Merlin's Heir-A whole new life (1st year)

di Kira Nikolaevic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One-The Orphanage ***
Capitolo 2: *** Chapter two-The Malfoys ***
Capitolo 3: *** Chapter Three-Diagon Alley ***
Capitolo 4: *** Chapter four-The Hogwarts Express ***
Capitolo 5: *** Chapter five-Sorting ***
Capitolo 6: *** Chapter Six-Letter from Slytherin prefects ***
Capitolo 7: *** Chapter seven-Strange sensations ***
Capitolo 8: *** Chapter eight-Weasley twins ***
Capitolo 9: *** Chapter Nine- Prophetia Merlini ***
Capitolo 10: *** Chapter ten- Spooky Halloween ***
Capitolo 11: *** Chapter eleven-Quidditch ***
Capitolo 12: *** Chapter twelve-Christmas at Malfoy's Manor ***



Capitolo 1
*** Chapter One-The Orphanage ***


Chapter one​
The Orphanage
 

Ottobre 1980, Barrington Road, Londra.
 
Una ragazza poco meno che diciottenne, una strega dai capelli ramati e gli occhi viola ametista, correva sull’asfalto bagnato della buia Barrington Road incurante della pioggia che scendeva incessante.
Col compagno avevano deciso di vivere in mezzo a coloro che non possedevano poteri magici, per tenere al sicuro la bambina di pochi mesi che teneva tra le braccia avvolta in qualche coperta di lana. Il padre della bambina, scomparso da diversi mesi, secondo lei era stato ucciso dai mangiamorte, solo perché, loro avevano scelto di non schierarsi più dalla parte dell’Oscuro Signore e alla sua causa, a detta di lei, malata. La ragazza sapeva che mancava poco al suo momento.
Si era spaventata sentendo parlare la bambina in una lingua strana, aveva capito di cosa si trattasse solo quando vide passare dei serpenti sotto lo spiraglio della porta per andare accanto alla culla, quasi a proteggerla. Era serpentese. Sua figlia era rettilofona. Allarmata da ciò, prendendolo come un invito a scappare da lì, decise che era giunto il momento di staccarsi da lei, così l’avvolse nelle coperte di lana pregiata verde della culla e si precipitò fuori di casa.
L’avrebbe lasciata davanti al Brixton Orphanage. Si assicurò di lasciare una lettera in cui lasciava le generalità e l’importante discendenza della bambina e spiegando il perché di quell’abbandono. Prima di sparire in un vicolo lì vicino, la donna, Nimue Rhiannon, ebbe il tempo di lasciare alla bambina il suo ciondolo.
Questo era un piccolo ed elaborato portafoto, dove all’interno c’erano i ritratti della madre e del padre della bambina, il coperchietto, decorato con un rapace, molto simile ad un falco e un corvo, simboli delle famiglie dei genitori della piccola e sul retro erano incise le loro iniziali: “R.A.B.” e “N.G.R.”.
Poco dopo, dopo un urlo di donna, e un improvviso rumore di sparo, quella notte fu rischiarata da un unico lampo verde proveniente da un vicolo vicino all’orfanotrofio.
L’urlo, il forte rumore come di sparo e il forte lampo verde destò alcune collaboratrici dell’istituto, compresa la direttrice, una donna di piccola statura, naso aquilino, occhi piccoli e neri e i capelli biondo cenere, tirati in una crocchia tenuta più con lacca che forcine. Si precipitarono tutti fuori per vedere cosa avesse generato quella luce verde, ma tutto ciò che trovarono fu un’infante di circa un anno avvolta in quello che ormai era diventato un bozzolo di coperte zuppe, al cui interno, al riparo dall’acqua trovarono una lettera in cui chiunque avesse lasciato lì quella neonata, spiegava chi fosse -Brylee Aelin Black- e a che famiglia appartenesse -una delle più importanti e potenti famiglie di purosangue, la famiglia Black- e del perché si erano trovati costretti ad abbandonarla lì, in mezzo ad un mondo a lei completamente estraneo e alieno, quello dei babbani, a causa della caccia da parte dei mangiamorte. “Sciocchezze. Queste sono solo sciocchezze, care signore. Parole di qualcuno uscito di mente”, disse la direttrice, la signorina Price, “questa – continuò sventolando la lettera – la tengo io. Sotto chiave, nessuno saprà mai del suo contenuto, nessuno. Tornerà fuori solo quando qualcuno verrà ad adottarla, fino a quel momento, nessuno di voi dovrà mai menzionare quanto accaduto questa notte a nessuno, tantomeno alla bambina, a... Bry-come si chiama. Sono stata chiara?” “Sissignora” “Si, signorina Price” risposero le collaboratrici in coro.

Sei anni dopo.

Brylee Aelin Black, l’emarginata del Brixton Orphanage for fatherless girls, affiliato alla Royal Opera House ed alla sua Ballet Academy.
 Sei anni, capelli rosso mogano e occhi grigio antracite con delle pagliuzze viola, nessuna relazione con nessuno se non con i libri della piccola saletta dei libri, grazie ai quali ha imparato a leggere da sola, e dei giochi.
I libri che Brylee legge, sono veramente speciali per lei, sembrano quasi dirle che lei non è poi così tanto strana, come le vogliono far credere tutti quanti là dentro. Più legge di animali fantastici, “irreali”come continuano a ripeterle i collaboratori dell’orfanotrofio, di streghe e maghi, più si sente simile a loro e più sente dentro di sé che in fondo, quelle non sono solo storie di fantasia, ma qualcosa di reale, quasi, magari. Certo, era diversa, ma aveva dovuto crescere in fretta e già all’età di sei anni, pensava e parlava come una bambina di nove-dieci anni.
Quello era diventato il suo piccolo mondo isolato, aveva sempre funzionato per stare lontana da quelle altre bambine stupide e sempre cattive con lei, talmente perfide da metterle delle schegge di vetro nelle scarpette da ballo quasi sempre. Fino a quando un giorno, Elizabeth, dieci anni, e il suo gruppetto di bimbette stupide tutte fiocchi e codini, (classica bambina carina e dolce, occhioni azzurri e boccoli biondi con riflessi dorati- Brylee si chiedeva come mai ancora non fosse stata adottata, a prima vista sembrava una bambina così dolce e cortese. Già. A prima vista), non avevano deciso di seguirla, o meglio, perseguitarla fino alla stanzetta per continuare a stuzzicarla riguardo la sua stranezza, la sua asocialità, come se avesse deciso per conto suo di non giocare mai con nessuno o di essere “diversa”.
“Perché non vieni a giocare con noi, Brie?” stava diventando peggio di un martello pneumatico, assillandola con quelle stupide frasi.  “Il mio nome è Brylee. Non brie. Brylee Aelin Black.” Sbuffò la bambina, stufa di essere chiamata con il nome di un formaggio straniero. Quei nomi avevano uno specifico significato che, era sicura, avrebbero rispecchiato la sua personalità.
“Pensi di essere speciale solo perché hai imparato a leggere prima di noi, eh, Brie?”
“Hai paura di finire di nuovo in punizione per qualcosa che non hai fatto? È che sei troppo stupida, troppo sola perché qui qualcuno ti creda, sai, Brie?”
“Forse, l’hanno abbandonata perché era troppo stupida da sopportare, vero Elizabeth?” disse una  del gruppetto.
“Siete voi ad essere troppo stupide da sopportare! Mi domando se sia questa la ragione per cui anche voi siate ancora qui. Come. Me.” A quelle parole, le altre scoppiarono a piangere e scapparono via. A riferire a qualcuno l’accaduto, sicuramente.
“Questa volta hai esagerato, B-r-i-e.” disse Elizabeth, calcando su ogni singola lettera di quell’odioso nomignolo, mentre le si avvicinava e iniziò a tirarle forte i capelli fino quasi a strapparglieli. Brylee sopportava in silenzio, nonostante le lacrime che avevano iniziato a rigarle il volto. Si morse il labbro inferiore a sangue pur di non emettere suono, pur di non dare soddisfazione a quella streghetta. Fino a quando non perse il controllo, di sé o delle parole che uscirono dalla sua bocca.
“No! Sei tu che stai esagerando, Lizzy – sibilò chiamandola con il nomignolo che le davano tutti- e... e io, mi sono stufata di te e delle tue cattiverie!” disse prima di allontanarsi di colpo, lasciando tra le dita della biondina qualche ciocca di capelli. I giocattoli e i libri in terra iniziarono a tremare sul pavimento, fino ad alzarsi in aria ad un cenno del capo di Brylee, fino a vorticare all’impazzata attorno a lei e la bulletta. Le lacrime continuavano a rigarle il volto e un rivolo di sangue le colava sul mento, partendo dall’apertura che si era procurata al labbro precedentemente. Dopo alcuni istanti, le pupille le si rigirarono, facendo diventare gli occhi bianchi, e dalle sue labbra iniziarono a uscire sibili, parole di una strana lingua.
Agli occhi della bambina bionda si presentava come indemoniata, con gli occhi ribaltati e quelle strane parole che uscivano dalla sua bocca insanguinata. “Va bene, ho capito, m-ma ora smettila... B-Brylee...  p-per favore” disse Elizabeth, iniziando a piangere spaventata dallo spettacolo che aveva davanti a sé, ma l’altra non sembrava più in sé, fino a quando Elizabeth non urlò alla vista di un serpente appena entrato dalla finestra socchiusa. Solo allora Brylee si ridestò, facendo cessare il tutto nel giro di pochi secondi, così com’era iniziato.  
Non appena fu tornata in sé, Brylee, uscì dalla stanza senza dire una parola. Era troppo sconvolta da ciò che le era successo, da ciò che aveva, finalmente, capito. La punizione non tardò ad arrivare, lasciandole così, il tempo di una giornata rinchiusa nello stanzino delle punizioni, il modo di poter processare gli accaduti di quella mattina. La sera, provò a ripetere ciò che aveva fatto, in preda all’esasperazione nella saletta dei libri e dei giochi: nello stanzino oltre ad una brandina sgangherata e rattoppata in più punti, c’erano uno sgabello di legno a tre zampe, sicuramente pieno di termiti e un banco risalente ad almeno venticinque anni prima, con dei fogli e delle matite posati sopra; si concentrò su quegli oggetti e provò a farli volare in aria. Quelli inizialmente presero solo a tremare e a rovesciarsi sul pavimento, per poi – dopo qualche minuto di concentrazione da parte della bambina- librarsi in aria, levitando placidamente attorno a lei.
In quello stesso momento, da qualche parte in Scozia, in un castello che appare tale solo ad alcuni, in una torre di cui conoscono solo pochi, davanti agli occhi di un uomo dai capelli e barba argentea, occhiali a mezzaluna sul naso, un libro incantato si spalancò, permettendo ad una penna, altrettanto incantata, di trascrivere con grafia elegante un nome: Brylee Aelin Black.

Cinque anni dopo.

Brylee aveva ormai preso dimestichezza con i suoi poteri, quando capitava non perdeva occasione di tirare scherzi mancini a compagne, tutte ormai terrorizzate da lei, e collaboratrici, le quali avevano preso a starle alla larga il più possibile, così come le povere insegnanti di danza della Royal Ballet School.

Quando finiva in punizione, nello stanzino, si faceva tenere compagnia dalle bisce presenti nel giardino dell’istituto con cui aveva instaurato un rapporto di fiducia, quasi d’amicizia. Aveva anche dato un nome a ciascuno di loro.
A undici anni si era rassegnata a vivere in quel posto fino alla maggiore età, perché tanto nessuno sarebbe mai andato al Brixton Orphanage per adottare un’undicenne. Anche Elizabeth era ancora lì, ma lei almeno faceva avanti e indietro da una famiglia all’altra, ritrovandosi ogni due-tre mesi di nuovo in quel posto, ma questo a Brylee poco importava. Aveva altro per la testa, come capire anche cosa Dorian e Blake, i più anziani dei suoi amici striscianti, le avevano detto riguardo la notte in cui lei fu lasciata davanti ai cancelli dell’orfanotrofio e della misteriosa lettera lasciata - a quanto pare da uno dei suoi genitori- ai collaboratori della struttura. Era determinata a prelevare quella lettera e scoprire, una volta per tutte, chi fosse lei e la sua famiglia, non l’avrebbe fermata la cassaforte o il cassetto che conteneva quella lettera, pur di metterci anni, lei l’avrebbe trovata.
La fine di Luglio si stava avvicinando e Brylee era seduta tranquillamente su una delle panchine di marmo attorno al campetto di terra battuta, dove le bambine più piccole giocavano quando faceva bel tempo. Stava pensando, per l’ennesima volta in quella giornata, al perché proprio lei fra tutte le bambine dell’orfanotrofio, dovesse avere quei poteri, con i quali non avrebbe mai avuto una vita normale, non in quel mondo, per lo meno. Un verso di rapace però la distrasse e la ragazzina non poté credere a cosa si trovasse davanti:  un barbagianni bianco e grigio che le porgeva una lettera che teneva delicatamente col becco.
“Prendila” la incoraggiò Blake, sdraiato sulle sue gambe, godendosi il sole di quella giornata, muovendo solo la testa.
La ragazzina, allora, fidandosi di quanto detto dall’amico rettile, guardando negli occhi il rapace, allungò la mano per ricevere l’involucro di carta. Non appena le sue dita afferrarono la busta, l’uccello lasciò la presa, avvicinando la testa alla sua mano, per ricevere una carezza. Brylee lo assecondò, ridacchiando, fino a quando quello non spiccò il volo per tornare da dov’era venuto. A quel punto, si rigirò tra le mani la busta in carta pregiata, trovandovi scritto sul retro:
 
Signorina Brylee Aelin Black
ultima stanza del corridoio a est
Brixton Orphanage for fatherless girls,
Barrington road, Londra.
 
 
“Wow”, commentò tra sé e sé. Ma ciò che la meravigliò e stupì più di tutto, fu il contenuto della busta:

Signorina Black,
siamo lieti di informarla che è stata ammessa alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Troverà qui allegata una lista di tutto il necessario, libri ed equipaggiamento.
L’anno scolastico avrà inizio il primo di Settembre. Aspettiamo il suo gufo entro e non oltre il 31 luglio.
 
Cordiali saluti,
Minerva McGranitt,
vicepreside.
 
Hogwarts, scuola di Magia e Stregoneria
Preside Albus Silente, Grande Mago dell’ordine di Merlino, Stregone capo del Wizengamot, Capo Supremo.
“E questa che roba è?” chiese ai serpenti che le si erano avvicinati mentre leggeva a voce alta quanto scritto, come se loro ne potessero sapere più di lei.
Come per risponderle, arrivò Christine, una delle più giovani collaboratrici dell’orfanotrofio, venuta a riferirle che la direttrice, la signorina Price, la aspettava nel suo ufficio.
Brylee sospirò mandando gli occhi in gloria, alzandosi delicatamente dalla panchina e avviandosi all’ufficio, i cui muri erano stati testimoni di parecchie punizioni corporali negli ultimi cinque anni. Una volta giunta davanti alla porta in legno verniciato di blu scuro, bussò tre volte, aspettando che la voce della direttrice le desse il permesso di entrare. Non dovette aspettare più di qualche secondo, cosa che la sorprese non poco, così come la sorprese il tono di voce – era più tesa di una corda di violino la donna, ma anche cordiale, quasi- con cui la signorina Price le disse di entrare e di accomodarsi. Era tutto fin troppo strano, fino a quando non vide che era attesa da un’altra donna, tra i trenta e i quarant’anni, dai  capelli biondi e gli occhi azzurri, vestita in maniera elegante, un tailleur verde foresta che s’intonava perfettamente con la sua carnagione chiara, che sedeva su una sedia davanti alla scrivania della direttrice. Alla sola vista di quella donna, Brylee iniziò ad avere come un attacco d’ansia, non sapendo cosa fare o come comportarsi, né tantomeno cosa stesse succedendo, aveva un ché di familiare quella donna.
“Brylee, cara, accomodati pure” disse la signorina Price indicandole nervosamente la sedia libera davanti alla scrivania in mogano, con un sorriso falso e tirato. Si sentiva quasi a disagio, accanto a quella donna elegante, con addosso il suo vestito estivo di terza mano e consumato in più punti. La donna in verde aprì bocca solo quando notò che in mano Brylee aveva la lettera arrivata da Hogwarts.
“Allora ti è arrivata. Nonostante tu stia ancora... qui. -disse con un sorriso leggermente tirato, ma sincero- Draco l’ha ricevuta giusto due settimane fa, sai? Andrete alla stessa scuola” continuò con tono affettuoso, ma una luce di preoccupazione apparì fugace negli occhi azzurri della donna.
“La signora Malfoy, cara, è qui per portarti con sé. Non sei contenta, hm?” intervenne la direttrice, quasi fosse più contenta di lei. “Bene! Allora io vi lascio sole, così potete parlare un po’, con permesso” disse sempre la Price con fare reverenziale nei confronti dell’altra donna, lasciando la stanza non dopo aver lasciato alla donna in verde una busta di una lettera vecchia. La cosa non sfuggì alla ragazzina: la lettera che avevano lasciato prima di lasciarla in quel posto.
Una volta da sola con la signora Malfoy, come l’aveva chiamata la signorina Price, Brylee iniziò a giocherellare con il ciondolo che da sempre portava al collo, era solo grazie a quel piccolo porta foto che sapeva che aspetto avessero i suoi genitori e se si concentrava un po’, poteva notare qualche somiglianza fra la donna seduta davanti a lei e suo padre, forse era quello ad averle dato quella sensazione di familiarità.
Brylee non faceva altro che spostare lo sguardo freneticamente dalla donna in verde, alla porta e poi alla lettera sulla scrivania in mogano. Ma nonostante quello, si ricompose schiarendosi la gola e raddrizzando la schiena.
“Quindi... voi sareste qui, per... adottarmi?! Perché io? E soprattutto, perché ora?!” iniziò a chiedere sentendo crescere dentro di lei sempre di più una rabbia indescrivibile. La donna davanti a lei, continuava a sorriderle in maniera quasi affettuosa
“Sei proprio uguale a tuo padre, sai, Brylee?”. Al suono di quelle parole, la ragazzina si congelò sul posto: come faceva quella donna a conoscere suo padre? A meno che... “L-lei conosceva mio padre? ... come?”
“Hm... -iniziò senza perdere quel sorriso che stava iniziando a far calmare la ragazzina- bhè, cara la mia Brylee, vedo che c’è ancora molto che devi sapere della nostra famiglia, non pensi anche tu?” tutto quello che riuscì a fare o dire, Brylee, fu solo un cenno di consenso con la testa, mantenendo gli occhi bassi.
“E per carità, vediamo di rinnovare il tuo guardaroba! Non potrei sopportare ancora la vista di quell’abito vecchio e consunto! Se solo non avessi vissuto per tutti questi anni in mezzo a dei babbani, hai idea di che vita avresti avuto?” esclamò ad alta voce, dirigendosi verso la porta della stanza, come a voler andare via.
“A-aspettate!” esclamò la ragazzina, quasi correndole dietro, fino a che non la sentì parlare con la Price. “Sarò di ritorno tra un’ora, signora. Le chiedo di fare in modo che in questo tempo Brylee abbia un bagno e degli abiti decenti addosso, sono stata chiara?” sentenziò con voce fredda, completamente diversa da quella che aveva usato fino a poco tempo prima con lei. Poi girò i tacchi e se ne andò. Solo allora la Price, ancora scossa da quella conversazione, notò Brylee.
“Tu! – esclamò indicandola- mi crei problemi anche quando devi andare via!” disse raggiungendola a grandi falcate, per poi rivolgersi ad una delle collaboratrici che stava passando lì vicino. “Agatha, per favore, prepari un bagno caldo e... dei vestiti decenti a Brylee Aelin. Voglio che sia pronta entro quaranta minuti, chiaro?” “Sì, signorina. Mi occuperò subito della bambina.”
Dopo di ché, fu tutta una confusione tra acqua calda, saponi profumati e abiti che sembravano nuovi.
 
 
~L’Angolo della miseria~
Salve a tutti! Ho voluto provare a scrivere questa... roba. Non avendo letto i libri (sisi, lo so. Sono solo una piccola sporca mezzosangue, -cit- ma mi sono documentata e riparerò subito la mia mancanza) [edit: sono al Quarto libro]
Se dovessi aver fatto qualche errore, per favore, as always, ditemelo. Ditemi dove e cosa sbaglio, grazie. Un bacione, Kira. Alla prossima!
[edit-2: ho apportato qualche modifica, sia in questo che nei capitoli successivi]

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Capitolo 2
*** Chapter two-The Malfoys ***


Chapter two​
-
The Malfoys
 
Quando uscì dall’orfanotrofio, Brylee, trovò oltre il cancello la stessa donna che aveva conosciuto poco meno di un’ora prima che la aspettava, sempre con quel sorriso affettuoso sulle labbra dall’altra parte della strada. Si avvicinò sorridendo ma con una certa insicurezza, nonostante il passo spedito e sicuro. Con sé aveva solo una piccola tracolla in pelle consunta dentro cui aveva infilato gli abiti migliori che avesse e le scarpette da ballo.
“Bene, vedo che sono riusciti a darti almeno qualcosa di decente da mettere, lì dentro” disse la donna non appena la raggiunse “ma ciò non toglie il fatto che tu abbia bisogno completamente di un nuovo guardaroba. Seriamente cara” continuò sorridendole con fare sornione, per poi iniziare ad incamminarsi verso un vicoletto nascosto, accanto all’Orfanotrofio. Lì spuntò dall’ombra un esserino umanoide ma con naso allungato e a punta e orecchie appuntite, simili a delle ali di pipistrello, basso e magro, vestito di stracci; questo alla vista della donna e della ragazzina si protese verso il basso in un inchino profondo mormorando un ‘Padrona’, quindi si avvicinò alle due, alzando le braccia lunghe e scheletriche. “Brylee, cara, afferra la sua mano per favore e rilassati, andrà tutto bene” le disse la donna. “Sì, signora madre”. A quell’appellativo la donna sorrise divertita dall’assurdità della situazione, ma presto – si era ripromessa- avrebbe spiegato tutto alla bambina. “Devo ammettere che in quel posto almeno l’educazione la sanno insegnare, ma puoi tranquillamente darmi del tu, Brylee”. Brylee sorrise ed eseguì le istruzione datele e nel giro di pochissimi secondi, dopo essere stata risucchiata da un vortice, si ritrovò con una fortissima nausea e le gambe leggermente tremanti davanti ad un cancello enorme in ferro battuto e affiancato da alte siepi ben curate. Il cancello si aprì da solo, lasciando passare le due e quell’esserino lungo il viale costeggiato dalle stesse siepi curate, mentre proseguivano sul selciato, Brylee, osservava meravigliata tutto quello che riusciva a vedere dell’enorme parco di villa Malfoy, compresi e soprattutto, i maestosi pavoni bianchi che passeggiavano indisturbati sull’erba del prato - anche quello curatissimo. Mentre camminavano, Brylee decise di rivolgersi alla donna che le camminava a fianco. “Chiedo scusa -iniziò a voce bassa- me cos’è appena successo e cos’è quell’essere davanti a noi?” La signora Malfoy sorrise e la tranquillizzò con la sua risposta. “Ci siamo appena smaterializzate, Brylee, sapevo che non avrebbe avuto grandi ripercussioni su di te -disse osservando tuttavia un po’ preoccupata il colorito quasi verdastro della bambina- e quello è un elfo domestico, nulla di più, nulla di meno. Sono creature che noi maghi usiamo come domestici o parte della servitù. Ne incontrerai altri una volta arrivati al maniero e se vorrai, potrai averne uno solo per te.” La bambina era esterrefatta, provò a tenere quel turbinio di emozioni che era esploso in lei alle parole “noi” e “maghi” ma si tradì con l’ampio sorriso estasiato che le incurvava le labbra. A quella vista la donna accanto a lei non riuscì a trattenere un sorriso affettuoso.  Si fermarono definitivamente nello spiazzo davanti al portone in legno massello dalle maniglie dorate.
“Benarrivata, Signorina” disse l’elfo domestico che aveva fatto strada.
 “Grazie...” rispose Brylee,  diventata improvvisamente timida. Davanti a lei si ergeva un palazzo d’architettura neogotica, risalente probabilmente alla prima metà dell’Ottocento. Tra i tetti delle torri si potevano scorgere diversi comignoli lunghi dalla punta annerita dalla fuliggine. Il grande portone scuro, era protetto da un colonnato in pietra bianca liscia e levigata fino a riflettere la luce del sole.  
“Tutto questo è... fantastico” disse rivolgendosi alla donna, la quale a quelle parole sorrise con orgoglio e una nota di superbia.
Entrarono e dopo essersi fermate in un corridoio tappezzato di ritratti trovarono ad accoglierle sui gradini di pietra scura dell’atrio, anche questo decorato con colonne di marmo nero, un gruppetto di elfi domestici ad accoglierle, i quali si inchinarono in segno di saluto dicendo in coro “Bentornata Signora” e “Benarrivata Signorina”. La donna girò a destra rispondendo con un freddo cenno di testa. Brylee, invece, fece velocemente una piccola riverenza chinando il capo, quando lo tirò su per tornare a seguire la madre adottiva, le sembrò di vedere il volto di un ragazzino biondo sbucare da dietro una colonna, ma quando riportò lo sguardo su quel punto, non vide nulla. Pensò di esserselo immaginato. Mentre percorreva quasi di corsa l’ala est di quel corridoio di ritratti, la ragazzina aveva come l’impressione che quelli la stessero scrutando, studiando in ogni movimento che faceva.
“Chi sono tutte queste persone, signora madre?” chiese, una volta raggiunta la donna.
“Loro, Brylee, sono gli antenati più potenti e famosi di mio marito, che conoscerai a cena. invece, nell’altra ala, ci sono i nostri antenati” rispose la donna, calcando in maniera particolare sulla parola “nostri”.
Quando voltarono, per entrare in una sala dei trofei, Brylee poté giurare di aver visto i ritratti muoversi, ma si disse, che probabilmente era un altro scherzo della sua immaginazione.
“Immagino sarai stanca, ti va di fare due chiacchiere davanti ad una tazza di the?” le chiese la donna, facendola accomodare in una saletta da the, comunicante con un’ampia stanza da mattino circolare e due porte che davano una su una grande terrazza e l’altra, sulla destra che dava su una veranda.
Le pareti della stanza erano decorate con carta da parati a strisce sottili beige, rosa cipria  e verde chiaro, che davano un senso di tranquillità a chi vi entrava.
La giovane donna la fece accomodare su una delle poltrone che erano attorno ad un tavolino in noce, con le gambe decorate con serpenti che sembravano arrampicarsi su di esse, quando si sedette anche lei, apparì subito un elfo domestico con un vassoio con una teiera e due tazze da the in fine ceramica decorata con motivi floreali argento e verde. Prima di iniziare a sorseggiare il suo the, la donna allungò a Brylee la busta ingiallita che le avevano dato all’orfanotrofio.
“Penso sia giunto il momento che tu sappia, Brylee.” Sentenziò seria ma mantenendo quel suo sorriso affettuoso che riservava solo a suo figlio, e ora anche a quella ragazzina appena entrata nella sua vita.
Brylee pur mantenendo una certa compostezza auto imposta, si affrettò ad aprirla e a leggerla.  Era scritta con un’elegante grafia con inchiostro nero.
 
