Will things ever change? di _f r a n c y_ (/viewuser.php?uid=52735)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Disclaimer:
I personaggi presenti nella fanfiction non mi appartengono, ma sono
proprietà di Masashi Kishimoto. Questa storia è
stata
scritta senza alcuno scopo di lucro.
Will
things ever change?
Barcollava,
le gambe
instabili e la schiena dolorante. Ma le stampelle sarebbero state un
accorgimento inutile: era piena di graffi e lividi sulle braccia. Per
non parlare del dolore sparso su tutto il corpo, dai capelli alla punta
dei piedi: in effetti, mai prima d'ora era stata messa K.O. a quel
livello.
Tuttavia, celava gli spasmi dietro a un'espressione composta, pronta ad
allargarsi in un sorriso ogni volta che incrociava qualcuno nei
corridoi. Era l'unico modo per persuadere le infermiere a farla andare
da Lee. Al diavolo, lei in quella snervante attesa, prima di rimettersi
completamente, non ci rimaneva.
Stando a quello che le aveva detto il maestro Gai, le fitte che le
penetravano fin quasi nelle ossa, ad ogni passo, non erano niente in
confronto a quello che doveva sentire il compagno.
Non potrà più essere un ninja...
Il sensei l'aveva pregata di non farne parola con Lee. Per il momento,
si trattava solo dell'opinione di alcuni ninja medico di primo
soccorso; dovevano ancora essere fatti gli esami di accertamento.
Certo che se ha così tante microfratture...
Tenten scosse il capo con forza, rischiando però di perdere
il suo già precario equilibrio.
Un'infermiera le corse incontro, domandandole con un misto di stupore e
rimprovero che cosa ci facesse in piedi.
- E' un'incosciente, torni in camera. - la sorresse, un
braccio
intorno alle spalle.
- Ma mi sento bene, basta che cammini con calma. -
- Dove stava andando? - chiese sospettosa: per insistere
tanto, non
doveva essere una semplice passeggiata di piacere.
- Un mio compagno di squadra è ricoverato qui.
Credo sia
grave. - ed aggiunse, notando lo scetticismo dell'infermiera, - Si
chiama Rock Lee, ha fratture serie sul lato sinistro del corpo... -
Si interruppe, vedendo gli occhi della donna accendersi:
- Sì, è nel blocco B. Ma lei
dovrà
aspettare domani per vederlo: la sua pressione è ancora
bassa, deve dormire e... -
- La accompagno io. -
Il viso di Tenten si illuminò, una sorta di abitudine.
In realtà non avrebbe
voluto, in quella circostanza. Non dopo che Neji aveva cercato di
uccidere
Hinata Hyuuga.
- D'accordo. - acconsentì l'infermiera, sollevata
ed al contempo
intimorita dal nuovo arrivato. - La affido a lei, mi raccomando. -
Così, purtroppo, Tenten doveva essergli riconoscente per
averla liberata da
quell'impiccio. Soltanto per quello, dato che, per il resto, non le
offrì di certo il braccio per aiutarla a camminare.
Però, ripensandoci, qualcosa non le tornava...
- Cosa ci fai in ospedale? -
La prese larga. Non voleva insinuare nulla, probabilmente si stava solo
facendo un sacco di castelli in aria. Eppure... era proprio sul suo
piano, camminava verso la sua
stanza...
- Sono venuto a trovarti. - confessò senza
esitazione.
A momenti Tenten non perdeva ancora l'equilibrio.
- Ah, sì? - si finse sorpresa.
- Devo sapere quando ti dimetteranno. Ho circa un mese per
allenarmi. -
A momenti a Tenten non cedevano le gambe una volta per tutte.
Illusa...,
si disse,
sconsolata. Se Neji non avesse dovuto gareggiare, gli avrebbe cacciato
un malocchio terribile. Lo scrutò di sottecchi, gli occhi
ridotti a una fessura, mentre valutava le opzioni possibili.
- Non ha senso quello che stai facendo - la riprese, lo
sguardo fisso
davanti a sè, sul corridoio che stavano percorrendo.
Tenten si irrigidì. Come aveva fatto a...
- Cosa pensi di dirgli? Lo umilierai ulteriormente e basta. -
La kunoichi tirò mentalmente un sospiro di sollievo: si
riferiva a Lee.
Neji aveva ragione, lei lo sapeva. Da ninja meritevole, Rock Lee non
tollerava la compassione. Come lei, come Neji. Dopotutto,
però, si trattava solo di un esame non superato, non di
un'occasione unica nella vita. Probabilmente non lo avrebbe confortato
sapere di non essere l'unico squalificato del team, ma sarebbe certo
stata
incoraggiante per lui la prosettiva di allenarsi insieme a lei per
ritentare la selezione dei chunnin e...
Ma non dirne, Tenten...
Queste erano solamente giustificazioni che aveva costruito per
nascondervisi dietro. A voler essere onesti con se stessi, era preoccupata da morire per Lee. Voleva appurare di persona il suo stato fisico, per potersi convincere
che le sue paure fossero prive di fondamento.
- Non potrà più essere uno shinobi, lo
sai? - Neji
parve sorridere.
- Sì. - annuì, pensando che doveva
essersi
sbagliata.
- Se solo mi avesse dato ascolto - fece spallucce lui.
Tenten alzò un sopracciglio:
- In che senso? -
- Rock Lee è un illuso, vuole opporsi alla natura,
alla
realtà dei fatti. Avrebbe dovuto arrendersi. - sorrise
beffardo, guardandola, - Non potrà mai diventare un
ninja, uno come lui. -
La kunoichi si fermò bruscamente, proprio quando ormai erano
a pochi metri dalla stanza di Lee.
- Sarà perchè anche io non ho
capacità
innate e non appartengo a nessun clan prestigioso, - fissò le
iridi nocciola in quelle incolori di Neji, con una determinazione che
ricordò al genio di Konoha quella suicida di Hinata, - ma ho
stima totale di Rock Lee. -
Neji celò difficilmente il proprio turbamento: Tenten non
gli aveva mai parlato così, non gli aveva mai dato contro. A
dirla tutta, non aveva mai espresso un proprio parere. Probabilmente
perchè lui, taciturno e riservato, non gliene
dava l'opportunità e, ad ogni modo, non l'avrebbe ascoltata.
Erano compagni di squadra,
facevano coppia negli allenamenti. Punto.
In quel momento, Neji realizzò di avere sempre apprezzato
che lei non lo giudicasse:
lo rilassava molto e lo fortificava, perchè tutto
sommato il suo era una sorta di tacito assenso ai propositi e ai valori
per cui lui combatteva.
