Alec Lightwood e l'ordine del M.A.S.C.A.R.A.

di Gulash
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ad Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Il complotto ***



Capitolo 1
*** Ritorno ad Hogwarts ***


Angolino Gulash:

questa fict era andata persa su un pc che pareva essere morto e che l’altro giorno è tornato alla vita manco Lazzaro, quindi, dopo averla riletta velocemente, ho deciso di postarla.

Ora, è evidente che l’ordine della fenicie è il mio libro preferito della saga di Harry Potter, questa fict riprende un boootto di roba da lì. Spero non vi annoi, perché c’è un botto di trama qua e là e le interazioni Malec almeno per ora sono abbastanza ridotte (in questo primo capitolo c’è solo un Alec che sogna ad occhi aperti, ma va beh).

Difenderò Alec tassorosso fino alla morte, perché sebbene sia coraggioso e molto intelligente, la sua lealtà è la qualità che preferisco sopra tutte. Inoltre, da quando pottermore mi ha smistato in tassorosso ho intrapreso l’ardua missione di elevare questa benedetta casata, perché sapete che c’è? Dietro a tutti ‘sti eroi grifondoro c’è sempre un amico tassorosso (coff coff, Samwise Gange, vero eroe del signore degli anelli). Magnus è palesemente un serpeverde, e porta molto bene il verde, quindi, ecco.

Cooomunque, spero che vi piaccia! Fatemi sapere per eventuali errori, o se qualcosa viene spiegato male, o se allungo troppo alcune scene!



 

Capitolo 1: ritorno ad Hogwarts
 

Starkwheather prende le redini di Hogwarts!

La scuola di Magie e Stregonerie di Hogwarts ha un nuovo preside, Hodge Starkweater. A lasciargli il posto l-ex dirigente Imogen Herondale, oramai in età di pensionamento. Il cambio della guardia non poteva avvenire ad un momento più favorevole! Infatti, e lo ricordiamo per i lettori che hanno passate le ultime settimane al San Mungo in uno stato comatoso, giusto tredici giorni fa veniva eletto al Ministero della Magia Valentine Morgenstern … Morgenstern, uomo dalla brillante carriera, si è presentato con un programma innovativo per risolvere i problemi del Mondo della Magia britannico una volta per tutte, ed ognuno di noi in redazione confida fortemente nelle sue capacità di leader …  E pare che, almeno sull’educazione dei nostri figli, stia avendo la meglio! Infatti lui e Starkweater sono amici e colleghi di vecchia data, una coppia meravigliosa per un vero rinnovamento dalla vecchia guardia!

La Gazzetta del Profeta, Art. mattutino dell’01/09/2018

 

“Non ci posso credere!”

“Oh! Per Merlino Isabelle, che hai da urlare?”

“Ma l’avete letto? Sapevamo che la Gazzetta del Profeta è al soldo del Ministero, ma questa è pura e semplice adulazione. E per di più verso un politico tanto spregevole come Morgenstern”

Jonathan ed Alexander Lightwood si girano a guardare la sorella, impegnata ad agitare per aria l’ultima copia del giornale.

 Essere in viaggio verso Hogwarts è sempre un bel momento dopo ogni estate. C’è un forte senso di liberazione che cresce proporzionalmente alla distanza tra loro e Villa Lightwood: si allontanano dal luogo che più li reprime, mentre si avvicinano all’unico posto che gli abbia mai concesso la libertà di essere sé stessi.

“Sei come al solito esagerata, Izzy” commenta Jace “Certo Valentine è un po’ troppo estremista, ma passerà come sono passati tutti quelli prima di lui.” Suo fratello non ha alcun interesse verso le dinamiche politiche, questo è certo.

Jace è il ragazzo d’oro della famiglia, diretto a piedi pari verso una carriera di successo come giocatore di Quidditch professionista. Maryse e Robert Lightwood sono estremamente orgogliosi di lui: Jace ha avuto successo nel recare onore alla famiglia dove lui ed Isabelle hanno fallito. Certo, se al ragazzo è concessa la libertà di scegliere la professione è solo a causa di Alec: il primogenito dovrà seguire le orme di suo padre in una carriera al ministero, perché è quello che nelle famiglie nobili ci si aspetta.

