Sable du désert

di elisa nico
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prigione ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Nuove amicizie ***
Capitolo 4: *** Salvataggio in mare ***
Capitolo 5: *** Confidenze tra amici ***
Capitolo 6: *** Incomprensioni ***
Capitolo 7: *** Al chiaro di luna ***
Capitolo 8: *** Enorme sbaglio ***



Capitolo 1
*** Prigione ***


Prigione

Emma

Emma viveva in una prigione.

Certo si trattava di una prigione dorata ma non cambiava molto per la sua libertà.

Sin da quando era piccola, non aveva avuto scelta su chi frequentare o dove poter andare, sua madre aveva sempre deciso per lei e nonostante adesso avesse vent’anni, le cose non erano cambiate, non era mai stata a fare compere con le amiche né era mai uscita una volta con loro la sera, Emma non poteva fare niente che non fosse approvato dai suoi genitori.

Suo padre non era mai a casa a causa del suo lavoro, tornava ogni due week end e per le vacanze natalizie mentre sua madre si occupava di dirigere la villa, i domestici e la vita della figlia.

Il padre di Emma è un ambasciatore e da qualche anno si trova all’ambasciata del Cairo in Egitto e per stare insieme ai suoi familiari ogni anno prenota in un lussuoso villaggio vacanza dove moglie e figlia trascorrono tre mesi, lui le raggiunge ogni fine settimana e poi trascorre con loro i giorni di vacanza che gli spettano, quest’anno sarebbero andati molto a sud di Marsa Alam.

Non erano mai stati in quella parte dell’Egitto ma non era elettrizzata all’idea di andarci, da quello che aveva letto su internet quella parte del paese era semidesertica i villaggi erano in pratica nel nulla e il centro turistico più vicino da dove sarebbe stata era a più di cinquanta kilometri, solo quando erano in vacanza, i suoi gli lasciavano un po’ di libertà, con la scusa di visitare posti diversi dall’italia ma lontana da tutto sicuramente avrebbe avuto poche opportunità.

Quando era a casa, non aveva il permesso di uscire come facevano le sue amiche quindi era sempre molto sola, tutti parlavano d’incontri al pub, serate in discoteca e appuntamenti con ragazzi e lei non aveva mai fatto queste cose, aveva avuto qualche flirt ma niente di serio.

Voleva innamorarsi con tutta se stessa, provare quelle sensazioni di cui sentiva parlare sempre le sue amiche, semplicemente voleva un ragazzo.

Emma non sapeva.

Non sapeva che quella vacanza avrebbe cambiato per sempre lei e la sua vita.   

Sahir

Anche Sahir viveva in una prigione però molto diversa da quella di Emma.

Sahir era imprigionato in una vita e in una cultura che non gli apparteneva.

Era nato in Egitto venticinque anni fa’, la sua è sempre stata una famiglia povera e Sahir aveva dovuto lasciare la scuola molto presto nonostante gli piacesse studiare per mettersi a lavorare.

Di giorno lavorava al mercato insieme al padre, vendevano frutta e la sera seguiva un corso scolastico, era consapevole che se non si fosse impegnato con lo studio la sua vita si sarebbe fermata a un banco di un mercato.

All’età di vent’anni con un amico era partito per l’Italia con l’intenzione di completare i suoi studi, insieme con lui avevano progettato di trovare un lavoro e un posto dove vivere e al momento completamento della formazione sarebbe tornato nel suo paese per aiutare il suo popolo.

Sahir s’impegnava molto per potersi realizzare, lavorava e studiava senza sosta, mente il suo amico si avvicinava sempre più all’illegalità e ai guadagni facili a spese della vita degli altri.

Erano passati tre anni da quando erano arrivati in Italia quando una notte la polizia con una retata era entrata a casa dei due ragazzi e li aveva arrestati per detenzione e spaccio di droga.

Anche se la colpa non era di Sahir.

La sua vita era distrutta, i sogni e i progetti erano svaniti nel nulla, sarebbero stati rimpatriati entrambi.

Tornato in Egitto con disonore, i suoi genitori non lo volevano più a casa, anche se era innocente.

Non sapendo che direzione dare alla sua vita si diresse verso sud sulla costa del Mar Rosso, la zona lì era in sviluppo grazie al turismo sicuramente avrebbe trovato un lavoro e un posto dove stare.

Dopo alcuni giorni di ricerche finalmente trovò un lavoro come cameriere in un grande hotel italiano, non voleva fare quello nella sua vita ma per ora si doveva accontentare.

Ma anche per lui la vita aveva in serbo delle sorprese.

 

 

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Capitolo 2
*** Incontro ***


Dopo un lunghissimo viaggio tra aereo e auto finalmente Emma era arrivata nel lussuosissimo villaggio che sua madre aveva scelto per passare lì le vacanze estive, un luogo esclusivo frequentato da gente altolocata e facoltosa.

Dopo le pratiche per il soggiorno due camerieri accompagnarono Emma, sua madre e i loro bagagli nelle suite da loro riservate.

I due appartamenti si trovavano in un’area tranquilla del complesso composto da quattro appartamenti con una piccola piscina esterna privata, le loro suite si trovavano a piano terra, uno di fianco all’altro.

L’interno era stupefacente, la porta si apriva in un grazioso salottino con un divanetto, poltrone, una scrivania e una piccola televisione, sulla sinistra si trovava la porta della camera da letto, a destra la porta del bagno e di fronte c’era un’enorme portafinestra con veranda con una spettacolare vista sul deserto.

La camera era grande e ben arredata ma la stanza che preferiva in assoluto era il bagno, sembrava di essere in una SPA, oltre ad una grossa doccia con pareti di cristallo c’era una Jacuzzi per due persone, quella meraviglia di camera sarebbe stata la sua casa per quasi tre mesi, Emma era al settimo cielo, era la prima volta che i suoi prenotavano una stanza solo per lei.   

Euforica come non mai Emma disfece le sue valigie in pochi minuti, indossò costume e pareo e uscì decisa a scoprire quel luogo il prima possibile.

Tutto intorno a lei era favoloso, il miglior villaggio che i suoi avessero mai scelto, l’Egitto era un paese favoloso lo sapeva bene ma quella zona aspra e selvaggia era qualcosa di spettacolare, fuori dai confini del villaggio non c’era nulla tranne sassi, sabbia e sterpaglia mentre al suo interno era tutto verde e pieno di palme.

L’acqua del mare era di un azzurro brillante, la barriera corallina era accessibile dalla spiaggia e formavano delle piscine naturali, sulla sinistra lontano dalla zona dove si trovavano gli ombrelloni e i lettini prendisole c’era un pontile per accedere a una barriera corallina più lontana dalla riva, non vedeva l’ora di tuffarsi da lì per esplorare i fondali.

Poco distante da dove si trovava emerse una ragazza con muta e bombole, a vederla doveva avere pochi anni più di lei.

-Ciao, scusa se ti disturbo sai dirmi come posso fare per provare un’immersione?

-Certo! Basta che tu venga da me al Diving. Piacere mi chiamo Silvia sono un’istruttrice.

-Che fortuna ho trovato la persona giusta, sai ho sempre desiderato fare un’immersione ma non né ho mai avuto l’occasione.

-Perfetto questa sarà la volta buona che dici?

-Penso di sì. Posso venire direttamente lì?

-Sì. Faremo una prova in piscina e dopo un’immersione in mare a dieci metri, se poi vorrai pendere il brevetto, dovrai fare altre immersioni. Sempre con una guida ovvio.

-Ok credo che verrò a trovarti molto presto. Domani?

-Domani sarà perfetto, ti aspetto …

- Emma. Scusa non mi ero ancora presenta.

Emma e Silvia si diedero la mano.

-Ci vedremo domani allora?

-Certamente.

Silvia raccolse le sue cose e s’incamminò verso il centro diving, Emma invece rimase ancora un po’ in spiaggia a fare due passi, l’idea di immergersi e nuotare con i pesci la eccitava da morire, non vedeva l’ora.

Stava facendo buio così Emma decise di tornare in camera sua per prepararsi per la cena, aveva appuntamento con sua madre alle otto davanti all’entrata del ristorante e lei odiava le persone ritardatarie.

Dopo una lunga doccia rilassante, un po’ di relax sul balcone a leggere un libro e l’indecisione su cosa indossare Emma era pronta anche se molto in ritardo.

Sicuramente sua madre avrebbe avuto da ridere su quello che aveva indossato, dopo aver vagliato l’immenso guardaroba che aveva portato con sé, opto per una semplice canottiera con dei leggings a discapito di un abito più formale.

Sahir come ogni giorno da quasi due anni finiva il suo turno al bar prima di recarsi al ristorante per il servizio serale, gli rimaneva solo di portare l’ultimo vassoio con i vuoti.

