J.J.L 4 ever

di BALTO97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** forever in my heart ( prima parte ) ***
Capitolo 2: *** forever in my heart ( seconda parte ) ***
Capitolo 3: *** Noi non ci arrenderemo ***
Capitolo 4: *** "E' a lei che devo l'amore" PT 1 ***
Capitolo 5: *** "E' a lei che devo l'amore" PT 2 ***
Capitolo 6: *** Santa Claus is coming ... for Logan ! ***
Capitolo 7: *** Family Fever ***



Capitolo 1
*** forever in my heart ( prima parte ) ***


 Il sole splendeva quel giorno e i fiori profumavano di primavera; il cielo era di un bellissimo azzurro senza neanche una nuvola e gli uccellini cinguettavano felice appollaiati sui rami più alti.

Normalmente Jensen avrebbe apprezzato la semplice bellezza che scaturiva dalla natura, ne avrebbe fatto una fonte di pace e gioia. 

Ma non quel giorno. 

Quel giorno niente, nemmeno il più fiabesco dei paesaggi lo avrebbero aiutato a scacciare quelle sensazioni di tristezza, angoscia e rabbia che gli riempivano l’anima .

Si continuava a chiedere perché...
Perché doveva soffrire così? … Perché lui non c’era più?

In piedi con il viso rigato dalle lacrime, gli occhi lucidi di quelle non ancora versate e un fazzoletto troppo usato in mano il biondo osservava il pezzo di pietra.

Aveva letto e riletto il nome inciso, l’anno di nascita e quello di morte.

“Troppo vicini” pensò lasciando che un’altra lacrime gli scivolasse fuori dagli occhi.
“Troppo presto” 

POV JENSEN 

Ricordo ancora il giorno che ci siamo incontrati per la prima volta … in quel parco … quello con il chiosco degli hot dog che tanto ti piacevano.

Tu eri li con i tuoi grandi occhioni che non facevano altro che fissarmi e, dopo tre giorni che ti vedevo aggirarti vicino a quelle panchine, decisi di avvicinarmi.

Una delle decisione più bella della mia vita perché da quel giorno tutto è cambiata in meglio … grazie a te! 

Tu hai reso la mia vita migliore! 

Certo, all’inizio non è stato facile, dovevamo imparare a conoscerci ed andare d’accordo ma mai, mai! Mi sono pentito di quel giorno che ti ho conosciuto! 

Non te lo l’ho mai chiesto ma spero che anche per te sia stata la stessa cosa.

Sai … capisco che ora è troppo tardi e molto probabilmente avrei dovuto dirti queste cose quando … quando eri ancora qui ma … 
Non lo so! 
Non so perché non l’ho fatto prima!

Forse perché dentro di me sapevo che dirti che per me era e resterai per sempre una delle cose più belle che mia sia successa era un po’ come preparami a dirti addio … 

Maledico il giorno che abbiamo scoperto di quello stupido problema al fegato! 

Una cosa da niente aveva detto quel cretino in camice! Tenere sotto controllo regolarmente! Idiota incompetente! 

Ma non posso incolpare lui … anche io non mi sono mai accorto che stavi male … che soffrivi. 

Certo tu eri bravo a nasconderlo … non ti lamentavi mai ed eri sempre li per me anche nei giorni peggiori.

Forse avrei dovuto fare di più … avrei dovuto starti più vicino quando hai iniziato la terapia anche se ormai lo sapevamo...
Sapevamo che era troppo tardi e che non c’era niente da fare se non pregare … 

Pregare! 

Dio lo sa quanto ho pregato per un miracolo … 

Ma nonostante le mie preghiere e tutto quello che abbiamo fatto, le cure, le visite dagli specialisti e i pomeriggi passati in una camera sterile circondati da macchine e liquidi strani che ti venivano iniettati nelle vene … non è servito a nulla!

Ti sei spento davanti ai miei occhi …

Hai aspettato che io tornassi dal lavoro e poi … fissandomi con i tuoi occhioni, che mi avevano fatto innamorare di te, mi hai salutato per l’ultima volta.

Ma non è stato un addio … mi hai guardato e, nei tuoi bellissimi occhi, ho visto tutti i più bei momenti passati insieme e ho capito … ho capito che anche nel momento più brutto della tua vita tu stai pensando a me … a noi e che eri in pace.


Mi dispiace piccolo! Mi dispiace tanto!

Avevo promesso che sarebbe andato tutto bene … che presto saremmo tornati a casa e che saremmo stati di nuovo una famiglia felice, ma ho mentito! 

Ti ho mentito! 

Adesso io non posso dirti altro che grazie!
Grazie per esserci stato!

Grazie per tutte quelle volta che dopo, una brutta giornata, tu riuscivi sempre a farmi sorridere; grazie per il tempo passato insieme e per i ricordi belli o brutti … 
Li porterò per sempre impressi nel mio cuore! 

Grazie per essere stato sempre te stesso. 

Sapevamo che un giorno ci saremmo dovuti salutare … Forse io lo sapevo meglio di te e sicuramente ci pensavo molto di più di quello che avrei dovuto.

Ma che ci posso fare? Credevo che pensandosi e immaginandomelo mi sarei sentito più forte quando sarebbe successo, ma mi sbagliavo!

Mi sbagliavo! 

Nonostante tutte quelle volte che ho immaginato il giorno che te ne saresti andato è dannatamente doloroso sapere che oggi, domani, il giorno dopo e il giorno dopo ancora tornerò a casa e non ti vedrò!

Non ti coccolerò sul divano! 

Non ti dirò di smetterla di tormentarmi mentre cucino!

Non ti vedrò più arrivare con la tua espressione felice!

È stato un lungo giorno senza di te piccolo mio … ma lo giuro! Ti racconterò tutto quando ti rivedrò . 

Aspettami all’entrata del paradiso, così quando arriverò potremmo abbracciarci e stare insieme per sempre!
 

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Capitolo 2
*** forever in my heart ( seconda parte ) ***


Il biondo era ancora intendo a fissare la piccola lapide accanto alla terra ancora smussata quando sentì qualcuno che gli toccava la spalla e il fianco.

“Come ti senti Jensen?” chiese la voce alla sue spalle.

Il maggiore sospirò pesantemente sfregandosi gli occhi per cancellare il bruciore che sentiva.

“Parla, sfogati amore mio. Sono qui apposta” disse ancora l’uomo alle sue spalle. 

Jensen si girò e, davanti a lui, in tutti i suoi 1,94 il suo amato Jared, lo guardava con occhi innamorati e le braccia tese pronto ad abbracciarlo.

“Mi sento come se non avessi fatto abbastanza” disse il biondo andando incontro al suo abbraccio e ricambiandolo, avvolgendo le spalle possenti del marito.

“No!”rispose prontamente Jared, “No non dire così” ma Jensen, scuotendo la testa, si allontanò da lui e rientrò in casa.

Jared sospirò a sua volta guardando il compagno entrare dalla porta finestra del soggiorno.

Era stato un colpo per il maggiore: stava per portare il loro amato cane Zeus dal veterinario per un’altra sessione di antibiotici quando, dopo aver cercato di alzarsi il cane era crollato sulle zampe inferme e, dopo pochi minuti, si n’era andato sotto i loro occhi e le suppliche dell’uomo della sua vita.

Il moro rientrò in casa qualche secondo dopo.

“Hai fatto tutto quello che era in tuo potere, cure, medicine,visite … Dio ! Lo hai portato dall’altra parte del Texas per farlo visitare da un veterinario specializzato nelle cura dei cani della sua razza” affermò andando verso il compagno appoggiato al mobile della sala.

“E non è servito a nulla!” ammise affranto il biondo.

“Forse no, mai ha lottato con tutte le tue forze per salvarlo e questo lui lo sa!” 
Jensen sospirò ancora.

“Gli avevo promesso che sarebbe andato tutto bene … che saremmo tornati a casa e l’avremmo portato a fare una passeggiata … noi tre come sempre” Raccontò, mentre gli occhi gli si riempivano, di lacrime e tra le mani stringeva il collare del suo fedele amico.

Era stato Jared a toglierlo prima di avvolgerlo nella sua coperta e portalo in giardino.
Sapeva che per Jensen sarebbe stato troppo doloroso.

“Ma non ho mantenuto la promessa!” 

Jared si spostò andandogli davanti e mettendogli entrambe le mani sulle spalle. 

“Ma ne hai mantenuta un’altra”disse serio.“Quella che gli facesti il primo giorno di terapia … di stargli vicino in ogni momento! Di essere con lui quando sarebbe stata l’ora di dirvi addio e ci sei stato Jensen! Eri qui! Sei stato l’ultima cosa che ha visto!” 

Il biondo si fece scappare un gemito di dolore mentre altre lacrime gli scendevano dal viso 
“Mi manca molto …” ammise 

“Lo so! ”Jared lo avvolse ancora tra le braccia.

Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, lo aspettava da due mesi, ma odiava vedere il suo amato marito così: se ci fosse stato qui Zeus avrebbe saputo cosa fare … sapeva sempre come consolare il suo padrone. 
“Manca anche a me” rispose lasciando che anche a lui le lacrime scendessero.


Una settimana dopo Jensen stava un pò meglio: i ricordi e il dolore che portavano tornavano spesso a fargli visita ma si faceva forza, andava avanti ripetendosi che il suo fedele amico odiava vederlo triste e abbattuto.

Jared faceva del suo meglio per tirarlo su ma capiva anche che il compagno aveva bisogno dei suoi spazzi per elaborare la perdita. Dopotutto avevano quel cane da 9 anni.

Tre giorni dopo, Jared, tornò a casa dal lavoro e, dopo aver baciato Jensen sulla labbra carnose, gli disse di chiudere gli occhi.

“Amore ma cosa …?” si stava lamentando quando il marito lo zittì.

“Chiudili e niente scherzi”disse serio e Jensen obbedì.

“Aprili ora” affermò poco dopo e, obbedendo ancora, il biondo li aprì.

“O mio Dio!” esclamò senza parole, gli occhi già lucidi, il cuore impazzito nel petto.

Davanti a lui c’era una foto di Zeus, una delle tante che aveva sul telefono di quando andavano ancora in montagna insieme, incorniciata in una bellissima cornice argentata con sopra inciso:“forever in my heart” 

“Jared” sussurrò non potendo evitare che le voce si incrinasse dal pianto. Con mani tramanti la prese e strinse al petto mentre calde lacrime gli scendevano sul viso poi, con un gesto veloce, attirò vicino a sè il più piccolo stringendolo anche lui tra le sue braccia.

“Grazie amore. Ti amo tanto” 

“Ti amo tanto anche io” rispose Jared ricambiando l’abbraccio e dandogli un bacio sulla fronte. 

UN ANNO DOPO 

“Logan! Dove sei?” urlò Jensen salendo le scale.

“Sei qui?” chiese ancora guardando nel bagno anche ma niente. Stava per tornare indietro, quando una piccola risata lo fece voltare e notare che, dalla porta alla sua destra, due piccoli piedini avvolti nei soffici calzini antiscivolo sbucavano da sotto le tende della camera matrimoniale.

Sorridendo il biondo camminò con passo felpato nella stanza.

“Chissà chi si nasconde dietro le tende?” chiese con voce ironica e buffa “forse una scimmietta con i calzini del mio Logan?”

Il bambino rise facendo muovere la tenda.

“Uno … due … tre ECCOLO !” gridò Jensen scostando le tende.
“bavo papà!” urlò il piccolo, di 2 anni e mezzo , battendo le mani e saltellando sulle gambine. 

“Coraggio piccola scimmia è ora della nanna” affermò il biondo sollevandolo tra le braccia.

Subito Logan portò una mano sul lobo dell’orecchio del suo papà stringendolo e accarezzandolo mentre succhiava il pollice dell’altra.

“apetta” disse all’improvviso contorcendosi per allungarsi verso il comodino del letto. 

