Bad Girl

di Eli87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Charlie’s Angels ***
Capitolo 2: *** Occasional meeting ***
Capitolo 3: *** New entry ***
Capitolo 4: *** People exchange ***
Capitolo 5: *** The Cullen brothers ***
Capitolo 6: *** Forbidden apple - My Eve ***
Capitolo 7: *** Escape ***
Capitolo 8: *** My secret place ***
Capitolo 9: *** Red Rose and Black marguerite ***
Capitolo 10: *** What do you think about ? ***
Capitolo 11: *** Expelled I ***
Capitolo 12: *** Expelled II ***
Capitolo 13: *** How much I weigh? ***
Capitolo 14: *** Negative zero ***
Capitolo 15: *** The Devil Wears D&G ***
Capitolo 16: *** Who’s that girl? ***
Capitolo 17: *** Mistery, Music and Job ***
Capitolo 18: *** Surprise ***
Capitolo 19: *** little Star without sky ***
Capitolo 20: *** Isa’s Lullaby ***
Capitolo 21: *** Juliet & Romeo ***
Capitolo 22: *** Disperate vampire ***
Capitolo 23: *** My little snot ***
Capitolo 24: *** ~Sketch #1 ***
Capitolo 25: *** Lesson of Chocolate ***
Capitolo 26: *** The girl on the river ***
Capitolo 27: *** Love Game ***
Capitolo 28: *** You're Special ***
Capitolo 29: *** In Vodka Veritas [first part] ***
Capitolo 30: *** In Vodka Veritas [second part - in Edward’s dream ] ***
Capitolo 31: *** Bad day ***
Capitolo 32: *** Add a place at dinner ***
Capitolo 33: *** Only three minutes ***
Capitolo 34: *** Do you want my soul? ***
Capitolo 35: *** Kiss me or Kill me ***
Capitolo 36: *** My Best Enemy. ***
Capitolo 37: *** Alice in Wonderland ***
Capitolo 38: *** Can you feel it ? ***
Capitolo 39: *** Smoke and ashes ***
Capitolo 40: *** Orange, Lemon, Mandarin, Strawberry, Banana… ***
Capitolo 41: *** Inauguration I - [No secrets] ***
Capitolo 42: *** Inauguration II [ open-heart operation ] ***
Capitolo 43: *** Love Me ***
Capitolo 44: *** Guess Who's Coming to Dinner ***
Capitolo 45: *** The dance of death [Edward’s Story] ***
Capitolo 46: *** Hello, goodbye ***
Capitolo 47: *** When a woman meets a diamond (parte I) ***
Capitolo 48: *** I Can Fly (Parte II) ***
Capitolo 49: *** In the place where the fairies smile ***
Capitolo 50: *** Skinny Love ***
Capitolo 51: *** The butterfly effect ***
Capitolo 52: *** Innocence ***
Capitolo 53: *** Do not go gentle ***
Capitolo 54: *** Don’t go away ***
Capitolo 55: *** Meet Matt ***



Capitolo 1
*** Charlie’s Angels ***


Avrei voluto aspettare e postarla dopo le vacanze ma non sono riuscita a trattenermi

 

Avrei voluto aspettare e postarla dopo le vacanze ma non sono riuscita a trattenermi.

Fic nata durante una notte insonne (le lettrici si chiedono: perché non prendi dei sonniferi anziché propinarci le tue pazzie?).

Vi lascio alla lettura, giudicate voi…

Dimenticavo, la fic non è betata, la scrittrice si scusa per eventuali errori ortografici/di battitura.

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. One – Charlie’s Angels

 

 

< come sto ? > chiesi scoccando le labbra davanti allo specchio per uniformare il rossetto rosso.

 

< sembri una troia > disse Jessica interrompendo per un istante di specchiarsi

 

< perfetto > la baciai lasciandole l’impronta di rossetto su una guancia.

 

Mi guardò male e cercò inutilmente di levarsi quello schifo dalla guancia con le mani, peggiorando solo la situazione.

 

Io e Angela ci scambiammo un occhiata di intesa. Lei rise sommessamente mentre cercava di mettere un po’ di mascara sulle ciglia troppo poco folte.

 

< dammi qua > le tolsi il pennellino dalle mani < guarda su > le indicai il soffitto con l’indice. Obbedì.

 

< Isa non esagerare > disse ma scoppiò a ridere da sola dopo questa affermazione macchiandosi rovinosamente la palpebra di nero.

 

Io ero esattamente tutto ciò di più esagerato e impertinente esistesse a questo maledettissimo mondo. Dirmi di non esagerare equivaleva a dire una blasfemia.

 

< visto cosa hai combinato ? > dissi mentre cercavo di ripulirla utilizzando la saliva

 

Loro erano le mie migliori amiche. Talvolta ci definivamo scherzosamente le “Charlie’s Angels” per via del colore dei nostri capelli. La bionda Jess, la mora Angie e la rossa io.

 

I miei capelli avevano naturali riflessi rossi ma avevo deciso di tingerli di un rosso più acceso: non mi piaceva passare innovata. No che a questo paese, e in tanti altri paesi della contea, non sapessero già perfettamente chi fossi ma, in ogni caso, mi piaceva distinguermi dalla massa. Adoravo passare in mezzo a una folla e vedere, uno dopo l’altro, gli sguardi attratti degli uomini, ancor di più godevo a vedere lo sguardo di disprezzo di quelle che io definivo carinamente “ZPSC – Zitelle Perennemente Senza … , beh il resto lo potete immaginare da voi”.

 

Angie e Jess erano diametralmente l’opposto. Se Jess era, in un certo senso, il mio “diavoletto” che mi spingeva a fare tutto ciò di più perverso mi passasse per la testa, senza ombra di dubbio Angie era il mio “angioletto” che cercava sempre in qualche modo di farmi riflettere prima di fare una qualsiasi puttanata.

 

Eravamo in complesso così diverse ma riuscivamo comunque a convivere pacificamente, o quasi.

 

< prima di uscire sistemate questo macello ! > disse Jess con la sua solita voce da oca indicando la miriade di trucchi sparsi per il bagno.

 

Stasera, come quasi ogni sera, uscivamo. Andavamo in un nuovo localino a Port Angeles. Avevamo utilizzato la solita giustificazione, che assurdamente faceva abboccare tutti i genitori: io teoricamente stanotte avrei dormito da Jess, lei avrebbe dormito da Angie e quest’ultima da me. Ma possibile che i genitori fossero così terribilmente stupidi e ingenui ?

 

< metteremo apposto domani > disse Angie anticipandomi. Ovviamente non l’avremmo fatto.

 

< e adesso andiamo > presi la borsetta e mi avviai all’uscita infilandomi una sigaretta in bocca.

 

Jess me la tolse < qui non si fuma ! > mi intimò con sguardo assassino.

 

< okay > sbuffai riprendendomi la mia sigaretta e avviandomi all’uscita frettolosamente < che palle > sbuffai piano e non mi sentì.

 

Salimmo sull’Audi del padre di Jess e partimmo sgommando.

 

< allora Charlie’s, stasera nessun limite > mi riferì in particolare a Angie che mi sorrise.

 

Accesi finalmente la Malboro.

 

< sicura che con questi documenti non ci siano problemi ? > chiese Jess riferendosi alle patenti che mi ero fatta falsificare da Jake per poter bere alcolici.

 

< malfidente > sbuffai una nuvola di fumo fuori dal finestrino < ti dico che sono perfette ! >

 

< mi permetto di obiettare > si intromise Angela, la fulminai con lo sguardo ma lei proseguì < nella foto Jess ha i baffi ed è un uomo > disse studiando la foto del documento destinato alla Stanley.

 

< cosa ? > sbraitò

 

< Jess, senza offesa, un po’ di baffi li hai. Giuro che non si accorgeranno della differenza > dissi ridendo, Angie mi seguì e Jess finse da prima, di mettere il broncio e poi anche lei scoppiò in una risata fragorosa.

 

Per tutta la strada cantammo a squarciagola insieme alla radio, stonando a più riprese e ridendo come delle pazze. O meglio, probabilmente lo eravamo, pazze.

 

Arrivammo finalmente davanti a questo locale, cominciavo ad avere nausea dell’odore di mentolo e di arbre magic della Jessy-car.

 

“Cambusa”, questo era il nome della discoteca. Ricordava l’interno di una nave.

 

Appena entrata mi catapultai al bancone seguita a ruota dalle mie socie. La musica era talmente alta che le pareti sembravano tremare.

 

< bello, eh? > disse Angie cercando di battere a ritmo una gamba

 

< si, bella merda > risposi, ma dubito mi avesse sentito perché si limitò a sorridermi come un ebete.

 

Mi voltai per cercare Jess ma non c’era più.

 

Jess, come al solito, era sparita. Aveva appena stabilito un nuovo record. Quella ragazza aveva la capacità di imboscarsi immediatamente con qualsiasi esemplare di sesso maschile. A volte mi chiedevo se non pianificasse preventivamente degli incontri, o peggio, se si nascondesse dentro un ripostiglio per poi vantarsi di avere cuccato.

 

< Jess dov’è? > chiesi ad Angie.

 

< credo abbia incontrato Mike > rispose mordendosi un labbro continuando a seguire il ritmo.

 

Dio, Mike. Ancora lui. Era peggio di un herpes vaginale: fastidioso, sgradevole ma soprattutto asessuato. Perseverava. E quel che è peggio è che Jess gli dava ancora corda. A quanto sapessi Mike aveva fatto cilecca con lei una volta, clamorosamente anche. Credo che quella stessa volta abbia stabilito un primato mondiale perché Jess non si era nemmeno del tutto svestita…

 

< la cosa più forte che hai > dissi al barman vestito da “marinaio forzuto” che mi fissava come se fossi un oggetto prezioso in saldo.

 

< due > fece cenno Angela

 

Bene, mi piaceva. Brava bimba lasciati andare almeno una volta.

 

Il barman ci porse due bicchierini poco capienti con dentro un liquido marroncino non propriamente definito.

 

Lo bevvi tutto d’un fiato ma mi pentì immediatamente di averlo fatto.

 

< cazzo > dovetti chiudere gli occhi che iniziarono involontariamente a lacrimare e sentì un fuoco invadere il mio esofago.

 

< Angie, credimi non berlo > le intimai, ma mi lanciò uno sguardo di sfida e lo ingurgitò anche lei.

 

La sua faccia era un misto tra quella di chi ha appena mangiato quindici limoni contemporaneamente e chi soffre di dissenteria.

 

Risi picchiando un pugno sul bancone facendo tintinnare i bicchieri ormai vuoti.

 

< posso offrirvi qualcosa ? > un soggetto non identificato si avvicinò, avevo serie difficoltà a scorgere i tratti del suo viso tanti erano i brufoli e i punti neri che aveva.

 

< Eric ! > esclamò Angie sorpresa

 

Tracciai mentalmente una doppia linea sul nome del locale escludendolo a vita dalle mie possibili scelte. A quanto pare tutti gli sfigati morti di figa venivano qui.

 

< Isa, noi andiamo a ballare, vieni ? > mi invitò Angie.

 

Sperai che stesse scherzando e che volesse fare dell’umorismo chiedendomelo.

 

Non le risposi ma la mia occhiataccia bastò per farle capire le mie intenzioni e si allontanò con quell’ominide di nome Eric.

 

Ero sola.

 

Ordinai altri tre intrugli marroncini bevendoli sempre alla goccia per non sentire il loro sapore orrendo. Poi immaginai il mio fegato ridotto a pochi brandelli chiedere pietà e mi alzai un po’ barcollante con grande disappunto del barman-marinaio.

 

Serata noiosa in complesso.

 

Poi finalmente vidi qualcosa, o meglio, qualcuno, di molto ma molto interessante capace di riaccendere la serata…

 

 

 

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Eccomi! Dopo aver concluso Top Secret mi butto su questa nuova storia! Spero che vi abbia intrigato. Fatemi sapere se è il caso di continuare a scrivere o se è meglio cancellarla e darmi all’ippica.

 

Avrete certamente notato il linguaggio utilizzato in questa ff, chiedo scusa se qualcuno si fosse sentito offeso in qualche maniera e sono disposta ad aumentare ulteriormente il rating (a rosso).

 

Premetto che i personaggi saranno quelli della Meyer ma non sarà proprio tutto uguale (avvertimento OOC).

 

Per lasciarvi un motivo in più per seguire vi lascio anche un piccolo spoilerino, spero apprezziate:

 

 

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Spoiler:

 

Per quanto mi sembrasse stupido e poco responsabile non riuscì a pentirmi minimamente di averlo fatto. Avrei accettato altre mille volte se fossi tornata indietro.

 

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Vi sarei profondamente grata se mi lasciaste un commento/una recensione (anche una critica) al capitolo.

 

Nel caso di eventuale vostro interessamento a questa ff, vi avviso che posterò i capitoli ogni mercoledì (tenete presente che il 5 agosto vado in vacanza! Avverto che non è certo che io riesca a postare anche da lì (prometto che ci provo)!!! Da fine agosto garantisco puntualità)

 

Fatemi sapere numerosissime

 

Baci

 

Eli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Occasional meeting ***


Visto che il primo capitolo non vi ha molto invogliato provo subito a mettervi il secondo

Visto che il primo capitolo non vi ha molto invogliato provo subito a mettervi il secondo.

 

Avvertenze (valido per tutti i capitoli della fic): questa fic provoca seri danni celebrali non mi ritengo passibile di denuncia qualora preferiste continuare a seguire a vostro rischio e pericolo (firmate qui e qui)

I comportamenti della protagonista (e di tutti gli altri) non vanno assolutamente emulati perché ad alto contenuto demenziale.

Questa fic crea dipendenza.

Leggere attentamente il foglietto illustrativo, in caso di sintomi consultare il medico (psicologo).

Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.

Avvertenze per questo capitolo: avviso che in questo capitolo potrete trovare una scena di sesso, i particolari sono limitati al minimo indispensabile ma prego di non proseguire a chi si ritiene altamente influenzabile. (ricordo di non emulare il comportamento della protagonista !!!). J

 

4/12/09 capitolo betato da barbyemarco

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 Cap. Two – occasional meeting

 

Cercando di non fare una delle mie solite figure di merda, inciampando e cadendo rovinosamente a terra, raggiunsi il punto del mio interesse.

 

Lui, alto e biondo, se ne stava appoggiato ad un muro con un drink ancora intatto in mano. Se Mike, o chiunque altro ragazzo di mia conoscenza, avesse avuto almeno la metà del sex appeal di questo sconosciuto, me lo sarei sicuramente fatto.

 

Mi fissò, e per un attimo le mie iridi nocciola si persero nei suoi pozzi ambrati.

 

< Ciao > mi sorrise.

 

Dio che sorriso!

 

< Ciao > risposi avvicinandomi per rubandogli un sorso di Scotch .

 

< Sei sola ? > Chiese

 

< Con due amiche > risposi.

 

Se invece intendevi dire “sei single?” la risposta e sì o comunque, per te lo diventerei anche se non lo fossi.

 

< Andiamo? > Mi afferrò una mano e mi portò nel bagno delle signore.

 

Bene, dritto al punto. Mi piace.

 

Lo guardai per un attimo con lo sguardo stile “Bambi-impaurito”. Sapevo che gli uomini non potevano resistermi.

 

< Perché siamo qui? > Mi riflessi allo specchio sistemandomi con le dita la matita sbavata sotto gli occhi.

 

La risposta non tardò ad arrivare perché mi prese la vita, mi fece girare verso di lui e mi iniziò a baciare con passione.

 

< E’ tutta la serata che aspettavo questo momento... > mi sussurrò con voce più che eccitante all’orecchio.

 

Gli passai una mano tra i capelli biondicci e succhiai avidamente le sue labbra sopraffini.

 

Mi sollevò tenendomi per le natiche e mi fece sedere sul ripiano dei lavandini.

 

Rabbrividii per il contatto freddo delle cosce con il marmo ma non me ne curai.

 

 

Mi scansò la gonna sollevandola fino a scoprire il mio perizoma nero e me lo sfilò come se si fosse allenato a farlo per anni.

 

Poi continuò a baciarmi scendendo verso il collo, scoprì con una mano un seno e lo massaggiò con foga in un modo dannatamente sexy e efficace.

 

Slacciò velocemente i suoi jeans neri e finalmente fece aderire il suo bacino al mio.

 

Spalancai gli occhi per un attimo quando entrò in me.

 

Poi con le gambe lo spinsi ancora più dentro di me e lo imprigionai anche con le braccia incrociandogliele sulla schiena.

 

Incredibile. Non c’erano altri modi per definirlo.

 

Era terribilmente eccitante e pazzesco. La presa vigorosa delle sue mani sulle mie cosce mi faceva impazzire, il suo respiro affannoso era un biglietto in business-class per il paradiso, il suo corpo era la cosa che più si avvicinasse alla perfezione… ed era mio.

 

Aumentammo il ritmo, scandendo l’amplesso con i nostri gemiti e i nostri respiri sempre più affannosi.

 

Ben presto arrivammo in prossimità del limite tra le porte dell’inferno e i cancelli del paradiso in un vortice di passione mai provato prima.

 

Ci fermammo.

 

Mi guardò negli occhi e mi sciolsi ancora di più, se possibile. Con le mani mi liberò dei capelli, che sudati, si erano incollati al mio viso e mi sorrise raggiante.

 

Per quanto mi sembrasse stupido e poco responsabile non riuscii a pentirmi minimamente di averlo fatto. Avrei accettato altre mille volte se fossi tornata indietro.

 

Mi baciò delicatamente le labbra.

 

Poggiai la mia fronte sul suo petto, la sbornia cominciava a dare i suoi effetti.

 

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< Isa? Isa? > Jess continuava a strattonarmi per farmi svegliare

 

Mugugnai qualcosa di incomprensibile aprendo lentamente gli occhi che sembravano essersi incollati tra loro.

 

Ero sdraiata su quello che sembrava essere il sedile posteriore dell’Audi di Jess.

 

< Hai idea di che ore siano? > Mi chiese in preda ad una crisi.

 

< No > risposi con voce impastata stropicciandomi gli occhi.

 

< Sono le otto meno un quarto > mi disse Angie con voce preoccupata < tra quarantacinque minuti dovremmo essere a scuola > aggiunse

 

< Cazzo > imprecai alzandomi di scatto capendo finalmente il motivo di tutta quell’ansia.

 

< Ti ricordi cosa ha detto Banner ? >

 

Sì, mi ricordavo, ma decise comunque di rinfrescarmi la memoria.

 

< Un altro ritardo e ti sospende >.

 

< Grazie Angy, ora mi sento meglio >.

 

Jessica mise in moto l’auto e partimmo a tutto gas.

 

Presi lo specchietto dalla borsa di Jess e mi stupii che non si ruppe dopo aver riflesso la mia immagine.

 

Orrenda.

 

Il mascara era colato sotto gli occhi e i capelli sembravano un cespuglio di rovi.

 

Feci una smorfia di disgusto. Anche se fossimo riuscite ad arrivare in tempo a scuola, mi avrebbero comunque sospeso per l’aspetto da barbona.

 

< Tieni > Angie mi lanciò una borsa nera.

 

La aprii e con mia grande sorpresa vi trovai la mia divisa scolastica. Non sapevo l’avesse portata, ma avrei potuto immaginarlo visto che lei era quella tra noi tre con la testa sulle spalle.

 

 < Angie, sei un genio > le scoccai un bacio.

 

 < Lo so > sospirò.

 

 Mentre ero intenta a fare i salti mortali per cambiarmi, a causa della guida di Jess, notai un piccolissimo particolare.

 

 < Dove sono le mie mutande? > Chiesi sporgendomi ai sedili davanti

 

 Alzarono entrambe le spalle.

 

 < Cazzo > ringhiai indossando comunque la gonna della divisa.

 

 Legai i capelli in una coda di cavallo e con una salviettina ripulii quel macello dalla mia faccia.

 

 Mi guardai allo specchio nuovamente. Ero sempre orribile. Ma se prima il mio aspetto sembrasse urlare “sono sbronza” adesso sembrava volesse dire “sono sbronza ma cerco di camuffarmi”.

 

Un passo avanti, decisamente.

 

 La strada per Forks, grazie a Dio, era sgombra.

 

 Con tutto il casino non ero riuscita a raccontare loro dell’incontro della sera precedente.

 

 < Jess, come è andata con Mike? > Le chiesi di botto.

 

 Angie mi lanciò un occhiataccia e capii di aver toppato completamente domandandoglielo.

 

 < E’ collassato prima che potessimo andare al sodo > ci spiegò rassegnata.

 

 < No! > dicemmo io e Angie contemporaneamente con una sorta di cantilena.

 

 < E tu? > lanciai un sorrisino malizioso ad Angie.

 

 < Eric è un maniaco > dichiarò arrabbiata < continuava ad allungare le mani dappertutto, sembrava quasi che avesse i tentacoli al posto delle braccia >

 

 < E quindi ? > Le chiese Jess

 

 < L’ho mandato a farsi fottere >.

 

 < Bravissima ! > Le diedi il cinque.

 

 < Isa, tu cos’hai combinato? Ti abbiamo trovata in bagno in uno stato a dir poco pietoso > Jess mi guardò dallo specchietto retrovisore.

 

 Mi schiarii la voce.

 

 < Avete presente Brad Pitt? Ecco uniteci un pizzico di Johnny Depp e di Chad Michael Murray e mischiate il tutto > pendevano dalle mie labbra < poi aggiungete ancora un pizzico dell’ingrediente “bellezza” e il gioco è fatto! >  dissi ripensando al suo viso.

 

 < Ma dai > mi schernì Angie.

 

 < Giuro ragazze! >

 

 < E cosa avresti fatto esattamente con questo presunto Johnny Chad Pitt al quadrato? > Chiese Jess sarcastica.

 

 < Me lo sono fatto > la buttai lì.

 

 Angie mi ammonì con lo sguardo.

 

 < Era bravo? > Jess, che curiosona!

 

 < Di più > ammisi.

 

 < E questo ragazzo perfetto ce l’ha un nome? > mi chiese

 

 Interrogai i miei due neuroni attivi per cercare la risposta ma non riuscii a cavarne niente.

 

 < Temo di non averglielo chiesto > dissi ancora pensosa

 

 < Isa, ma insomma! > mi sgridò Angie < vai a letto con il primo che incontri e non sai neanche il suo nome ! >

 

 Per quanto mi desse fastidio non potei fare a meno di darle ragione.

 

 < Otto e venticinque > dichiarò poi Jess parcheggiando l’auto al solito posto a scuola.

 

 < Brave Charlie’s > le baciai sulle labbra e corsi verso la mia prima lezione: biologia.

 

 < Ci vediamo a pranzo > mi urlò Angie. 

 

 

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O_O ß la vostra faccia dopo questo capitolo

bèh, io vi avevo avvertito, no? Cmq non demoralizzatevi ne vedrete delle belle… promesso.  

 

Ringrazio di cuore il mio Jake-Beta Kikko (magari un giorno vi spiegherò perché “Jake-Beta”) per il supporto e per i consigli utili che mi ha dato. E chi mi ha già inserito tra i Preferiti e i seguiti!!! Grazieeee!

COMMENTATE PER FAVORE!!!

 

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Spoiler:

 

< credo che queste siano tue > disse con un sorriso malizioso sventolando in una mano il mio microscopico perizoma nero.

 

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Capitolo 3
*** New entry ***


Ciao carissimi lettori e lettrici eccovi un altro capitolo, spero che vi piaccia

Ciao carissimi lettori e lettrici eccovi un altro capitolo, spero che vi piaccia.

 

Ringrazio con tutto il cuore barbyemarco che mi ha invogliato a continuare questa fic dandomi degli spunti molto belli…GRAZIEEEEEEE

4/12/09 Capitolo betato da barbyemarco

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Bad Girl

[Isabella Swan]

Cap. three – new entry

  

< Otto e vent’otto > disse Banner stoppando il cronometro che aveva tra le mani < complimenti! Questa volta non è in ritardo >

 

 Evitai di dargli un pretesto per sospendermi rispondendogli male, per cui mi limitai a maledirlo mentalmente in due delle tre lingue che conoscevo.

 

 Tutti i prof. della scuola erano prevenuti nei miei confronti visti i miei trascorsi, per questo motivo, dovevo stare molto attenta a quello che facevo; era sufficiente una minima mossa sbagliata e mi avrebbero spedito per posta prioritaria il più lontano possibile da lì.

 

 Mi accomodai al mio banco: fila centrale, a destra, vicino alla finestra.

 

 Appena Banner si voltò per scrivere qualcosa alla lavagna mi girai verso Sarah, una compagna di corso.

 

 < Fatto i compiti di trigo? > Le sussurrai

 

 < Tieni > me li passò sapendo già dovevo volessi arrivare.

 

 < Grazie sei un tesoro > le feci l’occhiolino

 

 Pensai divertita che le lezioni di Banner non erano poi così inutili: mi permettevano di copiare i compiti delle materie successive.

 

Iniziò a parlare ma, come al solito, non prestai molta attenzione a quello che diceva se non ad intermittenza per capire se fossi, casualmente, chiamata in causa.

 

 < … quindi vi presento il nuovo studente … > captai questa frase e subito mi destai dal quaderno di trigo per guardare la new entry.

 

 Mi venne un colpo. Sembrava che il cuore fosse salito fin sopra l’esofago e non mi permetteva di respirare.

 

 Era lui. 

 

Il ragazzo di ieri.

 

 Non ci potevo credere.

 

 < Il suo nome è Edward, Edward Cullen > Banner lo presentò alla classe e lui sorrise a me.

 

 Oddio. Oddio. Oddio. Oddio. Oddio.

 

 Si sedette al posto accanto al mio, l’unico libero. Spostai i miei libri per fargli spazio.

 

< E tu che ci fai qui? > Gli chiesi con un tono decisamente poco cortese

 

 < Ci abito > rispose tranquillo

 

 < Da quanto? >

 

 < Una settimana >.

 

 Gli feci cenno di aspettare un attimo. Volevo approfondire il discorso ma prima dovevo finire di copiare i compiti.

 

 Fece un’espressione strana come a volermi dire “cosa stai facendo?”

 

 < Sai… prima il dovere, no? > indicai il quaderno e proseguì nel difficile compito di copiatura.

 

 Aspettò tranquillo che finissi lanciandomi qualche occhiatina di tanto in tanto e seguendo la lezione di biologia.

 

 < Okay > sbuffai chiudendo il quaderno per restituirlo alla legittima proprietaria che non se ne accorse neanche visto che era completamente imbambolata su Edward.

 

 < Isa. Non ho avuto il piacere di presentarmi ieri > gli porsi la mano.

 

 < Edward > sorrise. Il suo tocco mi fece venire i brividi.

 

 < Credo che queste siano tue > disse poi con un sorriso malizioso sventolando in una mano il mio microscopico perizoma nero.

 

 < Dammelo > lo appallottolai in una mano prima che Banner si accorgesse < mi serviva, grazie >

 

 Sorrise portandosi una mano alle labbra, probabilmente aveva capito che non indossavo niente sotto la gonna.

 

 < Come mai Forks? > chiesi di un fiato < insomma… almeno che tu non sia un fuggitivo ricercato dalla legge, non vedo che cosa ci possa essere di interessante qui >

 

 < Tu cosa ci fai a Forks? > mi girò la domanda

 

 < Sono obbligata a viverci, storia lunga > lo liquidai

 

 < Abbiamo tutto il tempo > mi rispose tranquillo.

 

 < Prima vivevo a Phoenix con Renèe ma dopo essere stata espulsa per la… > ci pensai < terza volta da scuola, mi ha spedito qui da mio padre > la feci breve; non potevo di certo raccontagli tutta la mia incasinatissima vita.

 

 < Cos’hai combinato?> chiese incuriosito

 

 < La prima volta niente di male, ho allagato la palestra femminile, la seconda volta non mi ricordo e la terza...  diciamo che ho avuto problemi con il preside…> risposi come se ciò che stessi dicendo fosse ordinaria amministrazione.

 

 Mi stupii di non vederlo rabbrividire e darsela a gambe levate. 

 

< E tu? Perché Forks? > chiesi cercando di immergermi completamente nei suoi occhi

 

< Mio padre è stato assunto all’ospedale di qui, lui è un medico e quindi, ci siamo trasferiti qui con tutta la famiglia >

 

 < Perfetto! > esclamai forse con troppa foga < Mi serviva un aggancio all’ospedale > dissi seria

 

 Rise.

 

 < Comunque appena potrò andrò via di qui! > sottolineai < preferibilmente in un’isola deserta e sconosciuta dove potrò vivere una vita senza lavorare, e passerò le giornate a prendere il sole su una spiaggia con sabbia fine e con due energumeni che mi fanno aria con due ventagli giganti, hai presente ? >

 

 Annuì.

 

 < Uno potresti essere tu, ti ingaggio, vuoi? > proposi

 

 < Mh > fece finta di pensarci < passare la vita come tuo schiavetto personale non mi alletta poi molto, ma prometto che ci penserò su >

 

 < D’accordo > risi

 

 < Lo fai spesso? > Chiese ad un tratto cambiando discorso.

 

 < Cosa? > Se si riferisce al fatto che sono così di natura la risposta è sì.

 

 < Mi riferisco a ieri sera > incollò il suo sguardo al mio

 

 < Ah! Quello… > voleva sapere se mi imboscavo spesso con gli sconosciuti nei bagni dei locali per una “botta e via” < no, ho fatto un eccezione per te > ammisi facendo una risata che, alle mie orecchie, risuonò più come un raglio.

 

 Era la prima volta in assoluto che mi capitava di essere così attratta da un ragazzo. Nonostante la mia aria da esperta in materia, non ero mai stata con nessun altro oltre Alex, il mio ex.

 

 < C’è un motivo particolare ? >

 

 “Non capita tutti i giorni di trovare un ragazzo come te! “ Avrei voluto rispondergli.

 

 < Non so, sarà stata la sbronza ma c’è stato un attimo, quando ci siamo guardati, ora mi prenderai per una psicopatica, che mi è sembrato di vedere come un irresistibile richiamo > risi < non so se hai capito > mi portai i capelli all’indietro imbarazzata della confessione appena fatta. Mi ero bevuta il cervello?

 

 < Anche io ho provato la stessa cosa quando ti ho vista > mi prendeva per il culo?

 

 La campana suonò e l’ora di trigonometria mi attendeva.

 

 < Devo andare > sbuffai recuperando i miei libri.

 

 Uscii dall’aula ancora incredula e mandai un sms a Jess e a Angie:

 

“Tra 5 minuti nel bagno all’edificio 8” 

 

Mi incamminai per il bagno in attesa che le mie amiche si facessero vive.

 

 Mi raggiunsero subito. Angie era ancora in tuta, probabilmente non le avevo dato il tempo di cambiarsi dopo ginnastica.

 

 < Che succede? > disse Jess.

 

 < Lui è qui > andai subito al sodo.

 

 < Lui chi? > chiese Angie spazientita.

 

Alzai la gonna e mostrai il perizoma, le altre ragazze presenti in bagno mi guardarono male ma non mi importò.

 

 Jess e Angie mi fissarono come se mi fossi appena fumata qualcosa di molto forte.

 

 < Ragazze il perizoma! > dissi sperando che capissero.

 

 < L’hai trovato! Allora? > disse Jess.

 

 < Non ci avrai fatto venire fin qui per questo, spero > Angie si sistemò gli occhiali sul naso.

 

 Sbuffai < Avete presente il ragazzo di cui vi parlavo stamane in macchina? >

 

 < Chi, il figone? > disse Angie.

 

 < Esatto > confermai < si dia il caso che sia il nuovo studente della scuola e che oggi fosse seduto accanto a me a biologia ! >

 

 < Cosa??? Cosa? > Jessica sembrava impazzita.

 

 Angie lanciò un urlo.

 

 < Non potevi dircelo prima? > disse Jess.

 

 < Ho provato a farvi capire…> feci una pausa < me le ha ridate lui… le mie mutande > abbassai il tono della voce.

 

 < Cosa ti ha detto? > mi chiese Angie.

 

 < Che si è trasferito qui con la sua famiglia. Suo padre lavora all’ospedale di Forks > le informai.

 

 < Com’è che io non ne sapevo niente ? > Jess era irritata, solitamente era la prima a sapere tutto su tutti.

 

 La campana suonò.

 

 < Vi tengo aggiornate > dissi prima di sgattaiolare fuori dal bagno per raggiungere la prossima lezione.

 

---------

Cosa accadrà? (attenzione: spoiler capitolo successivo dopo i ringraziamenti)

 

Un ringraziamento particolare va quegli angeli che hanno recensito:

 

 

vigife


Grazieeeeeee, sì ho notato che segui anche le altre mie fic e non so davvero come ringraziarti per questo! Spero di non deluderti con questa nuova storia che esce un po’ dai miei schemi

 

 

barbyemarco


Sarò ripetitiva: ma ti ringrazio moltissimo per quello che hai fatto per me (è già molto il fatto che sopporti le mie pazzie su msn)! Baciotti

 

 

Sheba_94,


Eh sì! I microbi attraverso lo schermo sono proprio micidiali hai fatto proprio un bel lavoro…complimenti per lo sclero omaggio!!! Visto il cavaliere ha riconsegnato il perry (meglio abbreviare) alla sua cenerentola…ora vedremo cosa accadrà? Ti ringrazio molto per il fatto che mi sopporti e per le traduzioni dall’italiano all’inglese!!!! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Aspetto uno dei tuoi mega commenti

 

 

nightmare123


Era Edward, sta tranquilla (anche se Jazz non mi dispiacerebbe affatto…)! E adesso come si comporterà la nostra protagonista? Spero che il capitolo ti sia piaciuto e spero tanto che continuerai a commentare. baciotti

 

 

flazzy cullen


Hai completamente ragione Edward è più sul rossiccio che sul biondo…ma mentre scrivevo immaginavo il mio Eddy come Chad Micheal Murray (presente?) e mi sono abbastanza persa… e poi in disco (con le luci basse e colorate) e con tutto quello che aveva bevuto direi che è perdonata, no? Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo! A presto! bacio

 

 

Lau_twilight


Wow! Qualcuno che apprezza le mie pazzie!!!! Te ne sono grata! Non sai quanto mi stia divertendo a scrivere questa fic…mi rendo conto che Isa non si del tutto normale ma va bene così…ho già scritto qualche altro capitolo e ti assicuro che sarà sempre più pazza! Aiuto! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto anche se forse ti aspettavi già una cosa del genere…aspetto tue notizie

 

Alle persone che mi hanno messa tra i preferiti: WOW

 

1 - barbyemarco [Contatta]
2 - ciccina5
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3 - Confusina_94
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4 - Elly 11
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8 - Lorelaine86
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9 - PATRIZIA70
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10 - __cory__
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e coloro che hanno messo la fic tra le seguite:

 

1 - eka [Contatta]
2 - flazzy cullen
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3 - ire_zap
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4 - Lau_twilight
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5 - mcgi86
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7 - nightmare123
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8 - Sheba_94
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e a quei pazzi (in senso buono, ovviamente) che mi hanno inserita come AUTRICE PREFERITA *me saltella dalla gioia*

 

1 - 1404 [Contatta]
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34 - _Vampire girl_
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_____________

Spoiler:

 

Non credo di averla mai vista con lo stesso vestito più di una volta, si vociferava avesse una cabina armadio grande come una intera stanza, tipo quella di Sex and the City, per intenderci

 

 

_____________

 

 

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Capitolo 4
*** People exchange ***


Eccomi di nuovo (lettori: Nuooooooooooooooo) e invece sì muaaaaaauuuuuuu

Eccomi di nuovo (lettori: Nuooooooooooooooo) e invece sì muaaaaaauuuuuuu!.

Ecco il 4 capitolo di questa fic pazza.

Vi avviso che questo capitolo è stato scritto in un giorno in cui lo sclero si era impadronito di me fino a dentro il midollo con la conseguenza che ad ogni parola sparavo una caz- cavolata stile mitraglietta (il mio ragazzo si chiede come mai non mi diano la licenza di porto d’armi per questo!) e anche Sheba_94 può testimonialo quel giorno (ti dice qualcosa: Eddino e io in un freezer?).

Fatta questa premessa vi avviso che questo capitolo provoca seri danni celebrali e forti disfunzioni fisiche…insomma vedete voi se continuare a leggere.

 

Come sempre ringrazio la mia beta barbyemarco che legge e commenta preventivamente i miei capitoli (…una sorta di cavia penserete voi…)

--------------------

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Four – people exchange

 

 

Arrivai in classe di corsa e Miss Anne Mc Lear, comunemente chiamata Alien, mi squadrò dalla testa ai piedi con disprezzo. Odiavo trigonometria ma ancora di più odiavo lei. Pensai che, se lei non fosse stata la mia insegnante, avrei potuto fare le scarpe a Eistein, o quasi.

 

Il mal di testa per la sbornia della sera prima iniziava a farsi sentire. Non avevo proprio voglia di ascoltarla, e lei, quasi a farlo apposta, alzava la sua voce odiosa fino al limite delle possibilità umane, tanto da farle comparire una antiestetica vena al collo à la Adriano Pappalardo.

 

Allontanai lo sguardo disgustata da quella creatura e lo posai sulla mia compagna di banco che mi sorrise.

 

< Signorina Swan > mi chiamò Alien

 

< Sì? > la sua voce mi fece trasalire.

 

< Ha svolto i compiti per oggi ? > mi chiese come se la risposta la conoscesse già.

 

< Sì > era sorpresa. Si avvicinò con passo pesante al mio banco e le mostrai il quaderno.

 

Ispezionò con cura ogni singola riga del compito.

 

Gli avrei volentieri risposto a dovere ma poi mi ricordavo che se fossi stata espulsa un'altra volta, Charlie aveva promesso di mandarmi a studiare in Alaska dalle suore. E io con i pinguini, gli animali, e gli altri pinguini, le suore proprio non volevo andarci.

 

< bene > sbuffò < anche se qui c’è un errore > indicò con l’unghia laccata di rosso l’imprecisione.

 

Maledetta Sarah, almeno i compiti falli bene, dico io…

 

< è corretto > disse la mia compagna di banco con gli occhi puntati sul mio quaderno. La prof. la guardò malissimo e si sistemò gli occhiali sul naso. < vede, se consideriamo questo passaggio > cerchiò con la matita < e poi portiamo tutto dopo il segno uguale, il risultato della Swan è corretto ! > spiegò con maestria.

 

Alien rimase senza parole, paralizzata davanti all’evidenza e se ne tornò alla cattedra con la coda tra le gambe.

 

Stavo iniziando davvero ad amare quella ragazza. Mi venne voglia di darle un bacio. Il suo punteggio, dopo questa mossa, era salito notevolmente.

 

< grazie Aly > le sussurrai con lo sguardo di completa ammirazione nei suoi confronti

 

< e di che? > mi fece l’occhiolino.

 

Con Alice Brandon non avevo mai particolarmente legato pur essendo la mia compagna di banco. Mi sembrava così distante da me. La classica ragazza ricca sfondata con eccellenti risultati a scuola. Il mio esatto opposto, praticamente.

 

Non credo di averla mai vista con lo stesso vestito più di una volta, si vociferava avesse una cabina armadio grande come una intera stanza, tipo quella di Sex and the City, per intenderci.

 

Ma al di là di questo sembrava una ragazza simpatica, mi piaceva il suo taglio di capelli e mi piaceva la sua vitalità. Anche se a volte tutto il suo entusiasmo nei confronti della vita ti faceva cadere le braccia a terra. Era facile per lei essere così, quando tutti i problemi venivano risolti con una carta di credito, o forse, era solo un modo di porsi e io non potevo giudicarla senza conoscerla effettivamente.

 

Per tutta la lezione Alien rimase nelle retrovie, il più lontano possibile da noi. Così appoggiai la testa sul tavolo e mi misi a pensare a Edward.

 

La vibrazione del cellulare mi portò alla realtà. Sfilai, senza farmi notare, il cellulare dalla tasca.

 

Era Jessica. Mi aveva inviato un messaggio:

 

“Isa, non posso ancora crederci…”

 

Ma che cazzo vuol dire?

 

Iniziai a battere velocemente le dita sul tastierino:

 

“vuoi comprare una vocale?”

 

Inviai il messaggio.

 

Neanche il tempo di rimettermi il cellulare in tasca che vibrò nuovamente.

 

“avevi ragione, Jasper è un vero schianto”

 

Jasper? E chi cazzo è?

 

Ma cosa si fuma la mia amica?

 

Composi il messaggio:

 

“si chiama Edward, stupida”

 

Ma evitai di spedirlo per risparmiare quei centesimi per altre occasioni.

 

La campanella suonò e dopo aver rivolto un ultimo sguardo di ammirazione ad Alice, schizzai fuori dall’aula alla ricerca di Jessica.

 

Corsi per tutto il corridoio e poi svoltai a destra. Entrai sparata nell’aula di inglese sicura di trovarla lì. Ma non c’era.

 

Jasper? Mi domandavo mentalmente.

 

Le teorie praticabili erano tre: la prima, Edward aveva un secondo nome; la seconda, più plausibile, che Jessica non avesse capito un cavolo fritto (come al solito) e, quella che preferivo, che Edward avesse un fratello gemello.

 

La mia mente si perse totalmente in fantasie piccanti su giochini erotici con protagonisti i due gemelli Cullen e me.

 

…E se invece fosse il fratello brutto di Edward? Una sorta di Alter ego cattivo e mostruoso? La copia venuta male? Ricordai di aver visto una puntata dei Simpson in cui si scopriva che Bart avesse un fratello deforme in soffitta

 

Provai a imbruttire Edward, immaginandolo pelato, con delle squame in faccia e con i denti storti; ma anche così, strano ma vero, era comunque più attraente dell’ottanta percento degli studenti di questa scuola.

 

Ero completamente immersa in queste congetture antropologiche/psicologiche quando andai a sbattere contro qualcosa di molto duro e caddi rovinosamente a terra.

 

Ricordai di aver provato un dolore simile quando io e Jake ci eravamo buttati da una scogliera giù a LA Pusch. Ero dovuta rimanere in ospedale completamente ingessata.

 

< ahiiii! Porca put-> mi toccai il naso. < Ma chi cazzo ha messo una colonna di cemento armato in mezzo al corridoio? >  mi lamentai tenendomi i volto tra le mani.

 

< tutto bene? > sentì una voce

 

Dovevo avere sbattuto la testa davvero forte perché sentì la colonna in cemento parlare.

 

< no che non va tutto bene, razza di - >

 

Quasi certamente l’osso del naso era rientrato fino ad conficcarsi con quel poco di materia grigia che mi ritrovato. Senza cervello potevo anche vivere ma senza naso non di certo. Avrei dovuto provvedere ad una plastica facciale e con i pochi risparmi che mi ritrovavo potevo permettermi solo il naso di Jerard de Drapeau.

 

Controllai se non sanguinassi. Non sanguinavo.

 

L’energumeno mi porse una mano per aiutami ad alzarmi. Mi sollevò come se fossi fatta di gomma piuma e dopo un primo momento di annebbiamento della vista lo vidi.

 

Una sorta di ragazzo-armadio dai capelli ricci e mori e dal fisico scolpito simile a quello dei campioni olimpionici di pesi massimi mi fissava stranito < non devo portarti all’ospedale, vero ? >.

 

Non risposi subito, anche perché lo stavo lentamente spogliando con gli occhi. Non so bene il perché, ma lo immaginai per un attimo con un microscopico asciugamano in vita dopo un allenamento di football, con le goccioline di sudore che gli attraversavano i pettorali scolpiti e…

 

< no grazie, sto bene > saltellai anche su un piede come una stupida per rimarcarlo.

 

Mi guardò come se avesse di fronte una minorata mentale.

 

< allora ciao > disse poi scansandomi e proseguendo per la sua strada.

 

Figura di merda colossale.

 

Perché avevo una percezione della realtà distorta? Perché stamattina tutti i ragazzi che incontravo, Edward in primis, mi sembravano dei fighi pazzeschi?

 

Mi sembrava di essere finita in quel film “amore a prima svista” in cui il protagonista si innamorava di Gwyneth Paltrow che in realtà era una chiattona.

 

Scartai subito l’ipotesi perché in fondo al corridoio notai Eric brutto come sempre.

 

 

 

 

 

---------

Dallo spoiler dello scorso capitolo immagino avrete capito che in questo avrei introdotto la mitica Alice, immagino anche che avrete capito che Alice è umana e che non è la sorella di Edward, vero? (lettrici: Nooo \0/) vabbè, sicuramente nel prossimo capirete tutto visto e considerato che ci saranno le presentazioni ufficiali e si delineerà il quadro della situazione.

 

Che ne dite? Vi è piaciuto questo capitolo?

 

Ringrazio quegli amorini che mi hanno lasciato un bellissimo commentino:

 

 

Banna


°_° hai ragione dovevo avvertirti, ma come??? Sono stra-contenta che mi segui anche qui anche se non è esattamente il mio genere (visti i precedenti!!!). spero continuerai a commentare e a seguire…tanto so che lo farai…Grazie ;)

 

 

Bella_kristen


Figurati, non ti scusare! Sono contenta di ritrovarti anche qui (non sai quanto)!  Sono contenta che ti abbia fatto ridere perché questa fic vorrei fosse divertente per chi legge! Grazie ancora! baci

 

 

Sheba_94


Ciauuuu! Mi fai morire come al solito, del resto! Visto in questo capitolo (il titolo) è un tuo prezioso consiglio…hihi! Spero tanto tanto che questo capitolo ti sia piaciuto!!! Per la storia della palestra…stendiamo un velo pietoso…no scherzo mi piace inserire pezzi della mia vita vera! Fammi sapereeee! kissoli

 

 

nightmare123


Non smetterò mai *voce diabolica*, no a parte gli scherzi sono contenta che ti piaccia perché sono stata abbastanza criticata per la scelta di pubblicare questa fic…quindi non sai quanto apprezzo il tuo appoggio! Grazie mille, davvero! baci

 

 

barbyemarco


Ciao tesssoro mia beta! Il capitolo lo conoscevi già ma spero che ti faccia cmq un certo effetto rileggerlo qui, no? Torna prestooooo mi manchi…ho un sacco di dubbi su un paio di cosettine…baci

 

 

Lau_twilight


Che bello che bello che sei anche qui *me saltella*! Sono contentissima che ti diverti a leggere perché non sai quanto io mi diverta a scrivere questa fic…sarà che dentro sono anche io un po’ bad girl ma le parole mi escono spontanee senza doverci pensare troppo anche perché alcune scene sono “prelevate” dal mio passato…è troppo divertente “raccontarle” in questo modo *Lau pensa che Eli è pazza e non segue + le sue ff*…

 

 

 vigife


WOW che bella cosa…hai una preferita per il momento? bacioni

 

streetspirit


WOOOW! Grazie mille! Poche parole ma molto piacevoli da leggere! Grazie ancora, continua a seguire! baci

 

Sabry87


Ehiiii! Che bello vederti anche qui! Sono stra-felice, tu sei una delle poche che mi seguivano anche nella prima fic Sun&moon e quindi non sai quanto mi fa piacere che tu abbia continuato con le mie ff!!!

 

 

 

Ho notato che, nonostante le vacanze, i preferiti e i seguiti sono aumentati: ringrazio moltissimo le new entry. Benvenute (non è mai troppo tardi per scappare \0/ - ovviamente scherzo – )

 

 

Grazie a chi ha inserito bad girl tra i preferiti:

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mamma mia quanti! *con le lacrime agli occhi ringrazia i suoi amati lettori*

 

_____________

Spoiler:

 

< chi è quella ? > chiese indicando vistosamente una ragazza seduta qualche tavolo più in fondo.

 

Appena capì a chi si stesse riferendo sentì il sangue gelarsi nelle vene.

 

< Rosalie > risposi con poco entusiasmo lasciando cadere la forchetta dentro il piatto.

 

_____________

 

 

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Capitolo 5
*** The Cullen brothers ***


Scusate immensamente per il ritardo ma sono in vacanza nella parte più meridionale della Sicilia e avere una connessione che regge è come trovare dell’acqua nel deserto

Scusate immensamente per il ritardo ma sono in vacanza nella parte più meridionale della Sicilia e avere una connessione che regge è come trovare dell’acqua nel deserto! Spero che nel frattempo non vi siate dimenticate di me (lettrici: siiiiiiii), beh semmai rileggete i capitoli precedenti se non vi ricordate bene la storia (Lettrici: te lo puoi scordare).

Siamo già al 5° capitolo per la vostra gioia…ehhhhhhhhhh!

Come vi avevo anticipato in questo ci sono le varie presentazioni. Spero che vi piaccia.

 

Un grazie infinito va alla mia beta barbyemarco!!!

--------------------

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Five – The Cullen brothers

 

 

< Jess, finalmente ! > la raggiunsi.

 

< Isa, dov’eri finita? > mi chiese

 

Dove ero finita io? L’avevo cercata per tutta la scuola.

 

< Non riesco ancora a crederci ! > Era più esagitata del solito < Stavo entrando nell’aula di inglese quando ho incontrato quello nuovo >

 

< Sì, peccato che non si chiamasse Jasper ma Edward >

 

Rimase per qualche istante con lo sguardo perso nel vuoto. Lo faceva sempre quando cercava di comunicare con il suo cervello. Aspettai.

 

< Ma com’è possibile? > Mi chiese poi

 

< La mia teoria è che siano due fratelli gemelli > dissi io 

 

Di nuovo quello sguardo perso nel vuoto.

 

Grazie a Dio arrivò Angela, affrontare una discussione da sola con Jess non era un’impresa facile.

 

< Ho visto quello nuovo > disse entusiasta <è alto, moro e muscoloso > precisò

 

< Allora non è lui > ma quanti ragazzi nuovi c’erano?

 

Moro? Muscoloso?

 

< Ah! > Saltai io come se avessi preso una scossa di corrente < la colonna di cemento armato ! > Strillai

 

< Eh? > Dissero in coro

 

< Ho seriamente rischiato di rimetterci il naso a causa di quello scimmione > indicai il mio nasino

 

Le mie amiche continuavano a non capire.

 

< Mi sono scontrata con lui in corridoio poco fa > spiegai

 

Arrivammo in mensa. Lì finalmente avremmo potuto verificare noi stesse, con i nostri occhi quanti, ma soprattutto, come fossero i fratelli Cullen.

 

Edward faceva la fila per comprare da mangiare. Passai con nonchalance davanti a tutti gli studenti per raggiungerlo.

 

< Ciao > lo salutai

 

< Ehi ciao > disse, sembrava contento di vedermi < è un peccato che non abbiamo avuto altre ore insieme, non credi? >

 

< Eh, sì > risposta molto eloquente. Isa chiama cervello. Isa chiama cervello.

 

Perché aveva la capacità di fare andare in tilt i miei pochi neuroni attivi?

 

Isa, mantieni la calma e soprattutto: non sbavare.

 

Presi del cibo a casaccio e lo caricai sul vassoio.

 

Arrivati alla cassa pagò anche per me.

 

Non mi era mai successo prima. Tranne quella volta che Taylor perse la scommessa e dovette offrire il pranzo a mezza scuola; ma credo che quello non conti.

 

< Grazie >  affermai

 

< Ti presento i miei fratelli > disse poi indicandomi due adoni della mitologia ellenica mentre ci accomodavamo a un tavolo.

 

< Lui è Emmett >

 

Quello moro rise indicandomi < ma allora sei tu la famosa Isa? >

 

Famosa? Questo voleva dire solo una cosa: che Edward gli aveva parlato di me. Dentro di me una Isa in miniatura faceva i salti dalla gioia.

 

< Ciao scimmione > lo salutai con un ghigno. Angie mi diede una gomitata.

 

< E lui è Jasper >

 

Un biondo mozzafiato mi porse la mano.

 

< Piacere Isa >

 

< Lo so> disse con un sorrisino che non me la diceva giusta.

 

< Loro sono Jessica e Angela > indicai le due belle statuine accanto a me.

 

Ragazzeeeee?

 

< Piacere > dissero insieme completamente rapite dallo spettacolo che gli si proponeva davanti.

 

Misi una mano sul viso con fare scenico per mettere in risalto l’immensa idiozia delle mie due socie.

 

I Cullen boys risero.

 

In realtà non erano proprio da biasimare, quale ragazza sana di mente non sarebbe rimasta rincretinita da quei tre? Erano assolutamente indecenti, sprizzavano avvenenza da tutti i pori; a parer mio, avrebbero dovuto andare in giro solo in determinate fasce orarie con un cartello ben in vista recante la dicitura V.M.18 ANNI.

 

La loro mamma aveva fatto un gran bel lavoro.

 

Notai un silenzio insolito. Mi voltai leggermente e notai, con mio grande disappunto, che tutti gli studenti erano voltati al nostro tavolo.

 

Il mio sguardo decisamente poco garbato li fece riprendere le loro attività (anche quelle vitali).

 

< Siete davvero fratelli? > Jess, la solita impertinente

 

In effetti non si somigliavano tantissimo, anche se, avevano in comune tre caratteristiche: la bellezza, la pelle pallida e il medesimo color ambra degli occhi.

 

< Sì, io sono il maggiore, frequento l’ultimo anno > spiegò Emmett < Ed il quarto e Jazz il terzo >

 

< E da dove venite? > ancora Jess

 

< Alaska > rispose Jasper

 

Eh, infatti non mi sembravano proprio abbronzati.

 

< Alaska! > esclamò Angie come se fosse appena tornata fra noi < Isa, dove Charlie minaccia di mandarti! > rise solo lei.

 

Ecco uno dei rari momenti in cui vorrei uccidere la mia amica…

 

< Ehi! non è poi così male lì > disse Emmett ridacchiando.

 

Il suo sguardo era concentrato altrove.

 

< Chi è quella ? > chiese indicando vistosamente una ragazza seduta qualche tavolo più in fondo.

 

Appena capì a chi si stesse riferendo sentì il sangue gelarsi nelle vene.

 

< Rosalie > risposi con poco entusiasmo lasciando cadere la forchetta dentro il piatto.

 

Rosalie Lilian Hale. La ragazza più desiderata del genere umano maschile, la più invidiata dal genere femminile. Reginetta della scuola degli ultimi tre anni, capo indiscusso delle cheerleader. Alta, bionda, occhi blu, dal fisico perfetto.

Qualche volta avevo ipotizzato che non fosse vera, una sorta di bambola perfetta ad altezza uomo ideata da alcuni scienziati cinesi e collaudata in gran segreto in questa scuola. Mi metteva i brividi.

Stava con Royce King, quoterbeg della squadra di football, il ragazzo più bello della scuola…alt, mi correggo, il quarto ragazzo più bello della scuola.

 

Notai che anche Jazz e Ed la stavano guardando.

 

Bye bye Edward…potevo pure dire addio a quel ragazzo…

 

La donna bionica aveva il potere di soggiogare qualsiasi uomo a un raggio di cento chilometri.

 

Con mia grande sorpresa Edward si voltò nuovamente su di me. I capelli bronzei, più spettinati del solito, ricadevano sulla fronte in un modo così dannatamente sexy…

Mi osservava incuriosito o concentrato, non saprei dire esattamente, tenendosi il viso con una mano da un lato. Sembrava volesse studiarmi, leggermi dentro. Per la prima volta in tutta la mia vita, mi sentì tremendamente in imbarazzo di fronte un ragazzo e distolsi lo sguardo.

 

Più lo osservavo e più capivo che non avrei potuto commettere errore più grande quella sera…

 

 

 

 

---------

Finito anche questo! Che dire… la situazione è chiara ?

I Cullen sono in tre: Emmett, Edward e Jasper. Alice e Rosalie sono umane e sono due studentesse della Forks Hight School.

Vi anticipo che nel prossimo troveremo un capitolo interamente dedicato al POV di Edward. Era doveroso visto che sicuramente vi stavate chiedendo come mai Edward faccia certe cosucce… 

 

 

_____________

 

Spoiler:

 

I miei sensi e il mio istinto da predatore presero il sopravvento. Doveva essere mia e solo mia. Pensiero alquanto egoista, è vero, ma in quel preciso istante non avrei potuto controllarmi. La desideravo troppo ardentemente come mai prima d’ora avevo  desiderato una donna.

 

 

_____________

 

 

Ringrazio quelle poche (ma buone) tesorine che hanno commentato lo scorso capitolo, grazie vedere quelle righe di commento fa molto ma molto piacere…

Purtroppo non riesco a rispondere ai vostri commenti, prometto che lo farò la prossima volta!

 

 

I preferiti e i seguiti sono aumentati e vi ringrazio per l’affetto.

Un particolare benvenuto alle nuove lettrici!

 

Fatemi sapere se vi è piaciuto o cosa non vi è piaciuto in modo che io possa migliorarmi! Grazie siete fantastici!!!

 

Al prossimo capitolo…

Ciao

Eli

 

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Capitolo 6
*** Forbidden apple - My Eve ***


Come al solito mi scuso per il ritardo, ma sono tornata l’altro ieri notte dalle vacanze

Come al solito mi scuso per il ritardo, ma sono tornata l’altro ieri notte dalle vacanze!

Come promesso in questo capitolo il POV del nostro Edward

 

Un grazie infinito alla mia beta barbyemarco che molto pazientemente corregge tutti i miei errori…GRAZIE!!!

--------------------

 

 

Bad Girl

[Edward Cullen]

 

Cap. Six - Forbidden apple  - My Eve

 

 

Per tutta la pausa pranzo continuai a guardarla sperando di riuscire a cogliere qualche frammento di pensiero, di riuscire a capire per quale motivo non riuscivo a staccarmi da lei: era come una calamita che mi attraeva.

 

Non mi era mai capitato di perdere molto tempo dietro a ragazzette umane senza un briciolo di cervello e senza amor proprio.

A differenza dei miei fratelli, pensavo che non fosse un passatempo divertente quello di collezionare il maggior numero di conquiste.

Francamente avevo sempre cercato di evitare le ragazzette da una botta e via.

Ma con Isa era diverso.

Il suo atteggiamento non faceva presagire certamente che fosse una brava ragazza, un angioletto, per intenderci, ma sentivo che lei non era esattamente come le altre oche già dal primo momento che l’avevo vista.

Quella sera era seduta su uno sgabello di un locale alle porte di Port Angeles, sorseggiava un super-alcolico e fissava un punto davanti a sé concentrata su un qualche pensiero.

Fu in quel momento che provai a soddisfare la mia voglia di sapere cosa le passasse nella testa. La voglia di capire perché quel visino così bello fosse così dannatamente triste… ma non riuscii a leggerla.

 

A differenza della altre ragazze che non facevano altro che ballare e a pensare ogni tipo di oscenità, lei se ne stava seduta, ignorando le avances del barista, immersa nei suoi pensieri nascosti e misteriosi.

 

Mi chiesi se fosse venuta da sola in quel postaccio e le mie domande trovarono immediatamente risposta attraverso i pensieri di chi l’aveva vista entrare. Era con due sue amiche. Una stava ballando con un tipo alquanto appiccicoso e l’altra stava amoreggiando con un tipetto biondo. Evitai di sondare i pensieri di quell’ultima e mi concentrai su quelli della ragazza con gli occhiali.

 

Aveva una mente molto limpida e, nonostante fosse con un ragazzo, i suoi pensieri erano fissi sull’amica rimasta al bancone.

 

Era seriamente preoccupata per lei. Credeva si stesse pian piano auto-distruggendo a causa del suo passato non propriamente felice e voleva trovare un modo per aiutarla.

 

Automaticamente sentì un forte istinto di protezione nei suoi confronti. Questa ragazza, nonostante le apparenze che voleva mantenere, era molto fragile.

 

Poi i suoi occhi si posarono sui i miei e tutto mi fu per un attimo chiaro. Le sue iridi cioccolato parlavano da sole, semplicemente guardandola negli occhi potevo riuscire a immaginare tutto il dolore che aveva dovuto passare. Sebbene la sua mente fosse inviolabile, i suoi occhi non riuscivano minimamente a celare i suoi pensieri.

 

Appena mi vide, nonostante lo strato di cipria e fondotinta che ricopriva il suo volto, notai le sue guance imporporarsi di un rosso dannatamente delizioso.

Mi sorrise debolmente prima di incamminarsi lentamente e con attenzione, come se avesse paura di cadere da un momento all’altro, verso di me. Mi faceva quasi tenerezza. Di nuovo il senso di protezione si impadronì di me.

 

Poi mi si avvicinò con un fare da donna vissuta che non le calzava per niente. Si accostò a bere un sorso del mio drink e il suo profumo prepotente mi schiaffeggiò. Chi era questa sirena dal richiamo mortale? 

 

La fragranza del suo sangue mi diede letteralmente alla testa. L’odore più buono e gradevole che avessi mai potuto cogliere in cento anni di esistenza. I miei sensi e il mio istinto da predatore presero il sopravvento. Doveva essere mia e solo mia. Pensiero alquanto egoista, è vero, ma in quel preciso istante non avrei potuto controllarmi. La desideravo troppo ardentemente come mai prima d’ora avevo  desiderato una donna.

 

La feci mia. Il contatto con il suo corpo caldo e morbido mi fecero assaporare per un attimo, che sembrò l’eternità, un piccolo pezzo di paradiso. Io vampiro, dannato, senza anima, ero riuscito a trovare dentro lei quella pace e quel desiderio che in cento anni non ero riuscito a placare. Quella piccola e fragile umana mi aveva offerto la mela del peccato e io l’avevo addentata, assaggiata e adesso non sarebbe stato facile dovermene privare. La mia Eva, così l’avevo appellata quando ancora non conoscevo quale fosse il suo vero nome.

 

L’avevo rivestita e avevo aspettato che le sue amiche la trovassero prima di andarmene per evitare che qualche malintenzionato la vedesse e approfittasse di lei priva di sensi a causa della sbronza.

 

L’avevo lasciata in quel bagno, luogo del nostro incontro di corpi, addormentata, dopo essermi ripromesso più volte che non sarei andato più a cercarla.

 

Ma il destino, anche questa volta, volle prendersi gioco di me...

Stamane appena varcata la soglia dell’aula di biologia sentì di nuovo quella deliziosa e unica fragranza. Era lei.

 

Nonostante non volessi ammetterlo inizialmente a me stesso, ero felice di aver ritrovato quella ragazza. Se non l’avessi incontrata per puro e fortuito caso l’avrei cercata in capo al mondo pur di trovarla.

 

Malgrado ci fossimo separati da pochissime ore non riuscivo a fare proprio a meno di lei.

 

Senza trucco era ancora più bella, anche se ancora si notavano gli occhi cerchiati per la nottata precedente.

 

Mi squadrò da capo a piedi stupita ma poi la sua reazione si rivelò alquanto insolita. Lei era totalmente e assolutamente atipica. Ogni suo gesto, anche il più comune, prendeva una valenza, un significato tutto suo. Il suo semplice gesticolare delle mani era qualcosa di unico. Il suo sorriso poi era oltremodo contagioso. Non era come gli altri umani. Non era una semplice goccia in un oceano. Lei era una perla rara in mezzo ad un oceano.

 

Isabella, questo scoprì essere il suo vero nome.

 

Standole seduto acconto mi resi conto di particolari che sfuggono all’occhio umano. Mi piaceva tutto di lei, anche il suo modo di porsi e di essere, il modo con cui impugnava la penna per scrivere, il modo irriverente con il quale fissava il professore, le strane fossette che le si disegnavano quando sorrideva…

 

Fui invaso da uno strano impulso. Volevo sapere tutto di questa ragazza. L’unica ragazza riuscita a rapirmi completamente.

 

La mia Eva.

 

< Edward ? ci sei ? > mi disse Jazz passandomi una mano davanti agli occhi

 

Insieme a Emmett non la smettevano di sbeffeggiarmi.

 

Ero talmente immerso nei miei pensieri da essere rimasto tutto il tempo imbambolato sul suo viso.

 

Sembrava molto imbarazzata di queste attenzioni. Distolse lo sguardo. Non sembrava neanche la stessa della scorsa notte così timida e impacciata. Che fosse lei la vera Isabella Swan? che la ragazza sfacciata fosse solo una copertura per difendersi dal mondo?

L’avrei scoperto.

 

 

 

---------

Come avrete certamente notato il modo di pensare ed esprimersi di Edward è totalmente diverso da quello della nostra Isa. I prossimi capitoli saranno nuovamente narrati dalla protagonista. Questo è un capitolo di transizione che spiega alcune cosucce… spero vi sia piaciuto!

Di seguito lo spoiler del prossimo capitolo…

 

 

_____________

 

Spoiler:

 

< Sono fiera di te > mi voltai soddisfatta verso Edward che mi sorrise.

 

< Avevi mai fatto una cosa del genere ? > Chiesi mentre mi avvicinavo al mio pick-up.

 

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Sondaggio:

 

Dallo Spoiler cosa pensate che succederà nel prossimo capitolo?

 

 

Ringrazio tutte coloro che hanno commentato:

 

Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 24/08/2009 - 06:07PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Ciaooooo! Che bel commento! In effetti anche io vorrei avere l’onore di conoscere i fratelli Cullen!!! Hai già capito che Bella e Rose non vanno molto d’accordo? Vedremo come andranno le cose! Questo capitolo ti è piaciuto? Spero che continuerai a seguire questa fic. bacioni

 

Recensione di Banna [Contatta], del 22/08/2009 - 02:43PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Ecco il capitolo di Edward! Spero che ti sia piaciuto! Adesso la connessione grazie a Dio c’è ma il tempo a disposizione è proprio poco! Fammi sapere! bacioni

 

Recensione di NessieEye [Contatta], del 21/08/2009 - 06:45PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Grazzieeeeeeeeeeeeeeeeeee! WOW! Sta tranquilla vado avanti non ti preoccupare…non immagini quanto io mi diverti a scrivere (ho già pronti i prossimi 3 capitoli!). Spero che continuerai a seguire! Kissoli

 

Recensione di Sheba_94 [Contatta], del 19/08/2009 - 05:00PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Ciauuuuu! Mi sa che avevi qualche problemino al pc perché non mi è arrivata tutta la recensione! Mi fa morire il fatto che prendi le frasi e le commenti…troppo forte!!! Per i “due adoni della mitologia ellenica” sta tranquilla non ho trascurato quel “problema” e direi che il problema stesso in questo caso non sussiste (Bella ha già verificato con Edward, tranquilla)! Questo capitolo è meno divertente ma serviva per la storia, non credi? Spero di sentirti presto, mi manchi tantoooooo! bacioni

 

Recensione di nightmare123 [Contatta], del 18/08/2009 - 05:51PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Hey carissima! Non ti preoccupare, io cosa dovrei dire: aggiorno ogni morte di papa!

Esatto, con Rose non vanno molto d’accordo…fondamentalmente hanno vite diverse e interesse diversi, vedremo più avanti.

Spero che continuerai a seguire! Kiss

 

Recensione di shasha5 [Contatta], del 18/08/2009 - 02:32PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

WOW! Che recensione……. Troppo bellaaaaaaaaaaaa! Sono stra-felice che apprezzi questa fic! Spero di vedere prestissimo la tua prossima recensione! Grazie! bacioni

 

Recensione di _Camillalice_ [Contatta], del 18/08/2009 - 02:29PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Esatto… in questo si capisce di +! Edward cerca invano di leggerle nella testa e rimane imbambolato O_O! Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Kiss

 

Recensione di Sabry87 [Contatta], del 18/08/2009 - 02:07PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Ahah! Anche tu già non la sopporti? Ti consiglio di non perderti il prox capitolo…perché a me piace molto! Kiss

 

Recensione di artemide88 [Contatta], del 18/08/2009 - 12:55PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Che bello!!!! Sono stracontenta! Il mio intento è proprio quello di farvi sorridere…se poi a te scendono persino le lacrime dal ridere vuol dire che ci sono riuscita! Grazie! Continua a seguire e a recensire! Kiss

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta], del 18/08/2009 - 12:33PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Ciauuuu! Anche io vorrei conoscere i maschioni Cullen, me li  presenteresti? Hihi! Per Rose e Emmett è ancora presto, anzi ho intenzioni diverse (per il momento)! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che continuerai a seguire questa fic! baciotti

 

Recensione di barbyemarco [Contatta], del 18/08/2009 - 12:12PM sul capitolo 5: The Cullen brothers - Firmata

Ciauuuuuuuuuuuuuuuuu! Se non ci fossi tu come farei? Bèh il capitolo lo conosci bene… appena posso ti invio il capitolo da betare (il 10°)! Mamma mia quanti…se non fosse stato per te avrei lasciato perdere al terzo, grazie di tutto! Bacioni

 

 

Grazie a chi ha inserito questa fic tra i preferiti

 

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Un particolare benvenuto alle nuove lettrici!

 

Al prossimo capitolo…

Ciao

Eli

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Escape ***


Aggiornato subitissimo, visto

Aggiornato subitissimo, visto?

 

Un grazie infinito alla mia beta barbyemarco che molto pazientemente corregge tutti i miei errori…GRAZIE!!!

 

Vi lascio al capitolo… a dopo nella sessione in fondo al capitolo

--------------------

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Seven – Escape

 

 

< Prossima lezione ? > Gli chiesi non appena avvertì  il suono della campanella.

 

< Mmm > ci pensò per qualche secondo < letteratura > rispose poi.

 

Non riuscivo a capire come facesse a ricordarsi a memoria il suo orario in così poco tempo. Io vivevo da quasi un anno a Forks e ancora non lo avevo memorizzato, anche dopo aver preparato la borsa miliardi di volte. Lui, invece, era qui solo da poche ore e già sapeva come muoversi.

Evidentemente il mio cervello era atrofizzato, il suo no…

 

< Tu? > Mi chiese poi con un sorriso splendente.

 

Ricordarsi di chiedere quale marca di dentifricio utilizza, appuntai mentalmente.

 

< Ehm! Aspè che controllo > tirai fuori il mio diario, se così si poteva chiamare < letteratura > risposi poi. Che coincidenza!

 

< Allora andiamo insieme? >

 

< Certo > mi alzai con troppa enfasi e quasi non feci cadere la sedia per terra.

 

Edward trattenne una risatina camuffandola con un colpetto di tosse.

 

< Ciao a tutti, a dopo > li salutai e feci l’occhiolino alla mia socia Jess che mi guardò in modo strano.

 

Iniziai a camminare per i corridoi con quella specie di divo hollywoodiano.

 

< Le conosci da molto Jessica e Angela? > Mi chiese.

 

< Da un anno > risposi lesta, < sono le mie migliori amiche > siamo le Charlie’s Angels

 

< Anche Jess? > Chiese.

 

Che strana domanda.

 

< Sì, certo >.

 

Giungemmo in aula che ancora la professoressa non era arrivata. Forse era la prima volta che mi capitava di arrivare in anticipo. Un vero record. Lo conoscevo soltanto da poche ore e già mi stava cambiando?

 

Ci accomodammo in ultima fila.

 

< Quello è il mio posto > si lamentò Jonson.

 

< evapora > risposi solamente e l’ominide si dissolse dalla mia vita.

 

Appena la Watson entrò mi fissò con incredulità tale da avere gli occhi in prossimità di uscirle dalle orbite.

 

< Arrivi sempre in ritardo, vero? > Era un indovino per caso?

 

Annuì.

 

Presumibilmente non era poi così difficile da capire, bastava guardarmi in faccia.

 

La prof. iniziò a leggere una poesia di qualche vecchio barbuto con gli occhialini rotondi. Avete notato che i poeti si somigliano tutti?

 

Il sonno perso iniziava a farsi sentire e Edward sembrava così attento. Doveva pur averlo un difetto: era un secchione.

 

Provai ad ascoltare qualche frase ma era più forte di me.

 

<  Tremilacinquecento > sussurrai piano.

 

< Cosa? > Mi chiese voltandosi.

 

Sinceramente non credevo mi sentisse.

 

< Tremilaquattrocentonovantanove > continuai < sto contando i secondi alla fine di questa lezione…tremilaquattrocentronovanta… > risi.

 

Si mise una mano nei capelli mimando disperazione.

 

< Senti, ma a te piacciono tutte queste cagate che nella vita non ti servono a niente? > Chiesi.

 

Un altro minuto con la Watson che leggeva lenta e solenne come una lumaca sul punto di morire e avrei prosciugato tutta la mia linfa vitale!

 

< Chiamasi “cultura” > mimò anche le due virgolette con le dita.

 

< Sì quello che è > risposi acidamente < e se invece… >

 

< Qualsiasi cosa tu abbia in mente, no > rispose senza farmi finire.

 

< Taci e fingi di stare molto male > ordinai

 

Lui non doveva necessariamente cambiare me, potevo provare io a cambiare lui!

 

Alzai la mano ma me la fece subito abbassare. Per sua sfortuna la Watson notò che avevo una richiesta da farle.

 

< Swan ? > Mi chiese togliendosi gli occhialini dalla montatura oscena.

 

< Mi spiace veramente disturbarla > se se, come no < ma Cullen non si sente molto bene, temo debba vomitare, sa quei virus intestinali che girano… >

 

< Sì, lo porti in infermeria cortesemente > mi diede l’autorizzazione. Sapevo quanto fosse suscettibile su queste cose la Watson, considerato il precedente con Newton che aveva vomitato per tutta l’aula.

 

< Andiamo > invitai Edward ad uscire tenendolo per un braccio manco fosse un malato terminale.

 

< Non so davvero come ringraziarti, mi hai risparmiato ben tremilatrecentovendidue secondi di letteratura, se non avresti il virus intestinale ti meriteresti un bacio > scherzai una volta uscita dall’aula.

 

< Cosa vuoi fare? > Chiese.

 

< Andiamo in infermeria, ovviamente! >

 

Mi guardò strano.

 

< Ci servono le giustificazioni per uscire o no? Continua a fare il moribondo >.

 

< Sì, ma poi io cosa ricevo in cambio? >

 

Alzai gli occhi al cielo.

 

< Credo che tu abbia avuto già abbastanza, non credi? >

 

Perché mi istighi stupido Cullen? 

 

La signorina della segreteria mi conosceva.

 

< Mi manda la Watson > le dissi appena mi scorse.

 

< Cos’hai oggi? Il tifo? > Acida più dello yogurt scaduto da tre settimane.

 

La signorina Cope era la classica ZPSC – Zitelle Perennemente Senza …

Un orribile donna, se così si poteva definire, sulla quarantina, occhi grigio topo e capelli biondo fluorescente. Quel che è peggio è che non aveva il ben che minimo gusto nel vestire e sceglieva abbinamenti da far rivoltare nella tomba Coco Chanel.

 

< Non è per me, questa volta > indicai Edward che fingeva di stare male. Mhh, devo dire che aveva talento come attore.

 

< D’accordo > sbuffò.

 

Strappò due giustificazioni e me le porse senza fare altre storie.

 

Probabilmente doveva tornare a chattare sul solito sito di incontri con vecchi maniaci pervertiti.

 

Uscita dalla scuola respirai a fondo. Era buono il sapore di libertà.

 

< Sono fiera di te > mi voltai soddisfatta verso Edward che mi sorrise.

 

< Avevi mai fatto una cosa del genere ? > Chiesi mentre mi avvicinavo al mio pick-up.

 

< Sinceramente no, non per una ragazza >

 

< Dimmi un po’ ? Ma che razza di adolescenza hai passato? > Era un’esperienza che andava fatta almeno una volta nella vita.

 

< Questa sarebbe la tua macchina? > Indicò il mio catorcio arrugginito.

 

Con le mie socie eravamo alquanto organizzate. Il mio mezzo di trasporto era stato portato nel parcheggio la sera prima. Tanto non dovevo di certo temere che me lo rubassero…

 

< Ha personalità, non trovi? > Sorrisi fino a far sparire gli occhi

 

< Abbastanza, ma non credere che salirò su quel coso… prendiamo la mia! >

 

< Ricordi che sei malato? Devo accompagnarti io >.

 

Salì in auto sbuffando.

 

< Dove andiamo? > Mi chiese.

 

< Ti fidi di me? > Gli risposi.

 

< No! > Ribatté sorridendo.

 

Quant’era bello…

 

 

 

---------

Nessuna di voi ha indovinato cosa potesse succedere attraverso lo spoiler (ammetto che era un po’ troppo poco per arrivarci!). Adesso cosa faranno i nostri due protagonisti scappati da scuola? Lo scoprirete solo leggendo il prossimo capitolo …. *risata sadica*

 

Come di consueto vi lascio un piccolo spoiler:

 

 

_____________

 

Spoiler:

 

< Quando fai così mi fai paura... > affermò divertito con una faccia fintamente preoccupata < ...tratti meglio gli oggetti che le persone? > domandò sarcasticamente.

 

Non era una novità questa. Facevo quest’effetto a moltissimi ragazzi.

 

_____________

 

 

 

Ringrazio di cuore tutte quelle anime pie che hanno commentato:

 

Recensione di mieme [Contatta], del 02/09/2009 - 03:06PM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

Wow! Grazie tesora, come farei ad andare avanti senza il tuo incoraggiamento?

 

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta], del 01/09/2009 - 07:06PM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

“Ho intenzione di leggermi tutte le tue storie, e piano piano lo farò” ß è una minaccia per la tua salute mentale questa ? ihihih ! scherzoooooo ovviamente (sese, come no!). I pensieri dei protagonisti mi sembrano molto reali, non trovi ? (infatti alcune scenette sono tratte dalla mia vita reale *Eli fischietta con molta non-chalance* ! Mamma saura spero proprio che questo capitolino di transizione ti sia piaciuto? Dove porterà il nostro vampirello? Hai qualche idea a proposito? Aspetto il tuo commento con ansia! kiss

 

Recensione di Sheba_94 [Contatta], del 01/09/2009 - 04:36PM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

Per le dimostrazioni pratiche sono € 100000000000 (così azzeriamo il mio debito, che dici?)! colgo l’occasione per ringraziarti anche qui per avermi proposto per la sessione “storie scelte”…. Me ha le lacrimucce agli angoli degli occhi! Per il momento Eddino è ancora qui da me…dice di non essersi ancora stufato della …………… NUTELLA ! da quando l’ha assaggiata ci va matto! (ho intenzione di inserire un capitolo su questo…quindi inizia a chiamare la neuro urgentemente ! ) ps: quel capitolo, ovunque esso verrà inserito (ovviamente sempre qui in Bad) sarà dedicato alla REGINA della NUTELLA cioè TE! Baci nutellosi

 

Recensione di barbyemarco [Contatta], del 01/09/2009 - 03:22PM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

Capitolo che saprai a memoria (o quasi)! Il nome della segretaria me lo ha suggerito Bella Kristen altrimenti non ci sarei mai arrivata (nonostante abbia letto Twilight 10000 volte…vabbè). Ci sentiamo prestissimo per tutti i nostri progetti delle fic! Baciotti.

 

Recensione di lisa76 [Contatta], del 01/09/2009 - 01:59PM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

No. Sbagliato! Anche se ci sei andata vicina! Spero che questo ti sia piaciuto almeno un po! Fammi sapere qualcosinaciau

 

Recensione di Sabry87 [Contatta], del 01/09/2009 - 01:54PM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

Eccomi…aggiornato in quattro e quattrotto, visto? Spero che tu abbia apprezzato!

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta], del 01/09/2009 - 12:38PM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

Ti immaginavi una bigiata (per i non milanesi bigiata = marinare la scuola) ???? dove lo porterà ? in un luogo isolato per approfittare di lui? Vedremo nel prossimo! Continua a seguire! baciotti

 

Recensione di shasha5 [Contatta], del 01/09/2009 - 12:07PM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

Certo che ti aspettavo !!!! WOW quanti complimenti!!! Grazie davvero! Visto che ho aggiornato subito? Fammi sapere che ne pensi, please!!!! baciotti

 

Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 01/09/2009 - 10:52AM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

Nessuna gara anche perché allora Isa avrebbe perso in partenza con il suo povero rottame!!! Ti ho sorpresa facendoli “fuggire” dalla lezione di letteratura? E adesso? Che succederà? Dove lo porterà? A casa sua? Lo ucciderà e occulterà il corpo? Per scoprirlo bisogna seguire *risata sadica*! Spero di vederti presto anche su Msn! Ciao e grazie

 

Recensione di tom angel [Contatta], del 01/09/2009 - 10:50AM sul capitolo 6: Forbidden apple - My Eve - Firmata

Eccoti il nuovo capitolo appena aggiornato, ti piace? Spero proprio di sì…magari l’idea della bigiata non è proprio una trovata grandiosa ma avevo bisogno che i due restassero un pochino soli solettiyeah! bacio

 

 

Grazie a chi ha inserito questa fic tra i preferiti

 

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È stato clinicamente testato che recensire fa bene alla salute, parola di Dr. Carlisle Cullen

 

 

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Capitolo 8
*** My secret place ***


Capitolo betato da barbyemarco

 

Capitolo betato da barbyemarco! Grazie mille per l’accurato lavoro che svolgi!!!

 

--------------------

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. eight –  my secret place

 

 

Salimmo sul mio pick up.

 

Indossò un paio di occhiali da sole. Il cielo era talmente nuvoloso da sembrare notte ma quegli occhiali gli stavano così bene da togliere il fiato anche se coprivano i suoi particolarissimi occhi color ambra.

 

Okay Isa respira…

 

< Che facciamo ? > Chiese poi passandomi una mano tra i capelli.

 

A causa di quel gesto, spero per lui inconsapevole, nel mio cervello suonò l’allarme rosso, ossia “zona sesso”.

 

< Per prima cosa smettila di provocarmi > risposi puntandogli l’indice contro

 

Mi fece uno di quei sorrisi storti, una vera e propria arma di distruzione di massa capace di stendere qualsiasi esemplare donna.

 

 < Non ho fatto niente > rise di nuovo.

 

Serviranno anche a me un paio di occhiali da sole di questo passo…

 

Sospirai e misi la prima marcia per partire.

 

La solita “orchestra sinfonica” del motore del mio mezzo si fece sentire.

 

Chiamare quelli di “pimp my ride” appuntai mentalmente.

 

Disse qualcosa ma non riuscii nemmeno a sentirlo dato che i tonfi del motore sovrastavano qualsiasi altro suono.

 

Feci finta di niente e cominciai a parlare.

 

< Dunque, non perderò tempo per farti vedere la magnifica cittadina di Forks > sperai che capisse il mio sarcasmo < anche perché oltre la scuola, l’ospedale e la chiesa non c’è nient’altro > aggiunsi alzando leggermente le spalle.

 

< Capisco > non era di certo un tipo che potesse definirsi logorroico

 

< Idea ! > Esclamai ad un tratto. Frenai di colpo e feci un inversione a U in curva. Il povero nonno-pick-up tossì rumorosamente.

 

< Scusa > accarezzai amorevolmente il cruscotto per farmi perdonare. Ero solita parlare con gli oggetti che mi stavano più a cuore; il mio furgoncino era uno di quelli che più amavo nonostante non fosse proprio all’ultima moda.

 

< Gli voglio molto bene > mi rivolsi a Edward

 

< Quando fai così mi fai paura... > affermò divertito con una faccia fintamente preoccupata < ...tratti meglio gli oggetti che le persone? > domandò sarcasticamente.

 

Non era una novità questa. Facevo quest’effetto a moltissimi ragazzi.

 

< Ti porto in un posto meraviglioso >.

 

Alzò un sopracciglio.

 

Non mi credeva?

 

Ingrato…

 

< Non ci ho portato mai nessuno > come minimo doveva sentirsi onorato.

 

In realtà non ci andavo neanche io da moltissimo tempo.

 

Ci andavo nei primi tempi appena trasferita a Forks. L’avevo trovato per caso, un pomeriggio perdendomi nel bosco. Era una piccola radura nascosta dalla boscaglia. Era mia abitudine nascondermi lì quando sapevo di aver commesso qualche stronzata per rientrare il più tardi possibile a casa ad affrontare Charlie; altrimenti andavo lì a riflettere; cosa alquanto rara, (il riflettere, intendo) e già unicamente per questo poteva ritenersi un posto davvero speciale.

 

Ad ogni modo, preferivo non fermarmi mai troppo a pensare, cercavo di tenermi il più attiva e impegnata possibile per non averne il tempo materiale.

 

Quando lo facevo, in fin dei conti, non ne risultava niente di buono. Vedevo scorrere velocemente piccoli frammenti della mia vita e puntualmente capivo quanto fosse merdosa e priva di senso.

 

Ritenevo, quindi, di dover vivere come se ogni giorno fosse l’ultimo per morire con il sorriso sulle labbra e per non aver nessun rimpianto.

 

< Allora? Raccontami di te > iniziai il discorso < dev’essere stato terribile trasferirsi in questo paese di mummie >

 

< No, affatto > rispose lesto < e poi, se tutte le mummie sono così… >

 

Questo voleva essere un complimento ?

 

Emisi un suono simile a un sorriso, molto finto; sembrava quello di quelle bambole elettroniche che camminano, bevono, mangiano e soprattutto, mettono inquietudine…

 

< Non ci credo che in Alaska non hai lasciato degli amici, conoscenti, amori… >

 

Ed ecco dove volevo andare a parare…

 

< Mmh, non molti > rimase sul vago.

 

< Tu? A Phoenix ? > Ahi, domanda che avrei preferito non mi facesse

 

< Alcuni amici mi mancano, ma ho preferito tagliare ogni comunicazione con loro > risposi

 

< Come mai ? > Mi chiese. Doveva per forza approfondire?

 

< Quando sei lontana da un posto e sai di non dover più tornare, mantenersi in contatto è come lasciare un pezzo di se > da quando in qua mi perdevo in ragionamenti filosofici di questo tipo? Se mi avessero sentita Angie e Jess non mi avrebbero riconosciuta !

 

< Hai ragione > sospirò

 

< Lo so, ho sempre ragione > gli feci una linguaccia sperando di sviare il discorso “Phoenix”.

 

Sogghignò.

 

< Bèh, tu hai i tuoi fratelli ! > dissi poi pensando che in fin dei conti non era solo.

 

< Non è sempre una cosa positiva > increspò le labbra in un ghigno.

 

< Dev’esserci molta competizione > questo dovevo solo pensarlo non dirlo: perché non conto prima fino a dieci prima di parlare?

 

< Più o meno > rispose con il solito sorriso da play boy.

 

< Se queste vostre “competizioni” sono fisiche alla prossima scommetto 10 dollari su Emmett > sbattei una mano sul volante < cioè, l’hai visto ? Secondo me la mattina ingurgita quei biberon pieni di ormoni e varie sostanze dopanti >

 

Rise sonoramente.

 

< Fossi in te questo non lo ripeterei in sua presenza! >

 

In effetti, nonostante tutto, ci tenevo alla vita…

 

< Ci siamo quasi > dissi indicando la strada davanti a noi.

 

< Ma qui la strada finisce > affermò con convinzione.

 

Quando mai Isabella Swan si fermava di fronte a una strada senza uscita?

 

< Dobbiamo proseguire nel bosco > affermai tranquilla.

 

< A piedi ? > Alzò un sopracciglio.

 

< No, certo che no! > Risposi come se avesse detto una blasfemia.

 

Immaginai di dover camminare nella oscura boscaglia e di cadere ad ogni buca e radice che si trovava lungo il mio percorso. Non so bene il perchè, ma mi immaginai anche affogare in una palude di sabbie mobili…

 

Trattenni una risatina. Non sarebbe stato semplice spiegare a Edward il miei insoliti pensieri.

 

Aumentai la marcia e mi diressi verso il bosco adiacente alla strada.

 

< Sei sicura che lui possa farcela ? > Indicò il povero nonno-pick-up che tossicchiava.

 

Feci una faccia offesa.

 

< L’ho fatto una marea di volte > risposi.

 

Rise alzando leggermente le spalle.

 

Era divertente stare con lui. Non parlava molto ma la sua vicinanza era gradevole.

Non lo conoscevo affatto ma potevo affermare con certezza che mi piaceva, e non intendo solo fisicamente. Nonostante tutto ciò che già sapeva di me non mi aveva giudicata, non era scappato e questo era, senza dubbio, un ottimo inizio.

 

Il sentiero non era esattamente definito, anzi non c’era proprio. Il mio pick-up si improvvisò un fuoristrada sfidando il terriccio scosceso pieno di trappole. Io e Edward ondeggiavamo sui sedili. Gli ammortizzatori erano pressoché inesistenti e il mio fondoschiena ne stava seriamente risentendo.

 

Finalmente arrivammo; stavo iniziando a credere di essermi sbagliata.

 

La radura non era esattamente come la ricordavo. Sembrava più spettrale, forse a causa di quel leggero strato di nebbia sottile.

 

< Eccoci > battei le mani imbarazzata.

 

< Era questo il tuo posto speciale ? > Ecco, se non era ancora scappato, dopo questa visione si sarebbe smaterializzato all’istante!

 

< Sì perché ? > Chiesi senza far trasparire la minima esitazione. Ormai eravamo qui.

 

< Sai una cosa? Mi piace > risposta che mi stupì e non poco.

 

Questo non era esattamente un posto che potesse definirsi speciale per una ragazza.

 

Ci sedemmo ai piedi di un albero.

 

< A che pensi? > Mi chiese voltandosi di scatto. Eravamo così vicini…

 

< Ho sonno > gli sbadigliai praticamente in faccia.

 

< Bèh, grazie! Ti faccio quest’effetto? > Chiese facendo l’offeso.

 

No, assolutamente no…

 

Rise e con un gesto mi fece sdraiare con la testa sulle sue gambe prima che potessi rispondere.

 

< Sai, non sei comodo come cuscino > provai ad aggiustarmi meglio con la testa. Ma le sue cosce erano talmente sode che risultavano dure.

 

Ridemmo insieme. Mi stupì di essere così tanto in sintonia con lui. Come se ci conoscessimo da una vita

 

Visto che dormire sarebbe stato un inutile spreco di tempo mi alzai di scatto ricordandomi di una cosa importantissima.

 

Da qualche parte c’era nascosto il mio tesoro.

 

 

---------

Uffi mi spiace dedicare 3 capitoli a questa loro “fuga”… avrei voluto unificare questo e il prox capitolo ma sarebbero venute + di 10 pagine in word e non avreste colto alcuni particolari che cerco di evidenziare in ogni capitolo!!! …E poi così non vi ho messo un pochino di curiosità? Di cosa starà parlando la nostra Isa? E soprattutto molte si staranno chiedendo: perché non ha approfittato della situazione?

 

Questa volta niente frasi tratte dal capitolo successivo, come spoiler vi lascio il titolo del capitolo:

 

“Red Rose and Black Marguerite”

 

 

Ringrazio tutte le splendide ragazze che hanno commentato:

 

 

Recensione di Sheba_94 [Contatta], del 04/09/2009 - 04:01PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

MAMMA MIA CHE RECENSIONEEEEEEEEE! TROPPO DIVERTENTE! Come sempre del resto! Io invece non so proprio che dire… sono stanca *si strappa i capelli *. Vabbè, va… ci sentiamo su msn che è meglio !

 

Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 04/09/2009 - 07:53AM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Questa volta hai indovinato: l’ha portato alla radura… nel prossimo se ne vedranno delle belle quindi please non mancare. Ti mando tanti baciotti. A presto. Eli

 

Recensione di mieme [Contatta], del 03/09/2009 - 08:53PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Hey tesoro! GRAZIEEEEEEEEE! Che bella recensione! Spero che anche questo ti sia piaciuto! Posto il seguito presto, promesso! Fammi sapere ;) baci

 

Recensione di tom angel [Contatta], del 03/09/2009 - 08:21PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Hai ragioneeeee era cortino e proprio per questo che sto pubblicando subito il seguito…almeno controbilancio! Spero in ogni caso, che il capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere! Bacioni carissima!

 

Recensione di barbyemarco [Contatta], del 03/09/2009 - 07:37PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Le recensioni te le meriti tutte! Colgo l’occasione per ringraziarti ufficialmente per aver fatto “sbarcare” la mia fic “top secret” su Facebook sul gruppo “Le migliori Fan Fiction della Saga di Twilight “ … diffondiamo le mie pazzie on-line a + persone possibiliiiiiiiiiii! Ahahah!

 

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta], del 03/09/2009 - 07:19PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Michy (posso chiamarti così? No, vero?) approfitto di questo spazio per ringraziarti infinitamente dei commenti che mi hai lasciato alle mie ff (l’hai fatto davvero, davvero le stai leggendo tutte!). in particolare ti ringrazio per quella lasciata a Top Secret! Ci mancava poco che mi mettessi a piangere!!! E quella lasciata a Heaven (ho provveduto a modificare l’ordine dei due capitoli che inspiegabilmente si sono invertiti O_O), per non parlare di quella lasciata a Serial Killer (sei una grandeeeee…).

Hai davvero un intuito da fare invidia a chiunque… infatti hai indovinato: l’ha portato alla radura! Anche perché come hai detto anche tu non è che avesse molta altra scelta! Spero tanto che il mal di testa ti sia passato. Baciotti vampirella e grazie!

 

Recensione di shasha5 [Contatta], del 03/09/2009 - 06:18PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Ciau! Non è che Isa avesse molte scelte su dove portare Eddino a Forks quindi mi è venuta in mente la radura (mamma mia non ci avrebbe mai pensato nessuno, vero?). C’è da dire che adesso devono anche cominciare a conoscersi, no? Grazie per tutti i complimenti! Spero commenterai anche questo capitolo! kiss

 

Recensione di lisa76 [Contatta], del 03/09/2009 - 06:12PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Mi sa che ho demolito le tue aspettative... non ha “approfittato” di lui (o meglio…non ancora O__O).Nei prossimi si capirà il perché… spero ti sia piaciuto comunque il capitolo anche se un po’ scontato, o no? ;) baciotti

 

Recensione di nightmare123 [Contatta], del 03/09/2009 - 05:48PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Ciauuuu! Che bello rivederti! Dunque chiarisco subito il tuo dubbio: nel capitolo del POV di Eddino il nostro vampirozzo ricorda quando l’ha vista per la prima volta in disco. Mi spiace di aver creato confusione. Voleva essere un capitolo di spiegazione delle azioni di Edward! Spero che questo ti sia piaciuto. Fammi sapere qualcosina, ok? Kissoli.

