Radici

di Lady Moonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Piuma ***
Capitolo 3: *** S.H.I.E.L.D. ***
Capitolo 4: *** Teschio Rosso ***
Capitolo 5: *** Rabbia ***
Capitolo 6: *** La proposta ***
Capitolo 7: *** La voce nelle fiamme ***
Capitolo 8: *** Pensieri indesiderati ***
Capitolo 9: *** Pausa forzata ***
Capitolo 10: *** Relax ***
Capitolo 11: *** La regina di Hel ***
Capitolo 12: *** Tramonto di fuoco ***
Capitolo 13: *** Radici ***
Capitolo 14: *** Ossessione ***
Capitolo 15: *** Gemini ***
Capitolo 16: *** Respiri profondi ***
Capitolo 17: *** Corvi e tatuaggi ***
Capitolo 18: *** James Buchanan Barnes ***
Capitolo 19: *** Narsil ***
Capitolo 20: *** Assalto al Triskelion ***
Capitolo 21: *** La caduta del Triskelion ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

“Non si sa ancora nulla del sottomarino americano disperso da tre giorni nel mezzo dell'oceano atlantico. Gli ufficiali della marina rassicurano le famiglie che in caso di nuove notizie saranno immediatamente informate. Intanto, il presidente ha confermato...” il notiziario prosegue con le ultime novità, ma Tony Stark non ci presta caso.

Quella notte non ha chiuso occhio e i primi sintomi del mal di testa si fanno sentire.

Jarvis?” chiama, soffocando uno sbadiglio. “Pepper ha chiamato?”

“No, la signorina Potts è in riunione con le industrie Tec. Devo lasciarle un messaggio da-”

“Lascia stare.” Agita in mano un bicchiere d'acqua e guarda sconsolato l'aspirina sul ripiano del tavolo.

“La sua temperatura corporea è di 37.2 gradi” riprende a parlare la voce artificiale. “Ha bisogno di riposare. Consiglio-”

“Sciocchezze. Devo risolvere il calcolo per decidere quale lega di metallo sia la più utile per lo sviluppo della nuova armatura.” Ingoia la pastiglia e guarda la cucina deserta. Il maxi schermo televisivo ha smesso di parlare del sommergibile disperso e lui si chiede che fine abbia fatto la sua colazione.

“Dov'è Vivienne? E la colazione? Jarvis? Non dirmi che si è presa di nuovo l'influenza! Odio non avere a portata di mano le mie cialde mattutine. Non lo trovi irritante anche tu, Jarvis?”

“È il suo giorno libero, signore.”

Tony emette un sbuffo esasperato e fruga nella dispensa con scarsi risultati.

“C'è del succo di frutta nel frigo” lo informa il computer.

Lui fa per aprire una delle ante quando l'altro lo ferma. “Quello è il forno.” commenta, come se lui da solo non se ne rendesse conto.

“Odio vivere qui” si lamenta Tony. “Sai cosa mi è successo ieri sera? Dopo aver fatto la doccia sono uscito per prendere dei vestiti in camera e dall'attico del grattacielo vicino c'erano sette, e dico sette persone Jarvis, che puntavano la loro macchina fotografica verso di me. Non esiste privacy in questa città” conclude, maledicendo per l'ennesima volta il giorno in cui Aldrich Killian ha fatto distruggere la sua villa a Malibù, il che, se non erra è accaduto soli dieci giorni prima.

“Se la può tranquillizzare è altamente improbabile che l'obiettivo possa aver scorto qualcosa oltre i vetri oscurati.”

“Non è questo il punto, Jarvis!” esclama Tony, recuperando finalmente il succo di frutta. “Perché Nick Fury non è mai raggiungibile quando serve?” sbotta, inghiottendo il liquido. “Lui è le sue spie da quattro soldi. Lo S.H.I.E.L.D. è inaffidabile.”

Resta in silenzio, ascoltando con scarso interesse gli ultimi gossip sul mondo di Hollywood. Dovrebbe farsi una doccia, considera, e magari ricontattare Bruce per discutere la formula del nuovo siero sperimentale che dovrebbe riuscire a controllare Hulk.

“Parlando dello S.H.I.E.L.D., signore, è appena arrivato uno dei loro mezzi con il materiale che ha richiesto. Una squadra sta scaricando tutto nel laboratorio.”

“Finalmente!”

Tony si dirige nella sua camera e afferra la prima maglietta che trova a portata di mano. Ora che ha trovato tutti i componenti per la nuova armatura può finalmente tirare un sospiro di sollievo. Si sente più rilassato nel sapere che presto la Terra sarà dotata di uno strumento di difesa efficace sia contro minacce interne che esterne.

Si sta allacciando un paio di scarpe quando dal televisore sente arrivare la voce concitata della giornalista.

Jarvis la precede. “Signore, abbiam-”

“Sembra che un meteorite si sia schiantato sulla piramide di Cheope in Egitto! Ancora non è chiaro se si tratti di un frammento solitario o se esista il pericolo di-” la telecronista agita le mani, mentre dei collaboratori le porgono dei comunicati stampa. “La parte superiore della piramide è stata gravemente danneggiata, ci hanno comunicato gli archeologi. Stiamo cercando di metterci in contatto con il professor Tiberius Clarke, ma-”

Jarvis, esegui una scansione con il satellite” ordina Tony, che ignorando il mal di testa si versa un bicchiere di rum.

“...avrà sicuramente gravi impatti sul turismo nella zona, ma confidiamo che la situazione possa risolversi per il meglio.”

“Stando ai dati analizzati...” interviene Jarvis “Posso affermare che non si sia trattato di un meteorite.”

“... ancora difficile stimare i danni. Certo è un disastro incomparabile per il patrimonio culturale dell'umanità...”

“Le prime immagini mostrano il fumo provocato dal crollo. Gli elicotteri tenteranno di avvicinarsi a breve...”

Tony guarda il tremito che gli attraversa la mano, quindi si regala una nuova sorsata di alcol. “Alieni” mormora con rabbia e disprezzo. E le sue armature sono ancora incomplete. Non gliene è rimasta neanche una dopo che ha fatto esplodere le altre come fuochi d'artificio.

“Come vuole procedere, signor Stark?”

Tony rimane in silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

Note: Benvenuti a vecchi e nuovi lettori! Per i primi: avete fegato a continuare a leggermi :D  Per i secondi: spero che la storia precedente e questa possano piacervi!

E quindi… Ecco a voi il sequel di “Cicatrici”.  Chi aspettava Tony Stark? Non vedevo l’ora di inserire gli Avengers, quindi spero di non averlo reso OOC in questa breve introduzione.

Mi spiace, ma sì, se aspettavate notizie di Freya e Loki dovrete attendere. ù.ù

Ho qualche capitolo pronto e so come si svolgerà la trama a grandi linee quindi spero di non farvi attendere una vita! Anche se solo i primi dieci giorni di università mi hanno già esaurita! Voi come siete messi?

Niente banner finché non mi viene un’illuminazione folgorante che me ne faccia creare uno un po’ decente! LOL

 


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Capitolo 2
*** Piuma ***


Capitolo 01: Piuma

 
 
 
 
Lo schianto è terribile e doloroso. Le pietre si sono sbriciolate sotto l'impatto del suo corpo e Freya sente perfettamente i punti in cui le ossa hanno ceduto come legni spezzati.
I gemiti di dolore si susseguono uno all'altro, mentre tenta di capire cosa le sia accaduto. Tossisce la polvere di quel luogo mentre la luce proveniente dal foro che lei stessa ha creato le fa individuare resti di ossa umane. Due dei corpi presenti sono mummificati e lei distoglie lo sguardo per puntarlo sulla creatura che sta sgranocchiando quelle spoglie con gusto.
Freya spalanca gli occhi alla vista del cucciolo che stava nel regno di Hela e alle labbra le salgono una serie di imprecazioni che non ha nemmeno la forza di esprimere.
“Si è sbarazzata di due seccature in un colpo soltanto” gracchia con la voce altalenante.
Il flareon drizza le orecchie appuntite, poi torna a dedicarsi con gusto al suo pasto. Quando uscirà di lì, la guerriera è certa che la prima cosa da fare sarà procurare del cibo a quell'animale.
Freya si prende la testa tra le mani e zoppicando sfiora le superficie di quella tomba primitiva. Ci sono strani disegni lì dentro: uomini alati, uomini con la testa di animale, uomini che si prostrano davanti alla raffigurazione di un occhio. Non riesce a individuarne una trama precisa e molti dipinti sono rovinati o ne mancano delle parti.
La polvere è ovunque, spessa diversi strati, tanto che smorza il riflesso degli oggetti d'oro abbandonati alla rinfusa. La tomba, considera, deve essere molto antica e probabilmente è sopravvissuta ai saccheggiatori di tesori. Fino al suo arrivo.
Doveva aspettarsi che Hela non l'avrebbe inviata in qualche posto carino, ma a far compagnia a qualcuno dei suoi adorati morti.
Si chiede quanto tempo sia passato dalla sua scomparsa: uno, due giorni? Asgard è ancora vittima degli incendi e degli scontri con gli elfi?
Ricorda la voce di Odino che la chiamava mentre lei si dirigeva su Hel e...
Si accascia su quello che sembra una sorta di altare e si aggrappa ai bordi per rimettersi, barcollante, in piedi.
Quando è certa di non svenire come una delle ancelle di Frigga nota una strana piuma racchiusa sotto una campana di vetro. È grigia, alta quasi metà del suo braccio ed è di una bellezza straordinaria. La polvere non l'ha intaccata e sembra quasi brillare ai raggi del sole. Le ricorda un po’ quella che prese da bambina al cadavere di un grifone.
All'esterno, Freya sente giungere i primi suoni sospetti che le indicano la presenza dei mortali. La femmina di flareon alza la testa e la guarda. Ha gli occhi blu e argentei e lei ne rimane affascinata.
Si riprende da quell'osservazione infantile pochi secondi dopo, nell'istante in cui la terra trema. L'oggetto di vetro trasparente cade al suolo, frantumandosi in mille schegge, e lei si china per raccogliere la piuma.
Non appena le sue dita entrano in contatto con quella strana reliquia la testa le si appesantisce, riempiendosi di immagini sconosciute. Urla e ansima, maledicendo il giorno in cui Loki è tornato ad Asgard... Il cucciolo emette dei bassi ringhi inferociti e Freya tenta di allontanarlo con foga.
Il dolore cessa all'improvviso e lei cade a faccia in giù nella sabbia con il battito del cuore impazzito. Prima di svenire ha solo il tempo di accorgersi che la piuma è scomparsa.
 

 
 
Nel cielo infuria una tempesta di fulmini. Loki osserva le nuvole plumbee come se da un momento all'altro Freya possa comparire e cadere come una stella cadente. Un lampo fa luce nell'oscurità della sera.
Sono due giorni che il dolore di Thor si scatena su Asgard e perfino Odino sembra incapace di far notare al figlio i danni che la sua rabbia incontrollata sta provocando.
Mentre l'erede al trono fluttua nel cielo, spezzato dalla perdita, il Padre degli Dei passa il tempo nella cripta di suo fratello, chino su un cadavere ormai inanimato.
La Cittadella Celeste è in parte distrutta e ancora non si conosce il numero esatto di morti, dispersi e feriti.
Loki ha passato il pomeriggio a fissare il dipinto creato da Frigga, tormentandosi di fronte al cadavere di una Freya bambina. Ha analizzato la tela da ogni angolazione possibile mentre dalla stanza adiacente sentiva i gemiti sommessi di sua madre.
Ora che è notte è immobile davanti alla finestra della sua camera. In lontananza il ponte del Bifrost riluce di mille colori, pattugliato da una squadra di guerrieri.
Loki volge le spalle a quel paesaggio e fa per sedersi su una poltrona quando percepisce la presenza di Thor.
“Ti invidio, fratello. Riesci ad essere così...” il dio del tuono si slaccia il mantello e sospira. “Sembra quasi che tu non sia turbato, che la sua scomparsa non significhi nulla.”
Lui stringe i pugni e fa dei respiri profondi. Freya è una mancanza che si fa continuamente largo nei suoi pensieri, il tormento infinito di qualcosa che poteva essere e mai sarà. Si odia per averla lasciata andare. Ma come può dire a Thor che la sogna mentre dorme e la vede mentre è sveglio?
Con il Seiðr ha creato delle farfalle blu che ora stanno svolazzando accanto a loro.
“Padre ha tentato di parlare con Hela, ma lei si rifiuta!” tuona la voce possente del principe di Asgard.
Loki raddrizza le spalle e piega la testa di lato. “Hela non parla?” Il dubbio si insidia nei suoi pensieri e si sforza di non pensare alla possibilità che...
“È in collera con nostro padre.”
Il dio degli inganni non si premura di corregge Thor. “Non intendo sposare quella... cosa” sibila Loki.
“Non la sposerai” asserisce l'altro. “Ma Sigyn è un'altra questione.”
Lui vorrebbe strozzarlo. “Ah, sì? Perché tu non sposi Sif, allora?”
“Non essere ridicolo, fratello!” esclama in risposta.
L'ottusità di Thor non ha confini e Loki gli volta le spalle, incapace di proseguire simili discorsi. Alla fine si costringe a chiedergli il motivo per cui è andato a fargli visita nei suoi appartamenti.
“Padre vuole celebrare una commemorazione privata per Freya e... nostro zio.” spiega il dio del tuono.
“Vuole salutarla insieme a...” Loki freme di rabbia, incapace di pronunciare quel nome. “Mai” dichiara dando un pugno alla parete.
“Comprendo il tuo risentimento, Loki, ma nostro padre è ferito. Ha perso due volte un fratello e anche una nipote. Lui la amava, esattamente come ha amato te.”
“Prima dei nostri reciproci tradimenti vuoi dire.”
“Freya...” Thor si blocca e deglutisce. “Odino non mangia e non dorme da due giorni. Madre dice di averlo sentito chiedere perdono più e più volte. Si rimprovera di essere lui la causa di quanto accaduto.”
“E non è forse così?” ribatte Loki.
“Abbiamo sbagliato tutti. Io, tu, Padre... anche lei.”
“Potrebbe essere viva” sussurra.
“La speranza è una malattia” ribatte Thor. “L'ho provato quanto tu sei precipitato dal Bifrost e-”
Loki sobbalza. “E sono vivo” obietta di rimando.
“Pensi di essere l'unico che tenesse a lei? Solo perché hai scoperto prima di altri il suo segreto... Gli avvenimenti accaduti hanno messo in subbuglio i Nove Regni, presto dovrò partire per sedare delle rivolte e tu...”
Il dio degli inganni sorride, amaro. “Cosa? Mi rimetterete in prigione o nuovi bracciali forgiati dai nani? Non può essere morta. Se è sfuggita una volta alla morte può averlo fatto ancora.”
Thor deglutisce e sembra sfinito. “Allora trovala, fratello.” Si congeda con quella frase, volando nuovamente tra le nubi della tempesta.
 
 

La testa le scoppia e prima di aprire gli occhi percepisce di non essere sola. Gli umani l'hanno trovata e il cucciolo di flarion ringhia in prossimità degli intrusi. Apre gli occhi e fa per alzarsi, ma è bloccata da una voce maschile.
“Io non farei mosse azzardate se fossi in lei, signorina.”
Sopra di lei emerge la figura di un uomo: ha la pelle scura come quella di Heimdall e come Odino ha perso un occhio. Un guerriero di Midgard, comprende.
L'illuminazione di chi sia le giunge improvvisa, così come le parole di Thor quando le raccontava delle avventure avute su quel mondo.
“Sei circondata da venti dei miei uomini migliori, prova a scappare e potrai dire addio alla testa” spiega l’uomo con calma, mimando un gesto di decapitazione sulla gola.
Freya annuisce con lentezza, muovendosi piano e calibrando ogni gesto. Alla fine riesce a rimettersi in piedi, toccandosi la fronte dolorante.
“Hai provocato parecchi danni, signorinella. Incalcolabili” aggiunge, ma sembra più divertito che realmente preoccupato, come se fosse certo di avere la situazione sotto controllo.
“Posso pagare.” È la prima cosa che le viene in mente da dire, ma si rende conto di non essere più su Asgard e di non possedere nulla di valore lì.
Nick Fury-era così che lo aveva chiamato Thor?- inarca il sopracciglio destro. “Non è quel genere di danni” si limita a replicare. Poi si rivolge alla sua squadra. “Trovate il modo di mettere a tacere quell'animale” sbotta. “Mi sta facendo venire l'emicrania.”
“Signore” annuisce una donna che fa per avvicinarsi al flareon.
Freya decide che è meglio intervenire prima che il cucciolo le stacchi una mano. “Pan” chiama, facendo un cenno al flareon che si accuccia dietro le sue gambe. Non ha tempo per stupirsi di quell'atto di sottomissione, ne del nome ridicolo che ha scelto di affibbiarle.
“Quindi...” l'uomo avanza verso di lei ed è allora che Freya nota il pendente che stringe tra le mani.
La guerriera abbassa lo sguardo sul suo petto e le mani corrono al collo nudo. Deglutisce, preda di un timore sconosciuto. Brísingamen è sempre stata al suo colla da quando è... morta. Si incupisce al pensiero e non ha idea dell'espressione che mostra quando torna a fissare il mortale, ma alcuni dei suoi sottoposti puntano le armi su di lei, prendendo bene la mira.
“Sei un ladro” lo accusa, tentando invano di tenere a freno la rabbia. Deve avergli sottratto la collana quando era priva di sensi e poi ha atteso il suo risveglio.
“Mi hanno accusato di essere molto cose, ma un ladro? Potrebbe essere un nuovo punto di vista, lei che ne dice agente Hill?”
La donna al suo fianco si limita ad una scrollata di spalle. “Che facciamo, signore?”
“L'ultima volta che un alieno è giunto sulla Terra pensava di riuscire a dominare il mondo. Non è finita bene. Per lui.”
Parla di Loki e Freya rimane zitta, la mano appoggiata sulla testa di Pan.
“Parli la nostra lingua.”
Ovviamente sì, la parlava. Quando si attraversava il bifrost si otteneva automaticamente il dono di saper comprendere e parlare la lingua di popoli differenti. Bastava varcarlo una volta sola nella vita e lei aveva utilizzato il ponte che collegava i Nove Regni più di una volta.
“E il tuo aspetto è simile al nostro.”
“Un'asgardiana” interviene la donna.
Nick Fury annuisce. “Possibile.” Fa dondolare Brísingamen da destra a sinistra e Freya ne studia i movimenti.
“Non voglio conquistare il vostro mondo. I mortali non hanno attrattive, siete retrogradi e limitati” annuncia con estrema sincerità. Tanto vale mettere subito le carte in tavola.
“Parole forti dette da una ragazza che precipita dal cielo. Perché sei qui, dunque?”
“Un errore.” Ed è vero, perché fosse stato per lei non avrebbe mai messo piede su Midgard. “Non ho interesse né per la vostra vita né per la vostra morte.”
“Ma lo hai per questo oggetto, vero?” interviene Fury, lanciando in aria la collana e riprendendola al volo.
Freya si sforza di mantenere un'espressione distaccata. “È un cimelio di famiglia.” Abbozza un sorriso.
“Ricapitoliamo. Sei precipitata sulla punta della piramide di Cheope mandando il mondo nel panico, sei accompagnata da una specie di leone e affermi che noi terrestri siamo un popolo di... Qual era la parola, agente Hill?”
“Retrogradi, signore.”
“Giusto, retrogradi... Ora, mi sembra chiaro che abbiamo un problema. O stai mentendo o, per quanto assurdo, stai dicendo la verità. Ma sei qui. Qual è il tuo obiettivo?”
“Posso aiutarvi” le parole le muoiono sulle labbra. Si da dell'idiota da sola, ma quello è probabilmente il modo più semplice e rapido per esaudire la richiesta di Hela.
“Aiutarci? Mi sfugge il motivo.”
“So combattere, sono in grado di utilizzare... voi la chiamereste magia... Posso trovare i vostri nemici, ucciderli se occorre.”
Nick Fury si porta una mano alla benda che copre l'occhio perduto e sembra quasi riflettere sulla proposta.
“Signore!” esclama l'agente Hill, che le lancia occhiate furibonde. “Non vorrà davver-”
L'uomo alza la testa. “E in cambio cosa vorresti?”
“Thor.” Freya socchiude gli occhi e l'altro la guarda perplesso.
“Intendi-”
“Intendo dire che farò quello che vorrete a patto che l'erede al trono di Asgard, il principe Thor, non scopra mai la mia presenza su questo mondo.”
“E per quale motivo dovrei accettare?”
“Perché vi servo” precisa Freya. “Quando vi potrebbe ricapitare un'occasione simile? Una guerriera che si offre spontaneamente a voi?”
“Chi mi assicura che tu non stia tramando qualcosa?”
“Nessuno, avete solo la mia parola.”
La donna fa un passo in avanti. “E perché non dovremmo dire a Thor che uno dei suoi è qui? Chi sei tu?”
Chi era?
“Una valchiria. C'è stata una battaglia ad Asgard.” Freya chiude gli occhi e scuote la testa. “Ed io sono scappata.” Non era nemmeno troppo lontano dalla verità. “C'è la morte per chi abbandona l'esercito di Odino. Non è certo Midgard, la terra protetta dal principe, il luogo in cui sarei voluta fuggire. Come ho detto la mia presenza qui è un errore, ma non dispongo dei mezzi per andarmene.”
Uno dei soldati si toglie il caso, rivelando un volto femminile e capelli rossi come rame. Freya osserva la nuova arrivata e qualcosa le dice che è quella che Loki appellava come “vulvetta lamentosa”.
“Non mente” dichiara lanciando un'occhiata a Fury.
“Romanoff, ne sei certa?”
Maria Hill volte le spalle a tutti e preme una mano all'orecchio, parlando sottovoce. “Abbiamo un problema. Tony Stark sarà qui fra pochi minuti, quindici al massimo.”
L'uomo di metallo, collega Freya.
Fury avanza, posizionandosi a pochi centimetri da lei, ma non le incute alcuna paura. “Ti terrò d'occhio. Un solo passo falso e Thor saprà ogni cosa” la ammonisce.
Freya non batte ciglio e Pan scodinzola mentre si avvicina all'umano. “Abbiamo un accordo?” chiede.
Il direttore dello S.H.I.E.L.D. le volta le spalle e la ignora. “Ripulite tutto e sgomberiamo il campo!” grida per farsi sentire da tutti. “Natasha, ti affido...”
“Freya.”
“Molto bene. Romanoff, pensaci tu.”
 

 
Loki bussa alle stanze di sua madre, sorpreso di aver ricevuto l'ordine di recarsi da lei. Quando varca la porta non trova nessuna ancella ad attenderlo, mentre Frigga è ferma davanti ad una tela coperta.
Si avvicina cauto perché fra tutte le cose che si aspettava di trovare quella è l'ultima.
Sua madre ha le mani sporche di pittura e un'espressione assorta del viso. Sembra riscuotersi solo quando lui la supera e si ferma in attesa di qualche spiegazione.
“Loki” chiama con un filo di voce.
“State bene, madre?”
Frigga annuisce, ma non sembra convinta nemmeno lei della risposta. “Ho disegnato e dovevo mostrartelo. Non posso farne parole con Odino e Thor ha troppi problemi per aggiungerci anche questo” spiega prima di strappare con violenza il velo che protegge il quadro.
Loki alza la mano e si avvicina di uno, due passi. Espira bruscamente mentre osserva il dipinto.
Freya è uguale all'ultima volta che l'ha vista. Indossa un abito bianco, i capelli sono intrecciati e al collo manca Brísingamen. Ma non sono quei dettagli ad avergli fatto trattenere il respiro.
Ci sono della ali, enormi, splendide e terribili che si distendono dietro la schiena della guerriera. Frigga ne ha tratteggiato le piume una per una con una tale precisione che si notano anche le variazioni cromatiche. Le più esterne sono grigie, mentre le altre virano verso il bianco.
Alle sue spalle, Freya è circondata da una distesa infinita d'acqua ed è impossibile capire dove si trovi.
“Cosa significa?” domanda Loki, sfiorando gli occhi della guerriera. La pittura è ancora fresca e del colore gli rimane sulle dita.
“Non lo so” gli risponde Frigga con la voce spezzata.
“È una premonizione?”
Sua madre scuote la testa. “Non so nemmeno questo, Loki.”
Tacciono entrambi, immobili mentre continuano a studiare il quadro.
 
 
 
 

 

 

Note: ed ecco Fury, la Hill, Romanoff e di nuovo Stark… Che dite, accettabili? xD
Il banner è provvisorio! ù.ù Vedo se riesco a farne uno più decente!
Loki, Freya e Thor... ecco cosa sta accadendo loro! :P
 

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Capitolo 3
*** S.H.I.E.L.D. ***




Capitolo 02: S.H.I.E.L.D.
 
 
 
“Sono stata addestrata per uccidere, Nick, non pretenderai davvero che sia io a farle da balia!”
“Non sarai solo tu, Romanoff, ma sei la candidata migliore non credi? Inoltre voglio ricordati che sempre tu sei stata la prima ad affermare la veridicità delle sue affermazioni.”
Freya appoggia i gomiti sul tavolino e fissa i due parlare da oltre un vetro al lato opposto della stanza. Fury l'ha lasciata in compagnia di Maria Hill che, braccia perennemente incrociate sul petto, la fissa in silenzio. Non riuscirà ad intimidirla se quello è lo scopo. Da bambina suo padre l'ha addestrata sia per condurre che per sostenere interrogatori.
“E come sta, Thor?” le chiede la donna, gettando un'occhiata alle sue spalle.
“Non conosco il principe di persona” replica tranquilla. “Le valchirie sono il corpo di guardia scelte da Odino... ma l'ultima volta che ho intravisto il figlio del mio re in battaglia era ancora vivo.”
“Che tipo di battaglia?”
“La Cittadella Celeste è stata attaccata da un nemico interno e da uno esterno. Aster è un traditore del regno, gli elfi oscuri sono nemici di Asgard da secoli. La mia squadra ha affrontato un manipolo di elfi e due delle mie compagne sono cadute sotto i colpi della loro nave madre. Il Valhalla[1] accoglierà i loro spiriti fino al giorno del Ragnarok[2].” È così che parlerebbe una vera valchiria, le conosce a sufficienza per rendersi credibile davanti a quegli estranei.
“Da quanto combatti?”
“Ogni valchiria è scelta all'età di quattordici anni. Se superiamo il test possiamo accedere ad un livello superiore di insegnamento.”
“Perché non indossi alcuna armatura?”
Maria Hill è sveglia, ma Freya non si lascia cogliere impreparata. “L'attacco è giunto improvviso, cogliendoci alla sprovvista. Heimdall, il nostro Guardiano, colui che presiede le soglie del bifrost, è venuto a conoscenza della presenza nemica dopo che l'incendio era già divampato.”
L'altra sembra soddisfatta e piega la testa verso l'angolo sinistro, dove Pan è crollata addormentata al fianco di una ciotola d'acqua. “E quella creatura?”
“È una femmina di flareon. Non proviene da Asgard. Era stata messa sotto sequestro, ma nel caos della battaglia è fuggita fino a raggiungermi. Deve avermi seguito.”
“È pericolosa?”
“Sì” conferma Freya. “Ma posso addestrarla.”
Natasha Romanoff entra sbattendo dietro di sé la porta, seguita dal direttore Fury che sembra più tranquillo di lei. Ha un vassoio con sé, che appoggia sul tavolo. La guerriera individua del pane, della carne e della verdura a cui non riesce dare nome.
C'è anche un bicchiere d'acqua e Fury le porge una pastiglia dal colore verdognolo. “Inghiottiscila” ordina e Freya socchiude gli occhi, afferrandola con sospetto.
“Cos'è?”
“Una medicina, potremmo dire. È ricavata dalle foglie di una pianta che cresce su Asgard. Thor ci ha portato alcuni semi e ora potremo verificare se gli effetti sono quelli che lui ha descritto.”
Lei non sa nulla di quella storia. “Come si chiama la pianta?”
“Un nome impronunciabile” commenta Fury. “Ma ti priverà dei tuoi... poteri.” conclude con un'espressione compiaciuta.
“Prima la collana, ora foglie di bacche ectetipus xurtia[3]” osserva Freya, stringendo i pugni sotto il tavolino. “Potrebbe esservi utile la mia magia.”
“O potrebbe ucciderci tutti. Non correrò più il rischio passato con Loki.”
Lei si morde la lingua perché, per quanto fastidioso, il ragionamento del mortale ha senso.
Nick Fury prosegue. “Prenderai una di quelle pillole ogni giorno.”
Freya maledice il nome di Hela e pure quello di Thor per averle lasciato inconsapevolmente quella sgradita sorpresa. Sarà quasi del tutto vulnerabile senza Seiðr. Mai debole come gli umani, certo, ma limitata ad un'esistenza ristretta.
Afferra la pastiglia con rabbia e la ingoia prima che le vengano alla mente mille modi per uccidere quel mortale.
“Bene, vedo che ci capiamo.” È il commento finale di Fury.
“Non sono vostra nemica” gli ripete lei per la centesima volta.
“Agente Hill, crede che potrebbe fare una telefonata al signor Stark? Sta diventando impaziente e l'ultima volta che è accaduto ha ficcanasato nei nostri affari con ben poco riguardo” dice con una punta di ironia. “È stato lui ad aver perfezionato la pillola” continua rivolgendosi a Freya. “Ci teneva molto dopo che Loki l’ha lanciato dall'ultimo piano del suo grattacielo.”
“Non comprendo.”
“Già, immagino che voi ad Asgard non leggiate i giornali.”
No, ma Freya aveva sentito il resoconto sia da parte di Loki che da Thor.
“Romanoff forse dovresti portarla a casa tua.”
Mia?” esclama Natasha con una cadenza omicida.
“E non dimenticare il suo animale domestico!”
Nick Fury lascia la stanza in fretta, forse consapevole del malcontento di entrambe.
“Io detesto gli animali” borbotta la vedova nera.
 
 
La casa, o appartamento, come lo ha definito Natasha è diverso da come Freya l'aveva immaginato. Carino, ma strano rispetto agli standard di altre razze che ha conosciuto.
“Casa, dolce casa.” commenta ironica la spia, guidandola verso una piccola stanza. “La stanza degli ospiti” aggiunge guardandola.
“Grazie.”
“Il mostriciattolo non rosicchierà i piedi del letto, mi auguro. Credo che dovrò procurarmi qualche osso per cane, anche se sembra più una tigre.” La Romanoff continua a fissarla e Freya simula dei colpi di tosse. “Guardavo i tuoi vestiti. Fury non ha pensato che avresti destato sospetti girovagando in quel modo... ovviamente no” sbuffa. “Per ora posso prestartene alcuni dei miei, ma almeno una seduta di shopping è necessaria.”
“Shopping?”
“Sì, sai... quelle cose che fanno le ragazze... andare per negozi e spendere i soldi di papà” dice vaga.
“Oh” è il solo commento che le riesce di dire.
Un rumore improvviso di qualcosa che va in frantumi le fa voltare all'istante. Pan ha fatto crollare un vaso di vetro e Freya afferra il cucciolo prima che possa provocare altri danni.
“Primo appunto: non lasciare in circolazione oggetti fragili.”
Freya ride e Natasha ne sembra colpita. “Sì, credo sia meglio se sposti gli oggetti a cui tieni.”
La vedova nera sospira. “Secondo: tu sai cucinare?”
La guerriera sorride. “No, temo di no.”
“Lo immaginavo. Ordinerò qualcosa all'indiano. Anche per... Pan.” pronuncia prima di afferrare uno strano dispositivo e parlarci attraverso. “È un telefono. Serve per comunicare a distanza con altre persone.”
Natasha le indica vari oggetti e nel farlo le spiega le diverse funzioni. Freya trova particolarmente interessanti il computer e il televisore. La guerriera si ferma davanti ad una cornice di metallo.
“Una fotografia. È come un dipinto ma viene realizzata in pochi secondi.”
Freya allunga la mano, posandola sul vetro. “Questo è il principe Thor.” Una fitta di nostalgia le fa inumidire gli occhi. Sposta le dita verso sinistra. “E lì ci sei tu.”
“Sì, l'abbiamo scattata dopo la sconfitta di Loki. Quello con l'arco si chiama Clint Barton, l'uomo con l'armatura è Tony Stark, poi c'è Captain America, Steve Rogers, e per finire Bruce Banner.”
“Il principe sembra felice.”
“Non lo era ad Asgard?” interviene Natasha.
“Giravano delle voci... dicevano che Midgard avesse rubato il suo cuore.”
La Romanoff sembra trovare la cosa divertente perché si arrischia ad accarezzare Pan.
“Parlare con te è come discutere con Rogers, non saprei dire chi dei due sia il più estenuante.” Poi sobbalza picchiandosi la testa. “Dannazione! Mi ero dimenticata che Steve sarebbe passato questa sera!”
In risposta un trillo si diffonde per la casa. “Ascoltami: tu sei un abitante delle Terra, lavori per lo shield e sei rimasta ferita durante una missione. Hai perso la memoria ed ora ogni cosa ti appare estranea. Afferrato?”
Freya annuisce e si chiude nella camera per indossare gli abiti che Natasha le ha dato in fretta e furia. La spia le piace. Trova che qualcosa nel suo spirito sia affine al suo.
L'uomo senza tempo, come lo ha soprannominato Loki, deve essere arrivato perché lo sente scambiare qualche chiacchiera con la sua guardiana. Si concede un paio di minuti prima di abbassare la maniglia e incontrare uno degli eroi della Terra.
La conversazione si interrompe quando lei si avvicina. L'uomo che si trova di fronte è giovane, ha occhi chiari e muscoli scolpiti nel sudore.
“Non sapevo avessi compagnia” dice sorpreso, irrigidendo la postura. “Tutto bene, Natasha?”
“Steve!” lo chiama lei con fare scherzoso. “Lei è Freya, un'agente dello shield. Una vecchia amica” aggiunge.
“Non ne hai mai parlato.”
“Amo separare la vita privata da quella lavorativa.”
Steve Rogers si stringe nelle spalle e le allunga una mano. “Piacere di fare la tua conoscenza.”
Freya rimane immobile. “Devi stringergli la mano” le fa notare Natasha dopo qualche secondo. Esegue il comando per poi far ricadere mollemente il braccio.
“È stata in coma per tre anni e ora ha difficoltà ad integrarsi di nuovo. La mente umana è strana... ricorda perfettamente come combattere, ma ha problemi quando si tratta di ricordare comportamenti sociali o eventi passati.”
“Mi dispiace” mormora Rogers.
“Non è colpa tua” gli fa notare Freya.
“No, ma ho passato qualcosa di simile e non è piacevole.” Si sono spostati verso la cucina e Natasha ha aperto delle bottiglie di birra.
Lei declina l'offerta con un cenno di diniego.
“Sono Steve, comunque” si presenta Captain America.
“Freya” ricambia lei nel momento in cui Pan emette un basso ringhio di fastidio.
“Che diavolo è, Romanoff?”
Natasha impallidisce per poi riprendersi immediatamente. Sorseggia un sorso di birra prima di lanciarle un'occhiataccia. “Esperimento genetico.”
Steve serra la mandibola. “Lo shield sta sfuggendo al controllo di Fury. Ora modificano il dna?” dice polemico. “Il prossimo passo sarà clonare una decina di Stark. Già me li immagino mentre progettano un esercito per fermare la prossima invasione aliena. Raccapricciante.”
“Se mi avessi lasciato finire... avresti saputo che l'esperimento proviene da una base Idra smantellata in Giappone. Credo che l'intento fosse l'incrocio tra una tigre bianca e... e qualcos'altro.”
“E l'hanno affidata a te? Perdonami se te lo dico, Natasha, ma non mi sembri proprio il tipo da animali domestici. Una volta mi hai raccontato di quel pesce rosso che-”
“È saltato fuori dalla sua boccia! Non puoi certo accusarmi di averlo ucciso!”
Steve scuote la testa e sorride. “E tu da dove arrivi, Freya? Hai un nome inusuale.”
Lei apre la bocca, ma è intercettata dalla vedova nera. “Norvegia! I suoi erano appassionati di mitologia nordica. Non è divertente?”
“A proposito... hai sentito di cosa è successo in Egitto?” Steve accende la televisione e Natasha si porta una mano alla testa, come se quell'incontro le stesse prosciugando ogni energia. La spia borbotta qualcosa me nessuno le presta caso.
Freya afferra un bicchiere e lo riempie d'acqua mentre osserva le immagini scorrere sullo schermo. Le è chiaro fin da subito che la striscia luminosa che si schianta sull'edificio dalla forma insolita è in realtà lei.
“... voci non confermate attribuiscono quanto accaduto ad entità aliene, ma per ora il governo egiziano e la NASA hanno negato questa possibilità. Sul luogo è intervenuto anche il miliardario Tony Stark, avviando una serie di ricerche...”
“Stark non può fare a meno di immischiarsi in qualsiasi problema non lo riguardi” osserva Steve.
“Non essere troppo duro con lui. Dopo la faccenda di Killian e Pepper... non puoi biasimarlo se sta dando retta alle sue paranoie.”
Il campanello trilla nuovamente e Natasha si affretta a prendere il cibo da asporto che aveva ordinato.
Il soldato si volta e Freya pensa che quegli occhi siano incapaci di mentire. A forza di frequentare gli ambienti di suo padre-e Loki- ormai le viene naturale capire quando le persone fingono.
“E così anche tu fai parte dello shield” le dice.
“Già.” Diretta e coincisa.
La tv continua a parlare e Freya apprende velocemente la storia del monumento che ha distrutto. Sembra che fosse stato costruito da un civiltà scomparsa da millenni e che lei abbia danneggiato un prezioso manufatto umano.
Le torna in mente la piuma che ha toccato all'interno della tomba ed è strana la sensazione che prova ripensandoci.
“Non ci sono aggiornamenti in merito al caso del sottomarino disperso da giorni nell'oceano, mentre aumentano le tensioni tra il governo americano e quello russo...”
Freya assaggia alcune delle pietanze che Natasha le porge, ma non fa caso al loro sapore. Non si prende nemmeno il disturbo di capire se sia stato messo del veleno perché non conosce le sostanze mortali presenti su Midgard.
Steve Rogers e la Romanoff discutono fino a tardi e lei interviene solo per dare risposte brevi e a tratti infastidite.
Alla fine decide di lasciarli soli e si dirige verso la stanza che le hanno assegnato. Pan è già lì, sdraiata sul letto e Freya si stende al suo fianco.
Non avverte nulla attorno a sé. È una sensazione strana non poter fare affidamento sul Seiðr.
Il mondo visto da quella prospettiva è troppo silenzioso. In realtà, potrebbe tracciare delle rune, ma la loro forza sarebbe fin troppo limitata.
Le luci della città sono perennemente accese e le impediscono di vedere le stelle. L'aria è pesante, inquinata, e quelle mura di metallo cominciano ad esserle ristrette.
È in piedi con le mani poggiate alla finestra quando Natasha la raggiunge.
“Ti ci abituerai, anche per Thor era così all'inizio. Gli mancava Asgard.”
Il Regno Eterno, la casa di Odino.
“Vorrei poter vedere le stelle” si limita a dire, nostalgica.
“Non a New York.”
Freya si gira nella sua direzione e sospira. “È la città attaccata da Loki.”
“Sì, dai Chitauri. Conosci questa razza aliena?”
“No, l'universo è popolato da innumerevoli specie.”
“Sei strana” dichiara Natasha. “Ma in qualche modo sento che posso fidarmi. È la sensazione che ho avuto con Thor la prima volta che l'ho incontrato.”
“Non tradisco la fiducia di chi la ripone in me. Non sono-” Loki, ma non lo dice.
L'altra ride, scuotendo la testa. “Perdonami ma voi asgardiani rispecchiate in modo impressionante gli ideali cavallereschi. Adoravo la storia di Artù e Excalibur da bamb-” Non conclude la frase e l'espressione si rabbuia.
“Perché sei fuggita da Asgard? La verità, Freya.”
Lei prende un respiro profondo e incrocia le braccia sul petto. “L'ho già detto, sono una traditrice del Regno.”
“E allora perché non mi sembri convinta?”
Freya abbassa lo sguardo. “A volte si fanno delle cose... cose che devono essere fatte anche se non sarebbe tuo desiderio farle. Mi capisci?”
La vedova nera non la guarda in faccia mentre le risponde. “Più di quanto credi.”
 
 
 
È da più di un'ora che Loki vaga per i corridoi di Vàlaskjàlf, incapace di prendere sonno. Il dipinto di Frigga l'ha inquietato e ancora non riesce a capire come dovrebbe interpretare il quadro.
Non ricorda come alla fine è giunto davanti alla porta delle stanze di Freya, ma trattiene il fiato quando sente dei rumori provenire dall'interno.
Varca l'ingresso di fretta, troppo preso dall'idea che lei potrebbe davvero trovarsi la dentro per notare che la voce della risata che lo sorprende non può appartenere alla guerriera.
L'intrusa si zittisce immediatamente e Loki stringe i pugni con violenza. Gli costa tutto il suo autocontrollo non lanciarsi sul collo di lei e strangolarla seduta stante.
“Dimmi, Sigyn...” avanza di un passo e si ferma. “Cosa stai facendo, esattamente?” La rabbia è così violenta che percepisce la sua natura Jotun premere per emergere.
La sua promessa sposa è ferma al centro della stanza, ma stava danzando e ridendo prima che lui la sorprendesse lì, l'ultimo luogo in cui a chiunque verrebbe in mente di cercarla.
“Toglili” sibila furente.
Sigyn abbassa lo sguardo sugli abiti che sono appartenuti a Freya e Loki non riesce a trattenersi. Si scaglia contro di lei e la afferra brutalmente per il collo.
“M-Mio.. s-signore...” ansima l'asgardiana.
“Sei sempre stata strana, Sigyn. Tu e la tua maledetta passione per le piante. Passavi più tempo nelle serre che in qualunque altro luogo.”
“L-Lasc... lasciatemi!”
Loki la getta a terra, indifferente ai gemiti di dolore che emette. “Perché ti trovi in questa ala del palazzo?”
Gli occhi di Sigyn sono umidi e gonfi. “Mi dispiace, mi dispiace... mi dispiace!” strilla spaventata.
Loki osserva la stanza. Gli abiti di Freya sono gettati alla rinfusa sul letto segno che quello indossato da Sigyn non è il primo.
“Pensavo che avresti capito! Che saresti stato contento!” interviene lei, torturandosi i capelli. “Sono io la donna che dovrai sposare, io!”
Loki socchiude gli occhi e si volta. “Tu!” sputa tutto il suo disprezzo. “Sei completamente folle!”
Ora gli è talmente chiaro ciò che Sigyn tentava di fare che la nausea non tarda ad arrivare. “Freya se n'è andata da meno di tre giorni e tu...TU!” grida incapace di trattenersi. “Ti sei intrufolata nelle sue stanze come una ladra, indossi i suoi vestiti e-”
Il Seiðr si agita e Loki ci impiega diversi secondi per stabilizzarlo nuovamente. “Vorrei tanto, tanto, ucciderti... qui, in questo momento.”
Sigyn impallidisce, ma non demorde. “Posso imparare ad essere come lei. Ti sarò fedele, io-”
Loki alza la mano, intimandole di tacere. “Tu sei innamorata di me” osserva tra lo stupore e il disgusto.
La ragazza indietreggia, le gote arrossate e il respiro pesante. “Farò qualsiasi cosa, io...”
“Ti perdono.”
Le parole lo colgono impreparato. “Ti perdono, Sigyn” ripete, mettendoci maggior convinzione.
Gli costa molto chinarsi su di lei per aiutarla a rimettersi in piedi, ma lo fa, riuscendo persino a sorridere. Vorrebbe solo torcerle il collo e invece allunga la mano per sistemarle un ciuffo di capelli.
Lei alza il viso, imbarazzata come una bambina alla prima cotta.
“Sarà il nostro segreto.” le mormora all'orecchio e lei annuisce.
È così facile irretirla che non ci prova nemmeno gusto. “Ma devi giurarmi che non verrai più qui. Lo prometti, Sigyn?”
“Lo giuro.”
“Bene, ora puoi andare.”
Loki sente il fruscio della porta che si chiude e si avvicina al letto. Si lascia cadere in avanti, sul cuscino, poi afferra un pezzo di stoffa rossa e se lo porta al volto.
Profuma di Freya e di speranze infrante.
Ma è tutto ciò che gli rimane e deve farselo bastare.
 
 
 
 
 
 
 
 

[1]Valhalla: residenza dei morti gloriosamente in battaglia, gli einherjar; lo stesso termine significa, appunto, "sala dei morti in battaglia" ("Val", "morto in battaglia", e "höll", da cui deriva il termine germanico moderno "halle", sala, entrata, padiglione).
[2] Ragnarok: la battaglia finale tra le potenze della luce e dell'ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l'intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato.
[3] Nome totalmente inventato e “latinizzato”
 
 
 
 
Note: Anzitutto mi scuso con voi del ritardo, ma in questi mesi sono stata presa da un altro progetto e altri impegni personali che mi hanno lasciata lontana da #Radici… spero che l’attesa vi abbia ripagato! Che ne dite di Fury e Natasha? Come vi sembrano, sono riuscite a renderli bene?
 
NEWS: in tempo per festeggiare il mio compleanno!
1)Si tratta di un progetto realizzato da Nyx Rain Efp che prevede di trasformare in audiolibri fanfiction e originali!
Non la ringrazierò mai abbastanza per aver pensato anche a ‪#‎Cicatrici per cui lascio la parola a lei e al suo progetto!
Gustatevi questa versione audio del prologo di Cicatrici: QUI  Fateci sapere cosa ne pensate che siamo entrambe curiosissime!!!!!
2) Da qualche tempo Cicatrici è anche su Wattpad: QUI (Se avete voglia di mettere qualche stellina non ve lo impedirò :D)
 
 


 

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Capitolo 4
*** Teschio Rosso ***



Capitolo 03: Teschio Rosso
 

 

 
 


“Le radici di Yggdrasill sono il cuore dell'universo. Senza, l'albero non potrebbe esistere e così i Nove Mondi. Tra di esse trovano rifugio le Norne, custodi di vita, morte e destino di ogni essere vivente.”
“Perché mi state dicendo questo?”
Odino ride e scruta la nipote con attenzione. È sveglia, Freya, più di Thor, deve ammettere ed è piacevole trascorrere del tempo con lei, soprattutto ora che suo fratello è morto.
“Sono certo che conosci ogni storia sull'Albero del Mondo, ma lascia ad un povero vecchio il piacere di raccontarti le cose.”
Sorride, mentre la guida sicuro tra le pareti di Vàlaskjàlf. La conduce in profondità, lì dove a pochi è concesso andare.
In quell'unico luogo di Asgard le radici dell'albero sono visibili anche senza varcare la Dimensione. Oltrepassare quel punto è concesso solo a pochissime persone.
Freya spalanca gli occhi e lui alza lo sguardo, imitando la nipote. Avvinghiate su se stesse le radici di Yggdrasil risplendono d'argento e dei colori del Bifrost. Più in là c'è la grande porta che conduce alla Dimensione e anche il guardiano che la custodisce.
“Cos'è?” domanda Freya indicando la creatura di metallo.
“È il gemello del Distruttore, l'Eliminatore. Uno è posto a proteggere le antiche reliquie ed uno è qui.”
“È spaventoso.”
“È così, ma tu non dovrai mai temerlo” replica il Padre degli Dei. Freya però le rivolge una strana espressione e abbassa gli occhi sul pavimento. “Frigga dice che non ti sei ancora ambientata. Fatichi ad integrarti con gli altri?”
Con il braccio teso verso sinistra la invita a proseguire. “È... difficile.”
“Anche Loki era timido come te da bambino, ma ora siete entrambi quasi adulti.”
“Farò del mio meglio.”
Odino le da una pacca sulla spalla, facendola barcollare in avanti. “Molto bene, Freya. Non mi deludere.”
 