Questa bambina è Brylee Aelin Black, figlia di Nimue Gwen Rhiannon, della stirpe di Merlino e Regulus Arthorious Black, appartenente ad una delle Sacre Ventotto, la Famiglia Black.
Mi ritrovo costretta a doverla abbandonare in questo luogo a lei alieno, in mezzo a dei babbani, -perdonami, perdonaci, figlia mia- a causa dei mangiamorte che hanno già preso la vita del padre e presto prenderanno la mia. Ma prima che possano fare ciò, ho deciso di sparire da qui.
Ve ne prego. Vi scongiuro, abbiate la massima cura della nostra preziosa bambina. Sono sicura che un giorno arriverà qualcuno che saprà prendersi cura di lei in maniera migliore e le insegnerà tutto sul suo passato e la sua famiglia.
Sinceramente vostra,
Nimue Gwen Rhiannon 

 
“Co-cosa sono i... mangiamorte?” chiese la ragazzina con voce tremante. Ora che aveva letto quella lettera su cui aveva fantasticato per anni, quasi si pentiva di averla letta. Mentre scorreva quelle poche righe scritte dalla madre, aveva sentito una miriade di brividi scorrerle lungo la schiena e quasi le sembrava di sentirne la voce riecheggiare tra quelle lettere, come in un sogno.
A quelle parole, la donna davanti a lei fece un leggero sobbalzo sulla sua poltrona perdendo per un attimo quella luce di vitalità che aveva negli occhi chiari, ma questa tornò quasi subito, un po’ più fredda.
“È... difficile da spiegare, Brylee. Sappi comunque che erano, o sono, seguaci di un potente mago oscuro. Noi maghi e streghe lo conosciamo come l’Oscuro Signore, ma egli è scomparso da dieci anni e credo che non ci si debba più preoccupare di lui o dei suoi seguaci.” Disse con tono distaccato, ciò fece pensare Brylee. Che avesse chiesto qualcosa che non doveva chiedere?
“Draco! Vieni, non fare il timido, caro. Vieni a conoscere la tua sorella adottiva” quando si girò, Brylee vide un ragazzino pallido e biondo, poco più alto di lei avanzare titubante dalla porta, dietro la quale si era nascosto. Notò lo sguardo di sfida e minaccia che le stava riservando, cosa che continuò anche quando si sedette accanto alla madre.
“Avanti. Non fare il maleducato, Draco, presentati.” Lo incoraggiò la madre.
“Ciao...” disse con svogliatezza.
“Ciao, mi chiamo Brylee Aelin, ma puoi chiamarmi solo Brylee” rispose lei rivolgendogli un sorriso nervoso. Era incredibile come dietro a quegli occhi grigi si stesse celando tanto rancore nei suoi confronti e Brylee non riusciva a trovarvi una ragione.
“Draco Lucius, ma chiamami solo Draco. Anzi, forse è meglio se non mi chiami proprio!” esclamò all’ultimo, prima di ricevere un pizzicotto sulla coscia dalla parte della madre per via del suo comportamento.
“Perdonalo, cara. Non si è ancora abituato all’idea di avere una ‘sorella’” iniziò a dire la donna “anche se sarebbe meglio dire “cugina” “. A quell’affermazione entrambi i ragazzini rimasero di sasso.
“Cosa intendi dire, madre? Una cugina? Io?!” chiese tutto d’un fiato Draco, esprimendo a voce anche i pensieri di Brylee.
“Non siete esattamente cugini, caro. Suo padre era mio cugino, quindi voi sareste-“
“Cugini di secondo grado” dissero in coro i due per poi guardarsi negli occhi. questa volta Brylee non trovò più quello strano rancore di poco prima, ma una sorta di sollievo.
“Esatto.” Affermò con un sospiro la donna. “Brylee, devi sapere che noi Black siamo un’antica famiglia di maghi e streghe purosangue; come ho appena detto, tuo padre ed io eravamo cugini, quindi non c’è più bisogno che  tu mi chiami “signora madre”, basta solo Narcissa, o zia, come preferisci” disse sorridendole nello stesso modo in cui le aveva sorriso fino a che non aveva posto la domanda sui mangiamorte.
“Ora posso dire di sapere di mio padre, ma mia madre... sai dirmi niente di lei, zia?” chiese ansiosa di sapere altro sui suoi genitori.
“Purtroppo no, cara... tuo padre... lui tagliò tutti i ponti con la famiglia poco prima di finire la scuola. Da quel momento in poi non abbiamo più saputo nulla di lui o delle compagnie che frequentasse” rispose Narcissa, un po’ dispiaciuta nel non essere d’aiuto alla nipote.
“Bene! Ora che è tutto spiegato, vi lascio soli. Draco, tratta bene tua cugina, va bene tesoro?”
“Sì, madre.”
E così Draco e Brylee rimasero insieme, nella stessa stanza, seduti uno di fronte all’altra, avvolti da un silenzio imbarazzante che nessuno dei due osò rompere.
Alla fine, Draco si decise a far fare a Brylee un giro del maniero. Ci volle quasi tutto il pomeriggio per mostrarle tutti e tre i piani, soprattutto perché, già da subito, la ragazzina non voleva saperne di scollarsi dalla biblioteca al primo piano talmente grande da essere collegata al secondo, né dalla stanza da musica dove si ergeva in tutta la sua magnificenza, un pianoforte a coda in ebano lucido. Per non parlare della grande voliera al terzo piano, piena di rapaci e altri uccelli delle specie più disparate, o della serra poco più in là.
La maggior parte delle camere era situata al secondo piano, tra queste, ovviamente, la camera principale, occupata dai coniugi Malfoy e la camera di Draco, di poco più piccola, posta nell’ala ovest del maniero.
Poco prima delle cinque, un elfo domestico dagli occhioni più vivaci degli altri, Dobby, mostrò a Brylee la sua stanza, anche questa situata nell’ala ovest, di fronte a quella di Draco. Anche questa era poco più piccola della camera principale e aveva un’alta ed ampia porta finestra che dava su un balconcino. Al centro della stanza, un letto a baldacchino con lenzuola in seta bianca, ai piedi di questo una cassapanca in mogano per contenere le coperte e da entrambi i lati un scendiletto in soffice moquette grigio chiara. A sinistra della porta finestra c’era un mobiletto da toeletta bianco con tanto di specchio e cassetti vari, il tutto intarsiato con motivi naturali, da dove spiccavano diversi animali, alcuni a lei sconosciuti. Dall’altra parte della stanza, invece c’era un grande guardaroba a muro in stile vittoriano, le ante erano di un verde salvia e avevano i pomelli in ottone dorato. In un angolo, tra il letto e la porta finestra, c’era una comoda poltrona rivestita in pelle nera, con accanto una piccola libreria e accanto a questa, una scrivania in legno massello color noce. Le pareti, infine, erano di un verde pino decorate con una striscia di carta da parati che divideva i muri in orizzontale, con motivi dorati. Aveva anche il bagno in camera, tutto piastrellato a mosaico verde, argento e nero.  
Dopo che Brylee ebbe modo di studiare a fondo la propria camera, tornò al piano di sotto per aspettare con Narcissa e Draco, il ritorno del capo famiglia.
Non appena Lucius Malfoy oltrepassò la soglia del salotto, avvolto nel suo elegante mantello nero e con i lunghi capelli biondi tenuti legati dietro la nuca con un nastro in raso nero, Brylee poté ben constatare da chi avesse preso Draco gli occhi grigi, il colorito pallido e le fattezze del viso: avevano entrambi il viso leggermente più lungo del normale e appuntito.
Brylee aveva appreso che l’uomo lavorava presso il Ministero della Magia, situato esattamente sotto Londra, almeno così le aveva riferito Draco, mentre facevano il giro del maniero.
“E quindi tu saresti Brylee, hm?” le chiese l’uomo, non appena la vide seduta tra la moglie e il figlio. “Narcissa mi ha parlato di te, prima di venirti a... prelevare da quel posto.” Continuò versandosi il liquido ambrato di una bottiglia di cristallo posta su di un tavolino lì accanto a lui. Stettero tutti e quattro in salotto, Lucius Malfoy che faceva domande su cosa Brylee pensasse dei babbani o dei maghi nati babbani (Draco nel pomeriggio le aveva anche spiegato la differenza tra le varie famiglie di maghi, compresi i nati babbani), e lei che rispondeva il più oggettivamente possibile, voleva dare una buona impressione allo zio, se così poteva chiamarlo, ma al tempo stesso voleva tenere per sé cosa pensava davvero, perché, si rendeva conto che pur essendo cresciuta insieme a quelle bambine odiose, non le disprezzava più di tanto, come invece, secondo i Malfoy avrebbe dovuto.
Giunse un elfo domestico per avvisarli che la cena era pronta per essere servita, quindi si mossero tutti e quattro verso la sala da pranzo. Questa era enorme a dir poco, al centro c’era un lunghissimo tavolo in legno scuro con almeno una dozzina di sedie imbottite e rivestite in pelle per lato, senza contare le due sedie agli estremi del tavolo. Brylee si chiese cosa se ne facesse di una tavolata così grande e con così tanti posti una famiglia composta da soli tre membri, quattro, si corresse mentalmente.
La cena si svolse in un silenzio quasi assoluto, non fosse stato per il rumore prodotto dalle posate sui piatti o dai bicchieri quando venivano posati sul tavolo. Mentre Brylee mangiava in silenzio, sentì gli occhi di Draco puntati su di lei, quindi alzò lo sguardo per poterlo incatenare a quello del cugino, il quale non lo distolse come si era immaginata. Intanto lei ripensava alle domande che le aveva fatto lo zio poco prima quand’erano in salotto e stabilì che quell’uomo non era poi tanto migliore della signorina Price; aveva percepito subito che quell’uomo era quel tipo di persona di cui non ci si può fidare troppo. Troppo sicuro di sé e della sua superiorità, al solo pensiero arricciò il naso in segno di disapprovazione.
Il gesto non passò inosservato sotto lo sguardo scrutatore dell’altro ragazzino, seduto di fronte a lei, e lui trovò quella piccola smorfia carina, forse sarebbero potuti andare d’accordo lui e Brylee.
Finito di mangiare, i coniugi Malfoy mandarono a letto i due ragazzini. Brylee era scortata da Dobby, mentre Draco veniva trattenuto dal padre per dirgli qualcosa a mezza voce. La ragazzina, percorrendo l’ampia stanza, sentì quanto lo zio stava dicendo all’altro.
“Draco -iniziò- voglio che da domani tu diventi l’ombra di quella ragazzina. Qualsiasi cosa faccia, qualsiasi cosa dica, voglio che tu me lo riferisca, puoi fare questo favore a tuo padre, ragazzo?” poi Brylee sentì la voce della zia intervenire:
“Caro, sono solo bambini. Tra l’altro Brylee sarà ancora confusa. È venuta a conoscenza dei genitori, della loro morte e della sua famiglia, solo questo pomeriggio, Draco tesoro, credo sia meglio che tu passi del tempo con lei, come se fosse una sorella. Potresti farle vedere quello che sai fare e magari insegnarle qualcosa, che ne pensi?”. La ragazzina non sentì la risposta di Draco perché la sua attenzione venne richiamata dall’elfo domestico che la stava riaccompagnando alla sua stanza. Prima di uscire definitivamente dalla sala, Brylee augurò a tutti la buonanotte, ma le rispose solo la zia, questo la fece rimanere un po’ male, se era stata adottata, non si sarebbero dovuti tutti comportare come una famiglia?
 
Nonostante la stanchezza della giornata, una notte, Brylee non riusciva proprio a prendere sonno per via di tutti i pensieri che le frullavano in testa, dai suoi genitori, all’imminente giorno in cui sarebbe partita per Hogwarts, a tutte le cose che stava imparando sul suo mondo. Così decise di andare a prendere una boccata d’aria in giardino, scese quindi il più silenziosamente possibile le scale che conducevano all’ingresso del maniero e altrettanto silenziosamente sgusciò fuori dal portone, per poi andare a sedersi sui gradini del colonnato. Sentendosi sola più che mai, Brylee provò a richiamare i serpentelli presenti nel giardino di fronte a lei. Le mancavano Blake e Dorian, e tutti gli altri serpenti dell’orfanotrofio.
Subito vide almeno una dozzina di testoline squamose alzarsi dal prato e dirigersi verso di lei. Aveva trovato dei nuovi amici, ed era fuori di sé per la contentezza. Fece per iniziare a presentarsi ai rettili davanti a lei, quando un urletto da dietro di lei la fece spaventare, e con lei, tutti i serpenti giunti dal prato lì davanti. quando si girò, vide il viso di Draco ancora più pallido del normale.
“Draco! Che ci fai sveglio a quest’ora?” gli chiese lei, ancora scossa da quell’urletto. “E soprattutto, che ci fai qui? Che fai? Mi segui?” continuò vedendo che lui non rispondeva.
“Che ci fai tu qui. E perché ci sono tutti questi serpenti?” le rispose una volta ripreso.
“Non riuscivo a prendere sonno e mi sentivo sola... quindi ho pensato di provare a richiamare qualche nuovo amico qui. Contento? Ora rispondimi tu: mi stavi seguendo?” gli chiese scrutandolo con lo sguardo, occhi puntati in quelli dell’altro.
“Ti ho sentita uscire di camera e... e temevo che andassi a gironzolare per la casa e magari far sparire qualcosa di valore.” Sentenziò tutto impettito.
“Draco. Lucius. Malfoy. Ritira immediatamente quello che hai detto.” Controbatté glaciale la rossa. “È più che evidente che mi abbia seguita. Ho sentito quello che ti ha detto tuo padre, sai?” disse volgendo di nuovo l’attenzione ai suoi nuovi amici “vuole che tu sia la mia ombra per poi riferirgli tutto quello che faccio o dico. Vuoi iniziare col raccontargli qualcosa di stupefacente, Draco?” continuò dando le spalle al biondo. “Se però non vieni qui accanto a me, non te lo mostro” minacciò accennando una risatina divertita. Non era sicurissima di voler mostrare quelle sue abilità a qualcuno che quasi sicuramente sarebbe andato a spifferarlo ad un terzo. Ma quando sentì che Draco si era seduto accanto a lei sui gradini, si sentì obbligata. Innanzi tutto perché si vedeva lontano un miglio che Draco avesse fatto uno sforzo immane per raggiungerla ed essere ad una distanza così ravvicinata a tutti quei rettili, che nel frattempo erano aumentati di numero. Da una dozzina, ora davanti ai due si erano radunati almeno una cinquantina di esemplari.
“Non devi aver paura” disse lei, allungando un braccio per farvi salire un serpentello di media lunghezza che si attorcigliò lungo l’avambraccio candido e sottile della ragazzina come fosse un bracciale. “Anzi, ti dirò: sono più spaventati loro di te. Ecco, prova a prenderlo tu” continuò avvicinando il braccio al ragazzino accanto a lei, mentre incoraggiava il serpentello sussurrando qualcosa che da prima Draco non capì bene, ma quando si sforzò di sentire meglio, rimase scioccato.
“Serpentese. Brylee. Tu... tu sei rettilofona!” esclamò ad alta voce.
“Sì, qualsiasi cosa voglia dire rettilofona, ma abbassa il volume della voce, Draco, non vorrai svegliare l’intero maniero, o no?” borbottò Brylee lasciando tornare il serpente tra gli altri esemplari che li circondavano.
“Come? Quando?” chiese Draco quando furono tornati dentro, nella camera di Brylee.
“Hm? Cosa?” gli chiese di rimando Brylee non capendo a cosa si riferisse.
“Il parlare con i serpenti... l’essere rettilofona” specificò il biondino
“Oh. Quello... credo da sempre ma la prima volta effettiva di cui abbia memoria, è di cinque anni fa, avevo sei anni e lì all’orfanotrofio c’era un gruppetto di bambine della mia età o più grandi che mi prendevano sempre in giro perché stavo sempre per i fatti miei. Un giorno, quella che faceva da capo al gruppo, ha iniziato prima a prendermi in giro, per poi passare alle mani.” Iniziò a raccontare la rossa “Fu lì che persi il controllo,  e i libri e i giochi che erano in terra hanno iniziato a vorticare attorno a noi, poi credo di aver detto qualcosa e un serpente è entrato nella stanza...non ricordo il tutto con chiarezza, ero come in una specie di stato di trance. Ripresi il controllo di me solo quando quella bambina ha iniziato ad urlare.” Continuò ridacchiando “Non ti nascondo che finii in punizione. Una giornata intera senza mangiare o bere in uno stanzino. Sfruttai la situazione per mettermi alla prova e concentrandomi provai a ripetere quello che era successo e, indovina, ci riuscii. Sei anni e ho avuto la conferma di essere... speciale. Gli unici amici che mi feci erano dei serpenti, e a me andava bene così. Poi in questi ultimi cinque anni ho affinato le mie capacità e non facevo altro che fare scherzi alle bambine dell’orfanotrofio e anche alle collaboratrici. Troppo divertente. Ahahahahah...” finito di ridere, Brylee tornò seria e incollò il suo sguardo in quello di Draco.
“Ora, ti chiedo cortesemente di non dire nulla di quello che ti ho raccontato a tuo padre... te lo chiedo per favore, Draco” disse prima di crollare addormentata sulla sua spalla.
Il ragazzino non si mosse, non volendo svegliare la cugina.
“Non dirò nulla a nessuno. Sarà il nostro segreto” sussurrò prima di addormentarsi anche lui.
 
 
 
 
 
 
 
~Angolo della miseria~
Ed eccoci giunti al secondo capitolo. Che ne pensate? Brylee ha finalmente scoperto cosa c’era scritto nella lettera lasciata dalla madre quando l’ha abbandonata, cosa vi aspettavate? (lo so. Di sicuro non questo schifo). Fatemelo sapere nei commenti,
dovrei riuscire ad iniziare a lavorare sul terzo capitolo -già pronto- nei prossimi giorni. Fino ad allora, baci, Kira

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Capitolo 3
*** Chapter Three-Diagon Alley ***


Chapter Three
-
Diagon Alley

Era passato poco meno di un mese da quando Brylee aveva iniziato a vivere nel maniero dei Malfoy; in quelle poche settimane, Draco le aveva insegnato tutto quello che sapeva, partendo dal Quidditch e quindi da come volare su un manico di scopa, per arrivare a fatti importanti della storia della magia, Brylee venne quindi a sapere di questo famoso bambino sopravvissuto e che sconfisse inspiegabilmente l’Oscuro Signore. Lei, in cambio gli mostrò cosa aveva imparato all’orfanotrofio, o meglio alla Royal Ballet School. Insomma, in poco più di tre settimane Brylee recuperò le lacune di undici anni su quel nuovo mondo e sulla sua casata, ma, come Draco, aveva ancora tanto da imparare.
I due ragazzini, per quanto all’inizio a stento sopportassero la presenza l’uno dell’altra, legarono molto in tempo relativamente breve.
Ed ecco che giunse il giorno in cui dovevano andare a comprare il necessario per la scuola. In mattinata si ritrovarono tutti davanti al grande camino presente nella sala da pranzo.
“Non dobbiamo andare a prendere l’occorrente per la scuola? Che ci facciamo tutti riuniti davanti al camino?” chiese Brylee, non riuscendo a capire la situazione. Narcissa e Draco nascosero un sorriso davanti alla domanda stupita della rossa, solo Lucius rispose, con fare irritato.
“Per Merlino, ragazza! Un mese che sei in questa casa ma non sono ancora riuscito a toglierti questa tua insopportabile mentalità babbana!” disse per poi continuare con fare altezzoso “useremo la metro polvere, mi sembra ovvio!”. Narcissa le sorrise con gentilezza mentre iniziò a spiegarle come funzionava: bastava entrare nel camino con in mano una manciata di questa polvere e pronunciare distintamente il nome del luogo in cui voleva trasportarsi, in questo caso, il Paiolo Magico. Una volta raggiunto il camino di quello che a Brylee si presentò come un pub, i quattro percorsero il locale da una parte all’altra, Lucius e Narcissa davanti e Draco e Brylee dietro, per sbucare da una porticina di legno che dava su un piccolo spiazzo delimitato da un muro in mattoni. Lucius toccò due mattoni col suo bastone da passeggio e lentamente ogni mattone iniziò a girare su se stesso per aprire un arco che dava su una strada affollata. Brylee si stupì subito del fatto di non trovarsi più davanti ad una qualche strada nascosta di Londra, bensì davanti ad una via frequentata da soli maghi. La cosa meravigliò non poco la ragazzina, che appena varcata l’apertura del muro, iniziò a divorare con gli occhi tutto ciò che le passava sotto lo sguardo.
“Suggerisco di passare prima a prendere gli ingredienti base per pozioni, così Draco e Brylee possono andare a prendersi bacchette e divise, per fare più in fretta, che ne dici, caro?” chiese Narcissa al marito, il quale acconsentì, lasciando una manciata di Galeoni ad ognuno dei due ragazzini.
“Solo quello che c’è nell’elenco, intesi, Draco?” ammonì il figlio, più pronto che mai ad andare a comprarsi subito un manico di scopa nuovo di zecca.
 
“Propongo di partire dalle cose più noiose” propose Brylee non appena si furono congedati dagli adulti.
“Concordo” rispose saccente Draco. Mentre si incamminavano alla ricerca del negozio per poter comprare l’uniforme.
“Penso sia quello, Dra – disse Brylee dopo qualche minuto di camminata lungo la via, indicando l’insegna di un negozio “Madama McClan- abiti per tutte le occasioni, dice” continuò leggendo quanto scritto sopra la targa di legno. Draco annuì per poi incamminarsi verso l’entrata del negozio, seguito dalla cugina. Varcata la porta del locale, venne loro incontro una strega robusta, sorridente e vestita di color malva da  capo a piedi.
“Buongiorno, siamo qui per-“ iniziò a dire Brylee.
“Hogwarts, cari?” la interruppe l’altra strega. I due annuirono all’unisono. “Seguitemi, ho di qua tutto ciò che serve” disse facendo strada ai due giovani verso il retro del negozio. Li fece montare su due sgabelli e assieme ad un’altra strega, infilarono loro una tunica nera per la testa. Dopodiché iniziarono a prendere le misure per gli orli, puntando il tutto con degli spilli. Brylee finì prima di Draco, con le misure, dato che la tunica che aveva addosso le stava quasi a pennello ed era solo da accorciare sull’orlo e sulle maniche.
“Ecco fatto, cara.” Annunciò tutta sorridente Madama McClan, mentre l’aiutava a scendere dallo sgabello.
“Grazie – disse la ragazzina una volta pagato il tutto- io vado a prendere i libri di testo, Dra. Ci vediamo dopo qui fuori, va bene?” continuò rivolta al biondo.
“Hm-mh” confermò l’altro.
Mentre usciva dal negozio, Brylee per poco non andò a sbattere contro un ragazzino mingherlino, dai capelli mori e l’aria nervosa. Borbottò uno “Scusami”, andando dritta alla porta in vetro del negozio accanto, Il Ghirigoro. Una volta dentro non riuscì a credere ai suoi occhi per la quantità di libri presenti lì dentro. Ce n’erano talmente tanti da toccare anche il soffitto in certi punti, le librerie a muro erano stracolme e anche quelle arrivavano a sfiorare il soffitto. La rossa non poté astenersi dal girare su se stessa per una visuale a tutto tondo della libreria. Come andò avanti intravide la zia, intenta a guardare e comprare i libri di testo. Brylee fece per raggiungerla, ma la sua attenzione fu attirata da un libro sulla vita del grande mago Merlino. Letto quel nome, la ragazzina si ricordò delle parole della madre scritte sulla lettera all’orfanotrofio: se sua madre era della stirpe di Merlino, voleva dire che lo era anche lei. Leggendo di re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, da bambina, Brylee aveva sempre sentito un certo legame col mago in questione. L’immagine sulla copertina di quel libro era proprio un ritratto di Merlino, e questo, quando la vide, le fece un cenno col capo a mo di saluto. Era esterrefatta, quasi incantata. Venne riscossa dai suoi pensieri dalla mano che la zia le aveva posato sulla spalla per attirare la sua attenzione.
“Va tutto bene, tesoro?” le chiese preoccupata. Quando vide il libro che aveva attirato l’attenzione della nipote, sorrise. “Vai pure, i tuoi libri li abbiamo già presi noi assieme a quelli di Draco” le disse, porgendole poi il libro che aveva attirato tanto la sua attenzione. “Se vuoi, questo lo puoi prendere” continuò la donna sorridendole.
Una volta fuori dal Ghirigoro col suo libro tra le mani, Brylee trovò Draco che l’aspettava appoggiato ad un muro lì vicino.
“Tutto questo tempo per un solo libro, Black?” la canzonò il biondo.
“Chiudi il becco, Malfoy” lo apostrofò lei ridendo. Capitava spesso che si chiamassero a quel modo per scherzare. “Non ti devo nessuna spiegazione, cugino – sentenziò la rossa calcando sull’ultima parola- Piuttosto, dove andiamo ora?” continuò.
“Ollivander?” propose Draco, indicando l’insegna che con lettere dorate recitava: “Fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.” lesse ad alta voce Brylee. “. È davvero così vecchio?!” chiese scioccata la ragazzina. “Voglio dire. Non avrà mica duemilatrecentosettantatrè anni, vero?”
“Ovvio che no!” rispose Draco scoppiandole a ridere in faccia. “È un’attività della famiglia, scema!” continuò tenendosi la pancia per le troppe risate. Brylee, allora, scocciata dal comportamento del biondo, lo sorpassò tirandogli uno scappellotto ben assestato dietro la nuca, avviandosi verso la porta del piccolo negozio.
“Brylee! Aspettami!” la richiamò il cugino, ma lei aveva già oltrepassato la porta.
Uno scampanellio accolse l’entrata della ragazzina nell’angusto negozio. Era entrata tutta infuriata per il comportamento del cugino, ma come vide quella moltitudine di scatoline impilate ordinatamente tutte strette, si bloccò subito, restando impalata a pochi passi dall’ingresso. Una strana sensazione si fece largo in lei. Come se l’ambiente permeasse di una strana magia.
Era lì intenta a guardarsi attorno meravigliata, che Draco le finì addosso e per poco non caddero entrambi in terra. Poco dopo fece la sua entrata un uomo anziano, sulla settantina, dai capelli grigi e gli occhi argentei e vacui.
“Salve” salutò quello con voce sommessa ma profonda.
I due ragazzini sobbalzarono di poco e in brevissimo tempo si ricomposero, ricambiando il saluto quasi in contemporanea.
“Bene, bene. Chi abbiamo qui? Un signorino... Malfoy, giusto? È la copia di suo padre, ricordo perfettamente quando Lucius Malfoy venne qui per prendere la sua bacchetta: lunghezza diciotto pollici (45 cm circa), legno d’olmo, nucleo in corda di cuore di drago, rigida. Bella bacchetta, sì... e lei, signorina?” chiese Olivander alla ragazzina.
“Oh, sì. Brylee Aelin Black, signore” si presentò la rossa chinando leggermente il capo.
“Una Black, dunque... molti Black sono venuti da me per comprare le loro bacchette, suo padre chi è? Regulus Black, forse? Ha gli stessi occhi grigi del signor Regulus.” chiese curioso l’uomo dagli occhi argentati.
“Sì, signore.” Disse a mezza voce la ragazzina fissando il fabbricante di bacchette negli occhi.
“Bella bacchetta anche la sua. Non fui io a vendergliela, però. Fu una delle ultime bacchette che vendette mio padre. Lunghezza tredici pollici (33 cm), ruvida, nucleo in crine di Thestral e legno di... mogano se non ricordo male*” continuò snocciolando i dettagli della bacchetta e le sue proprietà. “Ricordate, cari ragazzi: non è il mago a scegliere la bacchetta. Non credete di essere venuti qui e di poter scegliere quella che più vi aggrada, nono. È la bacchetta a scegliere il mago, o la strega.” Aggiunse come avvertimento ai due ragazzini. “Bene. Signor Malfoy, mi dica, quale delle due braccia è dominante?” chiese mentre con un metro a nastro dalle tacche argentate iniziava a prendere le misure di Draco.
“Il destro, signore” rispose prontamente il biondo.
Quindi l’uomo iniziò a misurare la distanza spalla-dita, per poi continuare con la misura dell’avambraccio, e con misure agli occhi dei due ragazzini assurde, quali spalla-pedi, ascella-ginocchio e, infine, la circonferenza della testa. Brylee si accorse che il metro aveva continuato a prendere tutte quelle misure da solo mentre il signor Olivander era andato alla ricerca di una bacchetta per Draco.
“Vediamo... legno di melo, lunghezza dodici pollici (30,5 cm), flessibile, nucleo in corda di cuore di drago” annunciò il fabbricante di bacchette porgendo una scatolina verde scuro a Draco di modo che lui estraesse la bacchetta, ma questa subito creò dei piccoli vortici attorno a lui ed alla cugina.
“Non ci siamo... provi quest’altra” disse l’uomo porgendogliene un’altra “legno di biancospino, lunghezza dieci pollici (25 cm), dura, nucleo di crine di unicorno.” Dichiarò l’uomo con fare orgoglioso, mentre porgeva la bacchetta al ragazzino. Non appena Draco l’agitò, quella iniziò a produrre una sommessa luce argentata dalla punta.
“Bene, bene. Sembra che abbiamo trovato la sua bacchetta. Ma attenzione, signor Malfoy, le bacchette in biancospino, oltre ad essere particolarmente versate nelle arti curative, sono altrettanto efficaci nelle maledizioni, inoltre, se vengono maneggiate nel modo sbagliato, i loro incantesimi finirebbero per ritorcersi contro chi li scaglia. Tuttavia, non mi sognerei mai di dare in mano una bacchetta simile a chi non si dimostri un mago o una strega di talento... il nucleo della sua bacchetta, rende questa ancor più contraddittoria, in quanto le bacchette con questo nucleo tendono a produrre incantesimi più stabili e siano meno soggetti a blocchi e variazioni. Le bacchette con questo tipo di nucleo, sono le più difficili da convertire alle Arti Oscure. Queste sono le bacchette più fedeli e di solito mantengono un forte attaccamento al primo proprietario, a prescindere dalle sue abilità magiche. I crini di unicorno hanno, tuttavia, signor Malfoy, alcuni svantaggi marginali: le bacchette costruite con questo materiale non sono molto potenti, certo, il tipo di legno scelto può supplire al problema. Badi bene, signor Malfoy, se trattate male, queste, tendono ad immalinconirsi, nel senso che il crine potrebbe... ecco, morire e dover essere sostituito.”spiegò serio il signor Ollivander, per poi rivolgersi all’altra sua acquirente. “Direi che possiamo passare a lei, signorina Black. Braccio dominante?” chiese mentre il metro incantato iniziava a prenderle le stesse misure che aveva preso a Draco.
“Sinistro, signore” rispose lei leggermente nervosa, insomma, non tutti i giorni si compra una bacchetta.
“Bene, bene...” borbottò tra sé e sé l’uomo mentre si avviava nel retro bottega per cercare una bacchetta che potesse scegliere la ragazzina. Tornò con una scatolina lunga e viola in mano. “Legno di ciliegio, un legno assai raro e potente, dodici pollici (29 cm), abbastanza flessibile, nucleo in corda di cuore di drago.” Annunciò con lo stesso tono solenne con cui aveva annunciato le caratteristiche delle altre bacchette che aveva descritto. Brylee provò ad agitarla, ma non successe niente.
“No. Direi proprio di no...” borbottò il signor Olivander andando a cercarne un’altra.
“Forse, questa? Legno di agrifoglio, tredici pollici (33cm), non troppo rigida, nucleo in crine di unicorno” porse la seconda bacchetta alla ragazzina, ma non appena lei la prese in mano, quella iniziò a produrre piccoli fuochi d’artificio dalla punta.
“No, non ci siamo nemmeno qui. Ma non si preoccupi. Troveremo una bacchetta anche per lei”
Dopo altre due bacchette che diedero gli stessi esiti catastrofici, l’uomo si accorse del ciondolo che Brylee portava al collo.
“Oh. Non avevo fatto caso a questo particolare...” disse, allungando le dita lunghe e bianche come a voler accarezzare il ciondolo della ragazzina. “Chi era sua madre?”chiese. Ed ecco che il cuore di Brylee mancò un altro battito.
“Nimue Rhiannon” sussurrò, incapace di usare un tono di voce più alto. Draco percepì lo stato d’animo della cugina e le afferrò la mano, che lei teneva ciondolante accanto al fianco, stringendogliela.
“La stirpe di Merlino...” mormorò l’uomo mentre con lo sguardo vagava non si sa dove.
Calò il silenzio nel piccolo negozio, fino a ché questo non venne rotto dalla voce del signor Olivander.
“Ci sono!” sembrò esultare, mentre tornava per l’ennesima volta nel retro.
“Perché no? Provi questa: legno di quercia, tredici pollici (33 cm), leggermente rigida, nucleo in piuma di fenice.” Mentre annunciava le ennesime caratteristiche, Olivander dava l’impressione di essere euforico, cosa che turbò un poco i due giovani acquirenti.
Brylee, quasi abbattuta dal non aver ancora trovato una bacchetta che volesse sceglierla, allungò la mano per prendere la bacchetta che le stava porgendo il signor Olivander. Quando le sue dita si strinsero attorno all’impugnatura decorata, Brylee sentì un calore avvolgerla dolcemente, ed infine, la bacchetta sprigionò uno zampillo di luce smeraldina.
“Ottimo, bravissima” iniziò a dire il fabbricante di bacchette. “Ottimo legno, quello di quercia. Deve sapere, signorina Black, che le bacchette di quercia, sono adattissime da avere al proprio fianco nel bene e nel male. Una bacchetta di quercia può essere considerata un’amica leale, proprio come il mago o la strega a cui è destinata. Queste bacchette scelgono un compagno forte, coraggioso e fedele, ciò che in molti non sanno è che il possessore di una bacchetta in legno di quercia ha di solito un potente intuito e spesso e volentieri, una certa affinità alla magia della Natura e alle creature e le piante che servono ad un mago per esercitare la sua magia o per svagarsi. Si dice che la bacchetta di Merlino, il suo antenato, signorina Black, fosse proprio di quercia, nonostante ciò non si possa provare, visto che non è mai stata rinvenuta la sua tomba. Secondo alcuni, ho sentito dire che egli era talmente potente da non aver bisogno di una bacchetta e che sia questo il motivo per cui non si trova la bacchetta del potente mago.” Spiegò l’uomo. “Inoltre, il nucleo in piuma di fenice, è il più raro. Le piume di fenice hanno una potenza magica molto più vasto rispetto agli altri nuclei; deve stare attenta però, le bacchette con questa tipologia di nucleo a volte agiscono per conto proprio, sono le più difficili da domare e personalizzare, e non si conquista la loro lealtà senza fatica, ma sono sicuro che lei, signorina Black, saprà domare e conquistare la fiducia della sua bacchetta in meno di quanto ci si aspetti” continuò mentre incartava singolarmente, in carta da pacchi, le scatoline delle bacchette dei due ragazzini. Una volta che ebbero pagato, i due uscirono ancora un po’ turbati dalle rivelazioni riguardo le loro bacchette.
In poco tempo si riunirono ai genitori di Draco, i quali avevano preso per entrambi il calderone in peltro, le provette in cristallo, un telescopio a testa, in argento e decorato con i vari corpi celesti e una bilancia in ottone dorato a testa, entrambe finemente decorate.
 
 
 
 
 
 
 
*mogano: non viene menzionato il legno della bacchetta di Regulus Black, a quanto so, quindi ho scelto un legno che a detta della Rowling è abbastanza potente e adatto per le trasfigurazioni.
 
