SPACE FRONT IER - L'Alba di una Rivoluzione

di Hell Storm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Gioventù Zarnak ***
Capitolo 2: *** Dei e mortali ***



Capitolo 1
*** La Gioventù Zarnak ***


SPACE FRONT IER

L’Alba di una Rivoluzione

 

PROLOGO

 

Arvian, il mondo degli Arax e degli Zarnak. Due specie tanto differenti quanto simili. Da un lato degli umanoidi rettiliani. Dall’altro degli umanoidi aracnidi. Fuoco e ghiaccio. Fulmine e magnetismo. Scaglie ed esoscheletro. Ferro e cartilagine. Democrazia e dittatura. Unione e Impero.

Fin da quando i due popoli si incontrarono nella Piana di Fresiax, milioni di anni addietro, la diffidenza e i timori li spinsero a mantenere le distanze. Ma quando gli spazzi iniziarono a diventare sempre più stretti, ai due popoli rimasero soltanto due scelte. Esplorare i confini più estremi delle loro rispettive comunità, sfidando l’ira delle creature selvagge sparse sul resto del pianeta, o passare allo scontro diretto, dando così inizio alla Guerra dei Millenni.

Il conflitto durò migliaia di anni, durante i quali le due fazioni svilupparono la loro conoscenza nel campo bellico e tecnologico. Nell’anno 18997 G.M., qualcosa iniziò a cambiare però. Gli Arax, uniti fin dall’inizio della loro esistenza, scoprirono un’immensa e ricca terra agli esatti opposti della Piana di Fresiax. Komaje, la Terra dimenticata dal Tempo, venne finalmente colonizzata da un gruppo di pionieri Arax, dando così all’Unione un notevole vantaggio sul nemico. Centoventun anni dopo, l’allora giovane Imperatore Zoron Zurgon, campione dell’Impero e comandante assoluto delle armate zarnak, si vide costretto ad affrontare delle lotte interne al suo governo. Dopo il collasso dell’Ordine, l’Impero si frammento in vari piccoli ma potenti regni. Alcuni sempre fedeli alla famiglia imperiale e favorevoli alla cessazione della guerra. Altri convinti che l’Impero necessitasse di un nuovo imperatore e che un’azione su larga scala avrebbe condotto l’Impero alla vittoria definitiva.

Pur di impedire una disperata ma efficace invasione di massa attraverso la Piana di Fresiax, John Raider, il campione degli Arax, sfidò con i suoi migliori guerrieri tre armate imperiali e salvò la vita dell’Imperatore durante un tentativo di assassinio ideato dai suoi rivali. Fu la prima volta che un campione salvava la vita del suo rivale. Ciò porto alla prima vera cooperazione tra i due popoli. Gli Arax non rinunciarono alla Terra dimenticata dal Tempo, ma il conflitto ebbe fine e la crisi che aveva colpito l’Impero si concluse con la ricostruzione dell’Ordine. John Raider divenne l’eroe che mise fine alla Guerra dei Millenni e l’Imperatore pote riconsolidare la sua supremazia e riunire la maggior parte dell’Impero.

La scoperta della razza umana riuscì a distrarre ulteriormente i due popoli dalle questioni in sospeso. Pochi mesi dopo l’inizio della tregua, navi spaziali provenienti da un mondo in rovina e dominato da una specie antropomorfa, giunsero nel sistema Evian alla ricerca di una nuova casa. Sia gli Zarnak che gli Arax rimasero sconvolti nello scoprire di non essere soli nell’universo. Inizialmente gli umani si mostrarono aperti a entrambi i popoli, facendo scoprire loro cose che mai prima d’ora erano anche solo state pensate o viste. Macchine a carburanti fossili. Piante dai mille frutti. Specie di animali inimmaginabili. Canzoni, poesie e opere d’arte senza eguali. Modi di vedere l’universo e la fisica che sconvolgevano le teorie più primitive e arcane. Usi e costumi di migliaia di popoli terrestri. Tecnologie tanto semplici quanto indispensabili. E naturalmente armi. Ma in poco tempo, gli umani si accorsero di essere finiti nel bel mezzo di una guerra “fredda”. Così la chiamavano loro. Pur rinunciando al favore dell’Impero, gli umani preferirono il protettorato dell’Alleanza, la quale oltre a condividere l’amore per il caldo, la vita diurna e la democrazia, fornì loro i mezzi per far riviere il loro mondo un pezzo alla volta. Ciò nonostante gli umani giurarono di non schierarsi dalla parte di una sola fazione, diventando così l’ago della bilancia in una futura guerra e un ottimo deterrente per chiunque volesse attaccare per primo.

Ma in un mondo popolato da guerrieri, i tempi di pace non possono durare allungo. Fin dall’inizio della tregua, molti soggetti avevano espresso il loro dissenso, da entrambe le parti. Combattenti pieni di rancore, capitanti di industri specializzati nella produzione di armi … politici guerrafondai.

Sono passati solo pochi anni dalla fine della guerra e l’arrivo degli esseri umani. E secondo alcuni, il tempo di tornare ad uccidere è giunto.

 

 

La Gioventù Zarnak

 

26 E.W./Ore 08:09/Periferia di Zera

Residenza del Duca di Korna

 

Mira stava in piedi come le era stato insegnato fin dal primo giorno in accademia. Dritta, composta e immobile come una statua. Lei e le sue compagne erano state incaricate di sorvegliare il ricevimento del Duca di Korna. Il Duca Zoir era un nobile zarnak appartenente alla seconda casta gerarchica dell’Impero. Offrire i suoi servigi ad egli era considerato un onore.

Il tenente Mira 5/5/5 era una furia zarnak appartenente alla sesta casta. La più alta in grado della sua camerata e della sua squadra. Di bell’aspetto. Con la pelle nera, delle macchie chiare sulla schiena, gli occhi gialli e le quattro braccia tipiche della sua razza. Il suo nome le era stata dato dall’Ordine, mentre il numero di serie si riferiva alla catalogazione effettuata dagli specialisti di eugenetica dell’Ordine, al numero di registrazione all’anagrafe imperiale in quel giorno e naturalmente al giorno della sua nascita avvenuta in orfanotrofio. Nome, casta, numero di nascita giornaliera e data.

Le sue compagne erano Kuria e Kuba, le due sorelle furie. Mahaa, la titana. E Tuh, l’elevata.

Per quelli che non lo sanno, tre delle poche cose che Zarnak e Arax hanno in comune sono le classi genetiche di combattimento, il fatto che tutti loro nascono dalle uova e vengono allattati dalla madre. Un po come la specie terrestre degli ornitorinchi.

Le furie erano abili combattenti dalle quattro braccia, veloci e precisi con lame e armi da fuoco. I mastri erano meccanici e ingegneri formidabili, il cui nucleo sprigionava grandi quantità di energia. I primordiali erano coloro che invece avevano sviluppato le loro capacità primitive, diventando feroci predatori con normali sembianze. I titani avevano rinunciato ad un pizzico di delicatezza e intelletto per diventare due o quattro volte più grandi dei loro simili e notevolmente più forti. Gli elevati erano invece coloro che gli Antenati avevo voluto benedire con capacità percettive e psichiche superiori a qualsiasi altro essere vivente sul pianeta. Un elevato ben addestrato poteva piegare la canna di un cannone da 99mm usando solo la mente. Potevano letteralmente piegare la materia dello spazio al loro volere. Alcuni rari esemplari nascevano perfino con entrambe le caratteristiche dei genitori. Il che li rendeva altrettanto potenti.

Coloro che invece nascevano con nessuna di queste capacità erano normali e basta. Certo aveano coda, artigli e tutte le caratteristiche della loro specie, ma nient’altro che li rendeva speciali.

Molti dei nobili che Mira stava sorvegliando erano tra questi. Dei centotto invitati aveva contato solo nove furie, tre titani, quattro primordiali e il Duca. Grazie alle sue capacità da mastro la fortuna della sua famiglia aveva avuto un incremento sostanziale. Le sue fabbriche producevano ogni giorno tonnellate di proiettili, tra i quali i nuovissimi ME10-100 a stella. Perfetti per recidere la dura pelle degli Arax o dei traditori dell’Impero.

Mira era una professionista e come tale esigeva che tutti i suoi sottoposti si comportassero con dignità durante le operazioni. Durante la cena, aveva visto più volte Kuria e Kuba sussurrarsi commenti ironici sugli ospiti. E lo steso fu per una primordiale appartenente alla squadra GZ1329.

Quella disgraziata aveva passato tutta la serata a guardare le pietanze sulla tavola con molto desiderio, invece di sorvegliare la sua postazione alla ricerca di possibili pericoli.

Da circa tre anni, i dissidenti delle Ali Libere, avevano dato inizio ad una piccola rivoluzione per le strade della capitale. Il rischio di un attentato a quella festa di gala era quasi nullo. Troppa sorveglianza e pochi bersagli chiave. Ma la disattenzione di quella primordiale era una mancanza che Mira non avrebbe potuto dimenticare. Anche perché un superiore che non segnalava una cosa simile, rischiava di fare una fine peggiore. E poi quella tipa si sarebbe beccata solo un rimprovero.

Ciò che però a Mira non piacque per niente invece, fu Zuzino. Il bruco del Duca. Come la maggior parte delle creature sulla faccia del pianeta dominato dall’Impero, le caratteristiche degli insetti e degli anfibi avevano preso il sopravvento. Alcuni di questi venivano allevati per la carne e il nettare. Altri, quelli selvaggi e pericolosi, venivano combattuti per difendere gli insediamenti ai confini dell’Impero. I più fortunati invece passavano la loro vita in lussuose teche e coccolati dai loro padroni.

Zuzino era una piccola larva da compagnia al suo primo stadio evolutivo. Poggiava il suo piccolo flaccido corpo giallastro su un soffice cuscino tenuto all’altezza della testa del suo padrone da un servitore. Di tanto in tanto il Duca gli offriva qualche boccone dal suo piatto e delle carezze. Non erano i vizzi che infastidivano Mira. Ma la sua posizione sociale. Essendo proprietà affettiva del Duca, quella stupidissima larva da compagnia, apparteneva anche alla sua casta. Il che la rendeva molto più importante di Mira e delle sue compagne.

La ciliegina sulla torta? Un intero set di porcellana terrestre vecchio di cento anni con cui il Duca aveva imbandito la sua tavola. Mira non aveva una gran considerazione per gli esseri umani. Tanto meno per le loro cianfrusaglie. Come molti del suo popolo, degli alieni amava solo le armi e il Reich. Il glorioso impero fondato dagli umani più puri e votato alla salvezza della loro specie. Durante i suoi studi in accademia aveva appreso come Adolf Hitler, il più grande esemplare della sua specie, aveva fondato il Nazismo e guidato il suo popolo alla distruzione di una sottospecie di esseri umani malvagi conosciuti come ebrei. Eppure il grande Reich fu sconfitto dalle orde alleate e comuniste. Mira aveva passato notti intere a chiedersi come sarebbero andate le cose se i nazisti avessero trionfato. Di sicuro gli umani non si sarebbero uniti agli Arax, i quali stranamente si ostinavano ad infangare la reputazione dei nazisti. E cosa ancora più certa, Mira non avrebbe dovuto fare la guardia ad un uomo che invece di fare donazioni all’Ordine, sperperava le sue ricchezze comprando sottobanco merce umana non approvata dal Dipartimento della Censura.

Fortunatamente per lei, alla festa del Duca giunse un ultimo arrivato. Ciò la costrinse a distogliere i suoi pensieri dalla paccottiglia del Duca e dalla sua larva.

La prima cosa che saltò agli occhi di tutti fu l'araldo. L’ospite doveva essere un personaggio importante, visto che disponeva di un suo presentatore personale. Poi si creò un po di tumulto quando le guardie reali fecero il loro ingresso. E quando ella apparve, tutti loro si inchinarono a terra.

-L’Imperatrice e Suprema Sacerdotessa Zarna Virian Zan Zurgon.- Annunciò l’araldo.

La più bella, la più maestosa, la più superba donna del popolo Zarnak fece la sua comparsa nel giardino della tenuta scendendo la scalinata che conduceva alla magione del Duca. Come da tradizione, nessuno osò guardarla in faccia senza il suo consenso. Le guardie della Gioventù, i nobili, la servitù. Tutti loro diventarono uguali all’arrivo di quella donna.

Era una titana elevata molto potente. Fisicamente era molto aggraziata, ma i suoi poteri psichici la rendevano degna della sua fama. Vestiva con un magnifico e regale abito bianco e con se portava sempre il suo lungo scettro bianco. Il tutto si intonava alla purezza della sua pelle. Perché uno dei più importanti simboli di potere e perfezione degli alti membri della religione Zarnak, era la colorazione bianca della pelle. Ciò avveniva solamente tramite arcani e mistici rituali.

L’Imperatrice avanzò con tutta calma verso il Duca, gustandosi di buon grado il rispetto datogli dai suoi sudditi.

-Zoir. Come sempre le tue feste sono degne di essere … visitate.- Affermò l’Imperatrice con tono divertito.

-Voi mi lusingate vostra maestà. A cosa dobbiamo l’onore della vostra presenza?- Chiese il Duca senza alzare la testa.

-Passavo da queste parti e ho pensato di venire a farle i miei complimenti per i suoi recenti successi.-

-Siete sempre la ben venuta in casa mia. Volete unirvi a noi? Stavamo giusto per servire il dessert.-

-Perché no?- Disse l’Imperatrice battendo due volte il suo lungo scettro sul pavimento.