 
Il corpo di Víli è stato riposto nel sarcofago, ma non è lì che lo sguardo di Odino si posa. È rivolto verso la bara di pietra vuota che accoglie solo un ritratto realizzato da Frigga. Non c'è il corpo di sua nipote lì, nulla per cui piangere.
Thor, alle sue spalle, ha i pugni serrati mentre Loki stringe gli occhi come se sperasse di poterlo incenerire.
“Lei li odiava” sibila il suo secondogenito con rabbia. “Voi non sapete nulla” lo accusa.
Odino non ha la forza di rispondergli ed è Thor ad intervenire. “Loki ha ragione, padre. Questo è un insulto alla sua memoria. E voi lo sapete!”
Frigga gli solleva una mano, guardandolo con occhi lucidi. Sua moglie ha sempre avuto un particolare rapporto con Freya, forse perché avrebbe desiderato avere anche una figlia femmina.
“Sigilleremo questa tomba per sempre” annuncia. Loki si allontana con rabbia, uscendo dal mausoleo con passo veloce e senza mai voltarsi.
“Perché state facendo questo?” lo implora di spiegarsi, Thor. “L'amavate anche voi!” alza la voce.
Odino si porta una mano al petto, imponendosi di non far trapelare nulla. È il sovrano di Asgard, da lui dipendono molte vite.
“Tuo padre è stanco” interviene Frigga con una strana luce negli occhi. “Il dolore ci ha colpito tutti.”
Thor si porta una mano ai capelli e come Loki se ne va lasciandoli soli. “Perché non dici loro la verità?”
“Per proteggerli” risponde prontamente il sovrano di Asgard. “Non sappiamo come reagirebbe Loki. Non voglio perderlo di nuovo.”
Frigga gli sorride gentile. “Stai invecchiando, mio re.”
Odino scuote il capo, sconsolato. “Temo che tu abbia ragione” asserisce.
 
 
“È sicuro di quello che sta facendo, signore? Affidare quella ragazza alla Romanoff?” Maria Hill è ferma davanti a Nick Fury.
Dopo la scoperta che Phill Coulson è letteralmente tornato dal regno dei morti comincia a chiedersi se il direttore dello shield non abbia perso il controllo sulle cose. Certo, a lui non lo dirà mai, ma correre un rischio così grande con quella sconosciuta...
“Dubiti di me, agente Hill?”
Maria sobbalza e scuote immediatamente la testa. “Certo che no, signore!” esclama. Non potrebbe mai tradirlo dopo tutto quello che ha fatto per lei.
“Aspettiamo ed osserviamo. Potrebbe essere interessante, no? Un asgardiana priva di poteri che lavora per noi...”
“E la collana?”
“L'ho portata ai laboratori per farla analizzare, ma pare che sia un comunissimo gioiello. In ogni caso la terremo noi. Non intendo restituirgliela.”
Un collaboratore di Fury entra nella stanza e lascia sulla scrivania alcuni fascicoli. “Stark si è calmato?”
Lei si stringe nella spalle. “Lo conosce. Continuerà a dare noia fino a quando non scoprirà qualcosa o troverà di meglio da fare. Ha notizie di Thor?”
“Sembra che non esistano telefoni su Asgard” ribatte lui, ironico.
 
 
 
“Quanto pensi che diventerà grande?” le domanda Natasha, lanciando occhiate a Pan che si sta rotolando sul tappeto. Le ha mostrato un libro contenente tutte le razze feline esistenti su Midgard e ora attende una risposta.
“Più o meno come le vostre tigri, direi.”
“Coa?! Spenderò il mio intero stipendio per nutrirla! Sarà meglio che lo shield mi rimborsi ogni centesimo o potrei staccare la testa a Fury!”
Natasha addenta un'altra delle ciambelle che ha comprato per colazione e gliene offre un'altra. “C'è qualche possibilità che in nostra assenza la bestiola si addormenti?”
“Mi segue ovunque vado” le dice, troncando sul nascere le speranze della vedova di potersi liberare di Pan per qualche ora.
Natasha rotea gli occhi al cielo e Freya nasconde un sorriso perché l'ha vista quella mattina mentre riempiva un piatto di latte per la flareon.
“È tardi. Fury vorrà vederti in azione e detesta che lo si faccia attendere.”
Escono dall'appartamento e Freya è costretta più volte a richiamare Pan dall'inseguire merli.
“Che lingua hai usato?” le chiede perplessa la spia.
“Asgardiano.”
“Aspetta. Asgardiano? Credevo che parlaste la nostra stessa lingua.”
“Sì, ma solo quando siamo su Midgard. Il principe Thor non vi ha detto che la nostra capacità di comprendervi deriva dal Bifrost?”
“No” ribatte Natasha, sembrando quasi offesa. “Ma Thor non è una grande fonte di informazioni. Non per offenderlo, ma non lo ritengo un esempio dalla mente acuta.”
Freya ride, portandosi una mano allo stomaco. “È un uomo d'azione” concorda con una fitta di nostalgia.
Natasha le lancia una strana occhiata, poi scuote la testa e la guida verso la sua macchina. Pan si accomoda sui sedili posteriori, leccando i capelli della vedova nera quando prende posto al volante della vettura.
“Buona, Pan” le intima Freya e mentre si volta ha quasi l’impressione che Hela la stia chiamando.
Rabbrividisce e si impone di non pensarci. Osserva la città attaccata da Loki e i primitivi mezzi di trasporto umani sfrecciare lungo le strade. Una canzone a lei sconosciuta interrompe il silenzio e guarda la Romanoff mentre afferra una sorta di comunicatore che si porta all'orecchio.
Parla in una diversa lingua di Midgard ma Freya comprende comunque.
Cinque minuti dopo sono in un garage sotterraneo e Maria Hill è ferma accanto ad una porta in attesa che la raggiungano.
Pan scodinzola e sbava sulle scarpe di chiunque la accarezza e Freya si domanda per quale motivo Hela l'abbia affidata a lei.
Nick Fury la scruta con attenzione, le braccia nascoste dietro la schiena, poi invita lei e Natasha a sedersi.
“Voglio un aumento della paga” esordisce la Romanoff.
Il direttore inarca un sopracciglio. “Parlare con te è sempre un piacere” risponde sarcastico. “Ho parlato con Steve e visto che lui e Freya hanno lo stesso problema... di memoria” aggiunge “Prima degli allenamenti, la mattina frequenterete un corso base su come doversi comportare in questo secolo. Storia, geografia... concetti di questo tipo.”
Non era un’ idea stupida, ma trovava ugualmente ridicolo dover perdere tempo in una maniera simile. Hela le aveva detto che stavano avvenendo fatti strani su quel mondo e lei era giunta lì per quello, se voleva dar credito alla dea dei morti.
Freya sospira. “E per quanto riguarda gli allenamenti? Vorrete valutarmi...”
“Presumo che tu non sappia cosa sia una pistola.”
“Natasha mi ha mostrato la sua. Un'arma primitiva... non paragonabile ai fucili al plasma degli elfi o ai cannoni quaser. I proiettili provocano danni limitati sulle altre razze.”
Nick Fury assimila l'informazione con una smorfia. “Dici che è un'arma primitiva, eppure voi su Asgard utilizzate ancora asce e spade.”
“Le nostre armi sono forgiate dai nani con il metallo Uru. Nel processo di creazione sono chiamati i maestri del Seiðr affinché vi infondano la loro forza e infine vengono tracciate delle rune.”
“È questo il segreto?”
Freya gli sorride accondiscendente. “Anche il mio sovrano ha un occhio mancante.” Natasha le mima il gesto di tagliarsi la gola, invitandola a non parlare di quell'argomento.
“Il padre di Thor...” l'espressione di Fury è arcigna.
“Lo perse nell’ultima grande battaglia contro gli Jotun, che si svolse qui, su questo mondo. Centinaia e centinaia d’anni fa.”
“Interessante. Thor ha raccontato che fu in quell’occasione che Odino accolse Loki nella sua famiglia.”
Una trappola!
Freya sobbalza. “C-come dite? Il principe Loki? Accolto nella sua famiglia?” Scuote la testa e si alza in piedi, facendo cadere la sedia. Maria Hill le punta addosso la pistola.
“È stato adottato.”
“Non è più un mio dovere difendere il re, ma quello che tu proponi è follia! Il giusto Odino ama entrambi i suoi figli! Ed essi sono carne della sua carne! La regina Frigga è l’unica madre del principe Loki!” esclama, alzando la voce.
La rabbia le nasce naturale di fronte all’uomo che l’ha privata di Brísingamen. “Le tue parole sono un’offesa per qualsiasi asgardiano! Cosa stai insinuando, mortale?”
Il cuore le batte più veloce ed è costretta a chiudere gli occhi per un breve istante.
“Ah” commenta Fury. “È dunque così che agisce il grande Odino. I suoi sudditi non conoscono la verità…”
E lui la conosceva? Freya si risponde che sì, lui è al corrente della doppia natura di Loki e si domanda perché Thor ha voluto confidargli quel segreto.
“Il vostro principe… è stato imprigionato?”
“Sì, ed è stato condotto a giudizio.”
Non aggiunge altro. Conosce il valore delle informazioni e non intende facilitare il compito al mortale.
 
 
Bruce Banner si presenta a Freya quella mattina e quando le loro mani si stringono lei la ritira subito dopo, provando una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco.
Il mostro verde. Hulk.
Riesce a vedere la creatura che ha sconfitto Loki, sotto la camicia bianca macchiata e dietro quelli che Natasha chiama occhiali da vista.
“Quindi sarai tu la mia seconda allieva” commenta Banner con voce stanca. “Onestamente credo sia solo una nuova scusa che lo shield sfrutta per tenermi sotto controllo” prosegue, rivolgendosi all’agente Hill.
“Freya, giusto?”
Il dottore si massaggia la fronte e sospira. “Scusa” le dice. “Sembra che all’Altro tu non piaccia.”
Freya distoglie immediatamente lo sguardo. Non vuole e non può permettersi di incontrare il mostro.
“Il dottor Banner allude al fatto che sarebbe preferibile tu non lo irritassi” si intromette Maria. “Natasha deve averti accennato ai suoi… problemi di rabbia.”
Bruce ridacchia. “Suvvia, non le avete ancora fatto vedere i filmati? Eppure a sentire Thor esistono creature altrettanto mostruose nella galassia.”
Pan la supera ed annusa Banner con fare attento. Mentre lui allunga la mano per carezzarla Freya le impartisce di restare tranquilla.
“E dunque…” prosegue Bruce. “Una valchiria è? Steve non si è accorto davver”
“Il capitano Rogers non è stato informato della reale identità di Freya.”
Maria Hill mostra ad entrambi lo sguardo truce di chi ha già affrontato diverse volte lo stesso argomento.
“E perché?”
L’altra solleva le spalle con fare disinteressato e non risponde.
A quel punto Bruce perde ogni interesse per Maria e torna a rivolgersi a Freya.
“Sembri… interessata ai miei occhiali” osserva perplesso togliendoseli.
“Servono per migliorare la vista, giusto? Ad Asgard non abbiamo problemi simili.” Freya scuote la testa e sorride mentre varcano un’ala nuova dell’edificio. “Ma gli elfi ad esempio… si dice che abbiano una vista perfetta. Eppure giurerei di essere sfuggita più volte alle loro frecce.”
Bruce Banner ride.
“Ma non riuscirai ad evitare le mie” esordisce una voce maschile.
Freya alza la testa e trova un uomo accovacciato su un’impalcatura di metallo con un arco teso nella sua direzione.
“Il Falco non manca mai l’obiettivo” conferma l’agente Hill.
Nemmeno lei, vorrebbe replicare.
“Signori… assisterò alle vostre lezioni se non è un disturbo.”
Banner emette un basso borbottio e Freya si limita a grattare Pan dietro l’orecchio sinistro. “La tigre è morta al primo gesto sospetto” l’avverte Clint Barton.
“Il suo cibo preferito è quello croccante dalla forma di ossa” gli dice divertita. Natasha ha usato uno strano nome per descrivere quel cibo pronto per animali, ma lei non lo ricorda.
“Scommetto che preferirebbe carne fresca” ribatte l’arciere.
“Probabile.”
“Da cuccioli sono tutti carini, poi crescono…”
“Nemmeno a te piacerebbe avere a che fare con un flareon adulto” l’avverte la guerriera.
 
 
Freya deve ammettere che Bruce Banner è un bravo insegnante. Sono due ore che lo sente discorrere sulla strana politica che intercorre tra i diversi stati midgardiani e potrebbe passare così il resto della giornata. Prima da bambina e da ragazza poi, è sempre stata affamata di informazioni.
Steve Rogers, comunque, non è della sua stessa opinione e sbuffa ogni volta che Banner nomina uno stato chiamato Germania.
Lì è scoppiata una guerra terribile, ha accennato lo scienziato, ma non è entrato nei dettagli. Poi nomina un’organizzazione segreta, l’HYDRA, e Freya gli chiede di cosa si tratta.
“Era…” Bruce sembra rifletterci. “Natasha mi ha detto che eri appassionata di leggende nordiche…”
Freya socchiude gli occhi e annuisce. Lancia un’occhiata al Capitano, ma Steve sembra perso in un mondo tutto suo. “Un corpo d’elite dell’esercito, simile alle valchirie, in un certo senso. I soldati dell’Hydra erano totalmente devoti alla causa e al loro comandante.”
“Teschio Rosso” interviene Steve.
Freya gira la testa di scatto. “Come hai detto?” chiede con un sospetto terribile.
“Sì… scelta di nome discutibile ma gli si addiceva molto” spiega cupo. “È morto da più di cinquant’anni, in ogni caso.” Si alza dalla sedia e allunga le braccia verso l’alto. “Fanatico bastardo” mormora.
Bruce Banner spalanca la bocca. “Steve?” chiama sorpreso.
Dalla postazione in alto, Clint ride in modo quasi fastidioso. “Tasto dolente, ragazzina.”
Freya inarca un sopracciglio. Ragazzina a lei? La prossima volta che incontrerà l’arciere si ripromette di fargli notare di quanto sia breve la vita dei mortali rispetto a quella degli asgardiani.
“Ma ciò che succede in Germania resta in Germania” aggiunge Steve col tentativo di sdrammatizzare.
“Forse non è così” replica lei, ma a voce così bassa che solo Banner sembra notarlo.
 
 
Il Collezionista è un essere strano. Freya lo conosce da cinquecento anni ormai e sebbene il suo corpo sia parzialmente invecchiato nel tempo, è chiaro che in realtà quella forma sia una mera finzione.
Quella creatura dalla forma umana è molto, molto antica, così come pazza e imprevedibile. Freya preferisce evitare di contrariarlo quando ha a che fare con lui.
“Mi piacerebbe averti nelle mia collezione un giorno, tu e la collana” le dice indicando il monile dei nani. “Amo le cose luccicanti” confessa. “Naturalmente avresti una gabbia tutta per te.”
“Allettante” gli risponde ironica. “Ma credo rifiuterò l’offerta.”
“Un vero peccato.”
Freya sospira e fa per parlare di nuovo quando entra un altro cliente.
“Ah, il signor Schmidt. L’errore” annuncia il Collezionista. “Proviene da Midgard” aggiunge a beneficio di Freya.
“Non sembra un midgardiano” azzarda lei.
Il Collezionista agita la testa avanti e indietro, sorridendo in modo ambiguo. “Per questo: errore.”
Il nuovo arrivato ha la pelle cremisi, uno sguardo tagliente e l’espressione furibonda. Marcia a passo spedito fino a loro e fa crollare a terra un sacco che attira l’attenzione della guerriera.
“Preferisco che mi si chiami Teschio Rosso, Herr.”
 
 
 
“Steve Rogers sbaglia” esordisce Freya, mentre siede al lato opposto del tavolo dove si trova il direttore Fury.
Nick incrocia le mani sotto il mento e alza lo sguardo dallo schermo di un computer. “A proposito di…?”
“Ancora non capite… Una creatura vivente può essere definita morta solo quando esiste un cadavere sanguinante su cui fare affidamento… Il vostro mondo ha dato origine ad uno dei peggiori mercenari della galassia.”
“Scusa, ma non riesco a seguirti.”
Freya serra i pugni e si affaccia alla finestra del palazzo che fa sede allo shield. “Mostratemi una delle vostre fotografie” gli ordina sbrigative. “Quelle che avete su Teschio Rosso.”
Fury strizza l’occhio buono, a metà tra il sorpreso e l’interessato. Le dita gli scivolano sullo schermo luminoso del pc e ci mette un paio di minuti per trovare ciò che gli ha richiesto.
L’immagine è poco chiara, ma tra le figure dei soldati spicca nitidamente quella di un uomo dalla pelle rossa, il viso devastato e il fisico allenato. Lì indossa abiti di Midgard, ma Freya saprebbe riconoscerlo ovunque.
“Temevo di avere ragione” mormora. “Ma ciò spiega finalmente da dove è giunto quella piaga interstellare.”
“Vorresti dirmi che è vivo?”
“Esatto” asserisce la guerriera. “È a capo di una banda di mercenari che vaga tra i Nove Regni in cerca di reliquie passate. Armi, per lo più. È ricercato per l’uccisione violenta di centinaia di persone e chi gli è sopravvissuto è rimasto traumatizzato dal suo volto. Si è fatto conoscere come Teschio Rosso e posso assicurarle, direttore Fury, che è lo stesso uomo di cinquant’anni fa.”
“E come ha fatto a sopravvivere?”
“Ha importanza? Steve Rogers mi ha detto che questo… Johann Schmidt era ossessionato dal potere del Tesseract… Ma lui è solo uno dei tanti che hanno cercato di impossessarsene. La notizia della battaglia combattuta da Midgard si spargerà presto nel resto dell’universo.”
“Un segnale che la Terra è pronta a combattere nuove forme di guerra più evoluta. Sono parole di Thor” commenta Fury.
Freya lo guarda negli occhi. “Ma lo siete? Banner mi ha raccontato della vostra storia… delle guerre combattute poco meno di un secolo fa su questo mondo. Ora non rischiate solo l’estinzione, ma la distruzione totale del vostro pianeta.”
“Perché mi hai raccontato questo?” le domanda.
Freya si sposta verso l’uscita. “Indipendentemente da quanto crede la sua organizzazione io non ho desiderio né di uccidervi né di vedervi morti. Non rappresentate una minaccia per me, ma amo Asgard…” lo mette in guardia. “E se voi terrestri diventerete un pericolo per il Regno Eterno…”
Non conclude la frase, ma Fury sembra annuire con il capo. “Non abbiamo dispute con Asgard e non desideriamo affrontarla.”
“Allora non avrete nulla da temere… da me.”
 








 



Note: Non lasciatemi a disperarmi sola nel mio angolini e ditemi cosa ne pensate della storia fino a questo punto! :P 
 
NEWS:
1)Si tratta di un progetto realizzato da Nyx Rain Efp che prevede di trasformare in audiolibri fanfiction e originali!
Non la ringrazierò mai abbastanza per aver pensato anche a ‪#‎Cicatrici per cui lascio la parola a lei e al suo progetto!
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2) Da qualche tempo Cicatrici è anche su Wattpad: QUI (Se avete voglia di mettere qualche stellina non ve lo impedirò :D)
 

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Capitolo 5
*** Rabbia ***




Capitolo 04: Rabbia
 
 



Nebula socchiude gli occhi e fissa con poco entusiasmo colui che dovrebbe aiutarla a recuperare il Tesseract. Conosce la fama di Teschio Rosso, ma dopo il fallimento di Loki e Ronan trova stupido, da parte di Thanos, affidare la missione ad altri sconosciuti.
A padre non è rimasto altri che lei dopo il tradimento di Gamora e la cosa non fa che irritarla tanto quanto renderla orgogliosa. Ora sarà lei a ricevere ogni attenzione di Thanos e poi…
Un giorno lo distruggerà e l’impero costruito dal titano sarà suo.
“Tu devi essere Nebula” esordisce Teschio Rosso.
“Tu l’esperimento” ribatte, perché non le piace il modo in cui la sta studiando.
Lui però non si irrita e accenna ad un pigro sorriso. “Il tuo corpo è più falso del mio.”
Nebula stringe i pugni e si ripete che presto Teschio Rosso non le servirà più a nulla e potrà ucciderlo. Poi inclina la testa all’indietro e fa schioccare la lingua sul palato.
“Mio padre ti offre un patto generoso. Aiuterai me a recuperare un oggetto che molti anni fa ti fu sottratto: il Tesseract.”
Schmidt emette un sibilo e Nebula incrocia le braccia al petto. L’asteroide su cui si trovano è nascosto dall’orbita di una luna disabitata, ma presto si dovranno spostare.
“L’arma degli dei.”
Nebula vorrebbe ridergli in faccia. “Accetti?”
“E cosa ne guadagnerei? Quell’oggetto è mio!” grida, mostrandole i denti. “Io l’ho trovato! IO!” prosegue, agitando le braccia in modo convulso.
Imbecille, pensa Nebula.
Alla fine pronuncia una sola parola. “Vendetta.”
 
 
È notte fonda quando Freya si sveglia al suono di una sconosciuta melodia. Pan è sdraiata nella parte vuota del suo letto e si preme le zampe sugli occhi, infastidita. Lei si alza, incuriosita, e schiude la porta.
Nel soggiorno, Natasha si sta cimentando in una danza leggera e complicata. Ha la fronte imperlata di sudore e l’espressione assorta.
Freya si muove verso di lei senza nascondere la sua presenza, facendo capire alla Vedeva Nera la sua presenza lì.
“Sei sveglia” si limita a dire.
“Cosa stai facendo?”
Natasha sembra imbarazzata e distoglie lo sguardo. “Non ballavo più così da molti anni.”
“Sei turbata?” chiede Freya, ascoltando la musica. Le piace quella melodia.
“Il lago dei cigni. Non mi è mai piaciuto ballarlo, in verità.” Aggrotta le sopracciglia. “Ma faceva parte dell’allenamento.”
“È un bel suono. Ad Asgard non abbiamo tempo per… la musica.”
Ed era così. A Frigga piaceva però e le sue ancelle spesso cantavano per lei. “Dopo le battaglie, durante le feste cantiamo ballate popolari ma sono canzoni… grossolane” sceglie di dire. 
All’improvviso lo sguardo sfuggente di Natasha si anima per qualcosa.
“Credo che ti aiuterò a fare una lista. Come con Rogers” commenta quasi tra sé. “Invece che gli ultimi cinquant’anni, però, dovremmo allungarla di qualche millennio”  ridacchia.
Freya non riesce a starle dietro. “Una-“
“Esatto!” esclama la spia. “Sarà estremamente divertente! Potrei coinvolgere Sharon e convincere Steve per un’uscita a quattro. Evitando di dirgli che lei è un’agente dello shield, ovvio, ma credo che avrei buone probabilità di succes-“
“Natasha?” la ferma prima che possa proseguire.
“Ah, ho dimenticato di dirti che ho fatto rifornimento di cibo per la bestiolina” dice, riferendosi a Pan. “Tutto a spese di Fury, naturalmente.”
La guerriera si ritrova a sospirare. Non ha più sonno, ma dando un’occhiata fuori dalla finestra presume che manchino ancora diverse ore all’alba. Le è difficile dirlo con certezza, perché ancora non si è abituata al ritmo di quel  pianeta.
“Cosa fate su Midgard quando non riuscite a dormire?”
Natasha si zittisce all’improvviso, guardandola con un’espressione quasi… addolorata? “Ci riempiamo di pillole o di camomilla. Una gran quantità di camomilla, miele e limone. E una buona serie televisiva” aggiunge. “Guardiamo Game of Thrones, è deciso! Detto tra noi: adoro quando gli Stark perdono. Nella realtà Tony l’ha vinta tutte le volte!” rotea gli occhi al cielo.
Ed è così che passano la notte.
Il mattino le sorprende addormentate sul divano, due tazze vuote poggiate sul tavolino e una coperta a coprire loro le spalle.
 
 
“Mi serve un’arma.”
“Che tipo di arma?” la interroga Fury, sospettoso.
“Una spada” replica Freya. Mentre osserva il direttore dello shield si chiede se lui potrà mai fidarsi di lei, ma le appare evidente che la risposta è no. Si domanda anche se possa esistere qualcuno nell’universo di cui quell’uomo si fiderebbe.
Vanadis le manca. È sempre stata una parte di lei e nessuna spada potrà mai sostituirla, ma le serve comunque uno strumento di attacco e difesa ora che non può fare affidamento sul Seiðr. Prima o poi dovrà tentare di recuperarla, ma andare su Jotunheim dopo quanto accaduto è semplicemente folle.
“Mi ha sentita bene” prosegue. “Pensi che possa abbattere i tuoi nemici a suon di pugni?”
“Il corpo di voi asgardiani è forte e resistente.”
Era vero, ma… “Io non sono Thor. Voglio aiutarvi ma non intendo rischiare di incontrare la dea Hela…” Di nuovo, aggiunse tra sé. “…Se posso evitarlo. Non ho istinti suicidi.”
“Stare con la Romanoff non ammorbidisce il tuo carattere” commenta sovrappensiero. “E come dovrebbe essere questa spada?”
“Un metallo resistente. Il Capitano mi ha parlato del suo scudo…”
“Impossibile” la zittisce Fury. “Il Vibranio è un metallo rarissimo e Stark-“
“Sarà un’arma di Vibranio e Adamantio.”
Il direttore sbatte un pugno sul tavolo. “Internet, eh? Ti stai ambientando piuttosto velocemente, vedo.”
“I vostri telegiornali sono pieni di servizi su certi… X-Men. Sono come i Vendicatori?”
“Ovviamente no. I mutanti sono il successivo gradino dell’evoluzione umana… così dicono gli scienziati. Altri li considerano alla stregua di demoni. Certo è  che danno tanti problemi quanto un esercito alieno.”
“La tua risposta?”
Fury fruga nella sua tasca e le lancia un pacchetto di pillole. Una scorta di quelle che le sopprimono la magia. “Che è impossibile. Quei metalli non possono essere uniti insieme e come ti ho già detto sulla Terra ne possediamo in modo esiguo. Mi credi uno stupido? Non equipaggerò qualcuno che potrebbe rivoltarsi contro il mio mondo” dice, enfatizzando l’ultima frase.
Freya reprime un sibilo di rabbia. “Non credere che finisca qui” lo minaccia, alzando il tono di voce “Io sono-“
“Chi?” sbraita Fury. “Tu non sei nessuno.”
Freya si allontana di scatto, uscendo a passo spedito. Lei era… Lei…
Aveva perso tutto. Era quella la verità. Non aveva più un titolo, una casa, uno scopo…
"Non li tradirò. Devo proteggerli. Combatterò per loro."
Era stata quella la sua promessa, un tempo. Ma Thor non era lì ora e nemmeno Frigga con i suoi sorrisi gentili. Non c’era Odino, il re che avrebbe dovuto uccidere e che invece aveva imparato ad amare, nonostante tutto. E mancava Loki, con i suoi occhi verdi e le labbra piene di menzogna.
Dopotutto, forse doveva dare retta a Fury. Lei non era nessuno.
Nessuno.
 
 
Loki osserva Odino riempirsi un calice di vino. Sono seduti a tavola e il posto che di solito era occupato da Freya ora è vuoto. Frigga sta sussurrando qualcosa ad una serva e Thor, rabbuiato, sembra abbia perso l’appetito.
“Alfheim chiede aiuto. Il loro mondo è stato attaccato da soldati di Kronos, un signore della guerra proveniente da Chrono. È un piccolo pianeta, ma dalle grandi ambizioni.”
Loki lo ignora e pensa alle sue di ambizioni. Troverà Freya e poi si vendicherà di Asgard che ha tradito lui e abbandonato lei. E Thanos. Si occuperà anche del titano, che ha minacciato più volte di ucciderlo se non gli avesse consegnato il Tesseract. Troverà qualcosa o qualcuno in grado di eliminarlo.
“Non potete inviare le nostre truppe ora. La Cittadella ha subito molti danni e Asgard è vulnerabile agli attacchi” fa notare Thor.
“Infatti andrai solo tu” replica Odino.
“Cosa?”
“Quello che ho detto, Thor. Sono stufo, tutta Asgard lo è, della tua rabbia e dei tuoi fulmini!” esclama il Padre degli Dei.
Loki non può fare a meno di scoppiare in una risata che di allegro non ha nulla. “Volete liberarvi di lui perché non volete ammettere la verità” lo accusa. “Con Freya avete sbagliato tutto, grande Odino che tutto vede e sente” dice, facendosi beffe di lui.
“La mia discendenza…” borbotta il re di Asgard con rammarico. “Due figli: uno che ricusa il trono e l’altro che lo desidera troppo. Ed una nipote che avrebbe potuto iniziare una guerra per ottenerlo. Certo, Freya sarebbe stata migliore di entrambi, di questo non ho dubbi. Voi due vi comportate ancora come degli infanti. Frigga è sempre stata troppo morbida nell’educarvi. Avrei dovuto fare come mio padre e-”
“Ed è così, padre, che Víli è arrivato a tentare di uccidervi tramite Freya” ribatte Thor, sorprendendo tutti.
“Sì…” risponde Odino, appoggiandosi allo schienale. “Abbiamo tutti le nostre colpe” prosegue guardando Loki.
Il dio degli inganni serra la mascella. Dovrebbe prendere il coltello e tentare di ucciderlo ora, pensa. Gli basterebbe raggiungere il collo, vulnerabile ora che non indossa l’armatura.
“Questo tuttavia non cambia la mia decisione. Ti recherai su Alfheim, Thor, e ristabilirai l’ordine. Quando avrai finito lì andrai su Svartálfaheim e spero che a quel punto ritroverai un minimo di contegno.”
“L’avete vista crescere… l’avete portata a cavallo e le avete donato un’armatura anche se all’epoca sapevate che non voleva combattere.” Thor si è alzato in piedi e Loki legge un’accusa silenziosa nel suo sguardo. “State insinuando che il mio dolore sia sbagliato?”
“Un buon re deve essere capace di mantenere il controllo e tu… I mortali ti hanno influenzato troppo con il loro modo di fare.”
L’espressione di Thor è furiosa e Loki non ricorda di averlo mai visto tanto in collera verso Odino. “Siete stato voi a mandarmi su Midgard! Mi accusate se ho fatto ciò che voi mi avete detto di fare?”
“Sembra che tu non abbia perso del tutto la tua arroganza!” grida Odino, alzandosi a sua volta.
“Non riesco a credere a ciò che avete detto!”
Alcuni servitori, turbati dalle urla si sono dileguati nelle cucine.
“Silenzio! Tutti e due!” intima Frigga, ansimando.
Loki batte le mani. “Il figlio prediletto che si ribella al padre!”
“Loki!” tuona Odino.
“È morta a causa vostra! Ha dovuto fuggire come il peggiore dei traditori e per poco la nostra presenza su Jotunheim non l’ha uccisa!”
Odino sembra stupito. “L’avete abbandonata!”
Come avete fatto con me, vorrebbe aggiungere il dio degli inganni.
“Siete stato più colpito dalla morte di Víli che –oh!- in realtà è stato ucciso più di mille anni fa, che dalla sua!” continua.
Prima che possa proseguire, il Padre degli Dei si accascia sulla sedia con una mano all’altezza del torace. Sta ansimando e una smorfia di dolore deturpa i suoi lineamenti.
“Padre!” esclama Thor, ma è solo Frigga quella che gli si avvicina.
“Non è niente” dichiara Odino. “Sono solo stanco e i vostri continui bisticci-“
Loki non ascolta altro. “Me ne vado.”
Anche il dio del tuono sembra dello stesso avviso. “Andrò su Alfheim, come volete, padre. E partirò quanto prima.”
 
 
Il combattimento con Steve si rivela duro e estenuante, ma quando concludono l’allenamento Freya può dire di sentirsi meglio. Non ha lottato al massimo delle sue possibilità, ma anche il Capitano si è trattenuto.
“Fury ti ha fatto arrabbiare, eh?”
Lei annuisce con fastidio. “Non prendertela troppo. Lui è fatto così e a volte è estremamente irritante. Dopo New York è diventato ancora più paranoico” le confida.
Le passa un asciugamano e lei lo ringrazia, sentendosi in colpa per non potergli rivelare la verità. Steve ha un animo affine a quello di Thor ed è piacevole conversare con lui. 
“A modo suo ci tiene alle persone.”
“Non farti sentire da lui, Capitano” interviene Clint, spostandosi verso la zona dei bersagli.
Steve inarca le sopracciglia con fare curioso. “Credevo che fossi andato in missione.”
“E chi ti dice che non ci sia andato?” ribatte Barton, lanciandole una rapida occhiata.
“Mi nascondi qualcosa.”
Clint incocca una freccia e tende l’arco. “Il direttore Fury non è l’unico paranoico” lo riprende, usando le sue stesse parole. “Hai mai pensato di fare una pausa dal lavoro, Steve?”
“Chi ha parlato di vacanze?” interviene la Vedova Nera, raggiungendoli dallo spogliatoio. “Non so cosa darei per un paio di settimane di ferie. Mare, vodka e sole… una spiaggia bianca-“
“Chiaro. Abbiamo capito” borbotta Steve.
“Bhe, Capitano…” prosegue Clint, mentre centra il bersaglio in fondo alla parete opposta “Dovresti provare a rilassarti.”
“Ogni volta che ci provo il mondo sembra cadere a pezzi.”
“Giusta osservazione” interviene nuovamente Natasha.
“Fury ha scoperto qualcosa di quell’asteroide caduto in Egitto?”
Freya non muove un muscolo. “Per ora sembra un semplice meteorite, certo che centrare proprio le piramidi…” prosegue Natasha.
“Una vera sfortuna” alita Barton.
“Erano molto antiche, vero?” chiede Freya, guadagnandosi occhiate perplesse da parte di tutti e tre.
“Freya…” la chiama Steve. “Devi aver preso proprio una bella botta se-“
La Vedova Nera scoppia a ridere, seguita a ruota da Clint.
“Ah, Capitano… non farci caso. Questo è un classico esempio di pessimo umorismo norvegese” conclude la spia, mimandole di rimanere in silenzio. “Voi… americani. Non capite mai delle buone battute.”
 
 
“Sembri… infelice. Più del solito intendo.”
Natasha la guarda con aria quasi preoccupata e Freya si chiede se lo è davvero o se sta recitando la parte che Fury ha previsto per lei.
Il telefono della spia squilla e dopo un attimo di esitazione la Vedova risponde. “Ciao, Pepper!” esclama sorridente. “Ero preoccupata, come va?”
Natasha si sposta verso la cucina, ma lei riesce ad udire comunque il suo discorso. A un certo punto Pan le salta sulle ginocchia e la guerriera si ritrova a sorridere mentre affonda le mani nel suo pelo.
“E Stark come sta?”
Freya guarda gli occhi luminosi della cucciola di flareon, rivedendovi quelli di Thor.
“Avete chiesto aiuto a Bruce?” prosegue Natasha, alzando il tono di voce. Aiuto? Avverte in lei una leggera ansia.
“Come pensa di riuscirci? Quel pazzo di Killian… lo ucciderei con le mie mani se non fosse già all’altro mondo.”
Freya si alza e si riempie un bicchiere d’acqua. “Sì, ci sentiamo presto. Tienimi informata. Ciao, Pepper…”
Natasha chiude la conversazione e fissa in silenzio il cellulare. “La fidanzata di Tony Stark” le dice sovrappensiero. 
“Sta male?” indaga la guerriera.
“In un certo senso” commenta l’altra. “Una storia… complicata.”
Ed è così che Freya viene a conoscenza del siero Extremis e dei terribili effetti che provoca sul corpo delle persone. E capisce perché Hela le ha chiesto di indagare su cosa stava avvenendo a Midgard.
“Stark sta cercando di stabilizzare il siero che Killian ha iniettato nel corpo di Pepper ma non sta facendo grandi risultati. Per ora lei sta bene, ma è come una bomba ad orologeria. Non sappiamo cosa potrebbe accaderle… Tony sta uscendo di testa.”
Stupidamente, si dice che Loki sarebbe divertito e compiaciuto per la piega degli eventi. Si sente meschina per quel pensiero e allo stesso tempo il ricordo del dio degli inganni gli porta alla mente un’idea folle.
Come reagirebbe Loki al suo posto?
“Natasha… potrei aver bisogno del tuo aiuto.”
La Romanoff si stringe nelle spalle. “Se non comprende la distruzione della Terra…”
“Peggio” le confida, quasi sussurrando. “Se ti proponessi di disattendere gli ordini di Fury?”
Gli occhi di Natasha si fanno più luminosi e le labbra si schiudono in un ghigno divertito. “Sentiamo. Potrebbe essere divertente.”  
 
 






 


Note: Continua il periodo di ambientazione (?) di Freya sulla Terra, mentre ad Asgard
la famiglia reale è sempre più in crisi (ma quando non lo è? xD)
Che ve ne pare di Nebula? Il suo personaggio mi intriga molto e quindi l’ho inserita nella long! Inoltre, sì, non ho resistito a fare qualche riferimento sugli X-Men ma loro non compariranno fisicamente… hanno le loro gatte da pelare LOL


 
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Capitolo 6
*** La proposta ***


 

Capitolo 05: La proposta

 

 


 

 

Natasha guarda nello specchietto retrovisore e da gas all’acceleratore. La macchina sbanda leggermente a sinistra, ma né lei né Freya ci prestano attenzione. Fury è stato rapido a metterle addosso uomini dello SHIELD, ben consapevole che la Vedova Nera non è un’avversaria facile.

Le viene da ridere e non si preoccupa di darsi un minimo di contegno.

“Fury non ce la farà passare liscia!” grida all’asgardiana. “Perciò, spera che vada tutto bene o ci toccherà passare i prossimi sei mesi nella base in Antartide!”

Non ha idea del motivo che la spinge a trattare Freya come una vecchia compagna d’avventure, ma per qualche ragione le viene naturale.

La Stark Tower, rinominata ormai Avengers Tower, si erge davanti a loro in tutta la sua magnificenza. Tony non ha badato a spese per risistemare il simbolo del suo orgoglio ferito e Natasha si trova a sospirare. Dopo i fatti di New York, Stark è diventato decisamente instabile ed è solo grazie a Pepper se è riuscito a rimettere insieme i pezzi.

“Conosci bene Tony Stark?” le chiede Freya, mentre ordina a Pan di smettere di ringhiare. Superano un camion di surgelati e la spia si concede di lanciare una fugace occhiata all’ospite di Fury.

Da quando lo SHIELD ha prelevato la guerriera dalla piramide, Natasha si è ritrovata più volte a pensare che quell’asgardiana non è una cattiva compagnia. C’è qualcosa in Freya che trova affine a se stessa. È solo una sensazione, ma ha deciso di darle fiducia. Non è egocentrica come Iron Man, non è timida come Bruce Banner o sentimentale come Captain America. Le sembra una persona riflessiva, ma allo stesso tempo le appare anche una ragazza smarrita e sola.

È convinta che ci sia molto altro e che Fury dovrebbe davvero tentare di darle una possibilità. Lei l’ha avuta, quella possibilità, e non vede perché negarla a Freya.

Per questo ha assecondato il suo istinto ed è per quello che ora si trova inseguita da agenti dello SHIELD nelle strade trafficate di New York. Ha il vago sospetto che Clint non le rivolgerà la parola per giorni quando scoprirà quella bravata.

“Temo che l’unica persona che possa affermare di conoscere Tony Stark sia Tony stesso. È egocentrico, egoista e tremendamente arrogante. Non il massimo della compagnia, ma è leale. Crede in quello che fa. Ho lavorato per lui  per un po’… bhe, non esattamente” risponde, riflettendoci meglio e cercando di soddisfare la curiosità dell’altra.

Pan, dal sedile posteriore si alza su due zampe e le lecca il collo, facendola ridacchiare. Quella cucciola aliena le piace, inutile negarlo. Affettuosa come un gatto e pericolosa come una tigre.

Afferra il cellulare e compone il numero di Stark, convincendolo a farla entrare nella torre. Poi supera un semaforo fermo sul rosso e per poco non investe un pedone che la riempie di insulti.

“Questo è dieci volte meglio di una vacanza!” esclama compiaciuta.

Il portone della Stark Tower si apre e lei si lancia all’interno, mentre i suv dello SHIELD sono bloccati all’esterno da una barriera di energia, segno che Tony ha fatto progressi nei suoi studi.

“Benvenuta all’Avengers Tower, signorina Romanoff”  annuncia la voce di Jarvis. “Il signor Stark sarà da voi in pochi minuti.”

Freya appare sorpresa da quel benvenuto. “Ci farai l’abitudine” la rassicura Natasha. “Jarvis è un’intelligenza artificiale. Scoprirai che è di una compagnia migliore di quella offerta dal suo padrone.”

“Romanoff!” strilla Tony Stark comparendo da dietro una porta. “Ti ho sentita!” Il miliardario entra con una maglietta sgualcita e un broncio infastidito. “Che diavolo hai fatto? Fury minaccia di inviare qui il suo esercito privato e non smette di telefonare.”

Lo ignora. “Hai una pessima cera.”

Lui non le da peso. “E la tua amica chi è? Un altro agente?”

“I dati biometrici indicano che non è umana, signore” si intromette Jarvis.

Stark strizza gli occhi. “Fregata! Hai catturato un’aliena?”

“Ti sembro prigioniera?” si intromette Freya.

“Lingua lunga, eh?”

Natasha si porta una mano al volto e scuote la testa. “Stark evita di farmi venire il mal di testa di prima mattina.”

“Allora l’hai liberata” ritenta Tony. “Per questo lo SHIELD vi inseguiva? Adoro infastidire Fury, ma-“

Natasha vede Freya fare un passo avanti.

“Sono io” dichiara a un Tony perplesso.

“Temo di non conoscerti. Mi ricorderei di un viso come il tuo. Anche se… hai qualcosa di familiare.”

Freya rotea gli occhi al cielo e la Vedova la imita. “Sono io la spiegazione che cercavi. Il meteorite caduto sulla piramide.”

Finalmente, Tony Stark tace.

 

 


 

 

“Non mi piacciono i giri di parole, per cui verrò sub-“

“Ehi, ehi… un momento” interviene Tony. L’ultima volta che ha avuto a che fare con un alieno non è finita molto bene e alla fine Pepper lo ha costretto a sedute terapeutiche con Bruce per obbligarlo a superare le crisi di panico. Quella mattina si è svegliato di ottimo umore, ma la giornata sembra destinata a peggiorare.

“Tu stai dicendo che sei precipitata su una piramide. In Egitto. E non sapevi che cosa fosse? Hai distrutto un patrimonio culturale dal valore incalcolabile e ora vieni qui. Da me. E lo confessi?” Si rendeva vagamente conto di parlare a scatti, ma si era aspettato un Loki 2.0 e invece la ragazza –per quanto carina- le sembrava solo una versione alternativa di “Torna a casa Lessy” con la differenza che, a dispetto dell’animale, lei non aveva ritrovato casa.

“Freya è dispiaciuta. Molto” commenta Natasha.

“Da quando fraternizzi con il nemico? Sei diventata il suo avvocato?”

“Divertente. Forse dovrei dire a Pepper quello che è accaduto quel giorno in ascensor-“

“Traditrice!” esclama Stark. Dopotutto aveva solo tentato di baciarla… forse era anche sbronzo, ma…

“Parlando della tua donna-” interviene Freya.

“Fidanzata” la corregge Natasha. “Scusala, fa ancora confusione con certi termini.”

Tony si chiede che diamine voglia l’aliena da Pepper e tiene una mano sul bracciale che gli occorre per richiamare l’ultima armatura che gli è rimasta dopo l’incidente con Kilian. Eppure… Freya ha davvero qualcosa di stranamente familiare, ma più si sforza di ricordare più il pensiero gli sfugge.

“Le analisi indicano che è di origine asgardiana, signore. Ho confrontato il sangue con i campioni di Thor” lo aggiorna Jarvis.

La vede sussultare a quelle parole e lui socchiude gli occhi, attento. “L’ultimo asgardiano con cui ho parlato mi ha fatto precipitare nel vuoto e da quel momento in poi la situazione non è che degenerata.” 

Si volta verso Natasha, appoggiata all’auto con cui sono arrivate. La Vedova Nera però non sembra molto propensa a dire alcunché.

“Sono qui per proporti uno scambio” annuncia Freya, ed è a quel punto che Tony nota l’animale bianco all’interno del veicolo.

“Fai la brava, Pan. Noi e il caro miliardario dobbiamo parlare” dice la Romanoff, ammiccando verso la creatura che, di certo, non è terrestre.

“Stai flirtando con un animale?” le domanda incredulo. “Assurdo. Fury cosa dice di tutta questa faccenda?”

“Che dovresti farti i fatti tuoi.”

“Tipico. Salvi il mondo e quell’uomo ti ringrazia nascondendoti informazioni di interesse planetario.”

“Questo perché tu-“

La strana tigre bianca dagli occhi blu salta fuori dal finestrino e cammina verso una delle sue moto, azzannando una ruota. Tony riesce a stento a soffocare un urlo d’orrore.

“Ditemi che non l’ha fatto. Ditemi che… Jarvis!” chiama, quasi ansimando. “Dimmi subito cos’è quella cosa!” ordina Tony, sul punto di avere una crisi isterica degna di sua madre.

“… specie…”

“È un-“ tenta di dire l’aliena.

“…sconosciuta” termina Jarvis.

“Flareon.”

Il telefonino di Natasha squilla e Tony è certo che all’altro capo ci sia il direttore dello SHIELD. Ha idea che questa volta Fury sarà davvero irritato e ci finirà in mezzo pure lui. Detesta profondamente quando l’altro comincia a fargli la paternale neanche fosse suo padre.

Pan, la sottospecie di tigre che ha danneggiato la moto, scodinzola e sembra apprezzare il nuovo giocattolo.

“Avrei dovuto guardare l’oroscopo questa mattina. Le stelle sono contro di me” borbotta.

“Tu non guardi l’oroscopo” lo interrompe Natasha con una smorfia infastidita. Ha appena riposto il telefono nella tasca e l’espressione che ha non promette nulla di buono.

“E tu che ne sai!” si difende. “Di recente ho scoperto che…“

“Poche chiacchiere, Stark. Abbiamo un’ora di tempo” lo informa la Romanoff, puntando un dito verso l’esterno. “Se per allora non saremo fuori di qui, Fury invierà i suoi uomini.”

“Vorrei farti notare che anche tu sei o eri uno dei suoi uomini. Credi che ti riprenderà alla base? Non credo che a Pepper farebbe piacere ripetere l’esperienza dell’anno scorso. Quindi, Natasha, ti assicuro che se non mi dici-“

A quel punto l’asgardiana fa un passo in avanti e Tony si costringe a prestarle nuovamente attenzione. Nota che veste abiti civili, segno che apparentemente Fury si fida a sufficienza di lei, ma misura ogni gesto come se temesse di fare qualcosa che a lui potrebbe non piacere. Oppure tenta di nascondere la sua forza, e Tony è più orientato a credere alla seconda opzione.

Ha vissuto una vita al fianco dei militari e sa riconoscere un soldato quando lo vede.  

La Romanoff è girata verso Freya e parla prima che lui possa aggiungere altro.

“Può aiutare Pepper, Tony.”

Lui sbatte le palpebre un paio di volte. Per un istante, Stak pensa di non aver compreso bene le parole di Natasha. D’altronde, non sarebbe la prima volta e in quei giorni è così stanco e stressato che non è in grado di negare quella possibilità.

Eppure lo capisce dal suo sguardo, speranzoso e luminoso, che la Vedova Nera crede davvero a quello che dice. E c’è un breve momento in cui sente il suo cuore battere all’impazzata e la mente urlargli che quella straniera salverà Pepper. La ragione però prende presto il sopravvento e l’entusiasmo si tramuta in sospetto.

“Signore, ho riscontrato una cosa curiosa. Lei-“ Tony zittisce Jarvis con un cenno della mano.

“Come? Come può, lei, aiutarla?” sibila con rabbia e una punta di rammarico. “Perché dovrebbe?” continua.

Freya lo guarda e c’è qualcosa in quegli occhi, grigi e freddi, che lo mettono a disagio. Nemmeno Loki, con le sue iridi più verdi e brillanti della pelle di Hulk, è mai riuscito a metterlo in difficoltà.

“Uno scambio: tu aiuti me ed io te” gli propone la ragazza.

Aliena, si rammenta Tony. Vuole davvero fidarsi? Rischiare tutto? Rischiare Pepper?

Un azzardo, ecco cos’è. E lui non si è mai buttato negli affari se non può conoscere ogni variabile. Ogni investimento che ha fatto è sempre stato ben controllato e valutato.

“E cosa vorresti? Soldi? Una villa ai Caraibi? Non tentare di prenderti gioco di me. Provieni da Asgard e se la Romanoff è stata tanto sprovveduta da crederti… io non lo farò.” Si rivolge alla spia. “Hai dimenticato, Natasha? Il modo in cui Loki ha raggirato l’agente Barton?”

“Signore, dovrebb-“

“Sono occupato, Jarvis.”

