Chances

di bibi_piccola_peste
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Capitolo Primo

 

Erano le undici di mattina e Konoha appariva piena di vita.

Mercanti di ogni tipo si accingevano a vendere gli ultimi prodotti della giornata e numerosi abitanti si muovevano freneticamente da una parte all’altra del villaggio.

Il Sole, alto in cielo, costringeva gran parte di loro a cercare riparo nell’ombra degli edifici del centro; tra di loro si trovava anche una ragazza dai capelli rosa che con passo svelto si avviava decisa verso casa propria.

Questa, dopo aver passato l’intera mattinata in ospedale, era stata chiamata di gran fretta nell’ufficio dell’Hokage, dove Tsunade, seduta dietro ad una scrivania piena di scartoffie, l’aveva informata che a breve sarebbe dovuta partire per una nuova missione.

 

Il discorso fra le due era stato piuttosto breve:

 

“Sakura, lo so che sei molto impegnata con i tuoi doveri verso l’Ospedale di Konoha e che il tuo apprendistato per diventare ninja medico non si è ancora concluso” disse sospirando e tirando fuori un mazzo di fogli da uno dei cassetti della scrivania, “ma stavolta penso che ci sia più bisogno di te fuori dalle porte del villaggio” e con questo le porse un mazzo di fogli.

 

“Una missione shishou?” chiese incuriosita.

 

“Leggi bene tutte quelle informazioni, la missione è stata sottoscritta come rango B, ma c’è un alto rischio che possa trasformarsi in A e tu, come mia allieva, sei la perfetta candidata per portarla a termine” concluse con decisione.

 

“H-Hai!” rispose Sakura, ancora spiazzata dalla notizia, ma più che mai curiosa di capire di cosa si trattava.

 

I documenti che Tsunade le aveva passato e che ora sfogliava con interesse riportavano diverse informazioni, fra cui, tra quelle generali, il luogo: Paese della Neve.

 

“Ci vorranno diversi giorni di viaggio, e dovrai attrezzarti per l’occasione, perché le temperature sono ben più rigide del peggiore dei nostri inverni” proseguì la maestra, per poi farsi più seria “Il Paese della Neve è da qualche tempo vittima di diversi traffici illeciti e scorribande, non troverai la sicurezza che questa terra ti può dare, stai ben attenta”.

 

Sakura strinse le labbra formando una sottile linea verticale, un piccolo nodo di tensione le si era formato nello stomaco, ma non avrebbe desistito così facilmente.

 

“E mi raccomando vedi di prepararti in fretta perché dovrai partire domattina all’alba. Il committente e la sua famiglia ti aspettano” riprese con tono decisamente più leggero.

 

“Il tempo a disposizione è più che sufficiente perché io sia pronta” rispose Sakura adocchiando l’orologio appeso alla parete retrostante la scrivania. “C’è dell’altro?”

 

“Ah sì, giusto. Portami quella bottiglia di sakè che Shizune ha nascosto dietro quella pila di libri” disse Tsunade indicando un ammasso informe di libri, pergamene e scartoffie.

 

“Ma Tsunade-shishou, è appena mezzogiorno!” rispose l’altra in modo esasperato.

 

“L’importante è che tu non ne faccia parola con Shizune!” le rispose la bionda con faccia sorniona, rompendo definitivamente l’atmosfera tesa che aleggiava nella stanza sino a qualche istante prima.

 

L’incontro si era quindi concluso con Sakura che era rapidamente fuggita – con bottiglia in mano – verso l’Ospedale, decisa a consegnare il Sake confiscato a Shizune, per poi tirare dritto verso il proprio appartamento per preparare l’attrezzatura necessaria.

Il preavviso era stato piuttosto minimo, ma di certo non si poteva lamentare.

Dopo aver dedicato anni sotto l’ala di Tsunade a studiare le arti mediche e allenarsi sotto la sua guida, avere la possibilità di eseguire una missione da sola, senza la presenza rassicurante –anche se un po’ invadente- di Naruto, significava avere la possibilità di mettere alla prova le sue capacità da ninja e accrescere la sua esperienza senza venire inesorabilmente messa da parte dal talento senza pari dei suoi compagni.

 

Questa missione poteva permetterle di dimostrare che non era più una bambina che sa a malapena maneggiare un kunai, ma un vero ninja. Nessun Naruto o Kakashi di mezzo pronti a saltare in prima linea pur di evitare che si trovasse in pericolo.

“Naruto diventa sempre più forte e magari anch-“ Sakura interruppe immediatamente il suo discorso interiore, non voleva nemmeno continuare quella linea di pensiero perché quello successivo avrebbe riguardato sicuramente Lui.

Dov’era? Era ancora sotto la guida di quel sudicio serpente di Orochimaru? Stava bene? Pensava forse a loro, lei e Naruto, ogni tanto?

Il cuore le si stringeva in una morsa letale al sol pensiero.

Sakura sospirò pesantemente.

Era disperatamente alla ricerca di un modo per scacciare quei maledetti pensieri. Col capo chino guardò nuovamente il plico di fogli che le aveva consegnato Tsunade. Scosse il capo un paio di volte. Non era il momento di distrarsi pensò decisa, soprattutto quando c’era ancora da leggere il materiale sulla missione e così poco tempo prima della partenza.

La missione era piuttosto chiara: ad un importante signore delle lande innevate del Nord della Terra della Neve serviva un medico per sua figlia gravemente malata, e al contempo un ninja che fosse in grado di proteggere la bambina in caso di attacco nemico e Sakura rappresentava entrambi.

 

Da lì in poi la serata si concluse in fretta fra impacchettamenti e faccende dell’ultimo minuto. La mattina seguente arrivò talmente in fretta da lasciare Sakura col dubbio di aver tralasciato qualcosa nei preparativi.

Caricandosi in spalla lo zaino diede un ultimo sguardo veloce al suo piccolo appartamento, assicurandosi di aver lasciato tutto in ordine. Ancora prima di avviarsi alla porta, percepì un vivace chiacchericcio e fu ben felice di scoprire che proprio dietro alla sua porta Naruto la aspettava per darle un ultimo abbraccio prima della partenza.

 

“Non sei ancora partita e già mi manchi Sakura-chan!” disse il biondo abbracciandola non appena la rosa aprì la porta. Era l’alba ma il biondo sprizzava già anergia da tutti i pori.

 

“Ti ho portato un ramen instantaneo, non si sa mai che tu ne abbia una voglia irrefrenabile quando starai là” disse porgendole la confezione tutto soddisfatto.

 

“Naruto sei assurdo!” ridacchiò la rosa, prendendo sconsolata il ramen e rassegnadosi al triste fatto che il suo amico non cambierà mai.

 

Inutile dire che da lì sino alle porte del villaggio il tragitto con Naruto al suo fianco fu un piacevole modo di distogliere l’attenzione dalle sue ansie e la partenza non fu poi così tanto traumatica.  

Dopo aver salutato ancora una volta il suo compagno, si avviò decisa verso la foresta. Ce l’avrebbe fatta, e senza l’aiuto di nessuno stavolta.

Il viaggio di circa tre giorni era solo l’inizio di una nuova avventura e Sakura non vedeva l’ora di portare avanti la missione.

 

 

 

 

 

 

I discorsi fra i personaggi sono contrassegnati dai simboli “”, per quanto riguarda i loro pensieri ho scelto di usare sempre le virgolette, ma usando il font in formato italic.

 

Ebbene ho deciso di cimentarmi in una nuova storia, stavolta multi capitolo. Era da un po’ che la avevo in cantiere, ma mi son decisa a pubblicarla soltanto dopo aver delineato (almeno a grandi linee) dove volevo andare a finire con l’idea iniziale di questa storia.