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta], del 03/09/2009 - 05:35PM sul capitolo 7: Escape - Firmata

Grazieeeee! L’ha portato nella radura: un pochetto banale è vero, ma spero cmq ti sia piaciuto! Spero di leggere presto il tuo commento! bacioni

 

 

 

 

 

Grazie a chi ha inserito questa fic tra i preferiti ^^

 

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È stato clinicamente testato che recensire fa bene alla salute, parola di Dr. Carlisle Cullen

 

Ricordatevi inoltre, di fare un saltino alle altre mie ff. bacioni

 

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Capitolo 9
*** Red Rose and Black marguerite ***


Eccomi qui

Eccomi qui!!! Periodo veramente “no”! questi benedetti quiz della patente mi stanno veramente facendo sclerare… come se già non lo fossi abbastanza.

 

Per fortuna avevo alcuni capitoli già pronti altrimenti avreste dovuto aspettare non so quante settimane per un aggiornamento.

 

Adesso bando alle ciance… ecco il capitolo!

 

 

Capitolo betato da barbyemarco! GRAZIEEE TESORAAAA!

 

--------------------

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. nine –  Red Rose and Black marguerite

 

 

< da qualche parte c’è il mio tesssoro > imitai alla perfezione quell’ hobbit abominevole del Signore degli Anelli.    

 

Rimase immobile sotto le fronde dell’albero.

 

Dovevo fare tutto da sola?

 

Iniziai a girovagare alla ricerca esatta del punto in cui un anno fa avevo sotterrato il mio scrigno.

 

< Eccolo ! > Esclamai.

 

Edward, che se ne stava ancora straiato sotto l’albero, si sollevò e venne a vedere a cosa mi riferissi.

 

Indicai il mucchietto di terra melmosa sotto il quale con ogni probabilità, si trovava il tanto ricercato oggetto.

 

< Guardando le tue mani immagino che tu non sia molto propenso ai lavori manuali > ops, mi accorsi solo successivamente che la frase poteva avere un sottilissimo doppio senso.

 

< Sì, infatti > rise.

 

Mi misi in “posizione ranocchio”, tenendomi sulle ginocchia e cominciai a scavare con le mani.

 

< Grazie per l’aiuto > sbottai visto che rimaneva immobile.

 

< Non c’è di che > rispose sarcasticamente.

 

Finalmente riuscii a scorgere la scatola. Sentii una forte fitta al cuore quando la ebbi infine tra le mani.

 

Quella scatola conteneva parte di me.

 

Mi sedetti poco più distante dal luogo del ritrovamento. Edward mi seguì e si accomodò al mio fianco.

 

< Cos’è ? > Chiese curioso Edward indicando la sudicia scatola che tenevo tra le mani

 

< Sono alcuni dei miei ricordi > gli risposi tenendo gli occhi bassi sul cofanetto.

 

Tolsi i residui di terra con le mani e dopo aver ispirato fino in fondo l’aprii.

 

< E questa cos’è ? > Chiese Edward tirando fuori una bambolina di paglia.

 

< Wodoo > risposi assumendo un aria divertita.

 

Era Jessica, la mia Jess. Prima di diventare così amiche avevamo passato un periodo ostile nel quale ogni ragazzo che mi interessava diventava immediatamente la sua preda preferita.

 

All’interno poi, mi stupii di trovare un sacco di cd che credevo di aver buttato. Annotai mentalmente di prenderne qualcuno da portare a casa anche se Charlie non avrebbe gradito granché.

 

C’era anche Bubu. Un orsetto di gomma azzurra che aveva la particolarità di essere ermafrodita. Per un periodo mi aveva portato davvero molta fortuna. Lo strinsi in un pugno.

 

La sua attenzione fu rapita da una foto. La prese tra le mani e la fissò in silenzio.

 

Ero io, prima di trasferirmi a Forks, i miei capelli in quella foto erano ancora castani.

 

La fotografia era strappata in due metà, si capiva dal fatto che il margine sinistro era poco preciso e soprattutto dal fatto che un braccio mi cingeva le spalle. Originariamente era una foto che mi ritraeva insieme ad Alex, il mio ex… ma ero venuta troppo bene per buttarla e allora avevo deciso di ritagliare e gettare solo la parte che non mi interessava.

 

Edward era perfetto. Non so come ma aveva capito di limitare al massimo le domande. Aprendo la scatola era come se avessi aperto una parte del mio cuore, solitamente tenuta sottochiave.

 

Adesso di fronte a lui mi sentivo così fragile… ma lo avevo voluto io, dopotutto…

 

< Perché non mi racconti qualcosa di te ? > Mi chiese.

 

Cercai di non incrociare il suo sguardo, sarebbe stato alquanto difficile trattenermi dal non farlo mio un'altra volta. Solo al ricordo mi venne la pelle d’oca.

 

< Mmm, non credo sia molto interessante > risposi subito < e poi sai già molte cose, finirei per far venir sonno anche a te > chiusi la scatola e la poggiai di lato.

 

< Non credo sia una cosa possibile questa > era serio.

 

< Cosa vuoi sapere ? >

 

< Colore preferito ? >

 

Ci pensai un po’ < nero > risposi poi.

 

< Nero? >

 

< Sì, se ci pensi il nero racchiude in sé tutti i colori, anche il bianco >

 

< E’ vero > rimase per un po’ immerso nei suoi pensieri  < non l’avevo mai vista in questa prospettiva >

 

< Il tuo? >

 

< Il rosso > rispose.

 

Rosso, il colore della passione, il colore dell’amore…

 

< Ma da qualche giorno mi piace molto anche il blu > mi sorrise.

 

Non ne capì il motivo.

 

< Il colore che invece odi? >

 

< Senza dubbio il marrone, almeno che…non si tratti di nutella, ovviamente ! > ridacchiai < inoltre, detesto tutti i colori fosforescenti e fluorescenti, insomma, come si può andare in giro vestiti di giallo fosforescente? è un po’ come andare in giro con una enorme freccia sulle spalle con su scritto “sono qui”! Credo non sia necessario essere rintracciabili dallo spazio! >

 

< Sono d’accordo con te > mi osservò divertito

 

< Non ho finito > lo interruppi facendo una smorfia

 

Quando mi mettevo sapevo essere logorroica.

 

< Reputo alquanto stomachevole il rosa confetto e tutti quei colori riconducibili ad Hello Kitty & Co., …ecco ho finito > terminai la mia arringa 

 

< Il tuo fiore preferito ? >

 

Che insolita domanda.

 

Non ci avevo mai pensato prima in effetti.

 

< Margherita. Un fiore semplice ma in grado di crescere anche in ambienti ostili > sì, la margherita mi piaceva.

 

< Il tuo? >

 

< Rosa >

 

Caspita, insolito per un ragazzo

 

< Bella e profumata, la regina dei fiori ma con le sue spine > aggiunse

 

< Ora tocca a me > intervenni.

 

< Sono pronto, dimmi >.

 

< La cosa più trasgressiva che hai fatto? >

 

< Senza dubbio, farlo nel bagno di un locale >

 

Ridemmo

 

< La tua? >

 

< L’elenco è molto lungo > dissi con fare di donna vissuta spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

 

Rise.

 

Grazie a Dio non approfondì il discorso.

 

< Sta per venire a piovere > disse poi.

 

< Abituatici > risi < qui piove sempre > sospirai ripensando all’effetto devastante dell’umidità sui miei capelli.

 

Mi sollevai con quello che pensavo essere un balzo felino prima di vedere l’eleganza e le movenze atletiche di Edward.

 

Mi pulii i jeans dai residui di erba e foglie e insieme ci incamminammo verso il pick-up che ci attendeva all’ombra di un grosso albero.

 

< Andiamo > dissi a metà tra una domanda e un affermazione aprendo la portiera.

 

< Sì, dobbiamo tornare a scuola, i miei fratelli si arrabbieranno molto se li lascio a piedi > mostrò le chiavi della sua auto.

 

< Va bene > sospirai. Fosse stato per me potevamo accamparci e dormire qui stanotte.

 

Accesi il pick-up ma mi stupii di non sentire il solito rombo del motore.

 

Riprovai.

 

Niente. Non dava alcun segno di vita.

 

< Maledetto ammasso di ferraglia arrugginito > picchiai un pugno sul volante < figlio di un apriscatole traditore > un altro pugno.

 

Nel frattempo Edward mi fissava a dir poco sconcertato.

 

< Menomale che gli volevi bene! > Annunciò sarcasticamente.

 

< Lo odio > risposi dopo aver riprovato per l’ennesima volta ad accenderlo.

 

< E’ già capitato prima? > Chiese scendendo dall’auto.

 

< No > lo seguii.

 

Aprì senza problemi il cofano. Di solito era talmente ossidato e incastrato che aprirlo era un impresa.

 

< Sai sistemarlo ? > Chiesi.

 

Se sapeva fare anche questo gli avrei chiesto di sposarmi seduta stante.

 

< Si dia il caso che hai di fronte il migliore meccanico della Nazione >  

 

Sbagliato: il migliore meccanico era Jacob ma lo lasciai fare.

 

Diede un occhiata al motore e poi mi guardò storto.

 

< Lo sai vero che qui mancano alcuni pezzi ? >

 

< Mhh, sì > risposi imbarazzata < mi serviva qualche spicciolo > ridacchiai.

 

Mi guardò ancora più storto, se è possibile.

 

Elencò alcuni pezzi di ferraglia che secondo lui mancavano all’appello e feci finta di seguire il lungo inventario annuendo.

 

Sinceramente non ricordavo di aver venduto tutte quelle cose…

 

< Ma fin’ora ha funzionato ! > Mi lamentai, < Jacob mi aveva assicurato che quei pezzi non erano fondamentali >

 

< Non so nemmeno io come abbia fatto a funzionare fin ora senza spinterogeno > si grattò il naso e si sporcò di olio.

 

Di nuovo la “zona rossa” si attivò ai massimi livelli…

 

< Isa ci sei ? > Chiese poi.

 

Ops, mi ero persa completamente in fantasie erotiche con Edward in versione meccanico focoso

 

< Sì > risposi con enfasi < beh, per i pezzi nessun problema vedrò di procurarmene qualcuno… >

 

E con questo intendevo dire che li avrei cortesemente sottratti dall’auto della polizia.

 

< … Ma adesso come torniamo a casa ? > Chiesi.

 

< Possiamo avvisare qualcuno per farci venire a prendere >

 

< Ottimo ! peccato che questo posto lo conosco solo io > risposi sarcastica < e sinceramente non riuscirei a spiegare a nessuno come trovarlo >

 

< Allora l’unica alternativa è andare a piedi > disse completamente sicuro.

 

Avrei preferito dormire in questo posto sperduto e farmi sbranare da un orso piuttosto che attraversare il bosco a piedi.

 

< Nessuna idea migliore? >

 

< Non vedo altre alternative >

 

Mc Gyver avrebbe saputo cosa fare…

 

Proprio in quel momento un tuono ci avvertì che il temporale era prossimo ad abbattersi sulle nostre teste.

 

E infatti iniziò a piovere.

 

< Resteremo qui per sempre, moriremo di stenti e di fame e sarò costretta a cibarmi dei tuoi resti per sopravvivere… >

 

< Caspita ! come sei ottimista > rise alzando la testa all’indietro.

 

< Comunque io mi ciberei volentieri di te… se questo può interessarti > assentì con il suo solito sorriso.

 

 

 

---------

Cosa ne pensate? Spero che vi sia piaciuto… anzi spero che tutte quelle che avevano iniziato abbiano anche terminato di leggere il capitolo senza staccare prima… spero.

Eh eh eh… dite la verità ragazzuole mie, avete immaginato anche voi il nostro Eddino in versione meccanico focoso??? Non fate le bugiardine…

Piccolissima curiosità (anche se so che non ve ne frega niente): Bubu esiste davvero, anzi esisteva; era davvero il mio orsetto-gommoso-blu-ermafrodita-portafortuna finché un giorno a scuola il mio compagno di banco (Grazie mille Marco) ha ben pensato di farlo volare dalla finestra con un colpo di testa magistrale (ah! Mi sono dimenticata di dirvi che portava fortuna solo a me agli altri portava una sfortuna pazzesca)… Torna qui mio piccolo Bubuuuu! Okay, mi riprendo! Vi lascio il solito spoiler:

 

 

_____________

 

Spoiler:

 

Regola numero uno (da non dimenticare mai): i ragazzi belli sono anche maledettamente stronzi (oppure sono gay) !

 

< Posso dirti una cosa? Lo sai che sei veramente uno stronzo? > Sbottai una volta che l’ebbi raggiunto.

 

_____________

 

Tesorine perché non recensite? Eddai! Fa così tanto schifo? (beh… forse… ZITTO TU!)

 

Ringrazio quelle mitiche ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo:

 

 

Recensione di nightmare123 [Contatta], del 11/09/2009 - 11:36PM sul capitolo 8: my secret place - Firmata

Oddeo che confusion che ti ho fatto fare! Lol! Eddino è un vampirello… e secondo me le sue cosce di marmo non sn poi così comode come dice zia stephy!!! Uff! mi spiace che non riesco a descrivere bene le coseeeee! Per qualsiasi chiarimento cmq io sono qui! Chiedi pure tutto! Spero che continuerai a leggere e recensire. Bacioni

 

Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 11/09/2009 - 08:00AM sul capitolo 8: my secret place - Firmata

Hey ecco la mia consulente per i programmi di grafica… per la cronaca poi sono riuscita a scaricarlo!!!! Ahahah! Hai visto? Il pick-up l’ha lasciata veramente a piedi, come avevi previsto! Bravissima!!! E adesso? Che succederà? Riusciranno a tornare a cosuccia?

 

Recensione di barbyemarco [Contatta], del 09/09/2009 - 09:52PM sul capitolo 8: my secret place - Firmata

Ecco la mia cara Betina! Todo bien? Menomale che commenti anche tu altrimenti la quota sarebbe un pochino bassa! Che devo fare? Come si corrompono le lettrici? Dammi un consiglio! ;) ci sentiamo presto… appena mi libero un po’ consto esame ti invio il capitolo 12. TVB

 

Recensione di Sabry87 [Contatta], del 09/09/2009 - 09:17PM sul capitolo 8: my secret place - Firmata

Grazie tesora. Aspetto il tuo prox commentino che fa sempre molto piacere!

 

Recensione di Sheba_94 [Contatta], del 09/09/2009 - 08:02PM sul capitolo 8: my secret place - Firmata

Mia cara Sheba Cow Girl (per via del capello storiosissimo che hai). ti conosco abbastanza bene per sapere che in questo momento stai sbavando (ancora) sulla tastiera del pc di tuo fratello pensando a Edward in canotta sporco di olio nei panni di un meccanico stra – figo! Ho indovinato ? spero ti riprenderai presto… ah ecco ti sei già ripresa beneeeeeeeee!

Come al solito mi hai dato un idea: hai ragione il pick-up non può rimanere un semplice mezzo di trasporto potrebbe essere anche un luogo in cui le candele del motore, grazie allo spinterogeno interagiscono, grazie al carburante ad innescare il tutto… e con questo ci siamo capite… no? Ihihih!

 

Recensione di Giuliii [Contatta], del 09/09/2009 - 04:18PM sul capitolo 8: my secret place - Firmata

Giuliiiiiiiii che bello vederti e con questo voglio dire “ma quando aggiorni la tua fic”? avevi promesso che se aggiornavo io aggiornavi anche tu… tra 10 minuti vado a controllare e se non c’è… piango! Bene detto questo… sono stra-felice che ti piace questa storia! Ti ringrazio per avermi dedicato del tempo per leggerla! Spero la seguirai ancora! Bacioni.

 

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta], del 09/09/2009 - 04:10PM sul capitolo 8: my secret place - Firmata

Sappi che non potrei mai offenderti, mi stai troppo simpatica e poi sei una delle poche sopravvissute dopo aver letto tutte (o quasi) le mie ff!

Iniziata la scuola? Com’è stato? Traumatico? Spero di no!

Tornando alla fic :

Emmenomale che non ci prendi mai!!! Sei una delle poche che anticipa le idee che il mio cervelletto partorisce:

-          hai già capito (+ o - ) il carattere di Isa

-          hai capito che il suo “tesoro” era qualcosa che le ricordava Phoenix o cmq il suo passato

però non ci prendi mai, eh?

Se mi dici anche come finisce la storia ti do un premio (perché quasi quasi non lo so neanche io).

Sto facendo delle ipotesi su questo, siccome mi hai detto che sei un vampiro… non è che sei un vampiro veggente? E magari il tuo vero nome inizia con A e finisce con LICE?

 

Anche tu parli con gli oggetti? Mamma mia sei troppo uguale a me!!! mi ha fatto molto piacere conoscere Canny. Il mio pc non ha un nome e il + delle volte lo insulto come lo potrei chiamare?

 

Grazie per tutti i complimenti che mi fai!!!! Davvero grazie di cuore! Spero di leggere presto uno dei tuoi commenti – premonitori… mamma saura!

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta], del 09/09/2009 - 03:36PM sul capitolo 8: my secret place - Firmata

Ciao carissima! Ti ringrazio tanto per tutti i complimenti! Spero che almeno tu non mi abbandonerai! Sigh!!! Cosa ne pensi di questo capitolo?

 

 

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Capitolo 10
*** What do you think about ? ***


Capitolo 10 tutto per voi

Capitolo 10 tutto per voi…

 

 

Capitolo corretto dalla mia beta barbyemarco! GRAZIE!

 

--------------------

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Ten   what do you think about ?

 

 

< e se ci mettessimo ad urlare fino a che qualcuno ci senta? >

 

Ma che domande facevo? Chi diavolo passava casualmente in un bosco isolato?

 

Tutto fuorché incamminarmi nella boscaglia…

 

< Io vado, che fai vieni? > Mi chiese ignorando la mia stupida proposta.

 

Aspettò la mia risposta che tardava ad arrivare; il mio arguto cervellino era impegnato a trovare una scappatoia nel frattempo.

 

Voltò le spalle e iniziò a incamminarsi sotto la pioggia.

 

Lo osservai avviarsi tra gli alberi con passo svelto e fluido, da modello.

 

< Hey !!! > Gli urlai.

 

Voleva davvero lasciarmi qui?

 

< Aspetta > iniziai a correre senza prestare la minima attenzione a dove mettevo i piedi.

 

Regola numero uno (da non dimenticare mai): i ragazzi belli sono anche maledettamente stronzi (oppure sono gay) !

 

< Posso dirti una cosa? Lo sai che sei veramente uno stronzo? > Sbottai una volta che l’ebbi raggiunto.

 

Accennò un sorriso < se non avessi fatto così saremmo rimasti in quella radura per sempre >

 

Beh, non aveva tutti i torti…

 

 

< Sono stanca > ammisi fermandomi poco dopo

 

< Ma quelli erano appena i primi 6 metri… > si lamentò.

 

Facile per lui che avrebbe potuto camminare tranquillamente su un filo sospeso su un burrone senza cadere giù. Per me era un impresa camminare su superfici piane, figuriamoci le superfici altamente scoscese come questa…

 

< Ma io sono stanca ! > Mi lagnai utilizzando uno sguardo dolce molto convincente.

 

< Ah no! > Rise, < sappi che non ti porterò in braccio >.

 

Che ne era rimasto delle mie doti persuasive?

 

< D’accordo > sbuffai e con il poco orgoglio rimasto continuai a camminare.

 

Cercammo un sentiero facilmente percorribile a piedi.

 

Ad un tratto persi l’equilibrio (e te pareva) ma prima di schiantami irreparabilmente al suolo il suo braccio mi afferrò la vita.

 

< Stai attenta > mi rimproverò < non devi ferirti > sibilò questa ultima frase con un tono che mi fece venire la pelle d’oca.

 

 

Arrivammo abbastanza in fretta nei pressi del centro abitato, se così si poteva definire, di Forks. Nonostante tutte le mie remore dovevo ammettere che la “passeggiata” non era stata spiacevole e soprattutto, cosa non trascurabile, ero riuscita a non cadere neanche una volta e a non fratturarmi nessun osso del corpo.

 

Edward fece qualche passo avanti, si posizionò di fronte a me e proseguì camminando all’indietro fissandomi con un espressione divertita.

 

Era qualcosa di indicibile, dovetti controllare tutti i muscoli del mio corpo per non saltargli addosso.

Il maglioncino panna, completamente zuppo d’acqua, metteva in risalto il suo petto e i suoi addominali scolpiti, i jeans neri aderivano completamente alle gambe mentre i capelli ricadevano sulla fronte e le ciglia bagnate mettevano ancora di più in risalto il colore dei suoi occhi.

 

Involontariamente mi morsi un labbro.

 

Non mi piaceva affatto il potere ipnotico che aveva su di me.

Non mi piaceva l’effetto devastante che aveva sui tutti miei sensi.

Non c’era niente del suo corpo che non sembrasse urlare “sesso”.

 

Sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso sesso.

 

< A che pensi ? > Si avvicinò di scatto arrivando a pochi centimetri dal mio viso e facendomi balzare.

 

< A niente > risposi istintivamente

 

Ecco gli avevo dato la conferma che il mio cervello era completamente inutilizzato…

 

< Sai... > mi toccò la punta del naso < mi piacerebbe sapere cosa ti passa per la testa > confessò.

 

< Edward, credimi: è meglio che tu non sappia quello che mi passa per la testa > il tono della mia voce era così serio che quasi non mi riconoscevo.

 

Rise fragorosamente e mi unii al suo riso.

 

 

Percorsi lentamente quei pochi metri che mi separavano dalla porta di casa.

 

< Visto che sei arrivata sana e salva ? > Allargò le braccia verso l’alto per sottolineare l’ovvietà della sua affermazione.

 

… per me non era poi così ovvio

 

< Ancora per poco > rimarcai.

 

< Appena mio padre scoprirà che il pick-up non c’è andrà su tutte le furie > chiarii.

 

< Ah... > Si portò una mano sul mento < non ti devi preoccupare, chiamerò un carro attrezzi e mi occuperò di fartelo avere il più presto possibile > disse con un leggero sorrisino.

 

Io non ci trovavo proprio niente di divertente nell’essere uccisa così prematuramente da Charlie.

 

< Grazie > dissi anche se dubitavo che riuscisse a riportarlo prima che Charlie si accorgesse della mancanza.

 

Calò il silenzio.

 

Momento alquanto topico: quello del saluto.

Dovevo baciarlo? Salutarlo con la manina come si fa con i bambini? Dargli una pacchetta sulla spalla? Stringergli la mano?

 

Anche lui, per la prima volta, sembrò essere in imbarazzo.

 

Forse dovevo fare io la prima mossa.

 

Ci avvicinammo entrambi in modo scoordinato (soprattutto io) così da ottenere un bacio sull’angolo destro del labbro.

 

< Vabbè, ciao eh ! > Mi affrettai ad aprire la porta di casa.

 

< Bella ? > Mi chiamò Charlie non appena sentì chiudersi la porta.

 

Perché si ostinava ancora a chiamarmi così?

 

< Sì ? > Risposi togliendomi il cappotto completamente bagnato.

 

< Dove sei stata ? > Charlie mi raggiunse all’entrata.

 

Stando all’espressione stampata sul suo viso, sicuramente la scuola aveva chiamato qui per avvertire della mia uscita anticipata. Maledetti diciassette anni ! Non vedevo l’ora di diventare maggiorenne !

 

Spremetti le meningi per inventare una scusa plausibile in quei pochissimi secondi.

 

< Il mio compagno di banco, Edward Cullen, si è sentito male così la professoressa Watson mi ha dato l’autorizzazione di accompagnarlo a casa > dissi a velocità della luce per evitare di essere interrotta.

 

< E come mai stai rientrando a quest’ora ? > Che palle quando iniziava con l’interrogatorio!

 

< Perché la mamma di Edward ha insistito perché rimanessi a prendere un tè e a farmi vedere la loro nuova casa > inventai su due piedi.

 < Hanno davvero una bellissima villa, un prato enorme con moltissimi fiori, soprattutto ortensie … > Mi sprecavo in dovizia di particolari per rendere più credibile il racconto anche se, in realtà, mi stavo solo arrampicando sugli specchi bagnati e insaponati, per giunta !

 

< Va bene > si grattò la testa rimanendo un pochino turbato < ma la prossima volta avvisa > cercò di fare il padre premuroso.

 

< D’accordo > mentii.

 

< Io sto uscendo > disse subito dopo impugnando il pomello di ottone della porta d’ingresso < … un emergenza alla Centrale > disse insicuro.

Mio padre era bravo a mentire come io ero brava a scuola. Non poteva che essere una scusa; primo, a Forks non potevano esserci emergenze di alcun tipo e secondo, perché mai inondarsi di litri e litri di dopobarba per acciuffare dei malviventi ?

 

Feci comunque finta di credergli e lo salutai accompagnandolo fino all’uscita. Era importantissimo distrarlo perché non si accorgesse della mancanza del veicolo-pattumiera.

 

Salii al piano di sopra lasciando i vari indumenti sparsi per il corridoio per affrettarmi ad andare in bagno.

 

Entrai in doccia e rimasi immobile sotto il getto dell’acqua calda per molto tempo.

 

Quando uscii mi avvolsi frettolosamente in un ampio asciugamano e mi diressi, lasciando le impronte dei piedi bagnati, in camera mia. Indossai una canottiera e un paio di pantaloncini originariamente rossi, ormai stinti a causa di un lavaggio sbagliato, e scesi in cucina per trangugiare qualcosa di commestibile.

 

La mia attenzione fu catturata da alcune buste poggiate sul tavolo. Subito mi accinsi a controllare che ci fosse posta per me. Non che ricevessi grandi quantità di corrispondenza ma di tanto in tanto la mia cara mammina Renèe si ricordava di avere una figlia sparsa per il mondo e si premurava di inviarmi un assegno, che faceva davvero molto comodo, in fin dei conti.

 

< Pubblicità, pubblicità, bolletta del gas, pubblicità… > elencavo le varie buste mentre le passavo da una mano all’altra. Alla bolletta del telefono mi fermai, come la volta precedente, ero tentata di utilizzarla per alimentare la fiamma del camino in salotto, ma evitai visto che prima o poi, Charlie si sarebbe accorto delle cifre esorbitanti della connessione a internet e del telefono così, mi premurai di inserire la lettera tra la pubblicità di un nuovo centro benessere in cui spiccava una bella ragazza in bikini e quella di un buono sconto di 1 dollaro al Mc Donald’s.

 

Per me c’era solo una pubblicità di un campus e una busta di carta pregiata con agli angoli dei ghirigori eleganti.

 

Il telefono squillò così mi catapultai, con ancora la busta in mano, sul cordless per andare a parlare in camera mia.

 

< Pronto ? > Risposi

 

< Isa ? Finalmente ! > Era Jess con voce isterica < E’ la quarta volta che provo a chiamare > Allora era stata lei ad avvertire Charlie ?

 

< Bèh eccomi, no? > Risposi annoiata lanciandomi sul letto.

 

< Pensavo fossimo amiche... > pronunciò con vocina dispiaciuta.

 

< Lo siamo > specificai.

 

< Allora potevi anche avvertire della tua fuga con Edward Cullen … > non le sfuggiva mai niente, eh ?

 

< Hai ragione Jess! È che sono appena rincasata … > 

 

< Racconta tutto > disse tornando improvvisamente allegra.

 

< In realtà non c’è molto da raccontare > iniziai < l’ho portato in un bosco >

 

< Ah! Grande Isa! > Urlò soddisfatta.

 

< Ehi, guarda che non è successo nulla ! > Mi affrettai a rispondere per placare la sua eccitazione < abbiamo solo parlato > puntualizzai sottolineando il “solo”.

 

< Spero che la frase “abbiamo solo parlato” stia per “abbiamo avuto solo un incontro di lingue ravvicinato” >

 

< No, questa volta abbiamo solo parlato, davvero ! >

 

< Isa, io non ti capisco proprio ! > Seguì un forte sospiro per il quale dovetti allontanare la cornetta dall’orecchio < quando era un perfetto estraneo vi siete dati da fare e adesso ? >

 

< Il problema è proprio quello. Quando non ci conoscevamo era tutto più semplice: nessunissima implicazione, il giorno dopo ognuno per la sua strada. Adesso è il mio compagno di banco ! Conosce il mio nome, sa dove vivo e sa perfino di Bubu! Non voglio che lui si senta costretto a comportarsi in modo carino con me per via di quello che c’è stato tra noi … >

 

< Bubu ? > Chiese.

 

Possibile che di tutta il serio monologo che le avevo appena fatto le venisse in mente la cosa più stupida e marginale della questione ?

 

< Comunque lo vuoi un consiglio da amica? > Chiese in modo retorico < fattelo, di nuovo > che infinita perla di saggezza…

 

Annuii e cercai un argomento per deviare la conversazione altrove. Su certe questioni era meglio confidarsi con Angie.

 

Tra le mani rigiravo pensosa la busta e introdussi l’argomento.

 

< Jess, ho appena ricevuto posta >

 

< Si va a fare shopping?  > Chiese distratta pensando mi riferissi all’assegno di Renèe.

 

< Non credo sia da parte di mia madre, non l’ho ancora aperta >.

 

< Aprila, no? > Sbuffò impaziente.

 

Rovinai la preziosa busta di cartoncino con le dita e sfilai un biglietto color oro.

 

< Quindi ? >

 

< è un invito da parte di Alice Brandon... >

 

 

 

---------

Eccomi qui! Vi siete addormentate mentre lo leggevate ?… è normale, tranquille! In effetti non accade molto … spero mi risparmierete comunque il lancio di pomodori marci.

 

Ho visto che i commenti non decollano, anzi rispetto ad alcuni capitoli sono addirittura diminuiti e non capisco davvero… anche perché i preferiti e i seguiti aumentano! non aumentano solo i commenti il che è strano visto che deduco che la storia continui a piacervi (ho detto deduco non che ne sono sicura…hihi). Bèh, se non chiedo troppo, vi chiedo la cortesia di sprecare quei 2 minutini per lasciarmi un breve parere (anche negativo) sul capitolo (è gratis).  GRAZIE

 

 

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Spoiler:

 

< Stavo pensando… > si fermò per farmi un sorriso < Insomma, mi chiedevo se volessi provare anche tu… > posò la sua mano sulla mia coscia scoperta.

 

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Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 18/09/2009 - 05:19PM sul capitolo 9: Red Rose and Black marguerite - Firmata

Eccomi! Più presto che ho potuto. Spero che il capitolo ti sia piaciuto visto che a me non entusiasma moltissimo !!! cosa deduci dallo spoiler? Chi le fa, secondo te, questa proposta indecente ? fammi sapere presto. Baciux, Eli

 

Recensione di Sheba_94 [Contatta], del 17/09/2009 - 05:06PM sul capitolo 9: Red Rose and Black marguerite - Firmata

Ciau!!!! Passato un buon compleanno? Spero di sì! Mi spiace niente capitolo IUHU (come li chiami tu)… ma già dev’esserti bastato quello di Ice Haert, o no?In questo cap. non c’è nemmeno Edward-meccanico-fosoco… al limite c’è Edward-carroattrezzi-focoso… dici che va bene lo stesso? Io credo di sìììììì! Spero che questo cappo ti sia piaciuto almeno un pochino!!!! Hihihi! Fammi sapere prestissimo! bacioni

 

Recensione di nightmare123 [Contatta], del 17/09/2009 - 01:46PM sul capitolo 9: Red Rose and Black marguerite - Firmata

Bravissima, una delle poche ad avermi chiesto dell’ex di Bella… tranquilla, più avanti verranno svelati tutti i misteri sul suo passato! Questo capitolo che te ne pare? Sono riuscita a strapparti un sorrisino? Fammi sapere! bacioni

 

Recensione di Sabry87 [Contatta], del 16/09/2009 - 06:38PM sul capitolo 9: Red Rose and Black marguerite - Firmata

Eccoti il capitolo! Eddino non può essere uno stronzo era solo un modo per far muovere Bella da lì!!!! E il prossimo spoiler? Chi sarà il ragazzo che fa le avences a Bella? Fammi sapere! Baci ;)  

 

Recensione di barbyemarco [Contatta], del 15/09/2009 - 10:56PM sul capitolo 9: Red Rose and Black marguerite - Firmata

Tesoruccia ormai tra tu che lavori e io che ho sempre una miriade di cose da fare non riusciamo + a sentirci… me piange!!! Spero di finire presto il capitolo da inviarti (non sono soddisfattissima ma sono sicura che con i tuoi consigli migliorerà!) tvb. Bacioni

 

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta], del 15/09/2009 - 06:18PM sul capitolo 9: Red Rose and Black marguerite - Firmata

Ciao vampiro veggente!

“per capire la vita, bisogna prima capire le persone, perchè tutte hanno qualcosa da offrire e qualcosa da insegnarti” bellissima la terrò sicuramente a mente questa… quindi oltre che veggente sei anche un vampiro saggio. Bene a sapersi.

Anche io ho una “scatola dei ricordi” nella quale conservo tutti i bigliettini (quelli per copiare) e ben tre diari segreti in condivisione con le mie due migliori amiche (che poi non erano + tanto segreti visto che un mio compagno di classe aveva avuto la brillante idea di rubarlo e di raccontare tutto in giro…) poi tante foto…ma non lo apro da anni!

Povera Spumona (ma perché Spumona?) che bello che fosse un regalo di tuo padre a tua madre…. Molto molto dolce come cosa! In pratica veniva tramandata di madre in figlia… WOW!

Isa… domanda lecita e intelligente. Ho deciso che la mia protagonista non poteva farsi chiamare “Bella”, soprattutto perché associamo a quel nome la ragazza timida e impacciata della Meyer e Isa non è per niente impacciata e timida… quindi volevo rimarcare di più il contrasto caratteriale! Poi che dire… non so se hai notato che Charlie la chiama “Bella”… magari, per ipotesi, Isa prima era Bella ? voglio dire: magari è cambiata ? bohhh, non aggiungo altro. E poi tanto tu sei veggente… quindi non hai bisogno di nessuna spiegazione!

Cmq, se ti può consolare, neanche io mi farei chiamare Bella fa tanto “la bella e la bestia” o, appunto come dici anche tu, potrebbe essere utilizzato come aggettivo e allora lì è ancora peggio come cosa…

Il fatto che tu non sia bella secondo me non è vero affatto… non ti conosco personalmente, ma posso affermare con fermezza che sei una persona bellissima dentro. E dico davvero (non credere che voglia arruffianarmi le lettrici… dico solo quello che penso)

Inoltre da brava psicologa hai anche capito qualcosa di me…! ovviamente Isa non è Eli (io) ma ci metto molto di me in quello che scrivo!

Come colori oltre il nero, mi associo a Isa, adoro il rosso, il bianco ma soprattutto il blu/azzurro… insomma mi piacciono un po’ tutti…basta che non siano troppo evidenti… mi piacciono i colori pastello diciamo così. Il marrone non mi piace e davvero non posso credere che la vera Bella di Twilight risponda che il suo colore preferito del giorno è il marrone… mamma mia!

Per quanto riguarda i fiori mi piacciono un po’ tutti (neanche io sono molto competente) se proprio devo esprimere una preferenza mi piacciono i gigli, le rose e le ninfee.

GRAZIE ANCORA PER IL MERAVIGLIOSO COMMENTO!!!!

Di questo, invece, che ne pensi?

 

Recensione di Giuliii [Contatta], del 15/09/2009 - 05:55PM sul capitolo 9: Red Rose and Black marguerite - Firmata

Sappi che ho aggiornato solo per leggere la tua fic… ahahahaha! Reneesme's Lullaby è una short… sì è la new entry!!! Grazie per tutti i complimenti! Sono contenta che ti faccia ridere con i miei capitoli! J! Fammi sapere qualcosa su questo! bacioni

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta], del 15/09/2009 - 05:41PM sul capitolo 9: Red Rose and Black marguerite - Firmata

Grazie tesorina del tuo supporto! Questo capitolo ti è piaciuto? Chi potrebbe essere il ragazzo che ci prova con la nostra Isa? Aspetto tue notizie. Baciotti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Expelled I ***


Capitolo betato da: barbyemarco

Capitolo betato da: barbyemarco! GRAZIE TESORO.

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Eleven – Expelled I

 

 

< Nonf è fussto! Perché nonf sono sftafta infitata ? >

 

< Eeehhh ? > Chiesi alzando la tonalità della mia voce di due ottave. Non avevo capito una parola di quello che aveva appena detto.

 

< Jess, non si parla con la bocca piena > puntualizzò Angie.

 

Jess provò a deglutire ma il boccone che aveva messo in bocca era troppo grande.

 

Iniziò a tossire.

 

< Hai bisogno della manovra di Heimlich ? > Chiese Angie aggiustandosi gli occhiali.

 

Ma quante ne sapeva ?

 

Jess fece “no” con l’indice mentre cercava di inghiottire e finalmente ci riuscì.

 

< Dicevo… > Jess si schiarì la voce. < Non mi sembra giusto di non essere stata invitata da Alice Brandon >.

 

< Forse non sei stata invitata perché non la conosci ? > Chiese sprezzante Angie con una punta di ironia.

 

< Neanche voi la conoscete > alzò la forchetta all’aria.

 

< Io sono la sua compagna di banco nell’ora di trigo > cercai un piccolo appiglio.

 

< … e io sono la sua vice-presidentessa al comitato di organizzazione del ballo scolastico e di quello per l’apertura di una biblioteca in questa scuola >.

 

< A proposito di quello > interruppi. < Perché non reclamate anche l’apertura di una discoteca o di un night club qui a Forks? Almeno si incentiverebbe l’occupazione e il lavoro dopo il diploma ! >

 

< Vedrò cosa posso fare > Angie rise.

 

< Ehi, ragazze > Jess richiamò la nostra attenzione < Stavamo affrontando un argomento di importanza vitale e voi vi mettete a parlare di night club ? >

 

< Senti Jess, sinceramente non so se ci andrò > non mi sbilanciai.

 

In effetti, c’erano due cose che proprio non mi andavano giù. La prima era, appunto, che Jess non fosse stata invitata e, secondo, che Alice Brandon, che a prima vista dimostrava più o meno tredici anni, compisse, anche lei, i suoi diciotto anni prima di me.

 

Per di più, vista la formalità degli inviti, si prospettava una festa noiosa piena di ragazzi che sorseggiano champagne con il mignolo alzato… mi vennero i brividi solo al pensiero.

 

< I Cullen ? > Chiesi bevendo un sorso di acqua dalla bottiglietta.

 

< Erano fuori dalla mensa a fumarsi una sigaretta. Li ho visti poco fa > rispose svelta Angela.

 

< Stavate parlando di noi? > Jazz si sedette al tavolo seguito dagli altri.

 

< No, in realtà stavamo parlando dell’alto tasso di disoccupazione a Forks… > risposi facendo ridere le presenti.

 

Edward si avvicinò con la sedia accanto a me.

 

Gli diedi un bacio sull’angolo della bocca , ormai era diventata un’abitudine.

 

< A cosa devo questo… ? > Sorrise indicandosi la parte dove le mie labbra si erano appena posate.

 

< Volevo ringraziarti per avermi portato il pick – up in tempo! > Gli sorrisi sincera. < Sai, non mi sono neanche accorta di quando me lo hanno consegnato… che sbadata! > Mi misi una mano sulla fronte.

 

< Di niente, figurati! > Giocò con una ciocca dei miei capelli.

 

< Ti ho preso questa > gli indicai poi un pezzo di pizza < era l’ultima > precisai vittoriosa.

 

Edward aprì la bocca ma non ne uscì nessun suono.

 

< Eddie, non fare il timidino… > rise Emm < sarebbe veramente maleducato non accettare… >

 

< Sì > rispose poco convinto. Prese la pizza e l’addentò.

 

Sorrisi gongolante

 

< E voi non mangiate ? > Jess chiese anche a Jazz e a Emm.

 

< Sì, ragazzi ! Abbiamo preso qualcosa anche per voi > sorrise Angie.

 

< Ahah! > l’ilare risata di Edward ci colse alla sprovvista < Emmet sarebbe molto maleducato se non accettassi questo invito da parte di queste tre belle donzelle... >

 

Lanciarono entrambi un occhiataccia a Ed e poi mangiarono anche loro.

 

< Ah Edward... > mi voltai fino ad incontrare i suoi occhi, < potresti dire a tua mamma di piantare in giardino delle ortensie? >

 

Angie e Jess risero, a loro avevo già raccontato della “chiacchierata” con mio padre.

 

< Mhh, d’accordo > rispose spaesato alzando leggermente le spalle.

 

< Voi avete ricevuto questi ? > Disse poi Emmett lanciando in mezzo al tavolo le pregiatissime buste con l’ invito alla festa di Alice.

 

Io e Angie lo fulminammo entrambe con gli occhi. Ma ormai era troppo tardi.

 

< No! > Urlò in preda a una crisi isterica Jess.

 

< Bene, ragazzi io vado… > iniziai ad alzarmi dalla sedia.

 

< NOI andiamo > Angie mi seguì.

 

< Non posso credere che abbia invitato pure loro! > Pestò i piedi per terra. Tra poco avrebbe iniziato ad autocommiserarsi.

 

Mia cara Jess, quale ragazza normale non avrebbe invitato questo popò di bellezze allo stato puro alla sua festa di compleanno?

 

< Vengo con voi > si unì anche Edward lasciando i suoi fratelli in balia di Jess.

 

< Allora, voi che fate? Ci andate a questa festa? > Domandai.

 

< Stavo per chiedervi la stessa cosa > si grattò la testa < Noi crediamo di sì. Essendo appena arrivati direi che è un buon modo per farci conoscere … >

 

NOOOO, non ti basto io?

 

< Mi farebbe piacere se venissi con me... > Mi chiese poi.

 

Urlare dalla gioia sarebbe stato troppo, allora mi limitai a sorridergli mostrando completamente l’arcata superiore della mia dentatura.

 

< Mhh… > finsi anche di pensarci!

 

< D’accordo! Avrai bisogno di una guida, dopotutto… >

 

Mi baciò sulla guancia, salutò Angie e si avviò verso ginnastica, la sua prossima lezione.

 

Vagliai per un attimo l’ipotesi di spiarlo in pantaloncini mentre, tutto sudato, giocava a basket ma scartai subito l’idea.

 

Salutai Angie con un bacio sulle labbra e mi avviai stancamente alla mia prossima lezione: storia.

 

 

Mi sedetti al solito banco, facilmente riconoscibile per via dei disegni e delle scritte che lo ricoprivano interamente.

 

< Ciao > una voce nasale mi giunse facendomi momentaneamente uscire dallo stato di torpore nel quale ero già sprofondata prima ancora di iniziare la lezione.

 

Era Mike.

 

La tentazione di rispondere con una delle mie solite battutine pungenti era forte, ma mi trattenni: dopotutto Newton era il ragazzo… no, il compagno … no, insomma era il tipo con il quale Jess se la faceva…

 

< Ciao > risposi con un sorriso spostando i libri per farlo accomodare.

 

Inizialmente rimase  un po’ sorpreso, ma poi mi sorrise raggiante e si sedette accanto a me.

 

Il prof. iniziò con la sua solita omelia e quasi le mie palpebre non si chiusero da sole.

 

< Con Jess? > Cercai di intavolare un discorso per far passare più velocemente la lezione.

 

Rimase per un attimo a fissare qualcosa sul mio viso. Odiavo quando qualcuno lo faceva. Mi faceva sentire come se avessi un super brufolo gigante o qualcosa fra i denti. 

 

< Tutto ok > sorrise < Pensavo già sapessi tutto visto che siete amiche >

 

Sì, appunto … allora perché rispondi “tutto ok?”

 

< Eh, infatti… mi ha raccontato delle vostre nottate di fuoco… > risposi ironica. Sapevo bene che, purtroppo per Jess, Newton non ci sapeva proprio fare.

 

< Ah sì? > Sorrise raggiante.

 

Dio, non aveva colto il mio sottilissimo sarcasmo…

 

Alzai gli occhi al cielo.

 

< Stavo pensando… > si fermò per farmi un sorriso < Insomma, mi chiedevo se volessi provare anche tu… > posò la sua mano sulla mia coscia scoperta.

 

COSA?

 

Non ci vidi più dagli occhi. Come cazzo si permetteva? Jess era la mia migliore amica!

 

Lo spinsi con tutta la forza che avevo, cozzò con la testa contro il muro e a quel punto gli assestai un pugno sul naso facendolo anche sanguinare.

 

Le nocche della mano destra pulsavano per il dolore ma non me ne curai.

 

< Swan! > urlò isterica la Tompson.

 

< Lo sai vero che questa la pagherai cara? > Minacciò Mike mentre si ripuliva con la mano dal sangue che gli colava dal naso.

 

< Swan! > La prof. urlò ancora più forte.

 

Velocemente abbandonai l’aula recuperando la mia borsa. Sbattei la porta tanto forte da fare tremare i muri.

 

Bravissima Isa! Complimenti per la grandissima stronzata  mi elogiai da sola.

 

Purtroppo Mike era figlio di quel Newton. Il primo cittadino di Forks.

Essere sindaco di una cittadina come Forks equivaleva, a mio parere, ad essere rappresentante di classe a Phoenix, dato lo scarso numero di anime viventi. Ma il sindaco qui era molto rispettato e io, stupidamente, mi ero appena assicurata un biglietto di sola andata per l’Alaska.

 

Mi morsi il labbro inferiore con tutta la forza che avevo per trattenermi dal piangere. La mano continuava a pulsare dal dolore. Doveva essersi lussata.

 

La sfortuna, come se non bastasse, non voleva proprio abbandonarmi, è così suonò anche la campanella della fine dell’ora precedente e la mandria di studenti si riversò nel corridoio.

 

Con passo svelto puntai il mio armadietto sperando di passare inosservata.

Lo raggiunsi e provai ad aprirlo solo con la mano sinistra… ma come al solito era incastrato.

 

Maledetto… perché tutti gli ammassi di ferraglia sembravano avercela con me?

 

< Ciao... > la voce di Edward mi raggiunse alle spalle.

 

< Aspetta, ti aiuto io > e detto ciò con un semplice e fluido gesto aprì l’anta rugginosa dell’armadietto.

 

Ci buttai letteralmente i libri dentro che fecero un tonfo e lo richiusi con forza.

 

< Edward > dissi con voce ferma < è stato un vero piacere averti conosciuto… >

 

< Cosa stai dic - … > si interruppe < Che hai fatto? > Chiese poi prendendomi la mano tra le sue.

 

Presi un bel respiro per tranquillizzarmi e mi imposi di trattenermi dal piangere.

 

< Ho menato Newton! >

 

Un sorriso involontario nacque sul suo viso.

 

< E perché l’avresti fatto? >

 

< Ci ha provato con me! >

 

< La prossima volta… > si fermò < …ci penserò io > assicurò serio.

 

Emisi un sorrisino al limite dell’isteria < Edward, non hai ancora capito: non ci sarà una prossima volta … >

 

< Mi sono appena guadagnata una sospensione… è questione di attimi… tra poco il preside mi farà chiamare > chiarii.

 

Era sempre così…

 

< Ci dev’essere un modo… > provò a parlare ma lo interruppi subito.

 

< No, non c’è…  > gli rivolsi un ultimo sguardo prima di voltarmi ed andarmene.

 

 

 

---------

Grrrrr Newton… posso ucciderlo??? Sì, sei l’autrice della storia dopotutto… mhhh ci penserò su!

Bene ragazzuole mie! Tutto bene? Che ne pensate del capitolo? Noioso? Volete uccidermi? E se lo fate poi chi vi dice come fa a finire la storia? (lettrici: sopravviveremo benissimo lo stesso).

 

Volevo ringraziare di cuore i 5 angeli che hanno recensito lo scorso capitolo (e spero recensiscano anche questo).

 

 

 

Recensione di Sabry87 [Contatta], del 22/09/2009 - 06:16PM sul capitolo 10: What do you think about ? - Firmata

Ciaooo carissima! Menomale che sei sempre presente! Purtroppo non era Edward… e adesso che succederà? Isa verrà espulsa? Aspetto un tuo parere sulla ff! baci

 

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta], del 22/09/2009 - 05:54PM sul capitolo 10: What do you think about ? - Firmata

Ciao vampira veggente? Todo bien?

Per prima cosa, tanto per chiarire: LE TUE RECENSIONI SONO SPETTACOLARI!!!! GRAZIE, DAVVERO!

Passo a rispondere alla tua recensione:

1. Purtroppo questa volta non ci hai preso… la manina era di Newton… grrr!

2. Mi hai chiesto “come mai Edward non la porta in braccio?” e poi ti sei risposta da sola: il “mio” Edward non è uguale a quello di zia Meyer!

3. Per la festa di Alice bisognerà aspettare almeno altri 2 capitoli (se ho fatto bene i conti), prima mi devo occupare dell’espulsione… cmq ti anticipo che ci sarà un colpo di scena *Michela prevede già cosa succederà e ride davanti allo schermo*

4. Tuo padre è un grande. Mi riferisco sia a Spumona che al tuo nome…

5. Questione “ISA”. Vedo che il tuo cervello super intelligente anche questa volta ha analizzato la situazione. Hai già capito che Isa ha avuto un cambiamento e hai anche capito che risale all’”epoca Phoexiana”… pian piano aggiungerò altri indizi nel capitoli. Bravissima a ricordarti di Alex (l’Ex), racconterò anche di lui…!

6. che non mi libererò facilmente di te è un ottima notizia. Quando ho visto che i commenti si sono fermati a 5 ci sono sinceramente rimasta male… ma grazie alla tua recensione chilometrica è come ne avessi ricevuti 10. GRAZIE ancora!

Passando a questo capitolo… che ne pensi? Dello spoiler? Aspetto la tua chilomentica recensione ;)

 

Recensione di barbyemarco [Contatta], del 22/09/2009 - 05:41PM sul capitolo 10: What do you think about ? - Firmata

Eccomi. Ieri (finalmente) ti ho mandato il 12°capitolo di questa ff da correggere (povera piccola… quante ff devi leggere???). spero di sentirti prestissimo. Colgo l’occasione per ringraziarti per il tuo ottimo lavoro di beta!!! GRAZIEEEEEEEE teso. Bacioni

 

Recensione di Giuliii [Contatta], del 22/09/2009 - 04:07PM sul capitolo 10: What do you think about ? - Firmata

Ho visto che hai aggiornato anche tu l’altra volta… spero lo farai anche oggi! Purtroppo non ci avevi preso con lo spoiler… anche se come prospettiva era decisamente migliore!!! Cosa ne pensi di questo capitolo? Fammi sapere presto. <3

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta], del 22/09/2009 - 03:48PM sul capitolo 10: What do you think about ? - Firmata

Grazie carissima per la recensione!!!! Ti adoro! Spero che anche questo capitolo di sia piaciuto! Aspetto il tuo parere. Bacioni

 

 

 

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Spoiler:

 

< Ciao Jazz > risposi con un sorriso.

 

< Non c’è nessuno > constatai ad alta voce indicando con l’indice la porta dal vetro opaco dell’infermeria.

 

Jazz appoggiò la mano sulla maniglia della porta e, sebbene credessi che la porta fosse chiusa a chiave, l’aprì.

 

< Ci penso io a te… > mi fece cenno di sdraiarmi sul lettino.

 

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GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge.

 

 

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Statistiche:

 

76 preferiti

57 seguiti

364 letture

47 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Prossimamente tra noi: :

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Capitolo 12
*** Expelled II ***


Riassunto dei capitoli precedenti:

Riassunto dei capitoli precedenti:

 

Isa si è trasferita a Forks, dal padre, circa un anno fa dopo essere stata sospesa dagli istituti di Phoenix e ha subito fatto amicizia con Jessica e Angela.

Edward, Emmett e Jasper sono fratelli e sono vampiri. Si sono appena trasferiti a Forks.

Alice Brandon è umana. Compagna di banco di Isa nell’ora di trigonometria e ragazza ricca sfondata.

Rosalie Hale è anch’essa un umana. Cheerleader della squadra di football. Fidanzata con Royce King Isa e Edward hanno avuto modo di incontrarsi in un locale dove hanno subito approfondito la loro conoscenza… ehm… . Il giorno successivo Isa viene a scoprire che Edward (e i suoi fratelli) sono i nuovi studenti della Forks High School.

Spero di aver chiarito a tutti le idee. Vi capisco bene: a volte si leggono/seguono così tante fic che dopo di rischia di fare confusione.

Capitolo betato da: barbyemarco GRAZIE TESORO.

Nonostante tutti i tuoi innumerevoli impegni riesci a seguirmi. Ti voglio bene,

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap.  Twelve   Expelled II

 

 

 

L’eco dei tacchi dei miei stivali in camoscio rimbombava per il corridoio ormai isolato.

 

Finalmente mi fermai. Avevo bisogno di restare sola, di sfogare la mia rabbia.

 

Quale divinità avevo offeso ? Perché capitavano tutte a me ?

 

L’unico posto dove potevo sperare di trovare un po’ di tranquillità era questo: lo stanzino delle scope.

 

No, mi sbagliavo.

 

A quanto pareva neanche questo era un posto tranquillo…

 

All’interno dello stanzino Thomas e Alicia stavanoapprofondendo la loro conoscenza”

 

Mi fissarono per qualche secondo con gli occhi in prossimità di uscire dalle orbite. Stupefatti dall’essere stati scoperti nudi e, per di più, in quella strana posizione da esperti del kamasutra…

 

Li fulminai entrambi con lo sguardo e si affrettarono a rivestirsi come meglio potevano.

 

Mi bastò un gesto della mano, accompagnato ad uno sguardo truce per intimargli di andarsene alla svelta.

 

Mi ritrovai finalmente sola.

 

Chiusi la porta con un tonfo, presi un grosso respiro, poggiai la schiena contro il muro e mi lasciai cadere.

 

Lo sgabuzzino era buio e l’aria puzzava tremendamente di muffa, candeggina, lattice e di sesso, ma era l’unico posto dove potevo starmene in pace a pensare. Insomma, meglio di niente tutto sommato.

 

< Stupida, sono solo una stupida > dissi cingendomi le gambe tra le braccia e poggiai la fronte su di esse.

 

Alcune lacrime presero a scorrere sulle guance. Le lacrime che fin ora mi ero ripromessa di non far scendere.

 

Ero riuscita in un anno a trovare non una, ma ben tre amici veri. Ero riuscita ad affermarmi tra le ragazze più popolari e desiderate della scuola. Avevo trovato Edward…

 

Ero dannatamente sbagliata.

 

Tutto di me era sbagliato; persino la mia nascita era stata un errore, tant’è che pochi mesi dopo mia madre lasciò Charlie e si trasferì a Phoenix.

 

Renèe era troppo occupata a cercare l’uomo giusto e a fare tante di quelle sciocchezze che avevo perso il conto. Diceva che doveva rimediare al fatto che aveva sprecato i migliori anni della sua giovinezza con mio padre. Mi vedeva più come un ostacolo che come una figlia. Appena poteva mi lasciava da sola o mi affidava a baby sitter sconosciute…

 

Non è stato semplice imparare da soli, senza una guida, a sapersela cavare in un mondo di merda come questo.

 

Tutto l’amore negato, tutte le carezze mai ricevute si tramutarono in risentimento represso e finii per diventare quella che sono adesso: una ragazza sbagliata che non può provare amore, una ragazza che non sa neanche cosa vuol dire la parola amore, una ragazza senza regole e senza freni…

 

Ma questo non mi giustificava affatto. Non potevo incolpare i miei di quello che ero diventata.

 

Toc Toc.

 

Qualcuno bussò alla porta.

 

E menomale che era un posto tranquillo questo…

 

Smisi di piangere smorzando un singhiozzo in gola e mi asciugai in fretta il viso con le maniche del maglioncino nero: non volevo che nessuno mi vedesse in questo stato.

 

Restai in ascolto.

 

Giuro che se è di nuovo Thomas con quell’altra questa volta…

 

< Isa, sono io > la voce di Angie dietro la porta mi sorprese.

 

Non risposi ma mi allungai con un braccio quanto bastava per far scattare la serratura.

 

Angie entrò e senza dire una parola si posizionò seduta di fronte a me.

 

Lo stanzino era così piccolo che le nostre ginocchia quasi si toccavano.

 

Tornai con la testa tra le gambe e di nuovo i singhiozzi tornarono prepotenti.

 

Angie non disse niente. Sapeva che non era proprio il caso di uscirsene con frasi tipo: “andrà tutto bene” o altre stronzate simili. Bastava unicamente la sua presenza per confortarmi.

 

Sentii che trafficava con del polistirolo o della plastica protendendosi verso lo scaffale alla sua sinistra.

 

Poi mi passò qualcosa: un rotolo di carta igienica di modestissima qualità di quelli con la carta ruvida e giallognola. Strappai alcuni fogli e mi soffiai il naso.

 

Intrecciò le dita della sua mano destra con quelle della mia mano sinistra.

 

< Credo che non ti libererai di me così presto, sai? > Disse dopo qualche minuto che i miei singhiozzi erano scemati.

 

Non capii cosa volesse dire, ma il nodo alla gola non mi permetteva di parlare e di chiederle spiegazioni.

 

< Mi iscriverò all’Alaska Pacific University > continuò.

 

< Cosa ? > Il nodo si era decisamente sciolto, avevo praticamente urlato.

 

< Tu non lo farai > minacciai puntandole un dito contro

 

< Tu devi andare ad Harvard o a Yale. Tu sei intelligente. Angie non rovinarti la vita. Ti prego... >  il tono diventò sempre meno duro, quasi supplichevole.

 

< D’accordo > sospirò.

 

Mi calmai dopo questa specie di promessa.

 

< Cosa dicono? È tanto grave? > Chiesi pensando al chiacchiericcio che si era certamente generato tra gli studenti.

 

Angie prese per parlare ma la interruppi bruscamente.

 

< Anzi. Meglio di no. Non lo voglio sapere >  ritrattai.

 

Ero già abbastanza incazzata per i fatti miei, non volevo sentire altre stronzate e… poi che mi importava di quello che pensavano gli altri? Io, ad ogni modo, ero convinta di aver fatto la cosa giusta.

 

La campanella suonò e non appena quel rumore assordante, che spesso mi aveva salvato da interrogazioni, finì, parlai.

 

< Angie vai pure > la esortai.

 

Mi fissò preoccupata. Lessi nel suo sguardo la minaccia che se non fossi andata anche io lei non si sarebbe mossa da lì.

 

< D’accordo > tirai un forte respiro < ti raggiungo tra poco>.

 

Appena Angie uscì mi catapultai in bagno che, grazie a Dio, era vuoto. Mi sciacquai la faccia e mi specchiai.

 

Se dovevo andarmene

 

< …Tanto valeva farlo con stile > dissi alla Isa riflessa nello specchio che sorrise.

 

Asciugai il viso, ripassai la matita nera dentro l’occhio e aggiunsi altro gloss alle labbra.

 

La mano destra era ancora indolenzita. Provai a distendere tutte le dita e con non poca difficoltà ci riuscii.

 

Forse era il caso di fare un salto in infermeria prima.

 

Dopo aver riempito i polmoni di aria. Uscii dal bagno a testa alta.

 

Alcuni studenti mi fissavano stupefatti, altri cercavano di battermi un cinque e si congratulavano, altri ancora commentavano con enfasi l’accaduto facendo una radiocronaca dettagliata e aggiungendo particolari inesistenti…

 

Passai tra loro come se non fosse successo nulla e raggiunsi la mia meta.

 

Bussai alla porta dell’infermeria ma non rispose nessuno.

 

Ma in questa città c’era qualcuno che aveva voglia di lavorare?

 

< Hey Isa ! > Qualcuno mi salutò da dietro le spalle facendomi sobbalzare.

 

Mi voltai e vidi Jasper.

 

< Ciao Jazz > risposi con un sorriso.

 

< Non c’è nessuno > constatai ad alta voce indicando con l’indice la porta dal vetro opaco dell’infermeria.

 

Jazz appoggiò la mano sulla maniglia della porta e, sebbene credessi che la porta fosse chiusa a chiave, l’aprì.

 

< Ci penso io a te… > mi fece cenno di sdraiarmi sul lettino.

 

Obbedii divertita mentre lui apriva le ante dell’armadio grigio in fondo alla stanza.

 

Tirò fuori alcuni arnesi per la medicazione, avvicinò lo sgabello bianco e si sistemò accanto al lettino.

 

< Dott. Cullen la prego non mi faccia male > feci una voce melodrammatica.

 

< Stia tranquilla signorina, lei è in buone mani… > sorrise.

 

Era strano. Mi sentivo strana. Poco prima piangevo come una dannata e adesso mi sentivo… allegra.

 

Non ero affatto normale…

 

< … Dott. House nostrano, non è che hai qualcosa anche contro i problemi psichici? > Chiesi.

 

La sua risata suonò ilare < Mhh > finse di cercare qualcosa nelle tasca dei pantaloni e in quella della camicia < No, mi spiace >.

 

Dopo averlo innestato, poggiò sulla mano monca del ghiaccio istantaneo.

 

< Guarirà presto > si riferì alla mano.

 

Annuii e mi concentrai a fissare un punto indefinito sul muro.

 

< Sai , non è il caso di essere tristi > se ne uscì dopo un po’.

 

Nooooo, ma chè! Non c’era motivo di esserlo! Stavo solo per essere espulsa… un'altra volta…

 

Sarei entrata nel Guiness dei Primati come “ragazza con più espulsioni”, per lo meno…

 

< Ora dobbiamo fasciarla > spiegò prendendo della garza.

 

< Io dico di no > mi rifiutai ritraendo la mano.

 

Che figura ci avrei fatto? Non potevo far vedere a tutta la scuola che nel colpire quella testa di minchia di Newton mi ero anche rotta una mano.

 

Sembrò capire e si alzò per riporre la garza nell’armadietto.

 

< Adesso è meglio che tu vada > sorrise voltandosi leggermente verso di me < la visita è finita >.

 

< Grazie dottore! > Mi alzai di scatto dal lettino e uscii dall’infermeria ancora inspiegabilmente euforica.

 

Percorsi lentamente  il corridoio per raggiungere l’aula della lezione di spagnolo nonostante fossi in ritardo di più di mezz’ora.

 

La cosa positiva di tutto questo era che adesso avrei potuto togliermi parecchi sassolini dalla scarpa… valanghe di sassolini… insultando qualche professore, magari…

 

Le mie considerazioni furono interrotte da una ragazza nipponica che mi raggiunse con il fiatone.

 

< Il preside vuole vederti. Subito > mi informò con la poca aria che le era rimasta nei polmoni.

 

Tadan… il momento del verdetto era arrivato…  pensai.

 

Tutto il mio buon umore ad un tratto svanì nel nulla lasciando posto a una voragine di ansia e angoscia.

 

Salutai la nippo-girl con un gesto della mano e mi avviai verso l’edificio A.

 

Man mano che mi avvicinavo all’ufficio del preside Smith, sembrava quasi che ogni passo fosse scandito da una di quelle musiche dell’orrore alla Hickok.

 

La tentazione di voltarmi e andarmene a casa era troppa, ma Isa non si tirava indietro. Era una questione che dovevo affrontare personalmente….e poi se non ci fossi andata io avrebbero certamente chiamato mio padre in centrale, e la cosa sarebbe andata anche peggio.

 

Raggiunsi la presidenza in pochi minuti, troppo pochi a mio parere. Ma prolungare quest’agonia sarebbe stato solo troppo autolesionista…

 

Via il dente via il dolore, no?

 

Indossai la solita maschera della strafottenza e entrai con un sorrisino tagliente.

 

< Signorina Swan ! > La Coope sembrava più euforica del solito.

 

E adesso che ci facevo caso tutto il personale della scuola che avevo incrociato venendo qui sembrava così…così raggiante…

 

Possibile che questi loro sorrisi a trentatre denti fossero dovuti alla mia imminente espulsione? Non riuscivo a crederci.

 

Visto che le cose stavano così, prima di andarmene avrei trovato certamente un modo per farmi ricordare anche da loro…

 

Senza accorgermene avevo accompagnato le immagini di vendetta ad uno sfregare concitato delle mani, stile signor Burns dei Simpson.

 

< Accomodati pure > la voce della Coope mi fece tornare con i piedi per terra.

 

Annuii dirigendomi come un automa davanti alla porta del Preside.

 

Il momento del verdetto era arrivato…

 

Addio Forks High School, addio Jess e Angy, addio Edward…

 

 

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Lo so, lo so a cosa state pensando! Anche io odio i capitoli di transizione… in cui non succede un bel niente… e vi lasciano un po’ così… ma serviva, vi assicuro.

Dai, abbiamo almeno spiegato un po’ del passato di Isa, il legame con Angela e un inizio di amicizia con Jasper, no? Inoltre pare che Isa abbia accettato la sospensione, non vi pare?

Bèh, spero vi sia piaciuto lo stesso!

 

Ah! Quando scrivo “nippo-girl” ovviamente non voglio offendere nessuno. Ho un sacco di amiche “nippo-girl” e le adoro.

 

Adesso che accadrà? Vi anticipo nel prossimo l’arrivo di un “nuovo” personaggio fin’ora non menzionato. (?)

 

Permettetemi di ringraziare di cuore i 10 tesori che hanno recensito lo scorso capitolo… GRAZIE MILLE ^^

 

 

 

 

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta], del 29/09/2009 - 06:45PM sul capitolo 11: Expelled I - Firmata

Ciao carinissima!

Primo, anche se pubblico un’altra storia non significa che io non abbia niente in sospeso… *Eli si guarda in torno con molta nonchalance* … infatti prima di pubblicare “tredicesima ora” devo almeno finire due fic che ho in sospeso… prevedo di pubblicarla entro tre anni, quindi.

Esatto, il pov era di Isa (come avrai notato). Niente di preoccupante ho messo quello spoiler perché sono tanto ma tanto sadica… hihi! Dello spoiler di questo capitolo che ne pensi? Cosa potrebbe succedere, secondo te?

Guarda anche io avrei reagito come ha fatto Isa… è una cosa che non sopporto proprio questa pur essendo anche io pacifista… muaahahahahah hai picchiato due ragazzi? Sei troppo una grande! Ahahah! Non so i motivi ma sono convinta che avevi ragione!

Ti assicuro che Edward non picchierà/ucciderà Mike, tranquilla… non arriverei mai a quel punto (credo)! Quindi, il “colpo di scena” non era questo… si accettano altre “teorie”.

Come sempre ti ringrazio per il commento! Spero che questo ti sia piaciuto!

Bacioni.

 

 

 

 

 

 

 

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Spoiler:

(Il capitolo è ancora in work in progress)

 

Oh merda…

 

< Oh merda > ripetei il pensiero ad alta voce.

 

Iniziai a correre come un ossessa per i corridoi.

 

Spalancai le porte di alcune aule senza successo.

 

Finché non aprii quella della lezione di diritto e lo vidi.

 

< Cullen! Fuori. Subito. > urlai.

 

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GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge.

 

 

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Statistiche:

 

80 preferiti

62 seguiti

393 letture

48 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 13
*** How much I weigh? ***


Se state leggendo queste parole vuol dire che avete visto l’aggiornamento e vi state accingendo a leggere il 13° capitolo di q

Se state leggendo queste parole vuol dire che avete visto l’aggiornamento e vi state accingendo a leggere il 13° capitolo di questa fic…COMPLIMENTI DAVVERO per il coraggio e l’intraprendenza dimostrata. No, scherzo! XD! Grazie di essere qui (*tutte le lettrici contemporaneamente cliccano il pulsantino X in alto a dx ed escono dalla pagina* ç__ç).

 

Emmmh, per quelle che sono rimaste: capitolo molto più lungo del solito (in teoria sarebbe stato dividibile in 2 capitoli ma ho preferito non fare la stronzetta – questa volta – ) spero apprezziate.

 

Sono in anticipo, avrei dovuto postare martedì ma non c’ è l’ho fatta proprio ad aspettare! Inoltre sono un po’ giù e ho pensato che magari leggendo un po’ i vostri commenti mi sarebbe tornato il buon umore…

 

Alla fine del capitolo troverete un piccolo messaggio della Beta (la mitica barbyemarco!)

 

Okay, vi lascio al capitolo…

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. thirteen    How much I weigh?

 

 

 

< Swan, si accomodi > il preside mi fece cenno di sedermi sulla sedia di pelle nera di fronte a lui.

 

Mi stupii di non trovare ragazzi urlanti e smagriti chiusi in gabbie o altre cose simili….

 

Mi guardai un po’ intorno.

Effettivamente non ero mai stata nell’ufficio del preside Smith prima d’ora.

I mobili erano di un legno scuro e massiccio, le finestre, appesantite da tende fin troppo spesse, rendevano la stanza ancora più cupa. L’ufficio era, inoltre, adornato da alcune piante ad altezza d’uomo…come se non ci fosse già abbastanza verde da queste parti…

 

Smith continuava a fissarmi compiaciuto. Negli occhi la stessa scintilla dei suoi collaboratori, anzi, potevo affermare con certezza che era lui ad essere quello più soddisfatto…

 

La cosa mi irritava terribilmente.

 

Mi sedetti accavallando le gambe con uno slancio degno di Sharon Stone in Basic Instinct e fissai il mio interlocutore dritto negli occhi con odio.

 

< Bèh > si schiarì la gola < saprà certamente perché l’ho fatta chiamare… >

 

< Già > risposi fredda.

 

< Ho saputo che ha colpito Mike Newton durante l’ora… >

 

< Sì, sì. Le spiace se andiamo direttamente al sodo? > Lo interruppi bruscamente.

 

< Ma certo, non le farò perdere altro tempo > sghignazzò, gesticolando più del necessario.

 

< Mi serve solo una firma qui > disse indicando con un dito tozzo il punto in cui dovevo firmare < e qui > girò il foglio dopo essersi inumidito il dito con la saliva… disgustoso

 

Osservai la cascata di parole per un attimo. Non avevo alcuna intenzione di leggermi tutta la pappardella.

 

< Okay >  firmai con uno scarabocchio e restituii i fogli.

 

Era stato più facile e veloce di quanto immaginassi

 

< Suo padre mi ha già fatto avere le firme necessarie > affermò livellando con un colpetto i fogli per poi sistemarli all’interno di una cartelletta verde.

 

Mio padre? Mio padre era già al corrente delle mia sospensione? Come mai non mi aveva ancora chiamata?

 

Mi stupii che non fosse venuto a scuola, con tanto di sirene spiegate, a tirarmi per i capelli e a piazzarmi sul primo volo per l’Alaska.

 

< Mio padre è già passato? > Chiesi con voce che tradiva il mio stato d’animo.

 

< No. In realtà mi ha fatto spedire i documenti da un corriere. Capisco che sia molto occupato, d’altronde > rispose.

 

Mio padre occupato? Quando mai?

 

< Sono contento che abbiamo trovato questa… soluzione > proseguì allungando una mano verso di me come per sancire un accordo.

 

Lo osservai senza capire a che cavolo si stesse riferendo, tuttavia allungai la mano e strinsi la sua debolmente.

 

< …E ringrazi anche suo padre per la generosa donazione… >

 

< Scusi, di... cosa... sta... parlando? > Chiesi non riuscendo a connettere i pochi neuroni del mio cervello.

 

< Ah ah ah! > rise < Mi avevano detto che era una ragazza spiritosa… > constatò.

 

Peccato per lui che non stessi scherzando…

 

< Mi riferisco ai cinquanta mila dollari che ha donato alla scuola per l’apertura della biblioteca a suo nome > enunciò come se la cosa fosse ovvia.

 

Smisi di respirare e potrei giurare che, anche il mio cuore per qualche secondo si fermò.

 

Come un automa mi sollevai lentamente dalla poltroncina e, senza mai dare le spalle al preside, mi diressi verso l’uscita.

 

Uscii senza neanche salutare, mentre Smith continuava a osservarmi con un ampio sorriso che mi permetteva di scorgere anche un molare d’oro, finché non sparii dalla sua visuale.

 

< Swan? Va tutto bene? > La Coope si accorse della mia espressione persa nel vuoto.

 

Non risposi e lentamente mi incamminai senza sapere dove fossi diretta.

 

Cinquanta mila dollari…

Cinquanta mila dollari …

Cinquanta mila dollari …

 

Continuavo a ripetermi come una mantra.

 

Non era possibile. Si stavano prendendo gioco di me?

 

Fermo restando che Charlie non aveva cinquanta mila dollari, e, anche se li avesse avuti non avrebbe mai, e sottolineo mai, donato alla scuola neanche un dollaro per evitare una mia sospensione…

 

Chi poteva mai aver fatto una cosa del genere?

 

< Sai , non è il caso di essere tristi >

 

Mi tornò in mente quella frase di Jazz detta con quel sorriso. Era così maledettamente sicuro…fin troppo sicuro…

 

Oh merda…

 

< Oh merda > ripetei il pensiero ad alta voce.

 

Iniziai a correre come un’ossessa per i corridoi.

 

Spalancai le porte di alcune aule senza successo.

 

Finché non aprii quella della lezione di diritto e lo vidi.

 

< Cullen! Fuori. Subito. > Urlai.

 

La professoressa della quale non ricordavo mai il nome guardò prima me e poi Edward.

 

< Swan non … > iniziò a parlare ma Edward la zittì con un semplice gesto della mano.

 

Si alzò con tutta la calma del mondo dal suo banco, raccolse le sue cose e si accinse a raggiungermi fuori dall’aula.

 

Tutta quella lentezza non faceva altro che alimentare il mio nervosismo. Mi trovai a battere un piede scandendo quegli interminabili secondi.

 

Quando mi raggiunse chiusi la porta.

 

< Vieni > ordinai.

 

Con passo veloce mi diressi verso l’uscita.

 

Edward stava dietro di me. Ma dovetti girarmi più volte per verificare che ci fosse, dato che non riuscivo ad avvertire la sua presenza e… puntualmente mi sorrideva.

 

Durante il breve tragitto cercai di formulare un discorso di senso compiuto da riversare a Edward quando finalmente gli avrei parlato, ma la faccenda mi risultava più difficile del previsto… ero troppo agitata.

 

< Allora? Che mi dovevi dire? > Chiese una volta fuori.

 

Prese una sigaretta dalla tasca dei jeans e l’accese.

 

< Cinquanta mila dollari > sbottai furiosa andando dritta al punto senza tergivisare.

 

< Cinquanta mila dollari? > Chiese facendo il finto tonto.

 

Okay, non voleva collaborare…

 

Esasperata mi sedetti al ciglio del marciapiede con entrambe le mani sulla fronte cercando di calmarmi.

 

Si avvicinò per offrirmi una sigaretta che rifiutai con un movimento del capo.

 

< Mi riferisco a una donazione effettuata a questa cazzo di scuola per evitare la mia sospensione > precisai con una calma che non mi apparteneva. Non in questo momento.

 

< E io cosa potrei farci? > Buttò fuori una nuvola di fumo.

 

Stava mentendo.

 

Per quanto mi sembrasse assurdo, non poteva che essere stato lui. Chi altro si sarebbe preso questa briga? Chi avrebbe mai sborsato una cifra del genere per me?

 

< Non posso accettare >

 

< La scuola li ha già accettati > affermò impassibile.

 

< Lo sai che anche se lavorassi una vita non riuscirei a restituirteli, vero? >

 

< Non voglio che me li restituisci, infatti.> precisò.

 

Non ci vidi più. Mi alzai di scatto e gli puntai un dito contro.

 

< Non voglio i tuoi soldi > ringhiai a un centimetro dal suo viso.

 

< Non importa se li vuoi o no > disse calmo passandosi una mano tra i capelli.

 

< Cazzo. Edward. Riprenditi i tuoi maledettissimi soldi >

 

< Quel che è fatto è fatto… Non potresti semplicemente ringraziarmi? > Sorrise tranquillo.

 

< Vaffanculo > sbottai.

 

< Lo prendo come un “grazie” ? >

 

< Cazzo! > Pestai i piedi per terra. < Perché? > Urlai cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di fuoriuscire.

 

< Perché fai questo? Perché ti premuri di pagarmi il pranzo in caffetteria > indicai il pollice per iniziare il conteggio < di invitarmi alla festa di Alice > altro dito < …di evitarmi una sospensione pagando un patrimonio? > Conclusi.

 

< Non devi preoccuparti per me solo perché abbiamo fatto sesso… > le lacrime cominciarono a irrigarmi copiose il viso < sono solo una puttana… >

 

Non volevo mi vedesse così. Chiusi la zip della giacca con forza e mi incamminai dandogli le spalle.

 

Destinazione: il più lontana possibile da Edward Cullen.

 

Mi bloccò un braccio e mi avvicinò pericolosamente al suo viso  < Non lo faccio affatto per quello e tu non sei una puttana > soffiò sulle mie labbra.

 

< Lasciami stare > mi divincolai.

 

Abbandonò la presa e mi lasciò andare.

 

Montai sul pick-up e avviai il motore che, da quando mi era stato riconsegnato, andava a meraviglia. Immaginai che, anche in questo caso, doveva esserci lo zampino di Edward. Anzi ero più che sicura che fosse opera sua.

 

Maledizione…

 

Imprecai contro Cullen, picchiai un pugno sul volante e partii.

 

Le lacrime che mi annebbiavano la vista, mi permettevano a malapena di scorgere gli ostacoli quando li avvicinavo, infatti evitai all’ultimo momento un sasso che quasi certamente mi sarebbe costato il cambio di una gomma.

 

Quando la calma sbollì, almeno in parte, capii di aver guidato fino a La Push.

 

Inconsciamente mi ero spinta fino a qui perché avevo bisogno di lui.

 

Scossi la testa in segno di diniego. Iniziai a pensare che non fosse stata proprio una buona idea.

 

Non lo vedevo da almeno un mese e non sarebbe stato carino venirlo a trovare solo perché avevo un disperato bisogno di sfogarmi. E poi a quest’ora, come tutti gli altri Lapushiani, doveva trovarsi a scuola… anche se non ci avrei messo la mano sul fuoco… ci andava con una frequenza che io avevo definito “mestruale” : una volta al mese, per intenderci.

 

Bèh ormai ero qui…

 

Deviai in una stradina non asfaltata con sassolini bianchi e in men che non si dica mi ritrovai davanti a casa sua.

 

Frenai facendo stridere le ruote sul ghiaino e dopo aver preso un bel respiro scesi dal pick-up.

 

Ero elettrizzata… avevo proprio voglia di vederlo; lui avrebbe saputo cosa consigliarmi.

 

Mi sorpresi del mio umore che cambiava ad una velocità impressionante; iniziai a credere di essere entrata in una strana forma di menopausa anticipata.

 

Fuori l’aria era pungente, il mio respiro disegnava nuvolette di condensa. Sfregai le mani tra loro per infondermi un po’ di calore, inutilmente.

 

Aprii la porta, sapevo di trovarla aperta, non chiudevano mai a chiave!

 

< è permesso? > Vociai facendo capolino con la testa all’interno.

 

< Avanti > la voce grossa di Billy Black mi giunse dal salotto. Pareva scocciato.

 

Scorsi la sua figura, era seduto a guardare un poliziesco in Tv.

 

Alzai la mano destra con il palmo rivolto verso di lui in segno di saluto  < Augh! > Affermai scherzosamente con un sorriso.

 

< Jacob è in camera sua > mi informò senza spostare la sua attenzione dallo schermo.

 

Mi odiava.

 

Se non fossi stata la figlia di un suo carissimo amico mi avrebbe già sbattuta fuori di casa.

Credeva, non a torto, che fossi un’influenza negativa per Jacob.

 

Alzai le spalle e mi incamminai spedita verso la camera, se così si poteva definire, del mio più caro amico.

 

Jacob era la persona che più mi conosceva, l’unico ad aver visto e vissuto il mio…diciamo cambiamento. Eravamo amici fin dall’infanzia e trascorrevamo molto tempo insieme quando ero costretta, in estate, a raggiungere mio padre a Forks.

 

A lui potevo raccontare tutto, ma proprio tutto…

 

Raggiunsi la sua camera. Picchiettai con un pugno sulla porta di legno ma non ebbi nessun riscontro.

 

Ma Billy mi ha detto che era qui…

 

Decisi di aprire ugualmente la porta e lo vidi.

 

Era sdraiato sul suo letto, perennemente sfatto, praticamente nudo se non fosse stato per quei boxer neri. Alle orecchie due cuffie che spiegavano il perché non mi avesse risposto. La musica si sentiva fino a qui.

 

Era davvero bello. La sua pelle eternamente bronzea risaltava sulle lenzuola bianche. I suoi muscoli scolpiti, inspiegabilmente sempre più ben definiti, facevano bella mostra sulla sua corporatura perfetta. I capelli lunghi dritti e neri contornavano il suo viso. Aveva appena diciassette anni ma ne dimostrava almeno venticinque. Ogni giorno appariva sempre più grande.

 

Era bello sì, ma non come Cullen…

 

Io e Jacob eravamo attratti l’uno dall’altra, questo era innegabile, e anche piuttosto normale per due esemplari etero. Ma avevamo sancito un accordo, neanche troppo tacito, in cui ci impegnavamo a non andare a letto insieme.

Se quello fosse disgraziatamente accaduto avremmo irrimediabilmente distrutto un Amicizia e questo era assolutamente da evitare. Entrambi concordavamo totalmente a riguardo.

 

L’amicizia tra uomo e donna? Tutte puttanate.

C’era sempre un coinvolgimento, grande o insignificante che fosse, tra i due soggetti interessati...ma se volevamo rimanere amici, queste erano le condizioni.

 

< Hey Jay!> Urlai andandogli incontro.

 

Mi dedicò uno dei suoi sorrisi più belli, senza però muoversi di un millimetro dalla sua posa statuaria.

 

Lo abbracciai.

 

< Mamma mia quanto puzzi > affermò convinto storcendo il naso.

 

Scherzava. Io non sentivo nulla.

 

< Grazie. Anche tu mi sei mancato > risposi sarcastica.

 

Mi feci spazio affianco a lui, mi sdraiai e poggiai la testa sui suoi addominali. Gli rubai una cuffia e me la misi in un orecchio.

 

pa pa pa paaaa...uno dos tres quatro..rumba...rumba...

 

< Non è che potresti vestirti? >

 

< Mhh, no > rispose tranquillo voltandosi per incontrare il mio sguardo < ho caldo > rise.

 

Scoppiai a ridere anche io.

 

< Dai! Mettiti su qualcosa o non risponderò delle mie azioni… > lo stuzzicai scherzosamente.

 

< Visto che le cose stanno così, mi vedrò costretto a togliere anche questi > sollevò un pò l’elastico dei suoi boxer.

 

< Direi che è meglio lasciarlo lì dov’è > risposi ridendo.

 

Era incredibile come mi facesse sentire bene. Per un attimo il discorso “cinquatamila dollari” era improvvisamente svanito nel nulla.

 

< Ma come fai ad avere caldo? > Domandai mentre ancora ridevo < Ci saranno zero gradi fuori > a quella affermazione, pensando al freddo all’esterno, mi coprii fino al naso con la giacca. Sembravo un fagottino infreddolito.

 

Non rispose. Si limitò a un gesto delle braccia.

 

< La scuola è un optional? > Chiesi poi ironicamente giocando con il filo delle cuffie.

 

< Inutile perdita di tempo > affermò sbuffando.

 

Anche su questo eravamo assolutamente d’accordo.

 

< Tu? >.

 

< Altra domanda di riserva? >.

 

< Che è successo? >.

 

< Se ti dicessi che a Forks verrà prossimamente inaugurata una biblioteca a mio nome ci crederesti? >.

 

Mi guardò per un attimo serio e… scoppio a ridere.

 

< Ah ah! Ma come ti vengono ‘ste cose? >. Era talmente divertito che gli lacrimavano gli occhi e non riusciva a smettere di ridere.

 

Sbuffai aspettando che la finisse.

 

No, non potevo aspettare… < Jake, è vero… purtroppo >.

 

< Aspetta > si ricompose tornando serio < mi sono perso qualcosa? >.

 

< Mhh, vediamo > feci finta di pensarci < Iniziamo con il dire che ho conosciuto un ragazzo, Edward >.

 

< Ma che cazzo di nome è Edward ? > Enfatizzo il nome e gli diedi un buffetto sui pettorali.

 

< Comunque… > mi schiarii la voce, mi risultava un po’ difficile parlargli di questa parte del resoconto < l’ho conosciuto in un locale e … >.

 

< Bella? >  Mi fulminò con lo sguardo < Te lo sei scopato? >.

 

< Nooo > risposi subito.

 

 

< Okay, sì > ammisi.

 

Mi conosceva fin troppo bene.

 

Mi rimproverò con lo sguardo.

 

< E lui cosa centra con la biblioteca? >.

 

< Se mi fai finire ti spiego >.

 

Era troppo impaziente.

 

< Poi il giorno dopo me lo ritrovo in classe a biologia >.

 

< Nooo che storia > mi interruppe, di nuovo.

 

Gli lanciai uno sguardo truce.

 

< …Poi quel rincoglionito di Newton ci ha provato con me e io gli ho tirato un destro dritto in faccia … >.

 

< La prossima volta chiama me >.

 

< Eh eh! Questa l’ho già sentita >.

 

< Ovviamente rischiavo l’espulsione ma… >.

 

< …Edwin ha pagato per far si che ciò non accadesse >.

 

< Si chiama Edward > precisai < comunque, sì >.

 

< Mhh, le cose sono tre. O questo tizio è innamorato di te alla follia, o c’ha i soldi da buttare o semplicemente è pazzo. Io dico più la terza però… >.

 

< Il problema non è quello. Io non li voglio i suoi soldi > piagnucolai.

 

< Uhh. No, mi correggo la pazza sei tu > appoggiò l’indice in mezzo alla mia fronte < Scusa, hai la possibilità di rimanere qui a Forks e ti lamenti ? >.

 

< Hai ragione > sussurrai.

 

Ero proprio un’ingrata…

 

Avrei dovuto essere riconoscente a Edward per quello che aveva fatto e non comportarmi come una pazza isterica…

 

< Nutella e film? > Propose.

 

< Sì >.

 

Certo che lui sapeva proprio farmi tornare il buonumore…

 

 

 

---------

Non ci posso credere O__O! l’avete letto tutto ma proprio tutto? WOoOoOW!

Che ne pensate sinceramente? C’è qualcosa che non vi è piaciuto ? (l’autrice gradisce suggerimenti e critiche costruttive ù.ù).

 

Per la descrizione di Jacob (era lui la “new-entry”). Voi che ne pensate?

Io me lo immagino così (altrimenti non si spiega proprio l’indecisione della Bella della Meyer!). Taylor è carino (tranne la parrucca orrenda che indossa), no? (anche se non mi sono ispirata solo a lui…anche a un’altra persona…a voi chi viene in mente? (questa è un po’ difficile)). Per tutte quelle che si stanno chiedendo come mai Jake non ha riconosciuto l’odore di vampiro, la risposta è semplice non si è ancora trasformato anche se ha già i vari mutamenti fisici (se dovessi collocarlo riferendomi all’originale sarebbe il periodo pre-cinema).

 

Cmq… non crediate che Isa si limiti a ringraziare Edward e bon. È pur sempre una ragazza con una dignità e con orgoglio … (ok, non aggiungo altro…).

 

Ringrazio tantissimo i 10 ammori che hanno recensito lo scorso capitolo… <3 

 

Recensione di barbyemarco [Contatta], del 06/10/2009 - 05:56PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Barby, è normale che accetto i tuoi consigli! Sono tutti molto validi! Ti ringrazio ancora moltissimo di tutto! Tvb. Eli

 

Recensione di Sheba_94 [Contatta], del 06/10/2009 - 05:28PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Signorina buon giorno! Passato il mal di testa? Lo so che ho un brutto vizio di lasciarvi così O__O! spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo lungo lungo, no? Visto? Non è stata espulsa… hihi! Piaciuta l’idea? Il personale scolastico era così contento perché apre una biblioteca a Forks!!! Eheh! Mica perché lei partiva! Dai, alla fine le vogliono bene!  XDXD! Nello stanzino delle scope mi porto Edward, ovvio…

Morsoliniiiiii a te, baci

Volevo ringraziarti per le lezioni di inglese… come vedi il titolo è opera tua… GRAZIE

 

Recensione di Bella_kristen [Contatta], del 06/10/2009 - 04:49PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Amoruccia! Sono d’accordissimo con te “per il bene dell’umanità” XD! Vedrò di far qualche scherzetto a Newton nei prossimi capitoli (ne ho già in mente qualcuno) *me sadica*.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere presto che ne pensi! Baciottoli.

 

Recensione di Sabry87 [Contatta], del 06/10/2009 - 04:15PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Che belloooooo che ti faccio ridere! Sì, tra un po’ mi chiamano a Zelig… sese come no! Questo ti piace? So che Jake non lo sopporti quindi suppongo che non ti abbia fatto molto piacere la descrizione… o no? Cmq prometto che non interferirà tanto con Ed e Bella. Bacioni, Eli

 

Recensione di Costance_Fry [Contatta], del 06/10/2009 - 04:06PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Ciao tesora! Visto? Era più lungo (ma credo sia solo un caso… eheh). Spero tanto che questo capitolo ti sia piaciuto anche perché quando Isa e Ed litigano mi saliva il nervoso pure a me… eheh! Certo che con Jazz non poteva esserci qualcosa… il fatto è che non volevo che Jazz e Emm rimanessero troppo in secondo piano!

Isa non poteva essere espulsa! Ti è piaciuta l’idea di Ed? l’hai trovata scontata? Fammi sapere, baci

 

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta], del 06/10/2009 - 03:41PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Tesoraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! Rispondo subito alla tua recensione:

- “[il nuovo personaggio] … secondo me è già stato menzionato, ma di sfuggita” giusto… però peccato non fosse Alex ma semplicemente Jacob (capitolo 1, 4 e 9).

- il colpo di scena era la donazione di Edward. Ci eri quasi arrivata “sono convintissima che Isa non verrà espulsa. […] C'è qualcosa che non mi quadra, e forse c'entra Edward. Giusto anche questo.

E menomale che scrivevi che eri fuori strada… embè!!!

Cmq ti ringrazio moltissimo per la tua analisi dello scorso capitolo (e io che credevo mi avreste lanciato i pomodori marci!).

Davvero ti sei commossa? Non sai quanto sto gongolando in questo momento! XD

Di questo capitolo che ne pensi?

Aspetto la tua recensione.

Ancora grazie. <3

 

Recensione di nightmare123 [Contatta], del 06/10/2009 - 03:24PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Tesora, anche a me va uno schifo… credo sia tutto normale… quand’è che ci facciamo una bella vacanza alle Maldive? Eheh!

Il capitolo? Che ne pensi? Scommetto che già avevi capito tutto, vero? Aspetto il tuo commento, mi fa sempre tanto piacere leggerli. Baci

 

Recensione di artemide88 [Contatta], del 06/10/2009 - 03:24PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Tesoruccia tranquilla! Ti assicuro che Ali e Jazz avranno i loro momenti… anche io li adoro!

Emmenomalechenonciazzeccavimai!!! Ci hai preso (eccome!). L’ho sempre detto che le mie non sono lettrici normali sono dei piccoli geni. XD. O forse sono io che scrivo cose banali e troppo scontate ç__ç! Aspetto il tuo commentino su questo. Baciottoli. Eli

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta], del 06/10/2009 - 03:19PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Ciau vampirella, todo bien? Grazie per il meraviglioso commento! Davvero ti sei commossa! WOW che bello! Non pensavo!

Questo capitolo ti piace? Te lo aspettavi? Fammi sapere pleaseeeee muoio dalla voglia di scoprire che ne pensi!

 

Recensione di Giuliii [Contatta], del 06/10/2009 - 02:59PM sul capitolo 12: Expelled II - Firmata

Ciau! Non è vero che non mi importa nulla… se vuoi sfogarti io sono qui! Capisco come ti senti, anche a me capita di essere triste e depressa ma di ridere come un idiota. Come si dice “ridere per non piangere”. Hai ragione ti ho lasciato in un punto critico della storia, spero ti aver recuperato con questo capitolo più lungo del solito! Non vedo l’ora di leggere il tuo aggiornamento anche se ho un po’ paura… brrrr!

Cmq ci avevi quasi preso sull’intervento di Edward. Brava.

Il “nuovo” personaggio era il migliore amico Jacob (sai che novità).

Di questo che ne pensi?

Bacioni, Eli

 

_____________________________________________________________________________________

Angolino della Beta:

 

Salve ragazze... è la prima volta che vi scrivo ma ci tenevo a dirvi due paroline!!!

In primis, non sono una cima in italiano :D correggo quello che so e aiuto Ely cn le idee e cose del genere :D diciamo che non mi occupo solo di grammatica, insomma XD

Volevo solo dire che è migliorata un sacco!!! Correggo davvero poco e poi... le sue idee sono mitiche!!! Non avete idea di cosa ha in mente :D

Vi salutooo un bacione e alla prox

Barbara

 

_______________________________________________________________________________________

 

GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge.

 

Vi comunico che abbiamo raggiungo (e superato) i 100 commenti (che dite? Riusciamo ad arrivare a 150 nei prossimi capitoli?)

Vorrei abbracciarvi ad una ad una ma mi rendo conto che è impossibile. GRAZIE

 

 

_______________________________________________________________________________________

Statistiche:

 

81 preferiti

69 seguiti

405 letture

49 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 14
*** Negative zero ***


Ciao Tesori

Ciao Tesori! Vi sono mancata (lettrici: noooo).

Emhh, okay… ecco un nuovo capitolo.

