Cerere in cenere

Scintilla di vita

Le tue mani tremano, bagnate di perle di sudore,
e non riescono quasi ad impugnare la magica bacchetta di plastica,
dipinta di rosa e di bianco. Ti siedi, ma non la guardi ancora.
Non sei pronta per un altro no. Non sei in grado di dirlo a lui, né a te stessa. Codarda.

Eppure, i tuoi occhi frementi non fanno che aumentare la pressione contro le palpebre: vogliono vedere, vogliono sapere.
E alla fine, la cartilagine cede rivelando iridi lampeggianti, ridenti:
per la prima volta dopo infiniti, vani tentativi, due perfette e meravigliose linee parallele. 

Un’altra vita, dentro di te.
 

Lacrime rosse

Non riuscirai mai a dimenticarlo, il suono dei vetri infranti e di due vite spezzate.
Il suono delle tue stesse urla, che squarciano il silenzio della solitudine in cui ti sei rifugiata,
perché non sai fare nulla se non scappare. 

Il pavimento, freddo, sporco di gocce trasparenti e lacrime rosse,
sembra tagliare le tue fragili gambe nude, buttate come stracci su di esso. 

Non riesci ad alzarti da quel mare soffocante di onde cremisi,
che sembra riflettere l’imperitura lacerazione della tua anima.
Non vuoi alzarti, perché quell’oceano nauseante è tutto ciò che è rimasto di lui,
e non vuoi perderlo.

Morti insieme

Sei confinata nell’ennesima stretta asfissiante di braccia sconosciute,
che non possono, né potranno mai comprendere il dolore che provi e che porterai per sempre dentro di te,
al suo posto. 

Nessuno capisce che non ti senti più nemmeno umana, perché un corpo incapace di accogliere e crescere un figlio, è un corpo sbagliato.
E tu, in quel corpo, sei l’assassina.
Sulle tue dita scorre sangue, quello di tuo figlio, che non è mai nato. È colpa tua. 

Di lui immagini le mani, lo sguardo, la voce…
Per te è impossibile concretizzarli, puoi solo gridare sommessamente:
lui non potrà mai esistere.