Emma correva lungo il viale che da camera sua conduceva al ristorante quando senza rendersene conto andò a sbattere contro qualcosa, o qualcuno.

Un rumore assordante di vetro che s’infrangeva a terra fece voltare tutte le persone che erano lì vicine, Emma era andata a sbattere contro Sahir.  

-Scusami! Stavo correndo e non guardavo dove andavo. Ti sei fatto male? Aspetta che ti do una mano.

Emma si mise a raccogliere bicchieri e bottiglie ma il ragazzo cercava di allontanarla.

-Signorina lasci fare a me. Mi perdoni è stata colpa mia.

-Ma se sono stata io a venirti addosso, lascia almeno che ti dia una mano.

-No la ringrazio. È meglio che vada se il mio capo mi dovesse vedere qui a parlare con lei sarei spostato nelle cucine.

-Che idiozia sono stata io a combinare questo disastro, non possono punirti per una cosa che non hai fatto.

-Signorina la prego sistemo io qui. Vada dentro a cenare.

-Ok ok vado. Comunque io sono Emma.

Emma si alzò e si diresse dentro lasciando quel ragazzo da solo a sistemare il casino che aveva combinato.

Prima di entrare lo guardò un ultima volta, certo che era proprio carino, pensò Emma prima di entrare a cercare sua madre.

Sahir fini di sistemare i vetri rotti e poi corse dentro a cambiarsi per il servizio al ristorante, lui era addetto alle bevande.

Mentre si preparava, il suo pensiero tornò a quello che era accaduto poco prima, certo che era proprio carina quella ragazza dai lunghi capelli biondi, Emma aveva detto di chiamarsi Emma, lui non gli aveva nemmeno detto il suo nome prima che scappasse via, con un po’ di fortuna stasera o nei prossimi giorni si sarebbe seduta nella sua ala del ristorante e avrebbe avuto l’occasione di dirgli il suo nome.

Emma trovò seduta sua madre a un tavolo piuttosto riservato lontano dalla zona buffet, stava già mangiando quando gli si sedette vicino.

-Finalmente sei arrivata.

-Scusami mamma, ho fatto un giro e non mi ero accorta che fosse così tardi.

-Ma come ti sei vestita?

-E dai mamma non iniziare siamo in vacanza.

-Si lo so ma potresti vestirti un po’ meglio per la cena.

-Ti prego basta per una volta posso fare ciò che voglio?

-Va bene tranquilla non iniziamo a litigare ok?

-Certo mamma. Vado ha vedere cosa c’è da mangiare, ho una fame.

-Vuoi che ti ordini qualcosa da bere?

-Una coca grazie.

Mentre Emma andò a prendere qualcosa da mangiare sua madre ordinò la coca cola per la figlia proprio a Sahir.

Sahir svirgolava tra i tavoli indaffarato, nelle ultime settimane i clienti erano raddoppiati e non c’era un attimo di respiro, però stasera era diverso mentre correva su e giù, cercava tra tanti volti e chiome quella di lei, Emma, ma non riusciva a vederla da nessuna parte, poi finalmente la vide seduta in fondo la sala con la donna che proprio prima gli aveva ordinato da bere.

Con il cuore che stranamente aveva accelerato il battito, si avvicinò al suo tavolo posò il bicchiere ma lei non alzò nemmeno lo sguardo.

Si allontanò deluso, pensare che per un attimo aveva creduto non fosse una snob come tutte le persone che soggiornavano lì, ma evidentemente si era sbagliato di grosso.

Scacciò subito dalla testa la sensazione di prima concentrandosi di nuovo sul suo lavoro.

Mezz’ora dopo Emma era rimasta sola al tavolo, sua madre era tornata in camera perché era stanca dal viaggio di quel giorno, anche Emma era molto stanca ma non voleva andare a letto presto, era lì che rimuginava su cosa fare quando vide un ragazzo avvicinarsi con un vassoio in mano.

Sahir aveva evitato fino ad ora di girarsi nella direzione di Emma, ma poi i suoi occhi si voltarono a guardarla.

Era da sola, lo sguardo fisso a guardare il vuoto davanti a lei, si fece coraggio e si avvicinò.

-Desidera qualcosa da bere signorina?

-No grazie.

Emma alzò lo sguardo e finalmente lo riconobbe.

- Ehi ma sei tu! Sbaglio ho ti avevo detto di chiamarmi Emma?

-Hai ragione scusami. Emma ha bisogno di qualcosa?

-Si di un consiglio.

-Dimmi pure se posso aiutarla.

-Non so che fare stasera, mi piacerebbe andare in giro a divertirmi ma sono molto stanca, sai sono arrivata   oggi pomeriggio.

-Sbaglio o sei in vacanza? Fossi in te andrei in giro. Quanto rimani una o due settimane? Cogli l’occasione di divertiti te che puoi, ti riposerai quando sarai di nuovo a casa.

-A essere sincera starò qui per circa tre mesi.

-Cosa? In pochi rimangono qui per tanto tempo, la tua famiglia deve essere importante.

-Abbastanza.

Emma per un attimo s’isolò di nuovo guardando ancora nel vuoto il suo sguardo era diventato triste, Sahir continuava con estrema lentezza a caricare i bicchieri vuoti sul proprio vassoio, chissà cosa aveva detto di strano da renderla improvvisamente triste.

-Penso che andrò a fare una passeggiata e poi a letto.

-La spiaggia.

-Come?

-La spiaggia di notte è meravigliosa. Devi solo stare attenta alle guardie di vigilanza perché se ti scoprono ti faranno tornare indietro.

-Grazie ci proverò. Adesso è meglio che vada e che tu torni al tuo lavoro, ricordo cosa mi hai detto poco fa, potrebbero punirti e metterti in cucina o sbaglio?

-No, non sbagli.

Emma si alzò e stava per uscire quando senti la voce del cameriere.

-Sahir. Il mio nome è Sahir non mi ero ancora presentato.

-Piacere di averti conosciuto Sahir. Ci vediamo in giro ciao.

Il viso di Emma s’illuminò di un sorriso fantastico prima di voltare le spalle a Sahir e andare via, mentre lui rimase lì imbambolato a guardarla sparire tra i tavoli e uscire.

Questo si che era un guaio anzi un bel guaio.

Non sapeva né come né perché ma si era innamorato all’istante di quella ragazza.

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Capitolo 3
*** Nuove amicizie ***


La mattina seguente Emma si alzò di buon ora, andò sulla spiaggia per fare una corsetta mattutina tornò in camera a fare una doccia veloce e poi di corsa a fare colazione.

Invece che andare al ristorante principale decise di recarsi al bar della piscina, accanto a esso c’era il centro per le immersioni e lei non vedeva l’ora di andarci.

Da sempre era incuriosita dal mondo sottomarino ma non aveva mai provato a fare un’immersione con le bombole, una volta suo padre aveva provato a convincerla ma aveva troppa paura e rinunciò, l’istruttore di quella volta gli era sembrato burbero e poco paziente.

Questa volta invece Silvia glia aveva fatto proprio una bellissima impressione, sentiva che lei poteva diventare sua amica.

Fatta colazione si fiondò subito dentro la scuola di sub, l’interno era pieno di bombole mute e pinne, alle pareti erano appese foto di pesci e gruppi di persone in posti diversi e fantastici.

-Ehi ciao Emma, sei venuta veramente?

-Ciao Silvia. Si ti avevo detto che avrei voluto provare. Da cosa iniziamo?

-Calma non è che puoi attaccarti una bombola in spalla e partire prima c’è la teoria e dopo la pratica.

-Ah io pensavo che sarei uscita in mare oggi.

-No, la prossima uscita organizzata e fra tre giorni. Adesso aiutami con l’attrezzatura così ti spiego come funziona.

Silvia con l’aiuto di Emma sistemò tutte le attrezzature, caricarono l’ossigeno dentro le bombole, portarono le mute in lavanderia, controllarono i bocchettoni dell’aria e le altre strumentazione necessarie, mentre riordinavano Silvia spiegava i segnali da fare in caso di pericolo e come tenere sotto controllo il rivelatore di ossigeno.

Le due ragazze parlarono per tutta la mattinata, avevano tante cose in comune anche perché Silvia era di poco più grande di Emma.

-Vuoi dire che anche te avevi dei problemi con i tuoi genitori?

-Si, non che la mia famiglia sia ricca come la tua ma anche loro volevano scegliere per me. Chi frequentare, dove andare, cosa studiare … Poi un giorno non ce l’ho fatta più e sono scappata. Avevo qualche soldo da parte e avevo già dei contatti qui in Egitto quindi sono partita per venire a fare ciò che amo di più, nuotare con i pesci.

-Cavolo sei stata davvero coraggiosa. Io non ci riuscirei mai, andare via di casa da sola.