 
~Angolo della miseria~
Ed eccoci giunti, finalmente, a Diagon Alley. Non so quanto possa essere stato utile inserire nei discorsi le caratteristiche vere e proprie delle bacchette di Draco e Brylee. Probabilmente vi ha solo... annoiato(?) e per questo chiedo venia U.U
Fatemi sapere, as always, cosa ne pensate e in cosa potrei migliorare la storia.
P.S.: Draco con Brylee sembra meno stronzetto figlio di papà, lo è solo, a volte, con Brylee. Eheh... appena arriviamo ad Hogwarts, verrà fuori il suo lato peggiore (forse). Per ora vi saluto, al prossimo capitolo, baci Kira

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Capitolo 4
*** Chapter four-The Hogwarts Express ***


Chapter Four
-
The Hogwarts Express

L’ultima settimana delle vacanze estive, Brylee la passò a leggere i libri di testo della scuola, tanto per farsi un’idea di cosa andava incontro. I due ragazzini erano ormai diventati inseparabili facevano quasi tutto insieme, e mai Draco si presentò dal padre per riferirgli dell’altra. Intanto, in questo periodo, il capofamiglia provò in ogni modo ad inculcare in Brylee il principio della superiorità dei purosangue come loro. La ragazzina era arrivata al punto di non voler più sentir parlare di quelle cose, tanto da iniziare a comportarsi come lo zio avrebbe voluto.
Giunse, finalmente, il giorno della partenza, il “fatidico” primo settembre. Si radunarono  tutti e quattro davanti al grande camino in pietra serena nella sala da pranzo dal maniero dopo colazione, usando di nuovo la metropolvere, diretti a King’s Cross, Londra. Arrivarono intorno alle dieci e mezza, una buona mezz’ora prima della partenza del treno.
“Avete tutto il tempo per scegliere uno scompartimento con tranquillità” annunciò Narcissa con voce calma e affettuosa, dopo essersi spolverata dai pochi granelli della polvere rimasti sugli abiti, mentre li baciava sulle guance prima di lasciarli andare. Brylee fu però bloccata dalla zia, la quale aspettò che Draco si fosse allontanato abbastanza da non farsi sentire dal figlio.
“Non separatevi mai, Brylee. Stagli vicino, non farlo sentire solo, va bene? Mi faresti questo favore, cara?” le chiese quasi implorante. “Certo zia. Manderò un gufo ogni settimana per farti sapere come ce la passiamo” esordì la ragazzina intuendo la muta richiesta della zia, che a quelle parole sorrise sollevata. Prima di lasciarla andare le lasciò un leggero bacio sulla fronte. Ma prima che la ragazzina potesse raggiungere il cugino, fu fermata dallo zio.
“Attenta alle amicizie che farai a scuola, Brylee” disse con meno freddezza del solito “guardati dai nati babbani, mi raccomando. Sai che alcune famiglie sono meglio di altre, e sai anche quali. Sei una Purosangue, e non vogliamo che la stirpe della tua famiglia venga... contaminata da dei sporchi mezzosangue, o peggio, vero?”
“Certo.” Rispose laconica Brylee, volendo finire subito quell’ennesima discussione sulla purezza del sangue.
“Brava ragazza” rispose con tono neutro Lucius mentre le stringeva una spalla come un gesto di affetto, ma sotto, sapevano entrambi, si nascondeva una specie di minaccia.
Finalmente libera, salutò gli zii e si affrettò a raggiungere Draco che la stava aspettando poco più avanti.
“Le solite ultime raccomandazioni” disse Brylee, rispondendo allo sguardo interrogativo del biondo mentre salivano sul treno. Poco dopo la piattaforma del binario iniziò a riempirsi sempre più di ragazzi accompagnati dai propri genitori, che pian piano iniziarono a riversarsi dentro all’Espresso per Hogwarts. Poco prima della partenza, nel loro scompartimento fecero irruzione due ragazzini tarchiati, che si affrettarono subito a salutare Draco, senza calcolare Brylee. La ragazzina si ricordava dei due. Erano passati ogni tanto al maniero nell’ultimo mese per trovare Draco prima dell’inizio della scuola, assieme ad un altro ragazzino, al momento assente. Era talmente assorta nella lettura del libro sulla vita del suo antenato ed elettrizzata all’idea di trovarsi sull’espresso per Hogwarts, che nemmeno si era accorta del cugino che l’avvertiva del fatto che sarebbe andato a fare un giro con i due suoi amici.
Il biondo, vedendo che la cugina non lo stesse minimamente considerando, lasciò il loro scompartimento con una calcolata alzata di spalle, non voleva che gli altri due lo vedessero come “indebolito”, a causa di una ragazzina conosciuta da poco più di un mese.
Quando Brylee alzò lo sguardo dalle pagine, certa di trovare il cugino seduto davanti a lei, magari con quegli altri due seduti accanto a loro, si accorse di essere sola. La ragazzina ci rimase un po’ male, pensando che magari Draco l’avesse lasciata lì da sola di proposito, fino a quando, una testolina color cioccolato non spuntò dalla porta dello scompartimento. Dopodiché fecero capolino un paio di occhioni color ambra e un nasino grazioso spruzzato di lentiggini che rendevano leggermente più chiara la carnagione scura della ragazzina.
“Ciao, ti dispiace se mi siedo qui? Sono arrivata in ritardo ed è gran parte del viaggio che cerco un posto...” chiese la ragazzina leggermente in carne davanti a lei.
“Oh, certo. Tanto mio cugino è a zonzo per il treno. Dubito gli dispiaccia se qualcuno mi tiene compagnia” rispose Brylee con una nota di malinconia alla fine della frase. “Comunque, piacere! Brylee Aelin Black-Malfoy” si presentò allungando la mano all’altra davanti a sé.
“Oh, perdonami! Kassandra Jordan” rispose l’altra rossa, stringendole la mano. “Ti spiace se ti faccio una domanda?”
“Assolutamente no, spara pure!”
“Come mai, quando ti sei presentata, hai detto Black-Malfoy?”
“Beh... per fartela breve, mio padre era il cugino della madre di mio cugino, e sono stata adottata dai Malfoy, da qui Black-Malfoy”
“Capisco... quindi, anche tu sei dell’idea della superiorità dei purosangue?”
“Ad esser franca, la trovo un’immensa cavolata” rispose Brylee, convinta di quello che diceva.
“E scusami per tutte le domande...-continuò Kassandra- ma da quanto tempo vivi con i Malfoy?”
“Non farti problemi a farmi domande -replicò Brylee sorridente- comunque, un mese. Ho iniziato a vivere con i Malfoy un mese fa. Prima, beh, prima vivevo in un orfanotrofio... babbano” disse con una punta di vergogna. Cosa che attribuì allo zio. “Ammetto che le persone lì dentro non fossero proprio dei santi, ma non vedo perché puntare il dito e prendere di mira babbani e nati babbani, solo per una stupida questione di sangue...” Brylee non sapeva se stesse facendo bene ad aprirsi così tanto con una ragazzina appena conosciuta. Una Purosangue oltretutto, nonostante non fosse appartenente alle sacre ventotto. (Lucius aveva insistito così tanto nel farle imparare a memoria tutti i cognomi delle sacre ventotto e storia della famiglia annessa). Ma dentro di sé sentiva di potersi fidare.
Il percorso dei suoi pensieri venne interrotto dalla voce di una signora dal sorriso dolce che spingeva un grande carrello mezzo pieno di dolciumi.
“Qualcosa dal carrello, care?” domandò, facendo spuntare sulle guance un paio di fossette.
“N-no, grazie...” negò Kassandra bofonchiando qualcosa sul doversi rimettere in riga col cibo.
“Due di tutto, per favore” annunciò Brylee, volendo comprare qualcosa anche per la nuova amica, che sembrava abbattuta dal doversi sottrarre a tutti quei dolciumi. “oh, e altre tre cioccorane, se non le dispiace”
“Affatto, cara, non mi dispiace affatto. Ecco a te: due di tutto, più tre cioccorane “extra”. Annunciò la signora sorridente porgendole una busta con all’interno tutto quello che aveva appena preso la ragazzina.
“Ti sei già fatta un’idea di come avverrà lo smistamento? O in che Casa finirai?” chiese Kassandra, intenta a sputare in un fazzolettino una gelatina Tuttigusti+1 dal gusto improbabile.
“Hmm... non ci ho ancora pensato, sinceramente, -iniziò Brylee intenta a staccare un morso di bacchette magiche di liquirizia- ma dato che tutti i membri della mia famiglia sono stati in Serpeverde, immagino di venire smistata in quella Casa... tu, invece?”
“Mio padre è stato un Corvonero, mia madre una Serpeverde e mio fratello maggiore Lee è un Griffondoro, è al terzo anno sai?, quindi non saprei...” rispose Kassandra pensierosa, grattandosi la nuca.
Continuarono a parlare di loro stesse per conoscersi meglio. Entrambe sapevano che stava nascendo una profonda amicizia e sotto sotto speravano di essere smistate nella stessa Casa. Ad un certo punto sentirono bussare alla porta scorrevole dello scompartimento, che poi si aprì rivelando un’altra ragazzina con folti capelli bruni e incisivi sporgenti.
“Scusate l’interruzione, ma sto cercando un rospo. Un ragazzino di nome Neville l’ha perso. Avete visto qualcosa per caso?” chiese tutta indaffarata a guardarsi attorno per vedere se riusciva a scorgere anche una zampa dell’animale fuggitivo.
Le due sedute si scambiarono uno sguardo confuso ma si guardarono attorno anche loro provando a cercare l’animale.
“No, non abbiamo visto niente, ci dispiace. Ma se vuoi possiamo darti una mano nelle ricerche” rispose Kassandra, desiderosa di dare una mano.
“Oh, nono. Vi ringrazio, ho già mobilitato quasi mezzo treno per un solo rospo, ahahahah...”
“Okay. Se vuoi, quando avrai finito con le ricerche puoi venire qui con noi, se non hai altro da fare...” le propose Brylee.
“Oh, certo. Grazie. A dopo allora” salutò prima di andare via l’altra ragazzina.
Passò poco tempo che di nuovo sentirono bussare. Oltre il vetro stavano tre ragazzi sorridenti. Due di loro molto simili tra loro e dai capelli rossi e il viso coperto di lentiggini, ed un mezzo sorriso sghembo sulle labbra, e l’altro Brylee lo identificò come il fratello di Kassandra, in quanto molto simile nei lineamenti. I tre quindi entrarono nello scomparto. “Kassandra! Vedo che hai trovato posto, alla fine, pensavo di doverti cercare ancora per il resto del treno” disse Lee, sedendosi accanto alla sorellina. Solo allora si accorse di Brylee seduta davanti a loro. “Oh, ciao. Scusami, non mi ero accorto di te. Sono Lee Jordan, il fratello di Kassandra” disse il moro rivolto alla rossa “Come diavolo hai fatto a non accorgerti di lei, Lee?!” esclamò con fare quasi indignato uno dei due rossi. “Oh! Nessun problema! Sono Brylee Aelin, piacere! Brylee Aelin... Black” si presentò a tutti e tre i nuovi arrivati con un sorriso e soffermandosi pochi istanti negli occhi di ciascuno, nascondendo loro il secondo cognome. “Fred e George Weasley!” si presentarono gli altri due, Brylee riuscì a scorgere una lieve differenza tra i due: era la luce negli occhi castani, Fred, che aveva parlato all’inizio  aveva una luce un po’ più maliziosa ad animargli gli occhi, mentre George, di pochissimo più alto del fratello, nascondeva una luce più calda, gentile assieme a quella furba simile a quella del gemello.
I cinque chiacchierarono un po’ finché la bruna tornò, sconsolata dal non essere riuscita ad aiutare un suo possibile compagno. Lee ed i gemelli si allontanarono, lasciando le tre da sole. Si era presentata come Hermione Granger, la bruna, e aveva ammesso senza vergogna di aver scoperto dei suoi poteri solo quando le era arrivata la lettera d’ammissione alla scuola di Hogwarts e di essere una nata babbana. Brylee si stupì della facilità con cui disse quelle cose su di sé e un po’ si sentì in colpa per essere -ormai- un membro della famiglia Malfoy. Dette la colpa di questo sentimento a Lucius. Alla fine era quasi riuscito nel suo intento con la storia della superiorità dei purosangue. In realtà aveva paura che se mai l’uomo fosse venuto a sapere di una sua amicizia con una nata babbana, le avrebbe fatto una bella lavata di capo, o peggio.
Ma se ne infischiò e disse di essere vissuta in mezzo ai babbani fino al mese prima, con più tranquillità di quanta ne aveva avuta con Kassandra. Hermione menzionò anche un certo Granger, suo cugino, mago anche lui, da parte di padre. Le tre poi rimasero a chiacchierare fino a che non arrivò il momento di cambiarsi e indossare le proprie uniformi. Intanto avevano anche finito tutti i dolciumi che aveva preso Brylee, che nelle cioccorane aveva trovato una figurina di Silente, due di Morgana e una di Merlino, il quale le sembrò farle l’occhiolino, come aveva fatto lo stesso ritratto sulla copertina del suo libro prima di sparire da questa. Sul retro lesse con non curanza i vari titoli del grande Mago, senza fare troppo caso ad una frase in particolare. (la leggenda vuole che abbia un erede, destinato ad incontrare l’erede del suo Maestro), nonostante ciò, la conservò nella tasca della divisa, l’avrebbe custodita con gelosia.
“Sapete? C’è anche Harry Potter su questo treno!” disse Hermione con l’intento di iniziare a fare un po’ di gossip con le due nuove amiche, una volta che si furono cambiate tutt’e tre.
“Davvero?” chiese esterrefatta Kassandra. “Il bambino che è sopravvissuto frequenterà la nostra stessa scuola?” continuò quasi euforica. Hermione annuì con la testa, con un sorriso stampato in faccia.
“Già, l’ho conosciuto giusto dopo essere passata da voi. Sapete, per il rospo...”le altre due annuirono, ma Brylee ancora si chiedeva cosa ci fosse di così straordinario che un ragazzino della loro età frequentasse Hogwarts. Poi si ricordò di quello che le aveva raccontato Draco qualche giorno dopo che lei era arrivata al maniero.
“Ah! Quell’Harry Potter!” esclamò pensando ad alta voce.
In quel momento, tornò Draco, con una faccia inespressiva che fece quasi venire i brividi a Brylee, che si ripromise di parlare col cugino il prima possibile.
Una volta scesi dal treno, sentirono un vocione chiamare i ragazzini del primo anno. Quando si fecero più vicini, Brylee, Draco, Kassandra ed Hermione videro un omone col viso coperto dai capelli e da una folta barba scura.
“Primo anno, ci siamo tutti?” chiese, ancora urlando e puntando la luce di una gigantesca lanterna in giro per vedere se tutti fossero attorno a lui. Una volta assicuratosi della presenza di tutti, “Seguitemi!” disse, prima di girarsi e fare strada fino ad un molo dove li aspettavano decine e decine di barchette, ognuna completa di una lanterna per illuminare l’area attorno ad essa.
“Bene. Ora salite sulle barche, quattro ad imbarcazione, mi raccomando” annunciò, salendo su di una più grande, su cui stava solo lui.
Una volta che tutti erano seduti sulle imbarcazioni, queste iniziarono ad attraversare le acque del Lago, offrendo a tutti lo spettacolo che era il castello, illuminato dagli ultimi raggi del sole e le torri illuminate dall’interno. Brylee era seduta accanto a Kassandra e davanti a loro c’erano Draco ed un altro ragazzino.
Una volta che ebbero attraccato ad un grande molo di pietra, furono guidati da quell’omone lungo una scala di pietra, fino ad arrivare davanti un portone in legno e ferro battuto, su cui quello batté qualche colpo con la sua possente mano. Lungo il tragitto, Brylee aveva perso di vista Draco e una leggera ansia aveva iniziato a pervaderla.
Pochi istanti dopo una delle ante del portone si aprì, rivelando una strega vestita di verde e col cappello a punta sui capelli scuri. Questa aveva la pelle chiara, leggermente segnata dal tempo, e gli occhi verdi.
“Li lascio a lei, professoressa”
“Grazie. Da qui me ne occupo io , Hagrid” disse la donna rivolta all’omone. Poi puntò lo sguardo sul gruppo di ragazzini con fare indagatore, fino a quando la tensione provocata da quell’unico sguardo fu rotta da una vocina. “Oscar!”
“A quanto pare quel Neville ha ritrovato il suo rospo” disse Kassandra con un sospiro di sollievo.
Dopo quella scenetta, la professoressa, si schiarì la gola per richiamare l’attenzione di tutti.
“Seguitemi” e con un giro di tacchi tornò nel castello, dove un’altra rampa di scale attendeva i ragazzini, che subito le stettero dietro col timore di perdersi in quel luogo. Li condusse fino ad una stanza dalle pareti rivestite in legno decorato da scritte dorate in latino.
“Attenderete qui fino a che non sarà il momento di smistarvi, quindi tra pochi minuti” disse la donna con tono autorevole, per poi lasciarli ad attendere tutti lì dentro. Brylee ne approfittò per cercare Draco, in mezzo a tutti quei ragazzini. Quando finalmente lo intravide a qualche metro da lei, davanti alla ragazzina si materializzò un fantasma, facendole cacciare un urletto spaventato. Questo rise malignamente per poi iniziare ad infastidire i poveri ragazzini presenti nella stanza.
“Guarda, guarda. Cos’abbiamo qui? dei marmocchi del primo anno?” continuò sghignazzando e tirando i capelli ad alcune ragazzine terrorizzate.
Il tutto si fermò quando la professoressa tornò nella stanza per prelevarli.
“Pix! Lasciali stare immediatamente.” Disse la professoressa con tono intimidatorio. A quelle parole il fantasma sparì con un ghigno per niente rassicurante sul viso.
“Bene, tra poco sarete smistati nelle vostre Case. Da oggi fino ai prossimi sette anni, la vostra Casa sarà la vostra famiglia. Ciò che farete vi farà guadagnare o perdere punti. Dipende dalla vostra condotta. A fine anno ci sarà la Coppa delle Case, per il resto, sono più che sicura che i vostri prefetti possano illuminarvi su tutto ciò che avete da chiedere, ora andiamo”. Disse per poi condurli verso la Sala Grande.
 
 
 
 
 
 
~Angolo della miseria~
Salve gente! Spero il capitolo sia comunque di vostro gradimento! (E non sia una schifezza colossale, as always). Bene. Da brava bambina mi sono già messa al lavoro per i prossimi capitoli, che non so quando saranno pronti, ma dettagli... chiedo scusa per eventuali errori -.-
Alla prossima!  Un bacione, passo e chiudo, Kira

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Capitolo 5
*** Chapter five-Sorting ***


Chapter Five
-
Sorting
 

Mentre si incamminavano tutti dietro la professoressa, Brylee raggiunse finalmente Draco e stette al suo fianco mentre percorrevano la Sala Grande tra due paia di lunghe tavolate, piene di studenti, una a Casa. Dietro di lei camminavano Kassandra e Hermione, e mentre lei fissava stupita il soffitto della stanza, sentì dire da Hermione di aver letto sul libro “Storie di Hogwarts”, che si trattava di un incantesimo a rendere il soffitto simile ad un cielo stellato, dove le candele volteggiavano al posto delle stelle. Questo la fece stupire ancora di più. Cosa sarebbe riuscita ad imparare in quegli anni? Si chiese, emozionata. Intanto arrivarono davanti ad un soppalco su cui si ergeva uno sgabello di legno su cui era posizionato un vecchio cappello rattoppato e più volte ricucito. Una volta che si furono radunati tutti lì davanti, il preside, Silente, fece prima il suo discorso di benvenuto, poi ringraziò la professoressa McGranitt per aver accompagnato i ragazzini ai quali ricordò che era severamente proibito andare nella Foresta Proibita, e che, quell’anno l’ala ovest del terzo piano era una zona taboo per tutti gli studenti.
Più si avvicinava il momento dello Smistamento, più Brylee si sentiva agitata, emozionata, ma anche impaurita. La professoressa aveva detto che la loro Casa sarebbe stata come una famiglia per loro, ma se invece lei si fosse trovata in una Casa in cui non l’avrebbero mai accettata? Draco, accanto a lei, si era reso conto dell’agitazione della cugina e le prese la mano per lasciarle una stretta di conforto. Senza però farsi vedere dai suoi amici accanto a lui. Brylee fece per dire qualcosa a Draco riguardo la sua agitazione, ma appena aprì bocca, si sentì come uno strappo ed una voce roca e dal tono saggio, iniziò a parlare, tra lo stupore di molti del primo anno, tra cui anche Brylee.
 
“Penserete che non sia bello,
mi presento, sono il Cappello.
Non giudicate ciò che vedete,
mi scappello se di meglio troverete.
Per voi tenete pure bombette,
cilindri e cappelli alteri,
poiché qui son loro zeri
sono io che al posto vostro vi mette.
I vostri pensieri a nascondermi non provate,
indossatemi e attenzione prestate:
sarà forse Grifondoro la vostra via,
di quelli di audacia, fegato e cavalleria
culla dei coraggiosi di cuore
fan di questa Casa uno splendore;
o forse Tassorosso, è la vostra,
dove qui pazienza e giustizia
ognuno mostra.
Oppure Corvonero,
se siete attenti e svegli di mente
ragione e sapienza si confanno
a simil gente;
o forse in Serpeverde,
cari miei, dove chi è
ambizioso, un po’ sfrontato,
per chi la grandezza è
l’obiettivo, in questa Casa
è conservato il desiderio d’esser primo.
Con ciò detto, non temete,
indossatemi e vedrete:
mettetemi all’istante
perché io sono il Cappello Parlante!*
 
Come il Cappello ebbe finito la sua canzone, subito si levò uno scroscio di applausi da parte di tutti, che andò scemando quando la professoressa McGranitt si sistemò accanto allo sgabello con un rotolo di pergamena tra le mani.
“Ora vi chiamerò uno alla volta. Quando sentirete il vostro nome, salirete su questo sgabello, io vi posizionerò il Cappello sulla testa e verrete smistati nelle vostre Case.” Istruì la donna mentre afferrava il cappello dalla punta con una mano e con l’altra srotolava la pergamena che aveva in mano.
“Abbott Hannah”.
Una ragazzina con due trecce bionde ai lati del viso avanzò fino allo sgabello, poco dopo il Cappello Parlante annunciò la sua scelta. “TASSOROSSO”.
Ecco, partivano in ordine alfabetico, Brylee si sentì invadere dall’ansia, sarebbe toccato a lei subito dopo. Iniziò a torturarsi le mani mentre si mordeva incessantemente il labbro inferiore. Draco se ne accorse e sapendo bene, cosa succedeva quando la cugina si stressava troppo, le posò una mano sulle sue. Questo aiutò Brylee a calmarsi un poco, fino a quando per secondo non venne chiamato un certo “Finch Justin”, anche lui mandato a Tassorosso. Mentre veniva chiamato “Goldstein Anthony” subito dopo “Fortescue Kurt”, Brylee iniziò a pensare che magari l’avrebbero chiamata col secondo cognome, Malfoy, quindi.
Mentre Anthony si dirigeva al tavolo di Corvonero, come il ragazzino prima di lui, venne chiamato uno degli amici di Draco, “Goyle Gregory”, subito mandato in Serpeverde. Proprio mentre saliva sul soppalco “Greengrass Daphne”, sentì dire da un ragazzino tutto lentiggini e capelli rossi che tutti i maghi e le streghe oscure erano Serpeverde. A quella frase si girò verso il ragazzino per obiettare. Insomma, da quello che sapeva sua zia, Narcissa era una Serpeverde ma non le era per niente sembrata una strega oscura, né tantomeno -di questo era sicura- il suo avo lo era stato. Ma proprio in quel momento venne chiamata una delle sue nuove amiche, “Granger Hermione”, quindi si voltò per osservare bene cosa sarebbe successo alla sua amica, dopo quasi quattro minuti di silenzio, il Cappello annunciò a gran voce “GRIFONDORO”. Subito dopo di lei venne chiamata Kassandra. Mentre l’amica saliva sullo sgabello, si scambiarono uno sguardo di speranza e incoraggiamento da lontano. Brylee attese con ansia il responso del Cappello, fino a quando non sentì “TASSOROSSO”. Ci rimase un po’ male, sperava sarebbe finita nella stessa casa di almeno una delle due amiche. In quel momento venne chiamata proprio lei.
“Malfoy-Black Brylee Aelin” chiamò la McGranitt. Mentre percorreva quei pochi metri che la separavano dallo sgabello, sentì l’ansia tramutarsi in paura, in quel momento però Draco non poteva tranquillizzarla, la sua mano quindi andò automaticamente alla tasca dove conservava la figurina del suo avo. Mentre si sedeva, incrociò lo sguardo col cugino, quasi a chiedergli aiuto, poi il Cappello Parlante calato sulla testa le ruppe la visuale. Iniziò a sentire la stessa voce roca e saggia di prima sussurrarle nella testa, cosa che dapprima la spaventò, ma poi capì che il Cappello per smistare i ragazzi leggeva nelle loro menti o comunque parlava con loro da lì, come se fossero in un confessionale, per rendere i dialoghi tra lui e lo smistando privati.
“Oh, una Black... ma in te vedo anche tante altre qualità. Sei buona, saggia, coraggiosa e anche furba. Saresti un ottimo acquisto per ognuna delle Case... dimmi, cosa vuoi, cara?” scoprire la verità. Più di ogni altra cosa... e diventare una delle più grandi streghe della storia. Ma non voglio che gli altri pensino sia una cattiva persona pensò, sicura del fatto che il Cappello Parlante l’avrebbe sentita “Capisco, sete di conoscenza e grandezza, ma anche voglia di riscattarsi. Proprio come Merlino, il tuo avo... -a quelle parole Brylee ebbe un sussulto-  ebbene sì, cara. Non mi scordo di nessuno smistato da quando sono stato creato dai quattro fondatori” continuò la voce nella sua testa “vediamo... dove ti colloco? Sei la seconda quasi testurbante che mi capita questa sera, sai? Temo che quest’anno mi darete del filo da torcere voi primini... Ma vedo che la tua sete di conoscenza e grandezza sono dettati da un buona causa e quale Casa migliore se non...” dopo quella che parve un’eternità, sentì il Cappello Parlante annunciare a gran voce “SERPEVERDE!”. Brylee non sapeva se esserne felice o meno, il Cappello Parlante non l’aveva rassicurata sul fatto che in Serpeverde non ci fossero cattive persone, aveva solo parlato di grandezza. A questo pensava mentre si avvicinava a passo svelto al tavolo della sua Casa. Si sedette accanto a Daphne, giusto in tempo per sentire Draco essere mandato in Serpeverde. Lui la raggiunse e le si sedette accanto con un sorriso sghembo dipinto in volto.
Dopo un certo “Paciock Neville”, anche lui durato al Cappello circa quattro minuti, venne chiamato un ragazzino che attirò su di sé anche l’attenzione del Preside.
“Potter Harry” un brusio di mormorii si alzò da tutti i tavoli, a quel nome. Tutti attenti alla Casa a cui sarebbe appartenuto il bambino che è sopravvissuto.
“GRIFONDORO” e lì la tavolata dei Grifondoro scoppiò in urla e applausi di gioia. A quel punto Brylee, sentì Draco imitare una pentola di fagioli da quanto stesse brontolando.
“Hey Malfoy. Qualcosa non va?”gli chiese lei sottovoce soffocando una risatina, beccandosi un’occhiataccia da parte del biondo.
“Ho provato a fare amicizia con Potter sul treno...”iniziò sempre più irritato, “e lui l’ha respinta. Ha respinto la mia amicizia in cambio di quella di Weasley, quella carotina lentigginosa” Brylee al sentire il cugino lamentarsi così, sorrise leggermente. Sapeva com’era fatto Draco, anche se lo conosceva da solo un mese o poco più, aveva imparato a carpire anche le più minime informazioni da quello che le diceva lui, che è sempre stato vago.
“Sai, Dra. Dovresti imparare a relazionarti meglio con gli altri...” disse lei, alludendo ad una conversazione che i due avevano avuto pochi giorni prima al maniero.
“Sta’ zitta, Black...” rispose lui tutto imbronciato incrociando le braccia sul tavolo e poggiandoci il mento. In quel momento Tiger, l’altro ragazzino robusto amico di Draco, si sedette davanti a lei. Nonostante ciò si ritrovò ad imitare la posizione del cugino mentre borbottava fra sé e sé, ricordandosi che le sue uniche amiche fossero state mandate in altre Case.
“Quella non ci voleva... uffa...” Draco la sentì e colse la palla al balzo per vendicarsi di poco prima.
“Hey Black. Qualcosa non va?” chiese con un sorrisetto da mascalzone, per poi beccarsi una pestata di piede subito dopo. La rossa voleva veramente bene al biondo accanto a lei, ma quando faceva il bullettino con lei, le veniva voglia di schiantarlo seduta stante. Nel frattempo tutti i ragazzini del primo anno erano stati smistati, così il preside prese parola.
“Che il banchetto abbia inizio” e dopo le sue parole apparvero dal nulla su tutt’e cinque i tavoli, vassoi ricolmi di ogni leccornia. Tutti -chi più chi meno- iniziarono a riempirsi i piatti e a mangiare. Fino a che non vennero raggiunti nella Sala Grande dai fantasmi del castello, pronti a dare il benvenuto a tutti i nuovi arrivati; tra questi erano presenti anche i quattro fantasmi delle Case, Brylee poteva riconoscerli grazie ai libri su Hogwarts che aveva letto durante quel mese, e subito riconobbe il Barone Sanguinario, coi suoi begli abiti medievali ricoperti di un liquido argentato.
Visto che le sue due amiche erano state smistate in case diverse, pensò di provare a fare amicizia con una della sua casa. Si girò verso la ragazzina bionda che aveva di fianco, non fosse stato per i capelli lisci, l’avrebbe potuta scambiare per Lizzy, la ragazzina dell’orfanotrofio. Arricciò il naso in segno di fastidio, e si sforzò di sorridere mentre richiamava la sua attenzione.
“Daphne, giusto?” chiese, pentendosi quasi subito della sua azione, non appena quella le lanciò uno sguardo che se solo avesse potuto, l’avrebbe fulminata all’istante.
“Che vuoi?” chiese monotona la bionda. Oh, fantastico. Un’altra Lizzy... si ritrovò a pensare. Si costrinse a comportarsi come voleva che facesse Lucius.
“Volevo solo presentarmi. Sono Brylee. Brylee Aelin Malfoy-Black.” Come pronunciò il suo secondo cognome, vide una strana luce farsi strada negli occhi chiari della ragazzina accanto a lei.
“Malfoy hai detto?” si intromise un’altra ragazzina dalla pelle olivastra -Pansy Parkinson se non ricordava male- seduta accanto a Blaise Zabini, l’altro amico di Draco di cui Brylee non si ricordava.
“S-sì... perché?” chiese con una punta di insicurezza la rossa.
“Non assomigli per niente a Draco. Come puoi chiamarti Malfoy?” chiese di rimando Daphne.
“I-in realtà, sono una Black, ma-“
“Cosa vuoi ricavarne da quel cognome? Sei un’imbrogliona?” Brylee stava iniziando ad allarmarsi, non era così che doveva andare. Le due ragazzine stavano iniziando ad accusarla e coprirla di insulti, senza che Draco se ne accorgesse, impegnato a parlottare con Blaise e Theodore Nott.
Brylee stava per scoppiare com’era successo esattamente cinque anni prima, quando una voce profonda richiamò la sua attenzione.
“Milady?” a parlare era stato il fantasma del Barone Sanguinario.
“S-sì, Barone?”
“Oh, niente. Volevo solo accertarmi di una cosa. Vi dispiace se siedo accanto a voi?” chiese attraversando Pansy e il tavolo, non curante del fatto di star spaventando a morte le due ragazzine –o forse sì?- per poi andare ad occupare lo spazio che una terrorizzata Daphne Greengrass aveva lasciato.
“Affatto, Barone. Prego” rispose la ragazzina sorridendo contenta. In quel momento Brylee capì: lì i suoi amici non sarebbero stati i serpenti, bensì i fantasmi. Solo allora si accorse di avere puntati addosso gli occhi di tutta la tavolata dei Serpeverde. Compresi i prefetti Gemma Farley e Felix Turner, seduti pressoché vicini a lei. Anche Draco, accortosi in quel momento dello strano silenzio proveniente dalla sua destra, si girò verso Brylee per poi lasciarsi cadere dalla mano la forchetta con cui stava mangiando del roast-beef.
Pian piano anche tutte le altre Case si fermarono e iniziarono a fissarla.
“C-che ho fatto?” chiese rivolgendosi per lo più ai prefetti. A quella domanda, la ragazza, Gemma, le sorrise rassicurante.
“Oh, nulla. È solo strano…” disse lei, continuando a spostare lo sguardo da lei al Barone.
“Strano cosa?” chiese Brylee sempre più confusa.
“Il Barone Sanguinario.” Disse il ragazzo, Felix. “È molto raro che approcci qualcuno di sua iniziativa, soprattutto, qualcuno del primo anno o che vada in suo aiuto” continuò sbalordito.
 
