Bad Liar

di marie52
(/viewuser.php?uid=217195)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hush my dear it’s been a difficult year (Leta/Newt) ***
Capitolo 2: *** I take my gun to the enemy's side (Queenie) ***
Capitolo 3: *** I can’t be what you want me to be (Credence/Nagini) ***
Capitolo 4: *** It’s been a loveless year (Gellert G./Albus S.) ***
Capitolo 5: *** Tell me what you see (Achille Tolliver/Tina Goldstein) ***



Capitolo 1
*** Hush my dear it’s been a difficult year (Leta/Newt) ***


Bad  Liar
Capitolo 1: Hush my dear it's been a difficult year (Leta/Newt)
Hush my dear it’s been a difficult year
Terrors don’t prey on innocent victims
Trust me, darlin’.
Newt era esattamente come se lo ricordava: quel sorriso timido, gli occhi che non riuscivano a guardare più di qualche secondo il viso del suo interlocutore, i suoi capelli sempre in disordine ma soprattutto le sue creature da cui non si separava mai.
Sebbene fosse stata sua amica per così tanto tempo, Leta ancora non riusciva a comprendere cosa ci trovasse di interessante in quelle piccole creature che si portava spesso e volentieri a presso eppure se ai tempi di scuola le avrebbe sorriso e le avrebbe raccontato qualche aneddoto particolare sulla creatura in questione facendole dimenticare ogni suo dubbio, ora invece l’unica risposta che riceveva era un silenzio carico di tensione e imbarazzo.
Del resto, la giovane Lestrange non si sarebbe potuta aspettare altro dal giovane perché dopo essere scomparsa dalla sua vita per tanto tempo, era ricomparsa solo qualche anno più tardi, con un bel anello di diamanti sull’anulare della sua mano destra e il braccio di Teseo che le circondava i fianchi.
Ricordava il suo sguardo così enigmatico che le fissava il viso, e quel silenzio che le aveva distrutto l’anima.
Sapeva ciò che provava per lei.
Non era stupida, eppure non aveva fatto niente per reclamare quell’errore che lo aveva portato ad essere considerato ancora di più la pecora nera della famiglia Scamander.
Del resto, era una Lestrange: un mostro che non riusciva a smettere di ripetere gli stessi errori più e più volte tentando di cambiare quel risultato che l’aveva da sempre inseguita come un ombra fin da bambina.
Il lenzuolo danzò leggero verso l’oscurità del vasto oceano,
mentre una donna si gettava in quell’acqua per tentare di stringere a se l’anima spezzata che avvolto stava scendendo sempre più in profondita.
Ma la bambina dai capelli scuri e ricci, sapeva che era troppo tardi e si limitò a guardarlo sparire ignorando quel senso di colpa che la stava divorando dentro.
Aveva ucciso suo fratello, Corvus, solo perché stava piangendo.
E, doveva fingere che fosse ancora lì, vivo tra le braccia di quella tata perché nessuno sapeva dello scambio.
lei era stata troppo codarda per gridare il suo nome prima di fuggire dalla nave che affondava, proprio come il corpo di suo fratello che scompariva tra le onde.
Era un mostro, qualcosa che nessuno di normale avrebbe potuto amare o apprezzare.
