Bad Liar

di Mahlerlucia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bad Liar ***
Capitolo 2: *** Trouble ***
Capitolo 3: *** Someone you loved ***
Capitolo 4: *** It takes a fool to remain sane ***
Capitolo 5: *** My little brother ***
Capitolo 6: *** I'm your sacrifice ***



Capitolo 1
*** Bad Liar ***



Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi principali: Natsuya Kirishima, Nao Serizawa (Ikuya Kirishima)
Pairing: NatsuNao
Tipo di coppia: Shonen-ai


 


 

Bad Liar

 

 

Oh, hush, my dear, it's been a difficult year
And terrors don’t prey on innocent victims
Trust me, darlin', trust me darlin'
It’s been a loveless year
I'm a man of three fears
Integrity, faith and crocodile tears
Trust me, darlin', trust me, darlin'... 

 

 

Ci sono attimi in cui non puoi far altro che affidarti alle tue sole forze. Ma non è mai stato così semplice.
Fino ad ora, hai sempre e solo cercato di darti un tono, un ruolo o una parvenza di personalità. Volevi apparire come il senpai capace di dare ordini a dei ragazzini più piccoli e spaesati. Nient'altro che matricole da poter amalgamare per bene al resto della matassa che componeva la scuola media di Iwatobi.
Eri venuto a sapere che c'era stato anche chi aveva sofferto, chi aveva versato lacrime amare a causa delle tue maniere brusche e mal celate dietro alla tua posizione di caposquadra. Nonostante ciò, tu avevi continuato a pensare di aver semplicemente riferito loro la verità, o la tua dolorosa versione dei fatti. Non c'era poi molta differenza tra le due cose all'interno dei tuoi ingarbugliati pensieri preadolescenziali.

Ma no, non l'avevi avuta vinta. Non con tutti, almeno.
Non contro colui che ti stava dando filo da torcere da troppo tempo oramai. Con l'aggravante di aver sempre avuto tutta la ragione del mondo dalla sua parte.
Lo hai abbandonato, lo hai lasciato solo al suo destino non appena avevi varcato l'ingresso della scuola media. Una volta scoperto quel nuovo e fantastico universo – che aveva accorciato le tue distanze con l'età adulta – , ti eri voltato e avevi deciso di lasciarti tutto alle spalle, compreso tuo fratello.
Il tuo 'Kid brother', come amava essere soprannominato.
Quel frugoletto dai capelli verde acqua che aveva sempre visto i tuoi occhi d'ambra come una guida, una stella cometa discesa appositamente dal cielo; un candido esempio da seguire in tutto e per tutto.
Un bambino le cui speranze erano state infrante nel giro di poche settimane e che non aveva potuto far nulla per cercare di rimettere insieme i pochi cocci rimasti ancora a portata di mano.

Finalmente trovi la forza di alzarti da quella scomoda e vecchia panchina in legno e ti degni di dirigerti verso casa. Sarà un'altra serata da dimenticare, ma non la puoi evitare. Ripassi mentalmente il solito copione che ti spetterà recitare dinnanzi a tua madre. È un periodo strano per tutti, ma il cuore di una donna ancora così giovane e piena di buoni propositi per le sue due splendide creature non potrà reggere oltre un certo limite. Aveva già usato troppo spesso termini come ubriaco o alcolismo in tua presenza, specie quando ti ritrovavi a rincasare dopo una serata passata a ciondolare da un locale all'altro; e senza nemmeno capire fino in fondo cosa ti spingesse realmente ad un comportamento del genere.

Volteggi su te stesso, sorridendo come un ebete e ripensando all'ultima conversazione avuta con Nao.
Rimembri i suoi occhi, di un verde brillante ed avvolgente, mentre ti scrutavano alla ricerca di quel malessere che non saresti mai stato in grado di spiegargli con delle semplici e volgari parole.
Va sempre tutto bene nel tuo universo. Cosa dovrebbe esserci di sbagliato? Cosa ci sarebbe da scovare dietro ad un po' di malinconia il cui scopo è quello di introdurti alla vita adulta?
L'esame di Anatomia. Sta studiando come un forsennato per preparare quel mattone che riesce a procurarti una fastidiosissima orticaria al solo pensiero.
Come diavolo gli era venuto in mente di iscriversi a Medicina? Cosa gli era passato per la testa quando, più di due anni prima, aveva deciso di condividere con te quella sua stramba decisione?
Non mi avevi fatto una promessa, caro Serizawa? Non eri tu quello che sosteneva l'importanza della parola data sempre e comunque? E ora... che fai? Mi pugnali alle spalle?! Hai deciso di prendere la tua strada lasciandomi in disparte, come feci io con mio fratello? Mi spieghi perché sei arrivato a tanto?
Tu non sei uno 'sfigato errante' come il sottoscritto!

Cerchi di mantenere l'equilibrio camminando sul ciglio del marciapiede. Un passo dietro l'altro, con la traballante collaborazione delle braccia divaricate. Inutili, come quelle risatine che non riesci proprio a trattenere, lasciando di stucco i pochi passanti che ti ritrovi accanto.
Perdi la flebile concentrazione ed inciampi. Barcolli come un bambino che teme il primo contatto con l'acqua gelida della piscina. Oscilli, fino quasi a cadere con il sedere a terra, ma riesci ad aggrapparti in maniera ridicola ad un fortuito guardrail.
Sembri un povero pazzo, tanto che quella ragazza col caschetto – nero come la pece – si è ancorata d'impeto al braccio di quello che dovrebbe essere il suo ragazzo e ha emesso un ridicolo verso di sorpresa mista a timore.
Nah, bella! Non ti sfioro nemmeno per sbaglio. Ho altri gusti, io!

 

***

 

So look me in the eyes, tell me what you see
Perfect paradise, tearin' at the seams
I wish I could escape, I don't wanna fake it
Wish I could erase it, make your heart believe... 

 

 

No, non lo tollereresti di nuovo. Non con quello tsunami di ricordi ed emozioni che ti sta facendo scoppiare le meningi, assieme a quegli inutili fiumi di alcol che stanno allegramente circolando nel tuo sangue. Le grida di tua madre sono l'ultimo suono di origine umana che potresti sopportare in una babilonia di tale portata.
Non sai come sia potuto succedere, ma ti ritrovi sdraiato, a stretto contatto con l'erba umida di un una rigida serata d'inizio primavera. Le tue ossa stanno percependo tutta l'umidità presente nell'aria, portandoti a tremare dal freddo. Ma la cosa sembra quasi non toccarti... Sono di sicuro sensazioni provate da un corpo a te estraneo... o forse solo il beffardo effetto dei troppi litri di birra ingurgitati.
Che cazzo sarà mai un po' di brezza sulla pelle?
Nulla in confronto alla disgrazia di finire sotto i ferri con il rischio di poter perdere definitivamente la vista.
Una bazzecola, se paragonata alla paura di non tornare più a galla dopo essere stato colto da un attacco di panico durante un allenamento in piscina.
Una giusta punizione, se piazzata davanti al ricordo di un paio di occhi rosso rubino che piangevano per la freddezza con la quale erano stati ammoniti.
Un conforto, se equiparato a quegli occhi di un azzurro vitreo che ti hanno più volte squadrato come se avessero voluto etichettarti come l'ultimo degli idioti, nonostante la maggiore età dimostrata sulla carta.
Cazzo!

Socchiudi gli occhi riaprendoli poco dopo. Qualcosa di viscido ti sta inondando il viso. Uno Shiba alla ricerca della sua pallina da riporto. Almeno lui non si fa alcun problema a venire ad accertarsi delle tue – pessime – condizioni. Ma la voce della sua padrona lo sta già richiamando in lontananza.
Nemmeno gli animali domestici riesci a trattenere.
Tenti di rimetterti seduto, mentre il mondo ti gira intorno. La luce del lampione al centro del piccolo parco pubblico pulsa sulla tua fronte. Ha le sembianze di una lama pronta a spaccare la tua scatola cranica in più parti. Ma non sarà così, non per quella sera di puro abbandono e appagante follia.

Il tuo telefono emette un suono: la batteria sta per abbandonarti. Apri la tua casella di posta elettronica e l'unico nuovo messaggio che trovi è un inutile sollecito pervenuto per un pagamento non effettuato. Una retta universitaria? Una rata di una sciocchezza qualsiasi acquistata on-line? Non ricordi e poco t'importa. Giorni fa ti eri persino dimenticato di chiudere la portiera dell'auto. Zucca vuota tra le nuvole.
Apri WhatsApp per mandare un messaggio a Nao. Cerchi di fare affidamento sul parterre delle emoji dell'applicazione per cercare quella che possa rappresentare al meglio il tuo stato d'animo.
Le mani congiunte.
Serizawa, scusami se sono un emerito coglione.

Invii quella piccola immagine senza aggiungere altro. Non hai la forza di scrivere nulla di più concreto.
Cosa potevi dirgli ancora? Sai bene che l'altro giorno voleva solamente darti un consiglio. Non era il caso di liquidarlo in quella maniera spiccia, con un gesto della mano, pregandolo oltretutto di farsi gli affari suoi. Certo, ti eri appigliato alle scusanti dell'ironia e della confidenza, ma era stato solo un assurdo tentativo di uscire dalla realtà dei fatti. Quella che t'infastidiva maggiormente.
Attendi la sua risposta, ma il tuo smartphone ti ricorda per l'ennesima volta che sta per lasciarti da solo in quel prato. Anche lui. Bastardo, infame.

Ciao Natsuya. Dove ti trovi?

Non lo so, da qualche parte, seduto in un'aiuola. Non riesco ad alzarmi.

Sei ferito?

No, sono solo ubriaco marcio... credo.

 

Trovi alquanto inutile ed imbarazzante restare così, in attesa di una sua risposta. Preferisci non venire a sapere del grado di delusione a cui lo avrai sicuramente portato con quelle tue ultime parole piene di dolore. Parole che non volevano essere altro che un richiamo a te, un grido silenzioso in direzione di quel cielo stellato di cui ti accorgi solo in quel momento, in un sprazzo di lucidità. La luna sembra ti stia osservando, sorridente e sorniona.
Il pensiero ritorna alla tua infanzia, a quelle splendide serate estive durante le quali tu ed Ikuya salivate sul tetto della piccola palazzina in cui vivevate ad Iwatobi. Portavate con voi un paio di teli mare sui quali potevate comodamente sdraiarvi, in attesa che vostro padre rincasasse da lavoro. Un vecchio walkman acceso con un solo paio di auricolari diviso in due. I vostri indici puntati verso l'alto, intenti a contare tutti quei meravigliosi puntini luminosi. Chi ne trovava di più diventava il Kirishima più bravo in matematica; o in astronomia, tanto non vi cambiava nulla a quella tenera età.
E la matematica mi ha sempre fatto schifo, nei secoli dei secoli.

 

Aniki! Guarda quella stella laggiù! È la più luminosa di tutte!”

“Ikuya, quello è il pianeta Venere.”

“Appunto, Venere è un pianeta. Quella, invece, è una stella!”

“Quando inizierai la scuola media capirai meglio certe cose!”

“Non fare il genio con me solo perché vai già alle medie!”

“Ti sto dicendo solo la verità.”

“Ah sì?! Quella che ti ha raccontato quel tuo amico secchione con i capelli lunghi?”

“Anche tu hai i capelli lunghi.”

“Non come i suoi. E soprattutto, non sono grigi come i suoi.”

 


Sorridi come un idiota ripensando a quei discorsi ingenui, ma che già preannunciavano una triste realtà: l'intolleranza del piccolo Ikuya nei confronti del tuo allontanamento spontaneo a favore di quella nuova ricerca di amicizie e di autonomia.
Un affronto di tale portata non poteva certo essere mandato giù con tanta facilità. Specie da una personalità imponente e contorta come quella del minore dei fratelli Kirishima.
In fondo sai bene che lui ti ha sempre visto come l'esempio più lampante da seguire, come quel fratellone alto e forte che gli aveva fatto scoprire l'amore per uno sport tanto bello come il nuoto; che lo aveva sostenuto e confortato tutte le volte in cui si era trovato in difficoltà, elargendogli enormi sorrisi d'incoraggiamento ed innumerevoli parole cariche di sincera premura.
Cos'è successo in seguito? Cosa lo ha reso ancora più introverso ed irascibile all'inizio della frequentazione delle scuole medie? Nemmeno l'intercessione dei suoi amici era riuscita a farlo riavvicinare a te. Né la dolcezza di Tachibana, né tanto meno l'esuberanza cacofonica di Shiina.

 

***


I can't breathe, I can't be
I can't be what you want me to be
Believe me, this one time
Believe me... 


 

Le strade sembrano essersi finalmente liberate del loro quotidiano ingombro umano. A quell'ora si poteva osservare solamente qualche anima in pena con gli occhi stralunati dall'alcol, esattamente come i tuoi. Ti senti meno solo udendo un senzatetto canticchiare poggiato alla saracinesca abbassata di un negozio di alimentari. Inneggia alla vita, nonostante la sua non gli abbia apparentemente regalato nulla di buono.
Lo guardi e pensi che forse potresti almeno tentare di imitarlo. Sorridi prendendoti gioco di chi pensa che i vent'anni trapassino l'esistenza di ogni essere umano portando solo gioia e spensieratezza. Sogghigni riflettendo su quanto tutto quello che stai vivendo ora potrà forgiare la tua esperienza in futuro, quando qualcuno – forse – avrà ancora il coraggio di prenderti ad esempio.
Ti basterebbe anche solo una possibilità di vederlo tornare a fidarsi del tuo istinto e di tutto quello che gli avevi insegnato in un lontano passato dal sapore più idilliaco.
Ikuya, dove sei?

Una ciocca di capelli ti ricade sull'occhio sinistro. La soffi via con il tuo alito che sa di luppolo.
Decidi di sfidare un'altra volta il tuo fragilissimo equilibrio psicofisico, ma ricadi all'istante sulle ginocchia. Ti maledici per esserti ridotto ad una larva completamente incapace di compiere anche il più semplice movimento in autonomia.
Sei talmente incazzato con te stesso e con la tua ingenua fragilità da finire col prendertela con quell'innocente triangolo di terriccio. Batti inutilmente i pugni al suolo come un bambino intento a fare i suoi peggiori capricci.

Avverti un inaspettato rumore di passi. Per un attimo pensi che si tratti solamente della tua stupida immaginazione impegnata ad ultimare la sua raccolta di allucinazioni etiliche.
Ma in pochi istanti ti rendi conto della reale presenza di qualcuno alle tue spalle. Questa persona dev'essere proprio un'anima pura per avere il desiderio e la pazienza di venire incontro a quello che rimane della tua dignità. Nell'unica altra occasione in cui ti eri ritrovato in una situazione tanto 'fortunata', Rin Matsuoka non aveva di certo fatto i salti di gioia all'idea di doverti trascinare per alcune delle più trafficate strade di Sydney.
Ti copri il viso con entrambe le mani, rimembrando ancora una volta la pessima figura che avevi fatto con quel ragazzo incontrato in territorio straniero.
Che brutta persona che sei Natsuya, te l'ho sempre detto...

“Vieni da me. Evitiamo di far prendere un colpo alla tua famiglia.”

“Alla mia famiglia non importa un cazzo di me. E tu chi diavolo... Eh?!”

Quel sorriso. Quel viso. Quegli iridi di un verde che non hai più ritrovato negli occhi di nessun altro, nemmeno a pagarlo. Quella mano tesa verso quel relitto umano in cui ti eri trasformato. Quella fiducia che in qualche modo resisteva, nonostante tutto, nonostante la tua palese viltà.
Sgrani gli occhi dinnanzi a quell'immensa disponibilità con gli occhiali. Non puoi afferrare quella mano così candida, così calda, così gentile. Temi di sporcarla, di contaminarla, di ferirla. Come hai già fatto altre volte.
Ma lui non aveva fatto altrettanto con te? Non ti aveva fatto una promessa che non stava mantenendo, forse?
Stronzate. Non mi deve nulla. Niente di niente.

“... Non saresti dovuto venire fino a qui.”

“Per quale motivo?”

Inarchi un sopracciglio mentre una forte fitta alla tempia decide di fare la sua macabra ed indesiderata comparsa. Ti accasci su te stesso aspettando che si decida a darti tregua il prima possibile.
Nao resta lì, dinnanzi a te. Muove solamente il braccio per poterti carezzare quella tua massa di capelli chiari ed arruffati. Un brivido percorre la tua schiena indolenzita come conseguenza di quel tocco delicato, amorevole, senza pretese. Si lascia cadere a sua volta sulle ginocchia e ti stringe le braccia intorno al collo. Permette alla tua fronte di adagiarsi sulla sua spalla, esattamente come una nave intenta ad attraccare nel porto più sicuro.
Il suo profumo è il rifugio migliore nel quale puoi rintanarti. Un facile appiglio grazie al quale puoi liberarti dalla puzza nauseante dell'alcol, dalla pesantezza dei tuoi movimenti, dall'incapacità di articolare un pensiero di senso compiuto senza scadere nella malinconia più becera e scontata. Il buco nero che cerchi disperatamente di schivare da anni, forse troppi. Il tunnel in fondo al quale continui a non vedere la luce, se non quando sei con lui, tra le sue braccia. Gli unici sostegni che ti possono tutelare da quella punizione che ti eri inflitto anni addietro e senza nemmeno volerlo.
Restate così, nel silenzio di quella notte che vi osserva dall'altro. Alla luce di quei puntini luminosi che decorano quella coperta scura che sovrasta le vostre teste impegnate. La tua non risulta proprio reperibile al mondo e neanche t'interessa che lo sia. Ti basta sapere che su questo strambo pianeta esista ancora qualcuno in grado di tollerare i tuoi sbalzi d'umore e le tue inutili bugie. Qualcuno che si è persino premurato di venirti a cercare nel bel mezzo dell'indifferenza cittadina.

“Ho capito subito che c'era qualcosa che non andava.”

La sua voce è accogliente, rassicurante, materna. Ti rivolge la parola mentre continua ad accarezzarti i capelli spettinati, come loro solito. Sollevi leggermente le palpebre sperando che quelle coccole possano durare in eterno.
Dopo la nascita di Ikuya, i tuoi genitori si sono dedicati quasi esclusivamente a lui e alle sua cagionevole salute. Nulla di preoccupante, ma di sicuro l'influenza aveva sempre puntato con maggiore facilità al suo corpicino minuto piuttosto che al tuo fisico imponente. Le piaceva vincere facile.
O forse stavo sul cazzo anche a 'lei'...

“Già, sei tu quello che capisce sempre tutto e... al volo.”

“Non sempre. Ma tu sei come un libro aperto per me.”

Il suono di quelle parole entra nella tua mente come uno dei più piacevoli stimoli ambientali a te dedicati. Le tue guance assumono una tonalità scarlatta mentre l'istinto ti porta a sollevare di scatto la testa ancora pulsante. Divarichi gli occhi perdendoti nelle sue iridi color delle stelle.
La sua espressione ti trafigge l'anima come un'improvvisa panacea che andavi disperatamente cercando da mesi, da anni. Tutti i tuoi dubbi, le tue paranoie, ogni tua fottuta paura... qualunque sensazione od emozione dal retrogusto negativo sembra finalmente acquietarsi dinnanzi alla benevolenza dipinta su quegli occhi.
Nao appoggia la sua fronte alla tua, mentre inizia a sfiorare la tua mandibola con le sue dita sottili e bramose.
Maledizione, mi sono pure dimenticato di radermi, come al solito!

