Sable du désert di elisa nico (/viewuser.php?uid=112880)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prigione ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Nuove amicizie ***
Capitolo 4: *** Salvataggio in mare ***
Capitolo 5: *** Confidenze tra amici ***
Capitolo 6: *** Incomprensioni ***
Capitolo 7: *** Al chiaro di luna ***
Capitolo 8: *** Enorme sbaglio ***
Capitolo 1 *** Prigione ***
Prigione
Emma
Emma viveva in una prigione.
Certo si trattava di una prigione
dorata ma non cambiava
molto per la sua libertà.
Sin da quando era piccola, non aveva
avuto scelta su chi
frequentare o dove poter andare, sua madre aveva sempre deciso per lei
e
nonostante adesso avesse vent’anni, le cose non erano
cambiate, non era mai
stata a fare compere con le amiche né era mai uscita una
volta con loro la sera,
Emma non poteva fare niente che non fosse approvato dai suoi genitori.
Suo padre non era mai a casa a causa
del suo lavoro, tornava
ogni due week end e per le vacanze natalizie mentre sua madre si
occupava di
dirigere la villa, i domestici e la vita della figlia.
Il padre di Emma è un
ambasciatore e da qualche anno si
trova all’ambasciata del Cairo in Egitto e per stare insieme
ai suoi familiari
ogni anno prenota in un lussuoso villaggio vacanza dove moglie e figlia
trascorrono tre mesi, lui le raggiunge ogni fine settimana e poi
trascorre con
loro i giorni di vacanza che gli spettano, quest’anno
sarebbero andati molto a
sud di Marsa Alam.
Non erano mai stati in quella parte
dell’Egitto ma non era
elettrizzata all’idea di andarci, da quello che aveva letto
su internet quella
parte del paese era semidesertica i villaggi erano in pratica nel nulla
e il
centro turistico più vicino da dove sarebbe stata era a
più di cinquanta kilometri,
solo quando erano in vacanza, i suoi gli lasciavano un po’ di
libertà, con la
scusa di visitare posti diversi dall’italia ma lontana da
tutto sicuramente
avrebbe avuto poche opportunità.
Quando era a casa, non aveva il
permesso di uscire come
facevano le sue amiche quindi era sempre molto sola, tutti parlavano
d’incontri
al pub, serate in discoteca e appuntamenti con ragazzi e lei non aveva
mai
fatto queste cose, aveva avuto qualche flirt ma niente di serio.
Voleva innamorarsi con tutta se
stessa, provare quelle
sensazioni di cui sentiva parlare sempre le sue amiche, semplicemente
voleva un
ragazzo.
Emma non sapeva.
Non sapeva che quella vacanza avrebbe
cambiato per sempre
lei e la sua vita.
Sahir
Anche Sahir viveva in una prigione
però molto diversa da
quella di Emma.
Sahir era imprigionato in una vita e
in una cultura che non
gli apparteneva.
Era nato in Egitto venticinque anni
fa’, la sua è sempre
stata una famiglia povera e Sahir aveva dovuto lasciare la scuola molto
presto
nonostante gli piacesse studiare per mettersi a lavorare.
Di giorno lavorava al mercato insieme
al padre, vendevano
frutta e la sera seguiva un corso scolastico, era consapevole che se
non si
fosse impegnato con lo studio la sua vita si sarebbe fermata a un banco
di un
mercato.
All’età di
vent’anni con un amico era partito per l’Italia
con l’intenzione di completare i suoi studi, insieme con lui
avevano progettato
di trovare un lavoro e un posto dove vivere e al momento completamento
della
formazione sarebbe tornato nel suo paese per aiutare il suo popolo.
Sahir s’impegnava molto per
potersi realizzare, lavorava e
studiava senza sosta, mente il suo amico si avvicinava sempre
più all’illegalità
e ai guadagni facili a spese della vita degli altri.
Erano passati tre anni da quando
erano arrivati in Italia
quando una notte la polizia con una retata era entrata a casa dei due
ragazzi e
li aveva arrestati per detenzione e spaccio di droga.
Anche se la colpa non era di Sahir.
La sua vita era distrutta, i sogni e
i progetti erano
svaniti nel nulla, sarebbero stati rimpatriati entrambi.
Tornato in Egitto con disonore, i
suoi genitori non lo
volevano più a casa, anche se era innocente.
Non sapendo che direzione dare alla
sua vita si diresse
verso sud sulla costa del Mar Rosso, la zona lì era in
sviluppo grazie al
turismo sicuramente avrebbe trovato un lavoro e un posto dove stare.
Dopo alcuni giorni di ricerche
finalmente trovò un lavoro
come cameriere in un grande hotel italiano, non voleva fare quello
nella sua
vita ma per ora si doveva accontentare.
Ma anche per lui la vita aveva in
serbo delle sorprese.
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Capitolo 2 *** Incontro ***
Dopo un lunghissimo viaggio tra aereo
e auto finalmente Emma
era arrivata nel lussuosissimo villaggio che sua madre aveva scelto per
passare
lì le vacanze estive, un luogo esclusivo frequentato da
gente altolocata e
facoltosa.
Dopo le pratiche per il soggiorno due
camerieri
accompagnarono Emma, sua madre e i loro bagagli nelle suite da loro
riservate.
I due appartamenti si trovavano in
un’area tranquilla del
complesso composto da quattro appartamenti con una piccola piscina
esterna
privata, le loro suite si trovavano a piano terra, uno di fianco
all’altro.
L’interno era stupefacente,
la porta si apriva in un
grazioso salottino con un divanetto, poltrone, una scrivania e una
piccola
televisione, sulla sinistra si trovava la porta della camera da letto,
a destra
la porta del bagno e di fronte c’era un’enorme
portafinestra con veranda con
una spettacolare vista sul deserto.
La camera era grande e ben arredata
ma la stanza che
preferiva in assoluto era il bagno, sembrava di essere in una SPA,
oltre ad una
grossa doccia con pareti di cristallo c’era una Jacuzzi per
due persone, quella
meraviglia di camera sarebbe stata la sua casa per quasi tre mesi, Emma
era al
settimo cielo, era la prima volta che i suoi prenotavano una stanza
solo per
lei.
Euforica come non mai Emma disfece le
sue valigie in pochi
minuti, indossò costume e pareo e uscì decisa a
scoprire quel luogo il prima
possibile.
Tutto intorno a lei era favoloso, il
miglior villaggio che i
suoi avessero mai scelto, l’Egitto era un paese favoloso lo
sapeva bene ma
quella zona aspra e selvaggia era qualcosa di spettacolare, fuori dai
confini
del villaggio non c’era nulla tranne sassi, sabbia e
sterpaglia mentre al suo
interno era tutto verde e pieno di palme.
L’acqua del mare era di un
azzurro brillante, la barriera
corallina era accessibile dalla spiaggia e formavano delle piscine
naturali,
sulla sinistra lontano dalla zona dove si trovavano gli ombrelloni e i
lettini
prendisole c’era un pontile per accedere a una barriera
corallina più lontana
dalla riva, non vedeva l’ora di tuffarsi da lì per
esplorare i fondali.
Poco distante da dove si trovava
emerse una ragazza con muta
e bombole, a vederla doveva avere pochi anni più di lei.
-Ciao, scusa se ti disturbo sai dirmi
come posso fare per
provare un’immersione?
-Certo! Basta che tu venga da me al
Diving. Piacere mi
chiamo Silvia sono un’istruttrice.
-Che fortuna ho trovato la persona
giusta, sai ho sempre
desiderato fare un’immersione ma non né ho mai
avuto l’occasione.
-Perfetto questa sarà la
volta buona che dici?
-Penso di sì. Posso venire
direttamente lì?
-Sì. Faremo una prova in
piscina e dopo un’immersione in
mare a dieci metri, se poi vorrai pendere il brevetto, dovrai fare
altre
immersioni. Sempre con una guida ovvio.
-Ok credo che verrò a
trovarti molto presto. Domani?
-Domani sarà perfetto, ti
aspetto …
- Emma. Scusa non mi ero ancora
presenta.
Emma e Silvia si diedero la mano.
-Ci vedremo domani allora?
-Certamente.
Silvia raccolse le sue cose e
s’incamminò verso il centro
diving, Emma invece rimase ancora un po’ in spiaggia a fare
due passi, l’idea
di immergersi e nuotare con i pesci la eccitava da morire, non vedeva
l’ora.
Stava facendo buio così
Emma decise di tornare in camera sua
per prepararsi per la cena, aveva appuntamento con sua madre alle otto
davanti all’entrata
del ristorante e lei odiava le persone ritardatarie.
Dopo una lunga doccia rilassante, un
po’ di relax sul
balcone a leggere un libro e l’indecisione su cosa indossare
Emma era pronta
anche se molto in ritardo.
Sicuramente sua madre avrebbe avuto
da ridere su quello che
aveva indossato, dopo aver vagliato l’immenso guardaroba che
aveva portato con sé,
opto per una semplice canottiera con dei leggings a discapito di un
abito più
formale.
Sahir come ogni giorno da quasi due
anni finiva il suo turno
al bar prima di recarsi al ristorante per il servizio serale, gli
rimaneva solo
di portare l’ultimo vassoio con i vuoti.
