Come Fly with Me

di Diana924
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Perfect Proposal ***
Capitolo 2: *** New Holidays ... and Old swimsuit ***
Capitolo 3: *** Attempting to court ***
Capitolo 4: *** The best worst witch ***
Capitolo 5: *** Foi Tudo Perfeito ***
Capitolo 6: *** Russian Cold ***
Capitolo 7: *** Everything she really needs ***
Capitolo 8: *** Cuando salì de Cuba ***
Capitolo 9: *** Like an honeymoon ***
Capitolo 10: *** Californian Sun ***
Capitolo 11: *** Yeye zemlya ***
Capitolo 12: *** Um lugar limpo e bem iluminado ***
Capitolo 13: *** Come Fly with Me ***
Capitolo 14: *** New Possibilities ***
Capitolo 15: *** 13 ***
Capitolo 16: *** A Necessary Meeting ***
Capitolo 17: *** her happy ending ***
Capitolo 18: *** A strange wedding ***
Capitolo 19: *** Floridian Sun ***
Capitolo 20: *** Taking Care ***
Capitolo 21: *** Every Time ***



Capitolo 1
*** The Perfect Proposal ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come fly with me
Titolo capitolo: The Perfect Proposal
Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa
Rating: NC17
Note: future!fic, post!season 2, established relationship
Note2: e finalmente anche le peggysous arrivano su EFP
Note3: sarà una raccolta per gli event del gruppo facebook " We Are Out for prompt" e per gli event di landedifandom
Note4: io meritavo una Season 3 su di loro, sia chiaro

ps




Aveva pensato per giorni a come chiederglielo, l’anello se lo portava in giro da almeno due mesi e cominciava a diventare ridicolo.

Daniel Sousa si era infine deciso per seguire la ricetta tradizione: cena in un ristorante romantico, passeggiata sotto le stelle fino all’appartamento di Peggy e una volta dentro avrebbe preso coraggio, si sarebbe inginocchiato ignorando il dolore alla gamba, e le avrebbe fatto la proposta, come nei film romantici che guardavano al cinema insieme tra una missione e l’altra.

Sarebbe dovuto essere tutto perfetto, dolce e romantico … invece si trovavano in Russia, illegalmente, di fronte ad un edificio in fiamme dove un vecchio grammofono stava mandando l’inno dell’armata rossa, i loro abiti erano in disordine se non bruciati, Peggy esibiva un taglio alla gamba destra che avrebbe dovuto farsi medicare, lui aveva perso la sua stampella, e Peggy Carter non gli era mai sembrata così bella.

“ Peggy … “ il romanticismo vecchia maniera poteva funzionare per le altre coppie ma loro non erano come le altre coppie, affatto.

“ Hai trovato qualcosa Daniel? “ gli chiese Peggy prima di appoggiarsi al muro e trattenere il respiro, almeno le stelle in cielo c’erano pensò Daniel divertito da quella situazione imprevedibile esattamente come Peggy.

“ Non esattamente Peggy “ rispose prima di inginocchiarsi e sperare che lei non indovinasse quel che gli passava per la testa.

“ Daniel … sai che dopo la gamba ti fa male, dimmi cosa hai trovato così controllo io … “ disse infatti Peggy avvicinandosi a lui zoppicando, doveva assolutamente farsi medicare il prima possibile si disse Daniel.

“ Margaret Carter, detta Peggy, agente dell’SSR che al momento pianifica di aprire un’agenzia simile, vuoi sposarmi? “ chiese Daniel Sousa, per fortuna l’anello si era salvato ed era in condizioni migliori di entrambi. Non sarebbe stata una scena di romanticismo vecchia scuola ma era il loro romanticismo, la loro storia d’amore adesso pronta per un nuovo capitolo e a Daniel Sousa stava bene così, oh se gli stava bene, sicuramente quella era stata una dichiarazione che nessuno dei due avrebbe mai dimenticato

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Capitolo 2
*** New Holidays ... and Old swimsuit ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come fly with me
Titolo capitolo: New Holidays ... and old Swimsuit
Personaggi: Edwin jarvis, Ana Jarvis
Rating: NC13
Note: future!fic, post!season 2, established relationship
Note2: io adoro questi due, meritavano uno spinn off tutto loro
 Note3: sarà una raccolta per gli event del gruppo facebook " We Are Out for prompt" e per gli event di landedifandom
 




 
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Non sono tipi vacanzieri, specialmente perché lavorare per Howard Stark significa essere disponibili 25h su 24 ma ogni tanto qualche momento di pausa riescono a trovarlo.

Motivo per cui approfittando della convalescenza di Ana Edwin ha deciso che avevano entrambi bisogno di una piccola pausa, niente di che ovviamente, solo qualche giorno loro due soli a Tijuana, in caso di emergenza, vere emergenze ha rimarcato lui, possono tornare a Los Angeles in giornata, anche se vorrebbe evitare.

Prima di quella c’è stata la vacanza di tre giorni ad Aspen, interrotta perché il signor Stark voleva che andasse a prendere la sua nuova fiamma all’aeroporto, e prima ancora i cinque giorni ad Atlantic City, interrotti perché il signor Stark era in un pasticcio con i signori delle tasse, ma non questa volta.

Motivo per cui Edwin ha azzardato un’uscita fino al mare e ora con il suo vecchio costume di sta godendo la giornata: il sole, il mare, la sabbia, i turisti discreti … la noia, gli manca lavorare per il signor Stark assieme a miss Carter, a breve Mrs Sousa.

“ Mr Jarvis, potreste indossare il costume che ti ho comprato “ suggerisce Ana che sta prendendo il sole in costume, occhiali e cappello.

“ Non so se è abbastanza consono al luogo, Mrs Jarvis “ le risponde lui, cosa ci sia di male nel suo costume è un mistero.

“ Mr Jarvis, hai quel costume da dieci anni, vai un secondo a casa a cambiarti e torna qui “ gli ordina sua moglie e lui esegue, le donne.

Si è appena cambiato, che indecenza pensa osservando quel costume che a malapena arriva alle ginocchia e lascia il busto scoperto, quando sente il telefono squillare. Potrebbe essere il signor Stark si dice avvicinandosi alla cornetta, potrebbe ma lui è in vacanza per almeno altri tre giorni si ricorda prima di raggiungere nuovamente la spiaggia.

Al suo arrivo Ana ha lasciato la spiaggia per un bagno e vederla immersa nell’acqua, sorridente, felice come una bambina e così dimentica di tutto ricorda ad Edwin Jarvis perché ama tanto sua moglie, penserà al signor Stark in serata, lui e Ana sono ancora in vacanza dopotutto pensa prima di avvicinarsi
     

 

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Capitolo 3
*** Attempting to court ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come fly with me
Titolo capitolo: Attempting to court
Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa
Rating: NC15
">Note: future!fic, post!season 2, established relationship
Note2: e finalmente anche le peggysous arrivano su EFP
Note3: sarà una raccolta per gli event del gruppo facebook " We Are Out for prompt" e per gli event di landedifandom
Note4: non saprei dove inserirla dopo gli eventi di Endgame, srsl

 
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Che Daniel Sousa avesse una cotta per la Carter era una verità assodata per l’ufficio dell’SSR.

Non era difficile notare come lui la guardava quando lei era presa dai suoi compiti, come cercasse in ogni modo di aiutarla e come fosse protettivo nei suoi confronti, erano tanti quelli che si erano presi una lavata di capo per aver sottovalutato Peggy Carter di fronte a Sousa. Per certi versi quei due erano perfetti assieme secondo tutto l’ufficio, lei era l’unica donna capace di metterli tutti al tappeto e lui con quella gamba difficilmente avrebbe trovato una donna, e due persone sole e “diverse” erano perfette assieme. Come in quel momento, con lui che le stava portando ben tre faldoni di documenti e lei che gli teneva aperta la porta, gentilezza e altruismo avrebbe poi dichiarato ma loro sapevano la verità, Sousa era fin troppo impacciato quando si trattava di flirtare, o almeno provare a flirtare, con la Carter e lei o era ingenua o se ne approfittava, più possibile la prima ipotesi secondo alcuni.

Daniel Sousa sapeva bene cosa pensavano i suoi colleghi di lui, e non gli era mai importato, e cosa pensassero di Peggy, e quello gli importava invece. A differenza di tante altre Peggy non solo era una donna indipendente e orgogliosa ma le veniva quasi naturale prendersi cura di sé stessa e forse era stato quello ad attirarlo. Non lo sapeva, sapeva solo che aveva provato più e più volte a farle capire cosa provava per lei ma senza risultato, anche adesso con i faldoni tra le mani e la stampella in precario equilibrio.

“Avrei potuto farcela da sola” gli disse Peggy quando poggiò i faldoni sulla sua scrivania con un sorriso.

“Sempre felice di poterti aiutare” le rispose lui cercando di non arrossire, non si era mai sentito così nemmeno quando era un ragazzino alle prime armi, Peggy gli faceva esattamente quell’effetto.” E io ti ringrazio, spero solo che dopo la gamba non ti faccia troppo male” si preoccupò Peggy prima di sfiorargli distrattamente la spalla, la gamba gli avrebbe sicuramente fatto male, ne era sicuro.

“Niente che non possa sopportare, è stato un onore aiutarti” replicò Daniel cercando di rimanere calmo.

“Riposati Daniel, sul serio” gli consigliò Peggy prima di abbracciarlo e questa volta Sousa non riuscì ad impedirsi di arrossire. Per fortuna Peggy non ci fece caso, o scelse di non farglielo notare, “e ora mettiamoci a lavoro! “aggiunse prima di cominciare a concentrarsi sul primo documento.

Peggy Carter era sicuramente eccezionale, e Daniel Sousa era cotto di lei, anche se i suoi tentativi di flirtare con lei stavano diventando sempre più patetici e imbarazzanti secondo i suoi colleghi dell’SSR

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Capitolo 4
*** The best worst witch ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me Titolo capitolo: The best worst witch.
Personaggi: Daniel Sousa, Peggy Carter
Rating: NC15
Note: AU!fantasy,
Note2: diciamo che preferisco ignorare gli eventi di Endgame, a meno che non si voglia pensare che Steve sia tornato negli anni'70, abbia scoperto che daniel era morto e allora abbia fatto la sua mossa
Note3: scritta per un event del gruppo facebook " We Are Out for prompt"m





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Tutti all’SSR sapevano delle capacità eccezionali di Peggy Carter.

Non lo avrebbero mai ammesso ma era evidente agli occhi di tutti come Peggy carter padroneggiasse con abilità e apparente semplicità ogni possibile sapere magico, quello che più irritava i suoi colleghi era come le bastasse appena una lettura distratta per imparare un incantesimo. Insomma, Peggy carter era non solo una strega potente ma anche una strega quasi onnisciente, totalmente onnisciente sempre secondo i suoi colleghi che la invidiavano, la temevano e a modo loro la rispettavano, persino i suoi nemici la rispettavano, anche se … c’era solo un piccolo problema.

Daniel Sousa represse una risatina nervosa nel vedere la fronte di Peggy corrugarsi per l’ennesima volta, era incredibile come una donna così brillante non fosse mai riuscita a padroneggiare l’arte di preparare pozioni, Peggy era capace di lanciare incantesimi fantastici, ne aveva persino creati di diversi, riusciva a spezzare maledizioni a occhi chiusi ma quando si trattava di pozioni era peggio di una bambina di cinque anni. E Daniel trovava quell’aspetto di sua moglie tenero e divertente, teneramente divertente a essere sincero.