“Tu proprio non vuoi capire” borbotta la sorella, ed il ragazzo sente di doverle dare ragione. Anche a lui quel Valentine non piace. Lo ha sentito alla radio qualche volta: usa termini come “mezzosangue” e fa comizi dove propone sistemi finanziari palesemente a favore dei ricchi. Ovviamente i loro genitori sono suoi aperti sostenitori.

Più di tutto, però, ad Alec non piacciono i cambiamenti. E questo nuovo preside, il signor Starkwheather, potrebbe cambiare la sua scuola, fino ad allora diretta dalle mani più che affidabili della nonna di Jace, Imogen Herondale.

“Come dici tu Isabelle. Ora, Alec, tu lo sai che sei come un fratello per me vero? È importante che te lo ricordi, perché non avrò pietà con te al torneo di quest’anno” il ragazzo accetta volentieri il cambio di discorso, per allontanare quell’atmosfera cupa che si era fatta largo fra i tre “Quest’anno non vincerete come l’anno scorso, Jace. Noi Tassorosso vi faremo neri”

“Credici fratello, credici”

 

Quello stato di tensione ritorna violentemente una volta arrivati ad Hogwarts e sistematesi per cena nella Sala Grande. All’inizio sembra andare tutto bene: lui ed i suoi fratelli si sono accomodati ai tavoli delle loro casate (Serpeverde per Isabelle, Grifondoro per Jace e Tassorosso per lui).

Alec ha preso posto vicino ai suoi amici, Lydia e Simon, che hanno subito cominciato a bombardarlo di parole. A seguire il cappello parlante ha recitato il suo poema ed ha smistato i ragazzini del primo anno, ognuno dei quali ha ricevuto un potente applauso di benvenuto dai tavoli delle case. Per ultimo, il nuovo preside prende parola per il discorso di inizio anno.

“Benvenuti a tutti, nuovi e vecchi studenti di Hogwarts” seguono delle frasi che sono un misto di parole vuote dove l’uomo si presenta. La differenza netta tra lui e la preside Herondale è evidente: a Starkweater manca quell’eleganza formale, colmata però da parole di brillante saggezza, che la donna esibiva senza alcuna fatica. Il nuovo preside è un uomo sulla quarantina, con il naso aquilino e capelli che già tendono verso il grigio. Non vi è nulla di speciale in lui, nessuna caratteristica prominente.

“Quest’anno ovviamente alcune cose cambieranno qui. È opinione mia e del Ministro che per troppi anni ad Hogwarts sia regnato un, passatemi il termine ragazzi, casino assurdo. È ora di riportare l’ordine, per assicurarci di rendere questa istituzione che è la scuola grande come era un tempo, prima che politiche libertine prendessero piede e ne distruggessero l’onore e la tradizione”

Ecco, questo è il preciso momento in cui la tensione torna a farsi largo tra le membra di Alexander. Lui non è un esperto di politica o di battaglie sociali, come invece è sua sorella, ma la ridondanza di termini come “onore” e “tradizione”, nella sua esperienza, non è mai positiva. “Onore”, per esempio, è la parola preferita di suo padre. Quella che viene sputata fuori con veemenza quando Alec fa qualcosa che lo delude. “Tradizione” è la preferita di sua madre, e di solito si inserisce in frasi terrificati come “Isabelle, indosserai un corsetto per la festa dai Varlac, è tradizione” o “Alexander, farai tu il discorso al funerale del nonno Augustus terzo, è tradizione”.

Lo sguardo accigliato di Lydia, dall’altra parte del tavolo, fa pensare che anche lei non sia felice di questo discorso. Starkweater continua con qualche altra frase, lette rigorosamente dai fogli. Imogen ci cercava ad uno ad uno con lo sguardo, pensa Alexander infantilmente.

 A fine discorso, finalmente possono tutti cominciare a mangiare e la sala irrompe nel solito chiacchiericcio.