Piccola premessa: nel capitolo troverete una scena tratta dall’originale (twilight) ma rivisitata dal punto di vista di Isa (che ricordiamo essere un tantino diversa dalla Bella che noi tutti conosciamo…) sappiate che non vuole assolutamente essere una sorta di parodia tanto meno di una critica. (a proposito di parodie: avete sentito l’ultima? Sta per uscire la porno-parodia di twilight! Ahahaha! Ho riso per mezzora).

Premessa2: il capitolo è lunghetto e non mi entusiasma moltissimo (ho fatto di meglio) leggete e ditemi che ne pensate sinceramente (vi sarei grata anche se mi deste la vostra opinione al fine di cancellare e/o modificare le parti che non vi piacciono). Grazie a chi continuerà.

 

Ringrazio con tutto il cuore la mia beta barbyemarco! Che è come sempre velocissima (povera, le ho inviato il capitolo venerdì e me l’ha corretto domenica sera).

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. fourteen    negative zero

 

 

Non so ancora come quella mattina riuscii a trascinarmi viva fino a scuola.

 

Avevo passato la notte in bianco ripensando a tutto quello che era accaduto in questi ultimi giorni.

 

Non riuscendo a chiudere occhio, dopo essermi girata e rigirata nel letto per ore, avevo deciso di uscire di casa presto.

 

Erano tre giorni che non andavo a scuola. Non avevo proprio voglia di vedere nessuno.

 

E per tre giorni mi ero rifugiata sotto il piumone. Barattolo di Nutella da un lato, bottiglietta d’acqua dall’altro.

 

Sapevo che prima o poi avrei dovuto alzarmi e affrontare il mondo lì fuori…e quel momento era arrivato.

 

Fuori faceva ancora più freddo del solito. La città sembrava ferma, immobile… ghiacciata.

 

Era la prima volta che arrivavo così presto. Nel parcheggio della Forks High School non c’era ancora nessuno. Spensi il motore del pick-up e tutto quello che riuscii a sentire fu il bubbolio di un gufo e il soffiare del vento.

 

A volte era così rilassante allontanarsi dai rumori assordanti della città.

 

Accesi il riscaldamento al massimo e mi beai del calore che ne fuoriuscì appoggiando le mani direttamente sul cruscotto. Quando decisi che le mie dita erano tornate a una temperatura ottimale mi accoccolai sul sedile, accesi lo stereo e aspettai che Forks si svegliasse.

 

< ISA > sentii un tonfo improvviso e scattai.

 

Spalancai gli occhi e mi resi conto di essermi addormentata all’interno dell’abitacolo.

 

Un ragazzo terrorizzato continuava a picchiettare sul finestrino laterale del pick-up.

Cercai di abbassare la manovella ma non ci riuscii, era bloccata, perciò, mio malgrado, decisi di aprire la portiera abbandonando, così, il dolce tepore dell’interno.

 

< Isa mi hai fatto preoccupare > disse ancora in preda al panico < non rispondevi, credevo fossi svenuta >.

 

< Tutto okay > lo rassicurai < mi sono solo addormentata >.

 

Eric parve tranquillizzarsi, mi sorrise e si allontanò parlottando tra sé e sé.

 

Tornai all’interno dell’abitacolo per recuperare la borsa e notai una cosa molto strana… la manopola del riscaldamento era posta sull’indicatore “off”, eppure ricordavo di averla lasciata accesa o forse, prima di addormentarmi l’avevo spenta? Forse il pick-up aveva un sistema automatico di spegnimento? Scartai immediatamente quest’ultima ipotesi: il catorcio non aveva neanche il servo sterzo figuriamoci un sistema così sofisticato.

 

Non me ne curai perché la mia attenzione si rivolse sull’immagine riflessa nello specchietto: la mia.

Orrenda, ero orrenda.

Delle occhiaie profonde solcavano la mia pelle fin troppo chiara.

Urgeva assolutamente una lampada e una bella dormita ristoratrice.

 

Mentre mi accingevo ad entrare a scuola notai subito Jess all’ingresso. Mi avvicinai sorridente, ma per tutta risposta, si allontanò dandomi le spalle. Forse non mi aveva vista. Possibile?

 

Sbuffando presi il diario e mi accorsi solo adesso di avere trigo alla prima ora, Alien.

 

Maledizione…imprecai mentalmente.

 

< Ciao > trillò Aly con una energia che mi chiedevo dove prendesse alle 8 del mattino.

 

Si sedette affianco a me dopo essersi sfilata la giacca.

 

< Ciao > risposi al saluto con meno esuberanza ma con un sorriso.

 

< Ho saputo dei nuovi fondi per l’apertura della nuova ala scolastica. Grazie per la tua donazione! Dovremmo incontrarci presto per stabilire alcuni dettagli. Ovviamente avrai carta bianca ma mi permetto di farti da consigliere visto il mio ruolo in prima fila come presidentessa del comitato per l’apertura della nuova biblioteca > aveva parlato con una tale velocità che mi chiesi se fossi lenta io stamattina, o se era lei ad essere una forza della natura.

 

Pensai che entrambe le ipotesi erano valide.

 

Mi fissò aspettando una risposta.

 

< Certo, certo > le sorrisi.

 

< Grande! > Mi abbracciò buttandosi letteralmente su di me.

 

< Ah! Dimenticavo >, disse poi < Verrai alla mia festa, vero? >.

 

Ricordai di averlo promesso a Edward nonostante la nostra recente litigata.

 

< Sì > risposi un po’ titubante.

 

Chissà se saremmo andati insieme lo stesso...

 

< Lo sapevo >  mi stampò un bacio sulla guancia < Grazie >.

 

< Figurati >.

 

Nel frattempo Alien era entrata in classe e stava già facendo l’appello.

 

Iniziai a disegnare sul quaderno senza prestare molta attenzione alle strane linee che la matita abbozzava sul foglio.

 

Alice, invece, scriveva qualcosa su un pezzo di carta. Gli appunti, pensai.

 

Dopo qualche minuto mi passò un fogliettino piegato a metà.

 

“Mi accompagneresti a fare shopping a Port Angeles dopo la scuola? Ti prego “

 

Mi voltai verso di lei e abbozzai un leggero “sì” con la testa.

 

Mi fece – attraverso il movimento rotatorio di un dito -  segno di voltare il foglietto.

 

“Grazie”  c’era scritto sul retro.

 

Le sorrisi dolcemente. Forse quest’uscita non programmata mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe distratta per un po’.

 

La campanella suonò, finalmente.

 

Salutai Alice con la promessa che ci saremmo riviste all’uscita, e mi avviai alla mia prossima lezione: ginnastica.

 

 

 

Dopo aver consegnato al professore l’ennesimo certificato falso di esenzione dall’attività ed aver subito la solita occhiata languida che mi riservava abitualmente, mi avviai sui gradoni degli spalti.

Nel sedermi mi ghiacciai il sedere.

 

Quel genio del prof. aveva deciso che, visto che non pioveva, la lezione poteva essere svolta in cortile. Sapevo già che sarei congelata. Mi strinsi nel morbido abbraccio del piumino nella speranza di non ibernare.

 

Bella giornata di merda pensai battendo i denti.

 

Una palla rotolò lentamente fino ai miei piedi, alcune ragazzine urlanti la reclamarono. Riconsegnargliela sarebbe stato sicuramente il gesto più opportuno, ma considerato il mio karma decisamente negativo, nel passarla sarei sicuramente inciampata, avrei battuto la testa e sarei morta sul colpo. Optai per la vita: non mi mossi.

 

Mentre ero impegnata a riflettere su quali terribili azioni dovessi aver compiuto nella vita precedente per meritarmi tutto questo (n.d.a. Il karma riguarda sia l'attività o l'agire in sé sia l'insieme delle conseguenze delle azioni compiute da un individuo nelle vite precedenti. Fonte: Wikipedia) qualcuno accanto a me, si chinò, raccolse la palla e la passò a quel branco di scimmie urlatrici che attendevano ancora – invano – una mia mossa.

 

Non ebbi bisogno di alzare lo sguardo per capire di chi si trattasse per due motivi: primo, perché una serie di “uhhhh” e “ohhhh” si levò dall’area di gioco da parte di quelle sottospecie di ormoni ambulanti; e secondo, solo lui aveva quell’odore particolare e assolutamente eccitante… ma non era il momento di pensare a certe cose.

 

Continuai a fissarmi le All Stars senza proferire parola quando finalmente mi decisi.

 

< Grazie >

 

< Scusa >.

 

Pronunciammo contemporaneamente guardandoci per un attimo negli occhi.

 

Tornai ad osservare i lacci delle scarpe ma l’aria della ragazzina impacciata e imbronciata non mi si addiceva affatto… così scoppiai a ridere. Anche lui rise. Mi resi subito conto che il suono della sua risata mi era mancato.

Tanto.

 

Troppo.

 

< Prima tu > disse.

 

< Okay > mi schiarii la gola.

 

< Volevo ringraziarti, certo avrei preferito un gesto, come dire…meno eclatante,  ma ho capito che, in fin dei conti, l’hai fatto per me. Grazie > dissi guardandolo finalmente negli occhi.

 

< Questo significa che sono perdonato? > Arcuò un sopracciglio e si premurò di accompagnare la sua espressione da cucciolo indifeso alla sua arma più potente: il sorriso sghembo.

 

Questa volta non attacca, Cullen.

 

< Non così in fretta, Cullen > sorrisi e lui mi guardò dubbioso.

 

< C’è una condizione > alzai l’indice.

 

< Quale?> Chiese scettico.

 

< Devi permettermi di restituirteli > dichiarai con convinzione.

 

< Te l’ho già detto, non se ne… > cercò di ribattere ma lo interruppi.

 

< Edward, se non me lo permetterai convincerò ugualmente mio padre a spedirmi in Alaska, e stai tranquillo che so essere molto ma molto convincente quando voglio > affermai seria e sicura di aver colpito nel segno.

 

< Ho presente > ridacchiò.

 

< D’accordo, allora > cedette finalmente.

 

< Bene > gli sorrisi soddisfatta.

 

Prossima mossa: cercare un lavoro.

 

< E tu cosa volevi dirmi?> Chiesi poi.

 

< Volevo scusarmi, avrei dovuto parlarne prima con te >

 

< Indubbiamente >, concordai appieno < ma sapevi che non te lo avrei permesso > affermai in sua discolpa.

 

< Infatti >.

 

Restammo in silenzio per qualche minuto a fissare entrambi, senza alcun interesse, la partita di pallavolo.

 

< Tu non giochi?> Mi chiese rompendo il silenzio.

 

< Credimi è meglio così > risi < e poi io sono esentata > gli passai il certificato medico.

 

Scoppiò a ridere facendo voltare parecchie studentesse che mi fulminarono con lo sguardo, le fissai tutte di rimando con un espressione che sembrava voler dire “perché io posso”.

 

< Lo sai vero che questa malattia non esiste più? È stata debellata nel ’72 >.

 

Ma quante ne sapeva???

 

< Certo che lo so > mentii spudoratamente portandomi una ciocca ribelle dietro l’orecchio.

 

Riguardare tutte le puntate di dott. House” appuntai mentalmente.

 

< L’importante che non lo venga a sapere lui > indicai vistosamente il professore che però non si accorse di nulla, tanto era impegnato a guardare le cosce delle ragazze.

 

< Ma chi te li procura questi? > Sventolò il certificato ancora ridendo.

 

< Se te lo dicessi poi dovrei ucciderti. Sarebbe uno spreco, non trovi? > Scherzai.

 

La campanella suonò un po’ troppo presto per i miei gusti.

 

Aprii la zip della borsa alla ricerca del diario perduto, ma Edward mi anticipò.

 

< Biologia. Due ore >

 

< Un giorno imparerò l’orario. Giuro > scherzai lasciando percepire tutta la mia contentezza nel sapere che avrei passato altre due ore con lui.

 

Mi sollevai dai gradoni con un sorriso a trentadue denti. Edward, invece, rimase seduto.

 

Lo guardai interrogativa. < Tu non vieni? > Chiesi titubante.

 

< No > sorrise sghembo

 

< Saltare le lezioni, a volte, fa bene alla salute > affermò passandosi una mano tra i capelli.

 

Edward, mi vuoi sposare?

Aveva appena scalato la classifica degli uomini da sposare, dopo Robert Pattinson, ovviamente.

 

< Parole sante > approvai.

 

< Ci vediamo in caffetteria? > Chiese prima che mi avviassi.

 

< Sì, a dopo. Ciao >

 

< Ah > urlò come se gli fosse venuto in mente qualcosa di importante.

 

Mi voltai.

 

< Comunque si dorme a casa > mi rimproverò.

 

Cosa voleva dire? Che si stesse riferendo alla pennichella di stamattina nel cartoccio?

 

Senza rispondere, gli diedi le spalle e mi incamminai – sfoggiando la camminata più sinuosa e provocante possibile – verso l’edificio E.

 

 

Banner era già in classe quando entrai. 

 

Ma tu non ti ammali mai, eh?

 

Ignorò il mio ingresso e continuò a parlare.

 

Se avevo capito bene, oggi c’era una specie di autotest per capire quale fosse il nostro gruppo sanguigno.

 

Alzai la mano.

 

< Swan? > Disse scocciato.

 

< So già il mio gruppo sanguigno > affermai convinta. Chi non lo sapeva ?

 

Forse così avrei potuto saltare biologia e raggiungere Edward prima del previsto.

 

< Non ne dubito > disse sarcastico < Ma lo farai ugualmente >.

 

Non ribadii oltre, anche se, non evitai di sbuffare palesemente irritata dalla risposta.

 

Paul mi passò l’occorrente per “bucarmi”: disinfettante, garza, vetrino e siringa.

 

Poi Banner prese come cavia Newton – che sfoggiava ancora un cerotto bianco sul naso a testimonianza che menavo forte – e gli forò un dito.

 

Sarah, dietro di me, urlò e sbiancò improvvisamente alla vista del sangue.

 

Mi portai una mano sulla fronte.

Dio, sei una donna, non puoi soffrire la vista del sangue! Quando hai le tue cose come fai, allora?

 

Eric si offrì volontario per accompagnarla in infermeria e ce la tolse di torno.

 

Dopo aver ri-constatato che il mio gruppo sanguigno era zero-rh-negativo, e dopo aver subito esattamente centotrenta minuti di lezione, Banner ci scarcerò.

 

< Isa, scusa > qualcuno mi toccò una spalla.

 

Newton?

 

< Posso parlarti un secondo? >

 

< Se hai intenzione di farmi altre avances, sappi che la risposta rimane sempre la stessa > risposi acidamente.

 

Storse le labbra in segno di diniego.

 

< Volevo solo scusarmi con te > disse meccanicamente e un po’ intimorito quasi come se volesse levarsi subito un’enorme incombenza.

 

< Okay > risposi solamente. La parola “rancore” non esisteva nel mio dizionario.

 

Sospirò sollevato e si allontanò senza aggiungere altro.

 

Mah…

 

Uscii in fretta dall’aula. Un minuto di più là dentro e avrei fatto la muffa.

 

Durante il tragitto verso la caffetteria intercettai Angie.

 

< Hey, ciao Isa > mi salutò raggiante.

 

< Ciao tesoro > la baciai.

 

< Come stai? > Mi squadrò.

 

< Bene, grazie, tu >

 

< Benone. Mi sei mancata > mi abbracciò forte.

 

< Jess? > Le chiesi poi.

 

Mi fissò per qualche secondo senza rispondere.

 

< Allora? >

 

< Pensavo lo sapessi … > iniziò < è arrabbiata con te >

 

< E per cosa? >

 

< Mike >

 

< Andiamo Angie, non scherzare > risi isterica.

 

< è la verità >

 

Okay, la giornata andava sempre a peggiorare.

 

Sospirai sonoramente e senza aggiungere altro ci incamminammo verso la mensa.

 

Avrei dovuto parlare con Jess al più presto.

 

Edward e gli altri erano già al tavolo. Appena mi vide mi regalò il suo solito sorriso.

 

Mi trascinai al tavolo e sprofondai nella sedia.

 

< Ciao > salutai atona.

 

< Isa, tutto bene? > Chiese Jazz.

 

< Sì, tutto okay > mi sforzai di sorridere. Falsa.

 

< Allora > Edward si voltò verso di me < che mi sono perso? > Chiese riferendosi alla lezione di Banner.

 

< Niente > alzai le spalle e infilai in bocca una forchettata di tagliolini al ragù gentilmente offerti dai Cullen.

 

< A parte Sarah che è quasi svenuta alla vista del sangue > precisai dopo aver deglutito.

 

< Beh, allora ho fatto bene a non venire >

 

< Direi proprio di sì…o forse > un pensiero mi solleticò la corteccia celebrale < l’hai saltata perché anche tu soffri il sangue >.

 

Jasper e Emmett si buttarono a terra dal ridere seguiti a ruota da Edward come se avessi appena fatto la battuta del secolo. Io non ci trovavo niente di così divertente.

 

< Piccola, sei fortissima > affermò Emm continuando a ridere.

 

< Ah ah > risi sarcasticamente.

 

 

 

 

---------

Era noioso, vero? Che ne pensate?

Scusate il finale senza alcun senso… eheh! Avevo intenzione di mettere anche la parte dello shopping con Alice e della discussione con Jess in questo ma sinceramente eravamo già a quota 8 pagine word…sarebbe diventato un mattone senza considerare che avrei postato anche con + ritardo (perché devo ancora scrivere entrambe i pezzi).

Bèh, credo che questi due temi li affronterò nel prossimo…(se nessuno ha qualcosa in contrario ù.ù) e in più posso anticiparvi che ci sarà una sorpresina che riguarda il nostro orsetto Emmett…tutta da ridere ;)

 

Mi dispiace non riuscirvi + a postare lo spoiler ma purtroppo i capitoli successivi li devo ancora scrivere (non sono più a credito di capitoli purtroppo ç__ç). Le idee però non mancanoooooo, state tranquille.

 

Per quanto riguarda Jacob oltre che a Taylor mi sono ispirata a lui (okay non ridete):

 

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Potrebbe starci?

 

Ringrazio tantissimo i 11 angeli che hanno recensito lo scorso capitolo… <3 

 

 

Recensione di Giuliii [Contatta] del 10/10/2009 - 07:28PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Visto a chi mi sono ispirata per Jacob (per la gioia di tua cugina)? Ahah! Mi sa che non riusciamo più a coordinarci… hai aggiornato CCT domenica e io sto aggiornando adesso forse se aggiornassi oggi non sarebbero due capitoli troppo ravvicinati (?).

Anche questo era abbastanza lunghetto anche se non mi entusiasma particolarmente… Tu che ne pensi?

A prestissimo “donna dai mille impegni”! ^^

Recensione di Bella_kristen [Contatta] del 10/10/2009 - 05:18PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Tesoraaaaa mia! Tutto bene? Che bello che ti ho tirato sul il morale! Spero di averti allietato anche con questo…anche se a me non piace moltissimo!

Per quanto riguarda la fantasia ancora non hai visto niente… eheheheh

Visto il nuovo Jacob? Un mix tra Taylor e Cristiano Ronaldo…che ne pensi? Te gusta?

Newton si è scusato, te lo saresti aspettata?

Aspetto la tua bellissima recensione!

Kiss Kiss

Recensione di DolceGiuggy [Contatta] del 10/10/2009 - 01:09AM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Benvenuta carissima!

Che bella recensioneeeeeee GRAZIE tesoro! Spero continuerai a commentare anche questo e i prossimi capitoli! Grazie infinite per i complimenti!

Kissoli, Eli

Recensione di nightmare123 [Contatta] del 10/10/2009 - 12:00AM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Ciao Tesorina, passato un buon fine settimana?

“tanto i problemi da cui si scappa prima o poi ci trovano sempre” non sai quanto hai ragione!!! Mamma mia sei anche mezza filosofa?

Ti ringrazio moltissimo per tutti i complimenti che mi fai!

Questo? Che ne pensi di questo capitolo?

Che carina ad avvisarmi che inizi l’Uni! Ti faccio un grandissimo IN BOCCA AL LUPO! Che facoltà hai scelto? Mi raccomando tienimi aggiornata sugli esami e sugli esiti! Se non riuscirai a recensire sei scusata, lo capisco…anche se mi mancheranno le tue recensioni! T___T.

Kissoli.

Recensione di Sabry87 [Contatta] del 09/10/2009 - 06:36PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Tesorina, come va?

Piaciuto il capitolo?

Gli ho già fatto fare pace a quei due… non mi andava di tenervi troppo sulle spine

E poi il nostro Eddino era triste ç___ç

Che ne pensi del capitolo in generale? Ti ho annoiato?

Aspetto il tuo commy, bacioni ^^

Recensione di artemide88 [Contatta] del 09/10/2009 - 04:37PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Tesorina, grazie del commento. Ho apprezzato molto che anche se andavi di fretta sei riuscita a commentare!

Certo che ad Eddino importa di Isa… altrimenti non si comporterebbe così!

Jacob rimarrà solo e soltanto un amico… ho infatti sottolineato che i due si attraggono ma non potranno mai stare insieme!!! (anche io sono per Edward) XD

Di questo capitolo che ne pensi? Piaciuto?

Kissoli, Eli

Recensione di barbyemarco [Contatta] del 09/10/2009 - 03:59PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Ciau beta! Scussssa per tutti i punti di domanda staccati dalla fraseeee giuro che ci starò più attenta! Grazie mille per l’ottimo lavoro che hai fatto! Presto ti invierò anche l’altro (che in realtà devo ancora scrivere ç___ç).

A prestissimo, Eli

Recensione di Costance_Fry [Contatta] del 09/10/2009 - 03:37PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Carissimaaaaa ciau, che bello che hai commentato!

Per quanto riguarda Isa anche io avrei avuto la sua stessa reazione (se non peggio), bèh la cosa si è risolta (sembrerebbe)… anche perché non mi andava di scrivere due o tre capitoli in cui i due non si parlavano. Ho preferito farli chiarire in fretta attraverso un “accordo”, che ne pensi? Ho fatto bene?

Anche io a Jake lo preferisco di gran lunga con i capelli corti!!! Abbiamo li stessi gusti!

Grazie anche alla tua recensione ti assicuro che il mio umore è molto migliorato! GRAZIE

Aspetto la tua opinione anche su questo!

Kissoli

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta] del 09/10/2009 - 03:29PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Ciauuuu tesorina! Concordo con quello che hai scritto, anche a me avrebbe dato fastidio, tanto da farmi espellere lo stesso se proprio fosse successa una cosa così!

Ma Edward è scemo. Pur di non perderla ha pensato di agire in questo modo anche contro il parere di Isa.

Mi scuso se ho fatto arrivare il messaggio sbagliato che con i soldi si ottiene tutto…non era nelle mie intenzioni… anche se (aimè) nella vita ci sono persone che vanno avanti così.

Il compromesso al quale sono arrivata è che Isa restituirà i soldi lavorando (anche se ci vorrà un po’ di tempo). Che ne pensi?

La recensione non faceva affatto schifo… l’ho apprezzata molto.

Continua a farmi sapere che ne pensi della storia (mi sei molto d’aiuto).

A prestissimo, Eli

Recensione di __cory__ [Contatta] del 09/10/2009 - 02:41PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Tesora, ciau! Sono d’accordo con te. Jacob passa sempre per l’antagonista che si intromette nella relazione tra Edward e Bella! In questa fic Jacob è il suo più grande amico che vuole solo il meglio per lei! Per scoprire perché Eddy si comporta così dovremmo aspettare un po’ comunque la tua teoria non è sbagliata (la prima intendo).

Aspetto un tuo commy anche per questo capitolo.

Grazie mille e baci

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta] del 09/10/2009 - 02:02PM sul capitolo 13: How much I weigh? - Firmata

Ciau Lau! Tutto okay? Sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo! GRAZIE ^^!

Tranquilla Jake resta solo un amico… niente triangolo amoroso, contenta?

Di questo capitolo che ne pensi?

Ti è piaciuto? A me sinceramente non entusiasma ma non volevo cambiarlo e riscriverlo tutta da capo.

A presto, kissoli

 

 

 

 

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GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge.

 

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Statistiche:

 

85 preferiti

75 seguiti

383 letture

51 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. (WOOOOOOOWWWWWWW)

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Approfitto, per chi non avesse visto l’aggiornamento per avvertire che la scorsa settimana ho aggiornato ICE HEART (che non aggiornavo da un ç__ç ). Ho notato che i commentini sono calati moltissimo (dai 20 commenti a capitolo a 9 ç___ç). Per favore continuate a far sentire la vostra voce attraverso le vostre opinioni. Grazie.

 

 

 

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Capitolo 15
*** The Devil Wears D&G ***


Eccomi, come assicurato, con un altro capitolo

Eccomi, come assicurato, con un altro capitolo.

Piccola premessa: adoro Alice è uno dei personaggi che amo di più. Non tutto quello che troverete in questo capitolo rispecchia le mie idee e opinioni su questo personaggio (così in ogni caso mi sono parata il cu- sedere ^^).

Premessa 2: non chiedetemi come mi vengono certe idee. Non lo so nemmeno io.

 

 

Ringrazio moltissimo la mia beta barbyemarco! Vi consiglio di andare a leggere anche le sue ff che sono tutte molto belle e appassionanti!

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. fifteen     The Devil Wears D&G 

 

 

Ero a casa, finalmente.

 

Tirai un sospiro di sollievo.

 

Chiusi la porta con ben cinque mandate di serratura, tanto per essere sicura che quel folletto malefico non mi seguisse fin dentro la mia camera.

 

Sbirciai dalla tenda e vidi che Alice era ancora in macchina. Si accorse di me e mi salutò con la manina prima di ripartire, finalmente.

 

Salii goffamente le scale.

 

Se fossi rotolata giù per la rampa forse avrei perso la memoria e forse, dico forse, c’era una piccola eventualità di rimuovere dai meandri del mio cervello le ultime ventiquattro ore… anzi facciamo pure l’ultima settimana… abbondiamo: gli ultimi diciassette anni. Anche se ero certa che, con la fortuna che mi ritrovavo, se fossi caduta dalle scale sarei morta sul colpo.

 

Potevano esistere giornate più merdose di questa?

 

No.

 

Poteva andare peggio di così nelle prossime ore?

 

Impossibile.

 

Iniziavo a pensare che essere nata di venerdì 17 avesse i suoi perché, dopotutto.

 

Lanciai la borsa dall’altra parte della camera e mi buttai stancamente sul materasso facendone cigolare le molle.

 

Avevo litigato con Jess.

 

Una di quelle litigate per le quali non bastava un sms carino per tornare quelle di una volta.

 

Era convintissima che la versione corretta fosse quella del suo povero e indifeso Mike, secondo la quale – assurdo ma vero – io ci avrei provato con lui e, quando lui aveva rifiutato le mie ricorrenti e insistenti avances, accecata dalla rabbia l’avevo colpito, per evitare che venisse a raccontarle l’accaduto.

 

Newton: che cazzo ti scusi a fare se poi sei la solita merda di sempre?

 

E Jess era solo una povera illusa.

 

Non ci avrei provato con Newton neanche se fosse l’unico uomo sopravvissuto a seguito di un disastro nucleare, neanche se mi avessero assicurato un premio mensile di 10.000 dollari e neanche se mi fossi trovata in una situazione di astinenza acuta con tanto di ragnatele incorporate…e questo perché, oltre ad avere una grave repulsione per quell’essere invertebrato, principalmente perché non avrei mai fatto una cosa del genere ad una mia amica. Mai.

 

Avevo cercato di spiegarle i fatti, senza alcun successo.

 

Aveva persino blaterato frasi del tipo “io sì che sono un’amica vera. Ho sempre ignorato le occhiatine che Edward mi riservava”.

 

Occhiatine che vedeva solo lei, tra l’altro.

 

All’ennesima mia delucidazione sull’accaduto – non avendo nessun altro modo di controbattere – se n’era uscita con una frase che suonava pressappoco così “anche se quello che dici fosse vero, che figura ci ho fatto io con tutta la scuola? La figura di quella il cui ragazzo ci prova con le altre?”.

 

Da quest’ultima frase avevo capito tutto: non le importava di Newton e neanche di chi dei due ci avesse realmente provato con l’altro, la cosa che le importava maggiormente era di sé stessa e della reputazione che si sforzava di mantenere. Le apparenze erano tutto per lei.

 

Come avevo fatto a non capirlo prima? La sua amicizia, non appena mi ero trasferita a Forks, non era che un modo come un altro per assicurarsi un posto al centro dell’attenzione.

 

Mentre rimuginavo, alcune lacrime mi bagnavano le tempie e cadevano direttamente sul cuscino impregnandolo.

 

Non piangevo solo per aver perso quella che credevo un’amica ma per la rabbia che ancora avevo in corpo.

Se avessi potuto, avrei spaccato tutto.

Quante volte avrei voluto un pungi ball in stanza? Tante. Ecco ora l’avrei disintegrato a furia di calci e pugni.

 

Presi un fazzoletto, mi asciugai le lacrime e mi soffiai sonoramente il naso.

 

Avevo raccontato tutto ad Alice, una volta in macchina durante il viaggio per Port Angeles. Mi aveva ascoltata, capita e consigliata.

 

Fin qui era stata davvero perfetta e fantastica. Non avrei potuto chiedere di meglio… finché non se n’era uscita con la frase, accompagnata da un bel sorriso, “ io so quello che ci vuole per te! “.

 

Complice la mia assoluta mancanza di collegare il cervello alle corde vocali e la mia ingenuità, avevo avuto il malaugurato ardore di chiederle un semplice “ cosa? “.

 

Non sapevo ancora cosa mi aspettasse neanche quando aveva risposto dolcemente “ un po’ di sano shopping è quello che ci vuole! “.

 

Peccato solo che io ed Alice avevamo due visioni completamente discordanti del concetto di “sano shopping”.

 

Per me quest’ultimo si articolava in poche semplici fasi che consistevano: nell’entrare in un negozio con già un idea di quello che serviva, verificare il prezzo, provare il vestito, pagare ed uscire. Se proprio avanzava del tempo con Angie e Jess ci divertivamo a provare capi d’abbigliamento costosi che non potevamo permetterci e fotografarci con il cellulare per poi pubblicare le foto sul nostro profilo di Facebook.

 

Per Alice, invece, la cosa era decisamente più articolata.

 

Tanto per cominciare, appena entrate, la commessa ci aveva fulminato con lo sguardo e per tutto il tempo era stata preda di uno strano tic nervoso all’occhio destro, segno che conosceva molto bene Alice.

 

Timidamente, a spalle curve si era avvicinata per chiederci se avevamo bisogno di aiuto.

 

In questo caso la frase magica era sempre: “grazie, stiamo solo dando un occhiata”.

 

No. Alice esordi con un < Grazie > e poi proseguì <abbiamo bisogno di tutta la collezione Armani, Dolce & Gabbana e Gucci > annoverò altri due stilisti di fama mondiale – presumibilmente francesi o italiani- e poi continuò < Tutti i colori disponibili tranne il marrone e il verde >.

 

La commessa annuì affranta, a un passo dal suicidio, pensai.

 

< Taglie XS e > mi lanciò una rapida occhiata < S >.

 

E io che c’entravo adesso? Non potevo quasi permettermi un “Pucci” o un “Dolce e Cabbana” dai marocchini figuriamoci un Gucci originale!

 

A nulla erano valse le mie proteste, le mie preghiere e i miei piagnucolii. Dopo un attenta e accurata selezione - secondo alcuni criteri a me ignoti - mi aveva costretta a provare una quindicina di abiti. Tutti bellissimi ma soprattutto costosissimi.

 

Alla fine mi aveva messa di fronte ad una scelta.

 

Dinanzi a me tre vestiti: uno corto nero incrociato sul davanti, l’altro rosso con molte trasparenze “vedo-e-vedo” e l’ultimo a fantasia floreale molto scollato sia dietro che davanti.

Mi rifiutai di leggere le etichette e mi chiesi mentalmente se accettassero pagamenti rateali alla cassa.

 

Dopo un elenco dettagliato dei pro e dei contro di ogni vestito stilato dalla folletta, scelsi quello nero.

 

Mentre lei, senza battere ciglio, ne prese tre, tutti fantastici: uno azzurro con la gonna stile ballerina classica e stretto sul petto che metteva in risalto il suo seno e le sue gambe magre, l’altro nero a tubino con un cinturone in vita molto sexy e provocante e l’ultimo, quello che preferivo in assoluto, un vestito di Dolce & Gabbana bianco indossato anche da Rihanna agli MTV Music Awards. Stupendo.

 

< Cambiati. Io torno subito > fu proprio con questa frase che mi fregò…

 

Pochi minuti dopo scoprii che aveva pagato tutto lei, anche il mio abito.

 

No. Forse sulla mia fronte a caratteri cubitali c’era scritto per caso “Caritas” e io non lo sapevo?

Perché tutti si sentivano in dovere di spendere dei soldi per me?

 

Quando la rimproverai rispose candidamente: < ti serviva un vestito per la mia festa >.

 

Nonostante il suo inutile tentativo di farmi gli occhioni dolci da cerbiatta, avevo controbattuto irritata informandola che un vestito per la festa l’avevo già.

 

< Ah sì? E quale? > Aveva chiesto ironicamente alzando entrambe le sopracciglia < Quello grigio che hai indossato per lo scorso ballo di primavera?>.

 

< Perlato > ebbi la pessima idea di precisare.

 

Mi guardò torva e fu così che scoprii un insegnamento che mi sarebbe servito sicuramente in futuro: mai contraddire Alice su argomenti come la moda, i colori, le collezioni, lo shopping, gli abbinamenti, gli accessori e gli avvenimenti mondani.

 

Mai.

 

All’ennesima spiegazione sul perché quest’anno il giallo paglierino era “out” mi accasciai senza forze sul sedile del passeggero della sua auto intervenendo sporadicamente con dei monosillabi alternati: “Sì”, ”Mhh”,”Certo” e “Assolutamente”.

 

Arrivati a Forks intravidi la via della salvezza.

 

Giunti di fronte casa mia mi sembrò di udire persino un accorato coro di angeli.

 

< Comunque questo vestito ti sta d’incanto > riattaccò facendomi pure l’occhiolino < e poi voglio che Edward non ti dica un semplice e banale “sei bellissima”, deve proprio rimanerci a bocca aperta… anzi no, spalancata e deve dirti “sei assolutamente strepitosa” > affermò inspiegabilmente eccitata con occhi sognanti.

 

Mi affrettai a risponderle con uno svelto “grazie” prima di scendere dall’auto e filare dritta dritta dentro casa.

 

Adesso che ci pensavo: lei come diavolo faceva a sapere dell’invito di Edward?

 

Sbuffando adirata mi alzai dal letto e andai ad accedere il pc. Dovevo ancora cercami un lavoro.

 

Mentre aspettavo si caricasse, andai a fare pipì, tornai e lo schermo era ancora sulla pagina iniziale del logo Microsoft accompagnato da quella canzoncina idiota.

 

Maledii Bill Gates e aspettai che il computer si svegliasse tamburellando con le dita sulla scrivania.

 

Finalmente l’immagine del desktop fece la sua apparizione.

 

Nella foto io al centro, Angie a sinistra e Jess a destra con delle calze rosse al posto dei guanti sulle mani. Immediatamente cambiai l’immagine optando per quelle stupide colline verdi disabitate.

 

La connessione si stabilì subito, forse il pc aveva capito che oggi non era proprio il caso di farmi incazzare.

 

Digitai le parole “Job Forks” sul motore di ricerca e aspettai che apparisse qualcosa di interessante.

 

Cuoco, imbianchino e assistente calzolaio le uniche tre offerte.

 

< Cazzo > imprecai, quando la mia attenzione fu catturata da un annuncio.

 

“Hai buone doti comunicative?”

 

< Sì > risposi al vento.

 

“Hai voglia di divertirti?”

 

< Cazzo, sì, ovvio > ribadii allo schermo.

 

“Hai una bella presenza?”

 

< Direi di sì >

 

“Allora abbiamo il lavoro che fa per te!”

 

< La escort? > Mi chiesi tra me e me.

 

“Vieni a lavorare al nostro nuovissimo pub”

 

< Volentieri > risposi mentre appuntavo l’indirizzo e i vari riferimenti.

 

< Bene > sospirai soddisfatta.

 

Ma non era ancora finita.

Se volevo raggiungere l’obiettivo di cinquantamila dollari in poco tempo dovevo fare molto di più che un semplice lavoretto part-time. Dovevo vendere qualcosa, e dal momento che ero pressoché nullatenente, l’unica cosa che potevo rifilare a qualcuno era il mio pick-up.

 

Andai su e-bay. 

Scelsi una foto che avrebbe certamente catturato l’attenzione degli internauti uomini: la mia immagine ammiccante sul pick-up quando ancora la vernice non si era del tutto scrostata, e quotai il rottame centomila dollari tondi tondi. Forse qualche stupido avrebbe abboccato, o per lo meno così speravo.


Sentii la porta d’ingresso sbattere con forza.

 

Charlie.

 

< Bella, so che sei a casa. Scendi, dobbiamo parlare. Subito > Quella voce non prometteva nulla di buono.

 

Opss. Era già venuto a sapere della biblioteca?

 

Inspirai una boccata di ossigeno e acari, e scesi in cucina armata del sorrisino più ingenuo e innocente possibile.

 

< Questa cos’è?> Sventolò dei fogli alla velocità della luce.

 

< No so. Carta? > Chiesi sarcastica.

 

< Non mi sembra il momento di scherzare > disse e mi lasciò i fogli in mano.

 

No. Non si trattava della biblioteca.

 

Era anche peggio: la bolletta del telefono.

 

Sbiancai.

 

Il diversivo della donna in costume e del buono sconto al Mc aveva tenuto per poco.

 

< DUECENTO DOLLARI DI BOLLETTA TRA TELEFONO E CONNESSIONE > urlò indicando la cifra sul foglio.

 

Ma com’è che la scritta “Caritas” sulla mia fronte la vedevano tutti fuorché lui?

 

< Ritieni il pc e il telefono sequestrati fino a nuovo ordine>.

 

Quando faceva così non era difficile immaginare che lavoro facesse.

 

Non poteva togliermi il pc e il telefono! Era come staccare i fili a un malato terminale.

Voleva che vivessi da eremita senza contatti con il mondo esterno?

 

< E non fare quella faccia. Avrai la scuola e le uscite con gli amici e sappi che sono stato fin troppo clemente con te >.

 

Lo conoscevo fin troppo bene per sapere che tra qualche minuto avrebbe cambiato idea privandomi anche di uscire la sera con gli amici. Dovevo anticiparlo e… fregarlo.

 

< Ch-papà > iniziai < Volevo parlarti di una cosa >.

 

Mi fissò allarmato. Sapevo cosa gli passava per la testa: Incinta.incita.incita.incita.

 

< Non sono incinta > parve tranquillizzarsi.

 

< Conosci Alice Brandon? > La presi molto alla larga.

 

< Sì, la figlia di Carl > rispose.

 

< Ecco, vedi > tergiversai < è la presidentessa del comitato per l’apertura di una biblioteca a Forks > continuai.

 

< Sì, sono anni che si parla di questa biblioteca. A quanto pare non ci sono i fondi, ma questo cosa centra? > Scosse la testa.

 

< I fondi ci sono... adesso > spiegai.

 

Mi schiarii la voce con un colpetto di tosse e impiegai tutte le mie doti oratorie da fare un baffo a Marco Antonio < e per l’operato di un grande uomo, che da anni si occupa di riportare la giustizia nella nostra cittadina rischiando egli stesso con la sua persona, si è deciso all’unanimità, di dedicare quest’opera a Charlie Swan >.

 

Chiusi gli occhi immaginando per un attimo lo scrosciare degli applausi della folla in visibilio.

 

Il mio futuro era in politica, assolutamente.

 

< Mi prendi in giro? > Chiese ancora stranito.

 

< Affatto > risposi < Volevo fosse una sorpresa ma non sono riuscita a trattenermi >.

 

< è da non credere > rise sotto i baffi visibilmente compiaciuto e borbottò tra sé e sé frasi del tipo: “alla facciazza di Tony e Mich. Prendetevi questo. Ah ah!”

 

< Missione compiuta > mi congratulai mentalmente con l’omino del mio cervello.

Tanto prima o poi sarebbe venuto a saperlo e poi la biblioteca era “Biblioteca Swan” e non “Biblioteca Isabella Swan”.

 

< Ah! Signorina > mi chiamò < il telefono e il computer rimangono comunque sequestrati >.

 

< Cazzo > imprecai sottovoce e mandai un sms ad Angie.

 

 

---------

Ragazze lo so che siete curiose, eccovi i vestiti che le due pazze hanno comprato:

 

Alice

 

 

Isa

 

 

Che ne pensate del capitolo?

Ho descritto la parte dello shopping (che in realtà potevo anche non mettere) semplicemente perché volevo introdurre questa “amicizia” tra le due prima della festa. Che ne dite? Ho fatto bene?

Per la sorpresina di Emmett, mi sono sbagliata… ne parlo nel prossimo… scusate!!!

 

Ringrazio tantissimo le 13 tesore (abbiamo stabilito un nuovo record) che hanno recensito lo scorso capitolo… <3 

 

 

Recensione di Sabry87 [Contatta] del 20/10/2009 - 01:07PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Ecco il capitolo! Niente eddy (purtroppo) ma spero ti sia piaciuto lo stesso!

Fammi sapere presto.

Bacioni

Recensione di RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] del 20/10/2009 - 02:27AM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Ciau tesora pazzissima (fino alle 2???).

Non sai quanto mi fa piacere che hai letto tutta la mia fic *O* e ancor di più sono contenta che ti sia piaciuta!!!! Che bello!!!

Grazie della recensione, mi fai fatto morire con la battuta sui crampi di Edward… ahahaha!

Mi fai sapere anche qualcosa su questo? please

Bacioni

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta] del 19/10/2009 - 11:25PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Ciau Tesora, che bello leggere le tue analisi/recensioni… non hai neanche idea di quanto mi facciano piacere!

Sono contenta che il compromesso ti sia piaciuto!!! Non preoccuparti per “esserti scaldata un po’ troppo” anzi, vuol dire che ti appassioni molto alla storia ^^ e poi ogni tanto recensioni di questo tipo ci vogliono (insomma si capisce che dici quello che pensi e che sei assolutamente sincera)!!!

Anche io ho adorato la scena dei due “tonni che si rincontrano” *me modesta*. No, è che me la sono immaginata bene…tipo che nella testa mi facevo i film, hai presente?

Per quanto riguarda Robert Pattinson mi piace, non posso mentirti su questo ma non credo sia al primo posto della mia lista degli uomini da sposare…hihi.  E poi, non so se hai notato, in questa fic Edward è interpretato da Michael Murray…di lui che ne pensi? (lo scelto perché rispetto a Rob ha la faccia meno da bravo ragazzo, non trovi?).

Spigolone… ahahahahahaahahha! Ho riso mezzora!

Davvero credi fosse un finale perfetto ? e io che volevo cancellarla quella scena !!! GRAZIE!


”Non ti rendi conto di quanto, anche con una semplice frase, riesci a coinvolgerci subito? E poi, la vita attraverso gli occhi di Isa è uno spasso: il suo umorismo, delle volte tagliente e cinico, mi ha conquistato!” questo complimento è bellissimooooooooooo non so davvero come ringraziarti!


Di questo capitolo che ne pensi? Mentre scrivevo il pezzo dello shopping pensavo a te che mi maledivi. So che odi queste cose ma non ho potuto fare a meno (anche negli originali Alice acquista spesso abiti per Bella). Insomma,non me ne volere.


n.d.a. : non è una strana sigla in codice alieno vuol dire Nota Dell’Autrice! (Però ora sono curiosa di sapere le “peggio sigle” che ti sono saltate in testa).

A presto (spero), Eli

Recensione di DolceGiuggy [Contatta] del 19/10/2009 - 08:05PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Eccoti fresco fresco un nuovo capitolo…

Spero ti sia piaciuto e che continuerai a recensire ^^

A presto, Eli

Recensione di Rebecca Lupin [Contatta] del 19/10/2009 - 07:09PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Grazie tesora per lo splendido commento!

È pensare che l’ultimo pezzo lo volevo eliminare … che bello sapere che ti sei fatta 4 risate accasciata sulla tastiera! Ahah questo mi rende molto felice perché uno dei miei intenti è quello di farvi ridere!

Spero di leggere il tuo commento anche a questo capitolo!

Baci, Eli

Recensione di Lau_twilight [Contatta] del 19/10/2009 - 04:05PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Ciau bella! GRAZIE per tutti i complimenti!

Eh sì, non potevano rimanere bisticciati troppo allungo ^^

Che bello che ti piace quella frasina, quel pezzo l’ho immaginato proprio bene mentre scrivevo!

Di questo capitolo che ne pensi?

Spero mi lascerai un commy anche su questo (non sai quanto mi fanno piacere i tuoi!)

Bacioni e grazie ancora di tutto

Recensione di __cory__ [Contatta] del 19/10/2009 - 03:54PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Ciau tesora,

Jessica è una cretina. Non mi è mai stata troppo simpatica e avevo bisogno di “eliminarla” in qualche modo… e così si è scoperto il suo lato falso e ipocrita!

Sono d’accordo con te riguardo a Mike e vedrai che non è finita…

Isa in questo caso lo preferisco a Bella… Bella mi sa di ragazza timida e impacciata, Isa è sicuramente più adeguato!

Grazie per tutti i bellissimi complimenti, spero tanto che anche questo ti sia piaciuto!

Bacioni, Eli

Recensione di barbyemarco [Contatta] del 19/10/2009 - 03:47PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Grazie tesora,

non ti preoccupare per il ritardo sei stata fantastica con le correzioni (ti avrò fatto impazzire con tutti gli errori). Questa volta ho seguito molto i tuoi consigli.

GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE

A presto,

TVB

Recensione di artemide88 [Contatta] del 19/10/2009 - 03:45PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Grazie tesora per quello che hai scritto! Il capitolo non lo disconosco e lo lascio così com’è! Spero che anche questo ti sia piaciuto!O avresti preferito dell’altro? Accetto volentieri i tuoi consigli e le tue opinioni!

Per quanto riguarda Mike a tutto c’è un perché… non ho voluto sottolinearlo molto nel capitolo, ma diciamo che scusarsi non era proprio tra le sue priorità…diciamo pure che è stato leggermente spinto a farlo…

Cmq con Mike ne vedremo ancora delle belle.

Rispondo anche all’ultima tua domanda: sì, è stato Edward ha spegnere il riscaldamento!

Spero di leggere presto il tuo commento su questo. Bacioni, Eli

Recensione di Martina97 [Contatta] del 19/10/2009 - 03:42PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Grazieeeee e soprattutto benvenuta tra noi!!!

Mi sembra di capire che ti piace molto Alice…in questo capitolo era molto presente…anche se ha fatto passare una giornataccia alla nostra Isa…ihihihihiihih!

Spero continuerai a seguire.

Bacioni, Eli

Recensione di Giuliii [Contatta] del 21/10/2009 - 04:59PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Che bello che hai recensito…non ci speravo +!

Certo che Eddy e Isa hanno fatto pace! Non potevo lasciarli così, no?

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Aspetto il tuo aggiornamento … mi raccomando fai la brava!

Bacioni, Eli

Recensione di Bella_kristen [Contatta] del 21/10/2009 - 03:40PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Ciaooooo tesora!

Che commento lungo lungo che mi hai lasciato *O*GRAZIIE MILLE

Per la patente è meglio che non ti racconto… potresti morire dalla risate… ma pian piano ci provo!

Madonnè (mi piace che lo scrivi ^^eheh) grazie per tutti i complementi che mi fai e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto almeno un po’!

Merlin non l’ho visto…è quello che facevano su italiauno tempo fa? Con il mago? C’è Robert? O__O.

Anche a me piace Pattinson…

Sono stracontenta che l’ultimo pezzo ti sia piaciuto… non ero convinta di metterlo!

Aspetto la tua prossima recensione.

Baciottolini, Eli

Recensione di nightmare123 [Contatta] del 23/10/2009 - 08:45PM sul capitolo 14: Negative zero - Firmata

Ciao carissima!

Che bello che hai trovato il tempo per recensire!!! Yuppie!

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto anche se non sono riuscita a mettere la parte di Emmy-Pooh!!!

Dai la metto nel prossimo capitolo!

Aspetto la tua recensione! Bacioni, Eli  

 

 

 

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GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge.

 

Per chi non è ancora registrato consiglio di farlo, è facile è veloce e in più permette di seguire le storie e sapere se i propri autori preferiti hanno aggiornato o meno.

 

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Statistiche:

 

86 preferiti

81 seguiti

445 letture

51 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. VI ADORO

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Capitolo 16
*** Who’s that girl? ***


Good morning guys and girls

Good morning guys and girls!

Prima o poi mi faranno chiudere con le mie storie… ma per il momento vi posto un altro capitoletto!

 

Premessa: Troverete due POV uno della nostra Isa, uno di Emmett (è la prima volta che scrivo qualcosa dal suo punto di vista… siate clementi).

 

Premessa2: il POV di Emmett è rosso/red/rouge soprattutto nel pezzo racchiuso in questo simbolo n quindi mi raccomando di saltarlo a pie pari se siete minori (a tal proposito volevo chiedervi se è il caso di cambiare rating)

 

Ringrazio la mia beta/consigliera barbyemarco che mi ha corretto il capitolo ben due volte (povera) - GRAZIE TESORO.

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Sixteen – Who’s that girl?

 

 

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<Giorno > salutai con un sorriso un ominide di sesso maschile che mi fissò per un attimo stupefatto. Probabilmente si chiedeva se stessi salutando proprio lui, o se avesse avuto l’ennesima allucinazione mattutina.

 

Oggi era una di quelle giornate in cui niente e nessuno poteva essere in grado di rovinarmi l’umore. Mi sentivo stranamente radiosa e … felice?

 

Ero impazzita?

 

Gli ormoni iniziavano a farmi brutti scherzi?

 

Era l’aria di primavera?

 

O semplicemente l’odore di erba fresca?

 

No. Niente di tutto questo.

 

Semplicemente oggi mi andava così.

E tentare di capirmi era praticamente impossibile.

Era più facile che stamattina inciampassi fortuitamente nel Sacro Graal e che scoprissi il quarto segreto di Fatima piuttosto che cercare di capire cosa mi passasse in mente.

Diciamo che mi ero alzata col piede giusto… e basta.

 

Avevo accantonato in un angolino remoto del mio cervello tutte le sfighe dei giorni precedenti. Avevo deciso che non mi importava nel mio nuovo abitino super-fashion, della confisca forzata dei miei beni da parte di Charlie e neanche di quella cucciacazzi di Jess… non mi importava di nulla, insomma.

 

Sorridi e la vita ti sorride... no?

 

Ecco, io avrei riso così tanto da farmi venire una paralisi facciale.

 

 

Avevo dormito fantasticamente, mangiato un muffin cioccolatoso e poi… e poi tra poco avrei visto quel gran-pezzo-di-gnocco di Edward Cullen… Cosa avrei potuto chiedere di più? (n.d.a. un amaro lucano J)

 

Mi avviai con passo veloce verso l’entrata.

 

< Lasciate ogni speranza voi che entrate > dissi teatralmente varcando la soglia.

 

Alcuni studenti risero della battuta e un professore mi guardò torvo.

 

Notai che la mia allegria era contagiosa: più sorridevo e più gli altri studenti mi sorridevano di rimando...

 

Un sorriso a te. Uno a te, e uno a te strana forma di essere vivente…

 

Mentre ero intenta a dispensare sorrisi a tutti, riconobbi la chioma castana di Angela poco lontano.

 

< Angie! > Chiamai la mia socia che si voltò e mi venne incontro.

 

< Ciao Isa > mi salutò.

 

Le sorrisi raggiante.

 

< Che c’è? Perché ridi? > Chiese titubante.

 

< Niente. Non posso ridere? >

 

< No... Sbaglio, o tuo padre ieri ti ha sequestrato telefono e Internet? > Mi ricordò.

 

< Esatto > risposi < ma mi va di ridere lo stesso > sorrisi ancora di più, se possibile.

 

< Chiunque tu sia > mi puntò minacciosa un indice in faccia < Esci dal corpo della mia amica > mi afferrò le braccia e mi scosse avanti indietro ripetutamente.

 

< Okay > strillai per farla smettere.

 

< Ti sei ripresa? >.

 

< Sì>.

 

Tirò un sospiro di sollievo.

 

< Ci vediamo dopo? > Mi chiese continuando a camminare verso la sua prossima lezione.

 

Assentii con un cenno della testa.

 

< Vedi di non farti trovare di nuovo con quella strana paralisi della faccia. Non è da te > vociò prima di sparire.

 

Aveva proprio ragione.

 

Da quanto tempo non sorridevo? Non sorridevo davvero... non parlo dei sorrisi falsi di stamattina…

Da quanto tempo non sorridevo spontaneamente ?

Da tanto...

Da troppo.

 

< Hei Isa > trillò Alice con la sua solita energia.

 

< Sì, satana? > Scherzai imitando alla perfezione la voce di Ice Ventura (n.d.a. il video).

 

Rise e mi unii a lei.

 

< Ti vedo… contenta > constatò.

 

Annuii sorridente.

 

Poi si sporse per guardare al di là delle mie spalle < Credo stia arrivando E… > non le feci neanche terminare la frase facendole segno di zittirsi con un dito.

Sapevo già di chi stava parlando.

Certe cose una donna le sente

 

Decisi di prendere la palla al balzo…

 

< Alice, credo proprio che adesso mi volterò e bacerò il primo ragazzo che mi troverò davanti > scandii bene le parole in modo che lui mi sentisse.

 

Alice mi fissò per un attimo stranita e poi fece spallucce.

 

Mi voltai con il mio miglior sorriso.

 

E…E R I C 

 

< Eric? > Dissi disgustata.

 

Ammiccò sorridente.

 

< Sto aspettando > disse indicandosi con l’indice quella sottospecie di cavità inesplorata posta in posizione “culo di gallina” quale doveva essere la sua bocca.

 

 < Sparisci > ordinai bruscamente.

 

Bye bye buonumore…

 

Alice scoppiò a ridere divertita e la fulminai con uno sguardo assassino.

 

Niente. La sfiga non voleva proprio mollarmi.

 

Forse oggi era il caso di rifugiarmi in un posto sicuro e starmene ferma immobile limitando al massimo i danni.

 

 

 

 

 

[Emmett Cullen]

 

 

Image and video hosting by TinyPic Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.

 

Continuavo a fissarle quelle gambe lunghe e lisce.

 

Mi passai la lingua sulle labbra pregustando il momento di assaporare la sua pelle ancora una volta.

 

Cazzo Em, riprenditi!

 

Parlava con le sue amiche, ma si vedeva lontano un miglio che non prestava loro la minima attenzione.

 

Quando poteva mi lanciava delle occhiatine eloquenti e io, di rimando, la guardavo con un ghigno divertito.

 

< Ti devo parlare > lessi il suo labiale e sentii nitidamente il suo bisbiglio, dopo qualche attimo si alzò.

 

Una folata del suo delizioso odore mi investì.

 

Non me lo feci ripetere due volte.

 

Aspettai qualche minuto per non destare troppi sospetti e poi la seguii.

 

Vidi che entrava in uno stanzino, mi guardai attorno per accettarmi che non ci fosse nessuno, e le andai dietro.

 

< Emmett > iniziò con tono fermo.

 

Il suo sguardo era duro e le braccia erano intrecciate sotto il seno.

 

Sebbene la stanza fosse poco illuminata riuscii a scorgere ogni singolo dettaglio del suo viso accigliato e come sempre bellissimo.

 

< è meglio che la finiamo qua > disse tutto d’un fiato come per volersi liberare da un peso.

 

Ressi al suo sguardo di ghiaccio nonostante le sue parole bruciassero con più intensità di una zampata di orso in piena schiena.

 

Appoggiai le spalle contro il muro e adottai la sua stessa posizione allacciando le braccia attorno al petto.

 

< è quello che vuoi? > Chiesi come se la cosa non mi sfiorasse minimamente.

 

Dio, se faceva male

 

< No > sospirò < è solo la cosa più giusta >.

 

Risi amaramente.

 

< Proprio tu  parli di giusto o sbagliato? > Le scagliai addosso le mie parole come fossero lame taglienti.

 

Proprio lei che si divertiva a giocare contemporaneamente con i sentimenti di due ragazzi?

Lei che si scopava un altro – me - all’insaputa del suo fidanzato?

Lei che manteneva in un equilibrio instabile due cuori contemporaneamente?

 

Immaginai per un attimo di trovarmi in equilibrio su un filo di nylon sottilissimo.

 

< Sai cosa penso? > Le chiesi retorico, e senza aspettare che parlasse continuai < Sei solo un’ipocrita egoista >.

 

Il solo pensiero che avesse scelto lui mi fece gelare il poco sangue in circolo nelle vene.

Strinsi le mani in pugni e cercai di controllarmi. Chiusi gli occhi in cerca di quell’autocontrollo che però non sopravveniva.

 

Se avessi potuto avrei ridotto a brandelli ogni cosa.

 

< Basta > sibilò tra le labbra.

 

Come se fosse sufficiente per cancellare quell’inspiegabile elettricità che non ci permetteva di allontanarci l’uno dall’altra.

Anche lei lo sapeva...

 

Distolse lo sguardo dal mio e fu proprio in quell’istante che intravidi una possibilità.

 

Mi avvicinai con uno scatto al suo corpo. Le posai entrambe le mani sul viso e le spostai i capelli biondi dalla fronte incollando i suoi occhi ai miei.

 

< Dimmi che non mi vuoi e io sparirò dalla tua vita > le soffiai sulle labbra deciso.

 

< Dimmi che ami lui e non ti darò più fastidio. Dimmelo! > Continuai inducendola a parlare.

 

Non rispose ma non c’era silenzio più eloquente di questo.

 

Accarezzai le sue labbra morbide che al contatto con il mio pollice freddo si schiusero, e mi girai per andarmene sia da quel posto che dalla sua vita.

 

< Aspetta > mi fermò ma non mi voltai. Non volevo più guardarla.

 

Afferrò il mio braccio e mi lasciai trasportare.

 

I nostri sguardi si trovarono nuovamente. Ghiaccio e miele fusi insieme.

 

< No > disse solamente.

 

< No, cosa? > scandii bene le parole.

 

< Non lo amo > ammise e si lanciò tra le mie braccia premendo il viso contro il mio petto.

 

Sentii l’odore salino delle sue lacrime e la maglietta bagnarsi.

 

All’apparenza così forte e all’interno così fragile…

 

Presi il suo mento tra le mani e la invitai ad alzare il suo viso.

 

Asciugai i suoi occhi con le dita.

 

n

 

Era un angelo e un diavolo combinati in un'unica persona.

 

Le sorrisi dolce e in risposta mi baciò leggero sulle labbra uno, due, tre… varie volte.

 

Mi impadronii della sua bocca e la baciai con passione, con urgenza.

 

Era mia…

 

Le nostre lingue si incontrarono ansiose e frenetiche lasciandoci sporadiche occasione per prendere aria.

 

Mordicchiò il labbro inferiore imprigionandolo tra le sue labbra. Se fossi stato umano avrei quasi certamente sentito dolore. 

 

Accarezzai le sue gambe e lentamente risalii fino a sotto la gonna.

 

Sussultò al contatto della mia pelle fredda.

 

Strinsi le mie mani sul suo sedere sodo e massaggiai le natiche con un movimento circolare spingendola verso di me.

 

Si lasciò scappare dalle labbra un sospiro di piacere che mi eccitò oltre il lecito.

 

Senza smettere di baciarla scesi a sbottonarle la camicetta della divisa.

 

Mi estasiai ancora una volta della visione del suo magnifico corpo. Non mi sarei mai stancato di contemplarla.

 

Mi sfilò la maglietta a maniche corte e tracciò i contorni dei miei addominali scolpiti afferrandomi poi per la cintola dei pantaloni per spingermi ancora verso di se.

 

Le liberai i seni, lasciando che il reggiseno raggiungesse il pavimento, e scesi a baciarglieli con impeto.

 

< Emmett > gemette pronunciando il mio nome quando con la lingua giocai con uno dei suoi capezzoli.

 

Presi qualche secondo per godermi l’espressione di godimento sul suo volto. Qualcosa di unico e indescrivibile: i capelli spettinati le donavano un’aria quasi selvaggia, le labbra rosee e carnose leggermente dischiuse mi lasciavano sprofondare nelle più indicibili fantasie erotiche…

 

Passò una mano fra i miei capelli scompigliandone i ricci e mi condusse ancora verso il suo petto. Ripresi a giocare con i capezzoli mordicchiandoli delicatamente.

 

Accarezzai lentamente la sua schiena nuda, la sua vita sottile, il suo collo così invitante per noi vampiri e i suoi capelli morbidi beandomi dei suoi gemiti.

 

Riuscii a percepire l’odore della sua eccitazione. L’aria oramai ne era satura.

 

Mi inebriai di quel nettare pungente e così invitante che i miei istinti selvaggi presero il sopravvento. Quasi certamente i miei occhi erano nero pece.

 

Scostai la stoffa delle sue mutandine bagnate e accarezzai la sua femminilità delicatamente.

 

Emise un verso di piacere e si spinse con il bacino verso le mie dita.

 

Mi liberai dei jeans e dei boxer con facilità mentre anche il suo ultimo indumento veniva eliminato.

 

Con un piccolo saltello si avvolse al mio corpo incrociando le gambe dietro la mia schiena. Sebbene riuscissi a tenerla con facilità la feci cozzare con la schiena contro il muro.

 

Le nostre sessualità si toccarono appena.

 

Intenzionalmente presi a sfiorarle il sesso con il mio membro più e più volte, giocando con la sua parte più intima.

 

Mi introdussi in lei solo con l’estremità e di nuovo uscii velocemente.

 

Mugugnò lagnandosi sempre più impaziente. 

 

< Dimmi che mi vuoi > le sussurrai all’orecchio.

 

Ho bisogno di sentirtelo dire… 

 

< Sì > riuscì a sussurrare mentre continuavo la piacevole tortura.

 

Non mi bastava...

 

< Dì che mi desideri > continuai.

 

< Emmett, ti voglio > Scandì con voce più acuta e ferma < Ora >.

 

Entrai finalmente in lei con tutto me stesso.

 

Completandoci.

 

Mi mossi sempre con più vigore finché non sentii una fiammata di calore avvolgermi totalmente e le sue labbra stringersi convulsamente attorno a me facendomi letteralmente impazzire.

 

Il suo cuore batteva all’impazzata e il suo respiro era ansante.

 

Ma non era ancora finita…

 

Entrai ancora in lei con una spinta facendole ripetutamente pronunciare il mio nome.

 

Prolungai così la sua estasi e anche io finalmente mi lasciai andare dentro di lei beandomi del suo calore.

 

Appoggiò la sua testa nell’incavo del mio collo esausta e si calmò. Anche i battiti del suo cuore tornarono gradualmente regolari.

 

Da tigre a gattina…

 

n

 

< Tutto bene? > Le sussurrai baciandole i capelli.

 

Si voltò verso di me soffiandomi sul collo < mai stata meglio > mi sorrise stringendosi di più al mio corpo.

 

Me ne compiacqui. Lui non le faceva provare le stesse emozioni.

 

Sarei potuto rimanere così per sempre. In questa posizione per l’eternità...

Io, lei e nessun’altro.

 

Ma la realtà non era questa. La realtà faceva dannatamente male.

 

 

 

---------

Mi sa che siete ancora così O__O…

Scusate ma io vi avevo avvertito…mi spiace ma quando si tratta di quel figo di Emmett non posso di certo restare troppo sul soft…(che volete farci io me lo immagino così… anzi, in realtà me l’immagino anche peggio hihiihihii).

Forse il POV di Emmett vi sembrerà troppo riflessivo e profondo per uno come lui ma secondo me quando si tratta di emozioni e sentimenti anche il nostro Emmy-pooh sa essere dolce/romantico, no? Che ne pensate?

Sappiate che all’inizio il POV di Isa ha un suo perché… ù.ù ma non vi dico altro.

 

Area sondaggio

1. le fotine nel capitolo vi piacciono o è meglio toglierle? (sempre che le vediate)

2. rinnovo la domanda fatta sopra: devo cambiare rating? sinceramente non so se metterò altri capitoli così hot ma mi dispiacerebbe togliere la possibilità di leggere tutta la storia a molti/molte solo per alcuni capitoli.

 

A proposito delle fotine, visto che sicuramente non leggerete cosa c’è scritto, ve lo scrivo qui.

Nella prima ho preso una frase del capitolo “Sorridi e la vita ti sorride...no? Ecco, io avrei riso così tanto da farmi venire una paralisi facciale”; nell’altra c’è un pezzo della canzone di Masini “Bella stronza” (ascoltatela).  

 

Ringrazio tantissimo le 11 tesore che hanno recensito lo scorso capitolo… <3   GRAZIE SIETE FANTASTICHE!

 

Recensione di Bella_kristen [Contatta] del 28/10/2009 - 04:18PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

Ciao tesò!

Ahah!anche io vorrei incontrati su msn qualche volta … ma si vede che abbiamo orari diversi L! Per la patente faccio le comiche (povero istruttore u.u). speriamo di riuscire a dare l’esame per il 13 *me incrocia le dita*. Cmq ti racconterò…ahahaha!

Mi hai incuriosito con Merlin… vedrò di trovarlo su internet!!! Poi ti saprò dire senz’altro chi dei due preferisco ;)!

Grazie tesora per tutti i complimenti che mi fai!!! Davvero lo scorso capitolo è quello che ti ha fatto ridere di più? Che bellooooooooo! *me troppo felice*
Di questo capitolo che ne pensi?

Sei rimastra scandalizzata?

A presto,

Eli

Recensione di Sabry87 [Contatta] del 27/10/2009 - 06:05PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

Ciao Teso. Sei ancora tutta intera? Chi pensi che sia la ragazza con Emmett? Io un idea l’avrei… hihi! Aspetto il tuo parere su questo! baci

Recensione di Giuliii [Contatta] del 27/10/2009 - 05:47PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

Ciao donna-dai-mille-impegni! Spero tu abbia passato un buon compleanno!!!

Grazie per tutti i complimenti al capitolo precedente! GRAZIEEEE

Questo? Ti ha lasciata così O____O, vero?

Opss non volevo proprio!

Fammi sapere che ne pensi e se è il caso di cambiare rating!

Aspetto tue notizie e i prossimi capitoli della tua ff che diventa sempre più interessante!

Bacioni

Recensione di barbyemarco [Contatta] del 27/10/2009 - 05:26PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

Carissima come farei senza di te? Forse ho un idea per il prossimo capitolo… hihi (te ne parlo presto).

Grazie ancora per aver corretto (per ben due volte) questo capitolo!!!

Spero proprio che non ti stancherai di me L.

TVB bacioni

Recensione di artemide88 [Contatta] del 27/10/2009 - 04:17PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

club anti Jessica? Certo che ci sto! Aaahhahahah… troviamo un modo per sbarazzarcene definitivamente.

Che bello che ti ho fatto ridere nello scorso capitolo!!! Non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire. E poi io adoro Alice… se non fosse che ho 22 anni e che il mio ragazzo mi avrebbe letteralmente uccisa questo halloween mi sarei vestita da lei…sisi…

Di questo che ne pensi? Troppo spinto? Aiuto! Fammi sapere qualcosa!

Un bacione

Eli

Recensione di Lau_twilight [Contatta] del 27/10/2009 - 03:58PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

Ciao tesora! Grazie per tutti i complimenti!!!!!!!!! che bellooooooo sentire che quello che scrivo non è solo una perdita di tempo… se so che da qualche parte c’è qualcuno che ride/sorride di quello che scrivo… è qualcosa di assolutamente stupendo! Quindi GRAZIE DAVVERO! Di questo capitolo che mi dici? Troppo? È il caso di cancellarlo e sostituirlo con qualcosa di più soft? Cambio rating?Fammi sapere. bacioni

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta] del 27/10/2009 - 03:46PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

Direi che sono riuscita nel mio intento: non hai avuto tempo per irritarti perché subito dopo ho inserito la parte della Caritas…! Ahaha! Bene.

io e il mio rapporto con lo shopping: una via di mezzo tra Alice e Isa. Dipende dalla giornata. Cmq in linea di massima sono veloce (odio stare nel camerino a provare mille vestiti).

Sono contenta che il vestito di Isa ti piaccia!!! Ho optato per qualcosa di elegante ma semplice e d’effetto e credo di averne trovato uno che si addiceva perfettamente a quello che avevo in testa!

Domanda: chi è il tuo primo marito? Se il secondo è Michael Chad Murray… non oso immaginare proprio chi possa essere il primo!!!

Per quanto riguarda Jess stendiamo un velo pietoso…

Grazie mille per tutti i complimenti e per le recensioni che mi lasci!

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.

Bacioni, Eli

Recensione di __cory__ [Contatta] del 27/10/2009 - 03:26PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

Ciauuuuu!

Grazie tesora per la recensione e per i complimenti! Si, adoro Rob ma in questo caso mi serviva un Eddy meno dolce e credo che Chad Murray sia perfetto!

Chi credi che sia la ragazza con Emmett? Vedremo che succede… hihih

A presto

Eli

Recensione di DolceGiuggy [Contatta] del 27/10/2009 - 02:00PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

GRAZIE tesora!

Cavolo veramente anche io voglio avere le “sfighe” di Isa.

Sei un genio o forse son io che sono troppo banale e prevedibile… vedremo… non aggiungo altro!

Ho aggiornato il link del vestito di Alice, ora dovresti vederlo!

Credo proprio di aver “accontentato” la tua richiesta HOT!

Ehehe!

Fammi sapere! bacioni

Recensione di RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] del 27/10/2009 - 12:05PM sul capitolo 15: The Devil Wears D&G - Firmata

Carissima grazie per i complimenti e per il commento. Sono strafelice che ti sia piaciuto!

Questo? Che ne pensi di quest capitolo?

Aspetto il tuo parere.

Bacioni, Eli

Recensione di sweet_me [Contatta] del 29/10/2009 - 02:04PM sul capitolo 1: Charlie’s Angels - Sposta/Cancella

Certo che sono contenta che mi hai lasciato un commentino! Spero continuerai a leggere e seguire la storia. Bacioni, Eli

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

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Statistiche:

 

90 preferiti

87 seguiti

630 letture

56 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Capitolo 17
*** Mistery, Music and Job ***


Heilà pazze/i

Heilà pazze/i!!! come state?

Io bene a parte che ho l’esame di guida venerdì 13. AIUTOOOO! Okay… non vi interessa, lo so.

 

Sinceramente credevo che lo scorso capitolo facesse più clamore…

Va bèh…

Dopo il capitolo pervertito direi di tornare nuovamente sui nostri passi con un capitolo della nostra Isa.

 

 

Ringrazio la mia beta/consigliera barbyemarco  - GRAZIE TESORO.

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Seventeen –  Mistery, Music and Job.

 

 

 

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OhMioDioo OhMioDioo OhMioDioo OhMioDioo

 

OhMioDioo OhMioDioo OhMioDioo OhMioDioo

 

OhMioDioo OhMioDioo OhMioDioo OhMioDioo

 

< Okay, calmati e respira > ripetei reggendomi al bordo del lavandino.

 

Non potevo ancora crederci.

 

Ero da poco entrata nel mio personale rifugio - lo sgabuzzino – in cerca di un po’ di tranquillità, avevo aperto l’anta scorrevole del posticcio armadio in legno e mi ero infilata tra una mensola e l’altra, chiudendomi poi dentro, con l’intento di ascoltare il mio i-pod...quando sentii la porta aprirsi e richiudersi.

Pensando fosse qualche professore, avevo fatto in modo di restare più nascosta possibile fermando la musica e limitando al massimo ogni rumore.

 

Altro che professore…

 

Quando avevo realizzato cosa stava per accedere era ormai troppo tardi per uscirmene con frasi del tipo “emh scusate… mi fate passare?”

 

Deglutii a fatica solo al ricordo.

 

Non avevo mai assistito a qualcosa di così disgustoso e, al tempo stesso, così… eccitante.

 

Non riuscivo a togliermi quelle immagini dalla testa.

Un ragazzo e una ragazza. Avvinghiati. O sarebbe meglio definirli inglobati, tanto da non capire dove finiva uno e iniziava l’altro…

 

Ero sicura che il ragazzo fosse Emmett. Per due motivi: primo, la ragazza continuava a ripetere il suo nome fino all’esasperazione; e secondo, era lui, punto, non c’era bisogno di aggiungere altro…

Diciamo solo che la storia della “L” è una stronzata inventata da qualche nanetto megalomane. Ne avevo appena avuto una controprova assai soddisfacente.  

 

Ma lei chi era?

 

Bionda. Fisico statuario. Tatuaggio a forma di rosa sulla schiena…

 

Mhh, il campo si restringeva parecchio…

 

Ma in fondo che mi importava?

 

Saranno pure affari loro, no?

 

< Isa? Ci sei? > Qualcuno richiamò la mia attenzione sventolandomi una mano davanti agli occhi.

 

Angie.

 

< Mhh, si > mi ripresi focalizzando il suo viso.

 

< Conosci una ragazza bionda con un tatuaggio a forma di rosa?> Chiesi senza neanche prendere aria tra una parola e l’altra.

 

Ottimo Isa! Menomale che non ti importava…

 

Ci pensò per un attimo.

 

< Sì, Debby Sunders! È una cheerleader e ha un tatuaggio così, perché? > Angie sembrava perplessa.

 

Certo Debby! Come avevo fatto a non pensarci prima? E poi, c’era qualcuno che non si fosse ancora fatto?

 

Se non sbaglio stava con Steve…ma a quanto pareva non era molto fedele…

 

< Scusa ma io proprio non ti capisco >.

 

< Dove stata tutto questo tempo? > Mi interrogò la mia amica.

 

< Viaggio spirituale… > risposi mostrandole l’i-pod.

 

Sbuffò esasperata roteando gli occhi verso l’alto.

 

< Ora che ne dici di andare a pranzo?>.

 

< Sì, certo > la seguii.

 

 

Il problema ora era uno: come avrei fatto a guardare in faccia Emmett senza scoppiare a ridere?

 

Mi armai di tutta la (poca) serietà che avevo in corpo ed entrai in caffetteria decisa.

 

Scorsi subito il nostro tavolo.

 

< Bene > tirai un sospiro di sollievo. Emmett non era ancora arrivato.

 

< Ciao ragazze >. Ci salutarono sorridenti Jazz e Ed mentre noi ci accomodavamo.

 

< Ciao > li salutammo in coro.

 

Edward mi guardò divertito < Mi hanno detto che stamattina volevi baciare Eric… >.

 

Alzai entrambe le sopracciglia dapprima stupita.

 

< Solo perché pensavo fossi tu > risposi calma infilandomi in bocca la cannuccia della Coca.

 

< Ah > rimase spiazzato dalla mia schiettezza.

 

< Mi sa che hai bisogno di un paio di occhiali > mi schernì.

 

< Perché? Sembrate gemelli! > Scherzai. Avevo pressoché bestemmiato. Paragonare Edward a Eric era come paragonare il cioccolato alla merda.

 

Sfiorai la mano di Edward che mi risultò ghiacciata.

 

< Ma tu sei sempre così freddo? > Mi lamentai.

 

< Se appoggio la lingua sul tuo braccio mi rimane appiccicata?> Infierii ironicamente.

 

< Dipende da dove l’appoggi…> rispose Jazz alquanto maliziosamente.

 

Edward non trattenne una risata e gli diede il cinque e anche io e Angie iniziammo a ridere.

 

< Per stasera?> Mi chiese, poi, tornando serio.

 

< Mi passi a prendere per le nove, va bene?>

 

< Perfetto > confermò.

 

< Ah! Allora ricordati che mi devi un bacio... > disse riferendosi all’ equivoco con Eric.

 

Anche due…

 

< Emmett? > Chiese poi Angie.

 

Iniziai a tossire: la Coca-cola mi era andata di traverso. Ancora poco e mi sarebbe uscita dal naso…

 

< Credo sia in giro > disse Jazz giocherellando con il cibo dentro il piatto < ha detto che aveva una cosa da fare >

 

Ancora?

 

Mi voltai con non-chalance – neanche troppa a dirla tutta - verso il tavolo delle cheerleader.

 

Indovinate chi mancava?

 

Debby Sunders.

 

 

 

___

 

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< La finisci di fare quella faccia imbronciata?> Mi chiese Edward distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada.

 

< Non è mica colpa mia se il tuo rott- Pick-up non parte! > Rise.

 

Il pick-up era morto nel parcheggio della scuola e adesso mi ritrovavo sul sedile del passeggero della Volvo di io-sì-che-sono-figo-Cullen che gentilmente si era offerto di accompagnarmi a casa.

 

Ringraziai il cielo che Emmett avesse il test di ammissione per entrare a far parte dalla squadra di football, altrimenti avrei avuto delle serie difficoltà a restare seria per tutto il tragitto.

 

Jasper, invece, si era ricordato proprio all’ultimo momento di avere degli impegni dopo scuola.  A chi voleva darla a bere? Come se fossi così tonta da non capire che l’aveva fatto apposta.

 

< Sempre meglio della tua auto da vecchi > risposi acida.

 

E con quell’affermazione non mi riferivo di certo al modello dell’auto – che tra l’altro adoravo - ma allo stato in cui era tenuta. Tappetini completamente puliti, sedili senza la ben che minima macchia e per niente sgualciti, neanche un’ammaccatura, e quel che è peggio: l’odore di nuovo che ancora si respirava all’interno…

 

Dio, Edward devo insegnarti tutto io?

 

Si sporse ad accendere lo stereo e sintonizzò su una stazione che trasmetteva pezzi degli anni Settanta.

 

Non ci siamo proprio…

 

Dopo “Radio Maria” quella era la seconda frequenza assolutamente da evitare.

 

< Senza offesa, Edward. Ma davvero tu ascolti questa roba? > Chiesi schietta lasciando trasparire la mia avversione per questo genere.

 

Bèh qualche difetto doveva pur averlo…

 

Rise senza alcun ritegno.

 

< Gli anni Settanta hanno segnato un’ epoca > puntualizzò convinto.

 

< Senza questa musica non ci sarebbe quella attuale. Vedi? Nasce tutto da questo> disse alzando anche il volume per enfatizzare il suo discorso.

 

< Anche io nasco da mia madre. Che vuol dire? Io sono meglio > ribattei senza pensare.

 

Mi guardò storto.

 

< Okay, okay > ammisi alzando le mani < Paragone del cazzo, scusa >.

 

Rise.

 

< Ciò non toglie che – scusa se te lo dico – a volte sembri proprio mio nonno > precisai.

 

< Non mi avevi mai detto di avere un nonno così bello >

 

< …e modesto > continuai io.

 

Rise irradiando ancor di più la sua bellezza, se possibile.

 

___

 

 

Image and video hosting by TinyPic < Ahahaha! Angie ti giuro > risi al telefono come una cretina e mi lanciai sul letto ancora avvolta nell’asciugamano. I capelli bagnati prendevano un colore rosso scuro, quasi tendente al nero.

 

Erano quasi due ore che eravamo al telefono.

 

< Non posso crederci! È dopo averlo assaggiato lui cosa ti ha detto? > Chiese la mia amica curiosa.

 

< Ha fatto un’espressione strana come quando un bambino assaggia qualcosa per la prima volta, e poi mi guarda e mi fa “sei assunta” >.

 

< Sei grande! > Si complimentò.

 

Nel pomeriggio ero andata a fare il colloquio al pub prendendo in prestito – a sua insaputa- la volante di Charlie.

Un posticino carino alle porte di Forks. Credo che prima quel locale fosse una macelleria o qualcosa del genere.

In un primo momento il proprietario credeva fossi un’ispettrice sanitaria (come si fa a scambiarmi per un’ispettrice sanitaria, lo sa solo lui…) ma poi si era fidato.

Mi aveva messo alla prova chiedendomi se sapevo fare qualche cocktail e io l’avevo stupito con un drink di mia invenzione: il charlie’s angels.

Era un cocktail nato in una serata di assoluto fancazzismo a casa di Jess. Fuori pioveva,  perciò avevamo deciso di rimanere a casa a ubriacarci.

L’armadietto degli alcolici del padre di Jess era meno fornito del minibar del più squallido motel, per cui avevamo dovuto arrangiarci con ciò che c’era.

Ne era venuto fuori un intruglio verdastro-raddiattivo di dubbia bontà. Assaggiandolo, però, ci eravamo ricredute, certo il sapore di prezzemolo si sentiva più del dovuto, ma a parte quel piccolo inconveniente, il gusto era più che gradevole. E anche al proprietario aveva fatto la stessa impressione, tanto da volerlo inserire nella lista.

La mia anima di procacciatrice di affari non era di certo rimasta in ascolto: avevo fatto prevalere subito i “diritti di brevetto” della mia invenzione chiedendogli la quota di due dollari (sui 5 del costo) su ogni ordinazione del charlie’s angels e lui (ingenuamente) aveva accettato.

 

Illuso. Come minimo avrei consigliato all’novantanovevirgolanovepercento della clientela quel drink.

 

Si prevedevano guadagni extra…

 

Il mio futuro non era in politica, era nel commercio.

 

< E quando cominci?> Chiese

 

< Sabato sera> Sbuffai giocando distrattamente con una ciocca di capelli.

 

Ecco l’unico inconveniente di lavorare in un pub…

 

< Bèh, se ti va possiamo venire da te a farti compagnia > propose.

 

< Davvero? Oh Grazie! > Amavo quella ragazza.

 

< Certo > rise < Prometto di prendere il Charlie’s Angels >

 

< Come minimo > rimarcai.

 

< Stasera che metti? L’abito perla?> Chiese cambiando discorso.

 

< No > risposi prontamente.

 

< Ne indosso uno nuovo >.

 

< Una cosuccia così… > spiegai.

 

Definire quel vestito “una cosuccia così” era da pazzi.

Immaginai il vestito prendere vita, fluttuare lievemente fino al letto e strangolarmi con charme.

 

< Anche io ne metto uno nuovo. Vedrai… >

 

< Colore? > Chiesi mentre infilavo le mutande tenendomi in equilibrio su un piede.

 

< Giallo >

 

< Mh, paglierino? >

 

< Sì, come lo sai? >

 

Oh oh! Forse era il caso di non farsi vedere da Alice

 

< Intuizione femminile > risposi solamente, non era il caso di abbatterla con discorsi sulla moda.

 

< Adesso forse è meglio che vada a prepararmi >.

 

< Sì, certo! Stavo per dirti la stessa cosa> concordò.

 

< Ci vediamo dopo. Bacio. Smack > e riappesi.

 

< Cazzo > imprecai ad alta voce.

 

Erano le otto e un quarto e ancora dovevo asciugarmi i capelli, vestimi e truccarmi.

 

Dovevo fare presto. Non volevo che Edward pensasse che fossi una di quelle ragazze vanitose che ci mettono un’eternità a prepararsi.

 

 

 

---------

Okay i pomodori dopo, grazie…

Che ne pensate?

Per quanto riguarda Isa non vorrei fosse classificata come guardona (sì un po’ lo è…   ù.ù ) ma mettetevi nei suoi panni. Voi cosa avreste fatto? *me curiosa di leggere le vostre opinioni in merito*.

 

Nel prossimo troverete finalmente la festa di Alice… (dico “finalmente” perché è un capitolo che avevo previsto di scrivere due capitoli fa… ma poi c’erano anche altre cose da dire e ho dovuto rimandare…*quando Dio ha distribuito il dono della sintesi io ero momentaneamente assente*).

Vi anticipo che dopo il prox (tra due in poche parole) ci sarà (al 90%) un Pov Jazz *perché mi avventuro in queste ponderose imprese? Ç___ç*

 

Per la questione del rating sto valutando ù.ù. Dopo la minaccia di Synie, per il momento lo lascerei arancione con la precisazione, ad ogni inizio capitolo hot, del simbolo rosso.

 

Area sondaggio

1. secondo voi Emmett sa che Isa sa (mamma che giro di paroleeeee) o era talmente preso da non accorgersi della sua presenza?

2. trovandovi nella stessa situazione di Isa che cosa avreste fatto?

 

Ringrazio tantissimo le 9 fantastiche ragazze (i commentini sono un po’ calati L) hanno recensito lo scorso capitolo…

Se ci sono ragazzi mi piacerebbe facessero sentire la loro opinione…

 

 

Recensione di Lau_twilight [Contatta] del 02/11/2009 - 09:25PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

Ciao bella!
ti ringrazio infinitamente per i complimenti…
Che te ne pare del capitolo?

Visto? Ho seguito il tuo consiglio in merito al rating…grazie

Aspetto la tua prossima recensione.

bacioni

Recensione di Giuliii [Contatta] del 02/11/2009 - 08:46PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

Ciau carissima!

Lo so, ho la mente perversa…spero non sia troppo un problema…?!
Ci avevi preso riguardo a ciò che pensavi che accadesse?

Aspetto il tuo commy anche per questo!

Grazie per il tuo supporto.

Un bacione

Recensione di DolceGiuggy [Contatta] del 02/11/2009 - 06:52PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

Ciauuuu tesora!

Grazie per il tuo fantastico commento!!!

Si, in effetti Isa è leggermente sfigata *me inizia a pensare di aver sbagliato il titolo della storia che avrebbe fatto meglio ad essere Sfig Girl*… ma secondo me un po’ se lo merita, dopotutto lei conosce Edward quindi come minimo un pochino di sfighe ci devono essere per compensare, non trovi?


Non ci rimanere male per la scelta di non postare altri capitoli hot anche perché sicuramente ce ne saranno altri, ma non posso metterli frequentemente altrimenti dovrei cambiare immediatamente rating!

 

Aspetto il tuo commento a questo…

bacioni

Recensione di RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] del 02/11/2009 - 06:15PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

WOW! Che bellaaaaa la tua recensione!!!!

Quoto tutto quello che hai scritto! Sìsì

Spero di non averti fatto rimanere male con questo cappy…

Aspetto tue notizie

bacioni

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta] del 02/11/2009 - 02:22PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

Se non ci fossi tu come farei??? Con il tuo commento mi hai rallegrato la giornata, dico davvero!

Ti spiego: pensavo che il pov di Isa dello scorso capitolo venisse sottovalutato e invece ecco che tu mi scrivi esattamente ciò che intendevo far trasparire! SEI MITICA!

Nouuuuu vorrei sentire la tua risata…uffa sn curiosa… eheh

Che bello che hai apprezzato anche la scenetta con Eric… ihihi!

Quoto quello che hai detto su Emmett, la penso esattamente come te! E grazie per avermi detto la parte hot non era volgare (ho fatto il possibile per evitarlo).


Fabio Cannavaro è un bellissimo uomo. C’è stato un periodo che piaceva anche a me ma essendo Juventina non ho potuto fare a meno di avercela con lui per la scelta di lasciare la squadra in un momento come quello!

Anche io sono tifosissima di calcio (un’altra cosa in comune). Faccio anche fantacalcio! Hihi

L’hai davvero incontrato? Che culo! Ma sei di Napoli?

Grazie ancora per tutti i complimenti e per le tue bellissime recensioni.

Aspetto la recensione a questo.

Bacioni, Eli

Recensione di __cory__ [Contatta] del 02/11/2009 - 02:08PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

Mi sa che il commy è stato in qualche modo tagliato…(o no?).

Comunque ti ringrazio moltissimo… GRAZIEEEE

Eh sì… “certe cose una donna le sente” sisi come no.

Aspetto un parere su questo.

Bacioni, Eli

Recensione di barbyemarco [Contatta] del 02/11/2009 - 01:47PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

Ho visto la pubblicità: GRAZIE INFINITE.

Stavo pensando, magari quando finisce un’altra ff sul tuo gruppo di FB (top secret è conclusa), perché non provi a chiedere ad Amalia di considerare anche questa? (chiedo così… in effetti ci sono tantissime altre ff più belle a cui dare la precedenza). Boh fammi sapere.

Per quanto riguarda Emmett mi ero posta anche io lo stesso problema e quindi alla fine ho deciso di far scegliere alle lettrici…

Per il prossimo (forse) ci saranno problemi di tempi a causa dell’esame del 13… cerco lo stesso di mandartelo entro venerdì altrimenti posto con qualche giorno di ritardo (non penso che le lettrici mi ammazzeranno per questo).

Tra l’altro dobbiamo ancora sentirci per la tua idea della fic a quattro mani (potremmo magari utilizzare un nuovo nick barby&ely in cui postarla oppure fare come hai detto tu). Direi che un capitolo ciascuno (e retaggio reciproco) va benissimo.

Bèh le altre idee sul compleanno di Alice già le sai…

GRAZIE COME SEMPRE PER TUTTO QUELLO CHE FAI.

TI ADORO

TVB

Eli

Recensione di artemide88 [Contatta] del 02/11/2009 - 01:28PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

Grazie tesoro per il commento!!!!

Che bello che ti faccio ridere con Isa! (spero di averti fatto sorridere anche con questo).

Per l’incontro Edward-Isa ci sarà da aspettare

Aspetto il tuo commy su questo ^^

Bacioni

Recensione di Synie [Contatta] del 02/11/2009 - 01:07PM sul capitolo 16: Who’s that girl? - Firmata

O___O okay lascio l’arancione.

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi ancora non l’avesse fatto ad iscriversi a questo stupendo sito!!!

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Statistiche:

 

96 preferiti (arriviamo a 100?)

96 seguiti (arriviamo a 100?)

431 letture

58 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Capitolo 18
*** Surprise ***


Ciao adorati lettori,

Ciao adorati lettori,

Vi avviso già che alla fine di questo capitolo vorrete ammazzarmi per diversi motivi…

Non avete poi tutti i torti ma poi chi la finisce la ff?

 

Ringrazio la mia beta/consigliera barbyemarco  - GRAZIE TESORO.

 

--------------------

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Eighteen   Surprise 

 

 

 

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La piastra sui capelli ancora bagnati emanava uno strano fumo biancastro accompagnato da un odore acre simile a quello dello zafferano o del pollo arrosto, ma non avevo proprio tempo per curarmene adesso.

 

Ripassai più volte i due ciuffi davanti che erano diventati inspiegabilmente elettrici e che mi davano l’aspetto di una che ha appena preso la corrente. Ma più ripassavo la piastra e più le ciocche svolazzavano senza alcun ritegno davanti al mio naso.

 

Maledetti…

 

Stremata, decisi di fermarli con due pinzette a forma di orsetto mentre correvo in camera per vestirmi.

 

Maledii in ordine alfabetico tutte le attrici di Hollywood che nei film si svegliano alla mattina già truccate, con i capelli perfettamente in ordine e, che quando devono prepararsi in pochi minuti, in quattro e quattr’otto non solo sono pronte, ma sono anche tanto perfette che potrebbero gareggiare a Miss Mondo.

 

Tutte stronzate assurde…

 

Nonostante il ritardo, infilai con estrema cura il vestito.

Se solo si fosse leggermente spiegazzato non osavo immaginare la reazione di Alice.

 

Puntai con lo sguardo l’orologio appeso alla parete di camera mia.

 

Cinque minuti.

 

Sperai che Edward non fosse poi così puntuale…

 

Passai immediatamente alla parte del restauro del viso applicando un leggero strato di fondotinta e una spennellata di fard sulle guance, completando quella che ero solita chiamare l’“impalcatura”.

 

Applicai con un dito sulle palpebre l’ombretto “viola-pungo-in-un-occhio” che, a parer mio, valorizzava il color nocciola dei miei occhi, e completai il tutto con una striscia di matita nera sia sopra che sotto e una bella passata di gloss super scintillante sulle labbra.

 

Il suono di un clacson mi fece sobbalzare.

 

Era già arrivato?

 

Mi affacciai alla finestra del bagno.

 

Sì, nel vialetto la Volvo faceva bella mostra di sé.

 

Guardai nuovamente l’ora.

Le lancette segnavano le otto e cinquantotto minuti.

 

< Hey, è in anticipo! > Mi lamentai davanti allo specchio.

 

Tolsi le ridicole mollette dai capelli e cercai di schiacciare con le mani i ciuffi ribelli.

 

Velocemente dipinsi le ciglia di mascara nero, presi la borsa e i trampoli da dieci centimetri dalla scarpiera e scesi velocemente le scale a piedi nudi.

 

Meglio evitare spiacevoli cadute…

 

< Esci? > Mi chiese annoiato Charlie affacciandosi dalla poltrona del salotto.

 

No, mi piace fare i salti mortali per vestirmi e truccarmi in tempo record solo per stare a casa a guardare del sano football con te…

 

Ma che razza di domande faceva mio padre?

 

< Mhh, sì > mugugnai infilandomi le scarpe.

 

< Non fare tardi, allora > si raccomandò solamente ritornando con lo sguardo sulla televisione.

Mi sorpresi parecchio. Non era da lui essere così calmo e rilassato. Generalmente, prima che uscissi, iniziava con la solita menata.

Bèh, meglio così…

 

< Okay > risposi chiudendo la porta alle mie spalle con un tonfo.

 

Affondando ad ogni passo con i tacchi sul sentiero ghiaioso, in equilibrio instabile, raggiunsi la Volvo grigio metallizzata del mio cavaliere.

 

Aprii la portiera e mi sistemai sul sedile.

 

< Ciao, Edw- > mi bloccai non appena vidi che non era Edward quello seduto al posto di guida.

 

Jazz mi guardò e sorrise dolcemente. Era davvero bello con la camicia nera abilmente sbottonata ma… non era comunque lui.

 

< Lui, dov’è?> Chiesi sorpresa.

 

< Ciao anche a te, Isa > rispose ironico.

 

< Dov’è?> insistetti.

 

< Emh > mugugnò < purtroppo ha avuto un contrattempo…>.

 

Cosa?

 

COSA?

 

Non poteva che essere uno scherzo. Immaginai che da lì a poco sarebbe spuntato Edward dal sedile posteriore con uno strano cappellino a forma di cono e una trombetta in bocca.