Lo aveva scoperto quasi per caso, quando era entrato nel suo ufficio senza bussare, Peggy con i capelli in disordine che imprecava come un marinaio mentre gli ingredienti le vorticavano attorno era forse l’immagine più tenera e divertente che avesse di lei. Nemmeno Peggy sapeva spiegarsi come, semplicemente non ci riusciva, nemmeno scrivendole passaggio per passaggio, avevano provato una volta con lui che le aveva tenuto le mani, aveva persino provato a controllarle il corpo con un incantesimo ma niente, Peggy Carter e le pozioni erano due concetti antitetici.

Esattamente come in quel momento, Peggy che stava seguendo ogni singolo passaggio avendo scritto persino le cose più elementari, mister Jarvis che la guardava sconsolato e Mrs Jarvis che li osservava paziente come se stesse avendo a che fare con dei bambini adorabili ma un po’ tardi.

“Questa volta ci riuscirò, ci devo riuscire “mormorò Peggy concentrata e trovava la situazione adorabile e divertente, Peggy era così … diversa dal solito e solo lui sapeva quanto, meglio sperare che i Jarvis credessero che fosse solo una giornata storta, lui sapeva la verità e avrebbe conservato il segreto, Peggy aveva una reputazione da difendere là fuori

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Capitolo 5
*** Foi Tudo Perfeito ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me Titolo capitolo: Foi Tudo Perfeito.
Personaggi: Daniel Sousa, Peggy Carter
Rating: NC15
Note: AU!fantasy,
Note2: diciamo che preferisco ignorare gli eventi di Endgame, a meno che non si voglia pensare che Steve sia tornato negli anni'70, abbia scoperto che daniel era morto e allora abbia fatto la sua mossa
Note3: scritta per un event del gruppo facebook " We Are Out for prompt"m
Note4: il titolo è in portoghese, un headcanon di tumblr vuole Daniel di origine brasiliana e io mi adeguo, e sta per "Fu tutto eprfetto", sia messo a verbale che l'ho cercato con Google Traduttore quindi potrebbe anche essere sbagliato




qe




La pensione le faceva male pensò Peggy prima di prendere di nuovo l’aspirapolvere.

Aveva trascorso gran parte della sua vita impegnata in un lavoro che la impegnava ad ogni ora del giorno e della notte e dove i viaggi erano compresi nel pacchetto e ora aveva la sensazione di avere troppo tempo libero. Per Daniel era diverso, lui in quanto uomo aveva più opportunità per uscire e conoscere gente mentre lei … nessuno doveva sapere la verità, per molti vicini la sola idea che non avesse smesso di lavorare dopo la nascita di Maria Gloria ma per quanto amasse sua figlia non poteva rinunciare al suo lavoro, troppe cose dipendevano da lei. Gloria ed Eduardo si erano abituati a veder tornare lei e Daniel con ferite più o meno gravi e avevano imparato presto a ponderare le risposte, erano proprio due bravi ragazzi, loro e Sharon si disse Peggy prima che l’aspirapolvere sbattesse contro una scatola; Sharon andava ancora al liceo ma le aveva parlato della sua intenzione di imitarla.

Curiosa l’aprì rimanendo senza parole: era piena di foto, Eduardo vi aveva nascosto decine di foto. Lei e Daniel il giorno delle nozze, prima che ci fosse la sparatoria ovviamente, in viaggio di nozze, in Siberia sulle tracce di Angie. Lei col pancione incinta di Gloria ad Algeri, poi Daniel con Gloria tra le braccia durante la missione in Corea, lei con Gloria che curiosa poggiava la mano sul suo pancione in Argentina, Gloria che teneva Eduardo in braccio a Miami. L’orsacchiotto preferito di Eduardo, avevano rischiato di far fallire una missione per poterlo riprendere altrimenti suo figlio non si addormentava, le scarpine di Gloria, così tanti ricordi pensò prima di osservare la foto di lei e Daniel scattata in occasione del loro venticinquesimo anniversario di matrimonio, per l’occasione Howard aveva prestato loro la sua villa di Miami, accanto a loro c’erano i Jarvis e il giovane Tony, quanto potenziale in quel ragazzo. Avrebbe dovuto coinvolgerlo nello SHIELD o parlare ad Howard della faccenda, Gloria non aveva voluto sentirne nemmeno parlare ma Eduardo appena finita l’università era subito stato assunto dallo SHIELD e lei ne era così orgogliosa

Ogni foto le testimoniava quanto suo marito l’amasse, Daniel non le aveva mai fatto pressioni perchè lasciasse l’SSR o lo SHIELD anzi era stato ben disposto a farsi da parte, e quanto lei lo amasse, c’era stato un tempo in cui aveva creduto che per poter essere considerata pari agli uomini non dovesse più innamorarsi e vivere del ricordo di Steve, poi aveva incontrato Daniel Sousa e tutto era cambiato. Avrebbe sempre amato Steve ma era andata avanti e aveva sposato un brav’uomo che le aveva dato due ragazzi stupendi e soprattutto l’aveva sempre rispettata e stimata come mai nessuno aveva fatto prima e glie ne sarebbe stata per sempre grata, grazie a lui aveva potuto avere una famiglia e un lavoro senza dover rinunciare a nulla, foi tudo perfeito le venne spontaneo pensare in portoghese, era tutto perfetto, esattamente così com’era.

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Capitolo 6
*** Russian Cold ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me Titolo capitolo: Russian Cold.
Personaggi: Daniel Sousa, Peggy Carter
Rating: NC13
Note: post!Series,
Note2: diciamo che preferisco ignorare gli eventi di Endgame, a meno che non si voglia pensare che Steve sia tornato negli anni'70, abbia scoperto che Daniel era morto e allora abbia fatto la sua mossa
Note3: scritta per un event del gruppo facebook " We Are Out for prompt"m





qe




Non aveva freddo, non lei.

Certo, erano in Russia in pieno inverno per conto dell’SSR e a causa di alcuni avvenimenti inerenti la missione erano stati costretti a lasciare gli indumenti più pesanti alla base ma lei non aveva freddo si disse per l’ennesima volta Peggy Carter. Aveva superato una guerra lei, gli inverni durante la guerra si che erano freddi, non quelli, quelli poteva superarli tranquillamente pensò prima di stringersi le braccia al petto per non disperdere calore. Non era la California ma questo non voleva dire che avesse freddo o si sarebbe lamentata come una donnicciola, non lei almeno, poteva farcela, lei e Daniel avrebbero portato a compimento la missione, a costo di morire congelata.

Era solo un momento, prima o poi si sarebbe abituata ma soprattutto non avrebbe mai ammesso ad alta voce che forse si era sbagliata, che cominciava davvero a sentire freddo. Peggy sapeva bene cosa avrebbero pensato di lei se avesse ammesso di avere freddo, che era una donnetta piagnucolosa e tanto altro, si era conquistata la stima dei suoi uomini in anni e anni di duro lavoro e non avrebbe mandato tutto all’aria semplicemente perché aveva freddo, anche se non aveva idea di come risolvere la situazione.

Daniel sembrò aver intuito cosa le passava per la testa dato che si tolse la giacca e gliela porse, doveva rifiutare si disse Peggy, anche se aveva davvero freddo non poteva accettare, adesso che si soffermava a pensarci lo sentiva distintamente, era una sensazione quasi fisica, sentiva freddo fin nelle ossa ma aveva una reputazione da mantenere.

<> la incoraggiò Daniel, da un lato voleva avvolgersi in quella giacca e dall’altro non voleva mostrarsi debole. In più non se la sentiva di lasciare Daniel al freddo, non quando mancavano appena due mesi alle nozze, erano nella stessa situazione e non era giusto che lui soffrisse di più per accontentarla.

<< Non è necessario, sul serio >> si difese lei, le mani ormai gelate stavano perdendo sensibilità e poteva distintamente vedere la nuvoletta del suo respiro, peggio di così non poteva andare pensò Peggy Carter.

<< Non fare l’eroina e mettilo, almeno uno di noi deve restare al caldo >> le consigliò Daniel, perché proprio lei Peggy non riusciva a spiegarselo, ufficialmente Daniel era al comando ma tutti sapevano che a comandare quell’operazione era lei, anche se nessuno lo avrebbe mai ammesso specialmente davanti a lei, ormai li conosceva fin troppo bene.

<< E se mi rifiutassi? >> rispose cercando di muoversi il meno possibile.

<< Miss Carter, è un ordine >> replicò Daniel prima di prendere l’iniziativa e posarle la giacca sulle spalle, colpita e affondata pensò Peggy.

<< Se è un ordine allora … >> fu la sua replica prima di cercare velocemente le labbra di Daniel che sorrise quando si separarono, era veramente l’uomo giusto per lei.

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Capitolo 7
*** Everything she really needs ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me Titolo capitolo: Everything she really needs.
Personaggi: Ana Jarvis
Rating: NC13
Note: post!Series,
Note2:la si può pizzare dopo gli eventi della Season 2 e poco dopo il flashback anni'70 di Endgame
Note3: scritta il cow-t di landedifandom





qe




Avrebbe tanto voluto dei figli.

Non per sé perché Ana sentiva che non sarebbe stata una buona madre ma per Edwin, il signor Jarvis meritava sicuramente di avere una bella famigliola felice, di tornare a casa dopo aver aiutato il signor Stark o miss Carter e trovare ad accoglierlo uno o due marmocchi. E per lui lei lo avrebbe fatto, era sicura che sarebbero stati una bella famiglia.

Poi quel proiettile l’aveva danneggiata per sempre ma lui era rimasto, potevano continuare ad essere felici loro due da soli l’aveva rincuorata e lei gli aveva creduto, avrebbe sempre creduto ad Edwin, l’uomo che l’aveva aiutata a lasciare Budapest e di cui si era innamorata fin dal loro primo incontro.

E per anni erano stati felici, c’era così tanto da fare che un figlio sarebbe stato un peso per entrambi, Edwin aveva troppe cose a cui badare e se avessero avuto un figlio avrebbe dovuto smettere con la vita avventurosa al seguito di miss Carter, poi Mrs Sousa, e un giorno lo avrebbe rimpianto.

Non ignorava lo sguardo di finta pietà e vuota compassione che riceveva quando le chiedevano perché non aveva figli ma aveva imparato a farne a meno, quelle oche senza pudore ignoravano come lei fosse felice, lei ed Edwin si bastavano. Lei, Edwin e Bernard perché anche lui era compreso nel pacchetto e quel fenicottero pur essendo un bizzarro animale da compagnia era anche facile voler bene, Edwin non ne capiva i motivi ma dettagli.

C’era stato un momento di autentico rimpianto quando miss Carter, Mrs Sousa, le aveva messo tra le braccia il suo primogenito, in quel momento aveva realmente avvertito la mancanza di un figlio ma era sicura che in qualche modo ne sarebbe venuta fuori e che avrebbe risolto quel problema anche se non sapeva come.

La soluzione era venuta proprio grazie ai coniugi Sousa, impegnati com’erano con il neonato SHIELD erano sempre all’estero a inseguire chissà chi e spesso le avevano lasciato i loro due figli, Estevao e Amanda, e lei si era divertita in loro compagnia, era come se in quei giorni fosse la loro madre, una madre che li viziava e allo stesso tempo non perdeva occasione di far loro notare i propri sbagli.

Forse era questa la soluzione, essere una zia acquisita per quei due bambini così da non rinunciare in tutto e per tutto alla maternità ma poterne vivere solo gli aspetti migliori, forse così avrebbe risolto il suo problema, non era la soluzione che cercava ma le andava bene comunque.

La vera soluzione alle sue preghiera era però stata un’altra: Tony.

Era stata così felice che finalmente il signor Stark si fosse sistemato e tutto fosse diventato molto più tranquillo e borghese e la nascita del piccolo Tony l’aveva resa felice come se fosse figlio suo. Si era subito resa conto che in realtà miss Maria non riusciva a voler bene al figlio come meritava. Per quanto lo amasse la donna era distante, presa dai suoi impegni e sebbene fosse una compagnia migliore del signor Stark non riusciva ad entrare in perfetta sintonia col figlio, per quanto entrambi lo desiderassero.