Ma Newt non era come gli altri e nonostante tutto l’amore che le aveva donato, lei era riuscito a distruggerlo perché infondo, Leta era questo: una distruttrice, che prendeva senza pretendere di donare qualcosa in cambio.
Senza aprire realmente il suo cuore ad un altro essere umano.
Eppure da dopo l’esperienza del giovane Scamander a New York, qualcosa lentamente era cambiato nel loro rapporto: certo, non gli raccontava più dei suoi animali eppure quando camminavano l’uno al fianco all’altro quel silenzio che li avvolgeva era piacevole non più imbarazzante come prima di quella esperienza.
E, se prima di Parigi credeva fosse perché aveva capito che infondo quell’amore adolescenziale era ancora lì soppresso per troppo tempo e che inevitabilmente stava lentamente tornando a galla, adesso mentre fissava di nascosto lo sguardo carico di emozioni contrastanti per la giovane affianco a lei, il suo cuore capì dolorosamente tutte quelle richieste per viaggiare all’estero e il nervosismo che cresceva giorno dopo giorno a tutti quei rifiuti.
Lo sguardo che le rivolgeva era infatti lo stesso che una volta era solo suo.
Forse, anche più intenso.
E, non ci voleva un genio per capire che lei era la ragione di quei sorrisi velati ogni volta che ripensava al suo viaggio nella grande mela.
Il motivo per cui inviava via posta babbana tantissime lettere, certamente cariche di sentimento.
Doveva lasciarlo andare,  lo sapeva eppure non ne era capace perché se fosse stata sincera con se stessa avrebbe notato che in tutti quei scenari che aveva immaginato della sua vita futura, Newt il suo migliore amico era sempre presente.
E, forse fu per scacciare quella sensazione di vuoto che lo fece, per dimostrare a se stessa che era ancora importante nella sua vita e sperava che l’avrebbe bloccata, che avrebbe preso il suo posto ma era rimasto fermo lì, nella sua posizione, consapevole di ciò che sarebbe accaduto.
Lo aveva cambiato.
Gettandolo tra le braccia di un’altra.
E, in quel momento seppe con certezza che non avrebbe mai potuto amare nessun’altro se non il suo magizoologo.
-Ti amo- gli disse
Poi, la fiamma blu le avvolse il suo corpo fragile polverizzandola all’istante.
But I’m a Bad Liar.
Now you know you’re free to go.
Angolo autrice:
Nonostante molti abbiano criticato questo nuovo film, personalmente l'ho adorato: niente era scontato e sono abbastanza certa che la Rowling presto ci darà le risposte di cui abbiamo bisogno.
In particolare il personaggio di Leta, che non avevo visto sinceramente di buon occhio nei trailer, l'ho rivalutato: complesso, enigmatico e molto complicato, mi ha ricordato molto il personaggio di Severus Piton ( sebbene sono rimasta delusa dal fatto che sia stata eliminata così senza farci scoprire qualcosa in più sul personaggio).
Il rapporto poi tra Newt e Leta era davvero molto toccante ed impossibile da descrivere a parole.
Per quanto riguarda la scelta della canzone, Bad Liar, mi sembrava che calzasse alla perfezione con il personaggio di Leta.
Detto questo spero vi sia piaciuto.
A presto
marie52

