare torto ad Eve! Come si potrebbe? Sephiroth (a mio parere il più gnocco), Angel, Genesis, Zack, Cloud… si rischia l’implosione. Altro che tachicardia. Dovremmo andare là con una bombola d’ossigeno anche se a quel punto si rischierebbe un embolo… non ho ragione?
Grazie mille per la recensione!

Rob @ Lirith
Ammettiamo pure che a te ci siamo già affezionati, tu e la tua meravigliosa esuberanza!
Ci fa molto piacere che la nostra storia ti faccia sorridere, effettivamente è il nostro scopo. Anche noi ci divertiamo come deficienti a scriverla. A volte ridiamo persino noi da soli… la cosa, forse, è più preoccupante. Forse.
Spero continuerai a seguire! Grazie anche a te, cara!
(Sottoscrivo! come premio ti manderemo una foto autografata di Madison XD by Rick)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Casa dolce casa ***


trial

Capitolo 6
Casa dolce casa

Eve PoV by Rick
Vari luoghi della Shin-Ra

 

La prima settimana da SOLDIER fu un incubo. Probabilmente la peggiore che Eve avesse mai passato, eccetto forse quella in cui, da piccola, aveva trovato per caso una materia fire nascosta sotto un cumulo di foglie  e l’aveva inghiottita credendo fosse una mela molto rossa. I genitori non avevano dato peso al suo “bruciore di stomaco” finché un giorno non aveva ruttato bruciando tutte le tende della sala, al che l’avevano costretta ad un ciclo di lavande gastriche intensive.

Le esercitazioni erano veramente pesanti: Angeal era un istruttore severissimo, e non tollerava né errori né momenti di smarrimento alla vista dei poderosi muscoli che si flettevano sotto l’uniforme attillata, e per qualche strano motivo l’unica che veniva rimproverata per questa distrazione era proprio Eve. In poco tempo imparò a maneggiare al meglio le proprie lame, ad usare la materia in modo efficace, a colpire il nemico in modo da far uscire il numero dei punti vita sottratti con l’attacco, e a curare un compagno lanciandogli contro una pozione, invece che bevendola come farebbero tutte le persone normali.

Impiegò molto più tempo invece a capire la teoria degli elementi e le strategie di battaglia: spedì quattro commilitoni in infermeria  per aver lanciato una Firaga contro una Bomba Volante (che era esplosa subito dopo), e a nulla valsero i tentativi di spiegare ad Angeal che “era il modo migliore per ucciderla subito”; cercò di bloccare un Thunder con un Protect, e come risultato ebbe i capelli sparati per tutta la giornata; evocò un demone di fuoco astrale, ma usò la materia sbagliata e si ritrovò schiacciata da un chocobo grasso e pigolante.

Ma il problema peggiore fu la convivenza con gli altri SOLDIER: poteva andare in bagno solo quando era certa che non ci fosse nessun altro nei paraggi (spesso bloccava la porta, ricevendo sonore proteste da chi doveva entrare), dormiva vestita, dicendo agli allibiti compagni di soffrire molto il freddo, e in generale cercava di evitare tutto quello che potesse compromettere la sua precaria posizione.

Il momento in cui si trovò più in difficoltà fu forse quello della gara “a chi era più dotato”. Eve si propose all’istante per fare il giudice, con in mano già il righello da 50 cm (non si sa mai) e la macchina fotografica per immortalare il vincitore, ma gli altri insistettero per far partecipare anche lei, ed arrivarono quasi al punto di prenderla e spogliarla. Fu salvata in extremis da un SOLDIER che si ricordò che aveva la scabbia e che fece desistere gli altri dal tentativo. Purtroppo fu anche cacciata fuori per paura di contagio, nonostante le sue accese proteste. Per la rabbia, strinse così forte il righello che lo spezzò e si piantò più di una scheggia nella carne.

L’occasione per cambiare radicalmente la sua situazione le arrivò un giorno che stava gironzolando per la base in cerca di SOLDIER 1st Class. Aveva intravisto una ciocca di capelli vagamente azzurrini molto interessanti girare l’angolo e stava cercando di capire a chi appartenessero. Si avvicinò furtivamente al bordo del muro e sbirciò. Per poco non prese un colpo quando si trovò davanti, invece che la fluente chioma che sperava di vedere, un elmetto della Shin-Ra.

- Ehi! Cercavo proprio te!

- Aaah! Che Ifrit ti incenerisca!! Togliti dal cazzo se non vuoi morire all’istante!

- Cosa? Come osi rivolgerti così ad un tuo superiore?

Eve lo mise a fuoco bene e si accorse della divisa che l’altro portava: aveva appena insultato un SOLDIER 2nd Class.

- Ehm… Mi scusi, intendevo dire “Per favore, si tolga dal cazzo, signore!”

- Come??

- Niente!! – esclamò Eve – Mi scusi, signore! Ero sovrappensiero!

- Mmh, per questa volta chiuderò un occhio, ma la prossima te ne pentirai! Ora, devo informarti che sei stato convocato domani mattina nell’ufficio del direttore Lazard. Non so i motivi, te li dirà lui personalmente. Ricorda comunque che per arrivare al suo ufficio, è necessario passare per il 57° piano per ottenere l’autorizzazione, e poi prendere l’ascensore per…

Eve improvvisamente riconobbe il tono di voce del SOLDIER che aveva davanti: era quel dannato saccente di Kunsel, il tizio che andava in giro dispensando inutili consigli a tutti su come si usavano le materie, su come si equipaggiavano gli oggetti, e stronzate del genere. Lo odiava con tutto il cuore, soprattutto da quando le aveva mostrato davanti a tutti gli altri commilitoni che aveva montato al contrario le sue materie sulle sue due spade, scatenando l’ilarità generale. Per di più, era anche amico dell’idiota che la credeva gay. Ultimo, ma non per importanza, le aveva fatto appena perdere le tracce di quei meravigliosi capelli e, soprattutto, del loro proprietario.

Le si chiuse la vena.

Tutto quello che ricordò Kunsel in seguito fu di essere scivolato per qualche strano motivo mentre parlava con un SOLDIER e di essere svenuto. Ciò di cui non riuscì mai a capacitarsi furono i 28 ematomi sulla fronte: che cadendo avesse battuto la testa così tante volte sul pavimento? Si ripromise di stare più attento, in futuro.

Eve ritornò verso la camerata, chiedendosi incuriosita cosa mai potesse volere da lei il direttore in persona. Magari poteva essere la sua occasione per passare di grado ed avere finalmente una camera con un po’ più di privacy. Si ripromise anche di prendere qualcosa per il mal di testa: forse non avrebbe dovuto togliersi l’elmetto prima di colpire 28 volte quel coglione in fronte. In ogni caso, l’effetto era stato più che soddisfacente.



La nicchia degli autori!

Rob @ Tutti
A causa di forza maggiore e di un simpatico bruco delle montagne del Nord che mi è venuto a trovare non riusciremo a rispondere a tutti! Io, quella impegnata che ha anche una vita in realtà (quell'altro no, è un tutt’uno con il pc e dispone persino di quella sedia tipica da ingegnere informatico che soddisfa ogni bisogno fisico. Mentre io essere no di razza di ingegnere informatico, per fortuna), sarò piuttosto impegnata in questo periodo quindi l'andamento della fic rallenterà un po'. Ma solo un po'.
Perché? Perché d'accordo che io e quell'altro essere siamo già al decimo capitolo, ma se li pubblicassimo tutti troppo rapidamente vi toccherebbe aspettare molto di più in seguito visto che non posso tenere più questo ritmo allegro! La sottoscritta si è resa conto che se vuole eccellere per quanto riguarda gli oneri scolastici et educativi ancora deve fare un minimo di fatica :D Perdono :D
Non vi trovo con gli striscioni e le fiaccole sotto casa mia stasera, vero?
Clausola finita.
Mi sentivo in dovere di esplicare!
Ma comunque vi ringraziamoooooo!
Grazie Roy4ever, grazie Lirith, grazie Pandora90, grazie valeriana, grazie LadySnape, grazie White Shadow e grazie FlyGirl 92!!
E grazie a quelli che leggono e non lasciano traccia di sé!

Eve estrae qualcosa dalla divisa e, sventolandola, fa un gran sorriso. Poi sbraita: «Chi vuole una fototessera di un seducente Mad 15enne infestato dall'acne?!
»