Tutto è iniziato perché ho ripreso, per caso, a riguardare le puntate di Naruto Shippuuden e da questo fatto ne sono uscite una marea di considerazioni, tra cui quella che ha dato l’incipit per la storia.

Questo primo capitolo è un po’ povero e non sono affatto sicura di aver catturato la vostra attenzione, ma prometto che non vi deluderò, voi però continuate a leggere!

A presto,

B.

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Capitolo 2

 

Tutto l’entusiasmo che aveva guidato Sakura fino al villaggio nel quale si trovava la famiglia che l’aveva ingaggiata fu ben presto smorzato dal clima freddo e dall’atteggiamento impaurito che le avevano rivolto gli abitanti, sicuramente sbigottiti dalla sua presenza.

Questo le suggerì immediatamente che la popolazione locale non era di certo abituata alla presenza di stranieri.

Dopo qualche attimo perso a rimuginare, Sakura si guardò sconsolata le sue scarpe. Aveva i piedi ghiacciati e non poté fare a meno di maledire il clima per l’ennesima volta. L’ultima parte del tragitto si era presentata sotto forma di un paesaggio innevato, così fitto che Sakura faceva fatica a distinguere il profilo del sentiero. Il Sole che le scaldava lieve il mantello rappresentava la sua unica fonte di calore oltre i pesanti indumenti.

Per fortuna, appena dietro a una folta coltre di pini silvestri, scorse le prime semplici case, ad indicare che ormai era dentro l’area urbana e più densamente popolata del villaggio.

Grazie alle semplici indicazioni che le rivolsero i primi abitanti che incrociò per strada riuscì a trovare la dimora del committente in un tempo relativamente corto. “L’unico aspetto positivo della giornata”, pensò mentre scuoteva via la neve dal cappuccio e ringraziava la coppia di anziani signori che le avevano indicato la strada.

Questi, appena avevano adocchiato il copri fronte avevano alzato su le sopracciglia stupiti e avevano preso a bisbigliare fra loro, ma la rosa, troppo presa dalla foga di entrare finalmente in una dimora riscaldata, non ci fece molto caso.

 Poco dopo, di fronte ad una imponente residenza di legno massiccio, trovò ad accoglierla il padrone, nonché committente: un uomo anziano di nome Shinji Hozuma.

L’uomo dall’aspetto solenne e dalle vesti pregiate l’accolse serio, iniziando subito a spiegare la sua delicata situazione e ad elencarle quali sarebbero state le sue mansioni – che in parte la rosa già sapeva – e a illustrarle il suo alloggio.

 

“È un onore per noi averla qui Haruno-san, abbiamo davvero bisogno di lei” incominciò d’un tratto, rigidamente, mentre si trovavano appena di fronte alla stanza che sarebbe stata la sua dimora per tutta la durata della missione. Il sorriso che gli graziava le labbra non faceva altrettanto con i suoi occhi.

 

Sakura, che fino a quel momento lo aveva ascoltato attentamente, annuendo quando necessario, si fermò ad osservarlo attentamente: per quanto avesse personalmente richiesto i servizi che Konoha offriva con i suoi ninja, non si fidava del tutto del suo operato e la rosa lo percepì immediatamente dal suo fare ostile. Non era certo raro che i committenti avessero questo tipo di atteggiamento e magari questo astio era semplicemente dettato dal fatto che lei fosse appena arrivata e il vecchio non sapesse bene come comportarsi.

Poi a peggiorare la cosa, arrivò l’ultimo appunto, che a Sakura non piacque per nulla: il suo committente aveva deciso di affibbiarle un cane da guardia che la potesse controllare in ogni momento.

“Ti pareva, ecco la fregatura”, pensò.

“Affinché possa avere sempre qualcuno a sua disposizione, qualsiasi cosa le serva” aveva detto per calmare l’ira della rosa, che continuava a fissarlo infastidita “è uno dei miei più fidati servitori, glielo farò conoscere subito” aggiunse mentre la guidava, un’altra volta, verso il grosso andito di ingresso della dimora.

“Cha! Come si permette di mettere in dubbio Konoha e i suoi servizi!” pensò mentre l’uomo, tutto ad un tratto sollevato, si allontanava dopo averla abbandonata di fronte al fantomatico servitore. Bel modo di accorgliela dopo tre giorni di cammino!

E quindi eccola qua, poco dopo, a vagare per le vie del villaggio con una figura ignota come accompagnatore, bofonchiando con voce sommessa che questo se lo potevano pure risparmiare.

Il diretto interessato – il cane da guardia - pareva infastidito tanto quanto lei e manteneva qualche metro di distanza come a voler evitare qualsiasi tipo di contatto diretto.

Portava un mantello di cotone scuro e un cappuccio che a malapena gli sfiorava la fronte, lasciando intravedere un ciuffo di capelli scuri.  Il volto, invece, era abilmente coperto da una maschera priva di alcun fregio e da cui spiccavano due sottili aperture che corrispondevano agli occhi. Occhi che tuttavia Sakura non riusciva a vedere per via dell’ombra che la maschera proiettava sul viso.

Il vecchio Hozuma glielo aveva rifilato come una persona a cui avrebbe potuto far affidamento, tuttavia sarebbe stato saggio non fidarsi completamente e continuare se possibile a tenerlo sotto controllo. Gli avvertimenti di Tsunade continuavano a ronzarle in testa.

Sakura sbirciò velocemente alle sue spalle, come per volersi assicurare che la figura la stesse ancora seguendo, e di fatto era presente, sempre a debita distanza. Lo sguardo pareva perso su un punto fisso oltre le sue spalle. Infatti presto si accorse che erano arrivati a destinazione: il negozio di erbe medicinali cui aveva chiesto di essere accompagnata era proprio davanti a lei.

 

“Devo giusto prendere dei preparati, puoi aspettarmi qui, Ninja-san”

 

I due avevano parlato lo stretto necessario per poi mettersi subito in marcia e Sakura non era nemmeno a conoscenza del suo nome, per cui si era ritrovata a chiamarlo col primo nome che le era venuto in mente. Visto le armi che portava addosso e il suo portamento, questo individuo non poteva essere altro che un ninja, o un ronin assoldato dalla famiglia.

Ma se gli Hozuma avevano già a loro disposizione dei ninja, perché pagarne uno straniero come lei?

Che fosse per via delle sue capacità da ninja medico? Pensò Sakura mentre studiava attentamente la figura che le stava di fronte. Questa, le aveva ceduto solo un leggero cenno col capo come risposta alla sua affermazione e se ne stava cupo a fissarla mentre lei entrava nel negozio.

All’interno del piccolo negozio, dove a malapena c’era il posto per contenere il possente bancone in legno rinsecchito, trovò una donna sulla sessantina ad osservarla incuriosita.

 

“Buongiorno! Non è tutti i giorni che mi capita di incontrare una fanciulla dai capelli rosa!” sorrise materna, mentre si accingeva a mostrarle tutti i prodotti sulla credenza alle sue spalle.

 

“Eh, immagino che sia una cosa insolita” sorrise imbarazzata e rincuorata di aver trovato almeno una faccia amichevole.

 

Decise di prendere solo lo stretto necessario a completare le sue scorte personali di erbe e mentre allungava le mani per prendere il pacchetto che le stava porgendo la donna, questa la stupì sussurrandole “Stai attenta cara ragazza, qui oramai non ci si può fidar di nessuno”
 

Questo la fece di colpo rimuginare su tutto quello che aveva scoperto: la famiglia Hozuma a quanto era riuscita a capire, incrociando le informazioni fornitegli a Konoha e ciò che le era stato detto appena arrivata, rappresentava una delle poche famiglie benestanti del villaggio. Il loro benestare economico era direttamente collegato all’attività familiare che andava avanti da diverse generazioni: erano degli abili costruttori e gli unici nella zona in grado di realizzare delle abitazioni in grado di reggere ai climi rigidi del paese della Neve.

