Questo era Mozart

di Keinzo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il genio ***
Capitolo 2: *** Il ratto dal serraglio ***



Capitolo 1
*** Il genio ***


PROLOGO


 "Per Dio tutti gli uomini sono uguali," un giovane sacerdote seguì con lo sguardo perplesso il mutamento dell'espressione scettica dell'anziano Antonio Salieri "Si confessi, figliolo..."

 "Oh, non mi parli di Dio! Dio non offre la sua misericordia e doni a tutti!" compositore amareggiato, fece scorrere le proprie dita sui tasti del clavicembalo, spezzando il silenzio polveroso della stanza con una leggera e goiosa melodia "Ha detto che ha avuto l'occasione di studiare un pò di musica da giovane. Riconosce questa?"

Dopo una lunga pausa riempita solo dallo scorrere delle note, sacerdote mosse la testa in segno negativo. Sopracciglia bianche di Salieri si sono innalzate, ma il vecchio quasi subito riprese questa volta con un'altra melodia.

 "E questa? Questa deve saperla per forza!"

Il prete rimase senza parole per qualche minuto e con un'espressione di rimorso alla fine decise di ammettere che non riconosceva neanche quella. Questa risposta provocò in Salieri un infinità di emozioni impercettibili che si interusserò con la luce fantomatica che illuminò il viso del vecchio compositore.

Cost'ultimo si girò di nuovo verso lo strumento, questa volta riprendendo con una melodia un pò diversa. Si trattava di una canzoncina ampiamente conosciuta, Eine kleine Nachtmusik, e ai suoi primi accenni il viso del sacerdote finalmente si schiari dai pensieri perplessi.

 "Oh, questa la conosco! E' assolutamente sublime, non avevo idea che fossi sua..."

Salieri si fermò, guardando il prete. Le sue labbra erano incurvate come in una espressione giocosa, ma gli occhi di questo vecchio pazzo suggerivano che nel suo cuore si stava per scatenare una bufera.

 "Infatti, non mi appartiene. Questo era Mozart," dopo questa dichiarazione susseguì una lunga e amara pausa "Wolfgang Amadeus Mozart."

***

Partecipavo ad un pranzo nella corte del principe arcivescovo di Salisburgo. Sapevo che lo avrei trovato lì, nascosto tra le persone a contemplare il proprio genio. Sapevo della sua esistenza forse ancor prima di cominciare a camminare e già a quei tempi lo invidiavo. Non ho mai avuto la fortuna di avere il padre, che accontentasse la mia passione per la musica. Non ho mai avuto l'occasione di imparare a suonare contemporaneamente mentre imparavo a camminare. Non ho mai avuto l'occasione di suonare d'avanti ad un pubblico mentre ero ancora un giovinotto, ma nonostante tutto mi trovavo qui in attesa di entrare in contatto con il genio.

Mi consideravo ai suoi livelli, se non più alti dei suoi, ma lo ammiravo lo stesso. La sua musica lo precedeva e non potevo fare altro che pensare a come sarà Lui. Se sarà imponente, alto o basso, con una parrucca bianca incipriata di gesso o una castana. Se sembrerà più giovane della sua età o più anziano, se sarà appassionato di qualche altra materia tranne la musica...

E mentre io ero lì, perso tra le stanze della residenza, sbirciando dietro le porte attraverso le quali sfrecciava la servitù e vagheggiando tra i miei pensieri, lo vidi.

Anzi, prima di vederlo lo sentì. Sentì questa risata acuta e irritante, simile a quella di uno isterico rinchiuso in gabbia e mi rifiutavo quasi di crederci...No, no, no, non poteva essere quello Mozart. Non poteva essere quel ragazzino basso, con il colletto storto e parrucca rovinata che amoreggiava in modo volgare con una ragazza qualunque dietro le porte della cucina.

A primo impatto mi convinsi che stavo sbagliando. Per la mia mente era inconcepibile accettare il fatto che un tale essere esagitato e volgare era degno dell'ispirazione divina.

Ma in meno di un secondo la situazione cambiò...

Nelle stanze piene di ospiti della corte di arcivescovo risuonò la dolce melodia della serenata Gran Partita. E il rozzo giovane che un secondo fa si perdeva tra le grazie di una signorina si trasformò.

“Hanno cominciato senza di me.”

Questa frase cambiò per sempre la mia vita e questo momento, dal quale giovane Mozart fuggiva stizzito, segnò il mio destino. Era Lui.

Quei occhi chiari e sorriso pazzerello sul viso così giovane potevano dare impressione di un bambino viziato, ma non di un genio insuperabile della musica.

Tornai quasi subito nella sala, assistendo a Lui, che dirigeva la Musica. E solo Dio sa, quanto era sublime e perfetta quella musica. Ogni nota aveva il suo posto, ogni strumento si susseguiva in modo ideale e se la serenata non aveva quella struttura, se mancava anche un solo piccolo dettaglio, crollava tutto.

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Capitolo 2
*** Il ratto dal serraglio ***


 

 Non ero l'unico a cui fece scalpore il talento di Mozart. Ben presto anche nella corte di Giuseppe II d'Asburgo, presso la quale mi trovavo come il compositore di corte, si sparse la voce delle doti spettacolari di quel bamboccio.