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I take my gun to the enemy's side (Queenie) ***


Capitolo 2: I take my gun to the enemy's side (Queenie)
I wage my war, on the world inside
I take my gun to the enemy's side
Oh, I've been askin’ for (trust me, darlin')
problems, problems, problems.
Non capiva che cosa ci fosse di sbagliato in quella affermazione.
Del resto, rispetto a sua sorella, Queenie aveva fin da piccola immaginato come sarebbe stato il suo matrimonio e se alcuni dettagli erano diventati impossibili da realizzare come la presenza dei suoi genitori morti a quell’evento, l’idea di per se non era mutata.
E, quando lo aveva conosciuto, quella espressione così dolce e spaesata che portava sul volto, la donna aveva subito compreso che era lui, l’uomo che stava aspettando: certo, non era un mago e faceva un lavoro considerato fuori ordinario da tantissimi  della sua specie no-mag ma non era questo l’importante perché poteva chiaramente vedersi accanto a lui nel suo futuro.
L’abito bianco di sua mamma che avrebbe indossato, il loro primo ballo da neo sposi sicuro ma lento, la torta che avrebbe lui stesso cucinato e poi, i bambini che sarebbero arrivati, la casa in campagna dove avrebbero vissuto, i nipoti che sarebbero arrivati, la loro vecchiaia.
Eppure l’espressione della sua amata sorellona, a quel piano già programmato, era tutt’altro che felice: il sorriso che dapprima addolciva era del tutto scomparso, lasciando spazio solo al terrore e a quei pensieri confusi che poteva captare con la sua abilità di leggere le menti.
Scenari che avevano tutti un punto in comune: lei e Jacob il cui sogno sarebbe stato distrutto da una stupida legge americana che vietava il loro amore.
- Sei troppo melodrammatica- le aveva detto tentando di tranquillizzarla, ma lei si ritirò dal suo tocco come se fosse rimasta scottata.
Sei pazza
- No non lo sono- aveva risposto lei, con le guance che si erano colorate di rosso per la rabbia e poteva vedere la sorella sbiancare colta in flagrante da quella affermazione.
Se ne era andata da quella casa senza dire niente, ignorando i richiami di Tina che la supplicavano di tornare.
Era pazzia voler amare qualcuno che non poteva avere?
Era pazzia amare una persona fantastica come Jacob che non poteva reclamare come suo solo per una legge vecchia e obsoleta?
Si era ritrovata così senza saperlo a casa dal suo amato, ma  non gli disse del responso negativo della sua amata sorella: si era limitata a sorridergli tranquillizzandolo, sostenendo che la sorella era d’accordo alla loro unione e lui, felice come non mai l’aveva stretta a se, non lasciandola mai per tutta la nottata.
Avevano fatto l’amore più e più volte durante i loro incontri segreti eppure quella volta, era stata quella più dolce e struggente perché se lui piangeva di felicità, non ricordando nulla della legge che ostacolava il loro lieto fine, lei piangeva di rabbia e dolore.
Doveva averlo.
Non poteva più farne a meno.
Eppure, il giorno dopo quando era passata al suo negozio, aveva subito capito dall’espressione sconsolata e dal sorriso triste oltre che dai pensieri arrabbiati e delusi che gli volteggiavano nella testa che sua sorella doveva avergli detto tutto.