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Compagni di stanza ***


trial

Capitolo 6
Compagni di stanza


Mad PoV by Rob
Ore 23.00, camerate 3rd class della Shin-Ra

Una settimana dopo mi avevano dimesso dall’infermeria. Avevo passato sette giorni d’inferno legato al letto perché non potevo resistere alla morbidezza del mio cervello. Era come la carta da imballaggio con le bollicine di plastica o i fonzies: assolutamente irresistibile. Chi si è mai trattenuto all’impulso di non farle scoppiare? Chi non si è mai leccato le dita?
Così, un giorno, mi avevano sedato a tradimento e mi avevano trasformato in un insaccato. Quella staticità mi faceva sentire una pianta grassa e mi resi conto di quanto fosse infelice la vita di un cactus. In ogni caso, avevo approfittato di quelle giornate per riflettere sul significato della vita e sul destino dell’universo arrivando alla conclusione "cogito ergo sum". Forse l’avevo sentita da qualche parte, anni addietro, ma non avrei saputo dirlo con precisione…
Comunque, non sapevo cosa mi avessero fatto, ma non avevo più il buco in testa. Quel giorno avevo collezionato solo tre testate, un record per le mie statistiche. A dire il vero, ne avrei date solamente due, ma Kunsel aveva trovato particolarmente divertente il fatto che la mia testa producesse un rumore metallico ogni volta che la sbattevo.
Dottore 1 e Dottore 2 mi avevano detto di stare al buio mentre riposavo, dato che la luce poteva in qualche modo nuocermi. Era mezzora che me ne stavo in panciolle sul letto della mia camerata, a tirarmi i peli dell’addome.
Stavo pensando che a quelli della mia organizzazione non avevo riferito proprio niente di ciò che avevo scoperto. E loro non si erano nemmeno scomodati a farmi gli auguri di pronta guarigione o mandarmi un mazzo di fiori. Maledetti tirchi insensibili.
Proprio quando mi decisi ad alzarmi, qualcuno aprì la porta.
Un nanetto gracile e sottile entrò furtivamente nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Indossava il casco dell’uniforme che modestamente mi faceva sembrare un figo stellare, ma su di lui non faceva altro che renderlo rachitico.
A quanto pareva non mi aveva affatto visto perché iniziò a parlare tra sé e sé. Quando udii qualcosa come "ma che cazzo di allenamento mi fanno fare, sventrare dei fottuti struzzi assassini…"qualcosa mi baluginò in testa. Dove avevo già sentito un linguaggio così scurrile? Forse, in un reality. Oppure…
I miei occhi già abituati al buio intravidero un volto familiare quando il soldato si tolse il casco. Stava per sfilarsi la divisa quando gridai… «Ma tu sei la recluta gay!»
Il SOLDIER strillò in modo decisamente poco maschile e istantaneamente mi lanciò con violenza inaudita il suo casco. Mi centrò in pieno il capo e il tonfo metallico che produsse l’urto mi stordì per un attimo.
«Chi cazzo sei?! Ridammi il mio casco, bastardo!»
«Ehi, ehi… calmati, sei tu che me l’hai tirato…» feci, massaggiandomi la nuca.
Lui accese la luce di colpo e mi puntò il dito contro. «Sei il coglione dei bagni! Cosa ci fai qui?!»
«Come cosa ci faccio qui? È camera mia!»
«Camera tua? Scherzi? Vuoi dire che devo averti vicino mentre dormo?»
Un brivido mi salì lungo la spina dorsale. «E dovresti essere tu quello spaventato?! Devo dormire accanto ad un gay!»
«Stai tranquillo, non ti spoglierei nemmeno per farti un’autopsia…»
Sospirai di sollievo. «Meno male. Ma gli altri sanno che sei finocchio?»
«Certo che no! Ma se glielo dicessi, potrei ripensarci, bendarmi e venirti a fare una visitina nel cuore della notte…»
«Porco Bahamut, no!»
«E allora vedi di cucirti la bocca» ghignò lui trionfante. «Il mio casco?»
Glielo lanciai senza protestare. «Scusa se mi hai colpito.»
«Figurati.»
La paura mi aveva ottenebrato la mente e non ero più sicuro di essere così lucido. Mi rannicchiai, ben attento a non fare un passo falso e mi coprii con il lenzuolo.
Però, potevo approfittarne per estorcere furbescamente informazioni. Quindi, azzardai timidamente, ben attento a non scoprirmi: «Allora, come ti trovi nei SOLDIERs?»
«Se non rispondessi "bene" dovrei essere condannata a morte da tutte le donne di questo dannato mondo. Cioè, condannato, non condannata
Deglutii, preferendo evitare di commentare. Quindi dissi: «Ho sentito che ci sono i fan club di ogni SOLDIER… tu dovresti esserne al corrente, data la tua natura.»
Lui si girò con un sorriso che per qualche ragione mi parve malvagio. «Se per caso miri a sapere se c’è un club dedicato a te… non ho ancora trovato qualcuno che sia parafilo dei cerebrolesi» disse con voce soave, poi increspò le labbra. «Mi spiace.»
Alzai un sopracciglio. «No no, aspetta… parache? Mi sono perso a parastinco. Hai detto parastinco, vero?»
«Appunto.»
Decisi di ignorare le ultime cose che aveva detto perché mi stavano confondendo. In un istante nella mia mente comparve il "blank". Quindi, passai oltre. Era così che si doveva affrontare la vita. «Ma ti sei ben ambientato? Il livello generale come ti sembra?»
«Ma che domande fai?» sbottò lui, facendo cadere le braccia sui fianchi. «Cos’è, un’intervista? I Third Class sono tutti degli emeriti imbecilli, te compreso, sono pure facilmente raggirabili… Non avrei mai voluto ammetterlo, ma SOLDIERs sta cadendo in basso. Stavo arrivando a pensare che raccogliessero le matricole dalla strada. Credevo che i barboni li bruciassero e non che li facessero arruolare. Ma perché me lo chiedi?»
«Perché... perché anche io penso che sia giusto bruciare i barboni! E con il whisky prendono fuoco meglio!» risposi prontamente, anche se non avevo afferrato del tutto.
Seguì qualche istante di silenzio. La recluta gay mi guardava con sguardo indecifrabile. «Non riesco a capire se la tua situazione sia davvero così tragica o se tu mi stia prendendo in giro.»
Io tacqui e lui sospirò. Alzò le spalle e raccolse i suoi effetti. Avevo tentato di registrare ogni cosa e per ora le parole che mi ricordavo meglio erano "barbone" e "parastinco" anche se non riuscivo più a collegarle insieme. Ci avrei pensato più tardi.
Guardai il SOLDIER gay avvicinarsi, in silenzio, e sistemare le sue cose sul letto. Ora che lo vedevo bene, aveva lineamenti davvero effeminati. Dopotutto, per lui era una fortuna. Aveva capelli neri, ben curati, lunghi sin alla vita. Il viso era delicato e sottile. Gli occhi erano azzurri e contornati da lunghe ciglia scure. Il dettaglio che gli donava un’aria fragile era certamente la pelle, liscia e pallida. Somigliava così tanto ad una ragazza che non avrebbe avuto grossi problemi a… non volevo nemmeno pensarci.
«Che cazzo guardi?!»
«Niente, niente… scusa! È che… sei veramente femminile!»
Anche se pensavo di avergli fatto un complimento, lui parve inspiegabilmente sbiancare. Poi sorrise suadente mettendosi in una posa da culturista. «Dico, hai visto quanto sono virile?!»
«Veramente no.»
«E dai, cazzo, guarda che muscoli che ho!»
«Hai le braccia che sembrano due patatine fritte.»
«Ma ti sei guardato, tu?!»
«Credevo di averti fatto un complimento! Non che me ne intenda, ma i gay non fanno di tutto per sembrare il più femminile possibile?»
«Mi stai dando del transessuale?!»
«Non si può parlare con te! Sicuramente il carattere da donna ce l’hai in pieno!»
«Stai cercando di insultarmi?» strillò, armeggiando con il casco.
«No, è un dato di fatto! E comunque se non la smetti di urlare manderanno qualcuno…»
Lui si zittì. Sicuramente, era lunatico. Tornò a sistemare rapidamente le sue cose, schiarendosi la voce e dicendo: «Hai ragione, amico…»
«Lo so che ho ragione. Quando gli altri hanno cercato di spogliarmi e appendermi fuori dalla finestra, abbiamo fatto un tale casino che Angeal è piombato qui in mutande… avresti dovuto vedere com’era infuriato. Ha minacciato di mandare qui Sephiroth in persona se non l’avessimo piantata… dev’essere veramente terribile come di dice, dato anche Angeal sembra temerlo…»
Successe tutto in 2 minuti e 38 secondi. Il piccolo e pestifero SOLDIER iniziò a rompere ogni cosa che trovò sulla sua strada e a urlare come un forsennato. In pochi istanti la camerata si riempì di SOLDIERs che pensavano fosse stato organizzato il solito festino notturno. Nella baraonda c’era già chi brindava con bottiglie d’alcol, chi aveva recuperato le carte da poker accuratamente rintanate e persino chi si era procurato riviste porno. Ovviamente, io fui preso di mira e proprio quando mi spogliarono mettendomi una foglia di fico sui gioielli di famiglia, Angeal fece irruzione nella stanza, bagnato e con un solo asciugamano annodato in vita a coprirlo. Non sto nemmeno a dire che il 1st class non volle ascoltarmi e venni incaricato di pulire ogni bagno delle camerate per le due
settimane successive.
Non potevo incolpare nessuno se Angeal non aveva voluto ascoltarmi. E poi chi mi avrebbe dato manforte?
Quanto alla recluta indemoniata… la trovarono distesa sul letto, svenuta con un sorriso stampato in faccia.
Valli a capire, i gay.

La nicchia degli autori!

Questa nicchia sta diventando stretta e presto provvederò a trasformarla in un lussuoso attico in centro!
Ringraziamo tutti per la pazienza e per la comprensione! Se vi dicessi cos’ho da fare verreste tutti a farmi "pat-pat" sulla testa (non è difficile, ci arrivano tutti alla mia altezza-testa)…
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento!
Sappiate che stavo pensando di assumere Victoria Silvstedt per presentare ogni capitolo… voi cosa dite? Faremo più successo? Sono troppo venale?
Grazie a: Lirith, White Shadow, LadySnape, Ikumi91, FlyGirl 92 e alla new entry KuRoNeKoChAn (un bell’applauso!!!)…
Invieremo a tutti i fan le foto di Mad 15enne con l’acne e di Eve svenuta sul letto col rivolo di bava!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Il Behemoth Reale Selvatico ***


trial

Capitolo 7
Il Behemoth Reale Selvatico


Eve PoV by Rick
Ore 19:43, Vicino ad un campo dell’esercito del Wutai
Eve era sull’orlo di una crisi isterica. Continuava ossessivamente a chiedersi come diavolo era potuta finire in una situazione del genere. Si asciugò il sangue che le colava dalla ferita sulla fronte, prima che le finisse sugli occhi. Non poteva permettersi di perdere la vista, o sarebbe morta entro pochissimo. Di fianco a lei, giacevano sdraiati due SOLDIER che gemevano. La cosa sarebbe anche stata interessante, se non fosse che uno era ferito gravemente e l’altro, purtroppo, solo superficialmente. Ma a finirlo ci avrebbe pensato lei quando sarebbero tornati indietro alla Shin-Ra; già pregustava il momento in cui avrebbe torto il suo inutile collo staccandogli la testa e dandola in pasto ad una Molboro selvatica.
E pensare che quella giornata era iniziata benissimo…


Ore 9:00, Palazzo della Shin-Ra, ufficio del direttore Lazard
- La missione che vi sto affidando è puramente ricognitiva. Non dovrete in alcun modo allertare il nemico della vostra presenza, perché farlo significherebbe suicidarsi con le proprie mani. Tutto ciò che dovrete fare è spiare il campo base nemico tracciando una mappa della zona e degli spiegamenti delle forze nemiche nell’area. Purtroppo i nemici possiedono dispositivi che ci impediscono di farlo a distanza, per cui è fondamentale che la mappa venga stilata sul campo. Queste sono le istruzioni per l’avvicinamento…
Le parole del direttore Lazard arrivavano solo a tratti a Eve, impegnata com’era a fissarsi nella mente ogni particolare di quell’incontro. Era come un gatto affamato entrato per caso in una pescheria: non sapeva quale delle prelibate merci che aveva davanti a sé attaccare per prima.
A ore 12, il direttore Lazard; voto: 8,2. A ore 1, di fianco a lui, Angeal Hewley; voto: 9,2. A ore 11, volto verso la finestra, con una accidenmela in mano, Genesis Rhapsodos; voto: 9,8. A ore 5, dietro di lei, nella stanza accanto, Zack Fair; voto: 9,9. E infine, intravisto in una fugace visione fuori dalla stanza, Sephiroth; voto: 35,4. Ai suoi lati, invece, si trovava merce ben più scadente. Un biondino che non aveva mai visto (ma poteva essere interessante, si ripropose di osservarlo meglio): Cloud Strife; voto: 7,5. E, purtroppo, alla sua sinistra, Madison Square; voto: di castità.
Il direttore aveva assegnato la missione a loro tre. In teoria Kunsel avrebbe dovuto far loro da guida, ma a causa di un malaugurato incidente non era potuto essere partecipe. Che peccato.
Già pregustava la sua promozione a 2° Class, e non vedeva l’ora di mettersi all’opera. Tanto, il biondino non sembrava particolarmente sicuro di sé, e l’utilità dell’altro era praticamente inferiore a quella di un chocobo senza zampe. Quindi lei avrebbe primeggiato su di loro senza alcuna fatica.
Purtroppo però non era andata esattamente così.

Ore 19:45, Vicino ad un campo dell’esercito del Wutai
Si girò rapidamente per dare un’occhiata oltre la roccia dove si erano rifugiati. Il Behemoth era sempre più infuriato, e correva da una parte all’altra del campo lanciando sciami di meteore e dilaniando qualunque cosa avesse la malaugurata idea di trovarsi davanti a lui. Tutti i colpi che avevano esploso contro di lui non gli avevano fatto nemmeno il solletico, e nemmeno le deboli materie che avevano usato non avevano sortito alcun effetto. Al contrario, la bestia li aveva scaraventati a svariati metri di distanza con un solo, annoiato colpo di coda. Ora fra loro e la salvezza si frapponevano una roccia, un Behemoth Reale infuriato, un campo pieno di soldati nemici, e svariati chilometri di camminata. Si ripromise di comprarsi un amuleto che le aumentasse la fortuna al più presto.
Cloud gemette. Aveva sicuramente un braccio e una gamba spezzati dall’impatto, e sia lei che Mad avevano sprecato praticamente tutte le energie magiche, e le poche rimaste non bastavano ad utilizzare le materie di cura. In più Mad aveva confuso le pozioni curative con quelle esplosive, e le aveva lanciate al Behemoth rendendolo immune sia agli attacchi magici che a quelli fisici per almeno due ore, nonché curandolo oltre misura. Eve non sarebbe rimasta affatto sorpresa se avesse sentito il mostro ringraziare quel coglione del suo compagno. Avrebbe voluto infilargli una materia Ifrit in una certa parte del corpo per poi evocarlo subito dopo, ma per ora era meglio che rimanesse vivo per aiutare Cloud a camminare quando sarebbero fuggiti. Se sarebbero fuggiti.
Mad stava steccando la gamba del povero malcapitato. Doveva fargli piuttosto male, perché ad ogni suo movimento cercava di alzarsi e fermarlo. L’avrebbe curato volentieri lei, ma era fin troppo impegnata a respingere gli assalti dei soldati nemici che, come se non bastasse, avevano scoperto la loro posizione, e cercavano in tutti i modi di prenderli.
- Vuoi stare fermo, Cloud? – esclamò Mad - Non riuscirò mai a farti una steccatura decente se continui a muoverti!
- Non quella… - gemette il poveretto.
- Cosa?
- Non quella…è l’al…
- E’ l’alba? Ma no, è il tramonto! Tra poco verrà notte e con il favore delle tenebre forse riusciremo a scappare!
- No…no…l’altra ga…aaaaah!! – Cloud si era alzato troppo e aveva inavvertitamente picchiato col braccio rotto contro la roccia.
- Ah! Vuoi che usi l’altra garza? E va bene, però potevi dirmelo prima! Adesso mi tocca rifare tutto da capo!
Cloud si mise a piangere sommessamente.
Eve nel frattempo aveva ucciso almeno una decina di soldati. Sembrava che finalmente questa ondata fosse terminata. Poi capì con orrore perché: il Behemoth aveva finito il suo lavoro di distruzione, li aveva fiutati e stava tornando verso di loro, ruggendo, con movimenti mostruosamente agili. Mentre ricaricava il fucile, si costrinse a pensare a qualcosa che potesse aiutarli ad uscire da quella situazione, ma le vennero in mente solo gli eventi di quel maledetto pomeriggio.

