Vampire Zone

di BrunaS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: cronache da Inverary ***
Capitolo 2: *** Meet Blake Sullivan ***
Capitolo 3: *** L'arca dell'alleanza ***
Capitolo 4: *** Un vampiro a cui non importa niente ***
Capitolo 5: *** Una vita ***
Capitolo 6: *** Ritratto di famiglia ***
Capitolo 7: *** Nel nome del padre ***
Capitolo 8: *** L'eterno ritorno ***
Capitolo 9: *** Merce di scambio ***
Capitolo 10: *** Se io fossi umano ***
Capitolo 11: *** L'alba del giorno dopo ***
Capitolo 12: *** Orfeo ***



Capitolo 1
*** Prologo: cronache da Inverary ***


Al tavolo di un bar un ragazzo e una ragazza flirtavano con intenso trasporto: sorrisi, contatti, battutine. Tutto sembrava ormai pronto a far scoccare la scintilla. Uscirono abbracciati nella notte di settembre. La serata era calda ma la via che percorrevano deserta. Tra una risata e l’altra si fermarono l’uno di fronte all’altra. Lui le diede un bacio lieve e poi, con passione, prese a passarle la lingua sul collo. La ragazza tirò indietro la testa e sospirò. In quel momento gli occhi di lui divennero rossi come il sangue e i suoi denti bianchissimi rivelarono due minacciosi canini pronti a mordere il collo della malcapitata. Il vampiro non fece in tempo a fare una sola mossa: sentì un colpo alla schiena, abbassò gli occhi al petto e riuscì solo a rendersi conto del paletto di legno che gli traforava il cuore. Cadde in un tonfo, ai piedi della ragazza che aveva appena baciato. Dietro di lui, un’altra tipa, vestita di scuro.
“Questa è l’ultima volta che faccio da esca” protestò l’altra.
La ragazza vestita di scuro sorrise: “Dai, Lily, in fondo è divertente”.
Le due furono raggiunte da un ragazzo alto e biondo che caricò il corpo del vampiro sul retro di un furgoncino.
Lily protestava: “Certo, Charlie, è fantastico rischiare di diventare la cena di un crudele vampiro quasi tutti i giorni della mia vita!”
La sua amica Charlie ridacchiava. Il ragazzo prese posto alla guida del veicolo e le salutò.
“Buonanotte, Sean” disse Charlie, poi si girò verso Lily: “A casa ora. Hai dimenticato che succede domani?”
La ragazza sbuffò: “Come potrei dimenticarlo? È il primo giorno di scuola!”
 
Con la luce del mattino Charlie e Lily sembravano due normalissime liceali, carine e ben vestite. Passeggiavano per il cortile della scuola, salutando i vecchi compagni.
Un tipo belloccio si avvicinò e baciò Charlie sulle labbra: “Ehi, che fine hai fatto ieri sera?”
Lei non si scompose: “Lily aveva bisogno di me. È uscita con un cretino, come suo solito…”
Lily fece una risatina acida.
“Beh, ci vediamo in classe” disse il ragazzo. “Devo passare in segreteria per delle pratiche”.
Rimaste sole, Lily apostrofò l’amica: “Un cretino, eh? Quando ti deciderai a dire a Ryan la verità?” Charlie rispose con un’alzata di spalle: “Forse mai. Cosa dovrei dirgli? Scusa tesoro, ma la tua normalissima fidanzata è in realtà una cacciatrice di vampiri e la sua strampalata migliore amica fa da esca?”
Lily ci pensò su poi suggerì: “È un’idea!”
Charlie la guardò storto e riprese a camminare, esclamando: “Andiamo… e non dimenticare che dopo scuola c’è la riunione con Pete. Hai studiato?”
“No, non l’ho fatto” protestò l’altra “visto che d’ora in poi dovrò studiare per i miei test, i miei compiti a casa, le mie verifiche, e non per cacciare vamp-“
Charlie la fulminò con lo sguardo e Lily si schiaffò una mano alla bocca come per zittirsi da sola. Poi proseguì più a bassa voce: “Io sono pronta, Charlie! So tutto ciò che c’è da sapere e cioè che i vampiri sono dei pericolosi succhiasangue da annientare, e questo è tutto!”
“Non per Pete…” Charlie sorrise e salutò l’amica, girando per il corridoio opposto. Nel frattempo, proprio il nome di Pete risuonava dagli altoparlanti della scuola, e una voce femminile cominciava ad intervistarlo per un programma radiofonico di istituto: “Bentrovati ascoltatori! Oggi siamo on air con Pete Sanders, autore del celebre romanzo Vita segreta di un vampiro. Pete, non è la prima volta che tratti l’argomento vampiri e hai già scritto diversi trattati sul soprannaturale… Come mai questi strani interessi?”
La voce di Pete parlò con calma e chiarezza: “Beh, sono un antropologo… I miei studi si sono sempre concentrati su folklore, mitologia e il soprannaturale ha elementi in comune in moltissime culture…” L’intervistatrice incalzò: “è vero che dirigi un team di ricerche sul soprannaturale di cui fanno parte anche alcuni studenti della nostra scuola?”
Pete confermò e l’interlocutrice chiese: “Ed è vero che ne fa parte anche la figlia di Charles Meyers, il suo stimato collega di cui da alcuni anni non si hanno notizie?”
Charlie, che nel frattempo stava prendendo dei libri dal suo armadietto, si accorse che, a sentir nominare suo padre, gli occhi dei compagni le si erano puntati addosso. Nessuno di loro immaginava, però, che nell’apparentemente tranquilla cittadina di Inverary ci fosse stato davvero bisogno di una squadra disposta a combattere il soprannaturale. Eppure era stato, ed era ancora così. Charlie Meyers, omonimo e padre di Charlie, era stato uno dei pochi cacciatori di vampiri d’America. Aveva collaborato a lungo con Pete Sanders, sedicente scrittore di romanzi horror e, alla sua morte, aveva lasciato a Pete la guida della squadra; e alla sua unica figlia il suo grande segreto. Suo padre era morto per mano dei vampiri e Charlie aveva giurato di partecipare con tutte le sue forze alla difesa del mondo “umano”. Era perfettamente addestrata; una macchina da guerra. Sentiva su di lei il peso di essere l’unica discendente del migliore e non avrebbe mai deluso suo padre che, secondo la versione a tutti conosciuta, era semplicemente svanito nel nulla due anni prima; una delle tante persone scomparse d’America. Nemmeno sua madre conosceva la verità: né sul marito, né tantomeno sulla figlia. La scusa ufficiale era questa fantomatica squadra di ricerche sul soprannaturale coordinata da Sanders e composta, oltre che da lui e Charlie, da un’altra manciata di persone: Frank, il più anziano, presente da almeno una decina d’anni; Sean, uno studente universitario, assistente di Pete; inoltre, da poco, si era aggiunta Lily, la migliore amica di Charlie che, avendone scoperto il segreto aveva manifestato il suo interesse a diventare a sua volta una cacciatrice.
 Ad ogni modo quello era un periodo tranquillo. La squadra si occupava di perlustrare la zona e, di tanto in tanto, faceva fuori uno di quei vampiri che, in gergo, chiamavano “metropolitani”. Creature isolate e di poco conto.
I pensieri di Charlie furono interrotti da Ryan che le chiedeva di pranzare insieme. Per l’ennesima volta si ritrovò a desistere, dispiacendosene non poco: “Vado via con Lily. Pete ci aspetta…”.
Ryan protestò: “Ancora? Anche adesso che c'è scuola perderete tempo dietro le sue strampalate ricerche sul soprannaturale?”
“Già” sorrise debolmente lei: “Il nuovo romanzo ha bisogno di idee”.
Ryan non sembrava convinto ma fu interrotto da un’avvenente bionda, molto truccata: “Ehy Charlie, al programma radiofonico hanno intervistato il tuo amico scrittore. Hanno parlato anche di tuo padre... Una storia incredibile...”
Charlie annuì ma non rispose e la bionda passò oltre. Ryan sussurrò:  “Che stronza…” e Lily, apparsa dietro di loro, rincarò la dose: “Tiffany Williams? La prenderei a calci in culo... Che ti ha detto?”
Charlie alzò le spalle: “Che alla radio si parlava di mio padre…”
Lily proseguì: “Non avrà mica detto ancora che è scappato con un'amante?”
”No, quello lo dice solo alle mie spalle...”
“Beh, di me diceva che ero incinta di George Uhlman... A quest'ora avrei un bambino di 18 mesi” ridacchiò Lily prima di andarsene.
Ryan non poté far altro che commentare: “è la tua migliore amica ma la delicatezza non è il suo forte!”
“è schietta. E fa bene così. Tu da quando stiamo insieme non me l'hai mai chiesto… se so, o perlomeno immagino, che fine abbia fatto mio padre”.
Ryan rispose deciso: “Tuo padre è una persona scomparsa Charlie, come milioni di altre persone in America... Ci sono delle indagini in corso e io mi limito a questo dato di fatto.”
Charlie avrebbe voluto dirgli che le indagini non avrebbero portato da nessuna parte perché suo padre, in realtà, era bello che morto. Ma ovviamente si trattenne e si limitò a salutarlo per raggiungere Lily allo studio di Pete. Il professore non era ancora arrivato e l’amica cominciò velocemente a ripassare le informazioni in suo possesso, sapendo che Pete le avrebbe fatto il terzo grado: “Dunque... I vampiri sono una razza maledetta. Presupponiamo la loro origine sia... Mmmh… C'è di mezzo una morte violenta... Una morte violenta e qualcosa col numero sette…”
Charlie tagliò corto: “Settimo figlio di settimo figlio…”
“Perché?” chiese Lily come se ignorasse perfettamente l’informazione appena ricevuta. Charlie alzò gli occhi al cielo pronta a ripetere, per l’ennesima volta, la lezione sull’origine dei vampiri alla sua amica ma in quel momento entrò Pete. Ordinò a Charlie di organizzare i turni di ronda sulla mappa e cominciò ad interrogare Lily:
“Allora... Caratteristiche principali dei vampiri metropolitani...” Lily aprì la bocca per parlare ma Pete la interruppe: “Escluse immortalità e non invecchiamento, che sono scontate.”
La ragazza sembrò effettivamente un po’ delusa ma provò comunque a rispondere: “Rigenerazione... Sensi più sviluppati, velocità... E queste sono cose parecchio fighe…”
Pete e Charlie la fulminarono con lo sguardo e lei si giustificò allargando le braccia: “Beh, scusate ma lo sono!”
“Va' avanti...” intimò Pete.
“Sì, ok... Ecco, la storia della luce del sole non l'ho mai capita!”
Lui spiegò: “Sono semplicemente fotofobici, non c'è molto da capire”.
Lily chiese ancora: “Ma  non si dissolvono al primo raggio di sole?”
“No, non amano il sole ma non si dissolvono, purtroppo per noi. Cosa li indebolisce?”
Lily ci pensò qualche istante: “Un paletto nel cuore?”
“Quello lì uccide. Charlie?”
Charlie rispose con naturalezza: “Il sangue di morto, se non più fresco da tempo… l’argento… e il biancospino.”
“E cosa li uccide, oltre al paletto nel cuore?”
Lily si affrettò ad esclamare: “Questa la so! Fuoco o decapitazione. “
“E perché?” la interrogò ancora Pete.
La ragazza si ammutolì e si mise in attesa della risposta a braccia conserte, così l’uomo proseguì: “Perché la maledizione ha colpito il cuore, il cervello e l'anima. L'emozione, la ragione e l'essenza. I tre capisaldi dell'umanità.”
L’interrogatorio si concluse e Pete chiese a Charlie se fossero pronti i turni, asserendo che Lily non era ancora pronta per partecipare alle ronde individuali che, a quel punto, rimanevano assegnate a Charlie, Frank e Sean.
 
A Charlie toccò una vecchia casa abbandonata che spesso i vampiri metropolitani prendevano come rifugio non avendo il problema di essere invitati ad entrare. In serata Charlie si recò, un po’ annoiata, al luogo che le era toccato ma, nel momento in cui si avvicinò all’abitazione, sentì che c’era qualcosa che non andava.
Chiamò Sean al telefono: “Credo che in Regent Street ci sia un po' di movimento, tu come sei messo?”
Il ragazzo, dall’altro capo, rispose: “Ai vecchi magazzini tutto tace. Se lì da te ci si diverte fammi un fischio”.
Lei rimaneva circospetta ma si apprestava comunque ad entrare in casa. Prima di riagganciare disse a Sean: “Perlustro la zona e ti aggiorno sul da farsi.”
Con cautela varcò la porta d’ingresso. Avanzando nella penombra, e cercando di essere il più discreta possibile, si rese conto che la casa era abitata da tanti, troppi vampiri. Non l’aveva previsto. Non era abbastanza equipaggiata. Ne intravide molti in una grande sala da pranzo e altri che venivano nella sua direzione. Prontamente, si infilò in una specie di armadio a muro, trattenendo il respiro. Dal suo nascondiglio li spiò per qualche secondo poi, rassegnata a dover restare lì per un po’, si addentrò meglio che poteva nello spazio che le si apriva di fronte e digitò un veloce SMS per Sean: “Sono troppi. Almeno otto, cerco di svignarmela appena posso e vi aspetto fuori”.
 Quando rialzò la testa dallo schermo del cellulare, però, si ritrovò faccia a faccia, vicinissima, con un ragazzo. Il suo viso era al buio. Solo un fascio di luce esterna gli tagliava il volto in prossimità delle labbra. Trattenne il fiato non capendo chi si trovava di fronte. Quelle labbra illuminate e bellissime sorrisero poi il ragazzo si portò un dito alla bocca e le fece cenno di tacere.
Un secondo dopo era fuori di lì. Lei lo seguì con lo sguardo. Vide i vampiri accorgersi della sua presenza e lui che rispondeva con un semplice gesto della mano destra, tesa, a palmo aperto. In quel momento tutti i vampiri si bloccarono come pietrificati. A velocità supersonica il ragazzo li passò in rassegna uno ad uno, strappando loro il cuore. Quando tutti furono stramazzati al suolo, Charlie uscì, stravolta, dal suo nascondiglio. Il ragazzo si girò verso di lei e la fulminò con il verde innaturale dei suoi occhi: “Beh, non ringraziarmi.”
Lei lo guardò attentamente. In teoria, sapeva cos’era quello che aveva appena visto ma non vi aveva mai assistito dal vivo prima di allora: “Tu sei… un vampiro?”
Lui le sorrise, ma di un sorriso che faceva paura: “Già, e tu una cacciatrice, giusto?” Le si avvicinò e lei non riuscì a reagire, come ipnotizzata dall’intensità del suo sguardo.
Lui la scrutò con attenzione poi disse: “Dovresti cercare di uccidermi, ma non te lo consiglio.” Poi, senza distogliere lo sguardo da lei, le rivolse un ultimo sorrisetto beffardo:  “Ti saluto”
E improvvisamente era sparito.

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Capitolo 2
*** Meet Blake Sullivan ***


“Cosa diavolo era?” esclamò Charlie.
Pete la guardava tradendo una certa preoccupazione: “Rifammi il punto della questione: con un gesto della mano ha praticamente bloccato almeno dieci vampiri e poi gli ha strappato il cuore ad uno ad uno?”
Charlie annuì.
“Lo sai cos’era…” sussurrò l’uomo.
Lei non credeva alle sue orecchie. Aveva sempre saputo della loro esistenza ma era la prima volta che si trovava faccia a faccia con una cosa del genere.
Pete la guidò: “Vampiri più forti degli altri, vampiri che praticano la magia, vampiri trasformati direttamente da uno dei Nove Progenitori Maledetti…”
“Maestri della notte” concluse lei. Un brivido freddo le corse lungo la schiena. Aveva incontrato un Maestro della notte, l’aveva visto all’opera ed era ancora viva per raccontarlo!
Frank si intromise: “Perché mai un Maestro della notte avrebbe dovuto fare fuori quei vampiri?”
Pete rispose con calma: “I Maestri della notte sono creature molto indipendenti e spesso lavorano per uno scopo preciso, senza alcun tipo di solidarietà verso i vampiri metropolitani”
Charlie precisò: “Non credo fossero metropolitani, erano molti e organizzati”
“Allora erano una Congregazione” ipotizzò Pete. “Non mi stupirebbe se una Congregazione di vampiri si mettesse a seguire un piano che i Maestri della notte non possono condividere. È già successo in passato”
Charlie lo guardò interrogativa: “E quindi?”
Pete l’aveva detto con sufficiente sicurezza: “Potrebbe essere una specie di guerra fra i vampiri. Spiegherebbe perché lui non ha avuto alcun interesse ad uccidere te.”
“Molto bene” commentò Charlie sarcastica. “Come ci poniamo noi di fronte ad una guerra fra vampiri?”
Pete e Frank, i più anziani del gruppo, si guardarono per un attimo, poi Pete spiego: “Ne rimaniamo fuori, Charlie. Se si uccidono tra loro ci fanno solo un piacere”
Charlie non era affatto convinta: “E il motivo per cui si è scatenata? Non ci interessa neanche quello? Dovrà pur essere importante, no? Se fosse pericoloso per gli esseri umani?”
“Se lo è lo scopriremo presto” tagliò corto Pete.
 
Charlie non era d’accordo. Non lo era affatto. Si mise in testa di scoprirne di più e quella sera si recò di nuovo alla casa abbandonata. Stavolta sembrava deserta ma, dopo qualche minuto, si accorse che non lo era. Tre vampiri plausibilmente forti la attaccarono di sorpresa. Riuscì ad ucciderne uno ma fu immobilizzata. Il più alto dei due la teneva ferma mentre l’altro si avvicinava al suo collo. La sua resistenza fu inutile: sentì un dolore lancinante e il sangue sgorgare caldo dalla ferita. Proprio mentre pensava di essere giunta alla fine si sentì cadere a terra. Svenne.
Quando riaprì gli occhi non riusciva a capire dove fosse. Era una camera da letto, molto fredda, con le pareti in pietra. C’erano molte candele accese e un odore forte, di umidità. Charlie era distesa sul letto e il collo le faceva molto male. Si portò una mano sulla ferita, c’era sangue. Ad un tratto si accorse di non essere sola: il vampiro dagli occhi verdi, incontrato la sera precedente, le sorrideva seduto su una poltrona: “Ben svegliata. Sta diventando un vizio quello di farti salvare la vita…”
“Ma dove sono?” aveva balbettato lei.
“Pessima domanda… sei una cacciatrice, non puoi saperlo…” Poi continuò: “Hai perso molto sangue, non sei in grado di alzarti. Dovrai rimanere in mia compagnia ancora qualche ora…”
Lei si era messa sulla difensiva: “Perché dovrei fidarmi di te?”
Il vampiro si era alzato in piedi, tra l’irritato e il divertito: ”Non c’è cosa più irritante in voi umani di questa totale diffidenza… “Le si era avvicinato pericolosamente: “Ti ho salvato la vita, ragazza. Non pensi che sarebbe stupido da parte mia vanificare le mie fatiche e farti fuori personalmente?”
Charlie non si era lasciata spaventare: “Beh, non so… potresti non voler uccidermi ma soggiogarmi o trasformarmi… sei un Maestro della notte, giusto?”
Lui aveva fatto una faccia compiaciuta poi aveva tagliato corto: “Beh, ora devo andare… Cosa c’è? Credevi sarei rimasto a farti da balia? Ho delle cose da sbrigare… Ti lascio in buone mani, però!”
In quel preciso istante un altro affascinante ragazzo aveva varcato la soglia e, alla vista di Charlie, aveva sussultato: “Chi diavolo è?”
“Chi?” aveva chiesto l’altro con fare innocente.
“Lei!”
“Io non vedo nessuno…”
“Blake, c’è un’umana ferita nel tuo letto…” aveva esclamato il nuovo arrivato.
Blake si era giustificato: “Non sono stato io, lei può confermare… Anzi, a dire il vero le ho salvato la vita… Potresti tenerle compagnia fino al mio ritorno? Non ci metterò molto…” L’altro non sembrava per niente convinto ma Blake era un fiume in piena: “E non sai la parte più divertente… è una cacciatrice! Ma Jack è un bravo vampiro, sai?” aveva aggiunto rivolto a Charlie. “Non hai alcun bisogno di ucciderlo… Lui è il vampiro più melenso che io abbia mai conosciuto… e a dire il vero era così anche prima di trasformarsi… Già che hai tempo fatti spiegare il suo decalogo del buon vampiro, è così divertente! Ciao ciao…” Così dicendo era sparito.
Jack e Charlie erano rimasti a fissarsi stupiti e lui aveva detto: “Ehm… Tutto questo è imbarazzante…”
“Direi piuttosto assurdo…” aveva detto lei imbronciata.
Lui le si era avvicinato cordialmente e le aveva teso la mano: “Io sono Jack…”
“Charlie…” aveva risposto lei di malavoglia stringendo a malapena la mano che lui le porgeva. “Anche tu sei un Maestro della notte?”
“No, tecnicamente potrei essere un Sacerdote, per anzianità e linea di discendenza… Ma in realtà non lo sono…”
“Perché?”
Lui l’aveva guardata in modo buffo: “Non credo dovrei dirtelo, sai? Sei una cacciatrice…” “Inerme…” aveva precisato Charlie sprofondando nel letto.
Jack aveva cominciato a spiegare: “Ok, beh… io sono un vampiro dagli strani principi… Non ho poteri molto forti perché ho scelto di nutrirmi il meno possibile. Sono una specie di… asceta tra i vampiri…” In effetti quel ragazzo non aveva l’aria di essere un vampiro, era completamente diverso da tutti i suoi simili che Charlie aveva conosciuto.
“Posso chiederti perché?”
Lui si era seduto: “Sai, i vampiri non sono necessariamente cattivi. Di solito, con la trasformazione, si acuiscono i tratti salienti della personalità che c’erano anche da vivi. Beh, da vivo io ero terribilmente buono, paranoico e altruista. Con la trasformazione questi tratti si sono amplificati e hanno preso il sopravvento sull’istinto, quello che porterebbe un vampiro ad abbandonarsi… al male”. Tutto ciò che Jack le raccontava era davvero nuovo per Charlie e il discorso prendeva una piega interessante: “Dunque mi stai dicendo che tu sei vampiro che non ha mai fatto il vampiro?”
“Non esattamente.  Ma odio l’idea di causare dolore al prossimo, quindi mi nutro solo una o due volte a settimana, con poche gocce di sangue dall’indice di qualche malcapitato, ma niente di più” aveva ammesso lui con un sorriso.
“Non hai mai ucciso nessuno?” chiese lei incredula.
Lui spiegò che gli era capitato di uccidere altri vampiri: “Avrai notato che non c’è grande armonia nel nostro mondo…”
Charlie annuì poi si rabbuiò: “E Blake? Immagino che lui sia un Maestro della notte a tutti gli effetti…”
“Oh lui… è uno dei migliori…” ammise Jack.
“Questo vuol dire che è un vampiro cattivo?”
Lui ci pensò un attimo: “No… lui… è difficile da spiegare…”
“Non lo vedo tipo da farsi remore…” aveva avanzato Charlie.
“No, certo, si nutre come e quando vuole, ma di certo difficilmente uccide le sue vittime. Morde qualcuno, gli cancella la memoria e lo lascia andare. Non uccide innocenti, è un vampiro molto corretto…”
Lei era scettica: “Vorresti dirmi che è buono anche lui?”
“Non esistono solo il bianco e il nero, Charlie…”
Lo sguardo di Jack sembrò perdersi tra i ricordi: “Lui in vita era una persona speciale, io lo conoscevo… Bello, fiero, quasi eroico… Il suo unico problema era che aveva molte difficoltà ad accettare le proprie debolezze… Questi tratti si sono acutizzati con la trasformazione: Blake è un vampiro che non vuole provare niente. Per questo può essere pericoloso”. Aveva aggiunto l’ultima frase col tono con cui si dà un avvertimento. Charlie ci aveva riflettuto. Blake era affascinante, indubbiamente. Ma anche spaventoso.
Volle chiederlo perché non riusciva a capire: “Perché mi ha salvato la vita?”
Jack rispose con sincerità: “Perché in quel momento ne aveva voglia…”
“La prossima volta potrebbe uccidermi?”
“Non credo, ma potrebbe lasciare che altri ti uccidano…”
 