Simon si getta sulle lasagne come se la sua vita ne dipendesse. Alec e Lydia hanno entrambi perso l’appetito e si limitano a fissarlo accigliati.

“Cosa?” domanda lui, che già ha il naso sporco di ragù.

“Come fai ad essere tranquillo dopo quel discorso?” domanda Lydia, quasi urtata da un Simon allegro come al solito. Alexander ci ha messo un po’ a capirlo, il ragazzo, ed ancora di più a diventarci amico. Tuttavia, Simon possiede quel fascino da ragazzino chiacchierone a cui è difficile resistere, e già al secondo anno avevano cominciato a sviluppare quella grande amicizia che tutt’ora sussiste.

Nel guardarlo parlare a bocca piena, con pezzi di lasagna che ritornano nel piatto dalla sua bocca, Alec pensa che dovrebbe seriamente pensare di farsi nuovi amici. O abbandonare la vita sociale definitivamente.

“Perché? Che ha detto?”

“Oh, ma davvero! No Alec, io non ce la posso fare, prova a spiegarglielo tu”

“Si beh …” comincia lui, non del tutto sicuro di cosa effettivamente Starkweater abbia detto “una serie di cose sull’onore e sulla tradizione. Oh, e di rendere Hogwarts grande come era un tempo”

“Oh, e che c’è di male?”

Lydia, nel bel mezzo di assaggiare il suo primo boccone di carne, lascia cadere la forchetta nel piatto con un forte CLANG! e si mette a scuotere la testa con forza.

Alec ci riprova: “è in combutta, cioè no, lui è con Valentine. Ha le sue stesse idee, ecco”

“Oh, beh, capisco adesso” annuisce Simon con fare convinto “Valentine è un dannato pazzo”

Su questo Lydia non ha nulla da ridire. Alec si ritrova a pensare come la sua migliore amica e sua sorella siano di fatto due persone molto affini: ragazze forti con un’attenzione alla realtà che non ha mai riscontrato in nessun altro. L’argomento della discussione cambia ed Alec si ritrova libero da qualsiasi preoccupazione pseudo politica, contento di essere tornato ad Hogwarts con i suoi amici.

Siccome però quest’anno deve proprio cominciare con il piede sbagliato, Alec non fa in tempo a far vagare lo sguardo per la sala che lo vede.

Magnus Bane è seduto al tavolo dei Serpeverde e chiacchiera con i suoi amici Catarina e Raphael. Ride spensierato a qualcosa che lui non può sentire, accompagnando ogni smorfia, ogni parola, con un’energia corporea che Alec gli ha sempre invidiato. Il colletto della camicia è aperto, esponendo la pelle bianca ed immacolata. È bello come la prima volta che Alec l’ha visto.

Lui e Magnus non si scambiano una singola parola da più di quattro mesi. Il tassorosso ha provato a dimenticarsi di lui, ha provato a lasciarsi la loro storia alle spalle. Ha, ovviamente, fallito.

Distoglie lo sguardo prima che qualcuno lo noti: ha ancora abbastanza dignità da non farsi beccare a fissare il ragazzo che gli ha spezzato il cuore quattro mesi prima.

 

La mattina del primo giorno avviene la distribuzione degli orari.

La professoressa Gray, docente di trasfigurazione, consulta uno ad uno gli studenti. La speranza che pervade il corpo studenti è quella di ricevere orari pieni di pause: è il sesto anno, molte discipline non sono più obbligatorie.

L’anno scorso Alec ha ottenuto ottimi punteggi ai G.U.F.O.: oltre ogni previsione in cura delle creature magiche e difesa contro le arti oscure, eccellente in tutte le altre materie tranne che in Storia della Magia, dove ha ricevuto uno scadente.

Quando finalmente è il suo turno con la professoressa, la donna ci impiega ben poco a dargli il suo orario “Deduco che vorrai continuare cura delle creature magiche, non è così?” domanda.

Lui annuisce “Quello che non mi spiego, Signor Lightwood” commenta “è perché tu voglia continuare pozioni. L’anno scorso ai G.U.F.O. hai ottenuto un buon risultato, non c’è dubbio, ma a sentire il professor Monteverde è stata tutta fortuna.”