“bau bau” disse ancora indicando la foto. 

Jensen alzò lo sguardo e, come ogni volta che riguardava quella foto, i suoi occhi divennero lucidi e un sensazione di calore e nostalgia gli si diffondeva nel petto.

“Chi è?” chiese il bambino appoggiando la testa sul suo torace nascondendo un sbadiglio. 

Jensen sorrise di cuore.

Quanto avrebbe voluto che Zeus fosse stato li per conoscere il bambino che lui e Jared avevano tanto aspettato e che, dopo mille documenti, colloqui e aver girato mezzo paese, finalmente era loro. 

Logan avrebbe adorato Zeus! E Zaus avrebbe adorato Logan.

“Lui” disse Jensen tenendo gli occhi fissi sulla foto, “è l’amico fedele che un giorno spero incontrerai anche tu piccolo mio” dandogli un bacino sulla testolina. 

“Eccovi!” fece la voce di Jared alle loro spalle. 

“Daddy!” disse Logan entusiasta di rivedere il suo altro adorato papà. 

“I miei due amori !”disse altrettanto entusiasta il giovane entrando e baciando prima la testolina del figlio e poi il marito sulle labbra. 

“bau bau” ripeté ancora Logan indicando a jared la cornice.

Jared ebbe un sussulto e guardò Jensen preoccupato, ma sul viso del suo amato non c’erano dolore e tristezza: c’era un morbido sorriso che gli increspava le labbra e negli occhi regnava la serenità. 

Quella stessa sera, dopo aver messo Logan nel suo letto a forma di macchina da corsa con una storia e tanti baci, i due amanti erano nel loro letto.

Coperti da una leggera patina di sudore affannati, i loro corpi tramavano ancora per la felicità appena raggiunta, le labbra gonfie e livide dai mille baci e gemiti mentre le lenzuola non formavano altro che un strano groviglio in fondo ai loro piedi.

“Devi imparare ad abbassare il tono di voce o prima o poi Logan ci sentirà!” rise il biondo accarezzando la schiena del marito che gli giaceva come un morbida e calda coperta addosso.

“Beh, lascerò a te il compito di dargli una spiegazione allora” rispose ridendo il moro baciandogli il petto ancora un pò ansante.

“Te lo scordi!” replicò Jensen dandogli una pacca amichevole sulle natiche-
“Ti amo” replicò Jared dandogli un bacio sulle labbra.

“Ti amo” rispose il maggiore voltandosi per recuperare le coperte ma i suoi occhi caddero sulla foto e Jensen non poté evitare di fissarla ancora.

“Hey, stai bene?” chiese il moro accortosi e facendogli delle carezze sulla spalla.

“No!” rispose sicuro il biondo girandosi e guardandolo con occhi innamorati.

“Oddio...” ma il biondo lo interruppe con una carezza.

“Stiamo bene Jay” affermò allungandosi, poi, per dargli un caldo bacio, bacio che venne subito ricambiato con passione e amore. Solo il bisogno d’aria li fece staccare, fronte contro fronte, occhi negli occhi. 

Un attimo dopo riprese tra le sue mani la foto di Zeus e la sfiorò con le dita sussurrando un dolce “Mi manchi amico mio … Vorrei che fossi qui per vedere quanto sono felice. Vorrei che Logan ti potesse conoscere. Vorrei vederti corrermi incontro ancora una volta … Ma so che, ovunque tu sia sei felice e con i tuoi grandi occhioni che mi regalavano sempre un sorriso, continui a guardare la nostra famiglia”
 

Ciao a tutti !
Prima di tutto un grande grazie a Taemfrewill per aver avuto la pazienza di leggere e correggere !

Secondo , chiedo veramente scusa !
“questa storia era nata per una piccola vendetta per la storia di Cin75 “l’odio dell’amore” che vi invito a leggere perché e stupenda “

Ma adesso mi rendo che forse ho un tantino esagerato !
Cmq voglio solo dire che questa storia è dedicata a tutte quelle persone che hanno perso un amico , o amica , speciale . chi dice che gli animali non hanno un’anima non hanno mai provato la gioia di vedere un cane correrti incontro , un gatto farti le fusa solo per avere una carezza o la felicità che si prova quando sei triste solo , triste , abbattuto e pensi che sei solo al mondo … quella zampa che si appoggia sulla tua gamba , quegli occhi piedi d’amore ti fanno capire che
“se per il mondo non sei nessuno , per il tuo cane ( o gatto , pesce , uccello , criceto ecc…) sei tutto il mondo”
Per : Margot , Garibaldi, Jay , Miele , bisù , Lucky

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Capitolo 3
*** Noi non ci arrenderemo ***


'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o dell'orientamento sessuale di queste persone, nè offenderle in alcun modo'
 
“Ti piace?” chiese Jared alzandosi dal pavimento del garage per mostrare a Jensen il mobiletto di legno che stava sistemando dal giorno che l’avevano trovato nella soffitta di sua zia.
“Sta diventando bellissimo” esclamò il biondo ammirando il bellissimi disegni di palloncini colorati che lo decoravano . 
“Oddio amore! Vorrei che fosse già qui!” affermò il moro entusiasta.
“Presto Jay” rispose Jensen avvolgendogli un braccio attorno alla vita e attirando il compagno più vicino. “Presto” 

Quei due mesi sembravano destinati a non passare mai.
Quando aveva preso l’importante decisione di diventare genitori avevano inviato richiese a tutte le comunità educative (un modo carino per definire l’orfanotrofio) del Canada e in Texas ma, per non tralasciare nessuna opzione, contattarono anche un’agenzia che si occupava di aiutare giovani madri che, per svariate ragioni, non poteva prendersi cura della creatura che portavano in grembo.

Dopo circa un mese ricevettero la telefonata che gli cambiò la vita: l’assistente del centro li informava che una ragazza si era rivolta al centro di adozione per far adottare la bambina che avrebbe partorito tra pochi mesi.

Jensen e Jared erano entusiasti! Dio, presto sarebbero diventati genitori di una bellissima principessa 
Passarono un intero pomeriggio al centro commerciale a comprare vestitini, giocattoli e altro . rigorosamente tutto in rosa o fucsia.

Alla loro piccolo non sarebbe dovuto mancare nulla!

Purtroppo la ragazza, come molte, aveva scelto di non avere rapporti con la famiglia adottiva. 
I ragazzi ci erano rimasti male perché ci tenevano a conoscere la madre della loro futura figlia, ma Kim, l’assistente, gli racconto che Kathreen era una ragazza particolare ; 
Aveva solo 19 anni, una famiglia con un passato di droga e dipendenze , frequentava un ragazzo di poco più grande di lei che, dopo aver scoperto che era incita, non si era più fatto sentire .

I ragazzi, dispiaciuti per la storia di questa ragazza, saputo che aveva detto alle assistenti che non aveva soldi per comprare cibo, vestiti e per pagare l’affitto, gli mandarono 400 dollari per aiutarla.

Tutto sembrava perfetto, meno di un mese e avrebbero avuto la famiglia che tanto desideravano e sognavano.

Finché un giorno … 

“Jens sono a casa!” esclamò il marito entrando, felice. Nessun pensiero.

“Siamo qui Jared” rispose la voce di Jensen, atona.

Siamo chi? Si chiese Jaed affrettandosi a raggiungere il marito in salotto.

“Oddio Kim! Ciao‼” disse sorpreso di vedere l’assistente che li aveva seguiti dal primo giorno del loro percorso di adozione 

“Ciao Jared” salutò la donna alzandosi dal divano e stringendogli la mano.

Il moro si sedette sul divano accanto al biondo che, cosa insolita , era cupo e silenzioso.
“Che succede?” chiese preoccupato.

Kim sospirò sfregandosi le mani con fare nervoso “Non è facile da dire …” lo sguardo triste.
“Che…che succede?” ripeté.

“Ecco…come ho già detto a Jensen….Kathreen ha avuto un ripensamento” affermò dispiaciuta l’assistente.

Bastarono quelle 5 parole per congelare il mondo . 

“Come … come un ripensamento?” chiese basito facendo slittare lo sguardo dal viso sconsolato di Kim a quello del marito che, come prima, aveva gli occhi bassi e rassegnati.

“Ieri ha chiamato l’agenzia dicendoci che non aveva più intenzione di dare in adozione sua figlia. Abbiamo provato a parlarle per capire cosa avesse scatenato quella decisione e lei ci ha detto che il suo ragazzo è tornato” 

“Ma … ma può farlo? Può dire di no a soli 3 settimane dal parto?”domandò sconvolto il moro diventando sempre più nervoso

“Può farlo Jay. Lei è la madre…” fu il biondo a rispondere nascondendo la testa fra le mani.

“Cosa? No!” sussurrò incredulo. Poi, quella incredulità si trasformò in qualcosa di peggio … rabbia 

“NO NO NO!” urlò alzandosi in piedi e camminando nervosamente avanti e indietro per il soggiorno.

“Jay, calmati piccolo per favore”provò il biondo quasi intimidito da quella furia che aveva visto solo un paio di volte negli occhi sempre gentili e amorevoli dell’uomo che amava .

“No! Cazzo Jensen no!”rispose invece jared sempre più furioso.

“Dio! C’eravamo vicino! Maledettamente vicini! Abbiamo comprato tutto, detto la notizia alle nostre famiglie e adesso perché quel coglione del suo ragazzo torna FA MARCIA INDIETRO? !” urlò dando un calcio al divano.

Il sogno di avere un bambino era così vicino che quasi lo potevano toccare … e invece Puff , sparito in una nuvola di fumo. Infranto.

“Jay, piccolo mio...Lo so, lo so! Ma ora cerca di calmarti” ritentò il maggiore, staccandogli una spalla.
“Non ci riesco!” urlò, poi si rivolse a Kim. “Cosa avete detto a Kathreen?”

“Le abbiamo parlo. Ragazzi, abbiamo anche informato le autorità che la ragazza non sarebbe stata in grado economicamente e psicologicamente di occuparsi della figlia, ma non ce stato niente da fare. E’ irremovibile!”
L’assistente sapeva perfettamente che l’adozione, seppure una decisione grande e difficile, era l’unica opzione per assicurare un futuro alla bambina.

“Cazzo!” imprecò ancora il giovane prendendo il cellulare tremando. “Ora chiamo Jeff ! Lui farà qualcosa! Scusami Kim....”affermò nervosamente, uscendo sulla veranda. 

Jeff, il fratello maggiore di jared, era un avvocato, che saputo che il suo fratellino aveva intenzione di diventare papà, aveva insistito per diventare il loro legale e occuparsi di tutti i documenti.

Anche per lo stesso Jeff fu un colpo sapere che la ragazza aveva cambiato idea: pure lui, come il resto delle loro famiglia non vedeva l’ora di vederla arrivare a casa.

“Grazie per essere venuta Kim” disse jensen dopo aver accompagnato la donna alla porta: aveva ricevuto una chiamata e doveva andare via di corsa.

“Mi dispiace davvero. Salutami Jared. Ciao.” rispose prima di salire in auto.
Certo aveva detto ai ragazzi che l’eventualità di un ripensamento da parte dei genitori biologici era alta, ma Kathreen era una delle madri più sicure ed era veramente raro che una rinunciasse a sole 3 settimane dal parto, soprattutto se durante il percorso non aveva avuto mai ripensamenti e, come aveva detto gli psicologi, non era mentalmente pronta per diventare madre.

Era doloroso vedere la delusione sul viso di quei ragazzi.
“Sarà fatto. Ciao Kim!” disse salutandola anche con la mano. Poi rientrò in casa, sospirando.

“Jared...” disse il biondo appoggiandosi sulla porta veranda”....Kim è dovuto andare via. Ti saluta. Come è andata con Jeff?” 

“Oddio. Grazie!” disse raggiungendolo e poi seguendolo in salotto.“Jeff ci aspetta domani”affermò serio, poi sbottò. “Dio! quella stronza … i nostri soldi gli hanno fatto comodo però!” continuò con fare sprezzante.