“Dovesti ascoltarlo” le dice Freya con uno sguardo che sembra rassegnato. “La tua creatura ha capito prima di te. Eppure tu stesso hai detto che avevo qualcosa di familiare, uomo di metallo.”

Uomo di metallo. Il soprannome che gli ha dato Thor.

Tony Stark ha imparato da tempo a non credere alle coincidenze. Il dio del tuono è una specie di star hollywoodiana su Agard. Dunque, sembra logico che lei possa conoscerlo. Giusto? Non ci sono falle nel ragionamento.  

No, decide Stark, quel dettaglio non significa nulla. Eppure è convinto che perfino Thor non avrebbe parlato di lui e della Terra al primo venuto.

Tony si appoggia ad una parete.

Per quanto ne sa la concezione del potere su Asgard è simile a quella esistita sulla Terra in età medioevale. Re, nobili, cittadini, schiavi… una scala gerarchica precisa.

“Freya?” la chiama Natasha, titubante. Perfino la Romanoff deve essere giunta ad una conclusione simile alla sua.

“Signore…” tenta di intervenire Jarvis, per l’ennesima volta.

Pan emette dei tenui ruggiti e Tony si costringe a riflettere.

In quel momento la porta alla sue spalle si apre e una Pepper infuriata li raggiunge squadrandoli uno a uno. “Cosa sta succedendo lì fuori? Tony?” chiede con le guance arrossate, segno che in quel momento ha poco controllo su Extremis.

Lui la guarda con una leggera preoccupazione, ma non può negare che Pepper sia bellissima anche così, con gli occhi luminosi e la pelle accaldata.

“Oh, abbiamo ospiti… Potevi avvertirmi. Natasha” saluta. “Cosa hai fatto questa volta? Perché sono appena tornata da un incontro con un finanziatore e se hai intenzione di distruggere… qualcosa” dice guardinga “È meglio che io lo sappia ora” conclude lapidaria.

Tony Stark deglutisce. “Pepper, ma che bella sorpresa!” esclama, ben poco felice di vederla in quel momento. Ha rischiato troppe volte di perderla e…

Pepper lo ignora e porge la mano all’asgardiana. “Piacere di conoscerti. Tony è un pessimo padrone di casa. Io sono Pepper e tu… Sei parente di Thor, per caso? Mi sembra di notare una certa somiglianza…”

Tony spalanca la bocca e socchiude gli occhi. Parente?

La Romanoff impallidisce di colpo e lui non riesce a credere che…

“Stavo per dirglielo, signore, ma lei mi ha impedito di avvertirla” lo informa Jarvis.

“Ma come hai fatto?” si rivolge, incredulo a Pepper. “E tu chi sei in realtà?” prosegue rivolgendosi a Freya, che sembra altrettanto turbata.

“Non è evidente?” chiede Pepper.

“NO!” replicano all’unisono Natasha e Tony.

“Hai mentito!” sibila la vedova nera, con la mano poggiata sulla pistola.

“Oh, e così quel pazzo megalomane di Loki… tu lo conosci!” si intromette lui.

“Credo che dovremmo tornare a parlare della tua fidanzata, uomo di metallo.”

“Di me?” esclama Pepper.

“Il problema qui non è Pepper!”

“Pensavo che lo fosse. Percepisco le fiamme dentro di lei… si trascinano inesorabili verso il suo cuore. E le consumano.”

Pepper sussulta e si volta verso di lui in un gesto istintivo. Tony fa per afferrarle una mano, ma lei si allontana. È spaventata e lui non vorrebbe altro che abbracciarla e sussurrarle all’orecchio che andrà tutto bene, ma non riuscirebbe a ingannare nessuno dei due.

È Loki il maestro degli inganni. Tony Stark è solo un meccanico e non sempre le cose si possono sistemare.

“Io conosco il fuoco” prosegue la voce di Freya. “Ti entra dentro… e non ti lascia più andare. Consuma ogni cosa finché non rimangono che ceneri.” Conclude, portandosi la mano al petto come se fosse alla ricerca di qualcosa.

Quel discorso a lui non piace per nulla. “Devi stare lontano da lei!” alza la voce, indicando la sua fidanzata.

L’asgardiana tace un istante. “Cosa pensi che potrei farle, esattamente? Ucciderla, torturarla, catturarla? Mi sembra sia in grado di difendersi.”

“Tu, non-“

“Io sono Freya Vanadis, figlia di Skaði e Víli, fratello di Odino. Sono la proprietaria di Vanadis e la detentrice del potere di Brísingamen” si presenta. “Terza in linea di successione al trono di Asgard, guerriera e dominatrice del Seiðr-

“E distruttrice di una piramide e bla, bla, bla... Peggio di Thor. E dire che sembravi intelligente.” Stark rotea gli occhi al soffitto.

“Tony!” strilla Pepper.

Per un attimo è quasi tentato di scusarsi. “Vi stavate annoiando a morte pure voi, ammettetelo!”

 

 


 

***

 

 

Enhar ha dormito per secoli, millenni. Ha atteso il tempo del risveglio in un sonno senza sogni, ignaro di quanto avveniva nel mondo.

I suoi compagni, però, ancora non si sono destati e tutto tace ad Atlantide. L’isola è ancora immersa nell’incantesimo di protezione e gli abitanti stipati nelle sale sotterranee.

Si sveglieranno presto, ne è certo, e allora potranno debellare il morbo che ha infettato il pianeta.

“Umani” mormora con disgusto, mentre cammina tra le sale vuote del palazzo reale. Eppure è grazie a loro, quelle miserevoli forme di vita, se Atlantide tornerà in vita. Si sono evoluti molto, ha notato, e quando uno dei loro mezzi subacquei è stato intercettato dalla barriera che protegge l’isola è stato distrutto. L’esplosione lo ha risvegliato e dopo un’infinità di anni umani, Enhar può finalmente riprendere il posto che gli spetta.

Il trono di coralli e pietre preziose brilla di luce e lui lo guarda con gratitudine e nostalgia. Non sposta mai lo sguardo alla sua sinistra, nel punto dove un tempo c’era stato il posto occupato dalla sua regina.

Quando si siede, la sia vista vaga fino al tridente d’argento e scivola oltre. Fuori dalle finestre l’oceano è una massa scura, abitata da una moltitudine di creature marine. Molte nemmeno riesce a riconoscerle. Strisciano attorno alla barriera, ignare che presto saranno divorate da Sonny.

“Natek, Marak!” chiama, in attesa dei gemelli.

I due guerrieri giungono a lui avvolti in lunghi mantelli, le mani poggiate sull’elsa di spade dorate.

“Altezza” lo salutano all’unisono, inchinandosi.

“È giunto il tempo di conoscere meglio il nostro nemico. Un tempo gli umani strisciavano ai nostri piedi, ci onoravano come Dei… E poi-“ strinse i pugni con rabbia. “Riprenderemo il nostro pianeta, poi annienteremo Asgard e Jotunheim!” afferma, volgendo lo sguardo al tridente. 

Chiude gli occhi. Era accaduto più di mille anni prima… I giganti di ghiaccio erano scesi su Midgard e avevano ghiacciato la superficie del pianeta. I mortali erano morti a centinaia e Atlantide era rimasta isolata.

E la sua regina, la sua amata consorte... I giganti di ghiaccio l’avevano uccisa nel modo più brutale possibile.

Enhar era stato costretto a chiedere l’intervento di Asgard. Odino era intervenuto, ma il suo aiuto era stato tardivo. Per proteggere Atlantide, Enhar aveva avvolto la città con un antico incantesimo.

E Atlantide era sprofondata nell’oceano. Un sonno eterno aveva colpito i suoi abitanti e per i mortali Atlantide era diventata una leggenda.

 

 

 

 

***

 

 

Da quando Thor è partito per portare aiuto ad Alfheim, la Cittadella Celeste è più silenziosa del solito. Loki cammina per i corridoi di Vàlaskjàlf, ignorando le occhiate della servitù e avanza verso gli appartamenti di Freya.

Krishna, la schiava dagli occhi viola che la guerriera ha portato via da Jotunheim, è china sulla porta d’ingresso, intenta a strofinarla.

L’impulso di spingerla a terra e tagliarle la gola è forte. Vedere quella donna ad Asgard, viva e al sicuro, lo irrita enormemente se pensa al fato voluto per Freya. 

Krishna si sposta rapidamente e lui entra, vagando pensieroso da una stanza all’altra. Ha preso quell’abitudine da quando ha scoperto Sigyn frugare tra le cose della guerriera e ora gli è difficile abbandonarla.

“Dovresti cominciare dal principio.”

Loki si volta, ma sa già cosa troverà. La perfetta copia di Freya è accostata ad un muro e lo guarda con la testa inclinata. Indossa l’abito del giorno in cui Frigga ha organizzato la festa del suo compleanno ed è bella come nei suoi ricordi. Ma è solo un’illusione, una copia, sfuggita al suo controllo.

“Zitta, tu non sei reale.”  

Freya sogghigna, un’espressione che quella vera non gli rivolgerebbe mai. “Sono nella tua mente, questo mi rende molto reale.”

Loki si chiede se stia impazzendo.

“Dovresti dare retta a cosa ti sussurrano i tuoi pensieri.” Loki si massaggia la testa, infastidito. “Se non sai cosa fare… torna indietro, cerca le impronte lasciate sul terreno.”

Il dio degli inganni ruota la mano e l’illusione svanisce. A quel punto lui socchiude gli occhi e analizza meglio la parete a cui si era appoggiata Freya. C’è un alone scuro sul muro bianco e lui si avvicina, poggiando le mani sulla parete.

“Astuta” mormora, mentre osserva la nicchia piena di libri che si rivela ai suoi occhi. Allunga una mano per afferrare uno di quei tomi, ma esita quando le dita sfiorano la copertina.

Loki scuote la testa e sfoglia le pagine. Le parole sono scritte in modo ordinato e riconosce immediatamente la calligrafia di Freya.

Sono appunti che riguardano luoghi e date specifiche. Alcuni numeri sono cerchiati e sottolineati più volte.

Dopo pochi minuti, decide di trasportare tutti i diari su un tavolo e cerca di capire da quale testo dovrebbe cominciare per leggere e comprendere quelle annotazioni.

Quando i primi raggi del sole illuminano la stanza, Loki è ancora immerso nella lettura.

Sono appunti che Freya ha scritto di recente, anche se non saprebbe collocarli in un punto preciso del tempo.

Si massaggia gli occhi affaticati ed è allora che scorge un nome, scritto nel centro di una pagina bianca e affiancato da un punto interrogativo.

 


Taneleer Tivan ?

 

 





 


 

 

Note: Della serie chi non muore si rivede? Ebbene sì, dopo quasi due anni torno con Radici e le avventure di Freya e Loki!

Fatemi sentire cosa ne pensate, è un periodo in cui ho veramente bisogno di sapere cosa ne pensano i lettori di ciò che scrivo! Inoltre, le vostre parole sono un incentivo a proseguire!

Presto troverete Radici anche su Wattpad!


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Capitolo 7
*** La voce nelle fiamme ***


Capitolo 06: La voce nelle fiamme

 

 



 

 

“Diamoci una calmata, tutti quanti” esordisce l’uomo di metallo, tentando di riportare l’ordine.

Freya si gira verso Natasha, ma la spia tiene ancora la pistola puntata alla sua testa e dall’espressione che le rivolge sa che è rimasta delusa.

“E dire che… cominciavi a piacermi” le dice la Romanoff, mentre Pepper l’affianca.

“Quindi, fatemi capire…” borbotta Stark. “Tu, saresti la cugina di Thor? Che cosa c’è di sbagliato nella vostra famiglia? Attirate problemi ovunque andiate!” esclama infastidito.

Freya non può che dargli ragione. “Sì, son-“

“Ah, lo ammetti, dunque?” la interrompe Tony con sguardo vittorioso. “L’ammissione è il primo passo per guarire dalla malattia, dicono” afferma.

Lei strizza gli occhi, non certa di aver compreso il discorso. Prima che possa trovare qualcosa con cui replicare, Stark riprende a parlare.

“E perché Thor non ci ha mai detto di avere una cugina? Una carina, per giunta! Non appena si degnerà di rimettere piede sulla Terra credo che dovrò fargli un discorsetto.”

“Basta così!” strilla Pepper con il fiatone.

Freya sposta l’attenzione sull’umana e così fanno Natasha e Tony. La mortale trema e la pelle mostra bagliori rossastri. “Il fuoco la reclama” dice, ricambiando la profonda occhiata che le rivolge Pepper. “La consumerà in fretta” sentenzia.

“I valori della signorina Potts sono oltre la soglia ottimale” avverte la voce artificiale. “Esiste la possibilità che-“

“Silenzio, Jarvis” ordina Natasha.

Freya prova ad avvicinarsi alla mortale con cautela, ma la Vedova Nera alza nuovamente l’arma. Nel frattempo, Stark ha sollevato l’umana tra le braccia ed è rabbia ciò che legge nei lineamenti contratti del suo viso, l’impotenza di non poter fare nulla.

La guerriera accarezza distrattamente Pan e fa un passo verso di loro. Non può convincere Tony Stark, perché in quel mondo le sue parole valgono meno di nulla, ed è chiaro che non si fida di lei, non quando la donna che ama rischia di morire. Iron Man è un uomo a cui piace avere il controllo della situazione, poter controllare ogni variabile, ed è una fortuna che lei possa offrirgli qualcosa per lui indispensabile.

“Ti propongo uno scambio, uomo di metallo” lo chiama, sentendo una fitta all’altezza del cuore. “Io posso salvarla.” Freya scuote la testa. “No, io la salverò” si corregge. 

Pepper socchiude gli occhi e Stark sembra indeciso su cosa fare. “Cosa vorresti da me?”

“Tu sei un inventore. Thor ti descriveva come un fabbro dalla mente acuta, un uomo che maneggia il ferro come i nani l’oro” lo adula. “Forgia una spada per me ed io aiuterò la tua fidanzata.”

“Una spada?” ribatte Tony, scettico. “Una ben misera arma” osserva, sempre più perplesso.

“Tutto dipende da quali mani quella spada sarà usata.”

Lui si volta verso Natasha alla ricerca di un consiglio. “La scelta è tua” sentenzia la spia, il dito sul grilletto della pistola.

Tony Stark sembra avere gli occhi lucidi quando si volta in direzione di Freya.

“Accetto.”


 

 

 

 

“Sarà doloroso?”

La domanda di Pepper è lecita e ragionevole, ma Freya non è certa della risposta. “Non morirai e ti riprenderai” le risponde. Per se stessa però sarà doloroso, ma questo non lo dice alla donna davanti a lei.

“Incoraggiante” mormora Natasha, mentre sbircia la strada dalle finestre del grattacielo.

“Mi servirà qualcosa di affilato. Un coltello, un pugnale-“

“Perché?” s’intromette Iron Man.

“Dovrò tracciare delle rune con il mio sangue. Se potessi usare il Seiðr tutto sarebbe più facile, ma voi midgardiani non avete molta simpatia per chi utilizza la magia.”

“Sangue!” trasalisce Pepper, seduta sul tappeto.

Senza dire una parola Natasha si piega in avanti ed estrae dagli stivaletti un pugnale che le lancia addosso. “Fury si sta preparando a rovesciarci contro l’intero Shield” borbotta, rivolgendosi a Stark. “Meglio se indossi l’armatura. La diplomazia potrebbe non funzionare.”

Mentre loro parlano, Freya avvicina il pugnale al polso e con una smorfia si incide un taglio nella carne.

Pepper sobbalza, chiedendole se sta bene, e lei si limita ad annuire cominciando a tracciare intorno a loro le rune del comando. “Che cosa significano?”

“Questa simboleggia il fuoco” le spiega, mentre gliene indica una alla sua sinistra. “Una per la vita, un’altra per il sacrificio” continua, collegandole all’interno di un cerchio. Attorno a Pepper traccia un triangolo di protezione, poi va a sedersi di fronte a lei e poggia la mano insanguinata all’altezza del suo cuore.

Freya chiude gli occhi e mentre ascolta il battito di Pepper farsi più lento comincia a pronunciare l’incantesimo.

Attorno a loro le rune emettono un bagliore cupo che illumina tutta la stanza. Cerca la mano di Pepper e l’accompagna verso di sé, poggiandola sopra il cuore, e infine anche la sua si posa sul petto della mortale.

L’udito è il primo senso a sparire, poi lo seguono gli altri. Ogni cosa attorno a loro svanisce.

Sono immerse in un’oscurità totale finché una luce le avvolge. È un colore caldo, come il sole al tramonto, e più si avvicina più Freya riesce a percepire l’intensificarsi del calore, trovandolo stranamente confortevole.

Scorge Pepper in piedi di fronte a un muro di fuoco, le braccia protese verso le fiamme. I capelli le si agitano come serpi indomabili e la pelle brilla come una stella l’attimo prima della fine. Freya ne ha viste spegnersi così tante che ha volte si chiede come riesca Heimdall ad osservare quel ciclo ripetersi all’infinito. 

Avanza fino a portarsi al fianco della mortale. Pepper nemmeno fa caso a lei, troppo affascinata dai movimenti delle fiamme.

Padrona…” sibila nel vuoto la voce di Brísingamen, ma lei non le presta ascolto.

“Tu non vuoi sapere davvero cosa si nasconde tra le fiamme” mormora Freya, la voce cupa. “Ma io ho imparato da tempo a non temere il fuoco.”

Pepper sobbalza e si gira nella sua direzione. Ha un’espressione interrogativa sul viso e la guerriera decide di rispondere a quella tacita domanda.

“Il dolore mi ricorda che sono… viva” le spiega, quasi temendo la reazione dell’altra. Chiude gli occhi e rammenta lo sguardo turbato di Loki quando ha visto le cicatrici che porta sulla schiena.

“Porterò via quelle fiamme” prosegue gentile, come se si stesse rivolgendo ad una bambina. Pepper le ricorda Mys, la schiava di Thrym che è stata incapace di aiutare.

“Non credo dovresti farlo.” L’umana si morde le labbra e per un attimo sembra tornare in sé, come se le fiamme non avessero già catturato il suo cuore. “Perché non sono tue…” La fidanzata di Stark scuote la testa, come se volesse liberarsi di qualche pensiero molesto. Quando si raddrizza c’è una strana consapevolezza in lei. “Hanno paura… le fiamme. Paura di te.”

Freya sobbalza, turbata. “Cosa ti hanno sussurrato?”

Pepper esita nel rivelarle la risposta. “È apparsa…” mormora, tendendo le orecchie verso il fuoco. “Colei che ridurrà in cenere i Nove Regni.”

Freya scatta all’indietro. Le tremano le mani e sente il cuore battere all’impazzata.

“Cosa significa?” le domanda l’umana.

Non le risponde. La testa ha cominciato a farle male come se qualcuno l’avesse presa a pugni e capisce che il tempo per aiutare Pepper sta finendo.

Vorrebbe conoscere la risposta, però. Strattona la donna all’indietro e prima che altri dubbi l’assillino si immerge con lei tra le fiamme.

Il calore dovrebbe scioglierle la pelle, ma Freya si sente a suo agio mentre immerge le mani nelle lingue di fuoco che la avvolgano nel tentativo di consumarla. Lei ruota più volte su se stessa finché la testa non sembra scoppiare e si accascia a terra. Pepper è al suo fianco, in piedi, come se fosse immune al potere che è all’opera lì.

La guerriera le afferra una caviglia e il fuoco di Extremis striscia via dalla pelle della mortale, entrando in lei.

Freya non urla quando il dolore minaccia di farla impazzire. Soffoca tutto, ogni cosa, e per un istante si concede il desiderio di potersi trovare su Jotunheim, lì tra il ghiaccio e la neve, e un principe di ghiaccio dagli occhi verdi.

Prima di chiudere gli occhi fa in tempo a scorgere una creatura alata sospesa sopra di lei, le fauci spalancate e gli occhi più rossi di un rubino.

 

 

 

 

Loki poggia una mano sul collo del cavallo e ne carezza distrattamente la criniera. Ha scelto un destriero veloce come gli ha suggerito Frigga prima di salutarlo e non può che apprezzare l’animale che si trova davanti.

Ha il manto nero e lucente come quello di Sleipnir e muove le zampe di continuo, incapace di restare fermo.

Sif lo fissa dal muro opposto, accigliata e infastidita. La guerriera avrebbe voluto seguire Thor, ma Odino è stato irremovibile su quel punto.

Dunque, considera Loki, è giunta lì per osservarlo in mancanza di altri scopi.

“Sei venuta a offrirmi un bacio d’addio?” si beffa di lei, sogghignando.

Da che ricorda, è sempre stato facile prendersi gioco dell’asgardiana, ma in quei giorni neppure quei giochetti riescono a migliorargli l’umore.

“Disgustoso” replica Sif. “Come Freya abbia fatto a sopportare le tue buffonate in questi ultimi mesi…”

Loki la interrompe con un ringhio infastidito. “Pensavo che tu, tra tutti… non avresti disonorato in tal modo la memoria di… Freya” esita nel pronunciarne il nome, mentre il cavallo muove irrequieto gli zoccoli.

Gli occhi di Sif si spalancano e si porta una mano alla bocca. Sembra sinceramente dispiaciuta, quasi non fosse ancora riuscita a rielaborare tutti gli eventi che si sono susseguiti nell’ultimo periodo.

“Ci sono giorni…” sussurra lei “… che mi sembra di vederla ancora camminare tra i saloni di Asgard” confessa Sif e Loki spalanca gli occhi, sorpreso.

Non può certo replicare che anche lui la cerca nei giardini e tra le damigelle di Frigga. Scuote la testa. Sta diventando più sentimentale di Thor e ha il sospetto che rivelare quella debolezza alla guerriera potrebbe essere il peggior sbaglio della sua vita.

“Tutti rimpiangiamo il suo sacrifico” continua Sif. “Siamo vivi grazie a lei. Asgard è salva per merito suo” riconosce.

Loki ride, non può farne a meno. Getta la testa all’indietro e fissa con distacco il soffitto delle scuderie. “Quanta ironia” ribatte. “Lo sapevi, Sif? Sapevi…” Il dio degli inganni torna a fissarla. Erano anni che non aveva una conversazione da poter definire educata con l’asgardiana che le sta di fronte e quello non fa che irritarlo nuovamente. “Era nata per distruggere Asgard ed è morta per salvarla. Freya.” Quel nome ha un sapore dolce sulle labbra e Loki lo ripete più volte nella mente, quasi non farlo possa essere un peccato da scontare nei futuri giorni del Ragnarok.

“Ha salvato te” aggiunge con rabbia, fissando la guerriera negli occhi.

Sif si scosta dal muro, le labbra serrate.

Solo ora Loki nota le profonde occhiaie che le segnano il viso e di come i capelli le ricadono disordinati sulla schiena.

“E te” puntualizza la guerriera. “Ho un debito nei suoi confronti.”

“Ammirevole. Davvero ammirevole” risponde il dio degli inganni, guidando il cavallo verso l’uscita. “Ma non credo che ai morti possano importare certe considerazioni. Ti ha salvato la vita due volte, mentre tu tentavi di ucciderla o di condurla da Odino quale traditrice. I tuoi sensi di colpa sono ormai irrilevanti, Sif” le fa notare con un cenno della mano.  

L’animale nitrisce quando superano l’asgardiana e Loki le da le spalle, felice di potersi finalmente liberare di lei. Non si volta indietro quando Sif torna a parlare.

“Thor è da solo su Alfheim. Non intendi aiutarlo?”

Loki è quasi tentato di far girare il cavallo e di scrutare con il Seiðr che strani pensieri agitano la mente della guerriera, che è arrivata a porgli una simile richiesta.

“È capace benissimo di cavarsela da solo. E poi hai udito ciò che Odino ha comandato. Non vorrai essere tu a diventare la prossima traditrice del regno” la schernisce. “Quindi no, Sif. Non c’è modo che io ti aiuti a varcare i confini dei mondi per andare alla ricerca di Thor. Perché è questo il motivo che ti ha spinto a cercami, no?”

Sente la guerriera soffocare un’esclamazione di sorpresa, ma Loki scuote la testa e con un colpo ben assestato al fianco del cavallo lo lascia libero di correre fuori dalle stalle. Un tempo, forse, sarebbe rimasto sorpreso dal fatto che Sif avesse chiesto il suo aiuto, ma ora…

Non ha tempo, pensa, mentre si lascia alle spalle la scintillante città dorata.

Tramare alle spalle di Odino con niente meno che Sif è una proposta allettante, ma per la prima volta nella sua lunga vita c’è qualcosa che desidera fare maggiormente.

Freya.

Freya. Freya. Freya.

Quel nome è una condanna. Una sentenza mai pronunciata che grava però sulla sua esistenza. Una maledizione che infetta pensieri e desideri.

Lo odia.

 

 

 

 

 

“Pepper!”

Tony Stark non può che urlare il nome della donna che ama quando la vede riaprire gli occhi. L’asgardiana è sdraiata attorno alle rune che ha tracciato in precedenza, immobile, ma non ha tempo di preoccuparsene.

L’armatura è quasi un fastidio mentre si china su Pepper e l’aiuta ad alzarsi. È pallida come un cadavere ma, per la prima volta da mesi, quando la guarda negli occhi non vede il bagliore di Extremis bruciare nelle sue iridi.

È lei. Sono loro. Ed è tutto ciò che conta in quel momento.

La Romanoff prepara il caricatore di una seconda pistola e si avvicina guardinga.

“Stai bene?” chiede Tony, poggiando una mano sulla spalla di Pepper. “Non ti ha fatto del male, giusto?”

La sua fidanzata sembra disorientata per un attimo, poi scuote la testa e sorride. È un sorriso stanco, ma basta quello per rassicurarlo.  

“Non ricordo molto di cosa è accaduto, ma-“

Le parole di Pepper sono interrotte dal segnale di un allarme che ha preso a suonare senza sosta.

“Signore, c’è un problema con la sicurezza nel seminterrato. Ho sbarrato l’accesso ai piani inferiori dell’edificio” lo aggiorna Jarvis. “Ho messo il direttore Fury in attesa sulla linea due. Le consiglio di rispondere alla chiamata prima che il Capitano Rogers tenti di scalare l’edificio come ha appena minacciato di fare.”

“A Steve ci penso io” interviene Natasha.

“No!” ordina Pepper, obbligando tutti a riportare l’attenzione su di lei. “Non c’è tempo per queste cose adesso. Dovete aiutare Freya!” ordina indicando l’asgardiana. “Tony” lo chiama con voce tremante. “Aiuta Freya. Non permettere allo SHIELD di portarla via da qui” lo supplica.

Tony Stark è sorpreso, ma non si pone troppe domande. Rimuove la maschera dall’armatura e promette a Pepper di fare quanto gli ha chiesto. Accompagna la fidanzata a sedersi poi torna dall’asgardiana.

La Romanoff è inginocchiata al suo fianco. Una pistola le cade di mano quando sfiora la fronte della cugina di Thor e il grido di sorpresa che le sfugge manda Tony nel panico.

“Che succede!?” domanda allarmato, guardandosi attorno come se l’esercito personale di Fury avesse fatto irruzione nella stanza.

“Stark!” esclama Natasha facendolo precipitare al suo fianco. “Dobbiamo portarla… portarla da qualche parte!” dichiara con un accenno di panico.

Tony la raggiunge e soffoca un’imprecazione che avrebbe imbarazzato sua madre se fosse stata ancora viva.

“Il cemento si sta sciogliendo. Letteralmente!” strilla la Romanoff.

Freya deve essere svenuta e il pavimento attorno a lei è di un’allarmante sfumatura arancione. Prima che possa ordinarglielo, Jarvis attiva gli impianti antincendio e uno schizzo di acqua si riversa su di loro.

“Non basta” constata Tony, mentre il corpo di Freya sprofonda di qualche centimetro nel cemento.

La creatura bianca, Pan, ringhia senza sosta da qualche parte alle loro spalle.

Tony si volta verso Pepper che ricambia il suo sguardo e gli mima un “vai” con le labbra.

“Cosa facciamo? Cosa possiamo fare?” lo incalza Natasha. La mano con cui ha sfiorato Freya è ricoperta di piaghe rossastre, ma la diagnostica di Jarvis con la visione dell’armatura gli conferma che non è nulla di grave.

Tony studia il viso dell’asgardiana. Non sembra soffrire, eppure appare quasi a un passo dall’autocombustione.

“Tieni Fury occupato” comanda con risoluzione, mentre solleva Freya e si dirige a una delle finestre. Sulla corazza di IronMan sono comparsi i primi segni di fusione del metallo e ciò lo spinge a sbrigarsi.

“Lo SHIELD ha mandato degli elicotteri” le fa notare la Romanoff, ma lui non ha tempo per ascoltare oltre.

“Tienilo impegnato” ripeté e senza attendere oltre aziona i propulsori dell’armatura e sfreccia fuori dall’Avengers Tower.

Gli risulta facile, quasi troppo, liberarsi degli elicotteri e preferisce evitare di pensare al motivo che ha spinto Fury a non farlo inseguire.

Dopo pochi minuti di volo sta già sorvolando l’Atlantico con Freya in grembo e la voce di Jarvis che lo avvisa dei primi danni che sta riportando l’armatura.

La reazione del suo corpo è naturale e immediata, anche se inutile.

Tony Stark fa un profondo respiro, trattiene il fiato, e si lascia cadere nell’oceano.

 

 

 






 

 

 

 

Note: Ok, devo dire che la quasi totale assenza di commenti per questo sequel un po’ mi mette in crisi T___T
La storia non vi piace più? Sbaglio qualcosa? Dovrei apportare modifiche? Aspetto la vostra opinione!<3

Vi assicuro che non sono una detective, quindi non potrò mai venire sotto casa vostra a minacciarvi se mi lasciate una recensione negativa! xD









 

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Capitolo 8
*** Pensieri indesiderati ***


Capitolo 07: Pensieri indesiderati

 

 

 

“Non ne sapevo nulla, Stark. Quante volte dovrò ripeterlo?!” Natasha sospira, esausta ed esasperata. Pan emette un lamento acuto e si accuccia tra le sue gambe. Sono due giorni che, come lei, non si allontana dalla stanza in cui Tony, in barba agli ordini di Fury, ha portato il corpo di Freya e lo stress di quella situazione non giova a nessuno.

“Thor ci ucciderà se le succede qualcosa?” interviene Bruce, mentre si china sul corpo dormiente dell’asgardiana per iniettarle un nuovo farmaco. Tubi e macchine controllano ogni segno vitale di Freya, ma lei non mostra alcun segno di miglioramento.

“Che razza di domanda è?” sbotta Stark, le braccia incrociate mentre esamina uno schermo. È sua cugina, Banner!”

“E Loki è suo fratello. Tuttav-“

Natasha si massaggia la fronte, cercando di ignorare il battibecco dei due amici. Rischia di venirle un’emicrania e prima di rendersene conto si trova a stringere la mano a Freya. È calda, bollente come ogni altro millimetro di quel corpo.

Stark da un pugno al muro e si volta. “Ti ho portato qui per tenerla in vita. Dannazione! Ha… Praticamente ha salvato la vita a Pepper” sussurra Tony e dal modo in cui lo dice, Natasha sa, senza ombra di dubbio, che quando Freya si sveglierà potrà contare su un prezioso alleato.

“Il suo corpo è diverso dal nostro, lo sai, Tony. Sto facendo il possibile, ma non ho idea di cosa abbia fatto. È come se… come se avesse tolto Extremis da Pepper e poi lo avesse inglobato nel suo corpo. Questa ha senso per voi?” domanda Bruce, rivolgendosi a entrambi.

“Immagino lo abbia, visto come brucia. Tenere la sua temperatura corporea a livelli accettabili è una sfida continua” replica Stark, affaticato.

Natasha si alza e versa dell’acqua in un bicchiere, sorseggiando lentamente. C’è sempre stato qualcosa di familiare nei lineamenti della guerriera, ma solo adesso la spia riesce a comprendere perché lo sguardo addolorato di Freya le  ricorda il viso di Thor. Sorride, malgrado tutto, certa che prima o poi lei si sveglierà.

“Thor è un osso duro. Cavoli, perfino Loki lo è!” afferma Natasha, allungandosi sul letto di Freya per sistemarle una ciocca di capelli. “Si riprenderà, ha solo bisogno di tempo” dice positiva.

Alle sue spalle la porta della stanza si apre e si chiude con un colpo secco. Non ha bisogno di voltarsi per capire che Nick Fury, Steve e Barton sono arrivati. Il messaggio del direttore dello SHIELD era stato chiaro quando Tony si era rifiutato di consegnarli Freya, ormai due giorni prima.

Natasha lo ricorda bene il momento in cui la guerriera si è offerta di salvare Pepper. Qualunque cosa le abbia fatto ha mantenuto la promessa e la fidanzata di Stark è ormai fuori pericolo.  

“Il tuo comportamento è inaccettabile, Stark” interviene Fury, massaggiando l’occhio ferito. “La ragazza non è una tua responsabilità” continua, portando le braccia dietro la schiena. “Il governo ha pensato che fosse esplosa una bomba nell’Atlantico quando l’hai immersa nell’oceano. Tu non hai idea di quello che ho passato negli ultimi due giorni!” afferma autoritario.

Tony sbuffa e serra la mascella. “Ma sentitelo!”

“Stark!” lo ammonisce Fury, lanciando uno sguardo di tacito rimprovero a Banner, intento a controllare i parametri vitali dell’asgardiana. “Forse dovresti andare da Pepper anziché occuparti di... lei.”

Tony si irrigidisce e stringe le mani a pugno.”Pepper sta benissimo. Non credere che mi sfugga il motivo per cui l’hai menzionata” dice, digrignando i denti.

A Natasha appare evidente che il miliardario non ha avvertito Fury dei recenti sviluppi e si volta in direzione di Steve e Barton. Il Capitano è chiaramente confuso riguardo al motivo per cui si trova lì e sposta continuamente lo sguardo da Freya a Stark, tentando invano di trovare dei collegamenti.

Clint, d’altra parte, è rigido e si è piazzato davanti all’uscita a impedire a chiunque di entrare o uscire.

“Hai portato con te i tuoi cani da guardia, Fury?” commenta Stark accennando agli altri due arrivati. “Onestamente Steve… pensavo che dopo lo scherzetto di Loki avessi aperto gli occhi sui metodi dello SHIELD.”

Il Capitano inclina la testa di lato. È sospettoso e si allontana di un passo da Fury. “Cosa intendi?”

Stark si rivolge a lei. “Romanoff, vorresti essere così gentile da aggiornare Steve? Magari accennando a quell’incidente con la piramide in Egitto?”  

Oh.

Natasha lancia a Stark uno sguardo furioso, promettendosi di fare quattro chiacchiere in privato con lui quando saranno soli. Perché poi deve essere lei a distruggere le convinzioni di Steve Rogers proprio non lo capisce. Tony non poteva chiedere a Banner e alla sua brillate mente di scienziato di risolvere quel casino?

Natasha.

Fury scandisce con precisione ogni lettera del suo nome, un chiaro avvertimento a non dare ulteriore corda alle idee di Stark.

“Sentite. È evidente che ci sono diversi problemi in questa… squadra” si intromette Banner, tentando invano di calmare gli animi. “Forse le intenzioni di Fury erano nobili, chi può dirlo? Tuttavia è chiaro che giunti a questo punto i segreti fanno più male che bene.” Tutti tacciono e Bruce prosegue. “Dovremmo tutti riporre maggior fiducia nei compagni che ci stanno accanto. È così che Loki si è preso gioco di noi l’ultima volta che l’abbiamo visto. Il mio consiglio è questo: prendiamo un bel respiro, contiamo fino a tre e speriamo che nessun alieno abbia intenzione di attaccare la Terra in questo momento” aggiunge, cercando di stemperare la tensione.

Natasha accenna ad un sorriso, Tony rotea gli occhi al soffitto e Pan per tutta risposta salta sul letto di Freya e lecca la faccia all’asgardiana.

 

 

 

È notte e Steve si è rifugiato sulla terrazza della torre. Dopo aver ascoltato le spiegazioni di Natasha e le scuse di Fury ha sentito il bisogno di rimanere da solo. Guarda New York, le luci delle macchine sfrecciare sulle strade e poi porta l’attenzione ai cantieri edili che riempiono ogni via, testimoni dell’attacco dei Chitauri. 

Prova un misto di rabbia e delusione nei confronti di Fury, ma forse è in collera pure con se stesso. Tony ha avuto ragione nel dirgli che si è fatto raggirare senza alcuna fatica e le conseguenze non gli piacciono per nulla.

C’è un aliena, o meglio due, pochi piani più in basso di dove si trova e deve accettare il fatto che il mondo, l’universo, è un luogo molto più grande di quanto credeva lo Steve del passato.

Malgrado abbia ascoltato le motivazioni di Fury e quelle portate da Stark non ha idea di cosa pensare di Freya. Una minaccia? Un’alleata? È propenso a credere che la verità si trovi nel mezzo eppure non può essere certo di nulla.

Vorrebbe parlare con Thor, capire, ma a quanto pare l’asgardiano è irraggiungibile e Freya… Tony ha detto che è in un sonno simile a un coma e Steve non può fare a meno di ricordare la propria caduta nell’oceano e il suo risveglio molti anni dopo. Ora comprende perché Freya aveva un comportamento strano, insensato perfino per la copertura che le aveva fornito Natasha.  

Stringe la presa sulla balaustra di metallo e sente l’acciaio deformarsi ma non si ferma finché una voce non lo riporta alla realtà.

“Non farti venire il sangue amaro, Capitano” gli consiglia Barton.

Steve deve dare atto all’arciere di non averlo sentito arrivare. “Ogni essere vivente avrà sempre un segreto che intende proteggere. Fury pensava di agire per il bene di questo pianeta e la ragazza… Forse avrebbe anche parlato, ma non è come se avesse avuto molta scelta.”

“Sono stanco di tutti questi segreti. Credevo fossimo una squadra!” sbotta spazientito.

“Non prenderla a male Steve, ma credo che alcuni segreti siano necessari. Pensi che la gente di New York farebbe i salti di gioia se scoprisse che l’atomica usata per sconfiggere i Chitauri era in realtà destinata alla città? O come pensi reagirebbero se scoprissero che di fronte a un’invasione aliena saremmo totalmente impreparati?”

Steve sospira.

“Non siamo come te: cavalieri senza macchia e senza paura. Mentire è umano. Loki può essere il dio degli inganni, ma non è il solo a tessere menzogne.”   

Quella parole… Steve non ha idea se deve intenderle come un complimento o  una critica. Proviene da un tempo differente, rammenta. E quasi ride se pensa che all’epoca della Seconda Guerra Mondiale il suo più grande problema era Teschio Rosso.

“Sono solo deluso. E un po’ arrabbiato, probabilmente” concede, mentre in lontananza sente le sirene di un’ambulanza. ”Settant’anni fa ho combattuto affinché potesse nascere un futuro migliore, ma temo solo di aver scoperto che il mondo è colmo di problemi. Non fai in tempo a risolverne uno che altri due ne prendono il posto.”

Quasi sussulta mentre finisce di concludere quella frase.

Tagli una testa, altre due prenderanno il suo posto.

Il motto dell’Hydra striscia come un fantasma nei meandri dei suoi ricordi.

“Ti senti bene?” interviene Barton che deve averlo visto turbato.

“Sì” gli risponde scuotendo le spalle. “Solo vecchi ricordi. Non so nemmeno perché mi sono tornati alla mente-”

Si blocca. Il sospetto che sta fiorendo nella sua mente è terribile e angosciante. Ma… non può essere giusto, no?  

No, si dice, quasi scioccato per aver ipotizzato che…

Teschio Rosso è morto e lui sta diventando paranoico per nulla.

“Capitano?” lo chiama Clint, la mano tesa all’indietro come se stesse cercando la sua faretra. Il suo atteggiamento deve averlo fatto davvero preoccupare se è giunto a credere che ci siano nemici nei paraggi.

“No, non è nulla” lo rassicura.

Eppure, anche quando più tardi raggiungano Stark, Steve non riesce a liberarsi dalla sensazione che all’orizzonte si profili qualcosa di oscuro e pericoloso.

 

 

 

 

Una parte di Freya lo sa, sa, che quello che sta vivendo è un sogno, ma l’altra metà del suo cervello non la pensa allo stesso modo e a lei non resta che seguire il filo di ciò che sta accadendo nella sua mente.

 
 

Attorno a lei è bianco.

Galleggia pigramente in una vasca di marmo e sulle labbra assapora il gusto dell’acqua. No, non è acqua, si corregge. Questo è il giorno della purificazione nel latte di capra, e Silya ha scoperto che lavarsi in quel modo è una pratica piacevole e rilassante. Gli umani insistono perché lei esegua quel rituale una volta al mese e lei non si è mai negata a quella richiesta. Il popolo la crede la reincarnazione mortale della dea Iside e a lei va bene così.

Si immerge un’ultima volta e nel farlo inghiottisce un sorso di latte e acqua. Quando torna in superficie si lascia galleggiare mollemente a petto in su e chiude gli occhi. Il seno è esposto all’aria, ma Silya non si cura di chi altri la sta a osservare. Ci sono solo alcune ancelle e forse un sacerdote. Non si vergogna della sua nudità, lei che è stata definita come la più bella delle figlie di Atlantide.

Chiude gli occhi e lascia che gli umani presenti la credano addormentata. Le piace ascoltare i loro pettegolezzi quando pensano che lei non vi presti attenzione. Due di loro stanno avendo una discussione animata.

“La mia famiglia muore di fame e… guarda lì. So che dire questo potrebbe apparire blasfemo, tuttav-

“Non voglio ascoltarti” la interrompe una voce, più anziana, più matura. “E faresti bene a non dire altro. La dea Iside potrebbe punirti, punirci entrambe. E spera che questo commento non giunga mai alle orecchie del faraone. Desideri forse mettere nei guai anche la tua famiglia?”

“Con il latte utilizzato per i suoi bagni si potrebbe sfamare tutti i bambini di Tebe.”

“Zitta!” sibila la donna, ma la ragazza non sembra ascoltare.

Silya apre gli occhi, raddrizza il busto e guarda nella loro direzione vedendole sobbalzare. Attorno a lei l’acqua crea piccole increspature mentre emerge verso l’esterno. Si innalza sopra la superficie e rimane sospesa sulla vasca, come se sotto i suoi piedi ci fosse del solido ghiaccio.

Le ancelle si prostrano ai suoi piedi e Silya ignora le occhiate bramose sui volti dei sacerdoti che la ammirano dall’altro lato della stanza, oltre le colonne di pietra.

“Madre del faraone[i]” la chiamano, tremanti di fronte al suo cospetto.

Silya accenna a un sorriso compiaciuto e osserva la ragazza che ha osato parlare di lei in quel modo. “Poveri mortali” afferma, lasciando vagare lo sguardo ai dipinti dai colori sgargianti che ornano il tempio. “Il vostro tempo su questo mondo è ben misero, la vostra vita colma di difficoltà e sventura. Poiché le vostre pene sono giunte alle mie orecchie asseconderò i vostri desideri.”

“Mia signora! Mia signora, Iside, perdonate le parole di questa fanciulla! Sono le parole di una ragazzina, indegne di essere accolte da voi!” esclama la voce concitata della serva più anziana.

“Ascolto le preghiere di tutti. Desidero che voi umani siate felici e non amo essere io la causa dell’infelicità altrui.”

Suo padre sarebbe stato fiero di quelle parole. Atlantide è prosperata grazie ai mortali e Silya li ama. Ha avuto amanti mortali molto prima di conoscere Enhar, il suo adorato marito, e continua ad apprezzare la compagnia degli umani.

“Vestitemi” ordina alle due ancelle e in poco tempo un telo di lino le viene avvolto attorno al corpo. I capelli, neri come i crepacci più oscuri dell’oceano, le cadono gocciolanti sulle spalle. “Mio marito presto giungerà qui.”

 

 

 

 

“È terribile, Pepper.”

Tony Stark è sdraiato nel letto e fissa il soffitto da quasi dieci minuti. La mano di Pepper si muove pigramente tra i suoi capelli, tentando di portargli un po’ di conforto.

“Quella ragazza…” mormora, ripesando al momento in cui i suoi occhi si sono posati sulle cicatrici che Freya porta sulla pelle. “La sua schiena è… è come guardare lo schizzo di un bambino di tre anni realizzato su un foglio di carta” confessa. Rabbrividisce e Pepper si china per posargli un bacio sulla fronte. 

Non vuole pensare al momento in cui le ha visto la schiena, ma sono due giorni che Tony fatica a dormire. “Chi è stato così brutale da farle una cosa simile?”

“Hai detto che è una guerriera, forse…” a Pepper mancano le parole ed è lui a concludere la frase per lei.

“Forse è stata fatta prigioniera. Torturata” sussurra con un brivido d’orrore.

Ha imparato a vedere Freya come una sorta di principessa –è la cugina di Thor, dopotutto, no?- così gli è ancora più difficile dare un senso a ciò che i suoi occhi hanno scorto.

“Mi dispiace” dice Pepper. “Sono viva grazie al suo aiuto e Freya mi sembra così sola… Sola e triste, come se poco o nulla avesse importanza nella sua vita.”

“Già, come se avesse perso qualcosa” conferma Tony, prima di girarsi su un fianco e osservare la sua fidanzata. Pepper sembra essere uscita da un dose massiccia di influenza, ha occhiaie sotto gli occhi e la pelle pallida, ma nessuno guardandola direbbe che è stata sul punto di morire.  

“Mi piacerebbe poterla aiutare” gli confessa la sua fidanzata, sistemando meglio la coperta.

“Allora lo faremo” le promette Tony. “Al diavolo Fury e al diavolo lo SHIELD! E aggiungiamoci anche Thor!” prosegue con enfasi. “Quando scoprirò dove si trova…”

Pepper ride. Una risata prima timida, poi vivace, come se Tony avesse detto qualcosa di particolarmente buffo.

E lui si rende conto che vuole baciarla, posare le labbra sulle sue e dimenticare tutto: Extremis, i Chitauri, Iron Man. Non ha bisogno di pensarci oltre. Si sporge in avanti e Pepper si china immediatamente su di lui, poggiandogli una mano sulla spalla e ricambiando il bacio.

Tony Stark pensa che quello deve essere il paradiso, perché nulla al mondo lo rende più felice della compagnia di Pepper. Potrebbe morire in quell’istante e non avrebbe la minima importanza. Quando pensa a tutti gli anni che ha perso ricorrendo storie di una notte si da dello stupido, cento, e cento volte ancora. Le lenzuola si sono ormai attorcigliare attorno ai loro corpi sudati quando abbassa il viso su Pepper. Ha le gote arrossate e la fronte umida di sudore, ma per Tony bellissima.

“Ti amo” le dice, con una serietà insolita per lui. “Ti amo” le ripete appoggiando la fronte su quella di Pepper.

“Lo so” bisbiglia lei al suo orecchio.

E non c’è bisogno di aggiungere altro.

Tony Stark chiude gli occhi e finalmente riesce ad addormentarsi.

 

 

 

 

 

 

 

[i] Iside: divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto. Era considerata la madre divina del faraone, che veniva comparato a Horus, e il suo comportamento materno veniva invocato negli incantesimi di guarigione.

 

 

 

 

Note: Ringrazio con tutto il cuore le due persone che hanno commentato lo scorso capitolo: qualcuno che attende il sequel di questa storia c’è! :D

Spero che anche gli altri lettori silenziosi vorranno farsi vivi per dirmi cosa pensano del sequel dopo due anni che avevo abbandonato il progetto! <3

Per il resto: incrociate le dita per me... che l'esame di oggi mi abbia fruttato almeno un 18!!! :( 
Magari potrò pure aggiornare più in fretta! ù.ù





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Capitolo 9
*** Pausa forzata ***


Capitolo 08: Pausa forzata

 

 

 

“Tony Stark” mormora Freya quando apre gli occhi. È spossata come il giorno in cui ha dovuto affrontare Jormungand, eppure è comunque sorpresa nel trovare il mortale di fronte a sé. È adagiata su un letto e piccoli tubi trasparenti percorrono la sua pelle fino a raggiungere un computer di stampo primitivo che lampeggia di luci rosse e verdi.

“Ah, vedo che la Bella Addormentata si è finalmente svegliata. Pepper e gli altri ne saranno felici.”

Le ci vuole più tempo del necessario per dare un senso a quella frase e a comprenderne il significato. “Per quanto…?”

Tony Stark scuote le spalle. “Due settimane. Quasi tre. Temevo che non ti saresti più svegliata e già mi immaginavo mentre Thor mi lanciava addosso uno dei suoi fulmini.”