-L’ho fatto per il mio bene. I miei genitori dopo un po’ mi hanno perdonato e un paio di volte l’anno vengono a trovarmi. Adesso sono felici per me, vedono che sto facendo quello che amo.

-Spero un giorno di capire anch’io cosa voglio.

-Dai lasciamo perdere questi discorsi e pensiamo a divertirci.

-Certo a cosa stai pensando?

-Io tra poco vado a casa, però torno stasera verso le dieci, il mio ragazzo lavora nella discoteca del villaggio. Ti va di venire con me? Da ci divertiremo un sacco.

-Perché no.

-Ok, ci vediamo qui davanti alle dieci?

-Si. A stasera.

Emma era al settimo cielo, aveva trovato già un’amica per fortuna, i lunghi mesi di vacanza promettevano bene già dall’inizio.

Decise di mangiare qualcosa di veloce al bar e poi andò in spiaggia, in mano aveva pinne e maschera ancora non era andata a fare snorkeling.

Arrivata in spiaggia vide subito sua madre sdraiata sul lettino che leggeva un libro.

-Ciao dove sei stata fino a ora?

-Mamma non iniziare a rompere, ero al centro immersioni, ieri sera ho conosciuto una ragazza che lavora lì e abbiamo subito fatto amicizia.

-Sono felice per te. Quindi ti sei decisa? Vuoi provare questa volta?

-Si, oggi mi ha spiegato tutte le attrezzature domani farò una prova in piscina e se tutto andrà bene tra qualche giorno faremo un’uscita in mare.

-Bene. Sono felice che tu sia già riuscita a trovare un’amica.

-A proposito di questo vorrei chiederti una cosa.

-Mi devo preoccupare?

-No mamma. Silvia, la ragazza cui ti parlavo prima mi ha invitato ad andare con lei stasera in discoteca … Posso vero?

-Emma lo sai come la pensiamo sulle discoteche io e tuo padre. Sono luoghi pieni di ragazzi che si vogliono approfittare di te e dove ci sono un sacco di droghe.

-Ma mamma capisco Milano ma cosa vuoi che mi succeda qui? È la discoteca del villaggio ci saranno solo gli animatori e le persone come noi che sono qui in vacanza.

-A che ora andresti?

-Ci troviamo alle dieci, non farò tardi, lo prometto.

-Ok va bene puoi andare ma non farmene pentire.

-Grazie mamma, non ti pentirai. Adesso vado a fare un bagno.

Una serata libera, finalmente aveva una serata libera quella vacanza si stava dimostrando sempre più sorprendente.

Sahir durante i turni al ristorante aveva cercato la ragazza della sera prima senza mai trovarla seduta da qualche parte, aveva fatto anche un giro al bar dove qualche giorno a settimana faceva un turno pomeridiano ma niente da fare, non c’era traccia di lei da nessuna parte, quando iniziava a pensare che l’incontro della sera prima fosse stato tutto un sogno la vide entrare, se possibile era ancora più bella della sera precedente.

Era con una signora più grande di lei, sicuramente sua madre, parlavano tranquille mentre si sedettero a un tavolo nella sua zona.

Con il cuore che gli batteva a mille si fece coraggio e si avvicinò per chiedere cosa volevano da bere.

-Buonasera signora e signorina, cosa posso portarvi da bere?

Sia Emma che sua madre si voltarono verso il ragazzo che aveva parlato, Emma lo riconobbe subito ma fece finta di nulla.

-Buonasera a lei. A me per favore un bicchiere di vino rosso e per mia figlia dell’acqua naturale grazie.

-Perfetto vi porto subito le vostre ordinazioni.

Sahir si stava allontanando quando senti Emma dire alla madre di avviarsi al buffet mentre lei avrebbe aspettato da bere, con la massima velocità corse al bar preso quello che glia era stato ordinato e tornò subito indietro.

-Ciao, Sahir giusto?

-Si. Mi fa piacere che lei si ricordi il mio nome signorina Emma. È poi andata a fare la passeggiata sulla spiaggia.

-No ero troppo stanca e sono andata a letto presto. Sarà per una di queste sere.

-Forse andrà stasera?

Sapeva di osare troppo ma voleva provare a raggiungerla sulla spiaggia per parlarci tranquillamente e capire se quello che era scattato in lui non fosse a senso unico.

-No non credo. Dopo vado in discoteca.

-Ah capisco.

Sahir se ne andò deluso e tornò al suo lavoro, doveva concentrarsi lasciando stare una ragazza così irraggiungibile anche se bellissima.

Era passata una mezz’ora e non si era più avvicinato al tavolo di Emma, la delusione bruciava ancora, era appoggiato al muro vicino l’uscita in un attimo di pausa quando la vide venire da sola verso di lui.

-Ehi ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio? Te ne sei andato in tutta fretta.

-No e che avevo da fare.

-Ok, ci vediamo.

Emma stava uscendo quando lui gli chiese.

-Dov’è che andate te e la tua amica?

-Nella discoteca qui del villaggio. Verrai anche tu?

-Ti dispiacerebbe se venissi.

-Perché dovrei dispiacermi? Siamo amici no?

-Amici, si certo.

-Ok allora ci vediamo dopo se verrai.

Sahir tornò al lavoro ma continuava a pensare alle parole di Emma, aveva detto che erano amici, non aveva speranze con lei era meglio tornare al lavoro e lasciar stare questa ragazza.

Stranamente quella sera il turno di Sahir fini molto prima del solito, erano da poco passate le dieci ed era già nel suo appartamento per farsi una meritata doccia, si fissava davanti allo specchio ancora indeciso su cosa fare, domani era il suo giorno libero doveva provarci, almeno non avrebbe avuto rimpianti.

In cinque minuti fu pronto uscio di casa e si diresse verso il locale, sperava che all’entrata ci fosse uno dei suoi amici altrimenti non sarebbe riuscito a entrare, i camerieri non potevano usufruire dei servizi per i clienti.

Emma era già da un’ora in discoteca, non si era mai divertita così tanto in vita sua, la musica, le luci, gente che ballava e si divertiva ovunque.

Silvia era sparita da un po’ con il suo ragazzo, faceva da Dj aveva mezz’ora libera e dopo aver bevuto una cosa tutti e tre insieme, loro due si erano allontanati per stare tranquilli.

Stava ballando quando un ragazzo si avvicinò.

-Ehi bellezza ti va di bere una cosa con me.

-Perché no.

I due ragazzi si avvicinarono al banco del bar, presero da bere e si misero a parlare, il ragazzo puzzava di alcool e a ogni pretesto cercava di toccarla e avvicinarsi sempre più, a un certo punto Emma era talmente infastidita da volersi liberare di lui alla svelta, inventò una scusa velocemente.

-Scusami vedo che la mia amica mi sta chiamando, ci vediamo in giro ok? Ah grazie per la bevuta.

Emma si era alzata dallo sgabello per andare da Silvia, che era sempre insieme al suo ragazzo, quando lui la afferrò per un braccio costringendola a girarsi verso di lui.

-Eh no bella dove pensi di andare.

-Te l’ho detto vado dalla mia amica-

-E questo il ringraziamento per averti offerto da bere. Almeno dimmi come ti chiami.

-Emma.

-Emma che bel nome. E adesso Emma, almeno un bacio potresti darmelo no?

-Stai scherzando vero?

Il ragazzo strinse ancora di più la presa su di lei.

-Credi che abbia voglia di scherzare?

 Urlò.

-Ti guardavamo mentre ballavi, volevi qualcuno che ti scaldasse e sono venuto da te.

Sua madre aveva ragione pensò Emma, era spaventata doveva trovare un modo per liberarsi di lui e alla svelta.

-Ti prego lasciami mi stai facendo male.

-Te l’ho detto, baciami e ti lascerò andare via.

Emma non sapeva cosa fare, l’unica cosa di cui fosse sicura era che non voleva assolutamente baciarlo, si guardò intorno ma nessuno aveva notato quello che stava succedendo, in un attimo agì, con tutta la forza che aveva, sferrò un calcio in mezzo alle gambe al suo aggressore, lui lasciò immediatamente la presa e lei fuggì via.

Appena fu fuori l’aria fresca della notte la tranquillizzò, nel cielo splendeva un’enorme luna piena, in giro non c’era quasi nessuno, decise di andare a fare una passeggiata.

Camminando senza una meta si trovò in spiaggia, vide il pontile salì sopra e iniziò a camminare.

Non si era accorta che dall’altra parte del ponte un ragazzo era seduto sulla sabbia.

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Capitolo 4
*** Salvataggio in mare ***


Sahir non era riuscito a entrare, il suo amico stasera non era all’ingresso quindi era andato via, forse non era destino.

Stava per tornare in camera a dormire, quando decise di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia per schiarirsi le idee, tanto domani non avrebbe lavorato poteva anche fare tardi.