Si era subito offerta come babysitter e governante e nessuno aveva osato negarle quel posto, di fatto lei ed Edwin avevano cresciuto il giovane Tony il quale quando era piccolissimo spesso l’aveva chiamata “mamma Ana”, Tony era il figlio che non avrebbe mai potuto avere, la soluzione ai suoi problemi ed Ana Jarvis lo aveva amato visceralmente, Edwin ed Anthony erano gli uomini della sua vita. Dopo tanti anni aveva finalmente risolto i suoi problemi in una maniera inaspettata ed era sicura che tutto sarebbe andato per il meglio, lei ed Edwin ormai in età da pensione ma il signor Stark non avrebbe mai osato cacciarli, specialmente perché nessuno sapeva stirare i calzini come lei, Mrs Sousa era a capo dello SHIELD come meritava e suo marito si godeva la pensione ed Anthony a breve sarebbe andato al college.

<< Hai davvero tutte le risposte del mondo, Ana >> le disse Tony quel pomeriggio quando gli portò qualcosa da mangiare, quel ragazzo era così simile a suo padre ma non se n’era ancora accorto.

<< Affatto signor Stark, so risolvere i problemi ma non ho le risposte a niente >> rispose lei prima di dargli un bacio sulla guancia, non sentiva più il peso di essere sopravvissuta da anni ormai.

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Capitolo 8
*** Cuando salì de Cuba ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me Titolo capitolo: Cuando salì de Cuba
Personaggi: Peggy Carte, Daniel Sousa
Rating: NC13
Note: post!Series,
Note2:la si può pizzare dopo gli eventi della Season 2 e poco prima il flashback anni'70 di Endgame, il titolo richiama alla famosa canzone anti-castrista
Note3: scritta il cow-t di landedifandom
Note4: spagnolo e portoghese sono foneticamente simili, d'altronde derivano dal due "dialetti gemelli", galiziano e castigliano, ma hanno grafie differenti per alcune parole quando due parole sono completamente differenti





qe




Quando avevano accettato quella missione a Cuba si erano adeguatamente preparati.

Non sapevano esattamente cosa dovessero fare ma dovevano fingersi due turisti come tanti e soprattutto non destare sospetti, che Daniel Sousa parlasse spagnolo era un bene. Daniel aveva replicato che lui parlava portoghese essendo brasiliano ma non spagnolo, Jack Thompson aveva liquidato la faccenda sostenendo che le due lingue erano uguali e che non era un suo problema. E siccome era appena tornato in ufficio dopo la convalescenza non avevano osato dirgli di no.

La copertura era semplice: uomo d’affari torna a Cuba con la sua nuova moglie americana, stavano accadendo un sacco di cose a L’Avana di quei tempi e per quello nessuno avrebbe pensato troppo a loro, non quando Fidel Castro e i suoi barbudos mettevano a ferro e fuoco l’isola foraggiati dai sovietici. Le strade non erano sicure ma niente avrebbe dissuaso i cubani dal divertirsi tant’è che per strada c’era sempre qualche musicista all’opera o anche artisti di strada, una vivacità che New York o Los Angeles si sognavano.

Avevano evitato di parlare il meno possibile mentre lui cercava di capire lo spagnolo e poi li avevano invitati in quel locale per bere qualcosa e per ballare. Peggy si era subito tirata indietro sostenendo che con la sua disabilità non potessero ballare ma per timore che la copertura saltasse l’aveva dissuasa. E per fortuna mr Jarvis le aveva insegnato i rudimenti della salsa, chissà dove l’aveva imparata quel maggiordomo inglese si disse Daniel osservando sua moglie volteggiare sull’improvvisata posta da ballo.

Peggy si muoveva in maniera un po’ goffa, dilettantesca quasi, ma anche incredibilmente seducente almeno ai suoi occhi.

La maniera in cui ancheggiava il bacino, il modo in cui muoveva le gambe, i capelli che volteggiavano liberi e gli sguardi che gli stava lanciando … se solo fossero stati in albergo avrebbe saputo lui cosa fare pensò Daniel prima di accavallare le gambe per nascondere il suo principio di erezione, il sorriso malizioso che Peggy Carter de Sousa gli lanciò nel rendersi conto della cosa certamente non gli fu d’aiuto.

Sua moglie continuò a muoversi come se la sua missione principale fosse provocarlo e non ottenere informazioni e lui non riuscì a fare altro che rimanere lì seduto al tavolo a guardarla, beandosi dei suoi movimenti, del suo ballo goffo eppure sensuale e di come lei si stesse divertendo. Spesso a new York si erano recati a ballare ma solo ballo da sala perché la sua disabilità non gli permetteva altro, ma come tutti i brasiliani aveva il ritmo nel sangue.

Era così distratto dall’ammirare Peggy che si accorse a malapena del cameriere e della bottiglia di rum “por usted y vos mujer”. Rispose sovrappensiero prima di rendersi conto dell’errore, si era così distratto da aver risposto in portoghese e proprio per una delle poche parole che cambiavano in spagnolo.

Poteva non significare nulla ma poteva anche essere un campanello d’allarme nel caso li stessero seguendo. Veloce si verso un bicchiere e lo bevve tutto d’un fiato prima di alzarsi, per fortuna la musica era appena finita.

Raggiunse Peggy servendosi delle stampelle e il sorriso di lei nel vederlo così preoccupato si spense.

<< Dobbiamo andare, agora >> mormorò prima che lei lo seguisse subito.

Si ritrovarono in strada il più velocemente possibile, con lei che lo prese sotto braccio fingendo che fossero una coppia in vacanza come tante altre. << Cosa è successo? >> domandò Peggy.

<< Niente, forse, ma meglio non rischiare, lo dicevo io che portoghese e spagnolo sono due lingue diverse >> rispose Daniel, una macchina li superò proprio in quel momento e per loro fortuna non sembrava li stesse cercando.

<< Torniamo in albergo e aspettiamo, se necessario prenderemo la prima nave per Miami >> suggerì Peggy.

<< E mentre aspettiamo … mi concederebbe un ballo, senhora Sousa? >> la provocò lui facendola ridere.

<< Tutto quel che desidera lei, senhor Sousa >> rispose Peggy mentre continuavano a camminare

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Capitolo 9
*** Like an honeymoon ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me Titolo capitolo: Like an honeymoon
Personaggi: Peggy Carte, Daniel Sousa
Rating: NC13
Note: post!Series,
Note2:la si può pizzare dopo gli eventi della Season 2 e poco prima il flashback anni'70 di Endgame, il titolo richiama alla famosa canzone anti-castrista
Note3: scritta il cow-t di landedifandom
Note4: Parigi è sempre Parigi




La missione … non era stata esattamente un successo ma almeno erano ancora vivi.

Non erano riusciti a fare progressi per quel che riguardava quel progetto segreto russo ma avevano ormai appurato che esisteva realmente, non era una leggenda o una voce e che Dottie era una delle tante ragazze del Black Widow. Di cosa si occupasse non lo sapevano con certezza, Dottie non era solamente stata addestrata ad essere carina e a sedurre uomini occidentali potenti, c’era qualcosa di più sottile dietro.

Almeno erano a Parigi pensò Peggy Carter, di lì a breve Sousa mentre osservava il panorama dalla finestra. Avrebbero anche potuto risparmiare il viaggio della luna di miele visto che c’erano e godersi quei pochi giorni nella capitale francese.

<< Ho parlato con Jack Thompson. Poteva mandarci un jet militare ma dovrebbe dare troppe spiegazioni, domani dobbiamo andare all’aeroporto di Orly da dove prenderemo un aero per Lisbona, dove faremo scalo in attesa di un volo per Cuba, da lì ne prenderemo una nave per Miami e un altro aereo per New York perché non si fida di un volo diretto >> le annunciò Daniel, Jack era troppo paranoico ma dopo l’incidente Peggy lo capiva benissimo, conoscevano la sua posizione e quello era impossibile, che avessero già una talpa?

<< Bizzarro ma fattibile, e ci ha anche trovato un programma in questi giorni o dobbiamo rimanere qui in attesa? >> rimanere in hotel sarebbe stato saggio ma il personale poteva insospettirsi se la coppia americana di freschi sposini non avesse mai lasciato la stanza, non quando si trovavano nella città più romantica del mondo.

<< Discrezione nostra, ho preso qualche depliant alla reception, dobbiamo sembrare sposi novelli, e a tal proposito mia madre chiede se al ricevimento si può esibire la band di suo cugino >> le rispose Daniel. In tutto quel marasma erano rimasti indietro con i preparativi per il matrimonio, per fortuna c’erano i Jarvis e Howard Stark pensò Peggy, loro se ne intendevano di più.

<< Il cugino Vinicius Gustavo de Pinheiro? Quello che suona la samba? Fosse per me ti direi si ma ti ricordo che i miei sono inglesi …anche se sarebbe divertente >> replicò lei prima di dare un’occhiata ai depliant: una gita in battello, un tour al palazzo di Versailles, il Louvre, “viene a scoprire le ballerine del Moulin Rouge e il loro cancan” e “Parigi a San Valentino”, banale ma adeguato a non far nascere sospetti.

<< Appena arriviamo a Miami avviso mia madre, notato qualcosa, madame Sousa? >> le domandò Daniel con una pessima imitazione dell’accento francese.

<< Penso proprio di si, monsieur Sousa >> rispose lei cercando di imitarlo senza scoppiare a ridere, impresa fallita.

***

Alla fine si erano divertiti, girare per Parigi in quella maniera era stato divertente, avevano dimenticato per qualche ora le loro incombenze e la missione per concentrarsi solamente sulla scoperta di quella città fantastica.

<< Quando sono stata qui durante la guerra questo posto era molto diverso >> dichiarò Peggy prima che facessero sedere lei e Daniel. Da fuori non sembrava chissà che ma all’interno … aveva il suo perché, assolutamente.

<< Lo ricordo bene, era una semplice sala da ballo, hanno sicuramente cambiato l’atmosfera >> aggiunse Daniel mentre dava una scorsa alla lista dei vini.

<< È come se fosse un luogo magico, venuto dal passato questo Moulin Rouge >> mormorò Peggy, forse era Parigi, forse era l’aver finito la missione, forse erano le nozze imminenti ma si sentiva stranamente romantica quella sera.

<< Chi può dirlo? Questa è Parigi >> le rispose Daniel poco prima che le luci si spegnessero e cominciasse la musica. Erano lì per divertirsi e dimenticare, domani avrebbero pensato a come tornare a casa e a cosa scrivere nel rapporto ma in quel momento solamente lo spettacolo importava ad entrambi.

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Capitolo 10
*** Californian Sun ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me Titolo capitolo: Californina sun
Personaggi: Ana Jarvis, Edwin Jarvis
Rating: NC13
Note: pre!Series 2, het
Note2 :dopo il trasferimento dei Jarvis in California eprima dell'arrivo di Peggy
Note3: scritta il lookotberdi landedifandom, prompt23: cappellone da spiaggia





qe




Il trasferimento a Los Angeles a parer suo era stato un bene.

Quella citta calda e invero esotica aveva un effetto rilassante su entrambi, anche se la presenza di Bernard metteva in crisi suo marito, nulla che il signor Jarvis non potesse risolvere a suo tempo. Avevano ricevuto comunicazione riguardante l’arrivo di miss Carter e lei aveva preparato quel che doveva, il signor Jarvis aveva davvero bisogno di “tornare sul campo” perché stava diventando incredibilmente tedioso e ripetitivo, persino sotto il sole californiano. Per questo Ana aveva deciso per una giornata di pausa, solamente loro due, niente signor Stark o una delle sue conquiste, e pensare che quelle signorine erano così divertenti.