I vostri nasi si scontrano e questo lo fa sorridere debolmente. Serizawa non ha ben presente che con quella flebile risata ti sta restituendo almeno un paio di anni di vita passata a maledirti e a considerarti inferiore a tutto il genere umano. Non ha la più pallida idea dell'improvvisa accelerazione del tuo battito cardiaco e dello strano calore che stai iniziando ad avvertire nel bassoventre. Certo, anche l'effetto dell'alcol ci sta mettendo la sua buona dose d'intolleranza nei confronti dell'autocontrollo fisico ed emotivo.

“Basta che non sia un libro di Trigonometria...”

Sorride di nuovo, questa volta con maggior impeto. Probabilmente si sarà soffermato a pensare a tutte le volte in cui ti aveva chiesto di aiutarlo con gli esercizi di matematica, soprattutto con quelle complicatissime formule di geometria che per te non erano altro che lettere e numeri uniti da qualche segno messo lì a caso. Non lo hai mai ringraziato abbastanza per averti permesso di superare alcuni decisivi compiti in classe ad un passo dall'esame di ammissione per la scuola superiore. Quando ti occorreva qualche ripetizione extra, non si era mai tirato indietro. Mai.

“Se non ricordo male... era la tua materia 'preferita'.”

“Non mi prendere per il culo!”

Le vostre labbra s'incastrano perfettamente le une alle altre; chiudi gli occhi appena in tempo per poter ammirare tutto lo stupore diramato dalla sua espressione estasiata. Ma non dura poi molto, dato che avverti nell'immediato l'intensa risposta pervenuta a quell'approccio intimo. Un contatto che tra due amici appartenenti allo stesso genere non dovrebbe esserci, ma che in realtà era sempre esistito, fin dalla più tenera età.
Il sentimento che vi lega è sempre stato molto più profondo di quanto abbiate mai entrambi potuto immaginare. Ma fino a quel momento avevate deciso di desistere, dandovi altre priorità.
Ikuya, l'incidente capitato ai suoi occhi, il nuoto, lo studio, i viaggi, la paura. Soprattutto la paura. La paura di non essere mai abbastanza per lui, di non essere in grado di sostenere un legame così profondo, così sincero, così impegnativo.
Il terrore di dover dipendere da una bugia per il resto dei tuoi giorni.
L'angoscia di dover scoprire chi sei realmente.

Senti le sue mani premere lievemente contro le tue spalle. Ti sta respingendo con la delicatezza che lo contraddistingue. Non lo farebbe mai di proposito, non arriverebbe mai a gettare altra benzina sul fuoco.
Non avevi mai visto Nao Serizawa con le guance in fiamme, con il respiro affannato, con le labbra umide di piacere. Ma soprattutto, con la mente confusa. La tua guida intellettuale e spirituale sta finalmente mettendo in mostra i suoi punti deboli, caldamente accompagnati dalla purezza della sua anima.
Appena arrivo a casa mi segno questa data sul calendario! Giuro!

“Forse... forse non è il caso di continuare qui questo discorso...”

“Per una volta... concordo. Ce la fai a trasportare questo stupido sbronzo fino alla tua umile dimora?”

Nao afferra di nuovo il tuo viso e ti bacia sulla fronte, tra i crini castani della tua folta frangia. Si alza adagiandosi ancora una volta alle tue spalle, come a volerti dimostrare che – nonostante tutto – anche lui necessita del tuo appoggio per potersi costantemente risollevare.

“Ci possiamo provare.”

Ti porge nuovamente la sua mano, grazie alla quale riesci a riacquistare un minimo di stabilità sulla terraferma. Ti strattona lievemente per un braccio e si avvicina a te, permettendoti di sostenerti a lui.
Quei goffi movimenti fanno spostare di qualche centimetro i suoi occhiali; non resisti all'impulso di risistemarglieli con l'ausilio di due dita. Si volta per ringraziarti, ma in cuor tuo sei abbastanza certo del fatto che si stia mentalmente maledicendo per essere tanto più basso di te.
Non è come quella volta a Sydney con Matsuoka. La presa del fulvo era sicuramente più salda, ma emotivamente meno affidabile. Non c'è paragone tra una smorfia di rassegnazione mista a pietà e un'espressione armonica e carica di comprensione e buoni propositi.
Nessuno ti conosceva come Nao Serizawa, nemmeno Ikuya.
E questo ti duole ammetterlo, purtroppo.

A piccoli passi vi incamminate lungo quei pochi isolati che vi separano dal suo piccolo appartamento.
Una volta arrivati di fronte al cancello, decidi di alzare un'ultima volta lo sguardo verso il cielo stellato. La tua testa sta cominciando a girare in maniera intollerabile, ma fai di tutto per non lasciarti abbattere da quella generale fievolezza fisica.

“Nao, guarda. Laggiù, la stella più luminosa!”

“Natsuya, quella non è una stella, è il pianeta Venere. Te lo dissi già tanti anni fa.”

“Ha ragione Ikuya: sei proprio un secchione!”

 

 

I'm a bad liar, bad liar
Now you know, now you know
That I'm a bad liar, bad liar
Now you know, you're free to go... 











 


 

Angolo dell'autrice

 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia piccola one-shot! :)


Presa dall'umore del momento, ho deciso di scrivere qualcosa che si distaccasse da tutte le varie long e raccolte che ho attualmente in corso. Sentivo davvero la necessità di buttare giù qualcosa di nuovo, di puramente introspettivo e che rispecchiasse il più possibile il mio umore decisamente 'ballerino'.
Dato che a causa dei vari impegni della real life non ho avuto il tempo materiale per mettermi a scrivere qualcosa di 'nuovo' ed originale, ho deciso di farmi ispirare da una semplice canzone ascoltata per caso ('Bad Liar' degli Imagine Dragons) e da un personaggio – di un fandom che amo – sul quale stavo fantasticando di scrivere da un bel po' di tempo: Natsuya Kirishima.
Ho ripercorso la sua storia, tornata fortunatamente alla luce nella terza stagione di Free. Mi sono concentrata sulla sua “devozione” per il saggio Nao Serizawa (chiamiamola così visto che il rating è giallo), e sulla sofferenza che prova per l'allontanamento indesiderato dall'amato 'Kid brother' Ikuya.
Natsuya vuole talmente bene al suo otouto ribelle da non avere nemmeno la forza di dirgli che alla sua età (vent'anni suonati) non può annullarsi per stare sempre e solo al suo fianco. Di conseguenza, preferisce soffrire in silenzio, tra i banconi dei 'peggiori' locali della città e le braccia pazienti del suo “amico” fidato.
Ci sono anche dei brevi cenni ad Haru, Makoto, Asahi e Rin riferiti ad episodi canon avvenuti tra il movie Starting days e l'ultima stagione.

Spero che questo piccolo 'impulso irrefrenabile' alla scrittura mi abbia portato a produrre qualcosa di quantomeno decente e che possa risultare di vostro gradimento.
Grazie ancora a tutti coloro che passeranno di qua. ^^

A presto,

Mahlerlucia

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Capitolo 2
*** Trouble ***


Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi principali: Natsuya Kirishima, Nao Serizawa (Ikuya Kirishima)
Pairing: NatsuNao
Tipo di coppia: Shonen-ai


 


 

Trouble

 

 

Oh no, I see
A spiderweb is tangled up with me
And I lost my head
The thought of all the stupid things I'd said

Oh no, what's this?
A spiderweb, and I'm caught in the middle
So I turn to run
The thought of all the stupid things I'd done... 

 

Non hai idea di come abbiate fatto a varcare la porta del tuo appartamento senza ruzzolare entrambi a terra. Il peso del suo fisico statuario grava sulle tue fragili spalle come un macigno. Un fardello di cui devi prenderti cura ad ogni costo. Glielo devi.
Il commento sull'idea che suo fratello ha sempre avuto di te, è stata l'ultima affermazione di senso compiuto che la sua mente offuscata è riuscita a mettere in piedi. Ora Natsuya Kirishima è precipitato in un insolito stato di dormiveglia che gli consente, al massimo, di biascicare qualche sillaba sconclusionata e priva di metrica.
Lo aiuti a togliersi la giacca e lo fai sdraiare sul materasso, assicurandoti che non assuma posizioni scomode o innaturali. Apri l'armadio per recuperare un piccolo plaid con il quale poter coprire il suo corpo infreddolito.
I postumi della sua sbronza stanno cominciando a dare i primi segni di vita di fronte alla premura dei tuoi occhi.
Sospiri, non riuscendo a fermare quella mano che desidera carezzare il suo viso gonfio ed arrossato, la sua pelle calda, il suo respiro irregolare e pesante. La sua sofferenza è reale, fisica, palpabile. Un demonio che non gli sta dando tregua.
Lasci che le tue dita scivolino fameliche tra le folte ciocche di capelli ribelli che inondano la sua fronte bollente. Le sue palpebre si sollevano leggermente, mentre le sue iridi color del fuoco cercano il tuo viso.
Senti la sua mano afferrare la tua, come se si trattasse del suo unico appiglio.

“Nao...”

Ti maledici per averlo svegliato, per aver interrotto quell'attimo di quiete che la sua testa in subbuglio gli aveva potuto faticosamente concedere. Gli sorridi, cercando in qualche modo di scusarti.
Avverti le sue dita stringere con ancor più veemenza il tuo esile polso e i suoi occhi farsi repentinamente enormi.
Tenta goffamente di alzarsi, ma una fitta alla testa lo blocca costringendolo a rimanere seduto sul ciglio del letto. Non si è nemmeno accorto, nella foga dei suoi gesti, di aver buttato la coperta sul pavimento.
Viene sorpreso da quello che sembra essere un singulto improvviso; tenta di controllarlo tappandosi la bocca con entrambe le mani. Ma sembra essere tutto inutile. Si alza di scatto e non può far altro che correre in bagno.

Lo raggiungi in un lampo, trovandolo piegato sulla tavola del water mentre tenta di reggersi a fatica sulle braccia tremanti. Il suo viso è ridotto ad una maschera di smorfie di sofferenza miste ad imbarazzo. Il suo ventre si contrae più volte a causa dei conati di vomito che quasi non lo lasciano respirare a dovere.
Con il cuore spezzato dinnanzi a tanta pena fisica ed emotiva, non puoi fare a meno di avvicinarti e stringerlo forte da dietro. Allunghi un braccio sino alla sua fronte per aiutarlo a mantenere un minimo di equilibrio, almeno fino a quando il suo stomaco non si deciderà a darsi una calmata.
Il suo corpo è madido di sudore, il suo battito cardiaco sembra impazzito talmente risulta accelerato. Avverti un nuovo spasmo gastrico, un attimo prima di sentirlo buttar fuori altri residui appartenuti a tutte quelle diavolerie che si era ingurgitato in quell'assurda serata alcolica. L'antidoto contro i dispiaceri della vita che non funziona mai e che porta con sé diversi – e fastidiosissimi – effetti collaterali.
Decidi di allentare la presa del tuo abbraccio sentendolo tossire in maniera convulsa. Lo porti delicatamente alla parete e inizi a massaggiargli il collo e il petto per permettergli di distendere i muscoli e rilassarsi. Ti alzi giusto il tempo necessario per cercare un panno pulito da bagnare con acqua fresca. Glielo sistemi sulla fronte, cercando di arrecare un po' di sollievo alle sue membra annientate dalla malinconia e dalle sue umane conseguenze.

“Mi-mi dipia...”

Sta cercando disperatamente di dirti qualcosa, ma fatica ad articolare i fonemi. La sua bocca è ancora impastata, le sue labbra troppo sconvolte. Ha la febbre e, di conseguenza, la sua testa pulsa a causa dell'imminente innalzamento della temperatura corporea.
Non riesce a tenere gli occhi aperti, ma prova comunque a dirigere lo sguardo in direzione delle tue iridi chiare.

“Non ti preoccupare, Natsuya. Cerca di stare tranquillo e non pensare a nulla. Almeno per stanotte.”

Con la mano libera gli carezzi una guancia e lui si lascia completamente andare a quel tocco rincuorante. Piega appena la testa lasciando calare le palpebre pesanti. Un impercettibile sorriso compare sul suo viso devastato.
Rispondi a quel piccolo segno di pace interiore – finalmente ritrovata! – con un ulteriore sorriso di conforto.

“Ehi, Capitano! Non posso permetterti di passare la notte sulle fredde piastrelle della pavimentazione del bagno. Credi di farcela ad alzarti per raggiungere il letto?”

Il maggiore tra i fratelli Kirishima apre appena gli occhi in due fessure con le quali tenta di instaurare un contatto visivo con te. Le richiude un attimo dopo, lasciandosi scivolare sulla tua spalla. Il panno cade inesorabilmente dalla sua fronte e tu riesci a raccoglierlo prima che possa scivolare a terra. Senti la sua tempia strofinarsi sulla stoffa calda del tuo golfino. Non puoi fare a meno di stringerlo per le spalle ed avvicinare il suo viso al tuo petto, carezzandogli quei crini castani perennemente spettinati.

“Chiama i... i pompieri...”

“Sei un po' caldo, ma non mi sembra di vedere incendi appiccati nei paraggi.”

“Allora chiama il boscaiolo.”

La sua voce arriva ovattata alle tue orecchie poiché il suo viso è nascosto tra il tuo mento e l'incavo del tuo collo. In un primo momento non riesci a cogliere il senso di quella strana affermazione.
Sei curioso di capire a chi – o a che cosa – si stia riferendo e proprio per questo decidi di approfondire. Speri, in cuor tuo, che non si tratti di nulla di diverso rispetto alle sue usuali battute.

“Perché proprio il boscaiolo?”

“Perché... perché così può tagliare via le piante marce. Quelle che impediscono alle loro simili di crescere in salute, sotto la luce del sole.”

Le piante marce. Quelle che impediscono alle loro simili di crescere in salute...
Ora ti è chiaro che sta parlando esplicitamente di sé. Nella sua mente tormentata è arrivato al punto di paragonarsi ad un vegetale malconcio; Ikuya è il suo simile che non può crescere in salute proprio a causa sua.
Realizzi solo in quell'istante quanto il suo stato d'animo versi in una condizione ben peggiore rispetto a quella che avevi immaginato quando lo avevi ritrovato per strada. Non si tratta solamente delle sue solite difficoltà relazionali con il più giovane di casa Kirishima; c'è dell'altro. Qualcosa di molto più profondo e di ben radicato nel tempo.
Natsuya non ha mai avuto piena fiducia in se stesso e nel suo evidente talento. Non è certo il tipo di persona capace di tirarsi indietro di fronte alle occasioni utili per dimostrare le proprie qualità e i frutti di intense settimane di allenamento; ma non ha mai nascosto a nessuno quelle che sono le sue infinite reticenze e il suo invadente senso di umana inferiorità.
Un'anima marcia che impedisce a chi gli sta accanto di splendere con la sua sola presenza.

“Non dire assurdità. Ora tirati su e metti un braccio intorno alla mia spalla. Devi assolutamente riposarti.”

“Sì, mamma.”

Non rispondi a quella sua bonaria provocazione. Anzi, sei persino sollevato dal fatto che non abbia perso quella sua sottile ironia di confidenza, nonostante il delicato momento che si sta ritrovando ad attraversare.
T'impegni da subito a sollevarlo quel tanto che basta per poterlo accompagnare fino in camera. Quegli oltre dieci centimetri di differenza d'altezza e quel suo fisico tonico e definito non ti stanno di certo aiutando nell'ardua impresa, per quanto li avessi sempre apprezzati. Come ogni cosa che gli appartiene, sia dal punto di vista fisico che caratteriale.
Giunti in camera, si lascia andare di peso sul materasso e affonda il viso nel piccolo cuscino di piume d'oca.
Nel frattempo recuperi il plaid e lo sistemi per bene sulla sua schiena. In quel frangente noti i suoi grandi occhi rossi osservare ogni tuo singolo movimento. Il suo sguardo sembra perso, il suo sorriso ti sta implicitamente chiedendo sostegno emotivo mentre s'impegna a nascondere un velo di nostalgia trasparente.
Tutti tentativi vani di fronte alla tua vigile accortezza e alla tua infinita pazienza.

“E tu dove dormirai?”

“Recupero il futon e mi metto qui accanto.”

“Ma ci stiamo qui... anche se...”

“Anche se... ?”

“Niente, lascia perdere...”

Ti avvicini al letto e, ponendo il tuo viso a pochi centimetri dal suo, cominci a tormentargli la punta del naso con il polpastrello del dito. Non esistono altri occhi dai quali desidereresti essere guardato allo stesso modo.

“Parla, Kirishima! Altrimenti non darò pace al tuo naso per tutta la notte!”

La sua espressione fintamente imbronciata riesce nell'intento di farti tornare il buonumore, almeno quanto basta per non cadere in quel baratro d'inquietudine che non avrebbe sicuramente giovato a nessuno di voi due.
Natsuya solleva appena il mento senza alzare la testa dal cuscino. Afferra l'apice del tuo dito tra le sue arcate dentali e inizia a mordicchiare la morbida pelle, accertandosi di non procurarti alcun dolore. Prende poi quella stessa falange tra l'indice e il pollice e se lo porta alle labbra, baciandola in un soffio.

“Ecco, ora senti l'odore del dito. Luppolo di stagione...”

E in quell'attimo non riesci a frenare un buffetto che gli rilasci sulla fronte. Come se l'odore del suo alito potesse risultare un problema per te, che oramai ti sei abituato a tutto ciò che era in grado di proporti un cavallo indomabile come lui.
Ti sollevi per sistemarti meglio sul letto. Ti corichi accanto a lui, restando sul ciglio del materasso e senza sottrargli la coperta. Restate così, occhi dentro occhi, senza parlare. Torni ad accarezzargli i capelli per permettergli di rilassarsi, di serrare le palpebre e di lasciarsi finalmente andare in direzione delle braccia di Morfeo.
Comincia persino a russare, mentre non puoi nascondere a te stesso che l'odore di alcol, confuso con quello dei succhi gastrici che erano risaliti dallo stomaco poc'anzi, si sente eccome.
Ma non sarà di certo questo a farti smettere di guardarlo con la stessa intensità con cui lo hai sempre ammirato. Non sarà sicuramente una sua debolezza comportamentale e psicologica a farti cambiare idea sulla purezza della sua anima e sulla bontà di ogni suo singolo intento. Non sarà la messa in mostra del suo lato caratteriale più fragile e autentico a farti voltare la testa dalla parte opposta.
Quando hai compreso di provare qualcosa che va ben oltre l'amicizia per Natsuya, hai preso la decisione di accettare ogni aspetto della sua personalità, dai pregi ai più straordinari difetti.
Buonanotte, Capitano. Libera la tua mente da ogni dilemma e concediti un po' di quiete almeno fino all'alba che verrà.

 

***

 

“Che ore sono?”