 
 
*Per quanto riguarda la canzone del Cappello, non volendo copiare parola per parola quella presente sui libri, ho fatto un po’ un mix, tra l’originale, quella fatta dal Trono del Muori nel primo riassunto accuratissimo di “Erripotte e il sasso deisoldiveri”, e qualcosinina di mio.
 
 
~Angolo della miseria~
Ed eccoci al quinto capitolo! Scusate, scusate e scusate di nuovo! È da tantissimo che non aggiorno, ma con l’Università e tutto il resto è stato abbastanza complicato stare dietro anche alle varie storie e ff.
MA! Sono tornata! (ammettetelo, vi sono mancata!) Chiedo venia per lo schifo di filastrocca
che ho fatto dire al Cappello Parlante
(ok, potevo fare meglio, ma un po’ di impegno ce l’ho messo...)
Come, già annunciato, Brylee è stata smistata in Serpeverde, mentre Kassandra ed Hermione no.
Cosa ne pensate del fatto che il Barone abbia approcciato così Brylee? E che, anzi, sia andato in suo soccorso? Fatemi sapere cosa frulla nei vostri cervelli a riguardo - (plz)
Bene. Passo e chiudo.
Un bacione, Kira!
Alla prossima! ^-^/ Stay healthy & wear the mask!!! luv ya <3

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Capitolo 6
*** Chapter Six-Letter from Slytherin prefects ***


6.Chapter six
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Letter from Slytherin prefects
 
 
Finito il banchetto di benvenuto, i prefetti di ogni casa si occuparono di mostrare ai propri nuovi arrivati le proprie sale Comuni e dormitori. Quella di Serpeverde si trovava nei sotterranei, nei pressi del Lago Nero, l’entrata era proprio accanto all’aula di pozioni. Per entrare Brylee e i suoi nuovi compagni scoprirono che ci voleva una parola d’ordine che solo loro Serpeverde potevano conoscere, nessun altro. I due prefetti annunciarono che veniva cambiata ogni due settimane -avrebbero trovato la nuova ogni volta nella bacheca presente nella sala comune- e dopo di ché in coro pronunciarono la parola d’ordine, Astuzia. Quindi la parete di pietra scivolò dentro il muro per fare spazio ad un tavolo con scacchiera e tazze da tè sopra, presente nell’atrio della scalinata all’entrata,  la sala comune subito dietro questa. Brylee, Draco e i loro compagni del primo anno seguirono diligentemente i due prefetti fino alla Sala comune, la quale si ergeva su due livelli, con scaffali pieni di libri che seguivano il profilo del balcone che fungeva da secondo piano. Un grande ritratto di Salazar Serpeverde troneggiava tra le scalinate per arrivare al livello superiore. Le pareti erano cosparse di lunghe e strette vetrate da cui si potevano vedere passare le creature che abitavano le acque del Lago. L’interno era arredato con divani di pelle nera, con diversi camini in pietra attorno a tutta la sala ed ognuno con ritratti o dipinti sopra. Un lungo tavolo dove poter studiare completava il mobilio della sala Comune. La luce della sala era di una tonalità verdastra per via del riflesso delle acque del lago, come spiegarono i due prefetti.
Quindi Felix e Gemma li fecero dividere per portarli nei dormitori, davanti ad una scala a chiocciola in mogano e intarsi raffiguranti serpenti in quercia. Poco prima di seguire Gemma, Brylee incrociò uno sguardo d’intesa con Draco, dandosi appuntamento qualche tempo dopo nella Sala comune.
“Ragazze, ci siamo tutte?” chiese la ragazza prefetto “Bene. Mi presento, sono Gemma Farley, sono al quinto anno e sono il vostro prefetto, assieme a Felix. Per qualsiasi dubbio, curiosità e domande, sono sempre disponibile, così come Felix.” Disse. “Allora, il dormitorio delle ragazze è a destra dopo questa scala, sarete divise in camerate da quattro o cinque... dovrei avere una lista in una delle tasche della divisa” continuò mentre si frugava alla ricerca della suddetta lista “Trovata!” disse trionfante tirandola fuori da una tasca interna “prima di iniziare, però, i bagni delle ragazze si trovano in fondo al corridoio. Okay, è già abbastanza tardi, quindi direi di iniziare a dividervi...” mano a mano che i gruppi di ragazze venivano chiamati, queste salivano sulla scala a chiocciola alla ricerca della loro camera, intanto, Brylee continuava a guardare nella direzione di Draco, fino a quando non salì anche lui con Blaise, Tiger e Goyle.
“E per ultime, Greengrass Daphne, Khan Akilah, Malfoy-Black Brylee Aelin e Parkinson Pansy. Camerata 17” Le quattro ragazzine si affrettarono a raggiungere la loro camera, la quale oltre ai quattro letti con rispettivi bauli ai piedi, aveva altri quattro armadi. I letti, a baldacchino, avevano le tende di stoffa pregiata verde e argento, così come verdi erano i tappeti che ricoprivano il pavimento in pietra. Infine, una finestra sulla parete che dava sul lago e che seguiva la forma naturale della roccia. Inoltre, le finestre erano incantate in maniera tale da mantenere una temperatura costante all’interno di ogni stanza.
Ognuna scelse il proprio letto e a Brylee toccò quello accanto ad Akilah, ma non ci dette troppo peso, così come non dette peso alle occhiatacce da parte di Daphne, ancora stizzita per ciò che era accaduto durante il Banchetto di inizio anno.
“Non pensare di poter andare d’accordo con me, carina. Non dopo quello che è successo, sono stata chiara?” le disse Daphne.
“Non ti preoccupare Daphne, sei stata... come dire... illuminante, come Lumos” le rispose la rossa, agitando la bacchetta e facendone accendere la punta in un fluido movimento, scaturendo una risatina da parte di Akilah e Pansy, la quale si stava ricredendo su quello che aveva pensato dell’altra.
Una volta finito di sistemare la sua roba ed essersi messa la camicia da notte in seta verde con gli orli arricciati bianchi, afferrò la sua vestaglia con le maniche a campana in lana grigio chiaro e si diresse nella Sala Comune. Non prima di aver preso la lettera che aveva trovato sul suo comodino, si era ripromessa di leggerla dopo aver parlato con Draco. Quando arrivò ai piedi della scala a chiocciola, trovò Draco con il suo pigiama a due pezzi in raso verde a striscioline bianche, con la vestaglia in lana nera che l’aspettava guardando fuori da una delle finestre, accanto ad uno dei camini.
“Scusa il ritardo, Dra. Ci hanno chiamate per ultime” esordì la rossa.
“Mi spieghi cos’è successo?” chiese laconico il biondo.
“Cos-Quando? A cosa ti riferisci, Dra?” rispose confusa l’altra.
“A partire da quello che ho trovato sul treno al Banchetto, Black.” Fece Draco, questa volta senza alcuna traccia di ilarità nella voce quando pronunciò il suo cognome e quella freddezza spaventò per un momento Brylee.
“Bhe, tanto per cominciare mi sono ritrovata da sola nello scompartimento, poi è arrivata Kassandra Jordan e abbiamo iniziato a parlare. Poi ci ha raggiunto Hermione Granger e siamo diventate amiche tutt’e tre. Tu, piuttosto. Che fine avevi fatto? Mi sono preoccupata, sai? Per quanto riguarda il banchetto-“
“Okay. Ferma.” La interruppe lui, senza tralasciare quel tono freddo “Jordan è una purosangue, di questo immagino ne sia consapevole anche tu. Ma quella Granger?”
“Sul serio Draco? Mi stai seriamente facendo un interrogatorio riguardo alle amicizie che mi sono fatta?! Mi ero sbagliata sul tuo conto in queste settimane. Sei proprio uguale a tuo padre, sai?” ribadì sconvolta da quello strano atteggiamento da parte del biondo. A quelle parole Draco sussultò impercettibilmente. “È  una nata babbana, e non sarete di certo tu o tuo padre a impedirmi di essere sua amica! Visto che non sono affatto affari vostri.” continuò sussurrando la prima parte della frase.
“Sei liberissima di fare quello che vuoi, per quanto mi riguarda, Brylee” riprese il biondo “Scusami. Non so cosa mi sia preso...” continuò andandole incontro per abbracciarla. “Ti è preso che tuo padre ti ha posseduto per qualche minuto” rispose la ragazza lasciandosi sfuggire una risatina e ricambiando l’abbraccio del cugino.
“Piuttosto, cos’è successo al banchetto?” le chiese con voce più affettuosa mentre si sedevano su uno dei divani davanti ad uno dei camini.
“Daphne e Pansy hanno iniziato ad attaccarmi verbalmente, a darmi dell’impostora perché quando mi sono presentata ho usato anche il cognome Malfoy, poi è arrivato il Barone, ma non so nemmeno io perché mi abbia soccorso così dal nulla...” raccontò Brylee dopo aver posato la testa sulla spalla del biondo. Rimasero a chiacchierare del più e del meno per un altro paio d’ore, poi Draco tornò a letto e Brylee rimase da sola nella Sala Comune. La ragazzina decise quindi di leggere quella lettera che aveva trovato sul suo comodino.
 
Complimenti! Siamo i prefetti Gemma Farley e Felix Turner e abbiamo il piacere di darti il benvenuto nella nobile casa di Serpeverde. Come avrai capito il nostro simbolo è il serpente, la più saggia delle creature ed i nostri colori sono il verde smeraldo e l’argento. Avrai anche già visto che la nostra Sala Comune si trova nei sotterranei, dietro un’entrata nascosta. Noterai inoltre che le finestre della sala e dell’intero dormitorio danno sulle profondità del Lago Nero, il lago di Hogwarts. Si vede spesso il calamaro gigante scivolare tra le acque, così come tutte le altre fantastiche creature che abitano gli abissi del lago e di tanto in tanto sentirai dei canti provenire proprio da oltre i vetri delle finestre.
A noi prefetti di Serpeverde piace avere la sensazione che il nostro ritrovo abituale sia avvolto da questa sua aura di mistero, come in un relitto in fondo al mare. Ma ci sono alcune cose che devi sapere su noi Serpeverde e altre che dovrai dimenticare, o quanto meno ignorare: sfatiamo prima di tutto, alcuni miti. Potresti aver sentito da qualcuno che noi Serpeverde nutriamo un profondo interesse per le Arti Oscure, che rivolgiamo la parola solo a chi ha in famiglia almeno un mago famoso e altre sciocchezze di questo tipo. Bene, non credere mai a quello che sentirai dalle altre Case. Non stiamo di certo negando il fatto che la nostra Casa abbia sfornato la sua quota di Maghi Oscuri, ma anche le altre Case hanno dato il loro contributo, solo che non lo vogliono ammettere. Ed è vero che per tradizione abbiamo sempre cercato di avere tra noi studenti provenienti da lunghissime ed antichissime generazioni di streghe e maghi, ma al giorno d’oggi tra i Serpeverde puoi trovare molti di noi con almeno un genitore Babbano.
Ora vogliamo svelarti una cosa che non tutti sanno e che le altre Case tendono a mettere in secondo piano: Merlino era un Serpeverde. Sì, esatto, Merlino, il più grande mago di tutti i tempi, ha imparato ciò che sapeva proprio in questa Casa! Quindi come la mettiamo? Vuoi seguire le orme di Merlino? O magari preferiresti sederti alla vecchia scrivania di Eglantine Puffett, illustre ex-Tassorosso inventore del Panno Auto-Saponante? Non crediamo proprio. 
Ma ora basta parlare di ciò che non siamo. Parliamo invece di quello che siamo, ovvero la Casa migliore e più intelligente della scuola. Noi giochiamo per vincere, perché a noi stanno a cuore le tradizioni di Serpeverde. Siamo rispettati dagli altri studenti. Certo, parte di questo rispetto è dovuto a un po’ di timore a causa della nostra “oscura” reputazione, ma sai cosa? Può rivelarsi divertente avere la reputazione di quelli che amano prendersi dei rischi. Fai credere agli altri che puoi avvalerti di un gran numero di maledizioni e vedremo se poi qualcuno osa rubarti l’astuccio o la pergamena nuova!
Ma non siamo persone cattive. Siamo come il nostro simbolo, il serpente: eleganti, potenti e spesso e volentieri incompresi.
Ad esempio, noi Serpeverde sappiamo badare a noi stessi, che non si può dire dei Corvonero. Oltre ad essere il più grande gruppo di secchioni che abbia mai incontrato, quelli di Corvonero sono famosi per scavalcarsi l’un l’altro per ottenere i voti migliori, mentre noi Serpeverde siamo come fratelli. I corridoi di Hogwarts possono nascondere sorprese per gli sprovveduti, e quindi sarai felice di avere i Serpenti che si muovono al tuo fianco quando ti avventurerai per la scuola. Per quanto ci riguarda, quando anche tu sarai diventato un serpente, sarai dei nostri, di quelli dell’élite.
Sai cosa cercava Salazar Serpeverde nei suoi studenti? I semi della grandezza. Siete stati scelti per appartenere a questa casa perché avete le potenzialità per diventare grandi, nel vero senso della parola. Quindi potresti vedere un paio di persone girovagare per la Sala Comune e pensare che non siano destinate a niente di speciale. Bene, tienitelo per te. Se il Cappello Parlante li ha smistati qui, c’è qualcosa di grande in loro, non dimenticarlo.
Se vogliamo invece parlare di persone che non sono destinate alla grandezza, non abbiamo ancora citato i Grifondoro. Molti dicono che Serpeverde e Grifondoro sono due facce della stessa medaglia. Personalmente, noi due, troviamo che i Grifondoro non siano altro che aspiranti Serpeverde. Attenzione però, alcuni dicono che Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro apprezzavano lo stesso tipo di studenti, e quindi siamo forse più simili di quanto si pensi. Ciò non significa comunque che andiamo d’accordo coi Grifondoro. A loro piace batterci un po’ meno di quanto a noi piaccia battere loro.
Ci sono ancora un paio di cose che devi sapere: il fantasma della nostra Casa è il Barone Sanguinario. Se lo prendi per il verso giusto, potrebbe anche accettare di spaventare qualcuno per te. Ma non chiedergli di come si è macchiato di sangue, non piace sentirselo domandare.
Non portare mai nessuno delle altre Case nella nostra Sala Comune e non rivelare loro la parola d’ordine. Nessun estraneo vi è mai entrato da più di settecento anni.
Bene, pensiamo sia tutto per il momento. Siamo sicuri che i nostri dormitori ti piaceranno. Dormiamo in antichi letti a baldacchino con tende in seta verde e copriletti ricamati con filo argentato. Arazzi medievali che raffigurano le avventure dei Serpeverde celebri coprono le pareti e lanterne d’argento pendono dai soffitti. Dormirai bene: di notte è molto rilassante sentire il rumore dell’acqua del lago sbattere dolcemente contro le finestre.
*
 
Brylee rimase a pensare su quanto aveva letto, a rimuginare sulle parole scritte dai prefetti della sua Casa e a giocherellare nervosamente con la figurina di Merlino tra le dita fino a ché non si addormentò su uno dei divani.
Venne svegliata dalla voce profonda del Barone, in piedi accanto al divano su cui si trovava.
“Milady? Sarà meglio che rientriate nella vostra camerata. È quasi ora di colazione” disse con quel suo fare quasi cavalleresco.
“Hm... vi ringrazio Barone. Mi chiedo come mai siate così gentile con me.” Disse timidamente la ragazzina.
“Ecco, vedete, mi ricordate molto vostra madre. Lei sì che mi trattava con rispetto e gentilezza, per gli anni in cui è stata qui ad Hogwarts, mi ha sempre ricordato il mio vecchio amore, ma anche il vostro antenato, Merlino. Eravamo amici, sapete?” rispose il fantasma. Brylee rimase sorpresa nell’apprendere che il fantasma conoscesse sia sua madre che il suo antenato. Si ripromise che avrebbe chiesto maggiori informazioni al Barone una volta tornata al dormitorio quella sera.
 
 
 
*ho ripreso questa lettera da Harry Potter Wiki, ovviamente ne ho modificato le parole ma non il contenuto.
 
 
 
 
 
~Angolo della miseria~
Ehilà! Spero stiate tutti bene! Visto che ho già qualche capitolo pronto ho deciso che inizierò a pubblicare settimanalmente (questo l’avrei dovuto pubblicare ieri, but.)e di non farvi più aspettare eoni tra un capitolo e l’altro. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, compreso il primo -piccolo- litigio tra Draco e Brylee. (e iniziamo anche a scoprire qualcosina in più sul Barone)
Statemi bene e a presto!
(in vista della prossima settimana stavo pensando di aggiornare più volte in una settimana, fatemi sapere che ne pensate!)
Un bacione, Kira!

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Capitolo 7
*** Chapter seven-Strange sensations ***


7. Chapter seven
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Strange sensations
                                                             
 
Nonostante le poche ore di sonno, Brylee si sentiva stranamente riposata, così si diresse silenziosamente nel dormitorio. Arrivata accanto al suo letto, capì dalla meridiana magica illuminata da una tenue luce argentata che mancava poco alle sei. Decise di non stare nemmeno a mettersi a letto e prima di indossare la divisa, pensò non le avrebbe fatto affatto male fare un po’ di riscaldamento e allungamento per i muscoli com’era solita fare all’orfanotrofio. Una volta finito iniziò a indossare la sua nuova divisa con tanto di cravatta dalle strisce verde e argento e mantello dagli alamari argentati e foderato di verde smeraldo.
Mentre indossava attentamente gli indumenti, una strana sensazione si impadronì di lei. Non era ancora abituata ad avere abiti nuovissimi e di ottima qualità e fattura, dato che all’orfanotrofio le erano sempre toccati, soprattutto negli ultimi cinque anni, i vestiti rovinati e consunti delle altre ragazzine che erano state adottate, o che erano state prese dalla Royal Ballet School di Londra, a cui era affiliato il suo orfanotrofio.
Passò una decina di minuti e anche le sue compagne di stanza iniziarono a svegliarsi. Pansy, appena si accorse della rossa seduta sulla cassapanca ai piedi del proprio letto, si ricordò di quello che anche lei la sera prima aveva letto dalla lettera dei prefetti e si sentì un po’ in colpa per come aveva trattato la compagna durante il banchetto. Decise che nel corso della colazione le avrebbe chiesto scusa e avrebbe provato a diventare sua amica.
Dall’altro lato della stanza anche Daphne si svegliò e avvertì subito la presenza della rossa, ed emise uno sbuffo stizzito quando quella le rivolse il buongiorno con un sorriso tranquillo e sereno sulle labbra.
Da quando Brylee aveva fatto il suo ingresso nel mondo della magia, i suoi pasti erano diventati più regolari ed abbondanti. Quella mattina si diresse con calma in Sala Grande, con la speranza di poter incrociare Hermione o Kassandra e anche di poter parlare con loro di quello che era successo dopo il banchetto di benvenuto. Almeno avrebbe avuto qualcuno con cui parlare mentre mangiava, dato che Draco stava molto probabilmente ancora dormendo e che con le sue compagne la sera prima era andata piuttosto male.
Le lunghe tavolate erano già ben apparecchiate e le pietanze per la colazione già pronte per essere servite e consumate dagli studenti. Intravide Hermione, ma stava già in compagnia di altri Griffondoro. Un po’ amareggiata, si accomodò al primo posto un po’ più isolato e mentre si stava risedendo col piatto riempito da un po’ di uova strapazzate, un muffin salato, qualche fungo e del bacon croccante, venne richiamata dalla voce di Pansy Parkinson. Brylee sospirò ruotando gli occhi, per poi voltarsi nella sua direzione e sorriderle educatamente.
“Dimmi tutto, Pansy” disse la rossa mentre si sedeva.
“Mi chiedevo se posso sedere qui con te, Brylee...” disse con fare un po’ timido la mora.
“Certo. A patto che non mi riprenda a parole come ieri sera” rispose con tono freddo Brylee. Quella frase venne seguita da un risolino nervoso da parte della mora, la quale prendeva posto accanto a Brylee.
Stava tranquillamente bevendo del succo di zucca quando Pansy disse una cosa che mai si sarebbe aspettata.
“Riguardo a ieri sera, Brylee... volevo dirti che mi dispiace per come mi sono comportata. Non ho pensato al fatto che avresti potuto avere un motivo per presentarti a quel modo con Daphne.” A sentire quelle parole, a Brylee per poco non andò di traverso il succo. Poi accadde d’improvviso: come se niente fosse e senza fare nulla, Brylee, si ritrovò a vedere proiettati nella sua mente i pensieri della mora. Solo dopo qualche attimo si accorse di starle leggendo la mente e grazie a ciò riuscì a capire che Pansy fosse sincera, e decise di darle una seconda possibilità. Non seppe quanto durò questo tipo di connessione che ebbe con la compagna. Forse qualche secondo, forse un minuto. Nessuna delle due ci fece caso.
“Ti credo, Pansy. E se vuoi, sono pronta a rispondere a tutte le domande che hai da farmi” le rispose Brylee con un sorriso sereno e fissando i suoi occhi grigi in quelli scuri della mora. Passarono il resto della colazione, fino alle 9:45 mentre si dirigevano verso l’aula di pozioni, nei sotterranei, a parlare di loro. “Ho sentito dire che Piton non sia proprio il professore più simpatico della scuola, ma se vai bene nella sua materia e soprattutto hai la fortuna di essere di Serpeverde, come noi modestamente, di cui lui è direttore, c’è la possibilità che non ti schifi completamente.” Disse la mora mentre entravano in classe assieme agli altri compagni del primo anno. Draco, Brylee e Pansy presero posto in uno dei banchi in prima fila. Misero in ordine il materiale che gli sarebbe servito per quell’ora giusto poco prima che il professore facesse il suo ingresso nell’aula. Brylee, girandosi notò Hermione in uno dei banchi poco più dietro assieme ad altri due Grifondoro, gli amici di Draco Tiger, Goyle e Zabini in un banco dietro di loro e Kassandra, tra un Grifondoro e un Corvonero, in un banco accanto.
Una volta giunto alla cattedra, tirò fuori il registro per poter fare l’appello, anche sul registro, notò Brylee, era segnata come Malfoy-Black e al suo nome il professore alzò lo sguardo come a volerla studiare. Era un uomo abbastanza giovane, forse sulla trentina, dalla pelle giallastra, gli occhi neri e freddi e i capelli neri dall’aspetto unto. Indossava una lunga cappa nera con un mantello altrettanto nero. Capitò che facesse un commento sarcastico una volta arrivato a leggere il nome di Harry Potter, provocando dei risolini da parte di alcuni Serpeverde, tra cui Draco.
Finito di fare l’appello chiuse il registro, alzò lo sguardo freddo sulla classe ed iniziò a parlare con la voce quasi sussurrata.
“Non aspettatevi agitamenti insulsi di bacchette in quest’aula. Siete qui per apprendere la fine e delicata arte delle pozioni” nonostante il volume di voce così basso, agli studenti non sfuggì neanche una parola, presi com’erano dal capire come si sarebbe svolto il corso del professor Piton. “Tuttavia, non mi illudo che molti di voi possano comprendere fino in fondo la bellezza di un calderone che ribolle a fuoco lento, i vapori dei suoi contenuti che si innalzano quasi corposi e scintillanti, o la delicatezza dei potenti liquidi che potreste crearvi. Comunque sia, parlando ai pochi privilegiati dal fato alla predisposizione, io vi posso insegnare ad incantare la mente intorpidendone i sensi, ad imbottigliare la fama, a disfare la gloria, la morte addirittura... sempre che non vi riveliate essere una classe di zucche vuote, come mi capita fin troppo spesso.”
Brylee era rimasta a dir poco ammaliata da tutte quelle cose che avrebbe potuto imparare, ma i suoi sogni ad occhi aperti di Maestra indiscussa delle pozioni vennero interrotti dalla sottile e sussurrata voce di Piton. “Eppure, sembra che alcuni di voi siano venuti in questa scuola, con il dominio di abilità così impressionanti da sentirsi talmente completi da non ritenere necessario prestare attenzione” a quelle parole il silenzio che era interrotto solo dal rumore emesso da una piuma sfregata su una pergamena, divenne totale.
“Non avrete problemi se iniziamo con qualche domanda, allora” sentenziò mentre si allontanava dalla cattedra. “Cosa si ottiene se si versa della radice di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia?” di colpo, pur non conoscendone prima la risposta, Brylee tirò su la mano, in contemporanea con Hermione. Non sapeva spiegarsi come, ma la rossa aveva la netta sensazione di conoscere la risposta a quella domanda. Erano le uniche mani alzate in tutta la classe. Consapevole del fatto che Piton non l’avrebbe chiamata, Brylee iniziò a scrivere domanda e risposta sulla sua pergamena.
“Potter, cosa risponderesti?” chiese Piton al ragazzino che scosse la testa in segno di ignoranza a riguardo.
“Peccato” disse rivolgendo uno sguardo gelido alla classe, ignorando bellamente sia Hermione che Brylee. “Riproviamo: dove si dovrebbe guardare se vi venisse chiesto di cercare un bezoar?”
Di nuovo la stessa sensazione di poco prima, e di nuovo la mano di Brylee scattò verso l’aria in contemporanea a quella dell’amica Grifondoro, beccandosi un paio di occhiate interrogative e stranite da parte di Draco e Pansy, in mezzo ai quali era seduta. Di nuovo il professore non prese in considerazione le due sole mani alzate e di nuovo Potter non seppe rispondere, facendo ghignare maliziosamente Draco e i suoi amici dietro di loro.
“E qual è la differenza tra aconito e luparia?” la scena si ripeté per la terza volta, al ché il ragazzino preso dal coraggio, o dalla stupidità pensò Brylee, caratterizzante di Griffondoro rispose per le rime al professore.
“Non lo so signore, ma sembrerebbe che Hermione e una di Serpeverde conoscano la risposta. Perché non chiede a loro?” quindi Piton si voltò nella direzione di Brylee, notando che oltre ad avere la mano alzata aveva la pergamena già segnata da appunti. L’uomo si avvicinò al banco del trio Grifondoro e dopo aver intimato ad Hermione e Brylee di mettere giù la mano, si mise a rispondere alle sue stesse domande.
“Per tua informazione, Potter. Asfodelo e artemisia mischiati insieme creano una pozione soporifera talmente potente da essere conosciuta come Distillato della Morte Vivente. Un Bezoar è una specie di sassolino che si trova all’interno dello stomaco delle capre ed è usato come antidoto contro molti veleni. Aconito e Luparia sono due nomi diversi per la stessa pianta, ed infine, perché nessuno al di fuori di Black ha preso appunti?” a quell’ultima domanda tutti si affrettarono a prendere l’inchiostro con la piuma e a scrivere sulla propria pergamena, Brylee, invece controllò le sue risposte e si stupì nel constatare di aver saputo dare l’esatta soluzione ai tre quesiti di Piton. Si ritrovò ancora più colpita nel sentire Piton averla chiamata col suo cognome di appartenenza e non con quello di adozione. Per colpa dell’audace risposta di Potter, i Grifondoro si videro sottratti via cinque punti. Col proseguire della lezione, Piton assegnò ad ognuno di loro la realizzazione a coppie di un’elementare pozione Curabolle, nel mentre si aggirava per i banchi con il mantello nero che svolazzava leggermente di qua e di là ad ogni suo passo per osservarli mentre pesavano le ortiche secche o sbucciavano le zanne di serpente, criticando quasi tutti tranne la coppia dei cugini Malfoy che sembravano essergli simpatici. Brylee si stupì di tale simpatia nei suoi confronti, mentre Draco sembrava se lo aspettasse. Soprattutto quando Piton fece notare all’intera classe con quale perfezione i due avessero stufato le lumache cornute, facendo così guadagnare cinque punti a Serpeverde. Fu in quel momento che Brylee sentì di appartenere davvero alla Casa di Serpeverde, quando vide gli occhi dei suoi compagni di Casa guardarla quasi con adorazione. E quando incrociò lo sguardo del professore non più freddo e vuoto, ma quasi caldo e con una punta d’orgoglio.
Finita la lezione Piton mancò poco che buttasse fuori dalla classe in malo modo tutti gli altri studenti, chiedendo a Brylee di restare.  Sia la mora che il biondo scambiarono uno sguardo preoccupato con l’interessata.
“So che tra poco avrai un’altra lezione, Black, quindi sarò breve.” Disse non appena l’aula si svuotò del tutto. Quindi Piton andò a posizionarsi dietro la cattedra, tirò fuori qualcosa da uno dei cassetti a lato. E riavvicinandosi a Brylee, glielo porse. Era un pacco avvolto da un panno verde dai ricami viola pervinca. “Questo è il libro di pozioni di tua madre. La conoscevo, Nimue Rhiannon. Anche lei, come te, era portata per pozioni, nonostante sostenesse sempre di non ricordarsi niente a riguardo. Pensava fosse per via della discendenza quasi diretta con Merlino, e sia io che tuo padre eravamo arrivati alla stessa conclusione.” Disse lasciandola di stucco e con la testa ancora più piena di domande riguardo ai suoi genitori e alle sue origini.
La lezione successiva, Storia della Magia, si rivelò essere l’esatto opposto di quello che Brylee, da appassionata di storia quale era, si aspettava. L’insegnante era il professor Rüf, un fantasma. Giravano voci a suo riguardo che dicevano che non si fosse ancora accorto di essere morto: una sera si era addormentato davanti al camino nella sala dei professori e la mattina dopo andò a fare lezione come suo solito, lasciando il corpo sulla poltrona. Parlava con voce monotona, cosa che portava gli occhi degli studenti a chiudersi il più delle volte, ma ognuno fece il possibile per prendere appunti in maniera decente cercando di non fare confusione tra date e nomi riguardanti la Conferenza Internazionale dei maghi del 1289. Brylee trovò l’argomento piuttosto interessante nonostante la voce soporifera del fantasma e riuscì a prendere appunti in maniera piuttosto ordinata e chiara.
Finalmente suonò la campanella ed arrivò l’ora di pranzo e gli studenti del primo anno uscirono dall’aula mezzi addormentati e mezzi rintontiti dall’aver provato a seguire la lezione. Brylee camminava per i corridoi in mezzo a Draco e alla nuova amica Serpeverde, Pansy. Si sedettero a tavola nello stesso ordine, con Tiger, Goyle e Zabini di fronte a loro. La rossa si stava gustando il suo roast- beef con patate arrosto quando notò Draco che le rivolgeva occhiate stranite e piene di curiosità un momento sì e l’altro pure. La ragazzina decise di non indagare e continuare a godersi il pasto, avrebbe parlato col cugino una volta finito, nonostante avesse già una mezza idea di cosa volesse chiederle il biondo. A prendere la parola però fu Pansy.
“Brylee, ho visto che sei stata forse l’unica a prendere degli appunti decenti durante la lezione di Rüf, non è che dopo possiamo copiarli?” chiese la mora anche a nome del trio davanti a loro.
“Certo, nessun problema” rispose Brylee sorridendo al gruppetto.
Draco dal canto suo ribolliva dalla curiosità riguardo a tutta quella conoscenza all’apparenza innata in Brylee durante la lezione di Pozioni, voleva anche sapere perché Piton l’avesse trattenuta in classe a fine lezione ma decise di chiedere spiegazioni alla rossa accanto a lui una volta finito di mangiare. Appena ebbe formulato quel pensiero, sentì Pansy parlare dall’altro lato di Brylee e chiederle anche per i suoi amici seduti davanti a loro gli appunti di Storia della Magia che la cugina aveva preso in maniera comprensibile.
Arrivò l’una e con questa il momento di andare alla lezione di incantesimi, mentre si avviavano alla torre est del terzo piano del castello, trovandosi entrambi su una scala che aveva deciso di muoversi in quell’istante, lasciando indietro gli altri compagni Serpeverde, Draco decise di prendere parola.
“Brylee.” La chiamò per attirarne l’attenzione “Cos’è successo durante la lezione di pozioni? Voglio dire, nemmeno io che ho ricevuto approfondimenti riguardo le varie materie per quasi sei anni lo sapevo...”
Brylee che si aspettava quella domanda dal pranzo se non da prima, si girò verso l’altro e con uno sguardo confuso che le offuscava gli occhi grigi rispose con la voce tremante dall’emozione.
“Non ne ho assolutamente idea, Dra. Mi sono sorpresa da sola. Non avevo la benché minima idea di cosa stessi scrivendo fino a che Piton non ha dato le giuste risposte alle sue stesse domande!” emise una leggera risata cristallina per poi continuare “ma credo che sia di famiglia. Hai presente, sì, quando Piton mi ha chiesto di restare a fine lezione?” attese il cenno d’assenso da parte di Draco per poter andare avanti “Ecco, mi ha consegnato questo” disse, tirando fuori il pacco consegnatole da Piton dalla sua tracolla in pelle in cui teneva pergamene e libri per le lezioni. “Ha detto che apparteneva a mia madre, e a quanto pare anche lei capitavano le stesse cose che sono successe a me, e sia lei che mio padre e Piton hanno trovato risposta a questa cosa nella discendenza di Merlino” finì di spiegare, condividendo sia la confusione che l’eccitazione riguardo a tutto ciò con il cugino.
Intanto erano stati raggiunti dai loro amici ed Hermione e Kassandra avevano subito affiancato la rossa, evitando gli sguardi malevoli del gruppetto di Serpeverde, per parlare delle loro impressioni riguardo alle prime lezioni lì ad Hogwarts.
“Incredibile quanto entrambe sappiamo, nonostante la nostra ignoranza riguardo a questo mondo, vero Herm?”disse Brylee sorridendo divertita all’amica castana, la quale le rispose con un energetico sì con la testa.
Il professor Vitious si rivelò essere un ometto di piccola statura, tanto che per farsi vedere dai suoi studenti dalla cattedra, doveva salire su di una pila di grossi libri posti sulla sedia. Anche ad incantesimi Brylee, grazie alla sua predisposizione alla magia -almeno questo fu quello che pensarono sia lei che Draco- riuscì in maniera a detta anche del professore, impeccabile a riprodurre l’incantesimo accendi-bacchetta, Lumos, e grazie a ciò fece guadagnare altri punti alla sua Casa. Per il momento si sentiva alquanto esaltata da quelle lezioni e non vedeva l’ora di passare alle prossime. Tutto il suo entusiasmo sparì però una volta messo piede dentro l’aula di Difesa contro le Arti Oscure, quando una zaffata di aria carica d’odore di aglio la investì e con lei tutti gli altri studenti del primo anno. Il professore, Raptor, si scusò e giustificò tutta quella presenza di aglio per un suo trascorso con un vampiro avvenuto in Romania e di cui temeva un possibile ritorno. Dopo una lunghissima spiegazione sui Ghoul, per la gioia delle narici di Brylee la campanella infine suonò e al suo suono i ragazzini del primo anno si riversarono nel corridoio, speranzosi di andare a farsi una doccia, per poi andare a studiare prima della cena, e così fece Brylee. Mentre si dirigeva di gran carriera verso la biblioteca, con i libri e gli appunti delle lezioni di quella giornata, andò a sbattere contro le ampie schiene di un paio di Grifondoro che la guardarono storta per non averli notati ma l’aiutarono a tirarsi su in piedi e a recuperare le cose che le erano cadute di mano. Li riconobbe subito: erano Fred e George Weasley. Fred in particolare continuava a guardarla storta. “Come mai in treno non hai detto di essere una Malfoy?” chiese con tono piatto. “I-io... bhe, ecco...” iniziò a balbettare Brylee, che venne soccorsa dall’altro gemello “Avrà avuto i suoi motivi per non dircelo, non credi, Fred?” disse con un tono seccato ma al tempo stesso gentile. Brylee annuì lentamente con il capo fissando negli occhi Fred. Per poi dire con tono altrettanto piatto “Tutti a dire o pensare cosa sia, solo perché sono una Serpeverde, uh? Allora facciamo che voi badate agli affari vostri ed io ai miei, okay?” quindi si strinse i libri al petto e li superò passandoci in mezzo, per poi sentir dire a George “Non ha tutti i torti, sai?” seguito da uno sbuffo da parte dell’altro mentre svogliatamente si incamminavano dietro di lei in quanto anche loro dovevano andare in biblioteca.  Una volta entrata, Brylee cercò un posto abbastanza isolato dove poter riguardare gli appunti presi tra quella mattina e quel pomeriggio. Una volta finito pensò di buttare giù una lista di cose importanti da poter raccontare alla zia, sia su lei che su Draco. Ma trovò più urgente scrivere alla zia riguardo a quella mattina, quindi prese quasi con urgenza piuma e calamaio e scrisse su un foglio di pergamena quanto accaduto, e di quella che le era sembrata una vera e propria sessione di legimanzia. Poco prima di cena corse verso la gufiera e usando il gufo di Draco spedì la lettera a Villa Malfoy, alla zia. 
A cena, davanti ai vassoi colmi di arrosti, verdure grigliate, pesce al cartoccio, patate arrosto e molto altro senza contare i vari dolci, quasi non si accorse della mano pallida che Draco le sventolava davanti agli occhi presa com’era dal fantasticare riguardo ai giorni di scuola dei genitori, ma soprattutto dalla faccenda della lettura della mente di Pansy.
“Black? Tutto bene? Sembra che stia ascoltando un Fwooper, e che impazzirai da un momento all’altro” disse Draco con fare preoccupato dall’aria assente di Brylee, avvicinandosi a lei per farsi sentire solo dalla rossa.
“Hm? Sisi. Tutto bene, Dra. Tranquillo” affermò Brylee una volta riscossasi dai suoi pensieri. “beh, in realtà, non proprio tutto tutto, ecco...” inizio a raccontare al cugino davanti alla sua faccia stranita “ho preso in prestito il tuo gufo per mandare un messaggio alla zia... riguardo una cosa particolare, credo?”
“Cosa intendi dire, Bry?” le chiese il biondo completamente preso da quello che gli stava rivelando la cugina.
“Questa mattina, a colazione, Pansy mi ha raggiunta e mentre mangiavamo mi ha chiesto scusa per come si è comportata con me ieri sera e all’improvviso, non chiedermi come ho fatto, ma era come se i suoi pensieri fossero entrati nella mia mente... penso di averle letto la mente senza accorgermene. Cosa può stare a significare secondo te, Dra?” chiese infine preoccupata la ragazzina, non riuscendo a capire la situazione. Draco capì quasi subito e pensava di sapere cosa fosse sua cugina.
“Non vorrei sbagliarmi, ma credo proprio che tu sia una legilimens... roba da occlumanzia. La mamma è una potente occlumante e penso tu abbia fatto bene a mandarle una lettera, ma temo che fino a che non torniamo a casa, almeno per le vacanze non potrà aiutarti più di tanto.” Sostenne Draco, per poi continuare con un consiglio per la cugina “conosco una persona qui a scuola che penso possa aiutarti con questa cosa...” fece una pausa prima di continuare “Piton. Mi madre ha sempre parlato di come anche lui fosse un ottimo occlumante.” Brylee annuì pensierosa.
“Grazie Dra” disse sorridendogli di cuore “penso di parlarci appena possibile”.
  