A dispetto di qualsiasi previsione, ora si ritrovava attaccato dalla
persona che, stimava, lo avrebbe seguito sempre silenziosamente, in
ogni sfida.
In quel momento, Neji si sentì a disagio.
- E' vero, l'ho ripreso un sacco di volte per la sua
ostinazione, perché lo portava solo a farsi del male. -
continuò Tenten, aspettandosi una simile obiezione da parte
dello Hyuuga, - Ma la sconfitta con Temari mi ha dato da
riflettere: migliorerò e la prossima volta saprò
batterla. E' stato proprio Lee a insegnarmi a non
rinunciare
mai ai miei obiettivi. Per quanto siano lontani da me e dal mio
presente,
in un futuro, col duro e incessante esercizio, li
raggiungerò. Nonostante io faccia parte della categoria 'uno
come lui'. -
Neji rise, scuotendo il capo:
- Anche tu. -
Poi ricambiò la forza di quello sguardo con la sua
espressione più glaciale.
- Sei destinata a soccombere, allora, lo sai bene. Come lui.
-
accennò col mento alla camera sulla sua sinistra, con
disprezzo. Prima che lei potesse ribattere, le lanciò una
frecciatina fatale per quella sua ostentata sicurezza.
- Sei un'ipocrita, Tenten. Non sei tu quella che legge le
carte prima di
ogni missione? -
La ragazza esitò, evidentemente colpita in un
punto sensibile.
- E' solo un passatempo. - balbettò, gli occhi
meno convinti
di prima.
- Però significa che credi nel destino, in un
disegno
già scritto prima della nostra nascita. -
La posizione di
Neji si rafforzava parola dopo parola. Ora era lui a tenere le redini
della conversazione, lo sapevano entrambi.
Già... in che
cosa credo io?
Tenten era combattuta. Sì, riteneva che il percorso di ogni
individuo fosse già tracciato. Dopo l'incontro delle
semifinali, però, aveva cominciato a pensare che forse
nessuno potesse
conoscere dove il suo cammino si interrompesse o
deviasse e ciò avrebbe spronato la gente a combattere per i
propri
ideali.
Ma se una persona non fosse stata destinata ad avere
successo... La battaglia, allora, sarebbe stata inutile.
Quindi, aveva ragione Neji? E se nel destino di Tenten non
fosse stato scritto che lei sarebbe diventata la
migliore kunoichi del villaggio? Un'intera esistenza trascorsa a
raggiungere un orizzonte. Ma, si sa,
l'orizzonte si spostava insieme a chi lo rincorreva.
Oppure, finire come Lee. Scoprire a quattordici anni di avere chiuso
con la propria gara all'inseguimento dell'impossibile. In effetti, se
ognuno avesse potuto conoscere i propri successi e fallimenti fin dalla
nascita, si sarebbero potute risparmiare tante sofferenze e delusioni.
Forse è Neji
ad essere nel giusto...
- Per Lee era solo una questione di tempo. Se non ci fosse
stato quel
Gaara dal villaggio della Sabbia, un giorno avrebbe comunque sbattuto
il muso contro il muro dell'ineccepibile verità, perdendo
contro di me. - infierì Neji, armato della posizione di
vantaggio che si era guadagnato.
- Lo avresti ucciso?", gli domandò indignata, ma
solo con un
filo di voce. Sintomo che la freddezza di quel cuore stava
devitalizzando le sue difese. -Come volevi fare con tua cugina... -
Lo Hyuuga sembrò scuotersi e la fulminò
prontamente.
- Non ti immischiare in cose che non ti riguardano. -
Tenten avrebbe voluto replicare, ma la voce si era bloccata in fondo
alla gola, insieme all'ultimo respiro che aveva preso.
- Comunque, - proseguì lui, - sì, li
avrei uccisi entrambi,
se ne avessi avuto
l'occasione. Dopotutto, a cosa servono al mondo due perdenti come loro?
Ascoltami, Tenten. Tu sei ancora in tempo per tirarti indietro. Al
momento l'unica carta a tuo favore rispetto a loro due è che
tu
contribuisca ad allenare un eletto come me.
Ma in un futuro dovrai fare i conti coi limiti che la natura ti ha
imposto. Anche se, forse, non è molto lontano...- squadrò da capo a piedi le
fasciature, i cerotti e i lividi sparsi su tutto il corpo di
Tenten.
Questo prima che una cinquina stampata sulla guancia lo facesse
ciondolare.
- Di sicuro, - gli disse con voce tremante, - di sicuro una
cosa
accadrà molto presto. -
Tenten incontrò i suoi occhi,
dapprima sbarrati, poi rabbiosi.
- Trovati qualcun altro con cui
esercitarti. Non voglio perfezionare la tecnica di un assassino. Ah,-
aggiunse, prima di superarlo, - e se
devi entrare da Lee per dirgli certe cattiverie... allora vattene. -
Aveva il cuore a pezzi.
Al di là dell'insicurezza su se stessa che Neji aveva
alimentato, Tenten soffriva ora per qualcosa di ben più
irreparabile: il suo amore infranto.
Come avrebbe voluto che Neji fosse un'altra persona.
Già solo il pensarlo le torceva ulteriormente il cuore,
impedendole quasi di respirare.
Fin quando non si sentì strattonare per il polso. Non se ne
accorse tanto per il gesto in sè, piuttosto per la fitta
lancinante che le provocò, sotto le bende.
Come se quel dolore non fosse bastato a paralizzarla,
gli occhi di
Neji la colpirono con un intento quasi omicida che la
disarmò. Non avrebbe mai voluto, proprio davanti a lui, ma
cominciò a tremare.
- Tu farai quello che dico io. -
La verità, e anche Tenten lo avrebbe compreso se solo non
fosse stata così accecata dal terrore, era che Neji non
poteva trovare nessun partner migliore della maestra d'armi per
migliorarsi nella rotazione suprema.
Tenten, il volto che lottava per non contrarsi in una smorfia di
dolore, cercò di liberarsi dalla presa, invano.
- Hai capito? - le momorò, impassibile.
- Voi due! -
Un'infermiera si affacciò esasperata da una delle camere.
- Avete finito di discutere? I pazienti devono riposare! -
Neji si ricompose in un attimo,
senza che la donna potesse scorgere il movimento rapido della sua mano.
Si
scusarono entrambi e, soprattutto, Tenten ne approfittò per
sgattaiolare sulla maniglia della stanza di Lee.
Prima di entrare si voltò con occhi lucidi verso lo
Hyuuga, ancora in piedi nello stesso punto in cui lo aveva lasciato. La
medesima espressione gelida.