Freya apre la bocca, ma si sente la gola riarsa e decide di tacere. Un sorriso però le nasce spontaneo e annuisce come se ce ne fosse bisogno.

“Una visione terribile, se posso aggiungere.”

Stark le passa un bicchiere d’acqua e Freya ne trangugia il contenuto senza farsi pregare.

“Oh, non credere… Thor lo farebbe davvero, ma non temere. È convinto che io sia morta. Presto diventerò un’ombra sul cammino della sua lunga vita.”

“Così cinica. E poco credibile. O forse sono le medicine che ti fanno apparire come una donna dal cuore spezzato.”

Freya spalanca gli occhi, poi scuote la testa. “Qualcosa si è spezzato, hai ragione. Ma il mio cuore ha smesso di battere molto tempo fa.”

È difficile non notare lo sguardo interrogativo del mortale. Si sta sforzando di non porle domande, ma lei vede quanto è combattuto. È stato piacevole parlare con lui e per una volta Freya prova il desiderio di aprirsi a qualcuno, di spogliarsi di segreti che porta su di sé come una maschera. Forse…

No, decide. Non è il momento per lasciarsi andare a simili sentimentalismi. E altri meriterebbero di sapere, molto prima di uno sconosciuto che le ha mostrato gentilezza.

“Come ti senti?”

“Come se un Pentapalmo si fosse seduto sulla mia testa” mugola, scivolando nuovamente sul cuscino.

“Uhm, sì… Affascinante. Non ho idea di cosa sia la cosa che hai nominato, ma-“ Prima che possa finire la frase viene travolto da Pan, che salta sul letto e la investe con tutta la stazza. Il Flareon è cresciuto ancora mentre lei dormiva e benché il suo peso la infastidisca, Freya le pone una mano tra le orecchie e l’accarezza con gentilezza.

“Che ingrata. Guarda che sono stato io a farti avere quei deliziosi bocconcini di vitello, mentre la tua padrona era fuori uso” si imbroncia Stark.

“Ah, sciocchezze!” interviene una nuova voce. La figura avanza nel corridoio e Freya ci mette un secondo di troppo per capire che è Clint Barton. Veste abiti civili e fissa Stark con uno sguardo accigliato.

“Fosse stato per te sarebbe morta di fame. Fortuna che Jarvis tiene sotto controllo ogni cosa in questa casa o persino Pepper faticherebbe a credere che sei una tra le menti più geniali al mondo.”

Stark sembra gongolare a quel complimento. “Il più geniale, eh? Chi l’avrebbe mai detto che sei un mio fan, Clint!”

“Ma sentilo!” esclama Occhio di Falco, incrociando le braccia al petto. “Ecco perché Steve continua a ripetere che dovresti fare un bagno di umiltà.”

“Ah, ah, ah” commenta Tony di cattivo umore. “Tutta invidia e, dato che sono io quello intelligente, ho deciso che ignorerò questo dialogo per il bene di entrambi.”

“Gentilissimo” si prende gioco di lui, Clint.

“Lo so” ribatte Stark, mettendo in mostra un finto broncio.

Freya si fa leccare una guancia da Pan, indecisa su chi posare lo sguardo. “Siete sempre così?”

Tony si stringe nelle spalle. “Oh, non farci caso.”

“Sì, ti abituerai alle stranezze di Stark.”

Freya ridacchia, ma poi è colta da un attacco di tosse e in bocca sente il sapore ferroso del sangue. Deglutisce prima che uno dei due uomini possa accorgersi di qualcosa che non va e trangugia dell’altra acqua.

Stark si precipita al suo fianco, sistemando meglio i cuscini dietro la schiena, poi da un’occhiata ai monitor.

“Sei certo che lei stia bene?” domanda Barton, sorprendendo Freya ancora una volta.

Non è abituata al fatto che qualcuno desideri prendersi cura di lei e all’improvviso sente nostalgia per Frigga e Asgard. Perfino di Loki, e si chiede che tipo di inganni stia tessendo, ora che nessuno lo sta sorvegliando.  

“Un’oscillazione nei parametri vitali. I computer hanno rivelato una sorta di anomalia, ma sembra sia venuta e passata. Forse un residuo di Extremis nell’organismo?” borbotta Tony tra sé.

“Il genio sei tu” considera Barton, mentre Freya torna a sdraiarsi. Non le piace stare ferma, però, per quanto voglia tenere in mano il peso rassicurante di una spada, ha bisogno di riposare.

“Perché sei qui? Credevo che sarebbe venuta Natasha…” dice Stark, muovendosi verso un altro computer.

“Lei e Rogers hanno ricevuto una nuova missione da Fury. Qualcosa come il dover scortare il Presidente in Canada. Non conosco i dettagli.”

“E il direttore dello SHIELD ha mandato te per…”

“Visita di controllo.”

“Ceeerto” afferma il miliardario. “E io sono Babbo Natale. Puoi dire a Fury che Freya è sotto la mia protezione e che se ha intenzione di farle fare il terzo grado, allora-“

Freya si muove nel letto a disagio. “Ehm…”

“Sai benissimo che il terzo grado, come ti piace chiamarlo, arriverà in ogni caso. Tanto vale-“

“…Ehm”

“Dannazione Clint! È sveglia da cinque minuti e-“

“Basta così!” esclama Freya con un accenno di affanno. Si sente prigioniera di un corpo fragile come quello dei midgardiani e la cosa non le aggrada affatto. Nemmeno aiuta il fatto che stia indossando un camice che le lascia scoperta la schiena. Vorrebbe chiedere a entrambi se l’hanno vista, ma decide di tacere perché non ha idea di come potrebbe reagire nel sentire la risposta. La rabbia ribolle sotto la pelle così come l’impotenza.

I due uomini tacciono all’improvviso e Freya ne è così grata che il commento successivo le sfugge prima che possa riflettere. “A momenti capisco perché Loki abbia tentato di uccidere uno e influenzare l’altro.”

Il gelo che cala nella stanza è quasi palpabile.

“Stark” chiama Clint. “Mi sono ricordato di avere qualcosa da fare” annuncia, la rabbia evidente. Lascia la camera prima che Iron Man possa rispondere e lei sbatte le palpebre, rimproverandosi.   

Tony Stark si sgranchisce la gola. “Non è stato un commento carino.”

“Hai ragione” ammette. “Ma io non sono una persona carina. Non vorrei averti dato l’impressione sbagliata.”

“Cosa ti fa credere questo?”

“Il modo in cui mi tratti” sospira. “Io sono diversa da Thor. So bene che a volte lui può apparire ingenuo, quasi fuori contesto.”

Il mortale sbadiglia e cerca il telefono nella tasca dei pantaloni.

“Se ti raccontassi chi sono, cosa sono… Mi odieresti, signor Stark. Proveresti rabbia perfino nei confronti di Thor.”

L’altro, inaspettatamente, afferra un pacchetto di plastica e ne mangia il contenuto. “Caramelle” le spiega, davanti alla sua perplessità. Poi rotea gli occhi al soffitto e si massaggia il mento. “Santo cielo, non mi avrai preso per quel santarellino di Rogers! Per non parlare del fatto che, come altri hanno sottolineato…” e flette le dita in uno strano gesto a mezz’aria “…Sono un genio. Perciò sì, Freya, ho abbastanza fantasia e intelligenza per comprendere la struttura base di Asgard. Siete guerrieri, un modo carino per definire degli assassini, ma non concentriamoci su certi dettagli. Lo SHIELD è pieno zeppo di assassini, la storia della terra ne è piena. E sono amico con alcuni di loro. Quindi grazie, ma no grazie, non sono così superficiale da odiarti solo per questo dilemma etico.” Stark prende fiato, ingoia una caramella e la guarda dritta negli occhi. “Non sei la sola ad avere un passato macchiato di sangue.” Si guarda le mani e Freya coglie un bagliore di disperazione in quegli occhi scuri che non la lasciano andare.

“Sei come un diamante grezzo. Devi essere plasmata, trasformata. E quando brillerai la tua luce sarà più intensa di tutti gli altri gioielli.”

Freya espira bruscamente e tace. Non sa cosa fare mentre altre parole, simili e diverse, affiorano dai suoi ricordi con una forza che quasi la spaventa. È trascorso un tempo immemore, eppure ricorda ancora il momento esatto in cui Víli le ha fatto un discorso simile.

"Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e, come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati, diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."

 

 

 


 

 

“Sei viva” sussurra Loki, mentre accarezza la criniera del cavallo. L’animale è esausto e scalpita per essere lasciato in pace. Il dio degli inganni smonta dalla sua groppa e scruta con attenzione il giardino della villa in cui si trova. La casa è una costruzione maestosa, insolita per un luogo come quello, ed è perfettamente uguale a quella che è stata consumata da un incendio quasi mille anni prima.

Freya ha fatto riscostruire l’abitazione identica all’originale e lui non riesce a capire se quello sia un bene o un male. È difficile interpretare il pensiero della guerriera. L’ha fatto come monito o perché una parte di lei, piccola e masochista, ha amato i giorni trascorsi lì?

Non sa rispondere a quella domanda e a conti fatti nemmeno gli importa.

La sua attenzione è tutta per il giardino. Una splendida distesa di erba, fiori e statue che abbraccia tutta la villa fino ai confini del bosco. Delle farfalle gli volano davanti agli occhi e lui le scaccia con un gesto sbrigativo. Si sposta fino a un’aiuola piena di rose fiorite e vi passa sopra il palmo delle mani, infine chiude gli occhi.

Il Seiðr è lieve come una carezza sulla pelle, ma è indubbiamente per merito suo se quel giardino è così lussureggiante. La magia scorre in ogni singolo stelo d’erba e Loki la riconoscerebbe ovunque.

“Ah, Freya” dice, scuotendo la testa. Ha reso quel posto come l’immagine del Paradiso sognata dai mortali, mentre Loki vorrebbe solo rendere quel posto uno spiazzo di terra brulla e arida. Più si sforza, meno riesce a comprendere l’attaccamento della guerriera.

“Il Seiðr non può ingannare i miei sensi” continua, avanzando verso la costruzione di pietra bianca e colonne dorate. Se l’incantesimo è ancora attivo, significa che chi l’ha lanciato è vivo.

Improvvisamente Loki vacilla. Le mani sono serrate lungo le cosce, le labbra dischiuse e gli occhi puntati verso l’orizzonte.

Freya è viva.    

Per un attimo prova una tale appagamento che si volta, quasi aspettandosi di trovare Thor per potergli rinfacciare ciò che l’altro non è riuscito a fare da solo. Ma suo fratello non c’è. Loki è solo, come quando l‘universo l’ha inghiottito e poi abbandonato in compagnia di Thanos. 

Il peso della solitudine lo schiaccia e, furioso, si trova a congelare una statua di Odino in sella a Sleipnir.

“Ma dove ti trovi?” borbotta, rimuginando su quel quesito.

Decide di proseguire. Supera una fontana parzialmente ricoperta d’edera e si sposta sul viale d’ingresso. I suoi passi sono silenziosi mentre percorre il cortile realizzato in pietra bianca di Vanheim. Due scalinate imponenti invitano alla terrazza e all’entrata della villa. Ed è così che Loki si ritrova a fissare il portone d’accesso, quasi aspettandosi che qualcuno lo apra.

Alla fine pronuncia una serie di rune e la porta si schiude verso l’interno. L’incantesimo ha trovato una certa resistenza, debole se però considera i livelli di Freya, e nuovamente si trova a riflettere su cosa sia accaduto alla guerriera.

L’androne è illuminato dalla luce proveniente dalle finestre e affissi alle pareti ci sono diversi dipinti. Ognuno di essi rappresenta uno dei Nove Regni e lo sguardo di Loki si sofferma più del dovuto su quello di Midgard. Il mondo che ha segnato l’inizio della sua caduta…

Eppure c’è qualcosa di affascinante in quel pianeta minuscolo, abitato da creature sciocche e deboli. Comprende perché prima Laufey e poi Thanos abbiano tentato di assoggettarlo.

Per alcuni minuti vaga da una stanza all’altra e deve raggiungere il terzo piano per scoprire che è quella l’area della villa che Freya ha riservato per sé. C’è un biblioteca piena di tomi provenienti da ogni Regno, una stanza piena di armi cerimoniali, un’altra dedicata alla musica. Una camera è piena di erbe essiccate, piante esterne ad Asgard, e ampolle piene di sostanze trasparenti che Loki può ipotizzare essere farmaci o veleni.

La stanza padronale si mostra a lui con un’entrata a due ante in oro massiccio e un’anticamera tappezzata di ritratti che fanno rabbrividire Loki. Perché ci sono loro lì: lui e Thor, Frigga e Odino, la schiava che Aster ha ucciso… Loki nemmeno ricorda quando ha posato per quei quadri, o se l’artista l’ha sorpreso a sua insaputa.

Il letto a baldacchino occupa il centro della camera e alla parete sono appese due spade incrociate. In una teca è esposta una mappa della Cittadella, in un’altra una serie di gioielli che Loki ricorda essere stati sfoggiati dalla guerriera in occasione di qualche festa.

Il dio degli inganni è quasi deluso da tutta quella normalità. Si era aspettato... altro, semplicemente altro. Ma poi ricorda che Freya non ha mai voluto essere diversa, che è stata costretta, e all’improvviso desidera poter distruggere qualcosa.

“Mi spiace averti deluso” lo sbeffeggia l’ennesima illusione della guerriera. È affacciata a una finestra e gli da le spalle. “Ti aspettavi un antro oscuro e pieno di segreti?” Freya ridacchia, i capelli biondi disordinati. “O credevi di trovarmi qui, racchiusa tra quattro mura, in attesa di un salvatore?”

Benché finta, la risata di Freya è come un balsamo per la sua mente.

“Povero Loki, ti senti un cucciolo smarrito.”

Lui digrigna i denti e chiude la mano a pugno. L’illusione si frammenta come una bottiglia di vetro rotta e la voce della guerriera si disperde nel vuoto.  

 

 

 

 

 



 

Note: Cùcù… qualche lettore è nei paraggi? Probabilmente l’ho già detto, ma amo Stark e sono abbastanza soddisfatta per come sto descrivendo i rapporti tra Freya e gli Avengers! Voi cosa ne dite? Ci sto riuscendo?

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Capitolo 10
*** Relax ***


Capitolo 09: Relax

 

 


 

 

Pepper e Natasha sono allegre e felici quando varcano l’ingresso di un posto chiamato centro estetico e spintonano Freya in avanti, quasi seccate dalla sua reticenza. Il luogo è avvolto da un profumo piacevole e rilassante e la guerriera studia il via vai di mortali che si affannano lungo i corridoi.

“I soldi d Stark sono una benedizione!” afferma l’agente dello SHIELD, facendo ridacchiare la fidanzata di Iron Man.

“Hanno inaugurato questa attività tre mesi fa. Sognavo di andarci da quando mi è capitato l’opuscolo sotto mano” commenta Pepper, prima di fermarsi a parlare con una donna dietro un bancone. Quella la accoglie con un enorme sorriso e digita qualcosa sul computer.

Sono trascorsi cinque giorni da quando la guerriera si è svegliata e le è bastato poco tempo per riprendersi. Anche Pepper, a detta di Stark, ha recuperato la sua forma fisica e per festeggiare ha spedito tutte e tre in quel luogo. A Freya, Tony sembra quasi una mamma chioccia e le è difficile far coincidere quell’immagine con quella che diffondano i notiziari terrestri. Di certo, la tratta come se fosse una sorella perduta e lei deve ancora abituarsi a quello strano atteggiamento. Il loro è un rapporto bizzarro, diverso da quello che ha con Thor, eppure sente come se condividessero una sorta di legame. In quei giorni si è chiesta più volte se quel collegamento non fosse proprio Pepper. Dopotutto, da quando ha utilizzato il cerchio di rune per salvarla si sente diversa.

Freya si affianca a Natasha che le rivolge uno sguardo sornione. “Vedrai ti piacerà! Massaggi rilassanti, bagni in piscina, sexy uomini a torso nudo che si aggirano nell’area spiaggia per portare drink deliziosi…” Gli occhi di Natasha brillano di malizia e Freya si lascia andare a una risata. “Amo la California! Mi serviva proprio una giornata tra donne dopo la missione in Turchia” prosegue.

“Credi che Banner se la caverà con Pan?” le chiede Freya con una certa apprensione. “Non è la compagnia migliore per qualcuno che deve mantenere la calma.”

“È il giorno libero di Steve” ribatte la spia con una scrollata di spalle. “Farà il babysitter a entrambi. Detto tra noi, credo che gli piaccia sorvegliare la gente. Assicurarsi che non facciano sciocchezze.”

Freya sospira e segue le compagne verso una stanza che è stata riservata per loro. All’interno viene chiesto loro di spogliarsi e lei esita a lungo prima di dirigersi nello spogliatoio e liberarsi degli abiti. Quando rimane nuda passa una mano sulla schiena, avvertendo i familiari solchi lasciati dalle punizioni di suo padre. Grazie a Fury, il Seiðr è ancora bloccato, così è costretta a mordersi l’indice della mano e a tracciare col sangue la runa che può ingannare la vista umana, rendendo la sua schiena liscia come dovrebbe essere.

Alla fine si avvolge in un telo bianco e si posiziona su uno dei lettini.

Pepper e Natasha hanno già gli occhi chiusi mentre due giovani midgardiane massaggiano le loro spalle con oli profumati. Una terza ragazza si avvicina a lei con fare timido chiedendole con lo sguardo se può procedere.

“I muscoli della sua schiena sono contratti, è molto tesa” si rivolge a lei la massaggiatrice. Freya non può che concordare, ma non si trova a suo agio in quel posto e in quella posizione.

“Ha avuto un periodo difficile” le viene incontro Pepper, mentre le sfugge un gemito di soddisfazione.

“Mani fantastiche” mugugna Natasha, voltando il viso verso la guerriera. “Rilassati Freya. Cosa facevi in… Norvegia quando avevi bisogno di calmare i nervi?”

Già, cosa faceva? A volte andava a caccia, altre si rifugiava nella taverna in compagnia di Sonea, e più spesso… “Giardinaggio” risponde. Ora si sente quasi imbarazzata per aver rivelato qualcosa di così intimo. “Sì, insomma… Mi piaceva prendermi cura delle piante. Avevo una serra… in Norvegia. Non ero un’esperta, ma mi ha sempre rilassata stare tra i fiori e all’aperto. E disegnare” aggiunge, quasi sovrappensiero. “Deve essere stata mia zia a-“ si blocca e si morde il labbro inferiore. I quadri di Frigga erano una finestra sul futuro, pezzi di presente e passato.

Natasha e Pepper non le fanno alcuna domanda sulla sua reticenza. “A me piace guardare serie tv, ma lo sai già” dice la spia.

“Io con le piante non sono portata” interviene Pepper. “Puntualmente mi ritrovo l’ufficio pieno di cadaveri vegetali. Mi piace leggere in verità, ma tra una cosa e l’altra ho sempre pochissimo tempo per farlo.”

“Piace anche a me” commenta Freya. A casa aveva una collezione di libri provenienti dai Nove Regni. Spesso le occorrevano per fare ricerche su Brísingamen, ma il tempo per leggere qualche extra l’aveva sempre trovato.

“Oh, e amo i gossip!” afferma Natasha. “Pepper lo sapevi che Adrien Agreste, il famoso modello francese, starebbe avendo una relazione con la giovane stilista che sta facendo lo stage presso la casa di moda di suo padre?”

“Adoro la linea Agreste!” dichiararono in contemporanea Pepper e una delle massaggiatrici. “Avete visto la nuova collezione presentata a Milano per l’autunno?”

Per un po’ discutono sugli stilisti più in voga del momento e Freya si lascia cullare da quel chiacchiericcio piacevole. Anche su Asgard la moda era un argomento che veniva spesso discusso tra le mura di Vàlaskjàlf.

Dopo due ore di massaggi si recano a prendere il sole sulla spiaggia artificiale, ricreata per gli ospiti del centro estetico. Fa decisamente caldo, così Freya accetta di buon grado il cocktail arancione che le serve uno dei ragazzi che in precedenza Natasha ha definito sexy.

La spia fischia in segno di apprezzamento, Pepper nasconde la faccia dietro a un giornale.

A pranzo, Freya rimane colpita dalla varietà di pietanze che le vengono servite e quando chiede che gliene vengano portate altre non capisce l’espressione sconcertata di Pepper o la risata allegra di Natasha.

“A voi asgardiani non manca proprio l’appetito, eh?” è la sola cosa che dice la Romanoff, mentre assapora una tazza di caffè. “Stark sarà allarmato quando gli arriverà il conto del menù.”

Quell’affermazione preoccupa Freya. Non ha con sé quelli che i midgardiani chiamano soldi e nemmeno possiede una sola unità[i] o pezzo d’oro per ricambiare l’ospitalità di Tony Stark. Un problema, l’ennesimo su cui si trova a riflettere.

Non ci ha pensato fino a quel momento, ma sta contraendo un grosso debito nei confronti di quel mortale. Non è abituata alla mancanza di risorse, risorse che mai le sono mancate quando voleva soddisfare i suoi bisogni.

“Guarda, Natasha. La stai facendo rimuginare.” Pepper scosta il cellulare dall’orecchio e la fissa. “Qualcosa non va?”

“Come restituisco i soldi all’uomo di ferro?”

La domanda, considera Freya, deve essere stata formulata in modo errato perché, per cinque minuti, nessuna delle due smette mai di ridere.

 

 


 

Il pomeriggio scorre tranquillo mentre si rilassano sul bordo della piscina. I loro lettini sono parzialmente nascosti da un folto cespuglio di foglie rosse, così le midgardiane la interrogano su Asgard e Thor. Freya racconta loro di Vàlaskjàlf, dei Tre Guerrieri e di Sif, ma nulla che potrebbe compromettere il Regno Eterno. È legata ad Asgard da una promessa e nessuno riuscirà mai a farle dire cose che non desidera rivelare.

“È stato mio padre” annuncia, dopo aver notato le occhiate insistenti che le mortali rivolgono alla sua schiena. Tuttavia non fornisce loro alcuna spiegazione e, se Pepper sembra sconvolta, lo stesso non si può dire per Natasha. “Ed è morto. Definitivamente, mi auguro” conclude lapidaria.

“E io che credevo fosse Tony quello ad avere problemi con i genitori” sospira la fidanzata di Stark.

Con suo sollievo non parlano né di Thor né di Loki. Non si sente pronta, ed è grata che le terrestri rispettino la sua scelta.

È a metà del pomeriggio che Freya comincia a sentirsi a disagio. È come un presentimento, come se avvertisse l’avvicinarsi di una tragedia, ma è un pensiero sfuggevole e insensato.

Pepper e Natasha stanno sfogliando delle riviste, i camerieri sfilano tranquilli tra gli ospiti e il cantante ingaggiato dalla struttura sta intonando l’inizio di una nuova canzone. Freya si alza in piedi e sotto lo sguardo perplesso della Romanoff sguscia al limitare del cespuglio. Indossa solo quello che le umane hanno definito bikini e un leggero strato di stoffa bianca legato attorno alla vita.

“Tony chiede se gli mandiamo un selfie.”

“Non si lascia sfuggire l’occasione per vedere il corpo di tre belle ragazze” ironizza Natasha.

“Oh, piantala, Nat. È fidanzato.”

“Puoi dire quello che vuoi, ma sappiamo bene che Tony St-“

Il boato che le sorprende è un’esplosione che fa squittire Pepper, mette in allerta Natasha e fa irrigidire lei. Proviene dall’ingresso della struttura, lontano da dove loro si trovano, ma l’odore di fumo giunge fin lì.

“Santo cielo!” esclama Pepper, infilando le ciabattine ai piedi e stringendo il cellulare tra le mani. “Un incendio!?”

Anche Natasha ha in mano il telefono e digita furiosamente i tasti, ma poi con uno scatto d’ira scaglia lo strumento in piscina. 

“Questo non è affatto un incidente! Dei maledetti bastardi hanno usato un’arma con impulsi elettromagnetici! Hanno messo fuori uso qualsiasi strumento elettronico da qui a qualche miglia! Hanno fritto i nostri cellulari.”

Freya non ha idea di cosa significhi, ma Pepper è impallidita. “Significa che non possiamo avvertire Tony.”

“Merda!” esclama la Romanoff, tastandosi i fianchi come se potessero comparire delle pistole. “Chi sono questi tizi? E cosa vogliono?” Si infila velocemente i suoi vestiti e le scarpe sportive, prima di tornare a guardarle. “Terroristi? Rapinatori? Spie? Da quando Iron Man ha fatto la sua comparsa le gag criminali sono state costrette a fare un passo in avanti con la tecnologia.”

“Criminali?” ripeté Freya, quasi assaporando il gusto di quella parola.

“Sì” conferma la Romanoff, puntando l’indice verso di loro. “Restate qui. Vedrò di occuparmi di questa faccend-“

“No, ci penso io” ribatté Freya, con un ghigno che farebbe impallidire perfino Loki, “Ho dato la caccia ai peggiori criminali della galassia. Le armi mortali non mi faranno nulla.”

“Sei appena uscita da… una sorta di coma. Non penso che dovresti farlo. Sono addestrata a combattere uomini ben peggiori di questi.”

In lontananza si sentono degli spari e Freya scatta in avanti, ignorando le grida infuriate di Natasha e quelle preoccupate di Pepper. Ha solo il tempo di sentire la Romanoff mentre ordina a Pepper di rimanere al sicuro, poi la sua mente si concentra su un nuovo obiettivo.

Le piace avere una meta da raggiungere, uno scopo. I primi tempi che ha trascorso su Midgard si è sentita inutile, ma ora si sente piena di energia e un desiderio bruciante che la spinge a realizzare qualcosa di utile. I criminali esistono su ogni angolo dei Nove Regni, considera, e lei è sempre stata la migliore nello scovarli e condurli a giudizio, che quello fosse il suo o di una qualche giuria.

"Giudice e giuria, Vanadis. Tuo padre sarebbe fiero."

Respinge le parole di Hela in una parte remota del suo cervello e supera le persone che stanno correndo nella direzione opposta alla sua. Qualcuno tenta di fermarla, di avvertirla, ma Freya pregusta già il sangue dei suoi nemici imbrattare l’atrio dell’albergo.

I primi morti e ospiti feriti non si fanno attendere, mentre cammina a testa alta verso il commando armato posto davanti a lei.

Ha raccolto un coltello dalla zona ristorante mentre si dirigeva lì, così lo lancia verso il primo uomo e gli lacera il collo. Mentre il corpo cade a terra, l’utensile prosegue la sua traiettoria e si conficca in un balcone di legno.

L’assassina perfetta, così l’aveva definita Víli un giorno lontano. E Freya non ha mai dubitato di quelle parole.

Gli uomini si scambiano gesti rapidi e nervosi, additandola e gridando qualcosa che lei non riesce a sentire. La prima scarica di proiettili la coglie mentre sta scavalcando il cadavere della sua prima vittima. Hanno mirato al petto e il piombo cade ai suoi piedi tra lo sgomento generale dei soldati e le grida isteriche dei pochi civili ancora presenti.

“Idioti, è lei il nostro obiettivo. Utilizzate le altre armi!”

Freya schiude le labbra e inclina la testa di lato. Quelle parole non hanno senso, eppure sa che dovrà indagare sulle implicazioni di quella frase. Perché dei mortali dovrebbero cercare lei?

Corre. Con un balzo supera alcune sedie sparpagliate a terra e scivola alle spalle di un altro uomo, sollevandolo in aria per il collo mentre lo sente rantolare in cerca di aria.

“Fate fuoco!” ordina il capo, quello con il viso dipinto di nero. Gli altri eseguono il comando e i proiettili colpiscono il corpo del loro compagno. Freya lo usa come scudo umano e allo stesso tempo comprende che i proiettili sono diversi, un connubio di scienza umana e… aliena. Forse di quei Chitauri che Loki ha condotto su Midgard.

Per la prima volta Freya si rammarica di non poter evocare la sua armatura asgardiana. E tuttavia, si dice, non ha nulla da temere, dovrà solo prestare maggiore attenzione.

Prima di avanzare vede uno dei mercenari cadere al suolo, la vedova nera che sbuca dal corridoio opposto e le fa un cenno affermativo, quasi a incoraggiarla.

Freya sta per abbandonare il cadavere quando uno di quei proiettili dal bagliore azzurro la colpisce al polpaccio e i muscoli le tremano come se fossero diventati gelatina. Quelle armi, intuisce, non possono ferire a morte un asgardiano ma sembrano capaci di provocare una sorta di paralisi temporanea.

È costretta a piegare l’altro ginocchio a terra, mentre il sangue dell’uomo le si riversa addosso, macchiandole la pelle. Con una mano fruga nelle tasche del soldato finché le dita avvolgono il calco di una pistola e Freya la alza in direzione dei nemici. Ne rimangono nove, barricati dietro le colonne dei muri. Fa fuoco in contemporanea alla Vedova Nera e gli uomini sono presi alla sprovvista. Tre di loro cadono a terra, anche se le è difficile capire se sono feriti in modo mortale o meno.

“Uccidete la rossa! L’asgardiana ci serve viva!” tuona la voce del capo.

“E per quale ragione vi servo viva?” chiede Freya, acquattata dietro a un gigantesco vaso di plastica. Il tronco della pianta è spezzato a metà, sul punto di cedere alla gravità, ma c’è qualcosa che le ricorda se stessa nel modo in cui ancora resiste.

“È lei il vostro bersaglio?” arriva la voce di Natasha, dall’altra estremità del corridoio. Anche lei deve essere perplessa. Le uniche persone informate dei fatti sono alcuni membri dello SHIELD e Tony Stark.

“Non intrometterti in questa faccenda, Vedova Nera.”

Freya tuttavia è stufa di perdere tempo. Afferra una sedia e corre tenendola avanti a sé come farebbe Capitan America con il suo scudo.

Si schianta davanti a due uomini, digrignando i denti per il dolore quando un proiettile la colpisce alla schiena. Sfrutta la sua forza sovrumana per lanciare i mortali verso il soffitto e parte del calcestruzzo cade insieme ai midgardiani.

Riprende a correre, ma senza armatura nulla la protegge e una scarica di proiettili azzurri la colpisce senza darle tregua. Freya cade a terra, scivola sul pavimento e per un attimo non può far altro che osservare dei soldati avanzare nella sua direzione e altri fronteggiare l’agente dello SHIELD. La sgradevole sensazione di essere inutile e impotente come su Jotunheim striscia nel suo cuore, riempiendolo di rabbia. Se solo potesse usare il Seiðr…

Padrona” la voce di Brísingamen è debole, così flebile che Freya si domanda se un manufatto dei Nibelunghi possa essere danneggiato o distrutto. Ricorda che la collana è in mano a Fury, magari sottoposta a qualche strano esperimento. Freya, lo capisce ora, non può permettere che un smile manufatto rimanga tra mani umani. Brísingamen è sua, le appartiene. E non vuole condividere quel gioiello con nessuno.

Sente di essersi avvicinata un po’ di più all’ossessione che ha spinto Loki a bramare il Tesseract, ma non ammetterà mai quel pensiero alla luce del sole.

La voce di Brísingamen si fa più insistente, ma è inutile. Senza la collana Freya non può fare nulla, così come Thor non può evocare fulmini in assenza di Mjolnir.

Quando Natasha le lancia un grido di avvertimento, Freya alza a fatica lo sguardo verso l’uomo dalla faccia dipinta che incombe su di lei. Ha due occhi straordinariamente azzurri, che le ricordano l’occhio buono di Odino e per un fugace, assurdo, attimo ha quasi l’impressione di trovarsi davanti il Padre degli Dei.

È sfinita, ma ha ancora forza sufficiente per allungare la mano e stringerla attorno alla caviglia dell’uomo.

“Porta i miei saluti a Hela.”

In pochi secondi le fiamme divampano sulla carne del mortale. Il fuoco non è clemente, non è aggressivo come quando è generato da Brísingamen. Consuma la carne con una lentezza insopportabile.

È Natasha a mettere fine alle sofferenze del nemico; il proiettile sparato dritto nel cranio.

Freya si guarda la mano e trema. È un tipo di paura nuovo quello che si affaccia nei suoi pensieri.

La domanda è inevitabile: chi, tra lei e Loki, è il vero mostro?

 


 

 

 

[i] Unità: moneta utilizzata ne “I Guardiani della Galassia”



 



 

Note: Pensavate che fossi morta, confessate! LOL

Ho amato tantissimo scrivere questo capitolo, passare da un momento tranquillo, fino a uno spaccato di violenza che a messo in crisi Freya.

Adrien Agreste non è un personaggio reale, ma è tratto dal cartone animato “Miraculous-Le avventure di Ladybug e ChatNoir” che consiglio a tutti di vedere! (è diventata la mia nuova droga fandomica, e lo shipping da tante di quelle gioie che muoio nei feels ad ogni episodio!!!)

Domanda per voi lettori: stavo pensando di andare avanti con la pubblicazione di “Radici” solo su Wattpad, visto che EFP sembra morto e defunto. Cosa ne pensate? Qualcuno ha ancora piacere di leggere i capitoli qui?



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Capitolo 11
*** La regina di Hel ***


 

Capitolo 10: La regina di Hel

 

 

 

Hela incrocia le gambe sul suo trono di ossa e osserva con fastidio crescente la presenza di Odino davanti a sé. L’unico occhio buono del re brilla in modo sinistro e minaccioso.

“Le tue visite sono sempre sgradite” decide di dire, rivolgendosi al vecchio orbo. In tutta risposta, Odino lancia un sacco ai suoi piedi, ma lei non lo raccoglie.

“E sgradevole è parlare con te”

Hela ridacchia e gli mostra il lato del viso che sembra appartenere a un cadavere. “Mi chiedevo quando ti saresti fatto vedere. Hai atteso più di quanto pensassi per giungere qui.”

“Il Ragnarok è alla porte” sentenzia Odino.

“E la tua morte imminente. Eppure eccoti qui, ancora a cercare di impedire l’inevitabile.”  La regina di Hel sospira, e il suo sguardo volge verso l’esterno del palazzo.

Le spalle di Odino sono curve, le rughe del viso profonde. “Tu sei la sola a ricordare. Le Norne non mi hanno voluto riferire nulla del fato che ci attende.”

Hela incrocia le mani tra loro. “Il tuo destino è ineluttabile, lo sai. Eppure ti permetterà di salvare più di una delle persone a te tanto care. Un fato simile non tutti possono vantarlo.”

Un sorriso amaro affiora sulle labbra del Padre degli Dei. “So che questa volta sarà diverso.”

“Sì, lo credo anche io. Il Ciclo è mutato. Forse sarà diverso, forse impediremo l’arrivo di questo Ragnarok. I tempi non sono maturi, le pedine non sono state posizionate. Gli ingranaggi del Ragnarok sono-“

“Inceppati. “

“Allora perché non dirmelo? Perché nascondermi che Freya è viva?”

“La risposta è nella domanda. Tu non ricordi, Padre degli Dei. Sei cieco al futuro e orbo al passato. È la prima volta che accade, quasi l’universo si prendesse gioco di tutti noi.”

“Brísingamen non si è destata. È in balia di mani mortali e la sua padrona…”

Odino stringe la presa su Gungnir. La lancia è la sola cosa che può proteggerlo da lei, da Hel, e la dea della morte la fissa con disprezzo. Se non fosse per quel dettaglio avrebbe già provato a ucciderlo e verificato così la teoria per cui le regole del Ragnarok possano essere modificate o meno.

Hela stringe i pugni. “Tutto ciò è molto noioso, molto frustrante, molto… fastidioso.”

Le anime di alcuni mortali sfilano davanti a loro e lei sorride mentre le sente pronunciare il nome del loro assassino.

“Vanadis” sibilano all’unisono, per poi scomparire tra la nebbia e le colonne della sua fortezza. Altre morti per mano di Freya, altro sangue che giunge a Hel come promemoria su chi sia realmente la figlia di Víli.

Hela dirige nuovamente lo sguardo verso Odino, rivolgendosi a lui come il vecchio ormai inutile che è divenuto.

“Dimmi cosa desideri davvero. Tanta strada solo per espormi le tue lamentele? Avresti potuto inviare uno dei tuoi corvi, invece sei qui.”

“Loki” dice Odino con un sospiro.

“Sì? Cosa vuoi sapere del mio sposo mancato?” Hela stringe la mano sulla coscia, i capelli neri che fluttuano nell’aria. “Sfortunatamente non è qui. O, forse è una fortuna, dal tuo punto di vista?”

Odino sbatte Gungnir sul terreno con fare furente. “Ha cominciato a fare ricerche. Accumula manoscritti e vecchi libri. Le Gemme. Le Gemme dell’Infinito. Giungerà a questa conclusione.”

Hela vorrebbe ridere in faccia al Padre degli Dei, ma stanno accadendo cose troppo strane in questo Ciclo e lei non sa più dove volgere lo sguardo. Midgard e i mortali potenziati, Víli e Skaði morti, Freya in possesso di Brísingamen da anni immemori, perfino Frigga è…

“Temi possa scoprire che le reliquie che tieni ad Asgard sono solo dei falsi? Si è sempre dimostrato intelligente… Un dettaglio come questo non potrà sfuggirgli.”

Odino emette un verso strozzato e borbotta qualcosa su Thor che lei non comprende.

“Oh, aspetta!” strilla Hela come una bambina felice. “Sei turbato perché…” La regina di Hel non po’ fare a meno di ridere in modo isterico e discontinuo. “Ma guarda, all’improvviso il potente Odino è divorato dai sensi di colpa per aver cresciuto un figlio e non averlo saputo capire.” Hela si alza in piedi. “In realtà non dovrei esserne sorpresa, visti i precedenti. Ingannato da tuo fratello, tuo figlio e tua nipote!” I capelli le cadono come un sudario sul volto, prima che lei li tiri indietro.

“Ah, concedimi il tempo per crogiolarmi di questi tuoi fallimenti!”

“Basta così!” tuona la voce di Odino.

“Oh, no, non può finire così. Volevi conoscere ciò che ci attende, Padre degli Dei, e conoscenza io ti darò” sentenzia, chinandosi a raccogliere la sacca che l’altro aveva gettato ai piedi del suo trono.

Ne rotolano fuori tre mele dorate e Hela le solleva con sguardo avido e intenso. Le carezza come una madre farebbe con il figlio, ne assapora il profumo, e con cura le ripone sul posto ormai vuoto dello scranno.

“Mele di Idhun. Frutti nati dall’unico albero il cui seme è stato generato da Yggdrasil” pronuncia Odino.

“Il cui potere è donare vita a chi la sta perdendo” mormora lei in risposta. “Il nettare di queste mele ti ha prolungato la vita, re degli Dei, ma il loro potere non può più impedire l’inevitabile.”

Hela alza gli occhi, piacevolmente colpita da una scoperta che non aveva considerato. “Stai morendo. Ecco perché sei qui, la motivazione reale… e offri a me ciò che è concesso solo al re della città dorata e a pochi altri eletti.”

Hela fissa con avidità crescente i tre frutti lucenti. La mano le trema e poco le importa se Odino ha potuto notare quella debolezza. Quelle mele sono destinate a rimanere invitanti e gustose in tutti i secoli a venire, perfino su Hel. E se le mangiasse, per un breve periodo, perfino la parte del suo corpo marcio e putrescente potrebbe divenire vivo e bello come la metà sana. Non osa nemmeno immaginarne il gusto, lei che è abituata al sapore della cenere. Desidera quei frutti quanto Loki vorrebbe essere riconosciuto da Odino come un figlio degno di fiducia.

“Considererai saldato il mio debito e quelli dei miei figli” afferma il Padre degli Dei. “Non avrai su di noi alcuna pretesa.[i]

“Sì” acconsente Hela, socchiudendo gli occhi. “Accettabile.”

“E mi consentirai di parlare con mio fratello.”

Víli” pronuncia Hela, quasi ridendo. “A quanto pare, Padre degli Dei, il tuo animo è rimasto scosso dal tradimento di tuo fratello.”

Odino la ignora. “Quando arriverà il momento, tu mi consentirai di prendere parte al Ragnarok, di condurre in battaglia i miei guerrieri per l’ultima guerra.”

“Parole avventate. Se tu ricordassi non faresti a me questa richiesta.”

“Cosa significa?”

Hela non risponde e a fatica distoglie lo sguardo dalle mele. “Finiamola qui, Odino. Il tuo tempo su Hel sta finendo e i morti reclamano la loro regina. Parla con tuo fratello, se proprio desideri, non te lo impedirò.”

Odino annuisce e improvvisamente uno dei suoi corvi compare sulla sua spalla, comodamente appollaiato come se ci fosse sempre stato.

“Ti avverto però che non troverai sollievo dalle sue parole.” Hela l’oltrepassa, ma per qualche ragione decide di voltarsi un’ultima volta.

“Faresti bene a tornare ad Asgard. Perché cercare barlumi di speranza dove non ve n’è?” Hela schiude le labbra. “Presto verrai nuovamente da me, Padre degli Dei, e quando lo farai non avrai più un luogo a cui fare ritorno.”

 

***

 

 

Natasha non è per nulla contenta di come sono andate le cose. Tutti gli uomini del commando armato sono morti e i due sopravvissuti si sono uccisi con una pasticca di cianuro. Quel particolare ancora la tormenta e, per qualche ragione, non le piace l’idea che Steve lo verrà a sapere.

Freya è andata a lavarsi dal sangue che aveva addosso e Natasha preferisce non pensare troppo alla fine che ha fatto l’uomo dato alle fiamme. L’odore della carne bruciata impregna tutta la hall del centro benessere e alcuni ospiti del resort hanno vomitato quando sono usciti correndo dal palazzo.

Il cadavere è coperto con un telo, ma i presenti che hanno visto ciò che è accaduto spettegolano su Freya e di ciò che ha fatto.

“Mostro” sussurrano impauriti, quando parlano di lei.

Natasha pensa a Bruce, alle stesse parole che feriscono Banner più di una scarica di proiettili. La gente penserebbe lo stesso di lei se raccontasse il suo passato? I pensieri vagano…

E poi le torna in mente Odessa. La missione che quasi l’ha uccisa e l’uomo dal volto mascherato, che a volte popola ancora i suoi incubi.[ii]

Scuote la testa e sposta l’attenzione sulla stanza che Freya e Pepper stanno lasciando in quel momento. La guerriera sta rispondendo a una domanda dell’altra donna, le labbra strette in un’espressione tesa.

Dovrebbe essere furiosa con lei, ma Natasha può solo emettere un sospiro di sollievo quando Freya la raggiunge con i capelli bagnati e gocciolanti.

“La prossima volta” la ammonisce con un’occhiata nervosa “rifletti prima di agire e aspettami.”

La guerriera sembra sentirsi a disagio per quel rimprovero, ma annuisce, chinando il capo verso il basso. Pepper sospinge Freya da parte e le asciuga i capelli con un asciugamano.

Natasha la riterrebbe una scena tenera, se non avesse visto il macello che quasi un’ora prima l’asgardiana ha scatenato lì dentro.

Sta proprio riflettendo su quello, quando una squadra dello SHIELD fa irruzione in tenuta d’assalto e fucili spianati.

C’è anche Steve tra loro e Natasha gli fa cenno di raggiungerla. Lo informa su quanto avvenuto prima che strane idee possano passargli per la mente. Il Capitano non è felice di trovare in quel caos Pepper e Freya e i suoi occhi si adombrano quando vede i due uomini che si sono suicidati con il cianuro.

“Pensavo che la guerra fosse finita più di cinquant’anni fa…”

“C’è sempre qualche idiota a piede libero nel mondo, Steve” lo rassicura Natasha. “Il veleno è un’arma efficace per i devoti a una causa.”

“E la causa di oggi qual era?”

Natasha tace e si stringe nelle spalle. Non è la prima volta che mente al Capitano e nemmeno sarà l’ultima. Scambia un’occhiata con Freya e l’asgardiana non fa nulla per mutare la sua decisione.

“Forse cercavano Pepper” azzarda, sperando di risultare convincente. “Avrebbero potuto chiedere a Tony un riscatto milionario.”

Steve si piega sull’uomo carbonizzato e scuote la testa in un chiaro segno di disapprovazione. “Questa situazione non mi piace per niente” le rivela, mentre gli uomini dello SHIELD caricano i cadaveri sui furgoni.

“Ho un brutto presentimento” conclude e Natasha non può che essere d’accordo.

 

***

 

Alexander Pierce schiaccia con furia il pulsante di accetta chiamata e tamburella le dita della mano sul tavolo della cucina. È nervoso, tutta  quella situazione imprevista lo rende ansioso, come se Fury dovesse comparire di punto in bianco nel suo appartamento.

“Ebbene?” esordisce. Le notizie che gli giungono non sono per nulla incoraggianti.

Quindici minuti dopo, il desiderio di scagliare il cellulare contro il muro è vivido e pressante. Afferra una mela dalla fruttiera e la getta a terra, il succo che cola lungo le lucide piastrelle.

Ha perso dieci dei suoi uomini più fidati in quella missione, ma l’asgardiana è libera e la Romanoff è viva e vegeta. È una fortuna che tutto il commando sia morto e che quegli uomini non facessero parte del personale SHIELD.

A volte, vorrebbe semplicemente dare il via all’ordine finale del HYDRA, tuttavia si impone di mantenere la mente lucida. Il progetto Insight si sta lentamente avviando al suo completamento e Alexander non può permettersi errori in questa fase dell’operazione.

“Non mi resta che usare lui” mormora, mentre un espressione soddisfatta si fa largo sul suo viso.

Cammina fino alla cassaforte, che tiene celata dietro un Van Gogh, e digita i codici di accesso. È quasi con timore che prende tra le mani il libro rosso con una stella nel centro.

“C’è un lavoro che devi svolgere per me, sergente Barnes.” Accarezza la carta con fare quasi paterno. ”È giunto il tempo del tuo risveglio.”

Alexander Pierce sfiora un’ultima volta la superficie del quaderno e sorride. “Che ne diresti di incontrate nuovamente un vecchio amico?”

 

 

 

 
 

[i] In riferimento alla “Materia Oscura” usata da Odino per spedire Thor sulla Terra, come accennato in Cicatrici e prima ancora “The Avengers”. In sostanza è  annullato qualsiasi tipo di debito contratto con Hela.

[ii] Riferito al Soldato d’Inverno. Se ne parla di ciò in Captain America: Winter Soldier.


 

Note: Confesso! Adoro scrivere di Hela perché posso inserire un sacco di frasi criptiche! LOL

Come avete letto, ora è entrato in scena anche Alexander Pierce e il caro Winter Soldier! Ammettetelo: stavate tutti aspettando Bucky! ù.ù
Sì, come avete visto ho deciso di proseguire, almeno per ora, la pubblicazione anche su EFP. Tuttavia non garantisco frequenza e regolarità^^

 






 

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Capitolo 12
*** Tramonto di fuoco ***


Capitolo 11: Tramonto di fuoco

 


 

 

Signor Stark! La ritengo il solo responsabile per quanto accaduto!” esclama Fury dall’altro lato della stanza.

Tony rotea gli occhi al cielo e riprende a girare il cacciavite. È chino su un nuovo prototipo di armatura e il progetto sta esigendo più tempo del previsto. Sfiora il metallo e pensa che, una volta ultimata, la farà verniciare con un tocco di blu.

Esamina la placca del torace con più attenzione e riflette sulle modifiche  che intende discutere con Jarvis. Potrebbe inserire un nuovo scomparto per le armi nella parte destra e rafforzare l’armatura in concomitanza del cuore. Si china sul foglio del progetto, scarabocchia velocemente alcuni appunti e riprende il lavoro.

Per un paio di minuti riesce perfino a dimenticarsi della presenza inattesa, che si aggira nel suo laboratorio.

Nick Fury però non ha intenzione di andarsene. “La gente sopravvissuta all’attacco del resort comincia a parlare. Rilasciano dichiarazioni ai giornalisti, speculazioni su una nuova minaccia aliena o un attacco dei mutanti. Secondo te cosa dovrei inventarmi questa volta?”

“Problema tuo” taglia corto Tony, per nulla turbato. “Forse dovresti raccontare al mondo cosa succede. Hai mai pensato che semplificherebbe la vita a tutti?” ribatte acido. Non parla sul serio, ma è liberatorio ammettere finalmente quel pensiero ad alta voce. “La gente non è stupida, Nick. Dopo New York, anche un bambino riuscirebbe a fare uno più uno.”

“Stark-“

“Non vorrai che mi accolli anche questa parte del tuo lavoro. Pensavo di riscuotere quei due o tre favori che mi devi per averti aiutato con il progetto Insight.”