Imperatore, incuriosito da queste voci, non perse l'occasione di convocare il giovinotto nella sua corte per offrigli incarico prestigioso. Ed io, cercando di abbandonare la mia prima impressione, mi decisi di dare a Mozart una seconda chance. Al suo arrivo nella residenza imperiale avevo composto una marcetta semplice ma allegra, forse cercando di stupirlo in qualche modo di come io, facendo l'uso di pochissime note, possa rendere una melodia non solo orecchiabile ma anche molto gradevole.

Era la terza volta che lo vedevo. Questa volta da vicino.

Ancora così adolescente, sorto da poco e spontaneo nei suoi gesti infantili...Cadde quasi a terra, baciando la mano dell'imperatore compiaciuto e mi confessò che conosceva tutte le mie opere a memoria. Sembrava un semplice fanciullo capitato per caso in una corte signorile, ma questo durò fino al momento in cui Lui prese il posto dietro al piano.

Suonò la mia marcetta senza vedere lo spartito, dopo averla sentita una volta. Non sbagliò nemmeno una volta e al terzo giro cominciò ad aggiungere note, a complicarla, ad evolverla, trasformandola da una marcetta ad una melodia piena e complessa, degna di essere suonata in pubblico. E tutto senza fermarsi una volta. Senza neanche pensare.

La musica gli usciva da sotto le dita in maniera così spontanea, che mi resi in un momento conto, che era Dio stesso che si faceva sentire attraverso quelle note.

“Ho già in mente un'opera!” affermò Mozart, quando l'iperatore si fece avanti con l'incarico riservato a giovane compositore, e nel momento in cui il sovrano si interessò del soggetto, si permise di ridergli in risposta, sempre con quella risatina pungente e fastidiosa “Vede, mio Signore...Ecco, vede, è ambientata in un harem.”

E solo al sentire di quella parola io mi misi il cuore in pace, convinto che il grande Giuseppe II d'Austria si sarebbe rifiutato di accettare una tale oscenità nel teatro nazionale. Un secondo prima scambiavo sguardi cinici con il maestro Bonno, conte Rosenberg e il barone van Swieten presenti durante questo colloquio, aspettando una prima reazione del nostro sovrano, e come un secondo dopo mi trovavo già nella sala di un teatro ad assistere Il ratto dal serraglio, uno spettacolo vergognoso, popolaresco e grossolano... Risollevato dalla musica a dir poco celestiale che lo accompagnava. Non sapevo dove poggiare il mio sguardo: avevo una paura infondata di perdermi qualcosa, qualcosa che mi sfuggiva da giorni di questo giovane. Forse il suo talento si nascondeva nelle sue gesta, nel come dirigeva, nel come si muoveva e come esisteva nel momento quando aveva il compito di dirigere la sua Musica. Forse il pubblico, ed io stesso rimanevo colpito dalla scelta dei attori, delle voci, dei vestiti e delle decorazioni.

Non riuscivo a concentrarmi ne sull'immagine di Mozart, che issava le mani al cielo, muovendole al ritmo delle sue melodie, ne sullo spettacolo che si evolveva sul palco. Una cosa che mi fece perdere definitivamente il filo della storia, è l'attrice protagonista.

La mia cara Caterina. Una delle mie allieve più talentuose e capaci, una fanciulla dal viso dolce e sorriso pacato, per colpa del quale sentivo un tremolio leggero nelle mani. Ne nel passato ne nel futurò non mi sarei mai azzardato di porgere un dito su quel fiore, nonostante i miei sentimenti brutalmente repressi. Ma qualcosa nei suoi occhi, qualcosa in quei scambi di sguardi che lei aveva con Mozart quando usciva in scena, mi diceva la verita. Ormai lei non era più intatta come prima, ormai non ero io, Antonio Salieri, il suo idolo musicale senza precedenti.

 

Maledetto Mozart!

Dopo la fine della rappresentazione sentivo un distinto retrogusto di aspro nella mia bocca e l'odio accrescersi nel mio cuore. Una situazione apparentemente così comica! Wolfgang Amadeus Mozart che chiaramente ha piacevolmente passato il suo tempo in compagnia dell'attrice protagonista, la bellissima Caterina Cavalieri, e la sera del debutto dell'opera sotto il palco del teatro, proprio durante la premiazione dalla parte dell'imperatore si presenta la futura sposina del compositore, giovane Costanza Weber. Una storiella da buttare sulla carta in tre atti e rappresentare sullo stesso palco e da riderci sopra, se non fossi la cruda realtà.

Caterina, presa dall'ira che ad ella aveva contorto il viso candido, lanciò il mazzo di fiori offerto a lei dal sovrano in persona in testa al compositore e donando tutti di uno sguardo cocente, si ritirò via dal palco, lasciando Mozart stupito tra le braccia della sua Costanza. Quella fanciulla sembrava di non capire l'appena successo, o lo ignorava in maniera opposita per un grande amore verso quel disgraziato. E lui stava lì, come un bambino colto nel fare qualcosa di proibito che non sapeva ormai come giustificarsi. Fermo, immobile, con un'espressione stupefatta immortalata sul volto, non si impegnò neanche nel pulirsi dai rametti rimasti attaccati a lui dopo che Caterina gli aveva lanciato il mazzo.

Mi colsi in uno strano desiderio di togliere quel petalo di rosa incastrato nella sua parrucca, ma mi ripresi come meglio riuscivo.

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