- Sei una persona orribile, Neji. Nessuno ti vorrà
mai stare
accanto. Neanche io. -
Così il ragazzo rimase solo, in mezzo al corridoio del
blocco B. Solo, con
gli occhi fissi su una porta chiusa e la mente piena di quelle parole.
Soprattutto le ultime due.
Se nemmeno lei, allora era vero sul serio.
Solo. Di nuovo.
Neji serrò la mandibola e trasse un profondo respiro,
incamminandosi verso l'uscita.
Ma dopotutto, padre, non
è meglio così?
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Lee girò lentamente il capo verso la soglia.
- Tenten? - chiese in un mormorio.
Certo, quegli chignon erano inconfondibili.
Sorrise, per quanto i
postumi della anestesia gli permettessero: che gioia vedere una faccia
amica. Per un attimo il pensiero di alzarsi e correre ad abbracciarla
gli attraversò la mente. Poi però dovette fare i
conti con il
proprio corpo, che di muoversi non ne voleva sapere.
Fu Tenten ad andargli incontro, sedendosi accanto al letto.
- Tra tutti e due... - sorrise guardando ora le proprie
medicazioni ora
quelle del ragazzo, - Siamo proprio uno splendore! -
Lee incurvò gli angoli della bocca verso l'alto. Ma altro lo
preoccupava, ora.
- Ti ho sentito litigare con Neji. -
Tenten perse un battito. Aveva sentito la loro discussione?
Aveva
sentito? "Tenten, mi raccomando," l'aveva pregata il maestro Gai, "per il momento non dire niente a Lee. Voglio
aspettare gli esiti di analisi più approfondite"
- Voi due non avete mai litigato. Perché non mi
racconti cos'è successo? -
- Io... Lee, senti... - balbettò, le lacrime che
le salivano agli
occhi.
- Scusami, sono sempre troppo curioso. - chinò il
capo.
Tenten si sentì morire. Quel ragazzo era sempre
così
umile... Forse avrebbe preferito se la avesse costretta con la forza a
dirgli in faccia tutto ciò che lo riguardava.
Lei, invece era una tale inetta. Era stata totalmente incapace di
assumersi le proprie
responsabilità e, forse persino peggio, aveva tradito la
fiducia del maestro.
- E' che... - proseguì la bestia verde di Konoha,
- sentivo le
vostre voci ma non capivo quello che dicevate. -
Rock Lee fece gli occhioni, le
labbra gli si incresparono:
- E' terribile, non trovi? Come imparare una
tecnica di tai solo superficialmente, senza poterne cogliere
l'essenza. -
La kunoichi trasse un sospiro profondo, una mano sulla fronte.
Lee la richiamò. Lei alzò il viso, interrogativa.
Lui
la fissava di nuovo serio.
- E' per Neji che stavi per piangere, quando sei entrata? -
Smascherata in pieno.
In effetti, entrando nella camera subito dopo
aver discusso con lo Hyuuga, non aveva avuto il tempo di asciugarsi
gli occhi. Tuttavia, in quel momento Tenten aveva desiderato solo
andare lontano da lui. Tutto il resto era divenuto secondario.
- Va tutto bene, adesso. - lo rassicurò.
Ma Lee non intendeva
cambiare discorso.
- Quando uscirò di qui, - levò
il pollice a fatica davanti al viso, - lo farò strisciare ai
tuoi piedi per implorarti perdono! -
- Lee... -
Grazie...
Non riuscì a dirglielo. Perchè le parole di Gai,
quasi in lacrime, le tornarono in mente. Fu come gettare nuova legna
da ardere sul fuoco appena acceso da Neji.
La mano di Lee si schiuse mentre il ragazzo guardava Tenten incurvarsi
e portare le mani sul volto.
- Lee... - parlò tra i singhiozzi, la voce
impastata dallo
sforzo del pianto liberatorio, - Mi stimerai di meno ... come
kunoichi... per questo?
-
Le sfiorò le dita con la punta delle proprie, per quanto
deboli e tremanti.
- Farsi trascinare dalle passioni è molto
giovanile, Gai sensei lo dice sempre. Poi, - sfoggiò uno
sorriso scintillante, - tu per me sei la migliore kunoichi di
Konoha!
Anche meglio di Sakura-chan. -
Tenten scacciò la sua mano:
- Bugiardo... -
Alla fine, però, gli
gettò le braccia al collo, versando lacrime e lacrime sulle
bende di entrambi.
Rabbia. Tenten scaricava tutta la sua rabbia con quei lamenti disperati.
Per la crudeltà del ragazzo di cui era innamorata. Per
l'ingiustizia del destino con una persona pura come Rock Lee.
Le cose sarebbero mai cambiate?
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
N.B.) Questo capitolo è rimasto identico alla versione di due anni fa (per chi l'avesse letta) solo riguardo la prima sequenza. La parte successiva è stata modificata radicalmente ed aiuta a comprendere il quarto ed ultimo capitolo. ^ ^ Buona lettura! (Spero!)
Gai Maito
entrò nella camera del suo allievo
prediletto quando
il sole ormai stava riempiendo i corridoi del rosso del tramonto.
Quello stesso colore pennellava contrasti netti di luci e ombre intorno
al suo
sorriso. Sì, sorrideva. Gai non conosceva il significato
della
parola sconfitta, se non come strettamente connesso a quello di
'rivincita'. Il suo spirito era pieno di una giovinezza adolescenziale,
quella dei ragazzini che sognano di conquistare il mondo, forti della
loro presunta invincibilità, di limiti che non esistono
nella
propria mente e quindi nemmeno nella realtà.
Il suo testardo ottimismo non gli permetteva di
contemplare minimamente
l'ipotesi che il suo pupillo potesse, di fatto, non
essere più tale.
Il sorriso gli si spense per un attimo dalla
sorpresa, per poi
riaccendersi raggiante e commosso al tempo stesso. Lee riposava
serenamente, la testa di Tenten che gli sfiorava la mano
mentre
dormiva chinata sul suo letto.
O non si era mai accorto che fossero
così legati, oppure
qualcosa era cambiato dopo gli esami di selezione dei chunnin.
Ciò di cui invece non si
stupì era che il terzetto non fosse completo.
Già, Neji... Gai non aveva dubitato un solo istante che
sarebbe arrivato in finale. Ugualmente non si aspettava che
venisse da lui per gli allenamenti: lo avrebbe visto solo allo scadere
dei trenta
giorni, nell'arena.
Guardò di nuovo Rock Lee e Tenten,
questa volta trattenendo a
stento un sospiro. Era difficile trovare una porzione del loro corpo
senza fasciature. Soffriva insieme a loro per le sconfitte che avevano
subìto e che, sotto l'insistente presenza dei bendaggi e
nell'innocenza
del
sonno al quale non avevano resistito, li faceva sembrare dei bambini,
caduti vittime di un gioco crudele.