Si sedette vicino al pontile che portava al di là della barriera corallina, era arrabbiato con se stesso, come poteva pensare che una ragazza del genere potesse interessarsi a lui.

Certo era carino e non aveva mai avuto problemi a trovare una ragazza ma non di quel livello, Emma era fuori dalla sua portata sotto tutti i punti di vista.

Oltre a essere bellissima doveva essere anche molto ricca, sicuramente era figlia di qualcuno di molto importante, praticamente irraggiungibile per lui.

Però c’era stato un attimo quando l’aveva guardata negli occhi che non sapeva spiegarsi, si era sentito completo.

Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse che qualcuno era salito sul pontile.

Accadde tutto in secondo, sentì un tonfo e qualcuno urlò.

Senza perdere tempo salì sopra il ponte e iniziò a correre, arrivato alla fine, vide che qualcuno era caduto in acqua e annaspava, si gettò immediatamente a salvare la persona che stava affogando, la afferrò e iniziò a nuotare verso la scaletta.

 Anche al buio capì che si trattava di una ragazza, arrivati alla scala, la fece salire per prima.

-Ehi stai bene? Ti fa male qualcosa? Vuoi che chiami un dottore?

-No. No grazie. Sto bene.

Quella voce, quei capelli biondi, capì.

-Emma sei tu?

-Come sai … Ah Sahir scusa non ti avevo riconosciuto, sono ancora frastornata, perdonami.

-Ma che diavolo stavi combinando? Se non fossi stato qui a quest’ora, saresti annegata!

Sahir era arrabbiato.

-Non l’ho fatto mica apposta. Sono scivolata.

Emma si mise a piangere, prima quello stronzo che voleva importunarla, poi era caduta in mare e adesso Sahir che era arrabbiata con lei, era troppo.

-Dai non piangere. Scusami mi sono arrabbiato e che poteva finire male per te. Mi sono spaventato.

Emma si tuffò tra le sue braccia continuando a piangere ininterrottamente, Sahir la accarezzava teneramente e lei si sentiva al sicuro, dopo cinque minuti Emma si era calmata.

-Adesso mi vuoi spiegare cosa è successo?

-Te l’ho detto sono scivolata.

-Quello l’ho capito. No voglio sapere perché sei qui, non dovevi essere a ballare?

-Si ero lì fino a poco fa. Un ragazzo mi stava importunando, mi teneva per un braccio e non voleva lasciarmi andare così gli ho dato un calcio e sono scappata. Volevo schiarirmi le idee e sono venuta qua.

-Chi cazzo è quel cretino che t’importunava, dimmi chi è e vado a spaccargli la faccia.

-Lascialo stare gli ho già dato io una bella lezione.

-Come vuoi. E com’è che sei finita in acqua?

-Volevo sentire l’acqua e sono scivolata. So nuotare ma mi sono spaventata, non sapevo più cosa fare.

-Meno male ero qui e ti ho sentito.

-A proposito che ci facevi tu sulla spiaggia?

-Ho provato a venire in discoteca ma all’ingresso non c’era nessuno che conoscessi e non ho nemmeno provato a entrare. A noi lavoratori è vietato usufruire dei servizi del villaggio.

-Oddio scusami non immaginavo che avessi problemi per entrare, altrimenti non ti avrei detto nulla.

-No tranquilla non potevi saperlo.

-E poi sei venuto qua?

-Ti avevo detto che qui era bellissimo.

- È davvero un posto fantastico, avevi ragione.

Emma e Sahir guardavano le stelle in silenzio, in sottofondo si sentiva il rumore del mare.

-Inizio a sentire freddo e meglio se rientro in camera.

-Ci credo sei fradicia, dai vai a cambiarti sennò ti ammalerai.

-Credo che sia meglio, sì.

S’incamminarono per tornare sulla spiaggia, Emma ogni tanto lanciava qualche gridolino di dolore.

- Vuoi una mano? Ti devi essere fatta male quando sei caduta.

-Mi fa un po’ male la caviglia ma niente di serio credo.

-Ti vuoi appoggiare a me per tornare indietro?

-Si sarebbe l’ideale, grazie.

Emma si appoggio a Sahir, abbracciati, camminavano in silenzio per tornare indietro.

Arrivati vicino alla piscina Sahir, si staccò da Emma.

-Ce la fai da sola? Ti accompagnerei volentieri ma se dovessero vederci insieme, passerei dei guai.

-No tranquillo posso andare da sola. Grazie davvero se non ci fossi stato tu non so come sarebbe andata a finire.

-Hai corso un bel rischio. Stai attenta la prossima volta.

-Si l’ho prometto. Vado a letto ci vediamo domattina?

-No domani sarà il mio giorno libero.

Emma era delusa, e Sahir notò subito la delusione sul suo volto, decise di tentare il tutto per tutto e si buttò.

-Senti che ne dici se domani sera ci vediamo in spiaggia? Sempre che tu non voglia tornare in discoteca.

-No davvero. Prima che torni lì dovrà passare un po’ di tempo.

-Allora ci vedremo domani?

-Si, mi farà bene una serata tranquilla a parlare con un amico.

Di nuovo quella parola”amico”, ma Sahir non voleva comunque lasciarsi sconfiggere da quella parola, voleva passare del tempo con lei e non avrebbe sprecato nessun momento.

-Ok allora ci vediamo vicino al pontile, che dici verso le nove o vuoi fare dopo.

-No le nove vanno benissimo.

Emma gli si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulla guancia.

-A domani sera, buonanotte.

-Certo ci vediamo domani. Buonanotte a te.

-Ah ascolta se non mi vedi arrivare aspettami, potrei metterci un po’ a sganciarmi da mia madre ma verrò, ok?

-Ok, ti aspetterò.

Emma se ne andò lasciando Sahir incredulo e felice, l’aveva stretta a se e poi gli aveva dato un bacio per ringraziarlo, non doveva far correre la fantasia ma non poteva farne a meno, domani sera avevano un appuntamento.

Stanotte non avrebbe chiuso occhio, ne era sicuro.

 

 

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Capitolo 5
*** Confidenze tra amici ***


La mattina seguente dopo aver fatto colazione Emma, si recò alla ricerca di Silvia, ieri sera se ne era andata senza dargli una spiegazione.

La trovò seduta al bar mentre beveva un cappuccino.

-Ehi ma che fine hai fatto ieri sera ti ho cercata ovunque, ero preoccupata.

-Scusami ma un tipo è venuto a importunarmi, voleva che lo baciassi ma gli ho sferrato un calcio e sono scappata.

-Perdonami ti ho lasciato da sola è colpa mia.

-Figurati, la colpa è mia sono troppo ingenua, e che non ho mai avuto a che fare con queste situazioni e mi sono lasciata abbindolare come una cretina.

-I ragazzi pensano che possono farci quello che vogliono, è uno schifo.

-Non tutti sono così.

-Mi sono persa qualcosa? Di chi stai parlando?

-Mah di nessuno in particolare.

Silvia però non era convinta dalle parole dell’amica, nel suo sguardo c’era una strana luce. 

-Non me la racconti giusta, cosa non mi stai dicendo?

-Non ti sto nascondendo niente.

-Davvero?

-Non è niente ho conosciuto un ragazzo e siamo diventati amici, fine.

-Fine? Sei sicura? Il tuo viso si è illuminato quando mi hai parlato di lui. Dai dimmi chi è raccontami tutto.

-Non c’è molto da raccontare. Ci siamo incontrati, o meglio scontrati il primo giorno che ero qui e poi ci siamo visti altre volte sempre per caso. Ieri sera quando sono uscita dal locale, sono andata in spiaggia e lui era lì abbiamo parlato per un po’.

-E poi? Ti ha baciata?

-Ma no! Abbiamo parlato e basta, però ci vediamo stasera.

-È bello? Io lo conosco?

-Si è carino e sicuramente l’avrai visto in giro.

-Dai dimmi chi è?

-Mi dispiace ma per ora non posso dirtelo. Lavora qui, non voglio metterlo nei guai.

-Capisco e hai ragione. Ma lui ti piace?

-Si. Credo di sì. Non lo so ok?

-Stasera ti chiarirai l’idee. Dai adesso raccontami tutto sono curiosa.

Emma iniziò a raccontare tutto a Silvia del primo incontro e di quelli successivi fino al salvataggio della sera prima, del pianto e di come lui l’avesse stretta tra le braccia rassicurandola.

-Da quello che mi hai detto ti piace e tanto.

-Non lo so sono confusa.

-Lui? A lui piaci secondo te?

-Che ne so. Te l’ho detto voleva andare a picchiare quel tizio e quando ho iniziato a piangere mi ha stretta a se.

-Secondo me gli piaci.