All'udire di quel segnale, tutti tornarono ai loro posti come prima. L’Imperatrice aveva dato il suo permesso. Mira, come molti altri, continuò ad ammirare la donna restando al suo posto. Poi però il Duca le fece segno di avvicinarsi.

-Cosa vorrà?!- Si chiese Mira preoccupata.

Ogni passo che la giovane faceva verso il Duca era anche un passo verso l’Imperatrice. In tutta la sua vita le era stato possibile vederla di persona solo tre volte. Alla parata militare annuale della capitale quando si diplomò all’accademia e ad altre due parate quando prese servizio come addetta alla sicurezza insieme alla sua unita. Solo che in tutte quelle situazioni la distanza tra le due era di almeno tre chilometri. In quel momento invece, l’Imperatrice sedeva vicina al Duca e Mira le si stava avvicinando sempre di più.

-Avete bisogno Duca?- Chiese Mira cercando di rimanere più calma possibile.

-Dammi uno dei tuoi proiettili! Avanti sbrigati!- Le ordinò il Duca senza troppi complimenti.

Subito Mira estrasse la sua ZZ1 e fece scorrere il carrello della pistola d’ordinanza. Il proiettile che ne uscì era uno dell'ultima generazione a stella fornita dalle fabbriche del Duca.

L’uomo lo strappò dalle mani di Mira con rapidità fulminea e lo porse in modo servile all’Imperatrice.

L’Imperatrice se lo portò alla mano con un semplice impulso magnetico. Un trucchetto che anche gli apprendisti elevati sapevano fare. Poi però l’Imperatrice ne separò le varie parti per analizzarle e scoprire ciò che lo rendeva superiore ai vari modelli sul mercato. Polvere di Zajoz altamente infiammabile, ogiva a stella, bossolo e filamento di Zajoz semi solido. La precisa separazione di così tanti piccoli elementi senza alcun errore era il frutto di anni di addestramento.

-Notevole Zoir. Il modo in cui hai impiegato lo Zajoz è ingegnoso.-

-Vi ringrazio vostra maestà. Quando uno di questi penetrerà la pelle dei nostri nemici, l’ogiva ne dilanierà le carni in più punti e lo Zajoz allo stato solido causerà un’esplosione interna.-

Mentre il Duca esponeva nel dettaglio gli effetti della sua nuova creazione, Mira continuò a restare sull’attenti in attesa di nuovi ornino. Quando però i servitori del Duca portarono in tavola il dessert, il suo olfatto la tradì.

Se c’era una cosa alla quale uno Zarnak non poteva resistere, era lo zucchero. Fin dai secoli più antichi questo alimento aveva avuto un ruolo fondamentale nel mercato Zarnak, quasi da diventare una valida moneta per gli scambi tra mercanti. A causa del suo valore nutrizionale, del suo sapore unico e della sua rarità, ad averne accesso erano solo le caste più alte della società Zarnak. Mira, come altri membri dell’esercito, aveva già avuto occasione in passato di potersene saziare, ma mai prima d’ora aveva visto una simile opera d’arte casearia. Per poco non aprì la bocca come una demente dinnanzi a quella fantastica torta guarnita con frutta, zucchero di canna terrestre e tante altre belle cose che in orfanotrofio e in accademia nessuno le aveva mai raccontato.

Ma quando la sua pistola uscii da sola dalla fondina tornò subito alla realtà. Vedendola volteggiare davanti a se rimase temporaneamente confusa. Solo quando il proiettile di prima tornò nell’otturatore come nuovo e la pistola rientrò nella fondina capì che l’Imperatrice in persona si era preoccupata di rifornirle l’arma.

L’Imperatrice e il Duca continuarono a parlare del più e del meno, mentre Mira invece restò pietrificata dopo aver assistito all’atto della sua sovrana. La sua pistola era stata sollevata e ricaricata dalla donna più potente dell’Impero. Per giunta con i suoi stessi poteri. Se si fosse voltata avrebbe sicuramente visto le sue compagne altrettanto stupite e molto più probabilmente invidiose.

BIP BIP. BIP BIP.

Il comunicatore di Mira iniziò ad emettere un segnale. Subito la soldatessa attivò l'apparecchio agganciato al polso del suo braccio destro superiore, il cui proiettore di ologrammi le mostrò un immagine satellitare della zona con un puntino rosso lampeggiante. Il segnale veniva da un sensore di movimento piazzato nel boschetto ai margini della proprietà del Duca. Normalmente in quella zona avrebbero dovuto aggirarsi creature di taglia minuta tipiche di quell’ambiente. Ma quel sensore era stato tarato per rilevare masse superiori ai due metri, e ciò non andava affatto bene.

-Squadra GZ1289 con me.- Ordinò Mira via radio.

Senza alcun indugio, Mira e le sue compagne si diressero verso il boschetto. Anche le altre due squadre della Gioventù Zarnak si misero in marcia passando attraverso i tavoli e attirando l’attenzione dei presenti.

-Dove credete di andare?- Gli chiese il capo della servitù del Duca.

-A fare ciò per cui siamo state addestrate.- Lo informò Mira senza troppe cerimonie.

Arrivata sull’erba del prato che separava il piazzale del ricevimento dal boschetto, Mira iniziò a correre. Come delle predatrici in caccia anche le sue compagne la raggiunsero. Le prima ad arrivare agli alberi furono le primordiali, che correndo a quattro zampe scattarono come dei ghepardi terrestri e in una baleno arrivarono alle cime degli alberi. Kuria, Kuba, Mahaa e Tuh restarono con lei per serrare i ranghi.

Essendo situata al polo sud di Arvian, la capitale dell’Impero era quasi perennemente al buio durante l’anno. Neppure le tre lune che orbitavano sopra di essa potevano illuminarla ad eccezione di alcune rare occasioni. Ma ciò non faceva altro che favorire gli Zarnak. A differenza degli Arax, gli Zarnak erano una specie notturna in grado di cacciare nel buio senza l’ausilio di fonti di luce, cosa che al contrario irritava facilmente le loro pupille. In oltre la temperatura del loro sangue si aggirava intorno ai tre gradi centigradi.

Mira iniziò a rallentare dopo aver visto delle tracce nel boschetto, fino ad arrestarsi definitivamente a trenta metri dal sensore che scattato poco prima.

-Hai visto qualcosa?- Le chiese Mahaa studiando i dintorni attraverso l’ottica del suo fucile anticarro KA20.

Mira però non le rispose. Alzò il pungo facendo segno alle altre due squadre di fermarsi e mettersi a terra. Guardando la base dell’albero più vicino notò che il sensore di movimento era stato aperto. Forse qualcuno lo aveva disattivato, e al loro arrivo era tornato indietro. Allora Mira si ingegnò e con il suo comunicatore inviò un segnale di prova a tutti i sensori. Sulla mappa olografica comparvero centinaia di puntini rossi, ad eccezione di una sottile striscia di vuoto che per qualche strana ragione non mandava alcun segnale.

-Non siamo solo ragazze. Occhio.- Dichiarò Mira.

Un istante dopo i proiettili iniziarono a volare. Le soldatesse si ripararono dietro ai tronchi degli alberi o alle barriere magnetiche dell’elevate. Tuh usò la sua fino a che tutte le sue compagne non furono al riparo.

Mentre Mira iniziò a rispondere alle fuoco con la sua mitraglietta da 9mm, sopra alla sua testa avvenne un’esplosione e subito dopo il corpo smembrato di una primordiale cadde a terra vicino a lei.

-SCENDETE DA QUESTI CAZZO DI ALBERI! SIETE TROPPO ESPOSTE!- Ordinò Mira via radio.

A quel punto Mira fece segno a Kuba di avvicinarsi. Kuba strisciò nella neve e nel fogliame morto fino alla sua caposquadra, che al suo arrivò prese subito il microfono della sua radio da marconista e le fece segno di darle potenza. Kuba usò le sue capacità per alimentare la bobina della radio e aumentarne il segnale. Chiunque tra di loro era capace di usare l’energia del rispettivo nucleo. Solo che le mastre potevano sprigionare una grande potenza, mentre l’elevate potevano sfruttarla in più modi.

-SOTTOTENENTE MIRA A QUARTIER GENERALE! LA VILLA DEL DUCA DI KORNA È SOTTO ATTACCO! POSSIBILE PRESENZA DI RIBELLI! ABBIAMO DIVERSI CIVILI DI SECONDA, TERZA, QUARTA E QUINTA CASTA!C'È ANCHE UNA CIVILE DI PRIMA CASTA! RICHIEDIAMO RINFORZI E IL RECUPERO DEI CIVILI! PASSO!-

Il termine corretto sarebbe stato Casta Reale, ma il protocollo prevedeva di riferirsi ad un membro della famiglia reale con il termine di Prima Casta per radio, dato che il QG della capitale teneva sempre traccia dei membri della famiglia reale. Questo avrebbe impedito a chiunque fosse all’ascolto di scoprire la presenza di un bersaglio così importante e quindi intensificare gli sforzi.

-Ricevuto sottotenente. Cinque minuti ai rinforzi. Trovate e distruggete i ribelli. Passo e chiudo.-

Mira sapeva che il QG le avrebbe ordinato di attaccare, anche senza conoscere le forze dei nemici. Le squadre GZ erano ben addestrate, ma di fronte ad ex combattenti dell’esercito o a civili ben armati il rischio era comunque alto.

-AVANZIAMO A TRIANGOLO! RESPINGIAMOLI FINO ALL’ARRIVO DEI RINFORZI! ELEVATE IN TESTA E BARRIERE ATTIVE. ATTENTE AI LATI!- Ordinò Mira cercando di sovrastare i fischi delle pallottole. -CHE GLI ANTENATI VI PROTEGGANO SORELLE!!!-

Come nelle esercitazione, le tre squadre iniziarono ad avanzare a passo svelto verso i nemici con le elevate in testa a fornire riparo con le barriere magnetiche. Il bello di quella speciale tecnica era che i corpi in arrivo venivano ostacolati, mentre quelli in uscita passavano liberamente. Questo si rivelò molto utile quando le tre squadre raggiunsero i nemici.

Mira si rallegrò nel vedere che i ribelli non erano dei veri combattenti. A parte qualche arma rubata chi sa dove, la loro capacità di attacco era nettamente inferiore a quella della GZ. Solo quando i ribelli spararono con un cannone da 30mm fecero rallentare l’avanzata di Mira e delle sue compagne. La barriera magnetica di una giovane elevata non potevano bloccare più di due colpi di quell’arma.

-Xama! Una delle tue furie non può eliminarlo con un tiro di precisione?!- Chiese Mira riparandosi nuovamente dietro ad un tronco.

Xama ordinò alla tiratrice scelta della sua squadra di freddare i due ribelli al cannone. Con il fuco di copertura coordinato delle sue compagne la cecchina sparò in rapida successione due colpi, uccidendo in meno di tre secondi entrambi i ribelli.

A quel punto l’avanzata riprese come prima e i ribelli furono costretti alla ritirata. Mira crivellò di colpi una ribelle con la sua mitraglietta quando questa provò a raggiungere il cannone per colpire nuovamente le barriere magnetiche. Una mossa tanto inutile quanto azzardata.

Ad un certo punto però, le barriere iniziarono a smaterializzarsi. Le elevate stavano cominciando a perdere le forze.

-ELEVATE A RIPOSO! ASSALTO DI MASSA! PER ZURGON!!!-

-PER ZURGON!!!-

Appena le barriere svanirono definitivamente e le elevate furono al riparo, le soldatesse iniziarono a correre sparando all’impazzata contro i ribelli in fuga. La corsa durò almeno cinque minuti, durante i quali Mira eliminò cinque nemici. Uno lo infilzò perfino con un fendente di coda. Come ogni vero Zarnak che si rispetti, Mira aveva un aculeo osseo ben affilato e pronto alluso.

L’esito della battaglia era ormai chiaro, ma se c’è una cosa che tutti sanno su Arvian, è che il pericolo è dietro ogni angolo.

-FERME! FERME! FERME!!!- Ordinò Mira iniziando ad avvertire uno strano odore.

-Perché?!- Le chiese Xama arrestando la sua squadra.

-No un momento! Non lo sentite anche voi?- Domandò una primordiale dell’altra squadra.

-Oh merda! RITIRATA!!! TORNIAMO TUTTE INDIETRO!!!- Urlò Mira scattando all’indietro.

Le ragazze della Gioventù erano addestrate a rispondere prontamente agli ordini delle loro caposquadra. E così fecero tutte quante non appena capirono di essere finite in una trappola.

Quando Mira raggiunse Tuh ancora affaticata per lo sforzo fatto poco prima, l’ondata di calore la raggiunse quasi ancor prima del lampo di luce. Se non fosse stato per Mahaa si sarebbe sicuramente ustionata.

La titana seppellì entrambe con i suoi duecento chili di peso. Non appena il calore diminuì Mahaa si rimise in piedi e aiutò Mira a scollarsi di dosso la neve.

-Tutto bene?- Le chiese Mahaa.

-Si, anche se un po schiacciata? Tuh?-

L’elevata era rimasta a terra con una smorfia di dolore stampata in faccia. Tra le sue due compagne e il terreno ghiacciato era stata sottoposta ad una potente pressione.

