Will things ever change?

di _f r a n c y_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Disclaimer: I personaggi presenti nella fanfiction non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.







Will things ever change?





Barcollava, le gambe instabili e la schiena dolorante. Ma le stampelle sarebbero state un accorgimento inutile: era piena di graffi e lividi sulle braccia. Per non parlare del dolore sparso su tutto il corpo, dai capelli alla punta dei piedi: in effetti, mai prima d'ora era stata messa K.O. a quel livello.
Tuttavia, celava gli spasmi dietro a un'espressione composta, pronta ad allargarsi in un sorriso ogni volta che incrociava qualcuno nei corridoi. Era l'unico modo per persuadere le infermiere a farla andare da Lee. Al diavolo, lei in quella snervante attesa, prima di rimettersi completamente, non ci rimaneva.
Stando a quello che le aveva detto il maestro Gai, le fitte che le penetravano fin quasi nelle ossa, ad ogni passo, non erano niente in confronto a quello che doveva sentire il compagno.
Non potrà più essere un ninja...
Il sensei l'aveva pregata di non farne parola con Lee. Per il momento, si trattava solo dell'opinione di alcuni ninja medico di primo soccorso; dovevano ancora essere fatti gli esami di accertamento.
Certo che se ha così tante microfratture...
Tenten scosse il capo con forza, rischiando però di perdere il suo già precario equilibrio.
Un'infermiera le corse incontro, domandandole con un misto di stupore e rimprovero che cosa ci facesse in piedi.
 - E' un'incosciente, torni in camera. - la sorresse, un braccio intorno alle spalle.
 - Ma mi sento bene, basta che cammini con calma. -
 - Dove stava andando? - chiese sospettosa: per insistere tanto, non doveva essere una semplice passeggiata di piacere.
 - Un mio compagno di squadra è ricoverato qui. Credo sia grave. - ed aggiunse, notando lo scetticismo dell'infermiera, - Si chiama Rock Lee, ha fratture serie sul lato sinistro del corpo... -
Si interruppe, vedendo gli occhi della donna accendersi:
 - Sì, è nel blocco B. Ma lei dovrà aspettare domani per vederlo: la sua pressione è ancora bassa, deve dormire e... -
 - La accompagno io. -
Il viso di Tenten si illuminò, una sorta di abitudine. In realtà non avrebbe voluto, in quella circostanza. Non dopo che Neji aveva cercato di uccidere Hinata Hyuuga.
 - D'accordo. - acconsentì l'infermiera, sollevata ed al contempo intimorita dal nuovo arrivato. - La affido a lei, mi raccomando. -
Così, purtroppo, Tenten doveva essergli riconoscente per averla liberata da quell'impiccio. Soltanto per quello, dato che, per il resto, non le offrì di certo il braccio per aiutarla a camminare.
Però, ripensandoci, qualcosa non le tornava...
 - Cosa ci fai in ospedale? -
La prese larga. Non voleva insinuare nulla, probabilmente si stava solo facendo un sacco di castelli in aria. Eppure... era proprio sul suo piano, camminava verso la sua stanza...
 - Sono venuto a trovarti. - confessò senza esitazione.
A momenti Tenten non perdeva ancora l'equilibrio.
 - Ah, sì? - si finse sorpresa.
 - Devo sapere quando ti dimetteranno. Ho circa un mese per allenarmi. -
A momenti a Tenten non cedevano le gambe una volta per tutte.
Illusa..., si disse, sconsolata. Se Neji non avesse dovuto gareggiare, gli avrebbe cacciato un malocchio terribile. Lo scrutò di sottecchi, gli occhi ridotti a una fessura, mentre valutava le opzioni possibili.
 - Non ha senso quello che stai facendo - la riprese, lo sguardo fisso davanti a sè, sul corridoio che stavano percorrendo.
Tenten si irrigidì. Come aveva fatto a...
 - Cosa pensi di dirgli? Lo umilierai ulteriormente e basta. -
La kunoichi tirò mentalmente un sospiro di sollievo: si riferiva a Lee.
Neji aveva ragione, lei lo sapeva. Da ninja meritevole, Rock Lee non tollerava la compassione. Come lei, come Neji. Dopotutto, però, si trattava solo di un esame non superato, non di un'occasione unica nella vita. Probabilmente non lo avrebbe confortato sapere di non essere l'unico squalificato del team, ma sarebbe certo stata incoraggiante per lui la prosettiva di allenarsi insieme a lei per ritentare la selezione dei chunnin e...
Ma non dirne, Tenten...
Queste erano solamente giustificazioni che aveva costruito per nascondervisi dietro. A voler essere onesti con se stessi, era preoccupata da morire per Lee. Voleva appurare di persona il suo stato fisico, per potersi convincere che le sue paure fossero prive di fondamento.
 - Non potrà più essere uno shinobi, lo sai? - Neji parve sorridere.
 - Sì. - annuì, pensando che doveva essersi sbagliata.
 - Se solo mi avesse dato ascolto - fece spallucce lui.
Tenten alzò un sopracciglio:
- In che senso? -
 - Rock Lee è un illuso, vuole opporsi alla natura, alla realtà dei fatti. Avrebbe dovuto arrendersi. - sorrise beffardo, guardandola, - Non potrà mai diventare un ninja, uno come lui. -
La kunoichi si fermò bruscamente, proprio quando ormai erano a pochi metri dalla stanza di Lee.
 - Sarà perchè anche io non ho capacità innate e non appartengo a nessun clan prestigioso, - fissò le iridi nocciola in quelle incolori di Neji, con una determinazione che ricordò al genio di Konoha quella suicida di Hinata, - ma ho stima totale di Rock Lee. -
Neji celò difficilmente il proprio turbamento: Tenten non gli aveva mai parlato così, non gli aveva mai dato contro. A dirla tutta, non aveva mai espresso un proprio parere. Probabilmente perchè lui, taciturno e riservato, non gliene dava l'opportunità e, ad ogni modo, non l'avrebbe ascoltata.
Erano compagni di squadra, facevano coppia negli allenamenti. Punto.
In quel momento, Neji realizzò di avere sempre apprezzato che lei non lo giudicasse: lo rilassava molto e lo fortificava, perchè tutto sommato il suo era una sorta di tacito assenso ai propositi e ai valori per cui lui combatteva.
A dispetto di qualsiasi previsione, ora si ritrovava attaccato dalla persona che, stimava, lo avrebbe seguito sempre silenziosamente, in ogni sfida.
In quel momento, Neji si sentì a disagio.
 - E' vero, l'ho ripreso un sacco di volte per la sua ostinazione, perché lo portava solo a farsi del male. - continuò Tenten, aspettandosi una simile obiezione da parte dello Hyuuga, - Ma la sconfitta con Temari mi ha dato da riflettere: migliorerò e la prossima volta saprò batterla. E' stato proprio Lee a insegnarmi a non rinunciare mai ai miei obiettivi. Per quanto siano lontani da me e dal mio presente, in un futuro, col duro e incessante esercizio, li raggiungerò. Nonostante io faccia parte della categoria 'uno come lui'. -
Neji rise, scuotendo il capo:
 - Anche tu. -
Poi ricambiò la forza di quello sguardo con la sua espressione più glaciale.
 - Sei destinata a soccombere, allora, lo sai bene. Come lui. - accennò col mento alla camera sulla sua sinistra, con disprezzo. Prima che lei potesse ribattere, le lanciò una frecciatina fatale per quella sua ostentata sicurezza.
 - Sei un'ipocrita, Tenten. Non sei tu quella che legge le carte prima di ogni missione? -
La ragazza esitò, evidentemente colpita in un punto sensibile.
 - E' solo un passatempo. - balbettò, gli occhi meno convinti di prima.
 - Però significa che credi nel destino, in un disegno già scritto prima della nostra nascita. -
La posizione di Neji si rafforzava parola dopo parola. Ora era lui a tenere le redini della conversazione, lo sapevano entrambi.
Già... in che cosa credo io?
Tenten era combattuta. Sì, riteneva che il percorso di ogni individuo fosse già tracciato. Dopo l'incontro delle semifinali, però, aveva cominciato a pensare che forse nessuno potesse conoscere dove il suo cammino si interrompesse o deviasse e ciò avrebbe spronato la gente a combattere per i propri ideali.
Ma se una persona non fosse stata destinata ad avere successo... La battaglia, allora, sarebbe stata inutile.
Quindi, aveva ragione Neji? E se nel destino di Tenten non fosse stato scritto che lei sarebbe diventata la migliore kunoichi del villaggio? Un'intera esistenza trascorsa a raggiungere un orizzonte. Ma, si sa, l'orizzonte si spostava insieme a chi lo rincorreva.
Oppure, finire come Lee. Scoprire a quattordici anni di avere chiuso con la propria gara all'inseguimento dell'impossibile. In effetti, se ognuno avesse potuto conoscere i propri successi e fallimenti fin dalla nascita, si sarebbero potute risparmiare tante sofferenze e delusioni.
Forse è Neji ad essere nel giusto...
 - Per Lee era solo una questione di tempo. Se non ci fosse stato quel Gaara dal villaggio della Sabbia, un giorno avrebbe comunque sbattuto il muso contro il muro dell'ineccepibile verità, perdendo contro di me. - infierì Neji, armato della posizione di vantaggio che si era guadagnato.
 - Lo avresti ucciso?", gli domandò indignata, ma solo con un filo di voce. Sintomo che la freddezza di quel cuore stava devitalizzando le sue difese. -Come volevi fare con tua cugina... -
Lo Hyuuga sembrò scuotersi e la fulminò prontamente.
 - Non ti immischiare in cose che non ti riguardano. -
Tenten avrebbe voluto replicare, ma la voce si era bloccata in fondo alla gola, insieme all'ultimo respiro che aveva preso.
 - Comunque, - proseguì lui, - sì, li avrei uccisi entrambi, se ne avessi avuto l'occasione. Dopotutto, a cosa servono al mondo due perdenti come loro? Ascoltami, Tenten. Tu sei ancora in tempo per tirarti indietro. Al momento l'unica carta a tuo favore rispetto a loro due è che tu contribuisca ad allenare un eletto come me. Ma in un futuro dovrai fare i conti coi limiti che la natura ti ha imposto. Anche se, forse, non è molto lontano...- squadrò da capo a piedi le fasciature, i cerotti e i lividi sparsi su tutto il corpo di Tenten.
Questo prima che una cinquina stampata sulla guancia lo facesse ciondolare.
 - Di sicuro, - gli disse con voce tremante, - di sicuro una cosa accadrà molto presto. -
Tenten incontrò i suoi occhi, dapprima sbarrati, poi rabbiosi.
 - Trovati qualcun altro con cui esercitarti. Non voglio perfezionare la tecnica di un assassino. Ah,- aggiunse, prima di superarlo, - e se devi entrare da Lee per dirgli certe cattiverie... allora vattene. - 
Aveva il cuore a pezzi.
Al di là dell'insicurezza su se stessa che Neji aveva alimentato, Tenten soffriva ora per qualcosa di ben più irreparabile: il suo amore infranto.
Come avrebbe voluto che Neji fosse un'altra persona.
Già solo il pensarlo le torceva ulteriormente il cuore, impedendole quasi di respirare.
Fin quando non si sentì strattonare per il polso. Non se ne accorse tanto per il gesto in sè, piuttosto per la fitta lancinante che le provocò, sotto le bende.
Come se quel dolore non fosse bastato a paralizzarla, gli occhi di Neji la colpirono con un intento quasi omicida che la disarmò. Non avrebbe mai voluto, proprio davanti a lui, ma cominciò a tremare.
 - Tu farai quello che dico io. -
La verità, e anche Tenten lo avrebbe compreso se solo non fosse stata così accecata dal terrore, era che Neji non poteva trovare nessun partner migliore della maestra d'armi per migliorarsi nella rotazione suprema.
Tenten, il volto che lottava per non contrarsi in una smorfia di dolore, cercò di liberarsi dalla presa, invano.
 - Hai capito? - le momorò, impassibile.
- Voi due! -
Un'infermiera si affacciò esasperata da una delle camere.
- Avete finito di discutere? I pazienti devono riposare! -
Neji si ricompose in un attimo, senza che la donna potesse scorgere il movimento rapido della sua mano. Si scusarono entrambi e, soprattutto, Tenten ne approfittò per sgattaiolare sulla maniglia della stanza di Lee.
Prima di entrare si voltò con occhi lucidi verso lo Hyuuga, ancora in piedi nello stesso punto in cui lo aveva lasciato. La medesima espressione gelida.
 - Sei una persona orribile, Neji. Nessuno ti vorrà mai stare accanto. Neanche io. -
Così il ragazzo rimase solo, in mezzo al corridoio del blocco B. Solo, con gli occhi fissi su una porta chiusa e la mente piena di quelle parole.
Soprattutto le ultime due.
Se nemmeno lei, allora era vero sul serio.
Solo. Di nuovo.
Neji serrò la mandibola e trasse un profondo respiro, incamminandosi verso l'uscita.
Ma dopotutto, padre, non è meglio così?