Ore 13:24, Monti del Wutai
- Attenti! – esclamò Mad – Un mostro! Armi alla mano! Lancio una Thunder!
Il fulmine aveva carbonizzato due cespugli e danneggiato gravemente l’albero subito dietro. Un corpicino piccolo e fumante giaceva in mezzo a tutta quella devastazione.
- Fermati, idiota!! E’ il decimo scoiattolo che carbonizzi, bruci o congeli oggi!! – Eve era disperata – e come se non bastasse, l’unica volta che ci è arrivato addosso quella sottospecie di ragno troppo cresciuto ti sei avvicinato per accarezzarlo sotto il mento!! Abbiamo lasciato più tracce noi che uno stormo di fottuti chocobo obesi impazziti!!
Il viaggio verso il campo era stato allucinante. Due ore di cammino per salire su una montagna, attraverso boschi e rocce, con almeno 38 gradi all’ombra. Mad aveva ucciso metà della fauna locale a colpi di magie, Cloud non aveva spiccicato una parola che fosse una, limitandosi a guardarla intimorito quando lei cercava di parlargli, e per di più la sua uniforme si era "misteriosamente" macchiata di sangue al basso ventre anche se non aveva mai ricevuto un colpo. Per fortuna gli altri due non avevano ancora notato nulla. I suoi nervi stavano per cedere.
Una volta arrivati al campo, avevano passato almeno sei ore su un’altura nascosta a osservare, segnare, osservare, segnare, osservare, segnare, senza soste. Il campo non aveva niente di particolare, i soldati eseguivano sempre le stesse mansioni, e la noia e il dolore la stavano letteralmente uccidendo.
Poi, si erano spostati per controllare l’esistenza di entrate secondarie, o eventuali punti deboli nelle difese. E lì avevano incontrato la bestia.
Quando le erano passati vicini, stava dormendo, ma era così immobile che all’inizio non l’avevano neppure notata: la sua pelle aveva lo stesso colore del terreno intorno a lei, e sembrava un’unica, immensa roccia.
Si erano accorti del contrario quando Mad ci era salito sopra, urlando:
- Venite! Venite! Da qui si vede perfettamente! Adesso pianto il cavalletto col binocolo, così potremo… - e aveva piantato la punta di una delle gambe del cavalletto direttamente nelle costole di un Behemoth Reale selvatico.
Ciò che era successo dopo era stato talmente rapido che era difficile ricordarlo con esattezza. L’enorme essere si era svegliato infuriato, scagliando Mad a svariati metri di distanza. Eve e Cloud, terrorizzati, si erano messi a correre a perdifiato, ma avevano scoperto dopo qualche minuto di corsa che si erano diretti esattamente verso il campo nemico. Mad li aveva raggiunti poco dopo urlando "aiuto una valanga" o qualcosa del genere con il mostro alle costole. Le guardie dell’accampamento li avevano scorti, ma a quanto pare avevano perso rapidamente l’interesse alla vista della bestia infuriata che puntava proprio verso il loro accampamento. Al che, finiti tra due fuochi, i tre SOLDIER non avevano potuto fare altro che provare a combattere il Behemoth, con risultati ben scarsi. A quel punto, il mostro, attaccato anche dai soldati dell’accampamento, si era lanciato all’assalto del campo, portando morte e distruzione dietro di sé.
E ora, stava tornando verso il rifugio che avevano faticosamente conquistato per farli a pezzi una volta per tutte.

Ore 19:46, Vicino ad un campo dell’esercito del Wutai
Doveva trovare un modo per fermarlo, o almeno per guadagnare tempo in modo da farli scappare. Si guardò intorno: fucili quasi scarichi, materie deboli, pochissime pozioni di attacco, e due compagni inutili. Poi le venne un’idea disperata: forse nei corpi dei soldati che aveva ucciso avrebbe potuto trovare qualcosa di utile. Non c’era tempo per pensare a soluzioni migliori, quindi si gettò allo scoperto e corse verso i cadaveri. Scelse quello che le sembrava il capitano, e fu la sua salvezza: nell’arma aveva una materia Slow, proprio quello che le serviva! Frugando rapidamente nello zaino del malcapitato, trovò anche un Etere, che bevve tutto d’un fiato, rischiando di strozzarsi per la foga. Poi, sentendo le energie magiche che fluivano di nuovo attraverso il suo corpo, si girò e guardò l’enorme essere che ormai la stava per raggiungere. Urlando, utilizzò la magia contro di lui.
Il mostro, colpito in pieno, rallentò bruscamente la velocità di andatura: la sua faccia si contrasse per lo sforzo immane di muovere le membra che fino ad un momento prima erano agili e scattanti, e ora sembravano diventate di granito.
Eve non ci pensò due volte e corse indietro dagli altri.
- Presto! – urlò - E’ la nostra occasione! L’effetto durerà solo per poco tempo, ma se ci muoviamo ci darà un po’ di tempo per scappare! Mad!! Dove cazzo sei? Aiuta Cloud a camminare e muoviti!
Mad arrivò poco dopo correndo.
- Eccomi! Avevo…
- Sbrigati! – strillò lei – L’effetto durerà solo pochi minuti e dovremo già essere lontani!
L’altro prese sulle spalle Cloud e insieme si lanciarono verso il punto da cui erano arrivati.
Purtroppo però pochi secondi dopo il Behemoth li aveva già raggiunti. E sembrava aver già riacquistato i suoi movimenti normali.
- Puttana Shiva! Ma di solito l’effetto dello Slow non dura così poco! – Eve era sconvolta. – Avremmo dovuto avere almeno cinque minuti!
- Hai ragione! – le rispose Mad, ansimando – reggi tu Cloud per un attimo! Lo colpirò di nuovo con la Slow che ho trovato nell’arma di quel soldato morto!
Mad lasciò andare Cloud ed Eve barcollò sotto il suo peso. Poi, pensando un attimo a quello che aveva appena sentito, gli chiese:
- Aspetta, aspetta, cos’è che hai fatto tu?
- Prima, quando tu ti sei allontanata, l’ho colpito con questa materia Slow e ne ho rallentato i movimenti per scappare! – Mad estrasse una materia arancione, che pulsava di energia, e la puntò contro il mostro che stava già preparandosi a spiccare il balzo verso di loro.
- Slow? – esclamò Eve alla sua vista, sbiancando – che Ramuh ti strafulmini! Quella è una Haste!! Hai annullato il mio effetto rallentante, pezzo di deficiente! Ecco perché ci ha raggiunti così in fretta!
Al che buttò da un lato Cloud e si lanciò verso Mad per fermarlo, ma non fece in tempo.
Il Behemoth fu investito dalla magia appena prima di spiccare il salto; le sue zampe, potenziate istantaneamente dall’energia della materia, aumentarono almeno del triplo la forza della spinta, e il mostro eseguì un salto ben più lungo di quello che aveva previsto: superò ampiamente i tre SOLDIER in volo, e, incredulo, si schiantò contro la parete di roccia vicina, cadendo a terra pesantemente senza più muoversi.
Mad, Eve e Cloud rimasero a guardarlo, a bocca aperta. Poi, si riscossero e si diedero ad una rapida fuga, per quanto concesso dalle precarie condizioni di Cloud.
Nessuno disse più niente fino al ritorno alla Shin-Ra.

Ore 9:05, Ufficio del Direttore Lazard, il giorno dopo
Eve era semplicemente terrorizzata. Da quando lui e Mad erano entrati nell’ufficio di Lazard, né il direttore, girato verso la finestra con le mani dietro la schiena, né Angeal, seduto poco distante, con un’espressione indecifrabile, avevano detto nulla. Ed era piuttosto compiaciuta nel vedere che anche il Tragico Errore della Natura di fianco a lei era piuttosto impaurito dalla situazione. Cloud era ancora in infermeria, ma sembrava che si sarebbe ripreso presto.
Dopo che avevano consegnato il loro rapporto sulla missione, il direttore aveva voluto vederli con urgenza. Il suo cuore ebbe un mancamento quando Lazard iniziò a parlare.
- Vediamo di fare un resoconto della situazione. Io mando un drappello di SOLDIER per una banale missione di ricognizione, ordinando espressamente l’assoluta invisibilità delle manovre. Mi ritornano due feriti, di cui uno grave, e vengo a sapere che l’accampamento è stato raso al suolo da un Behemoth impazzito, scatenato dai miei SOLDIER, cosa che ha concentrato l’attenzione di tutte le unità Wutai su quella zona. – si girò verso di loro – E’ così o la mia descrizione è errata?
Eve aveva la gola troppo secca per parlare, così si limitò a scuotere la testa.
- Beh, signore… in effetti c’è un errore nella descrizione…
Si girò incredula verso Mad: nella situazione in cui si trovavano aveva anche il coraggio di contraddire il direttore generale?
- In effetti non si trattava di un Behemoth, ma di un Behemoth Reale selv…ahi!
Il calcio che Eve gli tirò di nascosto in uno stinco gli impedì di terminare la frase.
Lazard li guardò entrambi, con un’espressione truce sul volto. Eve desiderò di essere ancor più piccola di quel che già era. Mad si massaggiò imbarazzato la gamba. Il direttore si avvicinò.
- Chi di voi ha fatto infuriare il Behemoth?
- Behemoth Reale selv… - iniziò Mad.
- Lui! E’ stato lui! – urlò Eve, coprendo la voce dell’altro.
Lazard rivolse la sua attenzione al SOLDIER.
- Hai una minima idea di che cosa hai scatenato con questo tuo gesto sconsiderato?
- Beh io…
Eve già pregustava la cazziata suprema che di lì a poco avrebbe ricevuto quell’essere insulso. Peccato che poi l’avrebbe ricevuta anche lei, ma sarebbe stata solo l’inizio della sua tremenda vendetta su di lui.
- Non solo hai distrutto senza alcun spargimento di sangue nostro un campo fortificato a cui stavamo puntando da tempo, ma hai anche fatto in modo che il grosso delle truppe di Wutai si spostasse verso quella zona, lasciandoci liberi di attaccare il fianco rimasto scoperto e far progredire la nostra avanzata! Un risultato che avremmo potuto ottenere in non meno di tre mesi di guerra! Per questo abbiamo deciso di promuoverti a SOLDIER 2° Class saltando il normale addestramento! Complimenti, Madison Square!
Nella sala calò il silenzio.
Lazard rise di gusto alla vista dei due volti stupefatti. Se avesse potuto leggere le menti, avrebbe visto che in quella di Madison c’era solo il pensiero "Behemoth Reale, non Behemoth! Come faccio a farglielo capire?", mentre in quella di Eve ricorrevano ossessivamente le parole "Strappare. Faccia. Morsi." Sempre più velocemente.
Fu una fortuna che prima che le si chiudesse definitivamente la vena portandola a fare una strage, Lazard si girò verso di lei e le disse:
- E la buona notizia vale anche per te, Evelina Enix! La tua promozione a SOLDIER 2° Class è assicurata!...
Eve si riscosse improvvisamente e lo guardò con la bocca aperta, sconvolta dalla notizia.
Lazard continuò:
- ...grazie al supporto che hai fornito a Madison Square in questa operazione!
La ragazza si coprì di scatto la bocca con le mani e si morse le dita per impedire a sé stessa di travolgere Lazard con una marea di insulti per averla definita "supporto" di quell’incapace. Se non fosse stato per lei, non sarebbero nemmeno tornati vivi! Sentì la rabbia crescerle in corpo, ma si obbligò a trattenersi. In fondo, era appena stata promossa a SOLDIER 2° Class e, con un po’ di fortuna, non l’avrebbe più visto.
- Inoltre, - Lazard continuò – solo una squadra assolutamente affiatata avrebbe potuto portare a termine questo incarico, quindi sicuramente assegnerò entrambi alla prossima missione. Ora, potete pure prendervi un meritato riposo!
Strappare. Faccia. Morsi.
- Scusi, signore? Volevo solo dire che era un Behemoth Reale selvatico, non un Behe…
Eve scattò su di lui e cominciò a dilaniarlo.
Lazard si mise di nuovo a ridere.
- Che tipi! Così affiatati che si mettono persino a festeggiare insieme! Su, andate a divertirvi fuori, questo non è il luogo adatto. Angeal, riassegna l’altro SOLDIER, Cloud Strife, al reparto di Zack Fair. In questa missione è stato più d’impaccio che di aiuto a quei due, e preferisco che lavorino da soli la prossima volta.
Strappare. Faccia. Morsi.