- Non bisogna sposarsi per forza Queenie- aveva affermato consapevole che lei sapesse la verità eppure quello non placò la furia della giovane che si precipitò di corsa in quell’appartamento che da sempre aveva considerato come casa sua.
Perché doveva rovinare tutto?
Perché non poteva sostenerla e mentire per lei?
- Lo sto facendo per il tuo bene.- aveva affermato risoluta e sicura come sempre, quel sorriso dolce sulle labbra che le addolciva il viso ma che avrebbe voluto in quell’istante cancellarle.
Lei poteva avere chi amava se avesse avuto coraggio, senza nascondersi dietro l’amicizia che falsamente aveva costruito.
Non vi era il vincolo di una legge che avrebbe potuto separarli.
E Se realmente le voleva bene come sosteneva sempre quando prendeva una decisione contro la sua volontà, per una volta avrebbe mantenuto il segreto.
Non seppe il perché lo fece, forse, solo per toglierle il terreno sotto i piedi e farle scomparire per sempre quel sorriso dal suo viso, ma le mostrò quella rivista che per molti giorni aveva nascosto per non farla intristire: ma una volta nella sua vita Queenie voleva che sua sorella soffrisse, che tremasse nel fissare la felicità scomparire grazie ad un articolo in cui veniva annunciato il fidanzamento tra Newt e Leta Lestrange.
- Non voglio finire come te: amando un uomo a cui non importa di me e che amerà sempre lei di più della piccola Porpentina-
Ma non arrivò lo schiaffo che già prevedeva e nemmeno la sensazione di bruciore che l’avrebbe fatta scoppiare in lacrime: Tina si limitò ad indicarle l’uscita intimandole di tornare solo quando avrebbe compreso le sue ragioni.
Non provò nessuna vergogna nell’uscire da quella casa e nemmeno pietà nell’udire le grida strazianti di dolore di sua sorella.
Lei non capiva.
Nessuno poteva.
Perciò decise che ne aveva avuto abbastanza e che  avrebbe ottenuto il suo matrimonio e la sua felicità con o senza il loro permesso.
-Tesoro- la chiamò lui dall’altra stanza distogliendola dai suoi pensieri- vuoi una mano con quel vino?
- No, tesoro- disse lei con voce dolcemente fasulla- resta sul divano, ho quasi fatto-
E, senza esitare un secondo in più svuotò il contenuto della boccetta del filtro d’amore nel bicchiere del suo amato.
But I’m a Bad Liar.
Now You Know, you’re free to go.
Angolo Autrice:
Una delle critiche che questo film ha ricevuto è stato sopratutto riguardante il personaggio di Queenie, che è stato considerato dai fan molto fuori dalla sua natura: in realtà non è così; personalmente ho adorato la sua evoluzione, in quanto noi pubblico capiamo le motivazioni che l'hanno spinta a seguire Grindelwald e non possiamo condannarla perché ha scelto di prendere in mano la sua vita tentando di cambiare il suo destino anche calpestando tutto ciò di bello che aveva in precedenza.
Inoltre la sua caratterizzazione in questo film ha permesso di vedere chiaramente quanto le due sorelle siano diverse: Tina, nonostante la notizia fosse falsa, ha lasciato andare Newt, credendo che sarebbe stato felice, Queenie no perché voleva Jacob in tutte le sfumature e non era disposta a scendere a compromessi nemmeno quando lui era disposto ad aspettare.
Ho deciso di ambientarlo tra Animali Fantastici e dove trovarli e Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald in quanto ho voluto immaginare come sia arrivato il suo personaggio a fare una scelta così radicale e senza ritorno.
Spero vi sia piaciuto il capitolo.
A presto.
marie52