-Fantastico. Sono un idiota totale.

-Perché dici così’

-Penso di aver rovinato tutto ancora prima di provarci.

Silvia non capiva a cosa Emma si riferisse.

-Gli ho detto che siamo amici. Ecco cos’ho fatto. Lui mi ha chiesto di rivederlo la sera successiva e gli ho detto che piaceva stare in sua compagnia perché è un mio amico. Ah ho rovinato tutto ancor prima di iniziare.

-Dai che non hai rovinato nulla. Stasera vai all’appuntamento e vedi come andrà. Adesso vado al lavoro, ti aspetto domani con i dettagli.

-Speriamo che ci sia qualcosa da raccontare.

-Sii te stessa e tutto andrà bene. Adesso vado, ci vediamo in giro.

Silvia se ne andò al lavoro, ed Emma si recò in spiaggia sua madre era già lì.

-Buongiorno cara tutto bene ieri sera? Ti sei divertita?

Era meglio mentire, se avesse saputo la verità sua madre non gli avrebbe più concesso il permesso di uscire.

-Si tutto bene, ci siamo divertite molto.

-Bene. Domani nel pomeriggio arriverà tuo padre per il week end, non dirgli della serata di ieri sera per favore, non facciamolo arrabbiare.

-Va bene.

Emma si sdraiò al sole aspettando che la giornata passasse, non vedeva l’ora di arrivare a sera.

Come aveva immaginato la sera prima Sahir non era riuscito a dormire molto, per fortuna oggi aveva il tempo di riposare, l’unica pecca di non essere al lavoro era che non poteva rivederla fino a stasera.

Nel pomeriggio andò in spiaggia, di solito si recava in un’insenatura nascosta lontano dalle zone turistiche, ma oggi voleva rimanere in zona, con un po’ di fortuna l’avrebbe almeno vista da lontano.

Camminava su e giù lungo i confini della spiaggia sperando di vederla da qualche parte ma niente, forse era rimasta in piscina, stava per andarsene quando la vide, era insieme con altri ragazzi e ragazze a fare uno di quei giochi che gli animatori organizzavano per far divertire i clienti.

Riusciva a vederlo anche se era lontano, i ragazzi intorno a lei la stavano mangiando letteralmente con gli occhi, non era il solo ad aver notato la sua bellezza.

Rideva spensierata, vederla lì così gli fece capire quanto fosse lontana dal suo mondo, se ne andò, uno come lui, un semplice cameriere, non poteva reggere il confronto.

Tornato nel suo appartamento si era buttato sul divano e aveva acceso la tv, non guardava niente di particolare serviva solo a distrarlo dai suoi pensieri.

La porta di casa si apri e il suo amico Hamid entrò.

-Ciao che fai?

-Niente di particolare.

-Di solito quando hai la giornata libera sei sempre in giro, non ti vedo mai a casa.

-Sono stato in spiaggia prima.

-E come mai non sei in giro a rimorchiare qualche ragazza?

-Semplice, non ne avevo voglia.

-Strano. Di solito non aspetti altro durante tutta la settimana.

-Simpatico davvero simpatico.

-Dai sto scherzando.

Qualcosa non andava Hamid ne era sicuro, ormai erano quasi due anni che lavoravano e vivevano insieme.

-Cosa c’è che non va? A me puoi dirlo lo sai. Problemi al lavoro?

-No il lavoro tutto bene.

-Allora?

-Ho conosciuto una ragazza.

-Ero sicuro che la colpa fosse di una ragazza. Che ha fatto non ha ceduto al tuo fascino?

Disse ridendo.

-Credo di essermi innamorato Hamid.

-Ah è per questo che stai così? Non pensarci è una cosa normale, capita a tutti prima o poi. Dove l’hai incontrata?

-È qui in vacanza.

-Cosa? È una cliente? Qui?

-Si .

-Amico stai attento o potresti finire in guai seri.

-Lo so cosa credi. La vedrò stasera sulla spiaggia.

-Perché sei così preoccupato? Non capisco.

-Oggi sono andato nella spiaggia qui accanto, volevo vederla, era circondata da tante persone giocavano e si divertivano insieme ed ero geloso. Avrei voluto poter andare lì con loro, con lei …

-Amico sei messo male, davvero molto male.

-Dici?

-Purtroppo si. La vedi stasera?

-Si alle nove.

-Stai attento, appartenete a due mondi diversi.

-Lei non è così fidati.

-Ok ti credo. Dai ora raccontami tutto dall’inizio e poi preparati, sbaglio o hai un appuntamento?

 

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Capitolo 6
*** Incomprensioni ***


Finalmente era arrivata sera, per paura di giungere tardi Sahir era uscito di casa prestissimo, con cautela era arrivato in spiaggia, sali sopra il pontile s’incamminò fino alla fine e si sedette aspettando, mancavano ancora venti minuti alle nove, non rimaneva che attenderla.

Era teso e nervoso come mai prima, Emma era diversa da tutte le ragazze che aveva frequentato fino ad ora, non sapeva come comportarsi di cosa parlare, erano così diversi.

Meglio non pensarci adesso, si disse, era meglio vedere come andavano le cose tra loro comportandosi normalmente, era la cosa migliore da fare.

Anche Emma era nervosa, dopo la giornata spensierata in spiaggia l’ansia era salita tutta insieme, era stata davanti al suo armadio per mezz’ora prima di decidere cosa indossare la scelta del vestito era stata molto complicata, non aveva molto chiaro se fosse un appuntamento o no.

Era in ritardo pauroso, non ce l’avrebbe mai fatta a essere puntuale all’appuntamento con Sahir, sperava solo che lui la aspettasse.

Dopo cena sua madre aveva insistito per andare insieme a bere un caffè, aveva finto un mal di testa per liberarsi di lei e correre alla spiaggia.

Quando Sahir aveva ormai perso le speranze la vide arrivare.

-Perdonami per il ritardo, liberarmi di mia madre non è stato facile.

-Mi avevi avvertito che potevi fare tardi non preoccuparti. Sono felice che tu sia venuta.

-Pensavi che ti dessi buca?

-No ma ora che sei qui sono più tranquillo. Qualcuno ti ha visto venire?

-No sono stata molto attenta.

-Brava se dovessero beccarci passeremo un sacco di guai.

-Che hai fatto oggi nel tuo giorno libero?

-Niente di che. Sono andato in spiaggia. Tu?

-Anch’io sono stata in spiaggia, mi sono divertita un sacco e ho conosciuto tante persone.

-Si, ti ho visto.

Rispose Sahir seccato.

-Eri lì anche tu? Perché non sei venuto a salutarmi.

-Io non sono in vacanza qui come te!

-Scusami io …

-La discoteca, i giochi in spiaggia, io non posso fare queste cose, sono solo un cameriere.

Sahir aveva sbagliato tutto, aveva pensato che tra loro potesse nascere qualcosa tra loro ma erano troppo diversi.

-Non ci ho pensato, non farne una tragedia.

-Non ci hai pensato, per voi è normale. Venite qui e volete farci credere che siamo uguali ma non siamo uguali.

-Ma di che parli?

Le parole di Hamid erano tornate prepotentemente nella sua testa.

-Abbiamo sbagliato a vederci. Credo sia meglio che tu vada via.

-Sahir ma perché? Non capisco.

-Vattene. Vai dai tuoi amici. È meglio per tutti e due.

Emma corse via piangendo, non aveva capito di cosa parlasse Sahir né perché fosse così arrabbiato con lei, oggi si era divertita e aveva fatto amicizia con diverse persone ma perché gliene faceva una colpa?

Era tutto il giorno che aspettava sera per vederlo e lui l’aveva trattata malissimo.

Corse in camera sua ancora in lacrime.

Ma che diavolo gli era preso pensava Sahir, non appena l’aveva vista scappare piangendo si era pentito di quello che gli era uscito dalla bocca.

Voleva che fosse una serata tranquilla per conoscerla meglio e aveva rovinato tutto, era stato un idiota.

Tornando verso casa aveva provato a cercarla in giro per scusarsi ma di lei non c’era traccia da nessuna parte.

Arrabbiato con se stesso andò a dormire, domattina doveva assolutamente scusarsi.

La mattina seguente Sahir teneva sotto controllo tutto il ristorante nella speranza di vederla arrivare ma nulla, infatti, Emma aveva ordinato la colazione in camera, non se la sentiva di uscire né tantomeno di vederlo.

Riflettendo con calma in camera sua aveva capito il perché della sua rabbia ma non si spiegava quella reazione esagerata.

Rimase tutto il giorno chiusa in camera, a sua madre aveva detto di non sentirsi ancora bene, poco prima di cena arrivò suo padre e sapeva di dover uscire e andare a cena con loro anche se non aveva voglia di incontrare Sahir dopo ieri sera.