La nicchia degli autori!
Scusate il ritardo... pfffffahahah! Sto ridendo da sola, questo capitolo è fenomenale, Rick ha dato il meglio di sé!! Per le reazioni violente, i giudizi ai SOLDIERs e la sfiga credo che si sia ispirato a me... ehm.
Voi che voti avreste dato, puelle?
È un capitolo abbastanza intenso per farci perdonare?
Non preoccupatevi, abbiamo comunque pensato a nuove, geniali trovate per la ff, non ce ne siamo stati con le mani in mano...
Grazie come sempre a TUTTI :D
E tanta solidarietà agli studenti! Ma hic sunt leones! Forza e coraggio a tutti! (Scusate, sono disperata... sto delirando... soprattutto per lo studio e la puntata 114 di Naruto Shippuuden!!)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il pinguino ***


trial

Capitolo 8
Il pinguino


Mad PoV by Rob
Camera G8, trentesimo piano della Shin-Ra, reparto SOLDIERs Second Class
La mia camera nuova era decisamente una figata.
Me ne stavo sdraiato per terra, col naso stampato sul mio bellissimo pavimento lustro, a contemplare il lusso intrinseco che scaturiva.
Quando Enix mi aveva sorpreso a fare l’angelo sul lastricato, anche se di neve effettivamente non ce n’era, aveva scagliato tutto ciò che aveva in mano addosso a me. Era nientemeno che biancheria sporca. Per essere precisi, la biancheria sporca di un gay. Non avevo mai visto tanti fiocchi e pizzi su un paio di mutande. Ma comunque, credo che in mezzo a quella roba dovessero per forza esserci gli indumenti che il finocchio aveva indossato sul campo di battaglia perché qualche schizzo di sangue imbrattò il muro e il mio fantastico poster che ritraeva un Behemoth Reale selvatico, regalo del direttore Lazard. Decisi che quegli schizzi, in fin dei conti, donavano e davano un’aria pittoresca alla mia camera, quindi decisi di non pulirli. Dopotutto, si trattava del sangue di un SOLDIER sì gay ma alla fine valoroso.
La mia camera nuova era decisamente una figata ed era pure insanguinata. Amavo lo splatter e quella sembrava davvero una scena di un film horror. Cosa si poteva volere di più?
Toc toc toc.
Qualcuno bussò alla mia porta.
«Non voglio niente!» gridai automaticamente.
«Ma cosa sei, scemo?» rispose chicchessia fuori dalla stanza.
«Senti, se mi vuoi vendere un tappeto o un aspirapolvere sappi che sono allergica alla polvere e ho traumi infantili con quegl’altri aggeggi! Quindi smamma!»
«Square, sono Eve! Sei cretino? Esci di lì e piantala di scherzare!»
«Non conosco nessun Eve! Non mi inganni con i tuoi giochetti, venditore ambulante!»
«Perché non la pianti ed esci? Cosa stai facendo? Ricordati che Iddio ci guarda sempre!»
«Non capisco cosa stai dicendo!»
«Se vuoi ho dei fazzoletti!»
«Vendi fazzoletti? Hanno almeno la garanzia?»
Seguì un attimo di silenzio. Poi, di nuovo le urla: «Garanzia su dei fazzoletti? Tu mi stai chiedendo se vendo fazzoletti in garanzia?!»
«Compro solo prodotti sicuri! Per chi mi hai preso? Per uno sprovveduto?» chiesi, trionfante. «Si dà il caso che comunque non abbia bisogno di fazzoletti, né di un aspirapolvere folletto e tantomeno di braccialetti portafortuna!»
«Che cazzo, Square! Se non vuoi che sfondi la porta a testate, e ti giuro che ne sono capace anche senza elmetto!, vedi di portare quel tuo culo peloso fuori di lì… oh! Ciaaaaao Zaaaaaack!»

Eve PoV By Rick
- Che cazzo, Square! Se non vuoi che sfondi la porta a testate, e ti giuro che ne sono capace anche senza elmetto!, vedi di portare quel tuo culo peloso fuori di lì o…

- Ehi!

Shock. Il tempo rallentò bruscamente, tutto ciò che era intorno a Eve lentamente scomparve e si dissolse in un turbinìo di puntini luminosi e scie colorate, mentre la sua testa si girava a vedere se quella voce fosse proprio la sua, se fosse proprio quella che ricordava.

Sì, non si era sbagliata. Non sbaglia mai in queste cose. Ed infatti eccolo, esattamente a centimetri 15 dal suo braccio, Zack, con la sua solita espressione divertita e il suo sorriso solare, e i suoi capelli neri come l’ebano, e i suoi occhi così azzurri che ti ci vorresti tuffare dentro e perderti e…

- Hm?

Eve si rese conto che lui le aveva parlato, l’aveva notata, l’aveva salutata, la desiderava, la amava!! …o forse era solo incuriosito dal fatto che un SOLDIER lo stesse osservando come un moscerino osserva una lampada alogena da 900 W. Se ne rese conto, e fece appello a tutte le sue forze di volontà per calmarsi e salutarlo in modo marziale e distaccato, come si addice ad un vero SOLDIER.

- Ciaaaaao Zaaaaaack!

Ok, forse avrebbe dovuto dire “come si addice ad un’adolescente dodicenne davanti al suo cantante preferito”, ma questi sono solo dettagli.

Mad PoV By Rob
Il venditore ambulante improvvisamente interruppe la sua recita burlesca per qualche motivo noto come “Ciao Zack”.
«Perché siete ancora qui? Mad non ha ancora finito di prepararsi? È proprio una donna, c’è poco da dire…»
Donna? Chi, io? Ruttai sonoramente e andai ad aprire la porta a malincuore, lasciando il mio bel pavimento. Spalancai la porta, tirai su col naso, grattandomi la natica destra.
«Chi sarebbe la donna?» dissi, soffiando le tracce rimanenti del mio flato sulla faccia di quello che avevo identificato come Zack Fair.
«Mio Dio, mi fai veramente schifo» fece una voce disgustata parecchi centimetri più in basso di me.
Eve Enix. Eve. Enix. Enix! Eve! Ma sì, Eve! Ecco dove avevo già sentito quel nome! Si trattava del mio compagno di squadra, compare di mille sventure, gay fino al midollo, nonché vicino di stanza, la T4. Lo avevo sempre chiamato “rachitico”, “frocio”, “finocchio”, “checca”, “nano”, ma mai Eve. Almeno credo. Forse. Boh.
Gli puntai un dito contro. «Ehi, quello che fa schifo sei tu… non hai ancora detto a Zack che sei g…»
Non feci in tempo a finire la frase. Enix spiccò quello che mi parve un balzo felino e per un attimo credetti che l’osso del mio naso schizzasse dritto fino a conficcarsi nel mio cervello. Ma non accadde. Comunque, fu la testata più forte che ricevetti in tutta la mia vita.
«Che sono grandiosa nell’aiutare gli amici. Mad, avevi una zanzara sul naso» concluse il piccoletto.
Zack Fair arricciò il naso. «Grandiosa?»
«Grandioso!»
Mi feci forza e decisi di rischiare un’altra testata. Ma la verità non poteva essere occultata! Intervenni perché dopotutto ero solidale e Fair non sapeva chi aveva di fianco. O forse, come mi dissi più tardi, ero forse solo molto stupido. «E anche ga…»
Questa volta un calcio poderoso mi arrivò direttamente su uno zigomo e fu certo che per colazione, insieme alle uova strapazzate e il bacon, avrei ingoiato schegge delle mie stesse ossa.
«Galante!» esclamò Enix, tendendomi la mano. «Vieni, Maddy, ti aiuto ad alzarti! Piaciuta la dimostrazione, Zack?»
«Siete proprio una bella squadra voi due! Davvero affiatati… si vede che alla base c’è una grande amicizia!»
Afferrai la mano del mio compagno di squadra perché ero ancora intontito e non vedevo altre mani pronte ad aiutarmi. Così, sentii le mie ossa sgretolarsi sotto la forza dell’amicizia di quella stretta. Però, forse, non era amicizia. Non sapevo perché, ma il mio intuito o qualcosa di animale e molto viscerale mi diceva che Enix nutriva ben poco affetto nei miei confronti. Di amicizia ce n’era tanta quanto un campo di violette profumate sotto un quintale di merda.
Il paragone reggeva perfettamente. Logico, solido e grezzo: da vero uomo.
In ogni caso, non dissi più niente perché il sorriso congelato sulla faccia del mio compagno prometteva sofferenza e morte, quasi l’avesse scritto sui denti.
Fair interruppe bruscamente i miei pensieri, riportandomi alla realtà: «Enix, Square! Allora, siamo pronti per il vostro primo pranzo da SOLDIERs di seconda classe?!» si esaltò, con quel suo ghigno da ragazzino strafottente. Non che mi stesse antipatico, però…
«Certamente, Zack!» cinguettò quel maledetto frocio, saltellando sui miei piedi.
Io non risposi. Beh, non mi sentivo più tanto pronto.

Ore 12.46, Salone da pranzo per feste occasionali della Shin-Ra
La situazione in cui mi trovavo era di estremo disagio: ero nervoso per quella festa alla quale tutti i SOLDIERs second class erano presenti, non mi sentivo conseguentemente all’altezza della situazione, Enix sedeva di fronte a me e non perdeva occasione per deridermi, il naso e lo zigomo dolevano terribilmente e avevo scordato di mettermi le mutande.
Avevo avuto una crisi respiratoria non appena avevo messo piede nell’ampio salone. Lo avevo visto brillare davanti ai miei occhi. Mi ero sentito malissimo.
Poi, il pranzo era iniziato male ed ero certo che sarebbe finito peggio. Era cominciato con due clamorose figuracce; sapevo che la colpa era interamente del mio cervello, ma non potevo di certo litigarci. Poi mi ero reso conto di sentirmi ancora peggio quando realizzai di essermi seduto esattamente di fronte a Enix. Non riuscivo a smettere di fissare il viso troppo femminile di quel finocchio davanti a me. Perché era davanti a me? Perché, santa Shiva, perché? Sapevo che mi avrebbe portato solamente guai.
E così era successo. Fine del resoconto.
Io mi limitavo a spiccicare parola di tanto in tanto e ascoltare quello che avevano da dire i miei compagni. Non trovavo stimolante nessuno dei loro argomenti, anche perché ormai era un quarto d’ora che si sentivano frasi come…

«Sephiroth non mangia mai, non sarebbe sexy. Si nutre a flebo.»
«Io ho sentito dire che non dorme mai. Veglia.»
«E non riposa nemmeno. Aspetta.»
«Mi hanno detto che il generale Sephiroth non vince le battaglie, sono le battaglie che si arrendono appena lo vedono.»
«Lo sapevate che non evacua? Evapora, è più elegante.»
Decisi di fermare quello scempio, era abbastanza. Alzai quattro dita. «Questa è la quinta boiata più grande che avrei mai sentito dire!» esclamai.
Enix mi lanciò un tocco di bouillabaisse in fronte, servendosi della forchetta come catapulta. «Abbia, idiota. E ti conviene alzare il quinto dito. Oltre ad ignorare la tua lingua madre, non conosci anche la matematica?»
Un fragore di risate invase la sala.
Io lo stavo iniziando ad odiare visceralmente, quel gay.
«Ammetto di non essere mai stato una cima in matematica… il professore mi accusava d’avere uno sguardo da trota morta… ma non era questo il punto!» mi riscossi. «Non crederete mica a tutte queste sciocchezze?!»
Enix arricciò le labbra. «Solo perché tu non sarai mai leggenda, non hai il diritto di infangare le eroiche gesta altrui!»
«Eroiche gesta dicesti? Non ebbi saputo nemmeno se quello che si narrasse in giro sarà effettivamente la verità!» esclamai.
Un coro di risa ancora più forti scoppiò alla mia affermazione. Sentii le mie guance avvampare e tacqui. Non c’era altra spiegazione: i
soma, i dendriti, gli assoni e in generale i neuroni avevano inequivocabilmente dichiarato lo sciopero generale del mio cervello. Che cosa stavo dicendo?!
Enix appoggiò con fare sensuale, o almeno credo, il viso su una mano. «Mad, perché non continui ad aprire e chiudere quella tua adorabile boccuccia? Sono tutti così interessati…» mi disse con una voce che si avvicinava alla perfidia più pura. Molti SOLDIERs si scambiarono occhiate e gomitate. «Allietaci con le tue perle di saggezza! Elencaci ad alta voce le quattro restanti sciocchezze di cui parlavi prima! Ti ascoltiamo!»
Non mi persi d’animo e mi schiarii la voce, pronto a rifarmi davanti a tutti. «Beh, in primo luogo, mio caro Enix, ti sei mai chiesto perché Dio non ci ha creato come le Turritopsis nutricula se effettivamente voleva creare un essere perfetto?! Questa sì che è una cazzata! Certo, non mi piacerebbe tramutarmi in una larva e stare attaccato al fondo del mare per giorni e giorni, ma ne varrebbe la pena! No? E perché ci diamo tanto da fare per salvare questo pianeta se sappiamo perfettamente che il sole tra 5 miliardi di anni si spegnerà? E perché Hitler è riuscito ad andare al potere iniziando la sua carriera come imbianchino?!»
Calò un silenzio di tomba. Tutti mi guardavano con gli occhi fuori dalle orbite. Che cos’avevo fatto di male ancora?
Enix si mosse e automaticamente mi riparai il volto con le mani. «Non uccidermi! Pietà!»
Ma lui invece portò il pezzo di pane che aveva in mano alla bocca, continuando a fissarmi. «Ma allora c’è qualcosa nella tua testa rossa, Square, e non un criceto su una ruota. Mi hai sorpreso.»
Sentii l’orgoglio crescere in me, come se avessi ingurgitato 3 chili di lievito di birra.
Mi riavviai i capelli con fare da galletto e dissi: «Sì, sono un tipo che sa sorprendere» feci, sorridendo sensualmente. «Ma non ti ho detto l’ultima.»
«Allora illuminaci e addosseremo il titolo di imbecille a qualcun altro.»
Ero pronto a colpire. Avevo un asso nella manica e non potevo assolutamente fallire. Feci un bel respiro e cominciai: «Non so se hai visto quella puntata dei Griffin dove Peter è stato fermo 5 minuti nella stessa posizione a gemere come un dannato perché era caduto. Quella è stata la seconda boiata più grande che ho visto.»
Mi aspettai un applauso e magari i complimenti di tutti, ma non accadde niente del genere. Tutti quanti, Kunsel compreso, iniziarono a gettarmi caschi, posate e cibo addosso.
Mi meritavo tutto ciò?
…sì, perché il mio cervello aveva nuovamente sbrodolato, senza un filtro, senza contenersi. La situazione era alquanto tragica. Hitler? Griffin? Come mi erano venuti in mente?! L’autrice mi aveva posseduto?! No, da escludere.
Cosa doveva succedere ancora? Stando alle leggi della sfiga, la porta avrebbe dovuto aprirsi facendo entrare magari due o tre SOLDIERs di prima classe, magari proprio Angeal e Genesis. La cosa sarebbe stata decisamente umiliante, l’imbarazzo mi avrebbe dilaniato e la vergogna mi avrebbe sicuramente assestato il colpo di grazia. Sarebbe successo un completo disastro. E posso anche evitare di usare il condizionale perché effettivamente, successe proprio così.
L’unica magra consolazione era l’assenza di Sephiroth. Sospirai di sollievo. Poi quando dopo due secondi entrò al loro seguito credetti d’avere un infarto.
Certo, ci fu chi ebbe una reazione peggiore alla mia: Enix svenne, cadendo dalla sedia e finendo a terra come un sacco di patate. A quanto pareva, il gay apprezzava troppo quella triplice visione: i suoi nervi non avevano retto all’apparizione dei first class.. Per fortuna, Fair lo trascinò a sedere con la forza. Forse, aveva scambiato la sua estrema gayezza con somma contentezza da adolescente.
Calò un silenzio assoluto tra i rimanenti seduti al tavolo.
Quanto a me, ero ricoperto di cibo smangiucchiato, sputi e sangue al cospetto dei tre SOLDIERs celeberrimi et potentissimis della Shin-Ra che probabilmente erano lì per congratularsi con i due nuovi Second Class cioè un gay svenuto e un coglione – io – coperto di schifo e vergogna.
Mi chiesi se quella situazione avesse intenzione di durare a lungo. Non sapevo cosa fare, sentivo le guance bruciare e l’ansia salire. Così, mi venne in mente solo una cosa: la disconnessione totale della mente. I miei pensieri erano popolati solo da un simpatico pinguino di nome Alfred che beveva piña colada da una noce di cocco al Polo Nord. Che frescura.