Si erano imbattuti entrambi negli avversari
sbagliati. Contro chiunque altro avrebbero vinto, Gai ne era sicuro.
Però, a quanto pareva, quelle stesse
sconfitte li avevano avvicinati.
Un lampo gli attraversò la mente.
Forse anche Neji avrebbe avuto bisogno di una
sconfitta
per riconsiderare se stesso e, soprattutto, i valori ai quali aveva
improntato la propria vita.
Gai sapeva bene del trauma che Neji aveva subìto da bambino
e
sapeva
anche che era una giustificazione più che sufficiente per la
rabbia silenziosa che muoveva ogni suo muscolo negli
incessanti allenamenti. Ma il
punto, quel punto che dava da pensare a Gai ogni volta che il ragazzo,
pur esausto, si risollevava, inducendo implicitamente una vacillante
Tenten a fare altrettanto, era che la sua energia vitale non era,
paradossalmente, voglia
di vivere. Era odio.
Gai si crucciava, perchè quel
sentimento
avrebbe finito con l'accecare il suo allievo, col divorargli avidamente
il cuore e la ragione. Lui però, sebbene fosse il suo
maestro, cosa
poteva fare? Nutriva il
sospetto di essere agli occhi di Neji una persona ben poco credibile
(se solo avesse saputo che questa era la critica più modesta
delle tante...). Neji non avrebbe mai ritenuto le sue parole degne di
peso.
Con un gesto di istintiva paternità, Gai
scrollò dolcemente Tenten e
la svegliò. Era spaesata, non si era accorta di essersi
addormentata.
Lee invece continuò a riposare sonoramente. Tenten non smise
di guardare il compagno, neanche
quando Gai le chiese come si sentisse, domanda a cui rispose annuendo
distrattamente.
D'un tratto, si rivolse al sensei con sguardo
interrogativo: non
voleva usare parole, rendevano le preoccupazioni troppo palpabili,
troppo
fondate. Inoltre, non voleva svegliare Lee, adesso.
Gai chiuse gli occhi e alzò le spalle:
non si sapeva ancora nulla di certo.
- Ora è meglio che torni in camera. -
le
strizzò l'occhio, - Tra poco passeranno con la cena, e se
non
ti trovano...-
Tenten concordò, memore dello sguardo
indagatore e vigile
dell'infermiera di poco prima, ma rifiutò di essere aiutata
a
camminare, nonostante barcollasse ancora un po'. Era già
stato
abbastanza umiliante scoppiare a piangere davanti a Neji e Lee.
Gai era commosso. Non potè trattenersi
dallo sputarle
addosso lacrime mentre osservava quanto fosse una kunoichi in
gamba, l'orgoglio del suo maestro. Il suo piagnisteo lamentoso e
sbiascicato destò Lee, che cominciò a mugolare
per il solo fatto che il suo divino maestro lo stesse facendo.
Fiutato l'approssimarsi di un Teatrino della Giovinezza,
Tenten sgattaiolò fuori dalla stanza senza farsi notare.
Quella stessa sera nella propria camera, le luci
già spente per
la notte, Tenten non fece che ripensare alla discussione con Neji. Di
solito non si dedicava a simili riflessioni sentimentali. Ma era
innegabile che questa fosse stata la prima volta che aveva litigato con
lui e non certo per delle sciocchezze.
Al di là del dolore provocatole da quello sguardo
spietato e
tagliente, Tenten si sentiva stordita, come una persona che al
proprio risveglio non riconosceva il luogo in cui si trovava.
Il destino... Lei ci credeva davvero oppure no? Era giusto
che Lee si
arrendesse alla sconfitta di una vita intera? Per uno come lui non
aveva
scopo rimettersi in gioco?
Tenten aveva sempre riconosciuto la prodigiosità
di Neji. Non
che sognasse di raggiungere il suo livello, un giorno. Aveva
accettato il divario tra di loro fin dal principio, probabilmente
coadiuvata da una notevole dose di profondissima
ammirazione.
Nei mesi precedenti, ad ogni duello combattuto invano da
Lee, Tenten aveva
sempre cercato di convincerlo della medesima verità. Lo
aveva ammonito
per il suo bene, per quanto forse i modi non fossero stati i
più delicati.
Eppure, al torneo Rock Lee era stato in grado di sfoderare
una potenza
tale da far rabbrividire chiunque, persino il suo avversario. Persino
Neji.
Un vero perdente sarebbe stato vergognosamente sconfitto
dopo due miseri secondi.
Ora, però, era lo stesso Rock Lee di quel
mirabile scontro a rischiare
la condanna ad una vita qualunque. Il destino era forse tanto
crudele da illudere una persona
di poter raggiungere i propri obiettivi, per poi scaraventarla
brutalmente contro il piano della realtà?
Tenten sospirò: chi poteva saperlo? Chi poteva
prevedere le mosse future del destino?
Già...
Corrugò la fronte ed infine scattò
seduta sul letto.
- Già! - esclamò furiosa, -
Chi è Neji per
conoscere cosa il destino abbia riservato ad ognuno di noi? -
La sua compagna di stanza, una kunoichi del
villaggio rientrata da
una missione, si rigirò pigramente sotto le coperte con un
lamento indecifrabile. Poi le lenzuola fecero una capriola in aria e la
ragazza balzò in piedi sul materasso, un kunai stretto tra
le
dita.
- Chi è là? Stai bene,
Tenten? Tranquilla, adesso ci sono io! -
Tenten avrebbe preferito sprofondare mentre mormorava:
- Ehm, perdonami, Aiko-san. Era soltanto un
incubo... -
Aiko mantenne la posizione per un'altra manciata di secondi,
prima di
ricadere sul letto. A giudicare dall'istantaneità con cui
riprese a ronfare, Tenten dubitò che la mattina seguente avrebbe
ricordato alcunché.
Lei invece ricordava perfettamente dove le riflessioni
l'avessero
condotta. Raccolse le gambe al petto e vi poggiò il mento,
concentratissima. Cosa rendeva Neji così sicuro
nell'indovinare
il destino altrui? Non era certo un dio, tantomeno un profeta.
E lei che leggeva le carte? Fino a quel momento non si era
mai
imbattuta in un pronostico negativo. Se fosse accaduto, come avrebbe
reagito? Avrebbe insistito per annullare un'intera missione? Se un
giorno le carte e gli astri le avessero svelato che la sua carriera di
kunoichi sarebbe presto fallita? Avrebbe rinunciato al proprio sogno?