Sollevi d'impeto la testa udendo la sua voce ancora deformata dal sonno. Sei da poco uscito dalla doccia e hai fatto giusto in tempo a rivestirti. Ma devi ancora asciugarti per bene i capelli.
Recuperi gli occhiali lasciati sulla parte superiore del lavabo e sistemi sulle spalle l'asciugamano con il quale ti stavi frizionando la testa umida. Finalmente riesci a vederlo, poggiato allo stipite della porta. Ha l'aria di chi non ha ben chiaro il motivo della sua presenza in quel posto, dato che non risulta essere esattamente casa sua.
Indossa la stessa t-shirt nera e i medesimi jeans della sera prima. È scalzo e ha i capelli completamente arruffati. Nonostante questi insignificanti dettagli, continua a rimanere il ragazzo più bello che tu abbia mai avuto la fortuna d'incontrare. L'unico in grado di risvegliare il tuo sorrido anche di prima mattina.

“Circa le otto e trenta. Adesso libero il bagno così potrai usarlo tranquillamente.”

“Oh, non ti preoccupare. Ne ho già abusato ieri, se la memoria non mi sta facendo ancora scherzi del cavolo.”

Attraverso lo specchio lo osservi mentre abbassa il capo portandosi una mano sugli occhi e mostrando una smorfia di dolore acuto. Certo, i rimasugli della serata alcolica non hanno ancora finito di tormentarlo.
Ti avvicini a lui e poggi, a tua volta, una mano sulla sua fronte: è ancora piuttosto calda. Torni vicino al lavabo per cercare dell'aspirina nell'armadietto dei sanitari. Riempi un bicchiere di plastica con dell'acqua fresca e glielo porgi, assieme alla piccola confezione contenente il medicinale.

“Prendi. Ti servirà per alleviare il mal di testa.”

“Grazie.”

Torni in camera per preparargli della biancheria e dei vestiti puliti. Ma non hai quasi nulla che corrisponda alla sua taglia. Sono momenti come questi che ti portano, inevitabilmente, a soffermarti sulla tua costituzione minuta e sulla tua scarsa prestanza fisica; soprattutto da quando avevi dovuto abbandonare le competizioni di nuoto, anni addietro. E non di certo per tua volontà.
Riesci a trovare solamente una tuta appartenente allo staff sportivo che si occupa della squadra di nuoto dell'Università e un paio di boxer non aderenti. Non è proprio da te, ma non puoi evitare di arrossire pensando che quel pezzo di stoffa verrà indossato da Natsuya. Cerchi inesorabilmente di bloccare i pensieri che stanno già tentando a scavalcare quei confini di pudore che ti sei prefissato da tempo.
Di sicuro, a vent'anni suonati, non c'era nulla di male nell'avere certi pensieri, ma se la questione si fosse palesata, sarebbe divenuta troppo imbarazzante da tenere sotto controllo. E il bacio della sera precedente aveva già fatto i suoi discreti 'danni'.
In fondo, ancora non sono certo dei suoi sentimenti nei miei confronti. Non devo illudermi prima del tempo.

 

***

 

“Natsuya...”

Il capo del maggiore tra i fratelli Kirishima si solleva, sussultando appena. Non è solito essere chiamato con il suo nome dalle persone a cui era più legato. I primi dubbi sulla gravità di quello che sta per udire stanno già facendo il loro ingresso ufficiale nella sua mente perennemente invasa dai pensieri ben più bislacchi.
Lascia gocciolare i capelli bagnati sulle spalle. Le sue scapole s'intravedono appena sotto quella coltre di schiuma dovuta alla quantità esagerata di bagnoschiuma che ha versato nell'acqua calda. La sua piccola oasi di pace e di distacco da quel mondo che ogni giorno non fa altro che deluderlo ed amareggiarlo.
Ti regala uno sguardo carico di perplessità, ma muto. Fermo, in attesa della tue parole.

“L'altro giorno, al Campus dell'Hidaka ho incontrato Haruka, Makoto e Asahi. Ti ricorderai sicuramente di loro.”

“Erano i compagni di staffetta di Ikuya in prima media, o sbaglio?”

“No, non sbagli. Anche loro sono in cerca di notizie su Ikuya.”

Il nome di suo fratello giunge sino ai suoi timpani con la stessa delicatezza di un diretto tirato da un pugile esperto nel corso del suo match decisivo. Ancora non gli è chiaro il motivo per cui tu abbia deciso di tirar fuori quel discorso per lui più che delicato, se non addirittura doloroso.
Il fatto che quei tre ragazzi cerchino, ancora oggi, notizie di Ikuya non ti sorprende affatto, visto il modo in cui erano stati costretti a porre fine al loro progetto di squadra. Asahi dovette trasferirsi in un'altra città a causa del lavoro di suo padre, mentre quel talento sprecato di Nanase non ne aveva voluto sapere di proseguire nel corso del secondo anno. Rimanevano il giovane Kirishima e Tachibana, che di certo non potevano continuare solamente in due.
Fu così che Ikuya decise a sua volta di mollare tutto per proseguire i suoi allenamenti negli Stati Uniti. Lontano da quegli amici dai quali si era sentito tradito, distante migliaia di chilometri da quel fratello maggiore che sembrava non stimare affatto.

 

“Amici? Io non ho amici! Quando entro in vasca sono solo e lo sono sempre stato. Quando sono stato male non c'era nessuno di loro a salvarmi. Non c'eri nemmeno tu, troppo preso dalla tua bella vita!”

 

La sua testa quasi scompare in mezzo alla morbida schiuma al profumo di lavanda. Lo senti sospirare e socchiudere gli occhi in segno di disfatta, di resa, di accondiscendenza nei confronti di una situazione familiare che lo faceva soffrire da matti, ma contro la quale non ha mai potuto fare nulla. Vittima della sua stessa negligenza, colpevole di mancanze che ancora non è stato in grado di realizzare appieno.

“Magari saranno più fortunati di me. Sanno almeno che frequenta l'Università di Shimogami?”

“Sì. Mi hanno detto che ci sono anche stati, ma che i suoi attuali compagni di team hanno impedito loro d'incontrarlo. Qualcuno avrebbe persino messo in palio l'incontro con tuo fratello in una sfida. Pare che Makoto abbia accettato.”

“Parli di Tachibana?! Seriamente?! Potevo capire uno degli altri due. Mi sono sempre sembrati molto più diretti ed impulsivi rispetto a lui.”

“Senti chi parla...”

Natsuya solleva la testa dall'acqua per poggiare il mento sulle mani giunte sul bordo della vasca. I suoi occhi color del fuoco ti fissano per qualche istante, come a volerti chiedere qualcosa di apparentemente impossibile da pronunciare.
Il suo sguardo è talmente prezioso da lasciarti senza fiato. Le mille emozioni racchiuse nel suo cuore stanno tutte lì, incastrate in quell'espressione tesa ed inquieta, nel brillio di quelle iridi costantemente alla ricerca del loro attimo di effimera felicità. Un miraggio sempre più lontano, indistinto, astratto.

“Serizawa-san, stai insinuando che io mi comporto in maniera... diciamo... non troppo razionale?”

Lasci scorrere la tua lingua tra le labbra, come unica valvola di sfogo utile per trovare le parole più adatte per rispondere a quella domanda da doppiogiochista. Non mancano mai dilemmi retorici nel repertorio cognitivo di quella gran volpe di Kirishima.
Che domande, Capitano. Sei davvero certo di avere l'indulgenza per restare qui ad ascoltare l'ovvia risposta?

“Beh, diciamo che la pazienza non è al primo posto tra l'elenco delle qualità che contraddistinguono la tua spiccata personalità.”

“Fanculo!”

“Ecco, appunto.”

I vostri occhi s'incrociano ancora una volta, come un magnete che nulla può dinnanzi al ferro.
Natsuya s'impossessa di una discreta quantità di schiuma e la soffia con forza nella tua direzione. Fai appena in tempo a sollevarti per evitare di bagnarti. Ti penti subito dopo di quello stupido gesto di stizza e lui se ne accorge all'istante.
Scoppiate a ridere insieme, come ai vecchi tempi. Come quei due ragazzini di dodici anni che amavano rincorrersi sulla spiaggia mentre percorrevano il tragitto da scuola a casa, alle ultime luci del tramonto.
Iwatobi era sempre stata la vostra piccola tana sicura e ne sentite entrambi la mancanza. L'aria buona di provincia che manca e mancherà sempre nel caos di una Tokyo che non è capace di guardare in faccia nessuno.

“Nao...”

Torni da lui e t'inginocchi a fianco della vasca. Questa volta non scapperai nemmeno se dovesse saltargli di nuovo in mente di attaccarti con i puerili mezzi che ha a disposizione. Non puoi fuggire da ciò che ti fa stare più bene al mondo, è contro natura.
Poggi la tua mano alla sua e con il pollice accarezzi le sue nocche dure, virili, rassicuranti.

“Dimmi pure.”

“Posso chiederti perché hai scelto di studiare Medicina sportiva?”

“Beh... mi avresti visto meglio alla facoltà di Lettere?”

Kirishima serra le palpebre e sospira, come se stesse tentando di calmare i propri nervi. Non era sicuramente quella la risposta che si aspettava da te. Anche perché non gli hai affatto risposto, tutt'altro. Ti sei limitato a deviare il discorso coprendo quel tuo momento di disagio con una stupida battuta. La coperta dei più vili degli ipocriti.

“Perché no?! In fondo, sei sempre andato bene in tutte le materie. Ma... Medicina sportiva? Non vedo il perché di questa scelta per una persona che tra qualche anno gareggerà ad altissimi livelli. Poi, magari, sono io che non ci arrivo. Sei sempre stato tu quello perspicace.”

Allontani impulsivamente la tua mano dalla sua. Ti alzi in piedi e gli sorridi per cercare di mascherare la disperazione che sta lentamente prendendo piede nel tuo fragile essere.
Con l'ausilio delle dita, Natsuya libera la fronte dai suoi folti capelli e si sciacqua il viso. I suoi occhi inquisitori non ti perdono di vista nemmeno quando sono chiusi o rivolti al soffitto.

“Vado a prenderti un accappatoio pulito. Torno subito.”

 

***

 

“Stai deviando il discorso e non è da te. Cosa c'è che non va?”

Sobbalzi al suono della sua voce possente. Ti volti e lui è lì, alle tue spalle, seduto sullo scrittoio. Non è rimasto ad aspettare, ha preferito seguirti con indosso un semplice asciugamano a coprire il minimo indispensabile. I capelli tirati indietro, l'aria di chi non ha intenzione di mollare la presa fino al momento in cui non scoprirà la verità.
Natsuya, questo è peggio di un attentato da parte tua.

“Non c'è assolutamente niente.”

Bugiardo, ciarlatano, mendace. Ecco quello che sei. Come puoi prenderti gioco del suo interesse puro e sincero nei tuoi confronti? Come puoi negare la tua mera intenzione di evitare a tutti i costi quell'argomento che ti fa stare tanto male?
Lo stai facendo per lui? Non vuoi arrecare ulteriore dolore a quello con il quale si sta già abituando a convivere? Far finta di nulla allevierebbe ogni cosa?

“Meno male.”

Il tono della sua voce è flebile, a malapena udibile. Non sembra per nulla convinto, ma perlomeno ha deciso di darti un'altra possibilità, di concederti ancora qualche tempo prima che tu possa finalmente deciderti a parlare e a rivelargli la verità.
Prima che sia troppo tardi e che la questione diventi realmente irreparabile.
Prima di correre il rischio di perderlo per sempre.

 

 

... Singing out ah, I never meant to cause you trouble
Ah, I never meant to do you wrong
Ah, well if I ever caused you trouble
Oh no I never meant to do you harm... 











 



Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia raccolta di one-shot! :)

E fu così che la one-shot scritta in un momento d'esigenza creativa ed emotiva divenne magicamente una raccolta di 'tante' belle shottine. Si, insomma. Diciamo che al momento ho in mente le idee generali per poter buttar giù almeno le prossime due. ;)
La raccolta sarà interamente dedicata a Natsuya Kirishima e Nao Serizawa (i senpai di 'Starting Days'), con sprazzi di narrazione legati ad Ikuya e ad altri personaggi che ruotano intorno a loro.
Il punto di vista sarà alternato e in questo caso toccherà a Nao. Il tempo della narrazione sarà sempre il presente con la presenza di vari e – più o meno – ampi flashback.

Questa seconda one-shot segue temporalmente la precedente.
In questo caso ho preso ispirazione dalla canzone Trouble dei Coldplay (da cui ho tratto anche il titolo).
Il capitolo si apre con la mera espressione di tutti i postumi della sbronza a cui è andato incontro Natsuya nel corso della serata precedente. L'intervento costante di Nao rende il tutto decisamente hurt/comfort e non può essere altrimenti, visto lo splendido rapporto che è sempre intercorso tra i due. Chiaramente si tratta di un sentimento che va ben oltre l'amicizia ed è ampiamente corrisposto. Ma è naturale che Nao abbia i suoi dubbi al riguardo. ;)
La mattina seguente i due decidono di coccolarsi ancora un po' e si perdono nei loro consueti discorsi: Ikuya, gli ex compagni di squadra di Ikuya, l'Università. Quest'ultimo punto, però, arriverà a toccare questioni che riguardano da vicino lo sfortunato Nao. Insomma, chi conosce il personaggio nella sua versione canon sa a cosa mi riferisco. Peccato solo che Natsuya non ne sia ancora al corrente (Starting Days si conclude con una sorta di patto tra loro nel quale Natsuya afferma che aspetterà Nao per poter nuotare ancora con lui, in puro stile Rin x Sousuke per intenderci).
La storia continua nelle prossime shot!

Grazie ancora a tutti coloro che passeranno di qua. ^^

A presto,

Mahlerlucia

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Capitolo 3
*** Someone you loved ***


Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi principali: Natsuya Kirishima, Nao Serizawa 
Pairing: NatsuNao
Tipo di coppia: Shonen-ai

 


 

Someone you loved

 

 

Now the day bleeds
Into nightfall
And you’re not here
To get me through it all
I let my guard down
And then you pulled the rug
I was getting kinda used to being someone you loved...


 

Ti avrebbe fatto molto più male di quanto tu avresti mai potuto immaginare. Eppure, testardo come un mulo, sei voluto andare fino in fondo alla faccenda per scoprire cosa diamine ti stesse nascondendo Nao.
No, non ti era di certo bastata la sua rapida ed incerta risposta nel corso di quella mattinata post-alcolica, nel suo appartamento. Sai bene che Serizawa non potrebbe mai superare un qualsiasi esame incentrato sull'abilità nel proferire falsità. Non ne sarebbe assolutamente in grado. Fortunatamente la menzogna non rientra nella sua preziosa indole.

Hai dovuto cavartela da solo, senza preoccuparti di fasciarti la testa prima di rompertela. Come tuo solito.
Ti sei rivolto ad alcuni studenti che frequentavano gran parte dei suoi stessi corsi. Volevi scoprire da loro se Nao si fosse mai iscritto al club di nuoto dell'Università.
Gli sguardi increduli che si erano scambiati ancor prima di provare a risponderti ti avevano fatto presagire subito il peggio. E non ti eri sbagliato. Purtroppo.

 

“Serizawa?! Beh, no. Che io sappia non si è mai direttamente interessato né alla squadra di nuoto e tanto meno a qualsiasi altro sport che si possa praticare al campus.”

“Dici sul serio? Nemmeno in veste di allenatore o... che so, di supervisore di qualche talento particolarmente imperdibile? In fondo studia Medicina sportiva con voi! Deve pur far pratica in qualche modo...”

“Nella nostra facoltà, i tirocini veri e propri partono dopo la consegna della tesi finale. Per quest'anno saremo ancora sommersi dai classici esami teorici.”

“Capisco...”

“Aspetta Kirishima. E anche tu Kazuo-kun. Non lo sapevate che Serizawa ha presentato un certificato di esonero da ogni tipo di attività sportiva? Sempre per i suoi problemi fisici legati alla vista.”

Quello che aveva appena proferito parola era un ragazzo che vedevi spesso uscire dal polo dedicato ai corsi di Medicina insieme a Nao. Spesso si erano fermati a studiare insieme e – proprio per questo – ti era capitato di ritrovarti a fare pensieri negativi nei suoi confronti, arrivando persino ad imprecare silenziosamente contro la sua accademica invadenza.
Ma in fin dei conti era un ragazzo trasparente, di sani principi e incapace di mentire dinnanzi ad una questione tanto delicata. Non a caso aveva stretto amicizia con chi si ritrovava ad avere una personalità molto affine alla sua.

“Sarà una cosa provvisoria. Mi ha detto che ultimamente sta facendo dei controlli e magari è solo per questo...”

Avevi cercato in tutti i modi di convincerti che quel certificato – come lo aveva definito quel tizio – non fosse così totalizzante e che poteva essere tranquillamente giustificato dalla situazione momentanea. Non poteva essere successo nulla di grave. L'operazione al nervo ottico andò alla grande ai tempi della Iwatobi.

“Per il momento il certificato è valido. E lo è da diversi mesi. Magari i controlli hanno riportato dei risultati non proprio confortanti. Chissà!”

“Piantala di dire cazzate! Uccello del malaugurio!”

I due futuri medici avevano strabuzzato gli occhi per la sorpresa. Non poteva essere altrimenti, dato che avevi imprecato contro di loro alzando persino la mano stretta a pugno. Non avevi di certo intenzione di colpirli, ma le loro parole ti avevano inevitabilmente portato ad irritarti oltremodo. Non che ci volesse poi molto...
Ti eri morso il labbro inferiore per evitare di peggiorare la situazione, cercando di contenere quel turbine di negatività che stava prendendo piede nel tuo cuore.

“Mi dispiace, Kirishima-kun. Pensavo che lui te ne avesse parlato apertamente, dato che siete molto in confidenza. Se avessimo saputo come stavano davvero le cose ne avremmo prima discusso con lui, per correttezza nei suoi confronti.”

“Correttezza nei suoi confronti?! Correttezza nei suoi confronti, dite?! E lui? Lui è stato corretto nei miei di confronti, eh?! Con tutto quello che ho sempre fatto per lui... Perché? Eh, perché?”

“Se vuoi possiamo...”

Il ragazzo che aveva parlato per primo, anche lui ignaro circa le condizioni di salute del fulcro della vostra discussione, stava tentando in qualche modo di rasserenarti. Aveva poggiato la sua mano consolatoria sulla tua spalla tremante; dal canto tuo, non avevi esitato un solo istante a respingerla con una certa noncuranza.

“Lasciatemi in pace!”

Cercando di trattenere a fatica le lacrime che premevano agli angoli dei tuoi occhi, non avevi potuto far altro che andartene. Scappare via, fuggire. Allontanarti il più possibile da quei due, dalla verità che ti nascondevano da settimane, dalla realtà dei fatti che da troppo tempo lui conosceva e teneva segretamente custodita nella sua anima angosciata. Come a volerti tenere fuori da ogni sua singola sofferenza. Come a tentare di estraniarti dalla parte più beffarda e dolorosa della sua giovane esistenza.
Questa me la paghi Nao, giuro che me la paghi!