 

Aspettai qualche minuto ma non accadde nulla di ciò che speravo.

 

Brutto stronzo, puttaniere, deficiente, stupido, figlio di uno scaricatore di porto abusivo, mentecatto, insulso, cretino, ebbeota, bastardo,, coglione…

 

< Come, “ha avuto un contrattempo”? > Iniziavo davvero a innervosirmi.

 

Doveva avere proprio una buona ragione per farmi questo…

Un’improvvisa infiammazione dello scroto? Un meteorite l’aveva colpito? Aveva scoperto di essere gay e di amare segretamente Newton?

Eliminai quelle scabrose immagini dal mio cervellino e attesi la risposta di Jasper.

 

< Purtroppo sono arrivate le nostre cuginette dall’Alaska. Sai, una visita inaspettata > spiegò agitando le mani all’aria.

 

< Le mie cuginette sanno essere davvero molto insistenti e petulanti…> precisò.

 

E io avrei dovuto crederci?

 

L’irritazione e l’ira si irradiavano dall’alluce dei miei piedi alla punta dei miei capelli.

 

< Queste sono per te > disse poi tendendosi verso il sedile posteriore e porgendomi un mazzo di rose rosse.

 

Lo guardai totalmente basita.

 

< Emh >, si schiarì la voce, < Sono da parte di Edward > precisò.

 

Sai dove se le può mettere le rose il tuo caro fratellino?

 

Aprii lo sportello e me ne sbarazzai gettandole sul terreno umido.

 

< Sai com’è… Sono un’ecologista! > dissi sarcasticamente.

 

< Hai ragione! Mio fratello è un perfetto idiota > mi supportò.

 

< Scusa, ma perché ti ha mandato fin qui per dirmelo? > Dopotutto esistevano i cellulari…

 

< Veramente sono venuto per portarti alla festa >.

 

Di male in peggio.

Mi sentivo così… patetica. Anzi patetica era un eufemismo.

 

Sospirai sonoramente.

 

< Jazz. Non importa, davvero > cercai di sorridergli forzatamente.

 

< Non devi sacrificarti per quell’imbecille di tuo fratello > risposi contrariata.

 

Era lampante che Jasper si fosse offerto solo perché gli facevo pena. 

 

Ribadisco: patetica…

 

< Lo faccio volentieri > mi sorrise.

 

Improvvisamente ogni singola particella del mio corpo si rilassò.

 

Dov’era finita tutta la rabbia di poco fa?

Il nervosismo?

La delusione?

L’impulso omicida?

Che fine avevano fatto?

 

Mi sentivo inspiegabilmente allegra…su di giri, come se avessi appena fumato una canna.

 

Tutto per un attimo mi apparve più semplice e chiaro.

Immaginai un Edward ridotto allo stremo, con tanto di goccioloni agli occhi, da due bambine paffutelle dai capelli biondi boccolosi che l’obbligavano a fare il cavalluccio tirandogli i bronzei capelli, che gli facevano il solletico o altre cose terribili...

 

< Allora? Che ne dici? Verresti come me alla festa?> Jazz interruppe le mie sadiche fantasie incollando i suoi occhi, tanto simili a quelli di suo fratello, ai miei.

 

< Certo > risposi ilare, molto più eccitata di quanto potessi mai immaginare.

 

Potevo godermela io al party, dopotutto.

Anzi, mi sarei divertita per tutt’e due… alla sua facciazza.

 

< Grande > mise in moto con un tonfo secco, ingranò la prima e partì.

 

< Grazie > sussurrai piano e probabilmente non mi sentì.

 

Per tutto il viaggio non facemmo altro che ridere per ogni minima cosa, tanto da aver quasi le lacrime agli occhi.

Mi sentivo totalmente ubriaca.

 

< Davvero Emmett si è offerto per andar a prendere Angela? > Chiesi per l’ennesima volta ridendo tra una parola e l’altra.

 

Immaginai la faccia di Angela che aprendo la porta si sarebbe trovata di fronte quell’ammasso di muscoli quale era Emmett.

 

< Comunque sarò ripetitivo… > iniziò Jazz tornando serio < …ma credo che mio fratello sia un imbecille >.

 

< Bèh, su questo non c’è il ben che minimo dubbio > 

 

< Sai cosa ti dico? > Capii dal sorrisino malizioso che aveva in mente qualcosa per fargliela pagare.

 

Non potevo che essere tutt’orecchi.

 

Ricambiai il suo guardo con uno di intesa.

 

< Apri qui > mi indicò il cassetto del cruscotto davanti al mio sedile.

 

Obbedii e estrassi una custodia per cd nera.

 

Il primo raptus fu quello di far volare “accidentalmente”, uno ad uno, i cd della collezione di stronzo-Cullen dal finestrino della Volvo in corsa, ma poi scorsi un cd, l’unico rivolto al contrario.

 

Accidentalmente rivolto al contrario , pensai.

 

Non conoscevo bene Edward, ma potevo affermare con certezza che avesse un’indole maniacale per l’ordine.

 

Voltai il cd e mi sorpresi di ciò che c’era inciso sopra in bella calligrafia.

 

Sequestrai tutti i cd infilandoli subito nella mia borsa.

 

< Per questo impazzirà. Te lo assicuro > Jazz rideva, probabilmente già si immaginava la possibile reazione di Edward.

 

< Qui svolta a sinistra > diedi indicazioni a Jasper.

 

Rimasi letteralmente pietrificata dallo spettacolo che mi si proponeva davanti agli occhi.

 

Ricontrollai l’indirizzo segnato sull’invito sicura di essermi sbagliata…

No, era proprio questa.

 

Altro che ragazzi che sorseggiano champagne con il mignolo alzato…

 

La villa di Alice era irriconoscibile.

 

La musica all’interno era talmente alta da sentirsi chiaramente da diversi metri.

 

La casa era completamente avvolta nella carta igienica…

 

Nel giardino, solitamente impeccabile, giacevano completamente ubriachi due ragazzi in boxer e uno senza.

Una ragazza, sotto gli effetti devastanti di non so quale droga, con gli occhi spiritati e un sorriso ebete stampato in faccia, danzava saltellando come una mina impazzita.

 

Io e Jazz ci scambiammo uno sguardo alquanto significativo.

 

Tutto questo non era da Alice.

 

Un ragazzo barcollante si scaraventò sul parabrezza della Volvo bofonchiando parole senza senso. La  sua faccia spiaccicata sul vetro dava un effetto quasi esilarante.

Attivai i tergicristalli ma non si scrostò.

 

< Ah ah > risi < Posso rifarlo? >

 

Jazz mi ammonì con lo sguardo.

 

Scendemmo alla ricerca di Alice, Em e di Angie.

 

All’entrata fermai un ragazzo che mi pareva ancora abbastanza normale.

 

< Scusa, sai dov’è Alice? > Urlai per sovrastare la musica.

 

Ci pensò su qualche secondo e poi rispose < Chi è Alice?>.

 

Oh mamma…

 

Guardando in giro mi resi conto di una cosa: tutta questa gente conosceva a malapena Alice o non la conosceva affatto.

Fui invasa da uno strano senso di tristezza.

Alice, una delle più ricche, carine e popolari ragazze di Forks, in realtà non aveva amici. Non aveva amici veri.

I presenti erano quelli che io definivo i cosiddetti “arrampicatori sociali” che sfruttavano  l’amicizia di Alice per altri scopi.

 

Scorsi Emmett, impossibile non vederlo subito, seduto sul divano accerchiato da ragazze carine, ma di Angie neanche l’ombra.

 

< Vado a cercare Angela e Alice > mi avvicinai all’orecchio di Jazz per farmi sentire.

 

< Okay > acconsentì < io guardo di là >.

 

Facendo lo slalom tra le diverse bottiglie sul pavimento, mi spinsi verso quello che doveva essere il soggiorno.

 

Finalmente trovai un viso conosciuto: Sarah, frequentavamo lo stesso corso a biologia.

 

< Ciao Sarah. Scusa hai visto Alice? > La interruppi.

 

< Mhh, sì > disse subito < Poco fa, senza invito, hanno fatto irruzione i giocatori della squadra di football. Credo che l’abbiano portata di sopra >.

 

Come di sopra?

 

Un forte senso di angoscia mi investì.

 

Ringraziai velocemente e mi fiondai al piano di sopra.

 

 

 

 

---------

Cosa vi avevo detto io?

Quante di voi vorrebbero pestarmi a sangue alzino la mano? (tutte le lettrici simultaneamente alzano la manina con sguardo omicida).

Opss…

 

 

Ovviamente Isa in qualche modo si vendicherà con Eddino (la vendetta è un piatto che va servito freddo, no?).

Per quanto riguarda Alice non posso dirvi nulla (solo che il prossimo sarà un Pov Isa e Jazz).

 

Spero tanto che questo capitolo non azzeri completamente i preferiti/seguiti.

 

Ragazze ci pensate che domani verrà FINALMENTE proiettato nelle sale italiane l’attesissimo NEW MOON?

Io sono in fermento. Due settimane fa ho prenotato per sabato sera (ultimo spettacolo). Vi prego di non anticiparmi niente (solo se vi è piaciuto o no) fino a sabato.

Spero solo di non trovare le ragazzine che urlano ad ogni sorriso di Robert o di Taylor (altrimenti non rispondo delle mie azioni).

È molto che aspetto di vedere questo film e non vorrei perdermi neanche la minima battuta (penso che sia un sacrosanto diritto, no?).

 

Area sondaggio

1. Il cd che Isa ha sequestrato a Edward cosa contiene?

2. cosa succederà secondo voi nel prossimo capitolo?

 

 

 

Ringrazio tantissimo le 14 meravigliose ragazze (new record) che hanno recensito lo scorso capitolo… un benvenuto particolare a tutte le new entryGRAZIEEEEEE!

 

Recensione di Bella_kristen [Contatta] del 12/11/2009 - 06:20PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Tesoraaaa ma che bella recensione lunga lunga (grazie per aver recensito anche quello che ti eri dimenticata). Grazie.

Ti informo che sono una patentata. Ebbene sì… dopo aver fatto venire i capelli bianchi all’istruttore eccomi con la mia nuova patente nuova nuova di zecca! Grazie per gli auguri (sono serviti).


Uff, non sono ancora riuscita a vedere Merlin… devo assolutamente trovare il tempo.

Ma quanti complimenti? Così mi poi  mi monto la testa…
Spero che questo capitolo non ti abbia delusa.

Aspetto tue notizie.

Baci, Eli

Recensione di Lauuh [Contatta] del 10/11/2009 - 10:50PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

BENVENUTA/WELCOME in questa ff che definire pazza e poco!

GRAZIE PER AVER LETTO, RECENSITO E PER AVERMI INSERITA TRA GLI SCRITTORI PREFERITI! WOOOOW!

Non sai quanto mi fa felice sapere che c’è qualcuno che ride delle mie pazzie.

Bravissima, anche io, come te, sarei rimasta dopotutto che facevo di male?;).

Cmq non va bene leggere tutto di un fiato questa ff, potrebbe causarti problemi celebrali.

Spero che non mi ucciderai dopo questo capitolo.

Aspetto un tuo commy, okay?

A presto (spero), baciottoli.

Recensione di simo87 [Contatta] del 10/11/2009 - 10:13PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Simo ciauuuuuu e BENVENUTAAAA!

Grazie per aver letto e recensito!

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto (almeno un po’).

Alla prossima!

Bacioni, Eli

Recensione di _Niki_ [Contatta] del 10/11/2009 - 02:19PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Come dice il vecchio saggio “meglio tardi che mai”, no? Quindi ti ringrazio infinitamente per aver iniziato a commentare.

I commenti mi carburano e mi fanno venire sempre molte ideine…quindi GRAZIE!

Anche io, come te, per quanto adori la saga e tutto il resto mi son detta “urge una Bella più contemporanea” (e meno tonna dell’originale) e sono strafelice che il risultato ti piaccia.

Grazie mille ancora per tutti i complimenti!

Di questo che ne pensi?

Aspetto una tua opinione.

Morsetti, Eli

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta] del 09/11/2009 - 10:22PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Ciao adorata,

L’ho già detto una miriade di volte e lo ripeterò sempre: LE TUE RECENSIONI SONO STRAORDINARIE!

Cioè, ‘sta frase mi ha toccato davvero “riesci sempre a rendere tutto grandioso, anche le cose più semplici!”

Non sai come gongolo…

GRAZIEEEEE!

 

Mi sa che invece ‘sto capitolo non è proprio come immaginavi, sbaglio?

Lo so che sono una stronzetta a fare questi colpi di scena ma ti assicuro che mi sarà utile per dopo…

 

Riguardo Cannavaro, posso dirti una cosa? Ma che culo che hai avuto

Anche io voglio la maglietta sudata appesa in camera (assolutamente da non lavare).

Penso che se fosse successa a me la stessa cosa con Alex Del Piero sarei deceduta sul colpo.

 

Va bèh saluta tuo marito anche da parte mia.

Ci sentiamo alla prossima? Mi fai saper qualcosa di questo capitolo?

Bacioni.

Recensione di Synie [Contatta] del 09/11/2009 - 09:37PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Ecco, visto? Mantenuta la promessa!

Che ne pensi di questo capitolo?

Fammi sapere.

Bacioni, Eli

Recensione di Giuliii [Contatta] del 09/11/2009 - 06:49PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Ciau,

sei la prima persona che vuole andare a scuola quando invece potrebbe stase a casuccia sotto il piumone!

Spero che cmq tu ti senta meglio!

Non so se hai visto che sono passata a recensire anche la tua nuova storia? È bella e particolare. Continua così.

La patente è nel portafoglio ^^! Finalmente l’ho presaaaaaaaa!

Spero che tu non sia rimasta male per questo capitolo!

Aspetto un tuo commento!

A presto, bacioni

Recensione di DolceGiuggy [Contatta] del 09/11/2009 - 06:21PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Ciau tesora! visto? La pensiamo allo stesso modo! ;)
ahah mi hai fatto morire “soffermandomi su alcuni particolari”… bèh, anche io l’avrei fatto! Ahahaha! XDDD
aspetto tue notizie.

Baciottoli

Recensione di __cory__ [Contatta] del 09/11/2009 - 06:03PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Ciau cara!

Isa pensa non sia Rose… ma non è detto che non sia lei…;)

Spero che questo capitolo non ti abbia delusa.

Bacioni, Eli

Recensione di barbyemarco [Contatta] del 09/11/2009 - 04:57PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Ciao adorata beta,

grazie mille per aver corretto anche questo scempio.

Presto ti invierò anche il capitolo successivo.

TVTB.

bacioni

Recensione di artemide88 [Contatta] del 09/11/2009 - 04:11PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Ciau tesora,

Sei davvero un tesoro a recensire anche con il mal di testa. GRAZIE. passato?

Jacob apposto di Job mi ha fatto morire dal ridere.

Cmq hai ragione, Jacob è da un po’ che non lo cito…. Umh…vedrò di inserilo presto.

 

Ti rigrazio infinitamente per tutti i complimenti che mi fai.

Aspetto un tuo commy su questo.

Besos, Eli

Recensione di RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] del 09/11/2009 - 03:48PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Tu sei un genio del male!

Non ci avevo pensato a spaventarli ed effettivamente sei l’unica persona che ha risposto così. Mi immagino la scena e rido come un idiota. XDDDD.

Spero che dopo questo capitolo tu non voglia farmi a polpette. Me chiede pietà.

Bacioni, Eli

Recensione di Lau_twilight [Contatta] del 09/11/2009 - 03:22PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Ciao tesora,

non preoccuparti di sembrare ripetitiva a me più dici che la fic ti piace e più spremo le meningi per nuovi capitolo. I complimenti sono una carica.

Aspetto un commy su questo.

Baciottoli, Eli

Recensione di Sabry87 [Contatta] del 09/11/2009 - 02:44PM al capitolo 17: Mistery, Music and Job - Firmata

Può darsi che tu abbia ragione su Rose… ma non ti svelo niente…muahhahahah!

Di questo che mi dici?

Rimasta male?

A presto, Eli

 

 

Sperando di farvi cosa gradita vi posto alcuni dei personaggi di questa ff (scusate il risultato, sto imparando a utilizzare photoshop in questi giorni L).

Sottolineo che non ho nulla in contrario col cast originale scelto per interpretare la saga, è solo che essendo questa ff un OOC e avendo cambiato i protagonisti principali non posso non cambiare anche tutti gli altri (per par condicio).

Ditemi che ne pensate.

 

Jessica Stanley

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Angela Webber

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Emmett Cullen

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Jasper Cullen

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Edward Cullen

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Nel prossimo capitolo vi posto anche gli altri.

 

 

 

_______________________________________________________________________________________

 

Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

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Statistiche:

 

104 preferiti

106 seguiti

406 letture

59 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Capitolo 19
*** little Star without sky ***


Sono in ritardo

Sono in ritardo…lo so!

Il Pov di Isa era praticamente pronto da più di una settimana quello di Jazz ha avuto vari problemi tra cui la cancellazione di un pezzo che ho dovuto riscrivere L

Avverto che il capitolo è più lungo del solito spero non sia un problema…

 

Ovviamente un ringraziamento va alla mia beta/consigliera barbyemarco  che è sempre disponibilissima! GRAZIE DAVVERO PER TUTTO QUELLO CHE FAI PER ME!

 

--------------------

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Ninenteen -   little Star without sky 

 

 

 

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Dio, Con lunghe e decise falcate raggiunsi il piano superiore

 

Dio, ma quanto era grande questa casa?

 

Volsi lo sguardo da destra a sinistra, e ancora da sinistra a destra.

 

Davanti a me un corridoio molto lungo rivestito di parquette lucido.

Mai visto un pavimento più lustro in vita mia!

Immaginai una schiera di diligenti colf filippine pulire e lucidare con sollecitudine e accuratezza.

 

Dovevano esserci almeno una decina di stanze qui sopra.

 

Che se ne facevano?

 

La musica era assordante e i bassi delle casse sembravano amplificare perfino il battito del mio cuore.

 

Continuai ad avanzare ed ecco che, in fondo al corridoio, i cinque ragazzi della squadra di football – presumibilmente ubriachi – stavano ridendo e scherzando tra di loro.

Sembravano un branco di scimmie urlatrici. Anzi no, le scimmie urlatrici potevano anche offendersi del paragone con tali esseri sottosviluppati.

 

Sarah mi aveva informato che Alice doveva essere con loro...

 

Ma dov’era?

 

Uno di loro, quello con la faccia da cavallo, si accorse di me e diede una gomitata al suo vicino. Quando tutti si voltarono, mi indicò e disse qualcosa ai suoi compagni ridendo.

 

Ridi pure adesso

Vedremo poi chi riderà quando ti tirerò un calcio dritto dritto nelle palle…

 

< Guarda guarda chi si vede > horse-face parlò ancora con lo stesso ghigno stampato in faccia avanzando di qualche passo verso di me con le braccia incrociate.

 

I suoi lineamenti erano molto squadrati, quasi appuntiti. Tutto, nel suo viso, sembrava messo lì per incutere timore: il suo mento stretto e aguzzo, il naso lungo e dritto e, per finire, grosse sopracciglia nere rendevano ancora più minaccioso il suo sguardo scuro.

L’avevo intravisto parecchie volte nei corridoi ma non mi ero mai chiesta né chi fosse, né come si chiamasse. Semplicemente perché non m’importava.

 

Puzzava di alcool in una maniera pietosa.

 

Qualsiasi altra ragazza con un briciolo di istinto di sopravvivenza, sarebbe certamente scappata. Ma io, a Phoenix, avevo quotidianamente a che fare con gradassi del genere, sapevo come muovermi, insomma.

 

< Isabella Swan > precisò quello più basso e tozzo di tutti. Non capivo come potesse fare parte della squadra di football: credevo che tutti i giocatori fossero per lo meno attraenti.

 

< Chi? > sghignazzò un altro ragazzo biondino < Quella con la figa d’oro? >.

 

< Eh?> domandai allungando le sillabe all’infinito accompagnate da un espressione di completo stupore.

 

Scoppiarono a ridere tutti.

Tutti tranne me, ovviamente.

 

< Sì, è quella che per una scopata si è fatta pagare cinquantamila dollari!> Infierì quello tozzo.

 

Questo era davvero troppo!

 

Sapevo benissimo a chi attribuire quest’assurda malignità: Jessica.

 

Seguirono altre risate accompagnate da battutine.

 

Ipotizzai che scontrarmi contro cinque gorilla, non era proprio consigliabile, anzi, era proprio da evitare.

 

Il sopracciglio mi tremò dal nervoso ma cercai di calmarmi.

 

Con un colpetto di tosse mi schiarii la voce.

 

< Alice, dov’è?> Chiesi con tono aspro e duro andando direttamente al punto.

 

Meglio sbrigarmi…

 

Horse-face si avvicinò, indietreggiai di qualche passo ma mi raggiunse ugualmente.

 

Maledetti tacchi…

 

< Non preoccuparti per la tua amica... > parlò a pochi centimetri dalla mia guancia e riuscii indistintamente a sentire la puzza di liquore nel suo alito. Feci una smorfia e cercai di allontanarmi da lui.

 

Le sue parole sortirono esattamente l’effetto contrario.

 

Non ero preoccupata... di più.

 

< La ragazza è in buone mani > rise quello grosso indicando con il pollice una porta in mogano chiusa alle sue spalle.

 

Oh Dio!

 

Senza neanche riflettere mi avventai nella direzione indicata.

 

< Dove credi di andare?! > Le mani di qualcuno mi impedirono di raggiungerla. Ero tenuta ferma con le braccia  da uno alle mie spalle.

 

< Lasciami andare, subito!> Urlai provando a divincolarmi, ma fu inutile.

 

Più mi dimenavo e più aumentava la stretta fino a – giurerei – bloccare l’afflusso di sangue nelle mani che pian piano divennero più fredde.

 

Che stupida! Come avevo fatto a non capirlo prima?

 

Si trovavano lì per un motivo ben preciso: dovevano fare da palo mentre in quella stanza si consumava chissà quale crudeltà.

 

Non riuscivo a sentirla – data la musica - ma sicuramente Alice piangeva, scalpitava e chiedeva aiuto mentre io ero a pochi metri da lei, ostacolata, e non potevo fare niente per liberarla.

 

< Bastardi! > Ringhiai mentre le lacrime mi irrigavano le guance.

 

Dovevo trovare un modo…

 

Con un tutta la forza che avevo, con i tacchi, pestai il piede del mio aguzzino che bestemmiò lasciando finalmente la mia presa.

 

Mi lanciai nuovamente verso la porta ma un altro fu pronto a fermarmi, di nuovo.

 

Quello a cui avevo pestato il piede si avvicinò con tale furia che per un attimo desiderai che tutto questo fosse solo un brutto incubo dal quale mi sarei svegliata molto presto sana e salva.

 

< Puttana > sputò a un centimetro dal mio naso prima di colpirmi in pieno volto con uno schiaffo che mi face finire a terra, incapace di rialzarmi.

 

Ora avevo l’assoluta certezza che non fosse un incubo; la guancia bruciava dal dolore, la percossa fu talmente energica e forte che mi sorpresi di avere ancora la mascella attaccata al resto del corpo.

 

Quello tozzo si piegò, scostò i capelli dal mio volto per guardarmi bene in faccia, e rise.

 

< Ragazzi! È ancora cosciente! > Affermò come se avesse appena assistito ad un evento soprannaturale.

 

< Che ne facciamo? > Disse il biondino che finora aveva parlato poco.

 

< Forse dovremmo chiedere a Royce… > disse Tozzo-Man insicuro.

 

< Non vedi che adesso è occupato? > Rispose l’altro dandogli una sberla amichevole sulla nuca.

 

< Me ne occupo io > ancora lui, Horse-Face.

 

< Lasciatela subito andare! > Finalmente una voce familiare.

 

Jasper.

 

Fortunatamente era salito a controllare dove fossi sparita.

 

< Jazz, Alice!> Urlai subito segnalando la priorità maggiore.

 

< Aprite subito la porta! > Ordinò Jasper. La sua voce, per quanto sembrasse calma e pacata, metteva quasi i brividi.

 

< E tu chi saresti, pivello?! > Risero i cinque stronzi, accerchiandolo.

 

Quattro di loro erano più alti, e tutti e cinque fisicamente più possenti di Jasper.

 

Faceva male ammetterlo, ma anche il suo intervento sarebbe stato inutile.

 

< Aprite > ringhiò e questa volta mi venne la pelle d’oca.

 

In tutta risposta faccia-di-cavallo gli scagliò un pugno contro.

 

Chiusi gli occhi di riflesso.

 

Quando li riaprii, mi aspettavo di ritrovare anche il povero Jasper sul pavimento, accanto a me.

 

Ma così non fu.

 

La mano del ragazzo, ancora chiusa a pugno, era bloccata da quella di Jasper che con il palmo ne avvolgeva le nocche.

Apparentemente sembrava non facesse il minimo sforzo, al contrario di Horse-Man che, invece, pareva mettercela veramente tutta, lo testimoniavano anche, le vene che spuntavano dal braccio e dal collo in tensione.

 

Poi vidi Jazz stringere lentamente la sua mano attorno a quella del ragazzo che, ero quasi certa, – nonostante la musica, - prese a scricchiolare.

 

Sui volti dei ragazzi all’unisono si disegnò una maschera bianca di assoluto terrore. Erano completamente impietriti dalla paura.

Mai vista una tale espressione di sgomento mista a panico, neanche quando avevo costretto Angie a guardare l’esorcista in camera mia da sola.

 

Non riuscivo davvero a spiegarmelo.

 

È vero, Jasper aveva dimostrato di avere una forza superiore ma, erano comunque in cinque e per loro non doveva essere un grosso problema disfarsene in poco tempo.

 

Jasper lasciò poi andare la mano del ragazzo e tutti e cinque presero a correre.

 

Subito aprì la porta e la scena che mi si presentò davanti mi lasciò senza parole.

 

 

 

 [Jasper Cullen]

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Come una furia entrai nella stanza spalancando la porta. Fortunatamente era una porta abbastanza robusta da contenere il colpo senza sbriciolarsi.

 

Sapevo di dovermi trattenere dall’istinto omicida che, col passare dei minuti, prendeva sempre più piede dentro di me, ma stasera era una continua istigazione, un continuo minare la mia pazienza che, sapevo bene essere parecchio limitata, purtroppo.

 

Ecco la principale fregatura del mio potere: quello di non poterlo utilizzare su me stesso quando serviva.

 

Considerando che gli umani di prima avevano già esaurito la mia dose giornaliera di buonsenso, per questo sconosciuto le cose si mettevano veramente male…

 

Il ragazzo si spaventò dell’inaspettata intrusione e mi fissò minaccioso.

Era pressoché un bamboccio che nulla avrebbe mai potuto contro di me.

Dentro di lui percepivo un’eccitazione che via via stava scemando lasciando il posto all’irritazione per essere stato interrotto nel momento clou.

Lo stimolo che più mi spingeva verso il suo prossimo dissanguamento, e conseguente sbriciolamento dei resti, era che la sua non era un’eccitazione dovuta all’attrazione fisica - che non avrei comunque tollerato -, ma era più un senso di onnipotenza, di superiorità nei confronti di una povera ragazzina indifesa…

Quelli come lui erano da sterminare senza esclusione di colpi.

Adesso volevo proprio vedere chi di noi due era superiore…

 

< Ma che diavolo… > si lamentò additandomi con rabbia.

 

Umh, non sono il diavolo…ma non sai quanto ci sei andato vicino… pensai e un ghigno mi si disegnò in volto.

 

Isa raggiunse subito la ragazzina dai capelli corvini che tremava in un angolo della stanza.

La coprì con la sua giacca e la abbracciò forte, rassicurandola e accarezzandole i capelli.

 

Nella stanza non percepii l’odore del suo sangue, segno che la ragazza non era stata violata. L’unica esalazione era quella che proveniva dalla spaccatura del labbro di Isa per il colpo subito prima che io arrivassi.

Ecco una ragione in più per farlo fuori. Gli avrei fatto pagare anche questo con gli interessi…

Il profumo sublime di quel nettare iniziava a darmi seriamente alla testa.

 

Ora capivo perfettamente Edward…

 

Presi il ragazzo per il bavero della camicia e lo scaraventai contro la prima parete disponibile senza neanche lasciargli il tempo di rielaborare l’accaduto.

 

La mia presa, una morsa ferrea intorno al collo, non gli permetteva neppure di respirare. Solo dei mugoli soffocati, insieme al battito incontrollato del suo cuore, erano le uniche attività che imploravano di risparmiargli la vita.

 

Nei suoi occhi lessi il terrore e questo era solo l’inizio di quello che avrebbe dovuto sopportare. Gli avrei fatto patire mille volte la paura che aveva fatto provare alla ragazza.

 

Strinsi ancora più forte la mia mano attorno alla carne della feccia umana.

 

Per un attimo, un decimo di secondo, i miei occhi incontrarono quelli di un mostro.

 

Ero io.

 

Era il riflesso del mio volto nello specchio posto sulla parete alla mia destra.

 

< Hey > qualcuno afferrò con forza il mio braccio, quello che teneva la preda incollata al muro, tanto da farlo sembrare un tutt’uno con la parete.

 

Conoscevo quella forza...

Emmett.

Se io ed Edward avevamo dei poteri aggiuntivi come quello dell’empatia e della lettura del pensiero, Emmett non era da meno, aveva indubbiamente una potenza superiore alla nostra; anche se il mio orgoglio non mi aveva mai portato ad ammetterlo.

 

< Non che la cosa mi dispiaccia più di tanto ma… così lo ammazzi > affermò dandomi una pacca sulla spalla.

 

Emmett aveva ragione.

 

Sentivo dal suo stato d’animo, che anche lui per questo sconosciuto sentiva una fortissima repulsione… nonostante le motivazioni fossero molto diverse dalle mie.


Lasciai progressivamente la presa permettendo all’inutile umano di respirare.

 

Non era il caso di sporcarmi le mani con una simile nullità. Senza considerare poi, tutte le conseguenze alle quali saremmo dovuti andare incontro, compreso l’ennesimo trasferimento.

 

< Mi occupo io di loro, pensa alla ragazza > mi sussurrò in modo che potessi sentirlo solo io.

 

Annuii con un leggero movimento del capo.

 

Emmett abbandonò la stanza allontanando il ragazzo dalla mia vista.

 

< Isa, avverti il capo Swan > le dissi lanciandole il mio cellulare in grembo.

 

Mi fissò per un attimo insicura sul da farsi. Probabilmente non voleva abbandonare la ragazza.

 

< Ci penso io > la tranquillizzai.

 

Le lanciò un ultimo sguardo prima di abbandonare la stanza.

 

Mi sistemai seduto sul pavimento poco distante da lei. Non volevo starle troppo vicino ma allo stesso tempo volevo che non si sentisse sola.

 

La fissai per un attimo.

 

Era ancora rannicchiata nello stesso angolo con le ginocchia al petto. Alcuni ciuffi neri scompigliati le solleticavano le guance rosse.

 

Tremava ancora impaurita ma non piangeva.

 

Dondolava impercettibilmente su se stessa come a volersi cullare.

 

Tornai con lo sguardo sui lacci delle mie scarpe incapace di parlare.

 

Avrei utilizzato il mio potere per tranquillizzarla e poi l’avrei lasciata nelle mani di Isa.

 

Mi concentrai sulle sue emozioni e rimasi, per la prima volta nella mia lunga vita, assolutamente sconvolto.

 

Chi l’avrebbe mai detto?

 

Quanto calore, amore, sentimento poteva contenere un piccolo e fragile corpo?

 

Tanto.

 

Molto di più di quanto avrei potuto mai immaginare.

 

Mi lasciai trasportare, chiudendo gli occhi per qualche minuto, dalle sue sensazioni e per un attimo ebbi quasi l’impressione di essere tornato umano.

 

Mi ripresi in fretta, a minuti sarebbe tornata Isa e io dovevo ancora utilizzare le mie capacità su di lei.

 

Incanalai tutto il mio potere, e lo rivolsi verso il suo corpicino.

 

 

Niente.

 

Le sue emozioni erano talmente forti, non solo da essere praticamente immuni al mio potere sedante, ma tanto potenti da trasmetterle anche a me.

 

Ero totalmente inutile...

 

Neanche con il mio potere potevo donarle un po’ di pace.

 

Mi rialzai lentamente da terra pronto ad andarmene.

 

< A-aspetta > una vocina tremante, poco più che un lieve sussurro, arrivò alle mie orecchie.

 

< Cosa? > Le domandai senza voltarmi.

 

Non potevo guardarla soffrire senza riuscire a intervenire in alcun modo.

 

< Non andartene, ti prego >.

 

Automaticamente tornai seduto nella stessa identica posizione di prima.

 

< Ti prego, resta qui con me > disse ancora con il capo piegato sulle ginocchia.

 

Davvero voleva che restassi con lei?

 

< Va bene, resto >.

 

< Me lo prometti? >  Sollevò il suo visino e rimasi letteralmente pietrificato.

 

Quant’era bella?

 

I suoi grandi occhi neri erano di un espressività quasi unica. 

 

Mi ci potevo perdere dentro quelle pozze.

 

< Te lo prometto >.

 

Sorrise debolmente.

 

< Grazie >.

 

Tra noi calò nuovamente il silenzio.

 

Era così imbarazzante.

 

Eppure era la prima volta che mi accadeva una cosa del genere.

 

Impercettibilmente mi voltai nuovamente verso di lei, sperando che non mi notasse. Non volevo che vedesse che la stavo fissando con così tanto interesse.

 

Ma incontrai i suoi occhi fissi su di me.

 

Distolsi subito lo sguardo come un bambino imbarazzato.

 

Cazzo Jazz, che ti prende?

 

Sentii qualcosa di molto simile a una risatina.

 

Era lei.

 

Non ero riuscito a utilizzare il mio potere ma ero comunque riuscito a farla ridere?

 

Da non crederci…

 

Valutai poi, che quella posizione doveva essere scomoda per un umano.

 

< Poss…> iniziai ma mi interruppi subito.

 

Che razza di idee mi venivano in mente?

 

Mi fissò speranzosa che continuassi a parlare.

 

E oramai il dado era tratto.

 

Mi avvicinai a lei con il chiaro intento di prenderla in braccio.

 

Il suo buonissimo profumo mi investì ma potevo resistere.

 

< Posso? > Le chiesi.

 

Dopo quello che le era appena accaduto non volevo toccarla senza il suo permesso.

 

Acconsentì con un cenno della testa.

 

Passai le mie braccia fredde sotto le sue gambe e lei si aggrappò al mio collo.

 

La sollevai e la depositai sul letto poco distante da dove era rannicchiata e la coprii con un piumone bianco.

 

< Me l’hai promesso > disse soltanto per ricordarmi di non abbandonarla.

 

< Dormi, non temere, ora ci sono io qui a proteggerti, bambolina >

 

< Non sai quanto ti abbia aspettato... > sussurrò prima di chiudere gli occhi e regolarizzare il suo respiro.

 

 

 

 

 

 

---------

E anche questo è finito!

Fiuuuuu ragazze non potete immaginare che fatica con Jazz.

Spero di avervi trasmesso quello che effettivamente avevo in mente (lettrici: che avevi in mente?), volevo che, a differenza di Edward e Emmett, Jazz fosse diverso, qualcosa di più platonico (ha quasi paura a toccarla…per adesso poi… si vedràààà), non sa ancora di amarla ma già in qualche modo lo scombussola…

 

Mi ha ispirato indirettamente la canzone di Elisa e Giuliano “ti vorrei sollevare” e la frase in inglese nel POV di Jazz è la frase di una canzone degli Oasis, Lyla e significa:

 

“ ho aspettato mille anni che arrivassi e mi hai scombussolato la testa”

 

Nel prossimo Edward ed Isa!

 

Ringrazio tantissimo le 15 meravigliose ragazze (new record!!!)che hanno recensito lo scorso capitolo!

 

 

Area sondaggio

1. il personaggio di Alice: qualcuno sa indicarmi qualche possibile attrice (che non sia Ash)?

Ho cercato a lungo ma credo che Ashley Greene sia inimitabile!

 

 

Recensione di simo87 [Contatta] del 20/11/2009 - 11:31PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Ciao Simo!!!

Tranquilla le cose si sistemeranno presto per tutti!

Ti ringrazio per la recensione! Spero continuerai a seguire!

Bacioni

Recensione di nightmare123 [Contatta] del 19/11/2009 - 12:44PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Carissima amoruccia! Certo che sei perdonata!!!! <3

Grazie per avermi fatto sapere cosa pensavi anche dei capitoli che non avevi recensito! Mi ha fatto molto piacere ^^!

anche se mi ci metterei volentieri io al posto di Rosalie!!!!!!!!” XDDDDDDDD! Non sei l’unica…

Esatto il chappy "mistery, music and job" era chappy di transizione.... ogni tanto ci vogliono!

Hai indovinato le cuginette sono proprio le denali, purtroppo!

Tranquilla a Jazz non piace Bella!

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere!

Un bacione!!!

Recensione di araich [Contatta] del 18/11/2009 - 10:13PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Chiara, giusto?

BENVENUTAAAAAA!

Che bello che hai letto la storia in due giorni! Non sai quanto piacere mi faccia! ^^
1) Esatto, volevo che la protagonista fosse più una ragazza dei “nostri giorni” una che non ha paura di dire quello che pensa, che dice parolacce, ecc… la Bella originale (per quanto la adori) sembra un po’ troppo di un'altra epoca!
2) Certo che sì!! Ci piacciono eccome gli uomini che si fanno valere! ;)
3) Grazie, davvero? Io avevo paura di non riuscire a collocarli e di non riuscire a dar loro il giusto spazio!
Tranquilla non cambio il rating (per adesso) e semmai dovessi farlo ti invierò una e-mail personale ad ogni aggiornamento!
Per i cd dovremmo aspettare ancora il prossimo capitolo… non è detto che tu sia andata proprio fuori strada!
Se leggi e recensisci fino alla fine ti farò una statua in giardino!

GRAZIE davvero per la recensione!

Un bacione.

Recensione di sweet_me [Contatta] del 18/11/2009 - 06:16PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Grazie per il Wow, davvero! ^^

Il vero motivo per cui ho postato in ritardo riguarda il fatto che ero ancora letteralmente scioccata da NM ma se mi metto a parlare del film mi sa che aggiorno domani…

Aspetto tue notizie su questo capitolo!

Un bacione-

Recensione di Bella_kristen [Contatta] del 18/11/2009 - 03:47PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Tesoraaaaa grazie per avermi risparmiato la vita!
Sìììì sono sadicissima ahahahahahahahaha!

Per quanto riguarda il sondaggio:
1. il cd cosa contiene??? per moi contiene le composizioni di Eddy dedicate a Isa*_____* forse ci sei…ma non ti anticipo nulla (vedrai nel prox)
2. cosa succederà???? ahahaha io che ne so, sei te l'autrice;)!!! Bella risposta! XDDDD BRAVA!
Muaaahhhhhhhhhhhhhhaaaahhhhhhhh new moonnnnnnnnnnnn! Che ne pensi?

E del capitolo?

Fammi sapereeeeeee!

Un bacione grande grande!

Ps: spero che tu ti sia ripresa

Recensione di Lauuh [Contatta] del 17/11/2009 - 11:31PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Fiùùù per fortuna non mi hai trovata e io sono ancora viva (per il momento).

Lo sai che mi hai fatto morire dal ridere? “io me concio così pe andà a buttà la mondezza” u.u cavolo perché non ci ho pensato io? Potevo inserirla come battuta di Isa!

Le cose contenute nel cd si scopriranno nel prossimo capitolo…

Che ne pensi di New Moon?

E il capitolo? Spero tanto che ti sia piaciuto!

Un bacione!

Eli

Recensione di DolceGiuggy [Contatta] del 17/11/2009 - 10:47PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Ciao carissima! Passati gli scatti omicidi verso la sottoscritta?

No?

Emhhhhhhh…

Allora…

Abito in via gianfilippo strutti principe d’Italia n° 122225 se vieni ti apro! ;)


1. per il cd… forse ci hai azzeccato! Vedremo nel prossimo!
2. mamma mia che visione pessimistica…somigli a me! che te ne pare del continuo?
Un bacione, Eli

Recensione di _Niki_ [Contatta] del 17/11/2009 - 09:07PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Ciau bella!

Eh! Sì, ci sono rimasta male anche io che non sia andato lui a prendera! Cmq la descrizione particolareggiata di Ed nudo non mancherà--- promesso!
Alice è salva (e lo sono anche io, per il momento).
Inizio a credere che avrei fatto meglio a seguire la tua continuazione della storia (Wow! Che fantasia, complimenti!).

Per quanto riguarda il cd…lo scopriamo nel prossimo!
un bacione grande!

Recensione di RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] del 17/11/2009 - 08:19PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Ciao GDM (sarebbe Genio del male)
eddy sisi kon le kuginette ,sn proprio pikkole bella non temere -.- muahhhhhh --- tutta colpa di Jazz che le manda i poteri sonniferosi…
Anche io amo Alice e credimi quando ti dico che tirerà fuori gli artigli (altro che piccola bimba senza amici)
Visto NM? Che te ne pare?
 
bella ma buttali tutti i cd anzi scendi metti il piedino nella kakka di kane e makkiagli i tappetini della makkina xD SEI UNA GRANDE ;)))))


un bacio

Eli

Recensione di Giuliii [Contatta] del 17/11/2009 - 07:26PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Ciao tesora,

vuoi ancora uccidermi?

Sì vero?

Uffa!
Ma cacchio! Non ci poteva restare Jazz o Emmett con le cuginette? -.-" No perchè Tanya vuole Edward…
Comunque giuro che se mi violentano Alice, in qualche modo astruso entro nella tua ff e faccio una strage alla Kill Bill! ç.ç  XDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD!
*ancora ridendo* che ne pensi di NM? E del capitolo?

Un bacione!

Eli

Recensione di barbyemarco [Contatta] del 17/11/2009 - 06:03PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Ciao BETAMIGLIOREDELMONDO! Presto ti invierò il capitolo nuovo!

Stai male? Uffa…spero che ti riprendi presto! Non ti stancare troppo! Ok?

Se non fosse stato per te questo capitolo sarebbe stato una cacca! GRAZIE

Un bacio grande grande grande

TVB

Recensione di Lau_twilight [Contatta] del 17/11/2009 - 03:45PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Lau ti adoro, ma questo lo sai già!

Che bella la tua recensione ^^!
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere!

Un bacione, Eli

Recensione di artemide88 [Contatta] del 17/11/2009 - 03:32PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Tesora, grazie per avermi risparmiato la vita! ^^

 

“non credo che isa li trovi tutti attorno a un tavolo da poker con i sigari fumanti che rendono l'aria fumosa e appestata, mentre puntano montagne di soldi” ahahahaha XDDDDD sei troppo forte!

 

Sìsì proprio così…sono tayna e le altre denali!!!!

 

No, adesso voglio sapere chi è l’altro attore for Edward, me lo dici, please?

 

Tesò, ti questo che ne pensi? Rimasta male?

Un bacione, Eli

Recensione di Frencykka [Contatta] del 17/11/2009 - 03:30PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Ciao Francesca! BENVENUTA in questa ff pazzotica (hai firmato il modulo dal quale mi esonero da eventuali problemi psichici?)…ehm, bene…

Grazie per aver letto, per la recensione e grazie che continuerai a seguirmi!

Spero che questo cappitolo ti sia piaciuto!

Un bacione

Recensione di Synie [Contatta] del 17/11/2009 - 03:27PM al capitolo 18: Surprise - Firmata

Istinto di sopravvivenza? O___O che cosa essere?

Okay… faccio la brava
per il cd ci tocca aspettare il prossimo capitolo… vedremo ù.ù
esatto, se non fosse arrivato Emmy probabilmente Jazz  avrebbe massacrato tutti! (e la cosa non mi sarebbe dispiaciuta poi molto!)…

La tua visione delle cose mi piace…

Spero che mi farai sapere qualcosa anche di questo!
appena ho 21 minuti in croce leggo le tue ff (me curiosa)! Promesso! Un bacione! ^^

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

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Statistiche:

 

112 preferiti

117 seguiti

515 letture

63 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Capitolo 20
*** Isa’s Lullaby ***


Ciao Carissimi

Ciao Carissimi!

 

Non so davvero come scusarmi per questo ritardo!

 

Tranquilli non mi sono stufata della ff, anzi.

 

Purtroppo mi sono successi diversi imprevisti:

1) il file con tutta la fic non si apriva più ç___ç per qualche astruso motivo (forse ho tolto la chiavetta senza il procedimento ù.ù) mi diceva che il percorso non era corretto e di aprire il doc tramite “apri” ma anche così non si apriva ç___ç… non vi dico quanto tempo ci ho perso…poi finalmente ho trovato il modo J). (lettrici: nuooo era meglio che perdeva tutti i dati della fic!!!)

2) la mia adorata beta ha problemi con internet e per questo motivo vi comunico che il capitolo non è betato. Non appena potrò, verrà sostituito con quello corretto! spero che risulti per lo meno leggibile e mi scuso per tutti gli eventuali errori!

Vi avviso inoltre che, i primi due capitoli di questa fic sono stati corretti da tutte le imperfezioni sempre dalla mia beta barbyemarco!

 

 

Avvertenze: Troverete un piccolissimo spoiler a New Moon (il film). Che poi non è proprio uno spoiler (è proprio un’altra persona che parla e il contesto è differente…). Bhè insomma vedete voi se leggere (comunque quella frase la coloro di blu in modo che chi non ha ancora visto il film possa saltarla).

 

Ora basta chiacchere… ecco il capitolo!

 

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Dedico questo capitolo a

Una grande amica

Una persona speciale

Colei che inconsciamente

Mi ha ispirato il capitolo

 

Anche se probabilmente non lo leggerai mai

Ely, Grazie!

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Tweenty -   Isa’s Lullaby

 

 

 

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< Bella? > Charlie entrò spalancando la porta della mia stanza.

 

Il filo della connessione a internet, precariamente sistemato sullo stipite della porta, crollò.

 

< Non si usa più bussare?> domandai sarcasticamente senza neanche voltarmi nella sua direzione.

 

< Ha chiamato Angela Weber e, uno dei figli del dott. Cullen è passato di qui, il rosso > sottolineò con spregio.

 

< Gli ho detto che non volevi vedere nessuno… >.

 

< Uh, grazie > risposi sperando di chiudere definitivamente il discorso e che sparisse in cucina.

 

< è la terza volta che chiama > puntualizzò nel desiderio che mi alzassi finalmente dallo stato di totale apatia nella quale ero riversa.

 

Non lo degnai neanche di una risposta, limitandomi a giocherellare arricciando una ciocca di capelli attorno all’indice.

 

< Ehm > tossicchiò in evidente imbarazzo.

 

< Io vado in centrale > disse facendo per andarsene.

 

< Papà > lo chiamai.

 

< Promettimi che li chiuderai in cella e butterai la chiave…> dissi seria guardandolo dritto nelle palle degli occhi.

 

< Io non… > scosse la testa e poi sospirò.

 

< Okay, ci proverò > disse chiudendosi la porta alle spalle.

 

< Grazie > risposi anche se le possibilità che mi avesse sentito erano scarse.

 

Sentii Charlie armeggiare giù in salotto, inciampare su qualcosa, non lasciandomi alcun dubbio su da chi avessi ereditato il gene della totale mancanza di equilibrio, imprecare e, da ultimo, uscire di casa.

 

Finalmente sola.

 

< Uffa > sbuffai sistemandomi un cuscino sulla faccia.

 

Quante ore erano passate?

 

Quant’era che ero chiusa in camera senza uscire?

 

Era uno di quei giorni grigi, uggiosi in cui il tempo passa sempre troppo lentamente.

 

Sentivo la pioggia picchiettare fastidiosa sul vetro come a volermi insistentemente ricordare di ritirare i panni stesi in giardino. Non l’avrei fatto, ovviamente.

 

Preferivo starmene sdraiata sul letto a guardare il soffitto bianco della mia camera.

 

Troppo bianco.

 

Ci voleva un po’ di colore.

 

Tracciai immaginarie linee colorate su quelle pareti immacolate.

 

Il giallo, il rosso, l’azzurro, il verde…

 

Piccole pennellate si accostavano l’una accanto all’altra come in uno di quei quadri impressionistici.

 

I colori mi aiutavano in certi momenti… ma neanche quelli servivano, oggi.

 

Forse la musica era quello che ci voleva…

 

Mi allungai verso il comodino, aprii il primo cassetto e estrassi il mio vecchio lettore cd. Uno dei pochi esemplari sopravvissuti dell’epoca post-moderna.

 

Lo schiusi e vidi che conteneva ancora un cd regalatomi da Phil, il compagno giovane di Renèe, di una band che conosceva solo lui, dal nome impronunciabile, per altro.

 

Infilai le cuffie e sparai la musica nelle orecchie.

 

Un pezzo che, definire metallaro era un eufemismo, iniziò a martellarmi i timpani, l’incudine e la staffa.

 

Perfetto!

 

Questa musica non mi avrebbe permesso di pensare a niente per un po’ e, se andava bene, avrebbe compromesso seriamente anche gli ultimi due neuroni attivi del mio cervello.

 

Mi ritrovai a considerare che, se l’avessi ascoltato al contrario, avrei potuto decifrare un messaggio subliminale di tipo satanico, neanche troppo celato.

 

Arrivai alla conclusione che doveva essere così… dopotutto anche Phil ascoltava questa roba e stava con mia madre!

 

Non è che se continuavo ad ascoltare mi sarei votata anche io a Renèe?

 

Rabbrividii, subito pigiai il tasto stop e lanciai il lettore sul tappeto ai piedi del mio letto.

 

< C’è nessuno? > Sentii qualcuno vociare al piano di sotto.

 

Una voce maschile in casa mia non attribuibile a Charlie?

 

Oddio.

 

Chi poteva essere?

 

Adagio mi alzai dal letto attenta a non produrre il minimo rumore, cercando, inverosimilmente, di respirare silenziosamente.

 

In punta di piedi raggiunsi la scrivania e mi armai del primo oggetto contundente a disposizione nelle immediate vicinanze: un affilatissimo lima unghie.

 

Lentamente mi accostai allo stipite della porta in posa 007 brandendo tra le mani la mia arma.

 

Coraggio Isa…

 

Le lezioni di taekwondo dovevano pur servire a qualcosa, no?

 

Cercai di ripassare i fondamentali …ma l’unica cosa nitida nella mia testa erano gli addominali scolpiti del maestro.

 

Mentre ero assorta nei miei pensieri sentii che i passi dell’intruso si facevano sempre più vicini.

 

 

Smisi di respirare dalla paura, mi feci coraggio e quando fui certa di riuscire a avvertire la sua incombente presenza, mi ci gettai addosso con uno slancio degno di Catwoman, travolgendolo.

 

< Fermo! Sono armata! > Urlai mentre cercavo in qualche modo di farlo prigioniero.

 

< Hey, che ti prende? > Disse l’intruso sotto di me che cercava inutilmente di tenermi ferma.

 

< Sei impazzita?>.

 

Ah! Ora l’estraneo mi dà anche della pazza?

 

Mi misi seduta sullo stomaco del ragazzo e lo guardai dritto in faccia.

 

Jacob???

 

< Dammelo! > Ordinò indicando il lima unghie che ancora impugnavo nella mano destra.

 

Glielo porsi senza fare tante storie.

 

< E questo sarebbe un’arma? > Rise rigirandosi l’oggetto tra le mani.

 

In effetti come strumento di difesa non valeva una cicca…

 

< Mi hai fatto paura > lo rimproverai schiaffeggiandogli i pettorali e mi rialzai da quell’ambigua posizione.

 

< Come sei entrato? > Chiesi poi indignata.

 

< La chiave nel sottovaso > rispose alzando le spalle con una nota di ovvietà nella voce.

 

Ah! Era una cosa di dominio pubblico?

 

< Ahh! Adesso finalmente so chi prende i soldi dalla calza! > Affermai colpendomi con la mano la fronte.

 

E io che ero letteralmente impazzita per far quadrare i conti…

 

< Oh!> Fu tutto quello che riuscì ad articolare e una piccola “o” gli si formò sul viso a indicare il suo stupore.

 

Beccato…

 

< Solo qualcosina… un piccolo…prestito?!> Farfugliò grattandosi convulsamente la folta criniera bruna.

 

< Mi serviva qualche pezzo per la moto, sai… avevo intenzione di restituirli, comunque >.

 

Più falso di Giuda.

 

Lo guardai accigliata.

 

< Davvero > si mise anche una mano sul petto per avvalorare le sue parole.

 

< Okay…> dissi chiudendo il discorso.

 

Non era il momento di affrontare questo argomento.

 

Sospirò di sollievo per essere momentaneamente scampato alla mia furia.

 

< Jay, che ci fai qui? > Chiesi mentre mi lanciavo sul letto.

 

< Non posso venire a trovare la mia ingrata amica? > Domandò retorico.

 

Si accomodò sulla sedia a dondolo facendola scricchiolare e mimò scherzosamente di limarsi le unghie con la mia arma.

 

< Fai attenzione con quella! È un cimelio storico! > Lo ripresi ma lui continuò a dondolarsi come se non avessi neanche fiatato, non curante dei sinistri scricchiolii che questa emetteva.

 

< Tuo padre è venuto a trovare il mio... > iniziò.

 

Quei due erano peggio di due pettegole professioniste…

 

< E sai che quando si parla di te mi si rizzano le orecchie > sorrise.

 

< Spero solo quelle! > Lo punzecchiai con una squallida battutina.

 

< Ah ah > rise sarcasticamente.

 

< Vedo che nonostante il malumore tu non possa fare a meno delle tue solite allusioni a sfondo sessuale > constatò argutamente.

 

< Fa parte di me > risposi fiera.

 

Dopo un primo momento di assoluto silenzio scoppiammo inevitabilmente a ridere come due babbuini.

 

Incredibile!

 

Anche lui, come Jazz, era in grado di farmi tornare il sorriso con poche e semplici mosse.

 

< Come sta la tua amica? > Chiese tornando improvvisamente serio.

 

< Uhm, meglio, ora > di nuovo un ondata di tristezza mi investì e Jacob se ne accorse.

 

< Che ne dici di venire al cinema con me domani sera? > Se ne uscì con un invito.

 

< Sì, perché no? >

 

< Ti va “Amore scritto al contrario è sempre amore?”

< Eeehhh??>

 

< A parte che “amore” scritto al contrario si leggeeroma”, primo > puntualizzai

< E poi non ti facevo appassionato di questi tipi di film da ragazzina… >

 

< Allora che vuoi vedere? > Chiese lasciandomi carta bianca.

 

< Quello degli zombie! > Saltellai sul letto come un emerita idiota.

 

< Perché non puoi essere come le altre diciassettenni? > Scosse il capo contrariato.

 

< Se fossi come le altre non sarei io. E poi chi ti dice che, al contrario, io non sia l’unica normale?> Gli feci l’occhiolino per essere ancora più convincente.

 

Sorrise lasciando scorgere la sua dentatura perfetta.

 

< Comunque > tossicchiò

 

< Ciò non toglie che i tuoi gusti sono orrendi >

 

< Punti di vista > Gli feci il verso.

 

< No, dico davvero! Hai dei gusti osceni >

 

< Chi altro se non tu potrebbe mangiare i fonzies nello yogurt > fece una faccia schifata per rimarcare il concetto.

 

< Che ne sai se non provi, eh? >.

 

< Mi piacerebbe proprio conoscere il tuo amico… Edwin > rise.

 

< Cos’è una specie di marziano? > Continuò pungente.

 

< Una specie…>.

 

A volte con Edward era davvero come se provenissimo da due mondi diversi.

 

< Ascolta, io devo andare > disse poi di punto in bianco alzandosi dalla sedia a dondolo.

 

< Aspetta un attimo! > Lo fermai in tempo.

 

Raccolsi il lettore cd da terra e lo aprii.

 

< Tieni questo > gli porsi il cd della band di Phil.

 

< Consideralo un regalo per essere passato >.

 

Quel cd proprio non lo volevo in casa mia…

 

< Grazie > mi sorrise sincero, come sempre.

 

< La strada la conosci… solo, chiudi la porta quando esci> Gli ricordai.

 

Sentii la porta dell’ingresso chiudersi.

 

Di nuovo lo scrosciare della pioggia si fece più pesante sebbene piovesse come prima.

 

Ed eccomi ancora sola.

 

Io e il mio vecchio lettore cd, vuoto.

 

Ah!

 

Improvvisamente mi ricordai di un altro cd.

 

Sicuramente più interessante di quello di Phil.

 

Molto più interessante…

 

Mi fiondai sulla borsa nell’armadio e estrassi l’oggetto del mio interesse: il cd di Cullen.

 

Mi rigirai l’oggetto tra le mani e i riflessi dei colori dell’arcobaleno mi abbagliarono.

 

Con le dita lambii le lettere che componevano la scritta “Isa’s Lullaby”.

 

Senza indugiare oltre introdussi il cd e schiacciai il tasto play.

 

 

Lentamente una musica al piano iniziò ad scorrere leggera, animata da una forza che non riuscivo a comprendere.

 

Il pezzo alternava parti estremamente lente e malinconiche, in cui si percepiva un’infinita tristezza, a frangenti veloci e più dinamici pieni di gioia di vivere.

 

Un continuo alti e bassi.

 

Un’eterna sovrapposizione di momenti totalmente contrastanti tra loro che, tuttavia, non potrebbero esistere l’uno senza l’altro.

 

In fondo non c’è notte senza giorno, odio senza amore…

 

Un attimo prima sembra quasi di poter toccare il cielo con un dito e quello dopo ti ritrovi in uno stato di totale apatia, tristezza.

 

Credo mi rappresenti bene:

 

Estremamente lunatica…

 

La melodia continuava a diffondersi e un susseguirsi di note lasciavano filtrare emozioni palpabili in grado di arrivare direttamente al cuore.

 

Lo vidi.

 

Immaginai Edward che con le sue dita accarezzava i tasti di un pianoforte ad occhi chiusi.

 

Perché aveva composto questa musica per me?

 

Mentre le ultime note della melodia volteggiavano veloci verso il silenzio, mi accorsi che, insieme alle note, scorrevano anche le mie lacrime.

 

Non mi ero neanche accorta di stare piangendo.

 

Toc Toc Toc.

 

Balzai dallo spavento.

 

Il picchiettio proveniva dalla finestra, dove, attraverso le tende, scorsi la figura di qualcuno sul davanzale.

 

Jacob si era per caso fumato il cervello?

 

Dal momento che non mi aveva fatto venire un colpo prima voleva rifarsi?

 

Asciugai gli occhi ancora pieni di lacrime con la maglietta e mi alzai dal letto furiosa.

 

Scostai la tenda e rimasi letteralmente sorpresa.

 

Edward?

 

“Mi – fai – entrare?” Lessi il suo labiale attraverso il vetro della finestra.

 

 

 

 

---------

Ho finito anche il 20° capitolo! Non ci posso credere!

 

Ho preferito iniziare con qualcosa di leggero, esilarante (estremamente tipico di Isa) con l’incontro con Jake all’inizio e man mano è stato un crescendo tanto da arrivare a sfiorare temi quasi filosofici (dai quali è meglio stare alla larga, vero? Sììììì).

Anche questo è stato un po’ difficile da scrivere, non tanto per i vocaboli e per le frasi, ma perché ho cercato di riversare le mie emozioni, le mie sensazioni, me stessa, su un foglio di carta…vi assicuro che non è poi così semplice guardarsi dentro e aprirsi tanto da restare quasi nudi.

 

E così niente filmati porno… il cd conteneva davvero la ninna nanna di Isa (dai, su questo non posso scherzare!) ho preferito attenermi all’originale (un po’ di dolcezza non guasta, vero?).

Spero mi passerete per buona la melodia scelta (conosciuta grazie all’amica alla quale ho dedicato il capitolo), la vera ninna nanna la adoro con tutto il cuore ma volevo che non fosse esattamente la stessa…spero abbiate gradito! Avrei voluto farla partire automaticamente con il testo ma 1) non so come si faccia 2) credo che le regole del sito lo vietino! Quindi se non l’avete fatto vi consiglio di leggere da “Senza indugiare oltre introdussi il cd e schiacciai il tasto play” con la canzone di sottofondo…

 

Mi dispiace aver interrotto “sul più bello” ma se continuavo non postavo davvero più!!!

 

Infine, Isa non lo può di certo sapere, ma l’alternanza tra frangenti tristi e allegri non si riferisce solo al fatto che sia lunatica…

Okay, non capisco perché debba sempre scrivere così tanto e rompervi le palle.

Ciau

 

Ringrazio tantissimo le 18 meravigliose ragazze (new record!!!) che hanno dedicato qualche minuto del loro tempo per lasciarmi un commentino

 

Recensione di Amalia89 [Contatta] del 10/12/2009 - 03:42AM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Amaliaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa certo che so chi sei!!!! Non sai che onore!  Spero che il fatto di restare a leggere fic fino alle 3.38 del mattino sia normale routine per te (o l’hai fatto solo per questa? O__O) .

Che bello che ti ho fatto ridere ed emozionare!!!! Non pensavo l’avresti letta… pensavo non ti entusiasmasse!

Grazie di tutto

Un bacione

Recensione di _Niki_ [Contatta] del 07/12/2009 - 10:38PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Tesoro,se tu sei in ritardo io cosa sono?

Grazie infinite per tutti i complimenti!

Spero tanto che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione

Recensione di araich [Contatta] del 02/12/2009 - 08:59PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Ciao Chiara!

Parli tu di nick non originali… guarda il mio ^^!!!!
il fatto che aggiornerai sempre non sai quanto mi faccia piacere! E per inteso credo di finire la fic prima della fine del mondo ^^!
ti ringrazio per avermi fatto notare l’errore che come vedi è stato corretto! Grazie mille!
Sul cd, peccherò di banalità, ma non potevo far altro che metterci la ninnananna di Bella, preferivi altro?

Secondo me se fai leggere la fic a tua madre ti confisca il pc, fai tu! XD

Un bacione

Recensione di Antonya [Contatta] del 01/12/2009 - 06:12PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Ciauuuu BENVENUTA!

Grazie mille per tutti i complimenti… sono felice che la storia ti piaccia!

Spero continuerai a recensire

Un bacione

Recensione di Bella_kristen [Contatta] del 30/11/2009 - 05:53PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Ciaooooooo bella!
Sei riuscita a vedere NM? Spero proprio di sì!

Grazie per tutti i complimenti che mi fai… sei troppo dolce!

Spero che anche questo ti sia piaciuto almeno un po’

Un bacione

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta] del 29/11/2009 - 11:12PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Tesoro, non devi assolutamente scusarti!
anzi, ti ringrazio per aver commentato tutto in uno ^^
sono stra-felice di averti trasmetto le sensazioni che volevo!!!
Spero che anche questo ti sia piaciuto!

Ti ringrazio per i complimenti!

Ah! L’esame è andato BENE!sono una patentata ora (un motivo in più per guardare mille volte prima di attraversare la strada) XD! Grazie mille per l’interessamento ^^

Un bacione

Recensione di nightmare123 [Contatta] del 29/11/2009 - 07:28PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

ciao tesoro!!!!
GRAZIE per tutti i complimenti!!!!! TI ADORO!

Ti ripeto che non devi scusarti!

Visto che Emmy lo adori vedrò di inserirlo di più nella storia ;)

“era il primo pov maschile che scrivevi????” no, ho scritto varie volte pov di Edward ma di Jazz MAI!

Aspetto il tuo parere su questo anche se non succede niente di chè

kissoli

Recensione di Giuliii [Contatta] del 28/11/2009 - 04:33PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Tesoro, sei più brava tu con gli aggiornamenti!

Cmq no, non l’ha violentata, tranquilla!
per Alice credo che Ash sia qualcosa che si avvicina alla perfezione! Ti ringrazio comunque per i due nomi che mi hai indicato! Ci penserò…ù.ù

Aspetto il tuo commy

bacione

Recensione di DolceGiuggy [Contatta] del 27/11/2009 - 11:38PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Carissima,

“so che raggiungerai la perfezione!” Oddio ma tu mi vuoi far piangere? Sei stupenda! Grazie!
per i due piccioncini dovrai aspettare il prox… se ne vedranno delle belle!

Un bacione

Recensione di RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] del 27/11/2009 - 11:33PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Ciao Genietta, non so come ringraziarti per i complimenti che mi fai… mi fai quasi commuovere! Per NM non posso che essere d’accordo con te (anche sulle oche)! Adesso non ci resta che aspettare Eclipse! Aspetto il tuo parere su questo

Un bacione grande

Recensione di barbyemarco [Contatta] del 27/11/2009 - 09:04PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Tesoro ma che fine hai fatto? Non farmi preoccupare! Spero tu non mi uccida per aver postato ugualmente con tutti gli errori ma se facevo aspettare oltre penso mi avresti avuto sulla coscienza!

Spero che tornerai presto ad avere internet... senza te come faccio? Non so neanche se questo capitolo ti piaceva! Ç__ç

Sigh sigh

Aspetto tue notizie

Un abbraccio forte forte

TVB

Recensione di Lauuh [Contatta] del 27/11/2009 - 07:21PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Tesoraaaa,

Se mi infastidisce il tuo essere esuberante? SCHERZI?

Non sai quanto mi fa piacere instaurare un rapporto così con le mie adorate lettrici! Quindi 6 autorizzata… hihi

Come al solito sei troppo buona e generosa con i complimenti e non so davvero come ringraziarti!

Per la statua a Jazz non posso che essere d’accordo con te!

“il 18 novembre sarà San Chris Weitz anzichè San Asdrubalo” mi hai fatto crepare dal ridere XD

Asbrubalo XDDDD ora chi se lo leva più dalla testa

Aspetto la tua opinione su questo!

kissoli

Recensione di RenesmeeBlack [Contatta] del 27/11/2009 - 06:46PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Ciao tesoruccia,

grazie per tutti i complimenti alimentano enormenmente energia per continuare ^^!

Visto il tuo nick direi che i capitoli con Jake non ti dispiacciono, sbaglio?

Aspetto un tuo commy

Un bacione

Recensione di simo87 [Contatta] del 27/11/2009 - 06:27PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Esatto! Non ci è riuscito perché Isa e Jazz sono arrivati in tempo! Mi spiace di averti fatto preoccupare!

Un bacione

Recensione di sweet_me [Contatta] del 27/11/2009 - 06:23PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Tesora, grazie mille ^^!

Bèh meglio di ash non c’è per la parte di Alice finirò per “ripiegare” su di lei anche in questa ff!

Aspetto il tuo commy

Un bacione

Recensione di Frencykka [Contatta] del 27/11/2009 - 06:19PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Tesoroooo grazie per i complimenti!

Sì, mi sono incasinata ù.ù perché questa ff contiene i pov di mooolti viste le varie vicende che si intrecciano! Spero solo di non annoiarti!

Aspetto tue notizie su questo

kissoli

Recensione di Lau_twilight [Contatta] del 27/11/2009 - 06:04PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Ciao amoruccia (scusa se mi prendo certe confidenze ma dopo i complimenti che mi scrivi non posso non amarti).
Vero, Jazz è un mito! Mi spiace che la Meyer non gli abbia dato la giusta attenzione… forse perché altrimenti ci sarebbero voluti altri 4 libri!
spero tanto che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Fammi sapere presto

Un bacione

Recensione di artemide88 [Contatta] del 27/11/2009 - 05:05PM al capitolo 19: little Star without sky - Firmata

Ciao tesora! Grazie per i complimenti per lo scorso capitolo! Anche io, come te, ho una fervida immaginazione (bèh si era capito) e tutto quello che scrivo me lo immagino alla perfezione!

Hai ragione…ci avevo pensato a una comparsa di edward stile paladino della giustizia che salva Isa e Alice ma avrei dovuto rinunciare all’incontro tra Alice e Jazz concentrandomi di più su Isa e Edward,no?

E mi chiedi pure se Josh Duhamel non ti dice niente?

Certo che sì.

Ottimi gusti socia!

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

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Statistiche:

 

118 preferiti

125 seguiti

491 letture

69 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Capitolo 21
*** Juliet & Romeo ***


Ciau adorati lettori,

Ciau adorati lettori,

 

Vogliate scusarmi per i ripetuti ritardi ma questa settimana è proprio da dimenticare… a lavoro sono piena di impegni (tra i quali spedire ancora tutti i biglietti di auguri a tutti i clienti (O___O))

Non vedo l’ora delle vacanze di natale… *me sogna ad occhi aperti*

Ah! Dimenticavo: quest’anno parto dal 23 dicembre al 4 Gennaio (sempre solito posto sperduto nella zona più meridionale della Sicilia)… vi prometto che scriverò anche durante le vacanze ma non so proprio se riuscirò a postare (dipende tutto se riesco a sottrarre il pc a mia cugina e se riesco a stabilire una connessione ad internet con la chiavetta 3)

 

Dopo tutte queste precisazioni delle quali non ve ne po’ fregar di meno passo al capitolo…

 

Ringrazio con tutto il cuore la mia beta barbyemarco! Che in un solo pomeriggio ha corretto questo capitolo!

 

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Twenty one – Juliet &  Romeo

 

 

 

 

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Lasciare morire una persona sul proprio davanzale, facendo in modo che gli agenti atmosferici la decompongano lentamente, era da considerarsi un reato?

 

Probabilmente, sì.

 

Rivolsi lo sguardo alla finestra dove Edward, completamente zuppo, se ne stava appollaiato.

Mi fissava con aria implorante, o almeno così mi sembrava.

 

I suoi capelli, che così bagnati assumevano un colore più scuro e simile al bronzo, si erano incollati sulla fronte in modo particolarmente sexy. Le gocce di pioggia attraversavano il suo viso, accarezzavano le guance, e si ricongiungevano sul mento per poi scendere sul suo collo.

 

Sembrava un pulcino…

 

Serrai le labbra per trattenere un ghigno.

 

< Allora mi fai entrare ? > Riprovò.

 

Feci un’espressione sul “pensoso andante” mettendo anche una mano sotto al mento.

 

Poi, decisa, alitai sul vetro, all’altezza delle sue labbra, creando un piccolo alone di condensa opaco e, con un dito, il più lentamente possibile, trascrissi il mio responso a chiare lettere.

 

“ N O ”

 

In risposta fece un sorrisino irresistibile socchiudendo leggermente gli occhi, e appoggiò l’indice sul vetro in prossimità del mio che era rimasto sulla circonferenza della “O”.

 

Non sapevo bene il perché, ma questo semplice gesto, stile “E.T.-telefono-casa”, mi risultò di una dolcezza indescrivibile.

 

Per di più, dovevo ammettere che, arrampicarsi fino alla finestra della mia camera, non doveva essere per nulla un’ impresa facile…

 

Figuriamoci scendere!

 

Sbuffai rumorosamente ed aprii la finestra per permettergli di entrare.

 

Complimenti per la coerenza Isa…

 

Un vento gelido mi investì in pieno facendomi venire la pelle d’oca fin sopra la punta dei capelli, e un brivido mi attraversò la schiena facendomi trasalire.

 

< Grazie >, disse con un sorriso non appena poggiò i piedi all’interno.

 

Mi porse un mazzo di fiori sgangherato che, originariamente, dovevano essere delle rose rosse. Riconobbi subito essere quelle che avevo ecologicamente riciclato nel vialetto di casa mia.

 

Ops

 

< Cosa ti hanno fatto di male? > Chiese ironico.

 

< Loro nulla…> risposi acida buttando le rose nel cestino.

 

< Aspetta un attimo >, dissi allontanandomi.

 

Corsi nel bagno per recuperare un asciugamano per permettergli di asciugarsi, e tornai di corsa in camera dove Edward se ne stava ancora in piedi infradiciandomi la moquette con lo sguardo rivolto alle mensole poste sulla mia scrivania.

 

Prelevò un volumetto malconcio, giallastro, tutto impolverato.

 

< Shakespeare? > Chiese alzando un sopracciglio rigirandosi il libretto tra le mani incredulo. La nota di scetticismo nella sua voce era evidente.

 

Alzai le spalle offesa, gli tolsi il libro dalle mani e lo riposizionai nuovamente sulla mensola a fare la muffa.

 

< Che cosa c'è in un nome? > Mi stuzzicò prendendo tra le dita una mia ciocca di capelli.

 

< Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo... > Avvicinò la ciocca al suo naso ispirandone l’odore.

 

Mi scostai con malagrazia.

 

< Notevole >, risposi increspando le labbra arcigna.

 

Vuoi anche un applauso?

 

In effetti la situazione sfiorava il ridicolo.

 

Risi nervosamente tra me e me.

 

Edward che si presentava, sfidando le intemperie e la forza di gravità, alla mia finestra e faceva sue frasi di Shakespeare.

 

Un Romeo moderno dagli occhi miele che, al posto del cavallo, mi raggiunge in Volvo?

 

Praticamente il sogno di ogni ragazza etero.

 

E io?

 

Io avrei dovuto essere Giulietta?

 

La graziosa ragazza a modo, con forti valori morali?

 

Peccato solo non fossi io.

 

Ancora distratta notai l’espressione sconcertata di Edward.

 

E non aveva tutti i torti: il mio sguardo perso nel vuoto non era esattamente incoraggiante.

 

Imbarazzata gli lanciai il morbido telo azzurro che lui afferrò prontamente.

 

 < La tua camera puzza >, se ne uscì mentre con l’asciugamano si frizionava i capelli.

 

Sebbene sotto il letto ci fosse la mia discarica personale io non percepivo alcun tanfo. 

 

 < Bèh, grazie! Anche io sono molto contenta di vederti >, risposi ironicamente.

 

Con un scatto improvviso il suo sguardo malizioso si posò sui miei occhi e, come se non bastasse, come per infliggermi un ultimo colpo, mi sorrise sghembo. Dovetti fare provvista di ossigeno extra per permettermi di rimanere lucida e per mantenere appieno il controllo delle mie, già scarse, facoltà mentali.

 

I capelli così arruffati donavano al suo viso un aria selvaggia. Tutto di lui sembrava gridare a pieni polmoni: “prendimi”.

 

Scossi la testa per scacciare quei cattivi pensieri.

 

Piegò in modo perfetto il telo che appoggiò sulla piccola scrivania in legno; poi, con un gesto fluido, si spogliò del cappotto scuro, rimanendo in camicia. Una camicia bianca che fasciava alla perfezione il suo torace.

 

Tornò con lo sguardo sul mio viso come se, improvvisamente, si fosse accorto di qualcosa. Corrugò le sopracciglia e, attento, continuò ad studiarmi con minuzia, oserei dire.

 

Metteva quasi i brividi.

 

Mi feci piccola piccola stringendomi nelle spalle.

 

Odiavo essere fissata in quel modo.

 

Deglutii con difficoltà promettendomi, per nulla al mondo, di non abbassare lo sguardo, reggendo il confronto.

 

Si avvicinò di qualche passo con la stessa preoccupante espressione stampata sul volto, ora leggermente inclinato da un lato.

 

Quando fu abbastanza vicino aprii la bocca per reagire ma lui, inaspettatamente, senza che potessi in alcun modo scansarmi, lambì con un dito le mie labbra soffermandosi sulla piccola ferita.

 

< Cosa hai fatto? > Chiese, inchiodandomi con i suoi occhi miele fuso così terribilmente vicini.

 

Percepii il suo alito fresco su una guancia.

 

Non mi aspettavo quella domanda. Possibile che Jasper ed Emmett non l’avessero informato dalla scorsa notte?

 

Cercando di mantenere il controllo, schiusi le labbra per parlare ma non ne uscì alcun suono.

 

Maledissi mentalmente la mia scarsa lucidità, ricollegai il cervello alle corde vocali e riprovai.

 

< Niente >, mentii abbassando gli occhi, allontanandomi di scatto dalla sua presa.

 

Gli diedi le spalle, mordendomi stupidamente il labbro inferiore come se, assurdamente, volessi in qualche modo nasconderlo alla sua vista.

 

Posò le sue mani, ancora fredde, sulle mie braccia stringendomi da dietro in un mezzo abbraccio.

 

Si piegò sulle ginocchia arrivando alla mia altezza e avvicinò pericolosamente il suo viso nell’incavo del mio collo mettendomi i brividi.

 

La punta del suo naso sfiorò il mio lobo e il mio cuore perse un battito.

 

< Ti prego >, mi sussurrò, e quasi non mi sciolsi.

 

Mi scostai dall’abbraccio incapace di mantenere un secondo di più quella posizione.

 

< Jasper non ti ha detto proprio nulla? > Parlai con voce ferma, incrociando le braccia al petto.

 

Prima era bene documentarmi su quanto sapesse.

 

< No >, rispose secco.

 

< C’è qualcosa di cui dovrei essere al corrente? >

 

< Niente che ti riguardi >.

 

< Se si tratta di te, e si tratta sicuramente di te, non può non riguardarmi >

 

Risi nervosamente sfiorando l’isteria.

 

< Forse, se fossi venuto, come avevi promesso, alla festa con me, sapresti cos’è accaduto…>

 

< Mi spiace > disse, e sembrò sincero.

 

Sospirai sonoramente e mi preparai a vuotare il sacco.

 

< Alice era in pericolo >, feci una pausa < così sono accorsa in suo aiuto >.

 

< Cosa? >.

 

Lo ignorai e continuai a parlare.

 

< Ma grazie a Dio, Jasper è intervenuto in tempo > arrivai subito al sodo.

 

< Prima che? Da chi era in pericolo, Isa? > Urlò.

 

< Stai calmo >, urlai più di lui e sembrò, almeno apparentemente, tranquillizzarsi.

 

< Prima che… King potesse approfittare di lei > dissi tutto d’un fiato.

 

< Oh Dio >, sospirò portandosi le mani sul volto.

 

< Sta bene, ora >.

 

< Avrei dovuto proteggerti >, disse incollando i suoi occhi ai miei.

 

< Come vedi, adesso sto bene >, cercai di stemperare l’atmosfera che si era creata con un sorriso.

 

Ma non sortì l’effetto desiderato.

 

< Non proprio > fissò ancora una volta le mie labbra.

 

Sbuffai infastidita da tutta questa improvvisa apprensione nei miei confronti, e mi lanciai sul letto prona, con la faccia tra i due cuscini.

 

Silenzio.

 

< Perché sei qui ?> Parlai con voce smorzata dal cuscino.

 

< Volevo vederti >.

 

Mi sollevai sulle ginocchia e lo guardai dritto negli occhi.

 

< Mi hai visto >, constatai.

 

< E poi… > le sue labbra si allargarono in un sorriso.

 

< Credo che tu abbia qualcosa che mi appartiene... >

 

Lanciò una fugace occhiata al comodino dove c’era la custodia dei suoi cd.

 

Guardai la custodia e poi Edward, poi di nuovo la custodia e sicura, mi avventai, con un braccio, verso il comodino… fin quando Edward salì sul letto bloccandomi.

 

Cercai di divincolarmi ma era troppo forte per me.

 

Mise una gamba in mezzo alle mie e mi bloccò i polsi con le mani.

 

< Allora? > Mi sfidò a un soffio dalle mie labbra.

 

< Okay! Hai vinto >, dissi con un finto broncio.

 

Allentò la presa, e proprio in quel momento, sgusciai da sotto il suo corpo e raggiunsi i cd vittoriosa.

 

< Ridammi ciò che è mio >, cercò di fare una voce fintamente minacciosa.

 

< Non esattamente >, precisai con un sorriso che la diceva lunga.

 

< Questi, è vero, sono tuoi... > mi avvicinai e gli porsi la custodia.

 

< Ma uno è mio... >, sussurrai sensualmente avvicinandomi al suo orecchio.

 

Capì immediatamente che mi stavo riferendo alla sua composizione.

 

< È da perfezionare > si lamentò, e notai che, nonostante non volesse darlo a vedere, era terribilmente in imbarazzo.

 

< È perfetta >, lo contraddissi.

 

< Grazie >, mi alzai sulle punte e lo baciai.

 

 

 

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Che ve ne pare?

Vi è piaciuto?

All’inizio sono andata un po’ in crisi: volevo ci fosse dolcezza ma allo stesso tempo non volevo che Isa lo perdonasse così velocemente… così spero di essere riuscita a trasmettere “l’acidità” di Isa all’inizio, e poi la dolcezza che c’è tra loro…

Aspetto in ansia le vostre impressioni…

 

Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà dedicato (credo interamente) ai ragazzi Cullen…una specie di riunione di famiglia!!! Non l’ho ancora scritto ma credo che sarà il POV di uno di loro  (credo Edward).

 

Avviso: Ho saputo che purtroppo si continuano a verificare plagi di storie di questo sito. Sono solidale con le autrici.  Sapere che molte ff apprezzatissime a causa di qualche imbecille vengano sospese se non addirittura cancellate mi saltano i nervi (a causa di uno ci rimettono tutti).

Questo mi rende molto triste e insicura… pensare che qualcuno possa impadronirsi di qualcosa che mi appartiene, che nasce direttamente da dentro, è qualcosa di veramente ignobile. Noi “scrittici” scriviamo qui senza alcuno scopo di lucro, solo ed esclusivamente per condividere con voi le nostre “creazioni”, sperando di riuscire a farvi sorridere, divertire, commuovere ed emozionare…

Ad oggi le mie ff sono solo pubblicate su EFP (ad esclusione di Top Secret e di Bad Girl che sono anche presenti sul gruppo di Amalia89 e barbyemarco di FB http://www.facebook.com/home.php?ref=home#/group.php?gid=89140027720). Vi prego di informarmi qualora ci fossero plagi.

 

 

Passiamo i ringraziamenti:

per prime vorrei ringraziare le 18 meravigliose ragazze che hanno dedicato qualche minuto del loro tempo per lasciarmi un commentino

 

Recensione di Amalia89 [Contatta] del 13/12/2009 - 07:44PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Tesora, avevi ragione… come avevi detto Bella il livido lo aveva! sìsì… ma non volevo che la reazione di Eddy fosse esagerata, dici che ho fatto bene?

 

Sapere che per te non è normale routine e che lo fai solo ed esclusivamente per 4 ff mi rende ancora più onorata!

GRAZIE DAVVERO!

Aspetto le tue impressioni su questo

Recensione di tom angel [Contatta] del 13/12/2009 - 05:02PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Eccoti il capitolo tutto per te!

Spero ti sia piaciuto!

Aspetto tue notizie

Un bacione grande grande

Recensione di _Irene_Adler_ [Contatta] del 12/12/2009 - 04:35PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Tesora, non preoccuparti anzi ti ringrazio per questo commento! Appena puoi (se puoi) lasciamene altri…ti assicuro che aiutano al morale

Sono contentissima che apprezzi il mio modo di scrivere!
pensa che io ho inventato Isa a posta… c’era bisogno di una ragazza più forte.

Non sn sicura di aver capito cosa intenti per “storia spezzettata”,  forse intendi che alterno troppo i POV? O forse ti riferisci all’intreccio delle altre storie che si immettono nella storia? Se puoi attendo tue spiegazioni… sai, i consigli sono sempre ben accetti se si vuole migliorare ^^

Grazie ancora

Un bacione

Recensione di DolceGiuggy [Contatta] del 11/12/2009 - 11:37PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Anche io, anche io lo voglio il davanzale con Edward incorporato… dove lo trovo? Dici che all’IKEA c’è? Ù.ù
Grazie per tutti i complimenti tesora.

Spero tanto che anche questo capitolo ti sia piaciuto

Un bacione

Recensione di barbyemarco [Contatta] del 11/12/2009 - 06:54PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Nello scorso c’è sicuramente qualcosa da modificare ma vedremo di fare le modifiche appena torni operativa.

Non so davvero come ringraziarti per la velocità con la quale hai betato *O*

Sei davvero una persona fantastica

TVTB

Recensione di nightmare123 [Contatta] del 11/12/2009 - 01:25PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

ciao carissima!!!!
certo che posto, in ritardo,ma posto!
grazie per la bellissima recensione!

Spero tu abbia trovato romantico anche questo

Nel prox Emmett-Jasper e Edward tutti in una botta tieniti pronta!

Aspetto tue notizie

bacioni

Recensione di Giuliii [Contatta] del 11/12/2009 - 10:14AM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

“Non farmi aspettare così tanto per il prossimo capitolo” le ultime parole famose…

Missàtanto che ti ho fatto aspettare ma ti prego non mandarmi la tua vampira a casa, ok? Magari prima potremmo accordarci…no?

A parte gli scleri… come ti sembra il capitolo?

Fammi sapere e aggiorna anche le tue

Bacioni

<3

Recensione di ieia [Contatta] del 10/12/2009 - 10:12PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Amora, ti farò una statua con un santuario per venerarti in camera mia!

Davvero tu aspettavi e io da stronzetta quale sono non aggiornavo…

Ma quanto sono stronza? Tanto. Uffa, cercherò di essere più puntuale

Spero di leggere il tuo commento anche per questo capitolo

Un bacione

Recensione di Lauuh [Contatta] del 10/12/2009 - 09:28PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Tu sei, sei … non ho parole. Forse FANTASTICA? No sarebbe troppo poco! La tua recensione era stupenda! 1) mi hai fatto morire dal ridere e 2) mi stavi facendo commuovere.

Bèh GRAZIE DAVVERO per tutti i complimenti

Sono contenta che anche Jake in questa ff ti sia simpatico

Grazie anche per i complimenti sulla scelta della ninnananna non ero sicura che il cambiamento fosse apprezzato! Davvero l’hai scaricata *O*

Sì, credo ci sia una “ISA” in tutte noi

E se non sei normale tu io cosa sono? Bèh non rispondere…domanda retorica.

Edoardo si è comportato bene? Cosa ne pensi del capitolo… sii sincera non mi offendo mica

Bèh ti saluto…

Asdrubalo rulez (che ormai è diventato il nostro saluto ufficiale)

Recensione di Kaicchan [Contatta] del 10/12/2009 - 05:45PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

WOW! Tesora, grazie per il tuo primo commento a questa ff! è fantastico!

ps: non sei l’unica che immagina i personaggi del film… io stessa non posso non vedere Robert in Edward ed concordo con te su Ash!

Aspetto una tua impressione su questo

Un bacione

Recensione di Frencykka [Contatta] del 10/12/2009 - 04:28PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Amora,

spero ti sia piaciuto il cappy!

Io sono pro-Eddy ma Jake non posso odiarlo è troppo tenero e sono contenta che almeno in questa ff ti stia simpatico ^^
Aspetto il tuo commy

Un bacione

Recensione di Lau_twilight [Contatta] del 10/12/2009 - 04:15PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Ciau carissima!
direi che hai inquadrato alla perfezione il carattere di Isa! Bravissima!
Grazie per tutti i complimenti che mi fai *me si commuove*

Spero mi lascerai un commy anche per questo.

Un bacione

Recensione di RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta] del 10/12/2009 - 03:41PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Hai ragione sono un demonietto stronzetto…cercherò di rimediare ù.ù
spero tanto che questo cappo ti sia piaciuto!

Aspetto con ansia il tuo parere

Recensione di sweet_me [Contatta] del 10/12/2009 - 03:36PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Tesora non so come ringraziarti per quello che hai scritto… mi hai dato la prova che la melodia come ninna nanna funziona! Sono contenta che la tua sorellina si sia calmata (che carina).

Ti è piaciuto il capitolo?

Fammi sapere!

Un bacione

Recensione di orbidden_pove [Contatta] del 10/12/2009 - 03:02PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Tesora, GRAZIE per il bellissimo commento! Spero tornerai presto a recensire!

Recensione di mine [Contatta] del 10/12/2009 - 03:01PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Ciao tesora, grazie per avermi lasciato una recensione mi ha fatto molto piacere ^^!

Non so dirti dei fonzies perché sinceramente non ci ho mai provato neppure io (la mia amica sì)… magari fammi sapere XD

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione

Recensione di ILoveSmile_17 [Contatta] del 10/12/2009 - 02:43PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Tesorina,scusa ancora una volta il ritardo. Cmq, no ù.ù  non mangio i fonzies nello yogurt. Ma una mia amica sì! Non sentirti l’unica!

Sì, in Isa c’è davvero molto di me. Lei nasce da quello che sento. spesso i suoi “sbalzi d’umore” sono anche i miei, le sue emozioni, le sue sensazioni… ed è difficile perché io di mio sono molto complicata e immagino che Isa per voi dev’essere ancora più enigmatica…e come dici anche tu non sempre c’è un filo logico ma penso che per alcune cose non dev’esserci necessariamente una spiegazione. A volte si agisce d’istinto o perché ci si lascia guidare troppo dai sentimenti senza interpellare prima il cervello. Diciamo che la “non-razionalità” fa parte della natura dell’uomo.

Tuttavia, io e Isa siamo due persone diverse: lei è “eccessiva” a volte mentre io sono molto più pacata… lei ha coraggio, io non so se riuscirei a fare come fa lei… non so, magari rispecchia il lato “nascosto” di me (?).

Sicuramente in me c’è una piccola Isa come in tutte voi, del resto… quante volte ti sarà capitato di pensarla al suo stesso modo? O di rispecchiarti in alcuni suoi atteggiamenti?

Tu, come al solito, riesci a leggere tra le righe e capire anche il significato che si cela oltre ogni singola e, all’apparenza banale, parola. Riesci a vedere oltre è questo è davvero bellissimo.

Spero mi farai sapere qualcosa su questo capitolo. Soprattutto ci tengo sapere se ti è piaciuto!

Un bacione <3

Recensione di artemide88 [Contatta] del 10/12/2009 - 02:31PM al capitolo 20: Isa’s Lullaby - Firmata

Ciau Tesoro,

Se tu sei degenerata io cosa sono? O___O

Spero che questo capitolo con il tuo bel “vampiro gentiluomo” ti sia piaciuto!!!!

Per Jake purtroppo non posso ancora risponderti… ma lo scoprirai prestissimo!

I tuoi sorrisi =) mi hanno fatto moooolto piacere, spero continuerai a inserirli =)

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

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Statistiche:

 

122 preferiti

129 seguiti

476 letture

72 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *me commossa*

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Ci tenevo (se non riesco ad aggiornare prima) a farvi gli

AUGURI DI BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO.

Spero che troverete sotto l’albero tanti bei regali e che il 2010 sia per tutti voi un anno ricco di sorprese e di successi!!!!

 

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Capitolo 22
*** Disperate vampire ***


Ohhhhhh

Ohhhhhh! Ma quella è la Lolla!

No, sono solo io con qualche chilo in più…e soprattutto sono ancora viva…

 

So che molte di voi mi attendono con un forcone e con uno sguardo tutto fuorché amichevole… avete ragione da vendere e non sono so davvero come fare per farmi perdonare questo ritardo stratosferico… ç_______ç

 

Vi avevo anticipato un capitolo tutto al maschile!!! Il Pov è quello di Edward.

 

Vi anticipo che il linguaggio utilizzato è a tratti volgare essendoci discorsi tra uomini, ma ho comunque cercato di limitarmi il più possibile.

 

Ringrazio di cuore la mia amica Ely per avermi aiutata. Grazie davvero!

E come sempre barby&marco per il supporto.

 

 

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Bad Girl

[Edward Cullen]

 

Cap. Twenty Two  Disperate vampire

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic Un milione quattrocentocinquantuno pecore…

Un milione quattrocentocinquantadue pecore…

Un milione quattrocentocinquantatre pecore…

 

Gli umani credono che questo stupido giochino aiuti a conciliare il sonno... a me aveva fatto solo venir fame.

 

Stupide pecore…

 

Se fossi un umano, con ogni probabilità, i gorgoglii del mio stomaco risuonerebbero fino in città. Uhg!

Stupidi animali…

 

Ero tremendamente assetato.

Sentii la gola ardere come se avessi appena ingoiato una sigaretta accesa, anzi, non una, cento.

E con questo tempo, qui a Forks, non girava neanche una mosca per sbaglio.

Digiuno forzato uguale Edward incazzato nero, è risaputo.

 

E se passassi all’ospedale per un rifornimento di sacche?

 

No, questo è proprio da escludere! A meno che non io voglia passare il resto della mia esistenza ad ascoltare, nella mente di Carlisle, mio padre e creatore, i sensi di colpa per non essere riuscito ad allevare un figlio secondo la “dieta vegetariana” che non prevede l’assunzione di sangue umano.

 

…E se invece, mi cibassi dei canarini di Esme? Sarebbe pur qualcosa…

 

No no no! Conoscendo mia madre mi ridurrebbe a pezzettini e senza pensarci troppo allestirebbe una pira, a modi barbecue, in giardino, con i miei resti…

È la donna e la mamma più dolce del mondo ma, come tutte le donne, quando vuole sa essere spietata, e quando la definisco “spietata” è perché sono fin troppo clemente e benevolo nei giudizi.

Quindi, mi sarebbe toccato spostarmi altrove. Magari in un posto dove tutte le forme di vita non fossero in letargo o ibernate dal freddo.

 

Schiusi lentamente gli occhi come se mi fossi appena svegliato da un sonno profondo.

 

Vidi piccoli fiocchi di neve danzare nell’aria leggeri per poi posarsi sul mio viso.

Non si sciolsero a contatto con la mia pelle. Ne sentii la consistenza delicata accarezzarmi e subito ripensai al tocco delle sue labbra delicate, morbide…saporitemhh

 

Ecco, avevo troppa fame per pensare a lei.

Anzi, non dovevo proprio pensare.

Scossi la testa facendo cascare la neve depositata su di essa.

 

Senza neanche respirare, mi beai del suono del silenzio. Era così raro e così maledettamente piacevole.

 

< Eeeeeedwardddd > una voce, quasi un eco, mi raggiunse rompendo la mia pace.

 

Come non detto…

 

Cercai di rimanere perfettamente immobile mimetizzandomi nella neve.

