1. Al volo.
Il
giorno dopo, alzandosi dal letto, Marinette si
sentiva ancora frastornata dalla sequenza di eventi accaduti e dalla fastidiosa
sensazione che le faceva formicolare la spalla. Sapeva che la ferita era
scomparsa, guarita dal suo stesso potere; sapeva anche che Tikki
aveva ragione quando le diceva che era tutto psicosomatico, solamente un brutto
scherzo del suo cervello così confuso. Detto questo, di andare a scuola e
trovarsi faccia a faccia con Adrien, la ragazza non aveva assolutamente voglia.
Gli aveva lanciato una sorta di sfida, il giorno prima, e conosceva abbastanza
bene Chat Noir da sapere che, fosse stato anche solo per orgoglio, l’avrebbe
accettata. Il problema era che forse, sotto sotto, l’idea di essere scoperta la terrorizzava.
Il
giorno dopo, alzandosi dal letto, Adrien si sentiva addosso cento anni di più e
anche cento chili di più. Gli eventi accaduti gli avevano letteralmente tolto
il sonno, ed oltre ad aver capito che come detective faceva proprio schifo gli
avevano regalato due occhiaie spaventose e una sonnolenza che lo faceva assomigliare
più ad uno zombie che ad un modello. Sarebbe stato felice suo padre!
La
sfida lanciatagli da Ladybug aveva deciso di accettarla, ma questo non gli aveva
tolto la sottile ma pressante sensazione di paura mista a eccitazione.
Tantomeno gli aveva dato spunto alcuno su un punto di partenza. Plagg, alle sue spalle, non poté che chiedersi quanto
imbecilli si poteva essere.
Quando
la campanella suonò decretando l’inizio delle lezioni Marinette
la ringraziò in silenzio: ancora un terzo grado di Alya e sarebbe scattata.
Quando
la campanella suonò decretando l’inizio delle lezioni Adrien la ringraziò in
silenzio: ancora un terzo grado di Nino e sarebbe esploso.
Erano
arrivati a scuola quasi in contemporanea, una con lo sguardo perso chissà dove
e l’altro con l’aria afflitta di chi si sta avviando al patibolo. Alya, da
brava giornalista ficcanaso, aveva
fatto uno più uno e iniziato un interrogatorio degno dei servizi segreti alla
sua migliore amica; Nino, poco lontano da loro, aveva fatto lo stesso con
Adrien.
“Non
ho dormito bene stanotte.” Lo dissero in contemporanea agli amici,
inconsapevoli, ma l’udito dei loro kwami era più fine
del loro, ed entrambi non poterono che ridacchiare.
Salendo
le scale, la voglia ai minimi storici, Marinette non
fece caso alla ressa di studenti che, invece di camminare come tutti, correvano
spintonandosi; quando la gomitata di uno di loro la raggiunse non era pronta, e
il suo già precario equilibrio si arrese definitivamente facendola sbilanciare
indietro. Il suo cervello elaborò il dolore che ne sarebbe seguito prima ancora
che lei toccasse il duro e freddo pavimento. Pavimento che, però, non sfiorò
nemmeno.
Adrien
aveva avuto sì e no un nanosecondo per accorgersi di quanto stava accadendo, ma
nella frazione di secondo che servì al suo cervello per elaborare la sequenza
il suo corpo era già scattato, repentino, come spinto da una molla. Un attimo
prima stava chiedendo silenziosamente pietà a Nino per l’interrogatorio, quello
dopo Marinette stava cadendo indietro; quello ancora
successivo era addosso a lui, schiacciata contro il suo petto con la schiena,
una sua mano a stringerle la vita e l’altra saldamente ancorata al passamano
per sorreggere entrambi.
Il
primo brivido che li colse fu violento, ma ancora sopportabile. Il secondo,
quando lei si voltò e i loro occhi s’incrociarono e scontrarono, tolse quasi
loro il fiato.
Adrien
rinsaldò la presa sulla vita di lei senza nemmeno essere conscio delle proprie
azioni, la mente lontana, persa nel ricordo di un evento accaduto nemmeno tanto
tempo prima quando, dopo quello che poteva solo che definirsi un salto della fede giù da un grattacielo
per sfuggire al suo autista akumizzato, Ladybug lo aveva salvato dal trasformarsi in una brodaglia
sull’asfalto. Il quel preciso istante i loro sguardi si erano allacciati –
quello di lei fiero, sicuro; quello di lui sorpreso, sconcertato – e il mondo
era parso fermarsi.
Ora,
con Marinette tra le proprie braccia e i suoi occhi
così vicini, il ragazzo provò la medesima sensazione.
Angolino
dell’Autrice:
Coff… Coff… Ehm… Ok, ci
ho messo qualcosa come 3 mesi ad aggiornare praticamente. In caso ve lo stiate
chiedendo sì, sappiate che me ne vergogno un sacco. Purtroppo
con il lavoro e l’università il tempo per aggiornare regolarmente purtroppo il
più delle volte manca (diciamo pure che il tempo sta giocando a nascondino con
me xD). Detto questo ora sono un paio di giorni in
ferie, quindi conto di riuscire a editare decentemente quanto già scritto per
avere almeno tutto pronto e poter usare quei dieci minuti di aria quantomeno
per postare (incrocio le dita!).
Scuse
e giustificazioni a parte (ops) iniziamo ad entrare
nel vivo delle “Sensazioni”. Il nostro prosciutto biondo preferito è e rimane
un prosciutto, ma forse qualcosa piano piano inizia ad entrargli in quella bella
testolina dorata; Marinette esita, si preoccupa, non
dorme e si sbatterebbe anche la testa sul primo muro a portata se solo servisse
davvero a qualcosa; Alya e Nino fanno la parte degli agenti della CIA in quanto
a interrogatorio; Tikki e Plagg
per il momento si tengono a distanza, dato che quanto avevano da dire l’hanno
detto del prologo. Inutile: trovo questo nutrito gruppo di personaggi così
variegato estremamente divertente.
Incrocio
le dita e spero che la mia intenzione di essere un po’ più regolare
nell’aggiornare vada a buon fine, vita quotidiana permettendo ovvio.
Mi
ritaglio quest’ultimo angolino per ringraziare di cuore MadameMilly
e Princess_Shiho per i commenti che mi avete
lasciato. Vi ringrazio di cuore e mi scuso se non sono riuscita a rispondervi
personalmente come invece mi sarebbe piaciuto. Grazie davvero!
Alla
prossima.
LadyBlueSky