Questo fece sì che la famiglia nel tempo guadagnasse rispetto e riconoscenza da parte del resto degli abitanti. Il loro lavoro era indispensabile, ma aveva anche creato dei conflitti interni pensò Sakura. L’approccio guardingo del signor Hozuma era direttamente collegato alle insidiose vicende che stavano travolgendo la famiglia: da diverso tempo venivano continuamente minacciati e messi alle strette da malviventi, che facevano di tutto per mandare a monte il loro lavoro. Secondo il signor Hozuma la colpa era di uno degli altri clan che geloso del successo della famiglia, faceva di tutto per boicottarla.

Di questo però non c’era ancora nessuno prova e per questo Hozuma-san si era pian piano preoccupato di aumentare il livello di sicurezza a cui era soggetta la sua famiglia, fino ad affibbiare a Sakura stessa un ninja che la potesse sorvegliare. Che la paura di essere attaccati li avesse portati ad essere talmente paranoici da pensare che lei stessa stesse facendo il doppio gioco per conto di chissà chi?

La missione che Sakura doveva affrontare poi, era piuttosto delicata visto che si trattava di curare la figlia del primogenito del capostipite e passi falsi non erano assolutamente accettati.

“Non posso fallire” pensò con determinazione mentre si avviava nuovamente per la sua strada. Avrebbe conquistato la loro fiducia, costi quel che costi.

 

“Haruno-san, se continua da quella parte si ritroverà dalla parte opposta del villaggio” la richiamò una voce infastidita – di nuovo il cane da guardia - e subito Sakura si rese conto che troppo presa dai suoi pensieri non si era accorta che dopo aver acquistato le erbe aveva imboccato la strada sbagliata. Ma non poteva avvisarla prima!

 

“S-sì, giusto” mormorò abbassando il capo. “Maledizione, che razza di ninja si lascia distrarre in questo modo, di fronte ad uno sconosciuto poi” pensò e proprio in quel momento si rese conto di quanto fosse misteriosa la figura che le stava di fronte.

 

Nessun Hitai-ate adornava la sua fronte, rendendo difficile l’individuazione di una precisa appartenenza a qualche villaggio, ma Sakura era quasi convinta che questo ninja dovesse per forza appartenere se non a questo villaggio, ad uno vicino.

Le sue mani, l’unica parte del corpo che non fosse coperta da indumenti, erano diafane, parevano di porcellana, con dita lunghe ed affusolate ma che, grazie all’occhio esperto di Sakura, nascondevano anni di duro lavoro a giudicare dai numerosi tagli oramai cicatrizzati che si intravedevano sul palmo e sul dorso.

Per cui, se le sue mani avevano quell’aspetto, allora anche il resto del suo incarnato non poteva che essere analogo e queste caratteristiche corrispondevano alla maggior parte della popolazione autoctona.

Queste informazioni però non le bastavano affatto e quindi si ritrovò pian piano ad allineare il passo al suo e volgere lo sguardo verso il suo capo chino.

 

“Voi siete di questo villaggio ninja-san?”

 

Silenzio.

 

Forse non aveva sentito, o forse non si aspettava di essere interpellato, visto che Sakura dopo essersi presentata aveva subito incominciato ad indaffararsi per poter iniziare immediatamente la missione.

 

“Ninja-san?” ripeté di nuovo, stavolta con tono più deciso.

 

Dopo qualche secondo, la voce atona e forse anche un pò seccata le rispose:

 

“Haruno-san non sarebbe per niente professionale se dovessi informarla della mia provenienza” fece una breve pausa incrociando i suoi occhi con quelli di lei “è necessario che io mantenga una identità segreta e per questo irrintracciabile”.

 

“Non vi stareste forse nascondendo da qualcuno Ninja-san?” questo dovette non piacergli perché di colpo irrigidì le spalle e se possibile diventò ancora più imponente, allargando le spalle ed avanzando di un passo verso di lei. Forse punzecchiarlo non era l modo migliore di attirare la sua attenzione, riflettè Sakura mentre lo fissava senza scomporsi.

 

“Non mi sognerei mai di nascondermi da nessuno” una pausa e poi “non fa parte del mio nindo”.

 

A questo Sakura di certo non poteva controbattere, anzi trovava il suo pensiero ben simile a quello di un qualsiasi ninja della Foglia. Fece per continuare il discorso ma si accorse ben presto che la sua guardia aveva di nuovo recuperato la sua postazione a qualche metro di distanza da lei.

Il suo tentativo di fare una piccola conversazione era fallito.

Ma non importa” pensò, “avrò tutto il tempo della missione per indagare”.

Ciò che le premeva di più era conoscere le dinamiche del luogo e soprattutto dei conflitti fra la famiglia Hozuma e gli altri clan e soprattutto cosa c’entrava la nipotina del capostipite in tutto questo.

Con questi pensieri Sakura e la sua guardia – o forse guida a questo punto - si addentrarono pian piano nell’area residenziale del villaggio.

 

Mentre camminava decisa sul sentiero – che era completamente ricoperto da un sottile strato di nevischio - non si accorse dello sguardo attento che il ninja le stava rivolgendo e di come proprio in quell’istante, questo stringesse i pugni, quasi a voler reprimere qualcosa.

 

 

 

Hitai-ate = significa coprifronte in giapponese.

Ed ecco il secondo capitolo che finalmente vi fa intendere qualcosa e soprattutto che ruolo avrà un certo qualcuno.

Non vi lascio altre anticipazioni ma, aspetto con ansia il vostro parere. Perciò qualunque siano i vostri pensieri, lasciatemi un commento, sono sicura che avrete qualche dritta da darmi (e credo di averne pure bisogno, aimè sono un po’ scarsa, sigh!).

P.S. perdonate gli errori, ogni volta riescono a sfuggirmi nonostante svariate riletture.

Al prossimo capitolo,

B.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Capitolo 3


Il mattino seguente Sakura si trovò alle prese con un risveglio a dir poco traumatico.

Aveva appena spalancato gli occhi e i suoi capelli color zucchero filato facevano capolino da sotto il cumulo di coperte del suo letto.

La prima notte nel villaggio non era stata clemente con lei e la morsa glaciale del freddo, che si era insinuata all’interno dell’abitazione durante la notte, non aveva di certo aiutato.

Ma questo sembrava essere la normalità, visto che tutte le persone che aveva incrociato nella grande dimora e intorno al villaggio non sembravano affatto disturbati dalla temperatura. “Sarà l’abitudine” considerò con sconforto.

Per sua fortuna la stanza che le era stata affidata aveva annesso un piccolo bagno e Sakura decise di concedersi una lunga doccia rigeneratrice e preferibilmente bollente.

Guardò l’orologio sul comodino: erano appena le otto di mattina. Alle nove si sarebbe dovuta incontrare con il suo guardiano impettito.

“Non vedo l’ora” pensò con sarcasmo, tirando via, a malincuore, la grossa coperta che la isolava dalla fresca aria mattutina.

Non appena i piedi toccarono il freddo tatami Sakura si ricordò nuovamente che si trovava in un posto di merda. Prese la rincorsa per andare dritta in bagno e così iniziare la giornata con un minimo di decenza.

