New World' Secrets - Il Marchio del Male

di FrederickPeron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi sono io? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - La mia vita ***
Capitolo 3: *** Cap 3 Johanna, mia cugina ***



Capitolo 1
*** Chi sono io? ***


Siete comodi? Allora, ecco...per me è strano. Questa è la prima volta che provo a raccontare qualcosa di veramente incredibile, avevo bisogno di parlarne scrivendo qui su questo diario, accanto a una candela accesa e una tazza di caffè nero vicino a me, immerso in un'atmosfera tranquilla mentre, sul mio vecchio giradischi vi è un disco che riproduce un notturno di Beethoven. È ormai mezzanotte e trenta qui a Londra, io sono molto più attivo di notte quanto non ne sia di giorno. Chi sono? Che scortesia sir, non mi sono presentato; il mio nome è Alfred Henry Blackbird e per gli amici sono Al. Sono un bibliotecario di ventiquattro anni e lavoro alla Warburg Institute, un centro di ricerca presente nel quartiere di Bloomsbory, nel centro della città ed è frequentato da molti studenti. Perché sono qui, a quest'ora, con un diario aperto, una penna in mano mentre ormai si fa tardi e i londinesi si stanno ritirando nelle loro abitazioni per aspettate il nuovo giorno attraverso la pace del sonno e del letto? Ecco, non riesco a dormire, ne son abituato e poi intendo sfogarmi con la penna e raccontarvi tutto ciò che riguarda un caso molto particolare che io stesso ho vissuto, in prima persona, e ancora mi chiedo come faccio ad essere ancora vivo per raccontarlo. Pnona di cominciare volevo farvi una domanda: credete nell'occulto, nelle loggie e nella massoneria? Io si, ne sono stato sempre attratto e, lavorando in una biblioteca, ho avuto una marea di volta l'occasione di studiare dei documenti, manoscritti, libri che confermavano l'esistenza di sette segrete sia nel Regno Unito e sia in moltissime parti del globo; queste testimonianze raccontavano e bisbigliavano alle orecchie dei curiosi dei segreti di cui nessuno poteva immaginarne l'esistenza e chiunque, giustamente ma anche imprudente, avrebbe considerato tali informazioni falsità e assurdità inventate da una mente paranoica, fantasiosa o talmente eretica da essere condannata o al rogo o al confino come Galilei. L'esoterismo e il mistero sono qualcosa a cui non posso rinunciare, sono una droga e più mi vedo vicino alla verità e più io stesso vado in paranoia e forte eccitazione; il brivido, la tensione sono il più proibito dei piaceri e delle trasgressioni, un orgasmo di paura, soddisfazione, invincibilità, sorpresa, scandalo, oscurità e pensiero. Non mi ritengo un investigatore ma mi piace moltissimo scavare, scavare e scavare ancora e scavare nel più profondo dei buchi neri della storia e dell'umanità e del dubbio fin quando non vedo la luce all'orizzonte e non ricostruisco, pezzo per pezzo, il puzzle che mi porterà a vedere oltre i limiti imposti dalla storia, dalla società e da Dio. Ora ho l'occasione di farlo e niente mi può fermare. Di che sto parlando? È qualcosa che è accaduto circa un anno fa e vi giuro che, in tanti anni in cui ho passato a studiare tutto quello che potevo sapere sui misteri del mondo e della mente umana, non mi è mai capitato di trovarmi di fronte a qualcosa di simile ed è per questo che intendo scriverlo sul diario. Al vi racconterà tutto, è un racconto...un racconto che coinvolse me, mia cugina. Lo scontro...fra il Bene e il Male in persona, fra l'impensabile e l'inimaginabile. È il racconto di un indagine, il racconto del Nuovo Mondo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - La mia vita ***