Mira e Mahaa la aiutarono a rialzarsi lentamente e a togliersi le foglie marce dai capelli. Un paio di minuti e sarebbe tornata come nuova. Non si poteva dire lo stesso di tutte le altre ragazze. Almeno tre di loro erano rimaste ustionate gravemente sulla schiena e una era svenuta a terra.

Intanto il lungo muro di fuco causato dai ribelli stava divorando il bosco e illuminando i dintorni con quella sua potente luce. Le soldatesse furono costrette a mettersi gli occhiali con le lenti scure.

-Hanno sparso la zona del Gullex.- Spiegò Kuria. -Pericoloso ma efficace.-

-L’IMPERO REGNA!!!- Esultò sua sorella Kuba.

-Hai capito ribelle di merda? Noi regniamo. Voi morite.- Disse l’unica mastra presente infilzando la baionetta della sua carabina nel cadavere di un ribelle morto.

-Ci servono un medico qui!- Fece notare una furia coprendo le ustioni della sua compagna con della neve.

Delle grandi ombre sfrecciarono in mezzo alle ragazze fin dentro alle fiamme. Mira e le sue compagne non riuscirono a vederle chiaramente. Ciò nonostante, tutte loro capirono subito di chi si trattasse.

-Guardie Nere.- Affermò una primordiale eccitata.

-Per gli Antenati. Il Gullex a quattrocento gradi non gli fa niente.- Fece notare stupita Mahaa.

-Quei ribelli hanno i minuti contati.- Scherzò la primordiale.

-Perlustrate la zona e attendete i rinforzi.- Ordinò Mira. -Io trono indietro a controllare che non abbiamo perso pezzi.-

Mentre le sue compagne iniziarono ad aggirare le potenti fiamme, Mira ritornò da sola verso la villa del Duca. Lungo la strada si assicurò che tutti i ribelli a terra fossero morti o incapaci di resistere. Nessuno di quei corpi sembrava ancora capace di respirare.

Arrivata a pochi metri da dove i ribelli avevano aperto il fuoco contro di loro però, vide l’impossibile. L’Imperatrice Zarna stava passeggiando tra gli alberi come se quello fosse un tranquillo parco pubblico. Mira rimase nuovamente di stucco vedendola di persona e senza alcuna scorta in quella zona.

L’imperatrice usò il suo lungo scettro per spostare il cadavere di un ribelle da quello di un altro che, se pur gravemente ferito, era ancora vivo. Mentre tutto ciò accadeva, Mira si accorse con la coda dell’occhio di un movimento a circa venti metri dall’Imperatrice. Spostando lo sguardo vide un primordiale ribelle prepararsi a scattare.

Allora la ragazza provò a sparare, ma la sua arma si inceppò proprio in quel momento. La neve non era un tocca sana per le armi da fuoco. Con tutta l’energia sprigionata dal nucleo nel suo cuore Mira scattò verso l’Imperatrice come mai prima di allora aveva fatto. Neppure come nel giorno degli esami finali in accademia.

Nel frattempo, il ribelle aveva iniziato il suo scatto fulmineo verso Zarna. Lei non lo aveva ancora visto, mentre Mira stava già intravedendo i suoi artigli agguantare il terreno per fargli prendere più velocità.

-MIA SIGNORA!!!- Urlò Mira disperata.

A quel punto l’Imperatrice alzò lo sguardo verso Mira, ancora inconsapevole del pericolo. Accortosi di Mira, il primordiale accelerò ulteriormente la sua corsa fino ad ottenere lo slancio sufficiente a poter spiccare un lungo salto. Quando Mira intuì quale fosse il suo bersaglio, la soldatessa spiccò un altrettanto potente salto verso la stessa traiettoria del primordiale. Fino a quel momento Mira non ci era mai riuscita, ma per qualche assurdo miracolo, riuscì a sprigionare un energia magnetica dai suoi piedi abbastanza potente da incrementare la forza del suo lancio e raggiungere il primordiale quando i suoi artigli arrivarono a pochi ceni metri dalla gola dell’Imperatrice.

Zara riuscì soltanto a vedere la giovane Mira sferrare una potente ginocchiata alla testa del primordiale e scagliare questo alle sue spalle. Mira fu abbastanza veloce da usare il ribelle per impattare al suolo e scivolare sulla neve. Il ribelle non ebbe il tempo di maledirla, vista la potente commozione cerebrale e i venticinque colpì di pistola ZZ1 che Mira gli sparò piantando la canna dell’arma nello steso punto dove il suo ginocchio aveva colpito.

Quando il caricatore fu vuoto, Mira si rialzò coperta di croste di sangue Zarnak ghiacciatosi istantaneamente e schegge di materia cerebrale. I proiettili del Duca erano davvero potenti.

Voltandosi, vide l’Imperatrice con un’espressione che di rado compariva sul suo viso. Stupore. Anche poco chiara.

I gemiti di dolore del ribelle trovato dall’Imperatrice richiamarono subito Mira al dovere. Ricaricando la sua arma da fianco aggirò l’Imperatrice e si stagliò davanti al ribelle. Era un ragazzo. Probabilmente aveva la sua stessa età.

-Nel nome dell’Ordine Imperiale ti dichiaro in arresto per tentata strage e atti rivoluzionari.-

-Affinché voi e vostra grazia lo sappiano, tutto questo lo abbiamo fatto solo perché ci serviva del cibo. Non volevamo fare del male a nessuno. Avremmo aspettato che la festa finisse e poi ci saremmo intrufolati nelle cucine per prendere del cibo.-

Mira ebbe un attimo di esitazione. Ma durante i suoi anni di addestramento le era stato insegnato a non farsi abbindolare dalle menzogne di un nemico sconfitto.

-A breve verrai portato in un centro di detenzione per essere medicato e …-

L’Imperatrice interruppe Mira mentendole il suo scettro davanti alla faccia, invitandola cortesemente a tacere.

-Dimmi figlio mio. Perché hai osato offendere la tua Imperatrice con un simile gesto? Perché hai sprecato la tua esistenza in una causa persa contro una forza invincibile? Perché ti sei … ribellato?-

Il tono dell’Imperatrice era quello di una donna addolorata. Quasi come se quel giovane fosse veramente uno dei suoi figli. Mira quasi si commosse.

-Ve l’ho già detto. E tanto per essere chiari, voi non site la mia imperatrice. E io non sono vostro figlio. Io sono libero.- Le rispose sincero il ragazzo.

Mira rimase un pizzico sconvolta dall’arroganza del ribelle.

-Libero? E da cosa?- Gli chiese l’Imperatrice. -Dall’essere parte del più grande impero che l’universo potrà mai vedere? Dall’essere amato e rispettato da tutti i tuoi simili? Dal servire umilmente le caste più pure della nostra specie?-

-Io sono libero dall’ignoranza delle masse. Io sono libero dall’oscuro velo con cui voi tiranni ci accecate. Io sono libero dal dominio dell’Ordine.-

Dicendo queste parole, il ribelle estrasse dalla su fondina un Multi-Gear. Prima della fine della guerra e l’arrivo degli umani, i Multi-Gear erano l’apice della nano ingegneria Zarnak. Tramite dei lievi impulsi magnetici al manico fisso, l'utilizzatore poteva ottenere qualsiasi tipo di attrezzo. Dal più comune martello fino al più elaborato cricchetto. Normalmente lo usavano gli ingegneri che se ne potevano permettere uno o i migliori genieri dell’esercito, ma trovarlo nelle mani di un giovane ribelle non era impossibile. Ovunque lo avesse trovato, quell’aggeggio doveva averlo già aiutato in un infinità di modi.

L’ultima forma che gli fece prendere, fu il martello dalla seconda punta a forma di piccone. Il simbolo dei ribelli.

-Ne deduco che tu preferisca morire qui invece che sul patibolo.- Disse l’Imperatrice addolorata.

-Voi e la vostra famiglia cadrete nell’oblio. É una promessa Strega Nera.- Le rispose il ragazzo con rabbia.

Mira ebbe quasi un colpo udendo quell’insulto. Prima della sua unione con l’Imperatore, quello della Strega Nera era divenuto il suo soprannome. Dopo la sua incoronazione e la sua nomina a Sacerdotessa Suprema, solo a pochi venne consentito di chiamarla in quel modo. Normalmente parenti e amici fidati o agli alti membri del culto degli Antichi. Tutti gli altri invece, o erano stati dei semplici sbadati, o avversari desiderosi di sfidarla. In entrambi i casi, nessuno era sopravvissuto.

Neppure in quell’occasione l’Imperatrice apprezzò la cosa. Specialmente quando ad averla insultata era stato un insignificante ed impertinente ribelle.

Pur avendo un ottimo autocontrollo, l’Imperatrice si fece prendere leggermente dall’emozioni. L’energia magnetica generata dal suo nucleo fu talmente fuori controllo che Mira riuscì a percepirne dei lievi pichi di potenza e come se ciò non bastasse, la temperatura dell’aria calò ulteriormente. Ciò che però la sua imperatrice non riuscì a tenere per niente sotto controllo, fu la colorazione della pelle intorno agli occhi. Due occhi violacei freddi come il ghiaccio circondati da una pigmentazione nera. Nera come la notte più oscuro. Nera come la pelle dei guerrieri Zarnak più pericolosi. La Strega Nera stava risorgendo.

Poi l’Imperatrice alzò il suo scettro al cielo e con un potente e preciso fendente, colpì il ribelle. Il ragazzo però non venne infilzato. Semplicemente si polverizzò. Accumulando i suoi poteri nello scettro, l’Imperatrice aveva utilizzato una tra le più temute e micidiale tecniche di combattimento Zarnak. La separazione atomica.

Tutto ciò che del ribelle rimase, fu il suo Multi-Gear e una sottilissima polvere che una potente ventata di vento disperse nel bosco. Probabilmente anche quella generata dai poteri dell’Imperatrice.

Mira restò ferma a guardare la donna mentre questa tornava calma e composta come sempre. La pelle intorno agli occhi tornò bianca e candida come la neve, mentre il suo nucleo cessò di generare energia magnetica a tutto spiano e l’aria di raffreddarsi.

Poi l’Imperatrice fece un profondo respiro e voltandosi verso la giovane soldatessa le sorrise compiaciuta. Mira non sapeva cosa fare. La sua imperatrice le stava sorridendo e lei invece era ancora sporca di sangue.

L’Imperatrice si chinò a raccogliere con la sua grande mano il Multi-Gear dell’ormai deceduto ribelle e prima di porgerglielo, le passò l’altra sopra la testa sprigionando una lieve forza magnetica che le ripulì il volto e l’uniforme dal sangue della sua ultima vittima. Ciò le lasciò un bizzarro ciuffo sul lato sinistro della frangia.

-Questo sarà un nuovo inizio per te.- Le disse l’Imperatrice poco prima di ritornare alla villa.

Per un attimo Mira credette di aver sognato. Aveva salvato l’Imperatrice da un attentato, assistito ad una sua esecuzione e ricevuto un dono. Con tanto di pulizia del viso.

-Mira?- La chiamò qualcuno tra gli alberi.

Mira si voltò e con sorpresa trovò Kuba e Kuria. Le due erano più stupite di lei.

-L’Imperatrice? Ti ha toccata?- Le chiese Kuria sconvolta.

 

 

26 E.W./Ore 12:06/Zera

Quinto distretto/Caserma GZ

 

-Per l’ultima volta. Smettetela di TOCCARMI i capelli!-

Mira e le sue compagne erano tornate in caserma dopo aver lasciato la villa e compilato tutte le scartoffie inerenti all’attacco dei ribelli. La loro supervisore aveva voluto anche scambiare un paio di chicchere con Mira riguardo al suo incontro con l’Imperatrice. Ovviamente non sarebbe stata l’ultima con cui Mira avrebbe dovuto parlare. La notizia del suo incontro avrebbe fatto il giro del dormitorio ancora prima di pranzo e degli agenti della ZneZnaZ, la Polizia Segreta dell’Ordine. Anche loro sarebbero passati a fare quattro chicchere.

Mira però era stanca e le sue compagne non smettevano di assillarla con le domande più assurde.

-Ti ha toccata o ti ha solo sfiorata?-

-Hai davvero ucciso un ribelle che voleva aggredirla?-

-Lo smalto delle sue unghie era Nero Bash o Nero Fazk?-

Lei però aveva smesso di rispondere da almeno mezz’ora. Anche quando le vennero offerti degli zibbar per il bagno o la cena si rifiutò.

Quando finalmente Kuba, Kuria e Mahaa uscirono dal bagno, Mira restò sola con Tuh intenta a pettinarsi i capelli allo specchio sul lavandino. L’elevata era l’unica con cui Mira andava perfettamente d’accordo. Avendo fatto il sacro voto del silenzio come molte sue simili, per Tuh era impossibile porre domande assillanti o formulare frasi.

-Questo affare è fantastico.- Disse Mira grattandosi gli artigli con la paglietta metallica creata con il Multi-Gear.

Tuh però richiamò la sua attenzione con una piccola ma potente sfera magnetica diretta alla sua spalla.

-Hey?! Che ti prende?!- Le chiese Mira offesa.

-La nostra sovrana ti ha fatto un simile dono e tu lo usi in questo modo?- Le chiese Tuh con la lingua dei segni Zarnak.

-È un Multi-Gear. Serve a fare di tutto.-

-Si, ma potresti usarlo per cose più importanti?-

-Per esempio?-

-Potresti darlo a me. Io troverei sicuramente un valido utilizzo.- Scherzò Tuh sorridendo.