All’interno, il piccolo bagno si presentava come semplice ed essenziale, alcuni indumenti e degli asciugamani ben piegati erano stati posati vicino al lavandino insieme a dei saponi di vario genere e Sakura ne fu ben felice. Sopra al lavabo uno specchio faceva apparire la stanza più grande di quanto realmente fosse, e Sakura, osservando la sua immagine riflessa, non poté fare a meno di notare il viso sfatto e i capelli arruffati. Proprio questi pareva le chiedessero con pietà di essere lavati e quindi la rosa, afferrando l’asciugamano, si infilò nella piccola doccia sperando di riuscire a sciogliere quel nido di rondine che aveva in testa.

Intanto, ricominciò a rimuginare sui recenti eventi della giornata precedente. Era tutto un bel casino. Qualcosa non le tornava e voleva sicuramente approfondire di più la faccenda dei disordini e le scorribande che accadevano nel villaggio. E soprattutto perché mai la famiglia del suo committente era così tanto sotto il mirino di frequenti attacchi.

Finita la doccia, grazie al cielo, Sakura si sentiva davvero rigenerata e il freddo pareva anche più sopportabile, ma per precauzione scelse di aggiungere al suo abbigliamento una calda sciarpa.

Non aveva variato granché la tipologia dei suoi vestiti: la tunica rossa, stretta in vita, che portava di solito era stata semplicemente sostituita da una analoga, ma con le maniche lunghe. Anche i pantaloni che di solito le arrivavano sopra le ginocchia erano stati sostituiti da un paio che le arrivava sino alla caviglia. I sandali invece erano stati strategicamente scambiati con un bel paio di stivali invernali, con appena un accenno di tacco.

Finalmente pronta, si avviò verso l’armadio della sua stanza per prendere il mantello, l’attrezzatura medica e la sacca con i kunai da fissare alla cintura in vita.

Intanto la casa, che fine un attimo prima rimaneva quieta e silenziosa, cominciava a risvegliarsi e Sakura sentì per la prima volta i passi risuonare sulle tavole di legno del corridoio, scricchiolii vari e un leggero chiacchiericcio diffuso. Incuriosita, decise quindi di aprire la porta ed esplorare il posto.

Mancava ancora qualche minuto al suo incontro, così ne approfittò per seguire la traiettoria da cui proveniva il chiasso. Avanzando per il corridoio si ritrovò sbucare verso un grande portico che si affacciava su uno spiazzo interno.

Al centro si trovava un delizioso giardino, quasi completamente innevato, ma da cui Sakura poteva scorgere un piccolo ponticello che attraversava un ruscello artificiale e diverse piante, sicuramente tipiche del posto. Riconobbe immediatamente un maestoso ginepro posto al lato del ponticello; le sue fronde cadevano placide verso il basso, appesantite dalla neve, e riparavano il passaggio dalle intemperie.

Diversi domestici andavano e venivano, indaffarati, a portare avanti le faccende del giorno e appena incrociavano lo sguardo della rosa si apprestavano a porgerle timidamente i loro saluti. Degli operai trasportavano in spalla del materiale da costruzione verso un altro corridoio.

Sakura, incuriosita, si avvicinò lentamente verso una delle vicine stanze da cui proveniva tutto quel fracasso per vedere di cosa si trattasse.

La casa le pareva piena di gran vita e le sembravano tutti gentili, “Sicuramente non ci sarà alcun problema se do un’occhiata”, pensò.

 

Qualche decina di metri più in là, intanto, un ninja incappucciato si apprestava a dirigersi verso la stessa direzione per poi scorgere una figura inconfondibile, dato il colore improbabile dei suoi cappelli, che si aggirava assorta fra i servitori.

Infastidito dall’atteggiamento sconsiderato della rosa, viste le previe raccomandazioni del capostipite di non aggirarsi per la residenza senza la sua presenza, decise di intervenire.

Accelerando il passo, la raggiunse alle spalle.

“E tu non starai mica ficcanasando?” la rimproverò come se fosse una bambina.

La rosa fece un lievissimo scatto per la sorpresa, irrigidendo le spalle. Trovandosi colta in flagrante decise di mentire spudoratamente al ninja che le ora le stava di fronte.

“Chi io? Assolutamente no, stavo giusto venendoti incontro”

Aveva avvertito una leggera traccia di chakra arrivarle vicino, ma di certo non si aspettava che la fonte di tale energia fosse la sua guardia, venuta apposta a sgridarla.

“Tsk, tipico dei ninja della foglia, non sapete mai farvi gli affaracci vostri!”

“E tu cosa ne sapresti eh?”

“La vostra reputazione vi precede” disse con tono sprezzante, “e ora se hai finito di ispezionare la tenuta, possiamo anche dirigerci verso il motivo per cui è qua Haruno-san, non ho tutto il giorno” continuò riprendendo a darle del lei, ricomponendosi dall’iniziale atteggiamento sprezzante.

“Senti non è colpa mia, io so benissimo badare a me stessa” rispose immediatamente la rosa, “puoi anche andartene per i fatti tuoi”

“E magari lasciarti perdere per l’ennesima volta?”

“Ma senti un po’ questo stron-“

Sakura incominciò a guardarlo in cagnesco. Il chakra incominciava ad accumularsi inconsciamente nelle sue mani e se qualcuno non l’avesse fermata gli avrebbe volentieri frantumato in mille pezzi quella stupida maschera che portava in faccia.

Il sol pensiero di potergli sferrare uno dei suoi pugni infusi da chakra le diede immediatamente sollievo. Intanto il diretto interessato si era limitato a sorpassarla sbuffando, dirigendosi in un punto dietro le sue spalle.

Di una cosa era sicuramente certa: era insopportabile.

“Al diavolo le buone maniere!” pensò mentre stava quasi per urlargli dietro, ma fu interrotta dallo stesso, che girandosi improvvisamente a guardarla, le impedì di continuare la sua tirata.

“Seguimi” tagliò corto, con tono che non ammetteva repliche.

E già era di nuovo in marcia, senza nemmeno assicurarsi che la rosa l’avesse sentito.

Quell’atteggiamento così lapidario e scostante le appariva quasi familiare, ma non fece in tempo a dar troppo peso al pensiero, visto che il suo guardiano era ormai ben lontano e non accennava a rallentare per poterla aspettare.

“Che fai ora mi ignori pure?!” lo seguì impettita.

“Che maleducato!”

I passi della rosa risuonavano pesanti sulle tavole di legno in contrasto con quelli sinuosi e quieti del suo accompagnatore.

 

 

Sakura si ritrovò poco dopo di fronte a una nuova stanza. Questa però, diversamente dalla sua, era ben più grande e luminosa, e al centro stava un semplice letto affiancato da qualche arredo.

Il ninja che le stava accanto si era improvvisamente fermato di fronte alla stanza e fissava di fronte a se.

Avvicinandosi al letto scorse immediatamente l’esile figura di quella che non poteva essere che la nipote del capostipite. Questa stava sicuramente dormendo, ma la fronte appariva madida di sudore e il respiro sembrava irregolare.

Senza perdersi troppo in inutili domande, Sakura si rimboccò le maniche e si avvicinò quatta verso il letto. Con un rapido sguardo rivolto alla persona al suo fianco, come a volergli chiedere di essere lasciata sola, la rosa si rivolse completamente alla bambina.

Aprì la borsa che fino a poco fa stava ben salda sulla fascia che portava in vita, per poi appoggiarla sul vicino tavolino. Il suo kit medico era pronto per l’uso.

“Avrò bisogno di qualche minuto per assestare una diagnosi preliminare”

Al che, il suo guardiano, che fino a quel momento le stava silenziosamente al suo fianco, decise di congedarsi, ma non prima di averle rivolto un ultimo sguardo incuriosito da quel repentino cambio di portamento.