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***





Lee girò lentamente il capo verso la soglia.
 - Tenten? - chiese in un mormorio.
Certo, quegli chignon erano inconfondibili.
Sorrise, per quanto i postumi della anestesia gli permettessero: che gioia vedere una faccia amica. Per un attimo il pensiero di alzarsi e correre ad abbracciarla gli attraversò la mente. Poi però dovette fare i conti con il proprio corpo, che di muoversi non ne voleva sapere.
Fu Tenten ad andargli incontro, sedendosi accanto al letto.
 - Tra tutti e due... - sorrise guardando ora le proprie medicazioni ora quelle del ragazzo, - Siamo proprio uno splendore! -
Lee incurvò gli angoli della bocca verso l'alto. Ma altro lo preoccupava, ora.
 - Ti ho sentito litigare con Neji. -
Tenten perse un battito. Aveva sentito la loro discussione?
Aveva sentito?
"Tenten, mi raccomando," l'aveva pregata il maestro Gai, "per il momento non dire niente a Lee. Voglio aspettare gli esiti di analisi più approfondite"
 - Voi due non avete mai litigato. Perché non mi racconti cos'è successo? -
 - Io... Lee, senti... - balbettò, le lacrime che le salivano agli occhi.
 - Scusami, sono sempre troppo curioso. - chinò il capo.
Tenten si sentì morire. Quel ragazzo era sempre così umile... Forse avrebbe preferito se la avesse costretta con la forza a dirgli in faccia tutto ciò che lo riguardava.
Lei, invece era una tale inetta. Era stata totalmente incapace di assumersi le proprie responsabilità e, forse persino peggio, aveva tradito la fiducia del maestro.
 - E' che... - proseguì la bestia verde di Konoha, - sentivo le vostre voci ma non capivo quello che dicevate. - 
Rock Lee fece gli occhioni, le labbra gli si incresparono:
 - E' terribile, non trovi? Come imparare una tecnica di tai solo superficialmente, senza poterne cogliere l'essenza. -
La kunoichi trasse un sospiro profondo, una mano sulla fronte.
Lee la richiamò. Lei alzò il viso, interrogativa. Lui la fissava di nuovo serio.
 - E' per Neji che stavi per piangere, quando sei entrata? -
Smascherata in pieno.
In effetti, entrando nella camera subito dopo aver discusso con lo Hyuuga, non aveva avuto il tempo di asciugarsi gli occhi. Tuttavia, in quel momento Tenten aveva desiderato solo andare lontano da lui. Tutto il resto era divenuto secondario.
 - Va tutto bene, adesso. - lo rassicurò.
Ma Lee non intendeva cambiare discorso.
 - Quando uscirò di qui, - levò il pollice a fatica davanti al viso, - lo farò strisciare ai tuoi piedi per implorarti perdono! -
 - Lee... -
Grazie...
Non riuscì a dirglielo. Perchè le parole di Gai, quasi in lacrime, le tornarono in mente. Fu come gettare nuova legna da ardere sul fuoco appena acceso da Neji.
La mano di Lee si schiuse mentre il ragazzo guardava Tenten incurvarsi e portare le mani sul volto.
 - Lee... - parlò tra i singhiozzi, la voce impastata dallo sforzo del pianto liberatorio, - Mi stimerai di meno ... come kunoichi... per questo? -
Le sfiorò le dita con la punta delle proprie, per quanto deboli e tremanti.
 - Farsi trascinare dalle passioni è molto giovanile, Gai sensei lo dice sempre. Poi, - sfoggiò uno sorriso scintillante, - tu per me sei la migliore kunoichi di Konoha! Anche meglio di Sakura-chan. -
Tenten scacciò la sua mano:
- Bugiardo... -
Alla fine, però, gli gettò le braccia al collo, versando lacrime e lacrime sulle bende di entrambi.
Rabbia. Tenten scaricava tutta la sua rabbia con quei lamenti disperati.
Per la crudeltà del ragazzo di cui era innamorata. Per l'ingiustizia del destino con una persona pura come Rock Lee.
Le cose sarebbero mai cambiate?


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


N.B.) Questo capitolo è rimasto identico alla versione di due anni fa (per chi l'avesse letta) solo riguardo la prima sequenza. La parte successiva è stata modificata radicalmente ed aiuta a comprendere il quarto ed ultimo capitolo. ^ ^
Buona lettura! (Spero!)