Non c’era nulla di meglio di una giornata tranquilla in spiaggia, solamente loro due, un ombrellone, due asciugamani e crema solare per il signor Jarvis che altrimenti si scottava. Si stava rilassando in pace meditando su quando sarebbe stato più opportuno dedicarsi al nuoto quando l’occhio le cadde su suo marito, e sul ridicolo cappellone che il signor Jarvis stava indossando in quel momento.

<< Signor Jarvis, non vi sembra di esagerare? >> domandò curiosa, poteva capire se non avessero avuto l’ombrello ma lo avevano, non era ancora mezzogiorno e le sembrava eccesivo.

<< Nient’affatto signora Jarvis, non bisogna mai esagerare, che figura farebbe il signor Stark se al mio ritorno fossi abbronzato come un marinaio? >> le rispose suo marito, pallido come un fantasma, o come un inglese.

<< Penserebbe che vi siate goduto una tranquilla giornata di mare con vostra moglie >> rispose Ana prima di alzarsi in piedi, molte ragazze indossavano quei cosi, i bikini, e sebbene fosse sicura che su di lei potessero avere un ottimo effetto era anche sicura di non avere abbastanza coraggio, il suo costume intero che si era cucita con le proprie mani era invero molto più appropriato.

Suo marito non le rispose, e Ana decise che doveva agire, ora o mai più.

Da bambina era stata una delle più veloci del circondario, batteva persino i maschi nella corsa, un’abilità che crescendo le era tornata utile in più di un’occasione, e ora era il momento di servirsene. Rapida prese il cappello per poi correre verso il mare e lanciarlo in direzione delle onde, il tutto con il signor Jarvis che la guardava perplesso, non avendo ancora realizzato cosa avesse appena fatto.

<< Signora Jarvis, era proprio necessario? >> la rimproverò suo marito dopo aver realizzato cosa fosse accaduto.

<< Assolutamente si, signor Jarvis. Avete una scelta: o recuperate il vostro discutibile indumento o rimanete sotto l’ombrellone senza. Nella prima ipotesi io però vi raggiungo >> replicò Ana con un sorriso smaliziato.

Sapeva bene cosa avrebbe fatto il signor Jarvis, avrebbe potuto sorprenderla ma suo marito era un uomo prevedibile, caratteristica che lo rendeva adatto per il lavoro che si era scelto e che rendeva la vita del signor Stark molto meno caotica di quanto sarebbe stata senza di loro.

Suo marito infatti ci pensò qualche secondo, poi si alzò a sua volta, si tolse la camicia e i pantaloni che si era ostinato nel voler comunque indossare e con l’andatura di un condannato al patibolo si diresse verso di lei, che ormai era entrata in acqua.

Ana rise apertamente quando suo marito la raggiunse prima di rendergli il cappellone, ora si che andava bene. Potevano dimenticare i problemi del signor Stark e dell’SSR per un giorno, solo uno ma avrebbe fatto in modo che suo marito ne godesse al meglio, il signor Jarvis lo meritava.

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Capitolo 11
*** Yeye zemlya ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me Titolo capitolo: Yeye zemlya
Personaggi: Dottie Underwood, Peggy Carter
Rating: NC13
Note: pre!Series 1, missing moment, femslash
Note2: era da tanto che volevo scrivere di Dottie, il titolo vuol dire 2la sua terra" in russo, almeno così dice Google Traduttore
Note3: scritta il cow-t di landedifandom





qe




Il legame con la sua terra era qualcosa di connaturato per lei, spontaneo e irrinunciabile.

Era nata proprio quando la grande carestia si era abbattuta sulla sua gente, i contadini non avevano di che mangiare ma continuavano a fare figli, che sciocchi. Lei sarebbe mota se qualcuno non avesse intuito il suo potenziale. Non sapeva come fosse finita nella Red Room, se fosse stata sua madre a venderla al partito per pochi soldi o per qualche razione in più o se qualcuno l’avesse notata, sapeva solo che la sua vera nascita era avvenuta tra quelle mura.

Le avevano insegnato fin da subito come sfruttare il suo corpo e a non avere pietà, la patria un giorno avrebbe avuto bisogno di lei e doveva addestrarsi fin a subito a servirla, proteggere la propria terra era la missione più alta che avrebbe avuto nella vita. Aveva appreso come difendersi, come lottare e come servirsi di ogni arma possibile, anche improvvisare se necessario e soprattutto le avevano insegnato chi odiare: i porci nazisti e i cani occidentali. I primi erano intrinsecamente malvagi e i secondi non meritavano la loro ricchezza, come poteva una società che si diceva illuminata attuare una spartizione delle ricchezze così ingiusta?

Il suo popolo meritava quella ricchezza, da distribuire secondi i parametri che il partito aveva deciso, perché a chiunque fosse distribuito il necessario, la terra era abbastanza ricca per tutti, madre Russia avrebbe saputo nutrirli.

Aveva dimostrato il suo valore quando aveva ucciso Anya. Anya le piaceva, erano amiche o qualcosa di simile ma gli ordini erano ordini e lei doveva obbedire, solo così avrebbe servito la sua terra. Romperle l’osso del collo era stato facile, a differenza di lei Anya era debole, prima o poi avrebbe sicuramente fallito e quindi le aveva fatto un favore, per servire la propria terra un elemento debole sarebbe stato d’intralcio.

Durante la guerra non le era stato permesso di entrare in azione, non era ancora il momento le aveva detto e sebbene fosse ansiosa di servire la propria terra e il proprio popolo aveva dovuto attendere, l’addestramento l’aveva resa una perfetta macchina per uccidere, lei e le altre erano la prova della superiorità della loro potente terra sovietica.

La missione che le avevano assegnato era di quanto di più facile potessero avere per una come lei. Nel suo addestramento c’era anche l’apprendimento della cultura americana nel caso fosse dovuta andare in missione, e aveva imparato da tempo a celare il proprio disgusto per quei borghesi decadenti.

La sua terra le era mancata fin dal momento in cui era scesa dall’aero ma aveva una missione e l’avrebbe portata a termine. Sedurre Howard Stark era stato fin troppo facile, come poteva un uomo del genere essere così potente era un mistero, non era la metà di tanti funzionari di partito della sua terra; il vero problema era stato Peggy Carter.

Peggy Carter era tutto quello che lei aveva invidiato per anni: una famiglia amorevole, una vita spesa ad attendere che le cadesse tutto addosso, non come lei che fin da bambina aveva dovuto combattere, per fortuna madre Russia e il comunismo sapevano come ricompensarla. Ora che era in America era libera di essere quel che voleva, senza dimenticare la propria missione e forse occupandosi di alcune faccende personali. Era rimasta stupita da come nessuno le avesse fatto domande, un nome su un foglio di carta, documenti palesemente falsi eppure nessuno aveva avuto il minimo dubbio sulla sua identità, per tutti lei era davvero Dorothy Underwood, detta Dottie, gli americani erano così ingenui, così facili da ingannare.

Peggy le aveva offerto la sua amicizia senza indagare o avere sospetti, come potesse una donna come lei essere così ingenua le appariva inconcepibile, le sarebbe dispiaciuto ucciderla ma gli ordini erano ordini e non li avrebbe certo messi in discussione.

<< Ti auguro una buona serata, Peggy >> le disse, e lo credeva davvero, o almeno … per lei lo sarebbe stata di sicuro.

Peggy aveva capito tutto, aveva visto i segni lasciati dalle manette, una vecchia abitudine a cui non aveva saputo rinunciare ed era andata così vicina al suo obbiettivo quando gli uomini dell’SSR erano intervenuti, poco male si era detta prima di cominciare a recitare. Credessero pure che fosse un’ingenua contadinotta del Midwest che non aveva mai messo il naso fuori casa prima di allora, gli americani erano così creduloni. Era sicura che Peggy Carter se la sarebbe cavata, quelle come lei se la cavavano sempre, e allora … avrebbe reso lo scontro finale più divertente, e lei meritava di divertirsi, la sua terra glielo doveva.

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Capitolo 12
*** Um lugar limpo e bem iluminado ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo:
Um lugar limpo e bem iluminado
Personaggi: Peggy Carte, Daniel Sousa
Rating: NC13
Note: post!Series,het
Note2: poco dopo gli eventi del primo film di Ant Man
Note3: scritta il cow-t di landedifandom
Note4: il titolo sta per "un luogo pulito e ben illuminato", almeno così dice Google Traduttore



 

Non avrebbe mai pensato di poter arrivare ad avere davvero tutta quella tranquillità, assolutamente meritata.

Era dalla guerra che non si rilassava, lo SHIELD era stato la sua vita per anni, decenni forse e per quanto trovasse quella vita stancante l’aveva emozionata e le aveva dato uno scopo per cui andare avanti. Aveva proseguito su quella strada contro tutto e tutti, dopo essersi sposata quando i suoi superiori l’avrebbero voluta a casa a fare la calza o almeno dietro una scrivania, quando era rimasta incinta di Cipriano e poi di Alison e nemmeno allora aveva rinunciato, aveva l’occasione di dimostrare a quegli ingrati che poteva essere un buon agente pur essendo moglie e madre e non avrebbe rinunciato per non sentire le loro lamentele.

Daniel per fortuna le era stato d’aiuto, non l’aveva mai forzata a scegliere e sebbene non accettasse alcune sue scelte le aveva sempre rispettate dandole tutto il rispetto e l’amore di cui aveva bisogno. Avevano attraversato il mondo insieme, dando la caccia ai pochi irriducibili dell’HYDRA rimasti dopo la guerra e cercando di capire chi fossero i capi di Dottie. Sovietici, questo era sicuro ma qualsiasi fosse il posto che avevano visitato tanto tempo prima sembrava che nessuno sapesse darle informazioni, pochissimi fuoriusciti ne erano a conoscenza e non c’erano pettegolezzi di sorta, solo che la struttura era stata chiusa ma il programma era ancora attivo e che gli agenti potevano essere ovunque.

Quello era stato uno dei pochi casi che non era riuscita a risolvere, nemmeno Howard aveva ottenuto maggiori informazioni eppure lei era sicura che fossero quasi incappati in qualcosa di grosso ma non abbastanza da fermare il collasso del loro vecchio nemico.

Fosse stato per lei sarebbe rimasta fino alla fine ma il mondo stava cambiando troppo in fretta e il suo corpo stava invecchiando, era sicura che l’avessero fatta direttore dello SHIELD per non averla tra i piedi e nella speranza che rifiutasse. E lei ci aveva pensato, ne aveva discusso per giorni con Daniel, temendo che quella promozione meritata ma insperata finisse per allontanarli, Daniel per quanto di mentalità aperta era pur sempre cresciuto in un certo ambiente: poteva sopportare che sua figlia non vestisse come le sue amiche di scuola ma non che si comportasse come un maschiaccio. Daniel l’aveva rincuorata incoraggiandola ad accettare, meritava quel posto, nessuno lo meritava più di lei aveva aggiunto e a lui non dispiaceva avere una moglie in carriera le aveva confidato quella notte mentre riposavano abbracciati. E così mentre la guerra in Vietnam proseguiva, i movimenti per i diritti civili scuotevano il loro mondo e le femministe bruciavano reggiseni Margaret Sousa, nata Carter e nota come Peggy, era divenuta direttore dello SHIELD.

Il suo nome da sposata era solo per i documenti, Mrs Margaret Carter incuteva più rispetto di Mrs Margaret Sousa aveva scoperto a sue spese ed essendo la prima direttrice era opportuno che fosse rispettata dai suoi sottoposti. L’azione le mancava, essere sul campo era stata la sua ragione di via per oltre vent’anni ma essere il capo aveva i suoi vantaggi.