Anziché fermarsi appena al di fuori della porta, decise di lasciare la rosa alle sue faccende, fiducioso che sarebbe rimasta occupata per diverso tempo, sufficiente perché si potesse allontanare per qualche minuto.

 

Non appena ci fu una certa distanza fra lui e la rosa, il ninja si calò con decisione il cappuccio, scoprendo dei corti capelli corvini, e scostando la fastidiosa maschera di porcellana dal viso.

Con passi decisi si diresse verso l’ennesimo corridoio, stavolta completamente deserto e privo di finestre verso l’esterno. Giunto di fronte una massiccia porta la aprì senza mettersi alcun problema a bussare.

“Avete chiamato?”

La stanza non era diversa dal corridoio. Una semplice scrivania stava al centro, alcune scartoffie giacevano abbandonate sul piano di scrittura. Un uomo anziano stava in piedi poco più dietro. La sua faccia incupita e le sopracciglia aggrottate non promettevano nulla di buono.

“Ragazzino, questa situazione non mi piace per niente” iniziò immeditamente il vecchio, senza alcun preambolo.

“Non è a lei che spetta questa decisione” rispose duro l’altro.

Il tono glaciale non ammetteva repliche, ma il vecchio non pareva soddisfatto.

“Se ci scoprono, siamo spacciati”.

“Non se fate quello che vi ho detto di fare”.

“Quella ninja di Konoha è solo un problema, manderà tutto all’aria, dovremmo sbarazzarc-“

Lo sguardo del ninja silenziò immediatamente l’uomo, che non poté fare a meno di rimanere pietrificato di fronte agli occhi color sangue che pareva gli scrutassero l’anima.

 “Siete uno stupido, in questo modo non farete altro che richiamare tutta Konoha qua”.

Il tono tagliente interruppe per qualche secondo la conversazione, ma non fu abbastanza per placare l’agitazione del vecchio che, preso da un momento di audacia continuò dicendo:

“Strano da parte tua essere così considerato, Uchiha Sasuke-sama”.

Il tono era certamente sprezzante, ma non riuscì a fare a meno di abbassare lo sguardo per non incontrare, nuovamente, quegli occhi mostruosi.

L’Uchiha, spazientito, fece per controbattere, ma si rese ben presto conto che il chakra della rosa stava fluttuando in modo irregolare. Poteva percepire la sua energia pian piano affievolirsi, segnale che stesse per terminare il controllo sulla bambina.

Meditò un attimo sul tempo che gli rimanesse a disposizione prima che lei potesse finire e domandarsi dove fosse finito. Non era di certo abbastanza perché lui potesse continuare quella insulsa conversazione e quindi riprese ad avviarsi verso il corridoio, non curante dell’uomo che continuava ad imprecare silenziosamente alle sue spalle. Ci avrebbe pensato dopo. Con passo svelto e intimidatorio si rinfilò progressivamente la maschera e il cappuccio, celando nuovamente le sue reali fattezze.

Portò veloce una mano a scostarsi i capelli dalla fronte, nascosti parzialmente dalla cappa, come a voler scacciare un pensiero indesiderato, sino a trovarsi di nuovo a poca distanza dalla sorgente dei suoi attuali tumulti interiori.

Ripensò di nuovo al giorno precedente e al momento in cui la vide arrivare. Non poteva ancora credere ai suoi occhi, Lei era proprio lì, ignara del pericolo che quella maledetta situazione aveva creato.

Strinse forte i pugni, doveva trovare una soluzione e in fretta.

 

Intanto, mentre Sakura ispezionava attentamente le funzioni vitali della sua piccola paziente, questa inaspettatamente aprì gli occhi di colpo e stringendole forte il polso sputò un’unica parola per poi ritornare immediatamente ad uno stato incoscienza:

“Aiutami” raspò stanca.

La rosa vide per un attimo gli occhi azzurri della bambina. Erano coperti da un velo torbido che ne oscurava la brillantezza, probabilmente dovuto alla febbre. Inizialmente presa alla sprovvista dal gesto fece un passo indietro, per poi riprendersi ed afferrare con decisione la mano che sino a qualche secondo prima le stringeva il polso con forza, cercando di dare almeno un po’ di conforto alla piccola.

Ancora sgomenta ,decise di dedicare il resto della giornata ad analizzare i campioni di sangue che aveva prelevato, doveva solo trovare un laboratorio nelle vicinanze.

Per una volta il suo guardiano le sarebbe stato utile, pensò con ironia.

 

 

 

Ed ecco il terzo capitolo! Ammetto di essermi divertita parecchio a scriverlo, anche se non ricevere alcun messaggio mi fa pensare che la storia non sia poi così interessante, non ricevere un minimo di feedback mi rende insicura.

Ho già una idea abbastanza strutturata per il prossimo capitolo, ma prima di mettermi a scrivere aspetterò di ricevere qualche commento.

Alla prossima,

B.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Capitolo 4

 

“Aiutami”

Sasuke mise piede nella camera giusto in tempo per vedere la bambina afferrare improvvisamente il polso della rosa e sussurrarle qualcosa prima di tornare ad uno stato di incoscienza.

L’Uchiha stava troppo lontano per poter sentire ciò che la bambina aveva detto, ma intuì immediatamente dalla reazione della rosa che non doveva essere nulla di buono. Infatti ella aveva indietreggiato di poco, sicuramente per la sorpresa e il suo chakra aveva per un attimo fluttuato in modo più accentuato ed irregolare.

Allertato da quanto successo, allungò il passo decidendo di avvicinarsi silenziosamente alle due sino a trovarsi a pochi centimetri dalla rosa. Nei suoi occhi ancora brillava lo Sharingan, ma la maschera ne celava perfettamente la visione da occhi indiscreti.

La rosa pareva essersi ripresa immediatamente, il chakra nuovamente pacato. Stringeva con delicatezza la mano della bimba e appariva più che mai assorta nei suoi pensieri.

Proprio in quel momento allungò di scatto il braccio per prendere dal tavolo delle fiale e il suo gomito andò a sbattere contro il petto di lui.

“..Ma che?!” si girò di scatto, allarmata.

Sakura rimase per un attimo basita, di fronte a lei stava il suo guardiano.

Senza pensarci due volte allungò lo stesso braccio che poco prima lo aveva colpito per sferrare uno dei suoi caratteristici pugni. Così avrebbe imparato a spaventarla!

Tuttavia il suo piano non ebbe grande efficacia. Il suo guardiano pareva avesse predetto nel giro di una manciata di secondi che cosa stava per fare la rosa. Aveva bloccato il colpo, una morsa di ferro le teneva il polso perfettamente immobile, a pochi millimetri dalla superficie candida della sua maschera. Niente a che vedere con la docile presa della bambina.

La sua stretta, seppur ferrea, non era affatto dolorosa, e per un attimo si trovò così vicino a lui che ne poté studiare i tratti da più vicino. La maschera purtroppo nascondeva gran parte dei suoi lineamenti, ma Sakura poté notare i muscoli del collo irrigidirsi e capì che non era stata l’unica ad essere stata presa alla sprovvista.

“Ti è andato di volta il cervello?” riprese la rosa, tirando via il polso dalle sue grinfie.  

Il suo guardiano le dimostrava sempre di più che le sue capacità non erano di certo comuni. Non una singola traccia di chakra era percepibile nella stanza. Stava volutamente sopprimendo la sua presenza e senza nemmeno alcuno sforzo visibile. Sakura sapeva bene quanto potesse essere difficile nascondere il proprio chakra.