 
 
 
 
~Angolo della miseria~
Ed eccoci al primo giorno di lezioni e ad un altro aggiornamento!
Cosa ne pensate? Se vi dovesse sembrare che Brylee sia troppo “overpower” fatemelo sapere con un bel commento :3
Bene! Detto questo, vi saluto che gli altri capitoli aspettano di essere revisionati e corretti.
A presto!
Un bacione, Kira! 

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Capitolo 8
*** Chapter eight-Weasley twins ***


8. Chapter eight
-
Weasley twins
 
Era un tiepido fine settimana di metà Settembre, e Brylee era in biblioteca a riguardare gli appunti delle varie lezioni di quelle prime due settimane, quando le balenò in mente il ricordo della prima lezione di volo, dopo la quale aveva innescato forse il peggiore litigio avuto con Draco.
In quel breve periodo aveva consolidato sempre di più la sua amicizia con Hermione e Kassandra, e dopo i primi attriti, aveva iniziato ad instaurare una gradevole amicizia anche con i gemelli Weasley, ai quali sotto consiglio di Hermione, Brylee aveva chiesto di aiuto con le altre materie che non fossero Pozioni, Trasfigurazione o Incantesimi.
L’enorme stanza era quasi deserta se non per la presenza di alcuni studenti del terzo anno, compresi Fred e George, lei e Akilah, che stava studiando per conto suo in un angolino. Stranamente quella volta Brylee aveva deciso di studiare non nel suo solito angolino accanto alla finestra, ma ad uno dei lunghi tavoli che si trovavano al centro del corridoio tra gli enormi scaffali in noce, anche per poter essere aiutata meglio dai gemelli senza disturbare troppo in biblioteca o venir richiamati dalla bibliotecaria, Madama Pince, una donna molto magra dai capelli neri e gli occhi castani che ricordava vagamente un avvoltoio scarno.
 
Per la prima lezione di volo con Madama Bump si erano ritrovati nel campo di allenamento del castello, e come sempre avevano lezione congiunta con tutti gli altri studenti del primo anno.
In quella lezione avevano imparato ad evocare una scopa, Brylee le aveva riconosciute come delle Comet vecchio modello, come Draco le aveva insegnato quell’estate, dopo che si era trasferita a Villa Malfoy; quando tutti erano riusciti nel compito, avrebbero dovuto imparare a montare una scopa, quando ad un certo punto un ragazzino di Grifondoro, Neville, aveva perso il controllo della scopa e aveva iniziato a volare in giro per tutto il cortile senza riuscire a fermarsi o ad atterrare, per poi finire a terra, rompendosi un polso. Quando l’insegnante lo dovette portare in infermeria, li ammonì mentre si allontanava con Paciock, “Il primo che se ne va per aria quando tornerò sarà espulso da questa scuola, anche prima che riesca solo a pensare alla parola Quidditch”.
Appena la professoressa si era allontanata, Draco in piedi affianco a Brylee aveva notato per terra una ricordella, appartenente al ragazzino infortunato. Dopo aver commentato, in maniera non troppo simpatica per i gusti di Brylee, che se avesse tenuto tra le mani quella sfera di vetro si sarebbe ricordato di “atterrare sul suo sederone”, iniziò a lanciarla in aria per riprenderla al volo mentre ridacchiava assieme ad altri Serpeverde, Brylee si era limitata ad alzare gli occhi al cielo e a pensare quanto sapesse essere immaturo e strafottente il cugino. A quel punto era intervenuto un altro ragazzino di Grifondoro, Potter, intimandogli di restituire l’oggetto, ma Draco, dopo aver scoccato un’occhiataccia al moro e una maliziosa a Brylee, mimandole con le labbra un “Sta a vedere, Black!”, rispose all’altro ragazzino mentre spiccava il volo con la scopa “ho intenzione di metterla dove quel pancione dovrà andare a prendersela”. Potter lo seguì nonostante i rimproveri da parte di Hermione sul fatto che l’insegnante avesse espressamente minacciato i ragazzini nel caso avessero volato senza la sua supervisione. Ma lui non le aveva dato ascolto e con le sopracciglia aggrottate aveva raggiunto Draco che si trovava ad una trentina di metri da terra, mentre continuava a giocherellare con la ricordella. Brylee aveva capito che in un certo senso Draco volesse attirare l’attenzione di Potter su di sé, non si era ancora dato per vinto nel diventare suo amico, del resto erano ancora alla prima settimana di scuola.
Tutti gli studenti della classe si erano ritrovati ad osservare la scena dal basso e Brylee aveva quasi cacciato un urlo quando Potter si era fiondato sul biondo per disarcionarlo dalla scopa, poi aveva visto Draco alzare il braccio e lanciare lontano, verso una delle torri del castello la sfera di vetro, inseguita a velocità fenomenale dal moro Grifondoro che la afferrò subito prima di schiantarsi contro una finestra.
Appena era atterrato, Potter, era stato acclamato e applaudito da molti dei ragazzini del primo anno ed in una piccola parte anche da Brylee, quando arrivò la professoressa di Trasfigurazione, la McGranitt che richiamò il ragazzino Grifondoro perché la seguisse all’interno del castello.
Il venerdì, nella pausa dopo pranzo Hermione aveva confermato a Brylee le voci che correvano riguardo a Potter come Cercatore, il più giovane del secolo a quanto si diceva per i corridoi, della squadra di Grifondoro, la rossa aveva trovato cortese congratularsi con l’amico della bruna, sua cara amica, quindi a lezione di incantesimi, poco prima che il professore iniziasse a spiegare come effettuare l’incantesimo di levitazione, Brylee si era congratulata con il giovane Grifondoro.
“Congratulazioni Potter, per il ruolo di cacciatore!”aveva esordito Brylee tendendogli la mano con un sorriso e gli occhi fissi in quelli verdi di lui.
Draco e i suoi amici, seguiti a ruota da Pansy e Daphne erano entrati  in classe nello stesso momento in cui Potter stava ricambiando la stretta di mano di Brylee a dir poco sorpreso dal suo comportamento, con accanto una raggiante Hermione che annuiva in direzione dei due, sotto lo sguardo sbigottito di molti ragazzini del loro corso. Quando poi la rossa stava andando a sistemarsi al suo solito posto accanto a Draco, aveva notato che il posto era appena stato occupato da un’altra Serpeverde, Daphne, che solitamente sedeva accanto a Blaise Zabini durante le lezioni di Vitious. Con gli occhi sgranati lei aveva portato lo sguardo dalle pagliuzze ametista in quello grigio ghiaccio del cugino che ricambiò con uno sguardo indifferente e spietato, ma anche deluso e ferito. Brylee si era sentita crollare il pavimento sotto i piedi e rimase immobile al centro della stanza, estraniandosi dal resto della classe, senza più sentire le risatine maligne o i commenti smaliziati dei suoi compagni di Casa. Era stata riscossa dalla voce del professore che la stava chiamando da un paio di minuti buoni, invitandola a prendere posto all’unico banco ancora libero, per sua fortuna questo era accanto a Kassandra che le aveva sorriso allegra nella sua divisa di Tassorosso. Anche durante quella lezione, era stata l’unica a riuscire nel portare a buon termine l’incantesimo subito dopo Hermione, cosa che le aveva fatto guadagnare altri dieci punti. Ma la cosa non aveva aiutato a risollevarle il morale.
Durante la pausa del pomeriggio Brylee aveva provato ad avvicinare il cugino per parlare di quell’improvvisa e spiacevole situazione, ma veniva sempre bloccata da Tiger e Goyle tanto grossi quanto stupidi, per non parlare di Pansy e Daphne che avevano deciso di renderle la vita in camerata, e non solo, insopportabile. L’unica che sembrava non volerne sapere niente era l’altra sua compagna di camerata, Akilah, una mezzosangue arabo-inglese, anche lei poco considerata dagli altri Serpeverde. Non aveva nemmeno avuto il tempo di pensare di andare a parlare col professor Piton riguardo alla sua situazione.
 
Mentre ripensava alle vicende dei giorni passati, o alla meschinità inaspettata del cugino, Brylee sentì che stava per iniziare a piangere, quindi a capo chino si alzò e si diresse verso l’uscita della biblioteca, alla ricerca di un angolino isolato dove poter piangere silenziosamente senza farsi vedere da nessuno. Attraversò la galleria delle armature e si nascose dietro una di queste, seduta in terra con le ginocchia al petto e la testa nascosta tra di esse. Quando si calmò, si assicurò di non avere più lacrime sul viso o il naso rosso e tornò in biblioteca, come se niente fosse accaduto.
Appena rientrò, tuttavia, Fred de George notarono i suoi occhi gonfi mentre lei riprendeva posto poco più avanti rispetto a dove erano seduti loro. I due si guardarono preoccupati per la ragazzina e le si avvicinarono. Brylee non li notò, troppo impegnata a mantenere il controllo dei suoi pensieri, solo quando sentì due grandi mani posarsi su entrambe le spalle minute spaventata alzò la testa per vedere che si trattava dei due gemelli Weasley. “Ehi, Malfoy!” disse Fred, alla sua destra con un mezzo sorriso ed una luce calda negli occhi, che quasi nascondeva quella maliziosa e furba che gli animava lo sguardo di solito, al sentire quel nome la ragazzina scoccò un’occhiata di fuoco al ragazzo accanto a lei. “Non chiamarmi così, mi chiamo Black, non Malfoy” sibilò tra i denti.
“Cosa c’è che non va?” chiese preoccupato  ma con tono gentile George, alla sua sinistra. Brylee scosse la testa davanti ai due, non aveva assolutamente voglia di parlare dei suoi problemi.
“Per favore. Voglio stare da sola, se non vi dispiace” sussurrò con la voce ancora tremante dal pianto. Ma i gemelli non ci stettero, non sopportavano vedere altre persone tristi o giù di morale, quindi dopo essersi scambiati uno sguardo complice la alzarono di peso, se la caricarono sulle spalle e ignorando le lamentele della Serpeverde, la portarono fuori in cortile. Non appena Brylee sentì di nuovo il suolo sotto le punte dei piedi provò a sfrecciare di nuovo all’interno del castello, ma i due, abituati ai bolidi delle partite di Quidditch, la afferrarono un polso per uno. “Oh, avanti! Non posso lasciare i miei libri e i miei appunti abbandonati in biblioteca, alla mercé di tutti!” esclamò Brylee.
“Non sei un po’ troppo secchiona per essere una Serpeverde, Black?” le chiese quasi con fare sospetto Fred, con una nota di ilarità nella voce. “Non penso ti riguardi, Fred. Visto che fino a due settimane fa sembrava quasi ti desse sui nervi, il fatto che io sia una Serpeverde” ribatté la rosso scura. In quel momento che si trovava all’aria aperta stava iniziando a sentirsi meglio e più spensierata.
“Lui è Fr- aspetta! Tu, riesci a riconoscerci?!”chiese sbalordito George, che stava intervenendo in automatico per correggere la ragazzina, per tutte le volte che a scuola li avevano scambiati. “Come?” gli fece eco Fred anche lui non poco sconvolto. Brylee sorrise furba mentre si sedeva sul bordo della fontana al centro del cortile.
“Bhe, trovo sia abbastanza semplice.” Iniziò scrollando le spalle “Basta saper osservare... ad esempio, tu George, sei di pochissimo, probabilmente meno di un paio di millimetri, più alto di Fred che a sua volta ha uno sguardo più malizioso rispetto al tuo, che sembra essere più... come dire, caldo... gentile... e molto probabilmente avete anche dei caratteri abbastanza diversi, ma non vi conosco ancora abbastanza bene per poterlo dire con ceretezza” disse con un leggero sorriso guardandoli negli occhi mentre si rivolgeva prima ad uno e poi all’altro. Effettivamente le erano stati molto d’aiuto gli anni all’orfanotrofio, dove aveva dovuto convivere per anni anche con diverse gemelle finite in quell’istituto. Vedendo che le bocche dei due continuavano a chiudersi e aprirsi senza far uscire alcun suono, Brylee scoppiò a ridere per le smorfie buffe che stavano andando a crearsi sui volti dei due. “Se non chiudete la bocca, temo che finirete per mangiare dei moscerini come minimo” continuò tra le risate. Sentendola ridere in maniera così spensierata i due si ripresero e un sorriso ampio spuntò sul volto di entrambi.
“Ora che abbiamo rotto un po’ il ghiaccio, ti va di dirci perché hai pianto prima, quando sei uscita dalla biblioteca?” le chiese Fred.
Brylee non sapeva se parlarne con i gemelli, ma fino a quel momento erano stati gli unici in tutta Hogwarts ad aver dato segno di interesse nei suoi confronti a riguardo. Annuì, più a se stessa che per rispondere alla domanda di Fred e prese un profondo respiro prima di aprire bocca. “Forse... è meglio se parto dall’inizio...” disse iniziando a giocherellare con il ciondolo dei suoi genitori. “Questa è una cosa che sanno solo Draco ed i suoi genitori al momento...” iniziò, pensando a come sarebbe potuta andare se lui si sarebbe ‘lasciato sfuggire’ con i suoi amici la verità sul suo passato; non che se ne vergognasse, ma sapeva che soprattutto le sue compagne ne avrebbero approfittato per infierire ancora di più nei suoi confronti; “Sono cresciuta in un orfanotrofio babbano, affiliato alla Royal Ballet Academy di Londra fino a quest’estate, quando la madre di Draco è venuta a prendermi per adottarmi e portarmi alla villa di famiglia.” Iniziò dopo essersi soffermata per qualche istante con lo sguardo in quello dei due rossi davanti a lei  “Una volta arrivata lì sono venuta a conoscenza delle mie origini e dei miei poteri, anche se penso di averlo saputo sin dall’età di sei anni...” ridacchiò al ricordo dell’incidente con Lizzy; “Narcissa mi ha detto che sono la figlia di un suo cugino, e che Draco è una specie di cugino per me, ed ho scoperto che i miei genitori molto probabilmente sono stati uccisi dai Mangiamorte” Brylee sentì dei brividi scorrerle lungo la schiena al ricordo della lettera della madre e strinse forte nella sua mano il ciondolo come per darsi forza per continuare a parlare; notò che alle sue ultime parole i due ragazzi accanto a lei avevano sussultato leggermente. “Nel mese che sono stata a villa Malfoy, ho pensato che sarei andata d’accordo con Draco, ma da quando siamo arrivati a scuola non fa altro che a comportarsi in maniera meschina, soprattutto da quando mi sono congratulata con Potter per essere diventato cercatore della squadra di Quidditch della sua... della vostra Casa...” si fermò un attimo per buttare giù quel nodo che le si era creato alla gola. “Ed è per questo motivo che passo la maggior parte del mio tempo libero in biblioteca... voglio dire, sì, mi piace studiare tutte queste cose, e sì, il Cappello Parlante ha accennato al fatto che sarei potuta essere un ottimo acquisto per tutte le case, compresa Corvonero, ma ciò non vuol dire che noi Serpeverde siamo un branco di stupidi, Fred”. Il ragazzo ridacchiò alla frecciatina della ragazzina accanto a lui.
“Cosa ti hanno fatto?” chiese George preoccupato per quella ragazzina che di Serpeverde aveva solo l’ambizione e la furbizia a suo parere. Brylee rispose dopo un’alzata di spalle “Le solite cose da bullettini, gavettoni d’acqua fredda appena uscita dalla doccia, spintoni giù per le scale mentre sto entrando in Sala Comune, mi impediscono di parlare con mio cugino in ogni modo possibile... ma ormai ci ho fatto il callo, dopo gli undici anni passati all’orfanotrofio, di cui cinque passati quasi sempre a fasciarmi le punte dei piedi per la perfidia delle bambine dell’orfanotrofio che mi mettevano pezzi di vetro nelle scarpette da ballo” finì con un sorriso mesto, per poi riprendere con voce tremante “ma quello che più mi ferisce è Draco. Mi aveva fatto credere di essere una persona diversa, mi aveva fatto sentire speciale quando in undici anni nessuno l’aveva fatto... mi aveva fatto crede di essere il mio migliore amico...” non riuscì a continuare perché al solo dover buttare fuori tutto quello che aveva dentro temeva di scoppiare come era capitato quando aveva sei anni, con Lizzy e quel piccolo segreto voleva tenerselo per sé, senza condividerlo coi due ragazzi dai capelli rosso fiamma.
“Ehi... sappiamo che quando piangi ti nascondi perché vuoi apparire forte davanti agli altri, ma con noi non c’è bisogno di comportarsi così da dura” le disse George mentre le scostava dal volto una ciocca di capelli rosso mogano per posizionarla dietro l’orecchio. “George ha ragione, Black, non devi abbatterti così per delle persone come quelle. Dimostra loro di essere migliore, di non essere al loro livello!” disse Fred prima di scompigliarle ed arruffarle i capelli con la mano. “Non farti condizionare così dal loro atteggiamento infantile” gli fece eco George con un tenero sorriso sulle labbra. “Ascolta Brylee, non importa quanto il tuo percorso qui ad Hogwarts possa essere duro o tortuoso, tu pensa solo a fare del tuo meglio; ci sono tante cose che non potrai evitare, ma finché saremo a scuola anche noi, puoi contare su di noi e se vuoi possiamo iniziare anche adesso, con uno bello scherzo a tuo cugino, che ne dici?” propose sornione Fred; era la prima volta da quando avevano iniziato a parlarsi che la chiamava per nome.
Brylee sorrise grata del fatto di aver trovato due persone come loro due, disposti anche a far esplodere la scuola pur di vederla sorridere. “Vi ringrazio ragazzi per il pensiero e per... avermi ascoltata, ma se possibile preferirei riuscire a parlare civilmente con Draco per chiarire una volta per tutte questa cosa.
 
Quello che però Brylee non sapeva o non aveva notato, era che Draco, nonostante davanti agli altri Serpeverde mantenesse un atteggiamento indifferente nei suoi confronti, di nascosto quando ne aveva l’occasione aveva seguito ogni movimento o comportamento della cugina stando molto attento a non farsi vedere dalla rossa o dai suoi nuovi amici, del resto era abituato a svignarsela nel parco della villa fin da quando era bambino. E anche in quel giorno di metà settembre l’aveva seguita in biblioteca, rimanendo nascosto da alcuni scaffali poco distante dal tavolo su cui stava studiando Brylee. Quando poi ad un certo punto l’aveva vista dirigersi fuori da quel posto, e aveva deciso di seguirla fino a che non si erano trovati nella Galleria delle Armature. Lì l’aveva vista lasciarsi scivolare dietro ad una delle grandi armature, con la testa nascosta tra le ginocchia. Lui si era nascosto dietro un’altra armatura poco distante e quando l’aveva sentita provare a trattenere i singhiozzi senza successo, il biondo aveva quasi sentito un tuffo al cuore. Non sapeva cosa gli era preso quel venerdì in cui l’aveva vista scambiarsi una stretta di mano con Potter, ma sapeva che avrebbe dovuto mantenere quella facciata di distacco e meschinità con lei ancora per un po’; dopotutto, lei era riuscita lì dove lui al suo primo tentativo sul treno aveva fallito, con il moro. Se ne stava lì, nascosto da quell’armatura a pochi metri dalla rossa, a rimuginare sul suo comportamento nei confronti di Brylee che nemmeno si era accorto che lei fosse tornata in biblioteca. Quando si era risvegliato dai suoi pensieri e aveva deciso di tornare indietro anche lui, aveva sentito la rossa lamentarsi con qualcuno, quindi si era affacciato sul corridoio su cui dava la biblioteca e aveva visto sparire due armadi dalla testa rosso fiamma che portavano sulle spalle una figura minuta dai capelli rosso mogano; aveva deciso di seguirli. Aveva capito subito che si trattava dei gemelli Weasley e per quanto potesse fare lo spaccone con loro fratello minore, amico di Potter, non aveva voglia mettersi a discutere con quei due così robusti. Li aveva seguiti fino al cortile interno del castello, dove aveva visto Brylee provare ad allontanarsi da lì, fallendo. Aveva ascoltato tutto quello che si erano detti i tre, nascosto dietro al muretto del porticato che circondava lo spiazzo. Si sentiva geloso della confidenza che la rossa stava dando a quei due, Draco sapeva che se avesse continuato così, Brylee, si sarebbe trovata come amici solo mezzosangue, sanguemarcio come la Granger e traditori del loro sangue come i Weasley, cosa che aveva sentito dal padre fino a quell’anno.
Aveva deciso che quella sera le avrebbe dato appuntamento  in sala Comune per chiarire la cosa una volta per tutte.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
~Angolo della miseria~
Vi presento il primo pietoso litigio tra Brylee e Draco.
Riusciranno i nostri eroi a chiarirsi e tornare amici come prima?
So che rispetto agli altri capitoli questo è un po’ più corto (solitamente sono una media di sette/otto pagine), but, here u go ;). Facciamolo passare come ‘capitolo di passaggio’, dai! Spero vi sia piaciuto ^^
Come sempre per qualsiasi critica, costruttiva sarebbe meglio, o opinione personale, fatemelo sapere! Ci vediamo al prossimo capitolo! Riuscirà Brylee a chiarire con Draco secondo voi?
Bene! Per ora è tutto! Passo e chiudo,
un bacione, Kira! 

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Capitolo 9
*** Chapter Nine- Prophetia Merlini ***


9. Chapter nine
-
Prophetia Merlini
 

Quando il pomeriggio di quella domenica di metà settembre Brylee, dopo aver passato la maggior parte della mattinata con Hermione, i gemelli e Akilah, si diresse in Sala Comune dopo pranzo, la trovò deserta se non per un gufo reale appollaiato sullo schienale del divanetto su cui avevano chiacchierato lei e Draco la prima notte ad Hogwarts. “Rigel! che ci fai qui?” chiese al rapace, mentre gli si avvicinava. Notò che alla zampa aveva legato un piccolo rotolo di pergamena pregiata.
 
Troviamoci qui dopo mezzanotte, devo parlarti.
-D.L.M.
 