-Se credi che ti lascerò questo bel giocattolo perché tu possa metterlo su un altare a prendere la polvere ti sbagli di grosso sorella.-

Mira sapeva che Tuh voleva più di tutte loro quel dono. Come aspirante sacerdotessa e fervente credente della religione Zarnak, quel semplice Multi-Gear rappresentava quasi una reliquia per lei. E solo perché l’Imperatrice l’aveva toccato.

Rassegnata Tuh abbandonò il bagno. Mira invece modificò la forma del Multi-Gear ottenendo un pettine con il quale si ripettinò il ciuffo che l’Imperatrice le aveva fatto ripulendola dal sangue.

-A me sembra un corno storto.- Gesticolò Tuh poco prima di chiudersi la porta alle spalle.

-Domani sera lo avranno tutte qui dentro.-

Dopo essersi asciugata e vestita per la notte, Mira pagò l’acqua della sua vasca da bagno passando la carta identificativa sul lettore della stanza, più un paio di gocce di gel per irrigidirsi il ciuffo. Il tutto le venne a costare millecento zibbar. Dopo di che anche lei uscì per cenare.

La loro squadra ospitava anche Bivif, una giovane inserviente assegnata alla loro caserma. Appartenendo alla seconda casta, Bivif 2/12/228 non era una privilegiata nella società Zarnak. Non aveva ricevuto un’istruzione pari a quella di Mira, ne altrettanti privilegi. Tutto ciò che sapeva era un pizzico di cultura generale e fare le pulizie. Bastava anche solo guardarla per capire che non apparteneva all'alite dell’Impero. Coda corta, statura minuta, prestazione fisica scarsa e specialmente pelle grigio chiara. Praticamente l’esatto opposto di un soldato delle forze speciali. Ed essendo nata anche lei in orfanotrofio le sue caratteristiche fisiche l’avevano condannata alla penultima delle caste. Un destino abbastanza comune per tutti coloro che prima di nascere venivano abbandonati dai loro genitori per le più svariate ragioni.

Da quando però alcune ragazze delle altre squadre avevano iniziato a maltrattarla Mira e le sue compagne le avevano permesso di vivere e mangiare da loro. In cambio preparava loro la cena e puliva scrupolosamente la camerata.

-Pasticcio con pezzi di shunk da 5/6/7.- Annunciò Bivif.

Quella delle razioni era una delle leggi più importanti e al tempo stesso criticate della società Zarnak. Per evitare carestie o altri tipi di crisi l’Ordine aveva imposto da decenni una legge che dava ad ogni casta accesso ad un determinato tipo di piatti. A prescindere dal denaro nessuno poteva comprare piatti riservati a caste superiori. Alcuni vedevano questo come un atto di discriminazione, mentre altri lo consideravano uno tra i più importanti fondamenti dell’Impero.

-Salviamo un branco di ricconi da dei terroristi e i capi ci rifilano questo schifo.- Si lamentò Mahaa.

Le 5/6/7 erano razioni riservate alla quinta casta e a quelle superiori, il cui gusto in una scala sempre da uno a dieci aveva ricevuto un voto pari a sei e di cui i valori nutrizionali valevano sette. In pratica una cena nutriente ma non troppo gustosa.

-Il cibo non va giudicato. Va gustato.- Gesticolò Tuh recitando un messaggio propagandistico dell’Ordine.

-Fingo di non aver capito.- Le rispose Mahaa.

-Mi dispiace ma a parte un pasticcio non c’erano altre opzioni valide.- Si scusò Bivif. -Domani ci arrivano altre razioni. Se trovo la carne per la quinta casta vi preparerò uno spezzatino.-

Non a tutte loro piaceva quello che di solito veniva fornito dalle alte sfere. Anche Mira si sarebbe aspettata una cena più consistente. Ma come a tutte loro era stato insegnato fin dai primi giorni in orfanotrofio, bisognava mangiare e basta.

Quando tutti i piatti furono riempiti, le sei ragazze unirono le mani formando il simbolo della loro religione.

-Lode a voi nostri antenati. Voi che avete eretto l’Impero e che ci avete dato l’Ordine.- Pregò Mira a voce alta. -Voi che ogni giorno ci guidate e ci proteggete. Voi che ogni sera accogliete i nostri camerati caduti in battaglia. Lode a voi nostri antenati.-

-Lode agli antenati.- Ripeterono le altre in coro.

Terminata la preghiera le ragazze presero ognuna una bustina dal cestino degli aromi in centro al tavolo. Gli aromi erano delle sostanze con le quali chiunque poteva insaporire e condire i propri piatti. Un gentile omaggio dell’Ordine per placare gli animi delle caste più basse.

Il pasticcio che Bivif aveva cucinato non era poi tanto male. Tutto l’esatto opposto della sua cena. Bivif si era dovuta accontentare di un insalata pronta da 2/5/5 e una bustina di aroma all’olio vegetale. Di solito le razioni riservate alla prima e alla seconda casta erano piatti già pronti fatti con ingredienti economici, quindi la giovane inservienti era spesso costretta ad accontentarsi di quello che le capitava ad ogni pasto.

-Vuoi un po del mio?- Le chiese Kuria offrendole metà del pasticcio.

-No tranquilla. Sei tu quella che combatte. Sei tu quella che ha bisogno di energia.-

-Mangia tutto e non lasciare avanzi cuore d’oro.- Scherzò Mira intuendo che la vera intenzione di Kuria era disfarsi del pasto poco appetitoso.

La giovane furia riprese a mangiare imbronciata, ma per lo meno Mira non fu costretta a ripetersi.

Durante la cena le ragazze guardarono I. I era l’unico canale approvato dall’Ordine. Nell’arco della giornata venivano trasmessi notiziari e altri tipi di programmi ideati, sponsorizzati e naturalmente approvati dall’Ordine. Tutto l’esatto opposto della televisione Arax , le cui varietà di programmi e i loro argomenti non erano visti di buon occhio dagli Zarnak.

A quell’ora su I veniva trasmesso il notiziario serale. Il cronista stava annunciando le previsioni sui raccolti di fine anno. Poco importava a Mira e alle sue compagne. Se volevano che le loro razioni migliorassero, dovevano far carriera combattendo infinite battaglie o sposare dei maschi appartenenti a caste superiori. Così voleva la legge.

-Non prendi dell’aroma Kuba?- Chiese Bivif.

-Stasera passo.-

-Ma c’è quello all’estratto di gormen. Il tuo preferito.-

-Una mastra in palestra mi ha detto che gli aromi non sono buoni.- Spiegò Kuba a bassa voce.

-E allora a cosa servono?- Scherzò Mahaa.

-Non in quel senso. Stanno girando un sacco voci sulle fabbriche degli aromi. Tipo che il governo usa sostanze chimiche invece di prodotti agricoli.-

-In nome degli Antenati Kuba non farti neanche sentire!- Le ordinò Mira contrariata. -Vuoi che il ZneZnaZ ti scambi per una ribelle?-

-Già queste cazzate le avrà inventate qualche ribelle bastardo.- Le fece notare Mahaa.

-E poi noi non dubitiamo della qualità del nostro cibo.- Affermò Bivif spaventata. -Noi ne gustiamo ogni boccone.-

La giovane inserviente addentò una forchettata della sua insalata guardandosi attorno freneticamente. Anche le altre temevano che nella loro camerata fossero state messe delle microspie. Era così che l’Ordine aveva sventato la nascita di numerosi gruppi di ribelli.

La cena continuò in silenzio, senza che nessuno dicesse altro. Solo quando lo schermo del televisore ebbe qualche problema Kuria si offrì volontaria per assestargli un paio di colpetti.

Terminata la cena le soldatesse offrirono il loro aiuto a Bivif per sparecchiare la tavola. Dopo di che, la loro serata si concluse con una mezz’oretta passata a guardare Z-QUIZ. Una delle poche cose create dagli umani e poi impiegate su vasta scala anche dall’Impero furono i quiz televisivi. O meglio, il quiz. Z-Quiz era l’unico programma offerto da I in cui un qualsiasi cittadino dell’Impero, solitamente di bassa casta, poteva partecipare, rispondere alle domande e vincere degli zibbar .

Quella sera però le ragazze erano stanche, e il fortunato concorrente era una frana. Quando il presentatore gli chiese quale fu la prima regione dell’Impero a ribellarsi e a dichiarare la sua indipendenza non seppe neppure cosa rispondere.

-Dai. Tutte a letto ora.- Ordinò Mira.

-Ma non abbiamo neppure sentito le domande tecniche.- Protestò Kuba.

-Oh detto a letto.- Ripete Mira senza apparire più minacciosa.

Le sue compagne avrebbero voluto protestare, ma non lo fecero. Non era la prima volta che accadeva, ma come caposquadra Mira doveva assicurare anche la salute e la piena operatività delle sue sottoposte. Tutte loro sapevano cosa poteva accadere se la direttrice della loro caserma si fosse accorta della minima mancanza di lucidità.

Dopo essersi assicurata che tutte fossero nelle rispettive stanze, Mira si recò nella sua con Bivif. Perché un’inserviente potesse dormire con una squadra invece che nella cuccetta assegnata essa doveva dormire in camera con la caposquadra, sotto stretta sorveglianza e mai nello stesso letto. Le leggi imperiali proibivano tassativamente i rapporti tra persone dello stesso sesso. Certo non c’era nulla di oltraggioso nell’offrire un pizzico di affetto ad una sorella di casta inferiore, ma la direttrice era contraria anche alla più minima dimostrazione di affatto verso le caste più basse. Ed era sempre lei a scrivere le lettere di raccomandazione per le soldatesse migliori che al termine della loro ferma nella Gioventù Zarnak passavano ai migliori corpi dell’Ordine.

Mira aveva violato quell’ultima regola due volte nelle prime notti in cui Bivif aveva trovato rifugio da loro. La paura di beccarsi una bastonata nel bel mezzo della notte da qualche soldatessa amante degli scherzi sadici le aveva reso quasi impossibile prendere sonno. Ma con il passare del tempo l’inserviente iniziò ad abituarsi alla sua nuova sistemazione e Mira fu contenta di doversi sorbire soltanto le sue preghiere serali. Cose come ricevere un’assegnazione migliore o l’approvazione dell’Ordine per il trasferimento in una di quelle belle fattorie dove molte altre sue simili lavoravano in santa pace.

Mira non amava disturbare gli Antenati con i suoi problemi, ma d’altro canto non poteva biasimare la povera Bivif. Tra proteggere l’Impero e pulire i cessi delle caserme c’era una bella differenza.

-Buon riposo Mira.- Disse Bivif coricandosi sotto la sua coperta.

-Buon riposo Bivif.-

Pur essendo molto provata per lo scontro avvenuto poche ore prima, Mira ci mise molto ad addormentarsi. Salvo inconvenienti, la mattina seguente Mira avrebbe ricevuto un’importante lettera che da molti giorni aveva atteso con ansia.

 

 

26 E.W./Ore 19:22/Zera

Quinto distretto/Caserma GZ/Mensa

 

Le soldatesse e i soldati della GZ vivevano in dormitori separati e con regole diverse, ma quella della colazione e del pranzo in comune era la stessa per tutti.

Mira stava sorseggiando il suo caffè seduta ad uno dei lunghi tavoli della mensa. Sulla sua panca c’erano altre due soldatesse della sua stessa età ma appartenenti ad altre due squadre. Tuh e Mahaa dovevano ancora arrivare, mentre Kuria e Kuba si erano recate allo spaccio per fare delle compere. Solo Bivif si trovava in mensa con Mira. Come molte altre inservienti Bivif si svegliava tutti i giorni alle sei per preparare le razioni della mensa o svolgere altre mansioni.

Dopo aver usato la tagliente punta della sua coda per aprire la busta, Mira iniziò a leggere la lettera attesa da tanto e ricevuta pochi minuti prima.

-Sottotenente Mira 5/5/5, nonostante le sue referenze e il suo encomiabile servizio, siamo spiacenti di informarla che …-

Mira non continuo al leggere. Rimise la lettera nella busta e rassegnata l’appoggio sul tavolo. Quella era la settima lettera che Mira riceveva dagli uffici dell’Ordine in richiesta di un trasferimento all’accademia per ufficiali. Certo le cose per lei non andavano male, ma aspirare ad un avanzamento di carriera non era un reato. Ormai però si era arresa. Per una della sua casta sperare di fare carriera in fretta era quasi impensabile. Avrebbe dovuto passare altri tre anni a fare la guardia del corpo, guidare la sua squadra e sperare di non fare qualche errore fatale.

Per distrarsi dall’ennesima delusione si guardò attorno alla ricerca di qualsiasi cosa potesse sembrarle interessante. Tuh si era messa in fila per ricevere la sua razione mattutina. Delle novelline appena uscite dall’accademia si dilettavano a spiare la mensa maschile nell'edifico vicino dalle vetrate rischiando di ricevere un richiamo da una delle sorveglianti o una sonora serie di bacchettate sulla coda dalla direttrice. La furia seduta alla sua destra stava studiando un libro sulle tecniche di combattimento corpo a corpo. E le due primordiali, di un anno più giovani, sedute davanti a lei stavano tirando pezzi di razione alla povera Bivif che passando li vicino con il carrello dei vassoi sporchi si era messa a fare la giocoliera cercando di non far cadere a terra i pezzi di cibo tirati dalle sue aguzzine. Per un breve attimo Mira si vide nei panni di Bivif. Esclusa e discriminata da dei simpaticoni più in alto di lei nella gerarchia dell’Impero.