Abitavo da solo in un piccolo appartamento della periferia da quasi tre anni. Ero abituato alla solitudine da sempre. Non ho mai avuto una vita facile. Fin da quando ero bambino avevo imparato a capire che la vita è dura e che bisogna cavarsela da soli e che è un errore contare sugli altri. Io provengo da una famiglia molto umile, mio padre era un imbianchino e mia madre era un insegnante di scuola materna, e abitavamo in un quartiere periferico. Loro, per il lavoro che facevano e per cercare di risparmiare, faticavano tantissimo ed erano sempre stati duri con me, per il mio bene. Ricordo una volta, mentre passeggiavamo, che mio padre mi disse questa frase - Se tu vuoi qualcosa te la devi guadagnare. Prendere qualcosa con i soldi degli altri è umiliante e meschino, non l'hai guadagnata con la tua fatica o con il tuo sudore. In tutta la mia vita mai ho chiesto soldi e mai me li son fatti prestare, e se c'era qualcosa che volevo ardentemente o faticavo o non la compravo. Il lavoro ti fa uomo, il lavoro ti da onore. - Ho sempre visto mio padre come se fosse un modello di vita così, appena compiuti undici anni, oltre che studiare ardentemente ho lavorato come garzone in una macelleria. Andavo per Londra con la mia bicicletta a consegnare la carne. Mia madre non è mai stata contenta di ciò, lei voleva che io passassi molto tempo con gli altri ragazzi come una persona normale, mio padre invece era d'accordo perché pensava che solo così sarei diventato un uomo ancor prima di raggiungere la maggior età. Mio padre non aveva mai mostrato affetto nei miei confronti. Voi mi direte perché io continui ad amare un uomo del genere; io sapevo benissimo che mi amava più della sua stessa vita, ma non lo voleva dimostrare perché era convintissimo che se avesse cominciato a coccolarmi e a essere comprensivo non sarei cresciuto e non avrei capito l'importanza di guadagnarmi il pane con le mie mani. Era un uomo molto severo e disciplinato oltre che un grande lavoratore, per noi faceva anche gli straordinari e ha sempre disprezzato chi faceva pause o chi andava in ferie, anche perché lui non se lo poteva permettere, perché noi non ce lo potevamo permettere. In tutta la mia vita ho lavorato e studiato come un pazzo e questo a scapito della mia vita sociale. Sono stato garzone, assistente dell'idraulico, assistente in una cartoleria e ora bibliotecario e, per imitare mio padre, io non ho mai fatto pause se non una volta perché avevo voglia di provare un panino di un fast food vicino alla macelleria, e mi costò caro. Mio padre, appena lo seppe, mi picchiò con la cintura rinfacciandomi che lui si accontentava di un panino al prosciutto che si preparava la sera prima e che lo mangiava sul posto di lavoro mentre era impegnato e che non aveva mai avuto il desiderio di una simile porcheria industriale e, per farmi capire che i soldi non si sprecavano così, ordinò al mio datore di ridurmi lo stipendio per un mese. Fu una dura lezione di vita. Da quel momento ho messo sempre da parte qualcosa, sopratutto da quando mio padre morì per un incidente sul lavoro; stava imbiancando la parete esterna di un appartamento al terzo piano ed era un piovoso giorno invernale, il 15 gennaio 2004, quando non vide che sulla sua stessa impalcatura si era formata una pozzanghera scivolosa; appena indietreggiò per fare il cambio del pennello, ci cascò dentro con il tallone e cadde all'indietro precipitando nel vuoto. Fu una perdita terribile per me e per mia madre; nella mia vita mio padre mi aveva insegnato ad evitare lagne e capricci e a evitare di piangere davanti agli eventi spiacevoli e alle difficoltà, quella fu una delle poche volte che non riuscii a ubbidire a questo insegnamento. Adesso avete una vaga idea di come mi sono formato. Io non mi ritengo superiore agli altri ma, in un certo senso, ho la presunzione di definirmi un attento lavoratore e, per aiutare mia madre e me stesso, ho quasi sempre trascurato la vita con gli altri adolescenti; ho poche ma buone amicizie che ho coltivato durante la mia vita di studente universitario e di bibliotecario. La mia grande passione sono i libri di storia, di fatto sono laureato in storia, in particolare le mie attenzioni vanno alla storia inglese, all'impero romano, al rinascimento italiano e il periodo rivoluzionario francese. Stando a contatto con i libri si possono scoprire molte cose e le scopro ancora. Quando ho tempo libero ne chiedo qualcuno in prestito. Il 9 ottobre 2012, precisamente il giorno del mio ventiduesimo compleanno ero, come sempre, al lavoro a Bloomsbury e stavo catalogando con estrema attenzione alcuni volumi molto importanti appartenenti al Rinascimento Italiano, per la precisione alcuni fonti sul Da Vinci e la ricerca della perfezione e la storia della società fiorentina ai tempi dei Medici, inoltre riordinavo con precisione alcuni scritti sulla storia dell'arte e del