Quando, ore dopo, Blake era tornato, aveva trovato Charlie e Jack addormentati.
Il vampiro guardò attentamente la ragazza che dormiva nel suo letto. Le si avvicinò piano ma poi disse bruscamente: “Ok, bella addormentata… è ora di andare…”
Charlie aprì gli occhi, confusa: “Dove?”
“Non vuoi andare a casa?”
Blake aveva gridato nell’orecchio di Jack, ancora addormentato in poltrona: “Porto a casa la bambina…” 
Charlie si era alzata. Si sentiva meglio. Si ritrovò faccia a faccia con Jack e, suo malgrado, capì di avere simpatia per lui. Lui le sorrise rassicurante: “Ciao, spero non mi ucciderai la prossima volta che ci incontriamo.”
Charlie si ritrovò a sorridergli a sua volta: “Credo proprio di no…” Blake l’aveva afferrata per un braccio, senza violenza, e l’aveva accompagnata alla porta. Mentre uscivano di lì aveva sentito Jack richiamarla. “Se hai a che fare con Sacerdoti o Maestri della notte devi procurarti un amuleto!” le aveva detto serio. “Jack!” Aveva esclamato Blake con disapprovazione. Gli altri due l’avevano ignorato. “Funzionano davvero?” aveva chiesto Charlie. “Non ti proteggono molto fisicamente ma… mentalmente sì! Ti rendono immune dall’essere soggiogata…” Blake scuoteva la testa: “Non si svelano certi trucchetti al nemico, Jack! E sai benissimo che ora avrò bisogno di farlo”.
“Dovrai soggiogarmi?” aveva chiesto la ragazza contrariata.
Il vampiro l’aveva guardata intensamente: “Mi dispiace ma non posso permetterti di ricordare la strada che faremo… questo è un covo di vampiri, signorina cacciatrice! Andiamo…”
Quasi come per magia, Charlie e Blake si erano ritrovati esattamente di fronte la porta di casa della ragazza. “Come sapevi dove abito?” aveva chiesto inviperita lei, capendo di essere arrivata lì come in trance per via del controllo mentale. Lui le aveva sventolato davanti il suo tesserino della biblioteca con su scritto nome e indirizzo poi le si era avvicinato con fare sensuale: “Non mi inviti ad entrare?”Mi credi così stupida?” aveva risposto lei indietreggiando.
Lui aveva l’aria divertita. Aveva percorso pochi passi e si era voltato di nuovo verso di lei: “Buonanotte cacciatrice… al prossimo salvataggio!
“Spero proprio di no!” gli aveva urlato dietro lei. Ma lui era già sparito.

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Capitolo 3
*** L'arca dell'alleanza ***


Quella mattina Charlie si svegliò stordita: il sangue, Jack, il soggiogamento, Blake… quella del giorno prima era stata una giornata che non si dimentica facilmente.
Si alzò a fatica e scese in cucina con l’intento di fare il caffè. Sua madre non c'era: la vide dalla finestra che curava i fiori del giardino a pochi metri dalla casa con in testa un grosso cappello di paglia.
Lo squillo del campanello la riportò sulla terra e, ancora assonnata, andò ad aprire.
Blake era di fronte a lei con la sua solita faccia da schiaffi. “Buongiorno!” esclamò con un grosso sorriso.
Charlie ebbe l’istinto di sbattergli la porta in faccia ma si contenne e chiese: “Che ci fai qui?”
Lui disse semplicemente: “Ho bisogno di parlarti…” poi aggiunse ambiguo: “Mi offri una tazza di tè?”
Lei lo fissò e sorrise sarcastica: “Non ti lascerò mai entrare in casa, Blake…”
“Oh, non devi per forza farlo tu…” disse lui.
Prima che lei potesse realizzare vide sua madre che veniva verso di loro con in mano gli attrezzi da giardinaggio. Guardò Blake con curiosità e i due si salutarono cordialmente. Ammaliata dalla perfetta educazione del ragazzo la donna disse: “Cosa fate sulla porta? Charlie, fai accomodare il tuo amico…” Prima che la ragazza potesse bloccarla in qualche modo, sua madre aveva già invitato Blake ad entrare in casa. “Davvero gentile…” commentò lui sfoderando tutto il suo fascino.
La signora Meyers si offrì di preparare del tè e sparì in cucina.
“Cazzo!” borbottò Charlie quasi tra sé e sé.
Blake la riprese con fare divertito: “Charlie! Non essere volgare! E così ti chiamano Charlie, eh? Carino, sarebbe più adatto ad un maschio ma a te sta bene… Beh, Charlie… devi fare una cosa per me…”
“Non pensarci neanche!” sbottò la ragazza.
Lui assunse un’aria più minacciosa: “Mi devi la vita se non ricordo male. Devi solo riferire un mio messaggio a Pete Sanders. Lavori con lui, no?”
“Sì…” balbettò Charlie stupita.
In quel momento la madre la chiamò in cucina a prendere il vassoio del tè: “Accidenti ma chi è quello schianto?” commentò. La figlia alzò gli occhi al cielo stizzita, senza risponderle, e tornò in salotto con il tè fumante.
Nervosamente, sbatté il vassoio sul tavolo e chiese a Blake: “Allora? Cos’è che devo dire a Pete?”
Il vampiro afferrò una tazza di bevanda bollente: “Digli solo che voglio un incontro con lui… come ai vecchi tempi.” Mandò giù un sorso e commentò: “Ottimo il tè!”
“Perché dovrei fidarmi?” chiese Charlie.
Lui ci pensò su poi tirò fuori un anello dalla tasca della camicia. Sembrava molto antico. Dolcemente le prese la mano e glielo infilò al dito. Ipnotizzata da quel gesto la ragazza riuscì solo a chiedere “Che cos’è?”
“Un anello, mi pare ovvio” sorrise lui col solito ghigno beffardo. Poi si fece più serio e continuò: “Un anello d’argento, per la precisione, e la pietra, rossa altro non è che sangue solidificato: sangue di morto. Da questo momento sei completamente immune dal mio potere…” Le strinse più forte la mano e avvicinò il volto al suo sorridendo: “Ma non dal mio fascino, per quello ci vorrebbe un miracolo…”
Charlie si sentì presa in giro e cercò di scuotersi: “Divertente… peccato che non mi piaci neanche un po’.” Blake non si scompose: “Bugiarda…”
Poi si diresse verso la porta. “Tornerò presto a trovarti, tua madre prepara un ottimo tè!” disse prima di sparire.
Irritata e preoccupata, dopo la scuola Charlie corse a trovare Pete. Aveva avvertito anche gli altri membri del gruppo per metterli tutti al corrente. Raccontò tutto d’un fiato, aspettando risposte. Pete la ascoltò in silenzio e alla fine disse: “Immaginavo che fosse lui il vampiro che avevi incontrato”. Charlie sgranò gli occhi: “Così è vero, vi conoscete!”
“Blake Sullivan è stato un nostro collaboratore circa 15 anni fa…” spiegò Pete, lasciando Charlie di sasso. Era già difficile immaginare che la squadra avesse collaborato con un vampiro! Quel tipo di vampiro, poi!
“E poi?”
“Poi sono successe delle cose spiacevoli… di cui è meglio non parlare” tagliò corto l’uomo.
 Charlie si fermò a riflettere, a immaginare che suo padre avesse potuto avere a che fare con Blake. Gli altri si interrogarono sul da farsi. Pete spiegò che avrebbe accettato di incontrarlo.
“Cosa?” chiese Frank, stupito.
Pete spiegò: “Blake è un Maestro della notte molto potente e, probabilmente, ha degli interessi in comune con noi. Mi duole ammetterlo ma è bene ascoltare cosa ha da dirci. Charlie, sicuramente si metterà in contatto con te. Portalo qui il prima possibile. Ora andate pure”.
Alquanto sorpresi, i membri della squadra si diressero verso la porta. Anche Charlie stava per andarsene ma Pete la richiamò e sembrò darle un avvertimento: “Fa’ ciò che ti ho detto, dopodiché sta’ alla larga da Blake Sullivan…”
“Non credo voglia farmi del male…”
“Non è ciò che intendevo…”
Charlie non capiva. Rimase qualche istante a pensarci su, poi realizzò: “Aspetta, aspetta! Stai insinuando che dovrei stargli alla larga… sentimentalmente?”
“O sessualmente…” disse Pete con grande semplicità.
“È ridicolo!” sbottò la ragazza.
“Non lo è. Blake è affascinante, intelligente ed è un vampiro…”
“Appunto, è un mostro. Non potrei mai interessarmi a lui!” esclamò lei con enfasi.
Pete non era d’accordo: “Non credere che sia così facile…”
Quelle insinuazioni non le piacquero. Molto irritata tagliò corto: “Lo è invece… Buona giornata!” e se ne andò sbattendo la porta.
Il resto del giorno passò tra noia e irritazione, e anche un certo senso di attesa. Aveva voglia di rivedere Blake, aveva fretta di saperne di più. Verso sera si diresse nel solito locale dove aveva appuntamento con Ryan. Il suo ragazzo la stava aspettando e la accolse tra baci e sorrisi. Decise che doveva riuscire a rilassarsi un po’. Scherzò con Ryan e con qualche altro amico. Si perse, divertita, ad ascoltare i pettegolezzi di Lily su Tiffany Williams che, per l’ennesima volta aveva rimorchiato un tale che piaceva a lei: “Cioè, renditi conto… Non faccio in tempo a lasciargli il mio numero di telefono che me lo ritrovo avvinghiato a Tiffany che poi, per la cronaca, è figa, d’accordo, ma è possibile che tutti – tutti -nessuno escluso- debbano sbavarle dietro?!” Ad un tratto Lily sgranò gli occhi: “Non posso crederci! Questo è davvero troppo anche per Tiffany!”
Charlie si voltò a guardare nella direzione indicata dall’amica: al bancone del bar c’era Tiffany, bionda e truccata, che flirtava in maniera vistosa con un tipo sexy, dagli incredibili occhi verdi. Il sorriso di Charlie le morì sulle labbra. Lily non si accorse di nulla e continuò a commentare: “Ma dai, non è giusto che quella abbia tutte le fortune! Sarà perlomeno uno dell’università!” Charlie la fulminò con lo sguardo e le chiese, bruscamente, di accompagnarla in bagno. Lily si fece trascinare continuando a lamentarsi e si bloccò solo quando l’amica, a brutto muso, le rivelò: “Quello è Blake Sullivan!”
Lily rimase a bocca aperta: “Quello?! Quello là?! Quello schianto pazzesco è Blake Sullivan?!” Charlie alzò gli occhi al cielo e rimproverò l’amica: “Sì, Lily! Quindi sei automaticamente pregata di dimenticare che è uno schianto pazzesco!”
Una voce divertita, che ormai conosceva bene, la canzonò alle sue spalle: “Impossibile!”
Charlie si voltò con la sicurezza di chi sa chi si troverà di fronte. Blake sorrise a Lily che arrossì, poi chiese a Charlie: “Hai fatto ciò che dovevi fare? Quando regalo un anello ad una ragazza mi aspetto grandi cose da lei”. Charlie sospirò. Quel vampiro era davvero indisponente.
Blake recuperò Jack, sua spalla destra, e seguì Charlie e Lily, allo studio di Pete. “Chi non muore si rivede” commentò sarcastico appena l’uomo aprì la porta.
Pete sghignazzò: “Ci hai messo del tuo per mantenermi in vita”
Poi salutò Jack in maniera di gran lunga più amichevole.
Sean e Frank raggiunsero il gruppo in pochi minuti e Blake passò alle spiegazioni: da molto tempo Pete custodiva un libro molto importante ed ora quel libro era in pericolo. I vampiri della Congregazione di Inverary volevano entrarne in possesso e, a difesa del libro, sarebbe stato necessario riformare una specie di alleanza. Pete, rendendosi conto che i giovani del gruppo non avevano le idee chiare, chiese: “Sapete tutti qual è la differenza tra un vampiro metropolitano, un Sacerdote e un Maestro della notte?” Lily aggrottò le sopracciglia ma Charlie rispose prontamente: “Semplice genealogia vampiresca: i metropolitani sono vampiri trasformati dai Sacerdoti, sono assetati di sangue, forti, ma senza particolari poteri. I Sacerdoti sono stati trasformati dai Maestri della Notte e possono soggiogare o leggere nel pensiero. I Maestri della notte sono quelli trasformati direttamente da uno dei Nove Progenitori Maledetti, quindi sono i più forti.”
Blake la guardò con aria soddisfatta e aggiunse: “Ma soprattutto i Maestri della notte praticano la magia”. Charlie ripensò a ciò che gli aveva visto fare e fu come se lui le leggesse nel pensiero: “La sera che ci siamo incontrati io te l’ho mostrato. Ho ucciso quei vampiri aiutandomi con un sigillo paralizzante, un incantesimo mio e degli altri Maestri della notte trasformati dal mio stesso Progenitore. Sono poteri che si tramandano e sono nettamente separati tra loro”.
Pete diede spiegazioni ulteriori: “Tutti sapete che il vampirismo deriva da una maledizione. Un tempo, quando nasceva un settimo figlio di settimo figlio, questi era automaticamente consacrato alla stregoneria. Circa 3.000 anni fa, nell’Antica Grecia, nove elementi tra streghe e stregoni si riunirono per studiare un incantesimo che li rendesse immortali ed eternamente giovani. E ci riuscirono, con un rituale di suicidio collettivo dal quale però si risvegliarono con queste nuove caratteristiche. Il rito suscitò però l’ira del Consiglio degli Anziani, che non perdonarono ai Nove di essere andati contro natura. Così gli lanciarono un tremendo incantesimo: eternamente giovani, ma eternamente soli, condannati alla malinconia e al rimpianto di cuore, anima e cervello, alla perenne ricerca della linfa vitale persa attraverso la sete di sangue. Ciò che non potevano fare era privarli della magia così, Grigoria, una delle streghe più anziane del Consiglio, trovò perlomeno un modo per arginarne i poteri: ad ogni Progenitore spettò una gamma di nove incantesimi praticabili, del tutto diversa da quella degli altri e tramandabile solo, automaticamente, alla propria discendenza vampiresca, cioè i Maestri della notte. Penso sia chiaro che se un solo vampiro riuscisse a concentrare in sé tutti i sigilli esistenti diventerebbe infinitamente forte e pericoloso”.
“Il problema è che” continuò Blake “la strega raccolse tutti i sigilli in un Codice. Chi ne venisse in possesso verrebbe a conoscenza di tutti gli incantesimi”.
“E quel libro ce l’abbiamo noi?” chiese Lily incredula.
Jack spiegò che il Codice di Grigoria era stato custodito, di generazione in generazione, dai cacciatori di vampiri e che Grigoria stessa aveva lanciato un incantesimo per il quale nessuno di loro avrebbe mai potuto rivelarne il nascondiglio, neanche sotto soggiogamento.
“E il libro non è mai finito nelle mani sbagliate?” chiese Sean.
Blake e Pete si guardarono poi il vampiro disse: “Ha rischiato molte volte, ma alla fine è sempre rimasto al sicuro…”
A quel punto fu Charlie a parlare: “Ci sono due cose che non capisco. La prima… non sarebbe più semplice distruggerlo? Fine delle tentazioni, no?”
Pete rispose che sarebbe stata un’arma a doppio taglio perché il libro conteneva anche gli antidoti ai sigilli ed era l’unico modo per liberarsi dalla magia dei Maestri della notte, nel caso fosse diventata troppo pericolosa.
Allora Charlie pose la seconda domanda, rivolta a Blake: “Tu sei un Maestro della notte. Che senso ha per te difendere il libro? Non sarebbe meglio entrarne in possesso e diventare il vampiro più forte del mondo?”
Lui sorrise con estrema calma: “Il Progenitore da cui discendo ha un’etica molto sviluppata. Sophia ci tiene a preservare l’equilibrio tra le forze e ci ha educati così. Nella storia dei vampiri esistono già Quattro Grandi Guerre tra Progenitori per risolvere questioni simili. Per non parlare dei continui, piccoli scontri tra fazioni… Concentrare il potere in un unico, invincibile vampiro sarebbe un danno immenso e senza via di scampo. Non è nei nostri interessi. E… se vuoi saperlo… a me non importa niente di essere il più forte. Mi accontento di ciò che so fare”.
Erano tutti molto colpiti dalle nuove rivelazioni.
Blake spiegò che sapeva con certezza che i Sacerdoti della Congregazione si erano rimessi sulle tracce del libro, anche se non riusciva a capirne il perché.
Pete disse che solo lui e Frank conoscevano il nascondiglio e, per la sicurezza di Sean, Lily e Charlie, sarebbe stato meglio non allargare il giro. A quel punto la riunione fu sciolta e la squadra fu mandata a casa. Solo Blake e Jack rimasero con Pete, per definire alcuni dettagli. Charlie non riusciva a crederci ma una nuova e incredibile alleanza si era appena formata: loro e dei vampiri. Uniti per il bene comune.

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Capitolo 4
*** Un vampiro a cui non importa niente ***


La ronda della notte aveva un sapore del tutto diverso. Per la prima volta non si trattava di vampiri Metropolitani ma di Sacerdoti, con uno scopo preciso e pericoloso. A dispetto di ogni timore il giro fu insolitamente tranquillo e Charlie se ne tornò a casa. Era appena entrata in camera sua quando sentì dei colpetti alla finestra.
Si affacciò svelta, immaginando con un misto di ansia e eccitazione, di trovare Blake. Invece era Ryan.
Scese in giardino e il ragazzo le confessò di essere un po’ preoccupato per lei: ultimamente era così sfuggente. Lei si scusò sapendo di non potergli rivelare di più ma, proprio in quel momento, ricevette la telefonata di Pete che le intimava di raggiungerli immediatamente al vecchio cimitero. Si scusò in fretta e furia col suo fidanzato e lo lasciò con un palmo di naso per unirsi al resto della squadra. Rischiava di perdere Ryan, lo sapeva, ma in quel momento c’erano in ballo interessi troppo grossi.
Al cimitero c’erano tutti, tranne lo stesso Pete, abilmente schierati di fronte ad un gruppo di cinque vampiri sconosciuti. C’era molta tensione ma nessuno sembrava in procinto di battersi.
“Come siete arrivati qui?” stava dicendo Blake col solito sorriso beffardo.
“Un’intuizione” rispose un vampiro biondo con una grossa cicatrice in viso.
“O un appuntamento?” incalzò ancora Blake.
 Charlie non capiva ma i volti dei suoi amici tradivano una forte tensione.
“Tu conosci il nascondiglio del libro?” chiese a Blake il vampiro con la cicatrice.
L’altro esplose in una risata: “Sai bene che nessun vampiro lo sa…”
“Qualcuno di loro però sì…” sorrise il biondo indicando i cacciatori.
Blake divenne serio: “Non possono rivelarlo. È il sigillo…”
In quel momento Pete sopraggiunse. Il suo volto era una maschera di terrore. Non disse niente ma Blake sembrò cogliere qualcosa di importante. Si voltò di scatto verso Frank che prima si paralizzò, poi, improvvisamente, tentò di scappare via. Blake si mosse per inseguirlo ma Jack lo bloccò: “Ci pensò io.” E, indicando il gruppo di umani aggiunse: “Non possono farcela senza di te”. A Blake non piacque quello che l’altro aveva detto ma, controvoglia, lasciò che fosse Jack ad inseguire Frank e si rivolse di nuovo agli altri vampiri: “Mi avete proprio fatto arrabbiare…” In tutta risposta il più grosso degli avversari gli si avventò contro facendo strani movimenti con le mani. Blake non si mosse ma, solo con un lampo rosso negli occhi atterrò l’altro e, velocissimo, lo impalettò. I quattro rimasti gli si scagliarono addosso e Pete ordinò a Charlie e Sean di agire immediatamente. Non riuscirono a colpire i vampiri ma li distrassero giusto il tempo che Blake ebbe per colpirne due alle spalle. Rimaneva in vita soltanto quello con la cicatrice che, però, sembrava colpito dal sigillo paralizzante di Blake. Comprendendo di essere spacciato disse: “Sei uno stupido, Blake. Potevamo allearci e raggiungere un grado superiore. I principi di Sophia non ti porteranno niente di buono” Blake non rispose. Con il sorriso stampato in faccia gli strappò il cuore dal petto e commentò: “Principianti…”
In quel momento Jack tornò indietro trascinando Frank. Lo gettò in mezzo agli altri. L’uomo piangeva, Charlie non capiva. Blake lo fissò con estrema durezza e gli chiese: “Dov’è?” Frank, tremante, aprì il suo zaino con l’attrezzatura da caccia e ne tirò fuori un grosso volume, sicuramente antico. Charlie non poteva crederci: era il Codice? Fuori dal nascondiglio? Perché? Vide che Pete abbassava la testa sconsolato e anche Jack faceva lo stesso. Blake si avvicinò a Frank e, afferratolo per il bavero, lo alzò in piedi violentemente. L’uomo, tra le lacrime, implorò il vampiro: “Hanno minacciato la mia famiglia. Hanno soggiogato mia moglie, si sono nutriti dei miei figli!” Blake lo fissò glaciale: “La vita di tua moglie e dei tuoi figli non ha alcuna importanza se si tratta del Codice, non te l’hanno insegnato all’addestramento?” Charlie realizzò cosa doveva essere successo. Non potendo rivelare il nascondiglio ma, sentendosi minacciato, Frank si era accordato con quei vampiri per prendere lui stesso il libro. Erano stati ad un passo dallo sfacelo ma la cosa che più la colpiva erano quelle parole che Blake aveva pronunciato: la vita delle persone amate non aveva alcuna importanza. Era così che bisognava agire per essere dei buoni cacciatori? Era stato anche il principio di suo padre quello? Prima che potesse rendersene conto Blake strappò via il cuore di Frank e abbandonò il cadavere nella polvere. Charlie urlò con quanto fiato aveva in gola e corse verso il corpo esanime dell’amico. Sentì solo che Pete gridava: “Non ce n’era bisogno! Era nostro amico!” e che Blake rispondeva: “Vi avrebbe fatti uccidere tutti…” Charlie piangeva e, tra le lacrime, incontrò lo sguardo costernato di Jack. “Avevi detto che non era cattivo…” gemette lei. “Ti avevo detto che non uccide gente innocente. Frank era un traditore”. Charlie guardò Pete, che non lo negava. Poi guardò Blake: “Stava cercando di proteggere chi amava!” Il vampiro non ebbe alcuna reazione. Disse solo: “Non è così che funziona. Dovresti saperlo se vuoi essere una cacciatrice. Tuo padre lo sapeva…” A sentir nominare suo padre Charlie si alzò in piedi inviperita: “Come puoi essere così freddo?” “Ho quasi 200 anni, ragazzina, sarà pure servito a qualcosa…” La ragazza ricordò le parole di Jack, durante il loro primo incontro: “A te non importa niente, vero? Non ti importava niente della vita di Frank?” Lui disse solo: “Già…” e sparì portandosi dietro Jack.
 