Emma correva lungo il viale che da
camera sua conduceva al
ristorante quando senza rendersene conto andò a sbattere
contro qualcosa, o qualcuno.
Un rumore assordante di vetro che
s’infrangeva a terra fece
voltare tutte le persone che erano lì vicine, Emma era
andata a sbattere contro
Sahir.
-Scusami! Stavo correndo e non
guardavo dove andavo. Ti sei
fatto male? Aspetta che ti do una mano.
Emma si mise a raccogliere bicchieri
e bottiglie ma il
ragazzo cercava di allontanarla.
-Signorina lasci fare a me. Mi
perdoni è stata colpa mia.
-Ma se sono stata io a venirti
addosso, lascia almeno che ti
dia una mano.
-No la ringrazio. È meglio
che vada se il mio capo mi
dovesse vedere qui a parlare con lei sarei spostato nelle cucine.
-Che idiozia sono stata io a
combinare questo disastro, non
possono punirti per una cosa che non hai fatto.
-Signorina la prego sistemo io qui.
Vada dentro a cenare.
-Ok ok vado. Comunque io sono Emma.
Emma si alzò e si diresse
dentro lasciando quel ragazzo da
solo a sistemare il casino che aveva combinato.
Prima di entrare lo guardò
un ultima volta, certo che era
proprio carino, pensò Emma prima di entrare a cercare sua
madre.
Sahir fini di sistemare i vetri rotti
e poi corse dentro a
cambiarsi per il servizio al ristorante, lui era addetto alle bevande.
Mentre si preparava, il suo pensiero
tornò a quello che era
accaduto poco prima, certo che era proprio carina quella ragazza dai
lunghi
capelli biondi, Emma aveva detto di chiamarsi Emma, lui non gli aveva
nemmeno
detto il suo nome prima che scappasse via, con un po’ di
fortuna stasera o nei
prossimi giorni si sarebbe seduta nella sua ala del ristorante e
avrebbe avuto
l’occasione di dirgli il suo nome.
Emma trovò seduta sua
madre a un tavolo piuttosto riservato
lontano dalla zona buffet, stava già mangiando quando gli si
sedette vicino.
-Finalmente sei arrivata.
-Scusami mamma, ho fatto un giro e
non mi ero accorta che
fosse così tardi.
-Ma come ti sei vestita?
-E dai mamma non iniziare siamo in
vacanza.
-Si lo so ma potresti vestirti un
po’ meglio per la cena.
-Ti prego basta per una volta posso
fare ciò che voglio?
-Va bene tranquilla non iniziamo a
litigare ok?
-Certo mamma. Vado ha vedere cosa
c’è da mangiare, ho una
fame.
-Vuoi che ti ordini qualcosa da bere?
-Una coca grazie.
Mentre Emma andò a
prendere qualcosa da mangiare sua madre
ordinò la coca cola per la figlia proprio a Sahir.
Sahir svirgolava tra i tavoli
indaffarato, nelle ultime
settimane i clienti erano raddoppiati e non c’era un attimo
di respiro, però
stasera era diverso mentre correva su e giù, cercava tra
tanti volti e chiome
quella di lei, Emma, ma non riusciva a vederla da nessuna parte, poi
finalmente
la vide seduta in fondo la sala con la donna che proprio prima gli
aveva
ordinato da bere.
Con il cuore che stranamente aveva
accelerato il battito, si
avvicinò al suo tavolo posò il bicchiere ma lei
non alzò nemmeno lo sguardo.
Si allontanò deluso,
pensare che per un attimo aveva creduto
non fosse una snob come tutte le persone che soggiornavano
lì, ma evidentemente
si era sbagliato di grosso.
Scacciò subito dalla testa
la sensazione di prima
concentrandosi di nuovo sul suo lavoro.
Mezz’ora dopo Emma era
rimasta sola al tavolo, sua madre era
tornata in camera perché era stanca dal viaggio di quel
giorno, anche Emma era
molto stanca ma non voleva andare a letto presto, era lì che
rimuginava su cosa
fare quando vide un ragazzo avvicinarsi con un vassoio in mano.
Sahir aveva evitato fino ad ora di
girarsi nella direzione
di Emma, ma poi i suoi occhi si voltarono a guardarla.
Era da sola, lo sguardo fisso a
guardare il vuoto davanti a
lei, si fece coraggio e si avvicinò.
-Desidera qualcosa da bere signorina?
-No grazie.
Emma alzò lo sguardo e
finalmente lo riconobbe.
- Ehi ma sei tu! Sbaglio ho ti avevo
detto di chiamarmi
Emma?
-Hai ragione scusami. Emma ha bisogno
di qualcosa?
-Si di un consiglio.
-Dimmi pure se posso aiutarla.
-Non so che fare stasera, mi
piacerebbe andare in giro a
divertirmi ma sono molto stanca, sai sono arrivata oggi
pomeriggio.
-Sbaglio o sei in vacanza? Fossi in
te andrei in giro.
Quanto rimani una o due settimane? Cogli l’occasione di
divertiti te che puoi,
ti riposerai quando sarai di nuovo a casa.
-A essere sincera starò
qui per circa tre mesi.
-Cosa? In pochi rimangono qui per
tanto tempo, la tua
famiglia deve essere importante.
-Abbastanza.
Emma per un attimo
s’isolò di nuovo guardando ancora nel
vuoto il suo sguardo era diventato triste, Sahir continuava con estrema
lentezza a caricare i bicchieri vuoti sul proprio vassoio,
chissà cosa aveva
detto di strano da renderla improvvisamente triste.
-Penso che andrò a fare
una passeggiata e poi a letto.
-La spiaggia.
-Come?
-La spiaggia di notte è
meravigliosa. Devi solo stare
attenta alle guardie di vigilanza perché se ti scoprono ti
faranno tornare
indietro.
-Grazie ci proverò. Adesso
è meglio che vada e che tu torni
al tuo lavoro, ricordo cosa mi hai detto poco fa, potrebbero punirti e
metterti
in cucina o sbaglio?
-No, non sbagli.
Emma si alzò e stava per
uscire quando senti la voce del
cameriere.
-Sahir. Il mio nome è
Sahir non mi ero ancora presentato.
-Piacere di averti conosciuto Sahir.
Ci vediamo in giro
ciao.
Il viso di Emma
s’illuminò di un sorriso fantastico prima di
voltare le spalle a Sahir e andare via, mentre lui rimase lì
imbambolato a
guardarla sparire tra i tavoli e uscire.
Questo si che era un guaio anzi un
bel guaio.
Non sapeva né come
né perché ma si era innamorato
all’istante di quella ragazza.
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Capitolo 3 *** Nuove amicizie ***
La mattina seguente Emma si
alzò di buon ora, andò sulla
spiaggia per fare una corsetta mattutina tornò in camera a
fare una doccia
veloce e poi di corsa a fare colazione.
Invece che andare al ristorante
principale decise di recarsi
al bar della piscina, accanto a esso c’era il centro per le
immersioni e lei
non vedeva l’ora di andarci.
Da sempre era incuriosita dal mondo
sottomarino ma non aveva
mai provato a fare un’immersione con le bombole, una volta
suo padre aveva
provato a convincerla ma aveva troppa paura e rinunciò,
l’istruttore di quella
volta gli era sembrato burbero e poco paziente.
Questa volta invece Silvia glia aveva
fatto proprio una
bellissima impressione, sentiva che lei poteva diventare sua amica.
Fatta colazione si fiondò
subito dentro la scuola di sub,
l’interno era pieno di bombole mute e pinne, alle pareti
erano appese foto di
pesci e gruppi di persone in posti diversi e fantastici.
-Ehi ciao Emma, sei venuta veramente?
-Ciao Silvia. Si ti avevo detto che
avrei voluto provare. Da
cosa iniziamo?
-Calma non è che puoi
attaccarti una bombola in spalla e
partire prima c’è la teoria e dopo la pratica.
-Ah io pensavo che sarei uscita in
mare oggi.
-No, la prossima uscita organizzata e
fra tre giorni. Adesso
aiutami con l’attrezzatura così ti spiego come
funziona.
Silvia con l’aiuto di Emma
sistemò tutte le attrezzature,
caricarono l’ossigeno dentro le bombole, portarono le mute in
lavanderia,
controllarono i bocchettoni dell’aria e le altre
strumentazione necessarie,
mentre riordinavano Silvia spiegava i segnali da fare in caso di
pericolo e
come tenere sotto controllo il rivelatore di ossigeno.
Le due ragazze parlarono per tutta la
mattinata, avevano
tante cose in comune anche perché Silvia era di poco
più grande di Emma.
-Vuoi dire che anche te avevi dei
problemi con i tuoi
genitori?
-Si, non che la mia famiglia sia
ricca come la tua ma anche
loro volevano scegliere per me. Chi frequentare, dove andare, cosa
studiare …
Poi un giorno non ce l’ho fatta più e sono
scappata. Avevo qualche soldo da
parte e avevo già dei contatti qui in Egitto quindi sono
partita per venire a
fare ciò che amo di più, nuotare con i pesci.
-Cavolo sei stata davvero coraggiosa.
Io non ci riuscirei
mai, andare via di casa da sola.