Infuriata come poche volte accadeva, Mira gratto il bordo metallico del tavolo con la punta della coda, generando un lieve e acuto stridio che attirò immediatamente l’attenzione delle due primordiali. Inizialmente non capirono perché Mira lo avesse fatto. Poi, ricordandosi che il regolamento vietava tali comportamenti e che Mira era una loro superiore, smisero di tormentare Bivif e intimorite abbassarono la testa cercando di distogliere lo sguardo da quello di Mira.

L’inserviente fece un cenno di ringraziamento a Mira e senza dire una parola riprese le sue mansioni.

-Beh, per lo più la tua vita ha uno scopo.- Pensò Mira.

Poi dal nulla si udirono le porte della mensa aprirsi di colpo e sbattere contro le pareti. Tutte si voltarono di scatto temendo l’arrivo della direttrice, la quale infatti entrò in mensa, ma preceduta da un’enorme figura minacciosa. Un ufficiale della ZneZnaZ.

-Forse non mi sono spiegata bene, ma l’accesso a questa struttura è riservata alle sole donne.- Protestò la direttrice camminando a passo svelto dietro all’agente. -Le ricordo che a darmi il comando di questa caserma è stato il Generale Zunnok Scarten in persona.-

-E io le ricordo che sto eseguendo gli ordini dell’Imperatrice in persona, alla quale il Generale Zunnok Scarten risponde.-

L’ufficiale si guardò attorno irritato. La direttrice doveva averlo assillato dal suo arrivo alla caserma. Poi vide Mira in mezzo alla mensa e senza badare ulteriormente la direttrice si diresse con passo minaccioso verso la soldatessa.

-Sei tu il sottotenente Mira 5/5/5 della squadra GZ1289?- Chiese con tono più calmo ma sempre autorevole.

-Si.- Gli rispose Mira.

Udendo la conferma di Mira, le due ragazze sedute vicine a lei scivolarono silenziosamente lontano da Mira e dallo sguardo dell’ufficiale. Nessuna di loro voleva avere guai con la ZneZnaZ.

-Ieri sera hai protetto la nostra sovrana da un furioso ribelle durante un’attentato alla villa del Duca di Korna?-

-Si.-

Ovviamente la risposta di Mira generò un certo scalpore tra le ragazze in mensa, al quale la direttrice mise subito fine battendo due volte la sua famigerata bacchetta sul pavimento.

-Allora fai le valige e preparati al tuo trasferimento sottotenente.-

-Trasferimento per dove?- Chiese Mira con il cuore in gola.

-Al Palazzo Imperiale naturalmente.-

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Capitolo 2
*** Dei e mortali ***


Dei e mortali

 

26 E.W./Ore 20:14/Zera

Decimo distretto/Cancelli del Palazzo Imperiale

 

Mira ancora non riusciva a crederci. Per la prima volta nella sua vita era arrivata al Decimo distretto. Nessuno delle sue conoscenti era arrivata fin la su. Neppure la Direttrice.

Zera era stata fondata nel monte Zondor, sulla cui vetta poggiava l’Alveare Primordiale. L’Alveare era un antico meteorite con un diametro di ventitré chilometri sorretto da una colonna naturale di reron. Uno dei cinque metalli più resistenti di Arvian. Nei secoli i geologi avevano dimostrato che la capitale si trovava a confine tra due placche tettoniche in continuo avvicinamento. Ciò spiegò come un meteorite dalle notevoli dimensioni si fosse innalzato su una montagna invece di restare fermo nel suo cratere. Dopo aver scavato per secoli lungo la colonna, gli antenati degli zarnarak decisero di non intaccarne la struttura. Rinunciarono alla più vicina fonte di reron per garantire la stabilità dell’Alveare in superficie e la sua elevata posizione strategica.

L’idea era semplice. Il Palazzo Reale stava in cima e formava il Decimo distretto. Poi scendendo si arrivava fino al Sesto distretto. Il Sesto era il distretto più grande dell’Alveare e comprendeva l’intera metà bassa della struttura sferica. Questa era solo la cima dell’immenso mondo sotterraneo della capitale. Poi c’era la colonna portante il cui diametro era di quattordici chilometri e la lunghezza di circa centoventi. Le cinque autostrade che collegavano il Sesto distretto al quinto le erano state costruite attorno a mo di spirale. Gli zarnarak avevano scavato così tanto da creare una caverna conica a otto chilometri sotto la superficie, con un suo micro clima e un suo nome. Il Sotto. I primi cinque distretti furono fondati circolarmente attorno alla colonna, nelle gelide viscere del Polo Nord di Arvian. Oltre i confini del Primo distretto, il più grande e inferiore del Sotto, iniziava la vasta rete di tunnel e grotte che gli zarnarak avevano scavato per ampliare i loro allevamenti, fattorie, stabilimenti industriali e collegare il Sotto alla superficie. Era così che le merci provenienti dal mondo esterno arrivavano alla capitale. Mai direttamente all’Alveare.

E ancora più sotto del Primo distretto, si diceva che l’Impero avesse confinato i suoi più grandi segreti, ma nessuno osava parlarne.

Oltre le spesse pareti di roccia del monte Zondor, che separavano il Sotto dalla superficie, si estendevano le terre dell’Impero. E ancora più in la, gli inviolabili confini dell’Unione e gli ancora inesplorati angoli di mondo che nessuno aveva ancora esplorato.

Mira non avrebbe mai creduto che un giorno sarebbe arrivata fino in cima a tutto questo. La Direttrice era l’unica persona che lei conosceva ad essere arrivata più in alto. E lei era arrivata solamente al Nono distretto un paio di volte.

Il viaggio era stato il più emozionante della sua vita. Più del suo primo volo in elicottero per l’addestramento nelle steppe nordiche. Mentre l’auto percorreva il primo tratto della S3 per l’Alveare, pote vedere quello che un tempo era tutto il suo mondo farsi sempre più grande e immenso. Poi fu costretta a godersi un bel pezzo di galleria costantemente in curva. Neppure quando arrivò alla Stazione Centrale riuscì a vedere granché del Sesto distretto. La Stazione Centrale era stata costruita per indirizzare il traffico ai vari distretti dell’Alveare e così facendo, limitare il rischio di incidenti, ritardi, incidenti e naturalmente attacchi terroristici.

L’ufficiale della ZneZnaZ non fu di molta compagnia. L’unica volta in cui le rivolse la parola fu quando l’auto uscì dai cancelli della caserma.

-Ma quella donna è sempre così, o fa la stronza solo con gli uomini?- Le aveva chiesto riferendosi alla Direttrice.

-Ehm … credo che sia solo autoritaria.- Gli rispose Mira temendo ancora di essere osservata dalla Direttrice.

Ad ogni modo il viaggio continuò tranquillamente. L’ufficiale non mostrò alcun segno di ostilità nei confronti della giovane. L’unica cosa che fece oltre a guidare il mezzo fu accendersi una sigaretta.

Raggiunto il Decimo presero uscirono finalmente all’aria aperta e in pochi minuti arrivarono al cancello del Palazzo Imperiale.

Le due ante di reron da più di trecento tonnellate erano state forgiate diversi secoli addietro. Prima della Grande Rivoluzione Industriale di Arvian, per aprirle ci avrebbero dovuto pensare i due titani C70 sempre di guardia notte e giorno, ma con l’avvento dei motori ad impulso magnetico ai due colossi di turno era rimasto solo il compito di proteggere l’entrata principale. E ci riuscivano benissimo. Fin dalla sua creazione, nessuno aveva osato attaccare direttamente il Palazzo Imperiale.

Mira quasi rabbrividì quanto l’auto passò in mezzo ai due titani. Quei due avrebbero potuto schiacciare il mezzo con un solo piede.

L’ufficiale si fermò al posto di blocco e dopo aver abbassato il finestrino fece un cenno alle guardie. Quelle di statura media ovviamente.

-Zerb. Sei andato a fare la spesa?- Gli chiese il comandante delle guardie passandogli un porta blocco.

-Ho portato un po di nuova carne fresca. GZ di prima scelta.- Affermò orgoglioso l'ufficiale firmando l’entrata.

Il comandante diede una veloce occhiata a Mira. Non sembrò molto impressionato, ma a Mira la cosa non diede alcun disturbo. Era così che funzionavano le cose su Arvian. Ad ogni singola occasione, uno sconosciuto poteva mettersi a studiarti e capire il tuo potenziale. Per alcuni un’invasione della propria privacy, per altri un complimento.

Salutati i suoi colleghi l’ufficiale fece ripartire l’auto. La strada che conduceva al Palazzo era un magnifico viale tenuto costantemente in perfetto ordine e pulizia. La neve che ci si depositava sopra veniva portata via ogni giorno dai giardinieri e lo stesso valeva per le foglie delle magnifiche piante che costeggiavano la strada fino al piazzale del Palazzo. Le bassissime temperature di quel luogo non davano alcun problema agli zarnarak o agli altri organismi locali, ma la neve restava pur sempre un intralcio per il traffico.

Per Mira fu quasi un sogno vederlo con i propri occhi. Anche chiamato il Castello nel Cielo, il Palazzo Imperiale era la struttura più imponente e sicura che gli zarnarak avessero costruito in tutta la loro storia. Solo un paio di piattaforme orbitali e città fortezza sparse per l’Impero riuscivano a tenergli testa. Ovviamente c’era anche da tenere conto della sua controparte evorex. Il Congresso dell’Unione era una struttura altrettanto imponente. Ma come ogni cosa degli evorex, per gli zarnarak si trattava semplicemente di una squallida imitazione.

Appena l’auto si fermò davanti alla grande scalinata del palazzo due soldati aprirono le portiere del mezzo.

-Ben tornato signore.- Dissero i due.

-Fate portare il bagaglio del tenente nel suo appartamento. Seguimi soldato.-

Senza lasciarsi prendere dall’emozioni Mira seguì l’ufficiale fino al portone in cima alle scalinate. Lungo quei duecentosettantatré gradini Mira vide diversi pezzi grossi dell’Ordine. Tutti alti ufficiali accompagnati dai loro aiutanti o scortati da guardie del corpo ben armate. Per poco Mira inciampò quando Farua Zan Berrol, una delle elevate più importanti dell’Ordine, le passò vicino scendendo i gradini. Non era ancora entrata dentro al Palazzo che già aveva incontrato una celebrità delle forze armate.

Quando finalmente arrivarono nella Grande Entrata, Mira fu al settimo cielo. I tappeti pregiati, le colonne di marmo, le statue gigantesche, le decorazioni di metalli preziosi, i soffitto altissimo.

Mira sarebbe rimasta li tutto il giorno per poter ammirare la bellezza di quella sala, ma il dovere la chiamava.

Un pensiero che però continuava ad attanagliare la mente della giovane era il reale motivo del suo trasferimento. Una cosa però era certa. L’Imperatrice doveva esserne a capo.

Il viaggio continuò per diversi altri minuti. Mira non se ne stupì. Il Palazzo era immenso. Senza contare i suoi giardini e le strutture separate.

Dopo una discreta sequela di corridoi, sale e ascensori, l’ufficiale e la soldatessa giunsero ad una delle più importanti sale del Palazzo. Il Vestibolo della Camera Imperiale.

Mira aveva visto solo nelle foto la magnificenza di quel luogo. Ogni piastra di granito, opera di marmo o ferro battuto, arazzo e candelabro era stato inserito in quel mosaico di ordine e bellezza al solo scopo di ricordare a tutti la sacra purezza di quel luogo.

Ovviamente ogni opera d’arte aveva la sua lacune. La sala traboccava di membri dell’alto comando e di aristocratici. Per una volta però Mira non fu motivo di vessazioni o pettegolezzi. In quell'ambiente nobili e soldati coesistevano in armonia. Questo era dovuto semplicemente al fatto che se un militare si trovava nel Palazzo allora doveva trattarsi di un valido membro delle forze armate.

In quell’istante Mira non ci fece caso, ma col passare del tempo avrebbe imparato che se un numero così sostanzioso di aristocratici e ufficiali era presente nella stessa sala. Allora l’Imperatore e l’Imperatrice non dovevano essere molto lontani.

Dopo essersi addentrati in mezzo alla folla di cortigiani, dame di corte, valletti, o come Mira li chiamava “Lecca Culo Imperiali”, e altrettanti ufficiali dell’Ordine, lei e l’ufficiate della ZneZnaZ giunsero davanti all’ennesimo portone gigantesco.

Mentre i due attesero che le porte si aprissero, Mira si accorse che dall’alto qualcuno la stava sorvegliando. Qualcuno che fino a poco prima aveva scambiato per due statue di reron da cento metri. Se i titani all'entrata l’avevano intimorita, quelli di guardia della Camera Imperiale la terrorizzarono. Zaf e Zero, due dei dieci titani più potenti del pianeta la stavano studiando con sguardo minaccioso nelle loro pesanti armature in reron temprato. Zaf, la femmina, sembrò anche aggrottare la fronte, come se Mira avesse fatto un gesto offensivo.

-Non hai nulla da temere. Fanno sempre così quando vedono un volto nuovo.- Disse l’ufficiale per tranquillizzarla.

Per fortuna il portone si aprì subito dopo, facendo scorrere le sue due ante lateralmente di una decina di metri e permettendo a Mira di sfuggire allo sguardo minaccioso dei due colossi.