Sahir stava letteralmente impazzendo, per tutto il giorno non aveva fatto altro che cercare Emma ovunque ma di lei non c’era traccia da nessuna parte.

Quando ormai aveva perso le speranze la vide entrare, parlava con un uomo molto più grande di lei, sicuramente suo padre, doveva tenerla d’occhio e cogliere l’occasione giusta per scusarsi.

Entrando Emma lo notò subito ma fece finta di non averlo visto e andò a sedersi con i suoi genitori a un tavolo, Sahir si presentò immediatamente a chiedere le loro ordinazioni, Emma non alzò neppure lo sguardo.

Durante la cena Sahir aveva più volte provato ad avvicinarsi a Emma ma non era mai da sola, doveva trovare una soluzione e alla svelta, stava uscendo e lui non aveva idea di dove andare a cercarla quando fosse uscita.

La fortuna girò dalla sua parte, mentre i genitori di Emma si erano fermati a parlare con una coppia di persone lei si diresse verso il bagno, ora o mai più la raggiunse e la fermò lungo il corridoio gli afferrò un braccio e la trascinò nel magazzino del bar che a quell’ora era deserto.

-Ehi che fai lasciami Sahir. Come ti permetti.

-Scusa ma volevo parlarti e non sapevo come fare.

-Ah adesso vuoi parlare, dimmi? Sono tutt’orecchi! Non ti è bastato quello che mi hai detto ieri.

-Perdonami.

-Sahir …

-Ti prego perdonami. Non so cosa mi sia preso, o meglio lo so ma non dovevo prendermela con te.

-Mi hai trattato da schifo, ci sono stata male, ci sto ancora male e non so il perché.

-Ieri ti ho visto con quei ragazzi, avrei voluto essere lì con te. Invidiavo i ragazzi che ridevano e scherzano insieme con te. Ero geloso.

-Non capisco.

-Mi piaci ok. Mi piaci da impazzire. Da quando ci siamo scontrati non faccio che pensare a te. Ora lo sai a te non importerà nulla ma io sto meglio, mi sono tolto un peso dallo stomaco.

Emma era senza parole.

-Non preoccuparti capisco, sono un idiota, mi stavo illudendo inutilmente. Ieri sera parlando mi sono chiarite le idee ma questo non giustifica il mio comportamento. Ti chiedo ancora scusa. Adesso è meglio che tu vada prima che ci scoprono.

Emma ancora non era riuscita adire una parola, la confessione di Sahir l’aveva sorpresa, erano usciti dal magazzino e lui stava per andarsene.

-Aspetta.

-Dimmi.

-Anche tu mi piaci.

Imbarazzatissima scappò via.

 

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Capitolo 7
*** Al chiaro di luna ***


Sahir era senza parole,Emma gli aveva appena detto che gli piaceva ed era scappata via, doveva trovarla.

Tornò immediatamente in sala andò dal suo capo e con una scusa si fece sostituire per mezz’ora e si precipitò fuori a cercarla, doveva stare attento a non dare nell’occhio altrimenti sarebbero finiti entrambi nei guai.

Emma dopo essere uscita dal ristorante andò con i suoi genitori al teatro a vedere lo spettacolo organizzato dagli animatori, era ancora emozionata per quello che era successo poco prima, Sahir gli aveva di piacergli e lei aveva fatto lo stesso.

-Emma ma mi stai ascoltando?

-Come mamma?

-Stavo raccontando a tuo padre che farai un’immersione tra pochi giorni.

-Ah … Eh si …

-Ti senti ancora male piccola mia? Mi ha detto la mamma che oggi sei rimasta in camera per tutto il giorno.

-In effetti non sto molto bene papà, sarà colpa del caldo che fa qui. Se andassi in camera?

-Certo vai pure, staremo insieme domani.

-Buonanotte papà, mamma. Ci vediamo domattina.

-Buonanotte a te tesoro.

A Emma dispiaceva lasciare i suoi da soli, soprattutto suo padre  che vedeva molto poco, ma non sarebbe certo stata di compagnia, era ancora distratta da quello che era successo poco prima con Sahir, uscì dal teatro e si diresse in camera sua.

Sahir nel frattempo aveva cercato Emma ovunque, il primo posto dove era andato era stata la spiaggia ma di lei non c’era traccia.

Tornando indietro era passato dalla piscina, dai vari bar sparsi in giro ma Emma sembrava sparita nel nulla, non riusciva a trovarla da nessuna parte.

Deluso Sahir tornò al lavoro, avrebbe visto Emma la mattina seguente a colazione.

La mattina dopo Emma era uno straccio, non aveva chiuso occhio, la confessione di Sahir gli rimbombava ancora in testa.

E lei? Cosa gli era saltato in mente?

Dichiarare così quello che provava non era da lei, cosa gli avrebbe detto quando si sarebbero visti tra poco?

Non ne aveva idea.

Fini di preparasi in fretta e uscì.

Arrivata  al ristorante si diresse al solito tavolo e vide che i suoi genitori erano già lì a aspettarla.

Sahir immaginava che Emma non si sarebbe presentata al ristorante all’alba, i suoi occhi si voltavano verso la porta di entrata ogni volta che intravedeva qualcuno nella speranza che fosse lei.

Quando finalmente entrò il suo cuore iniziò a battere all’impazzata.

-Buongiorno papà, mamma.

-Buongiorno a te. Come ti senti oggi? Sembri sempre pallida.

-Molto meglio mamma.

-Bene. Sai oggi io e tuo padre avevamo pensato di passare la giornata insieme.

-Ah.

-Domattina presto dovrò partire, volevo passare un po’ di tempo con voi. Hai impegni?

-No, certo che no. Dove andiamo di bello?

- Tua madre vuole visitare un piccolo villaggio di pescatori che si trova a sud.  Partiamo tra un ora, ce la fai a essere pronta.

- Si. Stiamo via tutto il giorno?

-Certo torneremo stasera.

Proprio in quel momento Sahir si presentò al tavolo a chiedere le ordinazioni, Emma notò subito la delusione sul suo volto, forse sperava di trovarla da sola per parlare della sera prima.

-Cameriere ci porti tre cappuccini grazie.

Suo padre ordinò.

Sahir si allontanò immediatamente per provvedere a l’orinazione appena ricevuta.

Anche lei voleva chiarire la situazione ma con i suoi lì era impossibile e grazie alla gita che avevano organizzato non ne avrebbe avuto modo fino a stasera.

Cerco di sbloccare la situazione.

-Mamma papà intanto andate voi a prendere qualcosa da mangiare, io aspetterò i nostri cappuccini.

-D’accordo tesoro.

I suoi si alzarono dal tavolo dirigendosi al buffet, appena si allontanarono Emma si voltò sperando di vedere Sahir prima che loro facessero ritorno.

Dopo pochi istanti finalmente lo vide, in mano aveva un vassoio con tre tazze.

-Finalmente sei da sola. Volevo parlarti di ieri sera.

-Non abbiamo molto tempo prima che i miei tornino qui.

-Ok. Ascolta oggi ho un ora libera ci possiamo vedere in spiaggia se vuoi.

-Oggi non posso.

-Capisco.

- Non è che non voglia e che i miei mi hanno incastrato con una specie di gita, tornerò stasera. Stanno tornando qui. Vai.

-Vado. Ne riparliamo stasera?

Sua madre intanto si era già seduta.

-Perfetto. Grazie, va bene così.

Mentre Sahir si allontanava Emma sperava che avesse capito che la sua risposta si riferiva alla domanda che gli aveva fatto.

Usciti dal ristorante si recarono nelle proprie stanze, la macchina che avevano noleggiato sarebbe arrivata tra poco più di mezz’ora e dovevano prepararsi.

Emma non ne aveva  voglia ma non poteva non andare, quale scusa poteva mai inventarsi, poi ci teneva a passare un po’ di tempo con suo padre.

Stasera al suo ritorno si sarebbe messa d’accordo con Sahir per incontrarsi dopo cena.

Ora la cosa più difficile per entrambi sarebbe stata quella di aspettare fino a stasera per rivedersi.

La giornata di Sahir passò molto lentamente,  non vedeva l’ora che fosse sera per rivedere Emma, dovevano chiarire quello che era successo la sera prima.

Anche la giornata di Emma non scorreva per niente, si stava divertendo con i genitori ma l’unica cosa ha cui riusciva a pensare era Sahir.

Rientrarono in hotel che erano quasi le sette, Emma e i suoi si recarono nelle proprie camere per farsi una doccia, si sarebbero incontrati  alle otto per la cena.

Il turno serale era iniziato già da mezz’ora e Sahir aspettava con ansia l’arrivo di Emma  quando finalmente la vide entrare.

Era insieme ai suoi genitori, non sarebbe stato facile trovare un momento per parlarle ma doveva farcela.