Nei pochi anni in cui faceva la cacciatrice non le era mai capitato nulla di così doloroso, esclusa ovviamente la morte di suo padre a cui però, perlomeno, non aveva assistito personalmente.
Mentre cercava di lavare via la sofferenza con una doccia calda, Charlie pensava solo a qual era la cosa giusta. Frank aveva tradito; ma l’aveva fatto per difendere la sua famiglia. Difendere la famiglia era importante; ma non poteva esserlo più che difendere le sorti del mondo intero. Era questo il destino di un cacciatore? Annullarsi in funzione della propria missione? Per la prima volta dubitò di reggere il colpo. Restava il fatto che Blake aveva ucciso Frank. Che a Blake non importava nulla della vita umana. E che Frank non c’era più.
Uscì dalla doccia e si avvolse un asciugamano intorno al corpo. Aveva gli occhi gonfi di pianto e si muoveva lentamente, priva di forze. Si era abbandonata a sedere sul suo letto mentre le gocce d’acqua le scendevano lungo tutto il corpo. Ad un tratto aveva sentito una voce familiare: “Prenderai freddo…” Blake era fermo davanti alla finestra. La sua bellezza la colpì dolorosamente. Un corpo così bello non poteva essere tanto gelido…
Lui si avvicinò con cautela e le fece una domanda che lei non si aspettava: “Ce l’hai con me?”
Charlie non riusciva a ragionare, gli disse solo che non aveva alcuna voglia di vederlo.
Lui sembrò afferrarlo ma comunque non se ne andò.
“Perché sei qui?” chiese lei.
Blake ci pensò su poi disse: “Non lo so”. La guardò con attenzione e le domandò: “Hai paura di me adesso?” Fu lei stavolta ad ammettere di non saperlo. 
Lui parlò con estrema chiarezza: “Charlie, non so che idea ti sei fatta, ma io sono un vampiro…”
Lei lo interruppe: “Lo so. Un vampiro a cui non importa niente. Non ti importava niente della vita di Frank…”
“È così” disse lui duramente. “Non mi importa niente della vita di nessuno”.
Lei colse in quelle parole qualcosa di troppo forzato: “Però sei qui. A chiedermi se ora ho paura di te. Questo ti importa. Perché?”
Lui la osservò con estrema curiosità. Raramente qualcuno gli aveva parlato in quei termini. Le si avvicinò in maniera pericolosissima e le sussurrò: “Tu mi piaci.” Resto in silenziò per misurare la reazione di lei che, dopo un piccolo, impercettibile sussulto, abbassò lo sguardo. Poi lui continuò: “Non hai paura di questo?” Lei si fece coraggio e tornò a guardarlo dritto in faccia. Sempre in un sussurro, rispose: “Vuoi farmi paura? Non ho neanche il mio anello… Se sei attratto da me potresti benissimo soggiogarmi per ottenere ciò che vuoi”.
Lui non si scompose: “Non lo farò. Non ti soggiogherò per farti venire a letto con me. Quando succederà dovrà essere perché lo volevi anche tu”.
Lei sentì un brivido caldo percorrerle il corpo ancora umido: “E chi dice che succederà?”
“Lo so. Anche tu sei attratta da me”.
Finalmente Charlie trovò la forza di allontanarsi da lui e, senza il coraggio di guardarlo in faccia, esclamò: “E se anche fosse? Io non verrò mai a letto con te. Sei un vampiro, un mostro!”
Credette di averlo minimamente ferito ma lui chiese solo: “Trovi le due cose inconciliabili?”
“Eccome” confermò lei.
Lui tornò verso la finestra da cui era entrato e, prima di uscirne, le disse: “Confidati con Pete a questo proposito. Chiedigli di raccontarti di Elisabeth. Elisabeth Parker”.
 
“Chi è Elisabeth Parker?”
Pete la guardò esterrefatto. Si era precipitata a casa sua praticamente all’alba e aveva tirato fuori quel nome che lui aveva sperato di dimenticare.
“È stato Blake a parlartene?”
“Sì. Chi è?”
Pete sembrava preoccupato: “Ti dirò tutto di Elisabeth Parker se tu mi dirai in quale situazione è spuntato fuori il suo nome”.
Charlie sentì per un attimo un lieve imbarazzo, poi disse: “Beh… Blake è stato da me stanotte”
“Cosa voleva?”
“Non lo so… Misurare la mia reazione rispetto a Frank, credo… mi ha chiesto se avevo paura di lui, cose del genere…”
“E poi?”
Charlie arrossì: “Mi ha detto… che gli piaccio… io gli ho detto che non potrà mai esserci niente tra noi perché lui è un vampiro e lui… ha tirato fuori quel nome e ha detto di chiedere a te”.
Pete passeggiava nervosamente nella stanza. Il silenzio sembrò durare in eterno, poi finalmente parlò: “Elisabeth Parker era una Maestra della notte molto potente, della stessa genia di Blake. Circa quindici anni fa anche lei era una nostra collaboratrice. Era bellissima, intelligente e molto sensuale… Mi sono innamorato di lei. E credevo che anche lei mi volesse bene. Blake disse che non era vero, che lei non amava nessuno, che mi aveva solo usato per ottenere informazioni per fare il doppio gioco con i nostri nemici. Disse che era una traditrice. E che neanch’io l’avevo davvero amata ma ero stato sotto il suo controllo”.
Charlie lesse una forte sofferenza nel racconto di Pete e sentì che mancava ancora qualcosa, qualcosa di tragico. “Quando ti disse tutto questo?”
L’uomo alzò gli occhi verso di lei e lo disse a bruciapelo: “Subito dopo averla uccisa. Davanti ai miei occhi. Senza battere ciglio. Disse tutto questo col suo modo glaciale, mentre io mi disperavo abbracciato al cadavere della donna che amavo. Anche se non era una vera donna. Per questo ti ho detto di stare attenta: l’amore per un vampiro è possibile. Non è giusto, è innaturale, contraddittorio e lacerante, ma non puoi farci niente”. Si fermò per un attimo a pensare poi chiese: “Cosa provi per Blake?”
Charlie non seppe davvero cosa rispondere. Ovviamente non era innamorata di Blake. Lo conosceva appena, era un mostro, aveva perfino paura di lui. Ma non poteva negare di esserne affascinata. C’era una sorta di chimica tra loro. “Non lo so… Forse è vero, sono attratta da lui in un certo senso ma… io ti prometto che non ci sarà mai niente di più”.
Ripensò all’esperienza della notte prima e a quello che Pete le aveva appena raccontato e aggiunse: “Soprattutto dopo che ho visto di cosa è capace”.

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Capitolo 5
*** Una vita ***


I giorni passavano e cacciatori e vampiri stringevano strani legami per perseguire una strada comune. Nessuno parlava di Frank anche se erano ancora sotto shock. Charlie diffidava di Blake ma capiva che Jack era diverso. Lo percepiva. Una mattina Blake spiegò che lui, in quanto Maestro della Notte, poteva frequentare la Congregazione e che vi si sarebbe recato per capire cosa stava succedendo: i vampiri che avevano minacciato Frank facevano parte di quella banda e non potevano essere i soli. Disse che sarebbe rimasto via qualche giorno. A loro non rimaneva altro che continuare le ronde notturne e – ovviamente! – proteggere il Codice a costo della vita. Lasciò Jack con loro. “Un vampiro esperto potrebbe servirvi” commentò prima di andarsene.
Loro tentarono di riprendere in mano la loro vita tra scuola e amici. Lily e Charlie passavano molto tempo con Jack. Dava loro un senso di gran sicurezza e aveva un sorriso che scaldava il cuore. Poterono fargli, in poco tempo, tutte le domande sui vampiri che si erano sempre chieste nell’arco di un’intera vita. Lui dava risposte precise ma distaccate, come se lui non facesse parte della categoria. A volte ci si dimenticava che era un vampiro anche lui. Il suo regime ascetico e i suoi principi morali lo rendevano divertente. Si ritrovarono presto ad esserci affezionate. Riuscirono a parlarci anche di Frank, un argomento che non andava proprio giù.
Jack spiegò il suo punto di vista: “Blake è uno che non perdona. Mi dispiace per il vostro collega ma Blake non poteva passarci su. Ha passato quasi 200 anni a difendere il Codice. È molto importante per lui”.
Charlie tentava di sminuire il vampiro: “Fa tutto questo per Sophia? Cos’è? Una specie di schiavo?”
Jack sembrò risentirsene: “Blake è molto riconoscente a Sophia, certo, ma non lo fa per compiacerla. Noi condividiamo i principi di equilibrio che Sophia vuole preservare. Siamo vampiri, non dei pazzi con l’ossessione per il potere”.
Charlie si sentì in colpa e si scusò. Lui le sorrise, sincero.
“Devo ammettere che è tutto molto strano. Siete giovani e, probabilmente, non avevate mai conosciuto bene dei vampiri”
“Finora li avevamo solo ammazzati” commentò Lily.
“Il nostro mondo è simile al vostro. Non esistono né il bene assoluto né il male assoluto. Blake non è simpatico, lo capisco. E ha fatto una cosa orribile. Ma non dovete mai dimenticare che si muove per dei giusti principi”.
Charlie faceva fatica ad inquadrare Blake. Non riusciva neanche a capire perché Jack fosse così legato a lui. Le aveva detto che si erano conosciuti quand’erano ancora in vita e questo era sicuramente importante… ma sembravano così diversi! Ad ogni modo Jack le piaceva. E questo le risultava strano. Era un vampiro ma, lentamente, sembrava confondersi con un amico. Immaginò di doverlo uccidere, perché questo è quello che fanno i cacciatori. Ma capì che non ce l’avrebbe mai fatta. Jack era una categoria a parte e non capiva se era un bene o un male.
 
Una sera Charlie e Jack capitarono insieme a perlustrare il cimitero, lo stesso luogo in cui Frank ci aveva rimesso la vita. Era importante tenerlo d’occhio perché, se altri vampiri della Congregazione, avevano avuto rapporti con i cinque uccisi quella notte, il cimitero poteva essere un luogo rilevante. Difatti, quella sera, Charlie e Jack si ritrovarono improvvisamente a dover fronteggiare un gruppo di vampiri, presumibilmente alla ricerca del Codice. Si apprestarono a combattere meglio che potevano ma, si resero ben presto conto che si trovavano di fronte ad un grosso problema: alcuni di quei vampiri praticavano la magia. Erano Maestri della notte! Charlie non era abbastanza esperta per contrastare i sigilli attraverso i quali, quei vampiri li attaccavano, e Jack cercava di proteggerla meglio che poteva rischiando lui stesso di essere colpito. Ad un tratto un sigillo lo prese in pieno e Jack finì a terra come pesantemente indebolito. Charlie tentò di soccorrerlo, ma fu colpita ad una spalla da una specie di scarica elettrica. Due vampiri le furono addosso e l’avevano immobilizzata quando Blake in persona, spuntato da chissà dove, la scaraventò lontano e prese ad occuparsi dei due. Jack si riprese dall’effetto del sigillo che, per fortuna non sembrava essere troppo forte e riprese a combattere contro gli altri due vampiri.
“Va’ via!” gridò Blake a Charlie. Lei non poteva dargli ascolto. Inoltre jack non era abbastanza forte e, in pochi minuti, si ritrovò con un paletto nel petto che, per fortuna non prese il cuore. La ragazza fece l’unica cosa che le sembrò concreta: distrarli. Afferrò un paletto dal suo zaino e si colpì decisa alla spalla. Il sangue cominciò a sgorgare e lei richiamò i vampiri: “Guardate qua! Sangue umano!” I due che ce l’avevano con Jack le furono addosso e Blake, velocissimo, lasciò il suo combattimento e si parò davanti a lei. Con un guizzo degli occhi cercò di colpirli ma quelli schivarono. In quel momento Jack fu dietro di loro e, svelto, li impalettò. Gli altri due gli si fecero sotto e, uno contro uno, i vampiri ripresero a combattere così velocemente che Charlie faceva fatica a seguirli. Quando i movimenti si arrestarono la ragazza poté vedere che Blake e Jack avevano avuto la meglio e tirò un respiro di sollievo. Blake, però, si voltò verso di lei come una furia: “Tu non puoi combattere!” Lei rimase di stucco. Lui proseguì: “I tuoi metodi funzioneranno con vampiri da due soldi ma non certo contro Maestri della notte!”
Charlie si dimostrò risentita: “Beh scusami tanto per non essere all’altezza della situazione, non c’è bisogno che ti scaldi tanto…”
Lui le si avvicinò un po’ più calmo: “Sei solo d’intralcio, Charlie! Io e Jack non possiamo affrontare il combattimento e preoccuparci contemporaneamente della tua incolumità”.
Charlie ne fu stupita ma tentò di mascherarlo: “Non siete obbligati a farlo…”
“No, certo… “ rispose Blake con una punta d’ironia indicando Jack: “Ma tu e quest’idiota siete amici ora, e lui ha a cuore gli amici! E io…” si bloccò per un istante e la guardò intensamente: “Io non lascerò mai che qualcuno di quei bastardi ti faccia del male…”
Charlie ebbe un tuffo al cuore.  “Mi dispiace… “ balbettò. “Io cercavo di rendermi utile…”
“Ma non è così!” esclamò lui riprendendo il solito tono strafottente. “Quindi d’ora in avanti stanne fuori! Limitati a impalare qualche nuovo arrivato, ok? Capisco che vuoi renderti utile… davvero… ma conosci troppo poco i Maestri della notte, rischi solo di metterti in pericolo”.
Charlie sentì che quell’atteggiamento non risolveva nulla: “Ok, ma cosa succederebbe in vostra assenza? Dovrebbe esserci qualcuno in grado di combatterli se voi lasciaste la città o…” si bloccò e inorridì al solo pensiero.
Blake continuò la frase: “o se morissimo? Già”.
Lei si spiegò meglio: ”Io voglio essere preparata a qualsiasi evenienza”.
Il vampiro ci pensò su poi disse: “Vuoi essere preparata? Hai bisogno di un addestramento speciale”.
L’idea la intrigava.
Blake proseguì: “Se vuoi capire come sconfiggere i Maestri della notte devi conoscerli al cento per cento, Charlie…”
Jack sembrò capire le intenzioni dell’amico e cercò di riprenderlo: “Blake…”
Ma Blake neanche lo ascoltava: “Per conoscere i Maestri della notte devi stare  tra loro…”
“Blake!” disse più forte Jack, per niente d’accordo.
“Fingendoti uno di loro!” concluse l’altro.
Charlie cominciò a capire: “Dovrei infiltrarmi?”
“No, Charlie, è molto pericoloso!” esclamò Jack.
“Certo, lo è” disse Blake.
“Se vuoi correre il rischio io e Jack ti porteremo alla Congregazione per qualche giorno. Ti proteggeremo meglio che possiamo ma niente ti assicura che ne uscirai viva. Se così sarà, però, avrai scoperto segreti e punti deboli che ti torneranno utili per tutta la tua vita di cacciatrice…”
Studiare da vicino i maestri della notte… Era un’idea allo stesso tempo spaventosa ed elettrizzante. Capire tutti i loro punti deboli sarebbe stato davvero utile.
Charlie realizzò che per Jack e Blake era un bel sacrificio: “Questo… sarebbe pericoloso anche per voi”
“Già.” Ammise Blake “Quei segreti che andresti a scoprire ci mettono a rischio, è chiaro… ma proveremo a fidarci di te”.
Charlie non credeva alle sue orecchie. Blake Sullivan si fidava di lei? lo guardò con la massima serietà e gli disse: “Blake io non metterei mai in pericolo la vita di Jack… “ Dopo una piccola pausa aggiunse: “e neanche la tua, se tu non mi metterai mai nella condizione di farlo…”
Lui sorrise in modo adorabile: “Questo non posso assicurartelo”.
Forse per la prima volta anche lei gli sorrise sinceramente: “Ok. Ci sto”.
Blake sembrava molto soddisfatto: “Comincia il gioco allora…”
 
 
Non fu facile convincere Pete a darle il permesso di mettere in atto il piano di Blake.
“Non è come andare in gita, Charlie!”
Lei tentava di spiegargli di aver valutato bene i rischi ma lui la tampinava di domande: come sarebbe stato possibile passare inosservata, cosa sarebbe successo se l’avessero scoperta e molti altri dubbi ancora. Charlie gli ripeté ciò che aveva detto Blake: la Congregazione era un punto fisso per molti vampiri ma anche un punto d’appoggio temporaneo per molti altri. E non tutti erano Maestri della notte, anzi, la maggior parte non lo era affatto. “Basterà che io arrivi con Jack e Blake e che faccia l’indifferente. Nessuno si occuperà di me. Mi spiegheranno meglio che possono tutto quello che può tornarmi utile e dopo pochi giorni ce ne torneremo a casa”. Pete capì che Charlie aveva già deciso e, a malincuore, la lasciò partire. A sua madre fece credere  proprio di andare in gita, per tre giorni. La Congregazione, infatti, si trovava nei sotterranei di una città più grande, a parecchie ore di macchina da Inverary.
 
Durante il viaggio Blake e Jack la istruirono sul da farsi: innanzitutto doveva fingersi molto sulle sue, senza tradire alcuna emozione particolare. Ovviamente non poteva fare combriccola con i vampiri. Lei stava con Jack e Blake. Punto e basta. La sua osservazione doveva avvenire da lontano.
I primi giorni passarono senza intoppi.
La Congregazione era una specie di immensa galleria sotterranea piena di stanze e cunicoli, più alcuni grossi salotti in cui i vampiri si riunivano bivaccando e bevendo sangue preso chissà dove.
I locali dove di solito trovava appoggio Blake, gli stessi dove l’aveva portata dopo averla salvata la prima volta, si erano rivelati il rifugio ideale, dove i vampiri l’avevano allenata e dove avevano potuto liberamente parlare di tutto ciò che Charlie aveva potuto notare, vagando silenziosa tra i Maestri della notte. La ragazza cominciò a capire quando i vampiri partivano con qualche incantesimo e si allenò a schivarli. Un altro punto su cui Blake insistette molto fu quello di imparare a “schermarsi”: era una specie di tecnica di concentrazione per impedire ai vampiri di leggere nel pensiero o insinuarsi nella mente delle persone. Per il momento le bastava l’anello che lui le aveva dato, ma sarebbe stato utile imparare a farlo in maniera naturale.
Il quarto giorno, però, si ritrovò con Jack a passeggiare per il salone principale. Lì, molti vampiri, seppur di grado inferiore, stavano allegramente banchettando con del sangue umano e uno di questi, un tipo rude e robusto, offrì proprio a Charlie una coppa da cui bere. La ragazza ebbe un attimo di esitazione. Jack la guardò come a dire che avrebbe dovuto farlo ma Charlie, osservato il contenuto, ebbe un vero e proprio gesto di repulsione. Il vampiro che le aveva offerto da bere sgranò gli occhi ed esclamò: “È un’umana!”
Tutti nella stanza zittirono. Nella mente di Charlie si affollarono, confusamente, mille idee ma, per fortuna, sopraggiunse Blake che, con fare tranquillo domandò: “Che succede qui?”
Il tipo grosso lo apostrofò sprezzante: “Perché non ce lo dici tu, Blake?”
Una donna dai capelli neri per cui tutti sembravano avere molto rispetto glielo chiese direttamente: “Hai portato un’umana nella Congregazione?”
Blake fece un’espressione volutamente troppo innocente: “Io?”
“L’hai fatto davvero…” disse la vampira alzando gli occhi al cielo.
“È un’amica!” provò a dire Jack.
Il vampiro robusto scoppiò in una grassa risata: “Un’amica?! Qualcuno spiega a questo bamboccio che gli umani non sono amici?! Sono pranzo!”
Blake non si scompose: “Ridicolo. Ragioni in maniera ridicola, Thomas. Gli umani sono quello che tu eri prima di essere altro. E sai benissimo che molti vampiri convivono in pace con gli umani”.
Thomas gli rispose irritato: “Non io” e Blake disse semplicemente: “Perché tu sei una bestia idiota. Lo eri prima di trasformarti e sei peggiorato”.
L’altro aveva uno sguardo carico d’odio. Andò verso Blake con fare minaccioso, blaterando: “Tu, tu e la tua arroganza…” ma la vampira dai capelli neri lo bloccò. Poi si rivolse a Blake: “Blake, tu sei un anziano e noi ti portiamo pieno rispetto. Sappiamo anche che hai scelto di vivere seguendo le tue personali regole piuttosto che quelle della comunità…”
“Sono un individualista” aveva commentato lui con un certo orgoglio.
La donna aveva proseguito: “Però portare qui un’umana mette a rischio la nostra sopravvivenza. Perché l’hai fatto?”
“Mi piace. Sono cotto di lei. Non è carina?”
Gli altri lo guardarono con un misto di timore reverenziale e disapprovazione e lui proseguì: “No, davvero… Volevo averla qualche giorno tutta per me senza sforzarmi di fingermi un umano. Domani la porto via e le faccio dimenticare tutto”
“La porti via stasera” corresse la vampira senza dargli possibilità di replica. 
Lui si strinse nelle spalle: “Non c’è problema. Stasera.” Poi prendendo i suoi compagni per il braccio e avviandosi verso l’uscita sussurrò: “Via di qui”.
Mentre montavano in auto tirando un respiro di sollievo Blake commentò: “E per fortuna non sanno che ho una casa tutta mia in città…”
“Hai una casa tutta tua?” chiese Charlie stupita, facendo capolino tra i sedili.
”Non lo sapevi neanche tu?” chiese lui, ingranando la marcia.  “Certo, per quando gioco a fare l’umano…” Dopo qualche metro Jack domandò: “L’hanno bevuta?” Blake rispose semplicemente: “No, ma sono troppo deboli per mettere in dubbio la mia parola”.
Charlie non riusciva proprio a capire: “Quindi tu sei più forte degli altri perché più anziano? Da quanto tempo sei un vampiro esattamente?”
Lui non si scompose: “Sophia mi ha trasformato nel 1842”.
A Charlie venne in mente che c’era un dettaglio che non conosceva ancora: “E Jack chi l’ha trasformato?” Blake guardò l’amico e sorrise: “Lui l’ho trasformato io…” Nell’auto calò il silenzio.
 