La cena, dopo un pomeriggio passato con le testa fra le nuvole, chiedendosi come Draco volesse sistemare la cosa, Brylee l’aveva passata accanto ad Akilah e lanciando continue occhiate in direzione del cugino, il quale sembrava accorgersi dello sguardo della cugina sulla sua figura ma al tempo stesso sembrava sforzarsi a non guardarla.
A mezzanotte, Brylee si trovava già in sala Comune davanti ad un camino, avvolta nella sua vestaglia grigio chiaro, che aspettava impaziente il cugino.
“Non pensavo ti saresti fatta viva” esordì Draco, alle sue spalle quando raggiunse la Sala Comune. “Si può sapere cosa ti è preso da due settimane a questa parte, Draco?” gli chiese diretta la rossa girandosi nella sua direzione e puntando i suoi occhi in quelli del cugino.
“M-mi dispiace...”
“Non ti credo Draco. Se ti fosse dispiaciuto, non avresti lasciato che Tiger, Goyle, Pansy o Daphne mi facessero quello che mi hanno fatto per due dannate settimane. Credevo fossi il mio migliore amico, o che potessi esserlo, ma a quanto pare sono stata una stupida a pensarlo”
“Hai ragione, Black. Sei stata una stupida. Avresti dovuto aspettartelo. Credevi che un mese passato a casa ti avrebbe resa la sorella che non ho mai avuto o la mia migliore amica? Pff. Pensavo che almeno questo l’avessi imparato in quel postaccio babbano!” attaccò Draco preso dal fastidio che sentì allo stomaco alle parole della cugina.
“Attento, Malfoy, non testare troppo la mia pazienza...” lo ammonì Brylee sentendosi prudere le mani.
“Sai, pensavo di dirlo a mio padre...” continuò il biondo alzando il mento
“E cosa, sentiamo? Delle mie amicizie? Accomodati pure! O vuoi aggiungere anche qualcos’altro?”
“Non arriverei a tanto, lo sai” sussurrò il ragazzino davanti a lei
“No! Non lo so. Non lo so più!” esclamò a voce troppo alta la rossa mentre contro il suo volere calde lacrime iniziavano a rigarle il viso, ma continuò “Sai cosa mi dicono quasi sempre quando sto con loro?” continuò riferendosi ai suoi amici Grifondoro “Che sei solo un ragazzino viziato che fa il bulletto perché si sente superiore a chiunque perché è solo! Ma io, stupida, continuo a dire che non è così. Che tu sai anche essere dolce e comprensivo!” continuò fissandolo negli occhi grigio ghiaccio questa volta con tono un po’ più fermo. “E poi non vedo dove sia il problema nelle mie amicizie. Non posso essere sia amica loro che vostra?” chiese infine Brylee.
“Desidero solo non averti mai conosciuto. Mi sarei risparmiata tutto questo, almeno” sbuffò Brylee mentre si lasciava cadere a peso morto sul divanetto dietro di lei. “Non lo intendi davvero. Lo so, Brylee” dichiarò il biondo imitandola e sedendosi accanto a lei. La ragazzina soffocò una risatina mentre si accomodava meglio su un fianco per poter fronteggiare l’amico “Può darsi, Malfoy...” lo rimbeccò maliziosa per poi lasciare uscire la sua leggera risata allegra e cristallina. “Piuttosto. Mi vuoi spiegare il motivo di tutto questo?” tornò all’attacco grevemente pur mantenendo dolce il tono di voce.
“È che e-ero, no. Sono invidioso. I miei genitori mi hanno sempre fatto sentire così speciale da farmi credere che avrei potuto fare qualsiasi cosa volessi e fin da piccolo ho pensato che a scuola sarei stato ammirato più di chiunque altro...” Brylee non aveva mai visto il biondo così fragile, aveva un’irrefrenabile voglia di abbracciarlo, ma si limitò a posare una mano su quelle pallide e magre di Draco, che da quando aveva iniziato a parlare se le torceva. “Ma poi in treno ho saputo di Potter e penso di aver voluto la sua amicizia più di chiunque altro, ma aveva già conosciuto quel Weasley... con tutto ciò, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato dopo la prima lezione di volo, quando è stato nominato cercatore della sua squadra di Quidditch. I-io credevo di superarlo almeno in quello. Voglio dire, volo da quando avevo tre anni, ed ecco che arriva lui, ‘il bambino che è sopravvissuto’ che ha vissuto tutta la sua vita senza sapere niente di ciò che fosse e si rivela essere un fenomeno anche in quello. Per non parlare di quando ad incantesimi ho visto te congratularti con lui. E-e lì non so che mi è preso. Ero invidioso anche di te, che eri riuscita a conquistarti una possibilità di fare amicizia con lui mentre io no; e Blaise mi ha suggerito di vendicarmi un po’ anche su di te, scusami. Scusami tanto. Fosse stato per una parte di me, avrei provato a chiarire il tutto quella sera stessa, ma l’altra dava ragione a Blaise e mi son lasciato trascinare dall’invidia” Brylee notò che il ragazzino davanti a lei aveva gli occhi insolitamente lucidi e leggermente arrossati; gli si gettò al collo d’impulso. “Mi dispiace tantissimo, Dra... se l’avessi saputo, ci avrei pensato non due, dieci volte prima di fare così.”Il biondo non disse nulla, si limitò solo a stringere tra le braccia il busto minuto della cugina. “Hai passato troppo tempo con quei Weasley...” brontolò Draco schiettamente “puzzi di cannella” continuò, generando un’altra risatina da parte della rossa.
La mattina dopo, Brylee ignorando bellamente i commenti di Daphne e Pansy ancora ignare della tregua di quella situazione, scese in sala Grande di buon umore; mentre faceva colazione tirò fuori dalla tracolla in pelle una pergamena, la penna di sparviero e il calamaio e scrisse alla zia dopo due settimane di silenzio.
 
Cara zia, scusami se non ti ho scritto la scorsa settimana. Qui a scuola va abbastanza bene, ho scoperto di essere particolarmente portata per Pozioni, Incantesimi e Trasfigurazione, cosa che mi fa sempre guadagnare punti. Per quanto riguarda Draco, anche lui va abbastanza bene un po’ in tutte le materie... c’è stata un’incomprensione che è durata circa due settimane, ma siamo riusciti a chiarire. In queste due settimane non mi è più accaduto nulla di simile come quella volta con Pansy Parkinson e non ho ancora avuto modo di parlarne col professor Piton, come mi ha consigliato anche Draco quando gliene ho parlato.
Non so come tu o Lucius lo zio possiate prendere questa cosa, ma sono amica di alcuni Grifondoro tra cui anche una strega molto brava, quasi quanto me, che purtroppo però è di origini babbane. Se posso essere completamente sincera con te, zia, non mi interessa dello stato di sangue di una persona. Se qualcuno è gentile e rispettoso lo è indistintamente dalle sue origini, così come per il contrario. Non tutti i mezzosangue o i nati babbani sono spazzatura. So che è difficile per voi capire una cosa del genere ma è quello che penso e non credo che qualcuno possa farmi cambiare idea a riguardo. Prometto che settimana prossima ti manderò un’altra lettera, sperando anche di aggiornarti in meglio sui miei progressi riguardo alla legimanzia, pensavo di fare qualche ricerca a scuola.
- B.A.B.

 
Nel piccolo spazio di tempo che aveva tra la fine della colazione e l’inizio della prima lezione del lunedì, Pozioni, attraversò di corsa i corridoi e il cortile fino alla gufiera per mandare Rigel alla Villa, dalla zia.
A pozioni, Brylee si risedette dopo due settimane accanto al cugino, cosa che lasciò spiazzati molti Serpeverde del primo anno. Anche Piton parve accorgersi della riappacificazione dei cugini Malfoy ma quando li dovette dividere in coppie per realizzare una pozione soporifera, li tenne comunque separati cosa che li portò quasi a protestare; così Brylee era stata mandata accanto ad Akilah e Draco fu messo in coppia con Blaise. Entrambi erano riusciti a riprodurne una molto simile a quella del professore e guadagnarono dieci punti a testa per la loro riuscita.
Mentre tutti i suoi compagni si dirigevano verso l’aula di Storia della Magia, Brylee si trattenne nell’aula di Pozioni; quando Piton se ne accorse le rivolse la parola con la sua voce sussurrata “Black. Cosa ci fai ancora qui?” chiese puntando i suoi occhi neri sulla figura della rossa. “Mi chiedevo se poteva aiutarmi con una data situazione, professore...” annunciò lei guardandolo fisso negli occhi, per poi raccontargli dell’accaduto di due settimane prima. “Ho già fatto sapere la cosa a mia zia, professore, ma visto che non potrò vederla fino alle vacanze Natalizie, ho pensato di rivolgermi a lei” concluse la giovane. “Hai pensato bene, Black. Ma visto che se no arriverai tardi alla tua lezione di storia della Magia, al momento l’unica cosa che posso fare è darti appuntamento questo pomeriggio nel mio ufficio” sentenziò il professore mentre le porgeva un foglietto riportante un orario e delle indicazioni scritte poco prima con grafia elegante.
Quando dopo pranzo Brylee si diresse a passo spedito con un ampio sorriso sulle labbra verso l’aula del professor Rüf, dove, nonostante fosse arrivata un po’ in ritardo trovò il posto accanto a Draco tenutole libero da lui; rivolse un allegro sorriso di gratitudine al cugino mentre si avviava al posto sotto lo sguardo sbigottito di Daphne, costretta a tornare a sedersi accanto a Blaise. Quando uscirono dall’aula, alcuni studenti del primo anno erano ancora mezzo addormentati, non ancora abituati alla voce monotona del fantasma.
Dopo un’altra nauseante ora passata ad impregnare le proprie divise di aglio mentre imparavano i vari metodi per curare il morso di un licantropo, Brylee lasciò un biglietto sul banco di Draco avvertendolo della sua futura assenza durante il pomeriggio e si precipitò nei sotterranei verso l’ufficio di Piton, non dopo essere passata per il suo dormitorio ed essersi fatta una doccia per lavare via la puzza d’aglio, come tutte le volte dopo le lezioni del professor Raptor. Tuttavia la ragazzina non aveva idea di dove si potesse trovare la stanza quindi controllò di nuovo il bigliettino che il professore le aveva consegnato quella mattina. “15.30, usare Revelio contro la parete dietro la cattedra. Se sei abbastanza potente dovrebbe risultati semplice” recitava, dunque la ragazzina si avvicinò alla parete sita dietro la cattedra dell’aula di Pozioni, tirò fuori la sua bacchetta dalla tasca interna della divisa, si concentrò e un po’ nervosa recitò l’incantesimo, imparato giusto la settimana prima; quando ebbe fatto, davanti ai suoi occhi si presentò una stanza dall’aspetto cupo dovuto alla poca illuminazione e dagli scaffali pieni di barattoli di vetro in cui galleggiavano sulla superficie di pozioni colorate residui di animali e piante, cosa che sarebbe potuta risultare rivoltante ad alcuni ma non a Brylee, amante delle Pozioni com’era. Era presente anche un caminetto e una grande credenza in legno di ciliegio in cui erano riposte scorte di ingredienti per pozioni. Con la fronte leggermente imperlata di sudore, Brylee mosse qualche passo all’interno della stanza per poi sentire la parete dietro di lei ricomparire. “Professore?” chiamò con voce decisa, nonostante l’ansia e l’eccitazione per cosa avrebbe potuto scoprire di lì a poco. Alla voce della sua studentessa, Piton fece capolino da dietro la credenza delle sue scorte personali, invitandola ad accomodarsi su una delle sedie imbottite poste davanti ad un tavolo molto simile alla cattedra presente nell’aula di Pozioni ma leggermente più piccolo e visibilmente più antico. Una volta accomodatasi, Brylee attese che anche il professore si sedesse e aspettò che parlasse.
“Ho riflettuto su quanto mi hai raccontato, Black.” Esordì il professore, fissandola da dietro le mani intrecciate posizionate sotto al naso. “Ho ritenuto giusto dover informare anche il preside, e sembra che la tua capacità sia quasi fuori dal comune. Non tutti riescono in questa magia senza bacchetta, ma con un po’ di pratica saresti perfettamente in grado di leggere e forse manipolare la mente di qualsiasi persona.” Finì attendendo una risposta da parte dell’alunna.
“N-non capisco, professore... mi sta dicendo che non può aiutarmi?” chiese confusa Brylee
“Si fosse trattato di occlumanzia, avrei potuto farlo, ma trattandosi di legimanzia temo dovrai aspettare le vacanze di Natale per poter affrontare l’argomento con tua zia, Black. Tutto quello che posso fare è consigliarti di fare ricerche in biblioteca a riguardo.
Affranta da quanto non scoperto circa la sua abilità, Brylee si diresse verso la biblioteca quasi strusciando i piedi per terra, per poi incontrare Akilah, la quale non appena la vide così abbattuta le andò incontro preoccupata. Nelle scorse due settimane si erano avvicinate parecchio le due. Brylee sapeva della passione spropositata dell’altra per il Quidditch e in un certo senso aveva contagiato anche lei; insieme non mancavano mai un’amichevole di qualsiasi Casa e fu lì che Brylee scoprì che i gemelli erano i battitori di Grifondoro.
“Brylee! Cos’è successo? Ancora tuo cugino? Pensavo aveste fatto pace!” la sommerse di domande non appena la raggiunse. Ma Brylee si limitò a sorriderle mestamente per dissipare le sue preoccupazioni. “Tranquilla Akilah, nessun problema con Draco. Devo fare delle ricerche in biblioteca e sono solo un po’ stanca” disse la rossa. “Oh, capisco. Ti accompagno. Volevo cercare qualcosa sulla manutenzione delle scope da corsa, tanto” si propose l’araba.
Ormai era passato quasi un mese e Brylee aveva cercato in ogni angolo della biblioteca per scoprire qualcosa sulla legimanzia, quando una sera ne parlò col Barone sanguinario, che le disse dell’esistenza di un volume a riguardo, tenuto nell’irraggiungibile Reparto Proibito della biblioteca; alle parole del fantasma, Brylee si illuminò e i giorni successivi tormentò Fred e George perché le prestassero il loro  libro di testo di Pozioni per preparare un Intruglio Confondente. I due dopo infinite richieste e tartassamenti da parte della ragazzina a cui ormai si erano affezionati, cedettero dopo un paio di giorni quando lei ammise di volerlo usare su Gazza, il custode della scuola, facendo passare la cosa ai due per uno scherzo. Brylee passò le successive due settimane a pensare a un modo per procurarsi gli ingredienti, non poteva di certo chiedere alla zia di mandarle via gufo gli ingredienti, i gemelli le erano già stati d’aiuto con il prestito del loro libro di testo del terzo anno, avrebbe pensato a loro come ultima spiaggia nel caso non avesse trovato altre soluzione, e per ultimo si ricordò della credenza piena di ingredienti per pozioni di ogni tipo nell’ufficio di Piton, sapeva come entrarci del resto, ma non sapeva cosa sarebbe successo se il professore l’avesse beccata nel frugare e rubare quei tre semplici ingredienti che le servivano per far dare di testa il custode; tuttavia si ricordò degli anni in orfanotrofio, quando troppo affamata dopo le solite punizioni nello stanzino sgattaiolava nelle cucine senza farsi vedere per poter mangiare almeno un po’ di pane.
Un pomeriggio era in biblioteca, seduta davanti ai gemelli, tra Akilah e Draco, improvvisamente aveva trovato la soluzione al suo problema: aveva letto da qualche parte come eseguire un incantesimo d’invisibilità, avrebbe usato quello e magari, con l’aiuto di Pix avrebbe tenuto Piton lontano dal suo ufficio il tempo a lei necessario per procurarsi gli ingredienti per il suo distillato. Nessuno si sarebbe accorto di niente. Sorrise con un’aria talmente furba che Fred ne rimase quasi spaventato quando la notò. “Non ho la benché minima idea di cosa ti stia passando per quella testolina, Brylee, ma stai iniziando a spaventarmi” sussurrò nella sua direzione, attirando l’attenzione di Draco che per un momento lo guardò male e poi spostò lo sguardo confuso sulla cugina. Lei si limitò a mantenere quel sorrisetto furbo guardando prima l’uno poi l’altro.
“Fred. Tu e George sapete come approcciarvi a Pix?” gli sussurrò con fare neutrale.
“Ci abbiamo provato una volta, ma non è finita esattamente bene, ecco...” le rispose George che aveva udito la domanda. Brylee si limitò ad annuire, per poi tornare sul suo tema di Astronomia sui nomi delle ultime costellazioni che avevano studiato.
Una settimana prima di Halloween, aveva deciso di mettere in atto il suo piano. Era riuscita a convincere Pix a distrarre Piton per tenerlo lontano dal suo ufficio per il tempo che le sarebbe servito per riuscire nella sua impresa, semplicemente minacciandolo; sapeva che l’unico di cui aveva paura e a cui avrebbe addirittura baciato le scarpe era il Barone Sanguinario, a cui ormai Brylee era molto legata.
Dopo essersi assicurata che tutti stessero dormendo, si diresse fino a davanti all’uscita della Sala Comune, dove si lanciò addosso con un grande dispendio di energie, l’incantesimo d’invisibilità. Sapeva che Pix entro qualche minuto avrebbe iniziato a distrarre Piton, e per quanto le dispiacesse per quello che probabilmente era il suo insegnate preferito, uscì mantenendosi silenziosa ed invisibile. Attese che Piton inseguisse irritato dal Poltergeist, quest’ultimo che aveva avuto la trovata di sottrargli sotto il naso i fogli con gli appunti per le lezioni dei giorni dopo. Quello era il momento di agire. Si infilò nell’aula di Pozioni e raggiunta la parete dietro la cattedra vi lanciò Revelio, su cui si era molto esercitata nelle ultime tre settimane; la parete svanì e fece apparire l’ufficio del professore, dritta alla sua meta: la credenza con le scorte degli ingredienti. Prelevò la Coclearia, il Levistico e la Starnutaria, per riporli all’interno del panno che avvolgeva il libro di pozioni della madre e che aveva trasformato in una borsina. Una volta finito tornò in Sala Comune, dove appena pronunciata la parola d’ordine, Lealtà, e superata la parete di pietra, si accasciò a terra, stremata per l’impiego delle forze usate per mantenere l’incantesimo d’invisibilità attivo per quel lasso di tempo e molto lentamente, senza forze raggiunse un divanetto dove si sdraiò e si addormentò immediatamente.
La mattina dopo si svegliò in infermeria, portata lì da Draco che l’aveva trovata nella Sala Comune, mortalmente pallida e il contorno degli occhi particolarmente scuri, che si era spaventato a tal punto da pensare che la cugina fosse morta e senza pensarci due volte l’aveva immediatamente portata da Madama Chips. Fortunatamente quel giorno era un sabato e non avevano lezioni. Dopo un paio d’ore di degenza in infermeria, finalmente Brylee poté uscire da quella lunga stanza piena di lettini e impregnata dell’odore misto delle varie pozioni curative, con Draco che aveva deciso di essere la sua ombra per quel giorno come minimo. Brylee pensò leggermente infastidita che volente o nolente il cugino l’avrebbe dovuta aiutare almeno nella copertura durante la realizzazione della pozione per il suo piano; si diresse quindi verso i sotterranei, per entrare nel suo dormitorio e recuperare il calderone , il mortaio col pestello e la bilancia per le pesature. Dopodiché, continuando ad ignorare la presenza di Draco si diresse verso il bagno delle ragazze al secondo piano che sapeva essere inutilizzato. Passò tutta la mattinata per riuscire a preparare l’intruglio confondente, un po’ per i tempi di preparazione della pozione un po’ per le continue lamentele di Draco che non voleva stare lì a fare da palo, senza nemmeno sapere il perché e con il fantasma di Mirtilla Malcontenta che lo aveva importunato per quasi tutto il tempo.
Giunse la vigilia di Halloween, in cui Brylee avrebbe attuato il suo piano e si premurò di far assumere sia a Gazza che alla sua gatta, almeno due cucchiai di pozione per l’uomo e due gocce per l’animale, poco prima di cena. giunto il momento, si diresse quasi indisturbata verso la biblioteca. Riuscì ad aprire il lucchetto che teneva chiuso il cancelletto del Reparto Proibito utilizzando Alohomora  e si mise alla ricerca del libro sulla legimanzia di cui le aveva parlato poco tempo fa il barone Sanguinario. Quando lo trovò, lo nascose sotto il mantello nero che si era portata dietro, senza stemmi né segni che avrebbero riportato alla sua Casa, e mentre stava per andare via, l’occhio le cadde sulla copertina di un antico libro, sulla cui costa era riportato in lettere gotiche in foglia d’oro “Prophetia Merlini” la profezia di Merlino. Stava per prendere anche quello quando sentì Gazza avvicinarsi, lamentandosi per le strane cose che vedeva attorno a lui e seguito dalla sua gatta, altrettanto delirante e rumorosa. Decise che per quello avrebbe chiesto a qualche professore di firmarle un permesso.
 
 
 
 
 
~Angolo della Miseria~
Salve di nuovo! Come avete visto, alla fine, dopo due lunghe settimane Brylee e Draco sono riusciti a fare pace; nella bozza arrivavano addirittura alle mani e il litigio sarebbe durato quasi tutto l’anno ma all’ultimo ho cambiato perché, diciamocelo sarebbe stato un litigio esagerato e senza senso alcuno .
Brylee inizia con le sue marachelle che continueranno, state tranquilli, magari anche in compagnia dei gemelli Wesley.
Come sempre vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate e cosa vi aspettate nel prossimo capitolo *coff* sono indietro di mezzo capitolo *coff* e devo anche studiare *coff*
Alla prossima!
Passo e chiudo,
un bacione, Kira

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Capitolo 10
*** Chapter ten- Spooky Halloween ***


10. Chapter ten
-
Spooky Halloween

 
 
La mattina dopo, quando scese a fare colazione, fiera dell’impresa riuscita con successo, notò che la Sala Grande era stata decorata appositamente per il banchetto di quella sera; diverse centinaia di pipistrelli vivi svolazzavano al posto delle solite candele, accanto a delle piccole zucche intagliate illuminate dall’interno con delle fiamme magiche, che tremolavano al passaggio di altre centinaia di pipistrelli che volavano sopra i tavoli, creando l’illusione di basse nuvole scure. Brylee ne rimase affascinata. Era la sua prima volta che festeggiava Halloween senza passarne la giornata in punizione. E quella mattina, Brylee scelse di andare a sedersi al tavolo dei Grifondoro, di fronte ad Hermione e in mezzo a George e Fred. Si guadagnò una bella serie di occhiate torve da parte di molti Grifondoro anche più grandi ma lei si limitò a sorridere e a dare il buon giorno a tutti. Non ricevendo risposta se non dai suoi amici si rivolse agli studenti più vicini “Tranquilli. Non ho mica intenzione di avvelenarvi il cibo...” disse sorridendo cordiale ma ricevendo altre occhiatacce da parte di quelli. “Per ora” continuò sussurrando la cosa tra i denti, frase che non sfuggì ai gemelli in mezzo ai quali era seduta. “Brylee! Come mai ti sei seduta al nostro tavolo oggi? Certo, non è vietato dal regolamento, ma è... strano.” Le chiese George dando voce ai dubbi del fratello e di Hermione seduta davanti a loro. La rossa si limitò a rispondere con un’alzata di spalle e sorridendo sagace “Mi andava” rispose a voce alta “E poi volevo farvi sapere del piano” continuò sussurrando ai due facendo loro segno di avvicinarsi a lei perché potessero sentire meglio. “Già. Devi aggiornarci sul tuo piano!” disse a voce bassa George. “A quando la messa in atto?” gli fece eco Fred. Alle loro parole esaltate, Brylee si sentì un po’ in colpa per non aver pensato a realizzare il suo piano senza i due più grandi, ma d’altra parte si disse che era stata una mossa giusta la sua, quella di agire da sola. Nessun’altro in caso di ‘pericolo’ sarebbe finito nei guai. “E-ehm... riguardo a questo, ragazzi...” non riuscì a finire la frase che i due, dalla sua voce colpevole avevano già capito e sembravano non voler smettere di lamentarsi a riguardo. “Credetemi. È stato meglio così. A partire dal recupero degli ingredienti per la pozione nell’ufficio di Piton, avreste dovuto fare troppa strada per arrivare nei sotterranei e con Pix che si faceva inseguire da Piton per quasi tutto il castello, avreste rischiato di farvi vedere.” Disse senza aspettarsi la reazione stupita dei due al nome di Pix o della sua collaborazione con lei.
“Come diavolo sei riuscita a convincerlo ad aiutarti?” le chiese Fred con gli occhi spalancati. Brylee emise una leggera risatina soffocata. “Diciamo che abbiamo trovato un punto d’incontro...” iniziò vaga, ma davanti alle facce incuriosite dei due accanto a lei decise di continuare “penso abbiate visto o saputo della mia faccenda, diciamo, con il Barone Sanguinario, no? Ecco, diciamo che andiamo abbastanza d’accordo io e Lord Geoffrey* -roteò gli occhi davanti all’ovvietà dell’identità appena accennata e si spiegò meglio, date le facce confuse dei due- il Barone. E ho approfittato delle mie conoscenze per convincere Pix a darmi una mano per tenere distratto Piton mentre io recuperavo i vari ingredienti per l’Intruglio Confondente.”
“Forte!”esclamarono i due in coro
“Ammetto che per tutto il tempo ho impiegato una faticaccia perché ho usato su di me un incantesimo dell’invisibilità e la mattina dopo mi sono risvegliata in infermeria. Draco mi ha portata lì perché quando è sceso in Sala Comune mi ha trovato su un divano ‘mortalmente pallida’, era preoccupatissimo tant’è che mi ha seguita ed è stato con me tutta la mattina mentre preparavo la pozione” più Brylee parlava più George e Fred comunicavano tra di loro a sguardi, convinti che la piccola Serpeverde sarebbe potuta essere un ottimo acquisto per il loro team di scherzi. Ma il meglio del racconto doveva ancora arrivare. Volevano sapere come avesse usato la pozione su Gazza e la sua gatta per riuscire nel suo intento che fino a quel momento non aveva voluto specificare. “Per quanto riguarda la seconda parte, sono entrati in gioco anche gli elfi del castello. Ne conosco alcuni che vengono la notte a pulire e sistemare la Sala Comune quando mi alleno prima di andare a dormire e mi hanno fatto l’immenso favore di somministrare almeno due cucchiai di pozione a Gazza e un paio di gocce alla sua gatta, prima della cena di ieri sera; una volta che erano tutti a dormire nelle proprie camerate, mi sono avviata verso la biblioteca e quasi indisturbata sono entrata nel Reparto Proibito ed ho preso un libro che stavo cercando. Gazza si è fatto vivo proprio quando stavo per andare via, ma era talmente confuso che mi è stato possibile passargli accanto quasi senza che se ne accorgesse. Poverino, sembrava avere delle forti allucinazioni, spero si sia fatto un impacco di ghiaccio alle tempie per alleviare i sintomi e anche che Piton non ci abbia fatto troppo caso...” quando finì di parlare, era ormai giunto il momento della posta e i tre videro un nibbio bianco volare in circolo sulla sua testa per poi lasciar cadere delicatamente accanto al suo piatto una lettera con lettere in inchiostro verde smeraldo. Presa dalla curiosità Brylee allungò il braccio per recuperarla e leggerla silenziosamente con George e Fred che lanciavano sbirciatine per vederne il contenuto.
 
Signorina Black, le chiedo di raggiungermi nel mio ufficio dopo la sua lezione di Trasfigurazione; la professoressa McGranitt l’accompagnerà fino al passaggio.
Sono sicuro che il professor Raptor non avrà obiezioni se dovesse perdere qualche minuto della sua lezione. Ha comunque già ricevuto istruzioni a riguardo.
-A.P.W.P. Silente

 
“Sicura sia andato tutto liscio ieri sera, Brylee?” le chiese con un po’ d’ansia Fred. “Sicurissima. Gazza, come vi ho detto, era troppo confuso e allucinato per poter fare troppo caso a me, e quando ho preso gli ingredienti per la pozione ero sotto l’incantesimo di invisibilità...” i tre si scambiarono uno sguardo preoccupato e quando sentirono la torre dell’orologio si separarono per raggiungere ognuno la propria aula, così Brylee andò assieme ad Hermione verso l’aula di Incantesimi.
Appena iniziò la lezione, Draco seduto accanto a lei, le passò un bigliettino. Davvero, Brylee?! Colazione coi Grifondoro? A cui lei rispose in un sussurro “Volevo aggiornare i gemelli di ieri sera”. Il biondo rimase un po’ spiazzato dalla risposta della cugina ma lasciò correre, avevano litigato già abbastanza nell’ultimo periodo per i suoi gusti. Tu piuttosto come mai sei così imbronciato?gli scrisse sullo stesso bigliettino che il biondo le aveva passato poco prima. Vide Draco rabbuiarsi per un momento mentre afferrava quasi con violenza la penna d’aquila per intingerla con veemenza nel calamaio, schizzettando d’inchiostro il banco. Mi sono voluto congratulare con Potter a modo mio. Con un duello a mezzanotte. Io ovviamente non ci sono andato, almeno lui è finito in punizione; fece scivolare di nuovo il biglietto in direzione di Brylee con un mezzo ghigno divertito.
 
Mentre la professoressa McGranitt, dopo la sua lezione la stava accompagnando verso il passaggio che avrebbe portato all’ufficio del preside, Brylee un po’ ansiosa prese la parola per rompere quel silenzio teso.
"Professoressa?”
“Sì, signorina Malfoy?” la McGranitt era tra i pochi insegnanti che continuavano a chiamarla col cognome di adozione, cosa a cui ormai Brylee si era rassegnatamente abituata. “Mi chiedevo se sapesse il motivo per cui il preside mi abbia convocata” la ragazzina vide un’ombra di preoccupazione aleggiare sugli occhi dell’insegnante. “Temo di no, cara”. Quando furono arrivate al secondo piano, si fermarono davanti a due massicci Gargoyles di pietra, i quali si spostarono per far accedere alle scale Brylee, quando la professoressa disse la parola d’ordine “Ape Frizzola”. Mentre saliva le scale, Brylee trovò piuttosto insolita quella parola d’ordine e pensò che probabilmente era dovuta ai gusti in fatto di dolciumi del preside. Una volta arrivata in cima alla torre, Brylee bussò alla porta di quercia e ferro battuto da cui provenì la voce attutita dal legno di Silente perché si accomodasse. “Permesso...” si annunciò con voce decisa la rossa entrando nella stanza; l’ufficio del preside era di forma circolare, seguendo la conformazione della torre e sulle pareti erano appesi diversi quadri dei presidi precedenti. Disposti in ordine su mensole e tavolini vi erano anche diversi oggetti magici di ogni genere e forma, compreso il vecchio Cappello Parlante posto su una mensola di una grossa libreria tra vari grossi tomi antichi. Brylee si guardò attorno, meravigliata dalla presenza di tutti quegli oggetti e quei ritratti.
“Oh, accomodati, Brylee.” Disse Silente spuntando da dietro uno di tutti quegli oggetti magici. “ti chiedo scusa per farti perdere parte della lezione del professor Raptor, ma credo che ci siano cose più importanti di cui dobbiamo parlare” continuò l’uomo guardandola da dietro le lenti a mezzaluna dei suoi occhiali. A quelle ultime parole, Brylee ebbe la terribile sensazione che le parole dei gemelli fossero vere.
“Vedi, Brylee” iniziò Silente vedendola particolarmente tesa “io e i gli insegnati, in particolar modo, il professor Piton, la professoressa McGranitt ed il professor Vitious siamo rimasti particolarmente colpiti dalle tue abilità nelle loro materie, capacità che, a detta del professor Piton sembrano essere appartenute anche a tua madre, ma soprattutto al tuo antenato Merlino, così come lui anche tu sembri dimostrare una grande maturità per la tua giovane età” a quel discorso Brylee si rilassò notevolmente. Intanto Silente si era alzato dallo scranno dietro la sua scrivania e con il mantello porpora che frusciava per terra, le si era avvicinato. “Ho pensato quindi che fosse per te tempo di iniziare a fare qualche ricerca più approfondita su di lui” disse mentre le porgeva un foglio che si rivelò essere un permesso per prelevare un libro dal Reparto Proibito “ti consiglio di iniziare con il Prophetia Merlini” continuò guardandola con una luce rassicurante negli occhi azzurri dietro gli occhiali a mezzaluna. Solo in quel momento, guardandolo più attentamente, Brylee si accorse del naso lungo storto visibilmente rotto in più punti e mal saldato.
”Professore... mi chiedevo...” iniziò Brylee volendo sapere qualcosa anche da lui riguardo all’altra sua abilità.
“Riguardo alla legimanzia? Ah sì, il professor Piton me ne ha parlato qualche settimana fa. Sembra che diventerai una potente strega, Brylee” affermò l’uomo con aria solenne ed un sorriso sulle labbra. “Mi chiedevo se potesse insegnarmi qualcosa a riguardo” chiese tutto d’un fiato. “Penso di sì, ma credo che il libro che hai trovato possa essere più che d’aiuto” le disse con fare complice, tuttavia la cosa spaventò Brylee. Non voleva far perdere punti alla Casa per la sua bravata. “Non preoccuparti, rimarrà tra noi. E se mai non dovessi capire qualcosa, sei liberissima di mandarmi un gufo per richiedere un incontro per poter discutere insieme di quella data incomprensione.” Sentenziò togliendo un peso dallo stomaco della rossa ancora seduta davanti alla sua scrivania. “Grazie professore” sussurrò Brylee che ancora non riusciva a capacitarsi della cosa. Silente le rivolse un sorrisetto dall’aria complice e poco prima che lei uscisse dalla stanza le consigliò di andare a ritirare il libro per cui aveva il permesso quel pomeriggio una volta finite le lezioni.
 