“Professoressa, mi serve pozioni se voglio entrare al Ministero” spiega il giovane con una scrollata di spalle: è il motivo per cui al quinto anno si è praticamente annullato come persona pur di raggiungere un buon voto agli esami.

“Non sapevo volessi lavorare al Ministero” replica la donna, arcuando un sopracciglio con fare perplesso “Non fraintendermi, è una carriera che potresti intraprendere. Ma il professor Garroway non fa che vantarsi della tua incredibile abilità con le creature magiche. Davo per scontato che stessi pensando ad una carriera in quel campo”

“La mia famiglia ci tiene”

Tessa Gray lo scruta per un istante con fare pensieroso, prima di rifilargli il suo orario.

“La tua famiglia dovrebbe essere orgogliosa del figlio che ha già, non augurarsene uno diverso. Buon anno signor Lightwood1

“Buon anno a lei professoressa”

 

 

1Frase brutalmente copiata dai libri di Harry Potter, se non sbaglio la McGranitt la diceva a Neville.

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Capitolo 2
*** Il complotto ***


Angolo Gulash:
allooooora. Io avrei voluto aspettare una settimana precisa dal primo capitolo prima di pubblicare questo ma, ahimè, questa sarà una settimana stra incasinata con esami e via dicendo. La speranza originaria era di darmi abbastanza tempo per continuare la fict (al momento sono stati stesi intorno ai sette capitoli), ma non è andata così. Quindi, ecco qua un capitolo. 
Ringrazio immensamente chi ha inserito la fict tra seguite/ricordate/preferite.  Non ho assolutamente idea di quanto 'sta fict abbia senso o meno, ed avere un minimo di feedback fa bene all'animo (O.o)
Una precisazione prima del capitolo: da Harry Potter ho copiato l'ambientazione, ovviamente, e parte delle vicende (l'ordine della fenice nel cuore, di nuovo).  Non ho toccato i personggi originali perchè (come per altre opere) non ne sono assolutamente in grado. 
Chiariamoci, invidio un booootto chi riesce nelle fict a gestire i personaggi di hp, (o del signore degli anelli o del trono di spade o di star wars), siete degli Dei scesi in terra ed avete tutta la mia stima.
Io, d'altro canto, mi sento semplicemente un' incompetente, e, sì, morale della favola non ho tenuto personaggi originali di hp, e nemmeno le vicende storiche.
Cooooomunque, grazie mille a chi leggerà questo capitolo! Finalmente due momenti Malec, una Isabelle disperata ed una squadra di quidditch incazzata!

Spero vi piaccia



 
Capitolo 2,
il complotto

 

Tornare ad Hogwarts infonde normalmente una grande gioia nel cuore di Alec.

Le giornate passano in un susseguirsi di lezioni, allenamenti di quidditch e lunghi intervalli di tempo passati con amici e parenti. Quando arriva l’autunno la natura che circonda il castello si colora di tonalità stagionali. È curioso come un posto tanto bello e tranquillo celi pericoli un po’ ovunque.

L’unica nota stonata sono le lettere che di tanto in tanto giungono da casa.

Di norma quando Church, il gufo di famiglia, plana insieme agli altri gufi nella Sala Grande, l’unico a doversi preoccupare è Alec. In sedici anni di vita, a Jace sono arrivate ben poche critiche da parte dei loro genitori – un fatto che ha spinto il più grande dei fratelli a provare un forte risentimento nei confronti del biondo. Isabelle non è trattata come il figlio di mezzo e quindi le giungono lettere “correttive”, come le chiama sua madre, di tanto in tanto, ma Alec ha imparato da tempo che se lui riga dritto, i suoi genitori evitano di disturbare la sorella.

O almeno, è sempre stato così.

Quella mattina Church vola diretto verso il tavolo dei Serpeverde, seguito con gli occhi da tutti e tre i fratelli Lightwood. La lettera bianca cade proprio di fronte ad Isabelle, che subito si adopera per aprirla con un moto di irritazione. Jace ed Alec si scambiano uno sguardo dai lati opposti della sala e, quando Isabelle salta in piedi per uscire di corsa, loro si affrettano a seguirla, dimenticandosi interamente della colazione.