Charlie non poteva tornare a casa in anticipo o sua madre avrebbe scoperto che non c’era mai stata nessuna gita scolastica. Blake propose di passare la notte nel suo appartamento e Charlie si trovò costretta ad accettare. Jack spiegò che lui non si nutriva da molte settimane e, dopo le ultime peripezie, si sentiva decisamente debole. Si fece lasciare quindi in una zona poco trafficata per cercare qualcuno a cui estrarre qualche goccia di sangue. Blake sogghignò: “Magari Charlie è disponibile”. Jack lo fulminò con lo sguardo e scese dall’auto, promettendo di raggiungerli il prima possibile. Gli altri due, dopo qualche minuto, arrivarono, soli, all’appartamento di Blake. Si sarebbero dovuti sistemare tutti nell’unico letto e il vampiro disse: “Non sarà il massimo della comodità. Approfittiamo dell’assenza di Jack per spassarcela un po’”
Charlie lo guardò inviperita e lui rise: “Intendevo il fatto di stare più larghi… Ma tu pensi sempre al sesso?” La ragazza arrossì e si chiuse in bagno.
Poco tempo dopo i due condividevano lo stesso letto. Nella penombra della stanza Charlie non riusciva a prendere sonno, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’adrenalina. Sentiva il respiro regolare di Blake e pensò che dormisse ma, ad un tratto, lui le ordinò: “Charlie, dormi!”
“Non ci riesco” rispose lei imbronciata. “E poi a te cosa interessa, tu dormi!”
“Non ci riesco.” Le fece eco lui. “Percepisco la tua ansia, purtroppo. Cosa c’è? Stai pensando a come sedurmi?”
Lei non cedette alla solita provocazione e disse, seria: “Sto pensando alle cose che vorrei chiederti”
“Chiedile, allora…”
Charlie non ne era sicura. Prese un gran respiro e disse: “Vorrei che mi raccontassi… di quando eri vivo”. Dall’altro lato non ci fu riposta. Le sembrò perfino che lui stesse trattenendo il fiato. Alla fine sentì che diceva: “Ne è passato di tempo… cosa vorresti sapere?”
“Non so… com’era la tua vita quand’è finita…”
Non sapeva se Blake fosse pronto ad affrontare quel tipo di conversazione per cui si stupì molto quando lui cominciò a raccontare: “La mia famiglia era aristocratica. Io ero un po’ la pecora nera perché facevo troppo di testa mia. Avevo molte donne, frequentavo gente del popolo, avevo idee politiche troppo progressiste.  Nonostante tutto i miei genitori e i miei fratelli mi adoravano. E io rispettavo molto la mia famiglia, davvero. Eppure ho sbagliato, li ho traditi. Mio fratello maggiore, William, era sposato con una donna molto bella, Isabel. E io avevo una relazione con Isabel. È terribile, vero?”
Charlie glielo chiese quasi ingenuamente: “Ne eri innamorato?”
“Credo di sì”
“Allora non è poi così terribile…”
Quella sospensione del giudizio fece sì che lui fosse ancora più ben disposto a parlarne: “Un giorno William ci sorprese nel suo letto. Rimase molto calmo e chiese prima di parlare con sua moglie”.
Blake si perse in ricordi lontanissimi. Si rivide, giovane e vivo, mentre aspettava, trafitto dall’ansia, che suo fratello si decidesse ad uscire a parlargli. Ricordò il momento in cui William, pacatamente, lo aveva invitato a fare una passeggiata per schiarirsi le idee. Una volta nel bosco il fratello aveva tirato fuori tutta la sua rabbia e il suo rancore: “Ma non ti basta tutto ciò che hai? Tutti ti amano. Io invece non conto niente per nessuno, non potevi almeno lasciarmi l’amore di mia moglie?”
Blake era attanagliato da un rimorso fortissimo. Si era scusato come poteva: “William, perdonami, ti imploro. Fratello mio, farei di tutto per ottenere il tuo perdono, darei la mia stessa vita…”
L’espressione del fratello era cambiata completamente mentre, tirando fuori una pistola da sotto la giacca, diceva: “E lo farai. Mi dispiace solo che mamma e papà ne soffriranno…”
Blake era restato immobile ed attonito per qualche secondo, poi gli aveva solo chiesto: “Perché?”
“Perché io ti odio” aveva risposto William.
Charlie ascoltava inorridita mentre il racconto proseguiva:
“Mi lasciò lì a dissanguare. Non ero morto ma non ne avevo per molto. Invece arrivò lei…”
Lei era Sophia, ovviamente, una dei Nove Progenitori Maledetti. L’aveva soccorso dicendo: “Oh povero piccolo bocconcino! Chi ti ha ridotto così? Che gente senza cuore… lasciar morire degli occhi del genere… delle labbra così. Ora bevi cucciolo mio, starai molto, molto meglio” e gli aveva dato il suo sangue.
“Quando mi svegliai ero un vampiro. Sophia mi aveva trasformato. Ero così confuso, eccitato, terrorizzato. Lei mi insegnò tutto. Tutto. Persino la magia”.
Charlie cominciava a capire perché Blake fosse tanto legato alla vampira ma chiese ciò di cui più le importava: ”Non hai più rivisto la tua famiglia?”
Lui ridacchiò. “Per dirgli cosa? Scusate ma ora sono un vampiro?”
Allora lei gli chiese di Isabel. La voce di Blake tradì una leggera tristezza: “Sono tornato da lei una notte”.
La donna l’aveva accolto colma di stupore: “Blake! Oh mio Dio, Blake! Ma dove sei stato? Sei sparito per quasi un anno, credevo che William ti avesse fatto del male!
Lui le aveva chiesto di scappare insieme, senza altre spiegazioni, solo perché l’amava ed era sicuro di essere riamato. Ma quando lei l’aveva definito un ragazzino e gli aveva chiesto cosa aveva da offrirle, aveva risposto: “L’eternità. Vieni via con me e vivrai in eterno”.
Così dicendo si era mostrato per quello che era diventato ma Isabel ne era rimasta terrorizzata. Gli aveva urlato: “Vattene, sei un mostro!” e lui, disperato, aveva detto solo: “Sono Blake. Noi ci amavamo!” ma lei gli aveva spezzato il cuore: “No! Non io! Non ti ho mai amato, mai! Vattene via!”
Charlie comprese in quale preciso istante Blake avesse deciso di non provare più nulla e sentì per lui un’immensa tenerezza. Una lacrima le scese segretamente sul cuscino mentre lo sentiva dire: “in quel momento ebbi l’istinto di ucciderla. Ero morto per niente. Era così stupido… ma non lo feci”.
Blake aveva solo soggiogato Isabel affinché dimenticasse tutto, persino che lui l’avesse amata. “Non ho più visto nessuno della mia famiglia. Nessuno… Pochi mesi dopo l’incontro con Isabel ho saputo che mia madre era morta. Ho sofferto come un cane… All’inizio, dopo la trasformazione, è così strano. Un attimo prima ti senti onnipotente, l’attimo dopo ti senti sprofondare… è difficile da gestire…”
Charlie chiese quello su cui aveva rimuginato per tutta la sera: “Perché allora hai trasformato Jack? Era tuo amico, come hai potuto fargli una cosa del genere?”.
Blake rimase in silenzio per un po’ poi disse: “Io gli volevo bene, Charlie e…  Jack stava morendo. Seppi che era malato di tisi ed era in fin di vita. Non volevo che morisse…”
Ricordò la notte in cui andò da lui e lo trovò a letto, consumato dalla malattia. L’amico fu felice di rivederlo. Gli chiese che fine avesse fatto per tutto quel tempo.
Ora non ha importanza. Sono qui.”
Tra un colpo di tosse e l’altro Jack aveva detto: “Già, a vedermi morire… è uno schifo, eh? Diranno che… ero così… giovane…
A quel punto Blake glielo aveva chiesto: ”Tu vuoi morire, Jack?”
L’amico non capiva. Alla fine disse solo: “Nessuno vuole morire”.
Il vampiro capì che avrebbe potuto farlo: “Allora puoi vivere. Io sono qui per questo, se accetterai”.
Perso nei ricordi, Blake spiegò a Charlie: “Credo che capì perfettamente cosa volessi dire. Accettò, ma nel momento in cui gli porgevo il mio polso insanguinato, chiese perdono a Dio. Da quel momento non ci siamo mai separati. Abbiamo vissuto con Sophia per 20 anni. Ci ha insegnato tutto ciò che poteva. Poi è partita… Sophia si annoia facilmente… quando si vive da millenni capita…”
Poi si bloccò:  “Spero di averti dato ciò che volevi. Ora riuscirai a dormire?”
In quel momento Jack rientrò e si sistemò da un lato del letto. Nessuno disse più una sola parola e Charlie non riuscì a chiudere occhio. La storia di Jack era triste. Quella di Blake era ancora più triste. Non riusciva a capacitarsene: erano quelli i vampiri contro cui aveva combattuto? Passare tutto quel tempo con i vampiri la confondeva; aver ascoltato la loro storia la mandava in una crisi profonda. Cominciava a chiedersi qual era il giusto modo per riconoscere un nemico.

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Capitolo 6
*** Ritratto di famiglia ***


Tornati ad Inverary dovettero subirsi la predica di Pete e quella di Sean. I due erano molto arrabbiati per il rischio che Charlie aveva corso. Sean soprattutto. Il ragazzo, oltretutto, non riusciva ad accettare questa nuova alleanza. Charlie comprendeva le sue motivazioni: Sean era diventato cacciatore quando suo fratello era stato ucciso da un vampiro, era molto legato a Frank e provava una speciale simpatia per Lily che, però, da quando Blake e Jack erano arrivati, sembrava troppo concentrata su di loro. “Non sono un bene queste mescolanze” aveva commentato più volte. E Charlie sapeva che in fondo aveva ragione. Era anche preoccupata per Sean perché la sua intolleranza a Blake e Jack era troppo palese e i vampiri – soprattutto uno!- avrebbero potuto trovarlo indisponente.
Quella sera il gruppo pensò di passare una bella serata al pub, con gli amici di sempre. Sean aveva bisogno di un po’ di normalità, tutti loro ne avevano. Ad un certo punto della serata Jack e Blake fecero la loro comparsa al locale. Si presentarono come due ragazzi normali e ordinarono da bere. Charlie si accorse che le ragazze presenti erano, ovviamente, tutte impazzite per Blake e in men che non si dica era praticamente circondato da uno stuolo di corteggiatrici. Jack e Lily, nel frattempo, chiacchieravano amabilmente. Charlie notò che Sean era nervoso. Più tardi, mentre lei e Ryan prendevano qualcosa da bere, capitarono vicino a Blake che flirtava con due ragazze che Charlie conosceva di vista. Il vampiro la salutò e, indicando Ryan, le chiese: “È il tuo ragazzo? Non me lo presenti?”
Charlie notò una punta di ambiguità ma non volle cedere alla provocazione. Sorrise e disse: “Certo, lui è Ryan… Ryan, questo è Blake, fa parte del gruppo di ricerche di Pete”.
Ryan strinse la mano che l’altro gli porgeva e cercò di apparire simpatico: “Anche tu sei un appassionato del soprannaturale?”
Blake guardò Charlie con aria interrogativa e lei si rese conto di non avergli spiegato qual era la scusa ufficiale della loro squadra di cacciatori. Sperando che il vampiro le reggesse il gioco spiegò: “Già, anche Blake è uno di quei fissati che si divertono a fare ricerche sull’occulto cosicché Pete possa scrivere un altro dei suoi strampalati romanzi horror…” poi, con una scusa qualsiasi, trascinò via il suo ragazzo.
La serata proseguì tranquilla fino a che Sean, che aveva un po’ bevuto, avvicinò Charlie e le disse: “Che fine ha fatto il tuo amico vampiro?”
La ragazza notò che Blake e le ragazze non erano dove li aveva visti l’ultima volta.
Sean insisté: “Dobbiamo permettergli di fare del male a qualcuno solo perché fa parte della squadra?” e detto questo barcollò verso l’uscita del pub.
Charlie ebbe un brutto presentimento e, dopo qualche minuto, tentò di raggiungerlo. All’esterno c’erano poche persone ma non c’era ombra né di Blake né di Sean. La ragazza si diresse verso il parcheggio dove si trovò di fronte una scena raccapricciante: Blake stava mordendo le due ragazze del pub. Dopo un attimo di smarrimento Charlie gridò: “Non puoi farlo, Blake!”
Lui si girò controvoglia e ordinò alle ragazze di andarsene e dimenticare tutto, poi rivolto a Charlie disse: “Non dovresti impicciarti, Charlie. Sai benissimo che questo è il mio modo di vivere e non cambierà solo perché lavoriamo insieme”
Lei sapeva che aveva ragione ma si sentiva in dovere di continuare a proteggere gli abitanti della città: “Non posso permettertelo. Anche se siamo alleati io sono pur sempre una cacciatrice”.
In quel momento Sean spuntò fuori da chissà dove, esclamando: “Proprio così!”. E, prima che né Charlie né Blake avessero avuto il tempo di razionalizzare, il ragazzo si mosse in maniera fulminea e piantò un paletto nel petto di Blake.
Charlie assistette alla scena inorridita. Corse verso il vampiro con il terrore che lui non ci fosse più. Ma Blake era vivo ed arrabbiato: Sean era troppo ubriaco per colpirlo al cuore o forse l’altro era troppo esperto per farsi sorprendere. Afferrò il ragazzo e lasciò emergere i canini. Era ad un passo dal liberarsi di lui ma Charlie gridò: “No, Blake, ti prego!” Blake si voltò verso di lei, senza mollare la presa e, con gli occhi più rossi che mai esclamò irritato: “Charlie!”
“È un mio amico, ti scongiuro!” implorò la ragazza.
“Voleva uccidermi!” si giustificò il vampiro.
“Lo so, lo so… ma cerca di capire… io gli voglio bene. Non voglio che muoia”.
In quel momento a Charlie tornò in mente il discorso della sera prima: “Anche tu non volevi che Jack morisse… Ti prego, Blake… Io tengo a te. Non so come sia potuto succedere, ma anche tu, in fondo, sei mio amico… Non voglio vedere un amico che uccide un altro amico. Non rovinare tutto”.
Incredibilmente le parole di Charlie ottennero l’effetto voluto. Blake gettò Sean a terra poi disse alla ragazza: “Non voglio vederlo mai più. O lo ucciderò”.
Charlie sapeva che diceva la verità ma si sentì comunque di ringraziarlo per aver risparmiato la vita del suo amico. Non si aspettava un “non c’è di che” ma nemmeno quello che Blake le disse a quel punto: “Non provarci mai più, Charlie”.
Lei non capiva: “A far cosa?”
“A ricattarmi!” esclamò duramente il vampiro.
“Non ti ho ricattato!”
“Eccome! Non so come ci sei riuscita ma hai avuto controllo su di me. Non mi piace, Charlie”.
Non riusciva a credere alle sue orecchie, così sbottò senza pensare: “Vuoi sapere come ci sono riuscita? Dicendoti che tengo a te!”
Lui non reagì alla provocazione. La guardò dritta negli occhi e chiese: “Ed è la verità?”
Lei annuì, arrossendo appena.
Blake sembrava molto irritato: “Ora sono molto confuso, Charlie. E arrabbiato. È meglio che tu te ne vada”. “Cosa vuoi dire?”
“Quello che ho detto. Sparisci e portati via il tuo amico!”
Stavolta fu Charlie a prendersela: “Sei arrabbiato con me perché siamo diventati amici? Ti fa rabbia? Sai cosa ti fa rabbia? Che anche tu tieni a me!”
Lui rispose a denti stretti: “Stronzate… non mi importa niente di te, ok? Tutta questa premura, questa cura nei tuoi confronti… è cosa da niente… potrei romperti il collo, ora, e neanche te ne accorgeresti…”
Charlie non aveva intenzione di cedere: “E lo faresti solo per dimostrare che non te ne frega niente? Ti farebbe star meglio. Fallo. Fallo, forza. Uccidimi!” aggiunse avvicinandosi a lui.
“Non provocarmi…”
Fu lei a guardarlo dritto in faccia mentre diceva: “Tu non mi ucciderai, Blake. Né ora né mai. Tu provi qualcosa. Non sei davvero cattivo”.
Si sentì forte e fiera di sé ma il vampiro riuscì a spiazzarla ancora una volta. Senza abbassare lo sguardo, si avvicinò al suo viso e sussurrò: “Sappi solo una cosa… il fatto che io non sia davvero cattivo porterà solo male… a me… e a te… e quando lo capirai rimpiangerai di non aver lasciato che uccidessi Sean…”
Dopo un istante non c’era già più. Charlie si riprese dallo stupore e soccorse Sean ma un problema più grosso la attendeva: Ryan era lì, a pochi metri da loro, con il viso stravolto. Lei lo guardò spaventata, poi chiese: “Da quanto tempo sei lì?”
Lui rispose con prontezza: “Il tempo necessario per pretendere delle spiegazioni”.
 
Charlie non avrebbe mai creduto di doversi ritrovare a dare quel tipo di spiegazioni. Quella sera parlò a tu per tu con Ryan ma il giorno dopo chiese il coinvolgimento dell’intera squadra. Il ragazzo era sconvolto ma, paradossalmente, anche eccitato. L’unico moto di vero spavento lo ebbe quando Blake e Jack varcarono la soglia di casa di Pete, e Ryan seppe di trovarsi di fronte a dei veri vampiri. Blake comprese al volo la novità e subito ironizzò: “Bene, anche tu ti unisci alla squadra di ricerche sul soprannaturale? Accidenti, Pete! Stavolta scriverai un best-seller!”. Ryan balbettò qualcosa e Pete spiegò a grandi linee l’accaduto. Jack cercò di tranquillizzare il ragazzo: “Non devi preoccuparti, Ryan. Non vogliamo farvi del male…” “Lo so” disse Ryan. “State aiutando la squadra.” Jack sorrise e Lily cercò di rompere l’imbarazzo: “Sì, Ryan! Puoi far finta che siano due ragazzi normalissimi. Ripartiamo da zero: Ryan Beckett, ti presento Jack Wallace e Blake Sullivan…” Jack si affrettò a tendere la mano al ragazzo che la accettò più fiducioso. Poi guardò Blake che sembrò cadere dalle nuvole: “Ci siamo già presentati, mi pare”. Ryan guardò Charlie come a chiedere aiuto. Lei gli fece un sorriso incoraggiante e il ragazzo sembrò sollevato. Blake non aveva voglia di temporeggiare: “Abbiamo cose importanti di cui parlare… Che ne facciamo di lui? Addestramento-lampo?” Charlie rispose prontamente: “No, no, Ryan se ne stava andando. È solo che… meritava delle spiegazioni”. Il vampiro fece un sorrisetto falso e riprese ad ignorarli. Charlie abbandonò la riunione con il suo ragazzo; non voleva lasciarlo solo in un momento del genere. Parlarono ancora per molto, passeggiando all’aria aperta poi Ryan accennò a Blake: “è davvero strano e… spaventoso! Quello che gli ho visto fare ieri sera…”
Lei lo interruppe: “Hai visto anche che non è davvero cattivo”.
Il ragazzo si rabbuiò: “Già, grazie a te”. Charlie si sentì arrossire e lui proseguì: “Hai un grande ascendente su di lui”.
Lei rise in maniera nervosa: “Diciamo che mi rispetta”.
Ryan non rispose al sorriso: “Non mi piace come ti guarda. Mi fa paura”. La ragazza tentò di tranquillizzarlo ma notò che lui rimaneva molto teso. Pensò fosse normale viste le straordinarie rivelazioni che gli erano capitate tra capo e collo e lasciò che andasse a casa.
 