Daniel aveva continuato a lavorare sul campo finché una brutta ferita avvenuta durante una missione in Cambogia non lo aveva costretto al pensionamento. E sebbene tuti sperassero che anche lei si congedasse per stare con lui lei era rimasta. Daniel non aveva bisogno di un’infermiera durante la riabilitazione, anzi un aiuto costante lo avrebbe reso più insofferente e lei ne conosceva bene il carattere testardo nonché la tendenza a minimizzare; Alison le aveva rivelato che la gamba era peggiorata già a metà degli anni sessanta e che lei lo aveva scoperto solamente per caso in quanto aveva sorpreso suo padre intento ad assumere dosi maggiori di calmanti, e Daniel l’aveva fatta giurare di non dire nulla a nessuno.

Il pensionamento non era giunto all’improvviso, motivo per cui aveva avuto tempo di organizzarsi al meglio, per fortuna Cipriano si stava facendo valere sebbene suo figlio ci tenesse sempre a far sapere che doveva il suo posto non tanto ai suoi genitori ma alle sue capacità … poteva aver mosso qualche filo ma il grosso lo aveva fatto lui.

Quella casa che avevano trovato in New Jersey le sembrava assurda ma in qualche modo rispondeva alle loro nuove esigenze. Un luogo tranquillo, pulito e illuminato quanto bastava, un’oasi di pace e tranquillità dove invecchiare con l’uomo che amava e godersi la pensione.

<< È quello che volevi? >> le domandò Daniel mentre osservavano gli scatolini del trasloco e quello che sarebbe dovuto essere il salotto.

<< Nient’affatto, ma è quello di cui avevo bisogno, ora lo capisco >> ammise Peggy Carter prima che suo marito l’abbracciasse, tutto sarebbe andato per il meglio, il mondo era cambiato anche grazie a loro ed era sicura che il meglio dovesse ancora venire.

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Capitolo 13
*** Come Fly with Me ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: 
Come Fly with me
Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa
Rating: NC13
Note: post!Series,het
Note2: ambientata dopo la Season 02
Note3: scritta il cow-t 2021 di landedifandom
Note4: il titolo del capitolo riprende quello della raccolta, era da un pezzo che volevo farlo

 

Erano abituati ad aeroporti deserti.

Lavorare per l’SSR aveva i suoi vantaggi, pochi, e i suoi svantaggi, troppi, questo Peggy Carter lo sapeva fin troppo bene. Essere svegliata alle tre del mattino e prepararsi a partire per la Corea entro due ore era uno di quelli, e mancava appena una settimana al suo matrimonio. Aveva cercato di farlo notare a Jack Thompson ma il suo capo si era limitato a farle le congratulazioni e a chiederle di avvisare Daniel da parte sua, d’altronde erano o no in procinto di sposarsi?

Thompson aveva subito riagganciato impedendosi così di sentire la sua rispostaccia, da quando era sopravvissuto per miracolo a quel colpo di pistola Jack Thompson si era fatto incredibilmente sarcastico e indisponente aveva pensato Peggy prima di voltarsi in direzione di Daniel. Dormivano insieme anche se non erano ancora sposati, e con questo? Erano sopravvissuti a una guerra mondiali, all’HYDRA e a Whitney Frost, che dormissero insieme pur non essendo ancora sposati era il minimo.

Daniel non si era fatto pregare, le aveva chiesto aiuto con la valigia e aveva chiamato un taxi, per fortuna a New York un taxi libero si trovava ad ogni ora de giorno e della notte. Per questo ora si trovano al LaGuadia alle cinque di mattino, ancora assonnati e con due valige ciascuno mentre attorno a loro non c’era quasi nessuno, il volo della Pan Am per Los Angeles ancora non si era palesato e a differenza di Daniel Peggy Carter non riusciva a godersi l’alba.

Non era mai stata una persona mattiniera, certo … era capace di alzarsi a qualsiasi ora ma preferiva concedersi i suoi tempi, almeno dopo i fatti di Los Angeles i suoi colleghi avevano imparato a rispettarla, il fidanzamento per certi aspetti aiutava anche se odiava essere visa solo come “la fidanzata di Sousa”.

<< Quando torneremo abbiamo la degustazione delle torte >> mormorò appoggiata sulla spalla di Daniel che le accarezzò teneramente i capelli.

<< Non può occuparsene la tua amica Angie? Si è praticamente occupata lei di tutto >> le domandò Daniel. Angie Martinelli di fronte alla prospettiva del matrimonio si era autonominata damigella d’onore e l’aveva aiutata a organizzare ogni dettaglio, o meglio si era occupata di persona di tutto lasciandole decidere i dettagli, su cui comunque finiva per mettere bocca.

<< Qualcosa dovremo pur fare, ha selezionato tre possibili torte, anche se non capisco la differenza tra i sapori che ha scelto >> si lamentò Peggy, a lei sarebbe bastato un semplice matrimonio civile, cinque minuti in municipio, pranzo di nozze al Central Park seduti su una panchina qualsiasi e poi di nuovo a lavoro. Peccato che sua madre e la madre di Daniel fossero state di diverso avviso, e avevano dovuto cedere.

<< Fidiamoci di lei, il luogo per il ricevimento mi piace >> mormorò Daniel mentre il sole faceva lentamente capolino.

<< Facciamo ancora in tempo ad andare a Las Vegas e a sposarci lì >> gli fece notare lei poco prima che annunciassero che potevano cominciare l’imbarco del loro volo. << Non tentarmi Carter, non ce lo perdonerebbero mai, Stark però riderebbe per mesi >> le fece notare Daniel prima che lo aiutasse ad alzarsi.

<< Anche quello è vero, cosa sai della missione? >> domandò lei cambiando argomento.

<< Molto poco, sembra che riguardi gli accordi di pace e una delle ultime cellule dell’HYDRA rimaste, vecchi contatti dai tempi dell’alleanza tra Germania e Giappone >> le spiegò Daniel. C’era qualcosa di strano in tutto quello, Peggy riusciva a percepirlo ma Daniel non era mai stato tipo da discutere gli ordini e ora era troppo tardi per esprimere dei dubbi ma si ripromise di indagare meglio sulla faccenda una volta tornati a casa, e dopo il matrimonio.

<< Pensavo che Zola avesse detto tutto >> dichiarò lei poco prima di mostrare il biglietto alla hostess che sorrise educata, c’era comunque qualcosa che non combaciava col resto delle informazioni che avevano loro due.

<< Forse c’era qualcosa di cui lui non era a conoscenza >> le fece notare Daniel, Peggy in quel momento però non voleva pensarci. Voleva solo godersi il volo fino a Los Angeles, dormire abbracciata a Daniel e svegliarsi in California. Daniel Sousa si limitò ad un’alzata di spalle prima che salissero sull’aero. Ci avrebbe pensato dopo si ripromise Peggy poco prima che il sole facesse finalmente capolino. Quell’alba stranamente le piaceva, almeno l’aeroporto cominciava a riempirsi.

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Capitolo 14
*** New Possibilities ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: 
New Possibilities
Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa
Rating: NC13
Note: AU!Western,het
Note2:
 scritta per il "rockotber around the clocktober" di landedifandom con prompt Alternate Universe - AU Western USA"
 
 

Margaret Carter, detta Peggy, non assomigliava a nessuna delle inglesi che erano arrivate in città negli ultimi anni.

Sfidando ogni legge umana e divina indossava pantaloni da uomo, cavalcava come un uomo ed era anche auna discreta tiratrice. Le voci dicevano che era arrivata a seguito di una delusione d’amore quando il suo fidanzato era scomparso durante le guerre indiane, altre che avesse combattuto in India durante la rivolta e che una volta divenuta vedova si fosse trasferita, solo il prete cattolico conosceva la verità e padre o’Malley giurava che mai e poi mai avrebbe rotto il segreto della confessione, facendo infuriare i suoi parrocchiani irlandesi e il pastore Clemens della chiesa battista. Miss Carter, come voleva essere chiamata, non era nemmeno una maestra di scuola o una sarta come tutte le donne nubili rispettabili, no, fin dal suo arrivo era riuscita a farsi assumere presso il comando dei Pinkerton locali ed era anche brava, sparava, cavalcava e non era inusuale che in una rissa picchiasse più forte di tanti uomini.

Come prevedibile le persone di cui si circondava non erano assolutamente presentabili; non tanto i coniugi Jarvis, lui maggiordomo discendente da una dinastia di maggiordomi con la sua moglie ebreo, o ungherese, quello era argomento di dibattito in città perché Mrs Jarvis non andava in chiesa e spesso parlava in una lingua sconosciuta, quanto quel Daniel de Souza. Figlio di portoghesi fuggiti in Brasile durante il dominio di napoleone aveva combattuto in una delle tante guerre di quel paese che nessuno di loro sapeva indicare su una carta geografica, per poi vagabondare fino alla loro rispettabile cittadina. Mr Stark, l’uomo più ricco della città, però li proteggeva e quindi bisognava sopportarli ma non per questo non si poteva impedire ai rispettabili cittadini di evitare quei quattro.

<< Miss Carter, ci sono novità? >> domandò quella mattina Edwin Jarvis quando Peggy Carter entrò nella locale sede dei Pinkerton, cappello ben calato sulla testa, pantaloni da uomo e una pistola alla fondina.

<< Dipende per cosa, dicono che in città si trovi un agente dello zar, cosa la porti qui non lo so ma potrebbe esserci una connessione >> rispose Peggy, era una pista esile ma… erano passati già quattro anni e di Steve nessuna traccia ma non poteva smettere di cercare.

<< Forse, ma potremmo concentrarci su altro, “rapina in banca” per esempio >> replicò Jarvis, Peggy sapeva che l’uomo aveva ragione ma se anche esisteva una sola possibilità di poter rivedere Steve o almeno sapere cosa ne era stato di lui lei era disposta a fare di tutto.

<< Le rapine di banca sono noiose, non è più divertente quando nel vederti si arrendono tutti >> rispose Peggy, i primi tempi si che si divertiva, i rapinatori che si facevano gioco di lei, la provocavano e che la sottovalutavano. Poi scoprivano quanto fosse brava con la pistola e come fosse abile nella lotta e ora avevano tutti paura di lei.

<< Ma portano buona pubblicità, dovrebbe… guardarsi intorno, andare oltre >> suggerì Jarvis e sapevano entrambi a cosa si riferisse. Daniel de Souza le faceva il filo, lo avevano notato tutti lei compresa ma non poteva, non sarebbe stato giusto legarsi a lui quando il suo cuore ancora pensava a Steve. Daniel era un brav’uomo, coraggioso e valoroso ma lei doveva trovare Steve e dopo… dopo avrebbe pensato a cosa fare. In altre circostanze era sicura che lei e Daniel sarebbero stati una bella coppia ma… era tutto così complicato.

<< Prima devo chiudere con Steve, fosse per abbracciarlo, baciarlo o piangere sulla sua tomba ma devo sapere cosa ne sia stato di lui >> ammise a voce bassa.

<< A me sembrano tutte scuse per non aprirsi a nuove possibilità. E se non avesse fortuna? Come si sentirebbe una volta diventata una vecchia zitella e aver scoperto che Steve Rogers è morto? Non penserebbe di aver sprecato la sua vita? Almeno avrebbe qualcuno accanto e nessuno ha mai parlato di matrimonio >> si intromise Mrs Jarvis con un inglese che non avrebbe sfigurato alla corte della regina Vittoria mentre era intenta a sistemare alcuni pizzi sulla fondina del marito.

