Blood Ties

di Chris_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0 RH + ***
Capitolo 2: *** 0 RH - ***



Capitolo 1
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Mi guardai allo specchio.
Osservai quel mucchio di pelle e ossa che ero, sfilai il vestito coi fiori ed entrai senza fatica nella stoffa nera dei pantaloni a zampa.
Indossai una camicia rossa mettendola dentro i pantaloni e mi soffermai sui capelli: biondi, con le onde ottenute solo ed esclusivamente grazie all’ausilio dei bigodini e, soprattutto, pochi.
Pochi rispetto a quelli di Lily, che li aveva rossi e perfettamente voluminosi.
Afferrai la borsa e uscii di casa, alla volta del ristorante dove mi stava aspettando Vernon Dursley, il mio fidanzato.
Quello sarebbe stato l’incontro decisivo per la nostra storia: dopo un anno, avevo deciso di rivelargli quella scomoda verità sulla mia vita o meglio, sulla mia famiglia.

«Petunia!», mi salutò con due casti baci sulle guance mentre spostava grossolanamente una sedia per farmi sedere.
Sorrisi e ci godemmo la cena tra le risate per gli aneddoti del suo lavoro.
Una volta usciti facemmo una passeggiata, il mio braccio ancorato al suo gomito come l’unico appiglio in questa mia vita.
Quando ci fermammo su una panchina capii che era giunto il momento: gli rivelai tutto d’un fiato il mio segreto.
Mi guardava coi suoi occhi piccoli, il corpo robusto irrigidito.
Era paonazzo e continuava ad aprire e chiudere la bocca senza proferire parola.
Avevo fatto la mossa giusta?
Mi avrebbe guardata allo stesso modo?
Lo fissavo coi miei occhi azzurri, cercando di decifrare il suo comportamento.
E se mi avesse lasciata?
Poi Vernon mi spiazzò totalmente: allungò una mano verso il mio volto, così grande da contenere la mia testa ossuta.
«Petunia», cominciò con voce decisa, «io ti amo, e giuro solennemente che non ti rinfaccerò mai il fatto che tua sorella sia un orribile scherzo della natura».
La voce sicura, dal tono basso, mi rimbombò nel corpo fino ad esplodere nel mio cuore.
Nessuno mi aveva amato nella mia vita.
Ma ora c’era lui.
Calde lacrime scesero dai miei occhi, ero incapace di contenerle.
Mi sentivo felice, viva.
Finalmente, per la prima volta nella mia vita, qualcuno mi stava dimostrando qualcosa.
«Sei la persona più importante per la mia vita, sarai al mio fianco sempre, anche quando diventerò un importante manager! D’ora in poi ci sarò io», mi disse scherzando mentre asciugava le mie gote.
Mi lanciai su di lui, scontrandomi contro la montagna che era, il mio rifugio sicuro.
Lì, tra le sue braccia, mi sentivo protetta.
Di colpo svanirono tutte le mie preoccupazioni, avrei condiviso la mia vita con lui.
Che Lily si tenesse quel Potter scapestrato, io avevo il mio Dursley.
Lo straordinariamente ordinario Dursley, proprio come me.
E da allora, tutto ebbe senso.

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Capitolo 2
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«Expecto Patronum»

Una cerva argentea apparve in casa.
Lei spiegò che si poteva evocare pensando a qualcosa di felice.
Cosa applaudono quei due?
Che fenomeno da baraccone. Che ridicola sceneggiata.
Salgo in camera, voglio lasciarmi alle spalle questo grottesco giubilo.
Le mani chiudono la serratura di ottone, mi lascio cadere sul letto con un tonfo sordo.
Mi guardo le dita: sono esattamente come le sue.
Perché è toccato a lei?
Perché non a me?
Siamo cresciute nella stessa casa, con gli stessi genitori e le medesime regole.
Tutto è così schifosamente ovvio, chi mai avrebbe potuto scegliere la scheletrica e minuta Petunia Evans?
Come sei brava, Lily! La scuola è bella? Ti trovi bene coi tuoi compagni?
Nessuno che chiedesse a me come sia la mia scuola, la mia vita.
Del resto, che notizie interessanti avrei mai potuto dare io? Una babbana, così mi chiamava mia sorella da cinque anni, come se avesse dimenticato che lei sia sangue del mio sangue.
Chiusa in questa stanza tirata a lucido perché ho un disturbo ossessivo compulsivo che, però, nessuno ha notato, non posso che tornare con la mente a quel dannato giorno.

Un gufo marrone era planato nel nostro salotto con una busta assicurata al becco.
Urlai, ma nessuno oltre a me sembrò sconvolto da quell'irruzione.
In fondo sapevamo che questo momento sarebbe arrivato.

“Lily Evans” e altre generalità per collocarla erano scritte con un’elegante calligrafia.

Chi poteva scrivere ad un’undicenne? Utilizzando un uccellaccio del malaugurio, poi!
Mi allontanai, avvampando di rabbia e vergogna, mentre i miei abbracciavano Lily per la gioia di avere una figlia prodigio pronta per frequentare una Scuola di Magia.
Almeno poteva passare del tempo con quel sudicio amico, Severus Piton.
Corsi in camera e chiusi l’uscio alle spalle lasciandomi cadere a terra mentre calde lacrime rigavano il mio viso.
Ribollivo di una gelosia che mai avevo provato in soli tredici anni.
Rabbiosa, andai alla scrivania; avevo sbirciato un nome sulla lettera di mia sorella, Silente: scribacchiai quel nome, implorandolo di prendermi a scuola.
Asciugai gli occhi e scesi di corsa in salotto.
Mamma, papà e la prediletta erano troppo intenti a fare congetture sulla nuova avventura che non si accorsero di me che infilavo la lettera bagnata di lacrime nel becco del gufo, facendolo volare via stizzito.
Due giorni dopo tornò: la busta stavolta era per me, c’era scritto il mio nome e “camera da letto rosa”.
Il cuore batteva così forte che pensai di avere un infarto.
Con le mani tremanti la scartai: un tuffo al cuore mi colpì come un’onda, mi sentivo soffocare… non riuscivo a tornare a galla.

“Mi duole informarla che non può accedere ai corsi della nostra Scuola in quanto non possiede caratteristiche magiche. Albus Silente”

Accartocciai la missiva e la lanciai dritta nel secchio.

Ogni estate Lily tornava, esibendo nuovi incantesimi: stavolta ostentò la sua cerva.
Distesa sul letto, mossi la mano a mo’ di bacchetta, sussurrando quella stupida formula.
L’unica cosa che uscì, però, fu una calda e salata lacrima.

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