 
Anche quella sera Blake e Jack raggiunsero la squadra al pub. Sean commentò sprezzante: “Devono per forza far finta di essere vivi?” Lily lo zittì e rispose che era un modo come un altro per passare inosservati. Charlie notò che Ryan fissava continuamente Blake e sperò che lui non se ne accorgesse ma, naturalmente, non fu così. Ad un certo punto della serata il vampiro si avvicinò al ragazzo e disse tranquillamente: “C’è qualche domanda che vorresti farmi?” Charlie non capì il perché avesse chiesto una cosa del genere ma vide la mascella di Ryan serrarsi e lui che, dopo un attimo di esitazione, rispondeva di sì. La ragazza ebbe timore che il suo fidanzato si lasciasse andare a qualcosa che avrebbe irritato il vampiro ma Ryan, con sua grande sorpresa, gli chiese: “Sei originario di qui?” Blake sorrise con complicità e annuì. Ryan continuò a fissarlo senza parlare. Alla fine fu il vampiro a spiazzare tutti: “Dovrei offrirti da bere solo perché sei mio nipote?” Un enorme punto interrogativo sorvolò le teste dei presenti e Charlie riuscì solo a balbettare: “Come?!”
Ryan, sebbene un po’ stravolto, cercò di dare spiegazioni: “Assomiglia molto a mio nonno materno e… beh, quando oggi ho saputo il suo cognome… anche mio nonno si chiama Sullivan. William Sullivan”. Charlie sentì un tuffo al cuore: il nonno di Ryan si chiamava come il fratello di Blake, quello che l’aveva ucciso. Fece velocemente i suoi calcoli mentali e tirò un sospiro di sollievo realizzando che non poteva trattarsi della stessa persona: Blake era morto a metà dell’Ottocento e, a occhio e croce, il nonno di Ryan doveva essere nato tra le due guerre mondiali. Eppure avevano appena dichiarato di essere parenti. Si rivolse direttamente a Blake: “Ryan è un tuo discendente?” Lui buttò giù un sorso di birra poi disse: “L’ho intuito. Tengo d’occhio la famiglia…” Charlie era l’unica a conoscere la sua storia: “In che modo siete imparentati?” Il vampiro guardò Ryan e spiegò: “Il suo trisavolo era figlio di mio fratello” E di Isabel, pensò Charlie. Inorridì al pensiero che questo potesse essere un problema per Blake ma le sembrava che lui fosse totalmente rilassato al riguardo. Il vampiro finì la sua birra e disse: “Ci vediamo domani alla festa di fine estate, ragazzi!” E se ne andò. Ryan non poteva crederci: “Discendo da un vampiro!” “Non è esatto” nicchiò Lily. “Hai un pro-zio vampiro, o qualcosa del genere”. Il nonno di Ryan era morto da qualche anno ma il ragazzo aveva voglia di vederci chiaro. Il giorno dopo, dopo essere passato a prendere Charlie per portarla alla festa di fine estate, le rivelò di aver chiesto informazioni a sua madre: “Mio nonno le aveva raccontato qualcosa in proposito di un antenato bizzarro: un donnaiolo, progressista, molto rinomato per la sua bellezza che, da un giorno all’altro, era sparito nel nulla! Mia madre non ne ricorda il nome ma non ci sono dubbi! È Blake!” “Incredibile” commentò Charlie. Ryan ci pensò su poi disse: “Non ti andrebbe di saperne di più su Jack e Blake? Potremmo fare delle ricerche. Mia madre dice che mio zio Daniel possiede molti cimeli di famiglia, anche antichissimi. Ti va di venire con me a darci un’occhiata?” Charlie sapeva già ciò che c’era da sapere sui due vampiri ma la curiosità era forte. Acconsentì, proprio mentre facevano il loro ingresso alla festa. Gli amici li salutarono, molti li guardarono con benevolenza, altri con invidia: Charlie e Ryan erano considerati la coppia più bella del liceo. Ballarono, scherzarono, riuscirono quasi a dimenticare per un attimo tutte le cose strane che popolavano la loro vita, almeno fino a che Blake in persona li avvicinò, offrendogli da bere. Charlie si ritrovò, suo malgrado, a preoccuparsi per il suo aspetto. Si sistemò i capelli e il vestito e Blake se ne accorse e le lanciò uno sguardo ammiccante. “Parliamo di lavoro” ironizzò il vampiro. “Sono tornato alla Congregazione e una cosa è certa: non tutto il gruppo partecipa alla ricerca del Codice. C’è una specie di sottoinsieme che se ne occupa segretamente, non sappiamo per conto di chi.” Charlie notò che Ryan si sentiva un po’ escluso e tagliò corto: “È una festa, Blake. Possiamo dimenticarci dei vampiri per una sera e far finta di avere una vita noiosa?”
Lui aveva alzato le spalle: “Possiamo”.
Aveva guardato lei, poi Ryan e gli aveva chiesto: “Me la presteresti per un ballo?”
Charlie non l’aveva neanche lasciato rispondere: “Perché dovrei ballare con te?”
“Per far parte della mia vita noiosa” e così dicendo l’aveva trascinata in pista.
A lei era scappato da ridere: “Non immaginavo che ti piacesse ballare…”
Lui l’aveva presa in giro: “È una festa, Charlie!”
Afferrandole una mano l’aveva spinta lontana e, subito dopo, attratta nuovamente a sé, vicinissima. Si erano guardati negli occhi e lei aveva sussultato sentendosi premere contro il suo petto. Il sorriso le era morto sulle labbra ed aveva lasciato posto ad un leggero imbarazzo: il suo profumo era così buono, così maschile. Si era scostata di qualche centimetro e si era accorta che due pettegole della sua scuola li fissavano e ridacchiavano, parlandosi all’orecchio.
Istintivamente si girò verso Ryan che, da un lato della pista, li guardava indispettito.
Blake se ne accorse e commentò: “Il tuo ragazzo sembra un po’ geloso…”
Lei si affrettò a rispondere: “Non ha ragione di esserlo…” ma lui ridacchiò, molto sicuro di sé.
Poi ci pensò su: “Il fatto che lui sia un mio discendente fa di te una parente acquisita, non trovi? Potresti chiamarmi… zio!”
Lei decise di stare al gioco: “Pro pro pro zio, forse…”
Continuarono a danzare pensierosi poi lui commentò: “Divertente…”
“Davvero…” disse lei cercando di sembrare distaccata.
 
Il giorno seguente, dopo la scuola, mentre si dirigeva con Ryan a casa di suo zio Daniel, Charlie pensava ancora con fastidio all’attrazione che provava per Blake. Non le piaceva ammetterlo, ma quel pallone gonfiato riusciva sempre a metterla in imbarazzo. Cercò di consolarsi pensando che subirne il fascino fosse più che normale: era bello, soprannaturale e aveva accumulato secoli di esperienze.
Mentre lo zio Daniel li accoglieva nella sua antichissima villa, Charlie era ancora persa nelle sue riflessioni ma, ad un tratto, sia lei che Ryan, si bloccarono ai piedi di una grossa scalinata: davanti ai loro occhi, enorme e appeso alla parete, campeggiava il ritratto ad olio di un giovane bruno dagli occhi verdi. Charlie e Ryan si guardarono in silenzio ma i loro sguardi espressero più di mille parole. La ragazza si avvicinò di più al quadro e lo zio Daniel, ignaro di tutto, disse bonariamente: “Restano tutti abbagliati dal ritratto dello zio Blake…”
 
 
 
Pochi minuti dopo, davanti ad una tazza di tè, lo zio Daniel mostrava loro una rudimentale fotografia che ritraeva un ottocentesco Blake Sullivan. “Abbiamo solo questa” commentò. Charlie si girava tra le mani la foto e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso: quello era Blake! Il vero Blake, ancora in vita. Non il vampiro Blake, ma un ragazzo di poco più di vent’anni, perfettamente a suo agio nei suoi abiti e nella sua acconciatura. Lo zio Daniel spiegò che lui non aveva molto tempo da dedicare alle loro ricerche ma che avrebbe lasciato la sua intera biblioteca a loro disposizione. Dopo qualche minuto si era dileguato.
Rimasti soli, Charlie e Ryan non poterono fare a meno di esprimere quanto tutto ciò che stava succedendo fosse incredibile, poi si misero all’opera, alla ricerca di chissà cosa. Non trovarono molto, in realtà: qualche vecchia corrispondenza del padre di Blake in cui si accennava alla misteriosa scomparsa del figlio e poco altro. Ad un tratto Ryan disse: “Leggi qua. È una lettera del 1843. Annuncia la morte del giovane Jacob Wallace, avvenuta dopo una penosa malattia. Parla di onoranze funebri. Ma cosa hanno seppellito?”
In quel momento lo zio Daniel tornò. Sembrò stupito nel cogliere l’ultima frase del nipote poi disse: “Volete vedere la tomba di Jack Wallace?”. Charlie e Ryan si guardarono esterrefatti. Lo zio Daniel li accompagnò ad un antichissimo cimitero poco distante, proprio davanti alla tomba di Jack.
Charlie osservava la lapide in pietra e non riusciva a togliersi dalla testa che quelle persone avevano messo in scena un falso funerale, quindi forse sapevano qualcosa. Lo zio di Ryan sembrò accorgersi che c’era qualcosa che non andava: “Non mi avete ancora detto il motivo delle vostre ricerche”
“Semplice curiosità” si affrettò a dire il nipote.
Ma lo zio li spiazzò: “Curiosità verso i vampiri?”.
I due ragazzi rimasero con un palmo di naso. Lo zio Daniel spiegò che, in famiglia, erano circolate sempre storie inquietanti a partire dal ritrovamento di uno strano diario. La verità è che la scomparsa di Blake Sullivan e, subito dopo, del moribondo Jack Wallace avevano fatto sorgere dei sospetti. Qualcuno dichiarò di averli rivisti, molti, troppi anni dopo, esattamente uguali all’ultima volta. Charlie si focalizzò sul diario: “Ce l’ha lei? Sarebbe possibile dargli un’occhiata?”
Lo zio Daniel, seppur in modo circospetto, promise che le avrebbe prestato il diario. Tornati a casa, l’uomo lo tirò fuori da una cassaforte e lo mise in mano alla ragazza.
Charlie aprì quelle pagine ingiallite e lesse il nome della persona a cui il diario apparteneva: Isabel Thomas Sullivan. La moglie di William. La donna amata da Blake.

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Capitolo 7
*** Nel nome del padre ***


 
Charlie non riusciva a credere a ciò che aveva letto nel diario. Avrebbe voluto tenere il segreto ma, alla prima occasione in cui lo incontrò allo studio di Pete, non riuscì a trattenersi dal confidarsi almeno con Jack.
L’unica frase che il vampiro riuscì a pronunciare fu: “Distruggi il diario, brucialo, seppelliscilo, qualsiasi cosa purché Blake non lo scopra!”
Malauguratamente, per uno strano scherzo del destino, Blake era abbastanza vicino per sentire distintamente che qualcosa non andava: “Che mi sono perso?”
Nessuno osò alzare gli occhi su di lui.
“Volete costringermi a leggervi nel pensiero?” disse Blake facendosi molto serio. Il silenzio che ne seguì sembrò eterno poi il vampiro afferrò la mano di Charlie e le strappò letteralmente l’anello dal dito, ma lei gridò: “Te lo dico, te lo dico!” Lui mollò la presa e la fissò dritta negli occhi con un fare minaccioso. Lei sospirò: “Ok, Blake… A casa dello zio di Ryan abbiamo trovato qualcosa… tra i cimeli di famiglia…”
Blake sembrò allarmarsi: “Riguarda me? Cosa c’è?” Guardò Jack che, però, rimase in silenzio.
Charlie continuò: “Hai tutto il diritto di saperlo... Isabel era la trisavola di Ryan… ma William non era il suo trisavolo… “
Jack abbassò lo sguardo, mentre Charlie tirava fuori dallo zaino il vecchio diario per mostrarlo a Blake: “Questo è il diario di Isabel…”
Il vampiro sussultò: “È davvero suo?”
“Sì e parla di te, anche di te… Del prima e… del dopo. Racconta anche di quando tu andasti a trovarla un anno dopo la tua sparizione…”
Blake scosse la testa, confuso, e Charlie riferì la spiegazione che lei si era data: “I ricordi le erano riaffiorati, probabilmente eri ancora troppo debole per soggiogarla del tutto e…” A quel punto la voce cominciò a tremarle: “Beh, tu non ti sei accorto… del bambino… Lei aveva partorito da poco, c’era una culla nella stanza… Ma quel bambino, il bisnonno di Ryan… non era di William…”
Charlie guardò Blake in attesa di una sua qualsiasi reazione. Lui aveva lo sguardo vitreo. Dopo qualche istante di smarrimento sussurrò solo: “Non è possibile…”
Charlie continuò: “Lei ne era sicura… Non aveva avuto rapporti con suo marito per molto tempo… lo fece solo quando si accorse di essere incinta… per sviare ogni sospetto. Quel bambino fu chiamato Blake…”
Ryan aggiunse piano: “Anche il secondo nome di mio nonno era Blake…”
Per la prima volta Blake apparve davvero sconvolto.
Charlie lo implorò: “Dì qualcosa…”
Lui ci pensò su poi chiese: “Cos’altro ha scritto… di me?”
“Beh… che eri una persona speciale… bello, sensuale…” disse Charlie cercando di sembrarne entusiasta ma lui la interruppe: “Ma non mi amava, vero?”
Lei si zittì. Non poteva dirgli che Isabel l’aveva amato perché nulla in quel diario faceva presagire nulla del genere. Blake comprese cosa significavano quei silenzi e, improvvisamente, ebbe un forte impeto di rabbia e, con gli occhi iniettati di sangue, prese a distruggere qualsiasi cosa fosse a portata di mano. “Blake! Sta’ calmo!” gridò Charlie mentre Jack cercava di afferrarlo per il braccio. Con un’espressione terribile il vampiro esclamò: “Voglio stare solo! Solo!” e lasciò la stanza in fretta e furia.
Gli altri restarono in silenzio, costernati. “È un brutto colpo per lui” commentò Pete. “Sapere solo ora di aver avuto un figlio… Anche se adesso è un vampiro dev’essere comunque un brutto colpo”.  Charlie era davvero affranta: la storia personale di Blake, già così contorta, aveva preso una piega ancora più dolorosa. Quasi si pentì di averne voluto sapere di più.
“Vado a cercarlo!” esclamò ad un tratto. Nessuno osò trattenerla.
 
Non dovette andare troppo lontano. Blake sedeva su una panchina del campus, con lo sguardo fisso davanti a sé e le sopracciglia aggrottate. Lei si sistemò al suo fianco. Non sapeva proprio cosa dire e, infatti, senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte, fu lui a parlare: “Devi smetterla di fare la dolce crocerossina, Charlie”.
Lei capiva che la sua aria sprezzante era solo una difesa e disse, più decisa che mai: ”Non riuscirai a ferirmi. Io da qui non me ne vado”.
Passarono interminabili minuti in totale silenzio poi lui si convinse a parlare: ”Io sento, in qualche modo, di aver dato la vita per lei… Non è esattamente così, lo so… Ma io sono morto per lei, giusto? E lei non mi ha mai amato… E ora vengo anche a sapere che avevo un figlio…” cercò di minimizzare ma tutto suonava orribilmente stonato: “Oh, ma che importanza ha? Eppure… Pensare che…” Ci pensò su poi chiese: “Quanti anni aveva quand’è morto?”
“Beh, secondo Ryan più di ottanta…”
Blake sorrise amaramente: “Ho avuto ottant’anni preziosi della mia maledetta eternità per conoscere mio figlio. L’ho lasciato invecchiare e morire senza neanche sapere della sua esistenza. Ho saputo di averlo perso, quando? Quasi un secolo dopo la sua morte… È così assurdo…”
“Mi dispiace…” disse Charlie sinceramente. Si rese conto di avere ancora il diario tra le mani:  “Vuoi leggere il diario di Isabel?”
Lui scosse la testa.
“Ryan però ha trovato una foto di Blake… se vuoi vederla…” sussurrò lei porgendogli un vecchio ritratto sbiadito. Blake non si mosse. Solo dopo qualche secondo girò gli occhi in direzione della foto, in bianco e nero, di un arzillo vecchietto dagli occhi chiari e lo sguardo malinconico. L’espressione di Blake cambiò completamente e per la prima volta il vampiro sembrò abbandonare qualsiasi difesa: “Oh Dio…“ balbettò prendendo la foto tra le mani. “Ha i miei occhi… Assomiglia a me, a come sarei stato se fossi…” a quelle parole Blake esitò e, per la prima volta da quando lo conosceva, a Charlie sembrò che i suoi occhi verdi si inumidissero. Poi finì la frase che aveva lasciato in sospeso: ”…Sopravvissuto”.
Charlie lo guardava e stentava a riconoscerlo. Aveva davanti un Blake completamente diverso: stravolto, con gli occhi lucidi e luminosi, incredibilmente triste. Le lacrime scesero silenziosamente sulle guance di lei che sperò che lui non se ne accorgesse. Ma Blake disse: “Non c’è bisogno di essere dispiaciuti, Charlie… non la voglio la tua pietà”.
Lei sbottò e gli diede un pugno sulla spalla: “Non è pietà, idiota! Sono solo… commossa!”
Lui finalmente sorrise: “Sei la classica donna da non portare al cinema”.
 
I giorni passarono e Charlie cercava di concentrarsi su altro. Cercava di non pensare a Blake. Voleva riappropriarsi di una dimensione normale. Era troppo difficile stare vicino a qualcuno come lui. E forse era anche pericoloso. Nel frattempo era arrivata la notte di Halloween e al loro solito locale avevano organizzato una grande festa a cui Charlie si sarebbe sforzata di partecipare. Si travestì da Emily, la Sposa Cadavere di Tim Burton e si recò alla festa con Ryan. Appena arrivati furono avvertiti da Lily di una specie di riunione a sorpresa che si sarebbe tenuta immediatamente nel magazzino sul retro che era, al momento, uno dei pochi posti che non pullulavano di ragazzi mascherati. Sean aveva delle novità che andavano affrontate subito. Ryan andò con loro, tanto ormai non avevano segreti per lui. Appena entrata nella stanza Charlie vide Blake che, con aria indifferente sgranocchiava patatine. Si avvicinò a Jack e bisbigliò: “Come sta?”
“Credo che lo stia superando… o perlomeno finge…”
”Più probabile…” sentenziò lei.
Blake passò loro davanti e li redarguì con un sorrisetto acido: “Vi sento!” poi proseguì:  “È tempo di parlare di cose molto più serie…”
“Già…” disse Pete prendendo la parola.  “Ragazzi, a quanto pare sono in molti a cercare il Codice”. “Altri della Congregazione?” chiese Lily.
Ebbene sì” esclamò Blake.
Pete continuò: “E non sappiamo per conto di chi, né perché…”
“Se per distruggerlo o… per servirsene?” chiese Charlie.
“Il tuo ottimismo è fuori luogo” le gracchiò contro Blake.
Pete spiegò che una vampira sconosciuta si era messa in contatto con Sean per informarlo delle sue intenzioni. “Sean dice che sembra molto potente” concluse.
Il ragazzo si affrettò a darne testimonianza: “Lo è. Mi ha letto nel pensiero con una facilità pazzesca…”
“Tutti i Sacerdoti lo fanno…” minimizzò Blake che aveva qualche conto in sospeso con Sean.
Il ragazzo non si lasciò intimidire: “Mi ha letteralmente strappato dal cervello tutti i ricordi che riguardano il Codice. Letteralmente. Come se, sia io che lei li rivivessimo in contemporanea. Tutti i vampiri sono capaci di una cosa del genere?”
Blake sembrò sorpreso poi disse pensieroso: “Quasi nessuno”
“È una Maestra della notte” sentenziò Jack.
Charlie tagliò corto: “Ok, cosa si fa?”
Pete spiegò qual era il piano: “Le tendiamo una trappola. Sean le darà un appuntamento. E noi saremo tutti lì a sapere cosa vuole…” poi li lasciò andare: “Per stasera divertitevi. È Halloween!”
Cercarono di seguire il consiglio di Pete e si buttarono, chi nelle danze, chi negli alcolici.
Charlie sorrise alla vista di Lily e Jack che ballavano insieme, scatenati. Dopo pochi minuti lui tornò sfinito al tavolo delle bevande e disse a Charlie, indicandole l’amica: “Non bastano secoli d’esperienza per contenerla!”
Lily lo raggiunse in un attimo: “È perché sei debole! Sono i risultati dell’ascetismo!”
Lui la guardò sconcertato: “Mi stai invitando a nutrirmi?”
Lei precisò: “Dico solo che in questa stanza c’è gente molto più simile ad un vampiro di quanto non lo sia tu!” e indicò una serie di ragazzi che avevano scelto Dracula come travestimento. Lui fece finta di offendersi e l’ambiente sembrò davvero amichevole. Forse amici lo erano davvero.
Blake era l’unico che rimaneva in disparte e preferiva scolare alcolici e ballare discintamente con un paio di ragazze che se lo mangiavano con gli occhi. Charlie vide distintamente che le baciava entrambe con la lingua e provò una punta di gelosia. Lui tornò al bancone per riempirsi il bicchiere e lei, approfittando dell’assenza di Ryan, impegnato a parlare di sport con dei compagni di scuola, gli si avvicinò facendo l’indifferente. Si versò da bere a sua volta e, senza guardarlo, commentò: “Ti stai dando da fare, eh?”
“Gelosa?” la punzecchiò lui.
“Ubriaco?” fece lei di rimando.
Lui disse esplicitamente: “Ho solo voglia di fare sesso. Non è vietato…”
Charlie si finse indifferente: “Fa’ pure. Certo… È strano come un morto si mantenga ancora tanto attivo…”
Blake non si scompose: “Il sesso mi piaceva da vivo… e mi piace ancora di più da morto! Ricorda: le sensazioni si amplificano!” disse alzando il bicchiere come per brindare con lei. Lo scolò tutto d’un fiato e le disse: “È un peccato che tu ti ostini a non voler provare…”
“Ad essere un vampiro?” chiese lei scettica.
“A venire a letto con me…” disse lui con semplicità; dopodiché se ne tornò dalle ragazze lasciando Charlie con un palmo di naso.