 Era necessario possedere un controllo minuzioso su tutto il sistema circolatorio dell’energia e lei stessa aveva ancora qualche difficoltà. Doveva per forza essere un ninja molto esperto.

Intanto la figura di fronte a lei continuava ad emanare un aura di assoluta pacatezza, come se quanto fosse successo fosse stato perfettamente normale. Grazie alla maschera che portava in viso Sakura non aveva potuto percepire che il suo Sharingan era attivo e lo stesso Sasuke era rimasto inizialmente stupito dalla velocità con cui la rosa aveva provato ad assestare il colpo.

“Nh” rispose lui, come a voler concludere al più presto quella situazione assurda.

Sakura aggrottò le sopracciglia, di certo non si aspettava uno stupido verso come risposta. Oltre ad essere antipatico, era pure eloquente quanto un sasso.

“Non c’è bisogno che mascheri il tuo chakra, in questo modo rischi veramente di prenderti un bel pugno in faccia!” continuò la rosa icrociando le braccia davanti al petto.

“Tsk, mi pare che quanto appena accaduto sia una prova sufficiente del fatto che non accadrà mai”.

“Non esserne tanto certo!” rimbeccò la rosa allontanandosi, quanto mai desiderosa di riprendere le distanze.

Si rivolse verso il tavolo per raccogliere le sue cose, decidendo poi di lasciare lì alcune fiale mediche. Aveva somministrato alla sua paziente una dose di antipiretici per far si che almeno la febbre potesse abbassarsi, per il resto avrebbe dovuto aspettare di analizzare i campioni di sangue che aveva prelevato poco prima.

Il ninja al suo fianco aveva ripreso a guardarla senza proferire alcuna parola.

“Cosa c’è ora? Non ti è bastato farmi prendere un infarto?”

“Cosa è successo? Il tuo chakra era irregolare” si spiegò prendendola di nuovo alla sprovvista.

A questo Sakura si fermò un attimo a meditare sulla risposta. Non voleva ammettere che quella reazione inaspettata e quella richiesta d’aiuto l’avessero messa sull’attenti, ma c’era qualcosa che non le tornava.

“Niente, semplicemente la febbre alta le sta facendo avere delle allucinazioni, non ero preparata” rispose seria.

Il ninja di fronte a lei scelse nuovamente di stare in silenzio, ma dietro la maschera il suo viso non appariva per nulla soddisfatto.

“Ho una richiesta da farti Ninja-san” riprese la rosa dopo qualche attimo di silenzio e senza aspettare di ricevere risposta aggiunse “è necessario che io analizzi dei campioni di sangue, ma non possiedo l’attrezzatura necessaria, voglio che tu mi porti nel più vicino ospedale della zona”.

A questo l’Uchiha non poté che sopprimere un sospiro infastidito. Questo non avrebbe che complicato le cose, ma non avrebbe potuto negarglielo. Si ritrovò suo malgrado ad annuire.

“Prendi le tue cose, si trova dall’altra parte della città, sulla collina”.

Soddisfatta, la rosa si illuminò di nuova determinazione, prima sarebbe riuscita ad analizzare i campioni, prima avrebbe potuto curare i sintomi della sua piccola paziente. Quasi quasi le veniva da pensare che la missione non era poi così tanto difficile, magari fra un paio di giorni sarebbe potuta tornare a casa senza grandi seccature di mezzo e finalmente avrebbe detto addio al suo cane da guardia.

“E addio a questo stramaledetto freddo!”

Decisa, riagganciò la sua sacca in vita e si diresse verso l’uscita della grande dimora con il suo accompagnatore alle calcagna.

 

 

La camminata per raggiungere l’ospedale non fu affatto ricca di grandi eventi. I due, che per tutta la durata del tragitto erano caduti in un tranquillo silenzio, ritmato dal rumore dei loro passi, si ritrovarono presto all’ingresso di un edificio piuttosto grande e dall’aspetto inconfondibile. Erano giunti a destinazione.

Da vicino l’ospedale appariva piuttosto essenziale, ma Sakura era determinata a farsi bastare ciò che avevano a disposizione. Una volta entrati il suo guardiano decise di lasciarla fare in autonomia, preferendo non addentrarsi oltre. Sakura lo vide fermarsi in prossimità dell’ingresso.

Dopo qualche secondo passato a scrutarla decise di sistemarsi appoggiando la schiena su uno dei pilastri posti a sorreggere la tettoia di ingresso, a braccia conserte. Ad uno sconosciuto sarebbe potuto sembrare persino rilassato.

“Non metterci troppo” la avvertì secco.

La rosa annuì veloce prima di voltarsi ed avvicinarsi ad un gruppo di infermiere per chiedere informazioni.

L’ambiente non era poi così diverso dall’ospedale di Konoha, tanto che le sembrava quasi familiare e gli operatori, inaspettatamente cordiali, sembravano d’accordo nel poterle far utilizzare l’attrezzatura.

Lo stesso gruppo di infermiere a cui aveva chiesto informazioni decise di scortarla nell’area designata all’analisi. Sembravano tutte molto gentili e Sakura si ritrovò senza nemmeno accorgersene a chiaccherarci.

La portarono sino a una piccola saletta dove, su dei banconi, si trovava dell’attrezzatura medica fra cui dei microscopi, e una piccola libreria costituita da manuali di medicina di uso comune.

“Proprio ciò di cui ho bisogno” pensò soddisfatta avvicinandosi ad uno dei banconi e guardandosi attorno.

Una volta sola nella piccola stanza decise di procedere con l’analisi dei campioni che aveva prelevato qualche ora prima. Il gruppetto che l’aveva accompagnata era ritornato man mano alle proprie mansioni, ma Sakura poteva ancora sentire alcune di loro chiaccherare là vicino.

Apparentemente uno degli uffici era prossimo al laboratorio e Sakura poteva sentire chiaramente le loro voci mentre parlavano del più e del meno, ma la cosa non la disturbava più di tanto.

Trovandosi nel suo habitat preferito, si concentrò a sua volta, ascoltando di tanto in tanto le voci che provenivano dal corridoio.

Mentre era intenta a controllare il microscopio si ritrovò ad ascoltare una conversazione:

“..Ma sì, ti sto dicendo che l’ho visto proprio qualche giorno fa, era dentro al mercato, in centro!” sbottò una voce con tono squillante.

Sakura non era riuscita a sentire l’inizio della conversazione, ma doveva essere piuttosto importante perchè le voci sembravano davvero prese dall’argomento.

“Non ci posso credere! Che sfortuna non essere stata lì anch’io” riprese un’altra voce dal tono triste.

“Già, è un peccato che questi turni non ci permettano di andare a piede libero a cercarlo!”

Ridacchiarono tutte insieme.

“È decisamente l’uomo più bello che io abbia mai visto! Che fascino, ah!

Ci fu conseguentemente un coro di sospiri che fece ridacchiare anche la rosa.

“La prima volta che l’ho visto per poco non svenivo” riprese una.

“Ma insomma lo voglio vedere anche io questo Adone, descrivetemelo insomma!” si aggiunse un’altra voce incuriosita.

Qui incominciò una lunga ed inessenziale lista di tutte le sue caratteristiche, alquanto comuni e che sarebbero potute appartenere ad un qualsiasi uomo nel fior fior dei suoi anni, finchè una delle voci aggiunse:

“Se lo vedi per strada lo potrai riconoscere sicuramente dalle vesti che indossa, porta sempre il simbolo di un ventaglio bianco e rosso sul dorso della sua veste” spiegò con pazienza un’altra.