-L’ho fatto per il mio
bene. I miei genitori dopo un po’ mi
hanno perdonato e un paio di volte l’anno vengono a trovarmi.
Adesso sono
felici per me, vedono che sto facendo quello che amo.
-Spero un giorno di capire
anch’io cosa voglio.
-Dai lasciamo perdere questi discorsi
e pensiamo a divertirci.
-Certo a cosa stai pensando?
-Io tra poco vado a casa,
però torno stasera verso le dieci,
il mio ragazzo lavora nella discoteca del villaggio. Ti va di venire
con me? Da
ci divertiremo un sacco.
-Perché no.
-Ok, ci vediamo qui davanti alle
dieci?
-Si. A stasera.
Emma era al settimo cielo, aveva
trovato già un’amica per
fortuna, i lunghi mesi di vacanza promettevano bene già
dall’inizio.
Decise di mangiare qualcosa di veloce
al bar e poi andò in
spiaggia, in mano aveva pinne e maschera ancora non era andata a fare
snorkeling.
Arrivata in spiaggia vide subito sua
madre sdraiata sul
lettino che leggeva un libro.
-Ciao dove sei stata fino a ora?
-Mamma non iniziare a rompere, ero al
centro immersioni,
ieri sera ho conosciuto una ragazza che lavora lì e abbiamo
subito fatto
amicizia.
-Sono felice per te. Quindi ti sei
decisa? Vuoi provare
questa volta?
-Si, oggi mi ha spiegato tutte le
attrezzature domani farò
una prova in piscina e se tutto andrà bene tra qualche
giorno faremo un’uscita
in mare.
-Bene. Sono felice che tu sia
già riuscita a trovare un’amica.
-A proposito di questo vorrei
chiederti una cosa.
-Mi devo preoccupare?
-No mamma. Silvia, la ragazza cui ti
parlavo prima mi ha
invitato ad andare con lei stasera in discoteca … Posso vero?
-Emma lo sai come la pensiamo sulle
discoteche io e tuo
padre. Sono luoghi pieni di ragazzi che si vogliono approfittare di te
e dove
ci sono un sacco di droghe.
-Ma mamma capisco Milano ma cosa vuoi
che mi succeda qui? È
la discoteca del villaggio ci saranno solo gli animatori e le persone
come noi
che sono qui in vacanza.
-A che ora andresti?
-Ci troviamo alle dieci, non
farò tardi, lo prometto.
-Ok va bene puoi andare ma non
farmene pentire.
-Grazie mamma, non ti pentirai.
Adesso vado a fare un bagno.
Una serata libera, finalmente aveva
una serata libera quella
vacanza si stava dimostrando sempre più sorprendente.
Sahir durante i turni al ristorante
aveva cercato la ragazza
della sera prima senza mai trovarla seduta da qualche parte, aveva
fatto anche
un giro al bar dove qualche giorno a settimana faceva un turno
pomeridiano ma
niente da fare, non c’era traccia di lei da nessuna parte,
quando iniziava a
pensare che l’incontro della sera prima fosse stato tutto un
sogno la vide
entrare, se possibile era ancora più bella della sera
precedente.
Era con una signora più
grande di lei, sicuramente sua
madre, parlavano tranquille mentre si sedettero a un tavolo nella sua
zona.
Con il cuore che gli batteva a mille
si fece coraggio e si
avvicinò per chiedere cosa volevano da bere.
-Buonasera signora e signorina, cosa
posso portarvi da bere?
Sia Emma che sua madre si voltarono
verso il ragazzo che
aveva parlato, Emma lo riconobbe subito ma fece finta di nulla.
-Buonasera a lei. A me per favore un
bicchiere di vino rosso
e per mia figlia dell’acqua naturale grazie.
-Perfetto vi porto subito le vostre
ordinazioni.
Sahir si stava allontanando quando
senti Emma dire alla
madre di avviarsi al buffet mentre lei avrebbe aspettato da bere, con
la
massima velocità corse al bar preso quello che glia era
stato ordinato e tornò
subito indietro.
-Ciao, Sahir giusto?
-Si. Mi fa piacere che lei si ricordi
il mio nome signorina
Emma. È poi andata a fare la passeggiata sulla spiaggia.
-No ero troppo stanca e sono andata a
letto presto. Sarà per
una di queste sere.
-Forse andrà stasera?
Sapeva di osare troppo ma voleva
provare a raggiungerla
sulla spiaggia per parlarci tranquillamente e capire se quello che era
scattato
in lui non fosse a senso unico.
-No non credo. Dopo vado in discoteca.
-Ah capisco.
Sahir se ne andò deluso e
tornò al suo lavoro, doveva
concentrarsi lasciando stare una ragazza così
irraggiungibile anche se
bellissima.
Era passata una mezz’ora e
non si era più avvicinato al
tavolo di Emma, la delusione bruciava ancora, era appoggiato al muro
vicino
l’uscita in un attimo di pausa quando la vide venire da sola
verso di lui.
-Ehi ho detto qualcosa che ti ha dato
fastidio? Te ne sei
andato in tutta fretta.
-No e che avevo da fare.
-Ok, ci vediamo.
Emma stava uscendo quando lui gli
chiese.
-Dov’è che
andate te e la tua amica?
-Nella discoteca qui del villaggio.
Verrai anche tu?
-Ti dispiacerebbe se venissi.
-Perché dovrei
dispiacermi? Siamo amici no?
-Amici, si certo.
-Ok allora ci vediamo dopo se verrai.
Sahir tornò al lavoro ma
continuava a pensare alle parole di
Emma, aveva detto che erano amici, non aveva speranze con lei era
meglio
tornare al lavoro e lasciar stare questa ragazza.
Stranamente quella sera il turno di
Sahir fini molto prima
del solito, erano da poco passate le dieci ed era già nel
suo appartamento per
farsi una meritata doccia, si fissava davanti allo specchio ancora
indeciso su
cosa fare, domani era il suo giorno libero doveva provarci, almeno non
avrebbe
avuto rimpianti.
In cinque minuti fu pronto uscio di
casa e si diresse verso
il locale, sperava che all’entrata ci fosse uno dei suoi
amici altrimenti non
sarebbe riuscito a entrare, i camerieri non potevano usufruire dei
servizi per
i clienti.
Emma era già da
un’ora in discoteca, non si era mai
divertita così tanto in vita sua, la musica, le luci, gente
che ballava e si
divertiva ovunque.
Silvia era sparita da un
po’ con il suo ragazzo, faceva da
Dj aveva mezz’ora libera e dopo aver bevuto una cosa tutti e
tre insieme, loro
due si erano allontanati per stare tranquilli.
Stava ballando quando un ragazzo si
avvicinò.
-Ehi bellezza ti va di bere una cosa
con me.
-Perché no.
I due ragazzi si avvicinarono al
banco del bar, presero da
bere e si misero a parlare, il ragazzo puzzava di alcool e a ogni
pretesto
cercava di toccarla e avvicinarsi sempre più, a un certo
punto Emma era
talmente infastidita da volersi liberare di lui alla svelta,
inventò una scusa
velocemente.
-Scusami vedo che la mia amica mi sta
chiamando, ci vediamo in
giro ok? Ah grazie per la bevuta.
Emma si era alzata dallo sgabello per
andare da Silvia, che
era sempre insieme al suo ragazzo, quando lui la afferrò per
un braccio
costringendola a girarsi verso di lui.
-Eh no bella dove pensi di andare.
-Te l’ho detto vado dalla
mia amica-
-E questo il ringraziamento per
averti offerto da bere.
Almeno dimmi come ti chiami.
-Emma.
-Emma che bel nome. E adesso Emma,
almeno un bacio potresti
darmelo no?
-Stai scherzando vero?
Il ragazzo strinse ancora di
più la presa su di lei.
-Credi che abbia voglia di scherzare?
Urlò.
-Ti guardavamo mentre ballavi, volevi
qualcuno che ti
scaldasse e sono venuto da te.
Sua madre aveva ragione
pensò Emma, era spaventata doveva
trovare un modo per liberarsi di lui e alla svelta.
-Ti prego lasciami mi stai facendo
male.
-Te l’ho detto, baciami e
ti lascerò andare via.
Emma non sapeva cosa fare,
l’unica cosa di cui fosse sicura
era che non voleva assolutamente baciarlo, si guardò intorno
ma nessuno aveva
notato quello che stava succedendo, in un attimo agì, con
tutta la forza che aveva,
sferrò un calcio in mezzo alle gambe al suo aggressore, lui
lasciò
immediatamente la presa e lei fuggì via.
Appena fu fuori l’aria
fresca della notte la tranquillizzò,
nel cielo splendeva un’enorme luna piena, in giro non
c’era quasi nessuno, decise
di andare a fare una passeggiata.
Camminando senza una meta si
trovò in spiaggia, vide il
pontile salì sopra e iniziò a camminare.
Non si era accorta che
dall’altra parte del ponte un ragazzo
era seduto sulla sabbia.
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Capitolo 4 *** Salvataggio in mare ***
Sahir non era riuscito a entrare, il
suo amico stasera non
era all’ingresso quindi era andato via, forse non era destino.