periodo dell'Umanesimo e i suoi artisti letterari più importanti. La catalogazione è una delle mie maggiori priorità poiché richiede massima precisione per riuscire a ordinare, senza fare il minimo errore, dei libri importanti nel catalogo esatto. Sul punto di sistemare in modo corretto i libri che avevo in mano, il mio occhio destro puntò la sua attenzione su un libro che poteva avere al massimo un 150 pagine, più piccolo rispetto agli altri, ordinati secondo lo schema. Credendo che qualcuno avesse sbagliato la catalogazione o che qualche irrispettoso cliente o studente avesse lasciato quel libro sullo scaffale sbagliato perché troppo pigro per consegnarlo in reception o per rimetterlo a posto, lo presi e lo portai al mio posto. Dopo mezz'ora, appena scattò la pausa pranzo, io preferii saltarla per dare un'occhiata al libro che avevo trovato e lessi attentamente il titolo "Sette alla Corte dei Medici ", scritto dal giornalista sammarinese Alfredo Maria Casadei, residente a Roma. Io sorrisi, già conoscevo quell'inchiesta di quel giornalista e mi chiesi - Come mai una schifezza del genere è presente qui? - L'avevo già letto e conoscevo a memoria il suo contenuto; in pratica parlava di un legame segreto fra i Medici e la Massoneria. Spiegava con dettagli piuttosto fantasiosi di come la più grande famiglia fiorentina della storia avesse dei legami con una setta massonica chiamata Ordine Universale, di cui ne facevano parte anche altre altre famiglie importanti della politica di quei tempi e che Girolamo Savonarola, il domenicano che instaurò il regime teocratico subito dopo la cacciata dei Medici, fosse a conoscenza della setta e del ruolo del papa, attraverso documenti segreti che attualmente sarebbero risposti nell'archivio segreto del Vaticano. Tali documenti, firmati da Alessandro VI, ne confermerebbero il suo ruolo di protettore della setta e che la morte del domenicano, ovvero la sua condanna al rogo, sarebbe stato solo il modo migliore per evitare che potesse spargere, o meglio divulgare informazioni su quest'ultima. Io risi; è vero che sono un appassionato di sette e massoneria, ma so riconoscere quando un lavoro è fatto bene o è fatto male. - Le informazioni qui descritte sono approssimative, se proprio voleva inventare una bugia avrebbe dovuto almeno usare più dettagli o argomenti più convincenti. Non capisco cosa si faccia qui...lo rimetterò apposto. Chiederò alla mia collega. - Mi precipitai dalla mia collega Anne, che si occupava dei libri sulle sette e sulle associazioni massoniche e le dissi - Devi stare più attenta quando controlli i libri che ti vengono affidati. Ho trovato questo nel mio catalogo. - Le posai il libro e lo osservò, dal suo sguardo però notai un'espressione strana, dubbiosa e mi guardò confusa - Alfred, io ricordo perfettamente i libri che catalogo e ti posso assicurare che questo libricino mi è nuovo, non l'ho mai visto! - Quando lei mi disse ciò, io andai in piena confusione - Come non l'hai mai visto? Ma parla di sette e massoneria, dovrebbe essere tua competenza. - - Ti giuro che non l'ho mai visto. Cerca nell'archivio del catalogo, non è presente. - Lei mi mostrò l'elenco ed effettivamente non stava mentendo, non c'era. Allora, confuso, mi recai alla segreteria e presi in prestito il computer per cercare nell'archivio generale dell'istituto. Rimasi a bocca aperta, non era neanche registrato, significava che non era un libro dell'Istituto. - Probabilmente - pensai - Questo è un libro di qualche cliente o irrispettoso o distratto che avrà lasciato qui. Se vorrà venire a cercarlo, sa dove venire. Lo metterò fra gli oggetti smarriti. - Dopo essermi allontanato, per sistemarlo in un piccolo deposito di oggetti smarriti, ritornai alla mia postazione, dove Anne mi stava aspettando. - Anne, che c'è? - - Allora, hai capito a quale catalogo appartiene? - - A nessuno, è di qualche cliente distratto. Di sicuro se lo verrà a riprendere. - - Comunque ti cercavo per un altro motivo, una ragazza ti sta cercando. Dice di essere tua cugina. - - Ah, dille di venire da me. - Così iniziò la giornata. Mi starete chiedendo "Tutto qui? Cosa c'è di interessante? " non abbiate fretta, questa era solo la cornice iniziale della storia. Il bello verrà adesso.