Fury alza le bracca al soffitto, in segno di resa. “Questo tuo continuo atteggiamento da ribelle ci porterà un mucchio di guai. E non so per quanto altro tempo resterò incline a ottemperare i tuoi capricci” lo avverte il direttore dello SHIELD.   

“Te l’ho detto e ripetuto: Freya non verrà con te.”

“Per quale dannatissimo motivo dovrei permetterti di lasciar vagare quell’aliena per il mondo? Perché non le chiedi di Loki? O di dove si trova Thor? O magari del motivo per cui quegli uomini armati hanno fatto irruzione nel resort in cui c’era anche Pepper?”

Stark fa una smorfia e poggia il cacciavite sul tavolo. Nick l’ha raggiunto e ora è di fronte a lui; rimane solo l’armatura incompleta a separarli.

“Erano umani, Nick” gli ricorda, visto che l’altro sembra aver dimenticato quel dettaglio. “Se qualcuno la sta cercando è perché deve esserci una talpa tra i tuoi. Oppure il Consiglio non è incline ha seguire tutte le tue direttive” lo rimbecca, infastidito.

“Non sfidare la mia pazienza” lo ammonisce Fury, strizzando l’occhio buono.

“Non ce ne sarà bisogno.”

La voce è quella di Freya e Tony si appunta di chiedere a Jarvis per quale ragione non l’ha avvertito del suo arrivo. Fa per parlare, ma lei lo precede alzando una mano nel tentativo di zittirlo.

Stark mette il broncio, chiedendosi come faccia quella ragazza ad avere su di lui un tale potere. Perfino Pepper si è messa a ridere quando le ha raccontato del modo in cui Freya riesce sempre ad averla vinta su di lui.

“La tua reticenza nei miei confronti è giusta” dice la guerriera rivolgendosi al direttore dello SHIELD. “Stark è stato sciocco a fidarsi di me così facilmente. E io non sono sciocca, ma nemmeno stupida. Fintanto che i miei segreti non danneggeranno né Asgard né Midgard, non è mia intenzione condividerli con te” lo avverte, pacata. “Non ti mentirò: potrei diventare una minaccia in futuro per questo mondo. Ma l’universo è grande e io sto cercando risposte che non posso trovare su questo pianeta. Resterò qui fintanto che mi verrà concesso o finché troverò il modo di lasciarlo.”

Tony smuove alcuni bulloni e guarda Fury negli occhi. “Non fa incazzare anche a te questo atteggiamento da: io sono l’Armageddon, statemi alla larga?” Cerca tra gli attrezzi la sua confezione di caramelle e si infila in un bocca un paio di orsetti gommosi. “Pensavo che fossi tu quello che vede perennemente il marcio di ogni situazione, ma la ragazza è un concentrato di negatività senza fine” borbotta. 

L’uomo emette uno sbuffo esasperato. “Il mondo ha problemi più urgenti da risolvere e voi mi state facendo perdere tempo prezioso.”

“Sei tu ad esserti presentato a casa mia senza invito” ribatte Tony.

Freya fa un passo avanti e poggia una mano sulla spalla di Fury. Il direttore dello SHIELD è rigido come un palo della luce e Stark è sorpreso che non abbia ancora estratto una pistola e mirato alla testa di Freya. Non che servirebbe a qualcosa, secondo il rapporto scritto dalla Romanoff e che Jarvis gli ha mostrato. Proiettili comuni sembrano fare il solletico agli asgardiani.

Tony Stark decide di lasciare perdere le caramelle gommose e di riappacificare gli animi prima che a Fury venga in mente di inviare una squadra d’assalto alla Stark Tower.

“Tu cerchi un’arma, mortale, una di quelle così potenti da far tremare i tuoi nemici al solo nominarla.”

Stark lancia a Fury un’occhiata di fuoco e non gli piace la direzione che sta prendendo quel dialogo. “Il progetto Insight può soddisfare questa parte del tuo ego” si intromette Tony, escludendo la guerriera dalla conversazione. “Quando hai provato a creare armi basate sulle conoscenze dell’HYDRA… è stato un disastro. Non sorprenderti se il Capitano ancora non si fida di te.”

Fury lo ignora. Il suo occhio è puntato su Freya con un’avidità che lo spaventa. Vorrebbe scuoterlo da quel torpore, dirgli che lei è solo una ragazza ferita e tradita, eppure una parte recondita di lui sa che la decisione presa dall’asgardiana è inevitabile.

Era stato inevitabile annunciare al mondo che fosse Iron Man, ineluttabile combattere contro alieni provenienti da un mondo sconosciuto. Perciò non è sorpreso quando Freya riprende a parlare e il suo sguardo mostra la stessa determinazione di Thor quando parlava di salvare Loki.

“Ti ho offerto il mio aiuto una volta” dice la guerriera, camminando lenta verso le vetrate che mostrano una veduta di New York. “E mi hai minacciato” gli ricorda.

Il cellulare di Tony suona e lui interrompe sul nascere la chiamata in arrivo. Se fosse urgente Jarvis glielo avrebbe riferito, pensa, mentre è testimone di quel bizzarro incontro.

“Non mi fidavo di te e avevo ragione a farlo” obietta Fury, infilando le mani in tasca. “Dobbiamo fare una bella chiacchierata io e te, signorina.”

Freya si morde il labbro inferiore e annuisce.

Tony Stark scuote la testa, supera l’armatura e si frappone dei due. “Se è così butteremo giù alcune regole da seguire, Fury. Non la manderai allo sbaraglio in una guerra che non la riguarda.”

Il direttore dello SHIELD non è particolarmente felice di quell’ultimo intervento, ma gli fa cenno di proseguire e Tony non aspetta oltre. In breve si ritrovano seduti a un tavolo, poco più in là Pan rincorre una palla da calcio e la voce di Jarvis fa da sottofondo alla riunione improvvisata.

“Dunque abbiamo un accordo?”

Fury allunga la mano destra verso Freya e lei ricambia la stretta.

Tony si limita a fissare quell’intreccio di arti con sguardo accigliato, e la sensazione che quel sodalizio porterà nuovi guai nella vita di tutti.

 

 

***

 

 

Loki scaglia il comunicatore dall’altro lato della stanza, la rabbia che consuma la sua mente e divora ogni pensiero. Sono due settimane che cerca di mettersi in contatto con il Collezionista, ma Taneleer Tivan sembra essere irraggiungibile. Andrebbe a cercarlo di persona se solo sapesse in quale angolo sperduto dell’universo lui si nasconda.

La villa di Freya comincia a essergli stretta e lo irrita enormemente non riuscire a dare risposte alle domande che lo assillano.

Quel luogo è così disgustosamente ordinario che il dio degli inganni stenta a credere che la guerriera abbia vissuto lì. Non ha trovato nulla di compromettente, per cui presume che gli sia sfuggito qualcosa.

Deve essere così, oppure, malgrado le sue capacità, lei deve aver davvero desiderato poter vivere in pace. Ma, per qualche ragione, a Loki riesce difficile immaginarla trascorrere le giornate in quella casa.

C’è il richiamo alla guerra nel sangue di Freya, così come lo stesso sentimento ribolle in quello di Thor e prima di lui in Odino.

Il dio degli inganni è seduto su una poltrona, nella camera della guerriera, e fissa per l’ennesima volta il suo ritratto realizzato da un qualche autore sconosciuto. Loki è girato di tre quarti e fissa il bifrost fuori da una finestra, un minuscolo puntino dorato sulla tela. È più giovane di almeno trecento anni, lo sguardo privo delle ombre che lo animano adesso.

Prima che Loki se ne renda conto, la finta Freya compare davanti a lui. Picchietta con le unghie sul quadro e sospira con fare teatrale.

“Non un buon lavoro come se lo avesse fatto zia Frigga, ma… non sono un’artista” commenta e per la prima volta il dio degli inganni si rende conto che la tela è stata realizzata dalla guerriera.

“E guarda questo” aggiunge, indicandogli un altro ritratto. “Thor, fiero nella sua armatura, il giorno della mancata incoronazione.”

La figura del figlio di Odino è di spalle, avvolto nel mantello rosso, l’elmo posto sul capo e una folla di asgardiani tutt’attorno.

Poco più in là, sul muro opposto, c’è un arazzo realizzato da Frigga che rappresenta una veduta di Asgard al tramonto.

“No, non è così” gli suggerisce Freya, la voce bassa. “Fuoco. Lingue di fiamme che avvolgono ogni cosa.”

“Asgard brucia” le fa eco, sfiorando l’arazzo. L’immagine lo intristisce e irrita allo stesso modo. 

Loki si è svegliato ogni giorno in quella stanza, eppure è la prima volta che si sofferma davvero su quel particolare. Si domanda se anche quel lavoro di Frigga preluda a qualche evento futuro. E in qual caso… È solo una coincidenza il fatto che si trovi nella camera della guerriera?

“Sei distratto” lo accusa la voce di Freya. Fa appena in tempo a finire la frase, che Loki sente il suono di una vetrata andare in frantumi al piano di sotto. Un pugnale compare immediatamente nella sua mano destra.

“Ti ho avvertito” bisbiglia l’illusione prima di svanire.

Loki richiama a sé l’armatura e marcia deciso al piano inferiore. La rabbia lo acceca, mentre pensa a chi può essere tanto sciocco da tentare una rapina nella villa della nipote di Odino. Un secondo pugnale viene evocato nella mano sinistra.

Il primo intruso che trova è un Krill, una bestia a quattro zampe, ricoperto da un’armatura di metallo che sta facendo a pezzi alcuni mobili con le proprie zanne. Lo sorprende alle spalle e il pugnale recide con forza l’arteria alla base della gola. Loki zittisce l’agonia della creatura con il Seiðr mentre il sangue si sparge sul pavimento.

Il secondo nemico è un Varud. La pelle è ricoperta da spesse squame grigie e rune della forza sono marchiate a fuoco su di esse per garantirgli maggiore potenza. Loki è costretto a ricorrere ad alcuni trucchi per ucciderlo, ma gli ci vogliono diversi minuti e lo scontro attira i compagni dell’avversario.

Poco dopo la falsa Freya ricompare al piano terra, l’espressione furiosa mentre guarda il caos che li circonda. Loki dovrebbe dare un freno a quelle illusioni della guerriera, ma in un certo senso le trova confortanti, sebbene siano solo proiezioni del suo subconscio.

“Uccidili tutti” gli comanda Freya, gli occhi come sfere infuocate.

Loki non ha bisogno di assentire per essere d’accordo con lei. Quando un’esplosione fa piovere detriti tutto attorno e quattro nemici avanzano verso di lui, il dio degli inganni non perde altro tempo.

Due sono dei nani e Loki si domanda se sia una semplice fatalità il fatto che membri di quella razza si trovino nuovamente in quella villa.

La furia lo assale. È a causa di alcuni nani se Freya è stata condotta dinanzi a Hela da bambina. Non vorrebbe ricordarla, ma l’espressione confusa e spaventata della guerriera quando ha scoperto la verità, talvolta lo tormenta.

“Per quale motivo siete giunti qui?” domanda mellifluo, mentre dieci copie di se stesso circondano gli avversari. “Questa casa è sotto la protezione di… Odino.” Loki ingoia un grumo di saliva mentre pronuncia il nome del Padre degli Dei. 

Lui diceva che era disabitata” sibila un nano al compagno.

“Lasciaci fare, asgardiano, e forse ti risparmieremo la vita.”

“Molto divertente” ribatté Loki, un sorriso indolente sul viso. “Piuttosto, arrendetevi voi e forse vi concederò una morte rapida e indolore.”

Dodici pugnali si librano a mezz’aria, puntati verso gli intrusi. “Chi vi manda? Cosa cercate?”

“Questa dimora non dovrebbe essere abitata. Chi sei, asgardiano?” interviene un individuo corpulento, una maschera rossa a coprirne il volto.

“Tutte queste maschere cominciano a stancarmi” commenta Freya, con un chiaro riferimento ad Aster.

Loki si trova a roteare gli occhi al soffitto. Sta per dare una risposta pungente, quando dall’entrata fa irruzione Sif. La guerriera è in assetto da guerra, la lama che punta al cuore di un nano preso alla sprovvista.

Anche Loki è sorpreso e fissa Sif con sospetto.

“Cosa ci fa qui un gruppo di mercenari? Non siete i benvenuti ad Asgard” dichiara la guerriera con espressone feroce.

“Potrei porti una simile domanda, Sif. Perché ti trovi qui?” interviene Loki, avanzando con cautela.

“Era questione di tempo prima che qualcuno tentasse di ucciderti. Thor mi ha chiesto di sorvegliarti.”

Loki si passa una mano sul volto e scuote la testa. “Sif, Sif, Sif…” la chiama, come se avesse a che fare con un’infante. “Nemmeno sanno chi sono questi tizi. O cercavano Freya, o sono dei ladri.”

La guerriera sembra quasi imbarazzata per non aver compreso la situazione. Che però lei si trovi lì per ordine di Thor… Loki piega le dita della mano e due pugnali scattano rapidi fino al cuore di un assalitore.

A quel punto, i nemici si lanciano all’attacco e lui e Sif si mischiano all’azione. I movimenti della guerriera sono fluidi e precisi, mentre schiva para o contrattacca due dei suoi avversari.

Loki spera che rimanga ferita, tanto per togliersi una piccola soddisfazione personale, ma è chiaro che quelli non sono nemici degni di nessuno dei due asgardiani.

Quando lo scontro si conclude, tra gli sconosciuti solo uno dei nani è ancora cosciente. È steso a terra, la guerriera sopra di lui, e attorno solo macerie.

“Parla” lo minaccia Sif, con il piede poggiata sulla gola dell’altro.

Loki gioca con uno dei pugnali mentre attende una spiegazione che possa fornirgli una qualche risposta.

“Dovevamo solo rubare una spada. Chi ci ha ingaggiati ha detto che l’avremmo trovata qui, in questa casa. Ha detto che il proprietario era morto e-“

Loki spinge da parte Sif e sferra un calcio nell’addome del nano.

“Vanadis” sibila. “È questo il nome dell’oggetto che cercavate?”

“I-io…” balbetta quello “io credo di sì. Dovevamo prendere la spada e consegnarla a lui. Un lavoro semplice, l’ha definito.” Il nano sputa a terra un grumo di sangue e Loki lo guarda con disgusto. 

“Una spada con il nome di Freya?” si intromette Sif, scettica.

Naturalmente, Thor non le ha detto nulla.

Loki ne è scocciato, perché ora toccherà a lui fornire spiegazioni che non aveva in mente di condividere. E Sif è l’ultima persona su Asgard con cui vorrebbe parlare di cose riguardanti Freya.

“Un oggetto prezioso, un’arma dei Nibelunghi” prosegue il nano, rivelando tutto senza che loro facciano nulla.

Sif è pensierosa mentre guarda la distruzione che hanno provocato nella casa di Freya. “Le armi dei Nibelunghi sono concesse a pochi e devono essere usate con saggezza. Chi vi manda?” chiede lei, rinfoderando la sua arma.

La pelle del nano si fa più pallida. Loki nota con ribrezzo che i suoi compagni, stesi a terra, si muovono preda di convulsioni. Capisce cosa accade nel momento esatto in cui gli sconosciuti esalano l’ultimo respiro.

Veleno.

“NO!” urla gettandosi in avanti, sul corpo morente del nano. “Parla” ringhia a un centimetro dal suo viso. Traccia nell’aria una runa di guarigione ed è tutto ciò che può fare mentre l’altro sussurra la sua ultima parola.

Sif è rigida alle sue spalle, ma come si aspetta non è sconvolta per le morti che li circondano. Non è insolito per assassini e mercenari ricorrere al suicidio per proteggere i segreti del loro mandante.

Loki maledice silenziosamente il nome di Hela, poi si rimette in piedi.

Non è rimasto nulla di bello in quella casa che Freya sembrava amare nonostante tutto. È convinto che non sarà contenta di scoprire cosa è avvenuto lì quando finalmente riuscirà a trovarla.  

“Che sta accadendo, Loki?” Sif gli afferra una spalla e lui si allontana con un gesto colmo di disgusto.

Fruga tra i vestiti dei mercenari con urgenza, ignorando il sangue che imbratta le sue mani. Sif lo imita poco dopo. Nessuno parla mentre cercano indizi su chi sia il mandante. Sono stati cresciuti come guerrieri di Asgard e non è la prima volta che si ritrovano a svolgere un compito simile.

“Non c’è nulla!” sbotta il dio degli inganni, frustrato. Scaglia i resti di una sedia contro il muro, mentre una stoica Sif si rimette in piedi e lo fissa a metà tra il turbato e il risoluto.

“Dobbiamo andare da Heimdall!” gli dice, marciando a passo deciso fuori dalla villa.

“Cosa?” sibila Loki, con una reazione spontanea.

“È l’unico che può far luce su questo mistero. Il Guardiano saprà cosa fare.” La voce di Sif è tranquilla, come se nulla nell’universo potesse turbarla. Loki è convinto che, però, perfino lei impallidirebbe di fronte a Thanos. La luce del sole illumina il capo della guerriera, rivelando un taglio sulla guancia sinistra.

La osserva, ma non le dice che ha ragione su Heimdall, non le darà una simile soddisfazione. Il Guardiano è effettivamente la loro migliore possibilità e Loki deve sapere il motivo per cui i mercenari cercavano Vanadis.

È disgustato da se stesso. L’ossessione nei confronti di Freya è un tarlo che non gli da tregua. Un tempo era Thor a occupare ogni sua riflessione e ora… Non c’è un momento al giorno in cui il pensiero della guerriera non lo sfiori almeno una volta. Perfino il Titano sta sbiadendo in un angolo dei suoi ricordi, ma non lei.

Deglutisce. Non c’è logica in quel ragionamento, non c’è motivo per cui lui dovrebbe pensare tanto a cose che riguardano Freya.

Un lamento forzato gli esce dalle labbra.

Deve trovarla, deve parlarle, deve

Loki si rifiuta di dare un nome a quel sentimento che gli divora l’anima.

 

 

 

 



 


 

Note: Loki e le domande esistenziali VS l'immensa pazienza di Fury con Stark! LOL

Come avevo detto, la pubblicazione su EFP è molto al rilento. Per i pochi che seguono qui la storia, su Wattpad è già al capitolo 18^^
Vi linko il TRAILER che ho realizzato per "Radici". Vi piace? Fatemi sapere qualcosa! 
QUI:
https://youtu.be/6aRjYEIuDmQ 


 


 




 

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Capitolo 13
*** Radici ***


Capitolo 12: Radici


 

 

 

L’accordo tra Tony e Fury prevede che Freya rimanga per un certo periodo al fianco di Stark. A detta del miliardario gli occorre una guardia del corpo, visto che Happy ha mollato l’incarico, e inoltre crede che a lei faccia bene familiarizzare con la Terra, qualsiasi significato possa avere una frase simile.

È così che Freya si ritrova chiusa in una sorta di navicella spaziale, che però i mortali chiamano aereo, e che non può andare nello spazio. È seduta al fianco del finestrino e osserva le nuvole rincorrersi veloci tra loro. Stark è chino su un portatile e beve una tazza di caffè. La guerriera trova quella bevanda ripugnante, un sapore sgradevole che permane per ore sulla lingua. L’uomo di metallo però lo adora, lo assume tre o quattro volte al giorno.

“Venezia ti piacerà” le dice, alzando la testa dal suo lavoro. “Pepper la adora, ma naturalmente non è questo il punto. Ci incontreremo con un vecchio amico di mio padre. È stato membro dello SHIELD nei primi anni della sua fondazione e a quanto pare ha qualcosa da riferirmi. Perché non lo voglia dire a Fury è un mistero, comunque…” Si zittisce, perdendosi in pensieri a lei preclusi.

La guerriera sospira mentre ricorda la settimana appena trascorsa. Ha avuto modo di passare del tempo con gli Avengers e deve ammettere che prova nostalgia dei momenti trascorsi insieme a loro. Sebbene sia relativamente breve il periodo che ha vissuto su Midgard, Freya è felice di aver incontrato gli amici di Thor. La loro compagnia è come un balsamo per la sua anima ferita. Ama Asgard e ama i suoi abitanti, ma da quando è giunta lì ha ritrovato una libertà che pensava perduta da anni.  

Stark dice che si sente così perché si è presa una vacanza e Freya ha impiegato diversi minuti per comprendere il significato di vacanza. In ogni caso, per la prima volta dopo centinaia d’anni, le è capitato di avere nostalgia di Vàlaskjàlf. Negli ultimi due giorni le è capitato di tratteggiare il profilo della città dorata su fogli di carta. Gli Avengers sono rimasti stupiti e impressionati quando ha mostrato loro gli schizzi conclusi.

 

“Asgard è più piccola di Midgard” esordisce Freya, allungando le gambe e incrociandole all’altezza delle caviglie. “E anche la popolazione è una goccia d’acqua nell’oceano se la paragoniamo a quella di questo mondo.”

Non era sempre stato così, però. Asgard, la culla della loro civiltà, non era stato il solo mondo abitato dagli asgardiani.

Tony Stark ingoia un altro sorso di caffè, mentre fa cenno al personale dell’aereo di lasciarli soli.

“Tuttavia, questo non ha impedito ad Asgard di emergere e di tracciare il proprio dominio sull’universo. Specialmente in passato, gli asgardiani erano dediti alla guerra. Conquista dopo conquista, il mio popolo rafforzava la supremazia sugli altri mondi.”

“I Nove Regni?”

“No” Freya scuote la testa e ripensa agli insegnamenti di Víli e Skaði. “Questo accadeva molto prima di Odino, in un tempo che anche i più anziani di Asgard non ricordano più. La storia si è mischiata alla leggenda, così è difficile quantificare gli anni che sono passati.”

“Sì, capisco cosa intendi. Anche la storia di Captain America è finita per diventare una sorta di leggenda e sono passati solo settant’anni” commenta Stark, con una scrollata di spalle. “Sai… Ti brillano gli occhi quando parli del tuo mondo.”

Freya spalanca la bocca, sorpresa e incapace di replicare.

“Non c’è nulla di cui vergognarsi.” La voce di Iron Man è dolce, confortante. “Sei una figlia di Asgard, le tue radici affondano in quel mondo dorato. Sei ciò che sei, Freya, nessuno dovrebbe spingerti a essere qualcun altro.”

Sono le parole più belle che qualcuno le ha mai rivolto e, al contempo, Freya si sente in bilico, sull’orlo di un abisso. È mai stata solo Freya?

Figlia cresciuta da guerriera, principessa, assassina, spia, dominatrice del  Seiðr… L’hanno definita in molti modi e lei stessa non ha mai mostrato completamente il suo vero io. A volte, si chiede persino se esista ancora. Ha finto così a lungo che a volte si sente solo l’ennesima persona smarrita. Per un attimo, Loki era stato capace di ricordarle chi era, ma ora… Ora non è sicura di nulla.

                                 

Inadeguata a sostenere lo sguardo di Tony, inclina la testa sulla spalla e osserva le nuvole. “Una parte del mio cuore appartiene ad Asgard. È impossibile non lasciare lì un frammento del proprio spirito. Perfino tu.. e Loki” aggiunge con un sospiro sfinito. Non conclude la frase e i suoi pensieri vagano fino a fermarsi sul dio degli inganni.

”Per te è difficile da credere, ma Loki pensa davvero che ciò che ha fatto è stato per il bene di Asgard. E in effetti, se adottiamo un altro punto di vista… Jotunheim è sempre stata una minaccia. Sapevi che quasi mille anni fa, re Laufey minacciò di distruggere la vita su Midgard? Odino intervenne, la Terra fu salvata, e Loki fu cresciuto come fratello di sangue di Thor.”

“In altre circostanze, altri tempi, gli asgardiani avrebbero approvato il modo di pensare di Loki. Non sarebbe la prima volta che il mio popolo determina la fine di un pianeta. Perfino Thor è stato esiliato sulla Terra proprio perché tentò di entrare in guerra con Jotunheim.”

Tony si porta la mano al mento. Diventa un uomo vorace e ingordo, quando gli concede informazioni sul resto dell’universo. È interessato, gli occhi brillano come quando è impegnato a migliorare le sue armature, così Freya gli rivolge un fugace sorriso.

“Vuoi bene a… Loki?” Incespica nelle parole, come se non sapesse bene che termini usare.

La domanda la coglie di sorpresa, soprattutto visto che è lui a porla.

“Non è facile dare una risposta” replica. “Loki non è sempre stato quello che avete incontrato sulla Terra. Sono cresciuta insieme a lui e Thor.” Hanno già affrontato quel discorso, in ogni caso si costringe a trovare una risposta accettabile.

“Eravamo diversi dagli altri asgardiani, figli di re che avevano conquistato i Nove Regni. Non credo che Thor si sia mai posto il problema, non all’epoca comunque. Il fatto è che-”

“Siete principi di Asgard” conclude Tony.

“Un fatto innegabile” asserisce lei. “Loki era, ed è, più intelligente di Thor” si lascia sfuggire e Stark si mette a ridere, dandole ragione.

“Oh, dannazione! Davvero non esistono filmati di voi tre da bambini? Penso che vederli sarebbe la cosa più appagante di tutta la mia vita!”

Freya rotea gli occhi al cielo. “Loki è quello che ha sofferto di più della sua posizione. Era il secondogenito, cresciuto per essere re, ma consapevole che le sue possibilità di diventarlo davvero erano… scarse. Non aiutava il fatto che l’attenzione dei nostri coetanei convergesse su Thor.”

“Sì, sì, sì.. Loki era un bambino difficile. Problemi di autostima, di gelosia... un cocktail perfetto. Storia già sentita.” Il tono di Stark è sarcastico, ma Freya non può dargli torto.

“Loki è come un bambino capriccioso. Scoprire che Odino non era suo padre è stato devastante. Giocare con le vite dei terrestri, di Midgard… Il significato che lui ha dato a questo, è simile a-” Freya si morde il labbro inferiore. Non sa proprio come esporre il concetto senza far uscire di senno Tony e senza farla apparire priva di cuore.

“Un bambino della Terra che gioca a Monopoli.” Il tono è amaro e rassegnato.

“Io, io credo che avesse davvero intenzione di governare Midgard, puntando a quello che riteneva essere il bene migliore per voi mortali. Ma le cose, come sempre quando riguardano Loki, gli sono sfuggite di mano.”

“Che eufemismo!” sbotta Tony Stark, alzandosi in piedi.

Freya sospira. “Come ho detto, Loki è un bambino capriccioso.”

La voce di Jarvis interrompe per un istante la conversazione. ”L’aereo atterrerà fra venti minuti, signore. La signorina Potts le fa sapere che ha concluso un accordo vantaggioso con il Dipartimento della Difesa.”

Lui sbatte le mani tra loro, raggiante. “Perfetto! Pepper è la migliore!” esclama pieno di orgoglio.

Freya ridacchia sottovoce e tenta di coprirsi la bocca con le mani.

“Cosa c’è?”

“Niente” Freya scuote la testa. “Mi chiedevo solo quando le chiederai di sposarti.”

È con gioia che accoglie la replica balbettante e scoordinata di Tony Stark.

 

 


 

“Ricordami perché stiamo facendo questo?” domanda Freya guardandosi in giro con sospetto. Sono scesi dall’aereo da un’ora e prima di farlo Tony le ha consegnato una maschera di pizzo da indossare, lo stesso ha fatto lui con una che rappresente Iron Man.

“Perché è divertente! Ed è Carnevale! Il periodo migliore per fare i turisti a Venezia!” esclama Tony Stark, come un bambino a cui hanno appena regalato un nuovo giocattolo.

“Non è affatto divertente” ribatte Freya, sentendosi un’idiota a girare per quella città galleggiante protetta solo da una maschera. “E stai indossando una maschera che non è una maschera” gli dice, lanciandogli un’occhiataccia.

“Nessuno mi riconoscerà, stai tranquilla. Rilassati” le ingiunge Stark, prima di afferrarle una mano per farla svoltare in uno stretto vicolo che odora di escrementi animali.

È pieno di persone lì, e sono costretti a rimanere tanto vicini che se qualche giornalista di Midgard li vedesse, urlerebbe allo scandalo.

“Sarebbe fantastico vedere la reazione di Pepper” le dice Stark dopo che gli espone quel pensiero.

“Prendi mai sul serio qualcosa?” replica Freya, sbuffando.

“Nah. È Steve quello serio, io sono l’Avengers simpatico.”

Lei rotea gli occhi al cielo. È un’abitudine che ha preso da quando conosce Tony e non sa proprio cosa pensare in merito.

Stark la guida verso un’altra stradina, superano un ponte, e finalmente le lascia la mano. Si sente inquieta, circondata da tutti quei mortali avvolti in abiti inusuali e con il viso celato. Non può fare a meno di pensare a Jormungand, ad Aster, e al corpo senza vita di Víli. Non ha ricordi piacevoli legati alle maschere e sfiora la sua con l’impulso di strapparsela e gettarla in uno dei canali che stanno affiancando.

Alla fine, emergono al centro di una piazza, gremita di persone. La musica è assordante, poco piacevole, e qualcuno le getta addosso una manciata di pezzi di carta colorata.

“Coriandoli!” le spiega Stark, gli occhi luminosi. La trascina verso una piccola bancarella e ne acquista per loro due pacchetti. Poi si mette a lanciarli contro le altre persone e visto che gli sconosciuti non sono turbati, Freya prova a imitarlo.

Il Carnevale, le ha spiegato, è una grande festa che si tiene ogni anno in molti paesi della Terra, e Venezia è una località molto gettonata. A lei, più che una celebrazione, appare come un ammasso scoordinato di persone che invadono il suo spazio vitale.

“Non sai proprio come divertirti, tu!” la riprende il mortale, mettendo il broncio.

“Hai detto che sono la tua guardia del corpo” gli fa notare. “Non dovrei distrarmi con-“

“Oh, dai! Thor è più sciolto di te quando si tratta di fare baldoria.”

Certo che lo è, pensa, Freya. Thor aveva passato la giovinezza frequentando una locanda dietro l’altra, bevendo birra e visitando ogni sera il letto di un’asgardiana differente. Quell’atteggiamento insolente aveva creato non pochi problemi a Odino.

In effetti, certi dettagli le ricordano in modo impressionante le voci che circolano su Tony Stark. Non si meraviglia affatto delle possibili affinità tra i due.

L’indice del mortale picchietta ripetutamente sulla sua guancia destra. “Sorridi, sorridi, sorridi, sorridi!” si esibisce tutto d’un fiato. Fa per rispondergli quando una viscida schiuma bianca le viene gettata in faccia e il miliardario si china in avanti, travolto dalle risate.

Freya è rapida a ricambiare il favore. Gli ruba la bombetta dalle mani e spruzza lo spray su Tony, poi, per completare il tutto ci getta sopra una manciata di coriandoli.

Questa volta è lei a ridere, vedendo la faccia schifata di Stark mentre tenta di pulirsi i capelli.

Un minuto dopo sono travolti da un gruppo di ragazzini urlanti e Freya costringe Stark verso un muro, facendogli da scudo anche se la minaccia non è una pattuglia di Jotun. Ignora il commento scontroso di Tony e torna nuovamente a ridere quando uno storno di piccioni sorvolano le loro teste e lasciano uno sgradito ricordino sulla maglietta dell’americano.

“Una sfortuna dietro l’altra” esala l’umano, rassegnato.

Riprendono a camminare in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.  

“Hai una bella risata” dichiara lui a un certo punto, quando si avvicinano a una barca che i mortali del luogo chiamano gondola.

Freya si sente imbarazzata. “È la cosa più strana che qualcuno mi abbia mai detto” gli confessa, non sapendo bene come dover interpretare il commento. Il suo sguardo vaga fino all’edificio che campeggia la piazza alle loro spalle: una chiesa di marmo bianco con inserti dorati.

“Io amo la risata di Thor. È familiare, confortante e quando lui ride… sembra che tutto finirà nel migliori dei modi” confessa, come fosse un segreto pericoloso.

Tony ridacchia e annuisce. “Pepper mi fa sentire allo stesso modo.”

Le porge la mano quando un gondoliere la invita a salire sulla barca e Freya inarca un sopracciglio. “Davvero?”

“Sono un gentiluomo!” dichiara il mortale, l’espressione maliziosa.

“Oh, per favore! Natasha lo diceva che-“

Freya da una spallata a Stark e lo butta a terra.

È calma e sicura di sé quando allunga la mano nel punto in cui avrebbe dovuto trovarsi la testa dell’uomo, se non l’avesse spinto di lato. Alle sue spalle, sente Tony imprecare, ma si zittisce quando lei apre il pugno e due proiettili cadono sull’asfalto.

Il gondoliere ha uno sguardo scioccato e Freya si rivolge a lui in italiano, tuttavia legge il panico negli occhi del mortale e con discrezione è costretta a fargli perdere i sensi, prima che attiri su di loro ulteriore interesse.

L’assassino non tenta altre mosse e Stark la raggiunge con fare guardingo. Lei gli indica il punto in cui si trovava il cecchino: un edificio fatiscente e abbandonato che tuttavia sovrasta le altre case della zona.

“È fuggito.” Tony emette un grugnito di insoddisfazione e l’affianca guardandosi in giro con sospetto.

Ogni maschera potrebbe celare un assassino, ogni vicolo nascondere un pericolo mortale. Freya gli consegna i proiettili ancora caldi e Tony Stark si sbarazza della ridicola maschera di plastica per indossare un paio di occhiali scuri, altamente tecnologici.

Jarvis si è già messo in contatto con lui e la voce dell’intelligenza artificiale si confonde con le risate dei bambini e il clamore dei turisti.

“Signore, il proiettile non mostra alcun segno di rigature. Credo che possa essere di fattura sovietica.”

“Cosa centrano i sovietici, Jarvis?” Tony Stark alza la voce e la guerriera lo trascina sotto le pareti di una chiesa.

“Non lo so, signore, ma consiglio a entrambi di raggiungere la stanza d’albergo che ho prenotato per voi. L’armatura di Iron Man è lì e potrà garantire la sua sicurezza.”

Freya incrocia le braccia sul petto. “Ti avevo detto che venire qui era una pessima idea” lo ammonisce, schiudendo le labbra.

Come al solito, Tony Stark non sembra volerla prendere sul serio. ”Ci siamo divertiti. E poi tu proteggi dai proiettili meglio di un giubbotto antiproiettile.”

Freya sospira e conta fino a dieci.

Quel mortale a volte è così irritante che vorrebbe, come Loki, scaraventarlo da qualche parte. Non invidia affatto Pepper.

“Ti offro una pizza, che ne dici?”  L’espressione di Tony è tutta falsa innocenza e non ingannerebbe nessuno.

Per amore di Pepper e degli Avengers, Freya ingoia il fastidioso sentimento di irritazione che prova in quel momento. 

“Comincia a camminare, Stark, e non azzardarti a lasciare il mio campo visivo.”

 

 

 

***

 

 

Il Soldato si acquatta dietro la finestra di un edificio e osserva il bersaglio mentre si mescola alla folla di piazza San Marco.

“Tony Stark” mormora, assaporando quel nome sulla lingua. Gli ricorda qualcosa, qualcosa che sa non avrebbe dovuto dimenticare.

Il fucile è appoggiato al suo fianco e il Soldato si porta la mano di metallo al volto.

Trema.

È la prima volta che ha una simile reazione e lui non sa spiegarsene il motivo. È infastidito e adirato. Chiude gli occhi un istante e quando li riapre non c’è più traccia del suo bersaglio.

Il Soldato è arrabbiato, lo è sempre. Ma ora alla rabbia si unisce una scintilla di paura. Non ha mai fallito, mai…

La ragazza, pensa, non era prevista. Nessuno lo aveva informato della sua presenza e la missione si è conclusa con un fallimento per causa sua.

La mano di carne sfiora la fronte. Sta cominciando a dolergli la testa e al Soldato non piace. Si costringe a fare profondi respiri.

Sotto l’edificio sfila un gruppetto di bambini che parlano italiano. Sono vestiti in costume e uno di loro indossa uno scudo a strisce rosse e blu, una stella bianca nel mezzo.

Il Soldato grugnisce, fa una smorfia. La testa pulsa in modo fastidioso mentre osserva il bambino ridere con gli amici. Parlano di New York, di una battaglia che lui non conosce, di alieni e del bersaglio che si è appena fatto sfuggire.

Il cellulare nella sua tasca suona e lui si affretta a rispondere. Alexander Pierce non è contento del risultato, ma gli ordina di ritirarsi perché ha da affidargli una missione più urgente e importante.

Quando il Soldato conclude la chiamata e vede il bambino con lo scudo sparire dal suo raggio visivo non può che scuotere la testa.

“I suoi capelli sono castani, dovrebbero essere biondi” sussurra nel silenzio che lo circonda.

Ma i capelli di chi? Cosa dovrebbe significare ciò che appena detto?

Non ha senso e la testa minaccia di scoppiargli.

Il dolore diventa insopportabile.

 

 

 


 


 

Note: Ho adorato scrivere il pezzo finale con Bucky, e da questo momento in poi si entra nel vivo della trama del film “Winter Soldier” :D

Ho amato tantissimo descrivere anche lo strano rapporto Freya/Stark… li trovo adorabili insieme! ù.ù

Nota finale: da qui in poi prevedo ANGST in crescita continua, avvertiti ;P

 

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Capitolo 14
*** Ossessione ***


 

Capitolo 13: Ossessione 

 

 

 

“Stark è un idiota, ormai l’avrai capito” esordisce Natasha, guardando Freya dallo schermo olografico.

La spia è sul letto, un morbido accappatoio legato attorno alla vita e i capelli umidi che gocciolano lungo il viso. Ha trascorso una giornata tranquilla al Triskelion ed è rimasta sorpresa quando è giunta una videochiamata dalla parte opposta del pianeta.

Pan è sdraiata sul tappeto ai suoi piedi e Natasha allunga un piede nudo per sfiorargli la morbida coda.

Freya è tremendamente irritata. Lo capisce dall’enfasi che mette nelle frasi e dall’espressione, simile a quella di Thor, che le appare sul viso quando è contrariata per qualcosa. Eppure, per quanto seccata, l’asgardiana appare anche stranamente felice, come se avere a che fare con Tony Stark riesca a migliorarle l’umore.

Natasha non crede che se fosse lei a trascorrere del tempo con lui porterebbe al medesimo effetto. Sarebbe una sfida all’ultimo neurone, difficile dire chi avrebbe la pazienza per sopravvivere più a lungo.

“Non ci ha seguito” continua Freya, mentre Natasha vede il profilo si Stark muoversi alle spalle dell’asgardiana. “L’assassino non ci ha seguito” prosegue, profondamente turbata. La Romanoff condivide la preoccupazione, visto che inseguimenti e uccisioni fanno parte del pacchetto Vedova Nera. Potrebbe non significare nulla o potrebbe voler dire tutto.

“Non importa. La prossima volta indosserò l’armatura” si intromette Tony spintonando Freya di lato. La sua faccia occupa tutto lo schermo e Natasha esala un sbuffo carico di frustrazione.

“Siete ridicole. Pepper era più tranquilla di voi quando l’ho sentita.”

“Pepper è una santa” ribatte la Vedova Nera.

“Sento che potrei gettarti fuori dalla finestra” interviene Freya, minacciando Stark di fargli provare lo stesso trattamento riservatogli da Loki.

Uh!” Tony emette un fischio acuto, che fa alzare la testa a Pan.

“Credo dovresti farlo, Freya” la spalleggia Natasha, mentre esamina lo smalto sbeccato sulle unghie delle mani. “Puoi sempre buttarlo in un canale. Magari una nuotata nell’acqua gelida di Venezia lo fa rinsavire.”

La Vedova coglie un bagliore eccitato negli occhi di Freya. Deglutisce, con il sospetto che l’asgardiana potrebbe davvero mettere in pratica quel suggerimento.

“Ehy, Nat! Conosci qualche assassino sovietico ancora in attività?”

La domanda improvvisa di Tony la fa sussultare e la voce di Jarvis si intromette nella conversazione per fornirle specifiche di ciò che ha scoperto.

Proiettili sovietici. Niente rigature.

Per un istante la sua mente va in blackout. I ricordi corrono a uno dei suoi primi incarichi per lo SHIELD e a una fuga disperata tra le strade di Odessa. La mano corre sul fianco, lì dove il proiettile l’ha colpita, senza però danneggiare organi vitali.

Il fantasma.

È turbata più di quanto voglia ammettere, ma non può essere lui, si dice. Se fosse stato il fantasma, Tony non sarebbe vivo.

“Farò qualche ricerca” dice, non molto sicura. 

Tony Stark annuisce. “E la bestiola come sta?” La domanda è riferita a Pan naturalmente. Natasha non sa cosa pensare dello strano legame che si è creato tra lui e Freya e, per estensione, Pan.

“Le mancano i tuoi filetti di manzo super costosi” gli dice.

L’altro sogghigna, compiaciuto. “Ovviamente.”

Natasha scuote la testa e afferra il cellulare che le segnala l’arrivo di un nuovo messaggio. È Fury.

“Cosa c’è?” chiede Freya, allontanando Stark dallo schermo.

Natasha clicca sul display e legge velocemente le specifiche della nuova missione. “Una missione nell’Oceano Indiano. Dei mercenari hanno preso d’assalto una nave dello SHIELD.”

“Serve una mano?” si offre Stark.

“No, questa è una faccenda dello SHIELD. Voi vedete di non farvi ammazzare a Venezia.”

Concludono la conversazione pochi minuti dopo. Fury ha scritto che l’operazione prenderà il via nelle successive sette ore, così Natasha si infila sotto le coperte e si impone di dormire.

I suoi incubi sono occupati da neve, sangue e paesaggi siberiani.

 

 

 

 

“È una fortuna che io sia eccentrico di mio, perché altrimenti la gente rimarrebbe scandalizzata dalla quantità enorme di cibo che mangia una ragazza come te” osserva Tony Stark, mentre alza la mano per attirare l’attenzione di un cameriere e chiedere il conto.

“Sono asgardiana” dice Freya, come se quello spiegasse tutto.

Tony si limita a infilare gli occhiali da sole e a cercare il portafoglio.

“Queste persone ti hanno fissato per tutto il tempo.” La guerriera fa un cenno in direzione degli altri commensali, ma lui non ci presta attenzione. È sotto i riflettori da quando è nato, mentre con la questione Iron Man…

La privacy non è un lusso di cui Tony Stark può vantarsi. In ogni caso, è molto meno riconoscibile a Venezia che a New York e, escludendo il tentato omicidio, la passeggiata in maschera è stata divertente.

Escono dal ristorante sotto gli occhi stupiti dei turisti e salgono su una barca che Simon Croft ha gentilmente affittato per loro. Tony ricorda a malapena il volto di quell’uomo nei suo ricordi di ragazzo, quindi è stata una sorpresa la telefonata che gli è arrivata due giorni prima.

Croft era troppo paranoico per dirgli qualcosa al telefono, così l’aveva invitato a Venezia, promettendogli informazioni sullo SHIELD e su altre questioni non meglio identificate. L’anziano sembrava preoccupato per qualcosa, tanto che pure Stark si era sentito ansioso. Aveva subito fatto preparare a Jarvis un piano di volo, trascinando Freya con sé.

Mentre navigano lenti lungo i canali di Venezia, Tony si ritrova più volte a osservare Freya. È rilassata, sebbene il suo istinto gli dica che è anche in modalità combattente, e i suoi occhi si adombrano ogni volta che si posano sulla superficie dell’acqua, come temesse che lì sotto si annidasse qualche mostro.

Non sa se è quello il motivo che lo spinge a raccontarle qualche vecchia storia di Steve, ma l’asgardiana sembra apprezzare le avventure giovanili di Captain America. Anche lui le aveva amate quando Howard Stark gli raccontava dei fantastici anni quaranta. Con il tempo però Steve, e l’ombra del Capitano, era diventato una figura opprimente, un fantasma che gravava su ogni pensiero di Tony.

“Ecco il punto. Il principio di tutto” decreta Freya, con un cipiglio pensieroso.

“Come dici?” la interroga, non certo di capire.

“Gli Avengers, il Tesseract. È cominciato tutto settant’anni fa, su questo minuscolo mondo.” 

Tony Stark annuisce, non completamente convinto.

“Teschio Rosso. Ho sempre pensato che la sua ossessione per Asgard fosse insana.”

“Aspetta. Un momento, un momento!” si intromette Tony, fissandola a occhi spalancati. “Devo aver capito male perché…  Freya, sembra quasi che tu conosca Teschio Rosso.”

 

 

 

Teschio Rosso.

Freya lo osserva attorniato dai suoi scagnozzi, esseri di mondi lontani che indossano maschere create con centinaia di frammenti ossei. Potrebbero essere inquietanti per taluni, ma non per lei.

L’errore, come l’ha definito il Collezionista, sta bevendo un cocktail, apprezzando lo spogliarello di alcune schiave provenienti da Midgard.

Più in là, un gruppo di Ravagers sta festeggiando per la riuscita di una qualche missione e Freya si accorge a malapena del bambino mortale che le finisce addosso.

“Alzati Quill” gli ordina uno Zatoan dalla pelle blu.

“Ehi, Jondu!” lo chiamano i compagni, mentre l’altro afferra il bambino e se lo mette sulle spalle. Spariscono dalla sua vista un attimo dopo, inghiottiti dal resto della gente.

Freya fa cenno a una cameriera di raggiungerla ed è sorpresa quando si rende conto che è asgardiana. È una schiava, come Sonea, una traditrice di Asgard. All’inizio l’ha creduta un'altra midgardiana, ma la guerriera riesce a percepire il sottile legame che unisce i membri del suo popolo a Yggdrasil. È una connessione debole in alcuni e forte in altri, ma chiunque condivida sangue asgardiano reca in sé una traccia dell’albero sacro.

Anche l’altra si rende conto di lei e Freya nasconde meglio il volto tra le pieghe del cappuccio. Non le parla se non per ordinare del cibo, ma fa scivolare alcune unità nella tasca della sua divisa senza che l’altra se ne accorga. La targhetta appuntata al petto le dice che si chiama Yula e alla guerriera non sfuggono i lividi sulle braccia o l’alone scuro attorno all’occhio destro.

Mangia in silenzio, evitando di attirare su di sé attenzione indesiderata e osserva. Studia il modo in cui Teschio Rosso piega la testa, come arriccia le labbra in un gesto di palese frustrazione, gli occhi che brillano di tacite minacce quando un estraneo si rivolge a lui. È un pirata, un mercenario e un assassino, rigettato dal suo mondo e pieno di sconosciuti propositi.

Freya vorrebbe limitarsi a credere che, come la maggior parte delle persone nell’universo, lui si limiti a sopravvivere, ma il legame con il Collezionista l’avvisa che potrebbe esserci altro.

A volte, sente lo sguardo di Johann Schmidt su di sé e finge di non accorgersene. L’ha fissata a lungo nella tana del Collezionista e comincia a chiedersi se non dovrebbe semplicemente prenderlo da parte e domandargli cosa voglia da lei.

 

È quando il suo sguardo la abbandona, per vagare sulla figura di Yula, che Freya comincia a preoccuparsi. Non è un problema per lei avere a che fare con Teschio Rosso, l’ennesimo personaggio ambiguo che ha incontrato sul suo cammino, ma la schiava…

Non le piace il modo in cui la guarda. Fosse semplice lussuria, Freya potrebbe capire, ma gli occhi di Schmidt vogliono altro. Sono famelici come quelli di Thor quando deve lanciarsi in una nuova avventura, ma sono anche pericolosi e crudeli come quelli di Víli. Può quasi vedere gli ingranaggi della sua mente muoversi e incastrarsi l’uno sull’altro, mentre fa cenno a Yula di raggiungerlo.

Quando lei si avvicina, la afferra brutalmente e la fa sedere accanto a sé, ricompensandola con un centinaio di unità.

Parlano a lungo e Freya sfrutta il Seiðr per indagare senza risultare invadente. Quello che ascolta non le piace affatto, ancor meno la parlantina sciolta di Yula.

Teschio Rosso chiede di Asgard. Domande su Odino, Vàlaskjàlf, le valchirie… Vuole sapere come raggiungerla, se può interagire con il re, vedere le sale del tesoro. Chiede di Thor e Loki, di Frigga, di Heimdall e del bifrost. Diventa indisponente quando la schiava non riesce a soddisfare la sua sete di conoscenza.

Yula non reagisce alle percossa e alle urla, ma accetta altro denaro quando Teschio Rosso le chiede di poter prelevare del sangue.