 

Sono solo un illuso…

 

I passi veloci, insieme ai pensieri dei miei due fratelli, si fecero sempre più vicini.

 

Poco dopo mi comparirono davanti.

 

< Che ci fai così imbalsamato fratellonzo? > La risatina ilare di Emmett mi inquietò. Come faceva ad essere così vivace a stomaco vuoto?

 

Mi sollevai con uno scatto repentino.

 

< Credevo non ti piacesse cacciare gli orsi mentre dormono > sollevai scettico un sopracciglio. Emmett amava la competizione. Non ce lo vedevo proprio a introdursi in una grotta e attaccare un povero orsetto in letargo.

 

< Infatti… > mi sorrise storto in una poco riuscita imitazione del mio famoso sorriso sghembo.

 

Lo fulminai con lo sguardo.

 

< Hey > con un gesto appena accennato, quasi smorto, Jazz mi rivolse il saluto e si avvicinò.

Dovevo ammettere che il suo poco entusiasmo mi consolava: non ero l’unico vampiro a risentire della sete qua giù.

 

Ci sedemmo ai piedi di una quercia, sull’umido terriccio dal quale spiccava qualche filo d’erba, al riparo dalla neve.

 

Emmett prese posto al centro, nella tipica posizione dei capo tribù indiani: con le gambe e le braccia conserte.

 

Jazz si sdraiò poco distante con le mani dietro la testa. Sul volto un espressione cupa e pensierosa.

 

Emmett ci squadrò entrambi per qualche secondo con un aria saccente stampata in volto, poi sospirò, e infine, con un sorrisino, decretò < So esattamente di cosa avreste bisogno voi due!>.

 

Prima che potesse continuare a parlare intervenni.

 

< E M O G L O B I N A > sillabai esasperato.

 

Sangue fresco, globuli rossi…

 

< Non solo di quello, credimi… > continuò ambiguo.

 

< E di cosa, sentiamo? > Speravo proprio che Jazz non glielo chiedesse.

 

< Semplice: sesso > rispose lui, tranquillo.

 

Jazz gli mostrò il medio e io non mi sprecai nel mandarlo a quel paese.

 

< Dì un po’….con Isa a che punto siete arrivati?> Continuò imperterrito Emm con aria di chi la sa molto lunga.

 

< I cazzi tuoi mai, eh? > Risposi seccato.

 

< è evidente che se risponde così e perché non ci ha fatto niente > Jazz intervenne sforzandosi di rimanere serio giocherellando con un filo d’erba.

 

< Non ti ci mettere anche tu, ora > sbottai incazzato puntandogli un dito contro. Era meglio per loro che la finissero qui se non volevano vedersela brutta.

 

Emmett scosse la testa contrariato.

 

< Cioè… l’hai vista? Secondo me quella sta solo aspettando che la porti in qualche posto isolato per …. >  lo interruppi con uno sguardo assassino.

 

“Biscotto!” fu l’ultima parola che riuscii a percepire dalla sua testa.

 

< Dai andiamo…Non hai visto come ti guarda? > Continuò.

 

< E perché tu hai visto come la guarda lui?> Jazz scoppiò a ridere tanto che sembrava quasi si stesse strozzando. Che si strozzasse sul serio quel pirla

 

Sospirai stufo.

 

< Siete totalmente fuori strada… >

 

I due si guardarono dubbiosi.

 

< Te lo avevo detto che se l’era già fatta > strepitò vittorioso il gigante.

 

< E bravo fratellino…> mi diede una forte pacca sulla spalla che quasi non mi ribaltai.

 

Poi si avvicinò all’apatico < Sono cento dollari, Jazz > allungò il palmo della mano verso quest’ultimo il quale tirò fuori dalla tasca dei jeans un po’ di carta accartocciata e gliela porse in malo modo.

 

Direi che il limite era stato superato. Come si permettevano a scommettere su di me questi idioti?

 

< E tu poi ci racconti… nei dettagli >

 

< Te lo puoi pure scordare > ringhiai.

 

I due si scambiarono uno sguardo di intesa e poi scoppiarono a ridere.

 

< E la vipera invece,  dove l’hai lasciata? >

 

Tanya

 

Ma si erano riuniti in una combutta contro di me?

 

< Sincero? Non lo so e non lo voglio neanche sapere > risposi irritato.

 

Tanya Denali, una delle vampire più attraenti che conoscessi. Capelli lunghi biondi, occhi color caramello a testimonianza della sua dieta vegetariana, labbra rosse, carnose capaci di accendere qualsivoglia desiderio maschile, agile, caparbia, insomma la donna perfetta… peccato fosse anche molto stupida, piuttosto banale e prevedibile. Non c’era certo bisogno di leggerle nel pensiero per capirla: estremamente egoista, egocentrica e vanitosa. Un oca starnazzante, insomma.

 

La immaginai davanti a uno specchio o a scegliere lo smalto per le unghie.

 

Maledii che, contrariamente a come si vedeva nei film, i vampiri potessero realmente riflettere la propria immagine.

 

< Ti starà cercando > il grizzly accentuò volutamente il tono minatorio della frase facendomi quasi trasalire. Ma non mi scomposi.

 

Passandomi una mano tra i capelli ne tolsi i residui di neve con studiata lentezza.

 

Sapevo bene dove voleva arrivare a parare con questi discorsi.

Il suo obiettivo era farmi irritare per potersi confrontare nell’ennesima gara contro di me.

Direi che se il suo scopo era questo ci stava riuscendo alla perfezione visto che mi stavano girando a mille. Purtroppo per lui, però, non era proprio giornata. Non avrei di certo sprecato le ultime energie con uno stupido.

 

< Non credo mi troverà facilmente > Sbottai fingendo indifferenza al riguardo.

 

< Potresti non tornare più a casa per anni, lo sai? > Mi schernì nuovamente.

 

Effettivamente questa non era una cosa da escludere, conoscendola…

 

< Non dovresti comportarti così con lei. Io le donne le conosco bene. Fidati > mi fece l’occhiolino e si immerse totalmente in una sequenza incontrollata di immagini porno nella sua testa. Disgustoso!

 

< Andiamo Emmett la vuoi finire? Se non sbaglio, tu che dici di conoscere le donne, sei in una situazione peggiore della mia > Lo smontai.

Ero uno stronzo con la esse maiuscola. Tirare fuori l’argomento della bionda non era stata una mossa leale, visto e considerato, che tutto ciò che sapevo era frutto di intrusioni nella sua testa ma ero davvero al limite.

 

Mi guardò truce quasi come se l’avessi appena accoltellato.

 

Seguì un lunghissimo e imbarazzante minuto di silenzio.

 

< Vuoi parlarne? > Se ne uscì Jasper. Chi meglio di lui poteva percepire come si sentisse Emmett in questo momento? Nessuno. Nemmeno io con la mia capacità di leggergli nel cervellino bacato che si ritrovava: a volte i suoi pensieri erano talmente sconnessi e senza un apparente filo logico che mi risultava difficile persino decifrarlo.

 

Emm scosse la testa imbronciato facendo oscillare alcuni riccioli neri. Nonostante la sua stazza nerboruta a volte sembrava proprio un poppante.

 

< Allora? > Lo esortò Jazz.

 

Le labbra di Emmett si allargarono in un sorriso cancellando in un baleno l’espressione triste di un minuto prima.

 

< Davvero credete che due mammole come voi possano darmi dei consigli sulle donne? Nahh! > scoppiò in una fragorosa risata.

 

Si ostinava ancora a fare il duro, come se, noi non sapessimo che in realtà, dentro, era un cucciolo.

 

< Tu ad esempio > mi indicò con l’indice.

 

< Fai tanto il santarellino ma poi… >

 

Non riuscii a trattenere un sorrisetto decisamente eloquente, non serviva leggere nei pensieri per capire a cosa stessi pensando.

 

< Ha ragione Emm! Devi mettere in chiaro le cose… con una delle due, almeno > Jazz si alleò , ancora una volta, con orso Bubu.

 

< Giusto > ribadì quest’ultimo picchiando un pugno sul palmo aperto dell’altra mano mettendosi in posizione di ascolto.

 

< Ma che diavolo dite? Con Tanya non c’è assolutamente niente >

 

< Dai diccelo che te la sei scopata…anche lei > affermò Emmett divertito senza troppi peli sulla lingua. Lui era fatto così: diretto.

 

Anche Jazz non riuscì a trattenere una risatina maliziosa.

 

< Emh…Sì > ammisi abbassando lo sguardo < Ma il fatto che abbiamo condiviso il letto in passato non significa proprio niente. Avevamo entrambi bisogno di compagnia, niente di più… > aggiunsi mettendo in chiaro le cose.

 

Per me Tanya era solo una bambolina di rara bellezza. Con lei avevo passato intere nottate di sesso, non nascondendole, comunque, la mia riluttanza a una rapporto che andasse al di là di qualcosa di prettamente fisico e lei sembrava condividere.

 

< Credo che i vostri giochini si siano tramutati in qualcosa di più… per lei…> pronunciò Jazz con aria da filosofo cinese.

 

E se lo diceva con questo tono voleva dire che sapeva qualcosa che io non sapevo.

 

Cazzo Jazz perché devi sempre essere così enigmatico?

 

Al contrario di Emmett, Jasper aveva sviluppato un efficace sistema per eludere il mio potere.

Era riuscito a creare un’altra “frequenza” nella sua testa per i pensieri che voleva tenere sottochiave. Così mi erano disponibili solo pensieri di poco conto, roba poco interessante. Dovevo concentrarmi più del dovuto, sprecando le poche forze rimaste, per riuscire a scovarne qualche frammento.

 

Maledetto cervello vampiresco evoluto …

 

Feci confluire le poche energie sulla sua mente e fu così che riuscii a scorgere qualcosa dalla quale evidentemente voleva tenermi all’oscuro.

 

< Jazz > sussurrai ancora incredulo inchiodandolo con lo sguardo.

 

“Volevo dirtelo”

 

< E quando, sentiamo? > dal tono della mia voce si percepiva tutta la rabbia che provavo.

 

“Presto, credimi”

 

< Non è una decisione che spetta a te > Lo ammonii ringhiando.

 

Istintivamente si mise in posizione di difesa.

 

< Lo sai. Sono gli accordi > ribadì lui.

 

< Hey, voi due > Emmett si frappose tra noi.

 

< Volete spiegarmi che succede? > sbottò Emmett visibilmente irritato

 

< Chiedilo a lui! > Puntai il dito contro Jasper che però non parlò, si limitò a tornare in posizione eretta e cercò di utilizzare il suo potere calmante su di noi.

 

Emmett lo esortò a parlare con un gesto della mano.

 

< Dobbiamo andarcene > disse Jazz secco.

 

< Cosa? > Urlò l’orso incredulo.

 

< Hai sentito benissimo > ribatté l’apatico.

 

< Ma che cazzo vai blaterando?!>

 

< Alla festa di Alice…> iniziò Jazz.

 

< Jasper, andiamo! Sono certo che nessuno si sia accorto di nulla. Sono intervenuto in tempo e con attenzione > lo interruppe Emmett.

 

< Non mi riferisco a quello > Jazz deglutì il veleno.

 

< La ragazza sa > affermò con convinzione.

 

Mille domande mi balzavano nella testa. Come aveva potuto Jasper rivelarle la nostra vera natura?

 

< Perché l’hai fatto? > Domandò Emm cercando di mantere il controllo.

 

< Io non ho fatto un bel niente > disse e fui certo che non stava mentendo.

 

Vidi dalla sua testa come stavano realmente le cose mentre lui le raccontava. Sembrava di vedere un film con un narratore esterno che descrive i fatti.

 

Non sai quanto ti abbia aspettato la frase sussurrata da Alice prima di addormentarsi rimbombò come un eco nella mia testa.

 

< Non significa niente questo, Jazz > lo rassicurai < La ragazza era sottoschock e probabilmente già non si ricorda, senza considerare che quella frase potrebbe avere un altro significato >

 

< Sì, la nanetta potrebbe provare qualcosa per te > disse il gorilla dandomi manforte.

 

< Lo escludo > disse accigliato.

 

Era così assurdo che una ragazza si innamorasse di lui?

 

Corrugò le sopracciglia e assunse un aria pensosa. Lo conoscevo tanto bene da sapere che l’espressione sul suo volto era la tipica “espressione del soldato, la utilizzava quando macchinava qualcosa.

 

< E se invece sapesse qualcosa?> Disse poi.

 

< A quel punto non avremmo altra scelta: dovremmo andarcene > disse mesto rispondendo da se.

 

< Oppure…dovresti farla fuori > continuò Emmett serio.

 

Io e Jazz lo inchiodammo con lo sguardo. Come poteva uscirsene con certe sparate?

 

< Non guardatemi così. Io non ho alcuna intenzione di andarmene > intrecciò le braccia al petto.

 

Non era difficile capirne il motivo…

 

Sospirai.

 

<Per il momento terrò sottocontrollo la situazione sondando costantemente la sua mente. Se ci sarà il benché minimo riferimento alla nostra vera natura dovremmo informare Carlisle >

 

E questa ultima ipotesi significava solo una cosa: partenza immediata.

 

Solo al pensiero mi si gelava il poco sangue nelle vene. Non era mai stato un grosso problema per me lasciare una città ma adesso era diverso…

 

E probabilmente a questo punto non ero il solo a sentirmi tanto legato da non volermene andare per nessuna ragione.

 

 

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Sigh Sigh

Vero che non mi ammazzate? E che mi volete ancora tanto bene?

Prometto solennemente che cercherò di non ritardare più così tanto ç____ç

 

Allora si sono scoperti alcuni altarini…tipo che Edward e Tanya hanno trombato  emhhvabbè avete capito benissimo, ma come avete potuto notare non gli interessa nulla di lei…forse perché il suo cervellino è occupato a pensare a un'altra???? Mha…chi lo capisce a quello…

Ulteriore colpo di scena: a Jazz non sfugge proprio nulla da bravo soldatino! Chissà se ha ragione lui: Alice sa o non sa? This is the question!

 

Il prossimo sarà più divertente e meno depression…sono già a buon punto ;)

Vi lascio anche un piccolissimo spoiler: il titolo del capitolo

My little snot (= il mio piccolo marmocchio) XDDDDD

 

 

 

Ringrazio tutte quelle persone che nonostante il ritardo non mi hanno cancellato tra le seguite/preferite!  GRAZIE DAVVERO DI CUORE!

 

Un grazie particolare alle 23 meravigliose ragazze che hanno dedicato qualche minuto del loro tempo per lasciarmi un commentino

 



 Sheba_94 [Contatta]

Segnala violazione

 23/01/10, ore 19:15 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Ti farò una statua uno di questi giorni! Davvero ti sei letta 9 capitoli di fila??? Non ti si è fuso il cervello? No??? Ottimo.

Woooow davvero è diventata la tua preferita? Non ci posso credere! GRAZIE!

Grazie per tutti i complimenti!

Cercherò di caricare più video…magari aspetto da te new music strafighe da sentire ;)

 nanita89 [Contatta]

Segnala violazione

 16/01/10, ore 23:41 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Ciao Nanita!
Wow ti sei letta tutta la fic? GRAZIEEEEEEEEE! Sei troppo un amorino!

Bèh non dovrei anticiparti nulla ma credo che tu ci sia vicina. Alice non prevede proprio il futuro (non essendo una vampira) ma ha già questa predisposizione, diciamo! ;)

Spero di aver risposto alla tua domanda.

Spero di sentirti presto

bacio

 Lau_twilight [Contatta]

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 14/01/10, ore 16:51 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Ciao carissima ^^
Quella in ritardo sono io, non tu ç___ç sorry

grazie come sempre dei complimenti che mi fai!

Sono stra-felice che tu abbia percepito il concetto di “coppia "strana"” che volevo far intendere! Sei un genio!

Alla prossima ;)

 tom angel [Contatta]

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 24/12/09, ore 15:07 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Grazie, tesora!

Spero di vedere la tua recensione anche nel prox!

baciotti

 RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta]

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 24/12/09, ore 00:49 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Eddy è sempre magnifico…^^

Grazie mille per tutto

Spero recensirai anche questo nonostante il mio ritardo mostruoso

baciottini

 piccolinainnamora [Contatta]

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 23/12/09, ore 20:13 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Scusa il ritardo tesò,

hai ragione…anche io nn avrei resistito con Eddy bagnato in camera mia! XDDD

eccoti il capitolo

spero ti sia piaciuto almeno un po’

baciux

 Bella_kristen [Contatta]

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 22/12/09, ore 10:39 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Amora, ciau

Scusa il ritardo ç_________ç

Spero il capitolo ti sia piaciuto.

E per rispondere alla tua domanda: sì, si vedranno (Isa e Tanya) anche se non so bene quando…hihi

baciotti

 Lauuh [Contatta]

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 21/12/09, ore 17:39 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Amoraaaaaaaaa che bello il tuo commy! Sei eletta commentatrice ufficiale! XDDDD

Non ti scusare perché ti si è cancellato il commento, è successo anche a me! sigh. È so che questo fa molto inca***e ma ho AMATO anche questo…e poi considero un po’ come se ci fosse ;)

E poi se tu ti scusi per questo, io cosa dovrei dire che ho aggiornato dopo 1000 anni?

Il capodanno tutto ok, spero che anche tu ti sarai devastata un pochino!!! Io al secondo bicchiere di champagne insistevo a voler ballare con tutti i presenti… e questo è tutto dire…

Grazie ancora per tutto carissima. Spero di sentirti presto
Asdrubalo Rulez (Y)

 Maki_lullaby [Contatta]

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 20/12/09, ore 18:13 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Oddeo, veramente??? L’hai letta tua un capitolo dopo l’altro? Ommammina…ti farò una statua in giardino! GRAZIEEEEEEEEE! DAVVERO!

E grazie per tutti i complimenti <3 troppo gentile!
spero di sentire la tua opinione anche su questo!

Secondo te che succederà? baciotti

 DolceGiuggy [Contatta]

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 19/12/09, ore 01:14 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Amora…come sempre hai ragione al 1000%! Anche io, come te, come minimo gli saltavo addosso SBAV ma Isa che cretina forte che ci vuoi fare?
alla prossima tesoro,

baciotti

 ieia [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 23:28 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Amoruccia, ciau!

Scusa il ritardissimo… ç____ç

Grazie per il tuo splendido commento…e ricordati che tu non rompi mai XD

Spero di sentirti presto

Baciotti

 sweet_me [Contatta]

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 18/12/09, ore 23:19 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Tesora, grazie mille per gli auguri! Spero tanto che il capitolo ti sia piaciuto! Ora che succederà secondo te? *mistero*

Grazie mille e a presto,

kissoli

 simo87 [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 23:14 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Amora, grazie mille per tutti i complimenti!

E sì interrompo sempre sul più bello…lo so, sono una carogna! Prometto di impegnarmi di più (già rispetto all’inizio sono molto più lunghi i capitoli, l’hai notato?)

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

Un bacione grande

 artemide88 [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 23:03 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Oddio mi hai fatto morire dal ridere con questo tuo commento! XDDDDD muahahahah

Certo, puoi farti tutti i sogni che vuoi…sapessi quanti me ne faccio io per scrivere ‘ste cose!!!

Rispondo alla tua domanda: sì la camicia era bagnatissima e lasciava intravedere i pettorali perfetti di edward! ecco ora sto sbavando sulla tastiera…aspè che pulisco…

Non sei una matta in recuperabile…e nel caso lo fossi, come vedi sei un buonissima compagnia XDDD

Grazie per gli auguri mi hanno fatto molto piacere ^^

Spero di sentirti prestissimo

baciotti

 

barbyemarco [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 20:04 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

tesoraaaaa ho aggiornato (magari puoi sostituisco con quello corretto ;))! Ma il cap ti è piaciuto alla fine? Non mi hai detto nulla! baciotti

 Giuliii [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 18:46 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Giuliiii non uccidermi ti prego! Sorry sorry sorry

Mi perdoni?

Ma come a scuola con il prof di musica cantate sempre "Metti l'agrifoglio in casa fa la la la la la la???? Che cavolo è sta cosa? Sicura di non fumarti niente? O___O
Aspetto la tua opinione su questo!

Baciotti

 

 orbidden_pove [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 18:27 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

GRAZIEEEEEE!

Baciux

 Amalia89 [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 17:27 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Amaliaaaaaa ciau!

Da quanto tempo, eh?

Colpa mia, sorry -.-

Spero che il capitolo non ti abbia delusa e spero di leggere presto la tua opinione (di cui farò tesoro essendo tu una bravissima scrittrice)

A presto,

Eli

 nightmare123 [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 16:17 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Amora, scusamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Sono imperdonabile al 1000%! Uffa

Spero almeno che il capitolo ti sia piaciuto un pochetto

Ti abbraccio forte forte

A presto,

Ely

 Frencykka [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 15:31 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Wow! Grazie carissima per la tua recensione!

Davvero ti ho fatto emozionare? Che bellooooooo!

Aspetto con ansia un tuo commy

Grazie ancora

baciottoli

 ILoveSmile_17 [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 15:23 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

AMORAAAAAAA, scusa per il tremendo ritardo. Sorry ç____ç

Come sempre le tue recensioni sono splendide…verrebbe voglia di stamparle e tenerle accanto alla scrivania per i periodi senza un briciolo di ispirazione. Perché è leggendo i commenti come i tuoi che do una risposta alla mia domanda “ma perché scrivo?” perché è un modo come un altro per sfogarsi, per leggersi dentro ma soprattutto per condividere qualcosa con le lettrici: un sorriso, una lacrima, un’emozione... e sapere che dietro a un computer c’è qualcuno che gioirà, riderà, si commuoverà per le mie storie mi rende felice. Davvero tanto. Grazie di cuore.

Spero di leggere presto la tua impressione anche su questo…cara la mia psicologa di capitoli! <3

 Kaicchan [Contatta]

Segnala violazione

 18/12/09, ore 15:09 - Capitolo 21: Juliet & Romeo

Grazie tesoro. Bellissimo commento, davvero!

La cosa più bella è sentirsi dire che si è migliorati. Io sono partita ha scrivere quasi per gioco. Non sono mai stata una luminare della letteratura … ma mi sono sempre impegnata per migliorare e sapere che pian piano ci sto riuscendo mi rende felicissima. Grazie

Aspetto la tua impressione su questo

baciotti

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

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Statistiche:

 

127 preferiti

143 seguiti

641letture

75 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *me commossa*

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Per chi ama i protagonisti originali  ho creato questa:

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Spero vi piaccia <3

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Capitolo 23
*** My little snot ***


Ragazzi sono ancora una volta in ritardo

Ragazzi sono ancora una volta in ritardo…uffà! Colpa mia! Sembra che quando hanno distribuito il dono della sintesi io fossi a fare la fila al carrello degli hot dog!

 

Il capitolo è esageratamente lungo… vi avverto fin da subito!

 

Magari a molte di voi fa anche piacere leggere di più … non so fatemi sapere se devo tornare alle lunghezze standard dei primi capitoli (max 4 pagine word) o se devo continuare così (queste sono 9 pagine word), considerate però che più lunghi sono e più tempo impegno per scriverli. -.-

 

Ringrazio di cuore la mia amica Ely per avermi aiutata dandomi qualche prezioso consiglio. Grazie davvero!

E come sempre barby&marco per il supporto.

Non appena il capitolo verrà corretto anche dalla mia beta ufficiale barby&marco verrà sostituito. Capitolo sostituito con quello corretto in data 25/02/2010.

Spero sia tutto leggibile…

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Twenty Tree   My little snot

 

 

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< Groooooammm! > Sbadigliai tanto forte da aver le lacrime agli occhi. Stropicciai quest’ultimi con i pugni chiusi e mi stirai facendo scricchiolare diverse ossa.

 

Avevo dormito da schifo: per tutta la notte la pioggia battente e le folate di vento mi avevano tenuta sveglia.

 

Tesi un orecchio in ascolto di qualche rumore proveniente da fuori.

Niente, solo rumore di stoviglie dal piano di sotto.

Questo voleva dire che aveva smesso di piovere, almeno.

 

Con immenso rammarico, scansai le coperte aiutandomi con le gambe, abbandonando così, il dolce tepore all’interno.

 

< Edward >, sospirai abbracciando il cuscino tra le gambe con forza. Non si capiva se l’intento fosse quello di un gesto affettuoso o di un tentativo di soffocamento.

Forse entrambe.

Quel ragazzo mi scombussolava totalmente.

Non mi era mai capitato di essere così presa.

Accarezzai convulsamente – come una psicopatica – il cuscino.

Non lo capivo. No.

A volte sembrava estraniarsi totalmente dal mondo. Quasi come fosse uno spettatore esterno della sua vita, come se si rifugiasse in qualche dimensione parallela che chiaramente non mi comprendeva. Altre, invece, sembrava quasi che il suo mondo fossi io.

Boh.

Ma poi? Io pretendevo di capire lui, quando ancora – dopo diciassette anni –, non ero riuscita a capire me stessa?!

Sbuffai guardando assorta il soffitto.

Cosa provavo per lui?

Non lo sapevo.

La sola cosa certa era che ero totalmente e incondizionatamente attratta da lui in un modo, oserei definire, quasi ossessivo. Bastava che mi facesse uno di quegli sguardi, quel sorriso sghembo, o che, semplicemente, mi si avvicinasse più del dovuto per accendere la zona rossa del mio cervello.

Ma potevo parlare di amore?

E soprattutto: perché mi stavo facendo tutte queste seghe mentali alle sette del mattino?

Mi girai prona con la faccia in mezzo ai cuscini.

< Cazzo >, imprecai tra i denti non appena sollevai di poco la testa.

Come al solito mi ero dimenticata di struccarmi la sera prima e adesso, il cuscino presentava una chiazza nera. Lo girai con disinvoltura dal lato immacolato come se non fosse successo nulla.

Ancora mezza sonnacchiosa scesi dal letto, in un precario equilibrio, in cerca delle mie maledette pantofole, che, come al solito, non trovai.

La scarsa luce nella mia camera, proveniente solo dalle piccole fessure della persiana, non mi permetteva di vedere nulla.

Affidandomi all’unico neurone sveglio, camminai attraverso le insidie del pavimento della camera quando il mio povero mignolino urtò contro la scrivania provocandomi un acuto dolore.

 

< Ahiiiiii >, saltai come una scimmia urlatrice tenendo un piede sollevato.

 

Maledizione…

 

Ancora irritata entrai in bagno, facendo molta attenzione a non specchiarmi, per fare pipì.

 

Quando scesial piano di sotto, il forte odore di caffè appena fatto mi investì. Adoravo quell’aroma così intenso. Presi un grosso respiro, inebriandomi di quella fragranza, ed entrai in cucina.

 

< Buongiorno >. Charlie mi salutò scostando per un attimo il giornale che brandiva tra le mani e mi rivolse una rapida occhiata indagatrice.

 

Se voleva sapere se fossi ancora arrabbiata con lui la risposta era: sì. Certo.

 

Facendo come se lui non esistesse, mi versai del caffè in una tazza abbastanza capiente, mi sedetti al mio solito posto e assaporai quel nettare scuro fumante emettendo sgradevoli gorgoglii ad ogni sorso.

 

< Bella non puoi rimanere arrabbiata con me per sempre >, disse con la voce di un superiore che parla al proprio sottoposto.

 

Come no? Certo che potevo.

 

Mi allungai per afferrare una ciambella dalla scatola posta al centro del tavolo ma Charlie l’allontanò rimanendo in attesa di una mia risposta.

 

< Me lo avevi promesso >, risposi atona senza neanche guardarlo negli occhi.

 

< Lo sai che non ho potuto fare niente > disse alzando il tono di voce.

 

Una delle cose che mi dava più fastidio in assoluto era proprio questa: nessuno, con un briciolo di istinto di sopravvivenza, poteva permettersi di alzare il tono di voce con me dalle sette ad almeno le nove del mattino … e lui lo aveva appena fatto.

 

Ora non ero arrabbiata. Di più.

 

< Senti >, parlai tra un sorso di caffè e una pausa utilizzando lo stesso riserbo che si può avere con uno sconosciuto.

 

< Sei o non sei il capo della polizia di questa cazzo di città? > Poggiai con forza la tazza sul tavolo e quasi non ebbi la sensazione che mi fosse rimasto il manico in mano.

 

Diventò paonazzo e boccheggiò disarmato alla ricerca di una qualche risposta.

 

< Bella, le parole…>, mi rimproverò scostandosi totalmente dal discorso.

Faceva sempre così: quando non aveva un argomentazione a sostegno delle sue tesi si appigliava sempre a qualcos’altro, sviando così il discorso verso altri orizzonti, in modo che, volente o nolente, il torto fosse comunque mio.

 

È così, purtroppo: i genitori sono convinti che in ogni caso il torto appartenga ai figli. Sempre e comunque.

 

E no caro. Questa volta, no.

 

Emisi un sorrisino sardonico, a mio parere, molto inquietante, e mi alzai indisposta dalla sedia senza aver neanche finito la mia colazione.

 

< Bella >, mi chiamò con tono, giurerei, quasi supplichevole.

 

Mi voltai per riservargli un occhiataccia.

 

< Ricordati: quella ragazza potevo essere io >, gli sussurrai e mi vennero i brividi solo al pensiero.

 

Com’era possibile che quattro soldi permettessero a degli stronzi di essere ancora a piede libero?

 

 

 

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Scesi dal pick-up con uno strano formicolio al piede destro probabilmente, dovuto al fatto che, guidavo costantemente con il pedale dell’acceleratore a tavoletta.

 

Nell’aria percepivo uno strano fermento.

Alcuni ragazzi scherzavano allegramente nel parcheggio della scuola emettendo schiamazzi indecifrabili al mio cervello non ancora del tuo collegato a quest’ora del mattino.

Solitamente non era così. Il più delle volte, il rientro a scuola il lunedì, ricordava di più una processione funebre.

Mi ero persa qualcosa? Era previsto qualche sciopero oggi? Autogestione? Era morto qualche prof.?

Ravvivai i capelli con una mano, facendoli venir fuori dall’intreccio della mia sciarpa, poi, ancora infreddolita, tirai il cellulare fuori dalla tasca del giubbotto per controllare che non ci fossero messaggi e, proprio in quel momento, sullo schermo apparve un numero a me sconosciuto e il telefono prese a vibrare e suonare allo stesso tempo.

< Pronto? > Risposi premendo il tastino verde, portandomi il cellulare all’orecchio ancora leggermente frastornata.

< Pronto? > Ripetei rischiarandomi la gola, visto che, la voce con la quale avevo risposto prima, somigliava al rantolo di una povera vecchietta ammalata.

Dall’altra parte il suono più bello del mondo, quello della sua voce.

< Buongiorno principessa >, la voce calda di Edward mise a dura prova il mio equilibrio.

Erano tre giorni che non lo vedevo e che non lo sentivo.

< Dove diavolo sei? > Risposi portandomi l’indice sopra l’altro orecchio in ascolto della risposta.

Di nuovo rise. < Credo di esserti mancato > valutò.

Benché la sua non fosse proprio una domanda, ma più un’ affermazione - un’affermazione corretta, per giunta - soccombei alla ricerca della risposta più appropriata.

Se mi era mancato? Sì, mi era mancato un casino ma, non l’avrei mai ammesso e, quindi, optai per una mezza verità.

< No >, risposi sicura, < Ero solo preoccupata >.

< Tu > iniziò, < Tu, sì >.

Sbaglio o aveva appena ammesso che gli ero mancata?

Se avessi potuto vedere un'ecografia del mio cuore in questo preciso istante lo avrei visto saltellare di gioia.

< Quando torni? >. Repressi tutta la gioia adottando un tono abbastanza neutro.

< Presto >, rise.

< Quando? >, insistetti.

< Dipende >.

< Da cosa? >

< Da te >, sogghignò.

Da me???

Senza darmi il tempo materiale di metabolizzare, continuò < Sei arrabbiata? >

< Sì e no >, risposi e lasciai volutamente la questione in sospeso. Ora ero io quella che voleva tenerlo un po’ sulle spine.

La cosa mi fece sorridere. Sembrava ci rincorressimo entrambi facendo però attenzione a non esporci troppo l’uno con l’altro.

< Sì, perché sparisci per giorni senza neanche avvertirmi. Sarei potuta venire con te, ovunque tu fossi; e no, no perché, in realtà, tu sei libero di sparire quando vuoi e senza nessuna spiegazione >, risposi sinceramente nonostante quest’ultima rivelazione mi fosse costata un po’ di fatica.

< Mhh >. Sembrò pensarci un po’, forse un po’ deluso dalla risposta.

< Ci sta. Anche se speravo in una risposta diversa >

Repressi un sorriso di compiacimento allontanando di poco il ricevitore. A quanto pareva non gliel’avevo data vinta, almeno per questa volta.

< Mi piaci quando sorridi >

Possibile che mi avesse sentita?

< E chi ti dice che io stia sorridendo in questo momento? >.

< Nessuno. Lo so >.

Prontamente mi guardai intorno alla ricerca dei suoi occhi. Ma non lo trovai.

Possibile che fosse vicino e che mi stesse osservando?

Ma no, che stupida. Mi prende solo in giro.

Si diverte, lo stronzo.

< Molto divertente, Edward >, risposi ironica appoggiando nuovamente la cornetta all’orecchio.

< Vediamo… >, disse pensoso.

< Se non fossi davvero qui, come potrei sapere che in questo momento hai una ciocca di capelli dietro l’orecchio? >

< Semplice coincidenza >, affermai rimettendo il ciuffo davanti al viso istintivamente. Non ci voleva certo un indovino: capitava spesso che portassi i capelli in quel modo per comodità come la maggio parte delle altre ragazze, del resto.

< Potrebbe anche essere come dici tu…ma >, sospirò misterioso e immaginai l’espressione buffa – ma non per questo meno eccitante - che doveva avere in questo momento. Mi morsi un labbro.

< Ma…come potrei sapere che sei splendida vestita di blu?>.

Di riflesso mi guardai addosso: indossavo realmente un maglioncino blu che si intravedeva sotto la giacca aperta.

La cosa, per nulla confortante, era che, se non avessi controllato, non ne sarei potuta essere così certa; questo, a ulteriore dimostrazione che la mattina ero proprio messa male.

Mi guardai, ancora una volta, attorno, ma con più discrezione, roteando solo gli occhi, questa volta.

Dunque, aveva detto di aver visto il mio sorriso e la ciocca dei capelli dietro l’orecchio, quindi, doveva per forza trovarsi in un’ottima posizione proprio di fronte a me.

Focalizzai il mio sguardo in quest’ultima direzione senza però riuscire a vederlo.

< Dai uffa! >, piagnucolai battendo i piedi per terra come una bambina.

< Voltati >, ordinò. La sua voce fu un eco e non proveniva solo dal ricevitore, era vicina.

Mi girai senza farmelo ripetere due volte e lo vidi.

Edward era di fronte a me, inverosimilmente più bello dell’ultima volta.

Mi guardò con occhi sorridenti che mi sembrarono più chiari del solito; se prima li avrei paragonati all’ambra, ora non potevo fare altro accostamento che con il miele fuso.

Provai a dire qualcosa ma sembrava che avessi dimenticato come si facesse.

Mi anticipò, afferrò le mie braccia e mi tirò verso di sé.

I nostri corpi aderirono e mi ritrovai con il seno premuto contro il suo petto.

Che bella sensazione

Per un istante chiusi gli occhi per godermi quell’attimo di paradiso, in cui c’eravamo solo io e lui.

Inaspettatamente mi baciò la fronte soffermandosi poi, a ispirare l’odore dei miei capelli.

Mi scostai di poco dal suo corpo, giusto per tirargli un lieve buffetto sui pettorali ma, subito, mi riprese tra le sue braccia di slancio, come se, il fatto di stare così vicini, fosse quasi un esigenza, una necessità.

< E quello per che cos’era? >. Respirò sui miei capelli e potrei giurare che stesse sorridendo.

Appoggiai il mento al suo petto per poterlo guardare dritto negli occhi.

Mossa sbagliata. Guardarlo da così vicino era un sacrilegio. Come le opere d’arte che si rispettino, lui doveva essere osservato da debita distanza, magari attraverso una vetrinetta di vetro antiproiettile…o forse i miei due neuroni si erano fusi e stavo iniziando a dire minchiate.

< Non farlo mai più >, mugugnai piano.

< Se ti riferisci allo scherzetto del cellulare io… >.

< No >, lo interruppi senza mai lasciare il suo sguardo < Scherzi? Grazie a quello mi hai ricaricato il cellulare di ben 5 dollari >, asserii facendolo sorridere.

< Intendevo...non andartene più >.

Cazzo, l’avevo detto?

Se i sensori addetti all’arrossamento delle guance, in caso di imbarazzo, non fossero andati in pre-pensionamento già da un po’ di anni, a quest’ora sarei arrossita.

< Che ne è stato della Isa che poco fa mi ha detto “sei libero di fare come credi”? > Cercò di imitare la mia voce producendo un suono stridulo da cornacchia che non si addiceva per nulla alla sua bellezza.

< Oh! Ma come siete carini >, Angie con le mani intrecciate a mò di preghiera ci fissava con occhi sognanti.

Edward e io ridemmo della sua espressione estasiata.

Se non la conoscessi come le mie tasche avrei avuto qualche dubbio sulla possibile assunzione da parte sua di sostanze considerate illegali.

< Ehm! Ero venuta per avvisarvi che bisogna entrare. Gli altri sono già in aula magna > ci informò.

< Aula magna? > Chiesi sorpresa. Ma alla prima ora non c’era Trigo?

< Sì >, confermò sbuffando < Isa non ricordi dell’introduzione del nuovo corso interdisciplinare di economia domestica a classi unificate? >.

< Eh??? Inter che? Ma come possono inserire questa materia senza neanche avvisarci? > Commentai indispettita.

< Isa, ci hanno consegnato una circolare più di un mese fa e ne abbiamo parlato per giorni, ricordi? >.

Ma dove cazzo era il mio cervello mentre accadeva tutto questo? Alle Maldive a prendere il sole?

< Tu lo sapevi? > Indicai con l’indice Edward che annuì sorridente.

 

 

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L’aula magna era già totalmente presa d’assalto dai ragazzi.

Il loro chiacchiericcio veniva enfatizzato dalla grandezza della stanza rendendo le loro voci un miscuglio incomprensibile di suoni e rumori fastidiosi.

Era la prima volta, da quando mi ero trasferita a Forks, che veniva utilizzata quest’aula grande e fredda.

Notai che le matricole avevano occupato i primi posti, i ragazzi delle ultime classi, quelli dietro. Con ogni probabilità noi avremmo dovuto occupare quelli più sfigati di fronte al professore, visto il ritardo.

< Di qua >, Edward mi indicò la via e io lo seguii.

Contro ogni aspettativa, trovammo tre posti abbastanza defilati nell’angolo destro della sala.

Mi sedetti tra Edward e Angela.

< Chi si rivede >, qualcuno si affacciò da dietro appoggiando il proprio mento sulla mia spalla facendomi sobbalzare.

Emmett.

< Ciao orso >, lo salutai non riuscendo a trattenere un sorrisino. Era più forte di me: ogni qualvolta che lo incontravo mi saltavano in mente quelle immagini…

Chissà se Debby si era seduta accanto a lui?

Spinta dalla mia smisurata curiosità, mi voltai.

No, accanto a lui c’era suo fratello, Jasper.

< Ciao Jazz>, lo salutai con allegria e lui ricambiò con un gesto della mano e un sorriso da orecchio a orecchio.

Probabilmente questi posti strategicamente nascosti erano opera loro. Anzi, doveva essere sicuramente così.

Era stupido da pensare, ma mi sentivo come una vip. Prima, per i posti migliori dovevo sempre minacciare qualcuno.

Il fastidiosissimo suono stridulo del microfono riportò i ragazzi al silenzio.

Una signora con un copri spalle beige scuro a costine iniziò il suo discorso.

Non avevo mai visto nessuno parlare con una simile lentezza. Persino i preti durante le messe erano più vivaci.

Spiegava, con apatia, come i giovani di oggi, soprattutto le ragazze, si concedano facilmente, di come conservare la propria virtù e altre stronzate simili.

Mi sa che doveva passare alle medie…

Decisi di non stare più a sentirla – premendo il tasto “mute” del mio cervello - e focalizzai il mio sguardo sull’aspetto di quella donna. Ad occhio e croce doveva avere una trentina d’anni. Peccato che, da come si conciasse, ne dimostrasse almeno il doppio. Alcuni fili di capelli bianchi spiccavano sulla chioma nera del caschetto demodé e, fin da qui, potevo notare i suoi orridi baffetti.

La persona meno indicata per spiegarci come mantenere intatta la nostra virtù, visto che, nel suo caso, urgeva regalarla al primo passante.

Distolsi lo sguardo da quella donna per posarlo sul mio vicino di posto.

Edward sembrava assorto dal discorso, mentre Lauren, seduta accanto a lui dall’altro lato, se lo stava mangiando letteralmente con gli occhi.

La odiavo quella. Se fossero esistiti gli “Oscar della Stronzaggine” lei avrebbe, senza dubbio, fatto l’amplein di statuette.

< Scusa >, la sentii parlare con la sua vocina nasale e altezzosa.

< Tu devi essere Edward Anthony Cullen, vero? > Gli allungò una mano < Io sono Lauren >.

< Edward >, rispose solo, senza considerarla.

Sorrisi di soppiatto.

Edward si inclinò con il busto verso di me < Che c’è? >.

< Niente, Anthony >, risi più forte guadagnandomi un’ occhiataccia dalla fila davanti.

Arricciò le labbra offeso.

< Senti, Edward > lo chiamò quella nuovamente, attirando la sua attenzione.

< Mi chiedevo: qualche volta potremmo pranzare insieme… >.

Avevo sentito bene?

Strinsi le mani al bracciolo di legno.

Non erano affari miei, lo sapevo. Ma allora perché tutta questa gelosia?

< Mhh >, fece lui come se ci fosse anche da pensarci.

< No, mi spiace sono occupato >, rispose poi.

A quelle parole mi rilassai un po’.

< Ah! Allora potremmo fare un altro giorno… domani? >. Lauren tornò all’attacco imperterrita.

A quel punto agii d’istinto. Con un braccio feci spostare Edward sullo schienale per avere una visuale completa della finta-bionda.

< Lauren, Edward sarà occupato anche domani e dopodomani e per il resto della sua carriera scolastica alla Forks High School >.

Ero impazzita? Che cazzo mi prendeva?

Se lo sguardo di Lauren avesse potuto incenerire, in quel momento, mi sarei ritrovata un mucchietto di polvere.

< Isa, non esagerare…>, mi rimproverò stronzo-Cullen con uno sguardo di ammonimento.

Un attimo che devo cercare le mie braccia: mi sono cadute

< Lauren >, si voltò dandomi le spalle, parlando con il suo solito tono di voce provocante.

< Non sarò occupato per il resto delle mense alla High Forks School,ma per il resto della mia esistenza >.

Posso urlare di gioia? Posso?

Non urlai. Non mi voltai nemmeno a osservare lo sguardo che doveva avere Lauren in quel momento, mi trattenni fingendomi totalmente estranea alla cosa.

< Mi piace quando sei gelosa >  mi sfiorò la punta del naso con la punta del suo indice freddo.

Non gli risposi, feci come se non avesse neanche parlato, fingendo indifferenza.

Mi piaceva oltre il lecito quando faceva così lo stronzo.

< Bene ragazzi, detto ciò, ora vi divideremo in gruppetti >, captai quest’ultima frase detta al microfono con una leggera enfasi rispetto al tono funebre del resto del discorso.

Ci divisero secondo la nostra disposizione di posti per cui, il mio gruppo comprendeva oltre me, Edward, Angela, Jasper ed Emmett anche Lauren, Jessica, il suo fedele cagnolino, Newton e un ragazzo di cui non conoscevo neanche l’esistenza, un certo Ben.

 

 

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L’Ambrogio della situazione entrò nella piccola aula che ci avevano assegnato - una piccola palestrina nei sotterranei dell’istituto - spingendo un cigolante carrellino quadrato di quelli che si utilizzavano per la raccolta dei palloni.

< Dunque, > la professoressa prese la parola spostando l’attenzione su di sé.

< Adesso formeremo le coppie. Ogni coppia avrà a disposizione un budget familiare con il quale dovrà mandare avanti una famiglia >.

< E questi a che diavolo servono? >. Ben si sporse nella cesta da cui tirò fuori – tenendolo per un piede – un bambolotto vestito di rosa che subito l’insegnante gli tolse dalle mani in malo modo.

Rabbrividii solo alla vista di quegli esseri.

Non avevo mai giocato con i bambolotti, neanche quando ero piccola.

Quei pupazzi dalle sembianze umane, mi mettevano uninsolita inquietudine.

Probabilmente ero l’unica ragazza al mondo ad avere un istinto materno pari a zero.

Era anche pur vero che, forse, il voto di questo corso, avrebbe potuto risollevare, in qualche modo, la mia carente media scolastica e, quindi nolente o dolente, non potevo far altro che farmelo andar bene.

 

La professoressa preparò dei bigliettini, con i nomi dei ragazzi presenti, li appallottolò e li inserì in un piccolo cestello.

A quanto pareva gli accoppiamenti erano lasciati al caso e, con la sfiga che mi ritrovavo, sarei senza dubbio capitata con quel Ben o, peggio, con Newton.

 

La prima a pescare fu Lauren. Mescolò più e più volte i bigliettini, manco dovesse pescare il numero jolly del superenalotto. Quando finalmente l’ebbe tra le mani lo aprì lentamente. Pregai in tutte le lingue che conoscevo che su quel pezzetto di carta non ci fosse scritto “Edward”.

Poi Lauren, con voce squillante, diede il responso: Jasper Cullen. Sorrise.

Il povero Jazz alzò gli occhi al cielo già con la consapevolezza di quello che avrebbe dovuto sopportare con una così.

L’insegnante applaudì incomprensibilmente euforica.

< Jasper, tu sei uno psicologo e tu > indicò Lauren passandole un foglio con tutte le indicazioni < tu, sei proprietaria di un negozio di articoli per la casa. Il vostro tenore di vita è, come potete notare, abbastanza agiato > indicò un punto sul foglio.

< E questo >, si sporse nella cesta, < è vostro figlio, congratulazioni >, disse passandogli un marmocchio dei tanti.

Lauren accolse tra le braccia quel pupazzo con uno sguardo amorevole stampato in volto manco l’avesse appena partorito lei.

Successivamente, fu il turno di Angela che, senza troppa enfasi, pescò il bigliettino più vicino a sé.

< Ben >, annunciò e le sue guance diventarono irreparabilmente rosso fuoco. Era così buffa: ogni qualvolta si sentisse in imbarazzo, subito riteneva, se pur inconsapevolmente, di far sapere al mondo il suo effettivo stato d’animo.

< Ben, tu sei un meccanico di auto e tu, Angela, un'insegnante di yoga in un centro ginnico molto frequentato >. Passò anche a loro il foglio riepilogativo e il pargolo.

Jess si sbracciò per essere la prossima a pescare.

Mi lanciò un occhiatina di sfida prima di infilare la mano dentro la cesta. La conoscevo tanto bene da sapere che, al suo Newton, avrebbe preferito Edward, solo ed esclusivamente, per farmi un torto.

Sfortunatamente per lei non fu così.

< Emmett >, disse cercando comunque di sorridere. Falsa.

< Emmett Cullen sei un agente di borsa e la Stanley un’insegnate alla scuola materna > stabilì passando loro la scheda con i dati e un bebè di azzurro vestito.

Toccava a me pescare.

Di fronte a me solo due palline di carta accartocciate. Le fissai per qualche secondo, come se, in qualche modo, potessi leggerne il contenuto

Edward o Newton?

Mille volte Edward, se avessi potuto scegliere.

Sospirando indirizzai la mia scelta al quella di sinistra. Ma prima di afferrarla, all’ultimo secondo, optai per l’altra. Forse così facendo, avrei raggirato la sfortuna, per questa volta.

 

 

 

---------

Uff Uff

Mi sa che vi annoiate… vero???

 

Che ne pensate? Chi sarà il “padre” del bambino? Edward o Newton?

Vi piace questa nuova materia? Sicuramente lo sapete già: in America esiste veramente…l’ho vista in qualche telefilm (Popular, Dawson’s Creek…ecc…).

Il pezzo dell’abbraccio e dello scherzetto telefonico vi è piaciuto?

Quei due già sembrerebbero persi l’uno dell’altro…

 

Insomma, aspetto i vostri lunghissimi commenti su tutto il capitoloooo!

Mi scuso ancora per eventuali obbrobri di ortografia. ç__ç

 

Vi lascio un piccolissimo spoiler: il titolo del prossimo capitolo:

 

Lesson of Chocolate

Mhhh….non dico altro…

 

 

 

Un grazie particolare alle 15 meravigliose ragazze che hanno dedicato qualche minuto del loro tempo per lasciarmi un commentino

 

 

 Michiu [Contatta]

Segnala violazione

 08/02/10, ore 22:37 - Capitolo 22: Disperate vampire

Carissima Michiù non so davvero come ringraziarti. Hai avuto coraggio a leggere 22 capitoli della mia storia pazza di seguito! COMPLIMENTI A TE! Non pensavo che oramai qualcuno la iniziasse…GRAZIEEEEEEEE

E grazie anche per i complimenti che fanno sempre tanto tanto piacere U.U

Per quanto riguarda Jessica non posso che darti ragione. Anche se, sono in una situazione moooolto complicata. Ti spiego meglio: in questa ff ho deciso di far intrecciare la storia di Isa e Edward a quelle di Alice, Jasper, Emmett, Rosalie ecc... raccontando i capitoli con diversi POV. È molto complicato gestire tutti questi personaggi e, infatti, credo di non aver ancora caratterizzato come si deve Alice e Rose (spero di riuscirci in seguito). L’abbandono del personaggio di Jessica è dovuto in primis a questo e poi anche ad altri due motivi: 1) la litigata con Isa. La protagonista si è sentita ferita dal suo comportamento ed è come se in un certo senso l’avesse cancellata; 2) è un esigenza di copione…vedrai in seguito perché.

Comunque coglierò il tuo prezioso consiglio (già in questo, in un certo senso, è più presente, no?).

ASSOLUTAMENTE non me la prendo…figurati. ANZI, mi fa tanto piacere quando una lettrice mi fa notare certe cose …apprezzo senza dubbio più questi commenti che quelli stringatissimi “bella”, “continua”, “mi piace”, almeno sono costruttivi ;) e non fanno altro che migliorami…quindi sei più che autorizzata a farli ;)
spero di sentire la tua opinione anche su questo

baciotti

 sweet_me [Contatta]

Segnala violazione

 05/02/10, ore 19:13 - Capitolo 22: Disperate vampire

Amora, grazie per tutti i fantastici complimenti!

Una genia? Muaahahahaha. Grazie.

Me la cavavo bene, sì! ma non pensare fossi la secchiona di turno…anzi, ero più quella che istigava il casino…ma che non veniva mai beccata *me con la faccia d’angelo*. hihihihih

Un bacione,

spero a presto

Eli

 Giuliii [Contatta]

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 02/02/10, ore 21:39 - Capitolo 22: Disperate vampire

Carissima! Sono imperdonabile devo ancora commentare le tue storieeee! Uffà dovrebbero fare le giornate più lunghe…prometto che appena posso, passo a commentare u.u.

Grazie per i complimenti, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto.

Spero che anche questo ti sia piaciuto!

Per PS se mi dici la tue e-mail te lo mando io (aumma aumma)

Baciatti ;)

 Frencykka [Contatta]

Segnala violazione

 02/02/10, ore 14:25 - Capitolo 22: Disperate vampire

Fre, eccerto che c’è anche Bella, come poteva mancare?

Hihihi!

Spero che il capitolo ti sia piaciuto. Fammi sapere.

A presto,

Eli

 Kaicchan [Contatta]

Segnala violazione

 01/02/10, ore 21:58 - Capitolo 22: Disperate vampire

Tesora, che belluuuuuuuuuu il tuo commy! Grazie mille dei complimenti!

Ti intendi di grafica? WOW!

Io ho iniziato da pochissimo…spero di migliorarmi ;) appena potrò magari vi posto altri my creation!XD

Certo che rispondo volentieri a tutte voi. È il minimo ;)

baciottini

 

 simo87 [Contatta]

Segnala violazione

 31/01/10, ore 16:17 - Capitolo 22: Disperate vampire

Ciau Simo!

Eccoti il prossimo!!!!

Hihihihih! Per il momento la questione Alice è in sospeso…vedremo più avanti…

Un bacione

Eli

 artemide88 [Contatta]

Segnala violazione

 31/01/10, ore 12:31 - Capitolo 22: Disperate vampire

Amora, che ci sarai sempre mi fa un casino di piacere!!!!

Che ne pensi del capitolo? Piaciuto?

Mi sa che il prossimo sbaverai un pochino……chissààààà

“si capiscono al volo...hanno un livello di intimità davvero alto” e sì, dopo 100 anni di convivenza hanno imparato a conoscersi bene XD

Alice, come per la nostra zia steph, ha già una predisposizione al suo potere ;), come hai perfettamente detto tu “ha percezione inconscia. come se avesse sviluppato un sesto senso ma che non lo padroneggiasse …” u.u

Fammi sapere

Bacio, Eli

 

 ieia [Contatta]

Segnala violazione

 30/01/10, ore 14:07 - Capitolo 22: Disperate vampire

Amora, che bello rileggere i tuoi commy dopo la mia scomparsa di un mese…

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Aspetto con ansia la tua opinione.

bacioni

 Amalia89 [Contatta]

Segnala violazione

 30/01/10, ore 00:00 - Capitolo 22: Disperate vampire

Amy, ciau

Se non volevano spostarsi per cacciare forse c’era un motivo…forse non volevano mancare per molto tempo… ;)

Spero tanto che questo capitolo ti sia piaciuto. Io, come sempre, mi ci metto con tutta me stessa.

A presto,

Eli

 _Irene_Adler_ [Contatta]

Segnala violazione

 29/01/10, ore 22:26 - Capitolo 22: Disperate vampire

Ire, non devi scusarti. Capita. E poi sei straperdonatissima!

Spero che questo capitolo più lungo del solito, ti sia piaciuto!

Aspetto il tuo commentino.

bacioni

 Lau_twilight [Contatta]

Segnala violazione

 29/01/10, ore 21:39 - Capitolo 22: Disperate vampire

Amora, che bel commento… wow!

GRAZIE

Ti è piaciuta la trovata dei bambolotti???

Chissà che combinerà Isa adesso! O___O hihih

E il titolo del prox che significa? Boooohhh

A prestissimo tesora.

Bacioni,

Eli

 Bella_kristen [Contatta]

Segnala violazione

 29/01/10, ore 20:50 - Capitolo 22: Disperate vampire

Tesora, che bello vedere la tua recensione!

Come al solito, ti ringrazio un mondo per quello che scrivi!

Spero che il capitolo ti sia piaciuto!

E ora che succederà?

baciux

 RenEsmee_Carlie_Cullen [Contatta]

Segnala violazione

 29/01/10, ore 20:04 - Capitolo 22: Disperate vampire

Tesora, sono d’accordo con te…ma Edward verginello in questa ff proprio nn c’è l’ho vedevo…che dici?

Spero che questo ti abbia incuriosita… fammi sapere.

baci

 Maki_lullaby [Contatta]

Segnala violazione

 29/01/10, ore 15:39 - Capitolo 22: Disperate vampire

Tesora, ciau

Ho accantonato per il momento il discorso Alice che verrà ripreso più avanti… vedremo se sa o non sa… ma secondo me ci sei andata vicina…

Di questo capitolo? Che ne pensi?

Spero di averti fatta sorridere un po’.

Fammi sapere

Bacioni,

Eli

 Ros_Ros [Contatta]

Segnala violazione

 29/01/10, ore 13:37 - Capitolo 22: Disperate vampire

Tesoro, Grazie mille per tutti i complimenti.

Spero che anche questo ti sia piaciuto.

Aspetto tue notizie

bacioni

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

136 preferiti

152 seguiti

563 letture

253 commenti

77 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *me commossa*

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Peccherò di presunzione: ma secondo voi riusciremo mai a portare Bad Girl tra le ff popolari? O__O

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** ~Sketch #1 ***


Ahhhhhhhhh

Ahhhhhhhhh!

Attenzione questo non è il capitolo!!!!

Ho avuto un problema con il capitolo vero e proprio…nel senso che il caro documento word ha deciso di non aprirsi più, o meglio, si apriva, peccato solo che, ogni qualvolta volessi modificare o scrivere qualcosa, mi si richiudeva da solo… ho provato in mille modi a copiare-incollare il contenuto su un nuovo foglio oppure salvare il contenuto sul blocco notes ma non c’è stato nulla da fare ç____ç

Ragion per cui ho optato per riscriverlo tutto da capo (qualcuno cel’ha con me? perché mi succedono queste cose????). Senza considerare che questo scherzetto di word ha anche compromesso la mia voglia (ci pensate a riscrivere tutto il capitolo da capo?O__O) e infatti ho colto l’occasione per finire l’altra mia ff Ice Heart.

Detto questo,per il capitolo vero e proprio ci vorranno ancora diversi giorni. Volevo avvisarvi.

Però ho pensato vi facesse piacere, nell’attesa, godervi un piccolo sketch del nostro Emmy Pooh! <3 (non è uno spoiler del capitolo è una scenetta comica a parte).

Cercherò di fare il più presto possibile con il capitolo vero e proprio che verrà postato qui. Scusatemi ancora *me si inginocchia*.

 

 

 

Bad Girl

[Emmett Cullen]

 

~Sketch #1 

 

 

 

Image and video hosting by TinyPic La testa sorridente di un bambolotto fa capolino dal divano.

Emmett imitando la voce di un poppante: « Noooonna Esme! Nooona Esmeeee »

Esme senza sollevare lo sguardo dalla rivista di arredamento: «Emmett finiscila di fare l’idiota »

Emmett imitando il pianto di un bambino e muovendo il bambolotto a mò di marionetta: « Ma nonna Esme! Io voglio stare con te! Papà Emmy è cattivo. Mi tratta male. Ho tanto bisogno d’affetto e di cure, nonnina cara… »

Esme spazientita: « Emmett, lo sai che non posso! È contro le regole! Devi gestirlo tu. E magari, così facendo, imparerai finalmente qualcosa di utile ».

Emmett rialzandosi da dietro il divano e tornando a parlare con la sua voce: « Ma mamma io devo uscire! ».

Esme continuando a leggere: « Portalo con te! ».

Emmett ammiccando: « Ci sono cose che è meglio che lui – rivolgendosi al bambolotto – non veda, almeno fino ai diciott’anni….! hihihih ».

Esme O_______O con i capelli che per qualche astruso motivo le si sono spettinati: « Dammelo subito! ».

 

 

~end   

 

 

Vi ringrazio infinitamente per i commenti dello scorso capitolo ai quali risponderò con il capitolo^^.

Grazie ovviamente anche a chi mi ha aggiunta tra i preferiti e i seguiti!Dimenticavo: lo scorso capitolo è stato sostituito con quello corretto dalla beta!

Un bacione

 

A presto,

Eli

 

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Capitolo 25
*** Lesson of Chocolate ***


Buongiorno ragazze

Buongiorno ragazze!

Come diceva un vecchio detto: chi non muore si rivede!!!

Scusate infinitamente il ritardo ma, come sapete, avevo avuto problemi con word che inseguito sono diventati dei problemi più gravi (leggesi: il pc del lavoro si è fuso ç__________ç) della serie: questo capitolo non s’adda da fare…

Detto questo per farmi perdonare ho pensato di postarvi questo capitolo lunghissimo che in realtà avrei potuto dividere in 2 parti. Quindi siete avvisate sono 12 pagine word scrittura 11 O__O.

 

Per finire, poi vi lascio alla lettura, ringrazio infinitamente la mia beta ufficiale barbyemarco che ha corretto il capitolo egregiamente in una sola notte e la mia carissima amica Elisa che ancora non capisco come faccia a sopportarmi :P.

 

Il capitolo lo dedico a tutte voi ed in particolare a luisina (Luisina, anche se non ci conosciamo, sapere che stai seguendo questa fic mi rende onorata. Grazie) e a ILoveSmile_17 per le sue recensioni magnifiche e per avermi trovata anche su FB.

 

Alla fine trovate un piccolo sondaggio e le doppie risposte alle recensioni.

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Tweenty four   Lesson of Chocolate

 

 

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“Vattene”.

“Aspetta, parliamone un po’”,

“Vuoi parlarne? No, e per favore non seguirmi”.

“Fammi almeno spiegare!”.

“Vuoi spiegare? Sai quando dovevi spiegare? Quando ci incontravamo al bar, prima che iniziasse tutto! Sì, in quel momento dovevi parlare”.

“Senti, lo so cosa provi”.

“Tu lo sai? Scusami ma non ti credo, perché se lo sapessi non fiateresti nemmeno, ti volteresti e torneresti subito dentro perché avresti capito che ho una gran voglia di salire in auto e investirti e passarti sopra un migliaio di volte”.

 

< Grande >, mormorai elettrizzata e mi ritrovai a immaginare cosa sarebbe successo se Meredith avesse attuato realmente il suo proposito…

 

Adoravo questa scena. Veneravo questo telefilm.

 

Non c’era niente di meglio che avere la casa a completa disposizione e starsene spaparanzati sul proprio letto a guardare l’ennesima puntata di Grey’s Anatomy.

Quando c’era Charlie la cosa era decisamente più complicata e anche molto imbarazzante.

Infatti, il mio caro paparino, pieno di fiducia per la propria figlia in piena crisi ormonale, ad ogni rumore sospetto – vale a dire: ad ogni scena di sesso sfrenato del suddetto telefilm – con una scusa banale trovava il modo di intrufolarsi nella mia stanza e accertarsi che quei gemiti non provenissero dalla bocca della propria figlia. All’inizio era divertente e dovevo ammettere che, talvolta, alzavo anche il volume della tele per godermi l’ennesima scenetta comica ma, col passare del tempo, era diventata più una scocciatura

 

< Come dici? >, Domandai senza aspettare di ricevere una risposta.

 

< Meredith ha esagerato? >.

 

< Ma che dici? Ha fatto benissimo! >, sbuffai stizzita.

 

< Ma che ne vuoi sapere tu che sei appena nata? >, puntualizzai scoccando un’occhiataccia alla mocciosa che se ne stava immobile con la solita inquietante espressione stampata sul viso.

 

< Chi tace acconsente >, affermai convinta dopo non aver ricevuto, naturalmente, alcuna risposta dal bambolotto. Silenziosa tornai a guardare le immagini che scorrevano nel tubo catodico.

 

Era normale che parlassi con degli oggetti inanimati?

 

No, era assolutamente da considerarsi insano o forse, - difficile da accettare -, semplicemente, mi mancava Jessica.

Infondo, era lei quella a darmi retta quando affrontavo questioni superficiali e senza alcun nesso logico come questa e poi, era evidente il perchè avessi pensato subito a lei, difatti il livello del quoziente intellettivo del bambolotto e il suo erano pressoché identici; l’unica differenza sostanziale era che almeno Jessica dava alito alle sue stupide considerazioni, per quanto irragionevoli e insensate fossero.

 

Ad ogni modo, io e sbrodolina-primi-passi avevamo comunque trovato il modo di socializzare.

 

All’inizio eravamo partite decisamente col piede sbagliato, tuttavia, fortunatamente, conoscevo svariati metodi persuasivi per farle capire, una volta per tutte, chi tra noi due comandasse.

 

Aveva pianto per tutto il santo giorno: a scuola, a mensa, sul pick-up, a casa, nella vasca e persino sotto il letto di Charlie, tanto da farmi venire il dubbio che mi avessero consegnato intenzionalmente un moccioso difettoso con l’intento di far fondere gli ultimi miei due neuroni sani e sbarazzarsi di me, almeno per qualche tempo. Evidentemente non mi conoscevano affatto.

 

Poi, improvvisamente, non appena era iniziato Grey’s Anatomy, aveva magicamente smesso.

 

Che si fossero ossidate, a causa del tentativo di annegamento, le batterie?

 

O forse, più semplicemente: il Dott. Stranamore aveva fatto colpo anche questa volta?

 

Possibile, era pur sempre mia figlia lei, no?

 

Era sul padre che avevo i miei dubbi.

 

Il solo pensare agli avvenimenti della mattina mi faceva salire un nervoso difficilmente gestibile con le sole due sigarette che mi rimanevano nel pacchetto.

 

 

Per una volta in vita mia avevo cercato di aggirare, di eludere, la sfortuna facendo una scelta più ragionata, non quella impulsiva dettata dall’istinto.

Avevo optato per il bigliettino che il mio istinto non avrebbe pescato, credendo che in esso fosse contenuto il nome di Edward.

Ed ancora una volta la sfortuna si era presa gioco di me.

Maledetta legge di Murphy!

Io e la sfiga eravamo un tutt’uno, come una specie di ombra cucita ai miei piedi, dalla quale era praticamente impossibile sfuggire.

Io e lei finchè morte non ci separi.

Avevo sentito spesso dire che la fortuna è cieca e, nel mio caso, non era solo orba, era anche sorda, muta e soprattutto, non aveva il benché minimo senso dell’orientamento; per contro, la sfiga ci vedeva alla grande, anzi, era quasi come se avesse un radar perennemente sincronizzato su di me.

 

 

 

Dopo aver fatto la mia scelta, avevo stirato con le mani il piccolo pezzo di carta, incredula del risultato che spiccava a chiare lettere blu sul fondo bianco.

 

< Newton >, avevo dichiarato senza alcun entusiasmo.

 

Jessica mi aveva quasi fulminata con lo sguardo dopo aver ascoltato il responso ma, ero pronta a scommettere che, l’avrebbe fatto anche se fosse uscito Edward. Faceva parte del suo scarno repertorio d’espressioni, d'altronde.

 

Mike si era avvicinato con la sedia fino ad raggiungere il mio banco e io avevo sbuffato sonoramente della sua vicinanza non gradita, non degnandolo neanche di uno sguardo.

< Molto maturo, Isa >, mormorò Newton.

Lo sapevo, era un comportamento infantile e poco proficuo, ma proprio non ci riuscivo ad andare d’accordo con la gente falsa.

La professoressa aveva ignorato la mia poca disponibilità a collaborare e si era avvicinata con il foglio di riepilogo in mano e con il suo solito sorriso svampito.

Visto l’andazzo, non mi sarei più sorpresa se, come lavoro, mi fosse capitato quello dell’omino degli hot dog sulla quattordicesima.

< Isabella, tu sei un’avvocatessa. Lavori presso uno studio di avvocati molto stimato >, mi sorprese invece.

D’altronde come avvocato non sarei stata per niente male, considerato che, una delle cose che mi riuscivano meglio era rigirare la frittata a mio favore o, per lo meno, con Charlie era sempre stato così; tuttavia, sapevo che era impossibile per me un giorno intraprendere quel tipo di carriera.

Non era avere una scarsa fiducia in se stessi era unicamente essere realistici.

Se guardavo al mio futuro, attualmente vedevo solo un grande punto di domanda nero roteante su uno sfondo psichedelico.

Di una sola cosa ero più che certa, considerato il mio rapporto a dir poco coflittuare con lo studio in tutte le sue forme e la poca disponibilità di denario, mi pareva scontato che non avrei frequentato l’università.

Oltretutto, non c’era niente in cui spiccavo veramente: l’arte mi interessava ma non avrei saputo distinguere un Monet da un Renoir, la musica mi piaceva ma non ero in grado di suonare nessuno strumento, per non parlare poi dello sport, in quello facevo proprio schifo.

Più ci pensavo e più mi deprimevo.

Era proprio per non avvilirmi, per non sentirmi così inutile, che avevo sempre sostenuto una delle mie filosofie di vita: vivere giorno per giorno, il resto si vedrà.

Ed era esattamente ciò che avevo fatto fin’ora.

Non ero in grado di programmare concretamente neppure cosa avrei mangiato per cena, figuriamoci poi tutto il resto. Solo adesso mi rendevo conto che, in realtà, quello era solo un modo, una patetica scappatoia, per rimandare i problemi senza pensare che un giorno ci avrei sbattuto il naso contro.

Iniziavo a odiare seriamente questo corso.

< Mike >, parlò l’insegnante dopo averci consegnato il foglio, < tu sei un operatore di call center >.

Ma chi diavolo li faceva gli accoppiamenti?

Avvocato con operatore precario dei call center. Ci stava come i cavoli a merenda.

Anche se dovevo dire che Mike come operatore dei call center - tralasciando la sua irritante voce nasale – ce lo vedevo proprio bene. Inopportuno, seccante e molto ma molto rompi coglioni. (n.d.a. mi scuso con tutti gli operatori di call center ù.ù).

< Hey ma lei guadagna più di me >, affermò Newton sconcertato con gli occhi puntati sulle cifre stampate sul foglio.

< Molto maturo, Newton >, gli feci il verso.

< Mike, siamo nel ventunesimo secolo >, spiegò l’insegnante, < non è poi così inconsueto che una donna guadagni più del proprio compagno > sorrise arcigna.

Forse adesso riuscivo a capire il perché di questo accostamento apparentemente insensato: la prof. era una di quelle femministe convinte e questo era senza dubbio un punto a mio vantaggio.

< Questo è il vosto bel bebè > e così dicendo ci consegnò un bambolotto che, prontamente, Mike raccolse tra le sue braccia.

Una femmina, dedussi visto il colore rosa confetto della sua tutina.

Disgustoso…

< Edward, sei rimasto solo tu >, unì le mani in una sorta di mezzo applauso, inspiegabilmente euforica.

Mi guardai per un attimo attorno.

Era vero.

Ero stata tanto presa da non aver neanche considerato che Edward era rimasto l’unico senza compagna.

Da un lato non potei che gioirne.

Non mi era poi difficile pensare cosa sarebbe successo se fosse capitato con una qualsiasi ragazza con un minimo di vista.

Aspettai però a cantare vittoria troppo presto e restai all’ascolto.

< L’avevo previsto >, sorrise la donna fino a mostrare le gengive rosee.

Non vorrà mica chiedergli di ‘accoppiarsi’ con lei, spero…

< Edward Cullen, sei un uomo d’affari…single >, affermò convinta.

Ah ah! Questa sì che era bella!

< Sei un imprenditore del settore termosanitario >, continuò a spiegare.

Ma era uno scherzo?

Cioè, già Edward Cullen uomo single era difficile da concepire come circostanza, figuriamoci poi un Edward Cullen uomo single imprenditore di cessi!

Faceva troppo ridere…l’avrei preso in giro per i prossimi tre mesi, poco ma sicuro.

< Purtroppo per te >, fece una pausa e s’accigliò, < abbiamo finito i bambolotti a nostra disposizione >.

< Potrei chiedere al capo d’istituto di farcene recapitare degli altri o - >, proseguì in evidente difficoltà.

< Non si preoccupi. Non fa niente >, la interruppe Edward con gentilezza, < tutto sommato sono un uomo d’affari con pochissimo tempo a disposizione >, poggiò i gomiti sul tavolo e intrecciò le dita delle mani tra loro sotto il suo mento.

Per un fottuttissimo minuto, per il tono e per la posizione che adottò, sembrò quasi che quello che stesse dicendo fosse vero. Se non fossi stata al corrente del corso, e mi fossi sintonizzata solo in quel momento sul pianeta Terra, avrei creduto che lui fosse un dannatissimo imprenditore di cessi, ci avrei messo la mano sul fuoco.

< Inoltre >, sorrise sghembo senza abbandonare la posizione da “imprenditore hot”, < sono un uomo solo, senza una compagna… >, si sbilanciò un po’ in avanti con gli occhi sempre puntati su quelli della prof. che oramai sfiorava l’aritmia cardiaca.

Ancora qualche minuto e avremmo avuto bisogno di un salvagente…

< Grazie >, gli sorrise gaia, < sono certa che farai comunque un ottimo lavoro >, aggiunse con tono carezzevole da far venire la nausea persino a Hello Kitty e Co.

< Ragazzi >, si volse verso la classe con ancora i postumi del dolce annebbiamento causatogli da Cullen, < PRESTATE ATTENZIONE! >, Sbraitò facendoci sobbalzare tutti, considerato che il richiamo fù del tutto inaspettato: non volava neanche una mosca.

< Da ora i vostri bebè sono attivi e voglio che, da questo momento, non li considerate più come degli oggetti ma come degli individui >, ci informò recuperando immediatamente la calma.

< Non ci saranno break di nessuna natura. I neonati sono attivi ventiquatt’ore su ventiquattro, giorni domenicali e festivi compresi >, ci spiegò e continuò euforica, < come tutti i bambini necessitano di tutte le cure possibili: hanno bisogno di mangiare, di essere cambiati, di riposo…e soprattutto di amore e di affetto >.

< CHIARO??? >, Urlò nuovamente abbattendo la barriera del suono. Vidi Angela portarsi una mano al petto dallo spavento.

Stentavo a crederci.

Com’era possibile? Che per caso fosse posseduta da qualche demone?

Dietro di me sentivo chiaramente Jasper e Emmett sghignazzare dei continui sbalzi d’umore della prof., gli unici, perché tutti gli altri erano totalmente esterrefatti, me compresa.

< I pupi sono dotati di un microchip che memorizza le varie attività ed è in grado di segnalarci, attraverso degli indicatori, il loro livello di felicità >, sorrise a trentadue denti.

Oh no! In questo facevo proprio schifo!

Avevo perso il conto di tutte le volte che avevo fatto morire il cane del tamagotchi.

< Avete tre settimane di tempo per preparare una relazione esaustiva >, ci informò, < tuttavia, a campione, settimanalmente, verrà scelto uno studente per verificare che tutto stia andando per il verso giusto…quindi, per qualcuno di voi il lavoro potrebbe finire prima del previsto >.

La campanella iniziò a suonare e alcuni ragazzi iniziarono a raccogliere le loro cose per scappare all’ora successiva.

< NON HO FINITO! >, tuonò con fare nuovamente isterico, molti ragazzi si pietrificarono nelle pose in cui erano, freddati dalla sua voce acuta.

< Voglio solo che sappiate che questo voto farà media >, ci minacciò sadicamente prima di darci le spalle e iniziare a ridere senza alcuna apparente motivazione.

Mah, chi la capisce è bravo…

Avrei voluto parlare con Edward ma non avevo proprio tempo per farlo. Raccolsi la cartella e mi preparai alla fuga prima che Newton mi sbolognasse il marmocchio.

< Isa >, mi chiamò invece mandando in fumo il mio piano di evasione.

Sospirai roteando gli occhi al cielo, pure lui fece una faccia esasperata e poi parlò.

< Noi due non ci piaciamo, lo so > si passò una mano tra i capelli biondo cenere cercando probabilmente le parole per continuare il discorso.

Aspettai che proseguisse senza interromperlo.

< Però sappiamo benissimo entrambi che questo voto ci serve >, sostenne a ragione, < quindi, che ne dici di fare un piccolo sforzo? >.

< Mhh, una sorta di tregua, dici? > Mi mordicchiai il labbro inferiore pensosa.

< Sì, direi che si può fare, per questa volta >, accordai infine.

Eravamo in acque neutrali, adesso.

Le sue labbra si allargarono in un ampio sorriso.

Se, i miei canoni di bellezza non fossero diventati improvvisamente irraggiungibili a causa dei fratelli Cullen e se non lo conoscessi affatto, avrei potuto dire che infondo non era male fisicamente.

< Dobbiamo darle un nome >, se ne uscì portando la faccia del bambolotto ad una spanna dalla mia.

Indietreggiai di un passo.

< La pazza vorrà saperlo >, precisò riferendosi alla professoressa.

< Mhh, che ne dici di botolino di ciccia? Anzi no: marmocchio pulcioso? O forse, meglio: ammasso di caccole? > Proposi.

< Sii seria >, mi riprese.

< Trovato! >, Saltai all’istante.

< Figlio del demonio? >, Chiesi cinica.

< Considerata la madre potrebbe anche andar bene >, mi schernì.

< Com’è che si chiama tua madre? >, Chiese subito dopo tornando serio.

Mi sorpresi della domanda: non l’avrei mai detto che Newton fosse un tipo così all’antica da dare i nomi dei nonni.

< Renèe >, risposi.

< Allora che ne diresti di Marlene? >

Marlene? Come la mela?

< Mary più Renèe >, spiegò vista la mia esitazione muovendo velocemente le mani.

< Dico che è una puttanata >. Ma come gli venivano certe idee?

< Allora? > Insistette.

< Come vuoi >, sbuffai, < non m’importa >.

Non avevo altro tempo da perdere con lui.

Voltai i tacchi e feci per incamminarmi, quando la sua mano mi bloccò.

< Dove credi di andare? >, Domandò incredulo corrugando le sopracciglia sulla fronte.

< Cos’altro c’è? >, Sospirai infastidita.

< Dobbiamo organizzarci sui turni >.

< Okay >, scoccai la lingua, < ora tocca a te > stabilii.

< Non se ne parla neppure! >, strepitò.

E meno male che lui era quello del “veniamoci incontro”…

< Ho un compito di letteratura inglese alla prossima >, si lamentò.

< Mike, io ho ginnastica. Come faccio ad occuparmene? >, Domandai alzando entrambe le sopracciglia.

< Da quando tu fai ginnastica?>. Domandò scettico.

< Da quando tu mi spii? >, Ribattei furente, < ad ogni modo, da oggi >, lo informai. Falsa.

Non lasciandogli altro modo di replicare lo abbandonai in corridoi con Marlene.

 

Alla fine della lezione di ginnastica, mi trovavo placidamente seduta sulla panca di legno degli spogliatoi femminili, sebbene non avessi la necessità di cambiarmi, visto che, come previsto, non avevo svolto neanche un esercizio, quando sentii un pianto meccanico perforarmi i timpani farsi sempre più vicino e minaccioso.

Newton, fregandosene delle ragazze mezze nude, entrò furioso nello spogliatoio.

Evitai di chiedergli come fosse andato il compito di letteratura inglese perché, a giudicare del suo sguardo assassino, dedussi che non doveva essere andato a meraviglia, decisamente no.

< Ciao Mike >, tentai titubante alzando il palmo della mano verso l’alto con un mezzo sorriso.

< Ciao un cazzo >, fu la sua risposta.

< Questo coso mi ha rotto i coglioni durante tutto il compito. Non ha fatto altro che piangere >. Dal modo in cui lo disse temetti che potesse scoppiare a piangere anch’esso.

In due non li avrei proprio sopportati…

< Lo devi tenere tu >, disse e suonò come un ordine.

< O-okay >. Non ebbi il coraggio di contraddirlo. Il suo sopracciglio destro stava tremando dal nervoso, era prossimo all’isteria.

Ed ecco che me l’aveva affibiata per tutto il pomeriggio.

 

 

DRIIIIN DRIIIIN

Lo squillo del telefono mi riportò alla realtà.

< Stai buona qui >, mi rivolsi a Marlene prima di scendere dal letto per andare di sotto a rispondere.

Scesi i gradini a due a due e mi precipitai sulla cornetta del telefono posta all’entrata della cucina.

< Pronto? >, risposi.

< Isaaaaaaaaaaaa >, l’inconfondibile voce di Alice mi giuse dall’apparecchio compromettendo seriamente il mio udito.

< Alice >, risposi anche io con entusiasmo.

< L’hai già fatto fuori?>, Chiese ironicamente riferendosi al bambolotto.

< No. Almeno credo >, risposi titubante, < è di sopra > precisai per rimarcare il fatto che non me ne fossi sbarazzata, non ancora.

Per tutto il resto della conversazione non fece altro che parlarmi di Samantha, la sua bambina, e di quanto fosse meraviglioso il lavoro che le era capitato, quello di pediatra.

< Ma mi stai ascoltando?>, Domandò poi, certamente disturbata dal rumore di pentole in sottofondo.

< Sì, scusa >, mormorai con il mestolo di legno tra le labbra mentre cercavo di afferrare il tegamino che, come al solito, era finito, non si sa come, nell’angolo più irraggiungibile della credenza.

< Mi stavo preparando una cioccolata >, ammisi vittoriosa quando l’ebbi finalmente raggiunto.

Rise sommessamente. Chissà forse mi stava immaginando in equilibrio precario sul mobile della cucina con un piede dentro il lavello e l’altro sul piano cottura con il filo del telefono attorcigliato attorno al collo.

< In realtà non ti ho chiamata solo per Samy, comunque>, disse poi, < volevo chiederti un favore >.

< Quale? >, Chiesi mentre mescolavo il latte nel piccolo tegame.

< Mio padre domani sarà fuori città per un convegno medico >, m’informò, < volevo chiederti se ti andava di dormire da me>, affermò speranzosa.

< Certo > risposi senza neanche pensarci.

La capivo: dopo quello che le era successo era più che comprensibile che non volesse restare da sola e, inoltre, visto il rapporto con mio padre in questi utimi giorni, non mi sarebbe dispiaciuto per niente stargli lontana.

< Grazie, sei un tesoro > riattaccò.

 

 

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Con brevi e piccoli passi, alternando le dita che man mano si scottavano per reggere la tazza, cercai di raggiungere la mia camera senza versare la cioccolata sulla moquette: Charlie mi avrebbe uccisa se, per sbaglio, l’avessi fatto.

Con un piede spinsi la porta e AAAAAAAAAAAAAAHHHHHH quasi non mi versai tutto il contenuto bollente della tazza sul viso.

 

< Edward, che ci fai qui? >, domandai di getto.

 

Certo, non era da tutte trovare un Edward sdraiato sul proprio letto e, sicuramente, moltissime ragazze avrebbero pure pagato per averlo, ma così rischiava di farmi venire seriamente un infarto prima del tempo.

 

Si alzò lentamente, quasi svogliatamente, dal mio letto come se l’avessi in qualche modo disturbato. Mi tolse la tazza dalle mani e l’appoggiò sul comodino.

< Ciao avvocatessa >, sorrise sghembo come se nulla fosse.

< Ciao >, mi imbambolai a osservare la maliziosa pieghetta che si era formata all’angolo destro delle sue labbra.

Cercando di fare leva sull’unico neurone disponibile, ripresi lucidità.

< Che ci fai qui? E come sei entrato?>.

< Dalla finestra >, rispose come se fosse ovvio, < era aperta, pensavo mi stessi aspettando>.

< Veramente no >.

< Bèh >, iniziò avanzando verso la finestra, < se vuoi me ne vado >.

< No >, l’enfasi nella mia voce mi tradì.

Rise sommessamente.

Si sdraiò nuovamente sul letto portando entrambe le mani dietro la testa.

Rimasi per qualche lunghissimo secondo ad osservarlo.

Indossava una camicia azzurro cielo, leggermente spiegazzata, lasciata volutamente fuori dai pantaloni. I primi due bottoni erano slacciati e si intravedeva un lembo di pelle candida del suo petto e una piccola collanina di caucciù. Le maniche erano arrotolate fino al gomito. Sotto, indossava un paio di jeans chiari che fasciavano alla perfezione le sue gambe toniche.

I suoi capelli erano, come sempre, scompigliati ma di un sfumatura più tendente al rosso del solito, dovuta probabilmente alla luce soffusa dell’abatjour. http://robertpattinsonwho.com/wp-content/uploads/2009/12/pattinson-vf-5-1.jpg  

Era l’immagine dell’assoluta imperturbabilità.

E, ancora in piedi, mi domandai che cosa ci facesse un ragazzo come Edward nella mia stanza…

Sorrise leggermente spostando il suo sguardo su di me che, ancora, gli stavo facendo una radiografia completa.

< Vieni qui >, sussurrò con voce profonda e si spostò da un lato per farmi spazio sul letto.

Notai che Marlene era stata spostata sulla sedia a dondolo accanto al letto.

Lo raggiunsi e mi accoccolai accanto a lui.

< E così conosci David Aardsma? > Mi domandò alzando scettico un sopracciglio.

< Chi?>.

< Mi riferisco a questa >, disse alzando un piccolo lembo della mia maglietta a righe.

< è solo il mio pigiama! >, alzai le spalle.

Ridacchiò.

< Sei proprio strana, sai?>, sostenne.

< Emmett pagherebbe oro per avere questa maglietta e tu la usi come pigiama! >.

< è una storia lunga >.

< Abbiamo tutto il tempo >, disse tranquillo.

< Tempo fa, quando ancora abitavo a Phoenix con mia madre >, iniziai a raccontare, < Phil, il suo compagno, insistette per portarmi a una partita di baseball… >.

< Una noia mortale: Phil è un fanatico del baseball e strillava come un ossesso ad ogni battuta mentre io mi limitavo a scagliare i pop corn addosso alle persone davanti >.

Edward rise.

< Alla fine della partita insistette anche per andare giù negli spogliatoi. Sai anche lui gioca a baseball in una serie minore>, spiegai velocemente, Allora, arrivati là mi disse "perché non vai da quel ragazzo a farti fare un autografo?”>, raccontai cercando anche di imitare la voce di Phil.

< All’inizio mi rifiutai, insomma: che m’importava di avere l’autografo da quel tizio? >.

< Ma, quando capii che, più avrei desistito e più tempo avrei dovuto rimanere in quel luogo, mi decisi ad andare >.

Fissai Edward che, con attenzione, stava seguendo il mio racconto.

< Il ragazzo, vedendomi arrivare, si tolse la maglietta, l’autografò e me la porse sorridente. Insomma: fece tutto lui, non ebbi bisogno né di dire né di fare nulla >.

< Tornai da Phil con la maglietta e quasi non mi svenne davanti >, risi ricordando esattamente la scena.

< Non so dirti con precisione per quanti giorni insistette per averla. Mi assillò e cercò inutilmente di corrompermi. Ma ormai era mia. Se la volava poteva andare lui, no?>.

< Stronzetta >, mi pizzicò una guancia. Gli feci un finto broncio sporgendo il labbro inferiore all’infuori, come i bambini.

< Comunque, seriamente >, soffiai, < non è che non mi faccia piacere…ma  che ci fai qua? Insomma tu sei tu, Edward Cullen, e io sono io. Non sono esattamente la ragazza perfetta >.

< Non hai una bella considerazione di te stessa, vedo >, affermò incollando il suo sguardo al mio.

Si sollevò sui gomiti e si avvicinò.

Portò la sua mano sulla mia guancia e l’accarezzò lievemente con le dita.

Al suo tocco leggero fui attraversata da una scarica di adrenalina lungo la schiena che mi fece desiderare un contatto decisamente più approfondito.

Schiuse la sua mano a coppa sul mio viso, incatenando i nostri sguardi.

Era incredibile la capacità attrattiva che avessero le sue iridi color miele. Come due calamite potentissime non facevano altro che attirare il mio sguardo costantemente su di lui. E io, d’altra parte, non chiedevo altro che poterlo guardare da così vicino, respirare il suo respiro, inspirare il suo odore, sentirlo potente su di me…

E il naufragar m'è dolce in questo mare…

Bèh, qualcosa potevo dire di averla imparata se mi venivano certi rimandi!

< Se solo potessi vederti come ti vedo io…>, respirò poi sulle mie labbra facendomi rabbrividire.

Lo vidi deglutire piano. Le sue labbra tremarono appena mentre le mie non desiderarono altro che unirsi alle sue.

La sensazione del suo respiro fresco sulla pelle era destabilizzante. Dovetti abbandonare il contatto visivo, chiudendo per qualche secondo gli occhi, per impormi di non annullare la distanza tra le mie labbra e le sue.

< è quello il problema >, contrariamente alle mie aspettative, riuscii a parlare.

Restò immobile in attesa che mi spiegassi meglio.

< Io non sono come tu mi vedi. Non mi conosci veramente. Ho fatto cose di cui non vado fiera… >, ammisi mordendomi nervosamente un labbro.

< Potrei essere pericolosa…>, aggiunsi piano, quasi vergognandomene.

Le sue labbra si allargarono in un sorriso amaro.

Il suo sguardo, sempre più penetrante, sembrava voler ricercare qualcosa nei miei occhi.

Dicono che gli occhi siano lo specchio dell’anima e che difficilmente riescano a mentire. Che Edward stesse cercando un riscontro con le mie parole? Forse non credeva che potessi essere in qualche modo pericolosa?

Lo ero. Avevo appurato di avere un ascendente negativo sulle persone che mi stavano intorno. Chi aveva tentato di cambiarmi, in passato, aveva finito mutare se stesso e diventare anche peggio.

Come era successo ad Alex…

Nessuno doveva avere mai la sventura di innamorarsi di me.

< Non m’importa del tuo passato. M’importa di quello che sei adesso >, sorrise dolcemente.

< Non innamorarti di me, ti prego >, lo supplicai.

Ma anche il mio corpo sembrò andare contro le mie stesse parole.

È risaputo: cuore e cervello non vanno quasi mai di pari passo.

Alzai una mano e iniziai a tracciare i lineamenti del suo viso con un dito quasi a volerli imprimere nella mia mente.

< Le persone non cambiano >, sussurrai mentre continuavo ad accarezzare i contorni perfetti del suo viso.

< Ma fanno delle scelte >, mi bloccò la mano e ne baciò le dita.

< Le scelte, giuste o sbagliate che siano, ti portano in determinate direzioni. Non puoi cambiare la tua natura, è vero. Ma puoi scegliere quale via prendere. Puoi, in un certo senso, scegliere di essere migliore…>, sostenne con convinzione.

Nei suoi occhi lessi una scheggia di sofferenza e per un attimo mi chiesi se lui avesse scelto di essere migliore di quello che era in realtà.

Forse non eravamo poi così differenti, forse non c’era un abisso, come pensavo, tra me e lui.

< Cosa stavi bevendo? >, chiese poi stemperando l’atmosfera di serietà che aleggiava in quel momento nell’aria.

< Ah! >, spostai il mio sguardo sulla tazza arancione poggiata sul comodino, ricordandomene solo in quell’istante.

Era assurdo come, quando fossi con lui, tutt’intorno le cose si smaterializzassero e prendessero un significato secondario.

< Cioccolata >, risposi sorridendo sino a far sparire gli occhi.

Mi misi seduta e presi la tazza fra le mani.

< Conosci la leggenda sull’origine di questa bevanda?>, Chiese.

< Mhh, no>, ammisi titubante.

< Un’antica leggenda narra di una principessa atzeca che si sacrificò in difesa del tesoro del suo sposo partito per la guerra. Dal sangue della principessa nacque la pianta dai piccoli fiori bianchi, verdi e rosei: il Theobroma cacao dal cui frutto, bruno e rosso, come il suo sangue, vengono estratti i semi da cui si ottiene la bevanda divina che, in ricordo di quel sacrificio, Quetzacoalt regalò agli uomini perché si ritemprassero dalle fatiche>, spiegò.

Inspiegabilmente anche quanto faceva il professore riusciva ugualmente ad essere tremendamente sexy.

< Dal sangue??>, considerai schifata mentre, assorta, studiavo il colore della cioccolata da diverse inclinazioni della tazza.

< è solo una leggenda >, rise sfottendomi.

Appoggiai le labbra al bordo ancora caldo e ne presi un piccolo sorso.

Edward rimase a osservare ogni singolo movimento per quanto banale e comune fosse.

< Ne vuoi un po’?>, Domandai allungando la tazza verso di lui.

< No >, scosse lievemente la testa.

< E poi la strana sarei io? >, lo schernii, < non ho mai visto rifiutare un sorso di ottima cioccolata da nessuno >.

< Non posso berla >, alzò lievemente le spalle.

Non potevo crederci.

Per un attimo fui scossa da un moto di compassione nei suoi confronti. Questo era assolutamente crudele.

Dovetti prendere un sorso aggiuntivo di quel nettare per bilanciare lo scompenso di allegria che questa rivelazione aveva portato.

< Io e i miei fratelli siamo intolleranti a moltissimi cibi >, chiarì.

Bèh per lo meno questo spiegava perché a mensa non toccassero nulla e la loro invidiabile forma fisica.

< Quindi, tu non hai mai assaggiato la cioccolata? >, domandai incredula spalancando gli occhi.

< Forse quando ero piccolo, molto tempo fa. Non mi ricordo >, ammise tristemente.

< è buona? >, domandò poi curioso come un bambino.

Dio se era buona…

Ma decantare le qualità di questa squisita bevanda a una persona che non poteva assaggiarla equivaleva quasi a esaltare la bellezza di un aurora a un cieco.

< Non tanto. Non ti perdi nulla >, mentii spudoratamente. Immaginai tutte le mie papille gustative rivoltarsi a quell’affermazione.

< Tanto lo so che stai mentendo…>, affermò divertito puntandomi un dito contro.

< Okay >, ammisi colpevole, < è una delle cose più buone in assoluto >, mi arresi, infine.

Non c’era niente che potessi paragonare al gusto della cioccolata.

< Potresti descriverne il sapore? >, mi chiese.

< Mhh >, ci pensai, < Non lo so. È difficile >, ammisi grattandomi la fronte.

< Potresti provarci? >, insistette desideroso di sapere.

< Okay >, cedetti insicura.

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Come potevo rifiutare se mi guardava in quel modo?

Gli avrei dato tutto ciò in mio possesso se me lo avesse chiesto con quello sguardo.

 

Assaggiai un altro piccolo sorso di cioccolata e cercai, il più lentamente possibile, di catturarne ogni singola sfumatura di sapore.

 

Pensai di iniziare con il descrivere le cose basilari, che mi apparivano scontate ma che, potevano aiutarlo il più possibile a immaginarne il gusto.

< è calda e densa >, parlai con ancora l’assaggio sulla lingua.

< Non so a cosa potrei paragonare la sensazione di calore e di completo appagamento che da una volta assaggiata nella bocca >.

< Immagino >, sorrise e mi fece cenno con la mano di continuare.

< All’inizio, sulla punta della lingua, il sapore è molto dolce, poco più che zuccherino >, illustrai, < ma man mano che si scioglie in bocca riesci a distinguere un retrogusto amaro molto avvolgente >.