Stava per tornare in camera a
dormire, quando decise di
andare a fare una passeggiata sulla spiaggia per schiarirsi le idee,
tanto domani
non avrebbe lavorato poteva anche fare tardi.
Si sedette vicino al pontile che
portava al di là della
barriera corallina, era arrabbiato con se stesso, come poteva pensare
che una
ragazza del genere potesse interessarsi a lui.
Certo era carino e non aveva mai
avuto problemi a trovare
una ragazza ma non di quel livello, Emma era fuori dalla sua portata
sotto
tutti i punti di vista.
Oltre a essere bellissima doveva
essere anche molto ricca,
sicuramente era figlia di qualcuno di molto importante, praticamente
irraggiungibile per lui.
Però c’era stato
un attimo quando l’aveva guardata negli occhi
che non sapeva spiegarsi, si era sentito completo.
Era così assorto nei suoi
pensieri che non si accorse che
qualcuno era salito sul pontile.
Accadde tutto in secondo,
sentì un tonfo e qualcuno urlò.
Senza perdere tempo salì
sopra il ponte e iniziò a correre,
arrivato alla fine, vide che qualcuno era caduto in acqua e annaspava,
si gettò
immediatamente a salvare la persona che stava affogando, la
afferrò e iniziò a
nuotare verso la scaletta.
Anche
al buio capì
che si trattava di una ragazza, arrivati alla scala, la fece salire per
prima.
-Ehi stai bene? Ti fa male qualcosa?
Vuoi che chiami un
dottore?
-No. No grazie. Sto bene.
Quella voce, quei capelli biondi,
capì.
-Emma sei tu?
-Come sai … Ah Sahir scusa
non ti avevo riconosciuto, sono
ancora frastornata, perdonami.
-Ma che diavolo stavi combinando? Se
non fossi stato qui a
quest’ora, saresti annegata!
Sahir era arrabbiato.
-Non l’ho fatto mica
apposta. Sono scivolata.
Emma si mise a piangere, prima quello
stronzo che voleva importunarla,
poi era caduta in mare e adesso Sahir che era arrabbiata con lei, era
troppo.
-Dai non piangere. Scusami mi sono
arrabbiato e che poteva
finire male per te. Mi sono spaventato.
Emma si tuffò tra le sue
braccia continuando a piangere
ininterrottamente, Sahir la accarezzava teneramente e lei si sentiva al
sicuro,
dopo cinque minuti Emma si era calmata.
-Adesso mi vuoi spiegare cosa
è successo?
-Te l’ho detto sono
scivolata.
-Quello l’ho capito. No
voglio sapere perché sei qui, non
dovevi essere a ballare?
-Si ero lì fino a poco fa.
Un ragazzo mi stava importunando,
mi teneva per un braccio e non voleva lasciarmi andare così
gli ho dato un
calcio e sono scappata. Volevo schiarirmi le idee e sono venuta qua.
-Chi cazzo è quel cretino
che t’importunava, dimmi chi è e
vado a spaccargli la faccia.
-Lascialo stare gli ho già
dato io una bella lezione.
-Come vuoi. E
com’è che sei finita in acqua?
-Volevo sentire l’acqua e
sono scivolata. So nuotare ma mi
sono spaventata, non sapevo più cosa fare.
-Meno male ero qui e ti ho sentito.
-A proposito che ci facevi tu sulla
spiaggia?
-Ho provato a venire in discoteca ma
all’ingresso non c’era
nessuno che conoscessi e non ho nemmeno provato a entrare. A noi
lavoratori è
vietato usufruire dei servizi del villaggio.
-Oddio scusami non immaginavo che
avessi problemi per
entrare, altrimenti non ti avrei detto nulla.
-No tranquilla non potevi saperlo.
-E poi sei venuto qua?
-Ti avevo detto che qui era
bellissimo.
- È davvero un posto
fantastico, avevi ragione.
Emma e Sahir guardavano le stelle in
silenzio, in sottofondo
si sentiva il rumore del mare.
-Inizio a sentire freddo e meglio se
rientro in camera.
-Ci credo sei fradicia, dai vai a
cambiarti sennò ti
ammalerai.
-Credo che sia meglio, sì.
S’incamminarono per tornare
sulla spiaggia, Emma ogni tanto
lanciava qualche gridolino di dolore.
- Vuoi una mano? Ti devi essere fatta
male quando sei
caduta.
-Mi fa un po’ male la
caviglia ma niente di serio credo.
-Ti vuoi appoggiare a me per tornare
indietro?
-Si sarebbe l’ideale,
grazie.
Emma si appoggio a Sahir,
abbracciati, camminavano in
silenzio per tornare indietro.
Arrivati vicino alla piscina Sahir,
si staccò da Emma.
-Ce la fai da sola? Ti accompagnerei
volentieri ma se
dovessero vederci insieme, passerei dei guai.
-No tranquillo posso andare da sola.
Grazie davvero se non
ci fossi stato tu non so come sarebbe andata a finire.
-Hai corso un bel rischio. Stai
attenta la prossima volta.
-Si l’ho prometto. Vado a
letto ci vediamo domattina?
-No domani sarà il mio
giorno libero.
Emma era delusa, e Sahir
notò subito la delusione sul suo
volto, decise di tentare il tutto per tutto e si buttò.
-Senti che ne dici se domani sera ci
vediamo in spiaggia?
Sempre che tu non voglia tornare in discoteca.
-No davvero. Prima che torni
lì dovrà passare un po’ di
tempo.
-Allora ci vedremo domani?
-Si, mi farà bene una
serata tranquilla a parlare con un
amico.
Di nuovo quella
parola”amico”, ma Sahir non voleva comunque
lasciarsi sconfiggere da quella parola, voleva passare del tempo con
lei e non
avrebbe sprecato nessun momento.
-Ok allora ci vediamo vicino al
pontile, che dici verso le
nove o vuoi fare dopo.
-No le nove vanno benissimo.
Emma gli si avvicinò e gli
diede un leggero bacio sulla
guancia.
-A domani sera, buonanotte.
-Certo ci vediamo domani. Buonanotte
a te.
-Ah ascolta se non mi vedi arrivare
aspettami, potrei
metterci un po’ a sganciarmi da mia madre ma
verrò, ok?
-Ok, ti aspetterò.
Emma se ne andò lasciando
Sahir incredulo e felice, l’aveva
stretta a se e poi gli aveva dato un bacio per ringraziarlo, non doveva
far
correre la fantasia ma non poteva farne a meno, domani sera avevano un
appuntamento.
Stanotte non avrebbe chiuso occhio,
ne era sicuro.
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Capitolo 5 *** Confidenze tra amici ***
La mattina seguente dopo aver fatto
colazione Emma, si recò
alla ricerca di Silvia, ieri sera se ne era andata senza dargli una
spiegazione.
La trovò seduta al bar
mentre beveva un cappuccino.
-Ehi ma che fine hai fatto ieri sera
ti ho cercata ovunque,
ero preoccupata.
-Scusami ma un tipo è
venuto a importunarmi, voleva che lo
baciassi ma gli ho sferrato un calcio e sono scappata.
-Perdonami ti ho lasciato da sola
è colpa mia.
-Figurati, la colpa è mia
sono troppo ingenua, e che non ho
mai avuto a che fare con queste situazioni e mi sono lasciata
abbindolare come
una cretina.
-I ragazzi pensano che possono farci
quello che vogliono, è
uno schifo.
-Non tutti sono così.
-Mi sono persa qualcosa? Di chi stai
parlando?
-Mah di nessuno in particolare.
Silvia però non era
convinta dalle parole dell’amica, nel
suo sguardo c’era una strana luce.
-Non me la racconti giusta, cosa non
mi stai dicendo?
-Non ti sto nascondendo niente.
-Davvero?
-Non è niente ho
conosciuto un ragazzo e siamo diventati
amici, fine.
-Fine? Sei sicura? Il tuo viso si
è illuminato quando mi hai
parlato di lui. Dai dimmi chi è raccontami tutto.
-Non c’è molto
da raccontare. Ci siamo incontrati, o meglio
scontrati il primo giorno che ero qui e poi ci siamo visti altre volte
sempre
per caso. Ieri sera quando sono uscita dal locale, sono andata in
spiaggia e
lui era lì abbiamo parlato per un po’.
-E poi? Ti ha baciata?
-Ma no! Abbiamo parlato e basta,
però ci vediamo stasera.
-È bello? Io lo conosco?
-Si è carino e sicuramente
l’avrai visto in giro.
-Dai dimmi chi è?
-Mi dispiace ma per ora non posso
dirtelo. Lavora qui, non
voglio metterlo nei guai.
-Capisco e hai ragione. Ma lui ti
piace?
-Si. Credo di sì. Non lo
so ok?
-Stasera ti chiarirai
l’idee. Dai adesso raccontami tutto
sono curiosa.
Emma iniziò a raccontare
tutto a Silvia del primo incontro e
di quelli successivi fino al salvataggio della sera prima, del pianto e
di come
lui l’avesse stretta tra le braccia rassicurandola.
-Da quello che mi hai detto ti piace
e tanto.
-Non lo so sono confusa.
-Lui? A lui piaci secondo te?