Il maggiore sapeva che quelle parole erano dettate dalla rabbia, il moro non era in grado di pensare quelle cose.

“Non lo pensi davvero” sussurrò accarezzandogli il braccio. “Jay, piccolo...” sussurrò accompagna dolo sul divano. Si sedettero vicino con Jensen che continuava quella gentile carezza sperando di calmare il compagno visibilmente più che sconvolto per quello che era appena successo.

“Jensen...Io....”sussurrò facendo crollare quella maschera di rabbia rivelando due occhi lucidi ricolmi di lacrime.

“Amore andrà tutto bene” disse il maggiore dandogli un bacio sulla fronte.

Si sdraiarono sul divano con Jared drappeggiato sul corpo del compagno con l’orecchio sul suo cuore. Non c’era suono migliore al mondo per calmarsi. 

Il giorno dopo, verso le 8, andarono nell’ufficio di Jeff.

L’uomo accolse il suo fratellino e il compagno calorosamente con un stretto abbraccio. 
“Che bello vedervi. Ma sediamoci” disse entusiasta sedendosi alla sua scrivania.

“Vorrei che fossero circostanti migliori” rispose Jared, imitandolo seguito dal maggiore,

“Puoi fare qualcosa per noi, Jeff ?” chiese il marito, la mano stretta in quella del marito.

L’espressione sconsolata che dipinse il viso dell’avvocato non era quello che i due volevano vedere. 

“Mi dispiace dover essere io a dovervi dare questa notizia … ma come sapete in America ci sono molte leggi che tutelano i genitori biologi ma, purtroppo , poche che tutelano quelli adottivi” affermò estraendo un plico di documenti dal cassetto

“In caso di adozione di un neonato i diritti della madre finiscono nel momenti in cui, dopo il parto , firma il documento di rinuncia alla genitorialità”

“Quindi non puoi fare niente?” chiese il moro leggermente adirato.

“Jeff, questa ragazza si è rivolta all'associazione, ha dichiarato di non potersi prendere cura del figlio economicamente e … e ha firmato il consenso per cercare una famiglia adottiva ” intervenne jensen.

“Lo so, ma anche se ha detto di non volere il bambino finché non firma il documento di rinuncia ho le mani legate!” 

“NO!” urlò Jared scattando in piedi facendo cadere la sedia.

“Mi stai dicendo che questa ragazzina va in centro per adozioni, si fa mandare dei soldi e quando quel piccolo stronzo pezzo di merda del suo ragazzo torna, lei può tirarsi indietro senza conseguenze ” 

“Mi dispiace fratellino..” disse il fratello molto triste per aver detto al suo fratellino che non poteva aiutarlo a realizzare il suo sogno.

Jared, incapace di dire altro, si alzò e uscì dallo studio senza aggiungere niente sotto gli occhi del compagno e del fratello.

“Grazie Jeff” sussurrò il maggiore alzandosi.

“Ciao Jens. Dopo chiamo Jared...mi dispiace vederlo così....” disse, mentre il biondo annuiva e andava dal marito e cerca di consolarlo come meglio poteva, avvisandolo che Jeff lo avrebbe chiamato.

Da quel giorno passò una settimana. 

Tra gli amanti non mancavano mai le dimostrazioni d’affetto, baci, coccole sul divano e passione a letto.
Ma Jensen lo leggeva negli occhi del suo amore, sapeva che quel dolore per quella bambina che gli era stata strappata era ancora molto forte.

Jared era sicuramente quello che aveva manifestato la rabbia più fisicamente: non riusciva a concentrarsi sul capitolo del suo nuovo libro e ogni volta che vedeva una famiglia con un bambino aveva solo voglia di urlare e prendere a pugni qualcosa.

Avrebbe voluto parlarne con Jensen, avrebbe dovuto , ma sapeva che il compagno stava soffrendo forse più di lui; solo poche settimane prima avevano detto addio a Zeus che si era spento sotto i suoi occhi. 

Quando avevano ricevuto la notizia che erano stati selezionati per questa bambina aveva visto il viso del biondo illuminarsi e irradiare gioia come non faceva da tempo. E ora Jensen di nuovo piombato nel dolore come lui.

Sembrava un terribile e credule scherzo del destino: prima avevano perso il loro amato cane e adesso questo. Era troppo da sopportare. 

Non c’è la faceva più a passare davanti a quella che sarebbe stata la camera della loro bambina e vederne i giochi, il lettino, le tutine che mai sarebbero state usate! Con le lacrime agli occhi imballò tutto e iniziò a caricarle sul suo pick up.

Jensen, di ritorno dalla palestra, aveva visto il marito caricare tutta quella roba. Rimase fermo a guardarlo per un po’. Anche lui ora con le lacrime agli occhi

Qualcuno gli avrebbe detto di fermarsi, che potevano usarli in futuro, ma Jensen così come Jared sapeva che quelle cose si portavano dietro il ricordo della più grande delusione della loro vita.

Guardarli voleva dire ricordare, ricordare voleva dire soffrire .
Così Jensen, sempre senza dire, niente si unì al compagno e dopo aver svuotato la stanza portarono i giochi a un’associazione di beneficenza per famiglie bisognose.

In apparenza Jared diceva che stava bene, che aveva superato la cosa, ma non era così e Jensen sapeva che doveva fare qualcosa per ridargli la speranza.

Una mattina, dopo la sua corsa, Jared stava entrando in casa quando sentì dei rumori provenire dal garage, così incuriosito vi entrò.

“Jens ma che fai ?” chiese osservando il biondo, inginocchiato accanto al mobile che stava verniciando, con gocce di pittura azzurre sul viso, vestiti e i capelli che lo osservava a sua volta sorridendo.

“Vieni Jay” lo incoraggiò porgendogli un pennello.

“Io non … “stava per replicare che non aveva voglia di mettersi a lavorare su quel mobiletto che non faceva altro che ricordagli quella grande delusione.

“No! Basta piccolo! Ora ascoltami!” lo interruppe il biondo alzandosi.
“So che sei deluso, triste e arrabbiato. Lo sono anche io” disse “Ma Jared non possiamo arrenderci e smettere di lottare! Non permettiamo a una ragazzina immatura di infrangere il nostro sogno” affermò il biondo accarezzandogli dolcemente il viso.

“E se non ce la facessimo?” chiese il moro, occhi lucidi, beandosi del tocco della mano del moro.

“Ci riusciremo amore mio, ti prometto che andrò tutto bene! ”

Jared commosso davanti a quelle parole, a quegli occhi verdi meravigliosi e tutto l’amore che il viso sorridente del suo amato gli infondeva, non poté evitare di lasciare alle spalle il rancore che provava.

Essere arrabbiati non serviva , non gli avrebbe dato la bambina che volevano e sicuramente non faceva bene al suo matrimonio.

“Tu non puoi immaginare quanto ti amo” sussurrò Jared allungando le mani attirandolo in un profondo e passionale bacio 

“mmm” gemette il biondo allontanandosi appena “posso immaginarlo”

Poco dopo, entrambi sporchi di vernice fin sopra i capelli, ridevano incessantemente mentre invece che dipingere il mobiletto si schizzavano la vernice l’un l’altro scherzando come ragazzini , ragazzini profondamente innamorati.

All’improvviso il cellulare di Jard squillò interrompendo il loro gioco.

“Jeff ciao!” rispose.

Ma Jensen non era intenzionato a lasciarlo in pace e, armato di pennello, cercava di sporcargli ulteriormente il viso.

“Smettila” sussurrò spostando il telefono e cercando di tenerlo fermo contro il suo petto per poi appoggiarselo all'orecchio. Le parole di Jeff gli fecero cambiare espressione.

“Oh!!” esclamò sorpreso Jared. Sentendolo anche il maggiore si calmò e lo guardo incuriosito, cercando di ascoltare.

“Aspetta Jeff ti metto in vivavoce”

“Ciao Jeff” salutò Jensen.

“Ciao! Come dicevo a Jared...” affermò l’uomo al telefono ”....ho scoperto che la ragazza non ha speso i 400 dollari che le avete mandato né per il cibo o l’affitto, ma li ha dati al suo ragazzo che li ha spesi tutti in bar e strip club” raccontò.

“Cavolo” disse Jensen incredulo che Kathreen, dopo l’ennesima prova della stupidità del suo ragazzo, sia ancora decisa a crescere la piccola, con lui.

“Ad ogni modo, visto che i soldi non sono stati spesi per le esigenze della madre o per quelle della bambina posso fare in modo che vi vengano tutti restituiti e, se solo prova a replicare, la porto davanti a un giudice” 

I due si guardarono solo. Entrambi sapevano esattamente cosa dire.

“Apprezzo molto il tuo aiuto fratello...” disse Jared senza distogliere gli occhi da quelli del compagno”....ma non vogliamo avere più rapporti con lei e, se quei soldi, le faranno capire che quel tipo è uno stronzo allora saranno soldi ben spesi” concluse mentre Jensen annuiva sorridendo.

“Come volete ragazzi. Beh!, ci sentiamo per il pic nic di domenica” li salutò Jeff riattaccando. 
“Tutto bene piccolo?” chiese il biondo.
“Si... amore mio. Si. Tu?” gli occhi chiari puntati in quelli del marito.

“Anch'io...Beh...” fece all'improvviso ”...che ne dici se …” e iniziò ad accarezzandogli i fianchi languidamente. Sapeva che Jared adorava quando gli faceva un leggero solletico sotto la maglietta, sfiorandolo appena. ”...tu e io...” continuò facendo dei leggeri grattini nel mentre il moro non poteva trattenere un gemito di piacere, ”....nella docc...” non riuscì a finire che Jared, prima lo baciò voracemente e poi, perdendolo per mano, iniziò a trascinarlo su per la scale. Direzione : la doccia! 

La mattina seguente, dopo una notte di sesso sfrenato, jensen era seduto al bancone della cucina intento a fare colazione e a guardare le notizie del mattino quando, due enormi braccia gli avvolsero il torace.

“Buongiorno” sussurrò il moro dandogli un bacio tra i morbidi capelli.

“Puzzi!” replicò il maggiore.

Jared era appena tornato dalla sua corsa mattutina e non odorava proprio di rose e brezza di mare!

“Gentile” rispose dandogli una pacca sulla schiena, subito dopo avergli dato un altro bacio.

“Tieni, ho preso la posta” disse porgendogli alcune lettere.

Jensen le prese e iniziò a sfogliarle, ma una in particolare attirò la sua attenzione e quando lesse il nome del mandante gridò!

“JAREDDDD” 

Il più piccolo, che stava bevendo un bicchiere di spremuta a sentire il suo nome urlato in quel modo, si spaventò e sputò la bevanda sul ripiano.

“Cosa c’è?” chiese preoccupato.

Jensen non disse nulla, si avvicinò al compagno strappando freneticamente la carta, estraendo la lettera e leggendo.

“Jens !” lo richiamò confuso.

“O mio Dio” esalò appena il biondo appoggiandosi al bancone portandosi la mano sulla bocca incredulo.

“Cosa? Cosa succede ?” Jared ormai era in preda all’ansia.

“Leggi”

Jared prese la lettera e, come aveva fatto prima il biondo, lesse tutto d’un fiato e ripetendo il gesto del maggiore esclamò un “o mio Dio” portandosi la mano sulla bocca.

“Ok, piccolo stiamo calmi, stiamo calmi” affermò Jensen passandosi una mano tra i capelli.

“Forse dovremmo chiamarli e aspettare … forse … forse” tentennò ancora. Anche l’ultima volta si erano veramente emozionati, per poi venire delusi.

“Chisse ne importa !” esclamò jared lanciando le braccia in aria non riuscendo a contenere la gioia.
“Avremo un bambino !!!!!” urlò abbracciando il marito stretto , strettissimo a sé. 