Nello stesso istante uscirono anche cinque individui. I cinque capi di stato maggiore dell’Ordine.

Ghed Fenk, amministrazione generale. Zunnok Scarten, polizia. Zakar Zan Flont, aviazione. Zeb Zolonock, esercito. Zibbon Zerni, marina. Tutti e cinque i capoccia in un solo colpo. In un altra giornata a Mira sarebbe sembrato impossibile.

Arrivati finalmente a destinazione Mira fu quasi sul punto di svenire. L’Imperatore Zoron Zurgon e l’Imperatrice Zarna Virian Zan Zurgon stavano conversando al centro della loro camera. Lei bella e maestosa come sempre. Lui … magnifico.

L’imperatore Zurgon, discendente dell’antica stirpe reale degli Zurgon, era il penultimo Campione degli zarnarak, cioè il possessore di tutte e cinque le caratteristiche delle classi genetiche. Praticamente un titano C20 con ali e artigli retrattili, quattro braccia, un nucleo capace di generare abbastanza energia magnetica da far muovere tranquillamente un corazzato e abilità psichiche al pari dei più grandi maestri elevati.

Vestiva una delle sue centinaia di uniformi militari. Più nello specifico una delle più sobrie vista la scarsa presenza di mostrine e medaglie. A parte un paio di placche decorative, sicuramente antiproiettile, e tre medaglie senza le quali non poteva neppure muoversi, la sua veste era abbastanza sobria. Praticamente uno dei suoi abiti casalinghi.

Quando i due la videro, Mira quasi si gettò a terra di faccia, ma l’ufficiale la bloccò tempestivamente, invitandola dopo ad effettuare un lieve inchino con il capo. Meno servile, ma comunque rispettoso.

-Dunque questa è la salvatrice della mia consorte?- Disse l’Imperatore camminando verso Mira. -Puoi andare Zerb. Sei congedato.-

Obbedendo al suo imperatore, l’ufficiale uscì dalla sala senza dare le spalle ai due reali. Quando le porte si richiusero, Mira rimase da sola con le due persone più importanti, potenti e temute di quella metà di mondo.

-Hai la mia gratitudine per aver impedito lo sfregio della mia imperatrice.-

Il tono dell’Imperatore era profondo e “caldo”. Anni passati a fare discorsi al popolo gli avevano dato una certa dimestichezza nel parlare alla gente.

Mira al contrario era tesa come una corda di violino e quasi paralizzata.

-D…do…dovere. V…vostra ma maestà.- Disse con fatica Mira.

-Non essere spaventata figlia mia. Sei qui perché io volevo ringraziarti di persona. Mica per punirti. Inoltre io e l’Imperatrice abbiamo pensato che una giovane con il tuo talento debba essere premiata adeguatamente.-

Il cuore di Mira stava battendo come una macchina da cucito, e il suo nucleo stava pompando energia magnetica nelle sue vene ad ondate. Le falangi delle dita e la punta della coda cominciavano a fargli male. Se non si fosse calmata avrebbe rischiato di iniziare a lanciare onde magnetiche da tutte le parti.

-Ai me il dovere mi chiama, ma spero di poter rivederti al più presto giovane guerriera. Continuate pure senza di me signore.-

Dopo che l’Imperatore uscì dalla stanza, Mira rimase sola con l’Imperatrice. La soldatessa riuscì a tranquillizzarsi, ma non di molto.

-Spero che mio marito non ti abbia spaventata.-

-No. No signora.- Mentii Mira.

-Ad ogni modo, vorrei che diventassi la guardia personale di mia figlia. La principessa Zackarva Zurgon.-

Mira non rispose. Non perché le serviva del tempo per formulare una risposta, ma perché di quello che le era stato detto non aveva capito nulla.

-Come scusi?-

-La più piccola tra le mie figlie sta crescendo. Il suo istinto la spinge a dipendere sempre di meno dalle cure di suo padre e dalle mie, ma entrambi riteniamo che ella, come i suoi fratelli e le sue sorelle maggiori, debba continuare a crescere in totale sicurezza. Converrai anche tu che una sua coetanea ben addestrata e fedele all’Impero sia la scelta migliore?-

-Si.- Le rispose Mira senza averci neppure pensato.

-Pertanto vorrei sapere se ti potrebbe interessare il nobile compito di proteggere una piccola parte della mia progenie.-

L’Imperatrice non ordinò a Mira di accettare la sua offerta senza alcuna condizione. Non c’erano altre condizioni. Mira sapeva che in caso di rifiuto per lei non ci sarebbe più stata altra occasione. Sarebbe tornata alla sua unità, poi trasferita in prima linea e avrebbe passato il resto della sua vita a pulire le latrine degli ufficiali. Sempre se prima una pallottola non le avesse centrato la testa. Magari partita dal fucile di una guardia imperiale con l’hobby del omicidio su commissione.

Se Mira doveva accettare per forza quell’offerta, allora l’avrebbe fatto come una vera servitrice dell’Impero. Non come una semplice serva di casa.

-La mia carne è pietra. Il mio sangue acqua. Il mio zerma è reron. La mia mente è zarnarak. Io offro tutta me stessa all’Impero. Vivo per servire l’Impero e muoio per salvare l’Impero. Se dovessi perire …-

Mira si era messa a recitare in ginocchio il giuramento dell’Ordine, giuramento che ogni recluta doveva imparare prima della sua integrazione e poi recitare in svariate occasioni. Ma l’Imperatrice la interruppe con un lieve gesto della mano.

-È sufficiente un si o un no mia cara.-

-Oh. Allora … si.-

-Magnifico. Nuar avverti il Direttore Zellenek di procedere alla sistemazione di Mira.-

-Si mia signora.-

A parlare fu un servitore di qualche anno più vecchio di Mira e di qualche centimetro più basso. Nuar, il valletto ufficiale dell’Imperatrice, sbucò improvvisamente da dietro Mira. Uno dei vantaggi di essere piccoli su Arvian era la capacità di muoversi senza dare nell’occhio. Ma quel tipo era fin troppo silenzioso.

-Assicurati che riceva tutte le indicazioni necessarie e degli alloggi adatti alle sue esigenze.-

-Subito mia signora.-

Subito dopo, come era arrivato il valletto svanì alle spalle di Mira. Voltandosi Mira vide solo le enormi porte della stanza. Per essere un maggiordomo di alta classe e stazza bassa, quel Nuar era un tipo inquietante. Doveva conoscere qualche tipo di antica ed arcana tecnica di spostamento. Tipo quella che Mira aveva usato la sera prima per saltare contro il primordiale ribelle. Ma molto più sofisticata e precisa.

-Se dovessi aver bisogno, potrò contare sul tuo aiuto mia cara Mira?- Le chiese la Regina.

-Naturalmente maestà. Vivo per servirvi.-

-Magnifico. Già che ci siamo, potresti aprire quella cassa e portarmi il contenuto?- Chiese l'Imperatrice indicando con il suo scettro una cassa di acciaio decorata con delle incisioni vicina ad una delle colonne portanti ai margini della stanza.

-Subito.-

Mira scattò verso la cassa senza neppure chiedersi perché l’Imperatrice ne avesse bisogno. Quando la aprì rimase spiazzata.

Zuzino, la larva del Duca di Korna, stava dormendo nella cassa. Mira lo raccolse e se lo mise in braccio chiedendosi come quella cosa fosse finita li con lei. Ma sopratutto, perché?

Quando però si voltò per raggiungere l’Imperatrice, vide che nel frattempo si era recata all’entrata di una serra dalle modeste dimensioni all’altro lato della stanza, che prima per l’emozione non aveva notato. Intanto la larva aveva iniziato a divincolarsi muovendo i piccoli muscoli della pancia su Mira. Quello bastò a far tornare il disprezzo che Mira provava per quell’insulsa larva.

-Ieri sera ho avvertito dell’odio nel tuo eco. Rivolto a questa piccola creatura.- Disse l’Imperatrice accarezzando la larva e riportandola alla calma.

-Beh, ecco. Io …-

-Non temere Mira. Non è un crimine provare dei sentimenti d’odio verso le sotto specie dell’Impero.- Continuò l’Imperatrice disattivando la serratura magnetica della serra con un piccolo impulso. -Ma vorrei che tu capissi che ogni essere esiste di questo mondo per uno scopo.-

Mira seguì l’Imperatrice nella serra senza dire nulla. Non riuscì a capire il motivo di tutto quello che stava accadendo. Ne l’esatto scopo di quella serra. La struttura conteneva un microclima da foresta glaciale arvianana . C’erano degli esemplari di piante tipiche delle più grandi foreste di quella fredda parte di mondo, ma nessuna di rara. Quando giunsero al centro della serra, l’Imperatrice prese in una delle sue grandi mani la larva. Li Mira vide anche un grande nido di legno morto, ragnatele, brina e esoscheletri di piccoli insetti senza vita. Il che le fece temere che tutto quello era stato riservato al piccolo Zuzino.

-Zihakka? Zihakka?- Chiamò l’Imperatrice.

Mira aveva già sentito quel nome da qualche parte, ma non riusciva a ricordare chi fosse. Poi però una lunga zampa aracnide ci posò sul suo collo. Seguì poi un’altra sulla sua nuca, una sulla sua spalla destra e tre sul suo braccio destro.

Quando Mira voltò lentamente la testa vide un intero set di chele e quattro spaventosi occhi viola che fissavano l’Imperatrice. Prima che Mira potesse anche solo capire cosa fosse, quella cosa saltò con uno solo rapido balzo sulla cima del nido.

Zihakka, discendente diretto della più antica nidiata di ragni imperatore di Arvian e animale più sacro delle cultura zarnarak. La sua specie era stata allevata fin dagli albori dell’Impero. Lo si poteva considerare uno di famiglia.

-Oh eccoti qui. Mio bel tesoro.- Disse l’Imperatrice appoggiando Zuzino su un tronchetto della tana. -Guarda. Ti ho portato una sorpresa.-

Zihakka era un artropode con sei zampe, due chele affilate, otto occhi viola come il sangue e un nero carapace grande come un la testa di un bambino. L’incarnazione dell’aracnofobia. Ma a parte i suoi padroni, solo pochi tra i più bravi entomologi del pianeta sarebbero stati in grado di riconoscerlo tra i suoi simili che abitavano le regioni più oscure di Arvian. Questione di caratteristiche millimetriche nella sua struttura fisica.

La nidiata di Zihakka era celebre per la rara capacità di assorbire i migliori geni delle proprie vittime. Secondo i naturalisti dell’Impero e dell’Unione, circa il sette percento delle creature sul pianeta ne era capace.

Mira restò a guardare il ragno avanzare verso l’inerme Zuzino, mentre questo continuava a sonnecchiare incurante del pericolo incombente. Quando Zihakka fu sopra di lui, iniziò a tessere dei sottili fili di bava. E dopo averli usati per trasformare la larva in un salame, li tese di colpo. Il povero Zuzino venne affettato in sette grossi pezzi, tra i quali anche la sua testa. A giudicare dai movimenti della sua boccuccia, il suo piccolo cervellino doveva essere rimasto attivo. La tipica morte lenta di un insetto decapitato.

Zihakka invece iniziò a setacciare le fette di larva alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che la larva aveva iniziato a far crescere già al suo primo stadio di vita. Un piccolo organo, che dopo aver raccolto con estrema delicatezza, il ragno ingerì senza masticare per dare il via al processo di assorbimento. Qualunque abilità gli avrebbe portato quel pezzo di larva, ci sarebbero volute settimane per vederne i risultati. Forse anche mesi.

Mira stava riconsiderando i suoi sentimenti per Zuzino quando l’Imperatrice le si avvicinò.

-Ricorda piccola Mira. Ogni creatura di questo mondo, dalla più piccola alla più grande, esiste per una ragione.- Spiegò l’Imperatrice con tono amorevole. -Zuzino non viveva per rallegrare il Duca di Korna, ma per servire un essere ancor più superiore.-

Poi l’Imperatrice allungò il suo indice verso Mira. La ragazza provò un senso di terrore alla vista del lungo artiglio della donna, che lentamente avanzò fino a toccarla delicatamente sul petto.

L’artiglio però non infilzò lei, ma qualcos’altro di “croccante”. Un buigo. Un piccolo scarabeo alla base della catena alimentare e allevato nelle fattorie dell’Impero per la produzione di razioni.

Mira tornò a rilassarsi quando l’Imperatrice si portò l’animaletto in bocca per sgranocchiarlo. I migliori esemplari erano ottimi ingredienti per le pietanze più costose nei ristoranti zarnarak.

-Allora cosa decidi? Regni tra gli dei? O servi tra i mortali?-

-Regno.- Le rispose la ragazza.

-Bene, Mira. Molto bene.-

 

 

Ore 21:13/Palazzo Imperiale

Ufficio del Direttore Zellenek

 

Dopo aver concluso l’incontro con l’Imperatrice, Mira venne accompagnata da una cameriera all’ufficio del Direttore Zellenek. Colui che sotto l’Imperatore e l’Imperatrice gestiva, amministrava e sovrintendeva le operazioni all’interno del Palazzo.

Da quando era entrata nella stanza, le era stato solamente detto di sedersi davanti alla scrivania del Direttore, che nel frattempo aveva continuato a compilare delle carte senza neppure alzare lo sguardo.

Quando ebbe finito, chiuse il suo registro, rimise la sua penna di bevek nell’apposito compartimento della sua scrivania e si mise a fissare Mira con le dita intrecciate sopra alla sua scrivania. L’uomo era un furioso di mezz’età con una carnagione molto nera e uno sguardo privo di emozioni.