Gai Maito entrò nella camera del suo allievo prediletto quando il sole ormai stava riempiendo i corridoi del rosso del tramonto. Quello stesso colore pennellava contrasti netti di luci e ombre intorno al suo sorriso. Sì, sorrideva. Gai non conosceva il significato della parola sconfitta, se non come strettamente connesso a quello di 'rivincita'. Il suo spirito era pieno di una giovinezza adolescenziale, quella dei ragazzini che sognano di conquistare il mondo, forti della loro presunta invincibilità, di limiti che non esistono nella propria mente e quindi nemmeno nella realtà.
Il suo testardo ottimismo non gli permetteva di contemplare minimamente l'ipotesi che il suo pupillo potesse, di fatto, non essere più tale.
Il sorriso gli si spense per un attimo dalla sorpresa, per poi riaccendersi raggiante e commosso al tempo stesso. Lee riposava serenamente, la testa di Tenten che gli sfiorava la mano mentre dormiva chinata sul suo letto.
O non si era mai accorto che fossero così legati, oppure qualcosa era cambiato dopo gli esami di selezione dei chunnin.
Ciò di cui invece non si stupì era che il terzetto non fosse completo. Già, Neji... Gai non aveva dubitato un solo istante che sarebbe arrivato in finale. Ugualmente non si aspettava che venisse da lui per gli allenamenti: lo avrebbe visto solo allo scadere dei trenta giorni, nell'arena.
Guardò di nuovo Rock Lee e Tenten, questa volta trattenendo a stento un sospiro. Era difficile trovare una porzione del loro corpo senza fasciature. Soffriva insieme a loro per le sconfitte che avevano subìto e che, sotto l'insistente presenza dei bendaggi e nell'innocenza del sonno al quale non avevano resistito, li faceva sembrare dei bambini, caduti vittime di un gioco crudele.
Si erano imbattuti entrambi negli avversari sbagliati. Contro chiunque altro avrebbero vinto, Gai ne era sicuro.
Però, a quanto pareva, quelle stesse sconfitte li avevano avvicinati.
Un lampo gli attraversò la mente.
Forse anche Neji avrebbe avuto bisogno di una sconfitta per riconsiderare se stesso e, soprattutto, i valori ai quali aveva improntato la propria vita. Gai sapeva bene del trauma che Neji aveva subìto da bambino e sapeva anche che era una giustificazione più che sufficiente per la rabbia silenziosa che muoveva ogni suo muscolo negli incessanti allenamenti. Ma il punto, quel punto che dava da pensare a Gai ogni volta che il ragazzo, pur esausto, si risollevava, inducendo implicitamente una vacillante Tenten a fare altrettanto, era che la sua energia vitale non era, paradossalmente, voglia di vivere. Era odio.
Gai si crucciava, perchè quel sentimento avrebbe finito con l'accecare il suo allievo, col divorargli avidamente il cuore e la ragione. Lui però, sebbene fosse il suo maestro, cosa poteva fare? Nutriva il sospetto di essere agli occhi di Neji una persona ben poco credibile (se solo avesse saputo che questa era la critica più modesta delle tante...). Neji non avrebbe mai ritenuto le sue parole degne di peso.
Con un gesto di istintiva paternità, Gai scrollò dolcemente Tenten e la svegliò. Era spaesata, non si era accorta di essersi addormentata. Lee invece continuò a riposare sonoramente. Tenten non smise di guardare il compagno, neanche quando Gai le chiese come si sentisse, domanda a cui rispose annuendo distrattamente.
D'un tratto, si rivolse al sensei con sguardo interrogativo: non voleva usare parole, rendevano le preoccupazioni troppo palpabili, troppo fondate. Inoltre, non voleva svegliare Lee, adesso.
Gai chiuse gli occhi e alzò le spalle: non si sapeva ancora nulla di certo.
 - Ora è meglio che torni in camera. - le strizzò l'occhio, - Tra poco passeranno con la cena, e se non ti trovano...-
Tenten concordò, memore dello sguardo indagatore e vigile dell'infermiera di poco prima, ma rifiutò di essere aiutata a camminare, nonostante barcollasse ancora un po'. Era già stato abbastanza umiliante scoppiare a piangere davanti a Neji e Lee.
Gai era commosso. Non potè trattenersi dallo sputarle addosso lacrime mentre osservava quanto fosse una kunoichi in gamba, l'orgoglio del suo maestro. Il suo piagnisteo lamentoso e sbiascicato destò Lee, che cominciò a mugolare per il solo fatto che il suo divino maestro lo stesse facendo.
Fiutato l'approssimarsi di un Teatrino della Giovinezza, Tenten sgattaiolò fuori dalla stanza senza farsi notare.




Quella stessa sera nella propria camera, le luci già spente per la notte, Tenten non fece che ripensare alla discussione con Neji. Di solito non si dedicava a simili riflessioni sentimentali. Ma era innegabile che questa fosse stata la prima volta che aveva litigato con lui e non certo per delle sciocchezze.
Al di là del dolore provocatole da quello sguardo spietato e tagliente, Tenten si sentiva stordita, come una persona che al proprio risveglio non riconosceva il luogo in cui si trovava.
Il destino... Lei ci credeva davvero oppure no? Era giusto che Lee si arrendesse alla sconfitta di una vita intera? Per uno come lui non aveva scopo rimettersi in gioco?
Tenten aveva sempre riconosciuto la prodigiosità di Neji. Non che sognasse di raggiungere il suo livello, un giorno. Aveva accettato il divario tra di loro fin dal principio, probabilmente coadiuvata da una notevole dose di profondissima ammirazione.
Nei mesi precedenti, ad ogni duello combattuto invano da Lee, Tenten aveva sempre cercato di convincerlo della medesima verità. Lo aveva ammonito per il suo bene, per quanto forse i modi non fossero stati i più delicati.
Eppure, al torneo Rock Lee era stato in grado di sfoderare una potenza tale da far rabbrividire chiunque, persino il suo avversario. Persino Neji.
Un vero perdente sarebbe stato vergognosamente sconfitto dopo due miseri secondi.
Ora, però, era lo stesso Rock Lee di quel mirabile scontro a rischiare la condanna ad una vita qualunque. Il destino era forse tanto crudele da illudere una persona di poter raggiungere i propri obiettivi, per poi scaraventarla brutalmente contro il piano della realtà?
Tenten sospirò: chi poteva saperlo? Chi poteva prevedere le mosse future del destino?
Già...
Corrugò la fronte ed infine scattò seduta sul letto.
 - Già! - esclamò furiosa, - Chi è Neji per conoscere cosa il destino abbia riservato ad ognuno di noi? -
La sua compagna di stanza, una kunoichi del villaggio rientrata da una missione, si rigirò pigramente sotto le coperte con un lamento indecifrabile. Poi le lenzuola fecero una capriola in aria e la ragazza balzò in piedi sul materasso, un kunai stretto tra le dita.
 - Chi è là? Stai bene, Tenten? Tranquilla, adesso ci sono io! -
Tenten avrebbe preferito sprofondare mentre mormorava:
 - Ehm, perdonami, Aiko-san. Era soltanto un incubo... -
Aiko mantenne la posizione per un'altra manciata di secondi, prima di ricadere sul letto. A giudicare dall'istantaneità con cui riprese a ronfare, Tenten dubitò che la mattina seguente avrebbe ricordato alcunché.
Lei invece ricordava perfettamente dove le riflessioni l'avessero condotta. Raccolse le gambe al petto e vi poggiò il mento, concentratissima. Cosa rendeva Neji così sicuro nell'indovinare il destino altrui? Non era certo un dio, tantomeno un profeta.
E lei che leggeva le carte? Fino a quel momento non si era mai imbattuta in un pronostico negativo. Se fosse accaduto, come avrebbe reagito? Avrebbe insistito per annullare un'intera missione? Se un giorno le carte e gli astri le avessero svelato che la sua carriera di kunoichi sarebbe presto fallita? Avrebbe rinunciato al proprio sogno?
Tenten strinse più forte le braccia intorno alle ginocchia, tanto da avvertire una fitta al polso. Nel buio della notte che la circondava rivide le mattinate in aula all'accademia; i pomeriggi passati ad allenarsi nelle tecniche genin; le serate trascorse china sui manuali e gli appunti. Rivide il sorriso compiaciuto degli insegnanti davanti al suo ennesimo centro perfetto.
Lei non era una perdente. Lee non era un perdente.
Il destino era una sfida, non una condanna.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