Tenten strinse più forte le braccia intorno alle
ginocchia,
tanto da avvertire una fitta al polso. Nel buio della notte che la
circondava rivide le mattinate in aula all'accademia; i pomeriggi
passati ad allenarsi nelle tecniche genin; le serate trascorse china
sui manuali e gli appunti. Rivide il sorriso compiaciuto degli
insegnanti davanti al suo ennesimo centro perfetto.
Lei non era una perdente. Lee non era un perdente.
Il destino era una sfida, non una condanna.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
N.B.)
Questo capitolo, insieme al precedente, sostituisce il terzo capitolo
della prima versione della fanfic. In altre parole, il finale della
storia è stato riscritto!
Quindi, se avevate già letto i primi tre capitoli della
fanfic, ora dovreste non soltanto leggere questo (il quarto), ma anche
il precedente, poiché non è più lo
stesso di due anni fa. ^ ^'
Due mattine dopo, Tenten fu dimessa dall'ospedale, con la
calda raccomandazione di rimanere a riposo almeno altrettanti giorni.
Il bruciore della sconfitta agli esami ed il nervosismo per
la
discussione con Neji, tuttavia, strepitavano. Volevano essere
proiettati fuori dal suo corpo e dalla sua mente, troppo piccoli per
contenerli ancora a lungo.
Così Tenten reinterpretò le parole
del
medico come un
invito ad evitare solamente gli sforzi eccessivi e trottò
soddisfatta verso il campo di allenamento.
Naturalmente, Neji era già nel vivo dei suoi
esercizi.
Non era più tornato a farle visita. Era la prima
volta che si vedevano dopo quel pomeriggio.
Con noncuranza, Tenten lanciò nell'aria un
"buongiorno" formale
e distaccato, quello che si conveniva a due colleghi. La mancata
risposta di lui, troppo concentrato nel combattimento figurato,
ricondusse per un attimo la situazione alla normalità.
Tenten
dovette resistere alla tentazione di fermarsi e si impose di ritagliare
per sé
un'area il più possibile lontana da lui.
Desiderava sinceramente parlargli. Era ambiziosa di arrecare
sollievo al suo
spirito, torturato dalle stesse convinzioni che invece lui credeva lo
temprassero.
Ma nulla al momento le suggeriva che Neji non sarebbe stato
sordo alle
sue parole. Nulla, fino a quando lui non avesse mosso il primo passo
per intrecciare nuovamente i fili del loro legame, là dove
si
erano spezzati.
La ripresa degli allenamenti non fu particolarmente felice
per Tenten.
I muscoli delle braccia non sopportavano lo stress dei lanci
più
rapidi e minacciavano di tremarle in modo incontrollabile per minuti
interi. Il polso destro, soprattutto, le doleva ancora troppo per
assicurarle una presa salda sulle armi. Il segno impresso dalle dita di
Neji, ora violaceo, dominava incontrastato sulla pelle chiara.
Un soffice fruscio tra gli arbusti la distolse dall'amara
contemplazione dei propri limiti. Un incedere leggero, lento e a
tratti esistante.
- Lee! -
Avrebbe dovuto essere una domanda, ma la brama di vederlo
tornare al
campo, specialmente in un giorno tanto silenzioso, era così
ardente da tramutarla in un'esclamazione gioiosa.
La figura di Neji che emergeva dai rami rigogliosi fu
un'autentica secchiata di acqua gelida.
Neji rimase immobile, una gamba ancora nascosta tra le
foglie ed una
ruga di disorientamento misto a disapprovazione ad increspargli la
fronte.
Tenten trattenne il fiato ed attese, incapace di crearsi la
minima aspettativa da quell'espressione.
Poi gli occhi di Neji scivolarono verso i manichini di
paglia.
- Ah. - disse mollemente, - Li stai usando tu. -
- Già. - fece Tenten arricciando le
labbra, mentre una vocina
ormai nota dentro di lei la rimproverava di cedere troppo facilmente al
succulento
piatto dell'illusione.
Un secondo dopo Neji era di nuovo scomparso oltre la
vegetazione.
Tenten era sufficientemente realista da ammettere a se
stessa che lui
non si sarebbe di sicuro prostrato ai suoi piedi entro le prime
ventiquattro ore. Ciò nonostante, quando al tramonto si
congedò, Tenten aveva svestito i panni
dell'impersonalità, tradendo rancore e frustrazione.
Una volta fuori dal perimetro del campo, la sua rabbia
era stata
soppiantata dallo sconforto. Neji non avrebbe mosso neppure un dito per
riconquistare il loro vecchio rapporto. Forse non aveva nemmeno
realizzato di averlo perduto. Oppure aveva sempre ugualmente
soppesato la sua esistenza e la sua assenza.
Il corpo di Tenten era tanto teso che al primo rumore
improvviso
trasalì come avrebbe fatto in un'imboscata.
Arrossì
imbarazzata quando scoprì che si trattava di un inoffensivo
stormo di uccelli,
che si disperdeva veloce nel cielo rossastro sopra Konoha.
La mattina successiva, Tenten si era di nuovo armata di
grande pazienza e
di un pizzico di ottimismo. Non era nella sua indole arrendersi alla
prima sconfitta.
Salutò Neji con professionalità, si compiacque
del suo silenzio e riprese gli esercizi del giorno precedente.
Nel
pomeriggio, si chiuse nel capanno degli attrezzi. Poiché sul
piano delle relazioni umane non si erano ancora riscontrati
miglioramenti,
aveva deciso di andare alla ricerca di qualche arma mai utilizzata, che
potesse
elettrizzare almeno la sua natura di kunoichi.
Nel locale regnava
il disordine assoluto. Ogni volta che Gai sensei e Lee avevano
un'illuminazione per un nuovo, estenuante allenamento, buttavano
all'aria mensole e armadi. Travolti dalla foga del momento, si
fiondavano all'esterno con l'oggetto tanto ambito senza mettere mai a
posto. Al termine della sfida, ovviamente, erano troppo logorati per
cimentarsi nell'opera.
Fu inevitabile, quindi, che Tenten si
imbattesse in qualcosa di loro appartenenza. Per riportare alla luce
alcune armi, dovette spostare un ingombrante foglio di cartoncino,
che aveva riconosciuto ancor prima di girarlo.
Colonna dopo colonna, elencava le sfide tra Lee e Gai
sensei, indicando per ciascuna il vincitore. Tenten era certa
che
intorno a lei doveva esserci anche
un'altra versione, riguardante le sfide tra Gai sensei e
Kakashi
sensei.
Esaminò
la tabella minuziosamente, scoppiando a ridere davanti ad alcune delle
prove o
leggendo i propositi per la volta seguente che Lee
aveva scritto.
La volta seguente...