-Che ne so. Te l’ho detto
voleva andare a picchiare quel
tizio e quando ho iniziato a piangere mi ha stretta a se.
-Secondo me gli piaci.
-Fantastico. Sono un idiota totale.
-Perché dici
così’
-Penso di aver rovinato tutto ancora
prima di provarci.
Silvia non capiva a cosa Emma si
riferisse.
-Gli ho detto che siamo amici. Ecco
cos’ho fatto. Lui mi ha
chiesto di rivederlo la sera successiva e gli ho detto che piaceva
stare in sua
compagnia perché è un mio amico. Ah ho rovinato
tutto ancor prima di iniziare.
-Dai che non hai rovinato nulla.
Stasera vai
all’appuntamento e vedi come andrà. Adesso vado al
lavoro, ti aspetto domani
con i dettagli.
-Speriamo che ci sia qualcosa da
raccontare.
-Sii te stessa e tutto
andrà bene. Adesso vado, ci vediamo
in giro.
Silvia se ne andò al
lavoro, ed Emma si recò in spiaggia sua
madre era già lì.
-Buongiorno cara tutto bene ieri
sera? Ti sei divertita?
Era meglio mentire, se avesse saputo
la verità sua madre non
gli avrebbe più concesso il permesso di uscire.
-Si tutto bene, ci siamo divertite
molto.
-Bene. Domani nel pomeriggio
arriverà tuo padre per il week
end, non dirgli della serata di ieri sera per favore, non facciamolo
arrabbiare.
-Va bene.
Emma si sdraiò al sole
aspettando che la giornata passasse,
non vedeva l’ora di arrivare a sera.
Come aveva immaginato la sera prima
Sahir non era riuscito a
dormire molto, per fortuna oggi aveva il tempo di riposare,
l’unica pecca di
non essere al lavoro era che non poteva rivederla fino a stasera.
Nel pomeriggio andò in
spiaggia, di solito si recava in un’insenatura
nascosta lontano dalle zone turistiche, ma oggi voleva rimanere in
zona, con un
po’ di fortuna l’avrebbe almeno vista da lontano.
Camminava su e giù lungo i
confini della spiaggia sperando
di vederla da qualche parte ma niente, forse era rimasta in piscina,
stava per
andarsene quando la vide, era insieme con altri ragazzi e ragazze a
fare uno di
quei giochi che gli animatori organizzavano per far divertire i clienti.
Riusciva a vederlo anche se era
lontano, i ragazzi intorno a
lei la stavano mangiando letteralmente con gli occhi, non era il solo
ad aver
notato la sua bellezza.
Rideva spensierata, vederla
lì così gli fece capire quanto
fosse lontana dal suo mondo, se ne andò, uno come lui, un
semplice cameriere,
non poteva reggere il confronto.
Tornato nel suo appartamento si era
buttato sul divano e
aveva acceso la tv, non guardava niente di particolare serviva solo a
distrarlo
dai suoi pensieri.
La porta di casa si apri e il suo
amico Hamid entrò.
-Ciao che fai?
-Niente di particolare.
-Di solito quando hai la giornata
libera sei sempre in giro,
non ti vedo mai a casa.
-Sono stato in spiaggia prima.
-E come mai non sei in giro a
rimorchiare qualche ragazza?
-Semplice, non ne avevo voglia.
-Strano. Di solito non aspetti altro
durante tutta la
settimana.
-Simpatico davvero simpatico.
-Dai sto scherzando.
Qualcosa non andava Hamid ne era
sicuro, ormai erano quasi
due anni che lavoravano e vivevano insieme.
-Cosa c’è che
non va? A me puoi dirlo lo sai. Problemi al
lavoro?
-No il lavoro tutto bene.
-Allora?
-Ho conosciuto una ragazza.
-Ero sicuro che la colpa fosse di una
ragazza. Che ha fatto
non ha ceduto al tuo fascino?
Disse ridendo.
-Credo di essermi innamorato Hamid.
-Ah è per questo che stai
così? Non pensarci è una cosa
normale, capita a tutti prima o poi. Dove l’hai incontrata?
-È qui in vacanza.
-Cosa? È una cliente? Qui?
-Si .
-Amico stai attento o potresti finire
in guai seri.
-Lo so cosa credi. La
vedrò stasera sulla spiaggia.
-Perché sei
così preoccupato? Non capisco.
-Oggi sono andato nella spiaggia qui
accanto, volevo
vederla, era circondata da tante persone giocavano e si divertivano
insieme ed
ero geloso. Avrei voluto poter andare lì con loro, con lei
…
-Amico sei messo male, davvero molto
male.
-Dici?
-Purtroppo si. La vedi stasera?
-Si alle nove.
-Stai attento, appartenete a due
mondi diversi.
-Lei non è così
fidati.
-Ok ti credo. Dai ora raccontami
tutto dall’inizio e poi
preparati, sbaglio o hai un appuntamento?
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Capitolo 6 *** Incomprensioni ***
Finalmente era arrivata sera, per
paura di giungere tardi
Sahir era uscito di casa prestissimo, con cautela era arrivato in
spiaggia,
sali sopra il pontile s’incamminò fino alla fine e
si sedette aspettando, mancavano
ancora venti minuti alle nove, non rimaneva che attenderla.
Era teso e nervoso come mai prima,
Emma era diversa da tutte
le ragazze che aveva frequentato fino ad ora, non sapeva come
comportarsi di
cosa parlare, erano così diversi.
Meglio non pensarci adesso, si disse,
era meglio vedere come
andavano le cose tra loro comportandosi normalmente, era la cosa
migliore da
fare.
Anche Emma era nervosa, dopo la
giornata spensierata in
spiaggia l’ansia era salita tutta insieme, era stata davanti
al suo armadio per
mezz’ora prima di decidere cosa indossare la scelta del
vestito era stata molto
complicata, non aveva molto chiaro se fosse un appuntamento o no.
Era in ritardo pauroso, non ce
l’avrebbe mai fatta a essere
puntuale all’appuntamento con Sahir, sperava solo che lui la
aspettasse.
Dopo cena sua madre aveva insistito
per andare insieme a
bere un caffè, aveva finto un mal di testa per liberarsi di
lei e correre alla
spiaggia.
Quando Sahir aveva ormai perso le
speranze la vide arrivare.
-Perdonami per il ritardo, liberarmi
di mia madre non è stato
facile.
-Mi avevi avvertito che potevi fare
tardi non preoccuparti.
Sono felice che tu sia venuta.
-Pensavi che ti dessi buca?
-No ma ora che sei qui sono
più tranquillo. Qualcuno ti ha
visto venire?
-No sono stata molto attenta.
-Brava se dovessero beccarci
passeremo un sacco di guai.
-Che hai fatto oggi nel tuo giorno
libero?
-Niente di che. Sono andato in
spiaggia. Tu?
-Anch’io sono stata in
spiaggia, mi sono divertita un sacco
e ho conosciuto tante persone.
-Si, ti ho visto.
Rispose Sahir seccato.
-Eri lì anche tu?
Perché non sei venuto a salutarmi.
-Io non sono in vacanza qui come te!
-Scusami io …
-La discoteca, i giochi in spiaggia,
io non posso fare
queste cose, sono solo un cameriere.
Sahir aveva sbagliato tutto, aveva
pensato che tra loro potesse
nascere qualcosa tra loro ma erano troppo diversi.
-Non ci ho pensato, non farne una
tragedia.
-Non ci hai pensato, per voi
è normale. Venite qui e volete
farci credere che siamo uguali ma non siamo uguali.
-Ma di che parli?
Le parole di Hamid erano tornate
prepotentemente nella sua
testa.
-Abbiamo sbagliato a vederci. Credo
sia meglio che tu vada
via.
-Sahir ma perché? Non
capisco.
-Vattene. Vai dai tuoi amici.
È meglio per tutti e due.
Emma corse via piangendo, non aveva
capito di cosa parlasse
Sahir né perché fosse così arrabbiato
con lei, oggi si era divertita e aveva
fatto amicizia con diverse persone ma perché gliene faceva
una colpa?
Era tutto il giorno che aspettava
sera per vederlo e lui
l’aveva trattata malissimo.
Corse in camera sua ancora in lacrime.
Ma che diavolo gli era preso pensava
Sahir, non appena
l’aveva vista scappare piangendo si era pentito di quello che
gli era uscito
dalla bocca.
Voleva che fosse una serata
tranquilla per conoscerla meglio
e aveva rovinato tutto, era stato un idiota.
Tornando verso casa aveva provato a
cercarla in giro per
scusarsi ma di lei non c’era traccia da nessuna parte.
Arrabbiato con se stesso
andò a dormire, domattina doveva
assolutamente scusarsi.
La mattina seguente Sahir teneva
sotto controllo tutto il
ristorante nella speranza di vederla arrivare ma nulla, infatti, Emma
aveva
ordinato la colazione in camera, non se la sentiva di uscire
né tantomeno di
vederlo.
Riflettendo con calma in camera sua
aveva capito il perché
della sua rabbia ma non si spiegava quella reazione esagerata.
Rimase tutto il giorno chiusa in
camera, a sua madre aveva
detto di non sentirsi ancora bene, poco prima di cena arrivò
suo padre e sapeva
di dover uscire e andare a cena con loro anche se non aveva voglia di
incontrare Sahir dopo ieri sera.