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Capitolo 8
*** L'eterno ritorno ***


La domenica successiva Charlie non vedeva l’ora di passare una giornata di puro relax: niente scuola, niente squadra, niente vampiri! L’atmosfera fu, però, rovinata verso sera da una chiamata di Pete che le dava appuntamento al cimitero. “Sean è stato preso in ostaggio dalla vampira” spiegò.
Uscì di volata e, al cancello del cimitero, trovò gli altri che la aspettavano. “Lo ucciderà se non le diamo il Codice?” chiese ansiosa, sapendo che, in quel caso, non avrebbero potuto contrattare.
“Per il momento si accontenta di incontrarci” disse Pete.
“D’incontrare me” specificò Blake a denti stretti. Charlie gli chiese se la conosceva ma lui rispose di non averne idea, visto che non sapeva neanche che aspetto avesse. Quando però si recarono al luogo dell’appuntamento e si ritrovarono di fronte una vampira bionda e bellissima, Charlie vide Blake impallidire. Sean aveva i polsi legati ma, all’arrivo del gruppo, la vampira, con una stoccata decisa, lo liberò dalle corde e lasciò che il ragazzo raggiungesse la squadra.
Lei mostrò un sorriso profondamente sensuale e disse: “Beh, la prima cosa che volevo l’ho ottenuta… Ciao Blake”.
Charlie vide che il vampiro restava completamente attonito e che lo stesso Jack sembrava non credere ai suoi occhi. “Ma chi diavolo è?” chiese allora. La risposta che Jack le fornì fu quanto di più assurdo avesse mai udito: “Isabel”. Charlie strabuzzò gli occhi. Guardò attentamente la bellissima donna che le stava davanti e cercò di immaginare come potesse essere arrivata fino a quel punto. Isabel, dal canto suo, si preoccupava solo di Blake: “E allora? Dopo 177 anni non hai nulla da dire?”
Il vampiro finalmente sembrò riprendersi. La guardò con durezza e le chiese: “Cosa ti è successo?”
Lei sorrise: “Sei stato tu ad ispirarmi. Mi mancavi così tanto… L’ho fatto per te. E sono venuta a cercarti…” “Evidentemente non mi hai trovato…” commentò lui aspramente riferendosi al fatto che era la prima volta dopo secoli che si trovavano faccia a faccia.
“Adesso sì” disse lei con dolcezza.
Lui ironizzò: “Volevi per caso farmi partecipe del tuo piccolo segreto?” poi la sua espressione divenne durissima: “Io avevo un figlio…”
“Tu eri un vampiro. Cosa avrei dovuto dirti?” si giustificò Isabel.
“La verità”
Lei scosse la testa: “Non sapevo niente sui vampiri. Non li conoscevo, ero così superstiziosa…”
“E poi cos’è cambiato?”
”Ho avuto voglia di entrare nel tuo mondo” disse lei guardandolo intensamente.
Blake però aveva un solo pensiero in testa: “E il bambino?”
Lei si strinse nelle spalle: “William ha pensato a lui…”
A quelle parole Blake perse completamente il controllo e le si avventò contro gridando: “Maledetta!” Charlie non seppe spiegarsene il motivo ma si ritrovò a cercare di bloccarlo, gridando: “Blake, fermati!” Incredibilmente lui, che aveva afferrato Isabel per il collo, mollò la presa e questo fece sì che la vampira commentasse: “Guarda, guarda… interessante… non solo fai combriccola con gli umani ma tutto ciò che si dice in giro è vero. È lei la tua famosa fidanzatina viva?”
“Non essere ridicola…” rispose lui toccato nel vivo.
Isabel guardò Charlie con superiorità: “È una ragazzina, Blake. Non è il tuo tipo”
A quel punto fu Jack ad intromettersi: “Che cosa vuoi Isabel?”
Lei lo guardò con finta tenerezza: “Oh, il fedele Jack” poi tornò improvvisamente seria. “Voglio sapere dov’è il Codice. E voglio Blake. Rivoglio Blake” Si avvicinò a lui più che poteva:  “Ora mi odi, lo capisco. Ma mi hai amata… non hai mai smesso… Possiamo recuperare il tempo perso…”
Lui reagì: “Il tempo perso? Mio fratello mi ha assassinato, tu mi hai tolto la vita e un figlio. Non c’è più niente tra noi, Isabel… Se non il rancore eterno. E ora sparisci. O ti pentirai di esserti trasformata”
Lei non sembrò scomporsi: “Ma sì, voglio darti il tempo di superare il trauma. Vediamoci tra due giorni allo studio di Pete Sanders così parleremo dei nostri interessi comuni” Gli lanciò un’occhiata azzurrissima e disse: “Arrivederci amore mio”.
 
Dopo quell’incontro Blake non sembrava più lo stesso. Era irritato e freddo. Rivedere Isabel aveva davvero messo in moto qualcosa di grande in lui. Continuava a ripetere di non volerci avere nulla a che fare ma gli altri premevano sul fatto che potesse essere pericoloso ignorarla. Alla fine arrivò il giorno tanto atteso, quello in cui lei si sarebbe presentata da Pete. Charlie fu di nuovo colpita dalla sua bellezza: i suoi occhi azzurri erano incredibilmente accattivanti e la sua bocca rotonda estremamente sexy. Era molto sicura di sé ma non ispirava fiducia. Spiegò che lei non aveva cattive intenzioni verso il Codice, anzi, era lì per fornire il suo aiuto. C’era un’altra linea d'intervento, quella riunita attorno a Damian, uno dei Progenitori Maledetti che, come Sophia, teneva alla preservazione degli equilibri. Isabel sapeva qualcosa che loro ignoravano e, per conto dei Maestri della Notte vicini a Damian, era lì per riferirlo.
“Perché proprio tu?” chiese Jack scettico.
“Io mi sono offerta per un motivo ben preciso. Entrare in contatto con Blake”.
Il vampiro non aveva nessuna voglia di ascoltare le sue falsità così tagliò corto: “Cos’è che dobbiamo sapere?”
“Nell’ultimo millennio Damian si è dedicato allo studio di un solo ed unico incantesimo ed ora è pronto: Damian è in grado di sigillare il Codice. Può renderlo inaccessibile ai vampiri, per sempre”.
Tutti rifletterono sul se crederle o meno. Lei lo capì e disse a Blake: “Ti permetto di leggermi nel pensiero. Non mi schermerò”. Lui decise che ne valeva la pena. La afferrò e la fissò dritta negli occhi. Poi confermò che diceva la verità.
“Il problema” spiegò Isabel “è che per fare il sigillo Damian ha bisogno di una combinazione alfanumerica molto lunga e complessa che Grigoria scrisse col proprio sangue sul retro del Codice.”.
Pete chiese quale fosse allora il loro compito e Isabel rispose che sarebbe bastato che lui, essendo il solo conoscitore del nascondiglio del Codice, trascrivesse la combinazione da far avere a Damian.
“Tra qualche giorno lui in persona sarà qui” concluse la vampira.
Decisero come muoversi: Isabel, Charlie e Blake avrebbero accompagnato Pete nei pressi del nascondiglio, per proteggergli le spalle. Gli altri sarebbero rimasti a tenere d’occhio la Congregazione.
Il mattino dopo partirono di buona lena. Charlie trovava a dir poco assurdo dover viaggiare nella stessa macchina con Isabel e Blake che, perdipiù, non si parlavano. Cercò di immaginare cosa doveva significare per lui ritrovarsela davanti dopo secoli, sapendo tutto ciò che era successo. Era impossibile da comprendere per lei. Dopo qualche ora fecero sosta in un rifugio di montagna. Mentre si rifocillavano Charlie notò che Blake osservava Isabel di nascosto. Forse davvero l’amava ancora. Se ne stupì gelosa e si arrabbiò con sé stessa solo per il fatto di esserlo. Poi finalmente arrivarono a destinazione. Si trattava di una serie di grotte nascoste dietro un’imponente cascata.
Pete disse che sarebbe dovuto andare da solo e loro risposero che lo sapevano bene e l’avrebbero aspettato fuori. L’uomo spiegò che ci sarebbero volute delle ore perché il tragitto era lungo fino alla stanza del libro, poi partì.
Le ore passarono e calò la notte. I tre decisero di oltrepassare l’imbocco della grotta e accendere un piccolo fuoco. Appena varcata la soglia, però, si sentirono precipitare nel vuoto. Caddero per alcuni metri e si ritrovarono in una specie di piscina naturale: per uscirne, solo una lunga parete da scalare a mani nude. “Maledizione!” imprecò Isabel scostandosi i capelli bagnati dalla faccia.
“Cos’è successo?” chiese Charlie spaventata.
“Chi ha ficcato il libro in queste grotte ha anche pensato a delle trappole contro i vampiri ficcanaso” spiegò la vampira. Era decisamente così: uno di loro aveva messo un piede in fallo e si era creata una specie di voragine in cui erano caduti. Durante queste riflessioni Charlie si accorse che Blake non aveva detto una parola: se ne stava in un angolo e sembrava sofferente. La ragazza gli si avvicinò quel tanto che bastava per accorgersi che il vampiro aveva una profonda ferita che gli tagliava in due una gamba. Si allarmò ma lui disse: “Ti dimentichi che sono un vampiro? Si rimarginerà in fretta…”
“Quanto in fretta?” chiese Isabel. “Perché non credo che avremo molto tempo…”
Gli altri due non capirono subito a cosa si riferisse ma poi uno scroscio di un liquido scuro si riversò da una conduttura e la vampira gridò come se si fosse ustionata. Girandosi verso gli altri due gridò: “Sangue di morto! Questo posto tra poco sarà pieno di sangue di morto e noi due saremo fottuti! Dobbiamo scalare la parete! Subito!”
Blake disse che non riusciva ancora a muoversi e Isabel dichiarò che ci avrebbe pensato lei, tirando su prima lui poi Charlie. “Prima Charlie, poi me” specificò lui. Isabel sembrò stupita ma acconsentì. Afferrò Charlie che comunque si aiutava come poteva con mani e piedi e, con destrezza, scalarono la parete di roccia. Isabel stava per tornare a prendere Blake quando un’ondata peggiore di sangue avvelenato lo avvolse, ustionandolo. Il vampiro gridò ma il liquido era tanto e rimase comunque quasi al livello delle ginocchia del vampiro.
Isabel disse: “Non posso tornare laggiù!”
Charlie la guardò infuriata: “Cosa? Vorresti lasciarlo così?”
La vampira rispose: “Non ho mai parlato di lasciarlo laggiù. Ho solo detto che io non posso tornare a prenderlo. Ci andrai tu”
“Ma io non sono abbastanza forte” protestò Charlie.
“Lo sarà lui per tutti e due se fai come ti dico”. Charlie non aveva compreso cosa Isabel intendesse ma sapeva di non poter abbandonare Blake, così, con l’aiuto dell’altra, si calò di nuovo nella grotta. Lui protestò ma Charlie non lo ascoltava. Con un piccolo salto finale raggiunse Blake immergendo le gambe nel sangue, poi chiese ad Isabel cosa fare arrivati a quel punto.
La vampira rispose con fermezza: “Dagli il tuo sangue!”
Charlie raggelò: era una richiesta terribile. La vampira, dall’alto, la incitava: “Forza, razza di stupida, è l’unico modo per fargli recuperare istantaneamente le forze!”
Charlie guardò Blake: non l’aveva mai visto provare tanto dolore. Si convinse che dargli una goccia di sangue non era niente se serviva a salvargli la vita. Gli si avvicinò con decisione, scostandosi i capelli dal collo ma lui, sofferente, fece cenno di no. “Ma Blake, Isabel ha ragione. È l’unico modo…”
“No, non lo è. Cerca di tornare su. Voi due siete perfettamente in grado di andarvene senza di me. Io me la caverò” disse lui con decisione.
Isabel, dall’alto, commentò solo: “Io non ho aspettato 177 anni per lasciarti crepare in una grotta” e Charlie, al fianco del vampiro, aggiunse: “Io non posso lasciarti qui. Mi hai salvato la vita troppe volte”
Lui non perse la sua freddezza: “Il tuo tempo sprecato e la tua patetica riconoscenza non servono a niente. Andatevene… e basta!”
Ma ormai Charlie aveva deciso: “Il mio sangue serve eccome, Blake. Ne basteranno poche gocce…” aggiunse avvicinandogli il collo alle labbra.
Lui rifiutò quasi spaventato: “No, Charlie. Non posso bere il tuo sangue…” La ragazza non capiva. “Fidati di me. Sarebbe sbagliato e pericoloso” continuò il vampiro.
Isabel, dall’alto, intervenne spazientita: “Ci sono io ad evitare qualsiasi pericolo…”
“Non mi fido di te…” gridò lui.
“Pensi che te lo lascerei fare così poi mi odieresti ancora di più?”
“Perché no?”
Isabel si arrabbiò sul serio: “Non ti sfiora neanche per l’anticamera del cervello che sia un sacrificio anche per me? Il vostro legame è già opprimente così…”
Charlie era stanca di non capire: “Ma insomma, di cosa diavolo state parlando? Blake, spiegami, ti prego!” Di fronte alla sua determinazione Blake ammise: “Se io bevessi il tuo sangue mi sarebbe difficile controllarmi… Potrei ucciderti…”
Charlie continuava ad essere confusa: “Ma perché? Bevi continuamente sangue umano e non uccidi nessuno. Ti bastano poche gocce…”
Lui divenne ancora più serio: “Cercherò di essere più chiaro, Charlie… In questo momento io sono molto debole e tu… Come ben sai, tu mi piaci. Non posso bere il tuo sangue. In questi casi l’attrazione sessuale si confonde con il richiamo del sangue e, per tua sfortuna, la mia attrazione verso di te è molto forte… potrei non essere in grado di fermarmi…”
“Ma io non lo permetterò! Forza!” incitò Isabel.
“C’è dell’altro...” aggiunse lui e la vampira sembrò perdere la pazienza: “Oh, è irrilevante!”
“Non lo è!” disse Blake ma, in quel momento, una nuova ondata lo colpì e il vampiro gridò di dolore. Charlie capì che non c’era più tempo: “Me lo dirai dopo! Devi salvarti”. Avvicinò con forza il suo collo alle labbra di lui e visto che il vampiro si sforzava di trattenersi lo implorò:  “Avanti! Blake non mi farai del male, lo so. Ti prego, ti prego, andiamocene di qui. Insieme”. A quelle parole lui finalmente si decise e affondò i canini nella sua carne. Charlie sussultò in un misto di piacere, dolore e paura. Dopo pochi secondi lui stesso si staccò da lei e, rinvigorito, la afferrò per la vita e la trascinò in salvo.
“Ti ho fatto male?” le chiese quando furono al fianco di Isabel. Charlie si toccò la ferita con la mano ma fece cenno di no. Proprio in quel momento sentirono la voce di Pete che gridava allegramente: “Missione compiuta! Sapeste che faticaccia!” ma si bloccò quando si rese conto della condizione dei compagni: li guardò uno a uno, bagnati, feriti e sporchi di sangue, e disse: “Mi sono perso qualcosa?”.
Dopo qualche ora erano di nuovo a Inverary, a casa di Pete, a mettere in cassaforte la combinazione. Charlie, Blake e Isabel uscirono nella notte.
Era finalmente ora di tornarsene a casa. “Beh, è stato un piacere condividere quest’avventura con voi… Vieni con me, Blake?” chiese la vampira con fare suadente.
Blake scosse la testa e indicò Charlie: “La porto a casa. È ferita”.
Una volta giunti davanti alla porta di casa di Charlie, Blake si accertò ancora delle condizioni della ragazza. Lei non sapeva cosa rispondere e spiegò: “È stato molto diverso da come me lo aspettavo…”
“Come te lo aspettavi?”
“Mostruoso”
“E invece?”
Charlie sentenziò: “È stato strano. Coinvolgente”
A quel punto Blake sentì il bisogno di dare spiegazioni: “L’altra cosa che volevo dirti è che… il contatto di sangue, donato spontaneamente…” Esitò come se avesse paura di dirlo.
“Cosa?” chiese lei allarmata. Lui continuò:
“Se tra noi due esisteva già un legame ora… è rafforzato. Sarà più difficile da gestire. Per questo non volevo che succedesse”
Lei annuì e disse: “Ce la faremo”. Lui annuì a sua volta. Si guardarono incerti. In realtà erano entrambi consapevoli del loro strano rapporto e la cosa li preoccupava un po’. Ma nessuno dei due voleva che l’altro lo notasse. Per questa ragione si augurarono tranquillamente la buonanotte.

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Capitolo 9
*** Merce di scambio ***


Per tutto il giorno seguente Charlie cercò di evitare Blake anche se tutto il gruppo partecipava ad un pic-nic di beneficienza per paura che qualcuno della Congregazione potesse farsi vivo. Isabel rimaneva, purtroppo per loro, un punto fondamentale, perché gestiva i contatti con Damian e aveva cominciato a fare il doppio gioco con i Sacerdoti della Congregazione.
Charlie notò anche che Ryan era strano. Forse stava subendo il contraccolpo di tutte le ultime rivelazioni. Cercò di non dare troppo peso alla cosa. Ad un tratto Blake le si avvicinò e le chiese: “Allora… come va?” “Molto bene, grazie…” si affrettò a rispondere lei risultando a dir poco falsa. La verità era che non andava bene affatto: non faceva che pensare a Blake, l’aveva sognato e, appena lui era nei paraggi, sentiva la ferita al collo pulsare come impazzita.
Lui commentò solo: “Bene” ma lei capì che era inutile nascondersi:
“Ok, non va benissimo… Mi sento molto strana da quando…” In quel momento una voce sopraggiunta dietro alle loro spalle la interruppe: “Da quando?” Era Ryan che li guardava con sospetto.
Blake sorrise: “Tranquillo, niente di ciò che pensi…”
“Che succede?” chiese il ragazzo con decisione.
Visto che Charlie tardava a formulare una risposta il vampiro spiegò: “La tua ragazza è stata così gentile da donarmi un po’ del suo sangue per farmi rimettere in sesto…”
“Ti ha morso?” le chiese Ryan allarmato.
Blake sembrò risentirsene:  “Si è fatta mordere! Mi ha praticamente obbligato…”
Lei confermò debolmente: “Sì, è vero… era l’unico modo per salvarci da una brutta situazione…”
Il vampiro apparve rasserenato: “Come puoi vedere non c’è nulla di compromettente…”
“Certo, certo…” mormorò Ryan ma più tardi prese da parte Blake: “Posso parlarti?”
Lui rispose con la sua solita aria allegra ma strafottente: “Ma certo! Di’ tutto al nonno!”
Quando furono lontani da occhi indiscreti Ryan chiese a bruciapelo: “Ti piace Charlie?”
Il vampiro non esitò: “Sì. Questo non significa che cercherò di portartela via”
“Non è quello che stai facendo?”
Blake sospirò: “Spero di no.”
Ryan aveva il volto rabbuiato: “Tu piaci a lei”
Blake scosse la testa: “Charlie non è così stupida…” ma il ragazzo insistè: “Io lo vedo!”
“Anch’io. Ma questo non significa che sarà tanto impulsiva da rovinare tutto quello che ha con te, non credi?”
Ryan non sembrava convinto allora Blake gli disse: “Charlie è una ragazza in gamba. Non ci saranno conseguenze, credimi”
“E da parte tua?”
Il vampiro sorrise: “Io sono molto anziano… a qualcosa sarà servito vivere più di 150 anni, no? E poi… sembrerà strano immagino ma… Tu sei sangue del mio sangue. Ora devo andare”.
Blake gli voltò le spalle pensando che ciò che gli aveva appena detto era vero: Charlie era importante per lui, ma non avrebbe mai permesso ad una donna di fargli commettere gli errori del passato facendogli tradire un membro della famiglia. Non voleva una seconda Isabel. Proprio mentre lo pensava la vampira lo prese a braccetto. Lui si irrigidì ma lei si affrettò a giustificarsi: “Vengo in pace. Porto delle notizie importanti. Qualcuno della Congregazione ha saputo che frequenti troppo Pete Sanders e ha deciso che puoi essere un ottimo mezzo per arrivare al Codice”.
Blake ci pensò su: “Che intendono fare?”
“Saperlo non ti piacerà… stanno cercando una maniera per minacciarti e gira voce che tu tieni particolarmente ad una persona…”
Lui capì al volo e lei aggiunse: “Io gli ho detto che sarebbe un’idiozia”
Lui la scrutò con curiosità: “Perché l’hai fatto?”
“Perché può tornare a mio favore. Se io proteggo Charlie tu ti riavvicinerai a me… Inoltre, per non destare sospetti sarai costretto a stare alla larga da lei…”
Lui ci pensò un po’ poi disse deciso: “Ci sto”
La vampira lo fissò a sua volta: “È così importante per te?”
“Sì” ammise lui.
 
Ignara degli ultimi stravolgimenti Charlie poteva solo notare che Blake, improvvisamente, era cambiato. Nei giorni che seguirono mentre lei rideva e scherzava con Jack, come al solito, cercando di coinvolgere Blake, lui rimaneva distante e sembrava infastidito. Dopo una riunione da Pete in cui il vampiro non le aveva praticamente rivolto la parola e presto aveva dichiarato di doversene andare, Charlie l’aveva seguito fuori dall’abitazione. Lui aveva fatto finta di non accorgersi di lei e si era diretto verso un’auto che aveva appena accostato al margine della strada. Charlie vide distintamente che, al suo interno, c’era Isabel e che Blake saliva in macchina, sistemandosi al posto del passeggero. Scosse la testa, piena di rabbia e delusione, e rientrò in casa.
 
La vampira era ripartita a gran velocità e dopo pochi metri di strada aveva commentato: “Ottima interpretazione”
“Lo so” aveva risposto Blake, cupo.
“È così commovente che tu lo faccia per proteggerla…”
“La sto proteggendo doppiamente. Dalla Congregazione e da sé stessa. Mi sono spinto troppo oltre. È sbagliato. Il legame con lei è sbagliato, pericoloso… e va eliminato”. Isabel sorrise compiaciuta: “Sono d’accordo”.
 
Quella sera Charlie era così triste che era impossibile non notarlo. Se ne stava in camera sua con Lily a prepararsi per il test di storia ma la sua mente vagava: non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Blake e Isabel che se ne andavano insieme. Possibile che lui l’avesse già perdonata? Ed era per quel motivo che era diventato così scostante con lei? Lily si accorse che l’amica non era affatto concentrata e chiuse il libro di scatto: “Qual è il problema?” Charlie sembrò tornare sulla terra e balbettò che andava tutto bene. Visto che Lily non le credeva ne approfittò per sfogarsi. L’amica la ascoltò in silenzio poi disse: “Non so perché Blake si comporta così ma so bene che tu dovresti esserne solo contenta”. Charlie non credeva alle sue orecchie. Lily si spiegò meglio: “A me piace Jack, ok?” L’amica l’aveva sempre sospettato ma quell’ammissione le suonava nuova. Lily continuò: “Io cerco di combattere ogni giorno il fatto di essere attratta da lui. Ho sempre avuto la tendenza ad innamorarmi della persona sbagliata, lo so, ma questo va oltre ogni limite! Non stiamo parlando di un ragazzo più grande, drogato o magari sposato… stiamo parlando di un vampiro! Non è ammissibile che mi piaccia un vampiro, eppure è così! Il fatto che lui sia così amabile, simpatico e virtuoso non mi aiuta a prendere consapevolezza del fatto che una storia con lui è impossibile! Tu sei più fortunata… a te piace Blake!” Charlie sussultò ma non si sentì di negarlo. Lily proseguì: “Con Blake è più facile ricordarsi che è impossibile! Lui è un vampiro a tutti gli effetti. Il fatto che, improvvisamente, non abbia più nessun interesse verso di te è solo un bene!” Charlie capiva appieno le parole dell’amica ma forse era troppo tardi per prendere le distanze da lui. Lo disse in un soffio: “Credevo ci fosse qualcosa… credevo di aver smosso qualcosa in lui…”
“Magari credevi male” suggerì l’amica senza durezza. Poi l’abbracciò. “Ora vado a casa. Tu sei il genio della classe ma io ho bisogno di studiare sul serio se voglio passare quel test”.
Salutò Charlie e se ne andò. La ragazza rimase sola con i suoi pensieri. Non poteva credere che l’affinità che era nata tra lei e Blake fosse stata tutta un’impressione. Lei l’aveva sentito sincero, in ogni momento. Dal piano di sotto sentì il suono del campanello e tese l’orecchio per cercare di captare se qualcuno fosse lì per lei, magari Blake… Invece sentì solo sua madre che ringraziava il fattorino delle pizze. Decise che avrebbe fatto meglio a concentrarsi sulla storia. Aveva appena ripreso a leggere quando sua madre aprì la porta della sua camera. Le sorrise e le disse: “C’è una persona che è venuta a salutarti!”
Charlie aspettò di vedere un viso familiare varcare la soglia, invece entrò solo il fattorino delle pizze con un buffo berretto giallo calcato in testa.
“Ma cosa…” provò a dire Charlie, ma la frase le morì sulle labbra. Appena l’uomo si tolse il cappello riconobbe il suo volto e fece fatica a credere ai suoi occhi. Thomas, il vampiro incontrato alla Congregazione, le sorrise beffardo e disse: “Andiamo a fare un giro, ragazzina”.
La obbligò a scendere le scale, uscire e salire su un’auto mentre, in via del tutto grottesca, sua madre, palesemente soggiogata, la salutava con la mano, sorridente, come se partisse per il campeggio estivo.
“Che vuoi da me?”
“Sei merce di scambio, mia cara. Grazie a te Blake Sullivan dovrà accettare un piccolo compromesso”
“E cioè?”
“O tu o il Codice!”
“Lui non sa dov’è il Codice!”
“Ma sa come convincere Pete Sanders. Quando s’impegna Blake è il migliore…”
“Non esiste alcun modo per ottenere quel libro!”
“Io scommetto che Blake saprà ingeniarsi”
Arrivarono alla casa abbandonata di Regent Street e Thomas la trascinò nello scantinato. La legò in un angolo e disse: “Ora dobbiamo solo avvertire Blake!”