Forse non aveva tutti i torti pensò Peggy, era bello avere degli amici ma … era arrivata vicinissima a sposarsi prima di conoscere Steve ed era sicura che Charles avrebbe voluto la sua felicità, forse… era per dovere e basta, anche se… .

Stava per ribattere quando la porta si aprì rivelando proprio Daniel de Souza. Affascinante, elegante ed educato come solo i nobili decaduti Peggy doveva ammettere che Daniel poteva essere un buon marito per una come lei. Daniel non le avrebbe mai vietato di fare quello che piaceva o avrebbe tentato di dominarla ma… era sciocco inseguire una chimera ma doveva farlo, prima di tutto per sé stessa. Lo salutò imbarazzata mentre i Jarvis si defilavano con discrezione.

<< Hai scandalizzato anche oggi le Figlie della Confederazione? >> domandò Daniel ironico senza fare esplicito riferimento alla sua nuova abitudine di sparare ai barattoli come un vero mandriano texano.

<< No, ho molto scandalizzato le Figlie della Confederazione >> rispose lei con un sorriso complice. In città si potevano dire molte cose su Margaret carter, detta Peggy, e a lei solitamente non importava ma per quel che riguardava Daniel de Souza… si trovava su quel limite sottile che separava l’amicizia dall’amore e oltrepassarlo richiedeva uno sforzo per cui quel giorno non si sentiva ancora pronta, forse il giorno dopo, o dopo dieci minuti, ma non in quel momento.

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Capitolo 15
*** 13 ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: 
13
Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa
Rating: NC13
Note: het, future fic
Note2: 
 scritta per il cow-t di landedifandom
 

Daniel Sousa non si considerava un uomo superstizioso.

Conosceva le tradizioni del suo paese d’origine, e del paese di origine dei suoi nonni ma le aveva sempre considerate sciocchezze per bambini e per ignoranti, niente che non potesse essere confutato con un minimo di ragionamento critico. Sua madre non smetteva di ricordargli di essere prudente e di non prendere certe cose alla leggera, solo perché aveva studiato non voleva dire che doveva dimenticarsi delle sue origini e delle sue tradizioni e solitamente finiva per darle ragione più per farla smettere che per vera convinzione.

Tra le tante regole assurde in cui i suoi genitori e i suoi nonni avevano sempre creduto c’era quella legata al numero tredici. Non capiva per quale motivo fosse così temuto dai suoi genitori quando quel numero non apparteneva al loro retaggio ma a quello statunitense con cui i suoi genitori poco avevano avuto a che fare.

Quel giorno si era svegliato di buon’ora senza sapere che a breve le sue certezze sarebbero state messe a dura prova.

Aveva strappato con noncuranza il foglietto dal calendario e aveva letto velocemente la frase del giorno sotto il numero tredici, per lui quello era un giorno come gli altri si era detto prima di accartocciare il pezzo di carta e lanciarlo in direzione del cestino. Non aveva fatto centro ma non poteva riuscirci sempre si era detto prima di dirigersi verso la porta.

Col senno di poi era disposto ad ammettere che forse la superstizione non era tutta da buttare ma sul momento non ci aveva pensato, come avrebbe potuto?

L’ascensore era come ogni giorno rotto ma il portiere gli aveva assicurato che proprio quel giorno sarebbero venuti a riparlarlo quindi non era stato nulla di imprevisto. Perdere la metro era stato un problema ma niente di così tragico, partiva sempre con un po’ di anticipo da casa, specialmente se Peggy non si fermava a dormire da lui, in quel caso andavano insieme ma se era da solo non gli conveniva prendere la macchina. Solitamente il prossimo treno passava dopo cinque minuti, ma non quel giorno, quel giorno sembrava davvero che il numero tredici avesse deciso di dimostrargli che era realmente un numero sfortunato.

Aveva dovuto aspettare tredici minuti per il nuovo treno a causa di alcuni lavori sulla linea, quando aveva letto il display la tentazione di mettersi a piangere per la frustrazione era stata alta, avrebbe fatto prima a risalire e prendere un taxi ma forse poteva ancora farcela si era detto restando in attesa. E dopo tredici minuti il treno era arrivato, pieno come non mai al punto che spingendo e spintonando non aveva trovato posto a sedere ma solamente un palo a cui appoggiarsi, o meglio si era scontrato con il palo al tredicesimo spintone.

Era risalito il più velocemente possibile, appena in tempo per farsi investire da una pozzanghera a causa di un taxi lanciato a tutta velocità in direzione della tredicesima strada e di cui non era riuscito ad annotare la targa salvo due cifre, nemmeno a farlo apposta era proprio “13”. Niente che una lavanderia non avrebbe saputo sistemare ma non aveva tempo si era detto prima di affrettare il passo.

Era riuscito ad arrivare in tempo di fronte all’edificio ma poi l’ascensore aveva fatto i capricci e quando era finalmente arrivato c’era così tanta gente che non era riuscito ad entrare, solamente tredici persone erano riuscite ad entrarci, e cominciava a credere che quella fosse una congiura ai suoi danni. Quando finalmente era arrivato in ufficio gli altri avevano finto di non notare i suoi abiti zuppi e la sua espressione stravolta, tranne Peggy che gli aveva lanciato un’occhiata che valeva più di mille parole e per fortuna si era limitata a quella.

<< Jack torna oggi, abbiamo preparato un biglietto di bentornato e la torta, devi aggiungere tredici dollari per il regalo >> si era limitata a dire la sua futura moglie mentre erano di fronte alla macchinetta del caffè. E come prevedibile il suo caffè era non solo bollente ma anche insipido, tutte le sfortune del mondo sembravano essersi radunate apposta su di lui in quel giorno.

<< Dieci dollari posso darteli subito, per il resto controllo nelle tasche quando torno al mio posto, a che ora arriva? >> domandò, per fortuna avevano trovato Jack Thompson in tempo, ancora in minuto di ritardo e chissà cosa sarebbe accaduto, purtroppo non era stato in grado di identificare chi gli avesse sparato ma aveva avuto la sensazione che fosse un volto conosciuto, ancora tredici millimetri e il colpo sarebbe stato fatale aveva detto il medico.

<< Alle tredici, minuto più minuto meno >> lo informò Peggy con aria svagata, ma allora era un segno. Peggy lo guardò stranita quando si allontanò cercando di non imprecare, rovistando nelle tasche Daniel Sousa di avere esattamente tredici monete, la somma delle quali era esattamente tre dollari.

<< Sai che per la mia cultura d’origine il numero sfortunato è il diciassette >> cominciò lui, mancavano tredici minuti alle tredici e sebbene quello fosse un discorso più ampio meglio cominciarlo subito si disse.

<< Certamente, non ho mai capito il motivo ma si, anche in Francia il numero sfortunato è il diciassette mentre qui e in Inghilterra il tredici >> rispose Peggy prima di porgergli il biglietto di bentornato per Jack da firmare, la sua sarebbe stata la tredicesima firma notò Daniel con rassegnata accettazione.

< I miei genitori a differenza di tanti altri portoghesi hanno sempre considerato il tredici il numero sfortunato, da bambino non li capivo mentre da adulto mi sono detto che credere a certe superstizioni era una follia >> proseguì.

<< Fino ad oggi >> replicò Peggy, sempre brillante e percettiva notò Daniel con piacere, era impossibile ingannare Peggy Carter.

<< Oggi mi stanno accadendo cose strane, imprevisti a ripetizione e strane coincidenze. Ora, io non sono superstizioso ma quello che mi è capitato metterebbe in crisi chiunque >> ammise lui. Peggy lo guardò con una strana intensità negli occhi per poi scoppiare a ridere, le venne spontaneo unirsi a lei in quella risata liberatoria.

<< Coincidenze, non dargli peso, o il mondo ha deciso di metterti alla prova, chi può dirlo? Ricordati che domani dobbiamo andare a scegliere la torta… il pasticcere mi ha telefonato per dirmi che ne ha preparate tredici >> aggiunse Peggy cercando di controllarsi.

<< Non sei per niente spiritosa, sappilo >> la rimproverò bonariamente Daniel prima che l’orologio dell’ufficio suonasse le tredici e tutti loro si mettessero in posizione, Jack Thompson era pur sempre il loro capo dopo essere stato ferito in azione.

Daniel Sousa non si considerava un uomo superstizioso, ma quel giorno sembrava davvero che il mondo si fosse messo d’accordo per fargli cambiare idea sull’argomento.


 

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Capitolo 16
*** A Necessary Meeting ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: 
A Necessary Meeting
Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa, Jack Thompson, Howard Stark
Rating: NC13
Note: het, future fic
Note2: 
 scritta per il cow-t di landedifandom




 

Quando era arrivata la chiamata avrebbe tanto voluto negarsi ma Jack Thompson aveva saputo trovare le parole magiche.

Per questo Peggy Carter si era decisa a partecipare a quella riunione, anche se sentiva di non averne alcuna voglia. C’erano tutti notò quando entrò nella stanza, persino Howard Stark appena arrivato da LA. Si sedette vicino Daniel che le sorrise incoraggiante, in fondo quel successo era anche merito suo.

<< Ora che ci siamo tutti possiamo cominciare questa riunione >> dichiarò Jack, per fortuna si era ripreso abbastanza da poter ricominciare a lavorare, peccato che non sapesse chi fosse stato a sparargli in quella stanza d’albergo.

<< Siamo sicuri che voglia collaborare? Non sarebbe la prima volta che ci inganna >> disse lei, Dottie Underwood era troppo scaltra per farsi catturare in quella maniera, doveva esserci un trucco altrimenti non poteva spiegarsi.

<< Sembra strano ma si, la morte di Stalin ha inferto un duro colpo a tanti agenti e se possiamo approfittarne allora non possiamo sprecare quest’opportunità >> intervenne Daniel, ragionamento sensato ma pericoloso.

<< So che non ti fidi ma è la nostra unica possibilità >> si intromise Stark, e anche questo era vero.

<< Come volete, ma voglio essere io a interrogarla >> asserì lei, con lei Dottie poteva essere realmente sincera, o almeno non fingere troppo.

<< Come desideri, attenta… morde >> replicò Jack ansioso di finire quella riunione e felice che ci fosse una volontaria.

<< So cavarmela benissimo da sola, riunione terminata >> concluse lei prima che Daniel le comunicasse con gli occhi di stare attenta, come se non lo fosse sempre si disse.

Quella era la loro più grande opportunità di scoprire qualcosa sul programma sovietico Black Widow e non se la sarebbe fatta scappare si disse Peggy Carter prima di dare un’occhiata al verbale di arresto di Dottie Underwood, o come realmente si chiamava.

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Capitolo 17
*** her happy ending ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: 
her happy ending
Personaggi: Peggy Carter
Rating: NC13
Note: het, future fic
Note2: 
 scritta per il cow-t di landedifandom
 

Non aveva mai creduto che potesse esistere anche per lei un lieto fine, non uno così convenzionale.

Margaret Carter, detta Peggy, si era sempre sentita come un pesce fuor d’acqua, ansiosa di dimostrare il proprio valore e le proprie capacità nonostante l’essere nata donna secondo alcuni la rendesse unicamente decorativa.

Fin da bambina aveva cercato di mostrare il suo valore sebbene per sua madre si comportasse come un maschiaccio e per questo nessuno l’avrebbe sposata sebbene Michael fosse sicuro che lei fosse destinata a grandi cose. E ci aveva provato ad avere la vita che sua madre sognava per lei, aveva rinunciato al lavoro e stava per sposare Fred come ogni brava ragazza.