N.B.) Questo capitolo, insieme al precedente, sostituisce il terzo capitolo della prima versione della fanfic. In altre parole, il finale della storia è stato riscritto!
Quindi, se avevate già letto i primi tre capitoli della fanfic, ora dovreste non soltanto leggere questo (il quarto), ma anche il precedente, poiché non è più lo stesso di due anni fa. ^ ^'







Due mattine dopo, Tenten fu dimessa dall'ospedale, con la calda raccomandazione di rimanere a riposo almeno altrettanti giorni.
Il bruciore della sconfitta agli esami ed il nervosismo per la discussione con Neji, tuttavia, strepitavano. Volevano essere proiettati fuori dal suo corpo e dalla sua mente, troppo piccoli per contenerli ancora a lungo.
Così Tenten reinterpretò le parole del medico come un invito ad evitare solamente gli sforzi eccessivi e trottò soddisfatta verso il campo di allenamento.
Naturalmente, Neji era già nel vivo dei suoi esercizi.
Non era più tornato a farle visita. Era la prima volta che si vedevano dopo quel pomeriggio.
Con noncuranza, Tenten lanciò nell'aria un "buongiorno" formale e distaccato, quello che si conveniva a due colleghi. La mancata risposta di lui, troppo concentrato nel combattimento figurato, ricondusse per un attimo la situazione alla normalità. Tenten dovette resistere alla tentazione di fermarsi e si impose di ritagliare per sé un'area il più possibile lontana da lui.
Desiderava sinceramente parlargli. Era ambiziosa di arrecare sollievo al suo spirito, torturato dalle stesse convinzioni che invece lui credeva lo temprassero.
Ma nulla al momento le suggeriva che Neji non sarebbe stato sordo alle sue parole. Nulla, fino a quando lui non avesse mosso il primo passo per intrecciare nuovamente i fili del loro legame, là dove si erano spezzati.
La ripresa degli allenamenti non fu particolarmente felice per Tenten. I muscoli delle braccia non sopportavano lo stress dei lanci più rapidi e minacciavano di tremarle in modo incontrollabile per minuti interi. Il polso destro, soprattutto, le doleva ancora troppo per assicurarle una presa salda sulle armi. Il segno impresso dalle dita di Neji, ora violaceo, dominava incontrastato sulla pelle chiara.
Un soffice fruscio tra gli arbusti la distolse dall'amara contemplazione dei propri limiti. Un incedere leggero, lento e a tratti esistante.
- Lee! -
Avrebbe dovuto essere una domanda, ma la brama di vederlo tornare al campo, specialmente in un giorno tanto silenzioso, era così ardente da tramutarla in un'esclamazione gioiosa.
La figura di Neji che emergeva dai rami rigogliosi fu un'autentica secchiata di acqua gelida.
Neji rimase immobile, una gamba ancora nascosta tra le foglie ed una ruga di disorientamento misto a disapprovazione ad increspargli la fronte.
Tenten trattenne il fiato ed attese, incapace di crearsi la minima aspettativa da quell'espressione.
Poi gli occhi di Neji scivolarono verso i manichini di paglia.
- Ah. - disse mollemente, - Li stai usando tu. -
- Già. - fece Tenten arricciando le labbra, mentre una vocina ormai nota dentro di lei la rimproverava di cedere troppo facilmente al succulento piatto dell'illusione.
Un secondo dopo Neji era di nuovo scomparso oltre la vegetazione.
Tenten era sufficientemente realista da ammettere a se stessa che lui non si sarebbe di sicuro prostrato ai suoi piedi entro le prime ventiquattro ore. Ciò nonostante, quando al tramonto si congedò, Tenten aveva svestito i panni dell'impersonalità, tradendo rancore e frustrazione.
Una volta fuori dal perimetro del campo, la sua rabbia era stata soppiantata dallo sconforto. Neji non avrebbe mosso neppure un dito per riconquistare il loro vecchio rapporto. Forse non aveva nemmeno realizzato di averlo perduto. Oppure aveva sempre ugualmente soppesato la sua esistenza e la sua assenza.
Il corpo di Tenten era tanto teso che al primo rumore improvviso trasalì come avrebbe fatto in un'imboscata. Arrossì imbarazzata quando scoprì che si trattava di un inoffensivo stormo di uccelli, che si disperdeva veloce nel cielo rossastro sopra Konoha.