< Il sapore rimane sulla lingua anche dopo averla assaporata. È un amplesso completo di tutti i sensi >, conclusi socchiudendo gli occhi e lasciandomi trasportare.

Sentii le sue mani insinuarsi tra i miei capelli con delicatezza, come se fossi fatta di cristallo, e poi muoversi sino a cingere il mio viso.

Riconobbi il suo dolce profumo e il suo fresco respiro a meno di un centimetro dalla mia pelle.

Aspettai impaziente che le sue labbra si posassero sulle mie.

Ma, anziché sentire la consistenza morbida e vellutata di quest’ultime, avvertii il calore e la cremosità della cioccolata.

Con una lentezza che mi stava portando sull’orlo dell’esasperazione, mi passò un dito sul contorno delle labbra, spalmandomi quella delizia.

Quanto avrei voluto leccargliela direttamente dalle dita…

Sorrisi birichina.

Image and video hosting by TinyPic < Sta ferma >, ordinò con voce maledettamente roca che ebbe come risultato quello di eccitarmi.

Percepii poi, la sua lingua ripercorrere lentamente il contorno delle mie labbra dove, poco prima, si erano posate le sue dita.

Ne assaporò con estrema calma ogni millimetro facendomi letteralmente impazzire.

Velocemente, a limite della sopportazione, catturai tra i denti il suo labbro inferiore e iniziai a succhiarlo con bramosia. Mi lasciò fare e non mi sfuggì il sorrisino bastardo che spuntò sul suo viso.

La sua lingua si fece strada e sfiorò la mia. La sfiorò, l’accarezzò, la rincorse.

Il sapore della cioccolata combinato al suo sapore mi mandarono in estasi. Caldo e freddo legati in un tutt’uno.

Assolutamente strepitoso…

< Forse >, iniziò a parlare con voce eccitata, < in fin dei conti, mi piacciono le ragazze pericolose…>.

A quell’affermazione mi spinsi più in profondità per approfondire il bacio.

Inaspettatamente, mi afferrò per i fianchi e mi fece sedere a cavalcioni su di se.

Sentii un piccolo gemito uscire dalle sue labbra che mi eccitò oltre il lecito.

Le sue mani si fecero strada sotto la lunga maglietta, che mi faceva da camicia da notte, sino a raggiungere l’orlo delle mie mutandine.

Mi staccai dalle sue labbra solo per prendere aria.

Appoggiai poi, la mia fronte sulla sua. I nostri respiri eccitati si fondevano in un unico respiro.

< Aspetta >. Mi alzai malvolentieri dal suo corpo. raggiunsi la sedia a dondolo accanto al letto e afferrai il bamboccio che faceva da spettatore indesiderato della nostra performance, voltandolo.

Edward rise della mia pazzia.

Tornai nella stessa posizione di prima: a cavalcioni su di lui.

< Dove eravamo rimasti?>, Domandai sensualmente.

< Mhh, non ne sono certo >, iniziò, < ma credo che eravamo a questo…>.

Afferrò il mio viso tra le mani e mi baciò lentamente, gustando ogni piccolo particolare.

Notai che il sapore della cioccolata era solo un lontano ricordo. Ormai avvertivo esclusivamente il suo eccitante sapore sulla lingua.

< Deduco che la cioccolata ti sia piaciuta …>, constatai tra un respiro e l’altro, senza mai dividere le nostre labbra che sembravano essersi incollate con la più potente delle colle.

< Mhh >, mormorò eccitato nella mia bocca facendomi letteralmente sciogliere.

Era possibile liquefarmi?

Perché di questo passo l’avrei senz’altro fatto!

Introdusse lentamente le mani sotto la maglietta facendomi venire i brividi ad ogni tocco. Le sue mani si modellarono perfettamente sul mio seno.

Era incredibile come sapesse esattamente quali punti toccare e come farlo.

Non era il momento adatto per pensarci ma, mi veniva in mente un film con Mel Gibson: “What Womens Want”. Come se potesse leggere nella mia testa esattamente quello che mi mandasse in estasi.

Semplicemente divino…

Sul più bello, si bloccò.

Rimase per qualche secondo concentrato con lo sguardo puntato verso la porta della mia stanza.

< credo stia arrivando qualcuno >, disse scostandosi leggermente dal mio corpo.

In silenzio mi misi all’ascolto anche io.

Aveva ragione!

Sentii indistintamente i passi di qualcuno salire le scale.

Era Charlie, indubbiamente. Ero così abituata a lui da riconoscerne anche il passo pesante e un po' claudicante.

< Oh cazzo >, sibilai tra i denti mentre Edward si tratteneva dal ridere.

Mi guardai intorno disorientata in cerca di qualche idea.

Lanciai un cuscino sulla faccia di Edward.

No, non era decisamente un buon modo di nasconderlo!

I passi di mio padre si fecero sempre più vicini.

< Bells >, mi chiamò avanzando.

Dal letto - sul quale ancora ero - mi lanciai, caddi di ginocchio, mi rialzai e riuscii all’ultimo secondo a bloccare l’entrata a Charlie.

La porta rimase socchiusa con il piede di Charlie all’interno per bloccarne la chiusura totale mentre io, con tutte le mie forze, cercavo di chiuderla.

Osservai il suo viso attraverso la piccola fessura.

< Che succede? >, si insospettì.

< Niente >, risi istericamente. Antisgamo.

Sapevo che mio padre non avrebbe molto gradito trovare un ragazzo nella mia stanza, per di più sapevo che aveva ancora la pistola nella fondina pronta all’uso.

< Fammi entrare, allora >, insistette.

< NO>, risposi con troppa enfasi da alimentare solo i suoi sospetti.

< Sono nuda >, precisai immediatamente per farlo desistere.

Arrossì leggermente, imbarazzato.

< Ah scusami, allora >, farfugliò e finalmente tolse il piede per permettermi di chiudere la porta a chiave.

< Se mi cerchi sono di sotto >, vociò quando stava ormai scendendo le scale.

Fiuuuu…pericolo scampato!

Edward, - che finora non aveva fatto nulla per aiutarmi, - era rimasto tutto il tempo seduto sulla sedia a dondolo a gustarsi la scena con un sorrisino irriverente stampato in faccia.

Che sfrontato!

< Sanguini >, disse irrigidendosi tutt’un tratto.

< Eh?>, chiesi cadendo dalle nuove.

Osservai istintivamente il ginocchio che ancora pulsava dal dolore nel quale, effettivamente, c’era una piccolissima ferita sanguinante.

< Non è niente >, minimizzai.

Si alzò dalla sedia scuotendo la testa, mi prese la mano e mi fece sdraiare sul letto.

Osservò per qualche instante il piccolo taglio e poi, inaspettatamente, ci poggiò le sue labbra sopra.

Sentii la sua lingua solleticarmi la pelle.

Quando ebbe finito si scostò e notai che non sanguinavo più.

< Non ce n’era bisogno >, puntualizzai portandomi il ginocchio al petto per guardalo più da vicino.

< Forse è meglio che vada >, disse cogliendomi alla sprovvista.

< No, rimani questa notte >.

 

 

 

 

---------

Ma ciao! Ci siete tutte?? Forse no.

 

Per le poche che sono rimaste faccio delle piccole precisazioni, forse superflue:

 

·      Il primo dialogo è preso da Gray’s Anatomy (paura, eh?)

·      La scena della prof.: il suo comportamento era causato da Jazz. XD

·      La scelta del nome unificato dei genitori non è per schernire la scelta della Meyer. Io personalmente la trovo una cosa molto dolce.

·      E il naufragar m'è dolce in questo mare. Questa frase non mi appartiene. È una citazione di Leopardi.

·      La leggenda della cioccolata non è farina del mio sacco l’ho trovata su questo sito http://www.ansa.it/web/notizie/canali/inviaggio/sapori/2010/02/10/visualizza_new.html_1702394326.html.

 

Allors, sembrerebbe che Edward pian pianino si stia svelando, no?

Vedremo…

 

Nel prossimo capitolo, che devo ancora scrivere, ci sarà l’alternanza di due POV: quello di Isa e quello di Jazz. Purtroppo tra un capitolo e l’altro si deve lavorare (per campà) per cui abbiate pazienza per il prossimo aggiornamento. Cercherò comunque di mettercela tutta per farvelo avere entro 2 settimane.

 

Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto perché non è stato semplice da scrivere. A proposito fatemi sapere se gradite capitoli più corti, vi accontenterò.

 

Prima di rispondere ai commenti vorrei fare un sondaggio:

Il “capitolo” precedente (lo Sketch) lo devo cancellare?

 

 

Ringrazio di cuore le 22 persone che hanno commentato il capitolo My Little Snot:

Ringrazio di cuore le 22 persone che hanno commentato il capitolo My Little Snot:

 

sweet_me Ciao tesora! Che bella recensione che mi hai scritto. GRAZIE!

La tua supposizione era corretta e Isa si è ritrovata a fare da mamma a un figlio-plasticoso di newton!!!XD

Ma ti dico subito che a tutto c’è un perché!

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

Fammi sapere, un bacione

 

Luisina *la ely ti venera* non sai che emozione vederti qui! Sei una delle mie autrici preferite e sapere che leggi questa fic mi manda in visibilio. XD

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Se puoi aspetto le tue considerazioni.

Un abbraccio

Eli

 

Ros_Ros Tesoro ciao!!!

Scusa per aver concluso il capitolo in quel modo. Mi rendo conto che è stata una bastardata.

Come vedi un altro capitolo lungo…mi sa che ci sto prendendo gusto!

Spero che ti sia piaciuto! Attendo la tua opinione!

Un bacione

 

Semolina81 Semolina benvenuta a questa fic pazza! Sono strafelice che ti piaccia e che apprezzi anche il mio Edward ;) (e chi non lo apprezza?) eheh!!!Spero di sentire presto la tua opinione su questo capitolo

Kiss

 

 

Ginny89potter Ciao Tesora!

Grazie per i complimenti e per la precisazione. Come vedi ho corretto subito. Scusa la mia ignoranza in materia! Se trovi altri errori non esitare a dirmeli fa tanto piacere, davvero!

Un bacione e a presto

 


Frencykka Scusaaaaaaaaaaaaaaaaaaa sia il ritardo che la conclusione dello scorso capitolo!

Spero tanto di farmi perdonare con questo! ;)

Un bacione

 

 

SweetBlueNight Ciauuuuuuuuuuu e BENVENUTA!

Grazie mille per aver letto e recensito e grazie per tutti i complimenti!

Ecco mi hai chiesto il pepe ed eccoti servita…

Hihi

Fammi sapere che ne pensi

Un bacione

Eli

 

 

Simo87  Ciau tesora!

Mi hai fatto morire con l’idea della cosa a tre….

Hihihhi

Purtroppo è uscito Newton…ma tranquilla: a tutto c’è un perché

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto

Un bacione

Eli

 

 

Barbyemarco Tesorrooooooooooo grazie di esistere! Poverina i capitoli diventano sempre più lunghi e pesanti, vero?

Ti faccio lavorare troppo,mi sa!

Un bacione,

Eli

 

 

Ieia Tesora scusa davvero l’immenso ritardo!!! Spero tu non sia stata per troppo tempo in astinenza!

Come una droga??? Addiritturaaaa?

Non immagini quanto piacere mi faccia!

Spero che anche questo ti sia piaciuto!

Un bacione e a presto

Eli

 

 

Sheba_94 Tesoruccia carissimaaaaa! Come al solito mi hai fatto letteralmente morire con la tua recensione!

Edward o Edward?

E invece no. Newton.

Bèh ma ormai mi conosci sai che se ho scelto Newton un motivo c’è…hihihihihih

Un bacione grande grande

Eli

 

Giuliii Giuliii mi sento tremendamente in colpa. Devo ancora mandarti Photoshop anche se a questo punto non so neanche se cel’ho ancora (vedi il punto in cui mi si è fuso il pc)…uffaaaa. Vabbbè cerco di rimediarlo e appena posso te lo invio.

Tornando al capitolo: spero che ti sia piaciuto!

Un bacione

Eli

 

Chariottina Ciau carissima.

Purtroppo è uscito Newton.

Hihihihi ma stai tranquilla che ho già qualcosina in mente….muauauahhahah!

Baci

Eli

 

 

Amalia89 Eccoti un capitolo lungo lungo lungo…non finiva proprio più, eh?

E lo so che ancora stai pensando a Edward nudo nella vasca da bagno…di la veritàààà ahhahahah

Per non parlare del trailer da infarto….vabbè tornando al capitolo: ti è piaciuto?

Finalmente potrai postarlo anche sul gruppo prima di essere fucilata dalle ragazze che la seguono!

Fammi sapere

Un bacione

 

 

_Irene_Adler  Ahahahahahah! Anche io voglio leggere Anne Fine…sai per prendere qualche spunto XD

Spero tanto che questo capitolo ti sia piaciuto.

Fammi sapere

Un bacione

Eli

 

Bella_kristen Eccoti il capitolo anche se con 10454556 anni di ritardo ç___ç

Spero tanto che il pezzo della cioccolata ti sia piaciuto

Un bacione

Eli

 

 

Costance_Fry Amora che bello il tuo commy! Si vede che ci metti passione X)!

Dunque ho optato per capitoli lunghi ma posso sempre ritornare sui miei passi

Credo di stare diventando logorroica a ogni frase mi vengono mille idee e mille cose da aggiungere…non so se è un bene

E alla fine arriva Newton…e te pareva, eh?

Eh sì sono crudele,lo so. Ma credo che già per solo il fatto di aver incontrato Edward Isa sia una ragazza molto fortunata e quindi, per compensare, un po di sfiga ci vuole, no?

Fammi sapere ogni tua opinione è ben accetta ;)

Eli

 

 

Michiu  E dopo 10000000 anni eccoti l’aggiornamento.

Sono da impiccare, scusami!

Per il discorso di Alice…già nel prossimo qualcosa si intuirà…ma non dico niente!;)

Spero tanto che il capitolo ti sia piaciuto perché mi ci sono impegnata molto!

Aspetto tue notizie

Un bacione

 

 

Lau_Twilight E dopo tanta fatica eccomi di nuovo qui, finalmente!

Anche per te dev’essere stata una fatica leggere tutto sto capitolo infinito…prometto di essere più sintetica la prossima volta ;)

Spero tanto che ti sia piaciuto perché mi sono data davvero molto per scriverlo.

Il prossimo cel’ho già impresso nel cervello bacato e spero di fare un buon lavoro…

Aspetto la tua opinione su questo

Un bacione

Eli

 

 

Frafra9  Frafra ciauuuuuu!

farò una statua anche a te per esserti letta tutti i capitoli!Grazie infinite

Grazie anche per i complimenti che mi fai.

Alice la troviamo nel prossimo, se viene come cel’ho in mente il capitolo sarà molto dolce *-*!

Il padre è Newton…e te pareva…ma ho già qual cosina in mente XD

Che mancava una ragazza lo sapevo…è stato fatto apposta per far rimanere Edward single ;) cmq complimenti per essertene accorta

A prestissimo ;)

 

 

Artemide88 Ciau tesoro, scusa l’immenso ritardo… L

Eh sì Cioccolato e Edward in un capitolo fanno proprio scintille!

La tua recensione è strepitosa…mi è piaciuta un mondo!

Per quanto riguarda la sfiga di Isa: mi diverte farle capitare di tutto e poi, credo, che bisogna compensare la sua immensa fortuna per aver incontrato uno come Edward, no?

Nel prossimo, anche se non era in gruppo con loro, vedremo Alice e si capirà il malinteso con Debby (ricordi?).

Spero di sentirti presto

Un bacione

 

 

ILoveSmile_17 Tesora 2 recensioni! Ahaha wow!

Spero che il capitolo che ti ho dedicato ti sia piaciuto!

 

Come al solito la tua recensione 2in1 è stata a dir poco meravigliosa! Ma come fai?

Se rispondessi alla tua recensione ti direi la fine della fic perciò evito.

Parliamo di questo, invece: se ti sei sciolta con la telefonata della scorsa volta non oso immaginare in questo nella parte del cioccolato… mhhh

Buono, eh?

Aspetto con ansia la tua impressione su questo.

Bacioni,

Eli

 

 

 

Rispostine fast allo sketch (lascio anche la vostra recensione in caso io debba cancellare il capitolo):

 

Lau_twilight [Contatta]

Segnala violazione

 01/03/10, ore 15:49 - Capitolo 24: ~Sketch #1

Ciao tesoro!
ahahahah oddio fantastico xD
Troppo divertente xD
Non vedo l'ora dell'aggiornamento!
Bacioni!

 

Grazie tesora ;)

Ne ho in mente anche uno di Jazz che spero di inserire alla fine del prox capitolo ;)

 simo87 [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 22:42 - Capitolo 24: ~Sketch #1

ahahaahhah stupenda questa scenettaaaaa XD
che sfiga per il capitolo, mi dispiace :(

 

ti ripeto: credo che la sfiga mi perseguiti! Cosa ho fatto di male?

Ah! Ho sentito la canzone di Pina Pappalardo…fantastica! La so già a memoria!XD

 luisina [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 21:33 - Capitolo 24: ~Sketch #1

Aahaahahahah sei un genio indiscutibile XD

 

Io un genio?

Se io lo sono tu cosa sei?

Un bacio

Eli

 SweetBlueNight [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 21:17 - Capitolo 24: ~Sketch #1

HIHIHIHIHIHHI.....fantastica....davvero ma come ti vengono......
noooona esme!!!!!!.....HIHHIHIHIHIHIHIHIHI
kiss

 

Nonna Esme…ci stava, dai!

Nel prossimo capitolo, se riesco, metto anche un piccolo sketch di Jazz!XD

Alla prossima

 barbyemarco [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 21:11 - Capitolo 24: ~Sketch #1

ahuahua ma come ti vengono??? cmq proprio ieri mi chiedevo che fine avessi fatto XD meno male ja... ho avuto tue notizie :D non mi sparire ok??? io aspetto in ansiaaa :D un bacione cara.. tvb

 

Periodo no, tel’ho detto!

Mano male che alla fine sono riuscita a finirlo il capitolo! ;)

 

 Daisy Black [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 21:00 - Capitolo 24: ~Sketch #1

Ok meriti un applauso, una Bella così ancora mi mancava, ho letto la tua storia in un pomeriggio, complice un tremendo raffreddore che mi ha messo a letto KO e mi hai in qualche modo risollevato!
E' ironica, irriverente, comica anche se non le manca come da tradizione consolidata la sua dose di sfiga cronica.
Comunque la trama è ben sviluppata e nonostante i continui riferimenti e personaggi di Twilight direi che è anche originale.
Mi piace che siano vampiri ma non abbiano tutta questa paura di poter far male agli umani e mi piace che abbiano maggior contatto con le "umane" :D
Sono curiosa di assistere ad un incontro Edward/Jacob, mi pare di aver capito che pur rispettando la loro natura forse e dico forse non li farai scontrare...vero? fai che questa volta Jake la consideri e continui a considerarla solo un amica e quindi non ne sia geloso....giusto per cambiare...per essere originali ;)
Spero che tu riesca in fretta a resuscitare il capitolo estinto nel defunto Word.
Ciao
Daisy

 

Daisy, benvenuta!

L’hai letta in un pomeriggio? SEI FANTASTICA! Grazie mille!

Grazie mille anche per tutti i favolosi complimenti che mi fai. Troppo gentile.

Jacob e Edward. Ho già pensato al loro possibile incontro…vedremo…

Alla fine come vedi ho riscritto il capitolo ex novo.

Spero tanto ti sia piaciuto

Bacione

Elisa

 ieia [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 18:00 - Capitolo 24: ~Sketch #1

"ma nonnina io ho bisogno di affetto!!!" xD grande emmett
mi sembra qsi di sentire la sua vocetta in falsetto!!!!xD un bacione

 

Wow…anche io me l’immaginavo, giuro!

Sono contenta che ti sia divertita ^^

grazie

 Sheba_94 [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 17:51 - Capitolo 24: ~Sketch #1

Il senso di responsabilità di nonna Esme non ha limiti ahahahahahah GRANDE EMMY POOH!!! Mi sa che ti ho attaccato il morbo, visto che a me Word OGNI TANTO -.- fa cilecca... per quello mia sorella scrive quasi sempre su WORD PAD eheh XDXD... vabbè... Quando succedono certe cose, la voglia di scrivere fatica molto a tornare, io lo so XD *Ema ricorda quando ha dovuto riscrivere l'ultimo cap della parodia DA CAPO o_O)... brrr, tremo ancora a pensarci XDXD dai Ely, un po' di pazienza e il cap uscirà di nuovo dalla tua testa, basta che non ti esaurisci altrimenti non ti fa bene u.u ihihihihihih. Chissà perché adesso mi vien da pensare a quando uscirà REMEBER ME... 12 marzo... Rob... BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP... Okok, ci sono ci sono, la mia mente si era spenta momentaneamente XDXD ovviamente è una cosa che mi capita spesso u.u eheh. Vabbè dai, ci sentiamo presto allora ^^ Ah un ultima cosa:
W EMMEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEETT!!!!!!!!!!!!!!!!
Ihih, ciau teso ^^
BACI BACI :*

 

Sai neanche word Pad fungeva… L ci ho provato e riprovato alla fine l’ho riscritto ;)

Grazie mille per il supporto

A presto, tesora

Un bacio

 sweet_me [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 17:48 - Capitolo 24: ~Sketch #1

povera esme troppo cara!!!
aspetto il prossimo capitolo
devo scappare, scusa ciaooooo

 

scusa tu e grazie per aver recensito!

Un bacione e a presto

Eli

 artemide88 [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 15:44 - Capitolo 24: ~Sketch #1

ciao!!!
uno mi disp per word, consolati, non sei l'unica con cui rompe le scatole!!! a me a fatto perdere diversi file, perchè è idiota (in realtà ho iniziato a sospettare che tutta la tecnologia in genere mi odi...)
due, ho letto l'ultimo capitolo fi ice haert ma non sono riuscita a commentarlo per il poco tempo, beh ti dico qua che mi è piciuto un sacco, era l'unica conclusione possibile alla storia!!!
tre, ma quando è idiota Emmett?? no, no, sensazionale come scenetta!!!! esme si starà mettendo le mani nei capelli, non è molto maturo come ragazzo =) o come vampiro!!! immagino solo quale sia il motivo per cui non può portarlo con , ma mi chiedo se centri Rose...e se questa scena sia preludio di qualcos'altro...si hai detto che non è un spoiler, ma ci sarà magari una scena di lui e rose?? ok, lo so che è contorto come pensiero ma spero di essermi spiegata!!!
ciao!!! aspetto solo il prossimo capitolo, sempre con la stessa curiosità!!!

 

Anche a me la tecnologia mi odia…abbiamo molto in comune, sai?

Come sei perspicace…avevo detto che non era uno spoiler (intendevo una parte del capitolo successivo) ma hai ragione a dire che è il preludio di qualcos’altro…

Bacio

Eli

 Frafra9 [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 14:59 - Capitolo 24: ~Sketch #1

Mi spiace un casino x il fatto che world non ti vuole funzionare :(( Io x sicurezza scrivo tutto sul pad. Cmq simpatica la scenetta di Emmett :)))

 

Sai anche pad non fungeva. L sfigata fino in fondo.

Grazie per aver commentato

Un bacione

A presto

Eli

 Bella_kristen [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 14:58 - Capitolo 24: ~Sketch #1

Ciao tesoro!!
Mi dispiace per ciò che è successo con Word!!!
Comunque la scena di Emmett è molto carina e divertente ahahahah!!!
A presto! Bacione!

 

Grazie mille tesora, sempre molto gentile

Un bacione

Eli

 Ros_Ros [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 14:55 - Capitolo 24: ~Sketch #1

io triste *-* .... no dai sono cn te..nn ti scoraggiare e posta qnd puoi nn è colpa tua se word fa capricci....!!!
meraviglio emmy e il pupazzo XDXDXD una bacione bella a presto :***

 

Ciau carissima

Grazie mille per il supporto

Spero a presto

Eli

 kandy_angel [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 14:17 - Capitolo 24: ~Sketch #1

ahahah bellissimo!

 

Grazie mille <3

 ILoveSmile_17 [Contatta]

Segnala violazione

 25/02/10, ore 13:43 - Capitolo 24: ~Sketch #1

Oddio! So perfettamente di cosa parli... Odiavo anche io quando Word si chiudeva da solo e m'impediva di modificare un qualsiasi documento... Non so se hai provato, ma esiste anche WordPad, e a me, in quel periodo, funzionava perfettamente...
Comunque la scenetta è molto carina, proprio alla Emmett, ed adesso mi è venuta ancora più voglia di leggere il capitolo; ma so perfettamente quanto possa essere snervante dover riscrivere un capitolo da capo...
Sono sicura, però, che ce la farai...

 

Ho provato anche con word pad salvando il tutto ma non c’è stato nulla da fare.

Grazie mille per il supporto

Un bacione

Eli

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

138 preferiti

4 ricordata

179 seguiti

558 letture

291 commenti

88 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *me commossa*

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

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Traduzione del testo della canzone Iris dei Goo Goo Dolls

 

Traduzione del testo della canzone Iris dei Goo Goo Dolls

 

E ho rinunciato per sempre a toccarti
perchè so che tu mi senti in qualche modo
tu sei più vicina al paradiso di quel che io sia mai stato
e non voglio andare a casa ora
e tutto quello che posso assaporare è questo momento
e tutto ciò che posso respirare è la tua vita
perchè presto o tardi è finita
e io non voglio perderti questa notte

e io non voglio che il mondo mi veda
perchè non penso che la gente capirebbe
quando
tutto è stato fatto per essere distrutto
io voglio solo che tu sappia chi sono

e tu non puoi combattere le lacrime che non stanno per arrivare
o il momento della verità nelle tue bugie
quando tutto sembra come nei film
si tu sanguini solo per capire che ancora sei vivo

e io non voglio che il mondo mi veda
perchè non penso che la gente capirebbe
quando tutto è stato fatto per essere distrutto
io voglio solo che tu sappia chi sono (x3)


io voglio solo che tu sappia chi sono
io voglio solo che tu sappia chi sono
io voglio solo che tu sappia chi sono

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Capitolo 26
*** The girl on the river ***


Buongiorno ragazze

Buongiorno ragazze!

 

La sfiga non vuole proprio finirla di perseguitarmi e, per completare in bellezza, ha deciso di farmi fare pure un incidente venerdì…mah speriamo che passi presto ç____ç anche perché oggi è il mio compleanno ^^

 

Non potete neanche immaginare quanto sono felice che abbiate apprezzato lo scorso capitolo che, vi dirò, è uno dei miei preferiti.

Wow! non credevo di ricevere tutto quest’affetto! Mi sono sorpresa di come molte di voi abbiano letto tra le righe quello che intendevo dire realmente e non perché vi reputo delle capre ma perché so a volte di non risultare chiara…

 

Questo capitolo, come vi avevo anticipato, è composto dai pov di Isa e di Jazz. Come ormai da mia consuetudine, troverete un pov allegro e divertente (spero) e uno molto riflessivo (chissà quale, eh?). Capisco che dopo questo capitolo avrete mille dubbi e mille domande…sappiate però che sono a disposizione per rispondere ad ognuna di voi.

 

Ovviamente ringrazio infinitamente la mia beta ufficiale barbyemarco. Senza di lei questa ff si sarebbe fermata al 3 capitolo. Un grazie anche alla mia amica non virtuale Elisa che sopporta le mie pazzie e m’ incoraggia.

 

Il capitolo come sempre lo dedico a tutte voi ed in particolare ad artemide88 per la bellissima recensione che mi ha lasciato <3, a Lampra che mi ha lasciato ben 2 commenti, a Nightmare123 per la fantastica recensione e per la piacevole discussione su msn e alla mia music beta Sheba_94 per la musica che mi consiglia che è fonte immensa d’ispirazione. Avrei altre dediche da fare ma se continuo non finisco più per cui rimando al prossimo capitolo.

 

Passo e chiudo.

 

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Tweenty five  - The girl on the river

 

 

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Sognare. Non c’era cosa che mi riuscisse meglio.

Sognavo ovunque, anche ad occhi aperti.

Per quel che ne sapevo, avevo sperimentato tutte le sessantaquattro posizioni del Kama Sutra, nei sogni.

Avevo visitato le principali capitali del mondo, sempre nei miei sogni.

Ero stata la vincitrice di indefiniti concorsi a premi e avevo viaggiato in groppa al mio fedelissimo Falkor


[1].


 

 

Purtroppo, spesso, la mattina, non ne serbavo neppure il minimo ricordo per quanto mi sforzassi, eppure sapevo di aver sognato. Non potevo non averlo fatto anche solo per poche ore. Altrimenti non si sarebbe spiegato il rincoglionimento tipico delle prime ore del mattino.

Altre mattine, invece, gli incubi mi lasciavano così turbata da portarne un vivido ricordo durante tutto il giorno.

 

Ad ogni modo, potevo affermare di vivere in una sorta di dormiveglia continuato, perenne, favorito dalle deprimenti ore di lezione.

 

Tra sogno e realtà.

 

E poi c’era lui. Edward.

Difficilmente collocabile.

Era un effimero e meraviglioso sogno, o la pura e, sempre meravigliosa, realtà?

 

Mi accoccolai meglio al cuscino.

Non ricordavo di aver mai dormito così bene in vita mia.

Sentivo che ogni parte di me era completamente rilassata, distesa.

Le lenzuola trapelavano ancora il dolce profumo di Edward. Ne inspirai ogni fibra inebriandomi di quell’aroma.

Stamattina non mi sarei alzata per nulla al mondo…

 

<< Ueeeeehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! >>.

 

Qualcosa ebbe l’ardore di disturbare il mio sonno.

Allungai il braccio per spegnere quel maledetto arnese chiamato sveglia e riportai il soffice piumone fino a sopra il naso.

 

<< Ueeeeehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! >>.

 

Più che infastidita, mi allungai nuovamente verso il comodino per zittire definitivamente la sveglia.

La mia manata ebbe come risultato quello di farla cascare sul pavimento producendo un tonfo sordo.

Così non mi avrebbe più disturbata, almeno.

 

<< Ueeeeehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! >>.

 

No, non era possibile…

 

Ah! Marlene…

 

Solo in quel momento mi ricordai dell’agglomerato di plastica anallergica che mi era stato affidato.

 

Image and video hosting by TinyPic < Vado io >, mi avvertì la sua voce profonda e melodiosa e sentii le sue calde[2]


braccia sciogliere lentamente il dolce abbraccio in cui erano impegnate.

 

< Grazie >, mugugnai stringendomi ancor di più nel caldo piumone.

 

No, aspetta un attimo.

 

IO CHI?

 

Mi voltai all'istante dall’altra parte del letto sbattendo il naso contro qualcosa di duro. Ricordai di aver provato un dolore simile quando a scuola mi ero scontrata con quell’energumeno di Emmett Cullen.

 

Ahiu.

 

Il suono di sorrisino beffardo mi giunse all’orecchio.

Aprii gli occhi per poi scoprire di vedere solo bianco. Li strizzai stupita.

Indietreggiai un poco con la testa per mettere bene a fuoco, e l’immagine iniziò ad avere un senso.

 

Il petto nudo di Edward.

 

Ah! È solo il petto....

 

NUDO?

 

Boccheggiai alla ricerca di ossigeno. Il fatto di essermi appena svegliata non contributiva affatto.

 

< Tu che … cosa… >, parlai confusamente quasi come se, ad intermittenza, mi stessero alimentando ad elettricità.

 

< E Charlie? >, chiesi subito, allarmata che potesse scoprirci a letto insieme.

 

Mi zittì con un dito e assunse un aria quasi seccata.

 

< Charlie è uscito quasi un’ora fa... e mi hai chiesto tu di restare, ricordi? >, domandò guardandomi intensamente negli occhi.

 

Cercai velocemente di fare mente locale alla sera prima e immediatamente una serie di immagini iniziarono a balzarmi davanti: cioccolata. Edward. Cioccolata. Edward. Bacio alla cioccolata. Charlie che rompe i coglioni…

 

“Forse è meglio che vada “.

 

“No, rimani questa notte “.

 

< Ho accettato e dopo qualche minuto sei crollata >, constatò sorridendo.

 

Io che mi addormentavo con Edward accanto.

No, questo era assolutamente da non raccontare in giro.

 

L’ennesima dimostrazione che la mia stupidità era infinita.

 

Portai entrambe la mani sul viso.

Mi vergognavo. Per la prima volta dopo tanto tempo avvertivo un forte senso di imbarazzo.

Sempre con le mani davanti al viso bofonchiai delle parole d’ammonimento incomprensibili perfino per le mie orecchie.

 

Senza considerare che, adesso che ci pensavo, appena sveglia dovevo aver un aspetto a dir poco mostruoso.

 

Perché non poteva essere come nei film? Perché non potevo svegliarmi già truccata e perfettamente pettinata? Perché non poteva esserci un efficientissimo Diego Della Palma appollaiato sul mio comodino munito di piastra per capelli?

 

Com’era ingiusta la vita…

 

Non so dire quale delle due cose mi desse più fastidio: se l’essermi addormentata con un ragazzo come lui nel letto, o l’essere vista in quelle condizioni a dir poco pietose.

 

Edward sbuffò.

 

Sbirciai, tra un dito e l’altro, la sua espressione.

 

< Era meglio mentre dormivi >, scherzò, < dicevi senz’altro cose più sensate e divertenti >.

 

NO. QUESTO NO.

 

Perché non c’è mai una botola dove sprofondare nei momenti come questi?

 

Parlavo sempre, troppo e a sproposito, il più delle volte. E purtroppo lo facevo anche in sonno.

Quante volte Charlie me lo aveva detto? E Angela?

Chissà, forse nel mio cervello c’era una sorta di meccanismo inceppato che non mi permetteva di chiudere bocca per un solo secondo, un interruttore difettoso perennemente sull’ “on” che dava alito a tutto quello che mi passasse per la testa. Senza filtro.

 

Ora il problema era uno: che diavolo avevo detto quella notte?

La cosa era decisamente imbarazzante.

Pregai in tutte le lingue che conoscevo di non aver sognato, per quanto possibile, proprio la sessantacinquesima posizione del Kama Sutra, l’elicottero, quella notte.

C’era solo un modo per scoprirlo.

 

< Cos-cosa ho detto? >, chiesi titubante.

 

< Ah ah >, rise stringendo gli occhi e buttando la testa all’indietro.

 

< Non te lo dirò mai >, aggiunse facendomi venir voglia di picchiarlo.

 

< Ah sì? >, minacciai alzandomi in piedi sul letto.

 

Scesi velocemente cercando di non procurarmi l’ennesima frattura e presi da terra la prima cosa a disposizione come ostaggio: una scarpa o un transatlantico, qual si voglia, vista la dimensione del piede di Cullen.

 

Risi furbetta incontrando il suo sguardo dubbioso.

 

Mi avventai svelta alla finestra aprendola di getto.

 

< O me lo dici o butto la tua scarpa di sotto…>, minacciai.

 

Ma Edward non si lasciò intimorire. Con un espressione distesa si sollevò dal letto e prelevò, tenendolo da un tallone, il bambolotto malefico dalla sedia a dondolo.

 

< E tu puoi dire pure addio al tuo progetto di economia domestica…>, replicò alla mia intimidazione, avvicinandosi anch’esso pericolosamente alla finestra aperta.

 

Lo osservai con alterigia alzando un sopracciglio.

Davvero credeva me ne fregasse qualcosa di quel coso?

Certo, un aggiuntivo brutto voto anche in questo stupido corso non avrebbe favorito la mia promozione senza poi considerare che avrei dovuto sorbirmi la probabile reazione isterica di Newton …

 

Iniziai a ridere. Meglio fuorviare.

 

< Non m’importa >, ribattei.

 

Rimase un tantino turbato dalla mia risposta.

 

< Allora? Che fai me lo dici o no? >, riprovai simulando anche il lancio della sua scarpa.

 

< Mai >, sibilò tra i denti orgoglioso.

 

< D’accordo >, alzai le spalle con noncuranza e lanciai la scarpa oltre la finestra.

 

La guardammo fare diverse capovolte nell’aria, a rallenty, finché non si posò sul terreno ricoperto di ghiaia bianca del retro della casa producendo un tonfo secco.

 

Tonf.

 

Mi voltai a osservare per un secondo l’espressione di Edward ancora fissa sulla scarpa bianca dell’Asics.

 

Il suo viso era una maschera senza alcuna espressione.

 

La calma prima della tempesta, pensai.

 

Okay, forse, dico forse, avevo un po’ esagerato…

 

Indietreggiai di un passo pronta a scappare ma Edward si voltò inchiodandomi con lo sguardo.

 

Il respiro mi si spezzò in gola. Rimasi immobile in attesa della sua prossima mossa.

 

Lentamente l’espressione spigolosa del suo viso si attutì, i suoi occhi si addolcirono, le sue guance si ammorbidirono e le sue labbra si inarcarono nel suo solito, stupendo, sorriso sghembo, facendomi perdere un battito.

 

Sorrise e poi rise più forte lasciandomi allibita.

 

< Giuro >, disse fra una risata e l’altra, < non pensavo che l’avresti fatto davvero >. Quasi si congratulò.

 

La sua risata contagiò anche me e ci ritrovammo a ridere sulla moquette come due stupidi.

 

< Sì, però adesso vai a prenderla >, puntualizzò tornando serio in un attimo. Voce e sguardo non ammettevano obiezioni.

 

 

 

[Jasper Cullen]

 

 

Image and video hosting by TinyPic Eppure l’ho già vista…

 

Non avevo memoria di quando ero ancora un umano, se non per frammentarie schegge di ricordi relativi agli istanti immediatamente antecedenti la trasformazione.

 

Ricordavo esattamente la percezione dell’ardere vivi, la cruda sensazione di avere delle fiamme nelle vene, la speranza di morire il più velocemente possibile per non sopportare oltre l’agonia della trasformazione e, ho impresso nella mente, come un marchio a fuoco che mi seguirà per il resto dei miei giorni, il viso di colei che credevo di amare e che mi ha ingannato togliendomi la vita.

 

Il nemico a volte ha la faccia di un angelo… questo l’ho imparato troppo tardi, però.

 

Se la mente degli umani è labile, semplice, evanescente, esattamente come tutta la loro esistenza: incomprensibile, pletorica e passeggera. La memoria vampiresca, al contrario, è una fonte inesauribile di immagini, suoni e sensazioni indelebili. Ogni singolo suono, ogni odore è immediatamente associabile a diversi frangenti, a diverse epoche.

 

Tuttavia, quando si è immortali, quando si vive per sempre, si cerca di non fossilizzarsi troppo sul passato.

Ci si impone di non attingere, per quanto possibile, dai ricordi della memoria.

 

Tutte le persone che conosci prima o poi muoiono…

 

Ma questa volta non potevo non sforzarmi di ricordare dove l’avevo già vista, per quanto mi sembrasse assurdo e insensato.

 

Quando per la prima volta i miei occhi si erano posati sui suoi pozzi neri mi si era subito aperto un cassetto della mente. Un cassetto che avevo cercato di tenere ben chiuso. Tanto impenetrabile da essere sfuggito pure al potere di Edward e, tanto remoto, da crederlo, io per primo, definitivamente rimosso.

Il suo viso, i suoi occhi…

 

Alice.

 

Ecco perché, senza neanche rendermene conto, avevo corso fino a qui. In quest’angolino di bosco quasi impenetrabile dove tutto sembrava essere rimasto inalterato, congelato ad allora.

Se non fosse stato per la leggera pioggerellina che, insistente, percuoteva i contorni di ogni cosa, e per la sfumatura brunastra del cielo tipica delle prime ore del mattino, mi sarebbe sembrato di essere tornato a quel giorno.

 

Era qui che l’avevo vista per la prima volta.

 

Più di venticinque anni erano passati da quel giorno.

 

 

Image and video hosting by TinyPic Era uno di quei giorni in cui la sete superava qualsiasi altra necessità. La gola ardeva assiduamente bramando del sangue umano. Uno dei primi duri mesi di allenamento alla nuova dieta, alla nuova vita.

Ero solito emarginarmi in quel periodo. Non mi sentivo all’altezza della mia famiglia. Di coloro che riuscivano a controllare i loro istinti con naturalezza mentre non c’era parte di me che non implorasse altro che poter saziarsi di vite umane.

Per anni avevo serbato segretamente del rancore nei loro confronti.

I loro sentimenti verso di me erano così limpidi, cristallini, che non potevo credere fossero reali.

In fondo, cosa davo loro in cambio?

Eppure avevo appurato che nelle loro intenzioni non c’era traccia di qualsivoglia interesse.

Ognuno di loro credeva in me. Ognuno di loro mi dava fiducia.

Troppa.

Lo detestavo.

Se solo avessi letto un minimo di sospetto, anche solo una leggera perplessità, forse avrei potuto permettermi di cedere.

 

Mi guardai intorno.

Il bosco non aveva alcun segreto per me. Conoscevo ogni singolo squarcio di quel luogo. Giornalmente mi ci addentravo per nutrirmi, più del necessario, di animali. Confidavo che, così facendo, mi sarei assuefatto con più facilità alla nuova dieta. Per di più, risultando sazio, credevo di non avvertire il desiderio di sangue umano.

Ma, per quanto mi sforzassi, sapevo di mentire a me stesso.

Il sangue animale era poco appagante come surrogato e non era che un’infinitesimale consolazione del potenziale che aveva invece il sangue umano.

 

Quel pomeriggio il cielo era limpido come in rare occasioni da queste parti. L’aria era stranamente frizzantina.

 

La mia attenzione fu catturata da uno stupido alce che, incurante del pericolo, si era appena esposto all’attacco del nemico, il peggior predatore esistente.

Con uno slancio mi avventai sull’animale con forza.

Ma, mentre mi nutrivo, i miei sensi captarono una scia poco distante dal luogo nel quale mi trovavo. Senza riflettere gettai la carcassa esanime sul terriccio autunnale e seguii inebriato quel dolcissimo profumo.

Come il canto delle sirene per gli sventurati marinai, il suo sangue mi richiamava.

Un richiamo al quale era impossibile opporsi.

Corsi veloce seguendo quella scia. Nessuno avrebbe potuto fermarmi.

Più mi avvicinavo, più l’odore si intensificava e, come una miriade di schiaffi, mi colpiva in pieno volto senza darmi il tempo di sottrarmi a quella piacevole tortura.

Rallentai il passo sino a camminare a lentezza umana, sebbene di umano non avessi più nulla in quel preciso istante.

Attento a non produrre il minimo rumore, mi avvicinai. Superai due fusti ricoperti di muschio, incurvati secondo la foggiatura che il vento aveva comandato, e la vidi.

Seduta sulla riva del fiume che attraversava il bosco, una ragazza attendeva ignara la sua morte.

Ero predatore. E lei, la mia preda. Non c'era altra verità al mondo[3].

Ogni singolo muscolo del mio corpo pulsava dal desiderio di attaccare all'istante.

Inaspettato, silenzioso e letale.

Nessuno si sarebbe accorto di nulla. Avrei impiegato quanto? Uno, due al massimo tre secondi.

Se già l’odore era così inebriante non osavo immaginare il gusto del suo sangue…

Mi bagnai le labbra con la lingua pronto ad assaporare quel delizioso nettare.

In quel momento non m’importava di quello che avrebbero pensato Carlisle e il resto della mia famiglia. Avrei frantumato quella fiducia che mi avevano offerto in un attimo, ma sapevo già che mi avrebbero perdonato, prima o poi.

Cautamente mi misi all’ascolto di ogni singolo rumore o movimento e mi resi conto che la ragazza era sola.

Mi sorpresi. Cosa ci faceva a quell’ora del mattino una ragazza sola nel bosco?

Ma infondo che importava?

Dopotutto era un elemento che non faceva altro che favorirmi: nessun testimone da eliminare, nessun’altra vita da spezzare. Solo lei.

Lentamente mi avvicinai ancora di qualche passo pronto ad attaccare.

Le lunghe e sottili ciocche di capelli inchiostro che ondulavano, mosse da leggere brezze, nella mia direzione, erano un ulteriore richiamo per la mia già logorante sete.

Così preso dalla smania di volerla, non mi ero neppure accorto che la ragazza, quasi sussurrando, aveva intonato un canto soave. Una sorta di ninnananna malinconica.

Le sue emozioni erano un miscuglio di tristezza, gioia e attesa che mi confondevano totalmente.

Curioso avanzai ancora di qualche passo anche se sapevo che non potevo permetterle di vedermi.

La morte è più semplice se improvvisa e indolore. Per cui restai immobile ancora nascosto nell’oscurità dell’intreccio che le fronde producevano attorno a me.

La melodia terminò d’un tratto.

Solo i battiti del suo cuore scandirono quel momento.

“Non mi farai del male” la ragazza parlò con voce ferma senza voltarsi, come se sapesse che ero lì a pochi passi da lei.

Mi irrigidii dalla sorpresa.

Com’era possibile che mi avesse sentito arrivare?

Una risatina si levò nell’aria: la sua.

Rimasi nuovamente sconcertato della sua reazione.

“Ce ne hai messo di tempo”, disse lanciando un sassolino nell’acqua.

“Ma l’importante è che tu ora sia qui”, affermò tornando seria.

Era ovvio che mi avesse scoperto. Non c’era nessun’altro se non io.

In quel momento la cosa più razionale da fare era scappare immediatamente da quel luogo.

Non mi aveva ancora visto e, di conseguenza, questo non avrebbe compromesso il mio segreto e quello della mia famiglia.

Eppure non riuscii a fare neanche un passo per fuggire. La curiosità superava ogni altra necessità in quel momento.

Chi era quella ragazza?

Senza neanche rendermene conto ormai le ero vicino, dietro le spalle.

Il suo cuore batteva calmo.

Perché non aveva paura di me?

Portò le ginocchia al petto e le circondò con le braccia.

Indossava un lungo maglioncino color panna che copriva il palmo delle sue mani piccole.

Lanciò un altro sassolino nel fiume e m’incantai ad osservare le increspature concentriche dell’acqua. Quando queste terminarono, vidi il mio viso riflesso nello specchio dell’acqua e vidi, per la prima volta, il suo viso.

Aveva due grandi occhi neri di un’espressività disarmante, naso sottile e rettilineo e labbra rosee carnose. Restai affascinato da quell’immagine.

Così somigliante ad Alice…

La ragazza si alzò e i nostri occhi s’incontrarono. Ci scrutammo per qualche istante.

Mi osservava attenta con la fronte leggermente corrugata. Come se mi conoscesse… come se, in qualche modo, mi avesse già visto.

Non potei non notare il lieve velo di tristezza nei suoi occhi.

“Adesso devo andare”, disse.

“Sono felice di averti incontrato”, sorrise dolcemente, “anche se…”, interruppe la frase a metà e quasi mi sentii morire, nuovamente.

“Anche se questa sarà l’ultima volta che ci incontreremo”, disse poi accompagnando la frase con un sorriso amaro.

“Addio”, sussurrò quasi.

 

 

 

 

---------

Lo so che vi starete chiedendo: che razza significa? O___O

 

Pensateci bene perché mi piacerebbe vedere delle vostre ipotesi. *la ely già se la ride*

 

Comunque non sono così stronzetta come immaginate, perciò già nel prossimo capiremo se la ragazza del fiume è Alice…

Quindi, nel prossimo capitolo dovrete sorbirvi di nuovo jazz (XD). Lo so che è pesante ma che ci può fare il ragazzo?

No dai, nel prossimo c’è ancora Isa e soprattutto Alice e quindi non può essere noioso (almeno spero ù.ù).

Aspettatevi più che altro un capitolo romantico.

 

Come sempre chiedo venia riguardo gli aggiornamenti. Sappiate che appena posso scrivo ma non posso garantirvi tempi brevissimi.

 

Aspetto con ansia le vostre impressioni su questo. Bacioni

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

144 preferiti

5 ricordata

187 seguiti

791 letture

318 commenti *_*

92 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *-*

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

 

 

 

 

 

 



[1] Il cane de “La storia infinita”

[2] Calde braccia.

Senza addentrarmi troppo nella termodinamica che è un campo che proprio non mi appartiene, sono arrivata a questo pensiero. Edward e Isa hanno una chiara differenza di temperatura. Nei libri della Meyer se il corpo di Edward entra in contatto con quello di Bella è quest’ultima a patire il freddo (questo probabilmente per scoraggiare maggiormente un loro avvicinamento fisico e per far fare più seghe mentali al nostro Eddino). Per me è proprio l’opposto. Grazie al metodo per conduzione, secondo me, è Isa a trasferire energia, senza poi considerare il calore dell’ambiente esterno (camera con tanto di termosifoni accesi e il piumone) che avvalora la mia tesi. Se poi pensiamo che Edward si nutre di sangue di animali, per di più di mammiferi, si potrebbe dire che nelle sue vene scorre del sangue a una temperatura che si aggira attorno ai nostri 37 gradi, se non di più.

Lo so che è stupido cercare spiegazioni scientifiche visto che in questa ff  non c’è niente di realistico ma sapevo che se avessi lasciato quell’aggettivo senza una minima spiegazione me lo avreste fatto notare in molte :P.

Con questo non voglio assolutamente dire che la Meyer non abbia fatto bene o altro. Ha solo aggiunto un ulteriore ostacolo alla loro relazione con lo scopo di mettere ancora più suspance (e direi che ci ha tenute in milioni incollate su quelle pagine *-*).

In questa ff mi serve che sia così…qui non ci sono ostacoli al loro avvicinamento fisico (se non per il bisogno di sangue di Edward).

[3] Citazione da Midnight Sun

 

 

 

Inizio modulo

 

Fine modulo

 

 lampra

 

 

Ciao carissima! Grazie mille per il doppio commento che ho molto apprezzato! Sono contenta che la storia ti risulti scorrevole vuol dire che non ti annoi a leggerla e questo mi pare proprio una buona cosa.

Per ora Bella non ha ancora capito (è tonta la ragazza, eh?) però presto lo scoprirà…speriamo bene

Spero tanto che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

Grazie ancora

Bacioni

 Bella_kristen 

 

Tesoraaaaaaaaa mia! Che bello vederti! ^^

A chi lo dici… il mio è praticamente un 2010 no. L tranquilla comunque, non ti preoccupare per i ritardi anzi è già tanto che tu sia qui ogni volta a commentare…lo apprezzo molto.
Ti ringrazio infinitamente per quello che hai scritto, davvero!

Un bacione

 Shiver 

 

 

Grazie carissima per il commento! Appena posso passo a leggere anche le tue storie! Un bacione

 luisina

 

Ciao carissima!

Quando dici che il tempo scarseggia mi trovo perfettamente d’accordo, per fare tutto quello che vorrei non dovrei dormire la notte…
Ti ringrazio per le bellissime parole… che poi detta da te mi fanno davvero tanto piacere!

Attendo l’aggiornamento di my boss is…

A presto

Eli

 ILoveSmile_17 

 

 

Tesoro!

Non importa quanto tu ci abbia messo… capisco che ognuno abbia anche una vita fuori di qui! Come sempre le tue recensioni mi lasciano con un sorriso indelebile stampato sul viso.

La tua domanda l’ho trovata davvero molto interessante e sono felice di poterti rispondere: sì, nelle mie storie Edward è sempre un vampiro (tranne in heaven che è Bella ad esserlo) ci sono diverse spiegazioni in realtà. La prima è che secondo me una ff su Twilight dovrebbe necessariamente mantenere quest’aspetto (poi in realtà seguo tantissime ff dove entrambi sono umani e dire che le adoro è poco), ma quando sono entrambe umani in realtà la classificazione più adatta, secondo me, sarebbe ‘originali’. La seconda motivazione è che il mondo dei vampiri e del sovrannaturale mi ha sempre attratto (non mi perdevo una puntata di Buffy e Streghe rimane uno dei miei telefilm preferiti in assoluto (per la cronaca io ero prue finchè poi non è morta sigh)). L’ultima motivazione è che adoro complicarmi la vita (senno che gusto c’è?). poi penso che quello che hai detto tu nella scorsa recensione sia tutto giusto…il mio Edward non può non essere un vampiro, con le sue paure, con le sue debolezze, con la sua bellezza…davvero non riesco a immaginarlo diversamente.

Spero di aver risposto alla tua domanda.

 
Passando allo scorso capitolo. Come sempre adoro quando ti addentri così nei particolari. TI ADORO, davvero tanto.

Il primo pezzo con la citazione da Gray’s Anatomy mi rendo conto che è stata proprio cattiva ma appena l’ho vista non ho potuto resistere e l’ho inserita. Apro una piccola parentesi su questo telefilm. Ho seguito praticamente tutta la prima stagione (finchè l’hanno trasmessa in tv) ma sinceramente non so tutt’oggi come va a finire. Cmq se ti capita guardalo è molto carino (anche se il mio ragazzo dice che fanno decisamente troppe scene di sesso ^^).
Eccoci alla citazione di Leopardi…ti confido che in realtà non ero sicura di inserirla. Mentre scrivevo quel pezzo ce l’avevo in mente. È quella frase che mi ha dato l’ispirazione giusta, in un certo senso.…Ma davvero non sapevo se inserirla, temevo stonasse con il resto, sono felice che invece ti sia piaciuta.
Oddio davvero ti ho fatto piangere????
Purtroppo non mi sono addentrata ancora nella saga di Harry Potter ma posso capire cosa intendessi dire…almeno spero.
 
”Le tue storie mi ricordano sempre perchè mi piace così tanto questa saga, mi ricordano perchè mi sono innamorata di questi personaggi, mi ricordano cosa mi piace di loro e cosa non sopporto, mi ricordo quando è iniziato il mio amore per loro e come è iniziato, mi ricordano cosa pensavo all'inizio e cosa provavo... Mi ricordano che Edward è uno dei personaggi migliore che un autore potesse creare, a mio parere...”

Posso sciogliermi? Posso? Davvero ma come fai? È per le persone come te che davvero mi fa piacere perdere delle nottate per scrivere. GRAZIE DI CUORE. Poi quando dici che Edward è il migliore personaggio che un autore possa creare non posso fare altro che concordare al 100%.

Questo capitolo ti avrà lasciata un po’ titubante immagino. Non è mai semplice scrivere di jazz, ti assicuro e se in più mi vengono certe illuminazioni atte a complicarmi ancora una volta le cose sono sempre ben accette. Qualche supposizione?

Il pezzo di Isa all’inizio l’ho messo per alleggerire il capitolo ma anche perché vorrei far comprendere che quello che sta nascendo tra loro è una cosa stupenda…la complicità, l’attrazione e tutto il resto…non si potrebbe fare senza.

Spero tanto che quello che ho scritto ti risulti comprensibile. Altrimenti c’è google translate dall’elisiano all’italiano, prova. XD

Spero di sentirti preso

Bacioni

 Amalia89  

 

 

Carissima! Addirittura? Sono felicissima di averti fatto ridere tanto!!! WOW!

E sono felice anche dal fatto che il capitolo si sia parso scorrevole e per niente noioso nonostante la lunghezza!

Rispondo subito all’ultima tua domanda: no, Bella non ci ha pensato più di tanto. Non ti è mai capitato di tagliarti e di leccare la ferita? A me spessissimo ed è capitato anche me lo facesse qualche amico ;).
cmq non manca moltissimo alla rivelazione…

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione

Elisa

 

 Ros_Ros  

 

 

Grazie mille tesora! Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo non ti abbia delusa.

Aspetto tue notizie

Bacioni

 artemide88 

 

Ciao tesora!

Grazie infinitamente per la stupenda recensione!!! Spero tu continuerai SEMPRE con questi fantastici commenti (altro che idioti)!
se ti ho fatto venir voglia di cioccolata allora vuol dire che sono riuscita bene a spiegare il tutto (della voglia di Edward non ne prendo merito…di lui è normale averne senza il minimo sforzo).
sisi tu e Bella siete telepatiche…me lo ha detto lei quindi è vero, sicuramente

 
poi poi poi…la mia protagonista è sfigata quanto o almeno come l’autrice. mamma mia c’è qualcuno che me la manda :P.

eccerto che ci sarà un risvolto in tutta la storia con Newton…ti pare che un elemento inutile come lui possa avere uno spazio senza un secondo fine??? Muahahahahah risata malefica.

Grazie ancora per tutto questo capitolo te lo meriti tutto

Un bacione

Eli

 Lau_twilight

 

Tesora come sempre i tuoi commenti mi lasciano con un sorriso a 32 denti! Li adoro davvero!

Spero di non aver fatto troppa confusione con questo capitolo…ma sicuramente capirete nel prossimo cosa intendevo

Spero di sentirti presto

Un bacione

Eli

 Costance_Fry

 

 

Carissima, che bello vederti!

Sei una delle pochissime alle quali non è dispiaciuto più di tanto l’accostamento di Bella con Mike… forse forse hai capito perché ho fatto questa scelta… e brava la mia tesora ;)!

Sapere che nella parte della prof. hai riso mi rende felice. Sai, mentre la scrivevo ridevo da sola e il fatto che ridiate pure voi è un solievo…non sono puoi così pazza, vero?

E poi poi poi se ti ho fatto venir voglia di cioccolata vuol dire che sono stata brava nella descrizione... wow!

Poi vabbè anche io non mi sarei fatta tante domande inutili ma non posso sempre e soltanto farle pensare a quello…eheheh

Una cosa in comune. Sono negata per ricordare i titoli e gli autori delle canzoni, se poi quest’ultimi sono stranieri la cosa è anche peggio :P

Grazie mille per il meraviglioso commento. Spero che questo capitolo non ti abbia lasciato troppo con l’amaro in bocca
un bacione

Eli

 piccolinainnamora

 

 

Sai come si dice no: tale madre tale figlia. Ecco io sono sfigata come Isa in tutto e per tutto. A volte penso che se facessi il conto delle figure di merda che ho fatto nella mia vita mi darebbero un oscar solo per quello! XD

Sono felice che la scenetta di Emmett ti sia così piaciuta.

Spero che questo capitolo ti abbia soddisfatto

Resto in attesa di sentire una tua opinione

Eli

 

 red apple 

 

Ciao carissima grazie per aver commentato.

Quando dici che all’inizio ti aspettavi tutt’altro spero di non averti delusa. In effetti sono partita in 4 e poi man mano ho rallentato. bèh hai centrato la questione: l’attrazione fisica era troppa ma adesso man mano stanno scoprendo anche alcuni aspetti del loro carattere ed è giusto che lo facciano a “strati” fino poi ad arrivare entrambi alla verità (sai cosa intendo). Già nello scorso capitolo si sono esposti moltissimo!

Poi sei una delle poche che ha notato una cosa importantissima: la similitudine tra cioccolata e sangue…davvero complimenti! BRAVISSIMA! Era proprio quello che intendevo far trasparire ed è per quello che ogni singolo termine che – all’apparenza può sembrare casuale – ha un suo perché.

Spero di leggere presto qualche altro tuo commento

Un bacione

Eli

 RenEsmee_Carlie_Cullen  

 

 

Grazie tesora, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero di non averti fatto attendere troppo questa volta per l’aggiornamento ma è proprio un bruttissimo periodo.

Un bacione

Eli

 simo87

 

 

La mia Simo!!!

Guarda che non mi son dimenticata di te…sto aspettando il prossimo capitolo zuzzuso per dedicartelo! Mamma mia il video di Mimmu au giappuni mi ha fatto morireeeee!
sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!

Ancora grazie per gli auguri speciali ^^ che mi hanno fatto tantissimo piacere

Aspetto tue notizie per questo

bacioni

 Michiu

 

 

Carissima, davvero ti ho fatto venire l'acquolina in bocca? Ma per la cioccolata o per il nostro Eddino? XD

Non ti preoccupare per la lunghezza del commento io ti adoro ugualmente e anzi ti ringrazio di aver comunque recensito!

Se riesci mi fai sapere qual cosina anche su questo?

bacioni

 SweetBlueNight

 

Ciau tesorina!

Sono strafelice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto spero che anche questo non ti abbia deluso!

Aspetto tue notizie ^^

Eli

 nightmare123

 

 

Ciao amante di Kell, come stai? La lettura della mano ha già rivelato i primi riscontri? XDDDDDDDDDDDD

Ti ringrazio ancora per la bellissima chiacchierata dell’altra volta!

Alla fine sono riuscita a postare di domenica, visto?

Sono strafelice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e che tu l’abbia trovato sia divertente che sensuale…mhh…Eddino *sbav sbav*

Non vedo l’ora di sapere che ne pensi di questo

Un bacione grande

Eli

 Antonya

 

 

Ciau carissima! Come va? Scusa se anche questa volta ti ho fatto aspettare ma è un periodo un po’ di cacca ù.ù!
grazie mille per i complimenti, sempre ben accetti!

Spero di sentire presto la tua opinione anche su questo

Un bacio

Eli

 ieia

 

 

Ciao carissima!

Lo so, lo so sono una guastafeste… ma prometto scene che si concluderanno senza l’intervento dell’ispettore Swan e di nessun’altro rompiballs! ^^
felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto…

Questo che te ne pare?

Un bacione

Eli

 Sheba_94  

 

Ciau music beta mia!

Sei un adolescente con gusti musicali sopraffini…complimenti e complimenti a me per averti trovata!

Ahahahahahaha!
mi è sembrato di intuire che Newton non lo puoi vedere…ma proprio poco, eh?

Ti avevo avvisato che prima o poi mettevo un capitolo nutelloso ù.ù. ho conciliato le mie due passioni in un unico capitolo -à ebbene si, lo ammetto, è anche il mio preferito ù.ù


a chi lo diciiiiiiiiiiiiii!!! Volevo aggiungere troppo una frase alla fine dello scorso ma mi sono trattenuta. Te la posto in esclusiva mondiale:

Lui: è meglio che vada…

Lei: no, rimani

Sempre lei: ho ancora tante cose in frigo da farti provare :P

 

Era yeah ma avrebbe rotto l’atmosfera di sex and chocolate che si era creata con tanta fatica.

Cioè, sapere che ti ho fatto venire la pelle d’oca non è mica poco, sai?

Mi sento felice *O*  *sguardo da ebete di fronte al pc*

“come ha fatto Kris con Rob nei provini della scena del bacio eheheheh fuuuuurba lei u.u” ma come questa proprio non la sapevo………nooooooooooo postami subito le prove, please!


Salutami Primo e Ultimo.

Bacioni

Eli

 barbyemarco  

 

Tesoro sai già tutto e di più. Alla fine,come volevasi dimostrare, ho lasciato così com’era anche perché ho posta di fretta e furia e se avessi inserito quelle cose avrei dovuto riverere/allungare un po’ il tutto…:P

Spero di capisca ugualmente

Appena posso inizio l’altro (che come sai è già nel cervellino) e te lo invio

Un bacione

TVB

 kandy_angel  

 

 

Ciau carissima!

Felice che ti sia piaciuto!spero che anche questo ti abbia preso.

Un bacione

Eli

 Dreamerchan  

 

 

Ciao carissima!

Ti ringrazio moltissimo per i complimenti!

Tranquilla, i tempi si solo allungati ma aggiornerò sempre ;)
la risposta alla tua domanda è sì, lo scoprirà.
spero che questo capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio ancora per la recensione

Un bacione

Eli

 Frencykka  

 

 

Buon umore è la parola d’ordine. Quando so di farvi sorridere so di essere riuscita almeno in parte nel mio intento. Mi realizzo, in un certo senso.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

Ti ringrazio ancora per la recensione e spero che anche per te questo periodo passi! XD

Un abbraccio

Eli

 Frafra9  

 

Ciau mi cara! Bellissimo commento, davvero! Mi hai fatto sorridere. In più apprezzo il tuo sostegno per quanto riguarda i tempi di aggiornamento, grazie!
spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

Un bacione grande

Eli

 mary96twilight [Contatta]

Segnala violazione

 13/03/10, ore 16:52 - Capitolo 25: Lession of Chocolate

Grazie per i complimenti!

La music è Iris dei goo goo dolls

Un bacione

Eli

 

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Capitolo 27
*** Love Game ***


…E poi dicono che i vampiri non esistono?

Ne ho incontrato uno proprio prima di pasqua.

Aveva gli occhi iniettati di sangue e quando, per pura curiosità, gli ho chiesto il perché mi ha risposto candidamente con un “è da quarantotto ore che non dormo” O__O

Poi ad alimentare i miei sospetti è stata un ulteriore cosa: verso le 14:00 gli ho chiesto se avesse fame e mi ha risposto che lui non mangiava…non mangiava? O__O

Peccato che non fosse neanche lontanamente come Edward Cullen. L

 

Detto questo, come primissima cosa vi faccio, anche se in ritardo, gli auguri di buona pasqua e mi scuso con tutte voi per il ritardo. Purtroppo non riesco proprio a far prima. Mi dispiace. Spero che continuerete a seguirmi ugualmente.

 

Piccolo cambiamento di programma vi avevo promesso che già in questo avrei affrontato la questione Jasper…poi mi sono dilungata su altro (10 pagine word carattere 11) e quindi ho deciso di dedicare a lui il prossimo capitolo dando il giusto spazio che si merita il suo personaggio.

Attenzione. Avviso che in questo capitolo ci sarà una piccolissima scena alla fine che potrebbe infastidire qualcuno (avvertimento SHOJO AI). Chi non se la sentisse è pregato di non continuare.

 

Come sempre ringrazio ufficialmente la mia beta barbyemarco sia per l’ottimo lavoro che svolge che per il sostegno. e la mia Ely per tutto l'aiuto che mi da.

 

Il capitolo lo dedico a tutte voi ed in particolare a Simo87 (per i meravigliosi auguri di buona pasqua con tanto di uovo di Eclipse =) ) e a Costance_Fry per le sue recensioni magnifiche. Ti adoro.

 

 

Angolino pubblicitario

 

Di solito non lo faccio mai anche perché, segnalandovi le ff più belle, non faccio altro che farvi capire quanto questa mia ff sia tremenda… ^^ ma era doveroso ù.ù

 

Tra le ff di Twilight (per chi non le conoscesse) segnalo:

 

“Linee” di Mirya che è in assoluto la più bella fic che abbia mai letto su twilight. Come scava nell’Io di Bella l’autrice, neanche la Meyer.

 

E “Indecent affairs” che è una ff di un autrice straniera (birobird93) tradotta egregiamente dalla nostra tsukinoshippo. Volete scoprire se la nostra impacciata studentessa Bella Swan riuscirà a conquistare il bel professore di inglese? Leggetela.

 

Tra le originali segnalo una one-shot di Lady Vibeke “101 caffè con panna”. Davvero molto carina.

 

E per finire, tra le ff su attori (Robert Pattinson, chi sennò) consiglio “paparazzi” di roriy. Riuscirà la nostra giornalista Claire a realizzare il suo sogno?

--------------------

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Tweenty six     Love game

 

 

 

<

Vai prima tu o prima io? >, domandai a quella specie di Dio greco che avevo di fronte.

 

< Io >, rispose avanzando verso il bagno con la sua immancabile camminata sexy.

 

Possibile che anche di primissima mattina fosse così perfetto?

 

< D’accordo >, scrollai le spalle, < intanto io preparo la colazione >, lo avvertii attraverso la porta di vetro smerigliato del bagno.

 

< Non faccio colazione la mattina >, disse quando ormai ero sulle scale.

 

Feci finta di non sentirlo e continuai a camminare con passo spedito verso la cucina.

 

Quella mattina mi sentivo stranamente volenterosa e frizzantina.

Bèh, svegliarsi con Edward accanto aveva decisamente i suoi lati positivi.

Lavai i piatti, ancora nel lavabo dalla sera precedente, li asciugai e li riposi con cura nella credenza.

Misi a scaldare nel tostapane alcune fette di pancarré e, nel contempo, apparecchiai la tavola con due tovagliette, – una di fronte all’altra -, due tazze, due cucchiai, una scatola di corn flakes, del miele, la nutella e del latte.

 

Controllai poi le lancette dell’orologio apposto all’entrata della cucina.

Se Edward non si muoveva avremmo fatto senz’altro tardi e alla prima ora c’era Banner.

 

 

< Edward >, bussai alla porta.

< Il bagno serve anche a me >, gli feci notare.

< Ho quasi finito >, rispose tra gli scrosci dell’acqua della doccia.

 

Perché non avevamo due bagni come la maggior parte degli abitanti di questo paese e, soprattutto, perché non avevo avuto l’arguzia di proporre una doccia insieme?

Altra dimostrazione della mia stupidità.

Se avessi avuto un bollino per ogni cazzata che avevo fatto nella mia vita, mi sarebbero spettati di diritto la batteria di pentole Mondial Casa, la mountain bike con il cambio Shimano, il copriletto e, per finire, anche Giorgio Mastrota compreso nell’offerta.

 

< Edward, se finisci l’acqua calda ti uccido >, lo minacciai scherzosamente.

 

Lo sentii ridere.

 

Nel frattempo che Edward stava ultimando le scorte d’acqua per i prossimi vent’anni, corsi in camera per preparare la cartella.

Preparai anche il necessario per andare a dormire da Alice; non sarei sicuramente passata a casa dopo la scuola.

Cercai invano di fare stare il tutto nella borsa ma, vedendo che non si richiudeva, avevo deciso di dimenticare casualmente qualche libro a casa (soprattutto quello di mate che aveva le dimensioni-piuma di un dizionario di latino dalla A alla Z).

 

< Edward! >, riprovai sistemandomi nuovamente davanti alla porta del bagno.

 

Maledetto vetro opaco…

 

< Senti, se non ti sbrighi arriveremo tardi >, cantilenai adducendo un ulteriore pretesto per farlo uscire alla svelta. Era da appena sveglia che le mie povere tube di Falloppio avevano bisogno di vuotarsi e, il ripetitivo scroscio dell’acqua, non era di certo d’aiuto.

 

< Edward! >, insistetti.

 

Ero pronta a bussare nuovamente ma il pugno rimase sospeso a mezz’aria perché, prima che potessi rendermene conto, Edward aveva aperto la porta palesandomisi di fronte con un solo asciugamano legato in vita.

Il suo petto era ancora ricoperto da minuscole goccioline d’acqua che sembravano così felici di restare lì dove si trovavano …

I capelli bagnati sulla fronte formavano una lunga frangetta disordinata che arrivava quasi sino agli occhi rendendo il suo sguardo più sensuale di quanto non fosse già.

 

< Ho finito >, m’informò e una piccola fossetta gli si disegnò sulla guancia.

 

Come se potessi sentire quello che stava realmente dicendo.

In quel momento tutto il mio corpo era totalmente attratto da ben altro.

 

Avevo sentito dire che se si pensa intensamente a qualcosa è possibile che essa accada1. Forse se mi concentravo sull’asciugamano…

 

“Fa che gli cada”

 

“Fa che gli cada”

 

“Fa che gli cada”

 

< Mh? >, domandò stranito inclinando leggermente la testa da un lato.

 

< Fa che gli cada >, recitai placidamente il mio pensiero a alta voce.

 

Davvero l’avevo fatto?

 

< Eh? >, chiese ridendo.

 

< No. Dicevo: “Fa che sia calda….”>, ingoiai la saliva manco fosse un masso di svariate tonnellate, < l’acqua, intendevo >, mi arrampicai sugli specchi bagnati e insaponati.

 

The winner is: Isabella Swan. Avevo appena vinto il premio come migliore attrice protagonista del “Le migliori figure di merda”.

 

Senza aggiungere altro, mi fiondai in bagno sbattendo la porta alle mie spalle. Era necessario che annullassi il contatto visivo con il corpo di Edward se volevo essere consapevole delle mie azioni.

 

Come me li faceva girare lui gli ormoni, nessuno…

 

Il cuore martellava all’impazzata nel mio petto. Abbassai la tavoletta e mi sedetti sul water.

Dovevo calmarmi.

Non era la prima volta che vedevo un uomo semi-nudo… che mi prendeva?

Sospirai inquieta portandomi le mani nei capelli.

 

Solo di tre cose ero assolutamente certa:

Primo, Edward era davvero figo. Perfino troppo bello per essere vero.

 

Secondo, ma non per questo di minore importanza, così facendo stava seriamente attentando al mio, già limitato, autocontrollo. Scherzava con il fuoco.

 

E terzo, non sapevo a che gioco stesse giocando, ma era ovvio che, ormai, c’ero dentro con tutte le scarpe. Se eravamo in gioco valeva la pena giocare…

 

La cosa che m’infastidiva maggiormente erano le mie incontrollabili e del tutto irrazionali reazioni.

Solo lui era in grado di rimbambirmi totalmente con un nonnulla, anche solo avvicinandosi più del dovuto.

Mi destabilizzava…

 

Ma la cosa anche peggiore di tutto ciò era che ne era consapevole.

Perché lo era.

Non potevo non notare quel sorrisino bastardo che gli spuntava in viso ad ogni mio rintronamento, ad ogni singolo incespicamento…

Quasi come se potesse percepire l’effetto da mille volt che aveva sul mio cuore.

 

Piroettai verso la doccia, mi svestii del pigiama ed entrai svelta nel box.

Rimasi sotto il getto dell’acqua finché il mio stomaco decise che era arrivato il momento di scendere in cucina.

 

 

 

 

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< Adesso sei decisamente più ‘baciabile’ >, affermò Edward divertito prendendomi il viso tra le mani e stampandomi un bacio a fior di pelle.

 

Era incredibile come fosse attraente anche da vestito.

Nonostante indossasse i vestiti della sera precedente, sembrava appena uscito da una boutique di alta moda.

 

 < Avevo detto di non fare colazione, mi sembra >, puntualizzò poi fissando la tavola apparecchiata per due.

Feci spallucce mentre prendevo posto.

 

< Testarda >, sibilò tra i denti sedendosi di fronte a me.

 

Lo ignorai ancora una volta versandomi dei cereali dentro la tazza ai quali aggiunsi un po’ di latte. Lui fece lo stesso.

 

Giocherellai con il cucchiaio prima di riempirlo di corn flakes ma, mentre ero occupata a fare ciò, una ventata di vento gelido mi colpì per ben due volte.

Rabbrividii.

 

< L’hai sentita? >, mi rivolsi a Edward che tranquillo stava finendo la sua colazione.

 

< Cosa? >, chiese totalmente indifferente.

 

< Dev’esserci qualcosa che fa corrente >, constatai stranita tornando sulla tazza.

 

Ma, non appena inzuppai il cucchiaio nella pappetta, un’altra ondata gelida mi trafisse nuovamente.

 

Alzai il mio sguardo interrogativa.

 

< è la corrente >, spiegò pacato lui.

 

Notai che la tazza di Edward era già vuota2.

 

< E meno male che non facevi colazione la mattina >, lo schernii alzando un sopracciglio.

 

 

 

 

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Nel parcheggio della scuola tutti gli occhi erano inevitabilmente puntati sul mio pick up e la ragione era più che evidente.

Edward.

 

Mi sarebbe piaciuto sapere che cosa stessero pensando quelle oche solo per farmi due risate, anche se non era poi tanto difficile immaginarlo.

 

Visto lo sguardo che ci dedicò Lauren, immaginai che il suo fegato si stesse lentamente decomponendo dall’invidia.

Con la classe che mi contraddiceva le mostrai fiera l’indice.

 

< Sei incredibile >, sbottai voltandomi verso il mio passeggero.

 

Allargò le braccia con aria innocente. Lui che di innocente aveva ben poco.

 

< Inutile. Non fare il finto tonto. Lo sai >, feci manovra per un parcheggio impossibile tra due auto guardando lo specchietto retrovisore.

 

< Edward Cullen >, continuai parcheggiando, < sei il sogno erotico vivente di ogni ragazza in questa scuola >. Tirai con forza il freno a mano.

 

< Te compresa? >, domandò con un sorriso che la diceva lunga.

 

Me compresa.

 

Evitai di dirglielo tanto lo sapeva già.

 

< Mi spiace un po’ ammetterlo >, disse facendo una bellissima smorfia di disappunto, < i ragazzi guardano tutti te >, confessò.

 

< Cos’è, Edward. Un tentativo di commiserazione nei miei confronti? >, domandai.

 

< No >.

 

< Ma preferirei tanto che lo fosse >, affermò fissando con avversione due ragazzi che stavano guardando nella nostra direzione.

 

E quello cos’era?

Sbaglio o aveva appena fulminato con lo sguardo due beduini perché mi stavano fissando?

 

Non riuscii a trattenere una risatina.

Forse non solo il gioco era ancora aperto, ma ero io a condurlo…

 

< è meglio che cerchi i miei fratelli, adesso >, disse scendendo dal pick-up con un agilità da far invidia a Sandokan, la Tigre della Malesia.

 

< Non farai tanta fatica >. Indicai poco lontano Mr. Bigbird3 che si avvicinava con passo sostenuto.

 

Non appena fu a qualche metro di distanza da Edward, gli lanciò la cartella con un vigore che, se al posto suo ci fossi stata io, sarei ruzzolata all’indietro per diverse ore prima di fermarmi. Edward, invece, neppure si scompose.

 

< Mi devi un favore >, disse Emmett riferendosi al fatto che gli avesse portato la cartella.

 

< Ciao BB >, lo salutai irriverente. Ricambiò con un cenno del capo.

 

< Fatte le ore piccole, fratellino? >, domandò in modo sfrontato fissando me.

 

< Qualche problema? >, chiesi in risposta, reggendo il confronto con il suo sguardo pece.

 

Mi fissò di rimando per qualche minuto, - in realtà forse non più di qualche secondo -, credendo di intimorirmi e poi scoppiò in una risata fragorosa.

 

< Sei forte >, sentenziò infine.

 

Alzai gli occhi al cielo e quando li riposai notai qualcosa di strano nel parcheggio poco distante da dove mi trovavo.

 

Aguzzai la vista in quella direzione.

All’interno dell’auto di Angie c’era qualcuno.

 

< Devo andare >, biascicai velocemente.

 

< Ci vediamo a biologia >, colsi quest’ultima frase prima di allontanarmi.

 

Mi avvicinai all’auto verde muschio in cui, all’interno, nel lato guidatore, c’era seduta Angela con la testa poggiata sul volante. Nei sedili posteriori notai i seggiolini dei due suoi fratellini e qualche peluche deturpato.

 

Senza avvertire della mia presenza, feci scattare la maniglia della portiera ed entrai all’interno, sedendomi a lato passeggero.

 

Com’era prevedibile si spaventò dell’intrusione, alzò il viso all’istante, quanto bastava per vedere i suoi occhi ricoperti di lacrime.

 

Sentii una fitta all’altezza del petto.

Niente e nessuno doveva far soffrire la mia migliore amica. Fare del male a lei equivaleva farne a me.

 

< Angie >, l’abbracciai forte accarezzandole la chioma disordinata. I suoi capelli erano acconciati in una treccia sbrigativa dalla quale fuoriuscivano alcune ciocche di capelli castani.

 

< Che è successo ? >, domandai con tono rassicurante perché smettesse di piangere.

 

Mi sentivo così colpevole.

Avevo dedicato moltissimo tempo a me stessa, a Edward e ad essere felice, scordandomi quasi di avere un amica.

 

Angie si scostò di poco dalla mia spalla cercando di calmarsi.

 

< Angie dimmi che è successo >, la esortai.

 

< Ben >, singhiozzò. Il suo corpo sembrava percosso da scariche elettriche.

 

Ben. Se non sbagliavo si trattava del ragazzo con il quale Angela svolgeva il compito del corso di economia domestica.

 

< Ben, cosa? >.

 

< Ben …> singhiozzò nuovamente.

 

Okay, un altro “Ben” seguito da un singhiozzo e sarei corsa per fargliela pagare, ovunque esso si trovasse.

 

< Ben… il compito…>, piagnucolò ancora.

 

Con uno scatto scesi velocemente dall’auto.

 

L’avrei trovato, poco ma sicuro.

 

 

 

Scandagliai ogni corridoio alla ricerca di Ben. Per fortuna mancava ancora qualche minuto prima dell’inizio della lezione. Finché non lo notai tra la folla, accanto al suo armadietto. Impossibile non notarlo con i quasi due metri di altezza. Era il classico ragazzo esile e smilzo isolato dal resto della popolazione scolastica. Il tipo di ragazzo che s’interessa più di videogiochi e di informatica che di donne. Uno di quei tipi asociali e solitari del quale non ti stupiresti se, un giorno, venisse armato a scuola e iniziasse a sparare all’impazzata sulla folla.

Indossava dei jeans da cavallo esageratamente basso che raggiungeva le ginocchia, abbinati a una maglietta nera di tre, forse quattro, taglie più grande della sua sulla quale risaltavano frasi contorte che mettevano in evidenza svariate volgarità. A completare il tutto, un’abbondante felpa nera con cappuccio rigorosamente alzato sulla testa.

 

Presi un grosso respiro e avanzai svelta verso di lui.

 

< Fermo lì >, ordinai perentoria puntando l’indice verso il ragazzino.

Ovviamente si voltarono tutti fuorché il diretto interessato.

 

Avanzai di qualche passo fino ad essergli di fronte. Peccato che neanche se ne accorgesse, tanto era concentrato sul videogioco di ultima generazione che brandiva tra le mani.

Da così vicino notai che aveva il viso ricoperto di lentiggini che risaltavano sulla sua carnagione fin troppo chiara, pallida quasi come quella di Edward e dei suoi fratelli. Le sue lunghe e folte ciglia bionde non mi permettevano di guardarlo negli occhi.

 

< Hey, tu! Dico a te >, cercai di attirare la tua attenzione.

Ma niente. Non si staccava.

 

Con forza gli tolsi il giochino dalle mani.

 

< Hey, ma che cazzo fai, stronza >, inveì contro di me.

 

Bèh, se non altro avevo ottenuto la sua considerazione.

 

< Ridammelo subito! >, ordinò.

 

< Ero arrivato all’ultimo mondo e quella è la mia ultima vita >, spiegò come se fossero informazioni di vitale importanza.

 

< Sì, esatto. Sarà proprio la tua ultima vita se non mi stai ad ascoltare >, minacciai.

 

< Che cazzo vuoi? >, si arrese.

 

< Angela Weber, ti dice niente? >.

 

< Eh, allora? >.

 

< Ti consiglio di scusarti con lei, qualsiasi cosa tu le abbia fatto >, ordinai.

 

< Cosa? >, sembrava davvero cadesse dalle nuvole.

 

Uno strano sorriso irrisorio gli si disegnò sul viso mettendo in evidenza i canini pronunciati < Semmai è proprio l’opposto >. Si sistemò il cappuccio. Aspettai che continuasse.

 

< Non sono di certo io quello che ha perso il bambolotto per il compito. Per cui prenditela con la tua amica anziché rompere i coglioni >, affermò scrollando le spalle.

 

Non potei fare a meno di ridere. Stava parlando di Angela Weber, la figlia del reverendo. Come potevo credere a una cosa del genere?

 

< E adesso ridammi il gioco >, si allungò verso di me e si riprese quella diavoleria elettronica avanzando poi contrariato verso la sua aula.

 

Non mi sembrava stesse mentendo.

Ma com’era possibile che Angela facesse una cosa del genere? Lei che aveva sempre fatto i compiti, persino quelli di religione?

 

< Isa >, sentii una voce affannosa chiamarmi.

 

< Angela? >.

 

< Io avevo cercato di dirtelo… >, abbassò vergognosa gli occhi e iniziò a torturarsi le mani.

 

< Dunque è vero? >, domandai ancora comprensibilmente scettica.

 

< Sì >, ammise dispiaciuta, < l’ho cercato dappertutto ma non sono riuscita a trovarlo. Ieri dovevo badare anche a Isaac e Joshua e il bambolotto continuava a piangere e dovevo pagare la bolletta della luce alla posta e…>.

 

< Calmati >, le intimai.

 

< Dopo la scuola ti aiuterò a cercarlo >, promisi.

 

< Davvero? >, chiese con uno scintillio negli occhi.

 

< Davvero >. Confermai.

 

Il problema era solo uno, adesso. Avrei dovuto cambiare strada ogni qualvolta che avrei incrociato Ben. Ma per un amica questo ed altro.

 

 

 

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< Te l’avevo detto che l’avremmo trovato >, cantai vittoriosa balzando stancamente sul letto matrimoniale di Angela.

Avevamo scandagliato ogni luogo in cui era stata il pomeriggio prima Angie. Eravamo partite a cercare da casa sua, eravamo passate alla posta e infine, avevamo fatto un salto nell’unico centro ginnico di Forks, nel quale la mia amica era andata a chiedere informazioni dettagliate per la sua ricerca4. Ed era proprio lì che l’aveva dimenticato.

La giovane istruttrice si era detta dispiaciuta di non aver potuto avvisare prima, e si era giustificata dicendo di non aver nessun recapito per poterla rintracciare.

Andiamo, come se a Forks ci fossero davvero problemi di questo tipo. Le sarebbe bastato chiedere al primo passante per farsi dare nome, cognome, via, numero di telefono e codice fiscale dei Weber.

Ad ogni modo, l’importante era che avessimo ritrovato il moccioso in tempo, così, sarei potuta andare anche da Alice, come promesso, senza rischiare la vita in caso di forfait all’ultimo minuto.

 

< Ma Ben cosa ti ha detto di preciso? >, chiese Angie sedendosi affianco a me sul copriletto rosa.

Capii immediatamente che la domanda non era stata formulata a caso e, dal modo ansioso in cui me l’aveva posta, certamente nascondeva qualcosa sotto.

Che per qualche strano caso fosse interessata a Ben?

Difficile da credere che qualcuna potesse essere attratta da un tipo il cui prolungamento del braccio era un ipod o qualcosa del genere ma, conoscendola, non era da escludere.

< Niente >, risposi vaga giocherellando con una ciocca di capelli, < ha solo detto che il bambolotto l’avevi perso tu e… che ti trova attraente… >, la buttai lì per scorgere una sua reazione.

< Come? >, arrossì dall’alluce dei piedi alla punta dei capelli.

Esattamente come pensavo.

Colpita e affondata.

< Angie, mi devi dire qualcosa? >,  la stuzzicai sorridendo.

 

Io e Angela eravamo diverse anche in questo.

A volte mi chiedevo davvero come facessimo ad essere così amiche, noi, che, nel più assoluto dei modi, non avevamo davvero niente in comune.

Angela era una ragazza fondamentalmente riservata, lo era anche quando si trattava degli affari degli altri. Difficilmente mi faceva delle domande sul rapporto con Edward se non ero io stessa a intavolare il discorso e, in ogni caso, non si spingeva mai oltre un certo limite; di solito ero io che mi perdevo in dovizia di particolari senza essere stata interpellata.

Manteneva i giusti spazi. Lo capivo e l’apprezzavo. Con lei potevo sfogarmi, avere minuti di assoluti silenzi o piangere per ore.

Avevo imparato a conoscerla e a capire da uno sguardo se qualcosa non andava. Il mio compito era quello di estrapolarle con le tenaglie quale fosse il problema.

< Non è che un certo Ben Cheney ha fatto colpo? >, andai dritta al sodo senza tergiversare oltre.

< Ma che dici >, affermò. Ma si vedeva lontano mille chilometri che in realtà quello era un sì.

< Okay >, affermai convinta agguantando immediatamente le vesti del dott. Stranamore in persona.

< Se hai bisogno di un consiglio dell’esperta >, le feci l’occhiolino, < io sono qui a disposizione >.

< Isa, non lo so >. Si mordicchiò un labbro.

Angela era l’insicurezza fatta a persona.

< Ora ascoltami >, mi alzai repentinamente dalla posizione stile bradipo nella quale ero per posizionarmi esattamente di fronte a lei.

< Angie, guardati >. Indicai il suo corpo snello e longilineo.

Non aveva forme evidenti che potessero attrarre immediatamente un uomo, – è vero -, e quelle poche che aveva si riguardava bene dal non mostrarle, un po’ per timidezza e un po’ per la rigidità degli insegnamenti del padre. Il suo viso era acqua e sapone e quelle poche volte che applicava del make up era impossibile non accorgersene. Il suo punto forte erano senza dubbio le lunghe gambe sottili. Se solo avesse indossato dei leggins o delle gonne non sarebbe di certo passata inosservata.

Ma era proprio questo il punto: Angela voleva passare inosservata.

Lei era così e mi stava più che bene. Non doveva cambiare per nessuno.

< Vai benissimo >, la incoraggiai.

In risposta fece una smorfia contrariata. La conoscevo abbastanza per scommettere che non si vedesse neanche lontanamente una ragazza carina.

La ripresi con lo sguardo.

< Angie, quando ti deciderai ad uscire da quel guscio che ti sei creata? >, sbuffai ricadendo all’indietro sul materasso.

< Sai nella vita bisogna tentare, bisogna sempre buttarsi…solo così un giorno potrai dire di non avere alcun rimpianto >.

L’aria da filosofa non mi si addiceva per niente ma ero fermamente convinta delle mie parole.

< E se non gli piacessi? >, domandò con voce flebile. Solo il pensiero di essere rifiutata le faceva male.

< è un eventualità >, illustrai senza mezzi termini, < ma potrebbe anche essere il contrario: potresti piacergli, invece >.

< Non credo. In quel caso avrebbe fatto lui il primo passo >, constatò pensierosa.

< Guarda, per quel poco che l’ho conosciuto lo farebbe solo se tu fossi la principessa di Supermario bross >, stemperai l’atmosfera con una battuta da bettola di terz’ordine.

< E poi lo sai: sei la figlia del reverendo Weber. I ragazzi sanno che per uscire con te hanno bisogno della estrema unzione >, scherzai e riuscii anche a strapparle un sorriso.

< Sono scoraggiati, capisci >.

< Allora dici che dovrei essere io… >.

< Assolutamente >.

Si posizionò prona affianco a me con un sorriso.

< Mhh, mi piacerebbe essere più come te >, ammise.

< Non è una gran cosa, ti assicuro >.

< Sto aspettando solo che Edward se ne accorga per scappare a gambe levate >, risi ma c’era un fondo di verità in quell’affermazione.

< Non lo farà >, affermò con convinzione.

Quanto avevo bisogno di una sigaretta in quel momento. Peccato che sapessi che a casa Weber era severamente vietato farlo.

< Se ti confido una cosa prometti di non ridere? >, chiese seria.

< Promesso >.

< Penso di non saper baciare >, ammise con una faccia buffissima.

Nonostante la promessa, non potei fare a meno di ridacchiare.

< Hey, l’avevi promesso >, mi diede un lieve buffetto sulla spalla.

< Scusa ma non è possibile >, chiarii tornando seria, < è una cosa naturale >.

< Ci sono cose che non c’è bisogno che nessuno ti spieghi >.

< Come i neonati che sanno che devono attaccarsi al seno materno per nutrirsi è…naturale >, esaminò.

< Bèh, il paragone non è dei migliori ma, sì, il sistema è quello >.

< Poi però ci sono le eccezioni >, iniziai alzando un indice con aria di chi sa di che sta parlando. Mi fissò attenta aspettando che continuassi.

< Tutti sanno baciare ma non tutti lo sanno fare come si deve >, precisai.

< Ah >.

< Ci sono i ‘centrifugatori’, ad esempio, che sono quelli che vanno troppo veloci >, iniziai, < le ‘bavose’ poi, sono quegli esseri che quanto ti baciano ti lasciano l’ottanta percento della loro saliva sulla faccia >.

< Bleah, disgustoso >.

< E non hai ancora sentito i migliori: quelli della categoria ‘attentatori’ >, asserii, < che si dividono tra gli ’affogatori’, che sono quei ragazzi convinti che infilare tre metri di lingua nella bocca della propria ragazza senza preavviso sia una cosa sexy e gli ‘alitosmaniosi’ che sono quelli con l’alito cattivo >.

< Poi ci sono altre due categorie minori, difficilmente trovabili: i ‘mandibolatori’ e gli ‘odontoiatri’ >.

< I primi sono quelli, - difficile da credere ma ti assicuro che esistono -, che mentre ti baciano sono lì lì per perdere la mandibola per strada. Mentre sei intenta a baciarli senti indistintamente il cric crac della precaria struttura ossea… da brividi; e gli ultimi, gli ‘odontoiatri’ sono quelli che, ogni due per tre, fanno scontrare i loro denti con i tuoi >.

Angela rimase con uno sguardo turbato durante tutta la mia spiegazione.

Risi della sua espressione.

< Nonostante tutto, credimi quando ti dico che non c’è niente di meglio di un bel bacio caldo, passionale…; quel bacio che riesce a trasmetterti un’ emozione unica e indescrivibile … >.

Stavo ancora continuando a esporre con enfasi il mio modo di pensare su questo tema,         quando le labbra di Angela si posarono inaspettatamente sulle mie.

Rimasi totalmente impietrita da quel gesto improvviso.

Le sue labbra si mossero prima lentamente a piccoli e delicati baci, quasi sfiorati, fino a sfociare in un vero e proprio bacio.

Quando si staccò, sul suo viso lessi panico, puro panico.

Sussurrò un leggero “scusa” quasi non udibile.

Era la prima volta in assoluto che baciavo, - anzi, che venivo baciata-, così da una ragazza.

Forse, un’altra al posto mio sarebbe scappata e magari non le avrebbe mai più rivolto la parola. 

< Niente male >, la sorpresi, invece.

< Davvero? >, si stupì.

< Sai baciare molto bene >, ammisi, < quasi bene quanto me >, scherzai.

< Ma >, rimarcai, < mancava un elemento fondamentale perché fosse eccitante… >.

< E sappiamo entrambe di che si tratta, giusto? >.

< Il pene >5, rispose.

< Già >, confermai.

 

 

 

---------

Ciau, spero di non avervi turbato troppo.

Ovviamente non ho assolutamente nulla contro gli omosessuali e spero non sia passato il messaggio contrario. ^^

Angela comunque, se ve lo state chiedendo, non è lesbica. Ci avevo pensato. Infondo, mi è capitato di vedere telefilm (tipo Buffy) in cui la migliore amica della protagonista fosse lesbica ma poi ho pensato che era meglio di no.