Fred non era il massimo ma si volevano bene e la capiva e allora le era sembrato il miglior partito che potesse avere, aveva appena finito la scuola, c’era la guerra e aveva bisogno di certezze. Michael era rimasto deluso dalla sua scelta ma le aveva comunque promesso di partecipare al matrimonio sebbene si fosse detto sicuro che un giorno se ne sarebbe pentita. Peccato che non ci fosse stato nessun matrimonio, era ironico che proprio quando stava per ottenere quello che la società si aspettava di lei fosse avvenuto un avvenimento che le aveva ricordato cosa volesse davvero, e non era diventare la signora Fred Wells.

La morte di Michael era stato un spartiacque per lei, nonché lo stimolo di cui aveva bisogno per riprendere in mano le redini della propria vita, Fred aveva provato a capirla ma per quanto l’appoggiasse non voleva una moglie con la divisa dell’esercito, lui si era arruolato e il compito di lei era rimanere a casa ad aspettarlo, una mentalità che lei aveva rifiutato, erano entrambi bravi e non c’era alcun bisogno che fosse lei a doversi sacrificare, forse per questo la cancellazione delle nozze non le era pesata così tanto, pensava già ad altro, al futuro.

Si era quindi arruolata perché quella era la sua unica opportunità di ottenere la propria indipendenza e avere la vita che aveva sempre desiderato nonché poter onorare Michael, fingere che la sua morte non fosse stata invano, che lei avrebbe proseguito ciò che lui aveva cominciato.

Ovviamente non era stato facile, non era l’unica donna ma era sicura di appartenere a quelle poche che prendevano seriamente la faccenda, no come Lorraine che amava il potere in sé e l’opportunità di potersi sposare bene, la comprendeva ma lei non era così. Si era guadagnata la stima dei suoi superiori perché era brava ma sapeva che qualsiasi soldato semplice valeva più di eli e odiava quella situazione. Poi aveva salvato Erskine e il governo di re Giorgio aveva spedito lei e lo scienziato a new York, un prestito per gli yankee aveva scherzato.

Era lì che aveva conosciuto Steve Rogers e aveva cominciato a pensare che forse avrebbe potuto avere una vita sentimentale e allo stesso tempo continuare a fare quello che faceva e in cui era anche brava.

Steve aveva avuto fiducia in lei e lei era sicura che fosse quello giusto, ed entrambi avevano avuto ragione sull’altro. Lei e Steve sulla carta erano una coppia perfetta ma non ne avevano avuto il tempo, tra una cosa e l’altra erano stati insieme pochissimo, se così si poteva dire dato che si erano baciati un’unica volta, la prima e ultima aveva pensato quel giorno mentre come tutti gli altri sentiva Steve che si sacrificava per gli Stati Uniti, per la salvezza del mondo e per lui.

Era stata inconsolabile per tanti anni, Howard aveva fatto di tutto per aiutarla, aveva cercato personalmente Steve per poterle almeno dare un corpo da piangere ma era stato tutto inutile, non aveva trovato nulla e lei si era dovuta rassegnare.

Era rimasta negli Stati Uniti e si era unita all’SSR più per avere qualcosa da fare che per vera vocazione sebbene le parole di Reinhardt fossero abbastanza criptiche e meritassero una maggiore indagine. Purtroppo tutti la guardavano unicamente come “la donna di Captain America” ignorando volutamente il suo valore e i meriti che si era conquistata sul campo come tutti loro. Jack Thompson la preferiva a fare tappezzeria e le sue colleghe le chiedevano più di Captain America che dei propri risultati. Si era così rassegnata a quella vita, una vita tranquilla e anonima, almeno prima che Howard finisse nei guai, lo diceva lei che quell’uomo era imprevedibile e che le donne erano il suo punto debole, quello e la sua capacità di abbassare la guardia appena vedeva una bella donna.

Lei e Jarvis formavano una bella squadra e aveva cominciato a guardare Daniel Sousa in maniera diversa. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto guardarsi intorno e andare oltre con la propria vita ma le sembrava una mancanza di rispetto nei confronti di Steve e di tutto quello che avevano condiviso in guerra. Conoscere un altro uomo, amarlo nella stessa maniera in cui aveva amato Steve le sembrava una profanazione di quello che aveva avuto e per questo aveva colto al volo l’occasione quando c’era stato bisogno di personale in California. Daniel tra l’altro era diverso, non sapeva se fosse per colpa della ferita di guerra o se fosse sempre stato così ma con lei era sempre stato rispettoso ed educato, uno dei pochi uomini che avevano riconosciuto il suo valore ad una prima occhiata e l’avevano trattata da pari a pari, quando non superiore. Forse per quello saperlo fidanzato l’aveva colpita tanto, lei non si sentiva pronta ad accettare appieno l’idea che Sousa potesse essere l’uomo giusto per lei e lui già voltava pagina, forse era gentile ed educato con tutte e lei aveva frainteso.

I fatti non le avevano dato ragione, e quel bacio… quello era stato solamente l’inizio di tutto.

Non era stato facile gestire la situazione, specialmente dopo la morte di Jack e le indagini che ne erano seguite ma c’erano riusciti, erano non solo una coppia di colleghi ma anche una coppia tout court e soprattutto erano di pari livello. Tornare a New York in pianta stabile era stato un bene, tra una missione e l’altra erano riusciti a gestire un fidanzamento e poi i preparativi per il loro matrimonio anche se avevano dovuto rinunciare alla luna di miele, la missione in Cambogia poteva essere una buona sostituzione escludendo le sparatorie e le varie fughe.

Aveva davvero ottenuto un lieto fine convenzionale: un matrimonio con un brav’uomo, un lavoro che ufficialmente le consentiva di tornare in tempo per preparare la cena e a breve anche dei figli, era incredibile come nell’arco di appena dieci anni avesse avuto tutto quello che un tempo aveva buttato all’aria, ma lo aveva avuto alle sue condizioni e con un uomo che l’amava e rispettava. Era stata dura arrivarci senza perdere sé stessa ma ci era riuscita.

E appena Daniel sarebbe tornato dal Nevada gli avrebbe detto del bambino e di come volesse continuare a lavorare per lo S.H.I.E.L.D., quello sarebbe stato l’apice della loro felicità e tutto sarebbe stato perfetto, il lieto fine perfetto, di questo Margaret Carter in Sousa, detta Peggy, era assolutamente convinta

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Capitolo 18
*** A strange wedding ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: 
A Strange Wedding
Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa, Howard Stark
Rating: NC13
Note: het, future fic
Note2: 
 scritta per il cow-t 2022 di landedifandom


 

Non avrebbe pensato che quel giorno sarebbe davvero arrivato, non per una come lei.

Non era la prima volta che provava un abito nuziale o si occupava dei preparativi di un banchetto nuziale, Peggy Carter lo aveva già fatto ma questa volta sarebbe stato diverso. Tanto per cominciare quella sarebbe stata una cerimonia tranquilla per pochi intimi, esclusi i suoi genitori.

Come seconda cosa non era nemmeno una cerimonia nuziale tradizionale tra due persone di fede diversa, lei anglicana e Daniel cattolico ma nella sua vita non c’era nulla di ordinario da troppo tempo. Fosse stato per lei avrebbe persino rinunciato all’abito nuziale per sposarsi o in uniforme o col primo abito trovato nell’armadio ma Angie e Ana Jarvis su quello avevano inesorabilmente posto il veto. Aveva quindi optato per qualcosa di semplice, pratico per le sue esigenze ma elegante, e quel completo giacca e gonna le stava divinamente, il bianco panna le donava pensò sistemandosi il velo che pure appariva ridicolo nell’insieme, Ana, Angie e persino Rose erano sicuramente più eleganti di lei. Ana stava bene, col tempo era venuta a patti con quella notizia ma Peggy era sicura che lo avesse fatto più per il marito che per sé stessa, Ana era una di quelle donne a cui bastava avere un marito nella propria vita, dei bambini erano un optional che dipendeva dalla volontà del marito.

In verità non le importava di cosa avrebbe indossato, e trovava quella cerimonia assurda ma il regolamento prescriveva che in caso di relazione fosse opportuno, quindi obbligatorio, sposarsi entro un anno e lei e Daniel avevano obbedito. Era una regola stupida secondo lei ma non c’erano alternative, o zitelle o sposate, come se l’SSR non fosse in grado di immaginare una donna che viveva con un uomo senza sposarsi o chissà cosa.

Che poi Howard Stark avesse deciso che si sarebbe occupato di tutto lui, compreso officiare la cerimonia sul suo yacht in acque internazionali… quello non aveva potuto prevederlo. Avrebbe dovuto intuirlo quando i Jarvis si erano presentati all’SSR poco prima della sua pausa pranzo ma quello… Howard.

<< E quindi, con i poteri da me conferitemi come capitano di questa nave, io vi dichiaro marito e moglie! >> urlò Howard prima che agli altri applaudissero, a Peggy parve di vedere Jarvis asciugarsi furtivamente gli occhi ma non ne era così sicura.

<< E ora? >> domandò lei quando Howard spinse verso lei e Daniel il registro di bordo.

<< Ora firmiamo >> rispose Daniel Sousa altrettanto imbarazzato.

Veloci firmarono entrambi il registro, dopo un secondo d’incertezza aggiunse al suo nome “do Sousa”, avrebbe dovuto cambiare cognome ma a quello avrebbe pensato una volta sbarcati a terra. Non che l’idea le piacesse particolarmente, Daniel l’aveva lasciata libera di scegliere ma sentiva di doverlo fare, fosse solo per la cassetta delle lettere, e per il lavoro avrebbe continuato a servirsi del nome da nubile, quello entrambi lo avevano dato per scontato, per quanto fosse odioso Peggy Carter faceva più paura di Peggy Sousa.

<< Lo sposo può baciare la sposa >> urlò nuovamente Howard. Lei e Daniels si guardarono per un istante prima di obbedire.

Avrebbe voluto approfondire il bacio ma erano in pubblico così si limitò a stringersi a Daniel, avrebbero avuto tempo per il resto dopo quella stramba cerimonia.

Si separarono troppo presto, il tempo di prendersi per mano e subito i Jarvis ed Angie cominciarono a lanciare riso e confetti per poi precipitarsi ad abbracciarli, più defilati c’erano Jack Thompson e Rose la quale si stava asciugando gli occhi con un fazzoletto commossa.

<< Signor Sousa, cosa vorresti fare? >> domandò divertita.

<< Solo stare con te, signora Sousa, se voleste concedermi il primo ballo >> le propose Daniel con un sorriso prima di baciarla sulla guancia, in sottofondo Howard che applaudiva entusiasta.

Non era il matrimonio che sua madre avrebbe sognato, o quello che aveva progettato con Fred ma…era migliore, assolutamente pensò Peggy Carter poco prima che un grammofono facesse partire in ritardo la marcia nuziale. Tutto quello era assurdo, non avrebbe saputo come spiegarlo ma allo stesso tempo era il matrimonio perfetto.

Lei, Daniel, il loro amore e le persone più importanti per loro per assistere al coronamento di quell’amore, su uno yacht proprietà dui un miliardario mezzo matto.

Ana Jarvis le diede un bacio sulla guancia prima di salutare Daniel con un sorriso mentre Jack Thompson per una volta si decise a stringerle la mano con una certa virilità, che non la vedesse più come una fragile bambolina di vetro era un passo avanti, almeno l’essere stato tra la vita e la morte era servito a qualcosa pensò con una certa cattiveria di fondo.

Si, si disse Margaret Carter detta Peggy e da poco signora Sousa, quello era sicuramente un matrimonio strano ma non l’avrebbe scambiato con nient’altro.

<< Solo stare con te, signora Sousa, se voleste concedermi il primo ballo >> le propose Daniel con un sorriso prima di baciarla sulla guancia, in sottofondo Howard che applaudiva entusiasta.

Non era il matrimonio che sua madre avrebbe sognato, o quello che aveva progettato con Fred ma…era migliore, assolutamente pensò Peggy Carter poco prima che un grammofono facesse partire in ritardo la marcia nuziale.