La mattina successiva, Tenten si era di nuovo armata di grande pazienza e di un pizzico di ottimismo. Non era nella sua indole arrendersi alla prima sconfitta.
Salutò Neji con professionalità, si compiacque del suo silenzio e riprese gli esercizi del giorno precedente.
Nel pomeriggio, si chiuse nel capanno degli attrezzi. Poiché sul piano delle relazioni umane non si erano ancora riscontrati miglioramenti, aveva deciso di andare alla ricerca di qualche arma mai utilizzata, che potesse elettrizzare almeno la sua natura di kunoichi.
Nel locale regnava il disordine assoluto. Ogni volta che Gai sensei e Lee avevano un'illuminazione per un nuovo, estenuante allenamento, buttavano all'aria mensole e armadi. Travolti dalla foga del momento, si fiondavano all'esterno con l'oggetto tanto ambito senza mettere mai a posto. Al termine della sfida, ovviamente, erano troppo logorati per cimentarsi nell'opera.
Fu inevitabile, quindi, che Tenten si imbattesse in qualcosa di loro appartenenza. Per riportare alla luce alcune armi, dovette spostare un ingombrante foglio di cartoncino, che aveva riconosciuto ancor prima di girarlo.
Colonna dopo colonna, elencava le sfide tra Lee e Gai sensei, indicando per ciascuna il vincitore. Tenten era certa che intorno a lei doveva esserci anche un'altra versione, riguardante le sfide tra Gai sensei e Kakashi sensei.
Esaminò la tabella minuziosamente, scoppiando a ridere davanti ad alcune delle prove o leggendo i propositi per la volta seguente che Lee aveva scritto.
La volta seguente...
Quando Neji aprì la porta del capanno, Tenten si rese conto di quanto tempo avesse trascorso lì dentro. Era l'imbrunire e la lampadina che pendeva sgraziata dalle travi del tetto illuminava troppo poco per poter riprendere la ricerca.
- Che c'è? - chiese con voce instabile, mentre asciugava le lacrime, - Ti servono i manichini? Prendili pure, sono nello stesso posto di ieri. -
- No. - rispose lui, dopo alcuni istanti.
Tenten abbozzò una risata amara.
- Certo. Tu vuoi me. Sei venuto qui per costringermi con la forza? Ho un altro polso su cui puoi ritentare. - disse, sollevando il braccio. Lo sguardo invece era magneticamente attratto dal ricordo che giaceva sulle sue gambe. Un ricordo.
Prima che Neji potesse replicare, venne trafitto dai suoi occhi, così scuri e profondi che vi sarebbe potuto annegare.
- In fondo, che differenza c'è tra me ed un manichino? Siamo entrambi oggetti, non è così? -
Neji mantenne superbamente la propria impassibilità. Ma per la prima volta in vita sua non pensò ad essa come ad una corazza di superiorità. Bensì, come ad una maschera per rifuggire una domanda scomoda.
- Sai, io una differenza l'ho trovata. - proseguì Tenten, pregustando la propria rivelazione, - Un manichino può essere sostituito con un altro. Io no e, purtroppo per te, tra i due sono io ad esserti indispensabile per perfezionare la Rotazione Suprema. -
Lo fissò di sbieco, provocatoria:
- Eppure, io sono una perdente, non è vero? Spiegami, Neji, come è possibile che un eletto come te abbia ineccepibilmente bisogno di una perdente? -
Entro le quattro pareti calò un silenzio inedito. Si udiva senza difficoltà persino il chiacchiericcio di alcuni ragazzi, lontano nella strada.
- Io ho deciso di non credere in un disegno immutabile, Neji. Credo nelle scelte che il destino ci propone lungo il cammino. La mia scelta, tanti anni fa, è stata diventare una kunoichi che Konoha possa ricordare con orgoglio. Fino ad ora, nulla si è frapposto tra me ed il mio sogno al punto di dissuadermi. -
Neji ebbe la sensazione di barcollare. Un presentimento gli sussurrava, maligno e sadico, che quelle parole non sarebbero svanite nei meandri della sua memoria, come era invece accaduto con le altre persone.
Tenten si alzò, finalmente più leggera. Prese due kunai dal borsello ed appese il foglio alla parete di fronte alla porta.
- A domani. - salutò con indifferenza, pregando implicitamente Neji di liberare la soglia.
Lui la fissò, stupito di trovarsela davanti.
Non le avrebbe permesso di andarsene, non ora che aveva quasi raggiunto il proprio scopo.
- Ti accompagno a casa. - borbottò spazientito.
Tenten non trattenne un sorriso interdetto ed al contempo intimorito. Neji non si era mai offerto di accompagnarla a casa.
- Suonava piuttosto come una minaccia. - confessò, - Ehm, è forse una strategia per prendere tempo prima di vendi...? -
Tenten non ebbe tempo di finire la frase che Neji aveva spento la luce e, uscito, si apprestava a chiudere la porta.
- A-aspetta! -