Sahir stava letteralmente impazzendo,
per tutto il giorno
non aveva fatto altro che cercare Emma ovunque ma di lei non
c’era traccia da
nessuna parte.
Quando ormai aveva perso le speranze
la vide entrare,
parlava con un uomo molto più grande di lei, sicuramente suo
padre, doveva
tenerla d’occhio e cogliere l’occasione giusta per
scusarsi.
Entrando Emma lo notò
subito ma fece finta di non averlo
visto e andò a sedersi con i suoi genitori a un tavolo,
Sahir si presentò
immediatamente a chiedere le loro ordinazioni, Emma non alzò
neppure lo
sguardo.
Durante la cena Sahir aveva
più volte provato ad avvicinarsi
a Emma ma non era mai da sola, doveva trovare una soluzione e alla
svelta,
stava uscendo e lui non aveva idea di dove andare a cercarla quando
fosse
uscita.
La fortuna girò dalla sua
parte, mentre i genitori di Emma
si erano fermati a parlare con una coppia di persone lei si diresse
verso il
bagno, ora o mai più la raggiunse e la fermò
lungo il corridoio gli afferrò un
braccio e la trascinò nel magazzino del bar che a
quell’ora era deserto.
-Ehi che fai lasciami Sahir. Come ti
permetti.
-Scusa ma volevo parlarti e non
sapevo come fare.
-Ah adesso vuoi parlare, dimmi? Sono
tutt’orecchi! Non ti è
bastato quello che mi hai detto ieri.
-Perdonami.
-Sahir …
-Ti prego perdonami. Non so cosa mi
sia preso, o meglio lo
so ma non dovevo prendermela con te.
-Mi hai trattato da schifo, ci sono
stata male, ci sto
ancora male e non so il perché.
-Ieri ti ho visto con quei ragazzi,
avrei voluto essere lì
con te. Invidiavo i ragazzi che ridevano e scherzano insieme con te.
Ero
geloso.
-Non capisco.
-Mi piaci ok. Mi piaci da impazzire.
Da quando ci siamo
scontrati non faccio che pensare a te. Ora lo sai a te non
importerà nulla ma
io sto meglio, mi sono tolto un peso dallo stomaco.
Emma era senza parole.
-Non preoccuparti capisco, sono un
idiota, mi stavo
illudendo inutilmente. Ieri sera parlando mi sono chiarite le idee ma
questo
non giustifica il mio comportamento. Ti chiedo ancora scusa. Adesso
è meglio
che tu vada prima che ci scoprono.
Emma ancora non era riuscita adire
una parola, la
confessione di Sahir l’aveva sorpresa, erano usciti dal
magazzino e lui stava
per andarsene.
-Aspetta.
-Dimmi.
-Anche tu mi piaci.
Imbarazzatissima scappò
via.
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Capitolo 7 *** Al chiaro di luna ***
Sahir era senza parole,Emma gli aveva
appena detto che gli
piaceva ed era scappata via, doveva trovarla.
Tornò immediatamente in
sala andò dal suo capo e con una
scusa si fece sostituire per mezz’ora e si
precipitò fuori a cercarla, doveva
stare attento a non dare nell’occhio altrimenti sarebbero
finiti entrambi nei
guai.
Emma dopo essere uscita dal
ristorante andò con i suoi
genitori al teatro a vedere lo spettacolo organizzato dagli animatori,
era
ancora emozionata per quello che era successo poco prima, Sahir gli
aveva di
piacergli e lei aveva fatto lo stesso.
-Emma ma mi stai ascoltando?
-Come mamma?
-Stavo raccontando a tuo padre che
farai un’immersione tra
pochi giorni.
-Ah … Eh si …
-Ti senti ancora male piccola mia? Mi
ha detto la mamma che
oggi sei rimasta in camera per tutto il giorno.
-In effetti non sto molto bene
papà, sarà colpa del caldo
che fa qui. Se andassi in camera?
-Certo vai pure, staremo insieme
domani.
-Buonanotte papà, mamma.
Ci vediamo domattina.
-Buonanotte a te tesoro.
A Emma dispiaceva lasciare i suoi da
soli, soprattutto suo
padre che vedeva
molto poco, ma non
sarebbe certo stata di compagnia, era ancora distratta da quello che
era
successo poco prima con Sahir, uscì dal teatro e si diresse
in camera sua.
Sahir nel frattempo aveva cercato
Emma ovunque, il primo
posto dove era andato era stata la spiaggia ma di lei non
c’era traccia.
Tornando indietro era passato dalla
piscina, dai vari bar
sparsi in giro ma Emma sembrava sparita nel nulla, non riusciva a
trovarla da
nessuna parte.
Deluso Sahir tornò al
lavoro, avrebbe visto Emma la mattina
seguente a colazione.
La mattina dopo Emma era uno
straccio, non aveva chiuso
occhio, la confessione di Sahir gli rimbombava ancora in testa.
E lei? Cosa gli era saltato in mente?
Dichiarare così quello che
provava non era da lei, cosa gli
avrebbe detto quando si sarebbero visti tra poco?
Non ne aveva idea.
Fini di preparasi in fretta e
uscì.
Arrivata
al
ristorante si diresse al solito tavolo e vide che i suoi genitori erano
già lì
a aspettarla.
Sahir immaginava che Emma non si
sarebbe presentata al
ristorante all’alba, i suoi occhi si voltavano verso la porta
di entrata ogni
volta che intravedeva qualcuno nella speranza che fosse lei.
Quando finalmente entrò il
suo cuore iniziò a battere all’impazzata.
-Buongiorno papà, mamma.
-Buongiorno a te. Come ti senti oggi?
Sembri sempre pallida.
-Molto meglio mamma.
-Bene. Sai oggi io e tuo padre
avevamo pensato di passare la
giornata insieme.
-Ah.
-Domattina presto dovrò
partire, volevo passare un po’ di
tempo con voi. Hai impegni?
-No, certo che no. Dove andiamo di
bello?
- Tua madre vuole visitare un piccolo
villaggio di pescatori
che si trova a sud. Partiamo
tra un ora,
ce la fai a essere pronta.
- Si. Stiamo via tutto il giorno?
-Certo torneremo stasera.
Proprio in quel momento Sahir si
presentò al tavolo a
chiedere le ordinazioni, Emma notò subito la delusione sul
suo volto, forse
sperava di trovarla da sola per parlare della sera prima.
-Cameriere ci porti tre cappuccini
grazie.
Suo padre ordinò.
Sahir si allontanò
immediatamente per provvedere a
l’orinazione appena ricevuta.
Anche lei voleva chiarire la
situazione ma con i suoi lì era
impossibile e grazie alla gita che avevano organizzato non ne avrebbe
avuto
modo fino a stasera.
Cerco di sbloccare la situazione.
-Mamma papà intanto andate
voi a prendere qualcosa da
mangiare, io aspetterò i nostri cappuccini.
-D’accordo tesoro.
I suoi si alzarono dal tavolo
dirigendosi al buffet, appena
si allontanarono Emma si voltò sperando di vedere Sahir
prima che loro
facessero ritorno.
Dopo pochi istanti finalmente lo
vide, in mano aveva un
vassoio con tre tazze.
-Finalmente sei da sola. Volevo
parlarti di ieri sera.
-Non abbiamo molto tempo prima che i
miei tornino qui.
-Ok. Ascolta oggi ho un ora libera ci
possiamo vedere in
spiaggia se vuoi.
-Oggi non posso.
-Capisco.
- Non è che non voglia e
che i miei mi hanno incastrato con
una specie di gita, tornerò stasera. Stanno tornando qui.
Vai.
-Vado. Ne riparliamo stasera?
Sua madre intanto si era
già seduta.
-Perfetto. Grazie, va bene
così.
Mentre Sahir si allontanava Emma
sperava che avesse capito
che la sua risposta si riferiva alla domanda che gli aveva fatto.
Usciti dal ristorante si recarono
nelle proprie stanze, la
macchina che avevano noleggiato sarebbe arrivata tra poco
più di mezz’ora e
dovevano prepararsi.
Emma non ne aveva
voglia ma non poteva non andare, quale scusa poteva mai
inventarsi, poi
ci teneva a passare un po’ di tempo con suo padre.
Stasera al suo ritorno si sarebbe
messa d’accordo con Sahir
per incontrarsi dopo cena.
Ora la cosa più difficile
per entrambi sarebbe stata quella
di aspettare fino a stasera per rivedersi.
La giornata di Sahir passò
molto lentamente, non
vedeva l’ora che fosse sera per rivedere
Emma, dovevano chiarire quello che era successo la sera prima.
Anche la giornata di Emma non
scorreva per niente, si stava
divertendo con i genitori ma l’unica cosa ha cui riusciva a
pensare era Sahir.
Rientrarono in hotel che erano quasi
le sette, Emma e i suoi
si recarono nelle proprie camere per farsi una doccia, si sarebbero
incontrati alle
otto per la cena.
Il turno serale era iniziato
già da mezz’ora e Sahir
aspettava con ansia l’arrivo di Emma
quando finalmente la vide entrare.