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Capitolo 3
*** Cap 3 Johanna, mia cugina ***


Mi precipitai di corsa all'uscita dell'istituto e guardai la figura dinanzi a me: era la mia cara cugina Johanna Evangeline Powter. Lei, oltre che mio padre e mia madre, è una delle poche persone che stimo per davvero perché è una persona che mai si arrende e che è disposta a lottare pur di difendere ciò che crede. È una donna forte e che mai cede, come un cane che non molla mai l'osso. È una ragazza alta 1,78 m con dei capelli biondi che rimembrano le sfumature dell'oro e dell'ambra raccolti in una coda di cavallo sulla schiena e ha due occhi azzurri marini. All'apparenza lei poteva sembrare la classica biondina bella e stupida, ma chi l'avrebbe pensato sul serio se ne sarebbe pentito subito dopo e con qualche livido in faccia. Mia cugina Johanna infatti è una donna dal carattere di un maschiaccio, una tigre che all'apparenza sembra una gattina. Era suo solito, anzi sua abitudine vestirsi con abiti da uomo, lei rifiutava anzi rifiuta ancora di indossare abiti da donna; quel giorno era venuta a trovarmi con pantaloni verdi lunghi da uomo, anfibi neri e la sua camicia preferita: una verde mimetica da uomo, la indossava molto spesso. Perché indossa solo roba da uomo? Forse perché detesta fin troppo i vestiti che possano esaltare una certa femminilità, le fanno troppo ribrezzo può essere, ma sopratutto per allontanare da sé stessa la pesante infanzia che aveva vissuto. Di che sto parlando? Ve lo dirò tra poco, ogni cosa alla volta. Aveva l'aria di una persona stanca, di fatto stava anche sudando. La sua camicia preferita era leggermente umida, probabilmente o aveva fatto una corsa sotto quel sole che c'era, oppure era appena tornata da una partita di allenamento con le ragazze della London Phoenix, la sua squadra di rugby per il campionato nazionale. Johanna era una ragazza atletica e sportiva, lo sport era la sua vita; nel tempo libero lei praticava tre attività sportive differenti: - nei giorni pari della settimana ( sabato incluso) lei si andava ad allenare con la sua squadra di rugby - Di pomeriggio, nei giorni dispari ( domenica esclusa), lei andava sempre in palestra a migliorare se stessa e le sue prestazioni fisiche e mentali. - Di sabato pomeriggio e domenica mattina si incontrava con i ragazzi del Circolo Hawk, ragazzi e ragazze che praticavano la pallavolo, che era il suo sport preferito dopo il rugby, come tributo al fatto che lei, quando aveva 15 anni, aveva fatto parte di una squadra del campionato juniores appunto di pallavolo. Abbandonò per amore del rugby, conosciuto grazie alla sua ex fidanzata Litz. Ah, qualora lei saltasse una di queste attività, si rifaceva facendo footing attorno al Tamigi con un contapassi e la musica nelle orecchie. Lei si avvicinò a me, con aria tranquilla e calma, e mi dette un cinque con la mano seguito da una pacca sulla schiena. Le mani di mia cugina possono sembrare morbide e delicate ma basta una sberla e ci si rende conto che possono far male, molto male. - Ciao, Alfred. Sono passata qui perché c'è un libricino che ho dimenticato qui ieri. Magari, fra tutti quei libri che ho letto, devo averlo sistemato fra gli scaffali del tuo reparto assieme ad altri due libri di storia. - Grattandomi la testa, dissi - In effetti, stamattina ho trovato un libricino nel mio archivio. Ma non so se ti appartiene. Si chiama... - Parla delle massonerie e delle sette segrete alla corte dei Medici? - Io restai sbalordito, io conoscevo abbastanza bene mia cugina Johanna. Da quando, come me, si interessava alle sette e alle loggie massoniche? Lei ne ignorava l'esistenza o aveva sempre criticato ciò come "cialtronate da stupido complottista", non era negli interessi di mia cugina rivolgere la sua attenzione al mondo dell'occulto. Che stava succedendo? Io feci entrare Johanna in biblioteca e la invitai a sedersi, dopodiché andai nell'archivio degli oggetti smarriti e ritrovai, senza alcuna difficoltà ( sono molto preciso), il libricino che avevo trovato e conservato lì. Dopo aver chiuso a chiave la porta, tornai nel grande atrio, dove Johanna mi stava aspettando seduta e intenta a mandare messaggi con il suo cellulare, e le riconsegnai