Il patio degli autori!
Rob: la nicchia non mi faceva più. Lo so, il titolo non c'entra niente, ma è questo il suo bello.
Io ringrazio velocemente tutti quelli che leggono. Mi stupisco sempre più di vedere "362 visite e 3 recensioni" xD Giuro, le recensioni non fanno venire l cancro alle unghie e non ci fanno neanche schifo, ma fa lo stesso!! xD (Sappiamo tuuutti cosa succede!)
Ohmmioddio, ho messo due ics-dì in trenta parole, la faccenda si fa grave.
So che questo capitolo è altamente idiota e so anche che di quasi meno idioti non ce ne sono ancora stati, ma mi scuso.
Passo la parola al mio collega...

Rick @ Wicked Soul
Una fiction su FF senza Sephiroth è come un cono senza gelato... ed infatti proprio da questo capitolo  il capellone entrerà prepotentemente nella storia dei due dementi! (NdRob: sai che schifo tenere il gelato in mano?)

Rick @ KuRoNeKoChAn

Ci tengo a far presente che i voti assegnati ai personaggi seguono paro paro i gusti della mia collega... quindi per eventuali discussioni, rivolgetevi a lei! Io personalmente avrei votato Tifa, Cissnei e gente del genere, ma per ora la storia non mi ha permesso di farlo XD
Rick @ LadySnape
Grazie!! Facciamo il possibile per rimanere IC, così il tutto è più credibile! Quanto a Cloud, si riprenderà nei prossimi capitoli per combattere contro il malvagio Sephiroth!!... *si gira verso Rob che lo guarda malissimo*  ....o forse no, vedremo XD

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Il pinguino - II parte ***


trial

Capitolo 9
Il Punguino - II parte


Eve PoV by RtM

Ore 12.48, Salone da pranzo per feste occasionali della Shin-Ra
Bzzt! Riavvio del sistema. Eve aprì un occhio. Pensò: “Che palle, è già mattina”.
Bzzt! Recupero coscienza in corso. Eve aprì anche l’altro e riconobbe la mensa. Pensò: “OCCAZZO”, a lettere cubitali e illuminate da un neon lampeggiante.
Bzzt! Recupero controllo del corpo in corso. Eve scattò in piedi all’istante, buttando all’aria i due SOLDIER di fianco a lei che stavano cercando di capire cosa le fosse successo. Pensò: “Tre first class tra cui Sephiroth sono venuti qui per me e io mi faccio trovare svenuta per terra!! Idiota idiota idiota! Calmati e mantieni il controllo!”. Bzzt! Recupero consapevolezza in corso. Eve alzò lo sguardo. Era lì. Davanti. A. Lei.

Poteva sentirne l’odore. Inebriante, pungente, perfetto. Come un giglio solitario e purissimo in un campo di inutili margherite.

Poteva toccarlo. Bastava allungare la mano, appoggiare i polpastrelli sulla sua pelle perfetta e sentire il battito del suo cuore.

Poteva sentirlo. Respirava, lentamente, dolcemente. Un violino non avrebbe mai potuto produrre note più armoniose di quelle.

Poteva assaporarlo. Sentiva sulla punta della lingua l’energia che fluiva nel suo corpo statuario, scorreva nelle vene e l’elettrizzava sempre di più.

Poteva vederlo. Vedere i suoi occhi dalla profondità infinita, che la guardavano desiderandola e togliendole ogni volontà, la ipnotizzavano incatenandola e trascinandola verso le sue labbra per…

- Beh, cari signori First Class, noi siamo i due SOLDIER che abbiamo sconfitto un intero accampamento in Wutai! O, meglio, io l’ho fatto, e il mio compagno (so che non sembra un granché, ma non tutti sono fortunati come me) mi ha dato una mano! Che ne dice, signor Sephiroth, non siamo una bella coppia? Ma, mi dica, è vero che lei evapora invece di evacuare? Perché secondo me non è vero, ma non ne sono più così sicuro…

Una carica di rinoceronti obesi probabilmente avrebbe avuto un effetto molto meno violento di quello che riuscì ad ottenere su Eve quell’essere che rispondeva al nome di Madison Square, il quale, come se non bastasse, l’aveva anche cinta per le spalle, ricoprendo la sua uniforme di schifezze. Era talmente scioccata dalla situazione che non riusciva nemmeno a dire una parola, tanto che cominciò a tremare.

Fu la voce di Sephiroth che ruppe il silenzio attonito che si era formato intorno a loro, una voce carica del disprezzo più tagliente che Eve avesse mai sentito in vita sua.

- Spero di rivedervi presto in battaglia… tra le file dei cadaveri!

Poi, leggero come il vento nelle notti d’estate, si allontanò senza più degnarli di un’occhiata.

Persino Angeal e Genesis erano rimasti scioccati dalla crudeltà con cui il loro amico aveva detto quella frase, e buona parte dei SOLDIER in quella sala avrebbe avuto incubi per parecchie settimane. Si affrettarono a seguirlo, lasciando la sala attonita e sconvolta.

Eve era pietrificata. Mad sembrava tranquillo, e stava ancora sorridendo, anche se un po’ perplesso. Infatti, si voltò verso Eve e le chiese:

- Scusa, ma non avrebbe dovuto dire “tra le fila dei soldati”? No, perché mi sembra…

Il rumore del pugno riecheggiò per tutto il palazzo, scuotendone le fondamenta. A lungo sarebbero circolate le voci della recluta mingherlina che aveva bucato un muro lanciandoci contro un suo compagno. E a lungo Mad avrebbe provato dolori alla schiena rivedendo Eve, senza capire esattamente perché gli venissero proprio in quei momenti.

La ragazza si avvicinò al poveraccio, ancora sdraiato tra le macerie, incapace di muoversi, con passo lento e inesorabile. Tutti gli altri SOLDIER evacuarono in fretta la stanza, Zack compreso.

- Ok, ok, credo di aver capito… - rantolò Mad, tossendo – forse non gli abbiamo fatto una buona impressione e quindi…

- Tu!! – urlò Eve istericamente – Ti rendi conto di quello che hai appena fatto?

- Beh, credo di essermi rotto una o due cost…

- Hai…hai appena distrutto qualsiasi mia possibilità di rivederlo! Di parlarci! Hai visto come mi ha guardato? Era furioso!! E ora… ora io… - e, con sua grande sorpresa, i nervi le crollarono e scoppiò a piangere.

A quella vista, persino Madison sembrò stupito.

- Ehi, ehi! Cosa ti prende? Aah! – si rialzò con una fatica tremenda: ogni cellula del suo corpo stava gridando di dolore.

- Ah… ecco, ce l’ho fatta! – barcollò vicino a lei, tenendosi appoggiato al muro.

- Su, su, non fare la donnicciola! E’ stato davvero stronzo, ma non c’è bisogno di prendersela così tanto!

Eve cercò di trattenere i singhiozzi, ma non riusciva a farlo.

- Ti ha offeso? Vuoi che vada io a sistemarlo? Ci pensa Mad, gli dà una bella lezione! Eh? Che ne dici?

Eve cominciò a battere i pugni sul muro.

- Dai, non ti preoccupare… non diceva sul serio! Allora? Vado a picchiarlo?

- MA IO LO AMO!! – urlò Eve.

Ci fu un momento di silenzio.

Eve si rese conto di quello che aveva detto. Mad si rese conto di quello che aveva sentito.

Si guardarono con facce stralunate. Al che la ragazza lo prese per il bavero, lo strattonò e lo portò e un centimetro dal proprio viso, guardandolo con occhi di fuoco.

- Adesso tu ripeti con me: “Io non ho sentito niente”, e te lo scrivi bene in testa, se non vuoi che ti faccia bucare anche la finestra con un altro pugno!

- Ma… ma… Se me lo scrivo in testa non riesco a leggerl…

- RIPETI!!

- Ok, ok, non ti arrabbiare! Mi fai male!! Ahi… allora… ehm… com’è che era? Io ho sentito il niente…? Io non ho niente da sentire? Io…

- IO! NON! HO! SENTITO! NIENTE!

- Ecco, ecco! Ce l’avevo proprio sulla punta della lingua… allora… “io non ho sentito niente!” Ehi, ce l’ho fatta! E adesso cosa vinco?

- Un giro in infermeria.

E lo lanciò per terra qualche metro più in là, andandosene sbuffando.

 

Mad PoV by Rob/RtM

Ahia… lo sapevo che dovevo rimanere con Alfred! Mi sarei evitato tutti questi problemi! E forse il mio compagno non l’avrebbe presa così male. Certo che non avrei mai creduto che sarebbe arrivato al punto di piangere. Si vede che è veramente troppo sensibile.

Ah, le donne.

...ho detto donne?

Volevo dire i gay.


 





Il patio degli autori!
Bene! Abbiamo finito le due parti de "Il pinguino", questo capitolo intrinso d'avventura, realismo platonico, figure retoriche, una metrica sublime e parole impresse a fuoco, a tutto tondo, nitide e ricercate tanto da far rabbrividire Mark Strand.
Un applauso.
Rick @ White Shadow: mea culpa, mea grandissima culpa!! Per qualche strano motivo quando ho scritto le risposte non ho inserito anche la tua... per farmi perdonare ti invierò il casco originale di Eve con ancora l'ammaccatura causata dall'impatto con la testa di Mad!! (è un pezzo da collezione) Comunque grazie mille! Non saprei dirti come ci vengono in mente le trovate, ma probabilmente il fatto che sia io sia la mia collega siamo fuori come dei balconi aiuta non poco! ^^ (più lei di me, eh... intendiamoci U__U )
Rick @ Roy4ever
Attenta a quello che fai... leggere troppo in fretta tutte le idiozie che scriviamo può arrecare danni irreparabili alla mascella... ;) grazie!
Rob @ White Shadow: O_O hai ragione. Chiediamo venia. Non so perché né percome, ma effettivamente non ti abbiamo risposto! Honto ni sumimasen, fedelissima!
Come ci vengono? Si chiama talento. Talento per le boiate, più precisamente. È proprio da invidiare...