“Si amore! Si!!!” confermò il biondo sorridendo con gli occhi lucidi e un sorriso ebete che non ne volava sapere di andare via “Avremmo un bambino!” 



Mittente : comunità educativa “guardian angel” di Arlen, Texas 

Alla corte attenzione dei Signori Jensen R. Ackles e Jared T . Padalechi 

Vi informiamo che, conclusi i controlli di routine a seguito della vostra domanda di adozione, vi comunichiamo che siete risultati idonei e la vostra richiesta è stata accettata. 

Appena vi è possibile contattateci al numero 23#########

Vi metteremo in contatto con un’assistente e una psicologa che vi seguiranno dalla firma dei documenti al giorno dell’incontro con il bambino/a.

Grazie per aver scelto la nostra comunità 
Cordiali saluti
 
 
 
 
Eccomi !
Spero che la storia vi sia piaciuta e che , soprattutto , non abbia offeso la sensibilità di nessuno dato che l’adozione è un tema assai delicato su cui tutti hanno opinioni differenti .
Ringrazio di cuore la mia best amica TeamFreeWill per aver betato la storia
Saluto il gruppo con un abbraccio e un bacio <3
Ringrazio e saluto tutti coloro che troveranno il tempo di leggere e recensire

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Capitolo 4
*** "E' a lei che devo l'amore" PT 1 ***



Ok‼‼ Credo che così vada bene” affermò Jared alzando lo sguardo sui quadri che aveva appena finito di appendere sulla parete della cameretta.

Sembrava solo ieri che avevano ricevuto quella fantastica, splendida, notizia.

Non potevano crederci: finalmente stavano per diventare genitori e questa volta nessuno gli avrebbe impedito di coronare il loro sogno.

Il ricordo della bambina che stavano per avere spesso gli tornava alla mente e scatenava ancora una lieve nostalgia, ma l’unica cosa che potevano fare era pregare perché stesse bene con i suoi genitori.

Ma adesso dovevano concentrassi sul piccolo che presto avrebbero portato a casa dalla comunità educativa (orfanotrofio) in Texas.

Jensen era quasi svenuto e Jared non era stato da meno quando aveva letto la parola “idonei” accanto alla scritta “ contattateci appena possibile”. 

Pochi giorni dopo una psicologa, Briana, che lavorava per l’agenzia, andò a trovarli nella loro casa a Vancouver per conoscerli e sapere meglio che tipo di bambino volessero: se appena nato, già grande o adolescente.
Quello era l’unico dettaglio che poteva scegliere, invece il sesso o la nazionalità del piccolo non sarebbero state decisioni di loro competenza.

Sia Jensen che Jared preferivano adottare un neonato, ma quando sentirono, per puro caso, la storia struggente di un piccolo di due anni non resistettero. 

La psicologa giustificò il suo ritardo dicendo che era stata occupata con il trasferimento di un bambino da una casa famiglia per piccoli fino a due anni in una comunità educativa, che era un termine carino per definire l’orfanotrofio. 

I ragazzi incuriositi chiesero se potevano avere più informazioni.

Briana sospirò e sembrò prepararsi psicologicamente a raccontare la storia. 
“Questo è uno dei casi più brutti con cui abbia avuto a che fare” affermò seria e provata. 

Raccontò che, 6 mesi prima, un pescatore di ritorno da una battuta aveva sentito dei rumori insoliti provenire da una roulette che, con pezzi di lamiera esposti, ruote, ferri, bidoni e altro ciarpame sparso in giro, pareva in stato di abbandono. 

L’uomo, incuriosito dai rumori, vi entrò e con suo grande stupore, trovò sdraiato su un mucchio di stracci logori un bambino! 

Quella creature, più piccolo di un anno, era malnutrito, sporco, nudo in pieno marzo e apparentemente solo da giorni.

Il pescatore lo prese avvolgendolo nella sua camicia e, senza fare troppo domande , lo portò via.

Gli assistenti, dopo averlo curato e portato al sicuro, avevano scoperto dalla polizia che non solo non esistevano documenti sull’esistenza del bambino, ma che i genitori erano morti per overdose giorni prima in un vicolo malfamato. 

Presi da una crisi d’astinenza, i due avevano lasciato il bambino da solo in cerca di droga e alcool ed erano in quel squallido vicolo a farsi, la mente confusa e strafatta di alcool e droga, quando la morte li sorprese.

I poliziotti rintracciarono i genitori grazie a delle foto trovate nella roulotte e all’aiuto delle telecamere di sorveglianza, li avevano infine trovati riversi dietro un cassonetto. 
Dopo aver finito le indagini sui genitori, i servizi sociali resero adottabile il piccolo. Lo avevano fatto solo dopo essersi accertati che non ci fossero altri parenti a cui affidarlo.

“Come … come si chiama?” chiese Jared che, come Jensen, a stento riusciva a trattenere le lacrime. Quell’uomo era un angelo‼!

“Il pescatore Matt. Sapete, si è subito affezionato al piccolo e avrebbe voluto adottarlo ma purtroppo non è sposato … Così gli assistenti gli hanno lasciato scegliere il nome. Matt ha detto che il bambino era un super eroe e meritava un nome degno: Logan” 

Jensen sorrise ripetendo a fior di labbra quel nome. 
Un nome così azzeccato per un bambino che da quando era stato messo al mondo aveva dovuto combattere anche solo per aver da mangiare . Povero cucciolo!

“Grazie a Dio, non abbiamo riscontrato problemi di salute ma purtroppo gli effetti della trascuratezza sono evidenti. Logan ha problemi a creare relazioni e a fidarsi degli altri , inoltre , ha grosse lacune nel linguaggio.. Per questi motivi nessuna delle coppie adottive in lista se l’è sentita di prenderlo ” Concluse la psicologa con aria amareggiata.

Chissà cosa aveva passato quel piccolo in quell’anno trascorso con quei genitori drogati, poco presenti e sicuramente incuranti delle esigenze di un neonato . e ora nessuno voleva prendersi cura di lui .

“Da 3 mesi è in una casa famiglia per bambini con meno di un anno , ma se nessuno lo adotterà presto lo porteremo in un orfanotrofio … dove le sue possibilità di essere adottare si dimezzeranno ulteriormente” 

“Oddio! E’ terribile” sussurrò Jensen incredulo davanti a una storia così triste: quale genitore poteva fare una cosa del genere al proprio figlio? Solo dei mostri.

“Possiamo vedere una sua foto?” chiese Jared.

Ma quella domanda, fatta d’istinto o per curiosità fu la loro rovina perché appena Briana mostrò loro la foto di quel piccolo con due grandi occhi verdi, come quelli di Jensen, i capelli corti di un castano scuro, uguali a quelli di Jared, se ne innamorarono follemente!

Non ci fu bisogno di parole o di porsi ulteriori domande, solo con uno sguardo, i due capirono quello che passava nella mente dell’altro. 

“Briana… ” disse Jensen senza distogliere gli occhi da quelli del marito e dalle sue labbra che si stavano increspando in un sorriso “..dici che a Logan piacerebbe diventare nostro figlio?” 

La psicologa era così entusiasta che avviò subito le pratiche di adozione e dopo solo una settimana, li avvisò che presto avrebbero ricevuto la data per recarsi in Texas, firmare le pratiche, conoscere Logan e portarlo a casa con loro in Canada. 

Dopo quella notizia i ragazzi si diedero subito da fare per preparare la sua cameretta.

Era strano tornare a sistemare quella stanza, comprare vestiti e giocattoli non faceva che scaturire vecchi ricordi, ma questa volta sapevano che era vero! 

Era sicuro che presto in quel lettino ci avrebbe dormito il loro bambino e, quando, ricevettero nuove foto del piccolo Logan e un disegno che raffigurava quella che doveva essere una casa, molto astratta, non poterono far altro che piangere, piangere dalla gioia perché questa volta era vero!

La stanza, che prima era quella destina alla bambina, si era trasformata in una deliziosa cameretta per Logan, il lettino a forma di macchina, le pareti azzurre decorate con adesivi di teneri orsetti, lenzuola di piccoli dinosauri coordinate con le tende e tanti, tanti, giocattoli e peluche.

Il giorno prima, infatti , erano andati a fare shopping: avrebbero dovuto comprare prima i vestiti e poi il resto, ma Jared non aveva resistito e appena entrato nel negozio aveva iniziato a riempire il carrello di peluche, giochi, costruzioni, macchinine e altro.

Mentre li prendeva non si chiedeva quanto costassero o se sarebbero piaciuto al loro bambino, ma solo che non vedeva l’ora di giocarci con Logan e Jensen.

Comprò anche una piccola porta da calcio e un canestro in miniatura da mettere in giardino‼!

Il loro incontro con Logan era stato fissato, così come il volo e l’hotel in cui avrebbe soggiornato.

Briana e gli assistenti del centro gli avevano suggerito di inviare un pacco con all’interno una loro foto e qualcosa di personale che avrebbero dato a Logan per iniziare già a fargli capire che presto avrebbe avuto due bellissimi papà che non vedevano l’ora di abbracciarlo.

Jensen scelse la foto con loro due ritratti abbracciati sul loro divano, Jared scelse il pigiamo che avevano comprato con scritto “We love you” e insieme aveva deciso di mandargli la copertina di pile azzurra con un piccolo orsetto, un regalo dei genitori di Jared per il loro nipotino, che già amavano alla follia

Due sera prima del giorno della partenza, Jensen e Jared avevano appena finito di fare l’amore e si stavano ancora riprendendo da quel magnifico amplesso respirando affannosamente, tenendosi abbracciati e accarezzandosi dolcemente quando Jensen sospirò.

“Ehi, amore…Cos’hai? chiese jared alzando lo sguardo e incontrando gli occhi versi del compagno,

Prima di rispondere il biondo sospirò nuovamente spostandosi da quel dolce abbraccio e appoggiandosi alla spalliera del letto.

“Jared domani partiremo noi due e tra soli tre giorni torneremo in tre … La nostra vita cambierà per sempre” affermò con lo sguardo perso nel vuoto.

Jared , preoccupato , si inginocchiò sul letto.

“Jensen stai avendo un ripensamento?” chiese accarezzandogli la spalla, dolcemente.

Ma non era affatto quello il problema. Jensen non ci aveva mia ripensato neanche una volta: Era un'altra la paura che tormentava la mante del maggiore.

“No. Nessun ripensamento…Solo che… Jay …” sussurrò evitando comunque di guardarlo “…credi che sarò un bravo padre?” domandò con gli occhi lucidi.

“O Jens…” esclamò Jared sporgendosi e dandogli un bacio sulla fronte. “Ora voglio che mi ascolti attentamente!” riprese avvolgendogli un braccio sulle spalle.

“Jared” ma fu interrato da un bacio sulla guancia.

“Fammi finire ok?” e il biondo annuì beandosi degli occhi color arcobaleno di suo marito.

“Senti ne tu ne io saremo mai genitori perfetti!” affermò ma prima che il biondo potesse ribattere a quella uscita continuò, “Perché i genitori perfetti non esistono. Commetteremo errori, litigheremo e faremo cavolate su cavolate credendo che sia la strada giusto per poi fallire miseramente, ma lo faremo insieme amore!” e sorrise al sorriso del biondo.

“Amore cresceremo questo bambino insieme, faremo errori insieme ma anche se sarà difficile e terribilmente impegnativo ne varrà la pena e lo capiremo quando la sera , stanchi morti e senza più energie guarderemo Logan … nostro figlio addormentarsi chiamandoci papà!” finì con le lacrime agli occhi anche solo immaginandosi di essere chiamato papà.

“Insieme? domandò Jensen mentre anche i suoi occhi diventavano lucidi.

“Per sempre, come ci siamo promessi” rispose il più piccolo sporgendosi e baciando l’amato marito.

Diventare genitori e crescere un figlio non sarebbe stato facile, ma sarebbe stato bellissimo di questo erano certi.