 

Le onde s'infrangono sul bagnasciuga mentre continui a perderti tra i tuoi ricordi più recenti. Resti seduto sulla sabbia col mento appoggiato alle ginocchia flesse. Il cappuccio della felpa tirato su, a coprirti metà del viso. Nemmeno ai pochi gabbiani che si muovono liberi nel cielo di quel tramonto primaverile concedi il diritto di poter vedere il tuo viso devastato da calde e copiose lacrime di disinganno. Pura manifestazione fisica della collera che ti porti dietro da giorni, esattamente da quando avevi parlato con quei due sconosciuti che ti avevano finalmente aperto gli occhi.
Essere venuto a sapere in quel modo delle condizioni di salute della persona di cui ti fidavi di più al mondo è stato un duro colpo dal quale non ti sei ancora potuto riprendere.

Sollevi il capo e ti soffermi a fissare il mignolo della tua mano destra. L'immagine di quella pinky promise che vi eravate scambiati anni prima si rifugia senza preavviso in qualche angolo più remoto della tua mente stanca.
Eravate solo due ragazzini che frequentavano l'ultimo anno delle scuole medie quando il destino vi aveva portato a dover affrontare assieme quel delicato intervento chirurgico ai suoi occhi.
L'operazione non era stata di certo una passeggiata, tanto che Nao era stato costretto a passare oltre una settimana nell'oscurità più totale, in una stanza isolata e protetto da bende che gli avevano impedito d'intravedere qualsiasi spiraglio di luce.
Andavi a trovarlo ogni giorno; ogni volta aprivi le tende e la finestra per permettergli perlomeno di avvertire il calore dei raggi del sole e i rumori provenienti da quel mondo reale dal quale il tuo caro amico era stato forzatamente allontanato per poter guarire.
Ricordi, come se fosse ieri, il sorriso che si distendeva sul suo viso placido ogniqualvolta ti permettevi di annunciargli il tuo arrivo. È rimasto ben impresso nella tua mente, proprio come il giorno in cui avevi fatto cadere accidentalmente il vaso di fiori che aveva portato sua madre. La tua irruenza gli era già ben nota all'epoca ed era arrivato a considerarla come un tuo divertente segno di distinzione dalla massa.
La luce che lo aveva avvolto nonostante il buio obbligato.

 

“Per fortuna che il vaso è di plastica!”

“Ah! Ehm... devo comunque sistemare questo casino che ho combinato.”

“Poveri fiori.”

“Mi... mi dispiace!”

“Quindi ho indovinato? Sono tutti a terra?”

“Già... rimedio subito!”

“Allora sappi che ci vedo! Ci vedo bene!”

 

Rimembri ogni singola sensazione provata in quella splendida giornata in cui vi siete stretti l'uno all'altro per celebrare la vostra grande vittoria: l'operazione era perfettamente riuscita! Niente di più vero, nulla di più bello!
Nao si era tolto le bende che proteggevano la zona offesa giusto qualche minuto prima del tuo arrivo; aveva avuto la forza e il coraggio di constatare che l'intervento aveva avuto realmente esito positivo. Il medico gli aveva raccomandato di non toccare nulla fino al mattino seguente, fino al suo prossimo contrordine. Ma il giovanissimo Serizawa non era stato capace di resistere, agendo in completa solitudine.
Non si trattava tanto d'impazienza o d'iperattività. Nao ha sempre avuto quest'attitudine nel voler testare privatamente le sue capacità per evitare di deludere le persone che lo circondano nel momento in cui gliele avrebbero richieste. Non avrebbe mai retto una cocente delusione dinnanzi ad occhi indiscreti: meglio prepararsi sempre a qualunque evenienza, anche la peggiore.

Tiri sul col naso facendo spazio ad un sorriso malinconico sorto tra le tue guance imperlate di lacrime. Quella soave reminiscenza ti ha ridato un po' di refrigerio tra le inquietudini che non hanno saputo concederti distrazioni per l'intera giornata. Ti ha permesso di tornare a respirare dopo l'affanno accorso nel bel mezzo dell'oscurità più totale. La stessa che quel giorno siete stati capaci di scalzare, insieme.

La vibrazione del tuo telefono ti coglie completamente impreparato. Non avverti neanche il desiderio di guardare il display per capire chi stia tentando di mettersi in contatto con te. Speri non si tratti di nuovo di lui, dato che stai evitando le sue chiamate e i suoi messaggi da giorni. Senza dubbio si starà chiedendo cosa sia successo, cos'abbia fatto di sbagliato per meritarsi questo inusuale distacco da parte tua.
Un ultimo, doppio bip: un nuovo messaggio.
Lasci passare ancora qualche minuto prima di estrarre quel terribile e rumoroso arnese capace solamente di ricordarti il tuo ruolo di animale sociale nel mondo.
Una chiamata persa e l'icona di WhatsApp ben in vista. In entrambi i casi si tratta di Nao.
Non avevi dubbi.

Ciao Natsuya. Non vorrei disturbarti, ma mi piacerebbe tanto poter chiarire tutto il prima possibile. Kazuo e Takeshi mi hanno raccontato della conversazione che hanno avuto con te in facoltà. Posso solo dirti che mi dispiace da morire non essere stato chiaro con te sin dal principio. Spero tu possa avere la forza di perdonarmi.
Appena te la senti richiamami o scrivimi.
Nao

 

I soliti messaggi prolissi di Serizawa. Meno male che gli sms risultano essere oramai ampiamente surclassati, altrimenti finirebbe ogni volta il credito nel giro di tre invii.
Al momento, l'unica risposta che ti sovviene a tutte le richieste che ha avuto il fegato di scriverti è un lapidario 'no'. Una negazione che gli urleresti in pieno viso, rilanciandola con una veemenza tale da indurlo a comprendere in un attimo quanto male ti abbia fatto la sua perpetuata negligenza.
Si è persino scusato e... lo avrebbe fatto anche verbalmente, se solo gli avessi concesso una parvenza di possibilità. Ma non ti basta. No, certo che non è sufficiente!
Non sai ancora quando te la sentirai di tornare a considerarlo come una persona affidabile e degna della tua fiducia. La ferita che ti ha inferto con le sue menzogne e con la mancata condivisione del dolore che sta provando, non potrà rimarginarsi in maniera semplice, come lui stesso vorrebbe farti credere.
Ma a che serve continuare così? Ho bisogno di parlare con te, di capire come stanno davvero le cose! Non m'importa un accidenti di quello che mi hanno detto quei due babbei che si spacciano per amici tuoi! Io voglio sapere perché diavolo non puoi partecipare a nessuna attività sportiva. Cosa cazzo è successo? Mi avevi fatto una promessa, Nao. Era la nostra promessa!

 

***

 

Le sette in punto. Eppure sei stato stranamente puntuale, al contrario di qualcun altro.
Guardi l'orario sul display del telefono per l'ennesima volta, in maniera compulsiva. Nessuna notifica, nessun avviso d'imprevisto dell'ultimo minuto. Deve presentarsi ad ogni costo, dato che è stato lui ad insistere per questo benedetto chiarimento.
Sei curioso di capire quali saranno le parole che userà a suo discapito; quali mezzi e quali emozioni estrapolerà dalle sue argomentazioni per poter giustificare una perseveranza di questo genere.
Sei pronto a tutto, protetto da quella corazza rivestita di fragile orgoglio capace di non stupirsi più di fronte a nulla.

“Ehi, Natsuya! Scusami per il ritardo. Purtroppo l'autobus è rimasto in coda a causa di un incidente al raccordo.”

“Un incidente?”

Sbarri gli occhi puntandoli sul suo viso. Noti immediatamente quanto risulti essere più pallido del solito.

“L'autobus su cui viaggiavo non c'entra. Non è stato coinvolto. È rimasto solamente bloccato in coda per l'ingorgo che si è creato in seguito. Non ti preoccupare!”

Non ti preoccupare? Come cazzo fai a chiedermi una cosa del genere, Serizawa? Non mi fido più di te da quando hai deciso di non raccontarmi nemmeno le cose essenziali!

“Meno male! Entriamo?”

“Certo. Scusami ancora per il ritardo.”

Ti sorride mentre tu ti sforzi – in maniera palese – di non contraccambiare quel gesto di cortesia. Apri la porta e lo lasci entrare prima di te, come un uomo farebbe con la sua donna. Non riesci ad evitare di mantenere un occhio di riguardo ai suoi movimenti. Non noti nulla d'insolito nella sua deambulazione o nei suoi riflessi. Gli unici dettagli degni di nota sono gli occhiali che indossa: le lenti ti sembrano particolari, più spesse delle ultime che gli avevi visto portare prima del vostro breve allontanamento.

L'interno del locale è abbastanza affollato, ma l'ambiente rimane comunque tranquillo ed accogliente. Prendete posto ad un tavolino situato in un angolo appartato. Ordini subito una pinta di birra fresca, a discapito del suo spartano tè alla menta.

“Bene, ora siamo qui, finalmente riuniti. Cos'hai da dire a tua discolpa?”

“Quindi questo è un vero e proprio processo comprensivo del suo imputato più ingiustificabile?”

“Certamente!”

“Ho diritto ad un avvocato?”

“Ne hai già sfruttati due. Devo dire uno più simpatico dell'altro, sul serio!”

“Perché non ci credo?”

“Ah, tu che non credi ad una cosa che dico io?! Scusa, chi era l'imputato qua dentro?”

Il suo sguardo si abbassa, sottomesso a quella sorta di auto-punizione che lui stesso sa di essersi ampiamente meritato. Tenta di trovare la maniera più idonea per provare a spiegarti la terribile verità che ti ha omesso per mesi, per non dire interi anni. Un ampio lasso di tempo durante il quale ti sei aggrappato con le unghie e con i denti a quell'unico desiderio che ancora ti trascini dietro – con un certo orgoglio – dai tempi delle scuole medie.
Una promessa tra due adolescenti che si era infranta, senza alcun reale responsabile. E sei perfettamente conscio di questo.

“Natsuya, mi dispiace. Dico su serio. Avrei dovuto parlartene e non l'ho fatto. Non credo che esista un modo per poter quantificare il mio senso di colpa per averti tenuto nascosto una cosa del genere. Io spero solo che tu-”

“Quanto è grave?”

Solleva il viso e ti guarda dritto negli occhi. La tua domanda è profonda, diretta, risolutiva. Non saresti in grado di tollerare questo muro d'incertezza e mere illusioni – partorite solo ed esclusivamente dalla tua mente – per un solo secondo in più. Necessiti solamente di conoscere la verità. E non t'importa di nient'altro.
Lo senti sospirare, rassegnato dinnanzi a quella patetica condanna a cui lo hai portato con la tua eccessiva audacia unita alla tua totale mancanza di tatto e di comprensione umana.

“Non ne sono ancora al corrente. Ho appena terminato di fare tutti gli accertamenti necessari e sono in attesa che mi facciano sapere per i risultati.”

“Ci sono stati dei commenti 'particolari' da parte dei medici?”

“Il mio oculista sostiene che la situazione sia peggiorata nel tempo. Sospetta un principio di distacco della retina dovuto sempre all'incidente che ho avuto ai tempi delle scuole medie.”

Un principio di distacco della retina.
Non ne sai molto di oculistica, tanto meno di fisiologia dell'occhio e delle sue componenti, ma non serve di certo un luminare della Medicina per intuire quanto la questione sia grave. Non si tratta di un problema molto diffuso tra le persone in giovane età, ma nel caso del tuo amico d'infanzia è tutto ben diverso.
Nao aveva subito un trauma agli occhi scivolando e battendo violentemente la testa. Un corpo estraneo era rimasto impigliato nella sua cornea, generando perdita di liquido interno e sanguinamento. Fu sottoposto ad un intervento chirurgico d'urgenza per poter salvare l'occhio ed evitare, così, l'aggravarsi del quadro clinico.
Fortunatamente tutto andò per il meglio; ma da quel momento Nao è stato costretto a portare gli occhiali, usare quotidianamente colliri e a sottoporsi a periodici controlli di vario genere. Ed è probabilmente ad uno di questi ultimi che avrà scoperto che le cose non stanno andando come dovrebbero, che forse quella maledetta operazione alla quale si è dovuto sottoporre anni addietro non è davvero riuscita appieno come tutti credevano. Come tu avevi sperato sin dal suo ingresso in sala operatoria, con le mani disposte in preghiera.

“Sospetta?! Quindi ancora non ne ha la certezza. Nessuno ce l'ha!”

Pronunci queste ultime parole mostrando un sorriso beffardo e teso. Afferri il manico del boccale di birra e lo sbatti ripetutamente sul tavolo, mandando gocce di birra e piccoli batuffoli di schiuma in ogni dove.
La coppia seduta al tavolo a voi più prossimo ha interrotto la propria conversazione. I loro occhi sono puntati su di te, infastiditi da quel rumore continuo e dal tono della tua voce involontariamente incrementato di qualche ottava. Non hanno nemmeno la più pallida idea del motivo per cui tu sia tanto sconvolto e neanche se lo staranno chiedendo. Tutto ciò che vogliono è tornare alla tranquillità di poc'anzi.
Siete inutili, inutili! Come lo sono io ora, come lo sono tutti!

“In questi ultimi giorni mi sono dovuto recare dall'ottico per cambiare le lenti agli occhiali. Queste che porto ora sono molto più spesse perché ero arrivato al punto di vedere le cose in maniera poco nitida, con elementi di disturbo nel campo visivo che in realtà non esistevano. Diciamo che... i sintomi ci sono tutti. Si attende solo la diagnosi definitiva.”

“Definitiva?! Definitiva per un cazzo!”

Il tonfo secco della seggiola in legno che cade bruscamente sul pavimento risveglia ancor più l'attenzione delle persone presenti intorno a voi. Ti alzi d'impeto e sbatti con irruenza le braccia sul piano del tavolo. Mentre la birra comincia a riversarsi sul pavimento, i tuoi occhi di fuoco restano sbarrati ed incatenati ai suoi.
Le iridi del colore più particolare che tu abbia mai visto. Lo sguardo più dolce a cui gli dèi ti abbiano mai fatto avvicinare. Il sorriso più rincuorante che tu avessi mai avuto la fortuna di poter ammirare da vicino. Tutto questo si sta lentamente spegnendo in nome di uno strano ed indesiderato male che si sta annidando nella parte più interna del suo bulbo oculare, esattamente all'interno di quell'ingranaggio meraviglioso che gli ha sempre permesso di osservare e studiare il mondo che lo circonda. La via di comunicazione più semplice e sincera che l'uomo potesse permettersi.
No! Non può essere così! Nao, tu tornerai a vedere anche meglio di me, che non ho mai capito un cazzo di nulla! Nao. Io ho bisogno di te per andare avanti... Non puoi pensare di abbandonarmi così! Non posso permettere che ti succeda questo! No!

“Natsuya, per favore... calmati! Stiamo parlando di un responso medico. Tratteremo anche delle possibili cure a cui dovrò sottopormi per evitare il peggio.”

“Il peggio si eviterà di base! Chiaro?”

“Io lo spero quanto te, credimi. Ora, per favore, siediti e torna a respirare.”

Volti la testa ripetutamente a destra e a sinistra, reo di aver zittito gran parte della gioventù presente in quell'ala del locale da almeno una manciata di minuti. Raccogli la sedia da terra e ti risiedi, giungendo le mani con l'unico scopo di scusarti con quell'ignaro marasma di gente che, in fondo, non ha nessuna colpa per quanto vi sta succedendo.
Chiudi gli occhi e cerchi di tornare in te. Ma non è poi così semplice, non dopo essere venuto al corrente di una cosa tanto grave.

“Quanto dobbiamo aspettare ancora?”

“Domani mattina dovrei chiamare per avere la conferma per l'appuntamento che mi hanno dato nel pomeriggio.”

“Verrò con te!”

“Non è il caso.”

“Certo che è il caso. Esiste un caso più serio di questo, forse?”

“È solo che non vorrei vederti dare di matto di fronte... agli sconosciuti. Torniamo un po' al discorso del tuo carattere alquanto fumantino...”

“Non ti permetterò di tagliarmi fuori da tutto come hai fatto fino ad ora. Cercherò di contenermi, ma ci sarò!”

Scruti con attenzione l'espressione rassegnata del giovane Serizawa. Scuote la testa mentre sorride divertito da quella tua decisione irremovibile. Allunghi una mano fino ad intrecciare le tue dita alle sue.
Il colore acceso delle sue guance si dimostra essere l'inaspettata risposta che ti mancava.
Nao...

“D'accordo. Domattina ti chiamerò, non appena avrò delle novità. Cocciuto che non sei altro.”


 

… And I tend to close my eyes when it hurts sometimes
I fall into your arms
I’ll be safe in your sound ‘til I come back around...










 



Angolo dell'autrice

 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia raccolta di one-shot! :)

E fu così che la one-shot scritta in un momento d'esigenza creativa ed emotiva divenne magicamente una raccolta di 'tante' belle shottine. Si, insomma. Diciamo che al momento ho in mente le idee generali per poter buttar giù almeno le prossime due. ;)
La raccolta sarà interamente dedicata a Natsuya Kirishima e Nao Serizawa (i senpai di 'Starting Days'), con sprazzi di narrazione legati ad Ikuya e ad altri personaggi che ruotano intorno a loro.
Il punto di vista sarà alternato e in questo caso toccherà di nuovo a Natsuya. Il tempo della narrazione sarà sempre il presente con la presenza di vari flashback.

Questa terza one-shot segue cronologicamente la precedente ma con dei missing moments volutamente mancanti a scopo di trama.
In questo caso ho preso ispirazione dalla canzone Someone you lover di Lewis Capaldi (da cui ho tratto il titolo e ho riportato parte del testo all'inizio e alla fine del testo).
Natsuya ha scoperto alcune delle verità che il suo adorato Nao gli aveva omesso. Non che quest'ultimo volesse estrometterlo dalla sua vita, sia chiaro. Semplicemente non gli andava di farlo soffrire e di trascinarlo con sé in quel turbine d'angoscia causato dall'attesa degli ultimi esami oculistici. Ma Natsuya non ha mica la pazienza e la coscienza per dargli retta. E così 'convoca' i suoi compagni di corso per farsi spiegare il motivo della sua mancata partecipazione a qualsivoglia attività sportiva e/o agonistica proposta dall'Università. Il resto vien da sé e, dopo qualche giorno di riflessione, il maggiore tra i fratelli Kirishima decide di parlare con il diretto interessato per capire quanto di vero ci sia in tutto ciò. Si resta in attesa degli esiti di questi benedetti esami, ma questa volta hanno deciso di affrontarli insieme, come è giusto che sia.
La storia continua nelle prossime shot! ;)

Grazie ancora a tutti coloro che passeranno di qua. ^^

A presto,

Mahlerlucia

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Capitolo 4
*** It takes a fool to remain sane ***


Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi principali: Natsuya Kirishima, Nao Serizawa 
Pairing: NatsuNao
Tipo di coppia: Shonen-ai

 


 

It takes a fool to remain sane

 

 

[...]
If you don't give me the chance
To break down the walls of attitude
I ask nothing of you
Not even your gratitude

And if you think I'm corny
Then it will not make me sorry
It's your right to laugh at me...