@ Lirith: non ci abbattiamo affatto, l'unica cosa è che la gente, evitando di lasciare alcuna traccia di sé, copia brutalmente (così come è successo con le mie drabble di Naruto "Gelosia". Credono poi che non me ne accorga xD non dico niente perché non ho le prove)...
Sei carinissima, Lirith!! Ti prenderei per le guance! Grazie! Spero ti faremo venire sempre un sorriso da paralisi facciale!!
@ LadySnape: sto scrivendo il prossimo capitolo (nei momenti "bastanoncelafacciopiùdevostaccaredallostudioomispaccolatestacontroalmuro"... questa volta Eve è gestita dalle mie manine. Vedrai, vedrai... ci sarà una scena che ti piacerà! Eheh...
@ KuRoNeKoChAn: come ho detto a LadySnape: vedrai. Ti rivelo un segreto: il tuo nick è un casino da scrivere, faccio sempre copia-incolla, gatto nero xD


Molto felici che tutti ridiate, che l'idiozia sia con voi.
R&R

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Il destino avverso di Madison Square ***


trial

Capitolo 10
Il destino avverso di Madison Square


I giorni seguenti, dopo quel pranzo letteralmente degno d’onta e umiliazione, furono decisamente più fortunati.
Le missioni che furono assegnate ai due SOLDIERs vennero completate con successo. La coppia ormai era riuscita a guadagnarsi una certa reputazione alla Shin-Ra. Certo, la loro squadra era alquanto bizzarra, tanto che non erano riusciti a schivarsi i nomignoli stupidi che si appioppano come sempre ai vip: “il nano violento e il falso ritardato”, li chiamavano. Ovviamente, i soprannomi era un fatto di assoluta segretezza, molto ufficioso. A tutti premeva il fatto che Enix rimanesse all’oscuro di tutto ciò.
Però, nomignoli a parte, avevano un’ottima considerazione. La stima per loro era alle stelle: non mancavano un colpo. In tutti i sensi, soprattutto per quanto riguardava Eve.
Comunque, i loro rapporti sembravano migliorare di giorno in giorno.
Nessun SOLDIER osava avvicinarsi a Enix la mattina. Mad Square però sì. E questo era un segno della loro apparentemente meravigliosa relazione. Si sedeva persino di fronte a “lei” a colazione, grandiosa prova di coraggio, a sorbirsi i suoi…
«Ma che diavolo sarebbe questa? Caffeina? Questo caffè sa di morte ed è a temperatura sole. Farebbe schifo anche ai cani. Non sei d’accordo con me, Square? Già che sei lì che mangi, cosa ne dici di un’indigestione? Coraggio, strafogati fino a star male, così mi allieterò vedendoti soffrire. Metticela tutta a contorcerti come un verme. Che diavolo, non mangi più? Hai già perso l’appetito? E dire che pensavo che prendessi l’ovo maltina per alimentare sin dal risveglio la tua incolmabile stupidità. …Oh, ma cosa devo vedere di mattina! Guarda, Square, come si è pettinato quello. Dici che ha litigato con il pettine? …Ehi, ehi! Parla più piano, tu con i capelli biondi! Al mattino è vietato parlare ad alta voce! …Cosa sono questi rutti a centoventi decibel? Non siamo in un porcile, ma se vuoi posso accompagnarti al macello! …Dannazione, ho bisogno di calma, silenzio e tranquillità, ma mi pare di stare in un ambiente circense!  …Tu! Ma cos’è, ti sei fatto la barba con il coltello per il pane? Se vuoi dico alle inservienti di sistemare uno specchio in camera tua! Almeno avrai anche un rimedio per il singhiozzo! …Maledizione, devo trovare un significato a questa esistenza o finirò nella tomba senza aver concluso un accidenti di niente!»
…e le sorrideva. Dovevano aver proprio trovato il giusto equilibrio.
Ogni tanto li si scorgeva ridacchiare, scambiandosi amichevoli gomitate e occhiate d’intesa. A dire il vero, se qualcuno si fosse avvicinato a loro in quei momenti avrebbe avuto occasione di capire meglio la situazione. I dialoghi erano pressappoco…
«Se non fingi di sorridere e dimostrarti felice ti metto un ombrello in culo e lo apro.»
«D’accordo Enix. Ma tu stai cominciando ad essermi veramente simpatico… ahia!»
«Non essere blasfemo, Square! Io ti odio, tu mi odi e questa è l’ultima delle certezze!»
«Dopotutto, sei un ragazzo onesto, sincero, intraprendente… solo un po’ femminile, magari, ma…»
«Smetti di bestemmiare o ti rompo le ossa e le te faccio saldare storte!»
Eve doveva riuscire assolutamente a dimostrare agli altri SOLDIERs di essere una persona di tutto rispetto: una persona che portava brillantemente a termine le missioni, che era in buoni rapporti con tutti (escluso il mattino), che completava gli addestramenti più impegnativi, una persona che poteva persino sopportare Mad Square e quindi caritatevole e quant’altro.
In sostanza: doveva fare di tutto per apparire magnifica (magnifico!) agli occhi dei SOLDIERs e soprattutto dei First Class.
Per raggiungere il suo scopo avrebbe sacrificato persino la propria dignità fingendo di aver legato con Square. Perché nella concezione mentale di Eve approcciarsi a Madison era la cosa peggiore e significava sicuramente perdere la dignità. Gli permetteva persino di sedersi di fronte a lei a colazione, di passarla a prendere in camera per colazionepranzoecena, di passeggiare al suo fianco e tante altre cose affabili agli occhi altrui.
Non sono importanti i mezzi, ma il fine!” si diceva, ogni volta che stava per cedere.
Era un tipo decisamente machiavellico.
O forse neanche tanto. Nonostante il suo assoluto disprezzo per la Personificazione dell’Idiozia, le capitava ogni tanto anche di sorridere, o addirittura ridere, spontaneamente alle battute del compagno. Era inevitabile. Non si poteva rimanere seri quando la persona di fronte a te, convinta, si metteva a dire: «… quattordici, quindici, diciassei, settordici, quattrovolteventi, novantaquattro, cento!»
Quando Eve poi si rendeva conto, nel suo piccolo, di trovare quasi piacevole la sua compagnia si disperava. In quei casi, si puniva all’istante correndo verso il muro più vicino e sbattendoci la testa contro con violenza inaudita. La flagellazione era fuori moda.
Una delle volte in cui Mad le riuscì a strappare un mezzo sorriso fu per lei memorabile. Una sera, l’Eufemismo della Stoltezza si presentò alla sua porta: «Questo è per te!» le disse, esaltato. Teneva tra le mani un disegno che poteva benissimo aver fatto un bambino di cinque anni e che doveva secondo lui ritrarre Eve e Sephiroth mano nella mano. In realtà, sembravano due esseri geneticamente modificati e che avevano avuto un incidente molto grave. Dopo essersi trattenuta dal cavargli gli occhi con le dita e aver sforzato i muscoli facciali per fingersi felice, commentò: «Bravo, Mad. Mi piace molto, lo attaccherò al frigorifero, così potrò vederlo tutti i giorni.»
«Davvero lo farai?»
«Certamente. Lo attaccherò di fianco alla mia lista nera.»
«Che bello!» esclamò Mad, tornando alla sua stanza, saltellando gioioso.
Eve ebbe la carne greve al viso per svariati giorni.
Insomma, il loro rapporto era pura finzione. Almeno, per quanto riguardava Eve(lina) Enix.
Il culmine giunse inaspettato come un ceffone in pieno viso quando, dopo una missione di massima importanza conclusa vittoriosamente, i Second Class organizzarono una festa in loro onore con tanto di cartelloni “MADEVE, DUE PERSONE PER DIRE, UN UNICO NOME DI FATTO!”: Eve sentì il sangue defluirle dalle vene ed ebbe una soave visione di lei che recideva la carotide all’anonimo creatore di quell’orrore. Si sentì subito meglio.
Certo, aveva attirato l’attenzione di tutti. Ora doveva solo imparare un metodo per farsi vedere solo dagli adoni e non dai roiti senza antifurto. Anche perché, inspiegabilmente, erano i più stupidi.

***
Mad PoV By Rob
Shin-ra, camera G8, Soldier Second Class Madison Square.
Ore 23.49
Livello dei SOLDIERs Third Class scarso. Stop. Second Class: grado di pericolosità elevato. Stop. First Class: livello di allerta massimo. Stop. Rilevate falle all’interno della struttura per possibile introduzione all’interno dell’edificio. Stop. Rilevati oppositori interni alla compagnia. Stop. Possibilità di avere alleati: 68%. Stop. Ho finito i biscotti a forma di panda. Stop. Potete inviarmene un po’? Stop. M.S
Scrissi rapidamente il tutto e mi feci un toast.
Queste erano le informazioni che inviavo via fax, uno strumento antiquato e ormai sconosciuto, alla mia organizzazione segreta. Nessuno mi avrebbe mai intercettato né scoperto il mio fax perché ci sbattevo sopra la mia biancheria sporca, quindi era al sicuro.
Facevo orgogliosamente parte dei Valanche, un gruppo di rivoltosi, staccatosi dagli A.V.A.L.A.N.C.H.E per idee contrastanti. Contavamo un numero di tre membri, me compreso. Quattro contando la nostra mascotte: un bradipo al contrario. Era una metafora profonda; significava "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio" sommato a "l’apparenza inganna”. Boh, non ci avevo capito più di tanto, ma mi assicuravano che fosse così e ne ero orgoglioso.

Beh, il nome lo avevamo scelto ispirandoci vagamente agli A.V.A.L.A.N.C.H.E. Insomma, non ci veniva in mente niente, avevamo tolto la A ad A.V.A.L.A.N.C.H.E e avevamo anche tolto i punti perché scriverlo era un suicidio. Secondo un calcolo di Piccadilly, un mio compagno, scriverlo per 6 anni consecutivi senza pause, avrebbe tolto ad un uomo medio cinque mesi di vita.

Non valeva la pena correre il rischio.
Perché ci eravamo scostati da A.V.A.L.A.N.C.H.E? Noi volevamo agire subito, gli altri rivoltosi erano troppo cauti! Ci voleva azione, movimento, dinamismo… e io ne ero la personificazione!
Ero prudente, riflessivo, attento, uno stratega nato, ma allo stesso tempo attivo ed energico! Sapevo ciò che dovevo fare…
Ad un tratto sentii un odore strano. Come di bruciato. Epifania: il mio fax era nel tostapane, il toast nel fax.
Forse, avevo una considerazione inappropriata di me.
Ding!

Ehi, un fax! La risposta degli altri!
Era arrivata in un battibaleno… La mia efficienza e velocità erano ricambiate!

Grazie per il toast, avevo giusto un languorino, imbecille!

...Mi amavano tutti.

***
Eve PoV By Rob

«Evelina Enix. Ho scoperto il tuo segreto.»
La ragazza premette le proprie mani sulla bocca. «Il mio segreto!»
Zack Fair si avvicinò a lei, lento e sicuro di sé. I suoi occhi azzurri la perforavano da parte a parte. «Sì, so perfettamente ciò che in realtà sei. Una donna.»
Sentiva battere forte il suo cuore nel petto. Le sue guance avvamparono e non poté far altro che abbassare gli occhi sotto quello sguardo così profondo. Cominciò ad arretrare, i suoi piedi si muovevano da soli, prima che avesse potuto accorgersene.
«Una donna…» ripeté Zack, con voce quasi intima.
«Non so cosa dire» mormorò, tremante.
Lui le afferrò una mano. La sua era così calda e morbida che non riuscì a non vergognarsi ancora di più a quel tocco. «Allora non dire niente. L’hai fatto per proteggere la tua patria, per l’onore, per la gloria. Siamo tutti qui per lo stesso, nobile motivo. E da parte tua è ancora più ammirabile, Eve
Quando lui pronunciò il suo nome, la ragazza sentì il sangue salirle alla testa. Lo guardò negli occhi: «Non dirai niente, allora?»
«In questo momento non c’è proprio nulla da dire. Se non che sono contento di averti qui con noi… con me. Non ci saremmo mai incontrati in altre circostanze, ma il destino ha voluto così e ne sono molto felice.»
Lui era sempre più vicino. Gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Oh, Zack!» esclamò.
«Voglio baciarti, Evelina Enix.»
Si chinò su di lei, cingendole la vita. Sentiva il suo respiro sulle sue labbra, caldo ed eccitato. Erano vicini, così vicini…
Driiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!
«Mmmmmmmh, mmmmh, buhf…» mugugnò la romantica Evelina.
Un sogno? Sì. E si era svegliata nell'incubo della realtà: niente baci, niente sentimentalismi, niente Zack Fair. Imprecò mentalmente.
Che ore erano? Eve cercò a tentoni la sveglia, senza muovere altre parti del corpo se non il braccio. Sarebbe stato troppo faticoso in quel momento. Cercò di spegnerla con diverse manate, ma dopo vari tentativi rinunciò. Quindi, si portò l’orologio davanti agli occhi per risolvere il problema con più calma.
Spingere bottone rosso per eliminare disagio.
Bottone rosso spinto.
Nessun miglioramento.
Qual è il problema?