Quando
Neji aprì la porta del capanno, Tenten si rese conto di
quanto tempo
avesse trascorso lì dentro. Era l'imbrunire e la lampadina
che pendeva
sgraziata dalle travi del tetto illuminava troppo poco per poter
riprendere la ricerca.
- Che c'è? - chiese con voce instabile,
mentre asciugava le lacrime, - Ti servono i manichini? Prendili pure,
sono nello stesso posto di ieri. -
- No. - rispose lui, dopo alcuni istanti.
Tenten abbozzò una risata amara.
-
Certo. Tu vuoi me. Sei venuto qui per costringermi con la forza? Ho un
altro polso su cui puoi ritentare. - disse, sollevando il braccio. Lo
sguardo invece era magneticamente attratto dal
ricordo che giaceva sulle sue gambe. Un ricordo.
Prima
che Neji potesse replicare, venne trafitto dai suoi occhi,
così scuri e profondi che vi sarebbe potuto
annegare.
- In fondo, che differenza c'è tra me ed un
manichino? Siamo entrambi oggetti, non è così? -
Neji
mantenne superbamente la propria impassibilità. Ma per la
prima
volta in vita sua non pensò ad essa come ad una corazza di
superiorità.
Bensì, come ad una maschera per rifuggire una domanda
scomoda.
- Sai, io
una differenza l'ho trovata. - proseguì Tenten, pregustando
la
propria rivelazione, - Un manichino può essere sostituito
con un
altro. Io no e, purtroppo per te, tra i due sono io ad esserti
indispensabile per perfezionare la Rotazione Suprema. -
Lo fissò di sbieco, provocatoria:
- Eppure, io sono una perdente, non
è vero? Spiegami, Neji, come
è possibile
che un eletto come te abbia ineccepibilmente bisogno di una
perdente? -
Entro le quattro pareti calò un silenzio inedito. Si
udiva senza difficoltà persino il chiacchiericcio di alcuni
ragazzi,
lontano nella strada.
- Io ho deciso di non credere in un disegno immutabile, Neji.
Credo nelle scelte che il destino ci propone lungo il cammino. La
mia scelta, tanti anni fa, è stata diventare una kunoichi
che Konoha possa ricordare con
orgoglio. Fino ad ora, nulla si è frapposto tra me ed il mio
sogno al
punto di dissuadermi. -
Neji ebbe la sensazione di barcollare. Un
presentimento gli sussurrava, maligno e sadico, che quelle parole non
sarebbero svanite nei meandri della sua memoria, come era invece
accaduto con le altre persone.
Tenten si alzò, finalmente più leggera. Prese due
kunai
dal borsello ed appese il foglio alla parete di fronte alla porta.
- A domani. - salutò con indifferenza, pregando
implicitamente Neji di liberare la soglia.
Lui la fissò, stupito di trovarsela davanti.
Non le avrebbe permesso di andarsene, non ora che aveva quasi raggiunto
il proprio scopo.
- Ti accompagno a casa. - borbottò spazientito.
Tenten
non trattenne un sorriso interdetto ed al contempo intimorito. Neji non
si era mai offerto di accompagnarla a casa.
- Suonava piuttosto come una minaccia. - confessò,
- Ehm,
è forse una strategia per prendere tempo prima di vendi...? -
Tenten
non ebbe tempo di finire la frase che Neji aveva spento la luce e,
uscito, si
apprestava a chiudere la porta.
- A-aspetta! -
Quindici minuti di silenzio. Questa fu la passeggiata di Tenten e Neji
verso l'appartamento di lei.
Le strade deserte ammaliavano l'olfatto con un caleidoscopio di aromi.
Metro dopo metro, abitazione dopo abitazione, cucina dopo
cucina, si susseguivano scie profumate di carne, pesce, zuppe e
spezie.
Tuttavia, ciò che Tenten più adorava di quel
momento al
crepuscolo non era la sinfonia di invitanti fraganze. Piuttosto,
l'atmosfera domestica che le univa tutte, il direttore d'orchestra.
Sedere solitari ad una tavola imbandita non sarebbe mai
stato gustoso come condividere quello stesso cibo con i propri
cari. Tenten poteva ben immaginarlo.
Quelle medesime riflessioni la indussero a dubitare di imbattersi in
qualcuno lungo la strada. Specialmente,
si augurava che non accadesse in prossimità del suo
quartiere.
Così, quando lei e Neji incrociarono una donna lungo la
scala
esterna del condominio, Tenten sospettò che il destino la
stesse punendo per averlo oltraggiato.
Nobara-san, una donna sulla cinquantina, quasi incespicò sui
gradini mentre i suoi occhi rimbalzavano da Tenten a Neji. Tenten
trascorreva la maggior parte delle giornate al campo di allenamenti,
tornando a casa esclusivamente per dormire. Vivendo da sola, aveva
presto attratto l'interesse materno delle vicine più
anziane,
preoccupate di quanti pochi vizi si concedesse, pur essendo ancora una
ragazzina.
Pertanto Tenten colse con fin troppa facilità la punta di
malizia implicita nella meraviglia di Nobara-san. Salutò con
una
riverenza impacciata e proseguì spedita,
sotto lo sguardo contrariato di Neji, che non era neppure
stato
presentato.
Solamente quando Nobara-san rispose con un "Buonasera a voi,
ragazzi" tutt'altro che circostanziale, anche lui fu inaspettatamente
preso
dal medesimo impulso di Tenten.
- Beh... Siamo arrivati. - balbettò lei pochi
metri dopo, sulla soglia dell'appartamento, - Grazie. A domani. -
Tenten rigirava le chiavi tra le dita, come un premio conteso tra due
fazioni
in lotta. L'inguaribile adolescente, sognatrice e svenevole, si era
ridestata dal sonno impostole. Neji era pentito. Il modo in cui stava
cercando di provarglielo era sinceramente tenerissimo.
Sul fronte opposto, torreggiava la kunoichi incorruttibile, la donna
disillusa. Neji era astuto, fiero ed egoista. Sapeva che Tenten avrebbe
ceduto al primo, insolito gesto di cortesia. Uscire dai ranghi
dell'uomo glaciale era un costo che poteva
sostenere, considerato il beneficio che ne avrebbe tratto.
Il
polso di Tenten fremette con
violenza, rimproverandole di non sottovalutare il compagno. Neji
aveva giocato la carta della forza fisica ed aveva scoperto che non era
quella vincente, non con lei. Ma l'obiettivo che perseguiva, il
riscatto dalla
condizione avvilente di membro del ramo cadetto del clan, non era di
così semplice rinuncia.
Stordita dallo scontro in atto dentro di sé, Tenten
inserì la chiave nella serratura con fare abitudinario,
senza
ragionare. Ricordò che era stata manomessa solamente quando
la
chiave bloccò bruscamente la propria rotazione.