 

Anche se apparentemente non succede un granché in questo capitolo. In realtà, le motivazioni per le quali l’ho scritto ci sono. Per prima cosa volevo dar spazio anche a personaggi secondari come quello di Angela. Mi sembrava troppo inverosimile che la migliore amica della protagonista fosse menzionata solo rarissime volte e solo nei primissimi capitoli. Poi, non so se vi siete accorti, ma cerco di mettere sempre al centro dei capitoli tematiche attuali come la l’amore, l’amicizia, aimè la violenza, il sesso, l’omosessualità, le varie paure adolescenziali....

Da ultimo, volevo creare un presupposto per un parallelo (più avanti) tra un rapporto amoroso tra umani e un rapporto tra vampiri e umani che mi pare interessante.

 

Non dimentichiamoci poi il punto focale: love game. Riuscirà Isa a mettersi in gioco o con uno come Edward il gioco è già perso in partenza?

 

Mi spiace ancora non aver potuto parlare di Jazz e della misteriosa ragazza X (come l’ha chiamata qualcuna di voi ^^) prometto tutto nel prossimo.

 

Sondaggini:

1. Sono capitate anche a voi quelle categorie di ‘baciatori’? Ne conoscete anche altre? XD raccontatemi le vostre (dis)avventure chissà che non le aggiunga più avanti ;)

2. Nomignoli di Emmy: ne avete qualcuno da suggerirmi (possibilmente che lancino frecciatine riguardo quella scena hot con la famosa ragazza bionda).?

 

 

 

1 Spunto preso da “La vita è bella” di quel genio incontrastato di Roberto Benigni.

2 Se non lo aveste capito: Edward si muoveva velocemente e svuotava la sua colazione in giardino, per quello Isa sentiva delle folate di vento ^^.

3 Nomignolo riferito alla scena del capitolo 16 alla quale Isa assiste involontariamente.

4 Se vi ricordate, durante le estrazioni del corso di economia domestica, ad Angela era capitato il ruolo di insegnante in un centro ginnico.

5 Quest’ultimo dialogo del bacio tra Isa e Angie è preso (ma adattato qui da me) da una puntata di Ally Mcbeal (se non sbaglio 2episodio della 3a stagione).

 

 

Ringrazio di cuore le 19 meravigliose ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo.

 

Ringrazio anche andutzik1 per aver proposto questa storia per il concorso per migliori personaggi originali ma purtroppo, anche se OOC, i miei personaggi non possono essere considerati originali. Grazie comunque ;).

 

 kandy_angel 

Grazie tesora, spero che anche questo ti sia piaciuto.

Besos

 Frafra9 

Ciao Fra! Come primissima cosa ti ringrazio per i complimenti e per il tuo appoggio ^^. Su quello di Jasper, visto che l’ho rimandato al prossimo, non vorrei anticiparti nulla se non…che sei andata davvero molto vicina alla soluzione…

Spero che questo capitolo non ti abbia delusa.

Un bacione

Eli

 ILoveSmile_17

Grazie Miky per gli auguri, davvero molto accettati! ;)

Per quanto riguarda l’incidente, grazie dell’interessamento. Sei così cara con me ç__ç. Comunque niente di grave, nessun ferito, per lo meno. Solo la mia povera macchinina che ho dovuto far riparare 550,00 € in un colpo solo K…vabbè poteva andare peggio


Ti piace giocare a calcio? Wow! Stai diventando il mio idolo. Anche a me piace anche se non ci gioco dagli anni… una delle volte che ci ho giocato a scuola il più carino della classe mi era caduto sopra con il risultato che mi ero dovuta ingessare un braccio… credo di essere l’unica al mondo che giocando a calcio si rompe un braccio…  stendiamo un velo pietoso.


Eheh proprio l’esperta di termodinamica dovevo trovare? Ehehe

No scherzo. Non Posso fare altro che dirti che hai ragione anche perché io non ci capisco nulla di fisica. :P

Sono contenta che appoggi comunque le mie teorie scientificamente sbagliate ^^… (passami almeno che il sangue che gli scorre nelle vene ha una temperatura di 37°, ti prego).

Cmq se anche la Meyer dovrebbe mettersi a spiegarci scientificamente com’è possibile che gli spermini di un non-morto di 100 anni fa riescano a fecondare ^^ saremmo proprio a cavallo.


un po’ di ironia ci dev’essere sempre secondo me. Sono una persona molto autoironica, spessissimo mi ritrovo a scherzare sui miei difetti e forse anche Isa lo fa.

Per quanto riguarda Diego della Palma sul comodino personalmente non lo vorrei. Sai che spavento di prima mattina? XD

Cmq generalmente la mattina sono così stordita da ricordarmi a stento il mio nome quindi niente piastre o robe simili.

Anche se ammetto che mi piacerebbe svegliarmi “perfetta” (della serie che punterei la sveglia giusto per il tempo del tragitto da casa a lavoro).^^

 

Grazie mille per i complimenti sul pov di Jasper. Anche se mi dispiace tu debba aspettare il prossimo per sapere se era Alice o meno! Ç___ç

“e se solo fossi un pò capace a scrivere” ??? ma tu sei capace. Lo si vede da come scrivi le recensioni. Le analizzi alla perfezione, non dimentichi i particolari rilevanti e scrivi in italiano corretto. Che vuoi di più dalla vita?

Dai, mi piacerebbe avventarmi nella lettura di qualche tuo scritto perché so già che risulterebbe interessantissima.

 

Aspetto notizie su questo capitolo che spero non ti abbia delusa.

 

Grazie mille di tutto

 

Un bacione

Eli

 Ros_Ros 

Lo so sono stronza e lo sono ancora di più perché non ho narrato già in questo qualcosa di più su jazz… uffa, hai ragione.

Mi farò perdonare con il prossimo.

Bacioni,

Eli

 valli 

Tesora, grazie mille per gli auguri!!!

Per Jazz purtroppo ci tocca aspettare il prossimo capitolo.

Spero, nel frattempo, che questo ti sia piaciuto.

Aspetto tue notizie

Un bacione

Dreamerchan

Ciao tesora,

grazie per i complimenti, sempre molto gratiti!

Per jazz si saprà qual cosina di più nel prossimo che sarà dedicato completamente a loro (Jazz e Alice).

Spero continuerai a seguirmi

Un bacione

Eli

 Costance_Fry

Tesoro questo capitolo è dedicato a te! Spero ti faccia piacere anche se meritavi di meglio… magari mi rifarò dedicandoti un altro capitolo più in là.

Ti ho già detto che la tua recensione era magnifica? Mi pare di sì!

Per quanto riguarda Alice mi spiace farti aspettare ç___ç comunque posso dirti che non ci sei andata tanto lontana….

Io? No no, non vi nascondo nulla ahahah. Ti dico solo che su una cosa ci hai preso: la ragazza era/è una veggente!

Eh si sono sadica…molto ma molto sadica ù.ù! nu, scherzo mi spiace lasciarvi sempre a bocca asciutta ma davvero se dovessi scrivere tutto su un unico capitolo ci metterei mesi e mesi prima di un aggiornamento (già ci metto tanto).

Anche io li trovo adorabili soprattutto quando in questo fanno i due piccioncini gelosoni… muahahah

Nessun vuoto di memoria. Non l’ho descritto. Edward nel capitolo precedente la camicia l’aveva poi, per andare a nanna, se l’è tolta (altrimenti si sarebbe spiegazzata). Ottima osservazione.

Stai certa che anche io come minimo sarei svenuta :Q___

Oltre che un ottima osservatrice sei anche perspicace perché su Mike hai detto benissimo. Ho già in mente una scenetta in particolare…

Ma come sconclusionato? Io il tuo commento l’ho adorato dalla prima all’ultima riga!

Dopo quello che hai detto su Midnight Sun non posso che adorarti ancora di più! Adoro il punto di vista di Edward (forse anche più di quello di Bella) e anche io non vedo l’ora che venga pubblicato. A proposito di questo, ho sentito che sta uscendo un libro su Brie (si scrive così), la vampira di una scena di BD. Ma io dico, per quanto possa essere interessante, ma anziché perder tempo con quello non poteva finire MS? bo.

Se scrivi sempre poemi a me non può che farmi piacere.
spero che questo capitolo ti sia piaciuto e aspetto con ansia le tue impressioni

 ieia

Tesoooooroooo grazie mille per gli auguri!

Ma come? Adesso sto facendo capitoli lunghissimi rispetto hai precedenti…no?

Per quanto riguarda Jazz, capisco i tuoi dubbi…ce li avrei anche io al posto tuo! Si scoprirà molto presto!  Un bacione

Eli

 simo87 

Tesora, capitolo dedicato a te…anche se non era zuzzuso volevo ricompensarti del MAGNIFICO uovo pasquale che mi hai fatto trovare in bakeka. WOW. Lo voglio davvero!

Spero non ti abbia delusa il capitolo e aspetto una tua opinione

Un bacione

W la sicilia

Eli

 RenEsmee_Carlie_Cullen

Grazie tesora dell’interessamento. Grazie a Dio non mi sono fatta niente. Solo la macchinina si è distrutta ç___ç 550 € di paraurti *Eli bestemmia in turco* ehehe no, dai, l’importante è che non mi son fatta nulla.
Per Jazz si saprà tutto tutto nel prossimo capitolo

Un bacione e grazie

Eli

 Bella_kristen 

Ciao carissima!

Grazie mille per gli auguri.

Sì, sto benone. Grazie dell’interessamento. Sei troppo cara e gentile.
Ti ringrazio anche per i splendidi complimenti che mi fai ^^ davvero molto graditi
Per Alice ci tocca aspettare al prox aggiornamento che cercherò di postare al più presto.

Un bacione

Eli

 SweetBlueNight 

Carissima, ciau

Grazie mille per i complimenti.

Sì, la scenetta della scarpa non potevo non metterla. Potrebbe sembrare una stupidata (un po’ lo è ù.ù) ma secondo me è dalle piccole cose che si capisce il loro affiatamento (come te e la tua amica simpaty).

Sei riuscita a confondere anche me i tuoi pensieri su Alice e Jazz…come hai fatto? XD

Nel prossimo risponderò ai tutti i tuoi dubbi

kissoli
Eli

 Lau_twilight 

Carissima, grazie mille per gli auguri!
Grazie per l’interessamento riguardo l’incidente. Va benissimo, almeno fisicamente. È l’auto che ci ha rimesso di più con 550 € di riparazione ç__ç.

Se ti piace l’ironia di Isa immagino che anche questo capitolo ti sia un pochino piaciuto, almeno poco poco, eh? Ti plego.

Sono d’accordissimo con te. Isa ci rappresenta, o almeno rappresenta alcune di noi. È apparentemente forte ma dentro è molto fragile. Senza considerare le mille sfaccettature che spero di essere riuscita a trasmettervi. Ci tengo davvero molto a questo personaggio. Ha molto di me.

Sì. È molto veritiera. Ad esempio: difficilmente noi ragazze ammetteremmo di fare sogni erotici e via dicendo e invece lei quasi ci scherza su. La Bella della Meyer sembrava fin troppo matura per la sua età effettiva è per quello che ho creato Isa così com’è: più adolescente, se vogliamo (comprese le sue pazzie).


Davvero ti è piaciuto il pov di Jasper? Temevo che dopo 25 capitoli lo avreste trovato noioso quindi mi fai felice dicendomi questo.

Grazie di tutto e spero che mi farai sapere presto qualcosa anche su questo. I tuoi commenti sono preziosi e imperdibili.

Baci

 AriRock

Ciao carissima!

Vedo che lo scorso capitolo ti ha moooolto incuriosita. Muahahahah *risata diabolica*

Purtroppo per Jazz ci toccherà aspettare. Uff.

Presto si scoprirà cosa ha sognato Isa…Davvero non lo immagini? XD

Grazie davvero per tutti i complimenti. Mi fai arrossire se continui così.

Aspetto tue notizie su questo

Bacioni

Eli

 Antonya 

Tesora ti capisco, se vuoi sfogarti, anche in privato, sarò felice di ascoltarti.

Ho scoperto da pochissimo che sei anche tu una scrittrice e che sei anche parecchio brava…eheh non dirmi niente, eh? Appena posso darò un occhio alle tue opere ;).

Ti ringrazio dei magnifici complimenti!
spero di leggere il tuo commento anche per quanto riguarda questo capitolo.

Bacioni

Eli

 lampra 

Hey ciau carissima, come va?

In effetti vi ho lasciato un po’ in sospeso con la storia di Jazz… nel prossimo è garantito, cascasse il mondo, che il capitolo sarà dedicato a lui.

Grazie per avermi fatto passare la teoria del calore.

Aspetto tue notizie

Un bacione

Eli

 artemide88 

Carissima! Che bella recensione. STUPENDA.

uno, grazie tante per auguri di buon compleanno

due, lo so che è inutile combattere contro il destino e infatti non lo faccio. Sorrido alla vita sperando che un giorno possa sorridermi lei.

tre, grazie per  l’interessamento riguardo l'incidente. Io sto bene è la macchina che ha subito danni!
Certo che mi è piaciuta la mia recensione anzi non mi è solo piaciuta, l’ho adorata. E non mettere mai indubbio che il tuo parere non mi interessi. Lo prendo seriamente in considerazione.


ah! Giusto! Anche io dovrei leggere le tue storie non tanto per una sorta di favore reciproco ma perché se già le recensioni le scrivi così bene non oso immaginare le ff… e poi, a dirla tutta, sono proprio curiosa. Appena ho tempo ci faccio un saltino.


Bèh non credo che farò morire Newton. Non per mano di Edward per lo meno. Magari solo qualche minaccia qua e la (trallalerotrallalà)…


guarda che anche secondo me Edward è molto dolce (tranne quando volava uccidere Marlene -.-)!

 

Chissà perché il mio cervello tende sempre arrivare alla soluzione seguendo il percorsi più incasinati e meno praticabili? Questo dovrei farmelo spiegare bene da un buon psicologo. Ù.ù. Mi riferisco al fatto che ho perso mezzora per leggere su Wiki qualche nozione di Termodinamica quando la soluzione più semplice e più adatta era proprio sotto gli occhi. SENSAZIONE. Che bella parola che hai usato. Bellissima. E secondo me molto azzeccata. La sensazione di calore umano che, nonostante non possa darle per ovvi motivi, riesce ugualmente a trasmetterle… fantastica


Visto che non sei la prima che me lo chiede direi che presto si sarà cos’ha sognato Isa!


Come analizzi tu le cose mi fai paura. Sei bravissima. Hai inquadrato il carattere di Jasper alla perfezione. Ho voluto fosse lui quello complessato rubando il posto di Edward nell’originale. ^^

All’inizio però, non so se ti ricordi, era molto più spontaneo e simpatico (vedi episodio con Isa in macchina). Questo perché secondo me Jasper rimane una persona molto CARISMATICA, che attrae le persone verso di se. Il comportamento complessato arriva solo dop,o quando incontra Alice. Diciamo che gli ho fatto subire una sorta di metamorfosi. Da carismatico ragazzo a militare calcolatore. Spero non ti sia dispiaciuto.

 

Per il resto non vorrei svelarti nulla visto che si scoprirà nel prossimo capitolo ;). Azzardo anche io un ipotesi: la ragazza del fiume secondo me sei tu (capirai il perché).

 

Ti ho scritto un poema epico come risposta…poveretta.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e aspetto, se hai voglia, un altro commento simile ;)… ti ho già detto che gli adoro i tuoi commenti? XD

 

Eli

 LittleWhiteAngel

Mi sa che rischio grosso, eh? Non ho parlato per nulla di Jazz. Non mi uccidere ti prego.

Nel prossimo è garantito che ci saranno loro come protagonisti…nel frattempo spero che questo capitolo ti sia piaciuto almeno un poco.

Grazie per la recensione ^^ e spero di sentirti presto

Besos

Eli

 Kaicchan 

 

Tesora!!!! Che è successo? Non tanto perché non recensisci, quello è il minimo…ma se c’è qualcosa che posso fare per te chiedi pure, anche in privato.

Spero tanto leggerai questa risposta, almeno.

E spero che ti tornerà la voglia di fare quello che facevi prima.

Un abbraccio

Eli

 

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

144 preferiti

6 ricordata

201 seguiti

663 letture

341 commenti *_*

92 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *-*

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

 

 

 

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Capitolo 28
*** You're Special ***


 

Capitolo non betato.

Purtroppo la mia beta barbyemarco ha il pc fuori uso. Provvederò a sostituire il capitolo non appena riceverò la versione corretta.

Colgo comunque l’occasione per ringraziarla per tutto quello che fa per me. Ringrazio anche e la mitica Ely per i suggerimenti, senza di lei non avrei saputo come fare.

Perdonate gli errori che potrebbero esserci.

 

Il capitolo lo dedico a tutte voi sperando possiate perdonarmi i ritardi ed in particolare a Bella_kristen che commenta ogni singolo capitolo di questa fic. Ti adoro.

 

 

Angolino pubblicitario

 

Tra le ff di Twilight (per chi non le conoscesse) segnalo due ff in cui i nostri beneamati protagonisti sono entrambe umani:

 

una ff che ho scoperto da pochissimo che sto cercando di leggere nei ritagli di tempo: “Life” di Anthy

 

E “My boss is…” di Luisina. Non penso che questa ff abbia bisogno di troppe presentazioni.

 

--------------------

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Tweenty seven    You are special

 

 

 

L’indicatore della benzina del pick-up segnalava ‘empty’, vuoto.

Lo stesso vuoto che si riproponeva nei meandri bui e ventilati del mio cervello.

Da quando Edward era entrato nella mia vita l’aveva sconvolta portandosi via anche l’unico spiraglio di razionalità che era rimasto appigliato all’unico neurone superstite. Ora quel neurone non urlava altro che “nudo” ogni volta che nell’inquadratura ottica si spostava su Edward e il suo sedere.

 

Parcheggiai la ferraglia rosso sbiadito di fronte a casa di Alice e scesi dal pick-up. Più tardi avrei fatto benzina.

 

Mi posizionai sullo zerbino immacolato e suonai lievemente il campanello che emise un suono prolungato ma gradevole.

Era davvero incredibile la villa di Alice.

La facciata era in stile coloniale, immensa, con il tetto che dava sull’azzurrino e, già dall’esterno, si poteva facilmente intuirne l’immensità.

Mentre ero intenta a contemplare quella bellezza architettonica sentii la serratura scattare e vidi la porta aprirsi.

 

< Ciao >, una ragazza bionda fece capolino sull’uscio.

Debby Sunders, la ragazza con la quale se la faceva Emmett.

La fissai stranita per un attimo prima di arretrare di qualche passo per esaminare meglio il numero civico dell’abitazione che, incorniciato da diversi ghirigori verdi, segnalava che si trattasse proprio della casa di Alice.

Rise boriosa senza mostrare i denti come se non potesse aprire la sua bocca più di così. Sì sì, come no.

Guardandola bene, da vicino, non capivo davvero come potesse interessare a uno come Emmett.

Insomma, sì, aveva lunghissimi e liscissimi capelli biondo camomilla, occhi azzurro cielo e il tipico fisico della cheerleader ma il suo naso aquilino sfiorava quasi il labbro superiore infierendole un aspetto da tapiro.

< Non hai sbagliato >, m’informò divertita.

< Non sapevo fossi la nuova colf di casa Brandon >, affermai sarcasticamente facendole immediatamente svanire quel sorriso canzonatorio.

< Ciao Isa >, Alice piroettò all’entrata leggiadra e mi fece cenno di entrare.

< Vedo che avete avuto già modo di conoscervi >, constatò scoccando un’ occhiata eloquente ad entrambe.

< Se avessi saputo che eri già in buona compagnia non sarei venuta >, ammisi senza peli sulla lingua.

Come era facile intuire, Debby Sunders non mi piaceva affatto.

Era la classica ragazza snob e popolare che si divertiva a giocare con i sentimenti altrui secondo i proprio interessi, manovrando gli uomini come fossero marionette sotto il suo potere. Per lei bastava aprire un po’ le gambe per far perdere completamente la testa agli uomini. Il che in parte era anche vero… ma il ragazzo in questione era Emmett. Non poteva non sfiorarmi la cosa.

No che io fossi un angioletto e, certamente, ero anche la persona meno indicata per una paternale; il solo innalzarmi al ruolo di paladina della giustizia mi faceva venire l’orticaria.

 

< Scusa >, sussurrò Alice baciandomi una guancia.

< Purtroppo il dovere chiama! >, cantilenò piena di energie.

Non capii cosa intendesse dire.

< Debby è una delle consigliere al comitato per la biblioteca della scuola e, se ti ricordi, noi abbiamo un progetto da definire… >, spiegò riferendosi senza alcun dubbio alla famosa donazione per l’apertura della biblioteca a mio nome.

Era una cosa che avevo rimosso, tanto mi infastidiva.

< Se te l’avessi detto non saresti venuta >, constatò con aria machiavellica stampata in volto.

Sbaglio o mi aveva incastrata?

Okay, ora l’orticaria mi era ufficialmente venuta.

< Alice… >, iniziai, < mi sono appena ricordata di una cosa urgentissima… >, parlai velocemente dirigendomi all’uscita. Ripresi la borsa e il giubbotto e tentai una fuga in extremis.

< Hey, dove credi di andare? >. Mi afferrò per un passante della cintura dei jeans.

Era incredibile la forza che avesse nonostante la sua corporatura da scricciolo.

< Dai, prometto che non ci metteremmo molto >, mi pregò con aria supplichevole.

Era possibile resistere al suo sguardo da cucciolo di foca indifeso?

< Ho già preparato delle bozze a te spetta solo l’approvazione finale >, si intromise pure Debby in suo favore.

< D’accordo >, cedetti sbuffando. Alzai gli occhi al cielo facendo scivolare la borsa sul pavimento.

Alice fece tre saltelli sul posto allegra.

< A proposito, Melania dove l’hai lasciata? >.

< Marlene >, precisai.

< E’ con Newton >.

< L’hai affibbiata al padre, dunque >, rise.

< Sì, ma purtroppo gli ho dovuto promettere che domani ci saremmo visti a casa mia per iniziare la relazione >.

< Ah, perché non l’avete neanche iniziata?>, domandò stupita, < Io l’ho già finita >.

< Grazie del conforto, davvero >, affermai ironica.

 

Il salotto di Alice era qualcosa di davvero unico.

I colori che predominavano erano quelli dell’alba mattutina: il giallo dorato, l’arancione e l’indaco magistralmente mescolati. Nonostante la spaziosità, appariva davvero un luogo molto accogliente.

 

< Alice la tua casa è bellissima >, affermai con sincerità. L’ultima volta che c’ero stata non avevo avuto modo di ammirarla.

< Grazie >.

La mia attenzione si spostò poi su un dipinto affisso su una parete all’interno del soggiorno. Mi stupii che un quadro così bello non fosse esposto dove poteva essere più facilmente ammirato. Magari sopra il camino.

Ritraeva una ragazza dai lunghi capelli corvino di spalle in riva a un fiume. I colori del bosco sembravano tanto realistici che per un attimo mi persi totalmente in quell’immagine, in quella miscellanea di colori e sfumature.

< Bello vero? >, Alice dissuase la mia attenzione dal quadro.

< Molto >, confermai.

< Come mai non lo sposti più al centro? >, chiesi mentre prendevo posto ai piedi del tavolino mogano sul quale Debby aveva già posizionato le sue bozze.

< No, non è di un artista famoso. L’ha fatto mia madre… >, si incupì un po’ e decisi di non approfondire il discorso.

 

 

< Allora hai capito la disposizione delle sedie ? >, chiese Debby dandomi una lieve gomitata per richiamare la mia attenzione.

Non avevo ascoltato nulla di quello che mi aveva detto finora, trovando più interessanti due statuette di bronzo situate sul mobiletto accanto ai divani.

Buffai stiracchiando le braccia verso l’alto.

< Sentite… >, mi schiarii la voce, < ma devono proprio esserci tutti questi libri? >.

< E’ una biblioteca, Isa. Cosa ti aspettavi? >, mi richiamò Alice.

< Okay >, feci una smorfia di disgusto.

< Allora facciamo così >, presi il progetto tra le mani della Sunders e iniziai a scarabocchiarlo con la penna blu.

< Tutti questi scaffali pieni di libri dal centro li portiamo ai muri >, iniziai.

< E qua realizziamo una sorta di internet cafè con un piccolo bar e un area relax>, conclusi soddisfatta delle mie idee.

Ecco, ci voleva tanto? Io in due minuti avevo finito mentre queste qui erano da due ore che discutevano su dove mettere letteratura francese dell’ottocento.

< Sì, ma qui al centro rimane vuoto. Non va bene >, affermò contrariata Debby indicando quello che ormai rimaneva del suo progetto.

< Ma dev’essere proprio così! >, puntualizzai facendo scoccare la lingua, < Più spazio c’è meglio è! Potremmo organizzare delle feste qua, vi pare? >, ammiccai nella loro direzione sperando di essere stata abbastanza convincente.

Rimasero per qualche minuto in silenzio; non compresi se stessero valutando positivamente la mia proposta o se fossero rimaste tanto schioccate da rimanere senza parole.

< Potrebbe andare… >, sentenziò infine la folletta non avendo nulla da obiettare.

< Ma? L’hai detto anche tu che è una biblioteca! >.

< Sì, ma è la biblioteca “Isabella Swan”…può fare come crede >, scrollò le spalle e si alzò leggiadra.

< Mi sembra una buona idea, comunque >, si rivolse nella mia direzione con un sorriso. Non immaginavo fosse così facile ottenere la sua approvazione. Avevo già avuto modo di conoscere la sua irruente cocciutaggine quando avevo avuto la brillante idea di accompagnarla a fare shopping (seppure avessi tentato di rimuovere quel ricordo).

< Volete altro the alla pesca?>, domandò ghermendo il vassoio con bicchieri vuoti tra le mani.

< No, grazie >, declinò la Sunders. Che avesse paura che ingrassasse di un millesimo di grammo?

< Per me sì, grazie >, accettai invece io, non tanto perché avessi sete ma era necessario che rimanessi qualche minuto sola con Debby per una questione in sospeso...

 

 

 

 

 

 

[Jasper Cullen]

 

 

 

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< Edward, Edward >, sussurrai accostandomi al muro.

Non c’erano dubbi sul fatto che mi sentisse ma era troppo occupato con la sua umana per prestarmi la minima attenzione.

Stronzo…

 

Come diavolo avevo fatto a proporre una cosa simile?

Sì, perché era stato proprio il mio cervello, ormai fossilizzato, ad avere la geniale idea di venire qui, a casa Brandon.

“Per proteggerle” avevo mentito con convinzione non appena avevo saputo dell’opportunità.

 

Ero più che convinto che Edward non stesse minimamente collaborando, così come anche Emmett, come avrebbero invece dovuto fare.

Doveva concentrarsi sui pensieri di Alice per verificare se sapesse realmente qualcosa e, invece, perdeva il suo tempo comportandosi come un umano, dimenticandosi totalmente di chi fosse in realtà, della sua vera natura.

Non capito come diavolo facesse ad essere così rilassato e, soprattutto, non comprendevo minimamente le sue intenzioni. Davvero credeva di frequentare un’umana così intimamente senza che, prima o poi, essa venisse a scoprire chi fosse realmente?  

Non conosceva forse le regole? Gli umani non dovevano venire a sapere del nostro segreto, della nostra vera natura. La legge, in questo senso, non transigeva. Non faceva sconti. 

Ma, a questo punto, erano entrambi troppo coinvolti emotivamente per agire obiettivamente.

Per questo ragione avevo deciso di nascondergli della ragazza del lago e avrei continuato a mentirgli, a celargli le mie intenzioni, fino a ché non avessi scoperto qualcosa. Per questo che ero venuto fin qui.

 

Mi lasciai cadere sul letto sospirando.

La camera degli ospiti di Alice, contro ogni mia aspettativa, era elegante e sobria. I mobili di rovere moro disegnati in stile moderno. I colori predominanti in assoluto erano il marrone scuro e l’avorio ma la cosa che mi colpiva di più era la scelta del dipinto appeso sulla testata del letto. Non la solita raffigurazione religiosa ma un’ ottima riproduzione della Guernica di Pablo Picasso.

Chissà se lei era a conoscenza del significato di questo dipinto o se la scelta era ricaduta su di esso per la compatibilità di colore con l’ambientazione della stanza.

Ritraeva la guerra, la distruzione, la morte

Mi ritrovai a sorridere amaro: senza neanche farlo apposta era capitato nella camera giusta, io che la guerra l’avevo vissuta.

Inquieto mi voltai da un lato incontrando le cifre rosse della radiosveglia sul comodino che segnava le tre di notte.

Generalmente ero in grado di rimanere immobile senza respirare per giorni interi, settimane, ma qui era diverso. Probabilmente perché, di riflesso, le emozioni che stava provando Edward mi colpivano e, di conseguenza, mi rendevano così patetico.

Patetico e inquieto.

Come un insonne che si gira e si rigira senza mai trovare il verso giusto, senza mai trovare la pace del sonno.

 

Era lecito spiarla?

Non ero forse qui per questo?

Mi concentrai sui suoni e rumori provenienti dalla stanza di fronte alla mia, quella di Alice.

Senza alcuna difficoltà trovai il suo cuore. Per il mio udito fu semplice distinguerlo da quello di Isa che in quel momento stava facendo gli straordinari.

Forse, se mi fossi concentrato su quel suono ritmico e cadenzato, avrei trovato modo di calmarmi, finalmente.

Così, restai in ascolto di ogni singolo respiro profondo, di ogni suo minimo movimento. Sentii indistintamente lo strofinio delle lenzuola sulla sua pelle delicata.

A quanto pareva dormiva beata.

Era meschino e scorretto spiarla in questo modo, nel suo più intimo.

Dopotutto che collegamento poteva esserci con la ragazza del fiume incontrata fugacemente più di venticinque anni fa?  Nessuno.

Ero stato stupido a pensare che potesse esserci la ben che minima connessione.

Per quanto assurdo mi sembrasse, poteva essersi trattata di una semplice coincidenza, di un brutto scherzo del destino o di una suggestione, di una visione dovuta alla sete, un po’ come avviene ai nomadi del deserto, spossati dal caldo, ai quali pare di avvistare un oasi all’orizzonte.

Tuttavia non dissipai il mio udito altrove, ma rimasi ancora su quell’organo che, come una primitiva melodia, accompagnava la mia notte.

Ero davvero patetico…

Cosa speravo?

Come potevo illudermi che l’improvvisa accelerazione del suo cuore, ogni volta che i suoi occhi scuri si posavano su di me, significasse qualcosa?

Era così per qualsiasi umano, dopotutto.

Eravamo creati per attirare le nostre prede, sebbene non ce ne fosse alcun bisogno.

Se avesse potuto vedermi realmente. Il mio aspetto l’avrebbe terrorizzata e disgustata, ne ero certo.

Sollevai il gomito e osservai le innumerevoli cicatrici che lo ricoprivano, segni intangibili di quello che ero stato: un assassino. Erano sempre lì a ricordarmi da dove provenissi, il mio passato.

Mollemente riappoggiai il braccio lungo il corpo imponendomi di non pensare più a nulla. Se avessi continuato Edward, nella stanza accanto, avrebbe avvertito i miei pensieri, anche se in quel momento era impegnato su ben altro…

 

 

Tutto inutile.

 

Con un balzo mi sollevai dal letto, mi liberai della camicia bianca, - poggiandola sul quest’ultimo, - e abbandonai la stanza silenziosamente.

“Sarò qui fuori”, pensai una volta nel corridoio.

Non sarei scappato, volevo che lo sapesse.

 

 

L’esterno era davvero qualcosa di unico.

Pensai che forse l’aria fresca e frizzantina mi avrebbe aiutato a rischiare un po’ le idee.

Ero sempre stato un tipo amante della solitudine.

Non a tutti piaceva stare da soli. A me aiutava a ritrovare me stesso, in un certo senso.

Quando ero in mezzo ad altre persone, non potevo non avere timore che le mie sensazioni, le mie emozioni, fossero condizionate ininterrottamente dall’ambiente esterno. Come una spugna assorbivo la loro felicità, il loro amore, la loro tristezza, i loro più profondi sentimenti…  per questa ragione, ogni tanto, avevo bisogno di sapere che quelle sensazioni mi appartenevano, di sapere che non ero solo un contenitore vuoto. Solo così ne avevo conferma.

 

M’incamminai lentamente verso il giardino illuminato da piccoli faretti di luce bianca che conferivano all’esterno un atmosfera quasi magica. Se Esme l’avesse visto se ne sarebbe certamente innamorata.

Percossi il piccolo vialetto di pietra chiara che portava al retro della casa.

Qui un roseto faceva bella mostra di sé.

Non mi era mai piaciuto l’odore che questi fiori emanavano. Troppo dolce per i miei sensi. Eppure questi sembravano emettere un profumo in grado perfino di rilassarmi.

 

Procedetti lentamente fino al bordo della grande piscina.

Come uno stupido mi incantai ad osservare il lento movimento dell’acqua, spinta dalla morbida brezza notturna. Fissai i giochi di colore, le sfumature cerulee che si alternavano gradualmente.

 

Senza pensare, mi spogliai dei jeans, lasciandoli sul bordo, e mi tuffai all’interno della piscina.

L’acqua era indubbiamente fredda visto il leggero strato di bruma che la ricopriva ma per me non era certo un problema.

Solo il frinire stridente e monotono delle cicale mi teneva compagnia. Tutto il resto taceva.

 

Nuotai fino a raggiungere l’altro bordo della piscina.

L’acqua accarezzava leggera ogni singolo lembo della mia pelle marmorea donandomi un immenso senso di sollievo.

Per un momento accantonai tutti i miei problemi, tutti i miei piani e mi lasciai andare del tutto.

Immaginai, per un secondo, che fossero le mani di Alice a sfiorarmi con delicatezza.

L’erezione che si manifestò così facilmente, solo al pensiero delle sue mani sul mio corpo, era una chiara indicazione del fatto che era da fin troppo tempo che non mi accompagnavo ad una donna.

M’immersi totalmente sotto la superficie dell’acqua sottraendomi, per quanto possibile, dal fantasticare in questo modo su di lei.

Mi inabissai fino a sedermi sul fondo.

Avevo proprio toccato il fondo, in tutti i sensi.

Qui i pensieri, rispetto all’esterno, erano come ovattati.

Il mio olfatto totalmente annullato.

Mi disintossicai momentaneamente del suo odore.

Pian piano i miei sensi si inibirono totalmente permettendomi per un attimo di interrompere il flusso continuo dei miei scoccianti pensieri.

Avevo sens’altro fatto bene a venire qui.

 

Un rumore mi ridestò dall’effetto di estasi nel quale ero sprofondato e immediatamente ritornai in superficie.

Una volta fuori dall’acqua, il suo profumo mi colpii in pieno, triplicando la brama di lei.

< Ah ah  >, una figura minuta nella notte rise dell’espressione sgomenta che dovevo avere in quel momento.

< Pensavo non riemergessi più >, constatò divertita Alice.

< Da quanto tempo sei qui? >, domandai con tono fin troppo duro.

Ma si poteva essere più stupidi di così? Tutti questi sforzi per indagare su quello che realmente sapesse e poi ero il primo a comportami tutt’altro che in modo naturale davanti a lei.

< Qualche minuto… >, rispose irritata dal tono che le avevo riservato poco prima.

< Non dormi? >, le chiesi cercando di mantenere un tono più cortese. Lo stesso tono gentile e accondiscendente che utilizzavo in presenza di umani.

< Neanche tu >, constatò indicandomi con un lieve cenno della testa.

< Ho il sonno leggero… diciamo >, rispose avvicinandosi di qualche passo al bordo della piscina fino ad arrivare dove avevo lasciato i jeans.

Avevo fatto delle ricerche su di lei. Suo padre era un chirurgo famoso molto rinomato e spesso era in Europa per diversi convegni o per complicate operazioni, mentre di sua madre non avevo avuto molte informazioni. Nessuno l’aveva mai neanche solo menzionata.

Era così abituata a rimanere da sola che ogni piccolo rumore la disturbava.

< Ti ho svegliata. Scusa >, risposi colpevole.

< Non è colpa tua >, negò con la testa facendo oscillare alcune ciocche di capelli.

 

Adesso che la paura iniziale di essere stato scoperto era svanita, potei osservarla con più calma. Notai che era stretta in un plaid colorato sulle spalle. Sotto indossava un tutina azzurra a pantaloncini corti con dei bottoncini sul davanti.

Graziosa…

< Ti prendo un asciugamano >, si offrì spostandosi verso le sdraio poste a lato.

Annui cercando di sembrare convinto.

Avrei potuto uscire anche senza. Il pudore non era un sentimento che mi apparteneva ma se non avessi almeno finto di provare freddo si sarebbe insospettita di sicuro.

Tornò poco dopo con un telo bianco tra le mani. Lo adagiò con cura poco distante dal bordo, accanto alla scaletta della piscina in modo che non si bagnasse, e si distese su una delle sdraio.

 

 

 

 

 

 

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Il suo viso illuminato solo dal chiarore della luna era qualcosa di davvero… sublime. I lineamenti fini e perfetti tracciavano il suo viso fin troppo serio.

Non potei far altro che pensare che anche senza il suo solito sorriso allegro era davvero magnifica.

Cosa la turbava?

 

Mi trattenni con tutto me stesso dal scrutare tra le sue emozioni, per una volta.

 

Se da un lato il mio potere aveva il pregio di capire all’istante le emozioni delle persone, paradossalmente utilizzandolo, evitavo di interagire con loro e finivo per non capirle affatto. In fin dei conti non si può comprendere una persona solo dalle emozioni che prova di un determinato momento.

 

Patetico.

La verità era che avevo maledettamente paura.

Paura di venire ancora una volta travolto dalla potenza dei suoi sentimenti.

Paura di non riuscire a rinnegare la mia natura, come era avvenuto per i miei fratelli.

Paura, forse, di lasciarmi andare totalmente…

 

< Bellissime, vero? >, parlò con il viso rivolto al cielo, alle stelle luminose che lo ornavano.

Era così raro che si vedessero qui a Forks, ad occhio umano, intendo. Solitamente il cielo era perennemente nuvoloso e fosco da non permettere neppure di scorgerle lontanamente.

Ero stato così preso dai miei pensieri da non accorgermi che quella notte il cielo era meraviglioso.

Unica pecca di questo straordinario panorama: domani il tempo non mi avrebbe permesso di uscire. Non c’era una nuvola.

< Bellissima, davvero >, mi sfuggì guardando lei, però.

Non si accorse del complimento ancora intenta a contemplare la volta celeste.

 

< Ti va di farmi compagnia? >, domandò incollando i suoi occhi ai miei.

Annuii incapace di rifiutare nonostante la ragione mi dicesse di non dover restare un minuto di più.

Avvicinò una sdraio alla sua e mi fece cenno di avvicinarmi.

 

 

Tristezza, profonda tristezza.

La colsi, nonostante mi fossi imposto con tutte le mie forze di non spiarla.

Mi parve, ancora una volta, di vedere lo sguardo malinconico della ragazza del fiume nel suo sguardo.

Tremai nel profondo del mio essere.

< T-tutto bene? >, domandai titubante. Non volevo essere troppo importuno.

< Sì >, le sue labbra si allargarono in un sorriso.

< è solo che… >, scosse la testa come a voler scacciare qualcosa di brutto.

< Solo… troppi ricordi >.

 

Non domandai nulla nonostante il desiderio di sapere mi stesse consumando lentamente. La osservai aspettando che continuasse.

 

< Proprio su quella sdraio >, indicò quella dove ero seduto io in quel momento, < si sedeva sempre l’uomo più importante della mia vita >, iniziò con voce carica di emozione.

Una sentimento ignoto mi investì totalmente come un naufrago inghiottito dal mare in tempesta.

Gelosia…

Travolto dalla gelosia.

 

< Mio padre >, specificò con un sorriso facendomi tornare a galla.

 

Mi ero ripromesso di non lasciarmi andare ed era proprio quello che stavo facendo.

Mi ero ripromesso di non farmi travolgere dalle emozioni e come un idiota lo stavo facendo.

Mi stavo esponendo troppo. Chissà se mi rendevo conto di essere la contraddizione fatta a persona.

 

< Spesso quando ero piccola e non riuscivo a dormire, mio padre mi portava qui, in giardino >, ridacchiò, < no, in realtà ero io che lo costringevo con la forza >, ammise riuscendo persino a strapparmi un sorriso.

L’irruenza, che avevo avuto modo di percepire quando era a scuola, era una particolarità che aveva avuto da sempre, a quanto pareva.

Sospirò rivolgendosi nuovamente verso l’infinita distesa di velluto blu che ci sovrastava.

< Sai, devo a lui tutto quello che so sulle costellazioni >, disse con un’espressione nostalgica in viso.

 

 

Dolcezza, infinita dolcezza.

Era questo che riuscivo a percepire in quel momento ed era strano. Solo quando era accanto a lei mi accedeva si sentire emozioni così intense. Normalmente non erano che stati d’animo così tenui e transitori da variare in un batter d’occhio o, comunque, facilmente manovrabili dal mio potere.

 

 

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< Dicono che le stelle siano emblema di buon auspicio >.

< C’è chi crede che se si esprime un desiderio quando si vede una stella cadente questo si avveri >.

< E tu ci credi? >, le domandai curioso; dal tono che aveva utilizzato pareva scettica.

< So solo che le stelle cadenti non sono altro che meteoriti che si incendiano a contatto con l’atmosfera terrestre… o se preferisci… >, mi dedicò uno sguardo ironico, < delle ‘stelle ‘ che si sgretolano…che si spengono >.

< Non possono essere di buon auspicio >, concluse scuotendo la testa.

Sorrisi del suo cinismo.

< Bèh, era indubbiamente più romantico e magico crederci >, affermai alzando un sopracciglio. La verità era che quell’inaspettato lato del suo carattere mi sorprendeva e… piaceva, allo stesso tempo.

< Non ho detto che non penso sia ugualmente magico… >.

< Le stelle che adesso vediamo sono le stesse da milioni e milioni di anni e poi… non posso non pensare che, ovunque una persona si trovi, vedrà sempre lo stesso cielo che stiamo guardando noi in questo momento >.

 

Per decenni, durante le mie notti, avevo completato il suo stesso cielo senza neanche sapere della sua esistenza.

Per tutto questo tempo questo cielo mi era sembrato troppo infinito per me solo.

< Sono lì, silenziose che osservano tutto, che sanno tutto… >, sussurrò piano con lo sguardo incantato su un punto indefinito.

< Mmm, un po’ come… >, si morse il labbro superiore voltandosi di scatto verso di me, < il destino >.

< Tu credi nel destino ? >.

 < Non lo so >, risposi.

Capitava che il destino spesso divenisse il responsabile di tutto. Fin troppo facile accusarlo di quello che accadeva. Forse perché, sovente, avevamo bisogno di addossare le colpe delle nostre scelte sbagliate a qualcosa di più grande di noi per sentirci alleggeriti dai nostri errori, quasi delle vittime in balia del fato crudele e avverso.

< Penso che ognuno di noi, attraverso determinate scelte, crei, tracci i contorni del proprio destino. Nulla è già scritto in modo definitivo anche se… >.

Anche se…a volte si verificavano circostanze impossibili da spiegare che accadono e basta, senza un perché. Come se dovessero necessariamente compiersi.

< Anche se… a volte alcune cose non accadono per caso >, concluse Alice al mio posto.

Entrambi rivolgemmo il nostro sguardo in direzione di quei puntini luminosi, unici spettatori della nostra notte.

Non c’era silenzio più assordante di quello.

Chissà a che cosa stava pensando?

Era in momenti come quello che avrei volentieri barattato il mio potere con quello di Edward.

Anche se, più ci pensavo e più non ero sicuro di volerlo sapere, realmente.

 

 

 

 

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< Mai sentito parlare della cometa di Halley? >, il suo sguardo si posò improvvisamente sui miei occhi rompendo il silenzio che si era creato.

< Vagamente >.

Come potevo dirle senza causare problemi che io l’avevo già vista due volte durante la mia esistenza?

< Io non l’ho mai vista…>, disse, < ma pare che, secondo gli ultimi calcoli, dovrebbe passare nel 2060… >, affermò con esattezza.

Mi stupii che fosse così preparata sull’argomento.

< Il 26 Luglio dovrebbe essere visibile >, precisai con sicurezza.

Cosa stavo facendo? Tentavo di conquistarla sfoderando il mio sapere?

Rimase dapprima visibilmente colpita dischiudendo leggermente le labbra; labbra che poi si sciolsero in un sorriso.

Era così bella quando lo faceva.

< Vagamente, eh? >, ridacchiò schernendomi.

Allargai le mani in un gesto di finta modestia.

< Allora probabilmente sai anche che una recente teoria afferma che le molecole portate dalle comete siano alla base dell'origine della vita sulla Terra >.

< Sono colpito >, ammisi.

< Non capisco perché continui a sottovalutarmi >. Il suo labbro inferiore formò un piccolo e delizioso broncio.

< Non sono solo trucchi, borsette firmate e shopping… >.

< Non lo faccio … >, ma le parole mi si bloccarono in gola perché il suo sguardo corvino attanagliò i miei occhi facendomi perdere il filo.

Mi studiò attentamente per qualche secondo.

Ad esclusione del tenue bagliore delle stelle e della luna non c’era nessun’altra luce ad illuminarci eppure, nel buio, i suoi occhi parevano risplendere di luminosità propria.

 

 

< Sei sempre stato così… sfuggente ? >, domandò cogliendomi, ancora una volta, alla sprovvista.

< Non puoi saperlo, non mi conosci >, innalzai automaticamente una sorta di barriera, per proteggermi.

< Allora fallo… >, disse, < permettimi di conoscerti… >, irruppe senza sforzo nella lastra di ghiaccio che avevo faticosamente eretto.

Non aspettò una risposta e continuò a parlare.

 

< Sai perché chiedevo a mio padre di spiegarmi tutte queste cose? >, abbassò gli occhi giocherellando nervosamente con un angolo del plaid che la ricopriva.

 

Di nuovo un’ondata di profonda tristezza mi colse come una pallottola in pieno petto.

Bruciava intensamente.

 

L’angolo delle sue labbra si distese in un sorriso triste, amaro...

 

< Speravo di vederla un giorno >.

< Non l’ho mai conosciuta… mia madre >.

< M-mi spiace >, riuscii a dire solamente come se bastasse a cancellare il dolore che provava.

Se solo avessi potuto utilizzare il mio potere su di lei perché non soffrisse più…

 

< Se ne andata dopo avermi concepita >. Vidi le sue piccole mani tremare.

< Mio padre continua a ripetermi che la colpa non è mia e che, fino alla fine, mia madre era sicura di quello che stava facendo ma… >.

< …Ma io non posso non sentirmi, ogni giorno che passa, responsabile per la sua morte >,  abbassò lo sguardo verso terra. Percepii istantaneamente il sapore salino delle lacrime che si sforzava di trattenere.

Non riuscii a comprendere con esattezza le emozioni che si susseguirono impazzite dentro di me.>

< Papà dice che la mamma era consapevole >, smorzò un singhiozzo.

 

Sapeva di dover morire per darle la vita…

Morire al posto di qualcuno che si ama, indubbiamente un buon modo per andarsene…

 

< Non smetteva mai di ricordargli quanto io fossi speciale>

Quell’ultima parola le morì in gola sciogliendosi in un triste pianto.

Le lacrime le solcarono copiose le nivee guance.

 

Immediatamente delle immagini mi tramortirono impedendomi di persino respirare.

 

La ragazza del fiume, la sua incredibile somiglianza, la ninnananna malinconica…

Una ninnananna cantata per la figlia che non avrebbe mai avuto la possibilità di conoscere.

Il suo sguardo triste.

Le frasi che aveva pronunciato: "sono felice di averti incontrato", "questa sarà l'ultima volta che ci vedremo"e "Addio”…

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< Se fossi realmente speciale…lei non sarebbe morta >.

< Se fossi davvero speciale, non dovrei sostenere giornalmente lo sguardo afflitto di mio padre ogni volta che mi guarda… perchè in me rivede lei>.

 

Dentro mi si aprii un cratere. Non avrei mai immaginato di provare un dolore simile per un umana.

Incurante di tutto, l’abbracciai portandola al mio petto.

Il suo calore era qualcosa di unico.

Avvicinai il mio viso ai suoi soffici capelli beandomi del suo dolce profumo. Li accarezzai delicatamente facendoli passare attraverso le mie dita.

Le sue lacrime silenziose mi bagnavano il petto.

E, ancora una volta, mi sentii inutile. Non potevo far nulla per farla stare bene.

 

< Non mettere mai in dubbio quanto tu sia speciale >.

 

Non rispose nulla.

Le presi allora il viso fra le mani, accorgendomi solo in quel momento della pericolosa vicinanza tra le nostre bocche.

I suoi pozzi neri invasi dalle lacrime erano terribilmente carichi di tristezza.

 

< Lo sei davvero >.

Per me…

 

 

---------

Onestamente?

Spero di avervi commosse.

Non so se ci sono riuscita, probabilmente no. Forse perché il capitolo non è uscito come avrei voluto, come l’avevo effettivamente immaginato.

Bèh fatemi sapere voi cosa ne pensate.

 

La canzone di sottofondo è My immortal degli Evanescence. Ho penato molto per trovare la canzone che si adattasse particolarmente al capitolo poi, con l’aiuto della mia amica, ho optato per questa che anche come significato si avvicina parecchio. Fatemi sapere che ne pensate.

Anche se, in realtà, il capitolo mi è stato ispirato da una canzone di Biagio Antonacci “Se è vero che ci sei”. Infatti, se notate, in una delle figure del capitolo c’è una frase che mi ha colpito profondamente, ve la riporto nel caso non si leggesse:

 

Certe volte guardo il cielo

I suoi misteri e le sue stelle

Ma sono troppe le mie notti

Senza te

Per cercare di contarle

 

Per chi non la conoscesse o volesse ascoltarla ecco il link http://www.youtube.com/watch?v=TQSx3VLbylI

 

Anche le altre foto sono scelte con criterio. Quella con il cielo stellato riporta una frase in inglese che potrebbe adattarsi ai pensieri di Alice e nell’ultima (purtroppo non so se riuscite a leggere) c’è scritto:

What do stars do?

They shine

 

 

Il prossimo capitolo vedrà come protagonisti Isa e Edward… così scopriamo cosa facevano mentre Alice e Jazz erano in piscina…

Poi in esclusiva per voi che ci sarà un capitolo dedicato interamente a Emmett.

Mhh…mi sa tanto che se non voglio alzare il rating a rosso mi conviene aprire un’altra ff “Bad Girl scene Hot” con le scene V.m. 18, che ne dite???

 

Basta vi ho rotto. Mi eclisso.

Fatemi sapere che ne pensate, please.

 

RenEsmee_Carlie_Cullen 

Aiutooo mi hai messo in crisi perché non riesco a capire se il tuo commento era positivo o no.

Eheh.

Spero che questo ti sia piaciuto almeno un po’

Bacioni

Eli

 barbyemarco 

Tesorina mia, spero tu torni attiva presto perché ho bisogno di sapere se quello che scrivo non siano cavolate micidiali. Torna prestooooo!

Un bacione

Eli

 Frencykka 

Nooo non mi dire queste cose. Anche a me è capitato di scrivere una recensione chilometrica poi svanita nel nulla -.-

Vabbè guarda, apprezzo comunque tantissimo il tuo affetto e per me è come se ci fosse stata ugualmente, credimi

Eheh la storia dei baciatori non sono inventate ne so qualcosa… -.-‘

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto

Fammi sapere ;)

bacioni

 Bella_kristen 

Ciao bella! Capitolo dedicato a te. Lo so che preferisci la coppia Ed e Bella ma spero apprezzerai ugualmente.
Sapere che lo scorso capitolo ti ha fatto ridere mi rende felice. Li scrivo per quello, per condividere qualcosa con voi ma anche per farvi emozionare e divertire! Ti ringrazio.

Per il discorso di Angela sono contenta che tu abbia capito le mie intenzioni. A me non è capitato di avere una amicizia simile, purtroppo ma ci sono amiche così legate da fare tutto insieme e che so sostengono a vicenda…è questo il caso di Angela e Isa. Amiche vere!

Sì, secondo me era proprio un vampiro.  Ù.ù Era brutto, sulla quarantina, occhi iniettati di sangue e pelle strana…tipo cipolla.
spero tantissimo che questo capitolo ti sia piaciuto!

Un bacione

Eli

 Lau_twilight 

Ciao tesora adorata!

Scusa se sono un po’ troppo lenta con gli aggiornamenti ma è stato un periodo strano in cui non ero tanto in vena di scrivere nonostante le idee ci fossero, eccome. Più che altro ho sempre timore di non riuscire a descrivere le varie scene come vorrei, come me le sono immaginate bene in mente. Spero ugualmente che tu abbia colto quello che volevo trasmettere.


Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto. Isa ha un autocontrollo invidiabile, hai ragione. Io non avrei resistito un minuto di più.


Per quanto riguarda la parte di Angela hai capito alla perfezione cosa intendessi dire e ti sono grata di questo.

 

Mi inchino per tutti i bellissimi complimenti che mi fai…non so se me li merito tutti…scrivo quello che mi passa per la testa, in fin dei conti… povere voi che mi sopportare

Bacione

Eli

 Ros_Ros 

Come promesso capitolo dedicato ad Alice e la sua storia…

Ho voluto rivoluzionarla totalmente rispetto all’originale perché la vera storia di Alice non è mai stata molto chiara…si sa solo che è stata rinchiusa in un ospedale psichiatrico perché aveva le sue visioni…della sua famiglia nessun accenno. Soprattutto mi ero sempre chiesta come fosse possibile che la madre avesse potuto mandarla in un manicomio e abbandonarla. Bèh spero non ti sia dispiaciuto questo capitolo.

Se tutto va come ho in mente dovrebbero esserci diversi colpi di scena…

A presto,

Eli

 red apple

Giustissimo cara…prossima volta doccia in due e non se ne parla più. Ù.ù

Sono contenta che tu abbia capito cosa intendessi con il capitolo dedicato ad Angela. Grazie davvero!

Questo capitolo è un po’ triste ma spiega, per lo meno, chi fosse la ragazza che jazz ha incontrato nel suo passato…

Spero ti sia piaciuto almeno un po’ non è stato facilissimo da scrivere.

A presto

Elisa

 simo87 

Carissima sicilia bedda!

Come va?

Eh sì Ben me lo sono sempre immaginato così non ci posso far niente…anche mentre leggevo i libri della meyer. Nel film povero non c’è neanche perché a quanto pare Angela se la fa con Eric :P

 

Spero che questo capitolo ti sia piaciutoooo!

Nel prossimo solo per voi in esclusiva di saprà cosa stessero facendo Eddino e Bellina in camera mentre quei due erano in piscina a piagnucolare come due cretini ;)

Ahahah

Un bacione

Eli

 Fra Cullen

Ciao tesora!

Eh si, Angela ha avuto una sorta di raptus…anche se ho alcune ideuzze su lei e Ben…che vedrai XD

Grazie mille per tutti i complimenti e per avermi lasciato una tua recensione

Spero che questo capitolo ti abbia preso

Un bacione

Eli

 LittleWhiteAngel

Come promesso capitolo (quasi) interamente dedicato al nostro soldatino preferito e alla nostra follettina.

Alice l’ho proprio stravolta rispetto all’originale. È sempre dinamica, allegra e amante dello shopping ma c’è un lato molto fragile e dolce in lei…

Insomma spero che il capitolo non ti abbia delusa

Aspetto la tua impressione

bacione

 Costance_Fry

 

Se ti dedico i capitoli è perché te lo meriti ù.ù.


Ciau che bello vedere la tua lunghissima e bellissima recensione!


Sono strafelice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto.

Anche io sarei sprofondata direttamente al piano di sotto se avessi ripetuto il mio pensiero ad alta voce…se poi pensi che lui l’ha pure sentito perfettamente XD…la cosa è ancora più grave!

 

Sai, sei stata l’unica ad aver così apprezzato la mia nuova e personalissima versione del famoso “di tre cose ero certa…”…sono felice che ti sia piaciuta!

Ben un drogato? Questa mi è nuova… cmq potrebbe anche essere. È un tipo solitario.

Mhh…

Cmq prometto che non farò soffrire Angie…anzi ho in mente diverse ideuzze…vedrò se attuarle o meno.


Non ti è mai capitato nessun baciatore di quelli descritti…sei stata fortunata, allora. Eheh! Io alcuni purtroppo li ho incontrati, altri erano tratti da racconti di qualche mia amica. Sono contenta che siano stati molto apprezzati.

Non mi innalzo al ruolo dell’educatrice. Non sarei in grado di farlo e poi i comportamenti di Isa sono tutt’altro che da emulare. Però mi piaceva prendere spunto dalla realtà dalle tematiche attuali.

Su Edward ci hai preso ma vedremo come andrà…


La tua teoria su Miss X è stata troppo bella…il medaglione magico! XD

Un po’ mi spiace che non sia poi così complicata ma che era una “banalissima” parentela…
spero non ti abbia delusa.


Per Mike vedrò come fare. Ho già in mente qualcosina …

Sì, anche io ci sono rimasta male quando ho saputo dell’uscita del libro di Bree (
http://styleandfashion.blogosfere.it/images/bree%20tanner%20ste%20meyer%20libro_00100.jpg) ovviamente non penso di comprarlo. Aspetterò con ansia MS perché è il libro che preferisco (o almeno dai capitoli che ho potuto leggere).


Ti ringrazio infinitamente per questa bellissima recensione e per tutti i complimenti che mi fai.

Mi fai commuovere.

Spero di leggere presto la tua opinione su questo

Bacioni

Eli

 Antonya

 

Ciao tesorina!

Wow! Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto con il “fa che gli cada” detto a voce alta…

Esattamente… gli spiefferi erano proprio causati da Eddino che buttava la colazione fuori (mi sembra di averlo messo tra le note a pie di pagina)… cmq se ci sei arrivata da sola ancora meglio!!!

 

Le bavose O.o oh povera!!! Anche a me è capitato, così come anche i centrifugatori pazzi…


Mi spiace averti fatto aspettare così tanto per l’aggiornamento ma spero che il capitolo non ti abbia delusa.

A prestissimo

Morsetti

Eli

 ILoveSmile_17 

Tesora ciauuuuuu!

Come sempre complimenti a Michela-sforna recensioni incredibilmente contorte per la fantastica recensione.



1. Hai compreso perfettamente il pezzo di Angela e Isa.

Angela era spaventata e insicura e Isa è semplicemente stata una buon amica in quel momento perché non l’ha giudicata e non è scappata via.

Quello che dici sull’amicizia probabilmente dipende molto dal tuo stato d’animo attuale. Magari hai avuto qualche batosta? Comunque non posso che essere d’accordo quando dici che l’amicizia è un contorno, l’amore è qualcosa di più profondo. Anche se secondo me da amicizia può sfociare anche amore. Poi dipende molto dalle persone. Trattandosi di sentimenti variano a seconda della sensibilità delle persone. Conosco ragazze che per la propria amica ammazzerebbero e altre che invece non sono altro che numerini in più su facebook. Entrambe le cose sono difficilissime da trovare. Trovare un amicizia vera (quella senza interessi, quella pronta a sostenerti e non giudicarti in ogni momento…) è difficile almeno quanto trovare l’amore.

Secondo me, visto il ritardo col quale sto aggiornando, avresti avuto il tempo materiale di fare ben 5 gite a Barcellona. A proposito: com’è andata? Ti sei divertita? Hai fatto sclerare troppo i prof.? spero di sì.

Che bello che ti sei ritrovata molto in Angela. Io la trovo una ragazza davvero magnifica è l’unica che, nel bene o nel male, ho lasciato abbastanza IC perché secondo me lei dev’essere così (anche se mai dire mai… forse forse ho diverse ideuzze…).
2. Non ringraziarmi per gli auguri è il minimo, davvero.
Io e gli sport non andiamo molto d’accordo. Sono più brava come spettatrice che come giocatrice.
ci tengo che mi informi non appena pubblichi qualcosa! ^^
Grazie mille per i complimenti e non vedo l’ora di sapere cosa ne pensi di questo

Bacione

Eli

 SweetBlueNight 

Tesoraaaa che bella recensione!

Ahi povera! I mandibola tori sono tra i peggiori… cmq non sei l’unica; quando parli di brutte esperienze sentiti pure in buona compagnia :P.

Grazie mille per i complimenti, davvero.

Poi mi hai fatto ridere con l’affermazione: butta la colazione dalla finestra = amore vero. XD

Per Emmy ho già trovato il nomignolo appropriato… grazie ugualmente!

kiss
Eli

 AriRock 

 

Ciao amora!

Grazie mille per la bellissima recensione!
Sì, vedo che l’hai notato: i sorrisini bastardi intendo. Per me sono così, altro non possono essere.
Wow sono comica… dai allora semmai il mio futuro come scrittrice andasse a farsi benedire ho sempre la strada aperta su Zelig come comica.
Il vampiro di mia conoscenza è meglio per te non incontrarlo mai. Bruttissimo!

Grazie a Dio non l’ho più visto…emmenomale

Se ci fossero aggiornamenti sarai la prima ad essere avvertita.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto

Un bacione

Eli

 Dreamerchan 

Ciao carissima,

scusa l’immenso ritardo. Uffa

Spero comunque che il capitolo ti sia piaciuto

Aspetto tue notizie

Bacioni

Eli

 kandy_angel  

 

Grazie mille tesora ^^

Spero anche questo ti sia piaciuto almeno un pochetto

 Frafra9  

Ciao carissima, come va?

Che bello che sostieni le mie idee.

Questo capitolo incentrato su Alice e Jazz ti è piaciuto?

Ora che succederà?

Eheh

Aspetto tue notizie

bacioni

 artemide88  

 

Amoraaaaaaaaaa come farei senza di te???

Ti adoro anche per questo perché anche se non ti conosco bene ho già capito la bellissima persona che sei. Dolce e sensibile capace di emozionarsi per le piccole cose. Sei splendida.

I poemi epici di risposta alle tue recensioni ci stanno eccome, ricorda che te le meriti tutte, davvero per quello che fai per me.

È per persone come te che le mie dita sulla tastiera iniziano a scrivere capitoli e capitoli.

Poi ovvio che il tuo parere mi interessa quindi sappi che non mi prudono assolutamente le mani quando vedo le tue recensioni anzi non sai quanto piacere mi faccia! anche se non sentirti, per questo obbligata a scrivermi recensioni kilomentriche. fai come ti senti tu!^^

 

Allora anche io devo andare per punti altrimenti è un caos.

One, sei una delle poche ad esprimere il suo apprezzamento per le fotine che metto nei capitoli. Ti ringrazio perché, come hai detto anche tu, a volte ci perdo molto tempo a cercarle. Poi secondo me rendono l’idea. Sarà che principalmente io i capitoli che scrivo me li rivedo davanti tipo scene di film e allora le immagini o la musica potrebbero aiutare voi (siccome l’ausilio della sola scrittura è un po’ scarso) a immaginarmi un pò le scene come le immagino io mentre scrivo.

Two, se ti ha fatto un certo effetto Eddy mezzo nudo con quelle invitanti goccioline sul petto non oso immaginare cosa farai nel prossimo :Q___! Comunque sono contenta che sostenevi Isa nella preghiera per far si che quel maledetto asciugamano cadesse…sai com’è l’unione fa la forza!

Three, sono contenta che tu abbia capito le mie intenzioni nella scena tra Angie e Isa. Niente malizia o che…solo una grande amicizia.

Four, sono contenta che apprezzi la mia pazzia così com’è e ritieni non sia il caso di farmi analizzare da uno bravo. Lo apprezzo.

Five, sei una sensitiva…eri arrivata alla soluzione della ragazza sul fiume… complimenti clap clap clap.

Spero che i viaggi mentali di Jazz non ti abbiano fatto venir sonno e aspetto il tuo commento.

Un bacione

Eli

 lampra

Ebbene sì, la storia del vampiro non me la sono inventata, purtroppo ù.ù.

Per fortuna non l’ho rivisto da quel giorno nonostante la minaccia che mi aveva fatto “ci vedremo presto…”… brrr da brividi.

E poi mi chiedo (non è che pretendo di incontrare Edward Cullen): ma almeno fosse stato uno di quei vampiri strafigoni della tele chessò mi bastava uno qualsiasi dei fratelli Salvatore (Il diario del vampiro), oppure Angel o Spike di Buffy, o ancora Brad Pitt in intervista col vampiro… bèh sono sfigata che ce vuoi fa?

Ti ringrazio infinitamente per la bellissima recensione e spero di vedere presto il tuo commento anche su questo capitolo

Besos

Eli

 

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

152 preferiti

12 ricordata

206 seguiti

709 letture

361 commenti *_*

94 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *-*

Non posso ancora crederci…aumentano sempre non so davvero come ringraziarvi.

 

 

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Capitolo 29
*** In Vodka Veritas [first part] ***


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Sì, sì tranquille è tutto reale non è frutto della vostra immaginazione. Ho aggiornato davvero *si innalza un canto di angeli scesi in terra per l’occasione straordinaria*.

 

Scusate sono stata letteralmente immersa nel lavoro e, come se non bastasse, una volta scritto il capitolo non mi piaceva affatto e ho deciso di riscriverlo ù.ù per poi invece postarvi oggi un collage del vecchio col nuovo (altrimenti non ne venivo più a capo). Il risultato lo lascio giudicare a voi sperando che non mi pervengano lettere minatorie a casa.

 

Prima di iniziare.

Il capitolo è composto da diversi POV: Edward, Isa e poi di nuovo Edward (c’è comunque scritto di volta in volta ma mi sembrava giusto precisarlo prima).

Avevo promesso un capitolo che si collocava sempre a casa di Alice. Se nello scorso ci siamo strutte con il capitolo melodrammatico di Jasper e Alice qui troveremo il capitolo di Edward e Isa (con un antefatto, diciamo).

L’ultimo POV di Edward è rosso, red, rouge, 红色, أحمر (per quanto abbia cercato di renderlo meno esplicito e volgare possibile). Donne avvisate mezze salvate.

Ultimissima cosa: avrete notato che nel titolo ho evidenziato la dicitura “Parte Prima” ecco, questo perché originariamente il capitolo doveva essere unico poi, come al solito, mi sono dilungata prendendo i più reconditi sentieri del mio ‘cervello’ e quindi ho deciso di dividerlo a metà (l’altra parte è ancora in fase di lavorazione) per non farvi aspettare un altro secolo. In ogni caso prendete il titolo del capitolo come spoilerone del prossimo ;).

 

Un grazie speciale alla mitica Elisa (non io, ovviamente…non sono così pazza da autoelogiarmi in questo modo) che si meriterebbe un monumento per il solo fatto di tollerarmi e alla fantastica barbyemarco, mia guida spirituale nonché beta di questa fic, che senza di lei si sarebbe fermata al secondo capitolo, alla quale voglio dedicare il capitolo come (piccolo) regalo di compleanno. AUGURIIIII (tesoro anche se non ci sentiamo più spesso come prima sappi che faccio sempre tesoro dei tuoi consigli ;)).

 

Vi avverto che la Beta ha ancora il pc ko. Il capitolo non è betato e verrà sostituito con quello corretto non appena lo riceverò.

 

Vorrei ringraziare personalmente Mirya per la bellissima e commovente recensione! Ricevere un commento da una scrittrice del tuo calibro mi rende più che onorata. Grazie, davvero!

 

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Bad Girl

[Edward Cullen]

 

Cap. Tweenty eight    In Vodka Veritas  [first part]

 

 

 

< … una pastiglia la mattina e una la sera dopo i pasti >.

Ascoltai le voci provenire dallo studio di mio padre.

“Il dottor Cullen, una vera benedizione per noi vecchietti”

I pensieri dell’anziano erano di riconoscenza. Come del resto quelli di tutti gli altri suoi pazienti.

Mio padre, oltre che lavorare all’ospedale di Forks, svolgeva, ad appuntamento, delle visite presso il suo studio per tutte quelle persone impossibilitate a raggiungere l’ospedale o che volessero una sua personale consulenza.

Nonostante lo scetticismo iniziale per la giovane età del dottor Cullen, la voce che fosse un buon medico era circolata velocemente e ben presto il suo studio era diventato un via vai continuo di persone.

Ancora poco e avremmo dovuto mettere il numerino all’entrata.

Esme diceva che era un bene che non restassimo troppo isolati per non destare sospetti.

 

Sbuffai infastidito.

Era incredibile il numero di persone ipocondriache in questo posto con un rapporto di una discoteca su dieci farmacie.

 

“Questa sciatica non mi da tregua”

< Arrivederci signor Smith >, disse Carlisle con il suo solito tono cortese.

Sentii le ruote della poltrona muoversi, segno che si era alzato per accompagnare il suo paziente alla porta.

< Mi chiami per qualsiasi cosa >, aggiunse.

< La ringrazio dottore. Arrivederci >, si congedò.

 

Mi sollevai stancamente dal divano in pelle per raggiungere il piano di sopra.

Sulle scale incrociai il Signor Smith che lentamente le scendeva.

“Fammi passare ragazzo!”, pensò con tono incazzoso nonostante sul suo viso rugoso non ci fosse alcun segno di astio, anzi, dalla piega orizzontale delle sue labbra sembrava addirittura sorridermi.

Mi scansai per fallo passare seguendolo con lo sguardo.

“Non ci sono più i ragazzi di una volta”, pensò contrariato valicando la porta d’uscita.

Peccato che fossi anche più vecchio di lui…

 

 

Picchiettai lievemente le nocche sulla porta semiaperta dello studio di Carlisle.

Come se non sapesse già che ero lì fuori…

< Entra >.

Con l’ausilio di due dita spinsi lentamente la porta fino ad aprirla completamente.

< Hai due minuti papà? >, chiesi con un sorriso stampato sulle labbra.

Talvolta mi risultava davvero difficile chiamarlo in quel modo.

L’uomo che avevo di fronte non aveva che l’aspetto di un trentenne eppure la stima per lui era qualcosa di molto profondo.

Non potevo che ammirarlo. Ammirare quello che faceva per scontare una colpa che dopotutto non aveva. Nonostante le mie due lauree in medicina e la mia competenza, non avrei mai potuto svolgere il suo lavoro.

Una continua tentazione.

Pressappoco come un alcolista impiegato in un negozio di liquori, ecco come la vedevo io. Per lui invece doveva essere come un diabetico in un negozio di dolciumi: tentato ma non così tanto da farsi del male.

< Certo >, mi fece cenno di accomodarmi sulla sedia di fronte a lui.

Osservai le sue iridi ambrate così simili alle mie.

Si mise in posizione d’ascolto appoggiando i gomiti sulla scrivania.

“Come posso esserti utile?”.

Lessi velocemente quella domanda nella sua testa.

Niente inconvenevoli. Ammiravo anche questo in lui.

< Ho bisogno di… informazioni >.

“È successo qualcosa?”

< Nulla >, scossi la testa e sembrò rilassarsi.

< Alice Brandon >, pronunciai quel nome velocemente. Se qualche umano fosse stato presente non se ne sarebbe minimamente accorto.

Era da quando l’aveva vista alla sua festa che Jasper non faceva altro che pensare a lei, malgrado avesse tentato di celarmi i suoi pensieri in tutti i modi.

Purtroppo non avevo una visione completa e, quasi certamente, c’era qualcosa che mi stava nascondendo.

L’ idea di chiedere informazioni a Carlisle era scaturita poiché, saputo che Alice e Isa erano a casa da sole, Jazz aveva subito insistito al voler andare a controllare. Questo non era proprio da Jasper.

Per proteggerle”, aveva affermato cercando di apparire convinto ma, purtroppo per lui, io non me la bevevo così facilmente.

Avevo comunque accettato la sua proposta mostrandomi per nulla sospettoso nei suoi riguardi.

< Lei sa? >, domandò Carlisle senza scomporsi.

Era strano mi facesse una domanda del genere visto che, ancor prima di iniziare il discorso, avevo assicurato che non si trattasse di nulla di cui preoccuparsi.

Il tono poi in cui l’aveva pronunciata mi lasciò perplesso. Come se lo stesse chiedendo più a se stesso che a me.

< Non credo >, mi affrettai comunque a rispondere.

< Ho conosciuto sua madre, Mary >, iniziò a raccontare e vidi immediatamente materializzarsi nella sua testa il viso di una giovane donna.

Alice?

So a cosa stai pensando: sono due gocce d’acqua”, affermò mentalmente.

Era davvero incredibile la somiglianza tra Alice e la donna che vedevo nella testa di Carlisle. Stessi lineamenti sottili, stessi occhi espressivi e neri, stesse labbra carnose…

Carlisle si alzò dalla poltrona di pelle nera. Mi diede la spalle osservando qualche libro di medicina dalla libreria apposta dietro la scrivania senza prestare reale attenzione a nessuno di quei titoli.

 

Iniziò a raccontarmi di come l’aveva conosciuta in ospedale e, nuovamente, delle immagini molto nitide si materializzarono nella sua mente, rivivendo quasi l’accaduto.

A quanto pareva quella donna in dolce attesa si trovava già in ospedale per un banale controllo quando aveva accusato intensi dolori all’addome accasciandosi al suolo.

L’immagine poi si spostò da tutt’altra parte, in una anonima stanza d’ospedale, dove vidi la donna distesa su un lettino improvvisato e moltissimo sangue irrigarle le gambe. Come uno stupido trattenni il respiro come se mi fossi trovato lì, realmente di fronte a quella donna.

La cosa che mi colpii maggiormente fu l’espressione di Mary nonostante quello che le stava accadendo. Certo, il suo viso era visibilmente contratto dal dolore, eppure riuscivo a percepire una strana calma nei suoi occhi mentre l’infermiera predisponeva il necessario per tentare un operazione d’emergenza.

Inaspettatamente vidi gli estremi delle sue labbra rosee tirarsi in un sorriso nella direzione di mio padre.

Grazie” gli sussurrò appena.

 

< Le condizioni di Mary erano critiche, il battito cardiaco diminuiva a vista d’occhio…non c’era nulla da fare. Le stavamo perdendo >, Carlisle parlò interrompendo per un attimo il flusso delle immagini.

 

< Ma un leggero battito, quasi impercettibile persino per il mio udito, mi fece immediatamente capire che forse non tutto era perso>.

 

.

 

< Alice >, sussurrai incredulo.

 

Annuì con un lieve cenno del capo.

 

Rimasi immobile, pietrificato.

Quel ‘grazie’ al quale non avevo inizialmente dato la minima importanza adesso celava mille, e più,  significati.

Impossibile non ricollegarlo a quanto analogamente era avvenuto con mia madre; quando aveva pregato Carlisle di salvarmi da morte certa, come se, in qualche modo, sapesse che Carlisle era in grado di farlo, come se sapesse chi, o cosa fosse in realtà.

 

Sembrava che il destino si divertisse a giocare in questo modo con le nostre anime

che anche Alice fosse destinata a diventare una di noi? E Jasper in che modo era coinvolto in tutto questo?

 

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

 

 

Con Debby non andò esattamente come sperato.

Avevo sì scoperto che tradiva il suo ragazzo ma… non con Emmett.

Per poi alla fine venire a sapere anche che tutte le cheerleader avevano lo stesso identico tatoo con la rosa in quanto peculiarità dello stemma della nostra squadra: due rose intrecciate su una spada.

Chissà se qualcuno lassù si divertiva delle mie continue figure di merda?

 

< Menomale che se ne è andata… >, sbuffai appoggiandomi con i gomiti al ripiano centrale della cucina di Alice riferendomi alla fuga di Debby.

 

< Dopo che l’hai insultata direi che era il minimo che potesse fare >, lessi una punta di rimprovero nella sua voce squillante.

 

Non l’avevo insultata….

 

Fissai Alice con lo sguardo più innocente di questo mondo e lei, di rimando, me ne rivolse uno piuttosto eloquente.

 

Ok, forse un pochetto…

 

< Ma come facevo a sapere che avessero tutte lo stesso tatuaggio, scusa? >, mi lagnai in mia discolpa.

 

< Credo fossi l’unica a non saperlo >, disse convinta mentre recuperava una ciotola di plastica blu dal mobile in basso. Aveva in precedenza suggerito di preparare una torta di mele.

 

< Sbuccia queste >, ordinò passandomi delle mele e un coltello col manico nero.

 

Avvicinai uno sgabello alto al tavolo e iniziai a fare come aveva detto. Peccato che la mia manualità in cucina fosse pari a quella un lottatore di sumo alle prese con un bicchiere di cristallo di Boemia e, che quindi, della mela non restava che il torsolo.

 

 

In quel momento qualcuno suonò alla porta.

Guardai prima Alice e poi l’orologio.

Era ancora presto per la consegna della pizza. Impossibile che l’omino avesse capito male anche se non lo escludevo poi del tutto.

Dopo essersi asciugata le mani con uno strofinaccio bianco, Alice andò a vedere chi potesse essere. Se era ancora Debby non avrei resistito dal strapparle quella chioma bionda.

 

Mi sbagliavo: nessun omino albanese delle pizze, nessuna oca bionda bensì due figure dall’aspetto angelico che si palesarono in cucina sorridenti.

 

Indecente, era assolutamente e assurdamente indecente, Edward. Come poteva presentarsi vestito in quel modo senza che non immaginassi di sequestrarlo e legarlo al mio letto, completamente nudo, per giorni. Ero malata, lo sapevo e, poco ma sicuro, stavo sbavando, ne ero certa. Già potevo vedere la mia faccia con tanto di occhi sbrilluccicosi e bavetta all’angolo della bocca.

I miei sospetti trovarono conferma perché Edward mi dedicò il suo solito sorriso sbieco e bastardo di chi sa perfettamente l’effetto da cardiopalma che sorbisce alle posseditrici sane di patata.

Decisi di non cedere così facilmente al suo fascino, – o per lo meno di non farglielo capire manifestamente, – svelta riacquistai un aspetto dignitoso recuperando la quantità di salivazione necessaria per articolare una delle mie solite frasi pungenti che denotasse la mia indifferenza, – decisamente mal celata -,  nei suoi confronti.

 

< Non riesci a stare proprio senza di me, eh? >. Il tono ironico e un tantino pungente c’era, il sorriso da stronza pure. Perfetto.

 

In risposta sorrise ancora più apertamente mostrando quella fila ordinata e bianchissima di denti perfetti facendomi per un attimo dimenticare persino come mi chiamassi.

Uno a zero per lui, come sempre, del resto.

 

 

 

Bad Girl

[Edward Cullen]

 

 

Dannazione!

 

Perché non riuscivo a leggere nella sua mente?

 

Io e lei su quel letto da soli.

Come due calamite i nostri corpi aderivano perfettamente e, nonostante la stoffa dei vestiti, riuscivo a sentire indistintamente il calore della sua pelle sulla mia.

Fuoco. Era bollente.

 

I suoi capelli leggermente ondulati sapevano di balsamo e l’odore dolce della sua pelle mi stava facendo impazzire.

 

Perché non riuscivo a pensare ad altro che ai nostri due corpi nudi avvolti dalle coperte?

 

Il suo respiro caldo che mi accarezzava una guancia non aiutava affatto. Eravamo troppo, troppo vicini per consentirmi di ragionare razionalmente.

Sfregò leggermente la sua gamba contro la mia bloccata tra le sue. Sperai che il suo fosse un gesto del tutto involontario. Fu la sua leggera risata a farmi capire che non era affatto così. Indietreggiai di poco con la testa per guardarla negli occhi.

Le sue iridi color cioccolato mi scrutarono furbi. Era incredibile l’espressività che avessero. I suoi occhi erano davvero l’unico specchio in grado di rilevare i suoi pensieri.


Fu lei a distogliere lo sguardo per prima.

Gliene fui grato, perché rischiavo davvero di non riuscire più a controllarmi.

E invece quello non fu altro che l’inizio di un nuovo attacco.

Si posizionò col viso nell’incavo del mio collo. Lentamente appoggiò le sue labbra sulla mia pelle e iniziò a lasciare una scia di baci infuocati. Risalì lentamente fino a scorrere di baci il contorno della mia mandibola.

 

Appoggiai le mani sui suoi fianchi e prontamente invertii le posizioni. Ora ero io nella posizione di comando, sopra di lei. Non poteva sfuggirmi.

Prese a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore mentre il suo sguardo penetrante mi studiava minuziosamente.

Le accarezzai lentamente una guancia e poi col pollice lambii le sue labbra morbide e sentii il suo respiro eccitato sulla mia pelle.

Col l’altra mano le sfiorai la pelle scoperta del fianco disegnando invisibili cerchi. Sussultò a quel contatto.

Osservai i suoi occhi sgranarsi dallo stupore mentre scendevo a baciarle il ventre piatto con studiata lentezza. Non compresi se avesse la pelle d’oca a causa del mio respiro fresco o per l’eccitazione. Immaginai fosse un combinazione di entrambe le cose.

Baciai ogni singolo lembo di pelle, sfiorandola leggermente con le labbra, per poi assaporarne curioso il gusto con la punta della lingua. Aveva un buon sapore, la sua pelle.

Il forte e prepotente odore di donna mi bruciò nelle narici e scatenò in me il desiderio incontrollabile di liberarci di quei superflui e fastidiosi vestiti, di toccarla, di leccare ogni angolo – visibile o recondito – del suo corpo, di godere dei suoi gemiti di piacere e di possederla per tutta la notte e oltre.

Presi a mordicchiarle leggermente i fianchi facendola sospirare di piacere.

Il desiderio incessante del suo sangue infiammava la mia gola. Ingoiai a vuoto un fiotto di veleno che, piuttosto che alleviare la mia sete, ne alimentò ulteriormente l’intensità. Ardeva.

Non potevo e non volevo farle del male.

Le sue dita affusolate tra i miei capelli richiamarono la mia attenzione. Portai la sua mano sulle mie labbra e ne baciai delicatamente i polpastrelli uno ad uno, lentamente.

< Edward, cos’hai? >, domandò notando probabilmente il precedente attimo di turbamento.

In risposta avvicinai le mie labbra al polso e ispirai forte l’odore del suo sangue, lì dove riuscivo a sentirlo pulsare con maggior intensità.

< Mi stai facendo impazzire >, parlai con voce maledettamente roca e tremante.

Sorrise birichina e strinse inaspettatamente le gambe attorno al mio bacino. In quel modo, oltre l’odore, riuscivo a percepirne anche il calore che come una fiamma viva mi stava man mano consumando.

Quella vicinanza inaspettata non mi permise di articolare alcun pensiero razionale. La volevo, la desideravo tanto da star male. La desideravo come nessuna mai prima.

Si sollevò con la schiena senza spostare la posizione delle gambe.

< Edward >, sussurrò seducente a pochissimi centimetri dalle mie labbra.

Catturai con le labbra le sue.

Non c’era altro da aggiungere.

Le assaggiai lentamente cercando di trattenermi per rendere il bacio più dolce.

< Edward… >, mormorò nuovamente sulla mia pelle.

Mi presi un attimo per guardarla mentre non smettevo di baciarla.

Era davvero bellissima. La schiera di nere ciglia folte non mi permettevano di guardarla negli occhi. Sembrava davvero così… concentrata.

Con la lingua cercai di farmi spazio tra le sue labbra. Me lo permise schiudendo leggermente le sue morbide e bagnate. Il bacio si fece man mano più intenso… più famelico. Le nostre lingue si lambirono, si sfiorarono bisognose.

< Forse…è…>, cercò di articolare tra una ripresa e l’altra d’ossigeno.

Sorrisi di traverso e riportai le sue labbra sulle mie trattenendola.

Sarei stato ore ore a baciarla senza mai staccarmi, se lei non avesse avuto bisogno di respirare.

Appoggiò le sue mani sul mio petto e spinse debolmente, così debolmente da risultare più una carezza che un tentativo di allontanamento. Era buffa, combattuta, ma buffa e non potei fare a meno di sorridere di nuovo.

Mi scostai dal suo corpo combattendo contro il desiderio di lei e quasi non cadde in avanti.

< Ti diverti? >, chiese infastidita.

< Molto >, ammisi.

Si mise a sedere sul lettone incrociando le gambe e guardandomi un po’ accigliata.

< Usciamo? >, se ne uscì d’un tratto.

Cosa? Cosa? Cosa?

No, assolutamente no.

< Dai lo sai che scherzavo, no? >, tentai di persuaderla scostandole i capelli da un lato e baciandole lievemente il collo.

Rise vittoriosa.

< Cattiva >, le mordicchiai leggermente il collo.

< Te lo meriti >, evitò i miei baci alzandosi goffamente dal letto.

< Andiamo? >, insistette picchiettando un piede a terra.

Neanche morto…o meglio: neanche vivo!

Allungò una mano verso di me, l’afferrai assecondandola ma, piuttosto che alzarmi, feci leva sul mio peso all’indietro e cademmo sul letto insieme.

Non poteva lasciarmi così insoddisfatto. La volevo troppo per permetterle di abbandonarmi.

< Resta >, le sussurrai in un orecchio.

Scesi a baciarle dolcemente la mandibola imprimendole una serie di baci sul collo.

< Ti prego >, bisbigliai sulla sua pelle calda.

Si posizionò meglio sopra di me sedendosi sulla mia erezione.

Mi sa che l’avevo convita a restare…

Mi baciò con enfasi, approfondendo il bacio fin da subito.

La passione era palpabile, potevo percepirla, quasi toccarla e sicuramente fiutarla.

Anche lei mi voleva.

Invertii nuovamente le posizioni facendo attenzione a non pesarle addosso.

Introdusse le mani sotto la maglietta a maniche corte che indossavo col chiaro intento di toglierla. La favorii aiutandola a eliminarla del tutto. Le sue mani scottavano come lava sulla mia pelle. La maglietta finì ai piedi del letto.

Restò a contemplare ammaliata per qualche instante il mio corpo. Disegnò i contorni dei miei pettorali per poi scendere sugli addominali. Ebbi un sussultò quando sfiorò la cintola dei jeans, jeans che erano diventati incredibilmente troppo stretti, mi soffocavano.

Imprigionò ancora le mie labbra succhiandole avida.

Scesi a sbottonarle la maglietta che fungeva da pigiama. Le mie labbra trovavano fameliche altra pelle da baciare ad ogni bottone che veniva aperto.

Le baciai il seno morbido e tondo coperto ancora dalla stoffa del suo semplice reggiseno nero.

Feci scivolare una spallina mentre mi soffermavo a baciarle la clavicola.

Il battiti frenetici del suo cuore mischiati ai nostri respiri scandivano i minuti.

Le spogliai completamente della maglietta e la guardai in tutta la sua bellezza.

Ci morirei...ci morirei su quel tuo corpo bianco e bello morirei.

E tu lo sai...Dio se lo sai

Il mio sguardo si posò più di ogni altra cosa sulle sue dolci rotondità.

Stupenda, fantastica, eccitante Isa…

Mi soffermai ad toccare i suoi seni sodi, li strinsi delicatamente, senza farle male. Dalle labbra le sfuggì un gemito che mi eccitò oltre l’immaginabile.

Non potevo resistere oltre.

Mi sollevai dal letto e, di conseguenza, anche da lei. Mi fissò contrariata ma capì immediatamente dopo il reale motivo.

Portai svelto le mani al primo bottone con l’intento di sbarazzarmi definitivamente di quei jeans ma la mano di Isa mi interruppe fin dall’inizio.

Per un istante temetti che avesse cambiato idea e probabilmente impallidii, o almeno più del normale.

Fu da un suo sguardo che capii che in realtà non voleva che essere lei a farlo.

Allontanai allora le mani dalla cintola lasciandole libero accesso.

Nonostante la determinazione nei suoi occhi, le mani le tremavano.

Slacciò il primo bottone con una lentezza che, ancora poco, e sarei diventato vecchio in un istante, se possibile.

Era meglio se avessi fatto da me.

Mi strussi nell’ attesa. Anche se in realtà, dovevo ammettere che, tutto quell’indugio non faceva che aumentare maggiormente il desiderio di lei, sempre che già non ne avessi superato il limite.

Le sue dita incerte sfiorarono accidentalmente la stoffa dei boxer.

Ero davvero al limite della sopportazione.

Dove diavolo era finita “miss fa che gli cada” quando serviva?

< Posso? >, le chiesi gentilmente afferrando i due lembi dei jeans semi-aperti.

Non le diedi neanche il tempo materiale di rispondere che con rapidità, uno dopo l’altro, ogni bottone aveva lasciato la sua asola.

I jeans scivolarono verso il basso lasciandomi finalmente libero.

I suoi occhi color cioccolato si sgranarono inizialmente dalla sorpresa che successivamente si sciolse in un sorriso malizioso che sembrò gridare a gran voce: “sei mio”.

La condussi con cura sul letto distendendomi sopra di lei.

La sentì trasalire quando la mia erezione le sfiorò l’inguine.

Baciai ogni millimetro del suo petto. Con foga – troppa forse - le scostai il reggiseno. Il suo seno era ancora meglio di come lo avevo immaginato. Così pieno, così morbido…così invitante. Ne succhiai i capezzoli già turgidi e mi divertii a stuzzicarla lievemente con i denti mentre, sotto di me, il suo cuore tamburellava impazzito e i suoi respiri erano sempre più accelerati.

 

“Edward, Edward”

 

I pensieri di Jasper nella stanza accanto erano sempre più seccanti e irritanti. Doveva volere davvero la morte se aveva l’ ardore di disturbarmi in un momento come quello.

 

“Stronzo”


Ebbe anche la faccia tosta di insultarmi.

Un ringhio mi morì in gola. Non volevo di certo spaventare Isa per colpa di quello stupido. Sperai comunque che lui mi avesse sentito e che gli fosse servito come avvertimento.

 

“Sarò qui fuori”

 

Lo sentii in corridoio mentre si dava alla fuga. Ecco bravo. Vai e non rompere più.

 

< Ahi! >.

 

Il lamento di Isa mi ridestò dai pensieri omicidi verso mio fratello.

 

Mi sollevai immediatamente sulle braccia e vidi quello che avevo appena combinato: il petto di Isa era ricoperto da chiazze rosse lì dove erano passate le mie labbra.

Ero stato così preso da non accorgermi che i miei baci erano diventati sempre più passionali, sempre più violenti e impetuosi.

 

Balzai dall’altro lato del letto, superandola.

Sospirai portandomi entrambe le mani sul viso. Come avevo potuto farmi prendere così la mano?

 

< Edward, non è successo nulla >, la sua voce era quasi un sussurro ma non c’era traccia di paura. Avvertivo invece un tono di colpevolezza quasi come se quello che era successo fosse a causa sua.

 

Sì, questa volta non era successo nulla ma cosa sarebbe successo se l’avessi morsa o, peggio, uccisa?

Non potevo permettermi distrazioni in momenti come questi. Sarebbe bastata una leggera pressione in più o un movimento sbagliato per massacrarla senza neanche accorgermene.

 

Avvertii le sue dita leggere sui miei capelli.

Mi scostai in malo modo lasciandola allibita.

Non volevo mi toccasse. Non in quel momento.

 

Mi accorsi subito dell’ errore: lei non c’entrava nulla, l’unico con cui dovevo prendermela ero io. Nessun’altro.

 

< Scusa >, mi voltai verso di lei cercando di sorriderle senza mostrarle i denti. Non era il caso di spaventarla ulteriormente.

 

< Certo che sei strano forte, eh? >, mi riprese con il suo solito tono di voce canzonatorio e poi scoppiò a ridere buttandosi all’indietro.

 

Rimasi un po’ turbato.

L’avevo letteralmente mangiata di baci e il mio comportamento in generale era stato tutto fuorché normale e lei cosa faceva? Rideva come una matta.

Che non fosse una ragazza comune l’avevo capito fin dall’inizio ma non immaginavo così tanto.

 

Si coprì col lenzuolo ma senza alcuna traccia di imbarazzo, piuttosto potevo ancora intravedere nei suoi occhi ilarità. Si posizionò accanto a me, prona. Emisi un sospiro di sollievo nel vedere che le chiazze rosse sulla sua pelle chiara erano quasi ormai del tutto sparite.

Mi attardai ad ammirare quelle parti di pelle ancora scoperti. Le cosce e parte della schiena.

Era davvero qualcosa di eccezionale: i capelli scompigliati le ricadevano sulla fronte e sul viso, le labbra erano rosse e piene come non mai e gli occhi erano lucidi e incredibilmente intensi.

Era il rallentato risveglio di un fiore.

 

Il mio corpo – era più che evidente - la desiderava ancora. Sentivo il bisogno di stringerla nuovamente tra le braccia, di sentire il suo calore sulla mia pelle.

Ma oramai il nostro il momento magico era rovinato.

Cercai di reprimere l’erezione che ancora non mi aveva abbandonato. Forse più tardi l’avrei accontentato solitariamente.

 

Mi chinai solo per baciarle dolcemente una guancia ma lei si voltò all’improvviso facendo sì che il bacio si depositasse leggero sulle sue labbra.

 

< Andiamo? >, propose con un lieve sorriso.

 

< Sì >, sospirai poco convinto sul suo volto.

 

Un altro minuto in quella stanza e non sarei stato in grado di placare la voglia che avevo di assaporare nuovamente il suo corpo.

 

 

 

 

---------

Care le mie bad girl il capitolo si conclude qui…ma, come ho detto, ci saranno parecchie sorprese nel prossimo (già il titolo dice tutto).

 

Devo dire che questo capitolo mi ha dato parecchio filo da torcere e, tutt’ora, non ne sono completamente soddisfatta. Tutta la prima parte avevo pensato di eliminarla e di partire direttamente dalla camera da letto ma, seppur noiose, quel pezzo conteneva informazioni importanti e non trascurabili. Spero che non vi sia dispiaciuto. Poi, come avrete già capito, mi piace incasinarmi l’esistenza e quindi ho optato per il pov di Edward nella parte hot quando forse mi sarebbe stato più semplice utilizzare quello di Isa (col quale ho ormai più confidenza ;)). Spero che la mia scelta non vi abbia lasciato insoddisfatte.