Non fanno in tempo a raggiungerla però, che la ragazza è già entrata nei dormitori dei Serpeverde.

“Diamine!” sbotta Jace, scontrandosi contro al muro con rabbia.

 

Per il resto della giornata nessuno dei due fratelli Lightwood riesce a parlare con Isabelle. Non la trovano nei corridoi tra una lezione e l’altra, né la vedono a cena. Alec vorrebbe passare la serata a cercare di entrare nei dormitori serpeverde, al diavolo le regole, giusto per assicurarsi che stia bene. Invece, il capitano della sua squadra, Underhill, lo trascina verso il campo di quidditch per gli allenamenti.

Come risultato, Alec per la prima mezz’ora è particolarmente distratto e non para un colpo. Dopo diversi richiami ed Underhill che minaccia il ricorso alla tortura, incanala tutta la sua frustrazione verso quella dannata pluffa: nel parare, la rilancia addosso a Raji che cade dalla scopa, poi a Torres che per evitarla si schianta contro Underhill.

L’allenamento finisce con tutta la squadra che lo maledice.

 

“Alec … Che ci fai qui?”

Oh, merda.

Dopo una veloce doccia negli spogliatoi, Alec è ritornato davanti all’ingresso dei dormitori serpeverde e vi è rimasto per quasi un’ora, nell’attesa che qualche studente giungesse e lo facesse entrare. Non si aspettava che Magnus Bane arrivasse per primo al grande muro di pietra, per di più a braccetto con una ragazza.

Stai tranquillo, mannaggia, stai tranquillo!

“Devo entrare nei dormitori”

Durante le interminabili ore estive, Alec ha pensato spesso a come sarebbe stato rivedere Magnus. Una parte di lui segretamente sperava che fosse l’altro a cercarlo, a dirgli che si era trattato di un errore, che voleva che tornassero insieme. Ma Alec non è molto altro se non pragmatico, e quelle voci nella sua testa che di notte lo immergevano in sogni ad occhi aperti le ha uccise una ad una.

“Come … Perché?”

La ragazza al fianco di Magnus si agita. Alec la guarda per una manciata di istanti: è una corvonero dai lunghi boccoli biondi ed occhi azzurri. Il cuore del ragazzo sussulta nel petto nel realizzare quanto sia bella: è stato così facile sostituirmi?

“Isabelle, voglio vedere Isabelle. Mi fai entrare sì o no?”

Magnus gli rivolge uno sguardo pieno di cose che non comprende. Alec si sente stanco, irritato e preoccupato per sua sorella, ed è meglio focalizzarsi sui questi sentimenti piuttosto che indagare quel miscuglio di amarezza e rassegnazione che gli risale per la gola.

“Certo, sì, uhm, Cobra Volante”

Al suono della parola magica il muro comincia a scivolare di lato, liberando l’ingresso verso la Sala Comune Serpeverde.

Alec fa un cenno di gratitudine con la testa, prima di entrare a testa bassa e dirigersi a grandi falcate verso i dormitori femminili. Nel corso degli anni Alec ha avuto modo più volte di intrufolarsi nelle segrete per far visita alla sorella. Le regole del castello non lo permetterebbero, ma con lo scorrere del tempo tra gli studenti di Hogwarts si è instaurato un tacito accordo per il quale in caso di visite famigliari, ritrovi con amici o serate romantiche, nessuno va a spifferare la malefatta agli insegnanti. Pena le ire di un intero corpo studenti.

Alec si ritrova a bussare alla porta di Isabelle e delle sue tre compagne, che un attimo dopo viene aperta da nessun’ altra che Camille Belcourt in tutto il suo splendore.

Indossa ancora la divisa e non appena lo riconosce, un lampo di divertimento le attraversa gli occhi. Camille è stata la ragazza di Magnus prima che arrivasse Alec. Una persona infida dai desideri capricciosi, leggermente abusiva nelle relazioni. Lui la odia.