Qualcuno doveva essersi introdotto in casa sua, durante i giorni in cui
era stata in ospedale. Le trappole oltre la soglia lo avevano dissuaso dal
muovere ulteriori passi all'interno, tuttavia la serratura era stata
compromessa.
Sempre troppo di fretta per azzardare una riparazione, Tenten finora
l'aveva fatta scattare più per caso che per ingegno.
Lo sguardo allibito di Neji, inoltre, non aiutava certamente.
- Sicura che sia casa tua? - non poté evitare di
chiederle.
- Mi hai preso per una scassinatrice? - abbaiò
lei,
offesa. - Fa così tutte le volte, sono abituata. Puoi
anda...
-
Tenten trasalì spaventata: la mano di Neji si era accostata
alle sue.
Alzò lo sguardo verso di lui e scoprì che aveva
attivato
il Byakugan. Soltanto a quella ironica distanza Tenten
svelò malcelati segni di spossatezza appesantire i
suoi lineamenti.
Ritrasse le dita silenziosamente e si stupì
che quelle di Neji si fossero fermate a pochi millimetri dalla sua
pelle.
Forse era uno scherzo giocatole dal neon guasto e intermittente sopra le
loro teste, eppure ebbe l'impressione che tremassero.
Neji si spostò di fronte alla serratura ed
armeggiò
con pazienza. Presto per aiutarsi schiuse l'altra mano sulla porta, un
intreccio di graffi rosso vivo sulle nocche.
Un secondo dopo, Tenten scorgeva finalmente il proprio
salotto. Il fatto che fosse stato Neji a permetterglielo,
però, la sorprendeva
ben maggiormente.
- Io... Gra... -
- Non inserire completamente la chiave. - la interruppe Neji,
porgendogliela, - E tieni la maniglia leggermente sollevata, mentre
giri. -
- O-ok. - mormorò lei, in imbarazzo, - Ti
ringra... -
- Non volevo. -
Tenten fece tanto d'occhi e sbatté le palpebre.
- Scusa? -
- Non volevo. - ripeté Neji. Lo sguardo
incostante, la voce malferma. La presa ancora salda sulla chiave.
- Allora perché l'hai fatto? - esclamò
lei, interdetta.
Le iridi nivee osarono sfiorare, per un istante, il polso livido di
Tenten.
- Quello.
- specificò, - Non volevo. Davvero. -
Quando gli occhioni sbarrati di Tenten gli
provarono che aveva compreso, Neji lasciò scivolare la
chiave
nel suo palmo e se ne andò, i pugni serrati
dentro le tasche.
Tenten non mosse un sol muscolo. Una finestra d'un tratto si era
aperta, da qualche parte nella sua mente, ed uno
spiffero tiepido stava gettando all'aria i ricordi degli ultimi due
giorni.
Neji che si offriva di accompagnarla a casa. Neji che entrava nel
capanno degli attrezzi. Neji che era venuto a cercarla, il giorno
precedente.
Tutto per rincorrere due parole. Una lotta di quasi quarantotto ore
contro se stesso e la propria
immobilità. La stessa frustrazione che aveva
schiantato il suo pugno contro la corteccia di un albero, dimora
di uno stormo di uccelli.
Tenten lo chiamò, così debolmente da solleticare
appena
persino le proprie orecchie. Pronunciò di nuovo il suo nome,
più forte, incoraggiando i propri piedi a posizionarsi uno
davanti l'altro.
Lo raggiunse in fondo alla prima rampa di scale e lì si
fermarono entrambi.
- Stai andando ad allenarti? - chiese apprensiva alla sua
schiena, invano. - E' controproducente, anche rigenerarsi è
importante. So che vuoi approfittare di tutto il tempo a disposizione,
prima della finale. Ma da domani potrai sfruttarlo meglio: mi sono
rimessa in forze quasi del tutto. -
Neji masticò amarezza e riprese a camminare, sibilando a
Tenten che poteva tornare indietro, se l'aveva seguito per dirgli
quello.
- Cosa? - balbettò Tenten, affannata, -
Perché reagisci così? -
- Perché non ho fatto ciò che
ho fatto per ottenere qualcosa in cambio! -
Il cuore di Tenten piroettò dall'emozione su quelle note
insperate.
- Lo so. - confessò in un sospiro rotto, - Lo so.
Per questo
sono qui e non oltre quella soglia. -
Neji si arrestò di nuovo, una decina di gradini sotto di
lei. Si
sentì come catturato da un campo magnetico. Avvertiva una
tensione al centro del petto, la medesima che percorre un filo
disteso, da un estremo all'altro. La
sensazione di un legame.
- Adesso so anche che sei migliore di quello che ti ostini a
mostrare. - proseguì Tenten, - Chiedere
scusa è la missione più ardua che una persona
possa
intraprendere. Io credo che... Non conosco con esattezza il passato del
tuo clan, ma credo che non saresti stato capace di uccidere tua cugina
senza essere perseguitato dal rimorso. -
Tenten era anche persuasa che Neji stesse morendo dal desiderio di
domandarle di
Lee, ma il suo orgoglio glielo impediva. Cercava di addomesticare Neji
come sempre era riuscito a fare, innescando un conflitto che lo
lacerava dall'interno.
Tuttavia, all'irrigidirsi improvviso di Neji, la voce di Tenten si era
affievolita, sopraffatta dalla paura che un'altra parola lo avrebbe
allontanato. Un passo troppo lungo ed affrettato verso di lui
avrebbe potuto significare perderlo definitivamente.
- Non sai di cosa stai parlando. - commentò lui,
baritonale.
- Hai ragione. - rispose subito Tenten, il fiato sospeso, -
Posso... Posso soltanto supporre che manifesti freddezza e
disprezzo perché è ciò che
finora hai
ricevuto dagli altri. Però sono sicura che la tua natura non
è cattiva, Neji. Hai solo bisogno... Hai solo bisogno di
qualcuno che ti dia fiducia. -
Il calore che Tenten gli stava trasmettendo era tanto discreto che Neji
non ritenne di dover innalzare alcuno scudo. Ciò che lei gli
stava offrendo non era compassione: non erano frasi gettate al vento,
per saziare la fame di azioni caritatevoli della propria
coscienza. Era una scommessa e Tenten avrebbe potuto perdere, eppure
era disposta a correre il rischio.
Al filo
invisibile se ne intrecciò un secondo. In due erano
più forti, ma anche più facili da recidere.