La fiale viene riempita in fretta, in modo discreto, ma a Freya basta fare un cenno con il polso per disintegrarla. Il sangue cola e si confonde sulla pelle di Schmidt che spalanca gli occhi, incredulo e furibondo.

Forse è un caso, forse non lo è, ma Teschio Rosso volge subito l’attenzione su di lei e la guerriera non fa nulla per fingersi innocente. Asgard è piena di nemici in ogni angolo dell’universo e lei ha sempre fatto in modo di eliminare le minacce in modo preventivo.

Il midgardiano è un pericolo, la schiava lo è al medesimo livello. Non può sapere con chi altri parlerà Yula, attirata da false promesse, e non può conoscere i motivi per cui a un terrestre dovrebbe interessare il sangue di un asgardiano.

Devono morire. Entrambi.

La soluzione è lì, chiara e semplice. Il pugnale è già tra le sue mani quando li scorge.

I Tre Guerrieri e Sif entrano nel locale con passo fiero e deciso, le armature con gli emblemi asgardiani ben in vista. Alcuni commensali si scostano al loro passaggio, come se Odino in persona fosse lì.

Freya sibila una maledizione e indietreggia tra le ombre. C’è un ghigno di scherno e di vittoria sulla faccia di Teschio Rosso, mentre fa un’ulteriore domanda a Yula.

 

 


 

“E Teschio Rosso è morto” spiega Tony, vedendo la guerriera persa in qualche pensiero. “Steve Rogers deve averti raccontato di come lo ha sconfitto” conclude.

Howard Stark non sapeva per certo come il Capitano avesse ucciso Schmidt, ma Iron Man aveva sentito la storia e Steve non poteva aver mentito.

Non intenzionalmente, si corregge.

“Tornerà” annuncia Freya, mentre la barca ondeggia verso la riva.

Tony sente un brivido lungo la schiena.

“Ho avvisato Fury, tempo fa, ma non mi ha dato retta. Vuole il Tesseract e farà di tutto per riprenderlo.”

“Ascoltarti mi risolleva sempre l’umore” commenta Tony, esasperato. “Ora, saresti così gentile da spiegarti meglio? Cosa sai di Teschio Rosso?”

Freya si volta e gli riesce difficile decifrare la strana espressione a metà tra l’assorto e il frustrato. “Immagino di conoscerlo meno di Steve Rogers. E tuttavia potrei anche rispondere che in più di mille anni ho conosciuto innumerevoli individui, e ognuno di loro poteva chiamarsi Teschio Rosso. I criminali, i mercenari, gli assassini… sono pochi quelli che riescono a distinguersi dalla massa. Prima di venire su Midgard credevo che Teschio Rosso facesse parte dei tanti. Ora però, non ne sono più così certa.”

“Perché?”

L’asgardiana schiude le labbra. Tony si avvicina e le sfiora una spalla, costringendola a guardarlo negli occhi. Lo sguardo di lei però è strano. C’è una patina bianca che copre le sue iridi grigie e Stark può quasi giurare di intravedere delle fiamme danzare nelle pupille dilatate.

Mentirebbe se non ammettesse che ci sono volte in cui Freya lo terrorizza. Timore e preoccupazione sono sentimenti che Tony non desidera provare nel medesimo istante. Un contrasto che la sua mente razionale non è incline a sopportare.

“Il Ragnarok è alle porte. Giungerà per tutti noi e cambierà ogni cosa.”

Quelle parole suonano come una condanna, una profezia dal sapore nefasto.

“Lui troverà le gemme. Le prenderà e, senza alcuna esitazione, spazzerà via la vita da metà dell’universo. Le gemme…” La voce si fa più profonda, come se provenisse dal fondo di una grotta. “Non rimarranno che ceneri e da quelle ceneri…“

Tony Stark deglutisce, la fronte imperlata di sudore. È assurdo, eppure il cuore gli batte rapido nel petto, quasi che le parole dell’asgardiana rispondano a una qualche paura ancestrale.

È irrazionale, si dice, sciocco. Eppure, quella feroce angoscia non vuole liberarlo dalla stretta in cui l’ha avvolto.

“Freya?” chiama e lei sobbalza, mentre gli occhi tornano normali. “Stai bene?” indaga Stark, guardingo.

“Scusa, mi sono distratta.” Un rivolo di sangue le cola lungo il mento.

Tony si sfrega gli occhi, stanco, ma quando torna a guardarla del sangue non c’è più alcuna traccia.

“Il Jet lag comincia a farsi sentire” borbotta sovrappensiero.

La barca sbatte e ondeggia contro la banchina e la guerriera supera l’ostacolo con un balzo, atterrando sulla riva.

“Dovremmo dirlo a Steve?”

Tony sbatte le palpebre. “Di Teschio Rosso” gli suggerisce Freya.

A Stark viene voglia di imprecare. Fury ha saputo di Johann Schmidt molto tempo prima e naturalmente ha pensato bene di fare ciò che gli riesce meglio: mantenere il segreto. E ora la patata bollente è tra le sue mani e-

“Che Fury se la sbrighi da solo questa volta. Non capisco perché devo sempre essere io il portatore di cattive notizie.” Si sposta e afferra la valigetta che contiene la sua armatura di Iron Man. “Finché Teschio Rosso interpreta Capitan Uncino lontano dalla Terra non è un problema mio” decreta con un sospiro. “E ora andiamo a parlare con questo Simon Croft, sperando che non soffra di demenza senile. Sarebbe imbarazzante scoprire di aver fatto tutta questa strada per nulla.”

 

 
 

***

 

 

Johann Schmidt osserva la Terra dal ponte della sua nave spaziale.

“Casa, dolce casa” sibila con un ringhio di rabbia. È seduto alla postazione di comando e, davanti a lui, un monitor lo aggiorna su quanto è accaduto su Midgard negli ultimi settant’anni.

“La progenie di Howard Stark potrebbe essere un problema” commenta, mentre legge le notizie che hanno portato alla nascita di Iron Man.

La sua mente divora ogni informazione ed è con una strana curiosità che si sofferma sugli eventi avvenuti negli ultimi due anni. Thanos e Nebula gli avevano accennato qualcosa sulla sconfitta dei Chitauri, così presta attenzione alla fantomatica squadra di super uomini chiamati Avengers, che hanno rallentato i piani del Titano.

Ed eccolo lì Steve Rogers, tra le macerie di una New York ferita, in piedi e con lo scudo ben in vista. “Ancora con un vestito ridicolo” afferma, sputando un grumo di saliva ai piedi di un suo scagnozzo.

“L’eroe. Il ragazzo di Brooklyn. Solo un progetto rivelatosi vincente, uscito dal laboratorio” lo definisce, facendosi beffe di lui. 

“Tutto bene capo?”

Teschio Rosso fa scattare la testa verso il pirata che ha parlato, estrae la pistola laser dalla cintura e gli spara un colpo in mezzo alla fronte. Il cadavere cade a terra con un tonfo.

Il fondatore dell’HYDRA torna a volgere il suo interesse verso lo schermo, che gli mostra il volto soddisfatto di un asgardiano. Un dio.

Loki, dice la didascalia. Colui che Thanos aveva mandato prima di lui.

“Thor” legge sull’immagine successiva, notando il viso già noto del figlio di Odino.

Dopo pochi minuti il video sul monitor trema, le foto che vanno e vengono a intermittenza. Teschio Rosso è già pronto a imprecare quando una voce che non sentiva da anni lo riporta all’ordine.

“Herr Schmidt. È vivo dunque. Lo SHIELD si è interrogato per anni su quanto le fosse accaduto davvero.”

Lo schermo del monitor è grigio, ma la bocca di Teschio Rosso si piega in un sorriso compiaciuto. “Ti trovo straordinariamente in forma per essere un uomo che, mi dicono, dovrebbe essere morto da anni” saluta il vecchio compagno.

Il dottor Zola ridacchia, mentre una vecchia fotografia che lo ritrae riempie lo schermo.

“Abbiamo molte questioni di cui discutere” lo informa Zola, la voce stridula. “Presto, si renderà conto che l’umanità ha fatto notevoli progressi” dice, l’accento marcato.

“Affascinante” ribatte Schmidt, mentre lo scienziato svizzero gli spiega come il suo cervello sia stato mantenuto in vita all’interno di un computer primitivo.

“Il vecchio Howard si è messo una serpe in casa. La stupidità americana non finirà ma di stupirmi. Tuttavia…” Teschio Rosso arriccia le labbra in gesto compiaciuto. “Ciò va a nostro vantaggio. E quindi, dimmi, Dottor Zola. Che ne è stato del mio esercito, i mei fedeli servitori? L’HYDRA vive ancora?”

“Tagli una testa...” recita il computer.

“Altre due spuntano fuori” conclude lui, un folle piano che sti sta delineando nella sua mente. “Parlami dei vendicatori. Raccontami del caro, vecchio, Steve Rogers.”

 

 

 

 

 

 

Note: Avete apprezzato la comparsa di Jondu e Quill? C'è qualche loro fan qui?

Per concludere, ma quanto sono carini Tony e Freya? *___* Li adoro da morire insieme! Farli interagire tra loro è sempre una sfida, ma da grandi soddisfazioni! ♥
Qualcuno di voi ha notato, già nei precedenti capitoli, i riferimenti alla WinterWidow? Se seguite il mio profilo sapete che ho in previsione uno spin-off su di loro, un mix di MCU e ispirazione tratta dai fumetti MARVEL. E già che parliamo di WinterWidow... ne conoscete qualcuna su Wattpad da consigliarmi?
Inviatemi fortuna per il 4 febbraio che ho l'ultimo esame universitario, escludendo lingue, e mi auguro decisamente di superarlo!!!! <3

A presto!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Gemini ***


 

Capitolo 14: Gemini

 


 

 

Simon Croft è un vecchio. Un anziano malato e costretto su una sedia a rotelle. Freya ha quasi paura di stringergli la mano quando l’altro gliela porge. La pelle è così sottile che le vene risaltano come ragnatele, e le ossa così leggere che la guerriera teme di spezzargliele.

Mortalità, pensa.

I mortali sono deboli, fragili, basta una brezza di vento per farli ammalare e lei ha paura di quelle debolezze. Un’asgardiano non è fatto per sopportare il peso della mortalità e per la prima volta teme per Thor.

Teme la mortale che gli ha rubato il cuore, perché Jane Foster appassirà presto e saranno gli altri, lei, a dover raccogliere i pezzi di ciò che rimarrà.

“Assomigli molto a Howard” esordisce l’anziano, con una voce più salda di quanto la guerriera si è aspettata.

“Credo che potrei considerarlo un insulto” ribatte Tony, mentre esamina uno scaffale colmo di antichi libri.

“E tu mia cara, chi sei? Non sei una creatura di questo mondo.” La voce del vecchio si affievolisce. Forse è paura, forse no, ma gli altri due uomini presenti nella stanza hanno puntato le pistole contro di loro e Stark si toglie gli occhiali da sole.

“Che maleducati!” esclama Tony, scuotendo la testa e facendo schioccare la lingua. “Ma se volete sparare non vi fermerò. La mia amica, qui, sarebbe ben lieta di mandare all’ospedale uno o dieci dei tuoi uomini e ti assicuro che non riceverebbe nemmeno un graffio.”

Per poco, Freya rimane scioccata nel sentire l’umano lodarla con tanta inusuale sincerità. Certo, le sue capacità sono un dato di fatto, ma non si aspettava da Tony una tale franchezza.

“Sono un uomo molto stanco e molto vecchio, signor Stark. La minacce non fanno più alcun effetto su di me.” Malgrado quelle parole la voce dell’anziano è acuta e stridula, chiaro sintomo che non crede totalmente a ciò che ha detto. Alza in aria la mano tremula e i suoi uomini abbassano le armi.

Freya studia l’ambiente circostante. Non ci sono solo libri in quel salone, ma cimeli antichi di origine midgardiana e altri oggetti che poco hanno a che fare con la Terra. Sono appesi al muro o appoggiati su mensole di legno, per lo più inutili e inutilizzabili. Frammenti di vasi e armi che testimoniano solo declino e rovina.  

“Meglio così, perché io non sono né stanco né vecchio, ma minacciare non è mai stato il mio stile. Mmh…” dice pensieroso. ”Ripensandoci, forse ho espresso una o due minacce… Tuttavia, mi sento in dovere di ricordarle che sono un uomo molto impegnato, quindi le saremo grati se ci spiegasse perché ha voluto parlare con me anziché il direttore dello SHIELD.”

“La pazienza non è una virtù della famiglia Stark” borbotta il vecchio, azionando un pulsante che fa muovere la sedia a rotelle. Oltrepassa Freya e la guerriera sussulta quando una mano ossuta le prende il polso.

Decide di assecondare Simon Croft e cammina al suo fianco, scambiando uno sguardo smarrito con Tony. Lui si stringe nelle spalle e si accoda alla fila, mentre varcano una nuova sala. Anche qui ci sono degli oggetti, protetti sotto lastre di vetro, e il suo sguardo si blocca su un elmo di fattura asgardiana. Il metallo è lucido come se fosse appena uscito dalle fucine dei nani e Freya si avvicina per esaminarlo meglio. Non è nulla di speciale in realtà, ma è la cosa più vicina a casa che ha trovato da quando si è svegliata in quella piramide.

“Da dove proviene?” domanda Tony, curioso. Si è avvicinato a lei per vedere l’elmo e ora lo studia con attenzione.

“L’ho recuperato in uno scavo archeologico, in Svezia. Sono passati più di trent’anni e all’epoca lavoravo per lo SHIELD. Solo di recente, dopo l’attacco a New York…” Il vecchio ha uno spasmo al petto e si porta una mano sul torace. Tossisce così a lungo che Freya teme possa morire lì, ciò nonostante esamina gli altri oggetti.

“Sei un collezionista.” Pronuncia la parola quasi con disgusto e non riesce a evitare che le labbra si pieghino in una smorfia scocciata.

“Sono un archeologo” la corregge l’uomo, ma a Freya sfugge il significato di quel termine. 

“Un archeologo nello SHIELD?” ribatte Tony, perplesso.

“Si aspettava solo spie e assassini? La ricerca scientifica è sempre stata un campo d’interesse dello SHIELD. A volte la scienza si è scontrata con la mitologia, la storia… Le vicende di Steve Rogers sono la perfetta sintesi di questo pensiero.”

Freya sbatte le palpebre e si passa una mano nei capelli.

“Perché due guardie del corpo?” chiede Stark. “Sei stato tu a chiamarmi. Cosa volevi dirmi?” Tony socchiude gli occhi e la guerriera legge un accusa di sospetto.

L’anziano posa le mani sulle cosce e sospira. Un gorgoglio gli sale in gola, mentre torna a volgersi verso di lei. Le labbra, pallide, si schiudono in un’espressione severa. “Qualcuno ha tentato di uccidermi” esordisce, giungendo subito al sodo. “Poteva essere scambiato per un umano, come la sua amica, signor Stark, ma non era di questo mondo.”

Con quella frase, Simon Croft ha finalmente catturato l’attenzione di entrambi. “E cosa le fa dire questo? Ci sono umani con capacità straordinarie… non li guarda i telegiornali? “ La voce di Stark gronda un’amara ironia, ma le sue spalle sono tese.

“Sono vecchio, non uno sciocco. Non si prenda gioco di me” lo ammonisce l’altro.

Per qualche ragione, Freya pensa a Odino. È una frase che direbbe anche lui, ma le persone tremerebbero nel trovarsi davanti il Padre degli Dei.

Può provare a negarlo, ma lui le manca.

Prova nostalgia per le serate estive, quando passeggiavano nei giardini di Vàlaskjàlf e discutevano di storia e incontri diplomatici. I momenti in cui da ragazza la faceva cavalcare con sé in groppa a Sleipnir, i giorni in cui lei fingeva di aver amato Víli…

“Quegli esseri cercavano informazioni. Mi hanno sorpreso nella mia casa a Malta e l’unica ragione per cui sono riuscito a sfuggirli è grazie a una delle mie guardie, che ha usato una vecchia arma creata dall’Hydra. Sa cosa significa?”

“Può voler dire di tutto.” Stark incrocia le braccia al petto e guarda in direzione della valigia scura che è appoggiata alla parete opposta. “Cosa volevano? Sia chiaro.”

“Lo SHIELD è pieno di nemici. L’organizzazione è colma di spie che attendono da anni il momento propizio per uscire allo scoperto. È la ragione per cui ho ritenuto fosse meglio parlare con Iron Man e i Vendicatori.”

“Gli Avengers?”

“Capisco la sua perplessità. Come ha già fatto notare, io sono un vecchio… ma quanto sto per dirle riguarda l’interesse della Terra, prima ancora del mio.”      

Simon Croft preme il pulsante d’arresto della sedia a rotelle, e la sua figura si staglia contro l’imponente finestra ad arco. Freya si passa una mano sul viso mentre lo studia con maggior interesse.

“Lo SHIELD non è più sicuro. Per decenni i suoi membri fondatori hanno creduto che la minaccia dell’HYDRA avesse avuto fine settant’anni fa, ma io non l’ho mai creduto. Avevo avvertito Howard… Non mi ha ascoltato ed ecco cosa gli è accaduto.”

“Cosa sta insinuando?” La voce di Tony è alterata, come se stesse rimuginando su qualcosa che lo ferisce.

Il vecchio fa un cenno infastidito della mano, quasi che Stark fosse una mosca fastidiosa, e torna a parlare. Contemporaneamente, la guerriera si avvicina al miliardario e fissa il suo sguardo incupito, certa che le stia sfuggendo qualcosa.

“Che l’HYDRA vive, ma non è questo il punto. C’è un nemico ben più pericoloso e spietato che convive con il genere umano fin dall’inizio dei tempi. E quello stesso nemico è giunto da me pretendendo la mia collaborazione.”

“Voglio sperare che lei non abbia detto nulla!” esclama Tony con ardore.

“Sono fuggito, come stavo raccontando. Erano interessati ad alcuni miei vecchi ritrovamenti in Egitto. Pergamene e rotoli che menzionavano di un’antica città: Atlantide.”

Freya aggrotta le sopracciglia. Quel nome le dice qualcosa, ma non riesce a comprendere cosa implichi. È così immersa nei suoi pensieri che si accorge solo dopo alcuni secondi del fatto che Tony le ha afferrato la mano destra.

La guerriera abbassa lo sguardo. Sul polso sinistro spicca un livido violaceo e le ci vuole un’istante per comprendere che è stata lei stessa a procurarselo. Negli ultimi minuti deve aver continuato a grattarlo in modo ossessivo, ed ecco perché il mortale le ha ghermito il braccio.

Tony Stark la lascia andare con una tacita domanda sul viso, alla quale però lei non sa dare risposta.

“Egitto?” ripete allora il miliardario, cauto. “E Atlantide? Vecchie leggende e favole per bambini.”

È Freya che mormora: “Come Asgard…”

“Esatto” conferma il vecchio con soddisfazione. Gli occhi scuri di Simon brillano compiaciuti. “Credevamo fossero solo racconti e poi, all’improvviso, ecco discendere dal cielo dei e alieni. Lo SHIELD ha fatto ipotesi per anni, dopo la scoperta del Tesseract, ed è giunto alla conclusione che, un giorno, qualcuno sarebbe venuto per reclamare la Terra.” È un tono solenne il modo in cui Simon pronuncia quelle frasi. “Così siete nati voi Avengers.”

Tony Stark sbuffa e Freya si massaggia il polso sinistro. La pelle le prude come se fosse entrata in contatto con qualcosa di nocivo e deve sforzarsi per non ricominciare a grattarsi.

“Fury sfrutta le vostre doti per salvare il mondo, ma nessuno di voi ha mai pensato che la Terra fosse già condannata?”

A Freya sembrano quasi i deliri di un pazzo, eppure quel discorso le riporta alla memoria l’ultimo dialogo che ha avuto con Hela.   

"Accadono cose strane su Midgard che sfuggono al controllo degli Æsir."

“Cosa dovrebbe significare?” si intromette Stark.

Simon Croft alza la mano e indica alcuni reperti antichi, protetti nelle teche di vetro. “Questo mondo non è mai stato nostro. Loro c’erano fin dall’inizio. Se ne trova traccia dalla cultura mesopotamica a quella egizia.”

“Ci pensi bene, signor Stark. Babilonia. Il mito ne parla come una città delle meraviglie.”

“Padrona.”

Freya sbatte le palpebre, incapace di capire se il richiamo di Brísingamen sia vero o solo frutto della sua immaginazione. Le capita sempre più spesso di sentire quella voce, che sembra quasi addolorata come se volesse metterla in guardia da qualcosa.

Sovente, si domanda se Fury le consegnerebbe la collana se glielo chiedesse. Scuote la testa, tentando di riprendere il controllo di sé.

“La grande Babilonia.” Il vecchio fa schioccare le dita. “Un battito di ciglia e, in una notte, la città è scomparsa lasciando pochissime tracce.”

La voce di Stark è incerta quando risponde. “Di cronache su catastrofi naturali è piena la letteratura antica. Pompei, ad esempio…”

“Negare l’evidenza non cambierà nulla.”

Freya si appoggia al muro. Sente la testa pesante e i pensieri corrono costantemente ad Asgard, malgrado si stia sforzando di rimanere concentrata.

“Ipotizziamo che questi loro esistano. Perché agire ora? Perché non hanno mai palesato la loro presenza sulla Terra? E secondo le sue idee, chi dovrebbero essere?”

“Un passo alla volta.”

Non abbiamo tempo. La frase si rivela nella mente di Freya con una forza inaspettata, ma la guerriera non riesce a capirne il motivo.

“Quando mi hanno sorpreso a Malta, non cercavano solo informazioni su Atlantide. Mi hanno chiesto della piramide, Stark.”

Piramide.

Freya sobbalza, imitata da Tony che maschera la cosa con un colpo di tosse.

“Capisco il vostro stupore. La richiesta ha sorpreso anche me, ancora di più visto quello che è accaduto recentemente alla piramide di Cheope. Volevano sapere cosa fosse accaduto, chi avesse profanato l’antica tomba… Un meteorite?” La luce del sole illumina la finestra alle spalle dell’uomo. “Sciocchezze… Lo SHIELD può aver inventato questa favoletta per bambini, ma-“

L’enorme vetrata alle spalle di Simon Croft va in frantumi e qualcosa di indefinito si lancia all’interno della stanza. Le schegge vagano come pugnali verso l’anziano, colpendolo al petto, altre si dirigono verso Tony.

Freya si getta sul corpo di Stark e insieme rotolano verso la valigetta che contiene l’armatura di Iron Man. Colpi di pistola volano sopra le loro teste, ben presto sostituiti da gemiti di dolore.

L’asgardiana aiuta Tony a rialzarsi e si para davanti a lui mentre l’altro indossa freneticamente l’armatura. Freya abbassa lo sguardo e studia con fare confuso il vetro lungo trenta centimetri che sporge dalla sua coscia. Lo estrae dalla carne reprimendo il dolore e fissa il sangue gocciolare sul pavimento.

È spaventata, si rende conto, quando nota il tremito della mano destra. Le sta accadendo qualcosa da quando è giunta su Midgard e non poter contare sul suo corpo la terrorizza. È vulnerabile a tratti come un mortale, altre volte è intoccabile, come dovrebbe essere per una della sua stirpe.

La voce di Stark le giunge distorta dall’armatura, ma lei gli presta poca attenzione.

“Vanadis” mormora, come se la spada potesse materializzarsi tra le sue braccia. Passa le dita sulla ferita e scuote la testa. Non può permettersi di perdere la testa in un momento simile.

“Allontanati da lui” comanda Iron Man alla figura di un guerriero che, bagnato come se fosse giunto lì a nuoto, incombe su un agonizzante Simon Croft. Il mantello pende floscio sulle sue spalle e l’elsa di una spada dorata balugina tra la polvere che filtra nella stanza distrutta. L’armatura è nera come la notte, incisa di rune in ogni parte e solo alcune di quelle sono note alla guerriera. I capelli sono bianchi, con una leggera sfumatura azzurra, legati in una treccia che gli arriva fino a metà schiena. 

Il nemico inclina la testa all’indietro e Freya coglie il bagliore mortale che scintilla in quegli occhi blu. Una cicatrice che taglia in due il sopracciglio sinistro.

C’è qualcosa di familiare in lui, ma non sa spiegarsene la ragione.

Freya fa un passo in avanti, ma Iron Man la supera e tenta di colpire l’uomo al volto. Il braccio di metallo incontra solo il vuoto.

Il nemico è sospeso a mezz’aria, il volto crucciato, intento a mormorare qualcosa. Freya spicca un salto tentando di raggiungerlo, ma all’altro basta fare un movimento della mano per lanciarle addosso una forza invisibile che la fa precipitare al suolo.

“Chi accidenti sei? Harry Potter?” interviene Stark, indirizzandogli contro un raggio di energia. L’avversario estrae la spada, difendendosi senza alcuno sforzo.

“No, mi sembri più un tipo da cavaliere Jedi” continua Tony, mentre fluttua a pochi centimetri da terra.  

“Sciocco umano… stolti, tutti voi. Questo mondo non vi appartiene. Osi sfidarmi? Per me sei come una mosca, un fastidioso insetto che posso schiacciare quando lo desidero.”

Freya ascolta in silenzio e afferra dai detriti del muro una sbarra di metallo. La spezza a metà e lancia il primo pezzo verso l’avversario. Non riesce a capire a che razza appartenga e le è difficile anche definirne l’età. L’aspetto esteriore non è dissimile da quello di Thor o Loki; è giovane, ma sembra avere molti più anni di quanto appaia.

Lo sguardo del nemico vaga per la stanza, mentre i respiri gorgoglianti di Simon Croft si fanno più rumorosi. Iron Man lo raggiunge, mentre il guerriero sfonda una teca di vetro e ruba alcuni oggetti che contiene.

Freya corre in avanti, la gambe ferita che minaccia di cedere, e la sbarra usata come una spada. Ha tracciato una runa per rinforzarla, ma il ferro si spezza comunque quando la spada dorata lo trincia a metà.

“Tu…” l’addita il combattente, studiandola. “Non sei una ragazza mortale.”

Freya flette il braccio all’indietro, preparandosi a colpire o difendersi.

“No, tu sei qualcosa di peggio… Sento il sangue di Odino scorrere nelle tue vene.” A quelle parole, lei trasalisce e indietreggia. “Quel vecchio traditore-”

“Freya!”  

Iron Man si para davanti a lei, e Freya si concede di trovare quel gesto rassicurante. Non è mai stata difesa da nessuno e trova quasi ironico che a proteggerla sia proprio Tony Stark.

“Sporca asgardiana. Sei la progenie di una dinastia creata da inganni e falsità”

“Ehi, vacci piano con gli insulti. Non mi piace affatto quello che stai dicendo” commenta l’uomo di metallo. “E comunque, tornando alla mia domanda iniziale… Tu, saresti?”

Prima che quello possa rispondere, dall’esterno della casa arrivano grida di persone spaventate. Con la coda dell’occhio, Freya tenta di capire cosa sta succedendo, guardando in direzione della finestra ormai distrutta.

C’è un altro guerriero che si sta muovendo verso di loro. Scavalca le macerie con una grazia quasi innaturale e il mantello fruscia tra i detriti.

“Gemelli?” borbotta Stark, mentre lei prende coscienza di quanto ha detto.

Il nuovo arrivato ha una cicatrice all’angolo della bocca, ma ha lo stesso viso, stessi occhi, medesima corporatura e lineamenti dell’altro. “Sentivamo proprio la mancanza di un coppia di fratelli malvagi!” esclama Tony con l’ironia che lo contraddistingue.

“Narek! Trova quello per cui siamo venuti e andiamocene” ordina quest’ultimo, rivolgendosi al fratello.

“Non darmi ordini, Khal” lo minaccia l’altro con un ringhio quasi animale. Poi da loro le spalle e strappa con brutalità un oggetto dalla teca in cui era riposto. Freya non riesce a scorgere ciò che ha trovato, ma deve essere qualcosa di importante e prezioso per aver spinto i gemelli fin lì.

“Ho trovato il kheperer” comunica Narek al compagno.

A quella notizia, entrambi sembrano lasciarsi andare a un sospiro di sollievo. Lei osserva il guerriero maneggiare l’oggetto con estrema cura, quasi temesse che possa sbriciolarsi da un momento all’altro. C’è qualcosa di strano e sbagliato in quel gesto, qualcosa che la infastidisce oltre ogni misura, ma è un sentimento così irrazionale che decide di archiviare la sensazione.

Freya aggira Iron Man e si mette al suo fianco. “Jarvis dice che è uno scarabeo egizio” le sussurra l’Avengers, ma lei non capisce ugualmente. 

“È un’arma?” bisbiglia di rimando, mettendosi sulla difensiva.

Stark schiude le labbra e, per un attimo, Freya ha idea che si metterà a ridere, prendendosi gioco delle sue scarse conoscenze su Midgard.

“L’umano sta morendo, fratello” interviene Khal, facendo cenno in direzione di Simon.

“Irrilevante” sentenzia l’altro, avvicinandosi al varco creatosi nel muro. “Abbiamo trovato ciò per cui siamo venuti. Il mortale non ci è più necessario.”

Khal annuisce.

Tra i due, pensa Freya, sembra essere lui il più ragionevole.

“Cosa dovremmo fare con voi?” medita Narek, fermato dal fratello mentre tenta di avvicinarsi.

“Ah, che coincidenza! È la stessa domanda che mi sono posto io” lo rimbecca Stark.

C’è una ferocia ben visibile nei lineamenti tesi del guerriero e il gemello gli afferra un braccio per impedirgli di agire in modo sconsiderato.

“Uccidiamoli e facciamola finita.”

“E rischiare una guerra con Asgard? Ragiona, fratello. Non siamo ancora pronti per fare questo passo…”

Freya si morde con forza il labbro inferiore. “È il vostro obiettivo? Asgard?” La rabbia è lì, un grumo denso che si accumula ogni secondo che passa. Era stato facile, per un momento, dimenticare le minacce che incombono costantemente sul Regno Eterno.

“Chi siete?

Loro la guardano e Iron Man torna a puntare entrambe le braccia verso i nemici. Sta tenendo entrambi sotto tiro, ma lei si chiede quanto possano essere efficaci le armi del mortale.

C’è un momento di silenzio prima che Khal risponda. “Non lo sai? No, tu… tu davvero non sai nulla.”

“Illuminaci” interviene Tony, chiaramente spazientito.

“Questo renderà ogni cosa molto più semplice” afferma Narek, spostando la mano sul sopracciglio ferito.

Simon Croft emette un gemito strozzato e Stark volta la testa nella sua direzione. Non c’è nulla che lei o lui possano fare per l’umano al momento. Freya dubita che possa salvarsi anche dovessero riuscire a portarlo da qualche guaritore.

“Non dovremmo trattenerci oltre” si esprime Khal, riponendo la spada nel fodero. I fratelli se ne stanno immobili e contemplativi sulla macerie del muro caduto e a Freya sembrano l’immagine di antichi conquistatori.  “Il re sta attendendo il nostro ritorno. Abbiamo finalmente il kheperer e con lui riporteremo Silya in questo mondo.”

“Fermi!” ordina Iron Man, quando i gemelli voltano loro le spalle.

Freya si china su una pietra e la stringe con forza, imprimendole una carica di Seiðr. Il gesto le prosciuga più energia di quanto dovrebbe, ma ancora una volta decide di ignorare quella stranezza.

Stark aziona le sue armi e l’asgardiana lancia la scheggia. Prima che uno di quegli attacchi riesca a raggiungere i nemici, un muro d’acqua si innalza verso di loro.

 

 





 



Note: Con questo capitolo si entra definitivamente nel cuore della trama!
Come si svolgeranno da qui in avanti gli eventi? Avete qualche ipotesi? Mi piacerebbe tantissimo sentirle! :)



 

 

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Capitolo 16
*** Respiri profondi ***


 

Capitolo 15: Respiri profondi

 

 

 

È strano, ma al contempo sempre familiare tornare a Vàlaskjàlf. Loki trova ci sia un che di rassicurante nel conoscere a memoria ogni anfratto e angolo di quel palazzo. Nulla può prenderlo alla sprovvista e conosce ogni via di fuga in caso di emergenza. Non è nei suoi progetti fermarsi lì a lungo; il tempo di scoprire chi ha inviato i mercenari alla villa di Freya e mettersi sulle tracce del mandante.

È sua madre ad accoglierlo nella sala del trono. Siede composta sullo scranno dorato, ma si alza e gli va incontro non appena lo vede.

Frigga ha il viso radioso, gli occhi brillanti di felicità, e Loki sente una fitta al cuore, perché per quanto desideri fingersi indifferente non può.

È attorniata da alcune dame di compagnia, ma con un gesto delle mano indica loro di lasciarla sola. Due guardie armate rimangono invece a distanza di sicurezza e Loki le fissa con disprezzo.

“Pensano che vi taglierò la gola, madre” sibila disgustato, flettendo più volte le dita.

La regina sorride in modo indulgente, scuote la testa, e lo stringe a sé come quando era solo un bambino. “Sei tornato” sospira. “Mi sei mancato.”

Sif, alle sue spalle, simula un attacco di tosse e si allontana con discrezione. Loki immagina che andrà a parlare con Heimdall, ma in ogni caso gli affari della guerriera gli interessano ben poco. Ha dovuto sopportare la sua presenza fino al loro ritorno a Vàlaskjàlf ed è arrivato al punto di chiedersi se Thor sia davvero ignaro dei sentimenti di Sif o se anche lui rischierebbe una crisi di nervi ad averla attorno troppo a lungo.

“Vieni” lo invita Frigga allargando le braccia. “Camminiamo insieme. Abbiamo molto di cui parlare.”

Passeggiano tra i portici fioriti, sotto colonnati che sembrano non avere fine, soffermandosi talvolta di fronte alla statua di qualche guerriero che ha contribuito a rendere Asgard grande. C’è una strana tensione tra loro che Loki non riesce a identificare e ne è turbato.

“Non mi hai ancora chiesto di tuo padre” gli fa notare Frigga con gentilezza. “Non sei curioso del motivo per cui stavo reggendo il trono al suo posto?”

“Gli affari di Odino non mi riguardano” dice lapidario.

Frigga lo guarda con occhi addolorati. “Così freddo, Loki. Un giorno ti pentirai di queste tue parole” lo avverte, stanca.

Si fermano sotto un portico proprio mentre cadono le prime gocce di pioggia. Il suono è rilassante e lui si siede su una panchina di pietra, al fianco di Frigga.

“Non hai avuto notizie di Freya” commenta Frigga, indovinando il suo umore. “Non temere. La troverai. Quando verrà il tempo… ogni cosa avrà senso.” 

“Avete visto il futuro?”

Frigga gli rivolge un mesto sorriso. “Ci aspettano tempi bui, Loki. Le ombre si addensano sulla casa di Odino. Il tempo del Ragnarok è vicino.”

Loki deglutisce. “Ragnarok?”

Sua madre non sembra sentirlo. “Forse lo fermeremo, forse cambieremo il destino. Molto è già mutato, le Norne tessono una nuova tela. Le radici di Yggdrasil sono ancora ben salde, il canto di Víðópnir non si è ancora levato al cielo…”  

“Madre” sibila Loki, scuotendo la regina dalla trance in cui sembra essere caduta. “Riprendetevi” ordina, pur tuttavia preoccupato.

Ci vogliono un paio di minuti prima che Frigga recuperi il controllo di sé. Loki la costringe a rimanere seduta e stringe le sue mani nelle proprie.

Poco dopo, una lacrima scivola sul volto della regina. “Odino è debole” gli racconta, la voce appena un sussurro. “Questa volta non basteranno i frutti di Yggdrasil a salvarlo dalla fine.”

Loki apre la bocca, poi la richiude. Quella notizia giunge totalmente improvvisa e a sorpresa. “C-cosa intendete?” balbetta stordito. Deve averne la conferma assoluta e il dio degli inganni fissa la pioggia cadere, quasi sperando che Thor compaia da un momento all’altro insieme ai suoi fulmini.

“Loki…” La voce di sua madre è bassa, ammantata di tristezza e accettazione. “Lo temevamo da molto tempo. Già con l’attacco a sorpresa di Laufey e poi con Aster e gli elfi oscuri… Odino è vecchio, molto vecchio, e porta su di sé ferite che non sono mai guarite del tutto. Ogni cosa muore, la fine giunge per tutti.”

Loki l’ascolta, ma fatica a comprendere appieno ogni cosa.

Odino. Morto.

Non era quello che voleva? Non aveva giurato di vendicarsi?

Loki scuote la testa come a volersi liberare di pensieri indesiderati.

“Loki.” Frigga da una stretta alle loro mani unite e lui alza lo sguardo su di lei.

“Madre?” È quasi una supplica il modo in cui pronuncia il suo nome, quasi cercasse, come da bambino, una rassicurazione.

Frigga lo abbraccia e lui la lascia fare, intontito, resosi conto che ormai tutti i suoi progetti, le sue ambizioni, valgono ben poca cosa. Odino sta morendo, Freya è scomparsa, suo fratello non è ad Asgard e dei mercenari…

“Thor lo sa?” Poggia la testa sulle gambe di Frigga, trovandosi parzialmente disteso sulla panchina di pietra. La regina passa le mani tra i suoi capelli, districando i nodi che vi trova.

“No, non ancora.”

“Capisco” risponde, chiudendo gli occhi.

“Non è come se tuo padre dovesse morire da un giorno all’altro” dice Frigga, quasi a rassicurare se stessa e lui. “Abbiamo tempo per dirgli addio.”

Loki deglutisce, pensieroso, e sposta lo sguardo verso il cielo.

Lì, tra la pioggia, si rincorrono tra le nuvole Huginn e Muninn. I corvi gracchiano, compiono un giro circolare e vengono avvolti dai colori del bifrost. Pochi secondi dopo gli animali di Odino scompaiono e Loki si chiede su quali mondi siano finiti.

“Affari incompiuti. Molte cose devono essere preparate per quando lui non ci sarà più” spiega Frigga, seguendo con gli occhi l’ultima traccia dei corvi. “Ha parlato con Hela e… ha convocato Tyr, presto sarà qui. Vuole discutere con lui riguardo la sicurezza di Asgard. ”

Loki schiude le labbra e improvvisamente gli torna alla mente una cosa che aveva detto Freya.

"La spada di tuo padre. Odino credeva fosse andata perduta."
"Lo era fino ad oggi. Tyr la teneva tra le sue collezioni di guerra."

"Tyr sa che ho la spada.”

Loki si alza di scatto e ignora l’espressione sorpresa di Frigga. Lancia un pugno contro una colonna e ansima, come se avesse corso per tre giorni di fila. Mentre era impegnato a cercare informazioni sul Collezionista si è smarrito nella sua stessa mente, dimenticando ciò che già conosceva.

“Idiota” sussurra, mentre pezzi di marmo scivolano sul pavimento.

“Cosa c’è Loki?” lo interroga Frigga, visibilmente preoccupata.

“Sono stato cieco.”

 
      

***

 

 

Nebula sorride e versa il veleno nella fiala davanti a lei. Farà tutto il necessario per trovare il Tesseract e se questo significa avvelenare il Padre degli Dei, così sia. Nessuno, comunque, sospetterà di lei. È stato facile fingersi una straniera bisognosa d’aiuto e introdursi ad Asgard come richiedente asilo. Ingannare la bella guaritrice chiamata Sigyn si è rivelato più semplice del previsto. Le è bastato raccontarle del suo incontro con Loki, farcendolo di menzogne, per ottenere il suo aiuto.

E ora sarà lei a portare avanti il suo piano, facendo bere a Odino un farmaco che è in realtà veleno. Non vuole uccidere il re di Asgard, ma renderlo sufficientemente vulnerabile affinché le dica dove ha nascosto il Tesseract.

Troverà la gemma dell’infinito e la distruggerà prima che Thanos possa usarla. Il piano è perfetto…

“Nebula! Nebula!” la chiama Sigyn, raggiante.

Lei fa appena in tempo a rimettersi nel letto e inscenare un volto afflitto.

“È tornato!” esclama felice, volteggiando per la stanza.

Nebula simula un colpo di tosse, un brivido che le attraversa la schiena.

“Loki è tornato. Pensi che l’abbia dimenticata? Freya è morta… anche Odino non mi parla più di lei quando gli faccio visita.”

Ah.

Nebula ridacchia, ma dentro di lei impreca come una belva. Il ritorno di Loki non era previsto nei piani. L’idea che lui possa rovinare tutto la infastidisce oltre ogni misura. Non crede che il dio degli inganni stia ancora lavorando per Thanos, tuttavia non intende rischiare.

“Gli dirò che sei qui, sono certa che vorrà vederti.”

“NO!” La voce è più alta di quanto avrebbe voluto, così si affretta a fornire una spiegazione accettabile. “No, voglio dire… certo che anche a me piacerebbe vederlo, ma credo che per ora dovremmo lasciarlo… tranquillo. Gli faremo una sorpresa quando starò meglio. Perché non-“ Nebula si morde le labbra. Vorrebbe solo stringere le mani attorno al collo di Sigyn e sputarle addosso una maledizione, ma si costringe a mantenere la calma.

“Ti ho mai detto di quando Loki mi ha confessato il suo amore per te? No? È stato difficile per lui ammettere i suoi sentimenti. Era così confuso dopo che era precipitato dal Bifrost…”

Questo sembra attirare l’interesse della guaritrice.

“Ma poi è tornato… e aveva occhi solo per lei” sibila Sigyn. Nebula riesce a malapena a trattenersi da roteare gli occhi al soffitto.

La figlia del Titano non conosce Freya. Loki non l’ha mai nominata mentre era prigioniero di Thanos e francamente a lei non interessa conoscerla. Da Sigyn ha appreso quanto basta e l’asgardiana è facile da manipolare. Sembra provare sentimenti contrastanti verso il dio degli inganni e Nebula conto proprio su quello.

“Deve avergli fatto un incantesimo. Ha stregato la sua mente, quella del Padre degli Dei…”

Sigyn tira una ciocca dei suoi capelli biondi e la attorciglia tra le dita.

Sembra una bambola, una marionetta tra le sue mani.

Thanos sarebbe fiero di lei se potesse vedere come la sta manipolando a suo piacimento.

“Sì… l’ho detto a Tyr. Lui mi crede, ma solo lui” piagnucola.

“Ti credo anche io” la rassicura, quasi fossero migliori amiche. “E mi preoccupo per te. Ti aiuterò.”

“Davvero?”

“Ma certo. Però ora è meglio se fai visita al Padre degli Dei. Non puoi tardare.”

Sigyn annuisce, le gote arrossate. “Sì. Credi che lo vedrò? Loki?”

L’asgardiana si avvicina al banco dei medicinali e le sue mani colgono con cura la miscela che Nebula ha alterato. 

Anziché rassicurarla, la figlia di Thanos simula uno sbadiglio. “Sono molto stanca. Ci vedremo più tardi?”

Sigyn sorride. È un sorriso innocente, inconsapevole.

Nebula lo ricambia con la forza di mille soli.

 

 

 

***

 

La barriera evocata dai gemelli non è limpida, ma cupa e sporca come l’acqua che hanno attinto dal mare che circonda Venezia.

I nemici appaiono come figure indistinte, celati dietro la parete liquida.

“Cosa vogliono fare? Pensano di riuscire ad affogar-“

“Stark!” urla Freya nel tentativo di avvertirlo, ma è troppo tardi.

La guerriera fa appena in tempo a trattenere il respiro, quando la massa d’acqua salata la investe, mandandola a sbattere contro una parete della casa. Freya muove le gambe e agita le braccia nel tentativo di emergere, ma sa che non potrà essere così facile.

Quell’acqua è stata intrisa di Seiðr e la magia l’avvolge come un bozzolo, cercando di affogarla e impedendole di muoversi come vorrebbe.

 

Freya ingoia l’acqua salata e spinge con i polpacci e le gambe in modo convulso, nel vano tentativo di rimanere in superficie. In breve tempo si trova schiacciata contro il soffitto, ogni spazio della casa sommerso, e non ha idea di dove sia finito Tony Stark. Oggetti e libri le ondeggiano attorno mentre l’acqua, gelida e sudicia, le toglie ogni via di fuga.

Batte più volte i pugni sul muro ma, anziché creparsi e rompersi sotto la potenza di un’asgardiana, rimane intatto.

Debole. Umana. Che fine ha fatto la sua forza?

Freya sente i polmoni dolerle e la vista oscurarsi, ma proprio quando pensa che potrebbe affogare, Iron Man l’avvolge in un abbraccio metallico e i suoi propulsori li spingono verso la salvezza.

Quando la scarica in un giardino Freya affonda le mani nell’erba, sputando e tossendo.

Acqua. Nera.

Una sostanza vischiosa e scura, che sembra inchiostro, le cola dal mento. Le sembra ci voglia un’eternità prima di riuscire a vomitare anche l’ultima goccia di quella cosa. Subito dopo prova un intenso dolore alla schiena e si rannicchia su se stessa, artigliando il terreno.

“FREYA!” Il gridò di Stark è così disperato che si costringe a cercargli il volto. È chino su di lei e le sta dicendo qualcosa, ma Freya non riesce a seguire il ragionamento.

C’è solo dolore, atroce e insopportabile, come se qualcuno le avesse spezzato la schiena. Si trova a pensare alle frustate di Víli e striscia a carponi sulla terra, tentando di allontanarsi da quella sostanza molle e scura che la macchia.

Tony cerca di afferrarla ma lei gli stringe il braccio e sente l’armatura arricciarsi come un foglio di carta. Vorrebbe scusarsi, ma ogni energia è occupata a tenere a freno il dolore.

“Jarvis, che sta succedendo?”

Nella poca lucidità che le rimane, Freya è colpita dalla preoccupazione di Tony. In lontananza sente il suono confuso di diverse sirene e il vociare concitato di alcune persone.

“Accidenti!” sibila il miliardario. “Sta arrivando la polizia italiana. Sarà impossibile non far trapelare la notizia” dice tra sé.

Freya ansima, gli occhi rivolti al cielo.

Vorrebbe dirgli di non preoccuparsi, che è già morta e ha vagato per i dominii di Hela… Ma la morte non è nulla quando il corpo patisce le peggiori pene di Hel.

Ha male, così tanto, che è certa di aver detto qualcosa riguardante Loki di fronte a Iron Man. C’è un fulmine che squarcia il cielo e Freya invoca il nome di Thor. Vuole vederlo, lo desidera così tanto… Le basterebbe un suo sorriso per sapere che non sta soffrendo quel dolore per nulla.

Non ha senso, eppure le pare che ogni osso della colonna vertebrale venga rotto e poi ricostruito a una velocità innaturale. Non è così, ma la sensazione che avverte alla schiena è quella.

È poco consapevole della saliva che le cola sul mento o del sangue che fuoriesce dalle unghie spezzate.

“Ssh, ssh…” Tony l’ha presa in braccio e questa volta lei glielo lascia fare. “Troverò Thor, lo prometto. Tu però devi stare calma, sì? Ecco, così… brava.”

Freya si accascia sul petto di Iron Man, sfinita. Il corpo è pesante e non riesce a percepire né le braccia né le gambe.

“Ti ho iniettato un tranquillante. Una dose massiccia.” Parlare sembra donare a Stark una certa tranquillità, così lo ascolta mentre si sollevano nel cielo e si allontanano. C’è decisamente un che di confortante nel sentire la discussione che stanno avendo Tony e Jarvis.

Presto si lasciano alle spalle uno stormo di uccelli e Freya pensa alla prima volta che ha volato nel cielo con Thor. Era stata un’esperienza inebriante, un assaggio di bellezza e felicità.

Ora, invece, quel viaggio in aria ha l’aspetto di un incubo.

“Jarvis! L’ospedale più vicino?”

La risposta dell’IA le arriva flebile e distante. “Crede sia saggio, signore? Un ospedale civile, italiano… Noteranno anomalie, faranno domande a cui non potrà rispondere.”

Freya percepisce l’esitazione di Stark e gli poggia il dorso della mano sulla guancia. “Non… Non preoccuparti, mi riprenderò. So che sei spaventato, anche io… ma portami all’aereo. Prometto che non morirò” dice flebile.

Hela non mi lascerà morire, non ora.

“Fidati di me.”

La visiera dell’armatura si solleva e Tony l’esamina con un’occhiata tutt’altro che convinta.

“Stark…” bisbiglia.

Alla fine, le ultime forze la abbandonano e Freya si lascia cadere in un mondo di fiamme e ombre.

 
 

 

 

“Merda!”