 

 

Nessuno osa proferir parola all'interno del piccolo abitacolo dell'automobile. Non è stata accesa nemmeno la radio, dato che in quel preciso frangente non può essere contemplata come mezzo di distrazione da nessuno di voi due.
Natsuya ha deciso di mettersi al volante e di scortarti sino allo studio dell'oculista per il colloquio di restituzione che ti aveva confermato per telefono giusto qualche ora prima. Ti è stato accanto per tutta l'attesa degli esiti e, chiaramente, non ti è stato possibile convincerlo a restare in sala d'aspetto nel momento in cui sei stato invitato ad entrare.
Quell'insolita quiete – celata dal rispetto per il ruolo di chi gli stava davanti – l'aveva fatta da padrona persino durante la consegna della definitiva certificazione medica. Lo specialista si era premurato di spiegarvi quali erano stati i risultati degli ultimi controlli, ai quali si erano inevitabilmente aggiunti ulteriori esami di verifica.

Mi duole confermarvi il principio di distacco della retina che avevamo ipotizzato nel corso della precedente visita.
Silenzio da entrambe le parti.
L'intervento chirurgico è il modo più efficace per prevenire un peggioramento della lesione già in atto.
Hai annuito con espressione affranta. Alla tua destra, silenzio.
Meglio evitare di sottoporsi ad un nuovo intervento nello stesso ospedale in cui era stato ricoverato anni fa.
Ti è stato raccomandato un collega con un certo numero di specializzazioni che ti hanno lasciato a bocca aperta. Hai posto qualche domanda per avere delle delucidazioni al riguardo. Al tuo fianco, solo un sospiro soffocato.
Fissiamo un nuovo appuntamento non più tardi della prossima settimana, in modo da decidere insieme come procedere. Le lascio il tempo necessario per pensarci.
Avete stabilito di rivedervi nel corso della mattinata del successivo lunedì. Natsuya ha scosso la testa e ha incrociato le braccia. Ma le sue corde vocali si erano ostinate nel proseguire con il loro involontario sciopero del 'lavoro'.

“No! Quel ciarlatano non mi ha convinto. Adesso m'informo per bene e ti porto da un altro specialista. Possibilmente uno che non si metta a pubblicizzare i suoi amici come se fossero una patetica combriccola in cerca di guadagni facili! Sostiene pure che ad Iwatobi non sappiano operare! È arrivato il luminare dei miei stivali! Ma guarda cosa mi tocca sentire a vent'anni suonati!”

Ed eccolo qui il Kirishima che hai imparato a conoscere e ad apprezzare in tutti quegli anni di onorata amicizia. Prima o poi la pentola che bolle si fa sentire, ovvero necessita di essere scoperchiata per poter buttare fuori il proprio vapore acqueo. In questo caso non si tratta di futile vapore, ma bensì di tutti i pensieri rabbiosi e tangenziali che gli stavano balenando nella testa da quando avevate varcato la porta del piccolo studio privato del medico.

“Natsuya, non innervosirti. Mi ha dato qualche giorno per pensarci.”

“Ah, no! Tu lunedì non torni da quell'oculista da strapazzo a prendere accordi sulla tua salute.”

Ti volti e non puoi fare a meno di osservarlo mentre guida con una certa scioltezza, nonostante l'agitazione che sicuramente l'amara scoperta avrà suscitato nella sua impressionabile indole. Si morde il labbro inferiore per cercare quantomeno di reprimere quella rabbia che non lo avrebbe di certo aiutato.
Gli automobilisti più distratti, lenti o sfuggenti incontrati sulla stessa carreggiata si stanno inconsapevolmente prestando al ruolo di bersagli prediletti per le sue invettive di giornata.

“Non ho molte alternative.”

“È una clinica privata. L'operazione che farai sarà a pagamento, è ovvio che te la consiglino! Altrimenti come possono lucrare sui pazienti? Soprattutto quelli più giovani! Domani andiamo in ospedale e-”

“Natsuya!”

“Cosa?”

Chiudi gli occhi e rilasci un sospiro sommesso. Non per altro, ma ti serve per ingranare le parole che fremono per poter uscire dalla tua bocca ma che, allo stesso tempo, non dovrebbero mai arrivare al punto di ferirlo, in alcun modo. In fondo si sta preoccupando per te con tutto se stesso. Poco importa se si sta anche impelagando nella sua totale ignoranza in ambito medico e in una questione psicologica ben difficile da comprendere e, di conseguenza, da superare: la negazione di un problema evidente. Il rifiuto di un dato di fatto e persino certificato.
Kirishima si sta disperatamente aggrappando alla speranza di trovare un altro oculista qualsiasi che gli possa ancora confermare che in realtà tu stia bene, che la situazione non sia grave come vi è stato fatto credere in un primo momento. Lui vorrebbe solamente il tuo bene, più di ogni altra cosa.
E tu vacilli per lui, perché sai che è proprio così. Anzi, è soprattutto grazie a questo meraviglioso lato della sua colorita personalità che la tua vita ha acquisito un nuovo e più intenso significato.
Natsuya rappresenta la tua estate anche nel corso degli inverni più scuri.

“In ospedale confermerebbero tutto. E mi consiglierebbero a loro volta di sottopormi allo stesso tipo di operazione. Il problema non sta nel guadagno dei professionisti o nella raccomandazione tra colleghi.”

“Non puoi dire con certezza che in ospedale confermerebbero ogni cosa. Magari ti farebbero ulteriori accertamenti per verificare se effettivamente c'è stato questo... questo...”

“... Distacco della retina.”

“Sì, quella cosa lì. Secondo me è un problema che non sussiste... o almeno, non nella misura in cui te lo stanno facendo credere.”

“Pagherei affinché tu avessi ragione, credimi. Ma Natsuya-”

“Niente ma! Oggi prenotiamo la visita e non se ne parla più. Dovresti solo passarmi i tuoi dati sanitari.”

“Non c'è proprio verso con te.”

Un tenue sorriso di soddisfazione si espande su quel viso oramai adulto. Quel piccolo barlume di speranza si è inculcato in lui fin dal primo istante in cui aveva deciso di condividere con te quel percorso che vi vede ancora una volta protagonisti, senza mai averlo richiesto esplicitamente. Kirishima aveva preso il coraggio a quattro mani con una collera ed una testardaggine che nemmeno il tuo lato più razionale avrebbe mai potuto sradicare.
Ma a che scopo contraddirlo? Sai bene di aver bisogno di quella sua dose di sana follia quotidiana per dare la giusta tonalità alla monotonia delle tue giornate impregnate di senso del dovere e devastante desolazione. Non sei mai stato realmente autonomo di fronte a quel brusco ed inevitabile passo in avanti verso l'età delle 'maggiori responsabilità'. Hai semplicemente cercato di adattartici, come saggerebbe un qualsiasi essere vivente allo scopo di sopravvivere all'interno di nuovo ecosistema.
Natsuya non era mai stato da meno, perennemente arenato nelle sue difficili relazioni familiari che lo hanno portato ad attraversare dei momenti piuttosto complicati. L'Australia era stata solo un momentaneo rifugio – fisico e spirituale – grazie al quale poter riprendere fiato e rimettere insieme i pezzi della propria sensibilità disintegrata da chi non aveva avuto il desiderio e la pazienza di comprendere la profondità del suo dolore. Così come la bellezza dei suoi ventun anni fatti ancora di sogni e chimere adolescenziali.
Chi meglio di lui sarebbe stato in grado di spalleggiarti dinnanzi a quella nuova – ma già comprovata – battaglia che si sta facendo largo lungo il tuo cammino? Nessuno, nemmeno la tua famiglia.

“Abbiamo un obbiettivo comune, giusto?”

Poche parole che ti entrano dritte nel cuore lasciandoti senza fiato. Abbiamo un obbiettivo comune. Io e te.
In pochi istanti riaffiora nella tua mente tutto ciò che ricordavi di quei giorni trascorsi in ospedale, al buio, in attesa di notizie sulla pronta guarigione dei tuoi occhi.
Udivi spesso delle voce gioiose; qualcuno ti portava dei regali, dei piccoli pensieri che ti avrebbero sempre riportato alla mente quella stanza d'ospedale. Ti domandavano come ti sentissi e t'incoraggiavano a resistere perché nelle loro ingenue conclusioni non c'erano dubbi sul fatto che l'operazione fosse andata bene. Ricordi le risate seguite da inevitabili incrinature distinguibili in quelle stesse manifestazioni di solidarietà altisonanti. Ma non potevi di certo pretendere di più da dei ragazzini al primo anno delle scuole medie preoccupati per le condizioni di salute del loro senpai. Anzi, per la loro naturale espansività, erano stati fin troppo capaci di dare una regolata alle loro delicate lacrime di puro terrore. Avresti potuto contare, ad una ad una, tutte le volte in cui Asahi o Makoto avevano singhiozzato sforzandosi oltremodo di trattenere ogni singola emozione. Probabilmente in quel momento avrebbero desiderato entrambi avere la stessa imperscrutabile indole del loro amico Haruka, decisamente più quieto ed introverso.

E poi c'era Natsuya. Onnipresente, silenzioso quanto Nanase, ma molto più teso. Preoccupato per il presente, ma anche per il futuro. Che ne sarebbe stato del vostro lavoro alla Iwatobi? Il solo pensiero di essere alla fine del ciclo delle scuole medie lo tormentava da qualche tempo. Ed era anche per questo che aveva chiesto una mano al giovanissimo Tachibana per l'assemblaggio di una nuova squadra di nuoto formata da matricole con la vostra stessa passione. Avrebbe preferito chiedere un apporto organizzativo direttamente ad Ikuya, ma i rapporti tra i due giovanissimi fratelli erano già tesi da qualche tempo.
L'incidente capitatoti alla vista aveva peggiorato ulteriormente quel quadro di sviluppo di per sé già difficile da gestire. Specie perché sapevi bene che la sua mente stava combattendo una guerra infinita contro quei sensi di colpa che lo tormentavano da sempre. Per te e per Ikuya, gli elementi imprescindibili della sua irrequieta esistenza. Per voi due avrebbe fatto di tutto, persino annullare se stesso. Come di fatto è successo, purtroppo.

“Natsuya, io... non vorrei mai costringerti a privarti del tuo prezioso tempo libero per stare dietro alle mie paturnie. Tu devi pensare anche a-”

Noi due abbiamo un obbiettivo comune, giusto?”

Il modo deciso e perentorio con cui ha ripetuto la stessa domanda retorica che ti aveva posto giusto qualche istante prima, ti lascia facilmente intuire quanto sia davvero disposto ad ascoltare le tue remore di fronte alla sua infinita disponibilità. E non si tratta solamente di questo, non potete nascondere la testa sotto la sabbia ancora per molto. L'amicizia è un legame che avete tentato di sperimentare per anni, ma con scarsi risultati. Siete perfettamente consci di essere ben oltre, di provare sentimenti ben più profondi l'uno nei confronti dell'altro.
Ogni singola azione di Natsuya è la conseguenza di tutto questo, del legame indissolubile che siete riusciti a costruire, a discapito di chi, con ogni probabilità, non sarebbe mai stato in grado di accettare tutto ciò.

“Quindi non ho più diritto di replica per l'intera giornata, giusto?”

“Non ho detto questo. Non mettermi in bocca parole che non ho mai neanche pensato. Si tratta solo di tutti questi inutili tentavi che stai mettendo in atto per allontanarmi da te e da questo momento difficile. Ecco, su quelli sì che non hai diritto di parola. Io ho già deciso come comportarmi, indipendentemente da qualunque cosa tu abbia in mente di dire!”

Lo vedi muoversi con disinvoltura mentre scala la marcia della sua auto sportiva e aziona l'indicatore di direzione sinistro. Ancora poche centinaia di metri e sareste arrivati sotto la palazzina in cui vivi da quando ti sei trasferito nella capitale nipponica. Saggiamente, decide di non guardarti in maniera diretta in quei tuoi occhi offesi e persino lucidi. Non può permettersi di distogliere lo sguardo dal traffico cittadino rischiando di mettere in pericolo la vostra incolumità fisica. In un modo o nell'altro sta continuando a proteggerti senza chiederti nulla in cambio, se non la tua fiducia incondizionata e quello stesso affetto che lui è stato in grado di non farti mai mancare.
Abbassi lo sguardo e sospiri, rassegnato a sentirti un inutile peso per le settimane a venire.

“Natsuya...”

“Non hai intenzione di mollare?”

“No, volevo dirti semplicemente... grazie. Grazie per tutto quello che stai facendo e che farai per me.”

 

***

 

Rileggi per l'ennesima volta la relazione che dovrai consegnare l'indomani al professore di Pedagogia dello Sport. Quel lavoro andrà a costituire una parte integrante del voto finale dell'esame che sosterrai all'inizio della prossima sessione. La prova sarà fondamentale per poter iniziare il tirocinio pratico che effettuerai presso un rinomato centro sportivo convenzionato dallo stesso presidente di facoltà.
Nel vortice dei pensieri relativi ai tuoi doveri, sei riuscito a dimenticare almeno per un paio d'ore le inevitabili preoccupazioni dovute all'infausta conferma che ti era stata data proprio nelle prime ore di quel pomeriggio.
Di nuovo sotto i ferri. Un'altra volta in compagnia della mera oscurità.

Chiudi il tuo notebook subito dopo aver letto la conferma di avvenuta ricezione della mail che hai mandato al professore. Difatti, prima di consegnargli la copia definitiva della relazione, è necessario fargli avere anche una bozza per poter avere il tempo necessario per apportare eventuali correzioni.
Ti rechi in cucina per preparare una tisana calda. Senti di dover distendere i nervi dopo le forti emozioni distribuite poco liberamente e in un lasso di tempo sicuramente troppo breve. Non appena il fischio del bollitore ti segnala lo stato dell'acqua riscaldata, ti premuri di recuperare due chawan, per poi poggiarle sul piccolo kotatsu posto al centro del tuo umile salottino. Tutto era pronto per quella piccola cerimonia del tè improvvisata, ma che non potevi assolutamente saltare.

“Natsuya-chan!”

Natsuya-chan! Ma da dove mi è uscito questo appellativo così sdolcinato?
Dalla tua camera da letto non senti volare una mosca. Silenzio assoluto, di nuovo. Sollevi gli occhi al soffitto, oramai rassegnato a doverti impegnare più del dovuto per tirarlo giù da quel letto. Non ci voleva poi molto a comprendere i motivi per i quali non aveva di sicuro passato una nottata piacevole e rilassata.
Sulla soglia della tua camera lo trovi riverso su un fianco, con una mano infilata sotto la testa a mo' di cuscino e le gambe piegate in avanti, in perfetta posizione fetale. Di tanto in tanto lo senti sospirare nel torpore generale, come se qualcosa o qualcuno, all'interno delle sue fantasie oniriche, si stesse opponendo nel concedergli una vera e propria dormita con i fiocchi. Sorridi a quel pensiero; anche il solo fatto di non sentirlo russare ti lascia facilmente intuire quanto sia leggero e frangibile quel suo tanto bramato desiderio di riposo.

“Natsuya... sveglia!”

“Mhmm...”

“Non vorrei mai disturbarti, ma sono sicuro che non ti perdoneresti mai l'avermi lasciato solo per il nostro abituale tè pomeridiano. Ti conosco troppo bene!”

“Dai mamma... ancora cinque minuti... prima... Ikuya...”

Suo fratello perennemente presente al centro di ogni suo pensiero più sconclusionato. Come un tarlo nella testa che non riesce a dargli un attimo di pace fino al momento in cui non troverà una soluzione degna e attinente. Il ché è molto più complesso di quanto si possa anche solo minimamente sperare.
Sono passati troppi anni dal giorno in cui ha cominciato stranamente a non correre più buon sangue tra chi, in realtà, quello stesso sangue lo condivideva persino dal punto di vista biologico.

“Senti, io non ho la minima idea del luogo in cui possa trovarsi il tuo adorato fratellino in questo momento. E tanto meno posso assomigliare vagamente alla tua mamma. Per cui ora apri gli occhi e vieni a prendere il tè, con me!”

Le sue grandi iridi rosse fanno finalmente capolino tra di voi. La maniera lenta e solenne con cui ha deciso di aprire le palpebre ti ha suggestionato non poco, quasi come se stessi assistendo ad una macabra scena di un film horror in cui un personaggio che si credeva morto, riapre improvvisamente gli occhi con un'amara sete di vendetta custodita in corpo.
Mantiene quello sguardo tetro fino a quando i vostri occhi s'incrociano. Ed è solo a quel punto che comprendi l'arcano. Non fai in tempo a ribellarti che ti ritrovi supino sul letto, al suo fianco. Aveva studiato ogni tua mossa nei minimi particolari e, molto probabilmente, stava fingendo di dormire da quando ti aveva sentito trafficare in cucina.

“Ciao Serizawa! Che ne dici se questi li togliessimo?”

Non ti lascia nemmeno il tempo necessario per replicare a dovere: i tuoi occhiali sono già stati poggiati sul comodino. L'idea più malsana che potesse mai partorire la sua mente diabolica: ora il tuo campo visivo sembra fluttuarti attorno come se stessi girando su di una ruota panoramica impazzita. Stropicci più volte le palpebre per provare quantomeno ad alleggerire la tua parziale cecità. La conferma ancor più netta della veridicità delle parole sentenziate dal tuo oculista.
Cerchi di recuperare le tue lenti a tentoni, ma Kirishima si oppone, bloccando di getto il tuo polso. Un moto di rabbia ti assale, portandoti a respingere la prepotenza di chi si sta bellamente approfittando delle tue debolezze; e non solamente di quelle fisiche.

“T'informo ufficialmente che senza i miei 'adorati' occhiali non riesco a distinguere nulla! Volevi la conferma del medico? Eccola, te la sto dando! O forse sarebbe meglio dire che te la stai dando da solo...”

Il suo indice di posa sulle tue labbra, lasciandole socchiuse. Non sembra essersi innervosito per le tue parole o per quel tuo piccolo tentativo di ribellione.
Sposta una ciocca di capelli dalla tua fronte per poi poggiarci delicatamente le sue labbra umide. Scende sino alle palpebre, alle guance, per giungere finalmente alla tua bocca. In pochi istanti le vostre lingue s'incontrano, trascinandovi in un vortice di crescente eccitazione. Non ti sei nemmeno reso conto di aver tenuto gli occhi chiusi per quasi l'intera durata di quell'infinito bacio.

“Questa è l'unica conferma in cui credo davvero.”

Sussurra quella frase in un soffio lasciato sulle tue labbra umide e palesemente insoddisfatte. Vorresti proseguire quello che lui ha deciso d'interrompere per farti notare qualcosa che a te sembra talmente naturale, quasi scontato. Ma chissà, forse per lui non è esattamente la stessa cosa, e un po' te ne rammarichi.
Tenti di riaprire gli occhi e lui si trova lì, con la testa poggiata sul palmo della mano, intento a fissarti col suo sguardo sognante. O almeno è quello che ti è parso andando ad intuito, dato che la tua vista lascia di nuovo a desiderare.

“Ma questa conferma è storia ormai.”

“Nel senso che me la devo impacchettare tra i ricordi più belli e 'chi si è visto, si è visto'?”

“No, zuccone! Intendo dire che è tutto talmente scontato che non occorre nessuna conferma.”

“Detta così mi piace già di più.”

Le sue labbra si posano nuovamente sulle tue, mentre le sue dita si diramano tra i tuoi soffici e chiari capelli dispersi sul cuscino. Socchiudi di nuovo gli occhi per lasciarti avvolgere dal calore dei suoi tocchi delicati e ben mirati.