Finalmente il fatidico giorno era arrivato. 
Jensen e Jared non stavano più nella pelle e stavano passato la notte in bianco troppo emozionati all'idea che il giorno dopo avrebbero finalmente incontrato quel bambino che tanto avevo cercato e pregato di stringere tra le loro braccia. 

La mattina arrivò lentamente, troppo lentamente, ma adesso erano nella sala del centro educativo dopo un volo di 4 ore. 
Jensen non la smetteva di torturarsi le mani e guardare l’orologio mentre Jared, a suon di camminare avanti e indietro, stava facendo un solco nel pavimento! 

“Jensen… Jared… “ li chiamò la psicologa Briana raggiungendoli “…come vi sentite ?” chiese sedendosi accanto al maggiore.

“Agitati” rispose senza smettere di muoversi e passandosi le mani tra i capelli. 

“Posso immaginare…” rispose la donna con un sorriso, “…ma sono sicura che qui qualcuno è ancora più agiato di voi !” esclamò sorridendo all'espressione allibita che i due ragazzi gli rivolsero.

“Venite pure” disse volgendosi verso la porta.

Jared si bloccò sul posto, Jensen si alzò di scatto: entrambi iniziarono a respirare affannosamente con il cuore che correva come un treno e, quando la portò iniziò ad aprirsi, ci mancò poco che non svenissero dall'emozione.

Una ragazza dall'aspetto gentile e un sorriso dolce, entrò nell'atrio con in braccio quello che ai loro occhi era il bambino più bello dell’universo.

ciao a tutti ! 
lascio i ringraziamenti per il prossimo capitolo . ci tenevo perà a dirvi che il titolo di questa storia è per la mia amica Teamfreewill che adora Laura Pausini 

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Capitolo 5
*** "E' a lei che devo l'amore" PT 2 ***


Una ragazza dall'aspetto gentile e un sorriso dolce, entrò nell'atrio con in braccio quello che ai loro occhi era il bambino più bello dell’universo.

“O mio Dio” sussurrò Jensen quando i suoi occhi si posarono per la prima volta su Logan.

Jared non disse niente limitandosi ad osservare incantato quegli enormi occhioni verde che li fissavano intensamente, le lunghe ciglia arricciate all'insù, capelli dritti e corti fino alle orecchie, carnagione chiara e la bocca nascosta dietro al ciuccio.

Era così che si sentivano i papà quando vedevano i loro bambini per la prima volta?
Era questa la gioia che tutti dicevano di aver provato? 
Era questa la sensazione che si provava davanti a qualcosa di così meraviglioso? 

Non lo sapevano, ma quella era di sicuro la più bella sensazione del mondo. 

“Guarda Logan! Guarda i tuoi papà, sono venuti a prenderti” sussurrò Felicia, accarezzandogli la schiena.

Il piccolo, visibilmente agitato e a disagio, stringeva tra le mani la morbida copertina bianca con il coniglietto che gli avevano mandato.

“Adora la vostra copertina” affermò Briana facendo cenno all'assistente di venire avanti così che Jensen e Jared potessero familiarizzare con il loro bambino.

“Hey ciao piccolo” affermò Jared notando che il compagno era troppo emozionato per parlare.

“Io sono Jared il tuo daddy! Lui, invece, è Jensen: il tuo papà” disse sorridendo facendo un passo incerto verso il piccolo che continuava a fissarlo con quei bellissimi e grandi occhioni.

Ci fu un attimo di silenzio dove tutti erano concentrati su Logan, gli occhioni fissi su Jensen ora, un leggero sorrisino timido, le guanciate paffute.
Un secondo dopo un incerto e dolcissimo “da … da” rivolte verso il maggiore.

“O mio Dio” esclamarono i due neo genitori, mentre due lacrimoni gli uscivano dagli occhi sopraffatti dall'emozione.

Briana sorrise di cuore: nella sua carriera aveva seguito tante coppie, ma ogni volta era un’emozione unica vedere la gioia diffondersi sul viso dei genitori.

Erano settimane che lei, insieme agli altri assistenti, preparavano il piccolo all'incontro mostrandogli foto, video e altro della sua nuova famiglia raccontandogli storie su come presto avrebbe avuto una casa con una camera tutta sua, un giardino, giochi e due papà fantastici che non vedevano l’ora di abbracciarlo.

Gli psicologi aveva costatato che, escludendo i problemi di linguaggio e di fiducia, fortunatamente Logan non aveva riscontrato alcun trauma causato dal suo primo anno e mezzo di vita e, dopo vari esami e sedute, erano certi che non ne avesse alcun ricordo.

“Vuoi prenderlo?” chiese Felicia a Jared. 

Jared, che non vedeva letteralmente l’ora di prendere in braccio suo figlio annuì. Con un leggero timore allungò le braccia e facendo piano, avvolse la mani attorno al corpo gracile del piccolo sollevandolo e tenendolo saldamente, ma delicatamente, se lo portò al petto.

“Ciao amore” sussurrò facendogli delle piccole carezze sulla schiena.

“Ora andiamo in braccio al tuo papà piccolo” disse avvicinandosi al marito che, ancora molto emozionato, si era seduto sulla poltrona li vicino.

Il moro si sedette accanto al compagno e, con cautela spostò il bambino mettendolo sulle ginocchia del compagno.

“Ciao Logan” salutò Jensen con la voce semi rotta dall'emozione.

Il bambino, prima agiato e teso , adesso sembrava essersi rilassato e, gesto che fece subito breccia nel cuore dei due, si rilassò e appoggiò la testolina sul torace del più grande.

“Gli piacete…” affermò la psicologa asciugandosi anche lei una lacrima ribelle “…è meraviglioso per un bambino che ha così tanta difficoltà a fidarsi degli altri” 


****


Il viaggio di ritorno fu tranquillo; per essere la prima volta che prendeva l’aereo Logan era stato davvero molto bravo, il libro da colorare che Jared gli aveva comprato era servito a tenerlo occupato.

C’era stato un attimo di panico da parte di Jensen quando il bambino si era agiato e iniziato a lamentare agitandosi sul seggiolino e piagnucolando, ma jared aveva scongiurato la crisi capendo che il loro bambino aveva solo bisogno di essere cambiato.

Dopo il cambio pannolino e aver mangiato una pappetta, Logan si era addormentato e non si era svegliato nemmeno durante l’atterraggio o il ritiro bagagli per la gioia di Jared che lo tenne in braccio per tutto il tempo trovando la scusa che il passeggino lo avrebbe svegliato.

I primi giorni passarono tranquilli. A Logan sembrava piacere la sua stanza, adorava i suoi giochi e apprezzava davvero passare il tempo con i suoi papà, giocare in sala e in giardino con il piccolo scivolo e l’altalena che avevano montato. 

Jared, essendo uno scrittore, poteva lavorava da casa come pure jensen, che gestiva una palestra e poteva fare il suo lavoro da casa: così potevano gustarsi ogni, sorriso, pianto, prima passi del loro bambino.

La sera aveva ancora difficoltà ad addormentarsi da solo nel suo lettino, così o Jensen o Jared, solitamente insieme, lo coccolavano sdraiati sul divano o nel loro lettone fino a che il piccolo non si addormentava succhiando il suo ciuccio, stringendo la sua fedele copertina e tenendo bel salda nella sua piccola manina una ciocca di capelli di Jared o l’orecchio di Jensen.

Passò una settimana da quando Logan era nelle loro vite e finalmente anche i parenti poterono conoscerlo di persona.

Tutti avrebbero voluto organizzare una grande festa il giorno dell’arrivo a casa, ma la psicologa aveva suggerito che fosse più prudente lasciar prima ambientare il piccolo facendogli vedere una casa tranquilla e serena, altrimenti si sarebbe agitato e spaventato.

Così avevano optato per fargli conoscere i parenti nell'area picnic di un parco, dove si trovano ogni domenica sera per stare insieme e condividere un barbecue.

“Stasera conoscerai lo zio Johs e la zia McCanzie! Non stanno più nella pelle! Non vedono l’ora di vederti, cucciolo!” e sorrise di cuore al pensiero di suo fratello con sua moglie Camille, incinta di pochi mesi, che lo avrebbero riempito di regali e poi immaginando la reazione della sua sorellina e del suo fidanzato, Alex, nel prendere in braccio il nipotino e coccolarlo. 

“Poi…” riprese “… incontrerai nonna Sharon e nonno Gerald” concluse guardando dallo specchietto retrovisore il figlio che, nel suo seggiolino, si stavo godendo i suoi giocattoli del tutto incurante dell’agitazione che stava divorando i suoi papà .

“…e lo zio Jeff, sua moglie Rose e il tuo cuginetto Louis!” aggiunse il moro “Lui è più grande di te e non vede l’ora di insegnarti tante cose” voltandosi per vedere a sua volta il piccolo.

Quando arrivarono nell'area picnic del parco a piedi, i parenti erano già li che li aspettavano in ansia anche loro.

“Ciao tesori!!!” salutò Sharon, la madre di Jared , correndogli incontro visibilmente emozionata di poter vedere finalmente il suo nipotino, che aveva visto solo in foto, dal vivo.

“Mi raccomando mamma… ricordati che non gli piacciono molto le persone estranee e non gli piace essere al centro dell’attenzione” cercò di dire il figlio ma sua madre, dopo aver dato un bacio anche al biondo, si inginocchiò davanti al passeggino e sorrise al piccolo. Lui lasciò immediatamente cadere il suo gioco allargando gli occhi confuso e iniziò a succhiare il suo ciuccio con frenesia come se fosse l’unico mezzo che potesse calmarlo.

“Oh ciao piccolo pulcino” sussurrò amorevole la donna allungando cautamente le mani e slacciandogli la cintura del passeggino. 
“Lo sai che sei proprio un bellissimo angioletto?!” sussurrò ancora Sharon prendendolo in braccio sotto lo sguardo commosso dei due genitori.

“Ooo! Pulcino dovremmo mettere un po’ di carne su queste ossicine !” disse facendogli della carezze sulla schiena e facendo sorridere il piccolo, rilassato ora.

Jensen sorrise a quella scena, mentre Jared gli circondava la vita con il braccio dandogli un bacio sulla guancia. 

La serata andò mille volte meglio di quanto si aspettassero: tutti adorarono Logan fin dal primo momento che lo videro.

Louis, nipote di Jared di 8 anni, adorava i suoi zii e aveva giurato che sarebbe stato il miglior cugino del mondo. 

Dopo cena Jared, tenendo la manina del figlio, lo accompagnò sul pontile del piccolo lago per vedere le anitre mentre Louis gli indicava e spiegava le cose tenendogli anche lui la mano, prendendo molto sul serio il suo ruolo di “bambino grande” , facendo provare orgoglio allo zio.

La sera, tornati a casa, Jared portò Logan in camera sua. Gli mise un morbido pigiamino con gli orsetti per poi farlo sdraiare nel lettino, coprirlo con il lenzuolo assicurandosi che fosse al caldo e che il baby monitor fosse acceso. 
Gli diede un bacio sulla fronte prendendosi qualche minuto per osservarlo con adorazione: uno sguardo innamorato che prima rivolgeva solo a Jensen.

“Dorme?” chiese il biondo non distogliendo gli occhi dal libro che stava leggendo sdraiato nel loro letto.

“Come un angioletto” rispose il moro togliendosi la maglietta e i pantaloni per poi raggiungere l’amato compagno sotto le coperte.

Jared, vedendo che Jensen non dava le giuste attenzioni a lui e continuava a leggere pacificamente, divenne leggermente geloso del romanzo che stava catalizzando tutta l’attenzione del suo amato e cercò di attirare la sua attenzione accarezzandogli il braccio.

“Jared sto leggendo” sbuffò il biondo spostandosi.

Ma il moro non demorse passando dalle carezze a leggeri pizzicotti.

“Smettila! questo è un pezzo chiave” brontolò cercando di allontanare il braccio.