Ci mise un po’ a concepire quali fossero quei numeri verdi e luminosi, l’associazione era indiscutibilmente difficoltosa con il cervello ancora intorpidito dal sonno.
Le 2 e 36.
«Io non ho puntato la sveglia alle due e trentasei…» biascicò.
Poi, l’epifania: la cosa che stava suonando non era la sveglia, ma il cellulare.
«Cazzo, il cellulare!»
Buongiorno, Evelina.
L’apparecchio suonava insistente sul suo comodino e sembrava anche abbastanza arrabbiato. La ragazza si avventò sull’aggeggio per dirne quattro a chi aveva appena interrotto uno dei sogni più belli della sua vita. Chi era mai? Il numero che stava chiamando era privato. Il mistero s’infittiva. A quanto pareva, chiunque fosse era probabilmente a conoscenza della sua natura un poco irascibile e preferiva mantenere l’anonimato. Mai svegliare Evelina Enix e mai interrompere un sogno da cronaca rosa.
Tasto verde premuto.
«Chiunque tu sia sappi che non è carino chiamare alle due e mezza di notte e che hai appena interrotto uno dei sogni più belli della mia vita!» rispose. Il “pronto?” era troppo banale. Era un’originale, lei.
«Mi rendo conto che sia tardi, ma era necessario» ribatté una voce profonda e sensuale.
Qualcosa nelle viscere di Eve si annodò. «Chi parla?»
«Il Generale Sephiroth, SOLDIER Second Class Enix.»

Pochi minuti dopo Evelina premette il tasto rosso e la conversazione terminò. Deglutì a vuoto e guardò il buio davanti a lei. Non disse una parola, per trenta secondi buoni.
Poi un grido. L’urlo acuto e penetrante squarciò il silenzio della notte, echeggiando per i corridoi dell’edificio.
Eve si abbandonò pesantemente sul letto, con la gola dolente. E si mise come a recitare un mantra che da sussurrato si alzò di tono… «Il numero era privato. Era privato. Privato! Cos’ho fatto? Come farò a dargli una conferma ora? Non gli ho nemmeno chiesto il numero, dannazione! La missione è di fondamentale importanza! Come farò? Ma perché l’idiozia di Square è contagiosa? È tutta colpa sua! Il mio cervello è infetto! Devo dargli fuoco! Sterilizzarlo! Io lo ammazzo! LO AMMAZZO! MAAAAADISOOOOON!» …fino a diventare un insieme cacofonico di urla isteriche.
Il destino di Madison Square era avverso e segnato dalla maledizione che di nome faceva Evelina Enix.



La stalla degli autori!
Robbé @ Tutti

Ebbene sì, ci hanno sfrattati e siamo finiti dalle stelle alle stalle. Almeno di notte ci sono le mucche che ci riscaldano con i loro flati...
Eheh, stavolta ho preso entrambi i nostri eroi... certo, non erano in buone mani, ma credo che mi sia uscito qualcosa di buono!
L'ho creato un po' di pathos? Volete sapere cosa succederà e che missione ha affidato Sephseph all'Eve?
Lo scorprirete se donerete la modica cifra di millemila € in beneficenza a questo indirizzo: nonsiamoassolutamenteladri@eheh.nonciscoverannomai
Ringraziamo tutti i nostri lettori, anche quelli invisibili!
Spero possiate perdonarci, ma non abbiamo tempo di rispondere a tutti questa settimana e quindi facciamo le cose un po' generiche! Sorrrrry...
Grazie di cuore a tutti!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Una missione speciale per l’invincibile coppia ***


trial

Capitolo 11

Una missione speciale per l’invincibile coppia

 

Eve PoV by RtM 

Ore 3:00, Ufficio del Direttore Lazard

Ben quattro diverse creature si trovavano nell’ufficio del direttore, quella notte: un umano, un SOLDIER, uno zombie e un fantasma. Il primo, il Direttore Lazard, era seduto davanti al suo terminale personale. Il secondo, Sephiroth, era in piedi davanti alla finestra, con una mano posata sull’elsa della Masamune, che guardava la sterminata città immersa nel buio. Il terzo, Madison Square, era ridotto in uno stato di non-morte dal fatto di essere stato svegliato da una furia di piccolo formato ma grande incazzatura alle 2:45 di notte, che, dopo aver sfondato la sua porta a calci, l’aveva afferrato e sbattuto qua e là per tutta la stanza, continuando a ripetere “E’ tutta colpa tua, bastardo” e altre frasi del genere. Poi era stato trascinato ancora in pigiama nell’ufficio del direttore, e ora stava disperatamente cercando di capire cosa diavolo stesse succedendo, e perché fosse davanti a due dei più importanti membri dei SOLDIERs con indosso solo una maglietta con su scritto “Sono un paperottolo tenerone” e un paio di boxer a cuoricini gialli e fucsia. Infine l’ultima, Evelina Enix, poteva tranquillamente essere definita un fantasma poiché dopo l’ultima, strepitosa figura di merda con Sephiroth al telefono cercava in tutti i modi di non entrare nel suo campo visivo, nascondendosi dietro a scrivanie, vasi, muri, persino allo stesso Mad.

Lazard non sembrò nemmeno accorgersi della condizione dei due: era visibilmente preoccupato. Non appena furono entrati, si alzò, si mise davanti a loro e andò subito al punto.

- SOLDIERS, abbiamo intercettato un’ora fa una comunicazione mandata da un gruppo di terroristi, che si fanno chiamare VALANCHE. Sembra che stiano preparando un attentato: vogliono distruggere uno dei ponti di collegamento principali della rete ferroviaria. Il problema è che non conosciamo quale sia, ma sappiamo per certo che tenteranno di farlo esplodere stanotte! Purtroppo non siamo riusciti a risalire alla fonte del messaggio, ma sto aspettando notizie dai nostri informatori negli Slums, che entro breve dovrebbero darmi dettagli più precisi su cosa intendono fare quei pazzoidi. Nel frattempo voglio che voi due vi prepariate e rimaniate in stato di massima allerta. Non appena sapremo il luogo esatto dell’attacco, il vostro compito sarà di recarvi là nel minor tempo possibile e fermarli. – Poi fece una breve pausa, e guardò negli occhi Mad. - A tutti i costi. Sono stato chiaro?

Alle sue parole rispose solo il silenzio.

- Ho detto: sono stato chiaro?

- Si, si! Assolutam..AHI!! – rispose una vocina proveniente da dietro una delle piante grasse dell’ufficio. Era Eve che si era appena sporta, e aveva urtato contro le affilate spine del cactus davanti a lei. Ma si ritrasse immediatamente dietro di essa quando vide che Sephiroth si era girato per spostarsi verso una delle scrivanie. Mad non parlò, ma fece solo un cenno col capo.

- Bene. Ora andate e attendete i nuovi ordini. L’armeria è a vostra disposizione.

Eve sgusciò fuori dal nascondiglio e, vedendo che Mad non si muoveva, lo prese per un braccio e lo trascinò con sé a forza, richiudendosi la porta dietro.

Quando furono usciti, Lazard si rivolse a Sephiroth, che per tutto il colloquio non aveva aperto bocca.

- Che ne pensi? Secondo te è davvero lui l’infiltrato?

Sephiroth lo guardò, girando lentamente la testa verso di lui.

- Non posso ancora dirlo con certezza.

- Non ha reagito in nessun modo quando ho detto il nome del gruppo terroristico, né quando ho sottolineato che volevo la missione completata “a tutti i costi”. Se fosse davvero in buoni rapporti con loro, avrebbe dovuto mostrare almeno un po’ di tensione… invece nulla.

Sephiroth si alzò. La sua espressione rimase immutata, ma si vedeva che era piuttosto alterato.

- Eppure quel fax con le indicazioni dell’attacco era indirizzato a lui! Come te lo spieghi?

- Non lo so… però devi ammettere che non ha senso il fatto che lui abbia risposto inviando una copia del documento anche a tutto il resto del palazzo… siccome il fax era connesso alla rete telefonica, ogni computer della Shin-Ra ha potuto leggere senza problemi l’intero scambio di dati! Ragiona, Sephiroth, nessuna spia potrebbe essere così stupida da premere il tasto “Invia a tutti” con un messaggio di tale importanza!

Lazard aspettò una risposta, ma l’altro rimase assolutamente immobile.

- Secondo me, – continuò - è lui stesso che è entrato in contatto con il gruppo terroristico e li ha ingannati, facendo in modo che gli svelassero i loro piani. E adesso è tranquillo perché sa che può occuparsi personalmente dell’incarico. Ammetto che sia un tipo strano, ma è un ottimo SOLDIER. Magari hai sbagliato a giudic…

- Io non sbaglio mai, Lazard. – l’interruppe Sephiroth, glaciale. – E se anche la missione dovesse confermare la tua ipotesi, continuerò a tenerlo d’occhio. Non mi convince. Per niente.

Detto questo, uscì dall’ufficio con passo deciso.

Il direttore sospirò, tornando a sedere.

 

- COSA?? NON DIRMI CHE HAI DORMITO PER TUTTO IL TEMPO! – sbraitò Eve, con la sua faccia a due centimetri da quella di Mad.

- Ma…ma… era tardi, sono stanco, e quando mi metto ad accarezzare il paperottolo del pigiama poi mi viene sempre un po’ di sonn..

- Ma se avevi gli occhi aperti! E hai anche annuito a Lazard!

- Ah si? Mi sarà caduta la testa… Però è incredibile! Non sapevo di poter dormire con gli occhi aperti! Effettivamente non mi sono mai guardato quando dormo, dovrei iniziare a farlo!

- Idiota!! Quindi non hai sentito una parola della missione che ci è stata assegnata??

- Ah, perché ci hanno assegnato una missione?

Eve ululò di disperazione. Le porte dell’ascensore si aprirono al loro piano, e lei ne approfittò per buttarlo in mezzo al corridoio.

- Siamo in stato di massima allerta! Vedi di vestirti con qualcosa di decente e di prendere le tue armi! Tra meno di cinque minuti ti voglio qui davanti pronto e scattante!! Se anche stavolta mi farai fare brutta figura, giuro che ti ammazzerò nel modo più sadico che mi verrà in mente!

- Va bene, va bene…e tu dove vai?

- In armeria, a scegliere qualcosa con cui farti del male!

La mente di Eve viaggiava rapidissima. Finora con Sephiroth aveva rimediato solo figure di merda eclatanti, ma finalmente le veniva offerta l’occasione per riscattarsi ai suoi occhi! E pensare che lui stesso, in persona, si era scomodato a chiamarla per assegnarle la missione! Era un chiaro segno del fatto che in qualche modo l’aveva colpito. Non poteva essere altrimenti. Si segnò come priorità assoluta di rintracciare in qualche modo il suo numero di cellulare. Se avesse trovato il coraggio, gli avrebbe chiesto un colloquio per discutere del felice esito della missione… magari in quel ristorantino così romantico vicino a…

SBAM!

Eve sbatté violentemente contro la porta dell’armeria e cadde pesantemente a terra. Era così presa nei suoi ragionamenti che non si era nemmeno accorta di esserci arrivata. Due Third Class che stavano passando trattennero a stento una risata, ma scapparono velocemente quando lei li fulminò con lo sguardo. Si rialzò ed entrò nell’armeria. Ebbe solo il tempo di prendere  qualche materia da montare sulla sua fedele katana, quando il suo cellulare squillò.

Numero privato. Era lui. Il suo cuore accelerò i battiti. Lo aprì con le mani che le tremavano.

- Soldato Evelina Enix a sua completa disposizione, Generale Sephiroth! – disse, sottolineando in modo particolare il “completa”.

Dall’altra parte una voce le rispose:

- Ah! Mi spiace, ha sbagliato numero. - e chiuse la comunicazione.

Eve rimase impietrita. Il cellulare squillò di nuovo. Rispose una seconda volta, ancora senza capire cosa stava succedendo.

- Scusa Eve! – era la voce di Madison – credevo che avessi sbagliato numero ma in realtà ho telefonato io! Ahahah! Comunque, Sephiroth è qui con me e vuole che partiamo subito! Hanno trovato un certo ponte che…

Alle parole “Sephiroth è qui con me”, Eve era corsa fuori dall’armeria alla massima velocità possibile, scaraventando via qualsiasi ostacolo trovasse sul suo percorso. Due porte, cinque SOLDIERs e un numero imprecisato di robot delle pulizie vennero travolti dalla frenesia della ragazza. In pochi secondi arrivò dove aveva lasciato Mad prima, ed effettivamente si trovò davanti il generale in tutta la sua inebriante perfezione. Mad stava ancora parlando al telefono con lei, senza capire che in realtà aveva già chiuso la comunicazione da un pezzo.

Si mise sull’attenti, e pronunciò il saluto militare.

- Eeeehm… S…eh..gh…s..eeeh…ack..gh…

Sephiroth non fece caso al fatto che la poveretta si stava praticamente strozzando da sola dall’emozione e dalla vergogna, e disse:

- Non c’è tempo da perdere. Andate sul tetto: troverete un elicottero che vi porterà sul luogo designato. Avrete tutti i dettagli che vi servono una volta che sarete a bordo.

Poi fece una pausa, e aggiunse, con voce più bassa:

- Non accetterò fallimenti. – e se ne andò.

Il tono nella sua voce fece rabbrividire Eve. Non poteva assolutamente permettersi di sbagliare, se voleva avere qualche speranza con lui. Avrebbe dimostrato tutto il suo valore, e la sua grazia così sexy nel portare a termine le missioni. Poi le venne in mente una cosa.