Solo un'altra persona, prima di Tenten, aveva creduto fermamente in
Neji. Ma lui avrebbe preferito condurre un'esistenza in solitudine, per
scelta
propria o degli altri, piuttosto che concedere nuovamente al destino
di calare la propria spada. Era altamente
probabile che accadesse. Se il fato non
aveva scrupoli a separare un padre dal
figlio, allora mai avrebbe risparmiato loro due.
Neji era stato marchiato come eletto e Tenten come perdente. Non era
permesso loro di essere più che colleghi di lavoro. Se avessero ardito
contravvenire alle regole, il destino si sarebbe divertito a tessere il
loro rapporto, pregustando il momento più doloroso per
spezzarlo.
Il richiamo di Tenten risuonò inaspettatamente vicino e Neji
non potè evitare di
voltarsi. Tenten lo fissava da due scalini più in
alto, il
viso illuminato dal sorriso infantile ed energico che non sfoggiava
da
troppi giorni.
Prima di respingere la sincera amicizia che gli stava proponendo, Neji
dovette comunque riconoscere di aver equivocato. Tenten non era affatto
ingenua. Era sensibile ed empatica, ma non
debole e fragile. Esternava il proprio affetto, senza tuttavia
sconfinare
nella
sdolcinatezza o nella civetteria. Aveva una consolidata autostima,
però mai si vestiva di vanità e
superbia. Aveva sempre adulato Neji, ma non aveva esitato a
criticare i suoi
metodi, durante l'incontro in ospedale. Lo aveva evitato per giorni,
eppure adesso aveva dato
tutta se stessa per supportarlo.
Tenten era straordinariamente eterogenea e
meravigliosamente onesta. Era una creatura rara.
- Neji, posso invitarti a cena da me? -
Per la prima volta, sebbene per pochi minuti, Neji percepì il
destino come un peso, come una stanza che cominciava ad essere
angusta ed
asfissiante. Ciò che la ragione gli
suggeriva sembrava non coincidere con ciò che lui
desiderava. I suoi piedi
non accennavano a ruotare su
se stessi e portarlo distante da lì, tendendo quei fili
invisibili
fino a strapparli.
In equilibrio tra due forze uguali ed opposte, Neji non fu capace di
alcuna reazione. Rimase dov'era, ritto sulle scale, la fronte corrugata
e la bocca
schiusa, benché vuota.
Ma forse anche la passività si
poteva considerare una decisione e Neji decise di osservare la mano di
Tenten
stringergli il braccio e trascinarlo verso l'appartamento. Una breccia
si
aprì nel muro della prigione: troppo stretta per permettere
a
Neji di
uscire, ma sufficientemente larga per far entrare aria fresca e pulita.
- Che ne dici delle polpette di riso? Altrimenti, dovrei
avere ancora dei ravioli in frigo... O forse del pesce? -
Abbandonarsi alle carezze della brezza, chiudere gli occhi ed
affidarvisi completamente, rilassando le membra, liberando la mente,
anche solo per un breve, effimero lasso di tempo. Da quanto tempo Neji
non provava quella sensazione primordiale di benessere?
- I ravioli. - mormorò alla nuca di Tenten, - I
ravioli andranno bene. -
Lei ruotò il capo e si sciolse in un altro dei suoi sorrisi.
Qualunque cosa il destino avesse in serbo per Tenten, Neji si
augurò che fosse quanto di più buono esistesse al
mondo.
______________________________________________________________________________________________________
Originariamente,
la fanfic contava tre
capitoli: il primo ed il secondo
sono rimasti immutati, mentre il terzo (dopo due anni o più)
è stato eliminato.
Lo
conservo ancora, ma dubito che vedrà di nuovo EFP. In quella
prima versione del finale, infatti, era Tenten a muovere il primo passo
verso Neji, superando il dolore per i torti subìti e
pensando
solamente al suo bene. La morale, in breve, era che lei lo avrebbe
sempre sostenuto, anche se lui avesse finito con lo sputarle veleno
addosso, perché Tenten nonostante tutto non era capace di
odiarlo. In
effetti, alcuni anni fa era questa l'opinione che avevo di Tenten:
una specie di santa
che passa oltre le cattiverie del ragazzo che ama. Poi però
è arrivata una critica particolarmente costruttiva (grazie, Crybaby!),
nonché nuovi capitoli del manga, e... Beh, secondo me Tenten
sa sfoggiare un bel
caratterino! Credo sappia essere una rompiscatole, in senso positivo. Non
lascia correre ciò che accade, ma vuole chiarire;
è
testarda e può mostrarsi anche molto impulsiva (direi
persino
violenta!). Che donna...
Insomma,
dopo questo excursus sulla genesi della conclusione (quanti
paroloni, mi sto perdendo!), posso solamente sperare che questi ultimi
due capitoli vi siano piaciuti. E' stato molto difficile scriverli.
Neji non avrebbe mai potuto inginocchiarsi sui ceci davanti a Tenten,
però era indispensabile che facesse il primo passo.
Inizialmente, avevo pensato di farlo agire solo perché aveva
bisogno
dell'aiuto di Tenten negli allenamenti, non perché
effettivamente si sentisse meschino per ciò che le aveva
fatto.
Dopo mi sono resa conto che questo non avrebbe cambiato nulla: Tenten
non avrebbe mai potuto accettare, se non concedendogli un perdono che
lui non meritava. Ma allora, riscrivere da capo il capitolo non sarebbe
servito a niente...
Doverosa
precisazione: Neji non
ammette di essere innamorato
di Tenten, nelle ultime righe. Accidenti, anche questo è
stato
difficile da spiegare! In poche parole, non vuole perderla. Non potevo
scriverlo così direttamente nella fanfic, perché
Neji non
direbbe mai a se stesso una frase tanto forte (non in questo punto del
fumetto, almeno). Poi, beh, certamente si pongono le basi per un
sentimento più grande. Magari, inconsciamente, Neji
inizia ad
amarla, chissà...!
A
chi aveva recensito il vecchio terzo capitolo (tenny_93
e Dryas):
ho conservato le vostre recensioni! ^ ^ Se volete ripostarle oppure
semplicemente conservarle, posso spedirvele!
Ringrazio Dryas, Kisa_chan, Lady_Mou, Revan e sushiprecotto_chan per aver inserito la fanfic tra le preferite. Ringrazio BON, Herborist, Thomas Mordechai e zombiecch per averla inserita tra le storie da ricordare. Infine, ringrazio eilinn, Willow e Filira Hyuga per averla inserita tra le seguite. Grazie infinite a tutti ^ ^
Ultimo, ma non meno importante, grazie a tutti:
ai preziosissimi lettori ed ai gentilissimi lettori-recensori!
Uff,
l'angolo dell'autore è più lungo dell'intera
storia, possibile?! (Se si tratta di me, sì!)
francyXD
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