Tony Stark cammina avanti e indietro nella cabina del suo aereo, indeciso su cosa fare. Ogni tanto scocca un’occhiata in direzione di Freya e studia il suo viso in cerca di qualche risposta.

L’asgardiana è stesa su un divanetto di pelle, apparentemente serena dopo quanto accaduto alla villa di Simon Croft.

“Il jet non potrà partire prima di due ore, signore” lo avvisa Jarvis, dispiaciuto.

In risposta, grugnisce e si porta il pollice alle labbra. Ha bisogno di riflettere, ma la sola questione che lo assilla in quel momento è se non avrebbe fatto meglio a portare la guerriera in ospedale.

“Hai monitorato eventuali segnali di presenza nemica?”

“Nessuna minaccia, ma l’aereonautica italiana sta setacciando il cielo in cerca della presenza di Iron Man o di velivoli ostili e non registrati.”

“Fantastico” borbotta Stark, versandosi del whisky in un bicchiere. “Questa volta Pepper mi uccide. E se non lo fa lei, lo farà Fury. Mi aspetto una chiamata da parte dello SHIELD da un momento all’altro. È proprio una di quelle giornate da appuntare sul calendario e da raccontare a nipotini urlanti” afferma, trangugiando un sorso del liquido ambrato.

“Quanto può rimanere attivo l’occultamento dell’aereo?”

Se Fury sapesse che sta utilizzato quella tecnologia non esiterebbe a strangolarlo. D’altra parte, quella è un’emergenza e farne ricorso è il metodo più semplice per minimizzare l’arrivo di altri guai.

Tony Stark è nascosto in bella vista, e nessuno potrà individuarlo.

La risposta di Jarvis arriva rapida e precisa. “Tre ore al massimo ma, come le ho già riferito, credo che riusciremo a decollare entro le prossime due. Mi sono inserito nel programma di controllo dello spazio aereo italiano e sto approntando un piano di volo che le permetterà di lasciare il paese in segreto.”

“Bene.”

“In ogni caso, signore, l’avviso che i suoi avvocati hanno già ricevuto richieste di spiegazioni da parte delle autorità italiane. Mentre la ragazza riposa, potrei consigliarle di fare un videoconferenza con la polizia di Venezia?”

Fa roteare gli occhi cielo, e si chiede perché Jarvis non può limitarsi a riferirgli una buona notizia senza farne seguire una cattiva.

Ciononostante, la proposta ha senso e Tony annuisce, sebbene con poco entusiasmo. Ingoia l’ultimo sorso di whisky e si ferma accanto a Freya. I capelli sono umidi e lui le scosta un ciuffo dagli occhi, poi guarda con preoccupazione il colorito pallido del suo viso.

Quella ragazza è una tale fonte di preoccupazione, che non si sorprenderebbe se fosse solo una cospirazione fatta su misura per fargli venire un infarto.

“Cosa diamine è successo in quella casa?” si interroga, per poi guardare in direzione della valigia con l’armatura. “Da dove sono arrivati quei gemelli?”

“Temo che resteremo solo nel campo delle ipotesi, signore.”

“Incoraggiante, Jarvis. Incoraggiante” afferma con una smorfia. “Partiamo da quello che sappiamo: non sono umani e cercavano uno scarabeo egizio. Hanno parlato di una certa Silya. Suggerimenti?”

Come era logico pensare, Jarvis rimane in silenzio di fronte a quei pensieri sconclusionati.

Poco dopo, sente Freya mugugnare qualcosa in una lingua che lui non conosce e Stark si lascia cadere su una poltrona, le gambe allungate in avanti.

L’asgardiana ha le gote rosate e in generale un aspetto migliore di quando l’ha portata lì un’ora prima. All’improvviso sente il bisogno di chiamare Pepper, così estrae il cellulare dalla tasca. Nota subito che ci sono diverse chiamate perse e un paio di messaggi da parte di Natasha.

Dopo lo scontro con Kilian aveva creduto di essere riuscito a liberarsi degli attacchi di panico, ma l’insolita insistenza della Romanoff nel cercarlo gli mette addosso un’ansia inconsueta.

Trenta chiamate perse, due messaggi nella segreteria.

“Un po’ eccessivo, anche per te” borbotta tra sé. “E sono abbastanza sicuro che non ci sia stata alcuna invasione aliena.”

Se non sapesse che è impossibile, Tony direbbe di aver sentito Jarvis sospirare. Con una scrollata di spalle porta il cellulare all’orecchio e fa partire il messaggio.

All’inizio sente solo dei suoni indefiniti: qualcosa che cade a terra, il chiacchiericcio di qualche sconosciuto, gli affanni di Natasha.

Poi la Vedova Nera comincia a parlare. Ha la voce stanca e un timbro insicuro, come se pronunciare ogni sillaba le costasse un’immensa fatica.

“Tony.” Una pausa. “Avrei preferito che rispondessi alla chiamata, ma forse, in definitiva, è… è meglio così.” Natasha si schiarisce la voce e Tony comincia a preoccuparsi davvero.

“Che succede?” domanda, prima di ricordarsi che sta solo ascoltando una registrazione. 

 “Si tratta di Fury. Lui è…” Tony trattiene il cuore in gola quando sente il gemito che Natasha tenta di nascondere.

“È morto. Nick è… non c’è più.” La voce di Natasha tradisce un accento russo, segno che deve essere stata davvero sconvolta.

“Morto” bisbiglia Tony, guardandosi attorno confuso e afferrando la bottiglia di whisky. Freya si gira di lato e lui la osserva sforzandosi di fare un profondo respiro. 

“Tony. Sta succedendo qualcosa, qualcosa di grosso. Non credo che-“ Natasha espira e si sente il suono di una breve colluttazione. “Devo andare.”

Il messaggio si conclude bruscamente e Tony si affretta ad ascoltare il successivo. Prende un sorso dalla bottiglia, deglutisce e clicca il pulsante del cellulare.

La registrazione è breve, pochi secondi che però fanno gelare il sangue nelle vene di Tony Stark.

“SHIELD compromesso. Il Capitano è con me, cercheremo risposte. Fai attenzione.”

 

 

 

 


 

Note: credevate che mi fossi dimenticata di Nebula, eh? :P

Per quanto riguarda gli eventi riguardanti Natasha, Steve e Fury come avrete capito, e come avevo già annunciato, seguono gli eventi del film Winter Soldier. Non avrebbe avuto senso scrivere un loro POV perché i fatti per ora rimangono quelli del film! Tirate voi le somme! :)

Come sempre sono apertissima ad ascoltare le vostre teorie! Secondo voi l'autrice è una povera pazza visionaria o sa effettivamente dove far andare a parare la trama? xD I personaggi avranno diritto a una gioia?
Per saperlo non vi resta che rimanere sintonizzati!

By Clelia^^


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Capitolo 17
*** Corvi e tatuaggi ***


 

Capitolo 16: Corvi e tatuaggi

 

 

 

Freya è sospesa nell’aria, tra le nuvole, e sotto di lei c’è l’immagine di una città che sembra fatta d’argento.

È stata eretta su un’isola, nel centro di un’immensa distesa d’acqua. Assomiglia vagamente ad Asgard e lei ne osserva le alte torri, i giardini verdeggianti e le acque cristalline che circondano il suo perimetro.

È chiaro che non può essere opera dei mortali, eppure lei ha la sensazione di trovarsi su Midgard.

La torre centrale spicca su tutte le altre, mentre un muro esterno cinge il perimetro delle abitazioni. Nella zona a est c’è un porto pieno di imbarcazioni semplici: legno e vele colorate, non vascelli da guerra alieni. Sono costruzioni primitive, totalmente in contrasto con la città argentea che fa da sfondo a quella visione.

Grandi statue che raffigurano creature alate sono disposte in ogni angolo delle vie. Freya ricorda che una simile scultura l’ha vista anche ad Asgard. Un guerriero alato, che in qualche modo stonava all’interno della Città Eterna, plasmato da mani umane e posto lì da centinaia d’anni.

Una brezza di vento la distrae da quel contemplare e la guerriera sposta lo sguardo su se stessa. Inconsapevolmente muove le mani verso il vuoto e nota il pallore della pelle, così come l’arco che stringe nella mano destra. È di fattura semplice, lontano da quelli usati da Clint o dagli elfi su Vanheim.

Freya non sa bene cosa fare con quell’arma e per un attimo la sua vista è accecata da un raggio di sole.

Ora si trova nel mezzo dell’oceano, l’acqua a pochi centimetri di distanza, tanto che i suoi piedi nudi ne sfiorano la superficie.

È così che lo vede; il riflesso di se stessa.

Ma non è lei. I capelli sono argentei, la pelle pallida come la luna, gli occhi verdi come gemme preziose… La sconosciuta mostra tratti delicati: zigomi più pronunciati, labbra sottili e vermiglie, un corpo snello ma non muscoloso.

E poi ci sono loro, ali come quelle di un uccello che si estendono alla sue spalle e sbattono lente nell’aria. Le piume hanno una colorazione varia: le punte sono nere per poi schiarirsi fino a diventare bianche verso l’interno.

Freya schiude le labbra e la superficie d’acqua salata ha un tremito e si increspa, cancellando il suo riflesso.

C’è qualcosa nell’acqua. Qualcosa che si affretta per raggiungere la superficie…

 
 

 

 

“Bentornata tra noi, principessa.”

Freya socchiude gli occhi ed è disorientata quando si accorge che è stato Tony Stark a pronunciare quelle parole. Fa forza sui gomiti e si mette seduta, guardandosi attorno. Per un attimo aveva creduto di essere ad Asgard, sotto le cure di qualche guaritore, ma il ristretto spazio del jet le ricorda immediatamente la realtà in cui si trova.

“Uhm…” Si schiarisce la gola, sentendola gonfia e fastidiosa. Gli occhi di Tony sono dolci e apprensivi mentre il miliardario le porge un bicchiere d’acqua.

“Stai bene?”

Freya si passa una mano sugli occhi e beve con lentezza.

“No, ma sto meglio di… prima” dice cauta, incredibilmente sincera. Sarebbe inutile negare l’evidenza e le è difficile riuscire a ricordare altri momenti in cui si è sentita tanto esausta. La sua mente corre alla sua prigionia su Jotunheim e al modo in cui Loki aveva tentato di prendersi cura di lei.

“Ok, ok, allora noi...” Le parole di Stark sono confuse e il mortale stringe il cellulare tra le mani. Sembra che possa spezzare l’oggetto da un momento all’altro, ma Freya è così stanca che non ha davvero la forza per indagare oltre il suo comportamento. Si lascia ricadere sul sedile, le labbra dischiuse, intenta a fissare a tempo perso fuori dalla finestra.

È allora che entrambi la notano, una macchia nera che si confonde tra le ombre degli alberi.

Ogni pensiero si annulla nella mente della guerriera e una gelida consapevolezza l’avvolge.

Lui sa, ha sempre saputo. 

Il corvo inclina la testa di lato, gli occhi che scrutano con intelligenza ogni mossa di Freya. Gli artigli sono ben piantati nella corteccia dell’albero, le ali arruffate e leggermente aperte. L’uccello saltella sulle zampe e si sporge verso il vuoto.

Freya si ritrova ad aprire la bocca, ma non esce suono dalle sue labbra. Riesce a sentire lo sguardo di Odino su di sé e, prima che possa reagire in qualche modo, il corvo spalanca le ali e prende il volo.

L’unica cosa che testimonia la sua effettiva presenza sono una manciata di piume che dondolano nell’aria, prima di posarsi sul terreno.

Lei ingoia l’ultimo sorso d’acqua, lo sguardo vacuo mentre si chiede quale significato deve attribuire a quella visita inattesa.

La paura striscia di nuovo nelle sue viscere, la stessa che l’ha ghermita poche ore prima quando il suo corpo l’ha tradita e Iron Man è giunto in suo aiuto.

“Strano” borbotta Stark, passandosi una mano tra i capelli. “Sembra lo stesso uccello che era a casa di Simon” afferma, senza troppe preoccupazioni.

Freya trasalisce e non dubita che le parole di Tony siano vere. Il corvo la stava seguendo. Ma perché? E da quando?

È frustrante non poter trovare risposte a quelle domande. La mente di suo zio è sempre stata un enigma e lei non dubita che ci sia più di una ragione che l’abbia spinto ad agire in quel modo.

“È un corvo, un messaggero” spiega Freya, prima di rendersene conto.

“Che tipo di messaggio? Uhm… una cosa come un presagio di morte o qualcosa del genere?” La voce di Tony è acuta e Jarvis interviene per suggerire al suo creatore di rilassarsi.

Le scuote la testa e si cinge lo stomaco con le braccia. Sente nuovamente il bisogno di vomitare e quella reazione non è affatto normale. Nulla di quanto le sta accadendo lo è.

“Non lo so” gli confida, senza dirgli che potrebbe anche essere così.

Dopotutto, è una traditrice. Odino deve esser sceso a patti con quella verità.

Lei è l’arma creata per porre fine alla sua vita, per mutare la sorte di Asgard. Non c’è errore in quei pensieri.

“Hai scoperto qualcosa sui gemelli?” gli domanda, per distrarsi.

“No. Jarvis sta provando a fare delle ricerche, ma…” Stark piega le spalle con fare sconfitto. “Al momento sono più preoccupato per Natasha.”

“Natasha?”

“È successo qualcosa. Ho ricevuto una sua telefonata e… è davvero una coincidenza?” interroga se stesso. “Tu che riveli che Teschio Rosso è vivo, Simon Croft che parla dell’HYDRA come se non fosse mai stata sconfitta, Natasha che afferma di come lo SHIELD sia stato compromesso.”

Freya sfiora un livido comparso sul braccio sinistro, la fronte accigliata.

“E non mi piace quello che ti è successo. Quei lividi, questa stanchezza… Non ho parlato molto con Thor del suo mondo, ma ho visto lui e Loki e osservato te, Freya. Quanto devo preoccuparmi?”

Lei alza lo sguardo e ricambia l’occhiata preoccupata che Tony le sta indirizzando. È dolce il modo in cui sembra interessarsi al suo benessere.

“È per quello che hai fatto a Pepper?” le chiede, con una punta di rimorso.

“No. E non sto mentendo” aggiunge, vedendo l’espressione combattuta dell’umano. “Non sentirti responsabile per quanto mi sta accadendo. Sono felice di aver aiutato Pepper.”

“Mi sento come se dovessi chiederti scusa.”

“Non devi. Non farlo mai” lo interrompe lei, con un cenno della mano.

Rimangono in silenzio, entrambi incerti su cosa dire.

“Posso aiutarti?”

Freya scuote la testa. “In qualche modo me la caverò, lo faccio sempre” gli dice, cercando di essere ottimista.

A quelle parole, l’espressione di Tony si rabbuia. “Prima o poi la fortuna si esaurisce” sostiene, camminando nervoso sul pavimento del jet. “Contatta Thor. Lui ti vuole bene, sono certo che verrebbe ad aiutarti se sapesse che ti trovi qui. Avrebbe una scusa per tornare dagli Avengers… Potrei organizzare un party: ordinare qualche botte di birra tedesca, chiamare alla Stark Tower qualche chef dall’Italia…”

Lei si stringe lo stomaco e si morde il labbro inferiore. “Non credo che ce ne sarà bisogno.”

“Oh, al diavolo!” sbotta Stark, lanciandole un’occhiata di fuoco.

Freya non ha il tempo per spiegargli che ha certamente travisato le sue parole, così ascolta le sue, piene di rabbia.

“Su Asgard avete bisogno di un gruppo di bravi psicologi! Non è normale rifiutarsi di chiedere aiuto quando si tratta di una questione di vita o di morte!” sbraita. “Sono certo che Thor non ha intenzione di ucciderti o di consegnarti al suo tirannico padre!”

Freya spalanca gli occhi ed è quasi tentata di volgersi nuovamente al finestrino per capire se il corvo ha potuto sentire il modo in cui Stark parla di Odino. 

“Inoltre credo che tu è Thor soffriate di qualche sindrome… bhe, un qualche problema… Ma poi c’è qualcuno nella vostra famiglia che non soffre di qualche disturbo mentale? Avete mai provato a organizzare una seduta terapeutica in famiglia? Con Loki e Odino, io ci farei un pensierino. Anzi, potrei pagarvi io un buon strizzacervelli, se questo potrebbe evitare che la Terra venga invasa da altri alieni. Mi sembra una buona proposta! Non sono generoso?”

Tony Stark riprende a parlare a raffica, senza curarsi di lei.

“Di sicuro non possiamo chiedere l’aiuto di Banner. L’ultima volta che ho provato a parlargli dei miei problemi si è addormentato. Addormentato, capisci!? Non molto professionale…”

“Stark se mi lasci parlare-“

“Se potessi parlare con qualche guaritore asgardiano, magari potrei trovare una cura da me. Sono un genio, dopotutto, non dovrebbe essere poi così complicato comprendere la vostra fisionomia. Insomma, quanti anni ha Odino? Una cosa come diecimila anni? E tu… ottocento? Sono certo che c’è una soluzione per guarirti e camperai per altri centomila anni, come minimo.”

“Veramente ne ho più di mille anni-“ precisa Freya, quando trova uno spiraglio per far cessare l’assurdo monologo.

Stark spalanca la bocca. “AH! Una ra-ragazzina…” balbetta. “Complimenti. Ti hanno mai detto che li porti bene? Sei decisamente, , decisamente in forma.”

“Signore” si intromette la voce di Jarvis. “Questo sta diventando imbarazzante.”

“Ah” ripete Tony, muovendo la gamba con fare nervoso. “Forse dovrei stare zitto. Sì! Ora mi zittisco.” Pausa. “Muto come una tartaruga.”

Freya tossisce ed emette un lungo sospiro. 

“Intendevo semplicemente dire che credo non ci sarà bisogno di dire nulla perché Odino era qui pochi minuti fa.”

“COSA?!” Tony Stark balza in piedi e si guarda freneticamente attorno, sondando i suoi computer. “Gli scanner non hanno rilevato nulla! Dove è andato questo fantomatico re? Voglio parlare con lui!” pretende, agitando le mani sui monitor.

“Calmati. Non ho mai detto che fosse fisicamente qui.”

“Spiegati.”

Freya si passa una mano nei capelli. Sono bagnati e sporchi, pieni di nodi. “Il corvo” gli dice. “Il re di Asgard vede attraverso gli occhi dei corvi. Huginn e Muninn varcano spesso i confini dei mondi, poi tornano ad Asgard per riferire ciò che hanno visto.”

“Ah, bene… mancavano giusto i volatili spia per concludere questa fantastica giornata.”

“Signore, telefonata in arrivo. È la signorina Romanoff”

“Mettici in contatto.”

Freya prova a sollevarsi, ma è costretta a rinunciare. La gamba sinistra è indolenzita e avverte dolore al torace.

Stark si è spostato verso la cabina di pilotaggio, ma si ferma nel corridoio quando la spia comincia a parlare.

“Tony” esordisce la voce di Natasha, stanca e… Alla guerriera sembra addolorata, come se, nel tempo che erano a Venezia, a Washington sia accaduto qualcosa di terribile e irreparabile.

“Devi tornare qui.” La spia sembra sull’orlo delle lacrime e Freya si protende verso Tony come se potesse impedire l’avvento di nuove disgrazie. “Entrambi” aggiunge Natasha. “È… è successo qualcosa. L’assassino che avete visto a Venezia-“

Freya si alza in piedi, ingoiando in dolore e ricordando gli insegnamenti di Víli. Forte. Deve essere forte, perché non saranno gli altri a esserlo per lei.

“L’assassino era lì?” Tony si massaggia gli occhi, le labbra contratte in una smorfia. “Dimmi cosa è successo.”

“Proiettili sovietici. Niente rigature.” C’è qualcosa di strano ora, nella voce di Natasha, come se la sua mente fosse distante anni luce da quanto sta accadendo.

“Natasha?” la chiama Tony, prima di dare un pugno alla parete dell’aereo.

“Natasha” tenta Freya, per poi urlare il nome della spia una seconda volta.

C’è un attimo di silenzio dall’altro lato della linea, una porta che sbatte e parole intrise di rabbia. Poi, prima che Tony, si metta a gridare per pretendere spiegazioni la voce d Natasha ritorna.

“Te l’ho detto è… morto.”

Freya vede il panico comparire nello sguardo di Stark e fa per allungare una mano, ma le gambe cedono e lei finisce a terra, scioccata e dolorante.

“Che è successo?” strilla la voce di Natasha, turbata dal suono improvviso. Stark fa per parlare, ma Freya scuote la testa, implorandolo di non dire nulla di lei. L’agente dello SHIELD è già abbastanza provata e metterle sulle spalle altri problemi…

No. Freya si mette carponi e senza accettare l’aiuto di Stark si rimette in piedi. Può non essere al meglio e può non conoscere cosa sta accadendo al suo corpo, ma rimane la bambina cresciuta per uccidere Odino. La stessa ragazza che ha giurato di proteggere Asgard e promesso di fare del suo meglio per aiutare gli Avengers.

“Niente, Natasha, solo un problema con il jet” rivela Tony, per nulla convinto. “Stiamo partendo ora da Venezia. Torniamo a casa” la informa, cercando di mantenere la voce su un tono rassicurante.

“È morto, Tony” ripete Natasha, lasciandosi sfuggire un lamento.

“È Fury o ti… Ti riferisci a Steve?” la interroga.

Freya si odia per non aver intuito prima il motivo per cui Tony e Natasha sembrano così agitati.

“S-Steve?” mormora Natasha, sorpresa. “No, no… è Nick, Tony.”

Nick Fury, pensa Freya, mentre ricorda l’uomo che l’ha privata di Brísingamen. Non dovrebbe provare nulla per la sua morte eppure in qualche modo ne è dispiaciuta. Lo ammirava, in un certo modo, e la sua guida era un punto fermo per gli Avengers.

“Tony, non ho tempo per spiegarti! Devi tornare qui, lo SHIELD è compromesso, come ti ho detto, e io… Merda!” esclama la voce di Natasha, seguita dal suono di una colluttazione e alcuni grugniti. Poi la conversazione si interrompe e Freya fissa il volto sbigottito di Iron Man intento a fissare un punto qualsiasi davanti a sé.

“Jarvis” chiama la guerriera, prendendo in mano la situazione. “Prepara il decollo. Dobbiamo arrivare a Washington il prima possibile.” 

Si accomoda nuovamente sulla poltrona, imitata da Stark. Jarvis li avvisa che sono stati intercettati dallo stato italiano, ma qualunque cosa voglia dire a Freya non interessa. Si massaggia il polso e lancia sguardi preoccupati a Stark che però aggrotta la fronte e esamina le sue mani.

“Hai sempre avuto quel tatuaggio?” le chiede, chinandosi in avanti e afferrandole il polso sinistro.

Freya si morde la lingua e spalanca gli occhi, scrutando con fare pensieroso il disegno comparso sulla sua pelle.

Non è una runa. L’immagine che si staglia sul pallore della sua pelle è senza ombra di dubbio una piuma nera.

“È per via del corvo?” è la domanda ingenua di Stark, in cerca come lei di qualche spiegazione.

“Io… no, non credo.” Non può averne la certezza, ma in qualche modo sa che non è opera di Odino quel marchio che le segna la pelle.

“Devo preoccuparmi?” la incalza.

“NON LO SO!” Freya ansima, i denti in mostra come se fosse una belva.

Distoglie immediatamente lo sguardo, sentendosi colpevole e sbagliata. È frustrante non sapere, e non è abituata a vivere nell’ignoranza.

Non si scusa. Sarebbe l’ennesima menzogna, così tace e guarda il suolo farsi sempre più distante mentre il jet prende quota.





 

 
 



 

Note: Ecco che tornano tra i piedi anche i corvi di Odino! Ammettetelo: in Cicatrici avete odiato questi due poveri animali sfruttati da Odino per i suoi comodi! LOL

La parentesi Veneziana è finita, ma... un altro tassello di trama si aggiunge al puzzle degli eventi! Dove ci porterà tutto questo?
 


 

 

 

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Capitolo 18
*** James Buchanan Barnes ***


 

Capitolo 17: James Buchanan Barnes

 

 

 

Nick Fury ha più vite di un gatto.

Questo pensa Tony mentre fissa il direttore dello SHIELD, le braccia incrociate sul petto e gli occhiali sopra la fronte. A sentire i dottori, la vecchia volpe, è un miracolato e lui non stenta a crederlo.

Lo guarda e ha l’impressione di aver trattenuto il respiro da quando ha lasciato Venezia. È un sollievo apprendere che Fury è sopravvissuto, ma ciò non toglie che un problema ben più grande si è affacciato all’orizzonte.

“Stark, Freya” esordisce Nick dal suo letto, rivolgendosi all’asgardiana al suo fianco. Lo sguardo si sofferma sull’aspetto trasandato della guerriera e le ferite che ne costellano il corpo.

Tony avrebbe voglia di fare una battuta sulle sue di ferite, ma sarebbe alquanto scortese e fuori luogo.

Così, una base segreta sotto una diga, mh?” commenta, lasciando trasparire la sua ammirazione. “Molto audace.”

“Un rifugio d’emergenza” ribatte Nick, tenendosi le costole. “Non pensavo sarebbe arrivato il giorno in cui ne avrei avuto bisogno.”

Fa cenno a Freya di sedersi su un lettino e un dottore si occupa di esaminare la ferita che si è procurata al fianco.

“Giornataccia?” chiede Fury, e Tony si stringe nelle spalle.

“Siamo appena tornati da Venezia. Freya mi ha salvato dallo stesso mercenario che ha tentato di uccidere te.”

Nick volta la testa, pensieroso, e osserva il medico ricucire la pelle delle guerriera. Tossisce un paio di volte e impreca, poi riporta l’attenzione su di lui. “L’agente Hill non ti ha informato mentre eravate in volo?”

“Informato di cosa?” ribatte lui sulla difensiva. 

“Sul Soldato d’Inverno. La sua reale identità.”

“È un nome che dovrebbe dirmi qualcosa?”

Fury sembra esitare. “No, probabilmente no. Ma Rogers potrebbe averlo nominato in altre circostanze.”

Stark vaga per la stanza, studiando il monitor del cuore di Nick come se improvvisamente fosse la cosa più interessante del mondo. Ha idea che quello che scoprirà non gli piacerà per nulla, ma si sforza di pensare positivo. È mancato dagli Stati Uniti per poco più di quarantotto ore e il mondo è sull’orlo del caos. La cosa peggiore è che non può nemmeno incolpare Loki o gli alieni.

Più spesso di quanto vorrebbe è concorde con Freya quando si riferisce agli umani come una razza che genera disordine.

“Inietto dell’anestesia locale… per minimizzare il dolore” spiega il dottore all’asgardiana.

“Non è necessario” dichiara lei, serrando la mascella.

“Masochista” si ritrova a borbottare Stark, per poi concentrarsi su Fury.

“Natasha e il Capitano saranno qui a breve, per cui è meglio se mi ascolti, Stark” lo chiama Nick, con una certa urgenza nella voce.

Annuisce, ma la sua mente è concentrata su altro. “Potete prelevare dei campioni del suo sangue e analizzarli?” chiede ai due medici che ora stanno mettendo dei punti al braccio della guerriera. “Non appena avete i risultati, inviateli alla Stark Tower” dispone, grattandosi il mento. “Confronterò i dati con quelli di Thor e-“

“Occhi su di me, Stark” lo interrompe Fury, il respiro affannoso. 

Stark infila le mani nelle tasche dei pantaloni e obbedisce alla richiesta. “Il progetto Inside è a rischio e ho bisogno che almeno tu sia concentrato, perché non credo che Steve-“

“Sì?” interviene una nuova voce, che fa sobbalzare Tony quasi fosse stato sorpreso a rubare in una chiesa. Rogers è vestito in abiti civili, ha due occhiaie scure attorno agli occhi e l’espressione di un cucciolo smarrito. Lo scudo non è con lui e quando cammina sembra che stia trascinando i piedi.

Non esattamente la migliore immagine che possa offrire di sé Captain America.

“Che diamine!” strilla Stark, facendosi da parte per far spazio a Steve, Natasha e un altro uomo che non conosce. “È tuo nipote, Nick?” domanda scontroso.

“Molto divertent-“

Idiota!” sibila Natasha, superandolo e mettendosi di fronte a Fury. “Mi hai ingannato. Ti credevo morto, Nick. Morto.”

“Ehi, gente!” si intromette il nuovo arrivato, guardandosi attorno imbarazzato. “Io, ehm… Sarei Sam, piacere di conoscervi. Uhm… sì, bene, detto questo credo che aspetterò fuori” conclude frettolosamente.

Quando lui se ne va c’è un silenzio carico di parole non dette, così denso che perfino Tony ne è disturbato. Freya è l’unica che sembra immune a quel clima da guerra fredda e si alza dal letto non appena i medici finiscono di sistemarla. Natasha lascia il fianco di Nick per andare da lei e osservarla con fare critico.

“Hai bisogno di nuovi vestiti” decide. Poi, in un insolito slancio di felicità, la stringe a sé. “Sei un disastro. Che è successo a Venezia?” domanda, rivolgendosi a lui.

Tony fa per parlare, quando vede Steve stringere i pugni e dare un calcio a una sedia, che si accartoccia contro il muro.

Uno dei dottori sussulta e Fury congeda rapidamente entrambi i medici.

“Tu lo sapevi!?” grida Steve, scagliandosi contro il direttore dello SHIELD.

“Calmati” lo prega Natasha, mettendosi fra il Capitano e Nick Fury. “È stato ferito. Ed è vivo per miracolo” gli ricorda.

“Calmarmi?” sbotta Steve, che sembra diventato il gemello cattivo di Hulk. “È colpa sua se siamo giunti a questo punto!”

Tony sbuffa, esasperato. Lui e Freya sono lì da meno di un’ora e già ha voglia di emigrare sulla luna, lontano da tutte le complicazioni.

“Dovremmo tutti prenderci una pausa e capire cosa sta accadendo. Francamente… sarebbe utile una spiegazione. L’agente Hill ha fatto riferimenti all’HYDRA, voi due sembrate usciti dall’ultimo girone dell’Inferno e Fury… bhe, non è messo meglio. Se dobbiamo affrontare l’apocalisse propongo di condividere le informazioni” dichiara.

“L’HYDRA ha corrotto lo SHIELD. Il progetto Insight è… compromesso” annuncia Natasha, dopo aver scambiato uno sguardo con il Capitano.

“Alexander Pierce, ha ordinato di ucciderci. Dobbiamo supporre che ora sia lui a guidare le mosse dell’HYDRA. Ha ingaggiato un assassino… Lo chiamano Soldato d’Inverno. La maggior parte dell'Intelligence non crede nella sua esistenza, ma… si è dimostrato piuttosto reale.” Natasha aggrotta la fronte e si massaggia la testa come se quella constatazione le provocasse dolore. Ha una spalla ferita, solo ora lui se ne accorge, tuttavia la spia sembra non curarsene. “Non pensavo di…”

“Natasha, stai bene?” interviene Fury.

Lei trasalisce, come se si fosse svegliata da un incubo. Poi dei colpi di tosse portano l’attenzione su Freya. La guerriera è piegata in avanti, le mani avvolte attorno al petto e un rivolo di sangue che cola dalle labbra. Tony si muove per sostenerla, ma Steve è più rapido di lui e l’afferra con gentilezza. Il Capitano non è il solo a notare il sangue, ma è Fury quello che sembra rimanere più sconvolto.

“Credevo che gli asgardiani non si ammalassero” dice Rogers, che apparentemente sembra aver ritrovato il suo equilibrio interiore. “A me sembra tubercolosi. Conoscevo un ragazzino che è mort-“

“Sì, non portiamo sfortuna” lo interrompe Tony con un’occhiataccia.

Freya si pulisce il mento con fare scocciato e si rimette in piedi, come se fosse una vergogna indicibile il fatto che qualcuno l’abbia aiutata. Troppo fiera e troppo indipendente, pensa Stark, mentre la guarda ritrovare il suo impeccabile contegno. C’è più orgoglio in lei di quanto si possa trovare nel cuore di Thor e Loki.

Freya non si lascia domare da nulla e da nessuno.

L’ha capito fin troppo bene nelle ultime settimane che ha passato con lei, e teme a cosa la condurrà quell’atteggiamento. Se Thor è il vento impetuoso, lei è la montagna che non si piega di fronte ad alcuna avversità.

Ragazzina, cosa ti succede?” domanda Fury, e per un attimo Tony si lascia ingannare dal tono compassionevole della voce.

“Smettetela di parlare di me e di porre domande a cui non so fornire risposta” lo liquida Freya, visibilmente seccata. “Piuttosto, appaga questa mia curiosità, mortale” dice, socchiudendo gli occhi. “Per quale ragione lo scettro di Loki si trova in questa struttura?”

Stark guarda Steve diventare un pezzo di legno, immobile come se qualcuno l’avesse appena schiaffeggiato.

“Sento l’energia che emana” spiega Freya, e lui nota il turbamento nel suo sguardo. “Il Seiðr è forte. Troppo per essere celato senza adeguate protezioni. Chiunque potrebbe percepirne il potere.”

“È così, Fury?” tuona la voce del Capitano, incredula. “Credevo che avessimo smesso con i segreti! Non ci posso credere!” Steve alza le mani al cielo, muove dei passi verso l’uscita e se ne va senza aggiungere altro.

“Hai fatto arrabbiare il tuo pupillo, direttore” lo sbeffeggia Tony, prima di sedersi su una sedia. Sgranchisce il collo e distende le gambe in avanti, mentre la porta sbatte alle sue spalle. Forse farebbe bene a rincorrere Rogers, ma ha l’impressione che abbia bisogno di rimanere solo e parlare con Fury ha comunque la precedenza.

“Cosa dicevi a proposito di questo Soldato d’inverno?” interroga Natasha, guardando allo stesso tempo le ultime notizie trasmesse in tv sul cellulare. “I notiziari stanno mandando in onda lo scontro che avete avuto con… lui? Per questo sei ferita, Natasha?”

“Sei un genio, Stark” ribatte lei, ironica, per poi affiancare Freya. “Come se sopravvivere a un’esplosione non fosse stato abbastanza… Abbiamo avuto un incontro ravvicinato con il Soldato d’inverno, sotto gli occhi di decine di fotocamere e cellulari. Sono curiosa di scoprire che storia di copertura inventerà Pierce per far tacere l’arresto in diretta di Captain America.”

Lui sbuffa e scrive un messaggio a Happy, affinché sorvegli Pepper mentre tenta di risolvere questa crisi.

“Mi serve un’arma” si intromette Freya, aprendo e chiudendo i pugni quasi volesse provare la sua forza.

“Non dovresti combattere, non stai bene…” le fa notare, preoccupato per le possibili ripercussioni.

“Mi sento quasi offesa” commenta Natasha, facendogli presente la spalla ferita. “Non sei mai stato così tenero con me.”

Tony sospira, ma deve dare ragione alla Romanoff. Non riesce a capire perché si sente così responsabile nei confronti di Freya. La vecchiaia lo ha decisamente ammorbidito, non trova altre spiegazioni. O forse è stato lo shock per aver quasi perduto Pepper, in ogni caso…

“James Buchanan Barnes” formula Fury, sistemandosi meglio sul letto.

“Mmh?”

“1945. Steve Rogers e Bucky Barnes, migliori amici, quasi fratelli, inseparabili. Barnes è stato dichiarato morto in una missione a cui aveva partecipato insieme al Capitano” riassume Nick, soffocando un’imprecazione. Il monitor di controllo rivela un aumento del battito cardiaco.

“Solo che non è morto, anzi, è piuttosto in forma per uno che dovrebbe avere cent’anni” chiarisce la Romanoff, indicandogli la figura del Soldato nelle riprese televisive.

“Oh, ma per favore!” Tony è incredulo, e allarga la schermata video del telefono per osservare meglio l’uomo con il braccio bionico. “Domani scoprirò che pure mio padre è vivo e che ha passato gli ultimi anni tentando un’escursione sull’Everest!”

“Se ci arriviamo a domani” borbotta Fury, ansimando.

“E tu lo sapevi? Sapevi che l’amico di Steve era vivo?” aggiunge.

“Se lo avessi saputo ora non sarei in un letto, nascosto nel cuore di una diga a impegnare il mio tempo imprecando contro Alexander Pierce” è la replica seccata.

“Buon punto” gli concede con un sospiro.

“Gli hanno fatto il lavaggio del cervello. È una perfetta macchina assassina. Per cinquant’anni il Soldato d’Inverno ha operato in incognito e nessuno ha mai visto il suo volto… fino ad ora” puntualizza Natasha, iniettandosi della morfina.

La spia russa ha gli occhi lucidi e le pupille dilatate, eppure Stark ha l’impressione che ci sia più di quanto voglia dire, ma si impone di non farle alcuna pressione.

“E non è solo lui il problema. Io e Steve abbiamo parlato con Armin Zola, un ex scienziato nazista. Il suo cervello è stato letteralmente trasformato in un computer dallo SHIELD e usato dall’HYDRA per elaborare un algoritmo, capace di scegliere bersagli insight."

"Quali bersagli?"

"Tu, io. Un giornalista TV al Cairo. Il sottosegretario alla Difesa. Il miglior studente del liceo di Iowa City, Bruce Banner… Chiunque sia una minaccia per l'HYDRA. Ora o in futuro."

“Ma non è finita qui. Prima di farci letteralmente esplodere insieme al bunker in cui era recluso, Zola ci ha rivelato che Teschio Rosso è qui, sulla Terra.”

“Ti avevo avvertito” sibila Freya, avvicinandosi a Fury. Fino a quel momento la guerriera è rimasta tranquilla ad ascoltare, ma il vecchio nemico di Steve non deve ispirare molta simpatia nemmeno a lei. “Quella piaga dalla pelle cremisi è vivo e ora è giunto qui. Vorrà il Tesseract, presumo. Non sa che Thor l’ha riportato su Asgard assieme a Loki” afferma, muovendosi cautamente da un lato all’altro della stanza. “Ma perché agire solo ora?” borbotta tra sé, senza rivolgersi davvero a qualcuno.

“Ha importanza?” sentenzia lui, spegnendo il cellulare.

“Può averne, in effetti” considera Fury. 

Freya si ferma e inclina la testa di lato, come se stesse ascoltando qualcosa che solo a lei è dato sentire. “Il Tesseract è ad Asgard” dice lentamente “ma-“

“Lo Scettro!” sbotta Natasha, precipitandosi all’esterno della camera.

Tony si alza e nella foga del momento fa cadere la sedia all’indietro.

“Merda!” esclama Fury, recuperando una radiotrasmittente e intimando all’agente Hill di raggiungerli immediatamente.

Il viso di Freya è pallido, ma non c’è traccia di agitazione in lei. Ha nascosto il tatuaggio della piuma sotto uno strato di bende e, anche se zoppica, sembra comunque in grado di tener testa a nuovi nemici se lo volesse.

“Non è qui” chiarisce la guerriera, visto il panico che ha scatenato. “Teschio Rosso è un abile mercenario, ma rimane umano. Non può percepire l’energia dello Scettro.”

Nick Fury alza di scatto la testa e la fissa come se volesse trafiggerla con una spada. “E perché lo dici solo ora!?” strilla con voce stridula.

Freya lo guarda e Tony ci mette un minuto di troppo per collegare ogni cosa. “Perché a Venezia abbiamo avuto un incontro spiacevole, guerrieri alieni che non sono in buoni rapporti con Asgard.”

“Parole che mi stupiscono molto. Davvero” rantola Fury, chiaramente ironico. “Perché ogni nostro stramaledetto problema conduce sempre ad Asgard?”

Tony lo ignora. “E loro potrebbero percepire la fonte energetica dello Scettro…” riprende il discorso, ricevendo in cambio l’assenso della guerriera.

Fury si massaggia la testa. “Prima dobbiamo occuparci dell’HYDRA. Se li lasciamo agire ci toglieranno ogni possibilità d’azione.”

“Hai un piano?”

“Il progetto Insight deve essere fermato, dobbiamo impedire il lancio dei tre helicarrier. Attaccheremo il Triskellion. ”

“Stai parlando di guidare un attacco a Washington?” lo incalza, a metà tra il perplesso e il preoccupato. Gli incubi su New York non sono ancora cessati e Nick Fury gli sta proponendo in modo consapevole di condurre un attacco che coinvolgerà parecchi civili. Tony non è sicuro di voler partecipare a quell’azione. “Dovremmo parlare con il governo.”

“È chiaro che l’HYDRA si è infiltrata in ogni livello della società. Il governo? Nelle peggiori delle ipotesi ci etichetterà come traditori, nella migliore… non riesco nemmeno a immaginarlo.”

“Devi parlare con Rogers” si impunta Stark, che fruga nelle tasche in cerca di qualche caramella. Hanno un bizzarro effetto calmante e Tony si dice che sono un’alternativa migliore alle sigarette. Da giovane ne fumava parecchie, poi un grappolo di schegge nel cuore ha finito per modificare anche quell’insana abitudine.

“E devi risolvere questa faccenda del Soldato d’Inverno.”

Perché, se di una cosa è sicuro, lui non ha intenzione di intromettersi in quella vicenda. “Vado a vedere se Steve si è calmato” si congeda, avviandosi verso l’uscita.

Fa per andarsene, quando si accorge che Freya non l’ha seguito e, anzi, sembra intenzionata a rimanere con Fury. La guarda negli occhi, quasi potesse leggerle nella testa cosa ha deciso di fare, ma lei non mostra alcuna emozione.

Per un attimo, Tony esita sul ciglio della porta, quasi tentato di origliare la conversazione. Per qualche ragione la sua mente corre a Loki, e deve ripetersi più volte che Freya non è come lui, che lei non ha tradito nessuno e non lo farà in futuro.

Deve smettere di vedere inganni e problemi dove non ce ne sono. Il cellulare trilla, indicandogli l’arrivo di un nuovo messaggio da parte di Pepper, così si costringe a pensare ad altro. La sua fidanzata gli ha inviato una foto di Pan. La creatura aliena sta rosicchiando un osso e alle sue spalle si intravede Bruce al tavolo della cucina intento a bere del caffè.

Prosegue la strada ridacchiando e scuotendo la testa. Le pareti della centrale elettrica sono basse e strette ed è solo quando il corridoio si allarga che incontra Natasha, stesa su una barella, mentre un giovane dottore le medica la spalla.

“Ehi.”

“Ehi…” lo saluta Natasha, mordendosi il labbro inferiore.

“Quanta ve la siete vista brutta tu e Steve?” chiede, appoggiandosi alla parete di cemento.

“Non meglio di voi due” ribatte Natasha, spostando una ciocca di capelli dal viso. “Freya non è con te… Aspetta, è con Nick?”

In risposta alza le spalle e tace. “Bruce mi sta mandando la spada che ho creato per lei. Puro vibranio e adamantio. Sarebbe divertente vederla combattere contro lo scudo di Steve. Dovrebbe essere qui tra pochi minuti.”

Natasha ride. “Ammettilo, vuoi vedere se è più utile lo scudo di tuo padre o la lama che hai fatto tu.”

“Colpevole.”

La Romanoff sbuffa e scuote la testa, divertita. ”Quindi siamo pronti per andare a prendere a calci qualche sedere.”

“Uh?” Lui ridacchia e la segue verso l’uscita. “Vedo che hai ritrovato il buon umore.”

La Vedova Nera distoglie lo sguardo e per un po’ camminano in silenzio. “Brutti ricordi legati al Soldato d’Inverno… Barnes, volevo dire Barnes” si corregge in fretta, guardandosi attorno come se Steve potesse spuntare all’improvviso e rimproverarla. 

“Lo conosci?”

Natasha gli mostra una smorfia non ben definita. “Mi ha sparato. Nulla di personale, immagino. Dopotutto, io ho provato a ucciderlo” ammette, barcollando in avanti con passo malfermo.

Lui le offre il un braccio come sostegno. “E?”

“A quanto pare non si ricorda né di me, tanto meno di Steve. Ora capisci perché non ci sta con la testa? L’HYDRA ha fatto il lavaggio del cervello al suo amico ma, cosa peggiore, Barnes non ha alcuna memoria di sé o di Rogers. Tabula rasa.”

Si blocca e Natasha lo imita. “Mai che le cose siano facili” borbotta. Pensa a Pepper e a cosa farebbe lui se, per qualche ragione, la dovesse affrontare dal lato opposto del campo nemico. Non crede che avrebbe la forza per combatterla, probabilmente si lascerebbe uccidere…

Tony spalanca gli occhi, consapevole che è esattamente quello che accadrà a Steve se nessuno sarà lì per fermarlo.

Tra lui e Freya, dovrebbe ingaggiare una babysitter solo per loro.

Finalmente raggiungono l’uscita della diga, spalancata verso un crinale boscoso. Si intravedono le cime di alcuni alberi e si sente il rombo dell’acqua che cade verso la valle.

“Stranamente familiare…” bisbiglia Natasha sovrappensiero.

Tony sbadiglia e con un ultima occhiate alle sue spalle, per vedere se Freya li ha raggiunti, supera la porta.

 





 

 

Note: Ed ecco che ricompare anche lo scettro di Loki. Sarà davvero un problema?

Ehm, bhe, considerando che nasconde una delle Gemme di Thanos direi proprio di sì, ma per quanto riguarda i misteriosi guerrieri incontrati a Venezia? Lo scoprirete! ù.ù

 Un capitolo un po' di passaggio prima di avviarci verso il gran finale! (Anche il titolo che ho scelto è un po' meh, ma questa volta mi venivano in mente solo cose banali T__T Ma tanto tutti amiamo il Soldato d'Inverno, quindi non importa, giusto? LOL)

Vi piace come sto plasmando gli eventi del film per la mia storia? Fatemi sapere! :P
E visto che siete curiosi (giusto?) vi rivelo il titolo del prossimo capitolo: Narsil. Questo nome vi dice qualcosa?





 

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Capitolo 19
*** Narsil ***


 

Capitolo 18: Narsil

 

 

 

A Sif ci è voluto un giorno per convincere Heimdall a riceverla. Ha impiegato un’ora per raccontargli cosa è successo da quando Loki se ne è andato da Asgard e lui ha ascoltato in silenzio, gli occhi fissi sulle stelle davanti a lui.

Quando aveva finito di parlare era semplicemente rimasta in piedi a osservare il Guardiano scrutare ciò che agli altri non era concesso.

“Loki conosce già le risposte alle vostre domande.”

Sif lo fissa, la mascella serrata e le mani abbandonate lungo i fianchi. “Come può saperle?” domanda nervosa.

Heimdall si volta, le iridi che brillano di una calda luce dorata. “Prima non sapeva dove guardare…” dice criptico. “Ma non credo che-“ Tace all’improvviso e Sif attende irrequieta.

“Cosa c’è?” sbotta la guerriera, infastidita.

Lo sguardo di Heimdall è fisso sulle pareti del bifrost, ma cosa stia vedendo in realtà per lei è un mistero. “Problemi su Midgard” rivela con la fronte aggrottata.

Sif porta una mano al cuore e pensa a Thor. “La mortale?” chiede, con un pizzico di fastidio. Non vede il dio del tuono da mesi, ma se la midgardiana è nei guai…

“No, Jane Foster sta bene. Sono gli amici di Thor ad avere… problemi.”

“Che tipo di problemi?” lo incalza Sif, dimenticandosi per un attimo quelli che ha lei con Loki.

Heimdall scuote la testa, chiude gli occhi un istante e la guarda. Il Guardiano ha un’espressione assorta e cupa, preoccupata. “Devo parlare con il Padre degli Dei.”

“Frigga ha detto che il nostro re non sta bene” gli fa notare, accigliata.

“Lo so” replica il Guardiano, con un filo di voce. “C’è molto da fare, molto deve essere preparato.”

Preparare cosa, vorrebbe chiedere Sif.

Da quando Odino ha esiliato Thor sulla Terra le sembra di essere meno utile di un armadio in una stanza. Troppi segreti, troppi misteri, troppe menzogne…

Un tempo, Sif credeva di conoscere ogni verità, ma ora tutto è cambiato e ha il presentimento che presto accadrà qualcosa di terribile. Qualcosa che cambierà per sempre il suo mondo.

 

 

***


 

 

“L’avete recuperato.” Enhar accarezza l’oggetto quasi con timore, un leggero tremito alle mani. Dopo più di mille anni il kheperer è giunto nuovamente a lui e ora tutto ciò che manca è…

“Avete avuto problemi?” s’informa, osservando con attenzione i gemelli inchinati al suo cospetto.