“Alexander Lightwood” scandisce la ragazza, guardandolo dall’alto in basso “Come ci si sente ad essere stati scartati?” Magnus, sta parlando di Magnus.

“Non ho tempo per le tue cazzate” replica immediatamente Alec con un tono fermo “Devo vedere Isabelle”. Camille, alla fine, è solo una bambina bisognosa di attenzioni, e lui non perderà il suo tempo con una persona così maledettamente ignobile.

“Quello che il principe vuole, il principe ottiene” e si fa da parte per farlo entrare.

Nella stanza non c’è nessuno a parte Isabelle: è stesa sul proprio letto ad occhi aperti, con indosso il proprio pigiama verde. “Alec” lo chiama, e lui si precipita al suo fianco dimentico di Camille – che esce con uno sbuffo dalla stanza – e Magnus – probabilmente ora impegnato a farsi con la ragazza corvonero.

I due fratelli si sistemano insieme sul letto in modo da essere stesi di lato, guardandosi, come facevano quando erano ancora due bambini.

“Cos’è successo?” Il tono di voce è dolce e misurato: è il tono che Alec ha da sempre destinato alla sua famiglia ed in particolare ad Isabelle. La ragazza cerca la mano del fratello per stringerla con forza “Mamma e papà” comincia “Sono in contatto con la famiglia di Lorenzo Rey. Ci stanno organizzando un matrimonio”

“Non lo faranno per davvero”

“Sì invece, è tradizione nelle famiglie purosangue che le figlie …”

“No, ascoltami” la interrompe immediatamente, con un po’ di forza per farsi ascoltare “Non lo permetteremo, io non lo permetterò. Se i nostri genitori vogliono organizzarti un matrimonio, vorrà dire che lo saboteremo. O inventeremo qualcosa. Sei una ragazza intelligente, ed io e Jace siamo qui per te. Maryse e Robert non hanno scampo contro noi tre”

La verità è che Alec sapeva che questo momento sarebbe arrivato, e sospetta che anche Isabelle lo sapesse: è tradizione, nelle famiglie purosangue, che i matrimoni vengono programmati in età adolescenziale. È un modo antico per assicurarsi che il proprio sangue si mischi con altro sangue puro. Ed Alec, Alec è soldatino di casa Lightwood, certo, Alec è come un cagnolino che rincorre il padrone, i suoi genitori, alla ricerca di attenzioni.

Però ha sempre saputo che per sua sorella avrebbe fatto di tutto, fin dal giorno in cui la portarono a casa dall’ospedale, una neonata in fasce che gridava e scalpitava.

“è così che siamo destinati a vivere le nostre vite?” gli domanda a questo punto sua sorella, stringendo la presa sulla sua mano “Infelici e senza amore?”

“Non sarai infelice, Isabelle. Non lo permetterò.” È una vecchia promessa, questa, che Alec ha fatto molte volte e che ha tutta l’intenzione di mantenere.

“Durante le vacanze di Natale ci inventeremo qualcosa, okay?”

 

Un’ora più tardi Alec sta uscendo dalle segrete, quando una mano gli si stringe sull’avambraccio. Magnus Bane evidentemente lo stava aspettando.  “Sono davvero molto stanco, e voglio andare a dormire” dice con fare guardingo. Non gli è rimasta abbastanza energia per avere a che fare con Magnus. In realtà, anche se ce le avesse non vorrebbe comunque parlargli. 

“Lascia che ti accompagni”

Alec lo guarda con tutta l’impassibilità che gli riesce, ma la sua mente in realtà sta esplodendo. “Non ce ne è bisogno” risponde, ancora guardingo.

“Insisto”

Ed è così che i due si avventurano insieme per i corridoi del castello.