Era insieme ai suoi genitori, non
sarebbe stato facile
trovare un momento per parlarle ma doveva farcela.
Emma notò subito Sahir in
fondo al salone, stava lavorando
ma questo non gli impedì di voltarsi a guardarla.
Dopo che si furono seduti lui si
avvicinò immediatamente al
loro tavolo.
-Buonasera cosa posso portarvi?
-Una bottiglia di vino bianco e
dell’acqua naturale. Tesoro
vuoi qualcosa di particolare?
-No grazie papà. Va bene
così.
-Torno presto con la vostra
ordinazione.
Sahir si allontanò non
prima di aver lanciato uno sguardo a
Emma.
-Emma vai con tuo padre e vedere cosa
c’è per cena io andrò
dopo di voi.
-Mamma vai tu. Aspetterò
io non preoccuparti.
-Tranquilla non ho molta fame, devo
essere ancora sottosopra
per la giornata di oggi. Vai pure.
-Ok.
Emma voleva rimanere da sola al
tavolo e approfittare di
quei minuti per mettersi d’accordo con Sahir, per incontrarsi
più tardi.
Quando tornò al tavolo le
bevande erano già lì, doveva
escogitare un altro modo per parlare con lui.
Mentre cenava vedeva Sahir passare
indaffarata tra i tavoli,
non riusciva nemmeno ad incrociarne lo sguardo.
Ormai la cena era terminata e Emma
doveva escogitare
qualcosa per parlare con Sahir.
Gli balenò un idea in
testa, senza farsene accorgere nascose
il telefono sotto al tovagliolo del tavolo, appena fuori sarebbe
rientrata per
recuperarlo.
Sahir vide Emma uscire senza nemmeno
voltarsi indietro, era
deluso, sperava che anche lei ci tenesse a incontrarlo, forse si stava
illudendo e basta.
Stava andando al suo tavolo quando la
vide entrare di nuovo.
Gli si avvicinò.
-Per fortuna sei qui, ho poco tempo.
Emma recuperò il cellulare
da dove l’aveva nascosto.
-L’ho lasciato qui di
proposito per avere una scusa e
tornare dentro.
-Che brava. Ascolta ti va di
incontrarci tra un paio d’ore?
-Certo. Dove?
-Pensavo in spiaggia verso le undici,
ce la fai?
-Troverò un modo. Allora
ci vediamo dopo?
-Non vedo l’ora.
Emma uscì e
lasciò Sahir al suo lavoro.
Per fortuna i suoi genitori erano
molto stanchi e dopo il
caffè e una piccola passeggiata se ne andarono a dormire.
Era ancora presto ma si
recò lo stesso in spiaggia,
riflettere un po’ da sola gli avrebbe fatto bene.
Sahir quella sera finì
presto, mancava ancora mezz’ora
all’appuntamento con lei, decise di andare in camera per farsi una doccia e
cambiarsi.
Arrivò in spiaggia puntale
ma di Emma non c’era traccia,
forse liberarsi dei suoi genitori era stato più difficile
del previsto.
Camminava su e giù quando
la vide apparire da dietro una
duna.
-Eccoti, pensavo che tu non ce
l’avessi fatta. È stato
difficile venire qui?
-No no, i miei sono andati presto a
letto, non ho avuto
nessun problema.
-Meglio così. Facciamo due
passi che dici?
-Volentieri, stasera
c’è una luna fantastica.
Si incamminarono in silenzio, nessuno
dei due sapeva che
dire per rompere l’imbarazzo tra loro.
Fu Sahir ha rompere il ghiaccio per
primo.
-Dove sei andata oggi?
-Il nome del villaggio non lo
ricordo, era strano, siamo
andati a sud. Il posto era carino.
-Non sono mai andato così
a sud. Dai adesso voglio sapere
qualcosa di te.
-Cosa vuoi sapere?
-Tutto, voglio sapere tutto quello
che ti riguarda.
Emma sorrise a quella richiesta,
nessuno aveva mai voluto
sapere niente di lei.
Iniziò a raccontargli
tutto quello che gli veniva in mente, della
scuola, dei suoi sogni e delle sue speranze.
Sahir l’ascoltava rapito
mentre passeggiavano in riva al
mare.
Purtroppo si stava facendo tardi e
Sahir era molto stanco
dopo l’intensa giornata di lavoro.
-Emma mi dispiace interrompere questa
serata ma sono
distrutto e si sta facendo tardi.
-Oddio hai ragione è da
più di un ora che parlo di me.
-Non è per questo, sono
solo stanco. Ci vediamo domani sera?
Stesso posto stessa ora?
-Si. Domani però mi dovrai
raccontare qualcosa di te.
-Affare fatto. Ora andiamo a dormire.
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Capitolo 8 *** Enorme sbaglio ***
Nei giorni successivi Emma e Sahir
approfittavano di ogni
momento per vedersi.
S’incontravano di sera
maggiormente, alcune volte in
spiaggia e altre vicino ai campi da tennis, quando la sera non erano
usati per
partite in notturna.
Facendo attenzione a non essere visti
da nessuno erano
riusciti a incontrarsi anche di giorno, tra un turno e
l’altro riuscivano a
vedersi di fianco alla spiaggia privata del villaggio.
Con una scusa a sua madre Emma si
allontanava, di solito gli
raccontava che andava a cercare Silvia per stare un po’ con
lei.
Erano passati dieci giorni da quando
si erano confessati di
piacersi ma tra loro non era successo niente, nemmeno un bacio.
In questi giorni, Emma e Sahir,
avevano scoperto molte cose
l’uno dell’altra, insieme si divertivano e
parlavano tanto, sembrava si
conoscessero da anni.
Sahir però non voleva
rimanere solo un amico per Emma, lei
gli piaceva ogni giorno di più, ogni volta che la sfiorava,
sentiva una scossa
dentro che andava dritta al cuore.
Doveva dare una svolta a quella
situazione, stasera gli
avrebbe confessato i suoi sentimenti, sperando di essere ricambiato.
Doveva organizzare qualcosa di carino
per quella sera,
pensare a dove incontrarla e cosa dirle, per fortuna aveva tutta la
giornata
davanti a se.
Quella mattina Emma aveva un forte
mal di testa e non
riusciva ad alzarsi dal letto, Sahir si sarebbe preoccupato sicuramente
non
vedendola arrivare ma non si reggeva in piedi e non aveva modo di
avvisarlo.
A malapena riuscì a farsi
una tazza di tè, prese una compressa
contro il mal di testa e tornò a letto.
Si svegliò di soprassalto
all’ora di pranzo, stava molto
meglio, sua madre era seduta sul divano nel salottino addicente che
sfogliava
una rivista.
-Emma ti senti meglio? Non ti ho
visto scendere a colazione
e sono venuta qua. Quando ho visto le compresse sul tavolo, ho capito
che non
ti sentivi bene.
-Si molto meglio mamma grazie. Ieri
devo essere stata troppo
sotto il sole.
-Probabile. Non siamo abituati a
queste temperature.
-Mamma vado a vestirmi e scendiamo a
pranzo?
- Ho già ordinato il
pranzo, verrà qualcuno a portarcelo in
camera, per oggi è meglio se ti riposi.
-Sto bene, posso uscire. Non
c’è bisogno che …
-Emma ormai ho deciso. Resterai in
camera tua tutto il
giorno e ti riposerai. Stasera arriverà tuo padre, vuole
passare un po’di tempo
con te, devi stare bene, domattina dovrà ripartire.
- E va bene mamma.
Emma scocciata torno in camera a
vestirsi, non voleva farsi
trovare in pigiama quando sarebbero venuti a portare il pranzo per lei
e sua
madre.
Sahir credeva di impazzire, per tutta
la mattina aveva
cercato Emma dovunque ma di lei non c’era traccia da nessuna
parte.
Con la testa da tutt’altra
parte svolgeva il suo lavoro al
ristorante fino a quando il suo capo non lo chiamò.
-Sahir dovresti portare il pranzo in
camera ad una cliente
che non sta bene, ok? Qualcuno ti sostituirà qui.
Sahir non aveva molta voglia di
andare via dal ristorante
finché non avesse visto Emma, ma non aveva molta scelta.
-Certo nessun problema. Il carrello
è già pronto?
-Si devi solo fare la consegna alla
camera 2118. Sai in
quale edificio si trova?
- È quello dove si trovano
solo le suite?
-Esatto, adesso sbrigati. La signora
sta già aspettando da
un bel po’.
-Vado immediatamente.
-Sahir aspetta fuori dalla stanza e
quando avrà terminato,
riporta tutto qui.
Sahir prese il carrello e
iniziò a spingerlo dirigendosi
verso le camere.
Le suite erano situate in una zona
tranquilla lontano dalla
confusione dell’area piscina, anche la camera di Emma si
trovava in quella
zona, negli ultimi giorni aveva notato che arrivava sempre da quella
direzione.
Finalmente era arrivato di fronte
alla 2118 bussò e aspettò
che qualcuno venisse ad aprire la porta, la sua sorpresa fu grande
quando si
trovò davanti alla madre di Emma, deglutì fece un
respiro profondo ed entrò.
Mentre entrava nella stanza,
pensò nuovamente a Emma, forse
quella mattina non era uscita perché sua madre stava male.