“Per lasciarti completamente andare ti servono gli occhiali?”

Sgrani gli occhi e per una manciata di secondi riesci a distinguere nitidamente l'intensità del suo sguardo perso completamente nel tuo. Un lampo di puro terrore pervade i tuoi pensieri, mentre cerchi di nascondere il tuo stato d'animo ai suoi occhi curiosi e per nulla convinti. Ma è tutto inutile: senti il bisogno di liberarti da quell'improvvisa ondata d'angoscia parlandone direttamente con lui. Perché solo lui ha la possibilità d'infonderti quella speranza di cui necessiti come non mai. Lui – e solamente lui! – è in grado di mostrarti quanto sia indispensabile lasciarsi andare alla più genuina follia per poter mantenere quel briciolo di lucidità mentale che vi consente di essere etichettati ancora una volta come esseri 'nella norma'.
Lui che di normale non ha mai avuto niente, nel senso più aulico del termine.

“E se un giorno non riuscissi più ad arrossire alla mancata visione dei tuoi occhi dentro ai miei?”

“Ti descriverei tutto, per filo e per segno.”

Uno dei tanti motivi per cui ti sei perdutamente innamorato del giovane Kirishima sta tutto in quel suo ultimo intervento: non ha mai smesso di sorprenderti, nemmeno per un istante.



 

Do, do, do what you wanna do
Don't think twice, do what you have to do
Do, do, do, do, let your heart decide
What you have to do
That's all there is to find

'Cos it takes a fool to remain sane
Oh, it takes a fool to remain sane
Oh, in this world all covered up in shame...










 


 

Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia raccolta di one-shot! :)

E fu così che la one-shot scritta in un momento d'esigenza creativa ed emotiva divenne magicamente una raccolta di tante 'belle' shottine. Si, insomma. Diciamo che al momento ho in mente le idee generali per poterne buttare giù ancora un paio, almeno. ;)
La raccolta sarà interamente dedicata a Natsuya Kirishima e Nao Serizawa (i senpai di 'Starting Days'), con sprazzi di narrazione legati ad Ikuya e ad altri personaggi che ruotano intorno a loro.
Il punto di vista sarà alternato e in questo caso toccherà di nuovo a Nao. Il tempo della narrazione sarà sempre il presente con la presenza di vari flashback narrativi.

Questa quarta one-shot segue cronologicamente la precedente.
In questo caso ho preso ispirazione dalla canzone It take a fool to remain sane dei The Ark (da cui ho tratto il titolo e ho riportato parte del testo all'inizio e alla fine del testo).
Come ci era già stato preannunciato, Natsuya ha iniziato la sua azione di predominio sulla vita di Nao. Ora lo segue ovunque, mettendo bocca (nei limiti della decenza e del rispetto dei ruoli) ad ogni cosa, da bravo 'amico innamorato' quale è sempre stato. Purtroppo, il medico confermerà quel principio di distacco della retina che aveva ipotizzato nel precedente capitolo e consiglia al nostro Serizawa di sottoporsi ad un nuovo – ed invasivo – intervento chirurgico per poter salvare il salvabile. Il diretto interessato, seppur a malincuore, non può far altro che accettare la realtà dei fatti e sottostare alle cure di cui necessita. Natsuya, dal canto suo, non riesce ad accettare il ripetersi di questa situazione dolorosa e ne soffre in maniera evidente. Ma la sua resilienza è molto più potente di quanto non voglia dimostrare con i suoi primi rimbrotti dovuti allo choc del momento.
E io mi perdo sempre nella mente di questi due che si perdono (a loro volta), si coccolano e si danno continuamente forza l'un l'altro in un bellissimo vortice di emozioni che mi auguro non abbia mai fine. **
La storia continua nelle prossime shot!

Grazie ancora a tutti coloro che passeranno di qua. ^^

A presto,

Mahlerlucia

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Capitolo 5
*** My little brother ***



Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi principali: Natsuya Kirishima, Nao Serizawa (Ikuya Kirishima)
Pairing: NatsuNao
Tipo di coppia: Shonen-ai
 


 

My little brother

 

 

[...]
Mio fratello ha dubbi sulla sua felicità
Colpevole non sei
Se non lo sai
Mio fratello mi guarda da lontano
E capisco o faccio finta
Che non sia tanto strano...

Mio fratello ha avuto paura
Ma qual è la cura?
La cura qual è?
Ricordi, ricordi, ricordi, ricordi
Ricordi che fanno paura
Ricordi quando mia hai sorpreso
Col primo sorriso?


 

Il sacco da box è diventato il bersaglio prediletto per dar sfogo a quella rabbia che ti porti dentro oramai da diversi giorni. Peccato solo che la maggior parte dei pugni e dei calci con cui stai cercando di mirare l'incolpevole attrezzo non sia per nulla precisa e coordinata. Qualche piccolo soprammobile ne ha già risentito perdendo il proprio, precario equilibrio. Tra questi, una vecchia fotografia che ti ritrae assieme a tuo fratello ai tempi della scuola primaria: la cornice è caduta in avanti e tu non hai neanche il coraggio di constatare se il vetro che la protegge sia ancora intatto. Ma hai i tuoi forti dubbi al riguardo.

Sei tornato ad Iwatobi con il nobile movente di poter rivedere tua madre. E non ci sarebbe nulla di strano, dato che oramai vive praticamente da sola in una casa che risultava essere troppo grande sin dai tempi in cui tu ed Ikuya riuscivate ancora a donarle un'anima con la vostra infantile presenza.
Sovente ti capita di soffermarti ad immaginare un eventuale ritorno di tuo padre. Ma non appena quel pensiero ti porta a ricordare quanto il viso di quell'uomo sia identico al tuo, non puoi far altro che scacciarlo con una dolorosa scrollata di capo. Non incorrerai mai nel grave pericolo di diventare come lui e di commettere i suoi stessi atroci errori. In nessun caso cadrai nella trappola dell'illusione di una vita migliore capace di farti dimenticare in poco tempo quelli che sono i tuoi doveri di marito e di padre.
Molto più semplicemente, non hai alcuna intenzione di mettere su famiglia solo per andare incontro all'adempimento di un dovere sociale. Non dopo il pessimo esempio che hai avuto per anni dinnanzi ai tuoi occhi.

Un rumore sordo ti distrae dai quel flusso di pensieri negativi legati al passato. Nelle tue orecchie sono ben saldi gli auricolari dai quali stai sentendo Anthony Kiedis urlare 'Give it away, give it away, give it away now!' da almeno un quarto d'ora, in loop. Probabilmente il tuo subconscio sta tentando di comunicarti un modo per ritrovare le forze necessarie per rialzarti attraverso la voce e l'energia del frontman di un gruppo che adori sin dalla tua prima adolescenza.
Sono proprio quegli auricolari impostati a volume massimo che t'impediscono di sentire quel susseguirsi di nocche che collidono contro il legno della porta chiusa della tua camera. Realizzi l'insistenza della persona che ti sta cercando solo nel momento in cui arresti la riproduzione di quell'album per cercarne un altro più recente.

“Mamma non ti preoccupare. Non mi serve niente.”

“Natsuya, apri questa stupida porta! E subito!”

Ikuya?! Certo, mamma non busserebbe mai con tutta quella foga.
Sospiri rassegnato, cercando di prepararti mentalmente al prossimo battibecco col 'cucciolo' di casa.

“Dimmi tutto, fratellino.”

“Mi prendi pure per il culo? Io sono tornato a casa per studiare, non per perdere tempo come stai facendo tu in questo preciso momento.”

Ikuya indossa una vecchia maglietta che sembra andargli ben più larga rispetto a qualche tempo fa. Gli ultimi allenamenti al campus della Shimogami Univesity lo hanno ulteriormente fatto dimagrire, anche se in realtà non sta affatto male.
I suoi grandi occhi rossi puntano i tuoi, nell'insofferente ricerca di una qualunque risposta a quella perentoria affermazione. D'altronde, non puoi di certo dargli torto, visto e considerato che stai facendo un baccano non indifferente da una buona mezz'ora. Senza dimenticare che anche tu avresti degli esami da preparare. E, dulcis in fundo, proprio in quel particolare frangente ti passa per la mente che dovresti ancora scrivere al professor Tadakumi per fissare un colloquio a proposito della famosa tesi di laurea non ancora inaugurata.
Maledizione!

“Ah! Sì, certo. Hai ragione. Scusami... mi stavo solo allenando.”

“Per allenarsi esistono le palestre o i centri sportivi!”

Ti ritieni alquanto offeso da quello che – praticamente – voleva essere un ordine nei tuoi confronti.
Dunque, secondo le sue volontà non avresti neanche il diritto di portare avanti le consuete abitudini di casa tua. Deve studiare, chiaro. Ma non può arrivare al punto d'impedirti di condividere la stessa aria tra le poche decine di metri quadrati che vi accomunano nell'appartamento che vi ha visti crescere insieme.
Sospiri, cercando di trattenere quel guizzo d'irritazione dovuto alla sua acidità.

“Lo so bene, ma per oggi ho deciso di restare qui. Ti prometto che la smetterò di darti fastidio. Sai, ho anch'io delle cose da sistemare per l'Università e quindi... prima mi metterò sotto e meglio sarà per tutti!”

“A che punto sei con la tesi?”

Digrigni i denti senza riuscire ad evitare di strabuzzare gli occhi. Non ti aspettavi di certo quella domanda così infausta, soprattutto da lui. In un attimo il macigno delle responsabilità che predomina sul ruolo di fratello maggiore torna inesorabilmente a farsi sentire, con tutto il suo consistente peso. Dare sempre il buon esempio non è cosa semplice, e tu sei sempre stato convinto di non essere in grado di farlo in maniera credibile. Anzi, hai persino perso il conto del numero le volte in cui sei stato ripreso dal tuo adorato otouto. Troppe cose erano successe anni addietro tra voi.
Fortunatamente, ora come ora molte delle vostre incomprensioni sembrano essere rientrate.

“Ehm... ci sto lavorando.”

“Hai scelto l'argomento?”

“No. Devo... devo ancora scrivere al professore.”

“Fantastico! A cosa staresti 'lavorando' esattamente, allora?”

“Perché non ti fai i cazzi tuoi, una volta tanto?!”

“È una vita che lo faccio, specie quando si tratta di te. È questo che vuoi? Bene, ti chiedo solo di fare altrettanto. Torno a studiare che è meglio!”

Realizzi all'istante di aver parlato troppo, di essere stato brusco ed irriguardoso nei confronti di chi stava solo dimostrando un po' d'interesse nei tuoi riguardi. Non hai avuto il benché minimo rispetto per una delle persone a cui tieni di più al mondo e con la quale stai ancora tentando di recuperare un rapporto che, fino a qualche mese prima, sembrava essere andato completamente in frantumi. Ora che ti ha concesso questa seconda – e vitale – possibilità, non puoi buttare tutto al vento a causa di quella collera che non ha niente a che vedere con lui.
Le tue mani tra i capelli, il tuo sguardo che si muove da una parte all'altra della stanza senza realmente cercare nulla. Ikuya si sofferma ad osservare tutto questo con una palese incredulità dipinta sul volto. Non è uscito dalla stanza correndo e sbattendo i piedi, come consuetudine. È rimasto fermo lì, sul ciglio di quella parta che era stata capace di racchiudere tutta la scia pessimistica portata dalle emozioni che sovrastavano il tuo cuore da quando sei tornato a casa. O forse da molto tempo prima.
Non è più un ragazzino in cerca di attenzioni, ormai non sente più la necessità di farsi portavoce del suo disagio con quelle reazioni spropositate che lo portavano solo a sentirsi ancora più fragile ed indifeso. Ora ha diciannove anni e le esperienze della vita sono state in grado di forgiarlo a dovere. Non smetterai mai – e poi mai – di ringraziare i suoi amici più fedeli, coloro che davvero sono stati in grado di stargli accanto per tutto il tempo in cui tu hai avuto il coraggio di voltarti dall'altra parte, alla ricerca di te stesso.

“Ikuya, aspetta!”

Lo guardi negli occhi cercando di assumere l'espressione meno disgraziata possibile, cosa non semplice in un contesto così delicato. Quelle enormi iridi rosso rubino sono le tue, lo specchio della vostre anime che cerca spesso di farvi comprendere dove stiate sbagliando, anche implicitamente.
Ti avvicini a lui e afferri d'impeto il suo polso. Lui non sembra spaventato dalla tua irruenza, al contrario. Attende persino che tu gli dia qualche spiegazione. Raramente ti ha visto così sconvolto e incapace di controllare le tue stesse azioni. Ricordi bene che arrivava al punto di tapparsi le orecchie quando qualcuno gli raccontava che nell'ultimo periodo avevi iniziato a bere un po' troppo. L'idea del fantomatico Aniki forte e temerario, capace di stargli sempre accanto e di sostenerlo in ogni sua decisione, non era mai realmente sfiorita all'interno delle sue certezze più radicate, nonostante tutto.

“Si può sapere che ti prende?”

“Tu non c'entri...”

“Questo mi è chiaro.”

Abbassi lo sguardo iniziando a torturarti il labbro inferiore. Tenti di radunare tutte le forze necessarie per raccontare a tuo fratello quello che hai scoperto nell'ultimo periodo a proposito di Nao. Temi che la cosa possa infastidirlo, ma in quegli istanti di rassegnazione e malinconia, non hai davvero nessun altro a cui poterti rivolgere. Il dolore che sta scorrendo dentro di te sta letteralmente spegnendo ogni tua parvenza di speranza. Con le tue sole capacità non riesci a vedere al di là del muro di paure che sei riuscito a costruire per non dar fastidio a nessuno.
Ma Ikuya no. Lui non ci ha creduto fin dal primo momento. Qualcosa non gli quadrava sin dalla sera in cui ti ha visto tornare alle vostre origini, con lo sguardo di chi si era perso tra quelle stesse vie che aveva imparato a conoscere come le sue tasche in tenerissima età.

“Magari ti preparo un tè, così distendi un attimo i nervi e parliamo con calma.”

Un tè... per distendere i nervi.
Ikuya e Nao hanno sempre avuto in comune molte più cose di quanto entrambi potessero anche solo immaginare. Due anime tranquille che all'occorrenza sanno sempre come tirar fuori la parte migliore di sé. Certo, il tuo otouto magari fa ancora un po' di fatica a controllare le proprie emozioni, ma di sicuro ha acquisito quella pace interiore che gli è mancata per troppi anni, anche per colpa di quel senso di abbandono che era partito dalla tua assurda decisione di lasciarlo libero di muoversi da solo per il mondo. Non era di certo ciò che desiderava e, soprattutto, non era ancora pronto.

Un tè... per distendere i nervi.
In segno di costante presenza per ogni necessità. Un'inversione di ruoli che non trovi corretta dal punto di vista etico, ma che non puoi fare a meno di considerare egoisticamente appagante.

“Ok. Ma se devi studiare...”

“Non ti preoccupare. Non ha mai fatto male a nessuno concedersi una pausa ad oltre un mese dalla data dell'esame.”

“Ma... cosa?!”

Il suo sguardo assume quell'espressione che amava mettere in mostra tutte le volte che si divertiva a prendere bonariamente in giro il suo amico Asahi. Ostenta un occhiolino pregno di comprensione e aspettativa, prima di avviarsi verso la cucina.
Un attimo prima di raggiungerlo dai un occhio al telefono. Solo qualche inutile notifica di aggiornamento da parte di un social network. Decidi di scrivere un rapido messaggio a Serizawa, giusto per capire come procedono gli ultimi controlli prima del ricovero. E come da prassi, vieni subito surclassato dal senso di colpa per non essere al suo fianco. Poco importa se è stato proprio lui a chiederti di tornare a casa, e anche con una certa insistenza.

 

Natsuya, tu devi andare dalla tua famiglia. Sono passati mesi dall'ultima volta in cui hai visto tua madre. E non dimenticarti di Ikuya, soprattutto ora che avete riallacciato un minimo i vostri rapporti. Vai ad Iwatobi. Ti avvertirò io quando stabiliranno ufficialmente la data dell'operazione.”

 

Già. E ancora tutto tace.

 

***

 

“Allora, cosa è successo?”

Ikuya pronuncia quella domanda dopo aver ingurgitato il primo sorso di tè verde, stando ben attento a non scottarsi. Lo zucchero di canna è un vezzo che si concede solo lontano dagli allenamenti, nei giorni di quiete quotidiana. Avevi sentito dire da Hiyori che il nuovo allenatore del team di nuoto universitario era piuttosto intransigente da questo punto di vista. La cosa inizialmente ti aveva lasciato interdetto, ma sai bene che quando tuo fratello desidera fortemente qualcosa, fa di tutto per poterla ottenere. Anche a costo di doverlo fare di nascosto.
Le vittorie arrivano solo per coloro che credono sempre in loro stessi. Glielo avevi insegnato tu stesso, anni addietro. Prima dell'avvento di tutte le vostre faide intrafamiliari.

“Si tratta di Nao.”

“Immaginavo. Avete discusso?”

“Magari fosse solo questo.”

Ikuya poggia la tazza sul tavolo e punta i suoi grandi occhi sgranati nei tuoi, che non sembrano in grado di contraccambiare. Sospiri di nuovo, stringendo la mano a pugno. Una lacrima scende sulla tua guancia senza che tu te ne possa accorgere, screanzata fautrice dell'esposizione dei tuoi sentimenti più intimi.
Avverti il calore di quelle esili dita stringersi intorno alla tua mano ancora chiusa. Sollevi lentamente lo sguardo cercando di cancellare ogni rimasuglio di quell'assurda malinconia il più velocemente possibile. Non puoi sopportare il fatto che tuo fratello ti ricordi ridotto in quello stato.

Aniki, cos'è successo? Mi stai facendo preoccupare!”

Ed era l'ultima cosa che avresti voluto.
Allenti leggermente la presa per permettere alle sue dita d'intrecciarsi alle tue, favorendo quella stretta fraterna che ti sta restituendo la lucidità di cui hai bisogno per poter iniziare a raccontare quello che è successo. Dover partire dal principio rende il tutto ancora più arduo da argomentare.

“No, non voglio che ti preoccupi. Basto io per tutti.”

“Ma almeno condividi con me. Magari parlarne alleggerirà un po' la pena.”

“Può darsi. Si tratta dello stesso problema che Nao aveva avuto ai tempi delle scuole medie. Le difficoltà alla vista si sono riacutizzate e il medico a cui si è rivolto a Tokyo ha parlato di... di un principio del distacco della retina.”

“Che cosa? Ma... ma sei anni fa i medici che lo avevano operato avevano detto che era andato tutto per il meglio, che Serizawa-senpai avrebbe solo dovuto portare gli occhiali per leggere e lavorare al computer. Non ci sono stati problemi in tutti questi anni, mi sembra... O sbaglio?”

“In realtà ero convinto anch'io di questo fino a qualche settimana fa. Poi ho avuto modo di parlare con alcuni suoi compagni di corso che mi hanno rivelato alcuni dettagli che non conoscevo.”