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Capitolo 19
*** Floridian Sun ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: 
Floridian Sun
Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa
Rating: NC13
Note: het, future fic
Note2: 
 scritta per la LDF's Battle Royal Team Summer 2022 di landedifandom



 

Se c’è una cosa che Peggy Carter odia è proprio il concetto di doversi prendere una vacanza.

Non che sia contraria ma ha la sensazione che i suoi superiori abbiano deciso che dovesse andare in ferie per non avere a che fare con lei. Persino Jack Thompson che dopo essere tornato in servizio ha prontamente mandato i suoi agenti in vacanza, rigorosamente a scaglioni ma comunque sono tutti andati in vacanza. Lei ha fatto resistenza più che poteva, sicura che al suo ritorno ci sarebbero stati dei pessimi cambiamenti ma era sola contro cento e alla fine ha dovuto cedere. La ricerca di Dottie è sempre prioritaria ma non ha potuto portare i suoi fascicoli, motivo per cui al momento sta cercando di annoiarsi il meno possibile. La Florida è deliziosa, ne capisce perfettamente il motivo per cui piace tanto agli americani, lei era abituata ad altro ma si può abituare, anche se i climi tiepidi dell’Inghilterra sotto sotto le mancano.

<< Almeno fingi >> le suggerisce Daniel che a differenza di lei si è sistemato su una sdraio e si sta divertendo un mondo.

<< Come se fosse facile, non pensi anche tu che sia solo un sistema per liberarsi di noi? >> si domanda alzando gli occhiali da sole. Quell’idea non l’abbandona da un pezzo: lei perché donna e Daniel perché invalido sono di fatto due pesi morti secondo i capi di Washington, anche se hanno dato più volta prova del loro favore, durante e dopo la guerra.

<< Forse, ma sappiamo difenderci, almeno pagano loro >> replica Daniel che infatti quella mattina ha devotamente sfogliato il menù del servizio in camera. Peggy continua ad avere dei dubbi e ringrazia gli occhiali da sole che indossa, almeno Daniel Sousa non ha abbastanza indizi per potersi preoccupare di lei che si preoccupa, e tutto quel pensare le sta facendo venire un’emicrania.

<< Vieni a farti un bagno? >> le domanda Daniel prima di riporre i suoi occhiali sulla sdraio e cominciare a slacciarsi la camicia. Peggy ringrazia nuovamente gli occhiali da sole perché quello che vede… Daniel è un bell’uomo e i due hanno finalmente smesso di combattere i sentimenti che provano per l’altro, potrebbe finire bene, potrebbe finire male ma per il momento vogliono godersi quella relazione, o quello che è.

<< Forse dopo, divertiti >> risponde lei osservandolo mentre il suo partner, e non solo a lavoro, si dirige verso l’acqua. Poi si gira dall’altra parte e chiude gli occhi facendosi cullare dal tepore del sole, prima o poi dovrà farsi un bagno ma non ora, si sta così bene sotto il sole della Florida in quella vacanza forzata. Forse non è stata una cattiva idea si dice Peggy prima di tornare ad osservare Daniel, è solamente per lavoro si dice… e ringrazia gli occhiali da sole altrimenti tutti vedrebbero il suo sguardo che fa invidia ad una liceale.

Se c’è una cosa che Peggy Carter odia è proprio il concetto di doversi prendere una vacanza, anche se potrebbero esserci dei risvolti positivi, basta solamente sapere come individuarli.

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Capitolo 20
*** Taking Care ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: 
Taking Care
Personaggi: Ana Jarvis, Edwin Jarvis
Rating: NC13
Note: het, future fic
Note2: 
 scritta per la maritombola 2022 di landedifandom
 

Una delle certezze della sua vita era che il signor Jarvis non era dotato di un fisico resistente.

Pur avendo fatto la guerra e avendo poi servito il signor Stark c’erano alte probabilità che al ritorno da qualsiasi missione il suo signor Jarvis si ammalasse. Probabilmente manifestava i primi sintomi già in missione ma si sforzava di nasconderli per non comprometterne l’operato, salvo poi passare settimane a letto con la febbre che calava e scendeva peggio delle giostre del Prater di Vienna. Ana Jarvis si era abituata a quello, motivo per cui quando il signor Stark l’avvisava che stavano per tornare prendeva le sue precauzioni. Prima di tutto avvisava il dottore, poi cambiava le coperte sostituendole con altre più pesanti e calde, poi faceva la spesa e dopo aspettava il ritorno dei due eroi, o avventurieri.

Puntualmente dopo due giorni di calma apparente il signor Jarvis si ammalava e lei si convertiva momentaneamente in infermiera, dopo aver avvisato il signor Stark che di solito le dava qualche giorno di ferie. Il problema era che il signor Jarvis si ostinava nel voler negare di essere malato insistendo per poter riprendere i suoi compiti come maggiordomo, fallendo miseramente.

Scartato il letto preferiva passare le mattinate sul divano per poi dover comunque tornare a letto quando era troppo debole.

<< Sicuro che starete bene signor Jarvis? >> domandò lei prima di avvicinarsi con il vassoio su cui aveva sistemato un piatto di gulash e uno di zuppa calda che aveva appena preparato secondo la ricetta tradizionale ungherese appresa in giovinezza.

<< Sicurissimo signora Jarvis, potete andare pure dal signor Stark >> le rispose suo marito, gli occhi a malapena visibili mentre dalla forma della coperta Ana poteva intuire che stesse stringendo a sé la borsa dell’acqua calda.

<< E lasciarvi in queste condizioni? Mi credete una moglie così pessima signor Jarvis? >> lo rimproverò lei bonariamente mentre la coperta si abbassava rivelando il volto di suo marito il quale aveva decisamente visto giorni migliori.

<< Assolutamente no, signora Jarvis. Solo il signor Stark avrà bisogno di voi >> le rispose Edwin prima che dalla finestra facesse capolino Bernard in tutta la sua gloria rosa, preoccupato evidentemente dell’assenza della sua nemesi.

<< Sono in pausa per altri tre giorni, non fate il bambino signor Jarvis >> replicò lei quando la coperta fu abbastanza in basso da mostrarle il pigiama di suo marito e la borsa dell’acqua calda cullata come se fosse il loro bene più prezioso.

<< Non ho fame >> sarebbe stato un lungo pranzo quello.

<< Ma dovete rimettervi in forza, voi mangiate e io vado a cambiare l’acqua, datemi la borsa >> ordinò.

<< No >> rispose suo marito con la stessa petulanza di un bambino capriccioso.

<< Signor Jarvis, non mi obbligate a prendere provvedimenti >> lo minacciò lei e suo marito cedette.

<< Non fategli del male, signora Jarvis >> dichiarò suo marito con fare ancora più petulante.

<< Fidatevi di me, signor Jarvis >> rispose lei prima di prendere la borsa dell’acqua calda. Il signor Jarvis non era dotato di fisico resistente ma per fortuna aveva sposato lei e lei sapeva come prendersi cura di lui.


 

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Capitolo 21
*** Every Time ***


Autore: Diana924
Fandom: Agent Carter
Titolo: Come Fly with me
Titolo capitolo: Every Time

Personaggi: Peggy Carter, Daniel Sousa, Angie Martinelli
Rating: NC13
Note: het, future fic
Note2: 
 scritta per la maritombola 2022 di landedifandom

 

Accadeva ogni volta, ogni singola volta.

Peggy Carter adorava andare in missione per conto dell’SSR, odiava però tutto quello che veniva con le missioni. La necessità di dover minimizzare le proprie capacità, di doversi attenere al copione che gli altri avevano scelto per lui e una volta sul campo dover sopportare i commenti dei colleghi, almeno i francesi avevano una bella lingua, ci voleva del tempo per capire che la stavano insultando. Essere fidanzata con Sousa aveva peggiorato le cose, per i suoi capi e per i suoi colleghi era impensabile che una donna fidanzata accettasse di viaggiare per il mondo, sapesse sparare e fosse uno dei migliori agenti sul campo, a sentir loro doveva rimanere a casa e occuparsi solo delle nozze e di arredare la loro nuova casa.

E invece era lì, pronta a partire e occupata a combattere con la propria valigia. Solitamente si limitava al minimo indispensabile ma siccome quella missione sarebbe stata più lunga delle precedenti Jack Thompson le aveva suggerito, o meglio ordinato, di portare un bagaglio più consistente.

Non avevano ancora individuato chi fosse stato l’uomo misterioso che gli aveva sparato due anni prima, e lei dubitava che si trattasse di un uomo a dirla tutta, ma a sentire Jack dovevano occuparsi del futuro. In quanto alle sue nozze…. Si sarebbe occupata di tutto Rose durante la sua trasferta, sicuramente aveva molto più gusto di lei ed era molto ma molto più femminile.

E come sempre mancava qualcosa.

Aveva controllato e ricontrollato le valige ma prima o poi era sicura che sarebbe accaduto.

<< Bloody hell >> imprecò tra i denti prima di dirigersi verso il telefono più vicino, per fortuna aveva sempre degli spiccioli con sé. Compose veloce il numero giusto e attese.

<< Angie? Mi dispiace disturbarti così preso ma è un’emergenza >> disse al telefono, per fortuna Angie Martinelli aveva il sonno leggero.

<< Dimmi tutto, Carter, tra un’ora devo essere in studio quindi si concisa >> dichiarò Angie Martinelli all’altro capo del telefono.

<< Dovresti portarmi, o farmi portare, due oggetti che ho dimenticato: lo spazzolino da denti e mr Bear >> disse sperando che l’altra non scoppiasse a ridere. E che non controllasse mr Bear, sarebbe stato difficile spiegarle perché in un orsetto di peluche ci fosse una pistola. In quanto allo spazzolino… quella era una vera dimenticanza; avrebbe preferito fare a meno di mr Bear ma la vita era imprevedibile e una pistola in più nel loro lavoro serviva sempre.

<< Mr Bear? Hai ancora un orsetto di peluche? >> la prese in giro Angie, doveva sviare la conversazione in qualche modo.

<< Era di mio fratello >> mentì, in realtà il peluche era un regalo di Daniel quando durante una missione si erano dovuti infiltrare in un luna park e fingersi una coppia come tutte le altre. Danil aveva devotamente vinto mr Bear e lei devotamente lo aveva svuotato di parte dell’ovatta per usarlo come nascondiglio per una pistola.

<< Capisco, se sei al JKF posso provare a venire, tra quanto è il tuo aereo? >> le domandò Angie, aveva accennato al fatto che lei e Daniel andavano in vacanza. Certo… il Libano era meno inflazionato di Cuba ma una piccola bugia a fin di bene ogni tanto doveva dirla.

<< Tre ore, dobbiamo ancora fare il check in >> rispose lei mentre faceva segno con la mano a Daniel di aspettare ancora cinque minuti.

<< Non ti garantisco nulla Carter ma vediamo se ci riesco, in caso li lascerò a Rose >> disse Angie prima di chiudere la chiamata, per fortuna sapeva dove teneva le chiavi di riserva.

<< Sicura che riusciremo a prendere l’aereo? >> le domandò Daniel.

<< Si, al novantanove per cento >> rispose lei mentre il loro volo per Beirut appariva sullo schermo e quello per Cuba, la loro copertura, avvisava che il gate era cambiato.

<< Mr Bear era davvero necessario? >> le domandò il suo fidanzato.

<< L’effetto sorpresa non guasta mai, e ho davvero dimenticato lo spazzolino >> rispose lei prima di baciarlo sulla guancia. Sperò che Angie riuscisse ad arrivare in tempo, la sua compagnia le piaceva sul serio anche se erano caratterialmente all’opposto, Angie era… era una brava persona ed era suo compito difenderla.

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