Emma notò subito Sahir in fondo al salone, stava lavorando ma questo non gli impedì di voltarsi a guardarla.

Dopo che si furono seduti lui si avvicinò immediatamente al loro tavolo.

-Buonasera cosa posso portarvi?

-Una bottiglia di vino bianco e dell’acqua naturale. Tesoro vuoi qualcosa di particolare?

-No grazie papà. Va bene così.

-Torno presto con la vostra ordinazione.

Sahir si allontanò non prima di aver lanciato uno sguardo a Emma.

-Emma vai con tuo padre e vedere cosa c’è per cena io andrò dopo di voi.

-Mamma vai tu. Aspetterò io non preoccuparti.

-Tranquilla non ho molta fame, devo essere ancora sottosopra per la giornata di oggi. Vai pure.

-Ok.

Emma voleva rimanere da sola al tavolo e approfittare di quei minuti per mettersi d’accordo con Sahir, per incontrarsi più tardi.

Quando tornò al tavolo le bevande erano già lì, doveva escogitare un altro modo per parlare con lui.

Mentre cenava vedeva Sahir passare indaffarata tra i tavoli, non riusciva nemmeno ad incrociarne lo sguardo.

Ormai la cena era terminata e Emma doveva escogitare qualcosa per parlare con Sahir.

Gli balenò un idea in testa, senza farsene accorgere nascose il telefono sotto al tovagliolo del tavolo, appena fuori sarebbe rientrata per recuperarlo.

Sahir vide Emma uscire senza nemmeno voltarsi indietro, era deluso, sperava che anche lei ci tenesse a incontrarlo, forse si stava illudendo e basta.

Stava andando al suo tavolo quando la vide entrare di nuovo.

Gli si avvicinò.

-Per fortuna sei qui, ho poco tempo.

Emma recuperò il cellulare da dove l’aveva nascosto.

-L’ho lasciato qui di proposito per avere una scusa e tornare dentro.

-Che brava. Ascolta ti va di incontrarci tra un paio d’ore?

-Certo. Dove?

-Pensavo in spiaggia verso le undici, ce la fai?

-Troverò un modo. Allora ci vediamo dopo?

-Non vedo l’ora.

Emma uscì e lasciò Sahir al suo lavoro.

Per fortuna i suoi genitori erano molto stanchi e dopo il caffè e una piccola passeggiata se ne andarono a dormire.

Era ancora presto ma si recò lo stesso in spiaggia, riflettere un po’ da sola gli avrebbe fatto bene.

Sahir quella sera finì presto, mancava ancora mezz’ora all’appuntamento con lei, decise di andare in camera  per farsi una doccia e cambiarsi.

Arrivò in spiaggia puntale ma di Emma non c’era traccia, forse liberarsi dei suoi genitori era stato più difficile del previsto.

Camminava su e giù quando la vide apparire da dietro una duna.

-Eccoti, pensavo che tu non ce l’avessi fatta. È stato difficile venire qui?

-No no, i miei sono andati presto a letto, non ho avuto nessun problema.

-Meglio così. Facciamo due passi che dici?

-Volentieri, stasera c’è una luna fantastica.

Si incamminarono in silenzio, nessuno dei due sapeva che dire per rompere l’imbarazzo tra loro.

Fu Sahir ha rompere il ghiaccio per primo.

-Dove sei andata oggi?

-Il nome del villaggio non lo ricordo, era strano, siamo andati a sud. Il posto era carino.

-Non sono mai andato così a sud. Dai adesso voglio sapere qualcosa di te.

-Cosa vuoi sapere?

-Tutto, voglio sapere tutto quello che ti riguarda.

Emma sorrise a quella richiesta, nessuno aveva mai voluto sapere niente di lei.

Iniziò a raccontargli tutto quello che gli veniva in mente, della scuola, dei suoi sogni e delle sue speranze.

Sahir l’ascoltava rapito mentre passeggiavano in riva al mare.

Purtroppo si stava facendo tardi e Sahir era molto stanco dopo l’intensa giornata di lavoro.

-Emma mi dispiace interrompere questa serata ma sono distrutto e si sta facendo tardi.

-Oddio hai ragione è da più di un ora che parlo di me.

-Non è per questo, sono solo stanco. Ci vediamo domani sera? Stesso posto stessa ora?

-Si. Domani però mi dovrai raccontare qualcosa di te.

-Affare fatto. Ora andiamo a dormire.

 

 

 

   

 

 

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Capitolo 8
*** Enorme sbaglio ***


Nei giorni successivi Emma e Sahir approfittavano di ogni momento per vedersi.

S’incontravano di sera maggiormente, alcune volte in spiaggia e altre vicino ai campi da tennis, quando la sera non erano usati per partite in notturna.

Facendo attenzione a non essere visti da nessuno erano riusciti a incontrarsi anche di giorno, tra un turno e l’altro riuscivano a vedersi di fianco alla spiaggia privata del villaggio.

Con una scusa a sua madre Emma si allontanava, di solito gli raccontava che andava a cercare Silvia per stare un po’ con lei.

Erano passati dieci giorni da quando si erano confessati di piacersi ma tra loro non era successo niente, nemmeno un bacio.

In questi giorni, Emma e Sahir, avevano scoperto molte cose l’uno dell’altra, insieme si divertivano e parlavano tanto, sembrava si conoscessero da anni.

Sahir però non voleva rimanere solo un amico per Emma, lei gli piaceva ogni giorno di più, ogni volta che la sfiorava, sentiva una scossa dentro che andava dritta al cuore.

Doveva dare una svolta a quella situazione, stasera gli avrebbe confessato i suoi sentimenti, sperando di essere ricambiato.

Doveva organizzare qualcosa di carino per quella sera, pensare a dove incontrarla e cosa dirle, per fortuna aveva tutta la giornata davanti a se.

Quella mattina Emma aveva un forte mal di testa e non riusciva ad alzarsi dal letto, Sahir si sarebbe preoccupato sicuramente non vedendola arrivare ma non si reggeva in piedi e non aveva modo di avvisarlo.

A malapena riuscì a farsi una tazza di tè, prese una compressa contro il mal di testa e tornò a letto.

Si svegliò di soprassalto all’ora di pranzo, stava molto meglio, sua madre era seduta sul divano nel salottino addicente che sfogliava una rivista.

-Emma ti senti meglio? Non ti ho visto scendere a colazione e sono venuta qua. Quando ho visto le compresse sul tavolo, ho capito che non ti sentivi bene.

-Si molto meglio mamma grazie. Ieri devo essere stata troppo sotto il sole.

-Probabile. Non siamo abituati a queste temperature.

-Mamma vado a vestirmi e scendiamo a pranzo?

- Ho già ordinato il pranzo, verrà qualcuno a portarcelo in camera, per oggi è meglio se ti riposi.

-Sto bene, posso uscire. Non c’è bisogno che …

-Emma ormai ho deciso. Resterai in camera tua tutto il giorno e ti riposerai. Stasera arriverà tuo padre, vuole passare un po’di tempo con te, devi stare bene, domattina dovrà ripartire.

- E va bene mamma.

Emma scocciata torno in camera a vestirsi, non voleva farsi trovare in pigiama quando sarebbero venuti a portare il pranzo per lei e sua madre.

Sahir credeva di impazzire, per tutta la mattina aveva cercato Emma dovunque ma di lei non c’era traccia da nessuna parte.

Con la testa da tutt’altra parte svolgeva il suo lavoro al ristorante fino a quando il suo capo non lo chiamò.

-Sahir dovresti portare il pranzo in camera ad una cliente che non sta bene, ok? Qualcuno ti sostituirà qui.

Sahir non aveva molta voglia di andare via dal ristorante finché non avesse visto Emma, ma non aveva molta scelta.

-Certo nessun problema. Il carrello è già pronto?

-Si devi solo fare la consegna alla camera 2118. Sai in quale edificio si trova?

- È quello dove si trovano solo le suite?

-Esatto, adesso sbrigati. La signora sta già aspettando da un bel po’.

-Vado immediatamente.

-Sahir aspetta fuori dalla stanza e quando avrà terminato, riporta tutto qui.

Sahir prese il carrello e iniziò a spingerlo dirigendosi verso le camere.

Le suite erano situate in una zona tranquilla lontano dalla confusione dell’area piscina, anche la camera di Emma si trovava in quella zona, negli ultimi giorni aveva notato che arrivava sempre da quella direzione.

Finalmente era arrivato di fronte alla 2118 bussò e aspettò che qualcuno venisse ad aprire la porta, la sua sorpresa fu grande quando si trovò davanti alla madre di Emma, deglutì fece un respiro profondo ed entrò.

Mentre entrava nella stanza, pensò nuovamente a Emma, forse quella mattina non era uscita perché sua madre stava male.