Segui con lo sguardo Ikuya mentre si alza dalla sedia per andare a recuperare dell'altro tè. La tua classica tazza all'occidentale – regalo che lui stesso aveva portato dagli Stati Uniti per vostra madre – non è ancora stata sfiorata. Ti accingi a bere il primo sorso gustando quel sapore tradizionale e delizioso allo stesso tempo. Peccato solo che sia già tiepido.

“Questo rimasto nella teiera è ancora caldo. Ne vuoi un po'?”

Telepatico, come sempre.

“Eh? Ah, sì grazie.”

“Bevilo però!”

“Altrimenti?”

“Mi offendo!”

“Capirai! Non che ci voglia molto a farti mettere il broncio da qui fino al prossimo Natale.”

Aniki!”

Non riesci a resistere alla tentazione di infilare le dita tra le folte e morbide ciocche dei capelli del più giovane di casa. Ikuya borbotta qualche improperio nel vano e fasullo tentativo di farti smettere con quella tenera tortura. Protesta flebilmente fino al momento in cui non ti decidi a lasciarlo libero di tornare a sedersi per consumare la sua bevanda.
Questa volta bevi tutto d'un sorso, onde evitare inutili sbalzi umorali in ambito domestico.
Non si sa mai.

“Cosa ti hanno raccontato i compagni di corso di Serizawa-senpai che hai incontrato?”

Posi la tazza sul tavolo sbattendola in maniera impropria. Realizzi di aver rischiato di romperla solo quando riesci a soffermarti sull'espressione torva del tuo otouto. Non era assolutamente tua intenzione, ma il mero ricordo di quello che ti avevano riferito quei tre tizi, e il modo in cui erano rimasti sconcertati per la tua completa ignoranza in merito, ti aveva fatto alterare interiormente. Quell'insolita sensazione di smarrimento e presa in giro che avevi avvertito quel giorno è tornata prepotentemente a farsi sentire, impedendoti di far finta di nulla dinnanzi alla sua consistenza emotiva.

“Troppe cose. A quanto pare Nao a inizio anno accademico ha consegnato una certificazione utile per essere esonerato da tutte le attività sportive del campus. Questo proprio a causa delle condizioni in cui versavano i suoi occhi. Chiaramente aveva ben pensato di non dirmi nulla da principio, il furbo.”

“Una certificazione valida un anno per essere esonerato da tutte le attività sportive?! Questo significa che probabilmente avverte delle difficoltà già da tempo... e che qualche controllo lo abbia già fatto. Ma ha almeno continuato con l'attività d'insegnamento alla scuola di nuoto per bambini?”

“Sì, anche se è stato sostituito varie volte da Tachibana.”

“Ricordo che una sera, al locale della sorella di Asahi, era venuto fuori questo discorso con gli altri. Makoto ci aveva raccontato che Serizawa-senpai era molto impegnato con gli esami e con la stesura della tesi. Di conseguenza, avrebbe avuto meno tempo da dedicare all'insegnamento. Però non ho avuto modo di approfondire, per cui non so...”

“Questo era quello che gli aveva fatto credere. Doppiamente furbo!”

“Più che di furbizia, parlerei di precauzione. Non vuole far preoccupare gli altri, soprattutto le persone a cui tiene di più. Certo, io una cosa del genere preferirei venire a saperla dal diretto interessato, non da dei conoscenti universitari. Però... sai... lo capisco.”

Lo capisce. L'ho sempre detto io che siete molto più simili tra voi di quanto non lo sia io.
Allunghi le gambe sotto al tavolo abbandonandoti sullo schienale di quella vecchia sedia in legno d'acero. Incroci le braccia sul petto e mostri una piccola smorfia di disappunto per quello che ha appena detto colui che dovrebbe prendere lezioni di vita da te. E invece... vi trovate per l'ennesima volta nella situazione opposta.

“Infatti io non parlo di 'furbizia' nella reale accezione del termine. Ma scusami, cosa ci avrebbe guadagnato a non dirmi nulla? A tenersi tutto dentro... decidendo di farmi sapere la verità solo quando ormai non aveva più modo di tenermi le cose nascoste? Sai che l'ho accompagnato a fare tutte le visite e i controlli programmati sino al giorno prima di partire? Sai che è stato lui a chiedermi di venire qui? Mi ha persino detto che mi avrebbe fatto sapere lui quando decideranno di operarlo. E io devo stare qui fermo ad aspettare, senza poter fare niente!”

Ikuya abbassa lo sguardo sul piano del tavolo. I suoi occhi si fanno più lucidi, mentre cerca di contenersi sospirando e scrollando più volte la testa. Di tanto in tanto solleva fugacemente gli occhi per osservarti, ma tu sei lontano anni luce da quella modesta villetta nel pieno centro della ridente Iwatobi. Guardi fuori dalla finestra, ma quel che vedi non sono i cipressi del giardino o i pochi passanti che circolano armati di borse e animali da compagnia. La tua mente è altrove, completamente immersa in quelle spiegazioni che non riesci a darti, soffocata dalla rabbia che provi soprattutto verso te stesso, per la scarsa sensibilità che hai saputo mostrare nei confronti di tutte le persone che vorrebbero solo darti una mano.
Torturi di nuovo il labbro inferiore, riuscendo a farlo sanguinare. Il suo sapore metallico ti disgusta, come poche altre cose al mondo.

“Credi che sia facile?”

“Co-cosa?”

“Essere messo da parte da... diciamo dal mio migliore amico. Essere considerato poco più di un cretino da mio fratello-”

“Io non ti considero un cretino! Non l'ho mai nemmeno pensato!”

Sorridi amaramente, cercando le parole più adatte per riportare a galla quella discussione che stava decisamente andando a catafascio. Volgi finalmente lo sguardo a lui, restando a bocca aperta di fronte alla visione di quelle lacrime che avevano inesorabilmente bagnato le sue guance paffute e arrossate.
Complimenti Natsuya, ora sì che hai fatto tombola!

“Ikuya... non volevo...”

Si alza d'impeto, lasciando cadere la sedia a terra. Per qualche istante ti fissa stando in piedi di fronte a te, con le braccia tese poggiate con forza sul tavolo. Ti corre incontro e ti salta letteralmente addosso, tendendo le braccia attorno alle tue spalle. Ti stringe con la stessa intensità che usò quel giorno in vasca, quando era riuscito a batterti nei cento metri stile libero, davanti a tutti i vostri amici e conoscenti; tra di loro c'era anche Nao.

Aniki, non devi pensare a certe cose!”

“Ultimamente non so più cosa sia giusto o sbagliato pensare, Ikuya.”

“Ti posso aiutare, ma tu devi stare su col morale. Devi fare solo pensieri positivi, come hai sempre fatto. Con me non ti sei mai arreso, anche quando ti trattavo male, malissimo.”

“Ci avevo quasi fatto l'abitudine.”

“Davvero?”

“Nah, tranquillo! Ognuno di noi aveva le sue responsabilità. Ora non pensiamo al passato, che già il futuro non scherza.”

L'audio di una notifica telefonica vi distrae dalla vostra chiacchierata. Ikuya si solleva per controllare il suo smartphone, per poi segnalarti che il messaggio in questione è arrivato a te, non a lui.
Cerchi a tentoni il telefono nella tasca dei pantaloni sportivi e accendi il display.


Ciao Natsuya.
Tutto bene ad Iwatobi? Io ho terminato poco fa l'ultima visita prima del ricovero. Mi opereranno il prossimo venerdì mattina, all'ospedale universitario. Stai tranquillo e vedrai che andrà tutto per il meglio.
Un saluto grande ad Ikuya e a tua madre.
Nao

 


 

Mio fratello
Lo dico piano piano...
piano piano...
Non l'ho detto mai
Mio fratello si chiama... 











 


 

Angolo dell'autrice

 

Dedico questa one-shot alle famiglie delle persone che purtroppo hanno perso la vita nell'incendio scoppiato presso gli studi della 'Kyoto Animation' lo scorso 18 luglio. Ringrazio dal profondo del mio cuore tutti coloro che con il loro talento e la loro fantasia hanno dato vita a questi meravigliosi personaggi sui quali non posso fare a meno di scrivere. Grazie di tutto, davvero.

 

#PrayForKyotoAnimation

#PrayForKyoAni

 

 

Come sempre, ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia raccolta di one-shot! :)

E fu così che la one-shot scritta in un momento d'esigenza creativa ed emotiva divenne magicamente una raccolta di tante 'belle' shottine. Prevedo che la prossima sarà la conclusiva, ma prendete tutto con le pinze che non si sa mai nella vita. ;)
La raccolta sarà interamente dedicata a Natsuya Kirishima e Nao Serizawa (i senpai di 'Starting Days'), con sprazzi di narrazione legati ad Ikuya e ad altri personaggi che ruotano intorno a loro.
Il punto di vista sarà alternato e in questo caso toccherà di nuovo a Natsuya. Il tempo della narrazione sarà sempre il presente con la presenza di vari flashback narrativi.

Questa quinta one-shot segue cronologicamente la precedente.
In questo caso ho preso ispirazione dalla canzone Mio fratello di Tiziano Ferro (a cui mi sono ispirata per il titolo e di cui ho inserito parte del testo all'inizio e alla fine del capitolo). Una citazione speciale va anche ai Red Hot Chilli Peppers e alla loro celeberrima Give it away citata nel testo proprio perché mi teneva compagnia mentre lo scrivevo.
Natsuya torna da sua madre ad Iwatobi e lì ritrova anche il suo adorato fratellino Ikuya. I due, dopo un piccolo – ennesimo – bisticcio, si ritrovano a confrontarsi davanti ad una tazza di tè. Ikuya vuole capire da cosa sia tormentato il suo Aniki. Tra un sussulto emotivo, una lacrima e qualche vecchio attrito che torna inesorabilmente a galla, i due riescono a parlare di quello che è accaduto a Nao e a farsi forza l'un l'altro. Per quanto riguarda il momento in cui i due si abbracciano, mi sono ispirata proprio all'episodio di 'Dive to the future' in cui, dopo essersi sfidati in vasca, si stringono davanti a tutti e Ikuya chiede 'sono ancora il tuo fratellino?' (e io mi sciolgo... **).
Se da una parte Natsuya ama parlare con Nao del suo complesso rapporto con Ikuya, dall'altro ho voluto un po' invertire le cose: qui è Ikuya che decide di prendere le redini in mano e di aiutare suo fratello.

Grazie ancora a tutti coloro che sono passati e passeranno di qua. ^^

A presto,

Mahlerlucia

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Capitolo 6
*** I'm your sacrifice ***



Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi principali: Natsuya Kirishima, Nao Serizawa (Ikuya Kirishima)
Pairing: NatsuNao
Tipo di coppia: Shonen-ai
 


 

I'm your sacrifice

 

 


Something's rattled your cage
Stopped me dead in my tracks
Been through hell and high tide, but we never looked back
I thought that we couldn't lose and then I bet all I had
From the top of the world I started seeing the cracks... 

 

 

Buio e silenzio.
Null'altro.
L'assenza della vista rende la funzionalità di ognuno degli altri quattro sensi decisamente più sopraffina. L'odore di linoleum e l'essenza di farmaco impregnano la piccola stanza a te riservata, nonostante la porta lasciata aperta dall'infermiera che ti ha fatto visita poc'anzi. 'Almeno ti sentirai meno solo', aveva detto, prima di prometterti di tornare dopo pranzo per il successivo controllo di routine.
Quanto è passato esattamente da quel momento? Un'ora? Mezz'ora? Dieci minuti?
Chissà...

Senti la mancanza della sua voce. Immaginarlo lontano dal tuo personale inferno ti sta logorando dentro. Non pensavi di arrivare davvero fino a questo punto, di essere stato costretto a toccare il fondo con mano per poter risalire in superficie in un viaggio che sembra non avere una meta, un obiettivo o perlomeno un finale degno di tale nome. Un percorso che senza il suo genuino supporto non avresti mai potuto affrontare, nemmeno procedendo per tentativi ed errori.
Ma in fondo, ritieni giusto che lui stia in disparte da tutto questo, che in qualche modo ti ponga il problema di proteggere la sua fragile indole da un vortice nel quale potrebbe inciampare facendosi del male ancor prima di rendersene pienamente conto. Perché, poi, dovrebbe soffrire di un dolore che non gli appartiene? Per quale ragione dovresti chiedergli di sacrificare le sue giornate e ogni suo singolo impegno per stare al tuo capezzale? A cosa servirebbe se non puoi nemmeno godere appieno della visione di quei suoi occhi così densi d'invincibile rabbia e sincero sgomento? Non sei stato proprio tu ad insistere affinché tornasse a casa per riposarsi, almeno per qualche ora?
Al di là di tutto questo, la sua tenace presenza è diventata una delle poche certezze capaci di rincuorarti al punto tale da divenire imprescindibile. Inutile nascondersi dietro ad un dito o a tediose frasi di circostanza.

Hai perso il conto delle innumerevoli occasioni in cui Natsuya si era rivolto ai medici e agli infermieri per avere notizie circa l'esito dell'operazione. Le loro risposte risultavano essere sempre vaghe, superficiali e persino reticenti. Quasi un accumulo di prese in giro formulate appositamente per acuminare il vostro turbamento interiore. Non per niente i primi sospiri rassegnati hanno presto lasciato il loro posto ad un atteggiamento pregno d'insofferenza e sempre più difficile da tenere sotto controllo. Non che il maggiore tra i fratelli Kirishima sia mai stato particolarmente tollerante e ligio alla remissività, ben inteso.
Esiste una parte di te che desidera sapere se finalmente tu sia riuscito ad uscire da quel calvario che ti trascini dietro da troppo tempo. D'altro canto però, non sai ancora se sei davvero pronto per ricevere notizie di tale portata. Nessuno ti aveva dato la certezza che le cose sarebbero andate per il meglio. Il famoso collega consigliatoti dal medico a cui ti eri rivolto aveva parlato di alte probabilità di riuscita. Ma qui non stiamo facendo degli esercizi di statistica sulla pelle della gente, sia chiaro.
E se...? E se...

Non trovi la forza per poter proseguire quella domanda dai toni ipotetici. Non te la senti di addentrarti nell'abisso di una serie di possibilità pronte a tallonarti la mente fino a fartela scoppiare. Perché oltre al danno, devi fare i conti persino con la più infausta tra le beffe. La burla di non essere più sicuro di quello che sarà; il terrore di non essere più capace di tener fede alle promesse fatte anni prima, quando ancora eri convinto del fatto che niente e nessuno avrebbe potuto impedirti di portare a termine ogni obiettivo perseguito. D'altronde si sa, a quattordici anni si è sempre convinti di avere il mondo in tasca. È stato solo col naturale susseguirsi degli eventi e con la venuta della maturità post-adolescenziale che hai potuto concludere di essere solamente poco più di un granello di sabbia riversato su di un'enorme spiaggia deserta.

Toc toc, si può?”

La sua voce. Non è possibile!

“Natsuya, sei andato a casa... quando? Un'ora fa? Nemmeno! Che ci fai di nuovo in questo triste luogo?”

Cala di nuovo la quiete. Il suo respiro prostrato da un lungo sospiro è tutto quello che riesci a sentire per almeno una buona decina di secondi. Le tue parole devono aver toccato un nervo scoperto, un punto debole tra quelli più facilmente frangibili; una sensibilità fin troppo nascosta considerando la sua estrema bellezza.
Il rumore dei suoi passi ti rallegra e t'incute agitazione allo stesso tempo. Temi la sua reazione, ma saresti disposto a sopportare qualunque lavata di capo da parte sua pur di non rimanere di nuovo solo, totalmente avvolto dal nulla.

“Siamo sicuri che sia solo il luogo ad essere triste?”

Non trattieni un sussulto colmo di sorpresa e sgomento. Nessuno è in grado di comprenderti ed annientarti con poche parole come Natsuya Kirishima. Stringi i pugni trattenendo due lembi di quel lenzuolo che, se non ricordi male, dovrebbe essere dello stesso colore della vestaglia che indossi: un verde acqua decisamente troppo spento.
Ruoti il capo nella sua direzione, cercando di immaginare la possibile espressione mostrata a seguito della tua infelice affermazione. Ti basta anche solo ricordare i dettagli più rilevanti della luce emanata dai suoi occhi per poter tornare quantomeno a sorridere.
Avverti il calore della sua mano poggiato delicatamente sul tuo pungo chiuso, nervoso, refrattario. Un contatto che ha la stessa valenza di un'infusione di energia in piena regola, un balsamo in grado di riportare un vivace colorito sulle tue incolpevoli guance. Vorresti nasconderti sotto le coperte per poter scampare a quella domanda dalle fattezze più che legittime, ma ugualmente taglienti. Senti la sua presa stringere sulle tue nocche cocciute, in attesa di approfondire a dovere quel contatto che mai desidereresti far apparire come molesto. Tutt'altro.

“Non sono triste. Sono solo stanco.”

“Ah, questo mi consola. Sai, lo sono anch'io. Entro stasera ci devono dire qualcosa altrimenti...”

“Altrimenti... cosa? Hai intenzione di buttare giù l'ospedale?”

Sei certo di avere le sue iridi color fuoco concentrate sulle tue bende. Poco gl'importa di non poterti realmente vedere; sa bene che a modo tuo stai ricambiando le sue attenzioni, anche solo con l'ausilio di quella sottile ironia capace di farvi dimenticare – almeno per qualche minuto – il vero motivo per cui siete costretti a darvi appuntamento sul ciglio di uno scomodissimo letto da degenza ospedaliera.
Senti le sue dita scivolare lentamente lungo la tua guancia. I polpastrelli sfiorano più volte la benda come a voler cercare un movente per toglierla di mezzo una volta per tutte. Quell'intralcio di stoffa, oramai, è completamente inutile.
Le sue effusioni diventano man mano più suadenti ed irresistibili. Ti basta poco per lasciarti andare a quell'estrema necessità di affetto e di conforto. Ti abbandoni su quel palmo accogliente, a contatto con quella pelle callosa e virile, reduce di troppe ore passate nel cloro della piscina e di uno scoppio ormonale che non avrebbe potuto portare risultati migliori, almeno per ciò che ti concerne.

“È un'ipotesi da non escludere, in casi estremi. Dai, vado a cercare il grande luminare che si è divertito a giocare con la tua vista. Dato che ci teneva parecchio, tanto vale che ora ci dica cosa ha ottenuto, no? Ci potrà concedere cotanta grazia almeno a questo giro?”

“Probabilmente non dipenderà da lui...”

“Non ne sarei così sicuro. Lui e i suoi colleghi stanno facendo di tutto per tenerci all'oscuro di... non sappiamo ancora bene cosa. Ma il gioco è durato abbastanza ed è giunto il momento di farci togliere questa 'curiosità'.”

“Chiamiamola 'curiosità'.”

“Sei ben più teso di quanto immaginassi.”

Per l'ennesima volta stringi i pugni e digrigni i denti. Ti auguri che lui non se ne accorga, che possa a sua volta provare la tremenda esperienza d'indossare quella stessa garza che ti sta impedendo di vedere qualsiasi cosa ti circondi da oltre quarantotto ore. Una tortura che non fa altro che triplicare la propria valenza ogni volta che lui apre bocca, ogni dannatissima volta in cui sai di averlo al tuo fianco senza poterlo guardare, senza poterti perdere nelle sue buffe espressioni pronte a strapparti una sonora risata anche quando il mondo sembra solo remarti contro; persino nel momento in cui la tua stessa salute sembra essere trasformata nel mistero più grande a cui dover sottostare.