“Nulla che non si poteva risolvere, mio re. Un mortale bizzarro e… un’asgardiana” commenta Narek con un gesto sprezzante.

“La civiltà umana è progredita” afferma Khal, guardando il fratello.

Enhar socchiude gli occhi. “Parlatemi di questa asgardiana. Chi è? Per quale motivo è su Midgard?”

Narek sogghigna e si mette in posizione eretta. “Sangue e carne della stirpe di Odino.”

“Il vecchio guercio” sibila Enhar, stringendo le mani. Solo sentire quel nome gli fa provare una rabbia accecante. “Lei e l’umano devono sapere qualcosa sulla piramide. Trovate loro e troveremo la Portatrice. E quando lei sarà condotta qui…”

Enhar socchiude gli occhi e pensa alle iridi smeraldine di Silya. Manca poco, così poco… Non può impedire che un sorriso gli adorni il volto. La sua amata consorte tornerà da lui e Midgard e Asgard pagheranno per quello che la sua gente ha dovuto subire.

“Date loro la caccia” comanda con urgenza. “E portate qui viva l’asgardiana. Farò provare a Odino lo stesso dolore che ho provato io quando gli Jotunheim hanno rapito Silya. Staremo a vedere quale sarà la mossa del Padre degli Dei a quel punto.”

“Come desideri” risposero all’unisono i gemelli.

La sala del trono si fa nuovamente silenziosa e Enhar stringe la presa sul suo tridente.

“Presto…”

 

***

 

 

“… io vi raggiungerò lì in elicottero” spiega Fury, seduto al lato opposto del tavolo. Freya annuisce in silenzio mentre mastica una manciata di noccioline che le ha offerto Steve. Il Capitano è teso, un’espressione truce che non abbandona mai il suo volto, ma è concorde con il piano di Nick per quanto riguarda l’attacco al Triskelion.

Per lei la linea d’azione è indifferente. Si fida del Capitano e sebbene sia abituata a combattere da sola non le dispiace unirsi al gruppo dei Vendicatori. Fermare Teschio Rosso è nell’interesse della Terra quanto di Asgard, in più, quel mercenario non le è mai piaciuto.  

L’energia dello Scettro pulsa al ritmo del suo cuore e anche se non esercita verso di lei lo stesso fascino di Brísingamen, è comunque una distrazione non indifferente. Capisce perché Loki ne fosse così attratto e…

Dove l’ha ottenuto?

Freya trattiene il respiro e si chiede come ha potuto trascurare una cosa così importante. La paura negli occhi di Loki quando veniva nominato il Tesseract era reale, e ora le sembra semplicemente una coincidenza troppo strana il fatto che Teschio Rosso sia giunto su Midgard per riprenderlo. Chi era stato a inviare Loki sulla Terra dopo la sua caduta dal Bifrost? E se il dio degli inganni era stato mandato lì per recuperare il Tesseract, a cosa serviva quest’ultimo?

Deve catturare Teschio Rosso, capire chi si cela dietro quegli eventi. Hela l’ha fatta giungere sulla Terra per una ragione e Freya comincia a capire che c’è un piano più grande nascosto sotto gli occhi di tutti.

Sono burattini: lei, Loki, gli Avengers.

Sta cercando le gemme. Deve riunirle, ma sono disperse in ogni angolo dell’universo.

Il pensiero sboccia all’improvviso e le è al contempo familiare e oscuro. Non capisce da dove provenga, quasi qualcuno lo avesse appena bisbigliato al suo orecchio.

Una fitta alla testa la costringe a chinarsi sul tavolino, mentre Steve prosegue nell’illustrare il piano d’attacco al quartier generale dello SHIELD. Per qualche ragione non riesce a staccare gli occhi dal pugno del Capitano. La pelle è protetta da un guanto scuro…

Un guanto.

Riesce a trattenere un gemito e beve avidamente un bicchiere d’acqua.

Forse sta impazzendo, come Jormungand…

“Ok, ricapitoliamo. Freya, io e Sam ci infiltreremo all’interno dell’edificio, scopriremo dove si trova Teschio Rosso e lo fermeremo. Natasha si fingerà un membro del consiglio per poter raggiungere Pierce, Tony si occuperà degli Helicarrier. Nel frattempo, Fury e l’agente Hill monitoreranno i nostri progressi sul monitor e ci raggiungeranno quando l’area sarà sicura” elenca Steve. “Tutto chiaro?”

“Pensi davvero che il personale SHIELD ci aiuterà una volta che dirai loro la verità?” interviene Stark, che sta giocherellando con una penna. “È un azzardo. Per quanto ne sappiamo l’HYDRA potrebbe star minacciando le loro vite o quelle delle loro famiglie.”

“Dobbiamo tentare” concorda la Romanoff.

“Un bel casino, ragazzi” commenta Sam, rassegnato.

Tacciono ed è Maria Hill a parlare. “Dovremmo prepararci” fa notare, dando un’occhiata al suo orologio.

“Sì, certo.” Il Capitano è distratto e Freya non può fare a meno di pensare che Steve non sarà il primo a dover affrontare una persona con cui condivide un legame importante. Natasha le ha raccontato del Soldato d’Inverno, ma è stata piuttosto schiva e quasi riluttante nel parlarle. Non è certa che Rogers possa riuscire a gestire uno scontro con il suo amico d’infanzia. Se non ci era riuscito Thor con Loki…

Non può fare a meno di considerare Steve troppo gentile e di buon cuore per riuscire nell’impresa. Il Capitano può essere un soldato, ma non è nato per la guerra. La sua coscienza non è in grado di sopportare tutto il dolore che consegue le sue azioni.

“Vieni con me” le sussurra Tony all’orecchio, trascinandola via per il braccio.

Freya si lascia condurre docile in un’altra stanza. È un armeria, comprende, osservando le fila di fucili e pistole accumulate lì dentro. Ci sono giubbotti anti-proiettili, granate e un sacco di altre armi che lei non riesce a identificare. Anche lo scudo di Steve e l’armatura di Iron Man sono riposti in un angolo.

“Abbiamo fatto un patto. Fury può pensare quello che vuole, non mi interessa. Ma voglio che questo sia chiaro: è un regalo. Non ho creato questa cosa perché hai salvato Pepper o per fare un dispetto a Nick.” dice Stark, accompagnandola fino a un tavolo e a un velo che copre un oggetto. Freya può intuire chiaramente che nasconde il profilo di una spada, così si ferma a un passo di distanza, piena di aspettative.

“Sto ancora lavorando all’armatura, ma pensavo che questa sarebbe stata utile nello scontro con l’HYDRA.” Tony Stark si schiarisce la voce, gli occhi che a malapena riescono a nascondere l’eccitazione. Un sorrisino soddisfatto si fa strada sul suo viso.

“Ho forgiato questa spada perché sei un’amica, Freya. Forse ti aiuterà a sentirti più vicina a casa, non lo so, ma questo è il mio dono per te.”

“Quasi romantico” si intromette Steve, alle loro spalle.

Tony sobbalza. “Dannazione, Rogers!” sbraita, portandosi la mano al cuore. “Vuoi farmi venire un infarto?”

Freya si volta, Steve inarca le sopracciglia e si sporge in avanti.

“Giù le mani!” strilla Iron Man, quando il suo compagno tenta di rimuovere il telo che copre la spada.

“Ho capito, ho capito!” Steve alza le mani, un sorriso impertinente. “Vado a parlare con Sam, così non vi disturbo.”

La guerriera si copre la bocca e ridacchia, strizzando l’occhio a Rogers.

“Stai ammorbidendo la corazza di Steve, incredibile!” Il miliardario spalanca le braccia, poi, con la buffa imitazione di un inchino, scopre l’arma.

Per un lungo momento, Freya trattiene il fiato, e si accorge di aver portato le dita alle labbra, solo quando le schiude in cerca delle parole più adatte per esprimersi.

È bella.

Eppure è un giudizio troppo semplice e riduttivo per manifestare i sentimenti che prova. Freya ha sempre amato le armi, il modo in cui riescono a comunicare la natura dei loro proprietari e c’è qualcosa di estremamente toccante nella spada che Stark ha creato per lei.

La spada è argentea con rifiniture scarlatte, brillante nelle penombra in cui è avvolta la stanza. Freya allunga la mano e sfiora la scanalatura centrale, rossa come l’armatura di Iron Man. Le dita ne seguono il percorso fino a sfiorare l’elsa.

È stata disegnata come due ali di drago che si spiegano al vento, le fauci della bocca spalancate nel punto in cui si unisce alla lama. Stark ha messo una cura particolare nei dettagli e riesce a intravedere le singole scaglie della creatura. 

Sbatte le palpebre. C’è un suono, un ruggito… la sagoma di un drago. Alza la testa per pochi secondi e lo vede.

Per un attimo…

Per un attimo le è parso di scorgere la stessa creatura alata che ha intravisto nelle fiamme, quando ha liberato Pepper da Extremis. Occhi come rubini, zanne bianche come la neve.

 Vecchia amica” sibila il drago in una lingua che Freya, pur non conoscendo, comprende.

Lei scuote la testa, si massaggia le tempie e rivolge a Tony un sorriso luminoso. Non vuole pensare al drago, a Hela, alla sua debolezza. Non desidera pensare a niente che non riguardi la spada che Stark le ha donato. È un caso, una bizzarra coincidenza…

Dopo quella che sembra un’eternità, Freya impugna la spada e prova un paio di affondi.

“È… perfetta” commenta alla fine, quando Tony comincia a perdere la pazienza. Dovrebbe abbracciarlo?

Stark si gratta la testa e per un attimo lei si chiede se si senta imbarazzato. Freya decide di prendere l’iniziativa e lo avvolge in un goffo abbraccio. “Mi piace” gli dice con sincerità. “Degna dei migliori nani forgiatori.”

Tony tossicchia e si allontana. “Bene, ok, bene.” Agita il piede al suolo e lancia un’ultima occhiata alla spada. “Il design è stato impegnativo. Ho fatto ricerche sulle armi vichinghe, poi sull’arte fantasy. Un lavoro creativo, decisamente fuori dai miei schemi. Mi è piaciuto farlo” confessa, guardandosi attorno come per assicurarsi che non ci siano altri testimoni.

“Il regalo più bello che abbia mai ricevuto” enfatizza Freya.

“Ora stai esagerando” la ferma Stark, sbottonandosi il polsino della camicia.

“Le hai dato un nome? Oppure potrò dargliene uno io? Su Asgard è un’usanza comune, anche se ormai sono in pochi a sentire la necessità di farlo. ”

“Come Mjolnir” osserva lui.

Freya annuisce.

“Come vorresti chiamarla?”

La guerriera sfiora la superficie della lama. “Narsil. Fiamma del Crepuscolo.”

Prima che Tony possa replicare la porta alle loro spalle si apre nuovamente. “Ehi, ragazzi. Riunione segreta?” s’informa Natasha, il viso stranamente pallido.

“Nah, abbiamo finito.”

“Sono venuta a prendere il mio equipaggiamento e una buona dose di munizioni extra.” 

Li supera e fruga tra gli scaffali, finché emette un esclamazione soddisfatta. “Eccovi qui!” infila i Morsi della Vedova ai polsi e li accarezza con fare protettivo. “Mi siete mancati” sussurra con fare cospiratorio.

Freya non saprebbe dire cosa c’è di sbagliato in lei, ma ha l’impressione che da quando è stato nominato il Soldato d’inverno, pure Natasha si comporta in modo anomalo. Si è isolata, comparendo solo di tanto in tanto per discutere i pian d’attacco al Triskelion.

“Partiamo tra trenta minuti, meglio se indossi l’armatura Stark. E Freya, tu dovresti mettere una divisa SHIELD. Sarai meno riconoscibile.”

“Bhe, direi che è tutto” commenta Stark avviandosi verso l’uscita. “Direi che è ora di andare a prendere a calci in culo qualche ex soldato nazista!”

Natasha rotea gli occhi al soffitto. “Il solito idiota…” borbotta la Vedova.

Freya non può fare a meno di ridacchiare.  







 


 

PER LA SERIE: a volte ritornano! xD Yes, mi sono ricordata di postare su EFP!

Note: Forse qualcuno di voi l'aveva capito, forse no, ma Narsil è, come in "Cicatrici" un omaggio a Tolkien. E se non conoscete Tolkien, possiamo dire un omaggio al film "Il Signore degli Anelli" dove Narsil è la lama che fu spezzata da Sauron ne "La Compagnia dell'Anello".

Detto questo, volevo un nome per la spada creata da Stark e ho sempre avuto una fissa pazzesca per il nome Narsil, e mi sono detta: perché no? Il significato di Narsil qui è: Fiammadel Crepuscolo, perché volevo qualcosa che richiamasse la natura di Freya. In origine la si può tradurre in due modi, come: Fiamma del Sole, Fiamma della Luna.

Dal prossimo capitolo si ritorna nel pieno dell'azione, stay tuned!

 



 

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Capitolo 20
*** Assalto al Triskelion ***


   

Capitolo 19: Assalto al Triskelion

 

 

Natasha è brava a mentire. Racconta menzogne e simula inganni da quando ha memoria. Gli uomini della Stanza Rossa l’hanno plasmata in quel modo ed è così che è diventata la Vedova Nera.

Anni e anni passati a imparare la sottile arte della recitazione, del balletto, dello spionaggio.

Modificare la realtà è il suo lavoro e questo non la turba affatto. Perfino ora, seduta in un attillato tallieur blu, mentre attende che la limousine la conduca al Triskelion e al suo prossimo obiettivo, è tranquilla.

Prima di scendere dalla macchina controlla un’ultima volta la maschera digitale che protegge i suoi lineamenti. Lo specchio riflette solo l’immagine di Nia Williams: pelle invecchiata, qualche lentiggine, labbra sottili.

L’autista le apre la portiera e lei allunga prima una gamba, poi l’altra, facendosi aiutare dall’uomo a scendere. I suoi tacchi rimbombano sul lucido pavimento dell’atrio del quartier generale dello SHIELD.

Gli impiegati camminano tranquilli da uno sportello all’altro, le guardie sono appostate agli angoli e tutto dà l’impressione che nulla sia cambiato. Dopo pochi minuti è affiancata dagli altri membri del consiglio e infine è raggiunta anche da Alexander Pierce.

Quell’uomo non le è mai andato a genio, ma Fury è sempre stato così certo di lui… Lo considerava un amico e Pierce ha tradito lui e lo SHIELD. È solo e Natasha si chiede dove sia Teschio Rosso, se sarà lei ad avere l’onore di combatterlo oppure se toccherà a Rogers.

 “Come è andato il volo?”

Natasha si volta. “Magnificamente” ribatté, senza dargli tempo di replicare. “Il viaggio dall’aeroporto un po’ meno.”

“Purtroppo lo SHIELD non può controllare tutto.”

“Incluso Captain America” commenta qualcuno.

Nessuno, nemmeno lei, si azzarda a replicare. Mantiene la sua miglior faccia da poker e continua a camminare. Arrivano a un piccolo gruppo di agenti e uno di loro apre una valigetta, mentre Pierce ne spiega il contenuto. “La struttura ha dei controlli biometrici. Questi vi consentiranno un accesso illimitato.”

Natasha si appunta l’oggetto sul petto, non molto entusiasta.

Quando raggiungono la porta dell’ascensore è quasi certa di aver intravisto l’armatura di Iron Man sorvolare il Triskelion.

 

 

Se c’è una cosa che Steve ha imparato a temere più di ogni altra è la speranza. Eppure, malgrado tutto, continua a sperare e augurarsi il meglio per sé e per coloro che lo circondano.

Per questo motivo non ha dubbi sul fatto che riuscirà a salvare Bucky. Costi quel che costi, salverà li suo amico. Questa volta non lo abbandonerà nelle mani dell’HYDRA. Ancora fa fatica a credere che sia stato usato dal nemico per oltre settant’anni.

Ricorda bene come Natasha ha cercato di sviare l’argomento quando le ha chiesto di raccontarle altro sul Soldato d’Inverno. Era a disagio e non si è preoccupata di raccontargli i dettagli di Odessa. Tuttavia, ha detto che gli farà avere tutte le informazioni che riuscirà a recuperare da un contatto di Kiev che le deve un favore.

Steve le è grato e, anche se non sa come finirà con Teschio Rosso, è certo che almeno uno dei suoi compagni si prenderà cura di Bucky, se per qualche ragione lui dovesse fallire.

È rassicurante pensare a quello, mentre insieme a Freya e Sam, superano le guardie della torre di comunicazione e raggiungono la sala comando. Intrufolarsi al Triskelion non è stato facile, pure con Maria Hill impegnata a bypassare la sicurezza informatica.

Hanno dovuto occuparsi di diverse guardie, impossibilitati a capire se stessero dalla parte dello SHIELD o dell’HYDRA.

Alla ricetrasmittente, l’agente Hill gli conferma che ha interrotto il segnale della parabola e che presto qualcuno uscirà per andare a controllare. Steve si posiziona davanti alla porta e fa cenno a Sam e Freya di coprirgli le spalle.

La spada dell’asgardiana, sollevata sopra la spalla di Freya è quasi inquietante, ma gli basta guardarla negli occhi per capire che lei non ucciderà alcun umano se non sarà strettamente necessario. È sciocco, visto che lui per primo, sia nel 1945 che ora, ha tolto la vita ha innumerevoli persone eppure gli è estranea l’idea di vedere qualcuno trafitto da una lama. C’è qualcosa di troppo personale, in quel modo quasi barbaro di porre fine all’esistenza di un essere vivente.

Il drago sull’elsa sembra quasi dotato di vita propria e Steve è costretto ad ammettere che Tony ha fatto un lavoro sublime con quella sua creazione.

Si volta in tempo per vedere la porta blindata aprirsi. Sam punta l’arma verso l’agente, quest’ultimo lo guarda con occhi spalancati e alza le mani in segno di resa.

“Con permesso” si rivolge a lui e senza attendere risposta si fa strada nella sala. Con movimenti rapidi si avvicina alla postazione di controllo e invita il tecnico a eseguire le sue istruzioni. Sam lo affianca, la guerriera ripone la spada nel fodero.

È lei a parlare. “Qui non hai più bisogno di me, vado a cercare Natasha.” Non è una richiesta, e Steve non ha tempo di replicare nulla perché Freya è già scomparsa dietro la porta.

 

 

Natasha fa ruotare il suo flûte di champagne e ne assapora il profumo. Non riesce a individuare alcun veleno, così si azzarda a prenderne un sorso, che fa passare più volte sulla lingua in cerca di sostanze tossiche.

È buono e apparentemente non contaminato. Rivolge uno sguardo a Pierce che ha già bevuto metà del suo bicchiere senza battere ciglio.

I membri del consiglio hanno appena finito di tenere un mediocre discorso su Captain America e il suo tradimento quando Alexander decide di prendere la parola.

“So che la strada non è stata del tutto in discesa... e che qualcuno mi avrebbe buttato fuori dalla macchina volentieri” esordisce con un sorrisino compiaciuto. “Finalmente siamo qui” prosegue guardandosi attorno. “E il mondo deve essercene grato.” Alza in alto il calice per un nuovo brindisi. Natasha finge di prenderne un altro sorso e esamina la stanza.

Quando una voce irrompe all’improvviso in quella piccola riunione, non la coglie impreparata.

“Attenzione, agenti dello SHIELD, sono Steve Rogers” comunica uno dei tanti autoparlanti dell’edificio. Il sorriso soddisfatto di Pierce scompare nel giro di due secondi.

“Avete sentito parlare molto di me in questi giorni” prosegue il Capitano, mentre i membri del Consiglio si guardano l’un l’altro, chiaramente sorpresi per questo sviluppo. “Vi hanno anche ordinato di darmi la caccia. Ma è tempo che conosciate la verità. Lo SHIELD non è quello che pensavamo che fosse. E' stato purtroppo fagocitato dall'HYDRA. Alexander Pierce è il loro leader.”

Eccola lì, la bomba sganciata dal Capitano. Come ci si aspetterebbe da Steve, non ha perso tempo ed è andato subito al sodo.

Come chiunque altro nella stanza, anche Natasha si finge sconvolta per le parole di Rogers. Si porta un mano al volto e appoggia il flûte su una mensola, poi torna ad ascoltare il discorso. Niente male, considera, visto che è completamente improvvisato.

“Le squadre Strike e Insight sono anch'esse parte dell'HYDRA. E ce ne sono molti altri e si trovano in quest'edificio. Potrebbero essere accanto a voi.”

I componenti del Consiglio cominciano a essere paranoici. Si squadrano a vicenda, e allo stesso tempo mandano occhiate colme di disgusto in direzione di Pierce. 

“Sono vicini al loro obiettivo... il controllo assoluto.” La voce di Steve si fa grave.  

“Hanno sparato a Nick Fury.” C’è una pausa, quasi a rendere più reale quell’ammissione. “E non finirà qui. Se voi oggi lancerete nello spazio quegli helicarriers, l'HYDRA sarà in grado di uccidere chiunque la ostacolerà. A meno che non li fermiamo.” Natasha si trova quasi a trattenere il respiro.

La voce del Capitano si fa più bassa. “So di chiedere molto, ma... il prezzo della libertà è alto. Lo è sempre stato. Ed è un prezzo che io sono disposto a pagare. E se sarò il solo, allora così sia.” C’è una nota di rassegnazione nella voce, come se Steve stesse tentennando. “Ma scommetto che non lo sarò.”

“Figlio di puttana, megalomane!” sbotta un membro del Consiglio in direzione di Pierce.

“Arrestatelo” interviene la voce pacata di un altro.

Pierce però rimane tranquillo, palesemente sicuro di sé, circondato da guardie fidate.

“A quanto pare la scena è mia” fa notare, facendo un cenno a due agenti dell’HYDRA.

Natasha fa schioccare la lingua sul palato, ma per il momento decide di assistere agli eventi senza intervenire. Il suono basso di un lungo applauso, porta tutti i presenti a voltarsi verso sinistra.

Inizialmente, pensa che si tratti dell’ennesimo adulatore dell’HYDRA, ma quando lo sconosciuto si palesa sente una goccia di sudore colarle lungo le tempie. Lo riconosce subito; impossibile non notare la pelle cremisi e lo sguardo da esaltato. Un pazzo, ecco come le appare Teschio Rosso. 

“Lavoro eccellete, Herr Pierce” si complimenta, mostrando a tutti un sorriso arrogante. Cammina a passi lenti attorno ai membri del Coniglio, le dita che accarezzano il mento.

La pelle del viso è così sottile che si delinea il profilo del teschio, e Natasha comprende il perché Johann Schmidt sia stato rinominato in quel modo. È spiacevole alla vista, ma lei è nata nel secolo del cinema, degli effetti speciali, di Iron Man… non può davvero affermare che il suo aspetto incuta timore. I Chitauri erano creature aliene e pericolose, Teschio Rosso appare più come uno psicopatico uscito la notte di Halloween.

Non intende sottovalutarlo, ciò nonostante non le appare così minaccioso come descritto da Steve. Dopotutto, perfino un bambino di sei anni può diventare un mostro se lo si lascia con in mano una pisola carica.

Benché Freya abbia raccontato loro della sua carriera come mercenario e assassino in un qualche angolo dell’universo, Teschio Rosso potrebbe essere ancora scambiato per un soldato nazista. Veste di nero: stivali fin quasi al ginocchio, un lungo soprabito e guanti consumati sulle nocche. Ai fianchi, legate a un cinturone, porta diverse armi che lei non conosce, ma due di loro sembrano simili a pistole.

La fronte è segnata da una profonda cicatrice e osservando meglio Natasha vede che vi è inciso un simbolo. Rappresenta il marchio dell’HYDRA: un teschio circondato dai tentacoli di una piovra.

“Non sarà…?” azzarda a formulare un membro del Consiglio, inorridito dal nuovo arrivato.

“A questo mondo è mancato una guida giusta e ferma” si introduce Teschio Rosso, affiancandosi ad Alexander Pierce. “Una mano decisa che accompagnasse l’umanità fuori dall’era oscura in cui si trova.”

“Pierce, eri così disperato da richiedere l’aiuto di questo pazzo vanaglorioso?” esplode uno dei presenti, mentre Natasha attiva con discrezione il morso della vedova, celato sotto i vestiti. 

“Su, su, signor Talon. Cerchi di mantenere la calma, c’è una signora tra noi” commenta Alexander, facendo un cenno in direzione di Natasha.

Lei inarca le sopracciglia e Teschio Rosso scoppia in una risata bassa e compiaciuta . C’è arroganza, crudeltà e appagamento nel modo lento e deliberato con cui Schmidt estrae una delle pistole.

Fa appena in tempo ha pensare che quell’arma sembra uscita da un film di fantascienza, che Teschio Rosso preme il grilletto.

Un flash, un bagliore verde… e tutto ciò che rimane del signor Talon è un mucchio di cenere.

Natasha deglutisce due volte, imponendosi senza risultato di rimanere calma. Il suo cuore batte come un tamburo, mentre granelli di polvere si depositano sul pavimento.

Un membro del Consiglio è rannicchiato su se stesso, l’altro sta vomitando il prezioso champagne offerto da Pierce. Natasha lascia cadere il calice a terra. Vuole avere le mai libere e in tal modo le permette anche di inscenare un improvviso attacco di panico.

“Sarete spettatori del sorgere di una nuova alba per tutta l’umanità.”

“Hail HYDRA!” esclama Pierce, la posa marziale, appoggiandosi a un tavolino.

Gli occhi di Natasha non possono che notare il quaderno rosso che vi è posto sopra. C’è una stella nera al centro e Pierce lo prende un attimo in mano, avendone particolare cura. Lo fissa pensieroso e così fa anche lei.

C’è qualcosa di familiare in quel libro e Natasha si massaggia le tempie, un ronzio nel fondo del suo cervello come se stesse dimenticando qualcosa.

Devo prenderlo, devo proteggerlo.

Schiude le labbra, incapace di capire da dove provengano quei pensieri. Distoglie lo sguardo da Pierce, ma i suoi occhi tornano inevitabilmente lì, catturati dai riverberi scarlatti.

Teschio Rosso sta dicendo qualcosa, ma lei è immobile, come paralizzata e non ascolta. Si sente stordita, smarrita come un viaggiatore nella giungla. Per qualche ragione è sommersa da immagini che riguardano il suo addestramento nella Stanza Rossa. Più prova a scacciarle, più perdurano nella sua mente.

“… e per quanto riguarda il Tesseract. Voi membri del Consiglio dovreste sapere dove si trova.” Teschio Rosso ha le braccia incrociate sul petto, la pistola abbandonata su una mensola. “Vi conviene parlare. Rogers ha espresso quello che intende fare: combattere l’HYDRA, me. Voi, tuttavia, siete solo… “ Johann Schmidt sembra incapace di trovare un termine che lo soddisfi e si lascia sfuggire una parola, certamente non terrestre. Natasha nemmeno si sforza di capirla, visto che il significato non può che essere un insulto.

“Noi non sappiamo niente!” strilla uno dei due uomini. “Il Tesseract e tutto ciò che fa parte del progetto Avengers è supervisionato da Nick Fury” rivela, senza farsi alcun problema.

“Il Tesseract non è più sulla Terra” interviene Pierce, la fronte aggrottata. “Presumo sia ad Asgard, con Loki e Thor.”

C’è un guizzo di vivo interesse negli occhi di Teschio Rosso. “Asgard?” ripete, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Poi mostra un sorriso, cospiratorio e indulgente.

“Le vie del fato sono misteriose” commenta, riprendendo in mano la pistola. “Asgard… è sempre stata il mio destino.”

A Natasha sembra un invasato, mentre agita le braccia in modo quasi isterico. “Andrò sulla terra degli dèi, prenderò il Tesseract e carpirò i segreti di Asgard” si esalta.

“E Steve Rogers?” gli ricorda Alexander Pierce.

Ah!” esclama Teschio Rosso, con enfasi. “Il caro Captain America… sì, sì, credo che prima mi occuperò di lui. Avrò la mia vendetta, come lui mi ha promesso.”

“Lui?” lo interroga Pierce, guadagnando un’occhiata infastidita.

“Oh, lui si fa chiamare Thanos.”

 

 







 

Note: Tadannnn!

Ecco che per la prima volta si fa il nome di Thanos, nel mio personale universo MARVEL! Cosa mi dite? Siamo ormai nel pieno dell'azione e io sono curiosissima di sentire vostri pareri! ;P

Ci sentiamo al prossimo capitolo! Vi prometto fuochi d'artificio!!!!

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Capitolo 21
*** La caduta del Triskelion ***


 

Capitolo 20: La caduta del Triskelion


 

 

Il malessere che ha provato a Venezia sta tornando. Freya abbassa lo sguardo sul tatuaggio a forma di piuma e non può fare a meno di grattare la pelle, quasi quel gesto possa bastare a toglierlo.

Il polso è arrossato, ma non le importa. Se Tony la vedesse le imporrebbe di fermarsi, tuttavia non è lì e lei prova il bisogno di cancellare quei segni in ogni modo possibile. Si sente marchiata, come un animale, come una schiava.

Cammina per il Triskelion a testa bassa, seguendo le indicazioni di Maria Hill che dall’auricolare la informa sui corridoi da prendere per arrivare all’ufficio di Alexander Pierce. L’agente dello SHIELD la guida verso un ascensore di servizio e lei pigia i pulsanti di accensione con forza eccessiva.

Steve sta concludendo il suo discorso e Freya tamburella le dita delle mani sull’elsa della spada mentre conta i secondi che la separano dal suo obiettivo.

Uno.

“Tony dice che sta succedendo qualcosa all’esterno del complesso. Le acque del fiume sono agitate…” le fa sapere l’agente Hill, perplessa. Freya ha l’impressione che stia ripetendo a pappagallo le parole di Stark.

Quindici.

“Si stanno aprendo le paratie. Gli helicarriers presto saranno in volo.”

Ventotto.

“Steve ha concluso il discorso.”

Trentaquattro.

Freya stringe le mani a pugno e si concede di pensare a sua madre. Ripeté ogni insegnamento sul Seiðr e lascia che la magia scorra libera attorno a sé. È un flusso debole, quasi incerto, ma deve farselo bastare.

Sarà la spada di Stark a guidare quello scontro.

Quarantanove.

“Teschio Rosso è insieme a Pierce e Natasha. Sono riuscita a inserirmi nel circuito delle telecamere interne e… Credo che dovresti sbrigarti, Freya.”

La guerriera fa due profondi respiri.

Sessantatré.

Le porte automatiche si aprono al cinquantaduesimo piano e lei corre in avanti, quasi scivola sul lucido pavimento, mentre balza alle spalle di una guardia e la lascia tramortita al suolo.

Settantasei.

Freya impugna la spada con entrambe le mani e corre verso l’unica stanza da cui sente provenire il suono di voci umane. Più si avvicina, più riesce a captare pezzi di alcune frasi.

“Lui?” domanda qualcuno a lei sconosciuto.

Ora, davanti a Freya c’è la porta. Fa alcuni passi indietro e prende lo slancio sufficiente ad abbatterla.

“Oh, lui si fa chiamare Thanos.”

 

 

Cento.

La porta d’acciaio vola dall’altro lato della stanza e Freya sguaina la spada con una violenza che non le è familiare. È la rabbia che la guida e, di certo, Víli non sarebbe fiero di lei, vedendo come ha dimenticato tutti i suoi insegnamenti.

Con la coda dell’occhio fa appena in tempo ad accorgersi che un soldato le sta venendo incontro. Rapida lo colpisce alle testa con l’elsa e quello le cade addosso, costringendola a indietreggiare. L’uomo si accascia ai suoi piedi e Freya alza la testa per incontrare la faccia familiare di Teschio Rosso. Lui ha la mascella serrata, una pistola al qwaser puntata al suo petto e l’aria di chi non è felice della piega degli eventi.

“Chi si vede, l’universo è piccolo” considera il fondatore dell’HYDRA. “Un’asgardiana su Midgard. Pierce ha provato a ucciderti ma sei sfuggita ai suoi mercenari. Ha tentato di assassinare Tony Stark, ma perfino il suo amato Winter Soldier ha fallito la missione. E sembra che la colpa ricada ancora una volta su di te. Chi sei?”

Non si ricorda di lei.

Le viene da ridere e non si trattiene, malgrado la situazione. Avrebbe dovuto intuirlo, si dice, Teschio Rosso non ha mai avuto modo di vederla a pieno viso e lei ha sempre fatto in modo di celare la propria identità. 

Sta ancora ridendo quando Schmidt alza la pistola e mira alla sua testa. “Questo provoca gravi danni anche a voi asgardiani” la avverte.

Vero.

“Chi ti ha condotto su Midgard? Perché?” la incalza.

Freya lo ignora. “Ti sei stancato di lavorare per Ronan?” ribatte, senza celare il suo disgusto.

Teschio Rosso sibila. “Ronan è morto.”

Ah, questo sviluppo Freya non se lo aspettava. Dopotutto è difficile sapere cosa accade nel resto dell’universo mentre è bloccata su Midgard.

“Doveva accadere prima o poi” afferma infine con naturalezza, facendo un passo in avanti. “Puoi sempre tornare dal Collezionista. Potrebbe perfino fare un’offerta e pagarti in anticipo per il tuo cadavere. È sempre in cerca di nuovi esemplari per la sua collezione.” Lo dice con un sapore amaro sulla lingua, disgustata per l’hobby di quella creatura antica.

Teschio Rosso socchiude gli occhi. “Chi sei, fräulein?”

“Una valchiria” interviene Pierce, reggendo un libro rosso. “O così ha detto.”

“Voglio il suo sangue!” esclama Schmidt, infervorato. “Il sangue degli dèi… Quanti super soldati potrei creare se riuscissi ad averlo? Con quello e l’aiuto del Tesseract…” dice, gesticolando e i tacchi dei suoi stivali rimbombano per tutta la sala.

Freya sussulta, ma è colma d’ira. Teschio Rosso non è il primo nemico che tenta di usare sangue asgardiano per i propri scopi. Altri hanno tentato esperimenti sui cadaveri del suo popolo, sui prigionieri, sugli orfani di guerra…

Lei aveva dato la caccia a ognuno di loro e non era stata clemente nella sua vendetta. Quegli individui erano peggiori di Víli, meritavano la morte.

"Giudice e giuria, Vanadis. Tuo padre sarebbe fiero."

Le parole di Hela sono come un pugno nello stomaco, ma Freya non può fare nulla per cambiare ciò che prova e ciò che è.

 “Avrei dovuto ucciderti molto tempo fa” confida. Le mani sono salde, il Seiðr così denso che prende vita tra le sue dita, tramutandosi in scintille di fuoco che sembrano soffiate dalle fauci del drago inciso sulla spada.

È una manifestazione pressoché innocua, un trucchetto da strada, ma piuttosto d’effetto per chi è estraneo alla magia.

“Ci conosciamo dunque?”

Freya emette un lamento sommesso e si scaglia su di lui. Blocca il suo braccio verso l’alto e un colpo della pistola di Teschio Rosso esplode, facendo cadere su di loro pezzi di intonaco.

Con l’arto sinistro, Schmidt la colpisce alla spalla destra, lei grugnisce e fa forza per spostarlo di peso in direzione delle vetrate del Triskelion. Un contadino che spinge un bue farebbe meno fatica, considera lei, mentre con la coda dell’occhio vede Natasha liberarsi del travestimento per affrontare Pierce.

“Lasciami andare!” sibila Teschio Rosso, opponendosi ai suoi movimenti.

Freya ansima quando il pugno di lui la colpisce alle costole, ma persiste nel trascinarlo verso le finestre.

“Che stai facendo? Cosa vuoi fare!?” strilla il suo nemico quando raggiungono le vetrate. Sotto di loro il fiume si agita e ribolle, come detto da Stark, ma c’è qualcosa di anomalo lì. Non ha il tempo di pensarci e allunga una gamba, facendo sì che Teschio Rosso inciampi su se stesso.

“Freya.” La voce che la chiama alle spalle è debole, incerta.

Lei si volta, trattenendo a stento le spinte convulse di Schmidt e guarda Natasha negli occhi. Sono spalancati e si muovono confusi tra lei e il capo dell’HYDRA; si fanno ancora più grandi quando lo sguardo si posa su qualcosa che Freya non può vedere, oltre le vetrate.

“Vento” bisbiglia, e una brezza d’aria le sfiora il viso per poi diventare un vortice che frantuma i vetri.

“Freya!” grida Natasha, correndo verso di lei, una mano protesa in avanti.

Freya le fa l’occhiolino, si volta, e trascina Teschio Rosso nel vuoto.

Le urla di Schmidt si confondono a quelle della Vedova.

 

 

“Oh, mio Dio! No, no, no! Decisamente no!”

La voce di Sam è confusa, agitata e totalmente in preda al panico. “Capitano! Capitano! Lassù!” strilla, agitando le braccia. Steve guarda il suo nuovo amico e alza lo sguardo realizzando cosa sta accadendo. Due persone stanno precipitando dall’ultimo piano del Triskelion, dritti sulle piattaforme degli helicarrier.

“Sam!” chiama lui in preda a panico. L’altro tuttavia ha già capito. Le ali di metallo sulla sua schiena si aprono e Falcon è già in volo.

Steve non riesce a vedere chi sono i due, il sole riverbera sulle finestre e fatica a tenere gli occhi aperti. Vede Sam afferrarli, sbandare a sinistra e poi abbassarsi come se avesse perso il controllo dell’armatura.

Troppo peso, comprende con orrore, mentre tutti e tre si accasciano sul cemento della pista di uno degli helicarrier, lo stesso in cui si trova lui.

Le tre figure si rimettono in piedi barcollando, diversi metri più avanti e Steve fa per chiamare il nome di Sam e assicurarsi che stiano tutti bene, ma è sorpreso da alcuni membri dell’HYDRA, nascosti dietro alcuni container, e così è costretto a combattere.

Gli sembra siano passati cento anni quando finalmente riesce a liberarsi e a correre verso di loro. È a quel punto che vede Sam in piedi, sorretto da Freya e con un’espressione cupa in volto. Fa per chiedere dove sia la terza persona e informarsi su cosa diamine sia successo, quando accade.

Gli helicarrier si stanno alzando in volo, ma non è quello a sconvolgerlo. Di fronte al Triskelion c’è un enorme mostro fatto d’acqua: un serpente attorcigliato sull’quartier generale dello SHIELD e con la testa rivolta verso di loro.

“MERDA!” protesta Sam, passandosi una mano sul viso. “Questo è… è-“

“Un bel casino!” sbotta la voce di Iron Man, atterrato al loro fianco. “Ho a malapena fatto in tempo a inserire un chip in uno degli helicarrier, che mi ritrovo inseguito da quella cosa uscita da Narnia!”

“Da che?” si inserisce Steve, sentendosi impotente di fronte a quegli eventi.

“Dov’è andato Teschio Rosso?” s’intromette Freya, guardandosi attorno.

“Schmidt era qui? Era… OH.” Steve annuisce, capendo finalmente chi erano le persone precipitate dal Triskelion.

“Le mie armi non possono nulla contro quel mostro. I missili ci passano attraverso. Uno ha colpito l’edifico” spiega Stark. Steve lo conosce abbastanza da capire che è turbato, anche se continua a fingere sicurezza.

“Non è un mostro. È solo… acqua” chiarisce l’asgardiana, grattandosi la pelle nel punto in cui le è comparso il tatuaggio.

“Come a Venezia?”

“Esatto. Lì” indica, invitando tutti a sporgersi verso il basso. “Vedete? I due guerrieri sul ponte. Sono loro a controllare il serpente.”

“Dobbiamo fermarli. Stark, puoi-”

“Ci penso io” asserisce Iron Man, dando una pacca sulla spalla a Sam. L’armatura si alza in volo, dirigendosi verso i nemici.

Freya fa un passo in avanti “Vado con lui. Quella creatura nasce dal Seiðr, avrà bisogno di me.”

Steve la ferma, prendendola per il polso, costringendola a voltarsi. “E Teschio Rosso?”

“Hai un conto in sospeso con lui, no?”

“Non c’è tempo! Bisogna impedire agli helicarrier di uscire dall’orbita terrestre!”

“Ha ragione lei, Steve.” Sam si sgranchisce le braccia e sistema meglio gli occhiali protettivi sul viso. “Io posso occuparmi del secondo chip, tu del terzo, ma nessuno di noi può combattere quella cosa” conclude indicando il serpente.

“Ma Bucky…” sussurra lui, una stretta allo stomaco.

“Mi dispiace, amico, ma la salvezza del mondo ha la precedenza in questo momento.”

Steve ingoia un grumo di saliva. Sam ha ragione, ovviamente, ma fa comunque male sentirsi dire quelle parole. Annuisce lentamente e Freya sembra sul punto di dirgli qualcosa, ma scuote le spalle e si china sul bordo del helicarrier.

“Non vorrai saltare” dice allarmato.

“Un passaggio?” si offre Sam con un ampio sorriso.

Steve non sente la risposta di Freya, solo le parole dell’agente Hill all’auricolare che lo spronano a sbrigarsi.

 

 

“Evacuazione d’emergenza. Procedere alle zone di sicurezza desiniate.”

Il messaggio vocale è inequivocabile e continuo. Si ripete senza sosta e Natasha guarda con paura crescente mentre la creatura acquatica stritola un centimetro alla volta le pareti del Triskelion.

Alexander Pierce, un occhio tumefatto e le mani ammanettate, sta tremando di fronte alla battaglia che stanno vedendo.

“Questo non faceva parte del piano” dice criptico, mentre cerca di allungare un braccio per riprendere il quaderno rosso che ha lasciato cadere in precedenza. Natasha scaccia la sua mano ed è lei stessa a prendere il libro, un movimento instabile a tradire l’agitazione.

Alexander Pierce le rivolge un’occhiata strana, inclina la testa e tace. C’è qualcosa di viscido nel modo in cui la fissa, come se stesse calcolando le parti mancanti di un’equazione. “Steve Rogers non può fermare il Soldato d’inverno” afferma, mentre lei lo spinge fuori dalla stanza, verso il passaggio d’emergenza riservato ai dirigenti del Triskelion. Fury era stato così gentile da farle conoscere quella via di fuga secondaria.

“Forse lo sottovaluti.” Infila il quaderno sotto il braccio e lo obbliga a darsi una mossa.  

“Non è questione di abilità” ribatte Pierce, tranquillo. “Direi più di testa, o cuore.”

“Farà la cosa giusta.”

“Tu potresti riuscire a fermarlo. Dopotutto sei l’unica testimone che è riuscita a salvarsi per ben due volte.”

“E non intendo testare la mia fortuna per la terza volta!” esclama, con ben poca ironia.

Ah, Natalia, Natalia…” la schernisce. “Se solo riuscissi a ricordare…”

Natasha lo ignora. “I tuoi giochetti psicologici non funzionano con me.”

“Immaginavo avresti detto qualcosa di simile, ecco perché lui è qui.”

“Che cos-“

Il colpo al viso la coglie di sorpresa e la fa sbattere sulla parete del corridoio. Di sfuggita coglie l’arrivo di un altro pugno, ma alza le mani, appena in tempo per fermarlo.

Il Soldato d’Inverno però non le da tregua e la incalza con una serie di calci che lei riesce a malapena a schivare. Non è armata, ricorda, e il panico comincia  a farsi sentire.

Ustupat?” Ti arrendi?

Natasha schiude le labbra quando sente il Soldato rivolgersi a lei in russo. Non una sbavatura nella pronuncia, come se Barnes fosse nato in Russia e avesse passato lì tutta la vita.

“Lasciami andare. Io e Steve possiamo aiutarti a recuperare la memoria”

Quelle parole le suonano familiari, quasi un dejavu. Perfino la situazione non le è insolita. Sta parlando con lui come se lo conoscesse da una vita e questo è strano anche per lei.

Soldat” lo avverte Pierce.

“Il tuo nome è James Buchanan Barnes” gli rivela Natasha, prima di schivare l’ennesimo attacco. Il braccio di metallo si conficca nel muro e lei ne approfitta per riprendere Pierce e spingerlo brutalmente verso l’uscita. Tutti e tre possono sentire lo scroscio dell’acqua del mostro, come se si trovassero di fronte alla cascate del Niagara.

Alexander non si fa pregare molto e corre da solo in direzione della loro via di fuga. Lei si ritrova con il braccio del Soldato avvolto attorno al collo e tossisce più volte mentre impiega tutte le energie per liberarsi.

“Sei il migliore amico di Steve Rogers. Lui ti chiama Bucky-“

“Chi diavolo è Bucky?” ringhia il Soldato d’Inverno. Natasha coglie una leggera esitazione mentre pronuncia quella frase e dirige una ginocchiata nel suo addome.

La Romanoff ansima, in cerca d’aria, poi sputa a terra un grumo di saliva. Sa, senza guardare, che la precedente ferita alla spalla ha ricominciato a sanguinare. Calcola i danni: non riesce a tenere l’occhio sinistro aperto e sospetta di avere la caviglia slogata.

Anche il viso del soldato presenta delle escoriazioni, ma c’è qualcosa di sbagagliato nel modo in cui la sta fissando. Come se qualcosa nella sua testa fosse scattato quando lei ha pronunciato il suo nome. Poteva essere?

Rotolano a terra e Natasha riesce a stringere le cosce attorno al suo collo, una mossa che le ha spesso salvato la vita. Il Soldato le tempesta la schiena di pugni nel tentativo di liberarsi e lei sibila di dolore ma resiste.

È quasi un errore quando abbassa lo sguardo e trova il suo viso arrossato per la mancanza d’aria. Il Soldato ha gli occhi azzurri come Steve, ma privi di quel calore amico in cui lei è solita specchiarsi.

Non è la prima volta che si trovano faccia a faccia, eppure è solo ora che Natasha nota quel particolare. Nei suoi incubi il Soldato d’Inverno è una figura senza nome che si china su di lei, il fucile carico poggiato sul suo stomaco, il viso indistinto e sconosciuto.

“Ti piace essere lo schiavo dell’HYDRA?” gli sussurra all’orecchio.

L’altro mugugna e la colpisce con un altro pugno. Natasha soffoca l’urlo di dolore, ma lascia la presa, piegata in due dal dolore. Striscia in avanti e non riesce ad alzarsi nemmeno quando sente l’urlo di Pierce e il corridoio è invaso da un tentacolo d’acqua che investe lei e il Soldato.

Sente la mano di Bucky prima ancora di vederla. Le ha afferrato il polso e spinta addosso a sé, contro ogni buona logica. Natasha si chiede se abbia intenzione di ucciderla nonostante stiano lottando entrambi per sopravvivere.

Qualsiasi cosa voglia farle lei è comunque troppo stanca e ferita per opporsi. Vengono sbattuti contro le pareti, eppure, per qualche misteriosa ragione, il Soldato sembra intenzionato a offrirle protezione e ogni volta le fa da scudo con il suo corpo.

È… insensato. Semplicemente insensato.

Perché diavolo la sta proteggendo?

Perché lei lo sta abbracciando come se dovesse dire addio all’amore della sua vita?

L’amore è per i bambini, agente Romanoff.

La testa le fa male. Ha sempre avuto un’avversione per l’acqua, fin da quando ne a memoria. A volte fa degli incubi in cui è totalmente sommersa e c’è sempre qualcuno che la chiama senza però riuscire a raggiungerla. La realtà è ancora più spaventosa.

Sente sfuggire l’ultima riserva d’ossigeno, si trova ad agitarsi come avesse le convulsioni e la stretta del Soldato si fa più pressante, quasi la stesse pregando di resistere.

Sto delirando.

È il solo pensiero coerente che riesce a formulare mentre l’acqua li ingloba totalmente, trascinandoli fuori dal Triskelion fino alle viscere del Potomac.

Il fiume è scuro e l’impatto la separa infine dal Soldato.

Steve, urla la sua mente. James, grida il suo cuore.

La poco coscienza che le rimane l’esorta a stringere a sé il libro di Pierce.

L’ultimo pensiero è rivolto a una landa di ghiaccio e neve.

 

 

 

 

 

Note: Da fedele sostenitrice della WinterWidow ho amato scrivere il pezzo finale del capitolo. Voi cosa mi dite di questa coppia?
Vi piace come ho cambiato gli eventi del film? Come vi aspettate che finirà la battaglia del Triskelion? I personaggi riceveranno una gioia da questa autrice? xD

Buone o cattive(?) notizie: alla conclusione della prima parte di "Radici" mancano due, forse tre capitoli! ;P

Poi, come già annunciato le vicende si sposteranno nello Spin-off "Neve Scarlatta" e concluso quello tornerò a dedicarmi alla seconda e ultima parte di Radici. ^^

 

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