Durante il banchetto di Halloween, Brylee seduta accanto al cugino e vicino ad Akilah, si stava davvero divertendo, mentre si gustava tutte quelle delizie che alle parole di Silente avevano fatto la loro comparsa sui piatti ed i vassoi d’oro. Entrambi i suoi amici non facevano altro che parlare della imminente apertura della stagione di Quidditch, nei primi di novembre e tra una chiacchiera e l’altra anche Brylee si stava esaltando all’idea di assistere alla sua prima partita di Quidditch. Ognuno nella sala si stava gustando il cibo davanti a sé, quando ad un certo punto il chiacchiericcio generale venne interrotto dal precipitoso ingresso nella Sala del professor Raptor, il quale urlò a squarciagola e visibilmente terrorizzato “UN TROLL, NEI SOTTERRANEI! Un Troll... nei sotterranei. Perché lo sapeste...” per poi crollare a terra svenuto.
La scena scatenò il panico tra tutti gli studenti, soprattutto i più giovani, che iniziarono ad urlare e ad alzarsi. Quando Silente riuscì a riportare l’ordine tra gli studenti impanicati, dette istruzioni ai prefetti di riportare gli studenti delle proprie Case nei propri dormitori, mentre gli insegnati sarebbero andati con lui nei sotterranei. Brylee ancora immobilizzata sulla panca e la mela caramellata ancora in mano, venne strattonata da Draco, “Andiamo, non è il momento di starsene imbambolata qui!” le disse. “Ma non mi sembra il nemmeno il caso di andare dritti dritti dove si trova il Troll, non ti pare?” ricevette un’occhiata confusa dal cugino e amico e roteò gli occhi per quanto a volte potesse essere stupido il biondo. “Ragiona: dove si trova il Troll a quanto ha detto Raptor?” “Nei sotterranei... e con questo?” “Aspetta. E dove si trovano i nostri dormitori?” in quel momento Draco parve arrivare allo stesso ragionamento che aveva fatto Brylee durante le istruzioni di Silente. “Io, quindi non mi muovo di qui.” in quel momento tuttavia vennero entrambi richiamati da Pansy e gli altri amici di Draco. “Arriviamo!” urlò in risposta Brylee mentre si alzava per poi tirare fuori la bacchetta e puntarsela contro. Guardò Draco negli occhi “Spero di avere abbastanza energie...” disse per poi sparire davanti agli occhi del cugino esterrefatto. In mezzo alla confusione di tutti gli studenti Brylee trovò difficile non urtare nessuno mentre cercava di raggiungere i Grifondoro e con loro, Hermione. Iniziò a seguirli a debita distanza, a qualche metro di distanza, ma appena notò i due amici di Hermione, da cui poche volte la bruna si separava, Potter e il fratello minore dei gemelli, si fermò anche lei. Perché Hermione non era con loro? E perché i due sembravano star aspettando di essere superati da tutti I Grifondoro? Si chiese Brylee. Pensò che avrebbe avuto le sue risposte se li avesse seguiti, verso il bagno delle ragazze del piano terra. Anche con loro mantenne la distanza nonostante si trovasse sotto l’incantesimo di invisibilità; quando raggiunsero il bagno delle ragazze, videro una gigantesca ombra stagliarsi contro i muri del corridoio, gettata dalle luci dei lampi di quella notte tempestosa. Come videro che il Troll si era addentrato nel bagno delle ragazze, i due Grifondoro si precipitarono all’interno nel tentativo di essere d’aiuto alla loro amica. Brylee si fermò per pochi minuti provando a riprendere le energie che quell’incantesimo le prosciugava quando lo usava. Concluse l’incantesimo con un Finite Incatatem sussurrato, poi si diresse all’interno del bagno anche lei, da cui sentiva provenire le voci del trio. Nel momento in cui si trovò sulla soglia del bagno non seppe dire se la scena che le si presentava davanti agli occhi fosse comica o terribile: i cubicoli erano tutti distrutti, Hermione si trovava alle spalle del Troll nascosta sotto la fila di lavandini con i capelli gonfi e spettinati, di cui uno era stato spaccato con tanto di tubature che spruzzavano acqua per tutto il pavimento ed infine, il Troll, più alto di tre metri, con una mazza lunga meno di due tenuta sul fianco legata alla cintura, che in ogni mano teneva per i piedi Potter e il piccolo Weasley, e provava a sbatterli l’uno contro l’altro. Si ricordò di un incantesimo per ridurre le dimensioni di qualcuno o qualche animale, letto tra gli appunti sparsi nelle pagine del libro di pozioni di sua madre e provando a raccogliere le proprie energie lo lanciò addosso al Troll. “Diminuendo!” a quelle parole un getto luminoso partì dalla punta della sua bacchetta dritta verso il corpo della creatura, che investita dall’incantesimo iniziò a rimpicciolirsi fino a diventare alto poco più di una trentina di centimetri. A quel punto fu abbastanza semplice mettere l’essere al tappeto tanto che il Grifondoro dai capelli rosso fiamma ne approfittò per assestargli un bel calcio alla testa. Il colpo lo fece svenire.
“Forte!” esclamò il rosso una volta finito tutto.
“Grazie... è un incantesimo che ho appreso dagli appunti di mia madre, credo...” rispose Brylee con un leggero affanno. “Brylee Aelin Black-Malfoy, comunque” si presentò porgendo la mano al rosso. “Ah, tu devi essere la Serpeverde del primo anno di cui mi hanno parlato Fred e George. Io sono Ron” rispose il rosso stringendole la mano.
Mentre i quattro si guardavano quasi trionfanti per la riuscita, arrivarono i professori. La McGranitt cacciò un urletto quando vide le condizioni del bagno e le dimensioni troppo ridotte del Troll, venne in poco tempo affiancata da Piton e Raptor.
“Per Godric! E-esigo una spiegazione! Da tutti e quattro” esclamò la strega dal cappello a punta.
“Soprattutto tu, Black” le fece eco Piton.
“Ecco... io...noi...” iniziò Brylee, non volendosi trovare in punizione, non di nuovo.
“È stata colpa mia.” Intervenne Hermione. “Avevo letto della cosa. E ho pensato di affrontare la creatura da sola. Se non fosse stato per l’intervento di Harry, Ron e soprattutto Brylee, non penso sarei sopravvissuta”gli altri tre si scambiarono uno sguardo sia confuso che sconcertato. “Signorina Granger! Signorina Malfoy! Non mi sarei mai aspettata un comportamento così irrazionale da parte vostra. Cinque punti verranno tolti a Grifondoro.” Disse la McGranitt sconvolta dal comportamento delle due ragazzine.
“E cinque punti verranno tolti a Serpeverde, Black. Pensavo che la chiacchierata con Silente di questo pomeriggio fosse servita a qualcosa”
“Ma per quanto riguarda la vostra fortuna sfrontata, Signor Potter e Signor Weasley, verranno attribuiti a Grifondoro cinque punti a testa per ognuno di voi” i due sorrisero tra di loro, rendendo partecipe anche Hermione. Brylee sorrise mestamente, sentiva di aver deluso Piton e le dispiaceva tantissimo. “Però, professori, gran parte del lavoro l’ha svolta Brylee. Senza di lei ed il suo incantesimo non saremmo riusciti a mettere fuori gioco il Troll!” dichiarò Ron. I professori si voltarono in direzione della Serpeverde che se ne stava a testa alta ma con lo sguardo rabbuiato.
“È così?” chiese conferma Piton. Brylee annuì “l’ho trovato tempo fa scritto tra le pagine del libro di pozioni di mia madre che mi aveva consegnato ad inizio anno, professore.” Disse sapendo che lui avrebbe capito al volo di cosa stesse parlando. “E che Incantesimo ha usato, signorina Malfoy?” le chiese la McGranitt. “Diminuendo.” Rispose sicura Brylee. “Un incantesimo di medio livello, non semplice da lanciare per uno studente del primo anno.” Commentò la McGranitt pensierosa “Se il professor Piton è d’accordo con me, credo sia giusto allora assegnarti dieci punti per la difficoltà dell’incantesimo e la prontezza nell’utilizzarlo in una situazione di pericolo” continuò la professoressa, dopo aver ricevuto un cenno d’assenso da parte di Piton.
 
 
 
 
 
 

*Lord Geoffrey: visto che avevo accennato al fatto che il Barone Sanguinario conosceva Merlino, ho pensato di dargli il nome di un inglese Gallese, suo contemporaneo che ha scritto la sua biografia, ovvero Geoffrey of Monmouth (famoso appunto per aver scritto il Ciclo Arturiano per i Babbani, ma io l’ho voluto rendere un mago :D)
 
 
 
 
~Angolo della Miseria~
Buon Natale (o Yule) a tutti!
Chiedo immensamente scusa per il ritardo di questo capitolo.
Mi ero programmata di pubblicare un capitolo al giorno fino a ieri per poi finire con i due capitoli sul Natale oggi, ma sono rimasta indietro nello scrivere e la cosa non può far altro che alterarmi, ma da un lato, penso sia meglio così... gli ultimi capitoli pubblicati li ho scritti un po’ di fretta e penso che se mi fossi data più tempo avrei potuto fare un lavoro migliore, osa che provvederò di fare con i prossimi, tornando alle solite pubblicazioni settimanali o quindicinali (dipenderà da quanto tempo riesco a ritagliarmi dallo studio per gli esami D: )
Detto questo, spero che sia venuto fuori un capitolo decente e che vi sia piaciuto!
Come sempre, vi chiedo di commentare, anche con critiche, e di farmi sapere cosa ne pensate o cosa vi aspettate di leggere nel prossimo capitolo!
A presto,
un bacione, Kira

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Capitolo 11
*** Chapter eleven-Quidditch ***


11. Chapter eleven
-
Quidditch
 

Novembre portò con sé un terribile freddo, tanto che le montagne intorno al castello si erano tinte di un algido grigio-bianco e la mattina i dintorni della scuola erano ricoperti di bianca brina. La superficie del Lago Nero era diventata una lastra di grigio metallico, mentre i Serpeverde dalle finestre della loro sala Comune potevano vedere le creature che lo abitavano nuotare indisturbate davanti a quelle.
Assieme al freddo, con novembre sarebbe iniziata la stagione di Quidditch e quel sabato ci sarebbe stata la partita d’apertura, Serpeverde contro Grifondoro, e se Serpeverde avesse vinto quella partita avrebbe avuto ottime possibilità di vincere sia la Coppa delle Case che la Coppa del campionato di Quidditch.
Da quando aveva recuperato il libro sulla legilimanzia e il Prophetia Merlini, Brylee, ogni notte dopo il suo consueto allenamento di danza, arrivava a fare le ore piccole alternando i due tomi, cercando informazioni e da quando aveva trovato che il suo tipo di legilimanzia fosse una capacità molto rara, soprattutto senza l’ausilio di una bacchetta, aveva preso a concentrarsi ed esercitarsi per sviluppare al meglio le sue abilità, all’inizio riusciva giusto a percepire i vari pensieri confusi provenienti dai dormitori degli studenti addormentati, ma col passare dei giorni riusciva a concentrarsi sempre di più ed era arrivata a riuscire ad esplorare i sogni dei suoi compagni. Per quanto riguardava il Prophetia Merlini, un manoscritto risalente al XII secolo, aveva scoperto che il suo antenato, una volta finiti gli studi ad Hogwarts, era entrato a far parte della corte di re Artù e della sua Tavola Rotonda. Quando aveva letto quelle poche righe, Brylee si era ricordata di come si sentiva ogni volta che leggeva di quel mito e dell’incredibile familiarità che le suscitava il leggere delle imprese di quel mago. Il Prophetia Merlini si rivelò essere un misto di nozioni sul mago e le profezie scritte da questo; si poteva facilmente evincere che il tutto fosse stato scritto a mano, date le grafie diverse.
 
Merlino, il mago più potente di tutti i tempi, possedeva la conoscenza per poter interpretare il passato, il presente ed il futuro, e godeva dell’abilità di assumere la forma di qualsiasi animale volesse. Dopo la fine dell’ “Era Arturiana”, si congedò dal mondo babbano, pur proteggendolo, e divenne governatore del piccolo popolo; si dice che egli li custodisse come un padre con l’ausilio del suo famiglio, un lupo addomesticato, Madadh.
 
[...] grazie alla sua conoscenza del futuro, Merlino compose le sue profezie [...]

 
Entro la fine del XX secolo, vi sarà qualcuno dotato di poteri magici e che avrà ereditato molti dei miei poteri e che dovrà affrontare l’erede del mio Mentore, Salazar Serpeverde. Ma per poter adempiere appieno al suo destino, questa persona dovrà prima trovare il Graal, custodito dagli 11 Cavalieri; per succedere nell’impresa questi dovrà rivelarsi una persona priva di impurità e...
 
La pagina successiva, tuttavia si rivelò essere strappata e quella stessa notte in cui Brylee lesse quelle poche ma intense pagine, si affrettò subito a riprendere il libro sulla legilimanzia prelevato dal Reparto Proibito, dove ricordava di aver letto qualcosa riguardo alla veggenza legata alla legilimanzia.
 
La legilimanzia è la competenza di usare la magia per entrare nella mente di un’altra persona; si tratta di molto di più che una semplice lettura del pensiero, in quanto questa pratica offre spesso un’interpretazione dei pensieri dell’altra persona. Coloro che vogliono imparare questa pratica, cominciano con il lanciare l’incantesimo Legilimens. Ciò nonostante, esistono Legilimens talmente capaci da non aver bisogno della bacchetta o di incantesimi per entrare nella mente di un’altra persona. Per loro è più che sufficiente uno sguardo. Sebbene si tratti di un’abilità che può venire acquisita, esistono delle rare eccezioni che nascono con l’abilità innata di leggere la mente degli altri, e per questi pochi è una cosa che risulta naturale, senza nemmeno che ci provino. Malgrado a volte non ci sia un intento maligno nella legilimanzia di queste poche persone, la legilimanzia può risultare invasiva se va a scavare troppo negli strati che compongono la mente umana. Se un individuo si dedica particolarmente a questa pratica può perfino raggiungere i livelli di un veggente, riuscendo a vedere brevi squarci del futuro. Come il potente mago Merlino.
 
Tra le lezioni che si facevano pian piano più intense con l’avanzare del semestre, lo studio e le sue ricerche notturne, Brylee quasi nemmeno si accorse che era giunto il primo fine settimana del mese, e con questo la prima partita della stagione di Quidditch, Serpeverde contro Grifondoro. Come i Grifondoro anche loro avevano un giocatore del primo anno, Miles Bletchley, nel ruolo di portiere; Miles era un ragazzo mezzosangue dalla carnagione bianca e chiara, i capelli castani e gli occhi azzurri. E solo una ragazza era presente nella squadra dei Serpeverde, a differenza dei Grifondoro che ne avevano tre, tutte cacciatrici. Alicia Taylor, tuttavia tutto si sarebbe potuto dire di lei fuorché assomigliasse ad una ragazzo, nonostante la stazza e la corporatura; come il fratello, Colin era molto robusta e come lui aveva una bella ampiezza delle spalle. Malgrado la sua fisionomia muscolosa, era una ragazza molto sicura di sé e portava sempre i lunghi capelli biondo cenere sciolti con giusto due treccine che le partivano dalle tempie e si univano in un’unica treccia dietro la testa.
Quella mattina Brylee una volta scesa per fare colazione, si mosse come d’abitudine in direzione del tavolo dei Grifondoro per sedere tra i gemelli e vicino ad Hermione, ma una volta che si era fatta più vicina, aveva notato qualcosa. Qualcosa che i gemelli per quei due mesi le avevano taciuto. Infatti i due erano seduti assieme a tutta la squadra di Quidditch nei loro maglioni rosso e oro che avrebbero tenuto sotto la divisa durante la partita. Ma non si scoraggiò e continuò fino a raggiungere il tavolo dei rosso-oro.
“E ora per chi dovrei fare il tifo, io, hm?” chiese una volta arrivata alle spalle dei due, che nel sentire la sua voce sobbalzarono e per poco non rovesciarono i piatti pieni di uova strapazzate. “Due dei miei migliori amici giocano nella squadra avversaria...” continuò alla vista degli sguardi semi colpevoli dei due, che tuttavia si illuminarono nel sentire ciò che li legava a detta della ragazzina che li guardava con uno sguardo divertito nonostante il tono di voce offeso che aveva usato.
“Come faccio a riconoscervi da una distanza simile?!” chiese ai due ridacchiando.
“Semplice. Io sono più bravo di lui!” rispose George indicando col pollice il fratello. Guadagnandosi una gomitata da parte di Fred e una risatina da parte di Brylee. “Mh... penso mi baserò sui numeri sulle vostre schiene” dichiarò Brylee dopo aver memorizzato i numeri sulle schiene dei due, Fred aveva il numero 4 e George il 5.
Brylee dopo quei pochi scambi di battute, si accorse delle occhiate storte che le stavano rivolgendo i Serpeverde da lontano. “Penso che non sia il caso di dilungarmi troppo ancora, qui.” sentenziò sorridendo amichevole a tutti gli altri giocatori “vedete di perdere, mi raccomando!” cantilenò  poco prima di avvicinarsi ancora di più ai gemelli che se la ridevano sotto i baffi, sapendo cosa volesse intendere la Serpeverde, che infatti augurò un “Buona fortuna in campo ragazzi.” per poi lasciare due leggeri baci sulle guance dei due. Brylee si allontanò facendo l’occhiolino ai due e salutando con un gesto della mano Hermione mentre si dirigeva verso il tavolo dei Serpeverde, “Ci vediamo alla partita, Herm!” la bruna le rispose con un sorriso. Sapevano entrambe dell’opinione degli altri Grifondoro nei confronti della maggior parte dei Serpeverde, se non tutti, e mentre una si preoccupava, l’altra si divertiva a scherzarci sopra, prendendo anche un po’ in giro l’opinione degli altri su di lei.
Già poco prima delle undici di quella fredda mattina, gli spalti dello stadio erano riempiti dagli abitanti di Hogwarts. Gli spalti di Serpeverde e Grifondoro erano pieni di striscioni e bandierine dei colori delle due Case, per sostenere ognuna la propria squadra. Brylee si trovava tra Draco e Akilah, dietro di loro Pansy, Tiger e Goyle.
Era da colazione che Akilah non faceva altro che parlare esaltata della partita imminente, ma una volta giunti sugli spalti, la ragazza col velo rigorosamente verde e argento, per la partita, aveva tirato fuori un grosso binocolone per poter seguire al meglio la partita e si era ammutolita all’entrata delle due squadre in campo. Da dove si trovava non vedeva bene i giocatori in piedi, al centro del campo attorno a Madama Bump, che avrebbe fatto da arbitro.
Quando al fischio dell’arbitro, le quindici scope si alzarono in aria per iniziare la partita, Brylee poté distinguere meglio i giocatori. A fare da cronista c’era Lee Jordan, il fratello di Kassandra e migliore amico dei gemelli, che in cima ad una postazione alta in maniera da poter seguire meglio i movimenti dei giocatori.
“E la partita è iniziata studenti e professori!” aveva esclamato entusiasta il ragazzo. “...e la Pluffa è subito in possesso di Angelina Johnson di Grifondoro... una cacciatrice così abile e carina che quasi-“ ma venne interrotto dalla McGranitt, seduta accanto a lui perché potesse fare commenti più imparziali possibile. “Mi perdoni professoressa, mi sono fatto prendere la mano, hehe. Ma non ho perso di vista il gioco, infatti, la Pluffa è ora in possesso di Alicia Spinnet, che prova a ripassare indietro al Pluffa a Johnson, ma viene intercettata da Flint, il capitano di Serpeverde! Ed eccolo che come un’aquila si porta verso gli anelli, sta per se- e INVECE NO! Baston para, e Grifondoro è di nuovo in possesso della Pluffa” a quella parata dei versi di delusione salirono dagli spalti di Serpeverde. Lee continuava con i suoi commenti e la cronaca della partita; “la Pluffa è ora di nuovo in possesso di Grifondoro e l’abile Katie Bell si sta lanciando in picchiata contro Flint ed ecco che con un’eccezionale manovra lo schiva all’ultimo. Si sta dirigendo verso gli anelli di Serpeverde è pronta a segnare, ma... OUCH! Quel bolide deve aver fatto male... a quanto pare Alicia Taylor ha voluto bloccarla prima che potesse segnare” continuava a parlare senza staccare gli occhi dai giocatori e sembrava quasi che non prendesse fiato da quanto velocemente parlava, Lee. “Intanto con la Pluffa stretta sotto il braccio, Adrian Pucey si è fiondato a tutta birra verso gli anelli. Un bolide lanciato da uno dei gemelli Weasley, non riesco a capire bene chi dei due, prova a bloccarlo, ma il cacciatore di Serpeverde lo schiva e segna” continuò con tono sconsolato. “Siamo quindi a dieci a zero per Serpeverde, gente!” la cronaca andò avanti così per un po’, con la voce del cronista che si esaltava per quando Grifondoro segnava e più sconsolata quando a segnare era Serpeverde.
“La Pluffa è ora ancora in possesso di Serpeverde, Pucey ha schivato due bolidi e i due Weasley, sta scartando Bell, è pronto a segnare e... un momento! Non era il boccino d’oro quello che ho visto dietro agli anelli?” a quelle parole entrambi i Cercatori si tuffarono in quella direzione, proprio mentre Adrian metteva a segno il trentesimo punto. Tutti i Serpeverde si sgolarono per incitare il loro Cercatore, Terence Higgs, perché acciuffasse il boccino, ma questo era sparito alla vista di tutti, compresi i Cercatori delle due squadre, dopo che Flint aveva provato a bloccare la rotta di Potter.  Madama Bump richiamò il fallo e dopo aver sgridato con parole irritate il capitano verde e argento, ordinò il rigore a favore dei Grifondoro. “Il rigore verrà effettuato da Alicia Spinnet. Ora sono solo lei e il portiere di Serpeverde, Miles Bletchley primo anno...” annunciò Lee Jordan con aria tesa. La tensione si poteva quasi respirare attorno a tutto lo stadio. “Ecco che la Spinnet si avvicina all’area di rigore, pronta a lanciare le Pluffa e determinata a farla passare attraverso uno degli anelli. Ecco! Ha lanciato, e... no! Per quanto sia del primo anno, Bletchley sembra molto abile come portiere! La palla torna a Serpeverde e...” Brylee per quanto presa dalla partita, non riusciva a staccare gli occhi dalle figure dei suoi amici in campo. Si era talmente distratta ed alienata, immaginandosi in mezzo a quel campo a giocare assieme ad Akilah e Draco, che non si era accorta di quanto la partita fosse andata avanti. Ci volle Draco che le dette una scrollata alla spalla ridestandola dalle sue fantasie, per festeggiare l’ennesimo colpo a segno di Serpeverde, ormai si trovavano a cinquanta a venti per Serpeverde.
La partita proseguì per un'altra parte della mattinata, per concludersi con la vittoria, purtroppo di Grifondoro per centosettanta a centoventi.
Certo, c’era stato il fallo da parte di Flint nei confronti di Potter e l’inconveniente con la scopa sempre di quest’ultimo, seguito da un commento di Draco; “Ah! La sua prima volta sulla scopa, gli è andata di fortuna e hanno scelto una schiappa come cercatore. Lo sapevo, io!” per poi ricevere una leggera gomitata da parte di Brylee.
Finita la partita, si diressero tutti in Sala Grande per il pranzo, tra le urla e i festeggiamenti dei Grifondoro e lo sconforto dei Serpeverde.
 
Quel pomeriggio, Brylee se ne stava a sistemare le scarpette da ballo seduta vicino alla riva del Lago Nero, avvolta nel suo mantello nero che aveva indossato sopra l’abitino scozzese con gonna plissettata sopra un maglioncino bianco a collo alto, un paio di collant caldi e col naso affondato dentro la sciarpa a strisce bianche e verdi della sua Casa ma con le mani quasi viola per il freddo; con i guanti non sarebbe mai riuscita a maneggiare ago e filo, quindi sopportava canticchiando tra sé e sé.
Accanto a lei un paio di scarpe vecchie e un libro di trasfigurazione. Verso le tre sentì delle voci avvicinarsi e le seppe subito associare ai gemelli. Pensava non sarebbero venuti, troppo presi dai festeggiamenti per badare a quella sua forse stupida richiesta.
“Eccoci. Come ci avevi chiesto” annunciò Fred ancora esaltato per la vittoria di quella mattina. “Ma cosa stai facendo?” le chiese, notando le scarpette di raso rosa tra le sue mani prive di guanti. Brylee alzò le scarpette per mostrarle ai due “Avevano bisogno di una sistemata, e penso me ne serviranno un paio nuove da qui a poco...” si giustificò. I due sapevano delle sue abitudini riguardo la danza, ma ancora non avevano visto niente che la riguardasse. La guardarono metterle via nella borsa accanto a lei, assieme a tutti i vari attrezzi che stava usando per sistemarle.
“Ci mostrerai mai qualche... mossa?” chiese con tono gentile George, non essendo sicuro dell’ultima parola scelta.
“Allora, cosa avete portato?” chiese facendo vertere l’argomento sul vero motivo per cui li aveva chiamati lì. I due tirarono fuori un paio di scarpe vecchie ciascuno. Brylee sospirò.
“Presumo dovrò fare più lavoro del previsto, hn?” disse con un mezzo sorriso, indicando di sfuggita le sue vecchie scarpe e il libro di trasfigurazione accanto a quelle. “Mi auguro almeno che sappiate come minimo stare sui pattini” continuò mentre sistemava in ordine le tre paia di scarpe.
Le sue, messe a confronto con quelle dei due, sembravano tanto un paio di scarpe per bambini. Non ci dette peso e una volta che ebbe finito con gli incantesimi, si sedette su una roccia che sporgeva dalle sponde ormai ghiacciate del lago per indossare i suoi pattini. Una volta finito, si allontanò di qualche metro dalla sponda per aspettare i gemelli e nel frattempo saggiò le lame dei pattini, provando a fare qualche piroetta ed azzardando dei piccoli passi di danza sulle lame. Quando si voltò per vedere a che punto erano i suoi due amici, li vide un po’ in difficoltà, quindi con un leggero risolino ed il suo solito sorriso allegro stampato in volto avanzò verso di loro per poterli aiutare.
“Sappiamo pattinare, eh?” annunciò ripetendo ciò che i due le avevano detto dopo pranzo quando aveva loro suggerito la sua idea. “Certo che so pattinare!” protestò Fred “Fred non è bravo quanto me, sono io quello con più equilibrio!” disse George, entrambi avevano la mania di parlare in contemporanea anche dicendo cose completamente diverse. “È che sono solo un po’ arrugginito, tutto qua.” Disse Fred portandosi la mano sulla testa a sistemare il berretto di lana. “Ed è scivoloso” sembrò giustificarsi George, ma entrambi si beccarono un’occhiata da “come no” da parte di Brylee che li prese per mano ed iniziò a farli avanzare lentamente mentre lei pattinava all’indietro.
Dopo che i due ebbero preso abbastanza confidenza con i loro pattini, Brylee propose di fare una gara di velocità.
“Il primo che arriva a quel tronco e torna indietro, vince. Ci state?” propose, con un po’ di affanno e le guance arrossate sia dal freddo che dalla fatica che aveva fatto per cercare di mantenere in equilibrio entrambi quegli armadi dei suoi amici.
“Qual è la posta in gioco?” chiesero in coro i due guardandola con aria di sfida.
“Bhe... se vinco io... mi aiuterete a procurarmi tutti i libri di incantesimi avanzati che mi serviranno in futuro, in casa dovreste avere ancora quelli dei vostri fratelli maggiori, no?” disse con un sorrisetto furbo.
“E se dovessimo vincere noi?” chiese Fred con il suo solito mezzo sorrisetto da mascalzone.
“Se vincerete voi... farò qualsiasi cosa mi chiediate da qui in poi.” Disse precipitosa ma sicura di sé Brylee. “Allora, ci state?”
I gemelli si scambiarono uno sguardo complice ed annuirono. “Andata!” stipularono in coro.
“Bene! Vi darò qualche secondo di vantaggio, allora” sentenziò la più piccola. “Al mio via, partite e quando sarete a tre quarti della distanza, partirò io” i due annuirono in sincrono, con gli occhi che brillavano di sfida.
 “Pronti? Tre... due... uno... via!”
I gemelli partirono un po’ traballanti ma dopo pochi istanti ritrovarono l’equilibrio e presero velocità. Giunto il suo momento di partire Brylee li avvisò urlando un “PARTO!” e sfrecciò in direzione del tronco che aveva indicato poco prima, col mantello che le svolazzava dietro la schiena.
Poco prima che li raggiungesse, provò ad usare la sua legilimanzia per vedere se sarebbe riuscita a prevedere le loro intenzioni. Non le servì andare troppo in fondo nelle loro menti. Sembrava che quell’intenzione fosse l’unica cosa presente nelle menti di entrambi, da quanto erano concentrati a pensarla e a metterla in atto alla prima buona occasione, lei che sarebbe passata in mezzo a loro.
Non aveva sbagliato a provare a fare una cosa simile. Infatti, come si accorsero di lei, George e Fred provarono a bloccarla fra le loro spalle, ma lei usò a suo vantaggio la sua corporatura minuta e si chinò ancora di più mentre passava in mezzo ai due e raggiunse quasi subito il tronco, si inclinò leggermente di lato per girare su se stessa e iniziò la sua corsa fino al punto da dove erano partiti. Sentendoli dietro di sé provò uno sprint e accelerò in maniera impressionante per arrivare al punto da cui erano partiti e fermarsi dopo una piroetta, giusto in tempo per vedere gli altri due arrivare malfermi sui loro pattini.
“EHI!” esclamò Fred, un po’ deluso. Sia lui che George erano convinti che avrebbero vinto quella piccola competizione.
“Dovevo pur rivendicare la vincita di Serpeverde, no? Non fosse stata per la fortuna di Potter di ingoiare il boccino, avremmo vinto noi” rispose la ragazzina dopo aver ripreso un po’ fiato. “Se volete posso darvi tutte le rivincite che vorrete” continuò con fare sornione.
“No... io abbandono. Non penso riuscirò a stare ancora su questi cosi” disse George “Piuttosto. Ammettiamo la nostra sconfitta: potrai essere dei nostri.” Concluse ancora affannato dalla corsa sulle lame.
“Anche se, ad essere completamente onesti era una cosa che avremmo voluto chiederti già da un po’” continuò Fred.
“Magnifico!” dichiarò Brylee saltando per poterli abbracciare entrambi. “Lucius non impazzirà dalla gioia, immagino... ma non deve per forza saperlo, no?” continuò ricordandosi cosa l’uomo le aveva detto prima che lei e Draco partissero per Hogwarts.
“Cos’avete in programma per domani, ragazzi?” chiese ai due cambiando argomento e iniziando a scivolare aggraziatamente sul ghiaccio, invitandoli a seguirla.
“Pensavamo di andare ad Hogsmeade, visto che da quest’anno possiamo andarci” rispose George mentre provava a mantenere l’equilibrio ancora per un po’. Brylee si accorse della difficoltà dell’amico e si offrì come appoggio per permettergli di continuare a stare in piedi. “Mi porterete qualcosa?” chiese con aria innocente, quasi da bambina, “vi do io i soldi che vi potrebbero servire!” si affrettò subito ad aggiungere ricordandosi della loro situazione economica.
 
 
 
 
 
~Angolo della Miseria~
Ed ecco a voi l’undicesimo capitolo! Scusate tanto se ci ho messo così tanto a pubblicarlo, ma come già menzionato ho avuto diverse gatte da pelare. Beh, spero vi sia piaciuto,e se siete arrivati fino a qui, penso sia un buon segno, no?
Per quanto riguarda gli estratti del Prophetia Merlini e del libro di legilimanzia, mi sono basata sulle varie informazioni che ho trovato in giro, spero di aver fatto un buon lavoro (:-/).
Passo e chiudo!
Un bacione, Kira!