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I can’t be what you want me to be (Credence/Nagini) ***


Capitolo 3:  I can’t be what you want me to be (Credence/Nagini)
I can’t breathe
I can’t be what you want me to be.
Believe me this time.
 
Credence fissò la vista dell’enorme castello in cui era arrivato qualche giorno prima, eppure per qualche strana ragione nel suo cuore non provava felicità bensì un vuoto incolmabile che gli stava divorando quel poco di anima che gli era rimasta.
Eppure non avrebbe dovuto.
Aveva finalmente scoperto chi fosse, e poteva togliersi da dosso il ricordo dei giorni bui passati sotto la mano della donna che un tempo chiamava madre verso un futuro luminoso dove lui sarebbe stato parte integrante di quel progetto.
Aurelius Dumbledore.
Il figlio brutalmente bandito, che aveva creduto per tutta la vita di non essere importante e che il suo destino sarebbe stato quello di ricevere solo l’odio di sua madre, condannandolo all’infelicità.
Le persone come loro non lo avevano mai trattato con rispetto, mai in tutta la sua vita.
I babbani, così li chiamava Grindelwald, lo avevano sempre visto come il figlio timido della vecchia pazza, colei che credeva che le streghe fossero reali e malvagi: ma nessuno di loro lo aveva mai trattato male, fatto sentire inutile, un orfano come tanti altri.
Ci era andato vicino quel Percival Graves, che aveva creduto fosse suo amico eppure per tanti come lui, il giovane Aurelius aveva capito ce ne sarebbero stati altrettanti che avrebbero creduto in lui, spingendolo verso l’immortalità.
Aveva finalmente un nome.
E, faceva parte di quel mondo completamente.
Eppure, c’era sempre quel vuoto che non lo lasciava stare neanche di notte, perseguitandolo con i suoi occhi dolci e i capelli lisci e neri.
Poteva chiaramente vederla lì, affianco a lui, ma ogni volta che cercava di prenderle la mano, lei strisciava via lontano da lui e da quella struggente felicità che avrebbe potuto donargli solo con il suo tocco di quella ragazza che come lui era stata cresciuta senza amore, privata anche della possibilità di rimanere se stessa e che presto si sarebbe trasformata in un animale senza più possibilità di ritorno
Nagini.
La ragazza che lo aveva accolto nel circo, che lo medicava di nascosto se aveva ottenuto una punizione dal direttore, che gli sorrideva sempre e comunque, che arrossiva dolcemente quando l’aiutava a sistemare i suoi capelli per le esibizioni, che distoglieva lo sguardo quando qualcuno la fissava per troppi secondi e che lo abbracciava senza timore quando ne aveva bisogno.
L’unica che lo ascoltava, che lo vedeva e che lo capiva senza parlare, senza giudicarlo.
Eppure nonostante avrebbe potuto camminare assieme a lui, sulla via luminosa che quel mago gli stava offrendo su un piatto d’argento, lei aveva scelto di rimanere, per combattere con quelli che lo avevano ferito e preso in giro per tanto tempo.
Per lasciare che le persone come lui, rimanessero nell’ombra soffrendo mentre quegli uomini e donne crudeli potevano vivere alla luce del sole.
Aveva scelto di rimanere indietro nonostante con il suo sguardo le aveva supplicato di venire con lui, di non lasciarlo da solo.
Ma lei, era rimasta lì immobile come se non lo riconoscesse realmente.
- Aurelius-
La voce della giovane bionda lo riscosse dai suoi pensieri
- Si che cosa succede?-
- Grindelwald vuole parlarti- continuò lei, fissandolo con un misto di preoccupazione e di gentilezza che gli riscaldò il cuore e gli rallegrò l’umore.
Infondo, non gli serviva quella sporca maledictus: aveva ottenuto un passato solido su cui aggrapparsi e poteva d’ora in poi costruire il suo futuro.
Eppure se fosse rimasto ancora per qualche istante immerso nei suoi pensieri, si sarebbe accorto di quanto in realtà stesse mentendo a se stesso.
Perché quel vuoto era dovuto a quei tocchi gentili, che mai più avrebbero sfiorato la sua pelle e quel sorriso che avrebbe voluto proteggere contro tutti.
Persino contro Grindelwald
I’m Bad Liar.
Now you know you’re free to go
Angolo autrice:
Credo che Credence ( lo chiamerò sempre così perché mi rifiuto di credere che J.K Rowling abbia fatto dire a Grindelwald, un personaggio che ha costruito il suo "impero/dominio/castello" su una base fatta di menzogne, la verità sul suo passato) e Nagini fossero una delle coppie più dolci ma allo stesso tempo più sottovalutate all'interno del film: la chimica tra i due personaggi era palpabile e si percepiva che entrambi si completavano a vicenda dato che erano tutti e due incompleti.
Avrei voluto vederli di più sopra lo schermo insieme ma chissà, forse nel prossimo film della saga avremo nuovamente un incontro tra questi due fantastici personaggi.
Spero vi sia piaciuto
A presto
marie52

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** It’s been a loveless year (Gellert G./Albus S.) ***


Capitolo 4: It’s been a loveless year (Grindelwald/Albus)
It’s been a loveless year
I’m a man of three fears
Integrity, faith and crocodile tears.
 