Quindici minuti di silenzio. Questa fu la passeggiata di Tenten e Neji verso l'appartamento di lei.
Le strade deserte ammaliavano l'olfatto con un caleidoscopio di aromi. Metro dopo metro, abitazione dopo abitazione, cucina dopo cucina, si susseguivano scie profumate di carne, pesce, zuppe e spezie.
Tuttavia, ciò che Tenten più adorava di quel momento al crepuscolo non era la sinfonia di invitanti fraganze. Piuttosto, l'atmosfera domestica che le univa tutte, il direttore d'orchestra. Sedere solitari ad una tavola imbandita non sarebbe mai stato gustoso come condividere quello stesso cibo con i propri cari. Tenten poteva ben immaginarlo.
Quelle medesime riflessioni la indussero a dubitare di imbattersi in qualcuno lungo la strada. Specialmente, si augurava che non accadesse in prossimità del suo quartiere.
Così, quando lei e Neji incrociarono una donna lungo la scala esterna del condominio, Tenten sospettò che il destino la stesse punendo per averlo oltraggiato.
Nobara-san, una donna sulla cinquantina, quasi incespicò sui gradini mentre i suoi occhi rimbalzavano da Tenten a Neji. Tenten trascorreva la maggior parte delle giornate al campo di allenamenti, tornando a casa esclusivamente per dormire. Vivendo da sola, aveva presto attratto l'interesse materno delle vicine più anziane, preoccupate di quanti pochi vizi si concedesse, pur essendo ancora una ragazzina.
Pertanto Tenten colse con fin troppa facilità la punta di malizia implicita nella meraviglia di Nobara-san. Salutò con una riverenza impacciata e proseguì spedita, sotto lo sguardo contrariato di Neji, che non era neppure stato presentato.
Solamente quando Nobara-san rispose con un "Buonasera a voi, ragazzi" tutt'altro che circostanziale, anche lui fu inaspettatamente preso dal medesimo impulso di Tenten.
- Beh... Siamo arrivati. - balbettò lei pochi metri dopo, sulla soglia dell'appartamento, - Grazie. A domani. -
Tenten rigirava le chiavi tra le dita, come un premio conteso tra due fazioni in lotta. L'inguaribile adolescente, sognatrice e svenevole, si era ridestata dal sonno impostole. Neji era pentito. Il modo in cui stava cercando di provarglielo era sinceramente tenerissimo.
Sul fronte opposto, torreggiava la kunoichi incorruttibile, la donna disillusa. Neji era astuto, fiero ed egoista. Sapeva che Tenten avrebbe ceduto al primo, insolito gesto di cortesia. Uscire dai ranghi dell'uomo glaciale era un costo che poteva sostenere, considerato il beneficio che ne avrebbe tratto.
Il polso di Tenten fremette con violenza, rimproverandole di non sottovalutare il compagno. Neji aveva giocato la carta della forza fisica ed aveva scoperto che non era quella vincente, non con lei. Ma l'obiettivo che perseguiva, il riscatto dalla condizione avvilente di membro del ramo cadetto del clan, non era di così semplice rinuncia.
Stordita dallo scontro in atto dentro di sé, Tenten inserì la chiave nella serratura con fare abitudinario, senza ragionare. Ricordò che era stata manomessa solamente quando la chiave bloccò bruscamente la propria rotazione.
Qualcuno doveva essersi introdotto in casa sua, durante i giorni in cui era stata in ospedale. Le trappole oltre la soglia lo avevano dissuaso dal muovere ulteriori passi all'interno, tuttavia la serratura era stata compromessa.
Sempre troppo di fretta per azzardare una riparazione, Tenten finora l'aveva fatta scattare più per caso che per ingegno.
Lo sguardo allibito di Neji, inoltre, non aiutava certamente.
- Sicura che sia casa tua? - non poté evitare di chiederle.
- Mi hai preso per una scassinatrice? - abbaiò lei, offesa. - Fa così tutte le volte, sono abituata. Puoi anda... -
Tenten trasalì spaventata: la mano di Neji si era accostata alle sue.
Alzò lo sguardo verso di lui e scoprì che aveva attivato il Byakugan. Soltanto a quella ironica distanza Tenten svelò malcelati segni di spossatezza appesantire i suoi lineamenti.
Ritrasse le dita silenziosamente e si stupì che quelle di Neji si fossero fermate a pochi millimetri dalla sua pelle. Forse era uno scherzo giocatole dal neon guasto e intermittente sopra le loro teste, eppure ebbe l'impressione che tremassero.
Neji si spostò di fronte alla serratura ed armeggiò con pazienza. Presto per aiutarsi schiuse l'altra mano sulla porta, un intreccio di graffi rosso vivo sulle nocche.
Un secondo dopo, Tenten scorgeva finalmente il proprio salotto. Il fatto che fosse stato Neji a permetterglielo, però, la sorprendeva ben maggiormente.
- Io... Gra... -
- Non inserire completamente la chiave. - la interruppe Neji, porgendogliela, - E tieni la maniglia leggermente sollevata, mentre giri. -
- O-ok. - mormorò lei, in imbarazzo, - Ti ringra... -
- Non volevo. -
Tenten fece tanto d'occhi e sbatté le palpebre.
- Scusa? -
- Non volevo. - ripeté Neji. Lo sguardo incostante, la voce malferma. La presa ancora salda sulla chiave.
- Allora perché l'hai fatto? - esclamò lei, interdetta.
Le iridi nivee osarono sfiorare, per un istante, il polso livido di Tenten.
- Quello. - specificò, - Non volevo. Davvero. -
Quando gli occhioni sbarrati di Tenten gli provarono che aveva compreso, Neji lasciò scivolare la chiave nel suo palmo e se ne andò, i pugni serrati dentro le tasche.
Tenten non mosse un sol muscolo. Una finestra d'un tratto si era aperta, da qualche parte nella sua mente, ed uno spiffero tiepido stava gettando all'aria i ricordi degli ultimi due giorni.
Neji che si offriva di accompagnarla a casa. Neji che entrava nel capanno degli attrezzi. Neji che era venuto a cercarla, il giorno precedente.
Tutto per rincorrere due parole. Una lotta di quasi quarantotto ore contro se stesso e la propria immobilità. La stessa frustrazione che aveva schiantato il suo pugno contro la corteccia di un albero, dimora di uno stormo di uccelli.
Tenten lo chiamò, così debolmente da solleticare appena persino le proprie orecchie. Pronunciò di nuovo il suo nome, più forte, incoraggiando i propri piedi a posizionarsi uno davanti l'altro.
Lo raggiunse in fondo alla prima rampa di scale e lì si fermarono entrambi.
- Stai andando ad allenarti? - chiese apprensiva alla sua schiena, invano. - E' controproducente, anche rigenerarsi è importante. So che vuoi approfittare di tutto il tempo a disposizione, prima della finale. Ma da domani potrai sfruttarlo meglio: mi sono rimessa in forze quasi del tutto. -
Neji masticò amarezza e riprese a camminare, sibilando a Tenten che poteva tornare indietro, se l'aveva seguito per dirgli quello.