Alec sente tutti i muscoli del corpo irrigiditi dalla vicinanza dell’altro, e fa di tutto pur di tenere lo sguardo puntato davanti a sé e non guardarlo. La sola presenza di Magnus gli porta alla mente i ricordi dell'anno passato, quando erano una coppia, quando ancora poteva baciarlo e chiamarlo suo. Sarebbero dei bei ricordi, alcuni dei più belli che abbia mai avuto, se non fosse per la malinconia che gli causano. Ricorda il giorno in cui Magnus l'ha lasciato, all'improvviso, dal nulla. Ricorda di aver trattenuto a stento un pianto, ma di essersi lasciato sfuggire qualche lacrima. 
Ricorda il sentimento di tristezza, di fallimento, che l'hanno accompagnato per giorni. Diamine, che l'accompagnano ancora adesso. 

“Allora, Isabelle sta bene?” chiede all'improvviso il suo ex ragazzo.
Si costringe ad essere il più freddo possibile, perchè lui è comunque un Lightwood, e non perderà la dignità davanti a Magnus Bane. Non di nuovo. 

“Sì”

“Sono felice, sembrava molto scossa oggi quando è arrivata in dormitorio … E come è andata l’estate?”

“Bene”

“Tu e Jace vi siete sfidati a quidditch tutto il tempo, vero?”

“Uhm”

La conversazione entra nel giro di poco tempo in un difficile stallo. Magnus è in evidente imbarazzo mentre prova ad attaccar discorso con qualche altra domanda, tuttavia le risposte di Alec rimangono fredde e veloci: non sa a che gioco stia giocando lo stregone ma, qualunque esso sia, non vuole cascarci. È già stato ferito abbastanza da Magnus Bane, non c’è bisogno che al danno si aggiunga anche la beffa.

“Ed il piccolo Max come sta? Deve avere una gran voglia di …”

Stanno percorrendo un corridoio altrimenti deserto, illuminato appena dalle torce sui muri.

 “Perché sei qui?”

La sua pazienza si azzera in un secondo – Tosca Tassorosso sarebbe molto delusa da lui – e in un impeto di rabbia – o irritazione, o tristezza, o delusione – ferma le proprie gambe per girarsi con tutto il corpo ad inchiodare Magnus con lo sguardo. È difficile mantenere quell’aria incattivita, perché lo stregone ha i suoi grandi occhi spalancati verso di lui, chiaramente rattristati dalla situazione. Non hai il diritto di guardarmi così pensa Alec Non hai il diritto di essere ferito se non mi lancio ai tuoi piedi
Pensa anche: Merlino, i suoi occhi sono bellissimi. 

“Io volevo solo …” qualsiasi sia la risposta di Magnus, viene interrotta da un borbottio proveniente da un’aula.

“Geniale!”

I due ragazzi si guardano perplessi, riconoscendo immediatamente quella voce: è il professor Monteverde, docente di Incantesimi.

Ora, Alec non è quel genere di ragazzo che si mette ad ascoltare le conversazioni altrui, eppure un’occhiata a Magnus basta ed avanza per confermare la sua curiosità: cosa ci fa il professore, a quell’ora, in un’aula che non è nemmeno la sua? I due ragazzi, dimentichi delle tensioni fra di loro, si fanno un cenno con la testa, per poi avvicinarsi in punta di piedi alla porta ad origliare.

 “Una milizia, sì, è una buona idea. Troveremo molti studenti desiderosi di unirsi, per monitorare meglio quello che succede in questa scuola” a parlare è sempre il professore Monteverde “è un’idea del preside non è così?”

“Più probabilmente del ministro Morgernstern. Hogde Starkweater non muove un muscolo senza ordini diretti dai piani alti” Il ragazzo ci mette un attimo a riconoscere l’altra voce: è il professore di Aritmanzia, Aldertree.

“Comunque sia” intercede Monteverde “Dovremo inventarci una scusa, un qualche incidente causato da qualche mezzosangue, per cominciare a reclutare studenti. Lo useremo come pretesto”

“Non sarà facile però, il dipartimento degli Auror tiene d’occhio quello che succede all’interno della scuola. Dovremo trovare una causa plausibile”

Lui e Magnus si guardano, spaventati e perplessi.

Un rumore all’interno dell’aula li avvisa che gli insegnanti si stanno muovendo, ed i due si affrettano a correre via.

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