Grindelwald  contemplò la luna alta nel cielo notturno con un sorriso sincero poggiato sulle sue labbra stanche: era così vicino al completamento del suo piano, la distruzione di quegli inutili esseri che imponevano alla comunità magica il silenzio, loro che invece erano superiori e che avrebbero dovuto illuminare il mondo con la loro luce, eppure anche così lontano.
Quel ragazzo, Credence, colui che avrebbe potuto uccidere il suo antico nemico era ancora troppo fragile: troppo insicuro della situazione in cui si era ritrovato, e per le persone che aveva lasciato indietro.
Anche la giovane dai capelli biondi, era insicura: nonostante stesse dimostrando la sua fedeltà, mettendo a sua disposizione ogni giorno le doti naturali da legilimens, Gellert sapeva che in notti come quella la giovane sarebbe rimasta anche lei sveglia tormentata da quei fantasmi e da quei sensi di colpa lancinanti.
Tutto perché quei due sciocchi, provavano amore verso persone miserabili e dal sangue impuro che avevano scelto di rimanere al sicuro, al posto di combattere per ciò che era giusto.
Non che gli importasse delle questioni amorose dei suoi sottoposti ma non voleva che quel progetto costruito con sudore e fatica potesse naufragare ancora una volta.
Il corpo nudo affianco a lui, rabbrividì sotto il suo tocco dei suoi polpastrelli.
-è ancora presto, Gellert- disse la voce assonnata affondando la testa nel cuscino sotto di lui con un suono frustrato.
L’uomo sorrise divertito e con studiata lentezza iniziò a baciargli ogni piccolo punto che fosse facilmente alla sua portata e rise nel sentire quei gemiti che il corpo caldo tentava di trattenere.
- So che lo vuoi anche tu, Albus.-
L’uomo si voltò a fissarlo, frustrato: le guance ricoperte da uno strato sottile di rosa, i capelli lunghi e rossicci che ricadevano confusamente sul cuscino.
- Ti odio-
L’uomo sorrise baciandogli prepotentemente le labbra delicate di lui, sentendo la sua eccitazione che accarezzava la sua.
- Ti amo anch’io tesoro-
 
Scosse la testa, scacciando quel ricordo e con orrore toccandosi la guancia destra scoprì che si era bagnata in qualche modo di un liquido senza colore ma dall’odore pungente: lacrime.
Come poteva sconvolgerlo ancora?
Albus non era stato l’unico con cui aveva passato la notte: nella sua vita, ne aveva incontrati tanti a cui aveva sussurrato altrettanti “ti amo” eppure, quei ricordi non erano scomparsi il giorno seguente dopo che la figura era scivolata via dal suo letto, ma erano rimasti lì incatenati al suo cuore e lo tormentavano ogni volta che prendeva una scelta difficile.
Ricordava perfettamente ogni angolo del suo corpo, il modo in cui sorrideva quando il suo sguardo indugiava troppo su di lui, il broncio che metteva quando voleva attirare la sua attenzione, i capelli rossicci e lunghi che spostava dietro l’orecchio quando era concentrato nella lettura, gli occhi luminosi che lo incantavano.