l'oggetto smarrito. - Grazie, cugino - rispose con un sorrisetto. Ricambiai con un leggero sorriso, ma ancora non riuscivo a capire come mai stesse o avesse già letto quel libricino dal contenuto così superficiale che perfino un bambino avrebbe saputo demolire ogni singola tesi. Allora, deciso a scavare in profondità e a scovare il pelo nell'uovo, glielo chiesi così - Non sapevo condividessi con me l'interesse per il mistero e la massoneria. - - In questi giorni ho provato a comprendere la tua più grande curiosità, effettivamente è intrigante. Tuttavia devo ammettere che questo libricino è inverosimile sotto tutti i punti di vista, gli argomenti sono trattati con una superficialità e con informazioni piuttosto sommari. Perfino uno scolaretto avrebbe pensato meglio di lui. Credimi, se sono venuta oggi a riprenderlo è perché me l'ha prestato il mio vicino di casa ma, se l'avessi ricevuto come regalo, io l'avrei o gettato nella spazzatura oppure venduto. Forse l'ultima no, quanto avrei guadagnato con questo? - - Fidati Johanna, i migliori libri sul mistero e sulla massoneria li conosco io. Posso fartene vedere qualcuno? - Lei acconsentì e, dopo aver chiesto alla mia collega il permesso di entrare nell'archivio a lei assegnato, io e Johanna cominciammo a districarci fra gli immensi scaffali digitali e cartacei colmi di fonti e informazioni su alcune più grandi sette della storia: Il Grande Ordine d'Italia, gli Illuminati, L'Ordine dei Tempi Solari, L'Ordine dei Templari, La Porta del Paradiso e tante altre. I racconti sulle sette che adoro di più in assoluto erano tutte in quell'archivio, vi era di tutto: da alcuni dei segreti delle sette religiose a quelle degli ordini cavallereschi più famosi e ogni argomento era approfondito con informazioni abbastanza fondate difficili da sfaldare. Johanna guardò tutto con un certo interesse, fin troppo direi e tutto ciò mi insospettii ulteriormente. Cosa c'era di strano? Prima di tutto il fatto che stesse guardando in modo così attento e vigile tutti gli scaffali, facendo in particolar modo attenzione a tutti i titoli dei copiosi volumi presenti e ai suoi autori. In realtà stavo recitando, interpretavo la parte del cugino interessato a inculcare nella mente di Johanna l'amore per il mistero, ma in realtà la tenevo costantemente d'occhio per capire ogni minimo gesto e interpretarlo perfettamente, un'impresa ardua dal momento che Johanna sapeva essere chiusa e aveva l'abilità di non mostrare la minima emozione quando era seria. I suoi occhi marini mi confondevano le idee, non riuscivo a capire se lei stesse cercando libri appartenenti ad un autore in particolare o forse un libro in particolare, su due cose ero certo: non era qui per interesse o per curiosità, e inoltre ciò che cercava era qualcosa di particolare importanza, ecco perché non mi stava chiedendo cosa effettivamente stava cercando. Dovevo capirlo da solo. In fondo me l'aspettavo da Johanna. Lei, fin dall'infanzia, era sempre stata indipendente e, a parte me, lei pensava molto a se stessa e mai ha osato sottomettersi o chiedere aiuto o farsi dare una mano, neanche da me che sono suo cugino. Lei era nata da una famiglia di campagna e la sua ribellione era nata già da quando aveva dieci anni e litigava continuamente con i miei zii, i suoi genitori. Perché? Cosa c'entra questo? A prima vista, voi potevate affermare, come presumo lo stiate facendo, che Johanna fosse la classica teenager alla ricerca di guai. In realtà tutto aveva un senso. La famiglia di Johanna era fortemente religiosa, erano degli anabattisti convinti e fortemente legati alla loro comunità di villaggio e molto ribrezzi a quella delle grandi città, molto chiusi e con una mentalità ristretta. Non mi sorprende il fatto che i miei genitori non andassero d'accordo con loro. Provate a immaginare la vita di Johanna, confinata in un piccolo mondo e con pochi amici, costretta a seguire le rigide regole della sua religiosa famiglia e destinata a seguirne il credo. Se Johanna fosse stata debole e sottomessa avrebbe accettato senza battere ciglio quegli stupidi dettami da cialtroni. Ma lei era sempre stata piena di risorse e mai aveva osato arrendersi, se lei combatteva per qualcosa avrebbe sfidato mari e