STACK

Proprio in quel momento la presa delicata che Sakura aveva sul vetrino si irrigidì a tal punto da spaccarlo inesorabilmente in due.

Ciò che ne era rimasto le scivolò rapido dalla mano e solo all’ultimo secondo riuscì a recuperarlo senza che questo cadesse per terra. Il movimento le costò un bel casino però, perché presa dalla foga di acchiappare il vetrino aveva fatto cadere lo sgabello su cui era seduta e ora le infermiere facevano capolino dalla porta con sguardo confuso.

“Tutto a posto cara?” chiese la più anziana di loro, preoccupata dal baccano.

Il cuore di Sakura intanto continuava a battere all’impazzata e le orecchie le fischiavano a tal punto da rischiare di non sentire nulla di ciò che le stavano chiedendo le infermiere. In quell’attimo non riusciva proprio a capire più nulla. Apriva e chiudeva i polsi come a voler stringere qualcosa senza nemmeno accorgersene.

“Sasuke, Sasuke, Sasuke, Sasuke…”

La sua testa riusciva a formulare solo quella frase. Quella descrizione era chiara, lampante. Aveva senso, doveva per forza essere lui!

Boccheggiò, ancora confusa. Nel giro di qualche secondo non aveva capito più nulla e continuava a fissare il vuoto di fronte a sè mentre il cervello continuava a martellarle in testa quel nome.

Dopo qualche istante cercò di ricomporsi al meglio per non far insospettire le infermiere che ancora la guardavano, aspettando una sua risposta.

“V-va tutto bene, scusate, sono la solita sbadata!” si scusò abozzando un sorriso tremolante.

Rimise tutto in ordine cercando di celare la frenesia che le stava pervadendo il corpo. Le mani continuavano a tremarle e solo in quel momento si accorse che il vetrino che aveva frantumato le aveva procurato un taglio sulla mano. Piccole gocce vermiglie le decoravano i polpastrelli.

Vedendola in difficoltà una delle infermiere decise di intervenire per darle una mano.

“Ma ti sei tagliata!” disse mentre la aiutava a rimettere tutto in ordine.

 “Vi spiace se vi chiedo dov’è il bagno più vicino? Temo di non sentirmi tanto bene e un po’ di acqua con cui rinfrescarmi sarebbe il massimo!” rispose Sakura, cercando di mantenere la calma.

“Ma certo, mi spiace che tu stia male, quella sala poi è così claustrofobica!”

“Vai al piano superiore, seconda porta lungo il corridoio di sinistra, troverai anche delle bende con cui fasciarti il taglio” aggiunse la collega, preoccupata.

“Va bene, vi ringrazio” sorrise Sakura mentre afferava le sue cose per dirigersi al piano superiore.

Mentre camminava, ancora scossa e con l’adrenalina che man mano saliva a ritmo esponenziale, una idea assurda incominciò a prendere forma nella sua mente.

Avrebbe avuto pochissimo tempo per metterla in atto, ma ne valeva decisamente la pena. Era sicura che sarebbe riuscita ad ingannare il suo guardiano se avesse giocato bene le sue carte. Le sarebbe bastato raggiungere il bagno, ed eventualmente individuare la prima finestra disponibile per poter uscire inosservata dall’edificio. Secondo i calcoli della rosa, aveva approsimativamente un’altra ora prima che il suo guardiano  incominciasse a spazientirsi e a venirla a cercare. Aveva quindi tutto il tempo per spostarsi e andare ad indagare sul luogo di cui avevano parlato le infermiere.

L’unico problema era assicurarsi che sempre il suo guardiano non la percepisse allontanarsi via e in più Sakura non aveva idea di come localizzarlo. Anche espandendo i suoi sensi al massimo non avrebbe certamente sentito il suo chakra, visto che era perfettamente celato. Non le restava che sperare non si fosse mosso dalla posizione dove lo aveva lasciato e azzardare.

Una volta arrivata nel bagno, dopo essersi assicurata di essere sola, mise le mani in posizione, ed eseguendo svariati segni si preparò per creare un clone:

“Tecnica della Moltiplicazione, Bunshin no Jutsu!”

Ed ecco che di fronte a lei compariva la sua copia esatta.

Le sarebbe servita per non far preoccupare le infermiere e nel caso portare avanti la sua ricerca. Se Ninja-san dovesse venirla a cercare, almeno il clone lo avrebbe tenuto occupato. Fortunatamente non poteva possedere delle capacità oculari tali da smascherarla, perciò almeno quello era un problema in meno di cui preoccuparsi.

Il suo clone la guardò con determinazione, annuendo. Sakura annuì a sua volta, poteva andare.

Si affacciò in una delle finestre che davano sul retro dell’edificio, il balzo le sarebbe costato una minima quantità di chakra pensò. Doveva mettercela tutta per non sprecarne nemmeno una goccia o altrimenti avrebbe rischiato di farsi scoprire. Infondo la distanza che intercorreva fra lei e il suo guardiano non era poi così tanta.

Prendendo una lieve rincorsa si trovò in un batter d’occhio a poggiare le mani sul manto innevato del giardino che circondava l’ospedale. La sensazione della gelida neve sulla propria pelle la aiutò a riacquistare un briciolo di lucidità.

Dopo essersi presa qualche secondo per guardarsi intorno, iniziò a correre decidendo che soltanto dopo essersi allontanata avrebbe ricominciato ad utilizzare il suo chakra per potenziare i suoi movimenti. Non si poteva permettere il lusso di usarlo.

Le umili abitazioni che incontrava scorrevano veloci di fronte ai suoi occhi.

Ancora stentava crederci, se solo quello che aveva appena scoperto fosse stato vero, le speranze di riportare Sasuke a casa sarebbero di certo raddoppiate.

“Devo…devo avvertire Naruto! Sì Naruto, e Kakashi..” pensò per la prima volta, rendendosi conto che i suoi amici non erano di certo dietro l’angolo.

Pompando chakra lungo i tendini e  muscoli delle gambe si ritrovò a balzare da un tetto e l’altro delle abitazioni limitrofe, da lì la visuale era migliore e il mercato fu facile da individuare grazie alla grande quantità di gente che ci si fermava.

Scendendo nuovamente in strada, Sakura decise di prendere un’altra precauzione e cambiarsi d’aspetto. Questo perchè non voleva rischiare di incrocaire per caso qualcuno della famiglia Hozuma. Peggio se poi si fossero accorti che aveva lasciato il loro adorato guardiano chissà dove.

Anche in questo caso decise di spendere una minima quantità di chakra per variare i suoi capelli e colore degli occhi verso una tonalità più simile alle persone del luogo, optando quindi per passare inosservata in mezzo alla folla.

Partendo subito in direzione dell’ingresso decise di incominciare a chiedere a tutti i mercanti in successione se mai avessero visto un ragazzo che corrispondeva alla descrizione di Sasuke. Inutile dire che la ricerca fu a dir poco disastrosa; aveva sprecato all’incirca quaranta minuti per nulla. Nessuno sapeva assolutamente di cosa stesse parlando.

Sakura si rese ben presto conto di aver fatto un enorme buco nell’acqua.

“Sono stata una stupida” pensò mentre si massaggiava le tempie. Questo sarebbe stato un buon momento per far esplodere a suon di pugni qualche montagna.

Poco prima di andarsene decise di ripercorrere il mercato una ennesima volta. Aveva chiesto praticamente a tutti i piccoli stand, facendo particolare attenzione a quelli che avevano più probabilità di essere stati visitati da Sasuke, come quelli di attrezzatura ninja o provviste. Purtroppo sembravano tutti piuttosto smarriti di fronte alle sue domande.