E, poi le cicatrici che tentava di nascondergli sparse sul suo corpo e il modo in cui arrossiva quando gliele baciava una ad una.
Il modo in cui si risvegliavano la mattina successiva, abbracciati l’uno all’altro, cullati dal profumo dei loro corpi ancora sudati.
Un’altra lacrima sfuggi dal suo occhio del colore del ghiaccio.
Perché non mi lasci stare?
Il suo corpo era fermo, terrorizzato dalla paura e dall’orrore, mentre fissava il giovane che continuava a cullare tra le sue braccia un corpo femminile, bianco pallido che continuava a fissarlo, la bocca aperta che si era bloccata prima di poter pronunciare una parola.
Perché, lei fra tutte le persone che esistevano al mondo?
L’unica persona che come Albus non lo aveva mai visto come una minaccia?
Lei che gli sorrideva ogni volta che veniva a casa a trovare suo fratello, che rideva nonostante quello che era diventata, che sosteneva sempre sarebbero stati una bella coppia lui e il giovane Albus e faticava tantissimo a non arrossire.
- Io non volevo- disse in un sussurro
Il ragazzo non lo guardò, continuando a cullare tra le sue braccia quel corpo, continuando a singhiozzare.
- Non volevo- disse di nuovo- Albus devi credermi-
- Vattene-
Una lacrima scese lungo la guancia del giovane cadendo sul terreno circostante.
- Albus-
- Vattene Gellert, prima che ti uccida con le mie stesse mani-
L’uomo lo fissò sorpreso
- Albus-
Non era colpa sua, se Arianna era morta.
Era stato un incidente, Albus lo sapeva eppure gli aveva dato la colpa come se quel patto di sangue che lo aveva protetto dall’incantesimo fosse stata una sua idea.
Una mano gli toccò il petto distogliendolo dai suoi pensieri: Rosier, la sua amante, lo stava fissando con uno sguardo carico di preoccupazione e l’uomo le strappò via un sorriso baciando dolcemente, sperando che con quel calore avrebbe potuto dimenticare quegli occhi così perfetti, il sorriso sincero dell’uomo che lo avrebbe per sempre tormentato.
Albus..
But I’m a Bad Liar.
Now you know.
You’re free to go
Angolo autrice:
Sebbene ancora non è stato esplorato il loro rapporto nel nuovo film, il fatto che Gellert chieda all'interno della saga continuamente come potrebbe reagire il suo ex-amante oppure la reazione del professore alla vista di Newt con in mano il patto di sangue mi ha dato la conferma che quei due sciocchi siano ancora profondamente innamorati tra di loro ma allo stesso tempo si odiano per via dello scontro dove tutto cambiò: è una relazione auto-distruttiva di cui tuttavia nessuno dei due riesce a farne a meno ma allo stesso tempo sono troppo orgogliosi per scendere a compromessi nonostante si cerchino ancora giocando a rincorrersi come il gatto e il topo.
Ho cercato perciò di dare giustizia alla loro relazione complicata e tormentata con sentimenti altrettanto confusi come quelli di Grindelwald
Spero di esserci riuscita.
A presto 
marie52