Jared però aveva un trucco infallibile: cautamente spostò la mano dal suo braccio più in giù, sempre più , fino ad arrivare ad accarezzare il cavallo dei pantaloni della tuta che Jensen usava come pigiama, perché secondo lui dormire come Jared solo in mutante a maggio era una pazzia. 

“Jared…Oddio!” sussurrò il biondo non potendo trattenere un gemito o inarcare la schiena per colpa di un brivido di piacere.

“Sei un rompi scatole” esclamò chiudendo il libro lasciandolo cadere per terra per poi voltarsi, incorniciare il viso del compagno e avvicinarlo per scambiarsi un profondo e passionale bacio.

Un bacio che ben presto divenne qualcosa di più profondo, più intenso e fisico.

I loro corpi si strusciavano l’uno contro l’altro godendo dei brividi che ricoprivano la pelle dell’amato, i gemiti e i sussurri amorosi che riempivano la stanza, la passione più dolce e naturale che potesse esistere.

“Wow amore mio! Se continui così non finirò mai quel libro!” biascicò il maggiore respirando affannosamente passandosi una mano tra i capelli sudati, il petto ansante.

Jared rise steso al suo fianco, altrettanto sudato e affannato a causa del loro passionale modo di fare l’amore.

Avrebbe voluto abbracciare Jensen, come facevano sempre e addormentarsi cullati dal rumori dei battiti del cuore dell’altro, del suo dolce profumo e dalla sensazione di pace e amore che si infondevano l’un l’altro, ma non lo fece.

“Dove vai?” domandò Jensen vedendo il compagno alzarsi, indossare i pantaloni della tuta e uscire dalla loro stanza, ma quando lo vide rientrare si commosse. 

“So che è sbagliato” esclamò il minore. “Ma solo per una notte” sussurrò entrando nel lettone tenendo tra il braccio il piccolo Logan che dormiva pacificamente.

Jensen sistemò le coperte e i cuscini per poi aiutare il compagno a far sdraiare il figlio tra di loro. Inevitabilmente il piccolo percepì il calore del lettone, l’odore dei suoi amati papà e si rilassò ulteriormente allungando inconsciamente la manina per afferrare il lobo dell’orecchio di del biondo.

“Buona notte amori” sussurrò Jensen spegnando la luce.

“Notte piccoli” Jared si sporse per dare un bacio al compagno e uno a suo figlio.

A nessuno dei due importava quando sarebbe stato difficile, faticoso e impegnativo crescere Logan, perché sapevano che non sempre erano rose e fiori, ma in quel momento, con le dita intrecciate posate sulla schiena del loro piccolo tesoro che dormiva tra loro protetto come un cucciolo, sapevano che tutto sarebbe andato per il meglio.
 
 



Eccomi !
Spero che la storia di come i nostri J2 abbiano adottato il loro piccolo amore
vi sia piaciuta
Un grazie speciale a Teamfreewill che ha betato questa ( e tutte le atre ) storia <3
Un bacio al gruppo ! un grazie e un mega abbraccio a tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire !

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Capitolo 6
*** Santa Claus is coming ... for Logan ! ***


“Piccolo non mi piace così … prova più a sinistra” esclamò Jensen.

Jared sospirò e sistemò le lucine più in là seguendo le indicazioni del marito.

“No, più giù !” disse ancora il maggiore agitando la mano.

“Jens , tesoro ti prego! Sono su questa scala da 30 minuti” brontolò il più piccolo anche se però sistemò le lucine natalizie sulla grondaia come voleva jensen.

“Solo una altro po’ e … e oddio! E’ perfetto!”

Il biondo osservò un’ultima volta il loro lavoro e sorrise soddisfatto. Le luci illuminavano ogni finestre, la porta era decorata con pigne di legno e fiocchi rossi, e circondata con una lunga ghirlanda verde anche quella illuminata.

Nel giardino invece avevano sistemato la sagoma di alcune renne e un pupazzo di neve. 

“Deve essere tutto perfetto !” esclamò il maggiore mentre sistemava le piante di stelle di natale che avevano piantato nelle aiuole del vialetto.

“Ma lo è !” rispose Jared. Alcuni si sarebbero stufati delle manie di jensen, specialmente durante le festività dove voleva che tutto fosse perfetto, ma jared no! Lo trovava adorabile. 

Jensens sospirò continuando a controllare che ogni fiore fosse perfetto “è il primo vero natale di Logan” mormorò tenendo lo sguardo basso.

Non era del tutto vero.

Era il secondo anno che quel piccolo tesoro dagli occhi verdi scuro e dai capelli castano chiaro, dolce come un biscotto di pan di zenzero e birichino come un furetto era nelle loro vite.

Il bambino aveva da poco compito 3 anni (non essendoci documenti che provavano la sua nascita gli assistenti gli avevano messo come data di nascita il giorno che lo avevano trovato) 

L’anno prima, avendo solo 2 anni, Logan non poteva capire al cento per cento cosa fosse il Natale , babbo natale o perché in casa c’erano tutte quelle decorazioni.

Si era limitato a indicare le sfere colorate e divorare i biscotti di nonna Sharon uno dietro l’altro . 
Quest’anno invece il bambino iniziava a capire cosa fosse l’albero, il presepe, babbo natale e i regali ed era affascinato da tutte quelle meraviglie. 

Jared quel Natale aveva organizzato qualcosa di davvero speciale.

Quel sabato andarono al centro commerciale di Vancouver, uno dei più grandi del Canada.
Qi furono accolti da centinaia di luci e addobbi che decoravano ogni negozio, vetrina, pilastro o scala ed ogni anno c’era qualcosa in più.

Nell'atrio c’era il villaggio del polo nord ; alberi decorati, neve finta, renne a grandezza naturali di peluche, casette di legno agghindate con dolcetti e bastoncini di zucchero e, proprio nel mezzo di questa meraviglia natalizia , seduto su una grande poltrona c’era lui: babbo natale.

L’uomo era davvero uguale al personaggio; vestito e cappello rosso, stivali e cintura neri, una folta bianca barba e un’espressione che esprimeva solo gioia, bontà e amore per tutti.
Persino i piccoli occhiali tondi con la montatura in metallo sulla punta del naso era perfetti!

Jared per un attimo si ritrovò a pensare che quello fosse davvero in personaggio delle favole che aveva preso vita.

“Sei pronto per vedere Babbo natale piccolo?” chiese prendendo in braccio il bambino che si guardava intorno curioso e,forse, un tantino spaventato per tutta quella gente che lo circondava. 
Non amava molto la folla e il rumore assordante, lo confondevano e entrava in uno stato d’ansia.

“Vedrai che ti piacerà tantissimo … potrai chiedergli di portarti tutti i giocattoli che vuoi” cercò di convincerlo il suo daddy. Logan nascose il viso nell'incavo del collo mostrando tutta la sua adorabile timidezza.

“E dopo babbo natale ti dirà un bastoncino di zucchero quelli rossi e bianchi che adori” disse Jensen accarezzandogli la schiena per infondergli sicurezza .

Il bambino sorrise stringendo a sé la sua amata copertina di peluche.
“Goloso come suo padre” pensò il biondo tra sé e sé sorridendo.


Una volta in fila, Jensen si mise a controllare e ricontrollare che la telecamere fossa carica e pronta per immortalare il grande momento mentre jared era molto più emozionato del suo bimbo che, mano nelle mano con entrambi, succhiava il suo ciuccio e guardava furtivo tutte le persone che lo circondavano.

Il giovane non vedeva l’ora di vedere Logan sulle ginocchia dell’uomo, sorridere emozionato e contento che i suoi papà lo avessero portato a fare una così bella esperienza. 

“Sarà stupendo piccolo !” esclamò sorridendo saltellando emozionato e eccitato. Jensen sorrise pensando che anche se suo marito era il più alto e muscoloso uomo del centro commerciale era emozionato più di tutti i bambini messi insieme.

Era sicuro che, se avesse potuto, si sarebbe seduto lui stesso sulle ginocchia del vecchio San Nicola!!. 

“Il prossimo” chiamò la ragazza vestita da elfo, con tanto di scarpine arricciate, sorridendogli facendogli cenno di accomodarsi.

“Ci siamo amore !” annunciò sempre più entusiasta il moro prendendo in braccio il bambino e posandolo dolcemente sulle gambe di babbo natale che lo salutò con il classico “oh , oh , oh ciao piccolino e tu chi sei?” 

Jared gli tolse il ciuccio e gli fece un sorriso di incoraggiamento prima di allontanarsi e raggiungere Jensen che , in fondo, stava già riprendendo la scena.

L’uomo dalla barba bianca sorrise guardando la telecamera facendo un saluto, poi si rivolse al bambino.

“Allora mio piccolo amico, scommetto che ti piacerebbe un dinosauro … o una macchina telecomandata, non è vero ?” chiese mostrando tutta la sua gentilezza e esperienza con i bambini.

Logan teneva lo sguardo fisso sull'uomo, senza rispondere o fare nessuna espressione.

“Oppure un bel pupazzo ?” domandò ancora il vecchio inclinando la testa e sorridendo cercando di infondere fiducia al piccolo che lo fissava con occhi spalancati.

Il bambino, senza mai dire una parola, si voltò e cercò con lo sguardo i suoi papà.
Non ci volle molto a Jensen per notare come lo sguardo di Logan da confuso divenne spaventato, gli occhietti lucidi e il labbro tremante.

“Jay” mormorò il biondo abbassando la videocamera “credo che …”ma non fece in tempo a finire di parlare che Logan scoppiò in un pianto disperato allungando le braccine per essere preso.

“No, no no piccolo” Jared lo raggiunse subito prendendolo in braccio restituendogli il ciuccio. 
“Amore va tutto bene. Logan è tutto ok. Daddy è qui … è qui” sussurrò accarezzandogli la schiena cercando di calmare quei singhiozzi disperati.

No! Non doveva andare assolutamente così!

L’ultima cosa che voleva era che il suo piccolo si spaventasse.
Solo ora Jared si accorse, guardando gli altri bambini, che Logan era uno dei più piccolo se non il più piccolo dei presenti.

Forse era stato troppo darlo in braccio ad un estraneo e pretendere che si adattasse subito. 

Si sentì in colpa, adesso il suo piccolo tesoro piangeva per la paura stringendo forte la maglietta nelle manine come per timore di essere lasciato di nuovo solo.

“E’ normale” lo rassicurò l’uomo sorridendo come se leggesse nella sua mente.
“Non ti preoccupare, distraetelo e vedrai che si calmerà” ; poi porse un bastoncino di zucchero dicendo “Ecco a te piccolino. Spero di rivederti un giorno e ricorda di fare il bravo … ma sono sicuro che già lo sei ” 

Jared lo ringraziò con un cenno, prese il bastoncino e andò via stringendo forte il suo bambino. 

Jensen lo guardò comprensivo facendogli un piccolo sorriso, però una parte di lui temeva che sarebbe successo.

Il suo piccolo detestava gli estranei, a volte non voleva nemmeno stare solo con Sharon e Gerald, e lui adorava i suoi nonni. 

Non voleva però rovinare la giornata con il suo scetticismo a Jared che era così entusiasta, ma adesso doveva consolare un marito deluso e arrabbiato con sé stesso e rassicurare un bambino disperato.


Provarono a fargli vedere e cavalcare une delle renne di peluche che tiravano una fantomatica slitta di legno messa li apposta per poter fare foto, ma niente.
Appena Jared provò a metterlo giù, Logan si dimenò e proprio non ne voleva saperne di toccare una di quegli enormi animali che lo fissavano.

“Ok! Biano B! Andiamo a prendere una ciambella?” propose jensen facendo leva sulla loro golosità.

“Qui c’è un chiosco che ti fa scegliere le decorazioni” aggiunse poi.

Jared accennò un sorriso guardando Logan che teneva stretta nelle mani una delle lunghe ciocche del suo daddy, in bocca il suo fedele ciuccio e sulle guance ancora i segni delle lacrime. Annuì appena.