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Capitolo 10
*** Se io fossi umano ***


Charlie tremava di freddo e di paura. Sapeva che la sua vita non valeva il Codice e non era neanche sicura che Blake si sarebbe preoccupato di salvarla. Invece lui arrivò. Fece il suo ingresso calmo e sorridente. Scosse la testa più volte e disse: “Ahi, Thomas, Thomas… prendersela con una ragazzina… che cosa disonorevole…”
Thomas sorrise a sua volta: “Ecco il principe che viene a salvare la sua bella”.
Blake gli si parò davanti e incrociò le braccia: “Che cosa vuoi?”
“Lo sai…”
“Lei cosa c’entra?”
“È solo un modo per ricattarti. Quando mi consegnerai il Codice potrai portartela a casa”.
Blake fece un sorrisetto sghembo: “Cosa ti fa pensare che io possa essere ricattabile?”
“Tu ci tieni alla sua vita…”
Di quella frase Charlie ebbe paura. Paura della risposta. Blake lo disse con una naturalezza che le spezzò il cuore: “Non abbastanza da cedere”.
Thomas cominciò a preoccuparsi: “Stai bluffando… non la lasceresti morire…”
“Mi spiace deluderti amico mio… Cos’è una vita umana di fronte al Codice?”
Blake guardò Charlie senza nessuna particolare espressione:  “Uccidila pure”.
La ragazza si sentì svuotare completamente. Sapeva che il Codice veniva prima di tutto ma la facilità con cui Blake rinunciava alla sua vita la stava già uccidendo. Thomas era sconvolto. Non si aspettava una reazione del genere. “Non è possibile…” mormorò. 
“Pare proprio che tu abbia fatto un buco nell’acqua stavolta. Hai avuto dei pessimi consiglieri… Se vuoi il Codice devi trovare dei metodi più efficaci…”
Thomas, rosso in viso, si voltò verso Charlie e la guardò con rabbia, pronto a colpirla ma, proprio in quel momento, il pugno forte di Blake gli penetrò la schiena e ne riemerse stringendo il cuore pulsante dell’altro vampiro: “Mai abbassare la guardia” commentò in maniera sprezzante rivolto al cadavere.
Poi si affrettò a liberare Charlie: “Tutto bene?”
La ragazza era sconvolta: “No”
“Sei ferita?”
“No…” ma le gambe non le reggevano. Lui la sorresse, poi la prese in braccio e le disse: “Andiamo via di qui…”
In macchina nessuno dei due disse una parola per molto tempo. Blake guidava e Charlie guardava fisso davanti a sé con gli occhi lucidi e arrossati. Alla fine parlò con voce rotta: “Credevo che mi avresti lasciata uccidere davanti ai tuoi occhi”.
Il vampiro non si scompose: “Molto acuto da parte tua”
“Ci ho creduto sul serio” gridò lei.
Lui restò ancora imperturbabile: “Evidentemente non era così.”
Lei non era affatto soddisfatta e si rinchiuse nel mutismo. Blake le chiese: “Charlie, che cos’hai?”
“Niente”
“Mi stai tenendo il muso…”
A quel punto lei sbottò: “E non dovrei vero? Perché per l’ennesima volta il grande Blake mi ha salvato la vita! Che eroe! Il punto è che, prima di conoscerti, non avevo mai rischiato di morire così tante volte! Cosa voleva quel vampiro da me? Perché tutti mi usano per arrivare a te? Cosa c’è tra noi? Tu non vuoi neanche essermi amico e altri vampiri mi rapiscono come se io fossi la chiave di tutto. È assurdo!”
Lui sembrò sciogliersi un po’: “Lo so. Ultimamente mi sono comportato in modo strano con te. Ma stavo cercando di proteggerti, Charlie. L’hai visto tu stessa: il nostro rapporto mette in pericolo la tua vita”. Mentre diceva queste parole aveva accostato davanti casa di lei. Charlie sembrò calmarsi. Aprì lo sportello e disse: “Certo. Per questo finisce qui” Lo guardò dritto negli occhi: “Io non voglio avere più alcun rapporto con te Blake. Mai più”
Stava per sbattergli la portiera in faccia quando il telefonino di lui squillò e la chiamata partì in viva voce attraverso il Bluetooth della macchina. Era Pete: “Vieni subito, Blake! Hanno rubato la combinazione!”
Charlie rientrò svelta in auto e si precipitarono da Pete. La cassaforte era divelta e gli altri del gruppo, compresa Isabel, erano già lì. Lei era davvero furiosa “Come facevano a saperlo? Devono esserci delle spie nelle file di Damian!” “Ma perché l’hanno fatto? Cosa se ne fanno della combinazione?” chiese Jack. “Probabilmente vogliono prendere tempo… O vogliono impedire a Damian di mettere il sigillo al Codice.” ipotizzò Pete.
“Bisogna tornare al nascondiglio e trascriverlo di nuovo, subito!” gridò Isabel. In quel momento un uomo abbastanza anziano, dall’aria solenne, si affacciò alla porta d’ingresso dell’abitazione: “Non è sufficiente trascriverlo nuovamente”.
I presenti lo fissarono con aria interrogativa fino a che Blake parlò: “Pete, per favore, invitalo ad entrare. Credo sia sconveniente lasciare Damian sulla porta”.
Il vecchio entrò, avanzando lentamente, scortato dallo stesso Pete e tutti gli umani osservarono la scena ammutoliti: per la prima volta si trovavano di fronte un Progenitore Maledetto.
Poi Damian parlò con estrema calma: “Abbiamo un grosso problema”.
Finalmente fu chiarito chi c’era dietro la spasmodica ricerca del Codice: Alexis, il Progenitore più crudele e meno affidabile dei Nove, che si era risvegliato da un sigillo Parziale del Sonno lanciatogli dallo stesso Damian durante la Quarta Guerra dei Progenitori 99 anni prima e, naturalmente, si era subito rimesso alla caccia del Codice.
“È ossessionato dal Codice. Ed è ossessionato dal potere. Voi umani siete troppo giovani per aver dovuto avervi a che fare ma vi dico, con grande rammarico, che ora che è sveglio la vostra vita è in grave pericolo. Non sappiamo esattamente con quali mezzi stia cercando di arrivare al libro ma so con certezza che, durante il Sonno di Alexis, i suoi Maestri della Notte hanno studiato nuovi incantesimi e c’è in ballo qualcosa di grosso. Temo che anche loro possano in qualche modo utilizzare la combinazione e che quindi non l’abbiano rubata solo per impedire a me di sigillare il Codice. Per questo non basta tornare a trascrivere la combinazione. Dobbiamo intercettare chi l’ha rubata”.
Corsero tutti nell’unico posto dove sapevano di poter tentare: a qualche ora di distanza da Inverary, direttamente nel cuore della Congregazione.
I Sacerdoti legati a Damian accolsero il Progenitore con sommo rispetto e lo informarono che, effettivamente, il gruppo discendente da Alexis era sparito qualche ora prima. Poi si ritirarono in stanze segrete a parlare, escludendo i quattro umani e lasciando solo un Sacerdote di guardia.
Nel frattempo, però, Charlie ebbe un’idea. Si fece coraggio ed interrogò direttamente il vampiro: “Anche Thomas fa parte della genia di Alexis?” Quello confermò. Al che lei ebbe assoluta certezza sul da farsi e chiese di poter parlare con Blake o con Jack. Il Sacerdote le negò l’accesso e le disse con fermezza che non avrebbe potuto, per nessuna ragione, disturbare la conversazione in corso tra i vampiri. Charlie allora si rivolse ai compagni: “Penso di sapere dove recuperare la combinazione” e si avviarono tutti nel posto da lei indicato: Regent Street.
Lì, nello scantinato dove giaceva il cadavere di Thomas, i cacciatori trovarono altri tre Maestri della Notte, tra cui la donna dai capelli scuri che Charlie aveva già visto alla Congregazione. Lei la riconobbe e sorrise:
“Pensavamo di trovarti cadavere, invece il morto è Thomas”
Charlie serrò la mascella e non rispose. La bruna continuò: “In realtà non ho mai creduto che Thomas avesse una sola, minima, possibilità contro Blake Sullivan.”
A quel punto la cacciatrice parlò: “Allora perché avete incaricato lui?”
“Non l’hai capito? Non siamo mica così stupidi da credere di poter avere il libro… Ci bastava rubare la combinazione e tu ci servivi come distrazione per Blake… Oggettivamente è l’unico tra voi a poterci dare problemi…”
“Ora non più” si intromise Lily “Ora abbiamo Damian in persona!”
I vampiri si guardarono tra loro, abbastanza sorpresi.
“È già qui?” mormorò quasi tra sé la vampira. Prese subito un telefonino dalla propria tasca e, con fare sbrigativo, indicò agli altri due il gruppetto degli umani: “Fateli fuori”.
Cominciarono così un duro combattimento ma Charlie comprese che la vampira bruna doveva essere, senz’altro, la chiave di tutto. Le corse dietro, sul retro della casa, e cercò di attaccarla a tradimento con un paletto in una mano ed un pugnale d’argento nell’altra. Riuscendo a schermarsi, come le avevano insegnato Blake e Jack, riuscì a non farle avvertire la propria presenza e a prenderla alla sprovvista. La vampira sembrò sorpresa ma riuscì ad evitare i colpi. Afferrò Charlie per il collo e la immobilizzò contro le mura della casa. La ragazza vide distintamente che il foglio con la trascrizione del Codice le spuntava dalla tasca della giacca e, raccogliendo tutta la propria forza, caricò il più forte calcio che riuscì a sferrare, riuscendo a far perdere l’equilibrio alla vampira; poi, più svelta che poté, le sfilò di dosso il foglio e cercò di tornare indietro ma quella, velocissima, le si parò davanti. Charlie pensò che stavolta l’avrebbe davvero uccisa ma la vampira si immobilizzò, come spaventata da qualcosa, e, improvvisamente, sparì nel nulla. Al posto suo si era materializzato il vecchio Damian e, dietro di lui, c’era Blake, molto allarmato.
Il Progenitore tese la mano a Charlie che, senza dire una parola, gli consegnò il foglio con la trascrizione.
Il vecchio la guardò con benevolenza e se ne andò senza aggiungere altro. Blake, invece, la fulminò con lo sguardo. Furono raggiunti dagli altri e Lily, col fiatone, commentò: “Per fortuna che anche Blake ha pensato alla storia di Thomas, altrimenti stavolta saremmo stati proprio fregati!”
Pete invece si complimentò con Charlie: “Sei stata molto coraggiosa. Se non fosse stato per il tuo intervento ora la trascrizione non sarebbe al sicuro”. La ragazza sorrise compiaciuta ma vide che Blake continuava a guardarla in cagnesco, senza proferire verbo. Le disse solo: “Adesso ti riporto dove dovresti essere da un bel pezzo: a casa.”
 
Appena giunti a casa di Charlie, Blake, sempre in silenzio, volle scortarla fino in camera sua. Mentre salivano le scale rimuginava su quanto il coraggio di lei avesse praticamente salvato tutta la baracca ma su quanto le sue azioni fossero comunque state avventate. Appena chiusa la porta della stanza, lei incrociò le braccia sul petto e chiese: “Allora? Si può sapere che cos’hai? Possibile tu debba avercela con me anche quando risolvo la peggiore delle situazioni?”
Blake aveva scaricato la tensione repressa con un risolino isterico: “A dirla tutta sei stata ad un passo dal rimanerci secca… anzi… Se non fosse arrivato Damian a far scappare quella vampira a gambe levate, adesso starei ricomponendo il tuo grazioso cadavere!”
La ragazza provò un attimo di stupore di fronte al fatto che il vampiro, nonostante tutto, trovasse ancora la voglia di recriminare: “Ma non sono morta, anzi, ho recuperato la trascrizione e Damian mi è molto grato… Ti dà fastidio per caso? Per una volta, l’eroe non sei tu!”
Lui non si scompose: “Ah, è così che ti senti? Un’eroina? A dirla tutta stasera mi sei sembrata solo una stupida, e una sprovveduta!”
Lei non credeva alle sue orecchie: “Una stupida?!”
Lui corresse un po’ il tiro: “Non voglio dire che tu sia stupida ma, sicuramente, quella di stasera è stata la cosa più stupida e pericolosa che tu abbia fatto in vita tua…”
Lei alzò il tono della voce: “Tu credi? Secondo me invece la cosa più stupida che ho fatto è stata farti entrare nella mia vita e lasciare che tu sia ancora qui a sputare sentenze!”
Lui sghignazzò, ma era colmo di rabbia: “Oh la bambina è risentita! Povera piccola Charlie, dalla vita resa impossibile dal vampiro cattivo!”
Impossibile, già, complicata! Troppo! Io non riesco a sopportare questo peso, va bene?” confessò lei.
 “Nessuno ti obbliga a cacciare mostri…” minimizzò lui come suo solito, ma questo fece sì che Charlie si alterasse maggiormente: “Non parlo di quello, idiota!”
“Allora di cosa parli, razza di stupida?!”
Glielo gridò con quanto fiato aveva in gola: “Di te, Blake!”
Lui, stavolta si bloccò e Charlie poté continuare: “Pensavo di reggere ma non ce la faccio! Ti odio ma non riesco a starti lontana, sei un mostro ma io…” ebbe un attimo di esitazione ma poi lo disse con la massima sincerità:  “…Io ti capisco! Anche se tu sei così distante… e ti chiudi, continuamente. E io… è così stupido, ma io vorrei fare tanto per te perché vedo del buono in te e poi… poi mi ricordo che non posso… perché tu non sei più tu… e io non ti conosco neanche.”
La rassegnazione che lei mise in quell’ultima frase fece sì che Blake si calmasse. Sebbene rabbuiato riuscì a sfogarsi con lei: “Cosa vorresti che facessi, Charlie? Non posso tornare indietro di 178 anni. A volte lo vorrei, sai? Vorrei non aver mai tradito mio fratello, vorrei che lui non mi avesse ucciso, vorrei aver avuto una vita normale, essere morto di vecchiaia, nel mio letto, con la mia famiglia. A volte preferirei essere morto dissanguato quella notte, senza nessuna Sophia venuta in mio soccorso. Sarebbe stato meglio. Ma la mia vita è andata così, è dovuta essere una non-vita… non posso farci niente. E poi a volte, se penso a queste cose, penso anche che Jack sarebbe morto, che io non avrei fatto tutte le mie esperienze, che non sarei qui. E ho paura. E allo stesso tempo mi manca la vita che ho perso…” La guardò con la massima intensità e concluse: “Mi manca l’amore che potevo dare.” 
Lei era rimasta ipnotizzata dalle sue parole e, abbassando ogni difesa, gli si era avvicinata dicendo: “Non riesci a darne più neanche un po’?”
“Non è la stessa cosa.” Mormorò lui senza guardarla negli occhi.
“Non puoi provare amore?”
“Il problema è un altro…” rispose Blake posando lo sguardo su di lei. “Posso, ma non devo.”
L’aveva detto quasi in un sussurro e, senza riuscire a fare altrimenti, le si era avvicinato più che poteva. Lei si era ritrovata a pochi centimetri dalle labbra di lui e aveva mormorato: “Se tu fossi umano io ti odierei comunque…”
“Se io fossi umano…” cominciò a dire il vampiro fissando la bocca della ragazza, poi un pensiero lo disturbò. Si allontanò bruscamente.
“Non lo sono. Buonanotte Charlie.” tagliò corto prima di scomparire attraverso la finestra aperta.
Charlie restò sola nella stanza e si rese conto di essere stata ad un passo dall’irreparabile. Ancora un attimo e l’avrebbe baciato. E la cosa peggiore era che era arrabbiata e delusa. Perché se n’era andato, perché si era tirato indietro. Lo voleva quel bacio, come nient’altro al mondo ma, allo stesso tempo, quella era la prova che stare accanto a Blake Sullivan era troppo, troppo complicato. E lei era stremata, da quella giornata e dai sentimenti che provava per lui. Si passò le mani tra i capelli e le fece scivolare sopra gli occhi, serrandoli forte. Quando li riaprì Blake era di nuovo a pochi centimetri da lei. Charlie sussultò lievemente e lui disse tutto d’un fiato: “Se io fossi umano vorrei passare ogni minuto della mia vita a fare l’amore con te” Esitò solo un attimo per misurare la sua reazione di fronte a quelle parole, poi aggiunse solo: “Perdonami per questo” e l’attirò a sé, labbra contro labbra, in un bacio che entrambi aspettavano sin dal primo momento.

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Capitolo 11
*** L'alba del giorno dopo ***


Nel giardino della scuola, seduta sotto un albero, con un panino in una mano e nell’altra una lattina di Coca Cola, Lily non riusciva a nascondere la sua eccitazione: “Mi stai dicendo che l’avete fatto… quattro volte?!”
Charlie cercava, inutilmente, di farle abbassare la voce ma l’amica continuava a strarnazzare, fino a che, dopo un paio di respiri profondi, cercò di recuperare un briciolo di serietà affermando:
“Lo sapevo che sarebbe finita così. Ti senti in colpa?”
Charlie si rabbuiò: “Sì, per Ryan, certo…”
“E per te stessa?” incalzò Lily riempendosi la bocca con un morso al panino.
Anche.” Sospirò l’altra, rubando all’amica la lattina e facendo un grosso sorso.
Beh, non devi.” sentenziò Lily. “È così sexy!”
Lily!”
“Ma lo è davvero! Ok, scusa… ora ti parlerò seriamente: lo ami?”
A Charlie andò di traverso la Coca Cola e cominciò a tossire mentre Lily continuava: “Non sto scherzando! Sono preoccupata per te… il sesso è una cosa, possiamo sorvolare sul fatto che lui…” si guardò intorno con aria circospetta e aggiunse a voce bassa “sia morto…”
A Charlie venne da ridere e Lily proseguì: “ma l’amore…”
No, no, niente amore, ok? Niente amore…” dichiarò l’amica molto decisa. Ma forse lo ripeteva più a se stessa che altro.
 
Nel frattempo, Blake varcava la soglia dello studio di Pete, dove lui e Jack ormai alloggiavano stabilmente.
L’amico l’aveva guardato distrattamente e, mentre continuava a prendere appunti sulla missione su varie scartoffie che teneva personalmente in ordine, gli chiese: “Da dove arrivi?”
Dal pub” mentì Blake.
“Non puoi averci passato tutta la notte”.
Da casa di Charlie.” Confessò allora il vampiro.
Jack non si scompose: “Ah, avete parlato un bel po’…” poi si bloccò, alzò la testa dal foglio e comprese: “Blake!”
“Mi dispiace…” disse l’altro lasciandosi andare su una poltrona.
No, no, dimmi che non è successo!” lo implorò l’amico.
Non succederà più!”
Jack si lasciò cadere sulla poltrona di fianco e chiese “Lei come sta?”
“Che razza di domanda è?” protestò Blake.
Ma Jack era davvero preoccupato: “Sarà a pezzi!”
Blake tentò di minimizzare: “Sta bene. Siamo d’accordo sul fatto che è stato uno sbaglio, un piacevolissimo sbaglio!”
“Blake, hai perso il controllo…”
“Lo so, lo so!” ammise l’altro contrariato. “Lei mi fa andare fuori di testa, ok? Non mi succedeva da… da…”
“Da Isabel.” Concluse l’amico amaramente. “Da quando eri vivo. È così che ti senti? Vivo?”
Blake ci pensò su e si rattristò. Poi scosse la testa.
“Blake, io lo capisco. Anche a me piace Lily. Mi piace tanto. Proprio per questo preferisco starle lontano. Non voglio rovinarle la vita.”
“Non l’ho già fatto, vero?” si assicurò Blake, guardando fisso davanti a sé.
“Non lo so… ma il fatto che te ne preoccupi è significativo.”
 
I giorni passarono e, stranamente, tutto il gran movimento che fino a quel momento c’era stato intorno alla ricerca Codice sembrava essersi preso una pausa. Questo, che da una parte era un bene, dall’altra diede a tutti loro la possibilità di concentrasi sulle proprie questioni personali. Blake e Charlie reagirono in modo molto diverso alla loro notte insieme: se il vampiro cercò subito di prendere le distanze, Charlie non ruscì a reggere il confronto con Ryan, decidendo di lasciarlo quasi subito, a prescindere da Blake. Rimase comunque alquanto sconvolta nel vedere il vampiro filare d’amore e d’accordo con Isabel. In un sabato sera al pub, li vide chiaramente baciarsi e andar via insieme. Si sentì uno schifo. Avrebbe voluto con tutta se stessa non dover avere niente a che fare con Blake per i prossimi mille anni ma, purtroppo, i turni di ronda facevano sì che, almeno una volta a settimana, dovesse perlustrare una zona assieme ad ognuno degli altri della squadra, compreso il vampiro.
La sera in cui dovettero assicurarsi che nessuno si fosse avvicinato alla casa abbandonata di Regents Street, i due passarono diverse ore insieme, visibilmente a disagio. Non parlarono per molto tempo fino a che Blake chiese col solito fare strafottente: “Tu e Ryan vi siete lasciati quindi?” “Così sembra…” rispose lei senza nemmeno guardarlo in faccia.
“A causa mia?”
“No…” rispose sicura. Poi si affrettò ad aggiungere: “Tu e Isabel vi siete riappacificati invece. Ce ne hai messo di tempo per perdonarla…”
Non posso perdonarla.”
“Ah no? E allora cos’è? Irrefrenabile desiderio sessuale?”
Anche. Ma soprattutto complicità. Io e lei siamo uguali.” E dicendolo sembrò alludere al fatto che loro due, invece, non lo erano affatto.
Charlie ci pensò su poi ammise amaramente: “Anche io e Ryan lo eravamo.”
Mi stai colpevolizzando?”
“No. L’abbiamo fatto in due. Ma doveva succedere, no? Adesso sto molto meglio. Mi sento più libera.”
Bene.” Sentenziò lui.
Bene.” Fece eco lei.
E ricominciarono ad ignorarsi.
 