- Cosa? - balbettò Tenten, affannata, - Perché reagisci così? -
- Perché non ho fatto ciò che ho fatto per ottenere qualcosa in cambio! -
Il cuore di Tenten piroettò dall'emozione su quelle note insperate.
- Lo so. - confessò in un sospiro rotto, - Lo so. Per questo sono qui e non oltre quella soglia. -
Neji si arrestò di nuovo, una decina di gradini sotto di lei. Si sentì come catturato da un campo magnetico. Avvertiva una tensione al centro del petto, la medesima che percorre un filo disteso, da un estremo all'altro. La sensazione di un legame.
- Adesso so anche che sei migliore di quello che ti ostini a mostrare. - proseguì Tenten, - Chiedere scusa è la missione più ardua che una persona possa intraprendere. Io credo che... Non conosco con esattezza il passato del tuo clan, ma credo che non saresti stato capace di uccidere tua cugina senza essere perseguitato dal rimorso. -
Tenten era anche persuasa che Neji stesse morendo dal desiderio di domandarle di Lee, ma il suo orgoglio glielo impediva. Cercava di addomesticare Neji come sempre era riuscito a fare, innescando un conflitto che lo lacerava dall'interno.
Tuttavia, all'irrigidirsi improvviso di Neji, la voce di Tenten si era affievolita, sopraffatta dalla paura che un'altra parola lo avrebbe allontanato. Un passo troppo lungo ed affrettato verso di lui avrebbe potuto significare perderlo definitivamente.
- Non sai di cosa stai parlando. - commentò lui, baritonale.
- Hai ragione. - rispose subito Tenten, il fiato sospeso, - Posso... Posso soltanto supporre che manifesti freddezza e disprezzo perché è ciò che finora hai ricevuto dagli altri. Però sono sicura che la tua natura non è cattiva, Neji. Hai solo bisogno... Hai solo bisogno di qualcuno che ti dia fiducia. -
Il calore che Tenten gli stava trasmettendo era tanto discreto che Neji non ritenne di dover innalzare alcuno scudo. Ciò che lei gli stava offrendo non era compassione: non erano frasi gettate al vento, per saziare la fame di azioni caritatevoli della propria coscienza. Era una scommessa e Tenten avrebbe potuto perdere, eppure era disposta a correre il rischio.
Al filo invisibile se ne intrecciò un secondo. In due erano più forti, ma anche più facili da recidere.
Solo un'altra persona, prima di Tenten, aveva creduto fermamente in Neji. Ma lui avrebbe preferito condurre un'esistenza in solitudine, per scelta propria o degli altri, piuttosto che concedere nuovamente al destino di calare la propria spada. Era altamente probabile che accadesse. Se il fato non aveva scrupoli a separare un padre dal figlio, allora mai avrebbe risparmiato loro due. Neji era stato marchiato come eletto e Tenten come perdente. Non era permesso loro di essere più che colleghi di lavoro. Se avessero ardito contravvenire alle regole, il destino si sarebbe divertito a tessere il loro rapporto, pregustando il momento più doloroso per spezzarlo.
Il richiamo di Tenten risuonò inaspettatamente vicino e Neji non potè evitare di voltarsi. Tenten lo fissava da due scalini più in alto, il viso illuminato dal sorriso infantile ed energico che non sfoggiava da troppi giorni.
Prima di respingere la sincera amicizia che gli stava proponendo, Neji dovette comunque riconoscere di aver equivocato. Tenten non era affatto ingenua. Era sensibile ed empatica, ma non debole e fragile. Esternava il proprio affetto, senza tuttavia sconfinare nella sdolcinatezza o nella civetteria. Aveva una consolidata autostima, però mai si vestiva di vanità e superbia. Aveva sempre adulato Neji, ma non aveva esitato a criticare i suoi metodi, durante l'incontro in ospedale. Lo aveva evitato per giorni, eppure adesso aveva dato tutta se stessa per supportarlo.
Tenten era straordinariamente eterogenea e meravigliosamente onesta. Era una creatura rara.
- Neji, posso invitarti a cena da me? -
Per la prima volta, sebbene per pochi minuti, Neji percepì il destino come un peso, come una stanza che cominciava ad essere angusta ed asfissiante. Ciò che la ragione gli suggeriva sembrava non coincidere con ciò che lui desiderava. I suoi piedi non accennavano a ruotare su se stessi e portarlo distante da lì, tendendo quei fili invisibili fino a strapparli.
In equilibrio tra due forze uguali ed opposte, Neji non fu capace di alcuna reazione. Rimase dov'era, ritto sulle scale, la fronte corrugata e la bocca schiusa, benché vuota.
Ma forse anche la passività si poteva considerare una decisione e Neji decise di osservare la mano di Tenten stringergli il braccio e trascinarlo verso l'appartamento. Una breccia si aprì nel muro della prigione: troppo stretta per permettere a Neji di uscire, ma sufficientemente larga per far entrare aria fresca e pulita.
- Che ne dici delle polpette di riso? Altrimenti, dovrei avere ancora dei ravioli in frigo... O forse del pesce? -
Abbandonarsi alle carezze della brezza, chiudere gli occhi ed affidarvisi completamente, rilassando le membra, liberando la mente, anche solo per un breve, effimero lasso di tempo. Da quanto tempo Neji non provava quella sensazione primordiale di benessere?
- I ravioli. - mormorò alla nuca di Tenten, - I ravioli andranno bene. -
Lei ruotò il capo e si sciolse in un altro dei suoi sorrisi.
Qualunque cosa il destino avesse in serbo per Tenten, Neji si augurò che fosse quanto di più buono esistesse al mondo.
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Originariamente, la fanfic contava tre capitoli: il primo ed il secondo sono rimasti immutati, mentre il terzo (dopo due anni o più) è stato eliminato. Lo conservo ancora, ma dubito che vedrà di nuovo EFP. In quella prima versione del finale, infatti, era Tenten a muovere il primo passo verso Neji, superando il dolore per i torti subìti e pensando solamente al suo bene. La morale, in breve, era che lei lo avrebbe sempre sostenuto, anche se lui avesse finito con lo sputarle veleno addosso, perché Tenten nonostante tutto non era capace di odiarlo. In effetti, alcuni anni fa era questa l'opinione che avevo di Tenten: una specie di santa che passa oltre le cattiverie del ragazzo che ama. Poi però è arrivata una critica particolarmente costruttiva (grazie, Crybaby!), nonché nuovi capitoli del manga, e... Beh, secondo me Tenten sa sfoggiare un bel caratterino! Credo sappia essere una rompiscatole, in senso positivo. Non lascia correre ciò che accade, ma vuole chiarire; è testarda e può mostrarsi anche molto impulsiva (direi persino violenta!). Che donna...