L’idea della ciambella si rivelò eccellente nonostante la titubanza iniziale avuta dopo aver visto tutti quei dolcetti colorati, zuccherini, stelline, caramelle nei barattoli. Il piccolo rinacque e scendendo dalla braccia di suo padre si avvicinò alla vetrine guardando incantato quelle prelibatezze dai mille colori .

“Sono così dispiaciuto” mormorò Jared guardando il bambino che, finito il suo dolce, giocava sui divanetti del corridoio. “Volevo che fosse una balla giornata” 
Jensen scosse la testa e gli prese la mano dolcemente. 
“Jay , hey piccolo va tutto bene” cercò di rassicurarlo. “Logan non sarà il primo nè l’ultimo bambino che piange davanti a babbo natale” esclamò. 

“Se non è andata come volevamo, non importa amore mio!” affermò allargando le braccia con non chalance sorridendo. “Non è parlare con babbo natale che renderà il nostro natale perfetto. Volevi fare una cosa bellissima e non devi assolutamente pensare che sia colpa tua se ha pianto. Sa che lo ami e non faresti mai niente per spaventarlo”

Il marito sorrise stringendogli la mano.

“Grazie jensen” mormorò, poi si sporse per dargli un tenero bacio sulla fronte.
“Ti amo” sussurrò guardandolo negli occhi intensamente.
Il biondo divenne di mille sfumature di rosso e radioso aggiunse “Anch'io piccolo. Anch'io”

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“Logan vuoi mettere questo pacchetto sotto l’albero?” domandò jensen porgendo al figlio uno dei regali.

Il bambino sorrise e lasciando subito i suoi giocattoli eseguì subito il compito: tenne nelle piccola manine il pacco e arrivato sotto l’albero che stavano addobbando lo mise a terra sistemandolo con cura e precisione. Aveva imparato dal suo papà.

L’incidente con babbo natale era un lontano ricordo e adesso si stavano concentrando sull'abbellire la loro casa con tanti nuovi addobbi. 

Jared era uscito per delle commissione dell’ultimo minuto e jensen insieme a Logan era rimasto il compito di fare l’albero.

“La stella la mettiamo quando arriva Daddy che ne dici ?” chiese il biondo. 

Il bambino seduto sul tappeto circondato da lucine e sfere colorate annuì tenendo gli occhietti fissi sulla palline che stringeva tra le mani.

All'improvviso sentirono il suono della porta che si apriva e il familiare suono di passi.

“Logan! Daddy è tornato! Vai a salutarlo ” affermò entusiasta Jensen.

Il piccolo non se lo fece ripetere e felice si alzò in piedi e corse per andare incontro al suo Daddy 
ma, quando arrivò all'ingresso pronto per salutare il suo daddy si bloccò, come congelato, tenendo gli occhi fissi sul’uomo davanti a lui.
Questo non era il suo daddy! 
No! il suo daddy non aveva un vestito rosso o una strano cappello, né la barba bianca!

Logan indietreggiò di un passo portandosi automaticamente il pollice in bocca tendendo gli occhietti fissi su quello strano estraneo.

“Hey che succede qui …. Oh!” Jensen li raggiunse e fu sorpreso come il figlio di trovarsi davanti babbo natale!

Il bambino si affrettò a nascondersi dietro le gambe del biondo sbirciando.
Ma al contrario di Logan al maggiore non ci volle molto per riconoscere quel fisico statuario e gli occhi di quel magnifico colore indefinito che potevano essere solo di una persona. 

“Jared” sussurrò strizzando gli occhi confuso.

Il giovane annuì leggermente fissando il marito.

“Guarda Logan! E’ babbo natale !” affermò il maggiore cercando di convincere il figlio a uscire dal suo nascondiglio.

Il bambino alzò la testa incontrando lo sguardo del papà ma scosse la testa stringendo forte tra le manine il pantalone.

“Piccolo...” mormorò Jared inginocchiandosi, ”...lo so che ti faccio paura, per questo sono venuto da te” esclamò sorridendo attraverso quella folta barba bianca finta.

“Ti ho portato un regalo …” aggiunse mostrando quello che aveva tenuto dietro la schiena , un magnifico orsetto di peluche con un bellissimo fiocco rosso.

Jensen imitando il compagno si abbassò sulle ginocchia e fece delle carezze sulla schiena del figlio per tranquillizzarlo.
“Coraggio piccolo vai a prendere il regalo” mormorò dandogli una leggera spintarella.

Logan fisso il suo papà e titubante, molto titubante, ma poi fece un passo verso babbo natale.
Si girò giusto per controllare che jensen fosse ancora li , infatti il biondo gli fece un sorriso. 

“Tieni piccolo” disse Jared allungandogli l’orsetto.
Il bimbo lo prese osservandolo stranito poi sorridendo mostrando le sue adorabili fossette. 

Era ironico come sembrava che le avesse prese proprio da Jared , così come gli occhi verdi da Jensen.

“Cosa si dice Logan ?” domandò il suo papà. 

“Dazie” mormorò il bambino nascondendo il viso nel suo nuovo peluche. 

I due uomini sorrisero di cuore. 
“Ti va di farmi vedere il tuo albero ?” domandò il suo daddy.

Logan annuì quasi subito e con lo grande stupore allungò una manina perché Babbo natale la prendesse.
Jared sorrise commosso mentre Jensen dovette asciugarsi una lacrima ribelle.

Passarono il resto del pomeriggio a giocare, ridere e finire di fare l’albero.
Jensen con la telecamera riprendeva Logan che prendeva le palline e le passava a Jared/ babbo natale che le appendeva sull'albero.

Poi Jared riprese Jensen che con il viso tutto sporco di briciole veniva imboccato dal bambino che rideva portando alla bocca del suo papà un altro biscotto alla cannella.

L’ultima scena era la preferita di entrambi: 
il minore seduto sul divano, rigorosamente ancora vestito, con Logan addormentato sul suo torace con la testolina proprio sul cuore abbracciato stretto al suo nuovo orsetto. 
Il pomeriggio caotico aveva vinto e il bambino aveva ceduto alla stanchezza.




“Ecco qua” disse sottovoce il biondo circa 10 minuti dopo, sedendosi accanto al marito porgendogli una tazza di caffè nero fumante.
“Ancora non ci credo che tu l’abbia fatto” affermò scuotendo la testa ridendo incredulo.
“Tu sai , vero , che adesso si aspetterà che ogni anno babbo natale venga a portargli il regalo?” 

Jared, ormai senza costume da babbo natale, alzò le spalle con non chalance tenendo lo sguardo fisso sul suo piccolo addormentato profondamente, accanto a lui.

Il maggiore si avvicinò e gli diede un tenero bacio sulla guancia passandogli una mano tra i lunghi capelli morbidi.
Era divertente farli passare tra le dita e giocherellarci.
“Portalo di sopra, io sistemo qui” 

Il moro annuì e lentamente si alzò facendo attenzione a non svegliare il suo prezioso carico e andò di sopra, nella sua stanza, dove lo appoggiò delicatamente nel suo lettino a forma di macchina con le lenzuola dei dinosauri che adorava. 

“Eccoci qui” mormorò sistemandolo sotto le copertine assicurandosi che avesse il suo nuovo orsetto vicino e la lucina notturna accesa. 

Jared gli diede un leggero bacino sulla fronte rimboccandogli le coperte, l’osservò con occhi stracolmi d’amore e fece per andarsene quando si sentì chiamare da una leggera voce assonata.

“Daddy” 

“Hey” 

Logan lo osservò restando sdraiato.
“Babo nalale?” domandò incuriosito.

Jared sorrise abbassandosi a livello del lettino così da poterlo guardare negli assonnati occhietti verdi.
“E’ tornato al polo nord” esclamò.

“Ma tona ?” chiese Logan.
Daddy annuì sorridendo.
“Si, tornerà la notte di Natale e ti lascerà tanti regali” 

Il piccolo si incupì leggermente abbassando lo sguardo: avrebbe tanto voluto giocare ancora un po’ con il suo nuovo amico. 
Al moro non sfuggì la malinconia del figlio e rimediò in fretta. 

“Ehi guarda cosa ti ha lasciato per ricordo” disse prendendo da sotto la maglietta il capello rosso. 

Gli occhietti del bambino brillarono mentre lo afferrava e stringeva.
“Lo conserverai fino al suo ritorno?” domandò 
Logan annuì senza esitate. 

“Bene , ora però rimettiti a dormire” 

Jared uscì dalla stanza sospirando felice.

Si, era stata davvero una delle giornate più belle della sua vita e il bello, anche se lui non poteva saperlo, era che la giornata non era ancora finita.

Stava per scendere le scale quando Jensen lo chiamò. 
“Jay … dove pensi di andare” 

Jared si girò confuso seguendo la voce del marito che arrivava dalla loro camera da letto.

“Jens … o mio dio!” rimase letteralmente scioccato quando vide il biondo appoggiato allo stipite della porta con indosso solo un paio di boxer e tutto il suo fisico perfetto in bella vista solo per lui. 

“Sai...” sussurrò Jensen passandosi una mano sul ventre piatto ”....ho anche io una sorpresa per te !” aggiunse. Gli fece l’occhiolino per poi girasi mostrando il retro dei boxer rossi:
“Aprire solo a Natale!” provocava la scritta che campeggiava sopra quei glutei sodi.

Jared si leccò le labbra ma ormai la sua salivazione, come il respiro, era completante azzerata. 

In testa solo l’immagine dei glutei perfetti di suo marito e di quella scritta e la prospettiva di quello che sarebbe accaduto da li a poco. 
Si tolse la maglietta e i pantaloni facendoli valore nel corridoio e corse in camera chiudendo la porta, felice che la camera fosse insonorizzata e pronto a scartare il suo personale regalo!
 


Eccomi qui ! prima di tutto un grazie speciale a Teamfreewill per aver avuto la pazienza di betare la storia anche sotto le feste ! ti voglio bene
Alle ragazze del gruppo ( come farei senza di voi ) a tutti coloro che leggeranno o recensiranno …insomma a tutti auguro un natale sereno , da passare con le persona che si amano e , semplicemente , essere felici !
Buon natale dal profondo del cuore ! balto97

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Capitolo 7
*** Family Fever ***


 
“39 gradi” esclamò Jensen sconsolato leggendo il numero sul termometro.

Il compagno, steso nel letto, provò a replicare, ma ricominciò a tossire incontrollatamente.

“Ecco qui tesoro, bevi! Ti farà bene vedrai” esclamò porgendogli il bicchiere di succo di frutta già pronto suo comodino.

Erano alcuni giorni che Jared si comportava in modo strano: non era giocoso come al solito con Logan, provava un forte bruciore alla gola e male alla testa poi, il giorno prima, dopo aver rimesso il pranzo era stato convinto - anzi obbligato! - da un infuriato Jensen a mettersi a letto. 

“Se stavi male, avresti dovuto dirmelo! Adesso stai peggio” brontolò il maggioricoprendolo con il piumino.

“Non sgridarmi” bofonchiò Jared, facendo bella mostra dei suoi occhioni da cucciolo, tra un colpo di tosse e l’altro per poi lasciarsi cadere sul morbido cuscino pregando che il picchio che aveva in testa si fermasse per almeno due minuti.

Anche se arrabbiato, Jensen non poteva restare indifferente al suo amato compagno ammalato, sofferente e rannicchiato sotto le coperte come un cucciolo d’orso infreddolito. Era tenerissimo!!

“Piccolo sei uno sciocco” sussurrò abbassandosi per dargli un bacio sulla fronte calda e sudata facendo sorridere Jared.
I baci di Jensen erano la migliore cura del mondo!

“Vado a prendere il cuscino riscaldabile” esclamò alzandosi, non prima di avergli fatto un’altra dolcissima carezza al suo viso. 