monti, fulmini e tempeste pur di vincere e di non cadere; era abituata a cadere e a farsi male ma lei sapeva rialzarsi e colpire più forte. Dopo l'ennesima sfuriata con i suoi genitori, lei scappò di casa e si rifugiò a Londra, da due suoi amici e da allora cominciò la sua metamorfosi: - Primo, l'ateismo completo. Abbandonò per sempre il credo religioso, aprendo gli occhi e prendendo consapevolezza di sé stessa. Lei infatti mi dice sempre che affidarsi a qualcosa che non esiste è tipico di uno stupido, chi fa da sé fa per tre. - Secondo, la sua autosufficienza. La prima cosa che fece, subito dopo essere arrivata a Londra, fu trovarsi un lavoro. Johanna trovò il suo primo lavoro a quattordici anni, come apprendista in un fast food e come seconda cameriera. Con i soldi fu in grado di aiutare se stessa e i suoi amici a pagare l'affitto del monolocale in periferia. - Terzo, la sua passione per lo sport. Abituata da sempre agli sforzi, Johanna si interessò subito allo sport e in primis alla pallavolo, e inoltre praticava pugilato con i suoi amici Matt e Kyle, per sfidare e resistere alla dura vita in periferia. C'è un motivo per cui io e Johanna non litighiamo mai ( oltre il fatto che entrambi proviamo affetto l'uno per l'altra), Johanna è una dura e chi la fa arrabbiare rischia grosso. Una volta, un ragazzo giamaicano tentò di derubarla...non l'avesse mai fatto. Johanna si liberò in fretta dalla presa, e lo stese con tre pugni precisi sul torace e cinque in faccia. Non si fece mai più vedere. In quegli anni si fece molto notare dalla squadra di pallavolo dei Red Condors, categoria juniores, dimostrandosi una potente macchina da schiacciata. Fino a quando i Red Condors restarono sulla scena, vinsero per due volte il campionato grazie alle schiacciate di Johanna. - Quarto, l'alcol e sigarette. Uno dei contro di Johanna è che, durante quegli anni cominciò ad abusare molto di alcol, in particolare birra e whisky. Ne beveva un po troppo con gli amici e, non essendone tanto abituata per via della rigidità nella sua famiglia, si ubriacava spesso. Fortunatamente, tre anni prima dell'inizio di questa storia, Johanna aveva finalmente vinto la sua personale battaglia contro il vizio dell'alcol, ora si limita solo a una birra alla settimana e ha sostituto il whiskey con il tè e i centrifugati. Ne va ghiotta. Diverso invece è il discorso del fumo, iniziò a quindici anni ma smise già a sedici, combattendolo con la palestra. - Infine quinto, lesbismo. Da quando Johanna era scappata di casa e si era fatta rispettare per le strade di periferia, aveva guadagnato molte amicizie sia con ragazzi ma sopratutto con le ragazze, in particolar modo con Kyle e la sua migliore amica Elizabeth, che lei chiamava affettuosamente "Bessie". Con le ragazze cominciò ad andare molto d'accordo, tanto che cominciò a interessarsi sempre di più a loro, fin quando non si ebbe la sua prima esperienza con Kyle, che fu la sua ragazza per due anni. Io credo che il suo lesbismo fosse anche una specie di ribellione, che voglio dire? Lei proveniva, come vi ho detto, da una famiglia molto religiosa e molto all'antica, la quale aveva rapporti sessuali solo per procreare e ovviamente la donna non aveva così tanta libertà. Lei aveva sempre visto ciò e questa ossessione la portò presto a evitare relazioni con i ragazzi e a preferire quelle del suo stesso sesso, insomma questo era un trauma che non aveva mai superato. Disse che la sua prima esperienza sessuale con una donna fu qualcosa di bello e da allora si convinse di essere lesbica. Aveva già avuto tre ragazze; Kyle, la sua prima vera amica, Agatha, che giocava nella sua stessa prima squadra di rugby e Litz, sua istruttrice di palestra. Si lasciò con quest'ultima quattro anni fa e da allora non ha mai più avuto relazioni, e non ha mai più provato interesse per qualcun'altra. Almeno credevo. Ecco, adesso conoscete meglio mia cugina e com'è davvero. Si è formata da sola, di più di me e per questo l'ammiravo oltre che ad amarla come cugino e amico. Ora che vi ho raccontato un bel po di lei ( anche perché è uno dei personaggi più importanti del racconto) riprendo da dove avevo interrotto, perché ora verrà il bello.

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