Mentre la cercava in giro con lo
sguardo Sahir, pose il
carrello di fronte al tavolo e si allontanò di qualche passo.
-Signora quando avrà
finito di pranzare mi chiami e porterò
via tutto, io sarò qui fuori.
-Perfetto, puoi andare adesso.
Sahir stava uscendo quando
…
-Emma tesoro è arrivato il
tuo pranzo.
Sahir si fermò di colpo,
le sue gambe non ne volevano sapere
di muovere un altro passo, Emma arrivo in quel momento e i loro sguardi
s’incrociarono.
Emma era paralizzata, Sahir era in
camera sua.
-Cosa fai lì impalata
vieni a mangiare. E tu ti avevo detto
di uscire cosa ci fai ancora qui.
-Mi perdoni signora me ne vado subito.
-Ma tu guarda che gente, voleva
sicuramente dei soldi come
mancia, come se non avessimo pagato abbastanza per stare qui.
-E dai mamma non essere snob.
-Cosa ho detto che non va non riesco
a capire, comunque
lasciamo perdere, appena sarai pronta chiama il ragazzo fuori dalla
porta e
porterà via tutto. Adesso vado tra poche ore
arriverà tuo padre ho ancora un
sacco di cose da fare.
Sahir e la madre di Emma uscirono
lasciandola da sola, si
gettò sul divanetto tremante, per un attimo aveva temuto che
dal suo sguardo
sua madre potesse capire quanto era imbarazzata dalla presenza di
Sahir, per
fortuna deciso di indossare un vestito carino.
Appena uscito sicuro che la signora
si fosse allontanata
Sahir si accasciò contro il muro, tutta la tensione
accumulata da non sapere
dove fosse Emma lo stava abbandonando Era ancora lì a occhi
chiusi quando la
porta si aprì.
-Vieni dentro a farmi compagnia?
-Emma ero preoccupatissimo ma dove
diavolo eri finita?
- Se vieni dentro ne parliamo con
calma.
-Meglio di no. Se qualcuno dovesse
beccarmi in camera tua
passerei dei guai enormi.
-Capisco.
-Ti senti meglio?
-Adesso sì, stamattina mi
sono svegliata con un forte mal di
testa e sono rimasta in camera.
-Meglio così. Ti ho
cercata ovunque.
-Volevo uscire per colazione ma non
ce la facevo.
-Quindi è da ieri sera che
non mangi qualcosa? Forza vai non
stare qui. Chiamami quando avrai finito.
-Ok vado. Ti lascio solo
perché ho una fame da lupi.
Emma rientrò in camera e
Sahir rimase di nuovo solo, avrebbe
tanto voluto fargli compagnia, in quelle ore si era preoccupato molto,
una
parte di lui aveva paura che per qualche motivo lei se ne fosse andata
e lui
non l’avrebbe mai più rivista, per fortuna quello
che aveva tenuto Emma lontana
era solo un banale mal di testa.
Erano passati appena dieci minuti
quando la porta si apri
nuovamente, Emma spingeva il carrello fuori.
-Hai già finito? Sei stata
veloce.
-Si ti ho detto che avevo fame.
-Che farai adesso andrai in spiaggia?
-No credo che oggi rimarrò
in camera, ancora non mi sento pienamente
in forma e poi tra poche ore arriverà mio padre.
- Ci vediamo dopo?
-Sicuro, verrò al
ristorante stasera. Adesso vado, voglio
riposarmi. Ciao.
Emma rientrò
immediatamente in camera non diede nemmeno il
tempo a Sahir di salutarla.
Il ragazzo deluso prese il carrello e
torno in cucina con
mille pensieri che gli frullavano per la testa, doveva trovare un modo
per
sbloccare questa situazione e confessare ad Emma quello che provava per
lei.
Il tempo passo velocemente per
entrambi quel pomeriggio,
mentre Emma si preparava tranquillamente in camera sua per
l’arrivo di suo
padre, Sahir correva da una parte all’altra facendo il suo
lavoro distratto, i
pensieri erano rivolti tutti a quella sera e a come avrebbe confessato
i suoi
sentimenti alla ragazza che gli aveva rubato il cuore.
Alla fine aveva deciso di
improvvisare, quando si sarebbero
trovati sulla spiaggia al chiaro di luna, le parole sarebbero venute
fuori da
sole.
L’ora
d’inizio
servizio per la cena iniziò, i clienti del resort
affollavano la sala in cerca
di qualsiasi gli stuzzicasse l’appetito, Sahir si districava
con il suo vassoio
tra la folla alla disperata ricerca di Emma.
Erano ormai quasi le nove e di lei
nessuna traccia, forse
non stava ancora bene, aveva perso la speranza di confessargli i suoi
sentimenti quella sera quando finalmente la vide entrare, si teneva
stretta al
braccio di suo padre e sorrideva felice.
Emma si sedette insieme ai suoi
genitori al tavolo loro
riservato, era felice di vedere suo padre e passare quel poco tempo con
lui,
domani mattina sarebbe già ripartito.
Mentre cenava e chiacchierava con i
suoi, vedeva Sahir che
gironzolava sempre intorno a loro, la cercava con lo sguardo e appena
lei lo
ricambiava lui arrossiva guardava in basso e scappava per poi tornare
nelle vicinanze
nel giro di pochi minuti.
Emma s’immaginava che il
ragazzo volesse dirgli qualcosa, ma
non potevano farsi vedere a parlare tranquillamente insieme, avrebbero
passato
dei brutti guai.
Emma e i suoi avevano quasi finito di
cenare, suo padre
avrebbe insistito affinché lei lo accompagnasse al bar per
il caffè, quindi
doveva trovare il modo per parlare con Sahir.
L’occasione si
presentò immediatamente, il direttore del
ristorante si avvicinò al loro tavolo per salutare suo padre.
Mentre loro tre stavano parlando lei
si avvicinò a Sahir che
stava sparecchiando un tavolo lì vicino.
-Ehi ciao, finalmente sono riuscita a
liberarmi dei miei.
-Ciao.
-Tutto bene?
-Si.
-Allora perche non alzi nemmeno lo
sguardo?
-Non ora.
-Eh dai Sahir sei arrabbiato con me?
-No. Adesso vai via, per favore.
Sahir si era accorto che non appena
Emma gli si era
avvicinata il suo capo e i genitori di lei non gli avevano staccato gli
occhi
di dosso, se si fossero accorti di quello che c’era tra loro
avrebbero passato
dei guai.
-Non capisco, ho fatto qualcosa di
sbagliato?
-No davvero. Adesso vai
però.
Gli occhi di Emma si riempirono di
lacrime.
-Non capisco.
Sahir capì immediatamente
che Emma era ferita dal suo
comportamento, infatti, lei si voltò, stava scappando
andando via da li.
Lui la afferrò per un
braccio, doveva fermarla, in quel
momento non pensò più a dove si
trovavano.
-Emma aspetta.
I genitori della ragazza si voltarono
non appena sentirono
pronunciare il nome della figlia, il padre era fuori di sé
dalla rabbia.
-Chi ti credi di essere per
rivolgerti così a mia figlia e
afferrarla per un braccio. Tu un semplice cameriere osi chiamarla per
nome
anziché signorina come dovresti.
-Mi scusi signore … io
… non volevo.
Ma cosa diavolo stava succedendo?
Emma non riusciva a capirlo,
prima Sahir che la ignorava e adesso quest’inutile scenata e
poi per cosa?
Solamente perché Sahir l’aveva chiamata per nome.
-Papà basta. Non capisco
dove sia il problema, stavamo
parlando. Siamo amici.
-Amici? Cosa c’entri tu con
uno come lui. Un cameriere. Emma
sarà meglio che quest’amicizia, come hai detto tu,
finisca immediatamente qui.
-Ma papà
perché? Che cosa ho fatto di male?
-Un cameriere Emma. Io, che ti porto
in posti esclusivi per
farti incontrare il meglio della società, sono punito da te
che mi fai amicizia
con un misero cameriere.
Il direttore nel frattempo era
rimasto in silenzio, come le
altre persone lì intorno che li guardavano senza capire cosa
fosse successo.
-Se vuole posso punire il ragazzo per
la sua arroganza
signore.
-Non ce ne sarà bisogno.
Mia figlia ha capito e credo che
anche il ragazzo abbia capito. Lasciamo correre, sono sicuro che non
succederà
più una cosa del genere, vero?
Il direttore e il padre della ragazza
si voltarono a
guardare Sahir.
-Sicuramente signore. Mi scusi tanto
per il mio
comportamento. Non succederà più.
-Ragazzo sii grato per la
bontà dell’ambasciatore e torna
immediatamente al tuo lavoro. Per questa volta non sarai punito.
-Grazie ambasciatore e grazie anche a
lei direttore. Scusatemi
ancora.
Sahir mortificato prese il vassoio
dal tavolo e andò nelle
cucine, Emma era paralizzata da quello che era successo, mai avrebbe
immaginato
una reazione così esagerata del padre.
In preda alla rabbia uscì
di corsa dal ristorante, si mise a
correre senza sapere dove stava andando, si fermò quando si
accorse che era in
spiaggia.
Lentamente si diresse verso il
pontile.
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