-Normalmente sarei io a valutare le domande di assunzione qui a Palazzo e a procedere con le assegnazioni.- Il suo tono era calmo, ma al tempo stesso serio. -Ma di quando in quando l’Imperatore e l’Imperatrice segnalano potenziali promesse. Ti interessi di politica Mira 5/5/5?-

-No, signore.-

-Bene, perché non tolleriamo opinioni politiche qui al Palazzo Imperiale.-

L’incontro si stava facendo teso. Mira cominciava a credere che quell’uomo non provasse una grande simpatia per lei.

-Hai parenti o amici in contatto con gruppi terroristici, ribelli o anarchici?-

-No.-

-Hai mai visto o toccato un evorex vivo o morto?-

-No.-

-Hai mai aggredito un soggetto appartenente ad una casta superiore alla tua?-

-No.-

-Quanti nemici dell’Impero hai ucciso fino ad ora.-

-Nove confermati.-

Il Direttore fece una breve pausa per riaprire il suo registro e dare una breve occhiata. Dopo averlo richiuso emise un lieve grugnito come approvazione.

-Bene. Almeno adesso sappiamo che sai sparare.- Si complimentò. -Ma adesso vorrei mettere ben in chiaro una cosa, Mira 5/5/5.-

Il direttore si alzò in piedi appoggiandosi con i quattro pugni sulla scrivania e guardando Mira con i suoi due occhi viola scuro.

-Te lo dirò una sola volta e nel modo più carino e gentile che io conosca, come sempre ho fatto, e sempre farò con gli embrioni di uova marce che sono capitati e capiteranno nello stesso punto dove tu ti trovi adesso. Se alla Principessa dovesse accadere qualcosa di spiacevole, o se tu dovessi fallire in qualsiasi altro modo, non mi importa quale grazia ti verrà concessa dall’Imperatrice o dall’Imperatore in persona. Chiamerò a raccolta tutti i peggiori taglia gole al servizio dell’Impero e appena metterai piede fuori dai cancelli di questa sacra magione ti ritroverai con una taglia da un milione di zibbar sulla tua testolina. Afferrato?-

Mira era rimasta sorpresa dalle minacce di quel demone con la veste da Direttore, ma non si fece intimorire.

-Vivo per servire l’Impero. Signore.-

Il direttore fece un mezzo sorriso e tornò a sedersi. La risposta di Mira alla sua minaccia sembrava averlo divertito.

-Oh si. Sarai una buona blatta da compagnia.-

 

 

Ore 21:22/Palazzo Imperiale

Area Servitù Imperiale

 

Concluso il colloquio peggiore della sua vita, Mira venne accompagnata da un’altra cameriera al suo nuovo alloggio. La cameriera era di qualche anno più giovane di Mira. Sembrava quasi Bivif.

-È un grande onore conoscere la guardiana della Principessa Zackarva.- Si complimentò la cameriera.

-Grazie.-

Mira non era molto in vena di chicchere. Il trattamento riservatole dal suo nuovo “principale” le aveva quasi rovinato la giornata.

Svoltato l’ennesimo angolo e percorso il ventottesimo corridoio le due giunsero finalmente all’appartamento di Mira. Per aprire la porta la cameriera usò un lieve impulso magnetico. Ogni zarnarak emetteva costantemente una lieve traccia magnetica, unica come le impronte digitali, e i sensori magnetici sulle porte di sicurezza o sparsi nelle zone ad accesso limitato sapevano identificarne i proprietari. Dopo aver ricevuto la conferma della sua registrazione, Mira sarebbe stata in grado di aprire ogni porta semplicemente passandoci davanti. Quelle alle quali lei era autorizzata per lo meno.

-Eccoci qua.- Disse la cameriera invitando Mira ad entrare per prima.

Quando però Mira fu dentro, restò con gli occhi sbarrati. La stanza in cui si trovava era bellissima. Candelabro di cristallo. Televisore a parete da sessanta pollici. Divano in pelle bianca. Angolo cucina. E perfino un acquario.

-Questa è la sala comune?- Chiese Mira incredula.

-No. Questo è il suo appartamento.- Le rispose la cameriera.

-Appartamento?- Chiese Mira guardando le due porte sulla parete a destra.

-Ma certo. Le guardie imperiali necessitano di tutto il comfort possibile per garantire il loro servizio. Venga le mostro la sua stanza.-

-Stanza?- Domandò Mira seguendo la cameriera oltre la porta più vicina all’entrata.

La nuova “stanza” di Mira era quattro volte più grande di quella vecchia. Con un bellissimo letto matrimoniale, una scrivania con specchio, altre due porte e una cosa che Mira aveva visto solo di rado indosso a dei nobili.

-Questa è una pelliccia?- Chiese accarezzando il grande tappeto bianco ai piedi del letto.

-Oh, si. Cellule di orso polare unite a cellule staminali mammifere e allevate in laboratorio da abili artigiani terrestri.-

Prima dell’arrivo della razza umana, nessuno su Arvian aveva conosciuto la piacevole morbidezza di una pelliccia. Data la totale assenza di mammiferi sul pianeta e quindi di peli.

-È la prima volta che ne tocco una.-

-Metto il suo bagaglio nel guardaroba?-

-Guarda che?-

La cameriera aprì la porta a sinistra dell’entrata alla camera e dopo averci lasciato la valigia mostrò a Mira i vari particolari di quella stanza.

-Sei cassettiere, due armadi, una rastrelliera blindata e due busti porta abito.-

Mira restò più confusa che stupita.

-Con cosa dovrei riempire due armadi?- Si chiese.

-E questo è il suo bagno.- Disse la cameriera aprendo la porta al lato opposto della camera.

Quando Mira entrò nell’ultima stanza, le venne quasi da piangere. Il bagno era il più lussuoso che lei avesse mai visto. Neppure quello della sua vecchia Direttrice si avvicinava ad un simile splendore. Mira lo sapeva bene, visto che qualche anno prima, per scontare una punizioni aveva passato un’intera mattinata a pulirlo con uno spazzolino da denti.

Il pavimento era di pietra bianca come nel resto dell’appartamento, solo che nel bagno era stato adornato con placche metalliche raffiguranti esotiche creature marine. Il lavandino era di corallo arivianano e lo specchio sovrastante aveva anche un display che mostrava data e ora. Ma il pezzo forte era la vasca da bagno circolare da quattro metri di diametro. Praticamente una piscina.

-Se ha bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, può usare l’interfono o consultare il registro elettronico del suo appartamento.- L’informò la cameriera. -Desidera pranzare prima di incontrare la Principessa?-

-Ehm, no. Non credo sia una buona idea far attendere la Principessa.-

-Ma la Principessa sta ancora riposando.-

-Ancora?-

-Si. Sua maestà la Principessa Zackarva ama dormire fino ad ora di pranzo. Per tanto se lo desiderate, potete ordinare qualcosa dalle cucine prima del suo risveglio o prepararvi un pasto nella vostra cucina qui accanto.-

Mira era rimasta più confusa di quando a lezione di elettronica sul campo il suo drone ricognitore si era messo a sbattere contro un manichino invece di colpirlo con il tesar. Ufficialmente i membri della famiglia reale erano persone che vivano una vita regolare. Ma ovviamente c’era una spiegazione se la Principessa stava ancora dormendo. Invece la possibilità di ordinare il cibo in camera era una vera e propria novità.

-Le serve altro?-

-No. Grazie. Per che ora devo essere pronta.-

-È libera fino a mezza notte meno cinque. Poi qualcuno verrà per guidarla fino alle proprietà della Principessa. Dopo di che procederà con le sue mansioni fino al termine delle attività giornaliere di sua altezza. Se è tutto la lascio da sola.-

Salutata la cameriera Mira pote finalmente dedicarsi all’esplorazione della sua nuova casa. La ragazzina infantile nel suo cuore, che nessuna direttrice sarebbe mai riuscita a sopprimere, voleva farla saltare sul letto o rotolare sulla pelliccia d’orso con solo la biancheria intima, ma l’ufficiale nella testa la convinse a leggere prima il registro.

Lo trovò sul divano in pelle. Era un datapad con diverse applicazioni. Tra queste c’era quella dei servizi. Cose come cibo, pulizia, servizio sanitario, intrattenimento e compagnia. Delle ultime due cose Mira non ne capì il significato, e quando premette su cibo comparve una lista di piatti che lei neppure conosceva. Non sapeva neppure se poteva permettersele.

Terminata le ricerche sul palmare si diresse verso l'angolo cucina. Sul tavolo di pietra era stato messo un vassoio pieno di frutta. C’erano perfino frutti coltivati nelle terre equatoriali di Arvian. Mira ne prese uno a caso e quando lo assaggiò, il suo palato venne colpito da un’esplosione di dolce sapore tropicale. Qualcosa che chi ha vissuto fin dalla nascita nella capitale di ghiaccio senza grandi titoli non può neanche immaginare.

Divorato avidamente il frutto, Mira aprì la porta del frigo. Cinque ripiani colmi di razioni dall’ottava alla decima casta. Ingredienti che mai prima d’allora aveva visto. Carne, verdure, bevande. Ma una cosa la riconobbe subito. La confezione da sei lattine di Kerat. La bevanda energizzante più dolce e costosa di tutto l’Impero. Quelle deliziose lattine nere venivano vendute solo ai membri della nona e della decima casta. Sopratutto militari.

Mira aprì con la massima attenzione il sottile cartone della confezione. Controllò la lista degli ingredienti per accertarsi che non si trattasse di un imitazione. E finalmente si decise a tirare la linguetta di alluminio.

L’odore era indescrivibile, e il sapore allucinante. Quando il liquido raggiunse lo stomaco, il nucleo di Mira iniziò a emanare il triplo dell’energia. Trecento millilitri di quella roba erano sufficienti a fare stare sveglio uno zarnarak per più di ventiquattrore. In parte merito del loro sistema digerente, e in parte dello sciroppo di gagfat distillato.

Il passo successivo per Mira fu prendere la fruttiera, una lattina extra e andare in bagno. Li la ragazza si spogliò, abbandonando uniforme e biancheria intima per terra, appoggiò il cibo a bordo della vasca e si immerse dentro alla vasca.

Rimase sorpresa quando capì che la vasca era più profonda di qualche centimetro. Arrivata sul fondo guardò i cinque metri di acqua che la separavano dalla superficie. Li, in quell’isolato spazio bianco, separata da tutto, assuefatta al potere energizzante della Kerat e avvolta dal candido gelo dell’acqua a due gradi centigradi, Mira trovò la beatitudine. Un senso di pace che più passavano gli anni e meno riusciva a trovare. L’ultima volta era stato quando la Direttrice l’aveva encomiata per aver fermato un sospetto ribelle e aver fermato il contrabbando di una grossa partita di scorte mediche rubate. Ricevere un’intera giornata di licenza in una caserma della GZ era cosa rara.

Mira restò in quello stato per una decina di minuti. Le branchie nei sui polmoni filtrarono per tutto il tempo l’ossigeno nell’acqua. Milioni di anni passati ad evolversi in tutti i modi possibili avevano dato ad entrambe le specie la possibilità di nuotare senza necessitare dell’aria per ore.

Terminata la sua meditazione, Mira risali in superficie. Li si appoggiò al bordo della sua “piscina” e gustò qualche chicco di uva terrestre. Anche quella una rarità nell’Impero, vista la necessità di un clima caldo per coltivarla.

-Accidenti. Mangiare frutta a bordo vasca come dei ricconi è un lavoraccio se non hai un buon appoggio. Dovrò farmi alzare il fondo dal muratore di corte.- Scherzò Mira.

-Alzare fondo.- Disse una voce sintetica.

L’acqua della vasca cominciò ad uscire lungo il brodo circolare, per poi affluire nella sottile canaletta che la circondava. Due secondi dopo Mira percepì il fondo mentre questo si alzava a gran velocità e in un lampo la ragazza si ritrovò sdraiata come una nobile intenta a mangiare frutta a bordo vasca.

-Chi ha parlato?- Chiese Mira confusa.

-Sono stata io. Caya 5000. IA casalinga della NORYAK. Colosso zarnarak numero uno nel campo della produzione di beni per l’arredo e il comfort. Al servizio dell'Impero.-

Le IA erano nate prima dell’arrivo dell’umanità. E sempre prima avevano dato prova della loro pericolosità quando l’Unità di Controllo della Sicurezza nella colonia lunare evorex di Ron pensò che l’unico modo per garantire la sicurezza dei suoi abitanti rettili fosse quello di sterminarli il prima possibile. Dopo l’incidente entrambi i governi avevano approvato delle leggi per limitare la produzione di IA potenti e migliorare le restrizioni informatiche.

Caya 5000 era un IA di base prodotta su larga scala per facilitare l’utilizzo di costose apparecchiature civili. Le intelligenze artificiali come lei potevano solo comandare ciò a cui erano collegate e rispondere a domande basilari. Praticamente degli interruttori intelligenti.

-Ehm … ciao. Io sono Mira 5/5/5. Sai fare anche altro?-

-Questa unità è una vasca da bagno YNB322 della NORYAK in microfibre plastiche rimodellabili. Possiede più di novanta modalità pensate per soddisfare i suoi occupanti.-

-Per esempio?-

-Modalità sdraio relax.-

Il rivestimento sotto di Mira cominciò a muoversi, fino a creare una sorta di poltrona molliccia su cui la ragazza pote sdraiarsi comodamente.