Insomma, dopo questo excursus sulla genesi della conclusione (quanti paroloni, mi sto perdendo!), posso solamente sperare che questi ultimi due capitoli vi siano piaciuti. E' stato molto difficile scriverli. Neji non avrebbe mai potuto inginocchiarsi sui ceci davanti a Tenten, però era indispensabile che facesse il primo passo. Inizialmente, avevo pensato di farlo agire solo perché aveva bisogno dell'aiuto di Tenten negli allenamenti, non perché effettivamente si sentisse meschino per ciò che le aveva fatto. Dopo mi sono resa conto che questo non avrebbe cambiato nulla: Tenten non avrebbe mai potuto accettare, se non concedendogli un perdono che lui non meritava. Ma allora, riscrivere da capo il capitolo non sarebbe servito a niente...

Doverosa precisazione: Neji non ammette di essere innamorato di Tenten, nelle ultime righe. Accidenti, anche questo è stato difficile da spiegare! In poche parole, non vuole perderla. Non potevo scriverlo così direttamente nella fanfic, perché Neji non direbbe mai a se stesso una frase tanto forte (non in questo punto del fumetto, almeno). Poi, beh, certamente si pongono le basi per un sentimento più grande. Magari, inconsciamente, Neji inizia ad amarla, chissà...!

A chi aveva recensito il vecchio terzo capitolo (tenny_93 e Dryas): ho conservato le vostre recensioni! ^ ^ Se volete ripostarle oppure semplicemente conservarle, posso spedirvele!

Ringrazio Dryas, Kisa_chan, Lady_Mou, Revan e sushiprecotto_chan per aver inserito la fanfic tra le preferite. Ringrazio BON, Herborist, Thomas Mordechai e zombiecch per averla inserita tra le storie da ricordare. Infine, ringrazio eilinn, Willow e Filira Hyuga per averla inserita tra le seguite. Grazie infinite a tutti ^ ^

Ultimo, ma non meno importante, grazie a tutti: ai preziosissimi lettori ed ai gentilissimi lettori-recensori!

Uff, l'angolo dell'autore è più lungo dell'intera storia, possibile?! (Se si tratta di me, sì!)

francyXD

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