Mentre la cercava in giro con lo sguardo Sahir, pose il carrello di fronte al tavolo e si allontanò di qualche passo.

-Signora quando avrà finito di pranzare mi chiami e porterò via tutto, io sarò qui fuori.

-Perfetto, puoi andare adesso.

Sahir stava uscendo quando …

-Emma tesoro è arrivato il tuo pranzo.

Sahir si fermò di colpo, le sue gambe non ne volevano sapere di muovere un altro passo, Emma arrivo in quel momento e i loro sguardi s’incrociarono.

Emma era paralizzata, Sahir era in camera sua.

-Cosa fai lì impalata vieni a mangiare. E tu ti avevo detto di uscire cosa ci fai ancora qui.

-Mi perdoni signora me ne vado subito.

-Ma tu guarda che gente, voleva sicuramente dei soldi come mancia, come se non avessimo pagato abbastanza per stare qui.

-E dai mamma non essere snob.

-Cosa ho detto che non va non riesco a capire, comunque lasciamo perdere, appena sarai pronta chiama il ragazzo fuori dalla porta e porterà via tutto. Adesso vado tra poche ore arriverà tuo padre ho ancora un sacco di cose da fare.

Sahir e la madre di Emma uscirono lasciandola da sola, si gettò sul divanetto tremante, per un attimo aveva temuto che dal suo sguardo sua madre potesse capire quanto era imbarazzata dalla presenza di Sahir, per fortuna deciso di indossare un vestito carino.

Appena uscito sicuro che la signora si fosse allontanata Sahir si accasciò contro il muro, tutta la tensione accumulata da non sapere dove fosse Emma lo stava abbandonando Era ancora lì a occhi chiusi quando la porta si aprì.

-Vieni dentro a farmi compagnia?

-Emma ero preoccupatissimo ma dove diavolo eri finita?

- Se vieni dentro ne parliamo con calma.

-Meglio di no. Se qualcuno dovesse beccarmi in camera tua passerei dei guai enormi.

-Capisco.

-Ti senti meglio?

-Adesso sì, stamattina mi sono svegliata con un forte mal di testa e sono rimasta in camera.

-Meglio così. Ti ho cercata ovunque.

-Volevo uscire per colazione ma non ce la facevo.

-Quindi è da ieri sera che non mangi qualcosa? Forza vai non stare qui. Chiamami quando avrai finito.

-Ok vado. Ti lascio solo perché ho una fame da lupi.

Emma rientrò in camera e Sahir rimase di nuovo solo, avrebbe tanto voluto fargli compagnia, in quelle ore si era preoccupato molto, una parte di lui aveva paura che per qualche motivo lei se ne fosse andata e lui non l’avrebbe mai più rivista, per fortuna quello che aveva tenuto Emma lontana era solo un banale mal di testa.

Erano passati appena dieci minuti quando la porta si apri nuovamente, Emma spingeva il carrello fuori.

-Hai già finito? Sei stata veloce.

-Si ti ho detto che avevo fame.

-Che farai adesso andrai in spiaggia?

-No credo che oggi rimarrò in camera, ancora non mi sento pienamente in forma e poi tra poche ore arriverà mio padre.

- Ci vediamo dopo?

-Sicuro, verrò al ristorante stasera. Adesso vado, voglio riposarmi. Ciao.

Emma rientrò immediatamente in camera non diede nemmeno il tempo a Sahir di salutarla.

Il ragazzo deluso prese il carrello e torno in cucina con mille pensieri che gli frullavano per la testa, doveva trovare un modo per sbloccare questa situazione e confessare ad Emma quello che provava per lei.

Il tempo passo velocemente per entrambi quel pomeriggio, mentre Emma si preparava tranquillamente in camera sua per l’arrivo di suo padre, Sahir correva da una parte all’altra facendo il suo lavoro distratto, i pensieri erano rivolti tutti a quella sera e a come avrebbe confessato i suoi sentimenti alla ragazza che gli aveva rubato il cuore.

Alla fine aveva deciso di improvvisare, quando si sarebbero trovati sulla spiaggia al chiaro di luna, le parole sarebbero venute fuori da sole.

 L’ora d’inizio servizio per la cena iniziò, i clienti del resort affollavano la sala in cerca di qualsiasi gli stuzzicasse l’appetito, Sahir si districava con il suo vassoio tra la folla alla disperata ricerca di Emma.

Erano ormai quasi le nove e di lei nessuna traccia, forse non stava ancora bene, aveva perso la speranza di confessargli i suoi sentimenti quella sera quando finalmente la vide entrare, si teneva stretta al braccio di suo padre e sorrideva felice.

Emma si sedette insieme ai suoi genitori al tavolo loro riservato, era felice di vedere suo padre e passare quel poco tempo con lui, domani mattina sarebbe già ripartito.

Mentre cenava e chiacchierava con i suoi, vedeva Sahir che gironzolava sempre intorno a loro, la cercava con lo sguardo e appena lei lo ricambiava lui arrossiva guardava in basso e scappava per poi tornare nelle vicinanze nel giro di pochi minuti.

Emma s’immaginava che il ragazzo volesse dirgli qualcosa, ma non potevano farsi vedere a parlare tranquillamente insieme, avrebbero passato dei brutti guai.

Emma e i suoi avevano quasi finito di cenare, suo padre avrebbe insistito affinché lei lo accompagnasse al bar per il caffè, quindi doveva trovare il modo per parlare con Sahir.

L’occasione si presentò immediatamente, il direttore del ristorante si avvicinò al loro tavolo per salutare suo padre.

Mentre loro tre stavano parlando lei si avvicinò a Sahir che stava sparecchiando un tavolo lì vicino.

-Ehi ciao, finalmente sono riuscita a liberarmi dei miei.

-Ciao.

-Tutto bene?

-Si.

-Allora perche non alzi nemmeno lo sguardo?

-Non ora.

-Eh dai Sahir sei arrabbiato con me?

-No. Adesso vai via, per favore.

Sahir si era accorto che non appena Emma gli si era avvicinata il suo capo e i genitori di lei non gli avevano staccato gli occhi di dosso, se si fossero accorti di quello che c’era tra loro avrebbero passato dei guai.

-Non capisco, ho fatto qualcosa di sbagliato?

-No davvero. Adesso vai però.

Gli occhi di Emma si riempirono di lacrime.

-Non capisco.

Sahir capì immediatamente che Emma era ferita dal suo comportamento, infatti, lei si voltò, stava scappando andando via da li.

Lui la afferrò per un braccio, doveva fermarla, in quel  momento non pensò più a dove si trovavano.

-Emma aspetta.

I genitori della ragazza si voltarono non appena sentirono pronunciare il nome della figlia, il padre era fuori di sé dalla rabbia.

-Chi ti credi di essere per rivolgerti così a mia figlia e afferrarla per un braccio. Tu un semplice cameriere osi chiamarla per nome anziché signorina come dovresti.

-Mi scusi signore … io … non volevo.

Ma cosa diavolo stava succedendo? Emma non riusciva a capirlo, prima Sahir che la ignorava e adesso quest’inutile scenata e poi per cosa? Solamente perché Sahir l’aveva chiamata per nome.

-Papà basta. Non capisco dove sia il problema, stavamo parlando. Siamo amici.

-Amici? Cosa c’entri tu con uno come lui. Un cameriere. Emma sarà meglio che quest’amicizia, come hai detto tu, finisca immediatamente qui.

-Ma papà perché? Che cosa ho fatto di male?

-Un cameriere Emma. Io, che ti porto in posti esclusivi per farti incontrare il meglio della società, sono punito da te che mi fai amicizia con un misero cameriere.

Il direttore nel frattempo era rimasto in silenzio, come le altre persone lì intorno che li guardavano senza capire cosa fosse successo.

-Se vuole posso punire il ragazzo per la sua arroganza signore.

-Non ce ne sarà bisogno. Mia figlia ha capito e credo che anche il ragazzo abbia capito. Lasciamo correre, sono sicuro che non succederà più una cosa del genere, vero?

Il direttore e il padre della ragazza si voltarono a guardare Sahir.

-Sicuramente signore. Mi scusi tanto per il mio comportamento. Non succederà più.

-Ragazzo sii grato per la bontà dell’ambasciatore e torna immediatamente al tuo lavoro. Per questa volta non sarai punito.

-Grazie ambasciatore e grazie anche a lei direttore.  Scusatemi ancora.

Sahir mortificato prese il vassoio dal tavolo e andò nelle cucine, Emma era paralizzata da quello che era successo, mai avrebbe immaginato una reazione così esagerata del padre.

In preda alla rabbia uscì di corsa dal ristorante, si mise a correre senza sapere dove stava andando, si fermò quando si accorse che era in spiaggia.

Lentamente si diresse verso il pontile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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