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tell me what you see (Achille Tolliver/Tina Goldstein) ***


Capitolo 5:  Tell me what you see (Achille Tolliver/Tina Goldstein)
So look me in the eyes.
Tell me what you see.
Perfect paradise
Tearing at the seams
 
Quando l’aveva incontrata per la prima volta, Achille aveva da subito capito che Tina non era la solita ragazza newyorkese che avrebbe potuto incontrare dovunque: non era bella quanto la sorella, perché nessuno sano di mente sarebbe stato attratto da quei capelli lisci come spaghetti o dai tratti spigolosi del suo viso non adatti ad una giovane in piena età da marito e nemmeno tanto semplice da decifrare, perché prima della faccenda dell’Obscurus a New York, era considerata da tutti anche da lui, la giovane che aveva quasi fatto scoprire alla comunità no-mag l’esistenza dei maghi.
La giovane che aveva perso il suo lavoro perché non era stata in grado di chiudere i suoi sentimenti in una scatola.
Perciò quando era stato assegnato alla giovane dalla Presidente per rintracciare un contrabbandiere di artefatti magici, non era rimasto molto soddisfatto: del resto, era Achille Tolliver, Auror del MACUSA che aveva partecipato a missioni più pericolose di quella e che non aveva tempo di insegnare ad una bambina troppo cresciuta il temperamento che un vero agente del MACUSA doveva avere ne poteva salvarle la pelle ogni volta che si sarebbe cacciata nei guai.
Ma si era accorto quasi subito dall’inizio di quella missione di quanto si fosse sbagliato perché lei, era in grado di vincere un duello con un mago senza nemmeno versare una goccia di sangue, di seguire piste pericolose e di rimanere calma, concentrata e sicura di se, brillando come una stella luminosa e accecando i suoi avversari con il suo sorriso, timido avvolte oppure pieno di passione in altre.
Ne era rimasto incantato fin da subito e aveva capito che doveva essere sua: che doveva scoprire il suo mondo e come lo vedeva con i suoi occhi.
Il perché i suoi occhi brillavano di una luce strana ogni volta che un gufo del MACUSA le consegnava una lettera proveniente dal vecchio continente, ma soprattutto perché le sue tattiche di approccio non erano mai riuscite a far breccia nel suo cuore.
L’unica donna, che lui un fiero Wampus, un guerriero non era mai riuscito a conquistare nonostante tutte quelle lunghe passeggiate verso l’appartamento della giovane, le loro conversazioni informali durante una uscita a cena tra colleghi o in ufficio quando entrambi erano troppo sopraffatti dalle indagini per tornare a casa e il caffè che ogni volta portava nel suo ufficio sapendo che l’avrebbe trovata già lì a lavorare.
Forse, fu per quello che quando la trovò lì, piangente nel suo ufficio e iniziò a lavare via con i suoi baci le sue preoccupazioni, sentì una gioia indescrivibile nel sentirla rispondere al suo tocco incurante di chiedersi il perché di quell’improvviso cambiamento.
Del perché i loro tocchi amorevoli, accadevano solo quando ritornavano a casa e si sottraeva alla sua mano ogni volta che tentava di sfiorarla sopra il posto di lavoro.
Credeva fosse perché era timida.
Ma la realtà era un’altra, forse più dolorosa da accettare e che lo travolse proprio quando tutto stava andando perfettamente e stava per fare il grande passo, chiederle di restare con lui per sempre così che tutti potessero vedere che lei era sua.
Sua e di nessun’altro.
Quel ragazzo, Credence creduto ucciso quasi un anno prima era tornato indietro dalla morte e inevitabilmente sia lui che Tina erano stati scelti per portare a termine il loro compito: trovarlo e ucciderlo per proteggere la loro comunità.
L’occasione per la giovane per riscattarsi dall’incidente che l’aveva resa vulnerabile agli occhi dei suoi colleghi.
Ma lei, al posto di accettare aveva rifiutato categoricamente, scappando come una furia fuori dall’aula nonostante la presidente l’aveva intimata più volte di tornare indietro e che se non lo avesse fatto avrebbe perso per sempre il suo lavoro.
L'aveva inseguita cercando di farla ragionare, ma lei aveva continuato a camminare fiera come sempre era stata.
-  Non capisco il perché ti preoccupi della salute di quel mostro- aveva detto in preda alla disperazione e per la prima volta nella sua vita sentì un bruciore tremendo alla guancia destra dovuto al contatto violento con la mano della giovane: lei, la sua fidanzata lo aveva schiaffeggiato di fronte ai suoi colleghi incurante di come quella azione avrebbe innescato pettegolezzi che gli avrebbero inevitabilmente distrutto la sua credibilità.
I suoi occhi incrociarono quelli furiosi di lei.
Non c'era stato bisogno di alcuna parola perché l'Auror aveva capito solo da quel fuoco che bruciava nei suoi occhi, che l'amore che forse aveva provato per lui era scomparso sostituito da un emozione a lui sconosciuta.
Non la inseguì quando riprese a camminare perché era assolutamente sicuro che sarebbe tornata a casa e che appena tornato dopo il lavoro avrebbero parlato della missione e l'avrebbe convinta, ma quando era entrato nell'appartamento il silenzio lo aveva avvolto.
Aveva chiamato il suo nome e un senso di angoscia lo aveva avvolto nel notare che i vestiti della donna erano scomparsi e che il letto era dolorosamento intatto.
Tuttavia non aveva mai cercato di riportarla indietro perché era certo che sarebbe tornata e come nelle migliori storie d'amore avrebbero avuto il loro lieto fine.
Ma capì che non sarebbe mai successo quando dopo la guerra apparve quella foto sul giornale locale, vestita di bianco mentre quel mago inglese le sorrideva dolcemente.
- Stai bene amico?-
Lui sorrise falsamente al suo collega che aveva preso il posto della sua amata dopo che era partita.
-Mai stato meglio!-
Era davvero un pessimo bugiardo.
But I’m a Bad Liar
Now You Know
You’re free to go.
Angolo autrice:
Spero vi sia piaciuto l'ultimo capitolo.
A presto.
marie52

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3821451