Il weekend successivo erano tutti invitati al compleanno di Lily che, per l’occasione, aveva organizzato una festa in grande stile a casa sua, con tanto di dj, superalcolici e almeno cento invitati.
Charlie decise che doveva reagire e, soprattutto, doveva recuperare una dimensione più umana. Si truccò, si infilò un vestito abbastanza sexy e suonò il campanello di Lily con largo anticipo, sfoggiando un sorriso smaliante e una bottiglia di champagne tra le mani.
“Wow!” esclamò Lily, strabuzzando gli occhi. “Li stenderai tutti così conciata!”
Charlie ammise che l’unica cosa che le andava di fare era distrarsi da tutto: “Niente vampiri, niente Ryan e soprattutto niente Blake! Io sono una normale ragazza di 17 anni, punto.”
“Ben detto!” rise l’amica mentre cominciavano ad allestire il tavolo degli snack… “Tanto più che Ryan è fuori città con la squadra di football quindi, primo problema risolto… Per quanto riguarda Blake…” Lily non fece in tempo a finire la frase che fu interrotta dal diretto interessato che, parlando di sé in terza persona, concluse: “Blake è qui”. Le rubò una manciata di patatine dalla busta e, sgranocchiando, aggiunse: “Blake non si perde mai una festa piena di superalcolici e di ragazze vestite… così” aggiunse indicando Charlie. Lei arrossì e lasciò correre, ricominciando a sistemare il tavolo. Nel frattempo era arrivato anche Jack che, dopo aver baciato la festeggiata, spiegò: “Abbiamo pensato che potevate avere bisogno di aiuto per gli allestimenti” “Ma che carini…” borbottò Charlie sarcastica. “Non solo” aggiunse Blake. “Volevamo anche giocare di anticipo sul resto degli invitati e stappare con voi la prima bottiglia della serata” Il vampiro fece saltare il tappo di uno champagne e la alzò verso Lily: “Buon compleanno” disse prima di cominciare a versare quattro calici. Charlie scolò il suo tutto di un fiato e lui rispose con una smorfia tra lo stupito e il divertito: “Attenta, se cominci così non arriverai a mezzanotte sulle tue gambe” Lei lo fulminò con lo sguardo: “Reggo benissimo, non ti preoccupare”.
Invece, come volevasi dimostrare, alle 23.30 era completamente ubriaca nel giardino di Lily e si era fatta abbordare da un perfetto sconosciuto, più ubriaco di lei, che cercava di convincerla che sarebbe riuscito ad infilarsi otto cannucce nel naso, quattro per narice; forse anche cinque.
Lei rideva a crepapelle e, quando il tipo si avvicinò per baciarla, lo lasciò fare. Immaginò solo che al suo posto ci fosse Blake e, quando il ragazzo si staccò da lei e vide effettivamente il vampire fermo al suo fianco, non seppe più comprendere se era reale o se la sbronza le stava giocando un brutto scherzo. Eppure quello, imbronciato e a braccia conserte, sembrava proprio Blake. Lei gli scoppiò a ridere in facia e lui sentenziò: “Sei ubriaca.” Charlie allargò le braccia: “Mi sto solo divertendo! Me l’hai insegnato tu…” “Tu non sei così” disse lui, poi cercò di trascinarla per un braccio: “Vieni via.”
Il ragazzo che l’aveva appena baciata protestò vivamente: “Ehi amico, sta’ calmo. La signorina sta con me”
Blake non se lo fece ripetere due volte, si voltò e ribatté seccamente: “Sei sicuro?”
Charlie si appese al braccio del ragazzo e lo ammonì: “Attento, attento! Questo tale qua è mooolto cattivo!”
Ah sì?” ridacchiò l’ubriaco. “Non te lo puoi neanche immaginare…” bofonchiò lei. Blake la riprese per il braccio: “Già e se non vuoi che il tuo amico ne faccia le spese sarà meglio che tu venga con me. Ora!” Charlie provò a divincolarsi: “Mi stai minacciando?” Lui la attirò a sé e le sussurrò, con aria seria: “Ti sto solo dicendo che la vita di questo stronzetto dipende solo da te.” L’altro si alterò ma anche Charlie si fece seria e lo allontanò dicendogli che effettivamente sarebbe stato meglio salutarsi lì.
Ma no, aspetta, Chelsea!” gli gridò dietro il tizio mentre lei si allontanava con Blake. Il vampiro rispose ad alta voce “Si chiama Charlie!” e continuò a tirarla via fino a che non furono in un punto più tranquillo ed isolato del giardino, sul retro della casa. La adagiò contro il muro e chiese, sarcastico: “Allora, ti sei divertita?”
“Ci stavo provando poi sei arrivato tu a mettere in pericolo la vita delle persone. Che bello! Sono proprio fortunata…”
“Mi ci hai costretto tu.”
“E ora ogni volta che tenterò di divertirmi avrò alle calcagna il terribile vampiro da guardia?
 “Smettila Charlie, quello non significa divertirsi…”
 “Tu l’hai fatto per secoli. Per te va bene, no? Andare a letto con chi ti pare, minacciare, decidere per la vita di tutti… Sai che ti dico? Va’ a farti fottere, non sei neanche un essere umano, non sei neanche vivo!  il tuo cazzo di cuore non batte, non invecchi e… oh cazzo… sei così bello! Perché? Voglio andare a casa!” disse lei passando dalla rabbia ad un buffo moto di esaperazione. Blake non riuscì a trattenere un sorriso e le si avvicinò, mentre lei blaterava: “Non ci provare… non provare a baciarmi…” Alla fine scoppiò a ridere anche Charlie.
Lui le scostò i capelli dal viso e disse dolcemente: “è difficile resistere, sai? Ti porto a casa.”
La caricò a peso morto sulle spalle mentre lei continuava a ridere a crepapelle e, altrettanto dovette fare davanti casa perché la ragazza, nel tragitto, si era praticamente addormentata.
L’aveva sistemata semi-vestita nel letto della sua camera e l’aveva osservata dormire per qualche secondo, poi aveva sussurrato: “Mi dispiace Charlie… non sai quanto vorrei essere come te…”
Lei aprì gli occhi a fatica: “Come me come?”
“Normale” sorrise Blake.
“Ah sì? E cosa faresti?”
Starei con te” rispose semplicemente lui.
Anche lei sorrise: “Lo pensi veramente? Allora un po’ ti piaccio!”
“Troppo. Mi piaci troppo.” Precisò il vampiro. Poi aggiunse dolcemente: “Dormi ora…”
 “Ok, ma tu non te ne andare… non baciarmi, ma non te ne andare… “
Lui annuì e si accomodò vicino a lei, senza riuscire a smettere di sorridere.
Lei, invece, cadde finalmente in un sonno profondo.

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Capitolo 12
*** Orfeo ***


Charlie si svegliò con la testa che le doleva, un saporaccio amaro in bocca e una sete d’acqua mai provata prima di allora. Di Blake non c’era più traccia, in compenso, con una tazza di caffè fumante tra le mani, c’era Lily:
“Buongiorno” le disse porgendole il caffè. “Sei consapevole che, alla festa per i miei 18 anni, tu eri molto più ubriaca di me?! è deplorevole.”
Charlie, con gli occhi semichiusi, cercò di fare un sorso dalla tazza ma sputò subito, con una smorfia di ribrezzo.
“Ci ho messo qualche goccia di limone” spiegò Lily, come se nulla fosse. “Contro il mal di testa”.
Charlie si sforzò di mettersi a sedere nel letto e borbottò: “Io ho ricordi molto confusi della serata…”
Lily rispose con un sorrisetto allusivo. L’amica piegò la testa da un lato con fare interrogativo e continuò: “Possiamo cercare di fare un recap?”
Lily si alzò in piedi e prese a passeggiare per la stanza: “ Allooora… a metà serata eri avvinghiata ad un perfetto sconosciuto in giardino, fino a che Blake Sullivan in persona, probabilmente in un raptus di folle gelosia, ti ha trascinata via…”
Charlie parve ricordare e rivolse all’amica un’occhiata allarmata, ma Lily la rassicurò: “Sta’ tranquilla… Jack ha detto a me che Blake ha detto a lui… che non avete combinato un bel niente! Probabilmente ti sarai addormentata e spero tu non gli abbia vomitato sulle scarpe.”
“Non ho vomitato” si lagnò Charlie. Poi ragionò: “Quindi, fammi capire… Blake avrebbe raccontato i risvolti della serata a Jack che poi li avrebbe riferiti a te? Ma cosa siamo diventati?”
“Un quartetto di normali teenager americani” sorrise Lily. Poi aggiunse: “Anche se quei due hanno, tipo, un duecento anni… è davvero fantastico!”
Charlie si alzò dal letto e si scolò un’intera bottiglietta d’acqua che recuperò dalla scrivania, poi chiese di nuovo:
“Quindi siamo sicuri che io e Blake non abbiamo fatto niente di sconveniente?”
Lily alzò un braccio a mò di giuramento, posizionando l’altra mano sul cuore: “Nemmeno un bacio a stampo!”
Charlie annuì sollevata mentre Lily proseguiva: “Invece io ho fatto una scenata a Jack.”
L’amica la guardò con fare interrogativo e lei proseguì: “Mi sono ingelosita, va bene? Era il mio compleanno, dovevo essere la protagonista assoluta, invece l’ho ritrovato che ballava – Jack, capisci?! Il vampiro-mummia Jack! – ballava strusciandosi a… mi vengono i brividi soltanto a dirlo, guarda, non doveva neanche esserci alla mia festa quella là…”
“Tiffany?!” propose Charlie sorridendo sotto i baffi.
“Esatto! Allora sai cos’ho fatto? Ho preso Sean e gli ho ficcato un metro di lingua in bocca proprio davanti a Jack!”
Charlie scosse la testa sconsolata: “Cioè, tu, per fare un dispetto a Jack, hai baciato Sean?! Lo stesso Sean che ti sbava dietro dalle medie e che adesso magari penserà di avere qualche possibilità?”
Lily ammise: “Sì, hai ragione, sono stata senza cuore, ma almeno ero sicura che avrebbe ricambiato il bacio!”
“E poi” continuò Charlie “Perché siamo al punto in cui tu cerchi di far ingelosire Jack?! Cos’avevamo detto a proposito del fatto che ti piace?”
“Beh, senti, tu sei stata a letto con Blake e non è crollato il mondo… magari una scappatella posso concedermela anch’io!”
“Guarda, nemmeno ti rispondo… Mi consola solo che tu hai a che fare con Jack che non farebbe mai, mai, mai, una cosa del genere!” Detto questo Charlie si diresse verso il bagno, lasciando l’amica a rimuginare.
 
Nel frattempo, nello studio di Pete, Jack, contro ogni pronostico, chiedeva:
“Senti, Blake, ma secondo te sarebbe proprio un grosso guaio se io ci provassi con Lily?”
Blake, fino a quel momento assorto in uno stupido Tetris sul proprio smartphone, alzò gli occhi verso l’amico: “Beh, non lo definirei un guaio ma…” dovette trattenersi dal ridere mentre spiegava “Non lo so, mi suona strano, in duecento anni che ti conosco non ci hai mai provato con nessuna, cioè non che tu non abbia avuto donne ma, dai, diciamolo, ti hanno dovuto praticamente violentare!”
“Beh, scusa tanto se non siamo tutti la reincarnazione di Casanova come te” commentò Jack imbronciato, poi aggiunse: “Mettiamola così: tu con Charlie hai sdoganato la relazione vampiri-umani…”
“Cosa, cosa?! No, no, io non ho sdoganato un bel niente. Io, negli ultimi due secoli mi sono portato a letto almeno un migliaio di ragazze umane…”
“Ragazze umane che non erano Charlie” sorrise amabilmente Jack.
“Ok” disse Blake alzando le braccia in segno di resa. “Facciamo così. Tu ci provi con chi ti pare: Lily, Pete Sanders e qualsiasi altro umano ti aggradi… ma la smetti di fare allusioni sul mio rapporto con Charlie”.
Jack gli strinse la mano: “Affare fatto, anche se Pete non è il mio tipo.”
“E per la cronaca” aggiunse Blake “Sono stra-convinto che, se Lily non farà tutto da sola, tu non sarai nemmeno capace di invitarla ad uscire…”
“Vedremo” disse Jack con aria di sfida, prima che il teatrino fosse interrotto da Pete:
“Chiamata a rapporto, abbiamo novità!”
Blake guardò Jack e, indicando Pete, ridacchiò: “Pensaci bene, ha il fascino dell’intellettuale”.
 
Poche ore dopo erano tutti a raccolta nello studio e Pete aveva cominciato a spiegare le novità in atto. Lily lo interruppe subito, estraendo da un cartoccio una fetta di torta alla panna: “Ecco qua, visto che non sei venuto…”
Pete si sistemò gli occhiali con l’indice della mano sinistra e, seraficamente, commentò: “Beh, Lily, va bene che era il tuo compleanno ma partecipare ad una festa di diciottenni ubriachi non è la mia massima aspirazione…”
“No, immagino, ma ti assicuro che ti sei perso scene niente male.” disse lei allusiva guardando prima Sean, poi Jack.
Sean le si avvicinò: “Già, scene di cui magari dovremmo parlare…”
Fortunatamente Pete li interruppe: “Possiamo mettere da parte il compleanno di Lily?! Ci sono novità importanti”. Così dicendo tirò fuori una stecca di ceralacca rossa e un timbro di legno scuro. “Ecco cosa ci manda Damian!”
Tutti sgranarono gli occhi. Charlie esclamò: “Vuoi dire che abbiamo il sigillo?”
“Così pare” sorrise Pete.
“E quindi, che si fa?” chiese Blake.
“Beh” spiegò Pete “Come sapete io sono l’unico a poter arrivare al nascondiglio del Codice, anche se Jack e Blake dovranno accompagnarmi per guardarmi le spalle.” I vampiri annuirono e Pete proseguì: “E c’è un’altra cosa che volevo comunicarvi. Io sono attualmente l’unico depositario del segreto. Inizialmente lo eravamo in due, io e Charles”.
A sentir nominare il padre Charlie abbassò gli occhi al pavimento.
“Quando Charles se n’è andato, io ho condiviso l’informazione con Frank e ora che anche lui non c’è più, devo decidere chi di voi debba ereditare il segreto… credo sia Charlie la persona più indicata.”
Lei non sapeva se esserne lieta o no. Semplicemente ringraziò Pete per la fiducia concessa e attese ulteriori istruzioni: “Stavolta verrai con me fino alla Camera del Codice, mentre Jack e Blake ci aspetteranno all’ingresso della grotta”.
 
La mattina seguente partirono molto presto. Charlie si sentiva emozionata all’idea di ereditare una missione così importante che era già appartenuta a suo padre. Quando si ritrovò da sola con Pete a percorrere gli oscuri sentieri che portavano al Codice, l’uomo le chiese:
“Cosa ti aspetti di trovare in questo tragitto?”
Lei non capiva. Lui si spiegò meglio: “Come immagini il cammino? A quali pericoli pensi dovrai fare attenzione?” Charlie disse che non aveva la più pallida idea e Pete, indicando la serie infinita di cunicoli e aperture che si aprivano di fronte a loro, spiegò: “C’è un solo modo per farti conoscere la strada, e cioè che per questa volta tu la percorra ad occhi chiusi, lasciandoti guidare da me e non prestando alcuna attenzione alle cose strane che ti accadranno intorno”.
Charlie rabbrividì: “Una specie di Orfeo ed Euridice?”
“Sì” confermò Pete “Ma per evitare ogni tentazione tu sarai un Orfeo bendato” e così dicendo tirò fuori un fazzoletto di stoffa scura e lo avvolse attorno al capo della ragazza coprendole gli occhi.
Cominciarono così a camminare e Charlie, nel buio più totale, lasciava che fosse Pete ad indirizzarla, con la voce o con un tocco leggero della mano. Sentiva folate di vento, a volte calde, a volte gelide. Sentiva sussurri incomprensibili o voci che le pareva addirittura di conoscere che la chiamavano per nome. Sentiva carezze leggere sfiorarle il viso e capiva che non era Pete a farle. Chiese solo:
“è davvero una specie di Inferno?”
“No” rispose l’uomo con sicurezza “Sono trucchi magici, stratagemmi di Grigoria per far sì che il tragitto sia praticamente impossibile per qualsiasi malcapitato. Ricorda: non c’è niente di vero. Nemmeno quello che può sembrarti assolutamente reale”.
Non appena Pete ebbe pronunciato le ultime parole, Charlie sentì distintamente una voce alle sue spalle che la chiamava e si bloccò come pietrificata sussurrando: “Papà?!”
Pete si affrettò a spiegarle: “Non è tuo padre, Charlie. Ricorda, non c’è niente di reale”
Lei si fece forza e proseguì ma la voce alle sue spalle continuava a sussurrare e le sembrò di cogliere una frase in particolare: “è qui che è successo”.
Finalmente arrivarono alla Camera del Codice e Pete le tolse la benda, dicendole: “Sei stata molto brava”. In fretta e furia seguirono le istruzioni di Damian apponendo il sigillo di ceralacca sulla copertina del libro. Charlie chiese: “Come facciamo a sapere che ha funzionato”
“Possiamo solo fidarci” rispose Pete alzando le spalle. Poi le indicò l’uscita e la invitò a ripercorrere la strada a ritroso.
“E come faccio?!” rise Charlie. Lui sorrise e le fece cenno di muoversi. Incredibilmente, Charlie si rese conto che sapeva esattamente dove andare, orientandosi alla perfezione tra le varie gallerie, piene di trappole e strapiombi. Solo verso la fine del percorso, quando riuscivano già a scorgere l’ingresso della grotta, Charlie si accorse di un oggetto familiare appeso ad una sporgenza della roccia.
Charlie esitò: “Quello è…” ma Pete le afferrò la mano e la trascinò verso l’uscita mentre lei cercava di guardare meglio attraverso l’oscurità e tentava invano di trattenersi. Appena fuori dalla grotta, una volta raggiunti da Jack e Blake, Charlie si divincolò dalla presa di Pete e gli chiese: “Pete, quello era il suo zaino, vero? Lo zaino verde con l’attrezzatura di papà?”
Pete annuì senza proferire verbo.
Lei prese coraggio e chiese ancora: “Ed era un’illusione di Grigoria o…”
Pete questa volta esitò ma alla fine scosse la testa.
Charlie ripensò alla frase sentita nel percorso inziale e, semplicemente, la ripeté a voce alta come per rendersi conto meglio del suo significato: “è qui che è successo…” Poi guardò Pete, arrabbiata, triste e lo chiese direttamente: “è qui che è morto?”
Pete non fece nemmeno in tempo a spiegarle che lei si era voltata indietro esclamando:
“Devo tornare dentro!”
“Charlie no!” gridò Pete “Correresti un pericolo senza senso”
“Voglio quello zaino” gridò lei cominciando a correre all’interno della grotta. Pete, Jack e Blake la seguirono più in fretta che poterono, appena in tempo per vedere che cercava di arrampicarsi sulla roccia ma perdeva la presa e cadeva giù per diversi metri, non dando più segni di vita.
“Charlie!” gridò Jack.
Blake con velocità fulminea corse a recuperarne il corpo inerte e, con un balzo, lo riportò davanti a Pete che si apprestò a controllarne lo stato. Blake e Jack trattennero il fiato, fino a che Pete mormorò: “è viva ma è priva di conoscenza, forse in coma, dobbiamo portarla in ospedale il più in fretta possible”
“Siamo lontani anni luce dall’ospedale” esclamò Blake colmo di rabbia. Poi, improvvisamente, con i canini si perforò un polso e attese che il sangue sgorgasse all’esterno delle vene.
“Ma che fai?” chiese Jack.
Lui, noncurante, lasciò che il suo sangue gocciolasse sopra le labbra socchiuse della ragazza e disse: “Potrebbe non farcela. Le do un po’ del mio sangue, si riprenderà più in fretta.”
E se invece dovesse morire? Ci hai pensato?” chiese Jack.
“Non morirà…”
“Si trasformerebbe Blake!” gli gridò contro Pete. “Non potrei accettarlo…”
“Preferisci che muoia?” ringhiò Blake.
“Ha ragione” disse Jack rivolto a Pete. “Dobbiamo rischiare…”
“Tanto quel che è fatto è fatto” commentò il vampiro caricandosi Charlie sulle spalle.
 
Poche ore dopo, in ospedale, Charlie era ancora incosciente e Pete parlava con i dottori. Dopo un tempo che a Jack e Blake sembrò interminabile, l’uomo riferì che erano tutti molto ottimisti sulla ripresa della ragazza perché la TAC evidenziava solo un leggero trauma cranico ma nessuna emorragia cerebrale. Pete era sollevato ma disse che doveva comunque avvertire la madre inventando chissà quale scusa, così si avviò verso gli ascensori. Blake, invece, corrucciato, rimase immobile davanti al vetro della stanza di Charlie.
“Andiamo, Blake… è in buone mani…” disse Jack.
“Vorrei esserci quando si sveglierà. Per capire come si sveglierà.” Ammise l’altro ponendo l’accento sul “come”, senza staccare gli occhi dalla porta.
Umana Blake, sarà ancora umana! È viva!” disse Jack provando a tirare via l’amico.
Blake guardò per qualche istante Jack, come a cercare una rassicurazione nei suoi occhi, poi lo seguì verso l’uscita.
Pochi istanti dopo, Charlie aprì debolmente gli occhi, riuscendo a malapena a realizzare di essere in una stanza di ospedale.
L’unica cosa che riuscì a vedere distintamente fu lo zaino verde acceso di suo padre.
Appoggiato sulla poltrona davanti a lei.

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