“Lo so... non dovrei... ma questa attesa mi sta... mi sta sfinendo. Se non fosse per te e per la mia famiglia...”

“I tuoi genitori ed io non eravamo con te quando ti hanno portato in quella sala operatoria. Eravamo seduti in quel buco di sala d'aspetto sommersi sotto un mare di apprensioni, distruttive come non mai. Nonostante questo, sei riuscito a cavartela egregiamente, e con le tue sole forze.”

“Il punto è che io non ho ancora la certezza di aver superato il mio problema alla retina. Nessuno mi dice nulla! Ma perché?”

“L'avevo capito. Per questo vorrei andare a cercare il dottore, ancora una volta.”

“Scusatemi, non vorrei interrompervi...”

La voce dell'infermiera, oramai ben distinguibile tra quelle di tutti coloro che transitano nelle vicinanze. Probabilmente avrà udito almeno una parte della vostra discussione, restando in attesa del momento propizio per poter dire la sua.
Puoi immaginare il repentino imbarazzo di Natsuya, la sua mano allungata dietro la nuca e il suo leggero inchino in segno di rispetto nei confronti di quella donna alla quale, in fondo, non spetta il compito di farvi sapere come procede l'intero iter post-operatorio. I suoi controlli sono abituali, ponderati, oseresti quasi dire 'meccanici'. Un compito che le frutterà il necessario per poter vivere e far girare a dovere l'economia sanitaria.
Ma l'incrinatura percepita nel tono da lei usato non ti è affatto sfuggita. Così come le insolite modalità cortesi che il personale medico tende a mettere in mostra in presenza di familiari e conoscenti dei degenti.
Lei sa qualcosa. Questo è poco, ma sicuro.

“Volevo informarvi che il dottore passerà nel tardo pomeriggio per comunicarvi l'esito dell'intervento. Prima non è stato possibile perché abbiamo dovuto aspettare i risultati di tutte le analisi e dei valori presi in considerazione. Mi rendo conto che l'attesa possa essere stata estenuante... e proprio per questo volevo rassicurarvi.”

“Dice sul serio?”

“Non potrei mai mentire su una cosa del genere.”

“Non intendevo dire questo, mi scusi. Ehm... per caso lei può dirci qualcosa al riguardo?”

“Natsuya!”

“Se ne occuperà il dottor Hito. Ora scusatemi, ma devo proseguire con i miei controlli. A più tardi.”

 

***

 

Due settimane dopo

Cammini per i corridoi dell'Università tenendo tra le mani una copia della relazione che avevi inviato al relatore poco prima del ricovero in ospedale. Tralasciando qualche errore di battitura dovuto sicuramente alla stanchezza e allo stress accumulato nell'ultimo periodo, il lavoro svolto è stato ritenuto più che buono. Il ché ti permetterà d'iniziare il tuo tirocinio formativo al termine dell'estate. Uno degli ultimi passi necessari per poter finalmente entrare a far parte dell'equipe ufficiale che seguirà gli atleti professionisti alle prossime olimpiadi.
Tra un appunto mentale e l'altro, pensi che forse sia meglio andare a recuperare quanto prima la documentazione necessaria per l'avvio della parte pratica del tuo corso di studi. Peccato solo che l'ufficio adibito a tale compito si trovi al quarto piano.
Prendi l'ascensore, conscio del fatto di provare ancora dei leggeri fastidi legati all'equilibrio quando ti tocca salire troppi gradini in un volta sola. Nel momento in cui le porte si riaprono, ti ritrovi davanti a due kōhai a te piuttosto noti; specialmente il più minuto tra i due. I vostri sguardi collidono in espressioni dense di mero stupore. Non ti era mai capitato d'incontrarlo nei corridoi della tua facoltà. Sapevi che si occupava d'altro, oltre che di nuoto.

“Ikuya! Come stai? Oh, buongiorno anche a te Tono-kun.”

“Serizawa-senpai! Come stai tu... piuttosto! Non abbiamo più avuto modo d'incontrarci da quando ti hanno dimesso dall'ospedale!”

I suoi enormi occhi rossi si accendono in un turbine di emozioni contraddittorie. Il suo disagio è palpabile quanto la gioia di vederti sano, all'erta e completamente autonomo. Ma c'è un piccolo dettaglio che ti fa sospettare fin da subito che ti stia nascondendo qualcosa. E non c'è nemmeno da chiedersi se la questione c'entri o meno col vostro punto di riferimento più importante: Natsuya.

“Oh, hai ragione! A dire il vero, sono subito tornato ad occuparmi degli impegni accademici che mi ero lasciato alle spalle. Comunque sto bene, non ti preoccupare.”

“Mi fa piacere. Hai tempo per un caffè?”

Non ti sei sbagliato. Due chiacchiere al bar sono un ottimo pretesto per parlare di quello che sta succedendo dal giorno in cui siete venuti a conoscenza del reale esito dell'intervento di chirurgia oculistica a cui ti sei sottoposto. La tua vista è salva, ma non funzionerà mai più come un tempo. Ragion per cui ti è stato fortemente sconsigliato di praticare sport acquatici.

“Scusatemi, sapete che io adoro il caffè e mi tratterrei volentieri con entrambi, ma purtroppo devo tornare alla Shimogami per un colloquio con un insegnante.”

“Il solito secchione che alla fine del primo anno pensa già alla tesi!”

“Sei un po' contraddittorio caro il mio Ikuya. E pensare che rimproveri tuo fratello esattamente del contrario.”

Il giovane Kirishima lancia uno sguardo truce all'amico, reo di aver parlato troppo di fronte a chi – con ogni probabilità – avrebbe voluto sentire tutt'altra tipologia di opinioni su quella determinata persona.
Sorridi per cercare di smorzare i toni. L'essere venuto a sapere in quel modo che Natsuya non aveva tenuto fede alla promessa fatta ti ha lasciato l'amaro in bocca, oltre che una spiacevole sensazione di scarsa fiducia nei tuoi stessi confronti. Natsuya dev'essere nuovamente entrato in uno di quei periodi tormentati in cui non riesce a fare altro che chiudersi in sé stesso, portando al minimo sindacabile ogni tipo di contatto con altri essere umani, compresi i suoi cari. Ma forse con Ikuya si era concesso un'eccezione.

“Va bene, ho capito. Mi taccio. Ci vediamo domani mattina alla solita aula. Buon pomeriggio Serizawa-senpai!”

“Buon pomeriggio anche a te, Tono-kun.”

Attendete entrambi l'arrivo dell'ascensore per poter salutare di nuovo Hiyori. Avrete poi tempo per parlare in privato.
Difatti Ikuya sembra non avere fretta, come se l'unico scopo della sua presenza in quel luogo sia il vostro incontro, avvenuto in maniera nemmeno troppo fortuita. Ti accompagna all'ufficio dedicato ai tirocini e attende pazientemente insieme a te i turni di altri due studenti arrivati in anticipo. Quello che ha da dirti deve avere una certa rilevanza, non hai più dubbi.
Per ingannare l'attesa ti spiega che in realtà sta partecipando ad un progetto di ricerca che gli servirà come parte pratica per uno dei suoi prossimi esami. Geologia marina, disciplina di cui è sempre stato un grande appassionato.

 

***

 

“Allora, di cosa si tratta?”

Pensi sia ancora troppo presto per porgli la domanda diretta. O forse, tuo malgrado, non vuoi ammettere di temere fortemente la sua risposta. O che ti fornisca una sua visione dei fatti che non corrisponda in toto alla realtà. Sia chiaro, ti fidi di Ikuya; ma conosci bene tutti gli avvenimenti intercorsi tra lui e Natsuya in passato. E non sei ancora riuscito a non sentirtene responsabile, indipendentemente dal fatto che oramai siano trascorsi diversi anni e che le cose tra i due sembrano essere rientrate nei giusti ranghi.

“Volevo solo chiacchierare un po', se ti va.”

“D'accordo. Sono tutt'orecchi.”

Impugna il bicchiere contenente quella strana bibita al sapore di pistacchio, il suo preferito. Ne beve un sorso prima d'iniziare a parlare. Non deve essere facile per lui provare a spiegare il motivo per cui il suo aniki risulti praticamente irreperibile da oltre una settimana.

“Davvero il medico che ti ha operato sostiene che non dovresti più dedicarti al nuoto? Intendo... in maniera pratica.”

“Me lo ha caldamente consigliato. Le mia capacità visive, seppure 'salve', non saranno più le stesse. Guarda... Ho già dovuto cambiare gradazione alle lenti.”

Ti togli gli occhiali per mostrargli lo spessore delle lenti che hai fissato giusto qualche giorno prima. Lui le guarda con un certo distacco, sfiorando appena la montatura trasparente. Il suo viso s'incupisce, reazione naturale alla conferma di quella notizia che – sicuramente – gli era stata riferita con rammarico da chi sapete voi.

“Ma... magari migliorerà col tempo. No?!”

La sua voce risulta essere incerta, i suoi occhi ancori fissi sui tuoi occhiali. Non ha la forza necessaria per poterti guardare in maniera diretta, per poter scrutare dentro la tua anima attraverso quei tuoi splendidi occhi verdi irrimediabilmente offesi. Si solleva sui gomiti e sospira. Ciò che ti deve dire è proprio lì, sulla famosa punta della lingua.

“Pensavo che mio fratello fosse impazzito, che si fosse arreso davanti a qualcosa che credevo risolvibile. Quando mi ha riportato ciò che è stato detto dal medico ho immaginato che stesse enfatizzando il tutto... che, in fondo, la situazione non poteva essere davvero così catastrofica. Abbiamo anche avuto una mezza discussione per questo. Lui ha liquidato il tutto dicendo che dovrei farmi gli affari miei. Capisci? Ha passato anni a cercare di rincorrermi e ora non dovrei intromettermi nella sua vita?! Dopo quello che vi è successo?”

Le sue parole si susseguono come un piccolo fiume in piena. Ogni incrinatura, ogni gesto, ogni singola espressione sembra capace di manifestare quel cocktail micidiale di sentimenti ed umori che non ne vogliono più sapere di restare silenziosamente intrappolati nelle piccole stanze del suo cuore ferito.
Il rapporto tra i fratelli Kirishima è qualcosa su cui la scienza deve ancora apporre le sue basi per poterci cavar fuori un minimo di chiarezza, e non è per nulla una novità. Ma il fatto che il più giovane fra i due sia lì, di fronte a te, con la voce rotta dall'emozione e la faccia di chi sente di non aver capito nulla dalla vita, ti ricorda quale sia il tuo ruolo in tutto questo, quanto la tua presenza e la tua salute contino per entrambi.

“Ikuya, avere pensieri positivi non è mai sbagliato. Vi siete scontrati soprattutto perché Natsuya è fuori di sé dal nervosismo dovuto alla mia situazione. Sai bene com'è fatto, vorrebbe tanto poter far qualcosa per cambiare le sorti, ma non può.”

“Non ho più avuto occasione di parlare con lui da quella volta. È sempre più sfuggente e poi... io sono dovuto tornare qui a Tokyo per via degli esami...”

“Capisco. Non devi giustificarti per queste cose. Soprattutto con me.”

“Lo so. Non è mio intento quello di giustificarmi. Vorrei solo dirti quello che ho scoperto perché... perché vorrei capire, visto che tu lo conosci bene... anche meglio di quanto lo conosca io.”

Sbatti un paio di volte le palpebre a causa dell'incredulità, in attesa di capire dove Ikuya voglia andare a parare.
Natsuya, si può sapere cos'hai combinato questa volta?

“Mia madre mi ha detto che un paio di giorni fa è stato contattato dalla Federazione Nazionale di Nuoto. Non è riuscita a comprendere il motivo di quella telefonata e quindi ho deciso d'informarmi tramite il web. E guarda un po' cosa ho scoperto...”

Il giovane Kirishima estrae un foglio di carta riciclata dall'ultima pagina di uno dei suoi quaderni d'appunti. Lo dispiega davanti ai tuoi occhi, per poi consegnartelo. Tutto quello che riesci a vedere – prima di poter mettere a fuoco i numerosi kanji – è una piccola fototessera che ritrae Natsuya con un'espressione seria e determinata, densa di collera e dolore. La maschera perfetta indossata da chi cerca nuovi obiettivi per poter sopravvivere agli smacchi che la vita continua a distribuire lungo il suo cammino.
Natsuya Kirishima aveva avuto la malaugurata idea d'iscriversi ufficialmente al corso utile al conseguimento della qualifica di allenatore professionista. Stava rinunciando alla sua carriera per mettersi al servizio di qualcun altro arrivato dopo di lui. Quasi certamente avrà pensato proprio ad Ikuya.

“Tuo fratello aveva bisogno di qualcosa che gli donasse nuovamente la volontà di far parte di questo mondo. Chissà, forse non si sta davvero ritirando. Far parte del team preparatorio non è certo cosa semplice.”

“Certo, ma io non contesto questo. Io mi riferisco a tutto quello che c'è stato prima. Al suo amore per il nuoto, al suo desiderio di arrivare a livelli sempre più alti... di entrare a far parte dell'All Japan da nuotatore. Non può essere andato tutto in fumo nel giro di pochi giorni.”

“È proprio questo il punto, Ikuya. Non devi leggere questa sua sofferta decisione in tale modo. Comunque sia, ora come ora mi cogli piuttosto impreparato su eventuali opinioni da proporti sui vantaggi o gli svantaggi della sua scelta. Ti prometto solo che cercherò di parlargli non appena mi sarà possibile. E tu cerca di fare altrettanto, anche se mi rendo conto che non è così semplice. Fate uno sforzo, entrambi.”

Gli mostri un cordiale occhiolino e gli sorridi. Riesci persino nell'intento di ricevere come risposta lo stesso tipo di reazione spontanea. Poco prima di congedarvi vi stringete la mano e vi abbracciate.
Non ti preoccupare Ikuya. Da allenatore o da medico sportivo... a modo nostro saremo sempre con voi.

 

***

 

Entri nella tua casella di posta elettronica per scoprire che la tua richiesta di collaborazione per l'avvio del tirocinio è stata valutata con esito positivo. Di lì a qualche giorno ti saresti potuto presentare al primo colloquio conoscitivo.
Mentre inizi a pensare agli ulteriori documenti che dovrai procurarti prima dell'avvio dell'attività, qualcuno suona il citofono. Finalmente.

“Ho parlato con Ikuya.”

“Natsuya, non dire mai più in mia presenza che al tuo otouto non importa nulla di quello che combini alle sue spalle. Anzi, alle nostre spalle.”

“Te l'avrei comunque detto.”

“Perché lo hai fatto?”

“Per trovare un diversivo. Per non dover pensare al peggio.”

“O per poter continuare a vivere nel mondo del nuoto agonistico ma... stando al mio fianco e concedendo spazio e opportunità ad Ikuya?”

“Non lo so, può anche darsi.”

“Ti rendi conto di cosa stai sacrificando? Per cosa poi? Per una promessa che non sono stato in grado di mantenere? Perché devi essere tu ad assumertene la responsabilità?”

È un attimo. Ti afferra per i polsi e ti spinge con una certa veemenza contro la parete. Punta le sue iridi lucide nelle tue e con un rapido gesto ti priva di quegli ingombranti occhiali. Inizia ad accarezzare le tue labbra umide con l'apice del suo pollice. Ti solletica per qualche istante, fino al momento in cui decide di non poterne più di cercare di resisterti. La sua bocca si unisce alla tua, mentre avverti il calore delle sue lacrime colare anche sulle tue guance. Afferri le sue spalle e decidi di approfondire il candore di quel bacio impacciato ed inaspettato, ma da sempre bramato.

“A me non interessa se mi vedi. Voglio che tu mi senta!”

“E io ti sento Natsuya, ti ho sempre sentito.”

“Il nuoto è il mio sacrificio per te. Perché io non potrò partecipare più a nessuna gara se non ti avrò al mio fianco.”

“Quindi tu, Natsuya Kirishima, sei il mio sacrificio? Puoi arrivare davvero a tanto?”

“Sono mai stato normale io?”

“No, decisamente no! Ed è per questo che mi sono innamorato di te dal primo istante in cui ti ho visto.”

Un nuovo bacio vi conduce sino alla camera da letto, luogo in cui ogni singolo ripensamento è severamente vietato.

Non importa se in futuro condividerete solamente il bordo della piscina.
Ciò che conta è restare sempre insieme, nel bene e nel male.

 

 

 

Is this how you play, the game
When I'm all in and still you roll the dice
Giving your hand, away
When I'm all in and still you roll the dice
And I'm your sacrifice...

 

['I'm your sacrifice' – Ozark Henry (2013)]










 


 

Angolo dell'autrice

 

Come sempre, ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia raccolata di one-shots! :)

E fu così che la one-shot scritta in un momento d'esigenza creativa ed emotiva divenne magicamente una raccolta.
Questa sarà interamente dedicata a Natsuya Kirishima e Nao Serizawa (i senpai di 'Starting Days'), con sprazzi di narrazione legati ad Ikuya e ad altri personaggi che ruotano intorno a loro.
Il punto di vista sarà alternato e in questo caso toccherà di nuovo a Nao. Il tempo della narrazione sarà sempre il presente con la presenza di vari flashback narrativi.

Questa sesta one-shot segue cronologicamente la precedente e vorrebbe porsi come conclusione di questa storia.
Nella prima parte ci troviamo nel famoso ospedale universitario in cui è stato operato Nao. Sono passati oramai due giorni ma nessun medico si è ancora posto il problema di restituire gli esiti dell'intervento al diretto interessato. Il ché lascia presagire sin da subito che qualcosa sia andato storto. E difatti così sarà, nonostante sia stato salvato il salvabile.
Se Nao è costretto ad accettare a malincuore la sua nuova condizione e la sua rinuncia definitiva (?) alle competizioni agonistiche in ambito natatorio, Natsuya sarà tutt'altro paio di maniche. Inizialmente verrà travolto dallo sconforto al quale seguirà la sua inevitabile e sofferta decisione. In un primo momento Ikuya – colui che per primo parlerà a Nao della questione – sembrerà non condividere appieno la scelta del suo adorato aniki, ma Nao è sicuro che col tempo comprenderà.
L'immagine di Natsuya che si occupa degli allenamenti del fratello è frutto dell'ispirazione dovuta ad una fantastica fanart che ho visto tempo addietro. Ringrazio l'artista per avermi portato a scriverci su.
L'ultima sequenza è volutamente priva di eccessivi dettagli erotici. Il rating è pur sempre giallo e non era mia intenzione alzarlo. Quello che mi premeva raccontare con queste shots non è legato all'erotismo e credo che chi è arrivato fin qui lo abbia intuito in autonomia.
Ebbene sì, confermo che al momento (perché vige sempre la regola 'non si sa mai nella vita') questo sarà l'ultimo capitolo facente parte di questa raccolta.


Grazie ancora a chiunque abbia letto, lasciato un commento, inserito nelle liste e dato una mano con prompt e fan art. ^^
Siete il mio sostegno quotidiano e non potrei scrivere nulla senza di voi!


A presto,

Mahlerlucia
 

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