- Signor Sephiroth, parteciperà anche lei alla…

Ma ormai era già in fondo al corridoio. Eve represse un moto di rabbia. Possibile che davanti ad un First Class non riuscisse mai a dire una maledetta frase di senso compiuto?

Al contrario, Mad sembrava tranquillissimo, e continuava a blaterare discorsi da frullatore.

Si, da frullatore. Che c’è di strano?

- Non si preoccupi, Signor Sephiroth! Glielo riporteremo qui intatto, il suo ponte! – Madison si girò verso Eve – Chissà poi che se ne fa? Forse li colleziona?

Avete mai visto un frullatore fare discorsi intelligenti? Io no. E Mad, allora? Bene, ora avete capito il paragone.

Quando il generale sparì dietro l’angolo, Eve sentì il panico scivolarle via dal corpo, e cercò di riassorbire la quantità esagerata di adrenalina che le stava scorrendo in ogni vena.

- Comunque – continuò Mad – è proprio un tipo inquietante! Per tutto il tempo in cui è stato qui, non ha fatto altro che guardarmi… non sarà mica gay anche l…

Il pugno di Eve impedì alla sua lingua di continuare la frase, bloccandola violentemente tra i denti. Possibile che tutte le fortune capitassero a quell’inutile sgorbio? Era rimasto col suo Sephseph per ben cinque minuti e l’aveva persino guardato!! A lei non era mai capitato!

- Smettila di dire cazzate e andiamo!! – disse, furiosa.

- Ma… she fosshe gay sharebbe meglio per the, o shbagl…

Eve respirò a fondo e cercò di trattenersi dal colpirlo di nuovo.

Non ce la fece.


Ore 4:03, Distretto Industriale di Midgar

- Eccoli! Li abbiamo trovati! – sussurrò Eve.

I due SOLDIERS erano nascosti dietro il un muro di un palazzo. Ad un centinaio di metri da loro, si trovava il ponte che dovevano proteggere; proprio sotto ad esso, due ombre si muovevano rapide, armeggiando vicino al pilone.

- Mad! Controlla col binocolo per vedere cosa stanno facendo! Io cerco di capire da dove possiamo passare per prenderli di sorpresa!

- D’accordo!

- E non starmi così vicino, dannazione! Emani un odore che ucciderebbe una puzzola a due km di distanza!

- Che colpa ne ho se quando ci siamo lanciati dall’elicottero sono atterrato nella raccolta rifiuti dell’unica porcilaia di Midgar?

- Non so, forse la natura ti sta punendo per il tuo crimine peggiore…

- Crimine? Che cosa ho fatto?

- Sei nato!

Si sporse per osservare meglio la strada. Non sarebbe stato facile arrivare fino al ponte. Purtroppo i terroristi avevano scelto una zona molto scoperta, e se avessero tentato di avvicinarsi, li avrebbero individuati senza difficoltà. Il ponte sovrastava una zona industriale della città, dove c’erano grandi capannoni ma anche larghi spazi aperti. Uno di questi, un enorme piazzale, li divideva dalla loro posizione, e, come se non bastasse, era anche ben illuminato. Non potevano assolutamente attraversarlo, avrebbero rischiato la vita. Le serviva un posto di osservazione migliore se voleva sperare di trovare un percorso più nascosto. Si girò verso il suo compagno.

- Mad! Riesci a vedere qualcosa?

- Altroché!

Eve lo guardò, aspettando. Mad continuò a osservare col binocolo.

- Mad? Saresti così gentile da dire anche a me quello che vedi?

- Eh? Ah si! Beh… non so come descrivere… è come se…

- Come se?

- Ehm… insomma… mi vergogno a dirlo!

Eve fece un’espressione stravolta.

- Cosa? Ma sei scemo? Cosa vuol dire che ti vergogni?

- Ecco.. …mi sembra…cioè… anzi, sono sicuro… che..

- Che?? – Eve cominciava a perdere la pazienza.

- Che… che si stiano baciando!

In quel momento sarebbe stato impossibile distinguere la faccia di Eve da quella di uno stoccafisso. Poi si girò lentamente verso il ponte e cambiò espressione. Chiuse gli occhi e si voltò verso l’altro.

- Mad…

- Cioè, mi sento in imbarazzo a guardarli! Mi sembra di essere..

- Mad…

- Uno di quei cosi… come si chiamano… “voieurs”!!

- MAD!! Non devi osservare quei due SUL ponte, ma quelli SOTTO al ponte!! Là in fondo!!

- Ah, cavolo! Scusami! Ma non mi avevi indicato dove…

- TACI!! Ascoltami bene, io ora salgo su questo affare per vedere di trovare un percorso con cui avvicinarsi al ponte! Se vedi che quei due là – e tirandolo per un orecchio lo fece guardare nella direzione del suo dito – fanno qualcosa di strano, avvertimi subito! Capito??

- Ahiii!! Si, si, si, mollamollamollamollamolla!!

Lasciò Mad a controllare e si arrampicò su per le scale di sicurezza del capannone. Arrivata in cima, poté finalmente rendersi conto della zona in cui si trovavano e studiare un buon tragitto per avvicinarsi di nascosto. L’ideale era passare attraverso un edificio in disuso, poi tagliare per la strada lì vicino, ed infine…

- Eeeeeeve!

Non ci poteva credere. Quell’idiota aveva urlato per chiamarla.

- Sshhht! – lo zittì, poi cercò di guardare verso i due uomini vicino al ponte. Sembrava che non si fossero accorti di niente, per fortuna.

Scese le scale in fretta e furia. Arrivata giù, si piazzò davanti a Mad, trattenendo la rabbia.

- Cosa. Cazzo. Urli.

- Eve, è terribile!! – il tono della voce di Mad era preoccupatissimo.

- Cosa c’è? Che hai visto?

- Quei due, ho visto chiaramente cosa stavano facendo!

- E cosa stavano facendo?

- Eve, stanno preparando una bomba!! Vogliono fare saltare il ponte!

I due uomini vicino al pilone si fermarono per un attimo quando sentirono un forte rumore metallico provenire dal capannone in fondo al piazzale. Poi si tranquillizzarono al suono del miagolio spaventato di un gatto a poca distanza e ripresero il loro lavoro.

- …e se oserai farmi un’altra volta uno scherzo del genere, la prossima volta mirerò alle tue parti basse!! – disse Eve sottovoce, con una spranga di ferro in mano. – Ora seguimi e vediamo di raggiungerli prima che facciano saltare tutto!

Mad le andò dietro, tenendo fra le mani la testa dolorante, e continuando a mugolare di dolore. Sembrava proprio un gatto quando lo faceva, notò Eve. Avrebbe dovuto farlo più spesso. Le piacevano, i gatti.

 

Ore 4:08, Distretto Industriale di Midgar

Erano finalmente riusciti ad arrivare ad una ventina di metri dai loro obiettivi. Purtroppo a quanto pare era troppo tardi: i due avevano finito di posizionare l’esplosivo e si stavano già allontanando dal pilone.

- Mad, non possiamo fare altro che provare il tutto per tutto… dobbiamo uscire e colpirli senza farci notare!

- D’accordo! Io prendo quello a destra, tu quello a sinistra!

- Va bene! Prepariamoci!

Indossarono i caschi e sfoderarono le armi: l’una la katana, l’altro il gunblade.

- Pronto? – Madison annuì. - Al mio via… tre…due…uno…via!

Partirono entrambi verso sinistra.

- Mad!! Tu dovevi prendere quello di destra!! – disse Eve, correndo.

- E io che sto facendo? Sei tu che hai sbagliato strada! – rispose l’altro.

- Ah, lascia perdere! Ci penso io a quello! – e scartò bruscamente verso destra.

Purtroppo la loro conversazione non passò inosservata agli uomini, che si girarono verso di loro e li videro. Avevano entrambi un casco che copriva completamente il volto, e uno di loro aveva in mano quello che sembrava un piccolo detonatore.

- Cazzo! Ci hanno scoperto! – esclamò il primo.

- Fermi! – Urlò Eve, sempre correndo - Gettate le armi e nessuno si farà male! (almeno credo!)

- Non avvicinatevi! Se no faccio saltare tutto! – urlò il secondo, alzando il detonatore.

Eve e Mad si fermarono, ansimando. Il maledetto aveva il coltello dalla parte del manico.

- Abbiamo riempito il pilone di esplosivo C-47, e basta che io sfiori questo pulsante perché il ponte crolli, portandosi dietro il treno che sta per passare!

I due SOLDIERs alzarono lo sguardo: effettivamente si sentiva in lontananza un treno che stava arrivando a forte velocità.

- Maledetti copioni! – disse sottovoce Mad – Come possono rubare le nostre idee così spudoratamente?

Eve non lo sentì nemmeno. Si limitò ad abbassare la katana e a dire:

- Aspettate, voi non potete…

Ma fu interrotta dall’uomo, che urlò:

- No, siete voi che non potete fare nulla per fermarci! Noi distruggeremo i vostri folli piani di dominio e fermeremo tutto il male che state facendo al nostro pianeta!

- Ascoltami! – ritentò Eve – Non puoi…

- Il treno che sta arrivando contiene almeno cento SOLDIERs e funzionari Shin-Ra! Pagheranno per quello che hanno fatto con la morte!

- Ma sei pazzo? Stammi a sentire…

In quel momento il rumore del treno si fece assordante. Stava per passare sul ponte.

- Così finiscono i nemici del pianeta!! – Urlò l’uomo, e premette il pulsante del detonatore.

Ci fu una forte esplosione alla base del pilone, seguita da altre piccole esplosioni in rapida successione. Tutto fu coperto da una fitta coltre di fumo.

Quando questa si diradò, i quattro si girarono e videro che il ponte era assolutamente illeso, ed il treno vi stava passando tranquillamente sopra, come se niente fosse successo.

- Ma …ma come… - balbettò l’uomo.

- Se mi avessi ascoltato – cominciò Eve, che era rimasta assolutamente immobile nonostante l’esplosione – ti avrei spiegato che solo un cretino può pensare di distruggere un ponte rinforzato con il C-47! E’ l’esplosivo che usano per fare i fuochi artificiali delle sagre di paese!

- Cosa? Ma com’è possibile? – l’uomo si girò verso il suo compagno.

- Te l’avevo detto di non comprarlo al discount degli Slums! Costava troppo poco per non essere una fregatura! – ribatté l’altro.

- Ma che diavolo potevo saperne io? Mi avevano detto che “era una cannonata”!

- Sei il solito coglione! Ti fai abbindolare dalle pubblicità, come quell’altro idiota di…

- Scusate se vi interrompo… - si intromise Eve - adesso che avete fatto il vostro bello spettacolino, che ne direste di venire con noi? Siete in arresto per tentato omicidio plurimo ai danni della Shin-Ra!

- Mai! – urlarono i due all’unisono, e fuggirono al di là del ponte.

- Presto! Non dobbiamo lasciarceli scappare! – urlò Eve a Mad, che la seguì a ruota.

I due SOLDIERs sparirono nel buio, dietro ai fuggiaschi.

Poco dopo, un’ombra atterrò silenziosa nel luogo dove si trovavano pochi minuti prima. Si rialzò, aggiustò i lunghi capelli argentei con un cenno del capo e continuò a seguirli, senza dire una parola.


La stalla degli autori!
Rob @ Roy4ever
: eccoti accontentata! Questa è la missione di cui parlavamo... ora, tutto verrà alla luce.
Rob @ White Shadow: a me commuove vedere le tue recensioni! ç_ç Così entusiaste... allietano la giornata, più di un Pandistelle...  L'ovomaltina è una bevanda con latte, cacao, orzo ecc ecc che di solito si usa per dare tantissima energia! xD
Rob @ Lirith: meno male, dolcezza (xD), che riusciamo a mettere un po' d'allegria! Se questa ff facesse piangere ci dispereremmo...
Rob @ Eris_96: ohmmioddio, che caos la tua recensione! Giuro, ci siamo dovuti prendere 5 minuti e decifrarla... però è stato divertentissimo! Sembrano la sceneggiatura di un anime! Ahahah! Adesso hai visto che voleva Sephy?
Rob @ Lady Snape: più lunghini? Beh, facciamo quello che possiamo, in modo direttamente proporzionale al nostro tempo libero... (io che parlo di matematica?!) Però vedremo di fare qualcosa anche per questo!
Rob @
KuRoNeKoChAn: certo che avrebbe potuto contattarlo di persona (sempre che non fosse svenuta alla prima sillaba)! Però non sapeva dove si trovasse, il nostro bel Generale, a quell'ora tarda della notte e in più avrebbe dovuto confermare nell'immediato il tutto dopo averne parlato con Mad. E lei, nel panico, non ha chiesto il numero. Poco importa, nello studio di Lazard c'erano tutti! E a proposito di numeri di cellulare... vedrete cosa accadrà nei capitoli seguenti!


Grazie come sempre a tutti! :D

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=349472