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“Hey scimmietta!” chiamò scendendo la scala e trovandosi in salotto dove il figlio era steso sulla coperta imbottita dove erano solito giocare.

Aveva notato che era molto più mogio rispetto al solito: non parlava molto e invece che giocare euforico come faceva sempre preferiva stare sdraiato sulle coperta o sul divano abbracciato a un peluche. 

Il biondo pensava che Logan percepisse la mancanza del suo daddy o il suo essere malato e, di conseguenza, fosse triste. 

Scaldò il cuscino per Jared, prese un pacchetto di aspirine e si preparò per tornare di sopra quando quello che vide lo allarmò … 
“Oh no” esclamò. 

In salotto, davanti al bambino seduto a terra con le lacrime sulle guancie, c’era una macchia bianca con dei pezzetti di biscotto: la colazione che fino a pochi minuti prima era nella sua pancia adesso era sul tappeto.

“O amore” Jensen appoggiò le cose che teneva in mano e si abbassò per prendere in braccio il figlio che, d’istinto, allungò le braccine indicando di volere il suo papà.

“Piccolo mio” Appena lo prese in braccio si accorse che la pelle era abbastanza calda.
“Perfetto!” pensò e recuperò tutto e tornò in camera dal suo compagno.

“Che succede?” chiese Jared vedendolo entrare con Logan che non aveva per niente un bell’aspetto.

“Abbiamo un altro malatino qui” disse piano il maggiore abbassandolo tra le braccia del marito.

“Vieni qui cucciolo” Il moro, prese il piccolo dandogli un bacino sulla fronte, scostò il copriletto al centro del letto e lo appoggiò delicatamente sul materasso.

Nel frattempo il maggiore aveva recuperato il termometro per bambini dall’armadietto dei medicinali in bagno.

Nelle forti braccia di Jared, del suo Daddy, Logan si lasciò mettere il freddo beccuccio nell’orecchio, distratto dal suo ciuccio e dalla sua abitudine di prendere nella manina une delle ciocche del giovane. 

Risultò avere 38 gradi, decisamente alta per un bimbo di meno di due anni. Jensen preoccupato prese un appuntamento con il loro pediatra Jim per quello stesso pomeriggio immediatamente.

Dopo aver convinto Jared a restare a casa, a letto per riposare sopratutto, prese il figlio e andò all’appuntamento. 

Fortunatamente per loro, il piccolo non aveva niente di grave, solo una bruttissima influenza… Riposo, latte caldo e un po’ di sciroppo avrebbe risolto tutto. 

Jared e Jensen erano felici, ma la felicità del maggiore era destinata ad avere vita breve, molto breve. 

La sera la febbre di nessuno dei due era diminuita e Jared era riuscito ad addormentarsi: un sonno tormentato dai colpi di tosse e dal male praticamente ovunque ma dopo 3 aspirine addormentarsi era inevitabile.

Logan invece, per grande gioia di Jensen, non voleva proprio saperne di stare buono nel lettino, nel box o sul divano: voleva solo stare in braccio.

Il biondo amava tenere in braccio il suo bambino, ma quella sera avrebbe tanto ,ma tanto voluto, che stesse buono nel suo seggiolone. Aveva già abbastanza cose da fare: scaldare l’omogeneizzato, preparare il succo per Jared, il latte, la zuppa, tenere controllata la febbre, tenerli idratati, chiamare la farmacia per le medicine di entrambi, contattare il suo manager alla palestra per dirgli che non poteva andare al lavoro.... tutto questo con un braccio solo perché l’altro era pieno del piccolo, che si stringeva come un koala adosso.

“Ecco qui Jay” disse poggiando il vassoio con la zuppa e i crostini sul grembo del compagno appena sveglio.

“Grazie amo….” Fu interrotto da altri colpi di tosse e qualche starnuto, la voce roca, la golla in fiamme. 

Jensen sospirò posandogli la mano sulla fronte. 

“Sei ancora caldo” esclamò sorridendo sconsolato.

“Mangia e bevi il succo di frutta, poi torno a controllarti” disse dandogli un leggere bacio sulla fronte, lasciando riposare li le labbra per qualche secondo per sentire la temperatura. 

“A dopo. Cerca di riposare” esclamò prima di uscire.

“Amore, aspetta” lo richiamò l’altro, “Ti serve qualcosa?” domandò. Sapeva che se si fosse alzato sarebbe probabilmente caduto in terra tanto era balordo, ma voleva almeno provarci: dopo tutto Jensen stava correndo dietro a lui e il figlio da tutto il giorno. 

“No tranquillo piccolo” come volevasi dimostrare, “Posso gestirlo”

Non fece in tempo ad arrivare in sala da pranzo che sentì il pianto disperato di Logan. 

La notte le cose non andarono certo meglio: nonostante la camomilla con il miele Jared tossiva ininterrottamente, russava per colpa delle narici tappate e si muoveva come un tornado alla ricerca della posizione più comoda per placare le ossa doloranti.

Il biondo era contento che il compagno dormisse e, nonostante il fracasso, era sul punto di addormentarsi quando il pianto del bimbo, dal baby monitor, si unì al russare di jared.

“Auuuuaaaaa aaaaa”

“Ok” Jensen si alzò, si stropicciò gli occhi e massaggiò la schiena dolorante.

“ok , ok sono qui , sono qui” 

Nel lettino, il bambino si agitava scalciando le gambine paffute piangendo disperato.

“Basta” sussurrò raccogliendolo e cominciando a dondolarlo canticchiando una soffice ninna nanna.

Scese in cucina, scaldò un biberon di lette con dentro un po’ di miele e qualche goccia di sciroppo.

Logan bevve metà bottiglia per poi allontanarla piagnucolando.

“shh , shh va tutto bene.... Tutto bene” cantilenava Jensen continuando a dondolare il figlio sulla spalla dandogli delle pacche per fargli fare il ruttino. 

Dopo circa un minuto percepì qualcosa di caldo e bagnato sulla spalla e pensò quale fosse il detersivo migliore per levare la macchie di vomito.

La notte la passò così passeggiando su e giù per il salotto, cantando e raccontando storie e solo alle 6.30 Logan si addormentò.

Jensen si era solo illuso di recuperare il sonno nel pomeriggio perché, come se non avesse già abbastanza grattacapi, in farmacia avevano sbagliato l’ordine.

Così con un bambino disperato in macchina, perché non poteva lasciarlo da solo con Jared, dovette andare dall’altra parte della città per prendere le medicine al compagno.

La fermata al supermercato per fare scorte di fazzoletti, zuppe , miele e altro fu più lunga e complicata del previsto: il piccolo malato piangeva per il dolore al pancino e, stanco delle gente che lo guardava male, stressato e ansioso di tornare a casa per controllare jared, il biondo all’ennesimo sguardo accusatorio di una donna non aveva retto!

“Cosa c’è? Non ha mai sentito un bimbo piangere quando è malato? Prima di pensare che sono un pessimo padre, si guardi allo specchio signora ficcanaso!” disse e il suo tono non ammetteva repliche, infatti la signora si volò imbarazzata abbassando lo sguardo. 

Nel frattempo il Jared, nonostante il mal di gola e le vertigini, era riuscito ad arrivare in salotto e sdraiarsi sul divano; provò a fare da mangiare per togliere un po' di lavoro a jensen ma, dopo aver rischiato di svenire sul piano di lavoro un paio di volte, si arrese tornando a sdraiarsi. 

Il giorno passò così: jared dormiva, tossiva, starnutiva usando centinaia di fazzoletti con Logan che piangeva per stare in braccio e non teneva niente nello stomaco ed era veramente di pessimo umore.

A Jensen non interessava raccogliere fazzoletti impregnati di liquidi schifosi, scaldare cuscini per la pancia dolorante di Jared, preparare biberon , pulire il vomito, riscaldare zuppe e camomille, misurare la febbre a entrambi e tenerli al caldo; lo stava facendo per la sua famiglia e per le persone più importanti della sua vita: il suo amato e il suo tesoro!
Farlo per giorni, mesi, anni a lui non gli importava.

Fortunatamente, circa due giorni dopo, la febbre di Jared iniziò a diminuire così come il mal di gola; Logan invece faceva ancora fatica a tenere qualcosa nello stomaco ma aveva smesso di piangere e lamentarsi continuamente 
, dormiva di più e giocava con il suo daddy.

Quella mattina Jensen era dovuto correre in palestra per risolvere alcuni problemi e Jared gli aveva detto di prendersi un giorno per rilassarsi ma era importante e così era dovuto andare di corsa. 

Jared, sentendosi molto meglio, si sedette sul tappeto con la schiena contro il divano, contentissimo di poter tornare a giocare con il suo piccolo pulcino.

“Guarda amore, sai dire zebra? ze - bra” scandì mostrando al piccolo l’animale di pezza. 

“De - bra” ripeté il bambino sorridendo all’espressione buffa di Jared. 

“Bravo!!! Ora proviamo con questo … di leone , le –o – ne” provò ancora indicando il peluche del leoncino.

Il bambino osservò incuriosito l’animale poi sorridendo escalmò, battendo le manine, “one !” 

Jared stava ancora ridendo quando sentì la porta chiudersi e la voce del compagno che lo chiamava.

“Siamo qui papi” disse senza smettere di giocare.

“Allora cosa è succe … Jens stai bene?” chiese preoccupato il moro vedendo l’aspetto del biondo, pallido con le occhiaie molto più pronunciate.

“Niente , solo uno disguido con un il corso di yoga ” rispose jensen ma poi iniziò a tossire.

Jared lo osservò preoccupato avvicinarsi e sdraiarsi sul divano. Il compagno si spostò aiutandolo a stendersi poi, con delicatezza, gli posò una mano sulla fronte.

“Sei caldo“ affermò sentendo la pelle calda, molto calda .

“Sto bene” provò dire il maggiore, ma un dolore sordo e improvviso alla pancia lo fece piegare dal dolore portandosi le mani sullo stomaco non riuscendo a trattenere un gemito.

Il compagno preoccupato, gli accarezzò la spalla mentre il bambino, con un’espressione quasi spaventata si avvicinò gattonando, si aggrappò ai pantaloni di Jared per mettersi in piedi poi, con gli occhietti pieni di lacrime allungò la manina e accarezzò il viso di Jensen.

I due per poco non scoppiarono a piangere vedendo come il figlio aveva imitato un gesto che, in quegli ultimi giorni aveva visto fare tante volte a Jensen mentre si prendeva cura del suo daddy.

“Papi” esclamò fissando il biondo poi, voltandosi verso Jared sussurrò “bua” 

Jared sorrise commosso dandogli un bacio sulla testolina.
“Si papi ha la bua” esclamò.

“Bua! Bua!!” ripeté il piccolo questa volta con più impeto come dire “ Daddy, papi è malato fai qualcosa” 

Jared diede un bacio anche sulla fronte di Jensen poi lo coprì con una coperta che fino al giorno prima aveva usato lui. 
“Non preoccuparti amore” sussurrò passandogli una mano tra i capelli sudati. 

“Io e Logan ci prendere cura di te!” Affermò osservando gli occhi del maggiore che si chiudevano lasciando finalmente che la stanchezza vincesse la sua battaglia. Riportò lo sguardo sul figlio che, preoccupato con un gesto tenero tirava il morbido piumino cercando, a modo suo, di sistemarla in modo che il suo papi fosse ben coperto, infine prese la sue fedele copertina bianca con l’orsetto che non lasciava mai e la sistemò vicino al viso del maggiore.

Era arrivato il momento di ricambiare le attenzioni di Jensen e dimostrargli che se lui si era preso cura di loro senza mai lamentarsi anche lui lo avrebbe fatto.
 
 
Angolo autrice
Grazie a Teamfreewill per aver betato la storia
Mi piacerebbe dedicare questa stori al mio gruppo, in particolare a Cin con il suo Sammy e Vero che in quanto malori invernali ne sanno qualcosa
Ciao ragazze vi voglio bene! <3

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