-Modalità schermo mobile.-

Dal soffitto scese un braccio meccanico con un sottile schermo al suo apice. Il braccio seguiva i movimenti della testa di Mira grado per grado, permettendole di guardare lo schermo in qualsiasi posizione. A quell’ora su I stavano trasmettendo Conquista. Uno dei più grandi classici del cinema imperiale.

-Sofisticata.- Si complimentò Mira.

-Modalità cascata a tenda.-

Dall’alto iniziò a scendere un sottile strato di acqua, che subito circondò la vasca come una tenda semitrasparente.

-Wow. Bella.-

-Modalità idromassaggio.-

-Hey! Ma che …!?-

Quando dal fondo della vasca iniziarono ad emergere centinaia di bolle, la ragazza temette di aver rotto qualcosa, o che la vasca si fosse improvvisamente riempita di fameliche lalembe. Poi però, percependo il piacevole tocco delle bolle, tornò a rilassarsi. Quello fu il suo primo idromassaggio.

-Ah. Ok.-

 

 

Ore 00:00/Palazzo Imperiale

Tenuta della Principessa Zackarva

 

Mira era pronta come mai prima dall’ora. Rilassata e carica allo stesso tempo. Merito del suo pranzo e del bagno fatto poco prima. Ad accompagnarla non c’era solo una cameriera, ma l’intero gruppo di domestiche e ancelle al servizio della Principessa. Truccatrice, sarta, calzolaia, addette alla pulizia, medico reale, parrucchiera e naturalmente guardia del corpo. Tutte e dieci rigorosamente donne.

La rete di treni sotterranei del Palazzo era il miglior modo per spostarsi tra le varie sezioni senza dover percorrere il labirinto di corridoi che lo componevano. In oltre era molto veloce.

Per arrivare alla tenuta della Principessa, passando sotto l’immenso giardino che separava le proprietà dei principi dal Palazzo, ci misero meno di un minuto. Alla fine della corsa, il gruppo giunse in una stazione poco più grande del nuovo appartamento di Mira. Nulla di speciale. Qualche ornamento regale e sistemi di sicurezza al pari di quelli nel Palazzo.

Salite le scale Mira poté finalmente entrare nell’immenso atrio della tenuta. Una sala dalle modeste dimensioni decorata con animali imbalsamati e antiche reliquie appartenute ai predatori più terrificanti del pianeta. Per la maggior parte teschi. Al centro della sala però, troneggiava la statua della Principessa Zackarva, detta La Divoratrice. Divenuta già leggenda per la sua abilità con le armi di precisione e per la sua spietata passione per la caccia. In oltre si diceva che il suo insaziabile appetito era inferiore soltanto alla sua bellezza. Eppure restava pur sempre una ragazza snella ed atletica come molte giovani guerriere.

La tenuta non era vasta come il Palazzo. Più terreno che struttura. Contava circa una quindicina di stanze e sale. Compresa una piscina olimpionica, una sala dei trofei, una palestra e un poligono di tiro dove la Principessa si allenava quotidianamente.

La camera da letto si trovava sul retro e si affacciava sui trecentoventi acri di riserva privata dove animali provenienti da tutte le terre dell’Impero brucavano indisturbati. Salvo per le sporadiche battute di caccia della Principessa.

Mira ebbe un pizzico di timore quando entrò nella camera con le altre servitrici. La donna che a partire da quel giorno avrebbe fedelmente servito fino al suo congedo o alla sua morte, la stava aspettando. Anzi, dormendo.

La camera rispecchiava i canoni estetici della tenuta. Pavimento nero, soffitto nero, pareti nere, mobili neri. Tutto nero, salvo qualche particolare eccezione. Ciò non stava solo ad indicare la perfezione e la purezza degli zarnarak. Ma anche il potere della proprietaria.

La prima cosa che Mira vide fu il letto della Principessa. Un grande letto a baldacchino quattro metri per sette coperto da tende di stoffa pregiata. Stoffa nera ovviamente.

Le domestiche si divisero per adempiere ognuna al proprio compito. Mira si fermò sull’attenti al centro della stanza in attesa di indicazioni e di vedere un’altra tra le persone più importanti dell’Impero.

-Vostra maestà, è l’ora.- Disse una delle domestiche affacciandosi alle tende del letto.

Quando il letto fu scoperto si udii un lieve mugolio di sofferenza. E quando le tende della vetrata che dava sul giardino vennero fatte scorrere, e la flebile luce delle lune entrò nella stanza, si udii un ringhio di sofferenza.

-Aaah, voglio dormire.-

-Ma rischierete di saltare il pranzo, Principessa.-

Anche se non molto contenta, la Principessa si decise scendere dal suo regale giaciglio. E finalmente Mira la vide.

Pelle nera come gli abissi più profondi e abbellita da sinuose strisce laterali poco più chiare. Chioma nera lucente alla moicana con capelli portati lunghi sulla nuca. Coda da due metri e mezzo, sottile e con una lama ossea affiliata come un rasoio. E le forme … uno spettacolo di pura bellezza che avrebbe spinto qualsiasi maschio a rilasciare i propri ormoni nell’aria.

Mira pote gustarsi quell’afrodisiaco spettacolo, per maschi, millimetro per millimetro. Tranne che per un piccolo particolare.

Da come stava in piedi e barcollava, doveva aver passato una nottataccia. Una nottataccia a base di alcol. Per Mira fu un mezzo shock vedere la Principessa con i postumi della sbronza. Una divinità terrena perfetta in tutto e per tutto ridotta ad uno straccio.

Mentre Mira tratteneva lo sgomento, la Principessa si fece strada barcollando, ma senza farsi aiutare, fino alla vasca da bagno che la attendeva a pochi metri dal suo letto. Li le quattro ancelle addette alla pulizia la insaponarono con delle morbide spugne marine. Pur restando sull’attenti, Mira evitò di seguire la Principessa con lo sguardo durante il suo bagno.

-Qual cosa di nuovo?- Chiese ancora assopita.

-Oggi ha ricevuto tredici lettere da alcuni nobili alto locati. Il figlio del generale Sank vorrebbe invitarla ad una cerimonia …-

-Spazzatura.- La interruppe la Principessa.

-Come desiderate. Karva chiede se stasera vi riunirete con le vostre amiche.-

-Si. Hanno aperto un nuovo club al Centro.-

-E in oltre l’Imperatrice ha trovato la vostra prima guardia del corpo.-

La Principessa guardò Mira. La esaminò con i suoi splendidi occhi. Temperatura, flusso sanguigno, flusso energetico. Quelle due sfere viola lucenti erano l’eredità genetica di molteplici generazioni di predatori, capi clan, re guerrieri, supremi generali e imperatori. Due occhi, mille modi di vedere le cose.

-Tu hai salvato mia madre?- Chiese la Principessa uscendo dalla vasca.

-Si Principessa.-

La Principessa si avvicinò con passo elegante a Mira. La soldatessa non osò muovere un muscolo.

Prima la Principessa abbassò la temperatura del suo corpo fino a ghiacciare l’acqua che lo ricopriva, poi si scrollò di dosso il ghiaccio, e arrivatale davanti, contro ogni previsione, eseguì un lieve inchino. A giudicare dalla reazione delle domestiche la cosa non era molto comune.

-Te ne sono grata. E come dovrò chiamarti d’ora in avanti?- Chiese la Principessa recandosi ad una chaise longue dove il suo medico, la truccatrice e la parrucchiera la attendevano.

-Mi chiamo Mira 5/5/5.-

-Ferme!- Ordinò la Principessa.

Tutte si bloccarono. Mira pensò di aver detto qualcosa di sbagliato.

La Principessa però volle soltanto darsi un’ultima scrollata prima di sdraiarsi e concedere i suoi splendidi capelli alla parrucchiera.

-Credo che ti chiamerò Mira. 5/5/5 non si adatta alla guardia di una reale. Roba da plebei. Non credete?-

-Si vostra maestà.- Risposero le serve in coro.

La parrucchiera iniziò a pettinare la chioma della Principessa, mentre la truccatrice si occupò della sue unghie e la dottoressa scansionò il suo corpo con uno scanner biometrico.

-Dovreste diminuire l’uso di sostanze alcoliche Principessa. Il vostro fegato potrebbe cedere nel momento peggiore.-

Gli organi degli evorex e degli zarnarak non si infettavano. Non c’erano tumori o malattie per creature dal sangue ardente o gelido. Certo potevano essere infestati da parassiti autoctoni o danneggiati da bruschi impatti o lacerazioni. Ma la malnutrizione o l’assunzione di determinate sostanze in dosi eccessive rischiava di indebolire le funzioni dell’organismo in qualsiasi momento. E un mal di pancia nel bel mezzo della battaglia non andava di certo sottovalutato.

-Vorrà dire che stasera berrò nove bottiglie invece di dieci. Fate entrare Ziama.-

Due delle ancelle addette alla pulizia si recarono alla porta della vetrata. Dopo aver aperto la serratura e spalancato le due ante, nella camera entrò il più bel esemplare di raunrok che Mira avesse mai visto.

I raunrok erano statisticamente la specie animale di Arvian più letale. Non erano i più grossi o quelli più pericolosi. Ma le statistiche dimostravano chiaramente che il numero di vittime per attacchi di raunrok erano maggiori rispetto a quelli di un leviatano abissale.

Erano intelligenti, maestosi e letali. Ma la cosa più incredibile era la loro capacità di comprendere il linguaggio zarnarak ed evorex. Il perché? Semplice. Tutti loro erano zarnarak o evorex che nella preistoria di Arvian, invece di seguire il ramo evolutivo dei bipedi, avevano preferito evolvere il loro corpo in qualcosa di più aggraziato e sofisticato dei loro antenati. Certo non erano in grado di leggere o scrivere dei testi, ne di creare armi o meccanismi, ma il loro antico legame con le due specie predominanti del pianeta ne aveva fatto i predatori più pericolosi. E come se ciò non bastasse rientravano in quel gruppo di specie capaci di evolversi nutrendosi di altre creature. Alcuni esemplari avevano sviluppato perfino dei pollici opponibili. Ciò permetteva loro di impugnare armi da mischia. E se ben addestrati, anche armi da fuoco.

Ziama era una femmina di raunrok dalla pelle bianca. Come l’Imperatrice. Solo che una così ci era nata, mentre l’altra si era sottoposta a rituali arcani per modificare la propria cute.

Raggiungeva i sei metri di lunghezza, senza contare la coda da sette, e i tre di altezza. Le forti zampe posteriori possedevano quattro dita con lunghi artigli retrattili, mentre quelle posteriori tre. Il suo esoscheletro sottocutaneo molto elastico gli garantiva agilità e protezione. I denti aguzzi nascosti dalle labbra incutevano timore in chiunque avesse avuto il pregio o la sfortuna di vederli.

Pur avendo vissuto nel lusso e nella comodità fin dalla nascita, Ziama era diventata una temibile predatrice. Come la sua padrona d'altronde.

Accortasi di Mira, la creatura le si avvicinò minacciosamente, squadrandola con i suoi occhi viola acceso. E quando fu su di Mira la annusò con le sue quattro narici, piegando col respiro il suo ciuffo.

-Buona! Qui Ziama.- La chiamò la sua padrona.

Mentre Mira riprendeva a respirare, il raunrok andò ad accovacciarsi vicino alla chaise longue dove la Principessa era ormai pronta per vestirsi. La sua padrona usò il datapad della sarta per scegliere cosa mettersi.

Facendosi aiutare dalle ancelle, la sarta iniziò a vestire la Principessa. Biancheria intima, tuta aderente, leggings, giacca in pelle e occhiali da sole con protezioni laterali e stanghette in lucente bevek. Il tutto in pregiate stoffe nere e disegnato su misura per la Principessa.

Per finire, la calzolaia mise ai piedi della Principessa un paio di telan. Una via di mezzo tra dei guanti e dei calzini largamente usata dai primordiali di tutto il pianeta per non dover rinunciare alla loro natura animalesca ed evitare lo sporco dei centri abitati. In oltre le leggi dell’Ordine sul pudore vietavano di girare per le strade senza coprire adeguatamente il proprio corpo.

Un attimo prima di salire in groppa a Ziama, la Principessa si diede una grattata alla cute della testa con i lunghi artigli retrattili della sua mano, scompigliando lievemente la sua chioma e rovinando, anche se di poco, il capolavoro dell’acconciatrice. La quale però non mostrò alcun segno di offesa.

Quando Ziama si erse sulle sue quattro zampe con la sua padrona seduta sopra, la Principessa fece segno a Mira di salire.

-Su forza.-

-Ehm, devo salire con voi?- Chiese Mira confusa.

-Ovviamente. Altrimenti come fai a starmi dietro?-

Facendosi aiutare dalla Principessa, Mira salì con un piccolo sforzo dietro alla nobile. Ziama non perse un istante per protestare ringhiando.

-Buona!- L’ammonì la sua padrona. -Non fare la cattiva. Forza. A pranzo.-

-Perdonatemi Principessa, ma dove devo tenerMIIIIIIII!!!-

Con un solo balzo, la femmina di raunrok volò oltre la soglia della vetrata lasciata aperta. Mira per poco non cadde. Fu solo grazie ai suoi riflessi se riuscì ad aggrapparsi in tempo alla Principessa.

La sua nuova vita, era appena iniziata.

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