“Ma è possibile che nessuno mi sappia aiutare? Se Sasuke si trovava qui ci sarà stato un motivo no?! Argh!” pensò, dando un violento calcio ad un sassolino che si era trovato, suo malgrado, in direzione del piede della rosa. Il suo umore era calato pesantemente dopo aver realizzato di aver buttato quasi tutta la mattinata inutilmente.

Proprio in quel momento in uomo iniziò ad imprecare pesantemente.

“Chi è lo stupido che si è messo a lanciare sassi, eh?!” sbottò mentre si massaggiava la testa. Agitava le sue grosse braccia a destra e a manca, facendo arrettrare tutti i poveretti che si trovavano lì vicino.

Mentre l’uomo continuava a guardarsi intorno con fare minaccioso, Sakura, che dal canto suo non poteva permettersi di attirare attenzione su di sè, decise di rintanarsi dentro una delle grandi tende che si trovavano nel mercato.

“Non ne combino una giusta” sussurò mentre si apprestava a sgattaiolare via passando per un ammasso di merce e scatoloni. Doveva pure sbrigarsi, perchè incominciava ad essere tardi e temeva che il suo clone non sapesse più cosa inventarsi per mantenere la farsa.

Prese ad avvicinarsi ad uno dei lembi della grande tenda per poter uscire inosservata dall’altra parte della strada. Proprio in quel momento però, notò di non essere la sola nella stanza. Oltre i grandi scatoloni si trovavano due persone che parlavano sommessamente fra loro. Evidentemente non dovevano aver sentito la rosa per via del baccano che proveniva dall’esterno.

Sakura fece per andarsene di nuovo, disperatamente alla ricerca di una via di uscita per non trovarsi in mezzo ad un altro guaio. Tuttavia qualcosa la fece arrestare immediatamente sui suoi passi.

“..Avete tutto quello che vi ho chiesto?” parlò una voce maschile.

Quella voce Sakura l’aveva già sentita numerose volte. Ne era sciura. Era troppo familiare.

Trattenendo il respiro, la rosa decise di sporgersi un poco dal mucchio di scatole dove stava nascosta per poter vedere meglio le due figure. Sfruttò il suo mantello per confondersi in mezzo a tutta quell’accozzaglia di oggetti.

Le figure erano immerse nell’ombra rendendo difficile una possibile identificazione, ma un bagliore le fece ancor di più assottigliare lo sguardo. L’uomo che aveva appena parlato portava dei grandi occhiali le cui lenti riflettevano appena la luce della lampada che illuminava lo spazio. Una folta chioma di capelli argentei raccolta in una coda bassa gli incorniciava il viso.

“capelli grigi...grigi. Grigi! Ma quello è Kabuto!” pensò con gli occhi sgranati. Questo cambiava tutto, forse il suo non era stato un buco nell’acqua. Se c’era Sasuke in città era ovvio che con lui ci sarebbe potuto essere anche quel verme di Kabuto!

Sorrise trionfante, quella mattinata alla fine non era stata inutile. Doveva solo scoprire cosa ci faceva Kabuto in una tenda, in un mercato civico e in pieno giorno per di più.

Cosa mai stavano architettando? Doveva assolutamente scoprire di più.

Kabuto e l’altra figura intanto si erano spinti oltre un gruppo di scaffali, e Sakura non poteva più sentirli. Ma ciò che aveva visto era abbastanza per mandare un messaggio urgente dritto a Konoha.

Accertandosi di essere nuovamente sola decise di verificare se dentro le scatole e i sacchi che si trovavano dentro la tenda potessero avere a che fare con quell’incontro. Aprì un paio di scatole utilizzando uno dei suoi kunai. Le scatole per sua sfortuna contenevano semplicemente oggetti d’uso comune e indumenti. Niente di strano.

“Dovrò indagare più approfonditamente” pensò prima di uscire definitavamente dalla tenda. Aveva bruciato tutto il tempo a disposizione, doveva sbrigarsi.

La corsa verso l’ospedale fu talmente frenetica che Sakura si ritrovò senza fiato e con la fronte imperlata di sudore. Pian piano sentiva di starsi avvicinando sempre di più al suo clone che già l’aspettava in bagno.

Ritrovare la finestra da cui si era lanciata fu facile e senza pensarci due volte concentrò del chakra sulla pianta dei piedi, pronta per saltare. Una volta entrata la rosa fece un sospiro di sollievo, nessuno si era accorto del suo passaggio, poteva recarsi in bagno senza incombere in nessun sgurado indiscreto.

Chiudendosi in bagno con ancora il respiro affannato, decise di interrompere la tecnica della moltiplicazione e riprendere le sue sembianze normali. Ora doveva solo rientrare nel laboratorio come se nulla fosse.

Decidendo di non perdere ancora tempo, si lanciò veloce giù per le scale. Stavolta alcuni medici che si trovavano là vicino la guardarono un pò storto, ma a Sakura non importava.

“Permesso, grazie!” si trovò a ripetere più volte.

“Mi scusi, permess-“ non fece in tempo a finire la frase che finì dritta contro uno dei medici che attraversava ignaro il corridoio. O così pensava.

Vista la velocità a cui stava andando, la rosa si aspettava come minimo di scaraventare il poveretto per terra, ma non fu così. Il petto su cui era andata incontro oltre ad essere marmoreo, risultava talmente stabile da non essersi spostato nemmeno di un centimetro dopo l’impatto.

L’unica a non essersi aspettata tale resistenza fu Sakura che, se non fosse stato per due forti braccia, sarebbe finita rovinosamente sul pavimento.

Due mani poi andavano a stringerle inaspettatamente i polsi, trattenendola in quella posizione. Soltanto in quel momento Sakura si decise ad alzare lo sguardo qualche centimetro più in alto. Ciò che andò ad incrociare con i suoi occhi non era di certo lo sguardo di uno del personale medico, ma la maschera impassibile del suo guardiano.  

Da così vicino riusciva a scorgerne gli occhi e Sakura poteva quasi giurare fossero neri come la pece.

Rimasta senza parole decise di mantenere una faccia calma, desiderosa più che mai di scomparire da quella situazione. Si era fatta beccare di nuovo.

La reazione del moro intanto non tardò ad arrivare.

“Mi spieghi dove diamine stai andando di corsa?”

“Emm, io...” Sakura in quel momento decise di buttare lì la prima cosa che le era balenata in mente. “Io ti stavo venendo a cercare! Vedi? Ho finito” riprese sventolando il mazzo di fogli che il suo clone le aveva consegnato prima di sparire.

“Nh.”

No, non sembrava affatto soddisfatto della sua risposta, ma Sakura decise di stamparsi in volto il sorriso più innocente che poteva per risultare credibile. Infondo bastava crederci.

 

 

 

Sakura mi sa che non hai proprio capito nulla!

Ebbene anche questo capitolo è fatto! Ci ho impiegato più del previsto, ma per ora mi ritengo soddisfatta. Sicuramente dopo che lo rileggerò troverò di nuovo mille errori (e mi strapperò i capelli)... ma spero vi sia piaciuto comunque!

Ringrazio davvero chi ha commentato e tutti coloro che stanno seguendo la storia.

Visto il periodo leggermente più libero rispetto al solito ne ho approfittato per rieditare i capitoli precedenti, correggendo qua e là aspetti che per me non funzionavano (anche se c'è ancora qualcosa nella formattazione che mannaggia a me, non funziona!). Se volete ridare un’occhiata fate pure.

Non dimenticatevi di commentare, il vostro sostegno è sempre ben accetto, anche perchè la trama non farà altro che complicarsi.

Alla prossima,

B.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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