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Capitolo 12
*** Chapter twelve-Christmas at Malfoy's Manor ***


12. Chapter twelve
-
Christmas at Malfoy’s Manor
 
 
Era già metà dicembre e il primo semestre era quasi alla fine, e in quelle sei settimane, Brylee aveva imparato ad affinare sempre di più la sua abilità da legilimens e le capitava sempre più spesso di sentire i pensieri degli altri echeggiare nella sua mente. Ma non per questo non abbassava mai lo sguardo davanti agli altri; era come se avesse tutta un’altra percezione del mondo attorno a lei.
Aveva anche restituito il Prophetia Merlini, e da quando aveva letto quello stralcio di profezia su un suo possibile erede, aveva l’impressione che le parole del grande mago le risuonassero nelle orecchie ogni volta che chiudeva gli occhi prima di addormentarsi. Non ne aveva fatto parola con nessuno, ma aveva fatto crescere in lei un grande dubbio a cui ancora non sapeva dare risposta.
La neve la faceva da padrona attorno a tutto il castello e non solo. Brylee di tanto in tanto continuava ad andare a pattinare sul lago con i gemelli e quando loro non potevano, ci andava con Kassandra e Hermione, capitava che si aggregasse anche Pansy ma per via dei pregiudizi sulla Grifondoro, quei pomeriggi finivano spesso e volentieri in litigi tra le due Serpeverde.
Si avvicinavano le vacanze di Natale e a Brylee non sembrava quasi vero di passare il suo primo Natale con coloro che sarebbero stati la sua famiglia. Anche Draco sembrava esaltato all’idea di passare il Natale con lei, ma anche nervoso. Lui sapeva delle varie amicizie della cugina, e sapeva cosa avrebbe potuto pensare suo padre a riguardo.
“Dra, smettila di preoccuparti per chissà che cosa, diamine!” sbottò a cena la sera prima di partire per le vacanze. “Cos’è che ti preoccupa così tanto da farmi venire il mal di testa?” gli chiese poi con tono più gentile sentendo subito un’ondata di dispiacere provenire dalla mente del cugino.
“Ne possiamo parlare alla solita partita?” le chiese con tono quasi implorante, usando quella specie di codice che si erano inventati Brylee e lui.
“Oh. Certo, scusa Dra” rispose cogliendo al volo quello che intendeva il biondo. Pansy, seduta davanti a loro tra Vincent e Gregory, aveva sentito il loro scambio di battute e non aveva esitato a chiedere spiegazioni. “Partita? Quale partita?” chiese con fare da pettegola.
“Faccende di famiglia, Pansy” le aveva risposto Draco lapidario, facendola ammutolire per il resto della cena.
Quella notte, come d’abitudine, Brylee scese in Sala Comune indossando già i collant rosa chiaro, gli scaldamuscoli, il suo solito body blu pavone con il gonnellino abbinato e le scarpette, ormai prossime alla rottura definitiva, in mano. Vedendola equipaggiata a quella maniera Pansy, ancora curiosa di cosa avessero parlato i due cugini a cena, decise di non seguirla. Aveva già assistito tante volte ai suoi allenamenti serali.
Brylee trovò Draco davanti al solito camino, che le dava le spalle osservando le fiamme che guizzavano tra i ciocchi; ma la rossa aveva avvertito i pensieri dell’altro già dalla sommità delle scale.
“È per come potrebbe trattarmi tuo padre, vero?” esordì la rossa posando sul divano lì vicino le scarpette per poi sedersi accanto ad esse.
“Uhn.” Sbuffò Draco “sai che prima o poi mio padre lo verrà a sapere” continuò sedendosi accanto alla cugina e notando come fosse vestita a quell’ora.
“Mi devo allenare, lo sai -iniziò rispondendo allo sguardo interrogativo del cugino- e per quanto riguarda Lucius, ho mandato una lettera poco tempo fa alla zia, parlando anche delle mie amicizie, quindi suppongo che entrambi lo sappiano; certo, non ho ricevuto risposta a quella lettera e ha sempre evitato di tornare sull’argomento nelle lettere successive, ma non ti preoccupare per me, Dra. Me la saprò cavare con tuo padre” finì con un sorriso rassicurante e prendendo tra le sue mani quelle fredde e pallide del cugino.
Il mattino dopo, dopo colazione, si avviarono verso la stazione di Hogsmeade assieme a tutti gli altri studenti che sarebbero tornati a casa per le vacanze. Brylee sedette nel vagone con Draco, Akilah, Pansy, Blaise e l’immancabile duo formato da Vincent e Gregory, con cui parlò del più e del meno per tutto il viaggio.
Quella sera arrivati a Londra, Draco e Brylee trovarono sia Narcissa che Lucius ad attenderli sulla banchina del binario 9¾. Quando entrambi si avvicinarono ai due, Brylee notò lo sguardo preoccupato della zia e quello quasi deluso di Lucius, ma la ragazzina sorrise raggiante a entrambi, avvertendo la confusione e il turbamento nelle menti dei due, soprattutto di Lucius.
“Avete fatto un buon viaggio, cari?” chiese con tono dolce Narcissa avvicinandosi ad entrambi per abbracciarli.
“Certo, zia!” “Sì, madre” risposero in coro i due ragazzini. Intanto Brylee poteva avvertire il continuo disagio che i pensieri di Lucius emanavano. Lei sapeva che il padre di Draco non aveva ancora chiaro come trattare la sua situazione, ma decise di rendergli un po’ più leggera la cosa, o almeno avrebbe provato a non fargliela pesare.
“Tutto bene al Ministero, zio?” a quella domanda Lucius spalancò un poco gli occhi, colto di sorpresa. Era la prima volta che lei si rivolgeva a lui come zio, e la cosa aveva lasciati interdetti anche Draco e Narcissa.
“Ahem... sì. È andata bene, le solite cose” rispose con un leggero fastidio nella voce.
 
Una volta giunti al maniero, vennero accolti dalla servitù che li informò della cena pronta. Nei giorni che seguirono, si organizzarono tutti in vista del Natale.
Un giorno Narcissa e Brylee andarono a Diagon Alley per procurarsi oltre a degli abiti per la celebrazione della festa, i regali per Draco, al quale presero i regali da parte di Narcissa e Lucius, tra cui anche un orologio da taschino in argento con lo stemma della famiglia Malfoy; la ragazzina voleva farlo da sé il regalo per il cugino e riuscì anche a convincere la zia in qualche modo a prendere anche quelli per le sue amiche “purosangue”, a Pansy, alla quale volle regalare un libro su tutti i vari ingredienti necessari per ogni tipo di pozione e le loro proprietà, si trattava di un grosso tomo dalla copertina rigida in cuoio, con il titolo Rebus enim potionibus riportato in caratteri latini in foglia d’oro, visto che l’amica le aveva confidato di voler migliorare in pozioni in quanto fosse la sua materia preferita; ad Akilah, della quale era conscia della passione per il Quidditch prese un fischietto da arbitro in argento e finemente decorato con le incisioni di una scena di una partita e a Kassandra, un saggio sulla vita  dei più grandi maghi e streghe della sua casa, a partire dalla storia della fondatrice della sua Casa, per arrivare anche al fondatore del villaggio di Hogsmeade.
Per Hermione e i gemelli, Brylee trovò la soluzione un giorno in cui era rimasta da sola al Maniero. Per la bruna trovò nella grande biblioteca della villa un tomo impolverato sull’alchimia, l’aveva sentita parlare con i suoi amici di un certo Nicholas Flamel giusto poco prima di partire per Hogsmeade da Hogwarts; per George e Fred, dal momento che ormai avevano formato un bel trio, pensò di regalare dei bracciali fatti da lei: usò tre strisce di cuoio colorato da entrambi i lati con i colori delle loro case, quella verde e argento al centro, aveva inserito le tre iniziali in platino di tutti e tre, F.G.W.*, B.A.B. e G.F.W.*, su ogni strisciolina, per poi incantarle in maniera tale che la temperatura del metallo e il colore delle lettere cambiasse a seconda dello stato d’animo e fisico degli altri; proprio mentre preparava i regali per i due Grifondoro le venne l’idea per il regalo di Draco. Non sarebbe stato un regalo costoso o vistoso il suo e pensò che glielo avrebbe consegnato la notte prima: prese una striscia di cuoio rosso vermiglio pregiato su cui impresse al centro in argento il simbolo celtico che sapeva stare per “amicizia”.
Poco prima che rientrassero il cugino ed i suoi genitori, finì di scrivere le lettere da allegare ai pacchetti regalo e mandare il tutto con uno sparviero preso da Lucius da poco e ancora da addomesticare; Brylee tuttavia riuscì con del tempo e buona concentrazione a convincerlo a portare un biglietto ad Hermione, a Londra.
 
Ciao Herm! Spero che tu stia passando delle buone vacanze coi tuoi genitori. Spero che mi capirai, ma preferisco consegnarti il mio regalo quando torneremo a scuola.
Buon Natale, Brylee

 
Nei giorni successivi chiese al suo elfo domestico personale, Bushy, con le grandi orecchie tagliate lungo tutto il lobo inferiore e sempre mosce, che gli ricadevano a mo’ di capelli, e gli occhioni grandi di un viola ametista, di portare i regali ai gemelli per il 24; per le altre sue amiche non dovette nascondere la cosa agli zii, dato che erano amicizie “accettabili” a detta di Lucius.
Arrivò Natale e Brylee ricevette tre regali, potevano sembrare pochi ma per lei significarono molto. La mattina di quel giorno tutti e quattro si sedettero vicino all’immenso abete decorato al centro del salone, dall’altra parte della stanza, di fronte al camino. Quando Lucius le aveva dato una gabbia dorata che conteneva un barbagianni dal piumaggio ambrato e gli occhi azzurro ghiaccio, Brylee sorvolò sul fatto che molto probabilmente Lucius fosse stato quasi costretto a farle quel regalo e mentre ringraziava l’uomo pensava già al nome da dare all’animale; Narcissa poi le porse una scatolina rivestita in velluto blu notte, al cui interno trovò un ciondolo in argento recante lo stemma della famiglia Black, dietro il ciondolo era inciso il motto della famiglia, Toujuors pur
“È un regalo quasi d’obbligo per noi Black, alla nascita di un nuovo componente della famiglia” le aveva detto la donna poco prima che la rossa si slanciasse per abbracciarla, subito dopo si affrettò ad indossare il ciondolo al collo, assieme al piccolo portafoto che l’accompagnava da sempre. Quando infine arrivò il suo turno di consegnarle il regalo, Draco le tese una scatola grigio antracite chiusa da un nastro in raso verde smeraldo, la rossa notò il bracciale che gli aveva consegnato quella stessa notte sbucare da sotto la manica della tunica corta in lana rosso rubino che stava indossando in quel momento. Quando Brylee scostò il coperchio della scatola e ne vide il contenuto cacciò un gridolino di felicità: erano un paio di pattini con la lama in argento decorata da motivi arabescati, la scarpetta era in cuoio pregiato bianco e i lacci erano dei nastri in raso di seta verde; erano accompagnati da un bigliettino scritto a mano,
 
So quanto ti piace pattinare, ti ho vista queste ultime settimane a scuola con i tuoi amici.
-D.L.M.
   
Dopo averlo letto, Brylee alzò lo sguardo complice e riconoscente negli occhi del cugino e amico, per poi ringraziarlo con un abbraccio, con ancora il biglietto tra le mani.
La mattina passò in maniera molto tranquilla e serena tra tutti e quattro, tra l’accensione del tronco decorato da rametti di agrifoglio e fette di agrumi secchi e profumati nel camino, a cui successivamente passarono ad un piccolo spettacolo organizzato dai due ragazzini, nella grande stanza da musica, dove Brylee aiutata da Draco incantò gli strumenti che sarebbero serviti per ricreare la melodia, seguendo entrambi le stesse azioni che avevano provato un paio di giorni prima, e Brylee danzò per gli zii e il cugino -prima che le sue scarpette la abbandonassero- un pezzo di uno dei suoi balletti preferiti, Lo Schiaccianoci di Čajkovskij, di cui dovette spiegare ai tre l’intera storia, interpretando la parte di Clara quando riceve lo schiaccianoci dal padrino.
“Non male per essere qualcosa inventato da un babbano” ammise con tono quasi saccente ma al tempo stesso ammirato per le capacità della ragazzina, Lucius.
“Complimenti cara, e grazie per questo spettacolino. Dove hai imparato?” chiese poi Narcissa.
“L’orfanotrofio in cui sono cresciuta, è affiliato alla Royal Opera House di Londra.” Iniziò a spiegare la rossa “Ci fanno seguire lezione di danza classica a partire dai quattro anni, in modo tale da poter dare un futuro alle bambine che non vengono adottate” concluse notando la smorfia che si era formata sul volto di Lucius al sentire parlare di nuovo dell’orfanotrofio. Nonostante ciò Brylee decise di non farci caso e godersi quell’aria di famiglia che sembrava stesse iniziando a crearsi.
Quando giunse l’ora di pranzo si cambiarono negli abiti presi per l’occasione; Brylee indossava un abito bordeaux dalla gonna a ruota che le arrivava poco sotto al ginocchio, e le maniche a tre quarti in pizzo, il ciondolo con lo stemma della sua famiglia e per proteggersi dal freddo indossava una corta mantella in cashmere grigio perla. Quel pomeriggio e la mattina del giorno successivo Draco e Brylee li passarono a pattinare sulla superficie del laghetto del parco della villa, su cui si affacciava la veranda della saletta da tè in cui era stata Brylee il suo primo giorno al maniero. Per poi passare il pomeriggio del giorno dopo a giocare a nascondino in giro per la villa. Lucius era a lavoro al ministero, come sempre e Narcissa era al piano di sotto con delle amiche, a scambiare due chiacchiere, quindi i due ragazzini avevano campo libero dal secondo piano in su.
Era il turno di Brylee a nascondersi e mentre correva ridacchiando per i lunghi corridoi del secondo piano, si imbatté in una porta in quercia semichiusa, presa dalla curiosità, Brylee ci si infilò. Appena entrata si accorse che si trattava dello studio di Lucius. Decise di restare in quell’enorme quanto quasi minacciosa stanza dalle pareti scure, sapendo che Draco mai si sarebbe sognato di avvicinarvisi. Iniziò a gironzolare per la stanza dal soffitto alto indisturbata, soffermandosi di tanto in tanto a leggere i dorsi dei libri posti in maniera ordinata sui vari ripiani dei mobili in mogano che li ospitavano, e protetti dalla polvere da ante in cristallo dalla cornice in legno. Quando giunse quasi alla scrivania, accanto ad una libreria trovò una teca posta su un piedistallo in pietra scura, al cui interno era conservata una maschera argentata a forma di teschio e un cappuccio nero e logoro, accanto una vecchia targhetta in pergamena su cui riuscì a leggere dall’inchiostro quasi sbiadito “in memoria dei tempi dell’Oscuro Signore e che di nuovi ne possano giungere con colui che è sopravvissuto.” lesse sottovoce, sentendo un brivido correrle lungo la schiena. Sempre più incuriosita e col cuore che le batteva fortissimo dentro il petto, Brylee cercò la chiave per poterla aprire ed esaminare la maschera meglio, nonostante la parte più razionale di lei che purtroppo aveva capito il significato di quelle parole insisteva perché si fermasse dalla sua ricerca. Trovò la piccola e sottile chiave in un cassetto della scrivania di Lucius , in mezzo a dei fogli di vecchie edizioni della Gazzetta del Profeta a cui non badò troppo; si affrettò ad aprire lo sportellino della teca e prelevò con cura la maschera. Se la rigirò tra le mani per un po’, osservandola sia da vicino che da lontano- era incredibilmente simile ad un vero e proprio teschio- per poi notare, all’interno tre lettere incise: L.A.M..
Lucius Abraxas Malfoy.
Pian piano i pezzi iniziarono a dare un po’ di forma al puzzle di informazioni che Brylee aveva e quando la ragazzina capì, si lasciò scivolare tra le dita la maschera che emise un sonoro e metallico tud quando giunse a contatto con il pavimento rivestito in legno. Dunque Lucius era stato un Mangiamorte, e da quello che era scritto in quella piccola pergamena, probabilmente lo era ancora; tra le altre cose poteva essere uno di quelli che molto probabilmente avevano ucciso i suoi genitori; ecco perché quando aveva chiesto qualcosa alla zia riguardo ai Mangiamorte quando aveva letto la lettera lasciata dalla madre, lei aveva subito cambiato atteggiamento con lei, suo marito era un Mangiamorte! Le avevano mentito per tutto quel tempo!
Da Lucius se lo sarebbe aspettato, ma mai dalla zia. E Draco? Magari nemmeno lui sapeva nulla a riguardo, forse anche lui era stato tenuto all’oscuro di tutto, come lei.
Ancora sotto shock, con le mani tremanti e il volto rigato da lacrime silenziose, raccolse la maschera per poi rimetterla al suo posto, così come la chiave. Il caso volle che proprio mentre chiudeva accuratamente il cassetto da cui aveva prelevato la chiave della teca, le cadesse l’occhio sui vari titoli scritti su quei fogli di giornale a cui qualche minuto prima aveva dato poca importanza. Quelli erano tutti articoli riguardanti varie scomparse o morti di maghi e streghe, il tutto risalente a circa dieci anni prima.
Ancora sconvolta Brylee si diresse verso la porta dello studio, quando uscì andò a sbattere contro il cugino che le rivolse uno sguardo trionfante ma poco prima di dirle che toccava a lei contare il biondo notò subito lo sguardo vuoto e privo della solita luce allegra e maliziosa che le animava sempre gli occhi antracite.
“Brylee?” provò a chiamarla. Solo dopo altre sei volte il ragazzino riuscì ad ottenere l’attenzione seppur parziale della rossa. Lei puntò lo sguardo vuoto in quello colmo di preoccupazione del biondo per poi pronunciarsi atona: “Non ho più voglia di giocare, Draco. Sono stanca, me ne vado in camera” detto ciò, si lasciò alle spalle il cugino ancora più turbato per il suo cambiamento d’umore e si diresse con passo lento ma sicuro in camera sua. Una volta entrata nella stanza Brylee sospirò pesantemente lasciando cadere le ultime lacrime silenziose che aveva trattenuto davanti al cugino. Una volta che si fu calmata attese di essere chiamata per la cena, parlando con Haldir, il suo barbagianni.
Il silenzio che aleggiava durante la cena di quella sera sembrava quasi essere assordante per Brylee, che provava a concentrarsi per sentire il meno possibile i pensieri dello zio e del cugino. Non aveva ancora fatto parola con nessuno di quanto scoperto quel pomeriggio, se non con Haldir. E sapeva che nemmeno Draco avrebbe accennato al suo strano comportamento. Tuttavia, Narcissa decise di provare a rompere quel silenzio chiedendo ad entrambi i ragazzini delle amicizie fatte ad Hogwarts. Iniziò Draco, accennando ai soliti compagni d’infanzia e il gruppetto di purosangue che gli andava sempre dietro. Giunse quindi il turno di Brylee che iniziò a parlare dell’amicizia con Kassandra Jordan, per poi passare alle uniche amiche femmine in Serpeverde, Akilah Khan e Pansy Parkinson, disse di aver fatto la conoscenza dei vari amici di Draco con cui si trovava abbastanza bene, per poi passare alle amicizie che sapeva meno sarebbero piaciute a Lucius: i gemelli Weasley ed Hermione. Parlò dei tre con orgoglio, in quanto tutti e tre fossero persone eccezionali, che erano riuscite ad andare oltre agli stereotipi che sembravano avere tutti gli altri su di lei. Finì il suo discorso più che soddisfatta, avvertendo i vari pensieri di Lucius a cui si era preparata da quando ne aveva parlato nella lettera alla zia.
“Non sembri sorpreso dalla cosa, zio” affermò Brylee mentre avvicinava alla bocca il calice di succo di zucca con calcolata nonchalance.
L’uomo sospirò pesantemente posando le posate accanto al piatto “A quanto pare non riuscirò mai a farti capire i principi di questa famiglia. Ci sono altre famiglie che la pensano come te. Per Merlino! Devi star scherzando! Vedi di non continuare a sprecare il tuo tempo con... con quelle persone, chiaro?” sbottò infine l’uomo.
“Non sei nessuno per dirmi cosa o chi essere, e francamente, Lucius, non mi importa di qualsiasi tua disapprovazione a riguardo. Sappi solo che continuerò a comportarmi come credo sia meglio. Ed ora, se non vi dispiace, me ne andrei in camera. Buonanotte. Zia, Draco.” Rispose per poi allontanarsi dalla grande sala da pranzo la rossa, evitando di salutare Lucius.
Non appena Brylee sparì al piano di sopra, Narcissa invitò il figlio ad andare a parlare con la ragazzina, per poi rivolgersi al marito, pronta a provare a farlo calmare per quanto appena successo.
“So che non è semplice, Lucius, ma adesso siamo una famiglia, tutti e quattro, e dobbiamo accettarci l’un l’altro... o almeno sforzarci” disse la donna posando una mano con delicatezza sulla spalla del marito.
“No, Cissy. Con quella ragazzina non c’è nulla da fare. È una causa persa. Hai visto come ha osato rispondermi per le rime?! Per Salazar! Credevo che a Londra le avessero insegnato almeno le buone maniere, e che i tre mesi passati ad Hogwarts le sarebbero serviti per riconoscere le giuste persone con cui fare amicizia.” Affermò l’uomo sistemando alcune ciocche dei capelli quasi albini che gli erano finite sugli occhi, ancora infuriato con quella ragazzina.
“Bhè -iniziò la donna accanto a lui pronta a difendere la nipote- ha detto che sta iniziando a fare amicizia con alcuni amici di Draco, con dei ragazzini di Serpeverde. Sono sicura che si tratti solo di una fase e che negli anni arriverà forse anche ad abbracciare la nostra causa” continuò sicura di quanto diceva.
Tuttavia il marito sbuffò un “Come no”, ormai sicuro della testardaggine della rossa.
“Aspettare e sperare non costa nulla, no?” provò infine la donna.
“Hm, vedremo come si svolgeranno le cose da qui ai prossimi anni” chiuse il discorso Lucius versandosi del whiskey incendiario in un Tumbler alto in cristallo.
Intanto al piano di sopra, Brylee si stava preparando a confrontare il cugino in camera sua per parlare di cosa fosse successo quel pomeriggio.
“Si può sapere cosa ti è preso questo pomeriggio?” le chiese il biondo mentre si sedeva sulla poltrona vicina al letto.
“Mi ero nascosta nello studio di tuo padre e sicura che non ci avresti messo piede nemmeno sotto minaccia, mi sono messa a gironzolare per la stanza. Quando ho trovato una maschera... credo che tuo padre fosse e sia tutt’ora un Mangiamorte. Tu... tu lo sapevi, Dra?” chiese la rossa dopo il breve racconto della sua scoperta fissando il suo sguardo con un misto di disperazione e speranza in quello preoccupato del biondo.
Il ragazzino, a quella domanda e soprattutto sotto quello sguardo da parte dell’altra, sentì un groppo in gola e una sensazione di senso di colpa attanagliargli il petto che gli impedivano di parlare al momento, si limitò quindi ad annuire lentamente, sentendo una scarica di brividi lungo la schiena sentendo lo sguardo gelido provenire da Brylee. Lei rimase a fissarlo per un po’ negli occhi fino a quando con tono freddo, quasi glaciale, non gli intimò di uscire dalla sua stanza. Draco provò a protestare e a darle una spiegazione, quando giunse Bushy che con fare reverenziale mandò via il signorino, guadagnandosi la gratitudine della padroncina. Non appena Draco fu fuori dalla sua stanza Brylee, pervasa da una rabbia glaciale e silenziosa iniziò a buttare alla rinfusa i pochi oggetti che aveva tirato fuori dal baule, compresi i pattini che le aveva regalato Draco, sicura che non avrebbe sopportato per altri tre o quattro giorni la presenza degli altri tre e pronta ad andarsene. Nemmeno avvertì le lettere del bracciale che avrebbero dovuto rappresentarla bruciare e diventare di un colore misto tra viola e rosso scuro, cosa che invece non passò inavvertita ai gemelli.
Quella notte, una volta assicuratasi che dormissero tutti, Brylee portò il suo baule di sotto, assieme alla gabbia di Haldir, coperta da un panno di lana viola. Una volta giunta silenziosamente davanti allo stanzino dove dormivano gli elfi, si avvicinò silenziosamente a Bushy. Quando l’esserino udì la sua voce, si svegliò di colpo, pronto a fare qualsiasi cosa avesse da chiedergli.
“Scusami per averti svegliato a quest’ora, Bushy. Ho bisogno del tuo aiuto per tornare a scuola” sussurrò la rossa, inginocchiata accanto al giaciglio ricavato da stracci e vecchi abiti su cui dormiva l’elfo. La creatura a quella richiesta si alzò e si diresse fuori dallo stanzino silenziosamente, seguito a ruota dalla ragazzina.
“La padroncina deve prendere tutte le cose che vuole portarsi dietro, signorina” affermò con la sua solita voce roca e servile. Brylee annuì, afferrando il baule con sopra posizionata la gabbia di Haldir.
“Haldir starà bene dopo?” chiese con apprensione per il suo barbagianni ancora addormentato. L’elfo si limitò ad annuire e a tenderle la mano. Quella sarebbe stata la seconda smaterializzazione di Brylee da quando era entrata nel mondo magico. Fece un profondo respiro prima di afferrare la mano scheletrica e nodosa di Bushy per poi sparire assieme al suo baule e Haldir con un leggero bop.
“Ti sono immensamente grata, Bushy. Non so cosa farei in quella casa senza di te” disse sorridendogli con gratitudine, quando si riprese dagli effetti della smaterializzazione. Poi si affrettò ad estrarre dal baule un maglione alla cui vista Bushy impallidì, spaventato dal possibile significato del regalo di un indumento. L’elfo tuttavia si rasserenò quando vide che quello stava venendo strappato in più punti per poi essere trasfigurato in più coperte di lana che Brylee gli porse. “Ho visto che dormite tutti senza coperte ed ho immaginato aveste freddo. Prendi e consegnale anche agli altri” affermò la giovane padroncina.
“La padroncina è troppo buona con Bushy, signorina” affermò l’esserino chinando il capo facendo ricadere in avanti le lunghe orecchie a punta.
Brylee rispose con lo stesso sorriso gentile che gli rivolgeva sempre. “Assicurati che nessuno ti faccia male, quando torni, per favore. Non me lo perdonerei mai”
Quando si guardò meglio attorno vide di essere davanti ad un cancello in ferro battuto che dava su una strada sterrata. E si accorse di non aver considerato il freddo che avrebbe fatto, indossava infatti solo il mantello di lana nero con gli alamari in argento sopra la camicia da notte e la vestaglia in lana grigio perla con collo e polsini in pelliccia di visone. Fece qualche metro a passo svelto trascinandosi dietro il baule, fino a quando non scorse infondo alla strada una figura che riconobbe: il preside Silente. Subito si tirò addosso un incantesimo d’invisibilità per evitare di essere vista. L’uomo indossava sopra una veste in velluto color ametista, un lungo mantello color rosso bacca con decorazioni blu cobalto, foderato di pelliccia di vaio, un berretto di lana color malva chiaro, in tinta con il mantello ed una lunga sciarpa rossa che sembrava essere intrecciata a fili d’argento e d’oro. L’uomo si mosse in avanti come se l’avesse vista e le volesse andare incontro. Una volta che si trovarono a pochi passi di distanza l’uno dall’altra, Brylee rimase immobile, pronta a sorbirsi la ramanzina che sapeva meritarsi.
“Ah, signorina Black. Non credo le serva più sprecare energie con quell’incantesimo d’invisibilità” esordì con dolcezza l’uomo dalla barba argentea. A quelle parole Brylee tornò visibile. La vestaglia in lana e pelliccia o il pesante mantello di lana non bastavano a tenerla abbastanza al caldo con quella che sembrava essere una tormenta in arrivo.
“Signor preside...” accennò a mo’ di salto la ragazzina chinando velocemente il capo per poi riportare lo sguardo in quello chiaro del mago davanti a lei, pronta a dare una spiegazione al suo comportamento.
“Sospettavo che avrebbe agito così, ma non lo faccia mai più. Può essere pericoloso. Al massimo se proprio lo dovesse ritenere necessario in futuro, la prego di mandarmi un gufo per avvisarmi e mi occuperò personalmente di accompagnarla fino a qui e al castello.” Continuò con la sua ramanzina il preside.
“Mi perdoni, preside. Glielo prometto” si affrettò a dire la giovane Serpeverde.
“Hm, sarà meglio avviarci, allora. Come credo avrà capito, è in arrivo una bella bufera di neve e penso vorrà riscaldarsi il prima possibile, non è così?” continuò, alludendo al tremore visibile della ragazzina dato dal freddo che stava provando. Detto ciò le fece strada fino ad una carrozza chiusa che sembrava essere trainata da un incantesimo.
Come Brylee posò la testa sull’imbottitura della seduta, si sentì travolgere dalla stanchezza e l’ultima cosa che udì prima di sprofondare in un sonno profondo fu la voce del preside che le diceva con fare affettuoso “Dormi pure per tutto il tragitto, Brylee. Hai bisogno di riposo”.
Quando si svegliò, la mattina successiva, dovette trattenere un urlo di spavento. Non solo non riconobbe l’ambiente in cui si trovava, che sembrava essere una stanzona d’ospedale, piena di lettini e impregnata dell’odore di pozioni curative, ma da entrambi i lati della testa del lettino su cui aveva dormito due facce fin troppo familiari la stavano osservando curiose e preoccupate.
“Ragazzi... che cosa ci fate qui?” chiese ancora mezz’addormentata, sbadigliando a metà frase e stropicciandosi gli occhi con la mano destra, gesto che entrambi i ragazzi trovarono assolutamente carino.
“In realtà è quello che stavamo per chiederti noi, Black. Che ci fai in infermeria, in questo periodo delle vacanze di Natale?” disse Fred.
“A quanto pare, qui qualcuno dalla testa calda ha dato di matto di notte e Silente ha pensato bene di non farla rimanere da sola nella sua Sala Comune” continuò con fare affettuoso George. Alle loro parole Brylee annuì con sguardo assente, ancora troppo stanca per l’avventura di quella notte. Risentiva ancora degli effetti dell’incantesimo d’invisibilità usato poche ore prima e i due parvero accorgersene perché la guardarono subito preoccupati. “Ehi! Tutto bene?” “Non hai un bel colorito, Brylee. Dobbiamo chiamare madama Chips?” chiesero in coro i due. La ragazzina scosse leggermente la testa per poi ributtarsi sul cuscino dietro di lei, così la testa non le girava più. “Devo solo ancora riprendermi da stanotte, tranquilli. Mi basterà qualche altro sonno d’ora...” era talmente esausta che non riusciva nemmeno a parlare in maniera corretta, ma non ci dette troppo peso. Stava per riaddormentarsi quando si ricordò di Haldir. “Haldir! Dov’è Haldir?” chiese preoccupata. Fred la rincuorò informandola del fatto che al momento si trovava nella loro camerata. A quelle parole Brylee sollevata, tornò a chiudere gli occhi, per lasciare posto ad un sonno senza sogni.
I gemelli si scambiarono uno sguardo preoccupato sentendo entrambi le lettere del nome della più giovane raggiungere una temperatura quasi simile a quella del ghiaccio e diventare marroni. Avrebbero dovuto parlarne con almeno Madama Chips, sentivano che la loro amica non stava tanto bene quanto affermasse. A confermare la loro ipotesi, c’era anche la fronte imperlata di sudore della rossa.
 
 
 
 
*F.G.W. e G.F.W., non so quanti di voi lo sappiano ma le iniziali stanno per Frederick Gideon Weasley e George Fabian Weasley
 


 
~Angolo della Miseria~
Ed eccomi tornata dopo un anno e sei mesi con il capitolo di Natale! Allora! Come avete passato quest’ultimo periodo belle personcine?
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, nel caso doveste trovare buchi di trama o cose che non vi dovessero tornare vi chiedo di farmelo sapere, come sempre! L’ho ripreso appena mi sono presa una pausa dall’Università J e spero di non aver fatto troppo casino con gli avvenimenti vari.
Cosa ne pensate della reazione di Brylee e della scoperta che ha fatto?
Alla prossima!
Un bacione, Kira!

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