 

Visto che mi è stato giustamente fatto notare inserisco una piccola spiegazione:

 

Nel secondo capitolo Edward e Isa hanno un rapporto occasionale nel bagno di un bar ma questa è realmente la prima volte che la vede nuda visto che in quel capitolo le alza solo la gonna e consumano velocemente…diciamo che non aveva avuto il tempo di contemplare il suo corpo in quell’occasione ;).

Da allora sono cambiate sicuramente molte cose.

In ogni caso, questo Edward non è come quello della Meyer è sicuramente un Edward che si lascia guidare dagli istinti e non ha alcun problema ad avere rapporti intimi con una donna, solo che rimane comunque un vampiro: l’odore del suo sangue unito alla distrazione causata da Jasper nella stanza accanto gli ha fatto perdere un po’ la testa e si è, penso lecitamente, spaventato di averle fatto del male vista la sua innegabile forza.

Poi mi avete fatto notare lo stacco netto tra le due parti del capitolo sul quale non posso darvi torto. Avevo anche provato a descrivere tutto il pezzo mancante tra la scena della loro entrata in casa e il passaggio in camera da letto ma la cosa diventava davvero troppo pesante, credetemi, sia per voi lettori che per me.

Mentre per quanto riguarda lo stacco tra questo capitolo e il precedente è normale che ci sia. Non era una continuazione di quel capitolo visto che questo si svolgeva ‘nel mentre’.

Spero di aver fatto chiarezza e rimango comunque a vostra disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti

 

Preciso che le frasi:

Ci morirei...ci morirei su quel tuo corpo bianco e bello morirei. E tu lo sai...dio se lo sai…

E

Era il rallentato risveglio di un fiore.

Sono rispettivamente di Biagio Antonacci e di Umberto Tozzi.

 

Dopo questo, prima del capitolo di Emmett, pensavo di inserire una cenetta alquanto particolare e divertente con degli ospiti a sorpresa...

Vediamo che si può fare…lasciatemi riordinare un le idee.

 

 

Siamo arrivate a 380 recensioni WOW! Ragazze sono davvero commossa! Lasciatevi abbracciare virtualmente una ad una. SIETE LE MIGLIORI!    

 

 

 piccolinainnamora

 

Ciao Tesora,

non posso che ringraziarti per i bellissimi complimenti!

Come potrai notare ho aumentato la dimensione del carattere. Spero che così vada bene. Fammi sapere.

Baci, Eli

 luisina 

Carissima,

quando ho visto la recensione mi si sono illuminati gli occhi!

Ho sempre avuto timore che immedesimandomi troppo nei personaggi – come spesso mi succede - essi si ritrovino ad essere tutti uguali o, al contrario, addirittura, vuoti e con uno spessore pari a quello di una sottiletta scraft. Il fatto che mi scrivi che i miei personaggi assumono fattezze proprie è il più bel complimento che mi puoi fare. Non posso che sentirmi onorata dai tuoi complimenti di apprezzamento visto che ti reputo una scrittrice talentuosa in grado di pubblicare realmente qualcosa nella vita.

Per quanto riguarda l’ultimo pezzo che mi hai scritto riguardo l’ironia, ci ho pensato e non so se sono completamente d’accordo con te su questo. Ti spiego meglio: è verissimo quando dici che è difficile riuscire a far ridere facendo dell’ironia perché spesso si fa lo sbaglio di cadere troppo nel volgare o nel banale finendo per non far ridere e, anzi, facendo annoiare o,peggio, irritare il lettore. Ma secondo me è ugualmente difficile scatenare le lacrime del lettore facendolo emozionare. È ovvio che questo dipende molto da persona a persona secondo la propria sensibilità ma secondo me la difficoltà sta proprio nel trasmettere qualcosa (riso o pianto che sia).

Aspetto, se puoi, delle considerazioni su questo, soprattutto visto che era un capitolo quasi interamente pov Edward e so quanto a te riesca divinamente. Ogni consiglio o critica da te è ben accetto.

Ps: quando aggiorni My boss is…?

Un bacione

Eli

 RenEsmee_Carlie_Cullen

 

Che sollievo! Pensavo non ti fosse piaciuto.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

Un bacione,

Eli

 Bella_kristen 

Ciao carissima!
i capitoli te li dedico perché li meriti davvero!
Grazie per i meravigliosi complimenti e per la meravigliosa recensione. Mi ha fatto davvero molto piacere sapere che lo scorso capitolo ti sia così piaciuto.
Alla fine anziché aprire una ff parallela per le scene hot ho optato, per il momento, per abbassare un po’ i toni cercando di non cadere sul volgare…spero tanto di esserci riuscita.

Che dire? Spero immensamente che il capitolo ti sia piaciuto.

Aspetto tue notizie.

Bacioni,Eli

 Antonya

Amora (arrivo subito a queste confidenze)

Non so davvero che dire! La tua recensione è magnifica!

Ti ringrazio moltissimo per le bellissime parole.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto perché ho avuto parecchie difficoltà a scriverlo.

Aspetto le tue impressioni

Bacioni e a presto,

Eli

 Frafra9 

Ciau Fra,

sono contenta che vada tutto bene ;)! Spero prosegui in questa direzione.

Che ne pensi del capitolo? Povero Eddino sedotto e abbandonato…eheh

Spero di non essere caduta nel volgare e aspetto tue notizie su questo capitolo.

Grazie infinitamente per i complimenti che mi fai, tutti ben accetti.
bacioni

Eli

 Mirya 

Carissima,

quando ho visto la tua recensione mi stava per venire un colpo!

TU che ti sei presa una cotta per la mia ff? è proprio vero che il mondo finirà nel 2012 come predetto dai Maya *tocca ferro*.

A parte questi stupidi scherzi non so davvero come ringraziarti, cosa dire… mi hai letteralmente spiazzata.

E poi quello che hai scritto…mi hai fatto sciogliere come un kinder delice al sole.

Mi verrebbe voglia di fare un quadretto della tua recensione. Giuro, mi hai commossa. L’avrò riletta circa una ventina di volte.

 

Questa fic è partita per gioco, come hobby, senza tante pretese e, devo ammettere che mi diverte davvero scriverla. Se poi diverte anche voi allora questo non può che rendermi felice.

Spero che tra un impegno e l’altro continuerai a leggere le mie pazzie. Ovviamente qualsiasi critica e/o consiglio sono più che ben accetti.

 

Un grosso bacione e ancora grazie per essere passata

Eli

 Frencykka

Ciao tesora!

Ti ringrazio per la bellissima recensione! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!

Spero che anche questo ti abbia preso.

È ovvio che non mi scordo di te, come potrei?

Aspettati un capitolo con dedica ;)

Bacioni,

eli

 red apple

Ciao Annamaria!

Dunque, su Jazz hai ragione. L’ho caratterizzato così come me lo sono sempre immaginato io. Un ragazzo riservato, dolce e sensibile che però cerca di nascondersi dietro la corazza del Jasper-Soldatino-valoroso. Poi volevo che per una volta non fosse Edward quello con troppe seghe mentali…quindi è toccato a lui questo ruolo XD.

Dunque Rosalie stai tranquilla, non l’ho sostituita. Ti ricordo che i capitoli (la maggior parte) sono Punti di vista di Isa e quindi, non per forza corretti (non sapendo i vari avvenimenti lei CREDE di aver visto Debby)

Se hai altre domande sono a tua disposizione.

Grazie per lo splendido commento e aspetto tue notizie su questo!

Bacioni,

Eli

 Lau_twilight 

Lau menomale che ci sei tu che mi comprendi!!! Se il mio lavoro fosse scrivere lo farei puntualmente ma purtroppo tra il lavoro, la famiglia, la casa, il ragazzo e tutto quello che mi capita è difficile per me essere puntuale. Sorry.

Non so davvero come ringraziarti per tutti i complimenti che mi fai. Sei fantastica.

Sono strafelice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e il tuo commento mi stava per fare commuovere, davvero <3!

In questo capitolo si è scoperto cosa facevano i nostri due protagonisti… cattivelli!

Spero che ti sia piaciuto e di non aver deluso le tue aspettative.

Aspetto tue notizie

Un bacione

Eli

 ieia 

Ciau Erika,

com’è andata la gita a Monaco? Spero che tu ti sia divertita un casino!

Grazie per il bellissimo commento! Spero vivamente che anche questo capitolo ti sia piaciuto con i due nostri amati piccioncini intenti a fare le zozzerie… se questo ti è piaciuto non oso immaginare il prossimo… se mi viene come dico io (come cel’ho in mente) potrebbe essere una bella sorpresa per voi lettrici!

A presto,

Eli

 kandy_angel

 

oddio tesora, ti ho fatto piangere? Non so se esserne contenta…bèh significa che ti è piaciuto! Grazie per avermi ‘donato’ qualche lacrimuccia!

Spero che questo invece ti abbia scaturito altre emozioni…

Un bacione

Eli

 Dreamerchan

Eccoti qua!

Come farei senza di te?

Grazie per la recensione dello scorso capitolo!

Spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto… anche se ho dovuto interromperli sul più bello -.-

Aspetto la tua impressione

besos

 simo87 

Amora, tu si che mi capisci!

Scommetto che questo capitolo ti è piaciuto!

No?

mmm…

e sì, lo so sono cattiva a interromperli in quel modo che poi Eddino deve fare tutto da sé (Eddino vuoi una mano? Eheheh). Che cattiva che sono.

Aspetto tue notizie

Bacioni,

Eli

 lampra 

Ebbene sì attualmente sto tradendo Edward con Damon…ma non dirglielo… sai quanto è sensibile, no? Ho visto giusto ieri l’ultima puntata del Diario del Vampiro e sono ancora sconvolta.

Tornando alla fic. Grazie infinite per lo scorso commento e soprattutto per i complimenti che mi fai.

Esatto era la mamma veggente di Alice…e anche qui ho cercato (nella prima parte) di aumentare i dettagli riguardo quella storia.

Spero che in generale il capitolo ti sia piaciuto perché sono entrata un po’ in crisi. Non dico la solita crisi della pagina bianca perché avevo un mondo di cose da scrivere…il problema era che qualsiasi cosa scrivessi non mi allettava. Spero che invece sia accettabile come capitolo e che magari la mia sia una crisi passeggera.

A presto,

Eli

 LittleWhiteAngel

Ciao tesora,

ma quante domandine!!! Benissimo, mi fa piacere perché si vede che la storia ti prende. Rispondo subito:

esatto, quella era la madre di Alice e sapeva di Jasper in quanto veggente… dici che i poteri gli ha ereditati Alice? Chi lo sa! infondo Alice è speciale, no?
Grazie per i complimenti e spero tanto che anche questo ti sia piaciuto.
Baci

Eli

 SweetBlueNight 

Ciauuu mia cara Erika,

Stupenda recensione, la tua. GRAZIE!

Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto ^^.

Spero con questo di aver risposto alla tua curiosità circa le attività dei nostri amati Eddi e Isa nella camera accanto ;)

Aspetto un tuo commento, se puoi

Bacioni

Eli

 Ros_Ros

WOW! Terosa! Hai pianto?

Ommamma così fai commuovere anche me!

Questo capitolo spero ti sia piaciuto perché per scriverlo ero andata un po’ in crisi.

Aspetto tue notizie

Un bacione

Eli

 artemide88

 

Amora! Non sai che bello quando vedo le tue recensioni! Mi si illuminano gli occhi!

Solo questo: wow!
Mi sa che a saperlo la Guernica non la mettevo perché ti ho fatto andare in crisi (avrai pianto più per questo che per il capitolo, sii sincera XD). Comunque sì, trattasi di una riproduzione in scala ù.ù. comunque che bello avere un’esperta di arte fra noi. Ti nomino ufficialmente Best Art Fic 2010 e avrai l’onore di concedermi gratuitamente i tuoi servigi e pareri artistici.

Ovviamente scherzo.

Io arte l’ho studiata solo alle medie quindi cazziami pure se ho scritto baggianate sul nostro pablito prefetito.

Io, come vedi, sono anche più fusa di te. Ù.ù

 

Cavolo *O* bellissimo il discorso sulle stelle e il resto… vorrei averlo scritto quasi io… come si dice “l’allievo supera il maestro” qui, eh?

Grazie davvero per come riesci a capirli i miei capitoli! Leggi le mie frasi sorrette da un italiano carente e monotono e riesci esattamente a capire quello che volevo dire. Giuro! Come cavolo fai?

 

Come potrai notare i ragazzi non erano stati propriamente ‘invitati’. Jasper ha insistito tanto e figurati se Eddino non accettava di passare la notte con Isa (come sempre, poi). A proposito recentemente ho letto su un forum che Edward potrebbe essere considerato uno stolker! Wow, fantastico! Perché non mi capita anche a me uno stolker così? Boh!

 

Torniamo a noi...

Edward + Isa da soli che poteva mai succedere?

Eheh altro che scenetta divertente, come immaginavi tu.

Povero Edward: sedotto e abbandonato, come si suol dire!

Spero che il capitolo ti sia piaciuto perché sono andata in crisi. Inizialmente avevo deciso di cancellare tutto il primo pezzo ma poi mi son ricreduta. Spero di non aver deluso le tue aspettative.

 

Addirittura tra le storie scelte??? O.o

Bèh se fai un cuci e incolla delle tue passate recensioni viene fuori un libro più bello della fic stessa. Eheh

Mi renderesti felice. Ma conviene forse che prima sistemi i primi capitoli. L’amministratrice si limita (giustamente) a leggere quelli e, ovviamente, se vede che lo stile, l’italiano ecc… non sono ok mi lincia!


Oddio anche tu guardi Scrubs?? Ecco adesso sei ufficialmente entrata tra l’ambo dei miei miti

Salutami il cricetino (come faremmo senza di lui?) e grazie ancora di tutto!


un bacione

Eli

 

 

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

150 preferiti

15 ricordata

214 seguiti

720 letture

380 commenti ancora 20 e arriviamo a 400!

96 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *-* riusciremo ad arrivare a 100?

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Capitolo 30
*** In Vodka Veritas [second part - in Edward’s dream ] ***


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3 things:

  1. Scusate il ritardo. Lo so che è da un casino di capitoli che continuo a farlo ma davvero non riesco a postare prima. Spero possiate perdonarmi.
  2. Il capitolo non è betato (la beta ha ancora problemi col pc). Scusate con anticipo gli eventuali errori che troverete (le segnalazioni sono gradite).
  3. A un certo punto il capitolo vi sembrerà un po’ insensato (più del solito), ecco è assolutamente normale.

 

Per finire ringrazio la Ely per il supporto e il tempo che mi dedica <3 e un ringraziamento a tutte coloro che leggeranno.

 

E’ stato un capitolo faticoso da scrivere ci ho messo davvero anima, tempo e lacrime. Spero apprezzerete.

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Tweenty nine    In Vodka Veritas  [second part - Edward’s dream ]

 

 

 

Prendiamo il tuo pick-up? >, domandò Edward abbottonandosi il cappotto nero di panno, rivolgendo uno sguardo al mio mezzo parcheggiato sul ciglio della strada.

Aveva ancora i capelli scompigliati che gli donavano un’aria da dio selvaggio e tormentato. Quel dettaglio fuoriposto lo rendeva perfetto. E pensare che prima di conoscerlo, avevo fatta mia la frase: “la perfezione ha un grave difetto ha la tendenza ad essere noiosa1. Con lui avevo ritrattato su tutta la linea, decisamente.

I suoi occhi ambrati guizzarono di scatto sui miei facendomi perdere un battito.

Guardandolo non potei non pensare che, delle volte, nonostante i lineamenti da adolescente, mi sembrava quasi di avere di fronte un uomo vissuto.

 

< No >, scossi la testa facendo oscillare alcune ciocche di capelli scacciando, nel contempo, quegli assurdi pensieri.

Il pick-up non era propriamente una buona idea, – tralasciando che era in riserva di benzina da quel pomeriggio, - se l’avessi messo in moto avrei svegliato tutta Forks e la prospettiva di essere denunciata per disturbo alla quiete pubblica non era poi molto allettante, se per di più, si sommava il fatto che lo sceriffo del paese fosse proprio mio padre allora era una cosa da evitare, assolutamente.

 

L’aria fresca tipica delle prime ore del mattino iniziava a pizzicarmi il viso e le gambe scoperte. Dovevo ammettere che non era stata una brillante idea quella di uscire col pigiama. Frettolosamente avevo indossato solo un paio di stivaletti neri col tacco e recuperato borsa e cappotto (che per fortuna, era abbastanza lungo da celare ciò che c’era sotto).

Mi strinsi in quest’ultimo, sfregando entrambe le mani sulla stoffa, nella speranza di scaldarmi più velocemente.

Sussultai dalla sorpresa nel sentire il braccio di Edward cingermi le spalle. Mi accostò al suo torace e strinse un po’ la presa. Bastò quel contatto per riportare il mio pensiero a quello che era successo in camera di Alice, qualche istante prima. Quei baci, che ancora bruciavano vividi sulla mia pelle, bastarono a scaldarmi.

Gli sorrisi riconoscente e lui ricambiò con il suo solito sorriso sghembo.

Il suo sguardo, – quello sguardo che riservava a me soltanto, - mi faceva sentire unica e…preziosa.

Il solo pensiero poi dei suoi occhi che ardevano dal desiderio di avermi, bastava a farmi venire la pelle d’oca. Non mi ero mai sentita così desiderata prima di allora.

 

< Facciamo due passi, allora >, propose avanzando.

Mi ridestai dai miei pensieri e annuii.

 

 

Camminammo silenziosamente, l’uno affianco all’altro, godendoci quell’ anomalo silenzio. Avvertivo perfino il suo respiro e, probabilmente, - se mi fossi concentrata meglio, - sarei riuscita a distinguere anche il battito del suo cuore.

Il mio riuscivo senz’altro a sentirlo quando ero con lui.

 

 

La via era deserta, come facilmente intuibile a quell’ora. La città ancora del tutto addormentata.

Le strade avevano un non so che di spettrale. Mancava solo quel leggero strato di nebbiolina tipico dei film horror, per il resto poteva facilmente essere lo scenario perfetto per qualche macabra scena. Hitchcock, ad esempio, l’avrebbe trovato grazioso.

Il bosco, al margine della strada, dava come l’impressione che dovesse spuntare qualcosa da un momento all’altro. Probabilmente il fruscio del fogliame, mosso da un leggero venticello, favoriva questa mia assurda suggestione.

Eppure i brividi che mi solleticavano la pelle non erano dovuti di certo alla paura. 

Non li conoscevo, erano nuovi per me, tuttavia era come se li avessi sempre cercati.

E, ora che li avevo trovati, non avrei smesso neanche un attimo di desiderarli.

Mi facevano sentire così leggera e… felice.

Viva, in un certo senso.

 

 

Imboccammo delle stradine secondare che non rammentavo o che, più probabilmente, non conoscevo affatto. Il che poteva sembrare ridicolo viste le dimensioni di Forks, perciò mi morsi la lingua e evitai di rivelarlo ad alta voce.

Edward, al contrario, sembrava così sicuro di ogni passo e si muoveva con scioltezza, nonostante il buio.

Mi lasciai guidare affidandomi ciecamente al suo senso dell’orientamento e evitai persino di lamentarmi dei tacchi che iniziavano a torturare i miei poveri piedi e della borsa che iniziava a pesarmi sulla spalla.

Edward adeguò senza problemi il suo passo alla mia andatura lenta, restandomi sempre vicino e non abbandonando mai la presa della mia mano. Ad ogni mio incespicamento era sempre pronto a sorreggermi. Maledii ripetutamente la mia assoluta incapacità a camminare su superfici piane.

 

La novità dei luoghi, delle vie e dei palazzi che ci circondavano mi fece addirittura immaginare di trovarci in un altro luogo, in un’altra città.

Mi godetti silenziosamente, passo dopo passo, questa nuova Forks, quando, Edward, improvvisamente, aumentò il passo.

A fatica cercai di stargli dietro. La presa della sua mano si fece più forte e le mie gambe risposero prontamente, mosse da una strana inquietudine.

Proseguimmo sempre diritto pur non sapendo bene da cosa o chi stessimo scappando, sempre che stessimo scappando, ovviamente.

All’ultimo momento svoltò a sinistra facendomi cozzare contro un muro di mattoni rossi che nella penombra sembravano neri.

< Ma che diavolo…? >, tentai di contestare ma mi zittì prontamente poggiandomi un dito sulle labbra.

Osservai la sua mascella irrigidirsi, così come anche il suo corpo. Strinse i pugni e restò all’ascolto di qualcosa socchiudendo appena gli occhi, concentrato.

Mi accorsi di essere troppo agitata e impaurita per riuscire a sentire qualsiasi rumore, nonostante ci provassi. Probabilmente se in quel momento, a pochi metri, fosse esplosa una bomba difficilmente ne avrei avvertito il fragore…più facilmente sarei morta prima di accorgermene. E, con questo pensiero impresso nella mente, osservai attenta ogni suo singolo movimento, pronta a scappare, urlare o nascondermi, qualora me lo avesse ordinato.

Ma nulla di tutto ciò sopraggiunse.

La sua fronte, inizialmente aggrottata, pian piano si rilassò e lo sguardo tornò ad essere sereno.

Era tutto finito?

Ma tutto cosa poi?

E perché non riuscivo a smettere di tremare?

 

< Isa, Isa? >.

La voce angelica di Edward mi riportò alla realtà.

Misi subito a fuoco le sue iridi dorate che, anche al buio, rispendevano come due piccoli fari.

Ma, di colpo, la mia attenzione fu catturata da altro. Mi voltai immediatamente verso la fonte di un rumore che ruppe, - come un tuono al ciel sereno,- il silenzio facendomi trasalire: una bottiglia di vetro che andava in frantumi. Poco distante da noi, infatti, visualizzai la figura di un uomo. L’oscurità non mi permise si distinguerne i tratti del volto ma dall’andatura barcollante e instabile doveva essere presumibilmente un ubriaco.

Abbassai il viso verso il basso, vergognandomi della reazione che avevo avuto e, allo stesso tempo, sospirando di sollievo nel vedere cosa fosse in realtà.

Tutto quello spavento per nulla.

Edward appoggiò l’indice sotto il mio mento, sollevando il mio viso in modo che potessi guardarlo negli occhi.

< Tutto bene? >, chiese sinceramente preoccupato.

Annuii con convinzione nonostante non fossi per nulla sicura della mia stabilità mentale e fisica.

< Andiamo >.

Cinse il mio fianco col braccio destro ma non mi mossi.

< Come hai fatto a sentirlo? >, fu la prima cosa che mi venne in mente di chiedergli, stupidamente.

Contrariamente a quanto mi aspettassi, la mia voce risuonò ferma e stabile.

Notai una leggera esitazione nei suo volto, - dovuta probabilmente alla insensatezza della mia domanda, - ma subito si apprestò a rispondermi.

< Era dietro di noi >, sorrise senza mostrare i denti, < Ho pensato potesse avere brutte intenzioni e, così…>.

Possibile che fossi così presa da non accorgermi della presenza di quell’uomo?

Possibilissimo. D’altronde era risaputo che quando stavo con Edward avevo la tendenza a perdere la cognizione di ciò che mi circondava, estraniandomi dal mondo.

 

 

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Accertatami del fatto che riuscissi ancora a poggiare un piede dopo l’altro, proseguimmo fino a raggiungere finalmente un posto a me familiare: la piazza del paese.

Era deserta, anch’essa, anche se sicuramente molto più illuminata del resto delle vie.

Oltre alle lanterne di luce quasi arancione, piccole lucine colorate, - di cui la maggior parte fulminate -, contornavano la piazza e l’insegna in legno dell’unico bar presente. Erano per lo più residui delle varie feste natalizie che per pigrizia non venivano mai del tutto disfate.

Erano sempre le stesse, ogni anno, eppure lo spettacolo che ricreavano quella sera era senza dubbio magico.

Era assurdo come piccoli dettagli, ai quali comunemente non si prestava la minima attenzione, si tingessero, quando meno te lo aspettavi, di un nonsochè di eccezionale. Come se si vedessero realmente per la prima volta.

Mi voltai a osservare Edward. Era anch’esso visibilmente compiaciuto dell’inaspettata scenografia che ci si prestava dinnanzi. I suoi occhi ambrati erano due lucine in più che contribuivano ad accrescere lo scarno apparato di luci.

La sua espressione, il suo viso splendido, mi fecero persino dimenticare lo spiacevole episodio di qualche istante prima.

 

< Prego >, da perfetto cavaliere Edward, con un breve inchino, allungando la mano destra, fece cenno di sederci a un tavolino esterno del bar.

Mi accorsi che erano anche questi piccoli gesti, dal sapore dimenticato, a renderlo diverso dagli altri ragazzi che conoscevo.

Scegliemmo il tavolino sistemato in posizione centrale, in mezzo ad almeno una decina di tavolini vuoti.

Era un vero peccato che di giorno, quando il bar era aperto, fosse frequentato dalla maggiorparte degli anziani del paese. Mi sembrava quasi, assurdamente, di percepirne l’odore del loro tabacco intriso nelle sedie e nei tavoli.

 

Sobbalzai al contatto con la sedia d’acciaio gelida, nel sedermici. Quasi certamente la pelle delle cosce mi ci si era incollata ma in quel momento non me ne curai più di tanto. Sorrisi lievemente a Edward che mi stava fissando e mi ritrovai, - colta da un imbarazzo che non mi era mai appartenuto, - a disegnare cerchi immaginari con le dita sulla superficie fredda del tavolino. Edward fermò la mia mano poggiandoci delicatamente sopra la sua.

< Temo che nessuno verrà a prendere le nostre ordinazioni, stasera >, asserì Edward con ironia riferendosi al fatto che, ovviamente, il bar fosse chiuso a quell’ora.

< Non importa >, sfoderai il mio migliore sorriso, quello di cui non bisognava fidarsi mai.

Mi chinai per prendere la borsa lasciata ai piedi della sedia. La aprii e ne tirai fuori ciò che mancava per rendere la serata perfetta.

Appoggiai le due bottiglie di vodka trasparente sul tavolo sotto lo sguardo stupito di Edward.

 

Regola numero uno, mai lasciare alcolici incustoditi in mia presenza.

A quanto pareva Alice non mi conosceva poi molto bene se non si era nemmeno premurata di svuotare precauzionalmente il fornito mobiletto di vetro della camera.

< E quelle? >, domandò lui ancora sconcertato.

< Dobbiamo festeggiare, ovvio >, risposi con sicurezza.

Sembrò confuso dalla mia affermazione.

< Sono indiscreto se chiedo cosa? >.

Sgranai gli occhi e spalancai esageratamente la bocca in un’espressione di completo stupore. Osservai la sua espressione contrita per poi non riuscire a trattenermi dallo scoppiare a ridergli in faccia. Era così strano vederlo in difficoltà.

< Rilassati >, lo tranquillizzai, < scherzavo >.

Gli lanciai una bottiglia che prontamente prese al volo.

< A che brindiamo? >.

< Al ragazzo più strano, dolce e, allo stesso tempo, più eccitante che abbia mai conosciuto >.

< Alla ragazza più bella, pazza, divertente e irresistibile che mi sia mai capitato di incontrare in tutta la mia esistenza >.

Avvicinammo le bottiglie che tintinnarono vibrando lievemente.

 

Mandai giù un sorso di vodka che, come una fiammata, incendiò la mia gola. Non potei fare a meno di strizzare forte gli occhi e aspettai che l’effetto si affievolisse per berne ancora.

Edward, invece, si limitò a contemplare assorto il liquido contenuto nella sua bottiglia.

< Che fai, non bevi? >.

< E’ necessario che qualcuno ti riporti a casa sana e salva, più tardi >.

< Dai andiamo, Edward, per una santissima volta: lasciati andare >, lo ammonii.

< Qual è l’ultima pazzia che hai fatto, sentiamo? >.

Aspettai una risposta che però non arrivò.

< Appunto… >, rimarcai.

 

Lentamente appoggiò appena le labbra sulla bottiglia e ne bevve un piccolo sorso.

Dall’espressione che ne seguì sembrò quasi non avesse mai bevuto alcolici in vita sua.

 

 

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Chissà perché tutte le leggi della fisica erano variate e nessuno si era premurato di avvertirmi.

La forza di gravità era stata improvvisamente annullata e tutto aveva iniziato a giraci vorticosamente intorno.

Ero così leggera che mi sorpresi di essere ancora con i piedi ancorati al suolo. Per precauzione saldai i piedi alle gambe della sedia così che, anche se avessi spiccato il volo, non avrei comunque avuto problemi di affaticamento di alcun genere.

 

Non ricordavo di aver mai riso così tanto in vita mia. Se c’era un limite alle risate di un uomo lungo tutta la sua vita, io potevo dire di aver consumato tutte le riserve concessemi in un'unica intensa nottata.

Non seppi descrivere con precisione se tutto quello fosse dovuto all’alcool o se fosse sempre e solo a causa di Edward che mi sentivo così, o entrambe le cose.

 

Il viso di Edward mi appariva inspiegabilmente più pallido del solito, questo forse perché i suoi occhi e le sue labbra, al contrario, sembravano aver preso incredibilmente una colorazione più scura. Le sue iridi, particolarmente, mi apparivano quasi nere. Mi stupii nel notare come nonostante ciò, mi apparisse sempre bellissimo e inarrivabile.

 

< Allora adesso puoi dirmi di che avevo parlato in sogno2? >, gli domandai improvvisamente.

Mi stupii io stessa di quella domanda, come se non l’avessi pronunciata neppure io.

Fino a un attimo prima non ricordavo nemmeno di quell’episodio in particolare. Probabilmente era una delle cose che erano rimaste in sospeso nel mio cervello e che, nei momenti inopportuni, tornavano a galla. Potevo dire che l’alcool, nel mio caso, non mi rendeva più sincera e schietta del solito, - visto che lo ero già più che abbastanza da sobria -, solo, aveva come effetto quello di scavare nel mio cervello e recuperare le cose che non ricordavo o che avevo momentaneamente accantonato, ed erano davvero parecchie considerato che ero convinta di soffrire di una prematura sindrome del morbo di Alzheimer; la stessa che puntualmente mi faceva dimenticare i nomi un secondo dopo le varie presentazioni.

Mi lanciò uno sguardo lascivo che mi fece intendere le peggiori cose, il suo sorrisino poi la diceva davvero lunga, in tal senso. Mi chiesi se a volte fosse meglio non sapere e restare col dubbio.

Appoggiò un gomito sul tavolino e si avvicinò come se volesse confessarmi un segreto di vitale importanza. Di riflesso approssimai il mio viso al suo, aspettando che parlasse. Fissai le sue labbra per qualche minuto, forse solo qualche secondo, in realtà.

< Hai pronunciato il mio nome >, sussurrò e sentii il suo respiro fresco sulla guancia.

Trasalii nonostante sapessi, senza alcun dubbio, di aver sognato lui. Il problema era cosa avessi sognato, con esattezza.

Sospirai rassegnata e pronta a scoprire il resto ma lui interpretò quel sospiro in modo differente: < Non prendertela >, sorrise sghembo facendomi mancare un battito.

< Se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno >.3

Non seppi se esserne compiaciuta o delusa. Delusa perché ciò significava che non mi avesse mai sognata, come invece avevo fatto io.

E poi perché mai non dovesse essere in grado di sognare? Non era poi così difficile. Io lo facevo sempre, costantemente, tanto che mi sembrava di vivere in un sogno anche in quel momento. Io e lui nel mio sogno. Quindi, se era nel mio sogno, voleva dire che stava sognando anche lui, era ragionevole.

Anzi, a dirla tutta, forse questo doveva essere il suo di sogno, altrimenti non si spiegava il perché avessimo ancora tutti i vestiti addosso.

Però non era giusto! Nei sogni non si sentiva freddo, non si aveva la nausea e non facevano male terribilmente i piedi.

La sua risatina mi ridestò dai miei pensieri.

< Che ridi? >, lo ammonì.

Va bene che eravamo nel suo sogno e, che quindi, decideva lui, però non mi sembrava corretto che si mettesse anche a  deridermi in quel modo.

< Non vuoi sapere che altro hai detto? >, mi provocò utilizzando volutamente un tono di voce vellutato.

Annuii e mimai il gesto di chiudermi la bocca con una zip.

< Hai detto che mi amavi 4>.

 

Dovevamo davvero essere nel sogno di Edward, anche se non sapeva sognare, perché l’amore non sapevo cosa fosse realmente. Avevo avuto delle cotte, in passato, più o meno intense, ma nulla che sfiorasse, neanche lontanamente, l’amore, quello vero. Forse perché avevo sempre cercato, sebbene sapessi che non fosse un sentimento prevedibile, di sfuggirgli il più possibile.

Ero sempre stata più che convinta che l’amore fosse troppo per me. Non ero tagliata per l’amore incondizionato, quello che si leggeva tra le righe dei romanzi.

Principalmente ritenevo, in barba ai vari sentimentalismi, che fosse la principale causa di tutti i mali. Il confine tra amore e sofferenza era troppo sottile e precario. In sostanza, il passo era esageratamente breve, se poi era il mio: insicuro e impacciato, allora le probabilità di inciampare e di cadere dall’altro lato erano molto elevate.

Se ami soffri, è dimostrato.

 

Non amavo Edward. Per lui provavo indubbiamente una fortissima attrazione fisica, quando non c’era mi mancava e se lo vedevo, anche solo parlare, con qualcun’altra la mia mente iniziava automaticamente a progettare una serie di plurimi omicidi, ma non era Amore. Per lui provavo un sentimento che ancora non sapevo catalogare perché mai provato prima.

Non era facile definire qualcosa che non si conosceva, dopotutto, neppure da ubriachi.

 

Osservai le sue palpebre aprirsi e chiudersi velocemente, per diverse volte.

Non capii se dovessi rispondergli o se sapesse già tutto.

Normalmente, – trattandosi del suo sogno ,- doveva aver già sentito ogni cosa, ma dall’espressione del suo viso, immaginai che non avesse udito nulla di quello che avevo appena sognato di pensare.

< Scusa, non hai letto nella mia testa ?>, domandai con ovvietà.

< Non posso >, si dolse gelandomi con lo sguardo.

< Isa, non posso leggere solo nella tua mente >. Sembrava che ciò lo irritasse da morire.

< Ah, giusto >, mi grattai la fronte. Come se avessi capito di che diavolo stesse parlando.

< Certo, ti amo è una parola grossa >, iniziai gesticolando più del necessario, < Diciamo che per il momento ti, e basta 5>.

< Il passo è breve >, sorrise.

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Nei sogni può piovere?

Non mi era mai capitato di sognare la pioggia. Soprattutto da quando mi ero trasferita a Forks: ce n’era già abbastanza nella vita reale per tollerare anche di sognarla.

Mi era capitato, invece, di piangere in sogno, e di farlo anche nella realtà, sul cuscino. Forse, - utilizzando una similitudine, - la pioggia corrispondeva alle lacrime. E, se questo era il sogno di Edward, voleva dire che stesse piangendo?

Lo osservai attraverso le leggere gocce di pioggia: non l’avevo mai visto tanto allegro.

Eppure stava piovendo.

 

Da quanto tempo aveva iniziato a piovigginare ?

Non sapevo dirlo con precisione.

Il tempo, quando ero con Edward, era solo una questione marginale, senza alcun interesse.

E per lo stesso motivo non seppi distinguere neppure da quanto tempo fossimo in quel luogo: minuti? Ore? Oppure giorni?

 

La testa iniziava seriamente a girarmi.

Perché diavolo avevo bevuto?

Perché la realtà era che ci piaceva maledettamente soffrire, perché senza sofferenza non ci sentiremmo reali.

Sai perché ti fai del male?

Perché è meraviglioso quando smetti di farlo.6

Il resto può solo farti stare bene.

 

 

 

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Edward si alzò dalla sedia, si avvicinò e si inginocchiò accanto a me.

Mi prese la mano sinistra tra le sue e mi condusse nel centro esatto della piazza.

 

< On peut vaicre avec une épée et etre vaincu par un baiser7 >.

Non capii una parola di quello che mi aveva appena detto, rimasi difatti, per qualche istante frastornata, immobile.

Avevo, fin in quel momento, sempre pensato che i ragazzi che parlavano francese avessero un qualcosa di effemminato, tuttavia, per Edward, non era assolutamente così. Anzi, la sua pronuncia melodiosa, – con quella squisita r moscia -, era per giunta più sensuale del solito.

La cosa che mi turbava maggiormente era il perché in sogno Edward potesse parlare un francese fluente e io, viceversa, non riuscivo minimamente a comprenderlo.

Ma non ebbi il tempo di chiedere chiarimenti perché le sue labbra si posarono sulle mie, lievi. Mi parve che avessero la stessa consistenza delle nuvole, morbide. Un bacio leggero che sapeva di fresco e di vodka.

Mi accorsi in quel momento di quanto poco mi importasse di sapere ciò che aveva appena detto, desiderai solo che il bacio non finisse più.

Tuttavia, finì. Lasciandomi nella mia più completa confusione mentale.

Si staccò lievemente da me, a qualche centimetro dalle mie labbra, ancora ad occhi chiusi.

Notai quanto i muscoli delle sue braccia fossero in tensione, come se stessero sollevando un enorme macigno, e Edward stesse facendo un notevole sforzo.

Ansimò.

< J’ai soif8 >, bisbigliò appena. Inutile dire che, ancora una volta, non compresi per nulla cosa intendesse dire, sperai solo non si stesse per svegliare.

 

Prese le mie mani delicatamente e se le portò entrambe attorno al collo.

Quasi certamente le mie gambe avevano smesso di sorreggermi da parecchio tempo e, se non ci fosse stato Edward, avrei finito per ripiegarmi su me stessa sul terreno.

Lentamente la sua mano tracciò il profilo dei miei fianchi fermandosi sulla vita. Era incredibile come un solo suo tocco, anche leggero, bastasse a scaldarmi anche l’anima.

< s'il te plaît >, iniziò con voce calda.

< Accorde moi cette danse9? >.

Quello fu abbastanza elementare da permettermi di capirlo.

 

Immaginai che a quel punto partisse la musica che avrebbe accompagnato i nostri passi.

Ma ciò non avvenne.

La leggera pioggerellina era l’unico strumento che ritmicamente suonava per noi posandosi su ogni cosa.

Mi strinse fra le sue braccia, unico posto in cui avrei mai voluto essere.

Il suo odore, da quella posizione, era più forte, mi inebriava. In quel momento fui certa che la testa mi girasse più per quella vicinanza che per l’alcool.

Mi lasciai cullare dolcemente.

Le sue gambe sembravano esperte, tutti i movimenti erano fluenti, corretti.

Le mie, di gambe, davvero non riuscivo a sentirle più.

Mi sembrava di non poggiare più i piedi per terra. Era come se fossi sospesa a qualche centimetro dal suolo.



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< Fammi essere il tuo eroe >, sussurrò al mio orecchio facendomi venire la pelle d’oca. Mi scostai lievemente dal suo petto per permettermi di guardarlo negli occhi, ancora scuri.

Mi sorpresi, e non per la frase in se, ma perché aveva smesso di parlarmi in francese.

< Sì >, risposi comunque senza alcun indugio.


< Balleresti se ti chiedessi di ballare? >.

< Stiamo già ballando >, precisai.

Mi sorrise. Ma non era il solito sorriso sghembo, era un sorriso diverso, che non conoscevo. Uno di quei sorrisi che sapevano di amaro e che spesso si utilizzavano per non piangere.

< Perché sei triste? >, domandai flebile posando le mie dita sul suo viso volto. Dita che si mossero autonomamente disegnando linee immaginarie, quasi volessi, in qualche modo, modificare quell’espressione e tramutarla in un sorriso.

 

< Piangeresti se mi vedessi piangere? >, continuò con voce arrochita.

< Non vorrei mai vederti piangere, mai >. La mia fu quasi un’ imposizione.

La sola prospettiva di vederlo stare male faceva stare male anche me.

Non rispose, si limitò a fissarmi come se in quel momento non ci fosse cosa più preziosa al mondo.

 

< Correresti senza mai guardare indietro? >, domandò ancora.

Era una cosa che avevo sempre fatto, quella.

Se mentre corri guardi indietro solitamente finisci col culo per terra e rialzarti è più difficile. Sempre meglio guardare avanti. Non è sempre necessario fermarsi a chiedere: se conosci tutte le risposte e non hai più domande, vuol dire che non hai nient’altro da scoprire, nient’altro da vivere10.

< Sì >, risposi.

Ennesimo sì, ulteriore conferma.

 

< Tremeresti se ora io toccassi le tue labbra? >.

Tremerei comunque per il solo fatto di averti qui vicino.

Si accostò al mio viso, tanto che fui in grado di sentire il solletichio delle sue ciglia sulla guancia, ma non depose le sue labbra sulle mie, - come avrei sperato -, si limitò semplicemente a lambirle lievemente con l’indice.

E tremai, davvero.

E non solo perché le sue dita erano fredde come il ghiaccio e come la morte ma perché ogni parte del mio essere ora vibrava come la superficie dell’acqua appena sfiorata, con mille cerchi concentrici.   

Non ebbe bisogno di risposte, questa volta.

Lo vide.

 

Appoggiò il suo viso nell’incavo del mio collo, ispirando il mio odore con veemenza.

Rimase così per non saprei dire quanto, con le sue labbra premute sulla mia pelle.

< Salveresti la mia anima stanotte? >, sussurrò sul mio collo.

Avrei salvato la sua anima?

Sì, l’avrei fatto, ammesso che ne avessi una io.

Forse, insieme, così vicini da guardarci dentro l’un con l’altro, un’anima in due l’avevamo.

< Sì >, sussurrai quasi impercettibilmente.

Lo sentii sorridere ancora amaramente mentre, lentamente, risaliva sulle mie guance bagnate dalle lacrime.

Perché stavo piangendo?

O era soltanto pioggia?

Ebbi la conferma che si trattasse proprio di lacrime quando ne assaggiai qualcuna posarsi sulle mie labbra.

Per riprova, piegai la testa all’indietro ad osservare il cielo ma non riuscii a scorgere nulla. Allora chiusi gli occhi e aspettai che le gocce si posassero sul mio viso, ma ciò non accadde. Aveva già smesso di piovigginare, a quanto pareva.

 

Edward prese il mio viso tra le mani e, con i pollici, prese ad asciugare le lacrime piano, facendolo accuratamente, con infinita dolcezza.

Davvero non riuscii a comprendere il perché i miei occhi continuassero a riversare sale.

 

< Ora rideresti? >, mi supplicò, < Oh, ti prego, dimmi di sì >.

Sebbene mi sembrasse una prospettiva impossibile in quel momento, sentii gli angoli della bocca estendersi in quello che somigliava presumibilmente a un sorriso.

E sorrise anche lui.

Dannatamente incantevole.

Risi più forte, tanto che sentii l’eco della mia risata risuonare nell’aria.

Era così strano: ridere e piangere nel contempo.

Nessuno dei due impulsi prevaleva sull’altro, come fossero esattamente in equilibrio su una bilancia. Un equilibrio precario, - tuttavia, - sarebbe bastato un soffio o un impercettibile battito d’ali per distruggerlo.

E infatti crollai in ginocchio, non appena Edward si allontanò appena dal mio corpo. Mi accorsi solo in quel momento che era lui a sorreggermi.

Ciò nonostante continuai a ridere sulle mattonelle sporche della piazza tanto da iniziare a sentire male allo stomaco.

La nausea prese il sopravvento e pian piano le risa si attenuarono fino a dissolversi, insieme al pianto.

Edward mi aiutò a sollevarmi in tempo e mi tenne i capelli mentre vomitavo anche l’anima. Poi mi pulì e si inginocchiò di fronte a me a terra guardandomi con aria tormentata.

Presi a respirare con la bocca per non sentire l’odore acre che mi sembrava ancora di aver addosso.


< Posso essere io il tuo eroe, piccola >.
< Posso far sparire il tuo dolore, se lo vorrai >.

< Davvero? >.

< Sì, però … >, lasciò la frase in sospeso per quello che mi sembrò un eternità.

< Sapresti mentire se te lo chiedessi? >

< Correresti e ti nasconderesti persino dalla luce? >.

< Sì ma…Perché? >.

< Giureresti che sarai per sempre mia? >
< E tu? >

< Io ti starò vicino per sempre >.

< Tu sei l’unica che riesce a togliermi il respiro >.
Anche per me era lo stesso. Se non c’era lui mancava l’aria.

Non avrei mai pensato di essere così indispensabile per qualcuno.

< Ora, ora… moriresti per l’unica persona che ami? >.

Ma subito dopo avermi posto quella domanda, scosse la testa facendo oscillare alcuni ciuffi di capelli bagnati.

< Scusa >, mormorò abbassando lo sguardo a terra.

< Non…>, si bloccò, < scusa >, ripetette.

< Edward… >, lo chiamai.

< Ho perso la testa, perdonami >.

< Edward, io…>

Una strana inquietudine mi investii e ebbi come l’impressione di averlo perso per sempre.

< Io lo farei… per l’unica persona che amo >.
< Non importa >, si sforzò di sorridere, < Tu sei qui stanotte >.

Mi abbracciò forte, tanto da sembrare un tutt’uno.

< Sì >, gli sussurrai sulla pelle mentre con la mano risalivo per accarezzargli i capelli.
< Mi basta >.

< Tienimi solo fra le tue braccia >

 

 

 

---------

1 «La perfezione ha un grave difetto: ha la tendenza ad essere noiosa.»  William Somerset Maugham

2 vedi capitolo 26

3 le frasi: “hai pronunciato il mio nome” e “ se fossi capace di sognare, sognerei te. E non me ne vergogno” provengono, così come mamma Steph le ha create, da Twilight.

4 “Hai detto che mi amavi” viene sempre da Twilight

5 Frase ispiratomi da “Ciao, tu”

6 Frase ispiratomi da Gray’s Anatomy (scusate ma non so che puntata fosse)

7 Trad. ita: Si puo vincere con la spada ed essere vinti da un bacio

8 Trad ita: Ho sete

9 Trad ita:  Per favore, mi concedi questo ballo?

10 Questa frase mi è indirettamente stata ispirata da questa frase di Antonacci “Non ti va di fare le domande, perché conosci le risposte” tratta da “Le cose che hai amato di più”.

Da ultimo, vorrei precisare che le domande di Edward da “fammi essere il tue eroe” in poi, sono prese dalla traduzione della canzone di Iglesias “Hero” e opportunamente inserite, modificate e adattate da me nel testo.

 

 

Lo so, ci sono troppe citazioni, ma davvero senza musica non scrivo. E anche quando non posso sentirla materialmente lei è sempre presente nella mia testa ed è la maggiore fonte di ispirazione dei miei capitoli. Spero che questo non vi crei particolari problemi.

La frasi in francese non so quanto siano corrette. Ho ‘studiato’ francese per due anni (si fa per dire)…se qualcuno notasse errori vi prego di segnalarmeli.

 

Bèh non saprei che altro aggiungere.

 

Ah! Già una cosa c’è: immagino che adesso mi arriveranno centinaia di commenti del tipo “Edward non può ubriacarsi perché è un vampiro”, Giusto? Ve lo stavate chiedendo?

Ebbene per me può farlo, come per la Meyer, ad esempio, può concepire.

Un’altra cosa che potreste chiedermi potrebbe essere “ma com’è che nel prossimo a Isa non viene la broncopolmonite?” ecco qui da un lato potrei anche darvi ragione ma tenete presente che i sensi di Isa erano molto alterati, infatti mentre scrivevo immaginavo avesse solo piovigginato per pochissimo tempo (una nuvoletta passeggera).

 

Se avete domande, dubbi o qualsiasi altro quesito sono a vostra disposizione.

 

Le risposte ai commenti verranno postate nei prossimi giorni (penso lunedì).

 Daisy Black

Ciao!

Le tue domande sono lecite. Vedrò di risponderti cercando di essere il più chiara possibile:

Sì, nel secondo capitolo hanno un rapporto occasionale nel bagno di un bar e in questa, è realmente la prima volte che la vede nuda visto che in quel capitolo le alza solo la gonna e consumano velocemente…diciamo che non aveva avuto il tempo di contemplare il suo corpo in quell’occasione ;).

Da allora sono cambiate sicuramente molte cose. Ci sono sicuramente dei sentimenti di mezzo .

In ogni caso, questo Edward non è come quello della Meyer è sicuramente un Edward che si lascia guidare dagli istinti e non ha alcun problema ad avere rapporti intimi con una donna, solo che rimane comunque un vampiro: l’odore del suo sangue unito alla distrazione causata da Jasper nella stanza accanto gli ha fatto perdere un po’ la testa e si è, penso lecitamente, spaventato di averle fatto del male vista la sua innegabile forza.

Sullo stacco netto tra le due parti del capitolo non posso darti torto. Avevo anche provato a descrivere tutto il pezzo mancante tra la scena della loro entrata in casa e il passaggio in camera da letto ma la cosa diventava davvero troppo pesante, credimi, sia per voi lettori che per me.

Ovviamente non è perché è sexy e quindi è logico che dovesse finire così.

Ma penso che in 29 capitoli si sia capito quanto siano attratti l’uno dall’altro e poi hanno dormito anche altre volte insieme a casa di Isa quindi non ci vedevo nulla di così strano.

Confuso?

Addirittura?  potrebbe essere come dici tu perché in effetti, saltare da un pov all’altro, passare da una coppia all’altra, non è facile per me figuriamoci per voi.

Per quanto riguardo lo stacco tra questo capitolo e il precedente è normale che ci sia. Non era una continuazione di quel capitolo visto che questo si svolgeva ‘nel mentre’.

Spero di aver fatto chiarezza e rimango comunque a tua disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti

A presto,

Eli

 red apple

 

Ciao carissima Annamaria,

Intanto spero che questo capitolo ti sia piaciuto poi rispondo subito alla tua domanda: la donna sul fiume, la mamma di Alice, ha incontrato vent’anni prima Jasper nel bosco perché SAPEVA di vederlo lì e SAPEVA anche di non riuscire a conoscere la figlia. Insomma ha ‘programmato’ quell’incontro perché voleva conoscere quel ragazzo che dopo 20 avrebbe rivisto sua figlia e… se ne sarebbe innamorato.

Spero di essere stata abbastanza chiara ma se hai altre domande io sono a tua completa disposizione

Eli

 SweetBlueNight 

Eccomi qui carissima Erika,

Ti ringrazio per i sinceri complimenti per lo scorso capitolo. Sono lusingata quando dici che anche il pov di Edward mi viene bene perché è un personaggio difficile secondo me.

Scusami per la confusione che sto creando con questi salti temporali, cercherò, d’ora in poi di andare in ordine cronologico così da non creare casini.

Comunque per la cronaca, il capitolo you’re special si svolge durante la serata a casa di Alice tra Jasper e Alice, in quello dopo si legge dell’autoinvito di Jazz e Edward e dell’inizio della nottata tra quest’ultimo e Isa (mentre Jasper era in camera a farsi le pippe mentali) in questo, invece, si parte da dopo la serata in camera di Alice, quando i due decidono di uscire a fare quatto passi (mentre Jazz e Alice erano in piscina a contemplare le stelle). Spero di non aver creato ancora più confusione con questa risposta :P

Un bacione

A presto

 Frafra9 

Grazie Fra, tu si che mi capisci :P

Sono strafelice che il capitolo precedente ti sia piaciuto e spero vivamente che anche questo non ti abbia delusa.

 ILoveSmile_17 

Carissima Michy,

intanto non devi ASSOLUTAMENTE scusarti. Ti capisco benissimo. Capitava anche a me! i professori si svegliano sempre all’ultimo con le interrogazioni, le verifiche e chi più ne ha più ne metta; anche se sto 3 proprio non lo capisco… di solito le ultime interrogazioni sono quelle che si utilizzano per migliorare il voto precedente e di solito, i prof. si comportano anche meglio…invece sto/sta qua mi ha lasciato senza parole. Spero vivamente tu possa ancora recuperare (anche se questo significherebbe perdere altri 3-4 capitoli).

Comunque sfogati pure quando vuoi io sono la prima a farlo con la scrittura e voi mi sopportate, dopotutto quindi il minimo è che io ascolti un pochino anche voi, ogni tanto!

Risponderò al tuo commento utilizzando anche io la sacra arte dei numeretti:
1. Sul fatto che ti saresti commossa non avevo molti dubbi e questo non perché credo di essere una maga nel raccontare questi spezzoni tristi ma perché ho imparato a conoscerti e so quanto tu sia sensibile… chissà che tu ti sia emozionata anche per questo?

Io posso dirti che anche io come te ho la lacrimuccia facile: mi commuovo per film, telefilm, cartoni animati, canzoni e ovviamente per fic. Sinceramente non sono poi tantissime quelle ff che sono riuscite a farmi piangere e, peggio, mentre scrivo solo tre volte le mie parole sono state accompagnate dalle lacrime e una di queste volte è in questo capitolo.

Quello che dici su Jasper non può che lusingarmi. Credo sia un personaggio molto difficile a cui dare voce forse perché proprio la Meyer non si è mai molto soffermata su di lui.

Quello che dici sui poteri è verissimo. Forse non sono proprio dei pregi questi poteri… magari per chi li porta sono più dei fardelli (come hai detto tu: immaginiamo di avere perennemente i pensieri degli altri nella nostra testa).

2. Non sapevo che quelle parole fossero prese da Sailor Moon. Ti ringrazio per la precisazione.
3.  Su questo punto mi spiazzi. Hai ragione quando dici che forse le cose si sono riscaldate un po troppo tra i due. Purtroppo spesso mi capita, mentre scrivo, di immedesimarmi un po’ troppo nei personaggi. Ho pensato che i due, sdraiati da soli nel lettone, tanto stretti da sentire sulla pelle i respiri dell’altro… non so, mi pareva ci fosse l’atmosfera giusta. Poi considera che l’ultima volta che avevano provato a spingersi oltre erano stati interrotti da Charlie. Magari avrei dovuto tenerli un pochino più a bada quei due.

A Isa piace la vodka? Direi che la risposta è nel capitolo! E non solo a Isa ma anche a Edward, a quanto pare, non dispiace.

A proposito di questo: spero mi passerai questa piccola modifica all’originale. Avevo bisogno che Edward si sciogliesse un pochino. Il sangue (degli animali di cui si nutre) che gli scorre nelle vene nell’originale lo rendono più forte… ecco ho pensato che invece l’alcool nelle vene potesse abbassare per un po’ la sua guardia cosicché si svelasse un pochino. Poi ho scelto proprio questo per renderlo anche un più umano altrimenti penso che Isa se ne sarebbe accorta molto prima della sua vera natura.

Aspetto su questo la tua impressione.

4. Ahahah hai ragione.  L’ho detto e lo ripeto: senza musica non scrivo e proprio lei che mi da la principale ispirazione. Non era voluta ma alla fine né è risultato qualcosa di molto simile. Adesso che me l’hai fatto notare provvedo a mettere una nota.

5. Io e la cucina ci siamo sempre scrutate da lontano (più che altro sono una golosona cronica mangio tutto quello che mi si presenta davanti). Ma da un annetto a questa parte ho iniziato (causa di forza maggiore) a prendere sempre più confidenza. Non mi reputo ancora una brava cuoca ma diciamo che ciò che cucino è mangiabile, per lo meno.

6. ti dirò: non sono proprio una fan di Biagio Antonacci, anzi so proprio poche canzoni (forse quelle più famose). Ho alcune canzoni sull’I-pod (a causa di mia sorella) ed ecco che alcune frasi mi hanno colpita. Ecco il vero motivo.

Spero che non mi accopperai per le troppe citazioni che utilizzo nei miei capitoli.

Posso dirti che non manca molto a quando Isa verrà a sapere della natura di Edward… questo capitolo infatti mi serviva per darle già alcuni indizi, diciamo.

Non so davvero come ringraziarti per le recensioni che mi lasci. Sono stupende!

Prima di salutarti volevo chiederti un piccolo favore (se hai tempo). In pratica una mia amica si è resa disponibile (in realtà l’ho incastrata) a fare un piccolo trailer di BG. Ecco, se ti venissero in mente delle scene di film, telefilm ecc… che potrebbero andare bene non esitare a contattarmi.

Ti ringrazio ancora

Un bacione

Eli

 Antonya 

Ciao carissima,

sono sempre più contenta che le storia ti piaccia e ti ringrazio anche molto per i complimenti che mi fai. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

Un bacione

Eli

 Lau_twilight

Ciao carissima Lau!

Spero che ormai con la scuola agli sgoccioli non ci siano più problemi.
ti ringrazio, come sempre, per la bellissima recensione e per i complimenti che mi fai. È grazie alle lettrici come te che si accende la mia voglia di scrivere.

Spero vivamente che questo capitolo ti sia piaciuto e aspetto le tue impressioni.

Un bacione

Eli

 Bella_kristen 

Ciao carissima!
è bello collegarsi al sito e poter leggere la tua recensione. Sei una di quelle poche persone che cascasse il mondo, qualche minuto per recensire lo trova sempre e io non posso che ringraziarti per questo.

Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo non ti abbia delusa.

Bacioni

Eli

 RenEsmee_Carlie_Cullen 

Hai completamente ragione. Jasper non ci voleva proprio… ma dai sicuramente i nostri protagonisti troveranno il modo di recuperare, non credi?

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto

Un bacione

Eli

 Ros_Ros

Ciao tesora,

ahaah mi fai morire, da come hai scritto il commento si vedeva che volevi davvero uccidere Jasper per quell’ “intrusione”.

Dai spero di essermi fatta un po’ perdonare con questo capitolo.

Grazie per tutti i complimenti

Un bacione

Eli

 artemide88

Ciao Amora,

tu non mi credi ma davvero come farei senza di te?

Recensione stramitica di quelle che mi stamperei e attaccherei alla testata del letto.

Ti ringrazio molto per il supporto le tue motivazioni per cui la scena iniziale dello scorso capitolo doveva rimanere mi hanno davvero convinta.

Davvero meravigliosa questa dimensione della “famiglia”, non ci avevo pensato esplicitamente mentre lo scrivevo ma menomale che ci sei tu cosicché quello che scrivo appare sensato dopo la tua recensione, e non sto scherzando.

Altro punto, altra medaglia per te, perché ho molto chiaro in mente i capitoli di Emmett e Rose ma mi mancava un piccolo tassello che tu, forse inconsciamente, mi hai fornito. Bèh Grazie mille. Ti starai sicuramente chiedendo cosa esattamente ma lo vedrai presto…

La parte di Edward e Isa… forse hai ragione non era poi hot come pensavo che fosse (forse qualcosina qua e là). Sei una delle poche che non mi ha linciato per quella scena perché (forse giustamente, non lo so) mi hanno fatto notare che secondo loro non era realistico quel ‘salto’ diretto alla camera da letto. comunque sono contenta che a te sia piaciuto e soprattutto che non l’hai trovato ‘strano’.

Ti ringrazio infinitamente per quello che hai detto sul mio modo di scrivere. Condivido quando dici che è molto semplice ed hai ragione perché quelle poche volte che cerco di fare la splendida (forse anche in questo capitolo L) e mi accingo a scrivere cose più complesse finisce che non si capisce nulla. Forse è meglio mantenere questa semplicità che rende il tutto più scorrevole.

“immagino che le uniche che possano abusare degli alcolici siano le due piccole umane Alice e Isa” e invece no… a quanto pare anche Edward può farlo.

spero mi passerai questa piccola modifica all’originale. Avevo bisogno che Edward si sciogliesse un pochino. Il sangue (degli animali di cui si nutre) che gli scorre nelle vene nell’originale lo rendono più forte… ecco ho pensato che invece l’alcool nelle vene potesse abbassare per un po’ la sua guardia cosicché si svelasse un pochino. Poi ho scelto proprio questo per renderlo anche un più umano altrimenti penso che Isa se ne sarebbe accorta molto prima della sua vera natura.

“...e visto che in vino veritas...che succose confessioni ci saranno???”

La confessione riguardava il sogno di Isa (non so se ti ricordi qualche capitolo indietro) e soprattutto c’è qualche piccolo accenno alla vera natura di Edward…

My Immortal degli Evanescence in versione rock, hai ragione, rende un sacco

Sono una principiante rispetto a te… mi hai scritto una recensione di 1.000 parole e io non riesco a elaborare una risposta con più di 500 parole. =(.

Cercherò di rifarmi.

Per finire volevo chiederti un favorino (se hai tempo). In pratica una mia amica si è resa disponibile (in realtà l’ho incastrata) a fare un piccolo trailer di BG. Ecco, se ti venissero in mente delle scene di film, telefilm ecc… che potrebbero andare bene non esitare a contattarmi.

Grazie mille per tutto.

Un bacione

Eli

 ieia 

Ciao tesora,

mi hai fatto morire con la tua recensione!

Intanto mi ha fatto davvero piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto e spero che anche questo non ti abbia delusa.

Secondo me l’argomento dei bellocci di monaco sarebbe da approfondire ;)

Un bacione

Eli

 LittleWhiteAngel 

Ciao Tesora,

felicissima di trovarti qui, grazie per la bellissima recensione!

Allors la madre di Alice incontra Jasper prima di morire (20 anni prima) visto che già sapeva di dover morire ecc… niente spirito, quindi. Ma ho apprezzato la fantasia.

Spero tanto che anche questo ti sia piaciuto.

Un bacione

Eli

 simo87

Ciao tesora!

Semmai mi aggiungo anche io… penso che quattro mani dovrebbero bastare per Edward ;).

Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto.

Un bacione

Eli

 Frencykka  

Amoraaaa che bella sta frase “continua a postare e io continuerò a recensire...” grazie mille, davvero!
spero tanto che questo capitolo ti sia piaciuto

Un grosso bacione

Eli

 sweet_me  

Ciao tesora, non ti devi assolutamente scusare l’importante è che tu sia qui e poi con questa recensione ti sei fatta sicuramente già perdonare!
Purtroppo il ‘vampiro’ che ho incontrato non era affatto come Edward
L

Ahahah si mi raccomando studia e poi fammi sapere come fanno gli esami

Un bacione

Eli

 Dreamerchan  

Eccomi qui!

Felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Spero di non averti fatto aspettare troppo per l’aggiornamento

Un bacione

Eli

 

 

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

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397 commenti

103 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti. *-*

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Capitolo 31
*** Bad day ***


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Eccomi ragazze!

Vi sono mancata? (Lettrici: no)

 

Scusate come sempre il ritardo.

 

Ringrazio la mia Ely per il supporto e tutte quelle anime pie che continuano a leggere e commentare questa storia.

 

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[Emmett Cullen]

 

 

La cosa in assoluto che mi piaceva fare oltre cacciare, importunare gli orsi e giocare a baseball era guardarla dormire.

Aspettavo in cortile, al buio, nascosto finché non sentivo il suo respiro farsi sempre più pesante e allora, in quel momento, la raggiungevo e stavo tutta la notte con lei.

Come quella notte.

 

Era patetico ma la verità era che solo così potevo rubare del tempo per stare un po’ più con lei.

I nostri incontri erano sempre troppo sfuggenti, troppo brevi per ritenermene soddisfatto.

Non mi bastavano mai.

Sì, il suo odore mi rimaneva sulla pelle e sui vestiti anche ore dopo essersene andata e i suoi gemiti vividi nella mente ma, onestamente, oltre che il sesso, avrei voluto sentirla più mia e non sentirmi, per una santa volta, un ladro che ruba di nascosto un pezzetto di lei.

Volevo che fosse tutta mia.

 

Eppure non sapevo dirle di no.

L’unica teoria che avevo in proposito era che fossi vittima di chissà quale incantesimo. Una strega bionda dagli occhi azzurri che mi aveva stregato. Doveva essere così.

Perché non era da me.

Da quando l’avevo vista per la prima volta, tutto quello che facevo e pensavo non era più da me.

Il vecchio Emmett avrebbe preso in mano la situazione, avrebbe preso, – anche con la forza se fosse stato necessario -, quello che voleva.

Non sapevo neanche come facessi a trattenermi dallo sbriciolare con le mie mani le ossa di quel Royce.

Scossi la testa scacciando quel pensiero, per quanto allettante mi risultasse.

 

Ero stanco delle sue patetiche scuse. Ogni volta che nominava Royce era una pugnalata nello stomaco. E, nonostante fosse evidente che il loro non era amore ma solo una patetica imitazione, non capivo, per quanto mi sforzassi, il perché fosse per lei tanto complicato sbarazzarsene definitivamente e rendere, una volta per tutte, il nostro rapporto un rapporto.

 

Royce non era il tipo giusto per lei, era evidente.

Come se non mi rendessi conto che ogni suo sorriso quando era con lui non era che un surrogato dei suoi veri e ampi sorrisi. Come il suo sguardo spesso fosse assente e triste…

Il fatto che Royce fosse umano, per quanto fosse un punto nettamente a suo favore, non lo rendeva migliore per lei.

Io, io non sapevo dire quanto lo fossi, invece.

Anzi probabilmente non ero affatto la scelta più giusta.

Ma, di una cosa ero certo: nessuno avrebbe potuto amarla come l’amavo io.

 

Si mosse sotto le coperte e m’incantai ad osservare il disegno che le ciocche bionde di capelli disegnavano sul cuscino bianco.

Ormai il sole stava per sorgere e la sua comparsa indicava inevitabilmente la mia fuga.

 

Mi chinai per darle un bacio sulla fronte.

 

La mia Rose.

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Thirty–   - Bad Day

 

 

Nella lunga lista delle cose da fare, prima di congiungermi con Satana, avevo appuntato mentalmente di assassinare brutalmente i protagonisti di quelle pubblicità di biscotti, ciambelle, cereali e chi-più-ne-ha-più-ne-metta che al mattino erano tanto gioiosi e tanto briosi da farti rotolare le palle a terra.

 

La mattina, era risaputo, ero alquanto suscettibile di mio, se poi qualcuno, di non definita identità, continuava a ripetere il mio nome neanche fosse una litania domenicale, allora la faccenda si faceva alquanto odiosa.

Cercai di non fare caso a quei continui richiami afferrando un cuscino e rifugiandomici sotto. Certo, qui quella voce maledettamente stridula appariva leggermente ovattata ma non particolarmente attutita, come invece avrei sperato. Anzi la mia aguzzina mattiniera decise di aumentare la mia irritazione alzando in quel momento il livello dei suoi incomprensibili insulti.

 

Dio Santo. Dio santissimo.

Ci mancava questo tormento. Come se il mal di testa non fosse già abbastanza potente da desiderare di svitarmi la testa dal corpo. Senza poi considerare tutti i dolori articolari e il fastidioso bruciore alle narici e al contorno labbra…

Perché non poteva lasciarmi morire in silenzio? Non chiedevo altro, dopotutto.

 

Decisi che quella era davvero l’ultima volta in vita mia che avrei alzato il gomito.

L’ultima.

Se non fosse stato che giurassi tutte le sante volte che quella sarebbe stata l’ultima forse, questa volta, ci avrei anche creduto.

 

Considerato che la mia aguzzina non accennava minimamente a smetterla di importunarmi, decisi che era una grande cosa per lei che avessi seguito il consiglio di alzarmi visto che, ancora poco, e anche lei sarebbe stata inesorabilmente aggiunta alla famigliola del Mulino Bianco per il felice massacro di gruppo.

 

Con la prontezza di un bradipo in calore mi voltai supina e un istante dopo averlo fatto maledii ogni singolo dio dell’Olimpo, in primis quel grand puttaniere di Zeus. La timida luce del mattino che entrava attraverso la finestra, lasciata volutamente libera da qualsivoglia tendaggio, aveva l’effetto della spada laser di Luke Skywalker a contatto diretto con i miei occhi.

Porco cazzo.

 

< Finalmente ti sei svegliata > la voce di Alice divenne improvvisamente carezzevole come quella di una mammina cara.

Non seppi articolare altro che qualche mugolio che nella mia testa corrispondeva ai peggiori insulti conosciuti e non.

Quando i miei occhi si abituarono alla luce la vidi.

Non capii per quale assurdo motivo lei a quell’ora,- qualsiasi ora avesse fatto la notte precedente, - apparisse sempre così assolutamente perfetta. Aveva qualcosa di strano quella mattina. Ma il mio cervello valutò che fosse per via dei capelli. Infatti, quest’ultimi anziché essere sparati come al solito, erano disposti in un caschetto liscio e la frangetta raccolta con una pinzetta sulla testa.

Benché stesse bene, quella visione non poté che disgustarmi.

Restò semisdraiata dal lato del letto nel quale avrei preferito trovare Edward.

Già, Edward.

Dove cavolo era finito?

Che anche lui fosse stato vittima di questa aggressione mattutina da parte di Alice?

Eppure, anche aguzzando l’udito, non riuscii a sentire il minimo rumore provenire dal bagnetto della camera.

Solo in quel momento mi accorsi che Alice mi fissava con un cipiglio che denotava lo stato delle mie condizioni.

 

< Ci sarà più lavoro del dovuto da fare, stamattina > annunciò con scarso entusiasmo.

 

< Alice, non ce ne sarà bisogno >, la tranquillizzai, < non credo di essere nelle condizioni di andare a scuola >.

 

Wow! Quante parole ero riuscita a mettere una dopo l’altra? Otto? Dieci?

Mi congratulai con me stessa per poi voltarmi dall’altro lato del letto e tentare di recuperare qualche ora di sonno.

 

Con sommo, anzi sommissimo, piacere sentii il peso sul materasso alleggerirsi, segno indistinto che Alice si era alzata e il senno le avesse suggerito di seguire il mio consiglio.

 

Le mie aspettative crollarono miseramente poiché, dopo qualche minuto, sentii gli irritanti tacchetti delle scarpe di Alice echeggiare nuovamente nella stanza seguiti da un odore gradevolissimo che riconobbi essere caffè appena fatto.

Subito i miei occhi si spalancarono guidati da quell’aroma.

 

Alice e una caraffa di caffè su un vassoio. Se prima il mio cervello l’aveva schedata come una spietata tiranna, adesso l’aveva rivalutata come salvatrice, era questione di punti di vista, dopotutto.

 

Considerato che le prospettive di riuscire a chiudere occhio con un mal di testa di quelle proporzioni erano pressoché nulle, valutai che l’alternativa di tracannare litri di caffè e di restare al calduccio non fosse male. La cosa più che certa era che a scuola stamattina non sarei proprio andata.

 

< Tieni, bevi >. Alice mi porse la tazza fumante.

 

< Dopo potrai prendere queste >. Mi accorsi solo in quel momento che oltre il caffè, sul vassoio erano presenti un bicchiere d’acqua, due pastiglie e una brioche calda che dall’aspetto e dall’odore non chiedeva altro che essere addentata.

 

Mi sorpresi di tutte queste attenzioni da parte di Alice. Nessuno si era mai preso cura di me quando stavo male. Non potei che sorriderle riconoscente.

 

Sollevandomi mi accorsi che i dolori articolari, di cui prima avevo solamente avuto un assaggio, adesso, con lo spostamento, erano divenuti un tormento.

 

Afferrai la tazza calda tra le mani mentre, con un solo sguardo, feci capire ad Alice di richiudere le tende. Si alzò di slancio e obbedì per poi tornare a sedersi ai piedi del letto con uno sguardo carico di domande, domande che trovarono subito alito:

 

< Che ti è successo questa notte? >.

 

La sua domanda non ebbe subito responso, non tanto perché non volessi risponderle ma perché stavo cercando io stessa di fare mente locale alla serata precedente.

 

< Mmm.. >.

 

< Io e Edward siamo usciti >.

 

Ok, su questo non c’era dubbio.

 

Incontrai gli occhi di Alice ansiosi di sapere di più. Temporeggiai sorseggiando un altro po’ di caffè.

 

< Siamo andati in piazzetta >.

 

< E? > continuò.

 

E?

Boh

Il resto era un incognita anche per me.

 

Smise di insistere con le domande. Evidentemente aveva capito che non mi ricordassi granché della serata appena trascorsa.

 

 

 

“La cosa più che certa era che a scuola stamattina non sarei andata”

Le ultime parole famose.

 

Come Alice era riuscita a convincermi ad alzarmi, lavarmi e vestirmi ancora era un mistero anche per me.

Era ovvio che il mio cervello, dopo una sbornia come quella, non riuscisse a interagire come avrebbe dovuto (del resto neanche da sobria funzionava granché) ma farsi fregare e non accorgersene nemmeno era proprio il colmo.

Infatti, Alice non aveva utilizzato né minacce né la forza, la sua tattica era stata sottile e affinata. Era un po’ come quelle pubblicità subliminali al cinema: bastava un fotogramma, quasi impercettibile all’occhio, raffigurante un bel bicchiere di Coca-cola con ghiaccio per farti immediatamente desiderare di recarti a comprane una.

Aimè! Se solo avessi avuto lo scontrino fiscale a quest’ora avrei fatto valere il mio diritto al cambio della merce difettosa: il cervello.

 

Come se non bastasse, il dolcevita che indossavo contribuiva alla mia già smisurata irritazione. Avevo la sensazione che pungesse dappertutto. Alice me ne aveva prestato uno dei suoi vista l’esigenza. Edward, a quanto pareva, la sera precedente ci aveva dato dentro e adesso il mio petto era tappezzato di una serie di succhiotti più o meno evidenti.

 

La cosa positiva era che, arrivati a scuola, Alice si era congedata quasi subito dicendo che doveva passare in segreteria per dei moduli da compilare per non so quale progetto dei suoi, lasciandomi vagabondare da sola per il corridoio che mi avrebbe portata dritta all’aula di storia, prima materia della mattina. Forse, pensandoci, avevo ancora qualche possibilità per scappare.

 

< Isa >. Una voce alle mie spalle richiamò la mia attenzione.

 

Mi voltai trovandomi di fronte la persona che meno avrei voluto vedere oggi: Newton.

Nonostante questo mi misi in posizione d’ascolto con le braccia conserte sotto il seno. Tutto purché perdere qualche minuto della guerra di secessione.

 

< Ti ricordi che questo pomeriggio ci dobbiamo vedere, vero? >. Alzò dubbioso un sopracciglio.

 

Increspai le labbra e fissai lo sguardo su un punto indefinito del muro grigiastro cercando di ricordare per quale assurdo motivo avessi un appuntamento con Newton oggi.

 

< Per il compito > precisò alzando gli occhi al cielo.

 

Giusto, il compito.

 

< Okay > approvai senza il minimo entusiasmo.

Prima ci avremmo lavorato, prima l’avremmo finito e prima non avrei più avuto a che fare con lui.

 

< Alle quattro da te >. Fissò cominciando a camminare al contrario per dirigersi in tutta fretta alla sua prima lezione del mattino.

 

 

 

La noia si poteva affettare.

Il tempo sembrava passare molto più lentamente. I minuti sembravano ore e per tutta la lezione, -per tutte le altre lezioni previste al mattino, in realtà - non feci altro che alternare sbadigli a sbuffate.

Il professore Dunkan durante la seconda ora mi aveva definita “una fastidiosa presenza spirituale” e il professor Givven di scienze, invece, aveva avuto la pretesa che “sbadigliassi silenziosamente”.

A quanto pareva l’ avversione era reciproca, quanto meno.

Tutti i compagni di banco della mattina o erano i classici studiosi bruttini o i classici deficienti patentati. Ty, ad esempio, aveva trovato alquanto creativo intagliare la mia gomma attribuendole una forma fallica con tanto di scritta “push me”. Forse in questo strano modo compiaceva i suoi desideri sessuali.

Tutto questo, in fin dei conti, fu abbastanza sopportabile grazie alle pasticche miracolose di Alice infatti, il mal di testa era sparito e adesso, per contro, le ore di sonno perse chiedevano giustizia.

 

Al quarto caffè della mattina i primi tremolii dell’occhio sinistro mi fecero valutare di sospendere, per il momento, l’assunzione di caffeina.

Non ero nervosa solo per il quello, in realtà. Tralasciando il brusco risveglio e tutto il resto, la verità era che apparivo tremendamente in ansia per Edward. Infatti, da quando mi ero svegliata non l’avevo ancora nemmeno intravisto o sentito, salvo notare la sua Volvo metallizzata nel parcheggio della scuola.

Lui era in qualche aula di quel posto e non l’aveva ancora cercata.

Forse pensava che, dopo quella nottata, oggi non sarei venuta a scuola? Doveva essere così, per forza. Neanche io ero, dopotutto, ne ero ancora così convinta.

 

Mentre mi perdevo in inutili elucubrazioni (che di solito non erano da me), lo vidi e quasi la mia mascella non si schiantò al suolo tanta fu la sorpresa.

Se io, nonostante il trattamento intensivo di bellezza che Alice mi aveva fatto subire, apparivo comunque uno straccio, non si poteva di certo dire ugualmente di lui. Edward appariva sempre lo stesso e quindi bellissimo. Le occhiaie non erano più accentuate del solito e il suo aspetto era identico agli altri giorni salvo per lo sguardo. Quest’ultima cosa mi colpì particolarmente perché i suoi occhi non erano luminosi e sorridenti come sempre bensì, al contrario, sembravano essere quasi vacui e spenti.

Subito mi composi e camminai a lunghe falcate verso di lui cercando di non pensare all’aspetto orribile che dovevo avere in quel momento.

Alla terza, forse quarta falcata, mi arrestai di scatto come se improvvisamente mi fossi accorta di avere un muro davanti a me.

Sul fatto che Edward mi avesse vista, almeno che io non fossi diventata improvvisamente trasparente,  non c’erano dubbi, eppure, non appena mi ero avvicinata, si era voltato dall’altra parte e aveva iniziato a camminare dandomi le spalle.

Voltò l’angolo e sparì dal mio campo visivo.

 

E no, eh!

Iniziai a correre nella direzione che aveva appena percorso, voltai il suo stesso angolo ma di lui non c’era più la minima traccia. Osservai le porte delle aule del corridoio. La maggior parte erano ancora aperte ma non osai affacciarmici.

 

Era evidente che mi stesse evitando ma la domanda che continuava a rimbalzare sulle pareti vuote del cervello era: perché?

 

Rimasi per qualche minuto immobile con le braccia lungo il corpo a interrogarmi sul suo comportamento finché il suono della campanella m’informò che il cambio dell’ora era terminato.

 

 

Per tutta la lezione di spagnolo restai con la testa sopra il banco, per fortuna la professoressa non mi disturbò e continuò la lezione senza interpellarmi.

Una parte di me, abbastanza predominante, mi suggeriva di scovarlo e parlarci per chiarire qualsiasi malinteso potesse essere sbocciato, perché di un banale malinteso doveva trattarsi. Dall’altro lato la Isa insicura ed esitante continuava a ricordare quello sguardo freddo e distaccato di poco prima e batteva in ritirata.

Fatto stava che più ci pensavo e più non riuscivo davvero a capire cosa potessi avere combinato per farlo arrabbiare in quel modo, contribuendo soltanto al mio disboscamento celebrale.

Non mi veniva in mente nulla o, forse, semplicemente non me lo ricordavo. E se così era allora doveva essere qualcosa avvenuto ieri sera sotto l’effetto della vodka.

 

 

 

Era proprio vero che quando una giornata parte col piede sbagliato è difficile che migliori. Quella era decisamente una di quelle giornate.

Anche se fossi stata decisa a parlargli non avrei avuto comunque l’occasione di farlo. A quanto pareva oggi non si era nemmeno presentato a mensa.

 

Più volte - ogni cinque minuti, in realtà -  mi ero voltata nella direzione del tavolo che solitamente occupava con i suoi fratelli nella speranza di trovarlo lì seduto. Di questo passo mi sarebbe venuto anche il torcicollo.

 

< Isa, tutto bene? > mi domandò Angie.

 

Era visibilmente preoccupata per me. Mi dispiaceva farla stare in pensiero perciò cercai di sorriderle naturalmente.

 

< Sì, tutto bene >.

 

Ma a chi volevo darla a bere?

Persino Angela se ne accorse e mi studiò con lo sguardo prima di rivolgermi nuovamente la parola.

 

< Non hai toccato niente > sottolineò osservando il contenuto del vassoio.

 

< Non ho molta fame > risposi e questa volta era la verità. Lo stomaco mi si era chiuso.

Presi comunque una mela rossa e me la girai tra le mani nervosa poi abbassai lo sguardo sul display del cellulare. La voglia di mandargli un messaggio o di chiamarlo era troppa ma, non appena evidenziavo il suo numero dalla rubrica, mi accorgevo che non avrei saputo nemmeno cosa dirgli.

Un semplice “scusa” sarebbe bastato?

Ma scusa per cosa poi?

 

Angie sospirò ma non fece altre domande. Non era da lei insistere se non ero direttamente io a parlarne.

Forse però parlarne mi avrebbe aiutato anche se conoscevo abbastanza bene Angie per sapere già cosa avrebbe risposto.

Angela non riusciva mai a vedere i lati negativi delle persone o delle questioni, per lei nessuno agiva in modo scorretto volutamente ma per tutto doveva esserci una qualche spiegazione o un qualche inganno. Un inguaribile ottimista e ingenua ragazza.

Sicuramente sfogarmi con lei era un buon sistema per infondermi un pochino di fiducia.

 

< Che ne dici di vederci dopo la scuola al Grill? > proposi addentando la mela.

 

< Certo > accordò sorridendomi.

 

 

 

 

 

< Cosa vi porto? >, la cameriera ci raggiunse con il suo taccuino non appena ci accomodammo.

 

< Per me un the e un toast >, Angie ordinò per se dando una breve occhiata al menù e poi la cameriera si voltò verso di me aspettando che parlassi.

 

< Lo stesso >, la liquidai sistemandomi meglio sulla poltroncina color crema.

 

Angie mi osservò per qualche minuto. Rimasi immobile con lo sguardo di uno scoiattolo in letargo a fissare il vuoto con le braccia sul tavolo che reggevano la mia testa.

 

< Di cosa volevi parlarmi? >.

 

< Edward > sussurrai senza abbassare lo sguardo da un punto indefinito dietro le sue spalle.

 

< Che centrasse lui l’avevo capito >, bofonchiò mentre la cameriera-barbie tornava con le nostre ordinazioni.

 

< Merda >, strepitai mordendomi subito dopo la lingua e facendo sobbalzare sia Angela che la ragazza che quasi non rovesciò i bicchieri sul tavolo.

 

< Isa? > Angie mi richiamò lanciando uno sguardo mortificato alla ragazza che si allontanò ancora leggermente scossa.

 

< Angie > iniziai e così seria non l’ero stata mai.

 

< Ascoltami bene > parlai a denti stretti.

 

< Non devi assolutamente muoverti > le ordinai mentre cercavo di posizionarmi strategicamente davanti alla sua figura in modo che lui non mi vedesse.

 

Ancora poco e cuore mi sarebbe uscito dal petto. Trattenni il respiro e pregai in tutte le lingue esistenti che non si voltasse e non mi vedesse.

 

< Vuoi dirmi che sta succedendo? >, Angie era tesissima, quasi quanto me e, nonostante parlasse sottovoce, mi sembrava stesse urlando.

 

Fece l’ultima cosa che avrebbe dovuto fare: si voltò.

 

Quando tornò col viso verso di me vidi che anche lei era impallidita.

 

< Non mi dire che lui è… >.

 

< Sì, cazzo… >.

 

< E che cosa ci fa qui? >.

 

< Che ne so >, sospirai mettendomi entrambe le mani nei capelli. Rimasi in quella posizione con gli occhi chiusi. In quel momento ero come quei bambini sicuri che se loro non ti vedono allora neanche tu vedi loro. Forse funzionava… nei miei sogni.

 

 

 

 

 

 

 

---------

 

Allora eccoci qui

Lo so che vi starete chiedendo “ma che razza di capitolo, eh?” e avete ragione ù.ù

In realtà il capitolo doveva intitolarsi “Add a place at dinner” (= aggiungi un posto a tavola che sarà il titolo del prossimo capitolo) ma ormai, come sapete, continuo a dilungarmi troppo e di questo passo avrei postato nel 2012 quindi scusate se vi lascio col questo dilemma (io: non ci dormirete la notte muahahah, lettrici: se se come no, l’importante è esserne convinti). 1000 punti a chi indovina, comunque.

 

 

 ILoveSmile_17

Ecco visto cosa succede a mangiare davanti al pc? Ahhahahah (ho letto della tua disavventura con la tazza di latte) ma tranquilla io mangio SEMPRE davanti al pc (a pranzo) e a me, se ti può consolare, era scoppiata la coca cola sulla tastiera.
Felicissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. Per un attimo avevo temuto che non avessi recensito perché ne eri rimasta altamente schifata invece poi ho compreso le tue motivazioni e anzi, ti ringrazio comunque per aver fatto i salti mortali per recensire ugualmente (lo sai che ti adoro, vero?).

 

Ahahha BG sta per Bad Girl. Lo so che in teoria non mi costa niente scriverlo per intero ma sono troppo pigra.

A presto,

Eli

 Lau_twilight  

Ciao carissima,

è sempre bello leggere le tue recensioni!

Sono contentissima che il capitolo precedente ti sia piaciuto. Ho messo veramente tutta me stessa per renderlo al meglio ed ero molto preoccupata nel leggere le vostre recensioni… quindi non posso che essere onorata nel sapere che invece vi è piaciuto.

Mi spiace aver dovuto mettere questo allontanamento di Edward da Bella ma nel prossimo prometto di risolvere tutti i vostri dubbi (prima che veniate ad uccidermi)

Grazie di esserci sempre

Un bacione

Eli

 Bella_kristen  

Carissima,
lo so che vorresti uccidermi… ma fai un piccolissimo sforzo e aspetta il prossimo per sapere se davvero vuoi ancora uccidermi o meno.

Uffa, ho paura di averti delusa con questo capitolo. So quanto ami Edward.

Aspetto i tuoi insulti ù.ù

Un bacione

E grazie come sempre di esserci

Eli

 Antonya  

Ciao tesorina,

la tua recensione è stata MAGNIFICA.

Hai colto moltissimo dello scorso capitolo!

Adesso che Edward si è aperto però non è andata come molti si aspettavano. Anzi penso di aver remato nella direzione opposta facendolo allontanare da lei.

Sai, ho cercato (per quanto possibile) di immedesimarmi in lui e penso che in questo momento il sentimento predominante sia proprio la paura (e quando dico paura intendo molte cose tra le quali paura di averla persa). Nel prossimo capiremo meglio le sue motivazioni.

Spero per il momento di non averti delusa

Un bacione

Eli

 LittleWhiteAngel

Ciao carissima,

mi sa che ti ho fatto aspettare ancora molto e inoltre penso che non ti aspettavi nulla di questo tipo.

Ti prego non mi linciare. Aspetta almeno di leggere il prossimo ;)

Comunque contentissima di sapere che lo scorso capitolo ti è piaciuto un sacco. Ci ho messo me stessa per scriverlo e sapere che l’avete apprezzato mi manda in estasi

Grazie

Eli

 Sheba_94  

Prima cosa, tu sei meglio di Rossi ;)

Detto questo passiamo ad altre cose decisamente più importanti:

CHE FIGURA DI CACCA CHE HA FATTO L’ITALIA. Non ti dico che angoscia, tanto che non sono riuscita a scrivere niente di decente ù.ù come hai potuto notare da questo…

Menomale che ci stai tu che un po’ mi sollevi il morale.

Comunque il fatto che questa ff ti piaccia sempre di più mi rende felice =) perché almeno stai lavorando a un progetto che ti piace (dimmi di sì).

Fammi sapere se ci sono novità

Un bacione grande grande

Eli

 artemide88  

Ciao tesora! Non ci crederai mai ma anche o sono come te: prima cosa che faccio quando c’è un aggiornamento è controllare se la scrittrice ha risposto alla mia recensione (nella maggior parte dei casi no, ma a volte sono fic con oltre 60 commenti a capitolo e quindi capisco benissimo l’autrice) detto questo ciauuuuu è da un po’ che non ci sentiamo eh? Come sta andando lo studio? Tutto ok? E le fic? In realtà sto cercando di tergiversare perchè secondo me il capitolo non è neanche degno di nota. <.<

“il potere dell'essere concisi ma efficaci” quanto vorrei avere un po’ questa dote. Cavoli da un capitolo che nella mia testa era sì o no 10 paginette si è trasformato in una riproduzione della divina commedia formato Isa cioè ma come devo fare? E pensa che non ho scritto neanche i pezzi più importanti! Risultato? Eccolo davanti i tuoi occhi e lo so che dentro di te sei combattuta e vorresti linciarmi con un accetta di lama 30 cm in modo da recidere direttamente la orta e farmi tacere ù.ù ma confido nella mia buona stella e sono certa che non lo farai prima di avermi perlomeno dato una possibilità di riscatto con il prossimo capitolo (se così si possono definire i miei intrugli di parole a casaccio).


quella parte del film dell’orrore non era messa così tanto per, in realtà. Nella mia testolina bacata volevo farvi capire quanto poco sagace sia Bella che si ritrova a pensare che il paesaggio è spettrale ecc e si sente al sicuro con il suo Eddino accanto che in realtà è il pericolo più pericoloso al quale può andare incontro nel raggio di 10548645454545604511020 chilometri.


però devo dire che la vodka è stata geniale, me molto modesta. E solo Isa poteva fare una cosa simile (come uscire in pigiama, del resto).


cioè a tutto il resto del commento come faccio a rispondere ? quello che hai scritto mi ha fatto emozionare e non ci sarebbero risposte giuste o sufficienti o minimamente complete… ci provo

 

che le cose inaspettate siano le migliori è la pura verità sono contenta che tu abbia colto questo particolare.

La cosa di pensare che fosse tutto un sogno…ma un sogno di Edward è una cosa nata inaspettatamente (per l’appunto). Non l’avevo previsto nemmeno io che mi è venuto in mente mentre scrivevo.

 

Non penso che tu sia andata troppo avanti con le ipotesi tutto quello che hai scritto era giustissimo. Solo che ti sei dimenticata della paura. La paura che adesso, da lucido, ha attanagliato Edward. La paura che lo inganna e gli fa fare degli errori… come quello di pensare che allontanarsi da lei sia la scelta migliore. La paura che adesso lei sappia e che non lo voglia più…

 

Insomma forse avrei dovuto scrivere il capitolo dal punto di vista di Edward…avrebbe avuto sicuramente più senso. Ma non so, mi piaceva rendere il senso di vuoto e solitudine di Isa quando Edward non è con lei (anche prima di vederlo in corridoio). È come se lui, pian piano, sia diventando il suo mondo.

 

Comunque lo so che sono stata una stronzetta a chiudere così il capitolo e spero nel prossimo di risolvere tutti i dubbi. A proposito chi ha visto Isa???


quando ci sarà il pezzo dettato dall’illuminazione che mi hai fornito lo capitai tu stessa ;)

 

oddio mi sa che ho scritto troppo e penso di aver detto un mucchio di cavolate… spero mi comprenderai (i gradi sono aumentati e il cervello si fonde ù.ù)

 

a presto

besos

Eli

 lampra  

Ciao tesoro!

Grazie mille per i complementi per lo scorso capitolo.

La parte insensata era quella in cui Isa crede di essere in un sogno… nel sogno di Edward. Era un po’ complicato da descrivere ma penso che tu l’abbia inteso perfettamente.

Che altro dire?

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto almeno un pochetto.

Attendo la tua opinione

Besos

Eli

 Frafra9

Ciao tesora,

sei l’unica che mi ha fatto i complimenti per l’utilizzo del francese nello scorso capitolo. Sappi che ho apprezzato moltissimo.

Sì, ha reso sicuramente molto rispetto a un “ho sete” nella loro lingua e in più non ti nascondo che mi sono immaginata Edward che parlava francese e ho sbavato come un cammello mentre lo descrivevo

Spero che questo capitolo non ti abbia delusa

A presto

Eli

 LAZIONELCUORE

Grazie, spero continuerai a seguire!

Baci,

Eli

 sweet_me

Carissima!

Intanto grazie mille per i complimenti e prometto che appena potrò verrò a leggere la tua nuova fic!

Spero che questo capitolo non ti abbia delusa

Un bacione

Eli

 Dreamerchan  

Ciao carissima!

Ommamma O.o ma tu hai letto circa 12 pagine sul cellulare. Ti ringrazio infinitamente penso sia una dimostrazione di quanto ti piaccia questa ff e ti ringrazio davvero tanto!
aspetto un tuo commentino (anche insulti) su questo

Baciotti

Eli

 andutzik1  

Ciao tesora,

dunque No i Cullen non sono umani sono vampiri, mentre Isa, Alice e Rosalie sono umane.

Comunque se hai altri dubbi non esitare a chiedere

Bacioni

Eli

 ieia

Amoraaaaaaaaaaa!

Dal tono della tua recensione ho capito che eri molto eccitata ed frenetica. Bèh se è questo l’effetto che ti ha fatto lo scorso capitolo non posso che esserne estremamente felice! GRAZIE.

Anche perché è un capitolo in cui ho messo veramente me stessa.

Spero che questo non ti abbia delusa e spero di chiarire tutti i tuoi possibili dubbi con il prossimo

Bacioni

Eli

 ichigo1995D

Ciao carissima!

Intanto sono IO a ringraziare TE e non solo per aver letto ma anche per aver recensito.

Scusa se ti ho fatto aspettare molto per l’aggiornamento.

Spero che le tue domande troveranno spesso risposta tra qualche capitolo.

Attendo una tua opinione anche su questo. Che ne pensi? È normale che adesso Edward abbia paura?

Un bacione

Eli

 simo87

Ciao carissima!

Seguirò il tuo consiglio e lo farò ubriacare più spesso se questi sono i risultati.

Ecco, come al solito dopo il sogno c’è anche il risveglio e adesso Edward la sta evitando perché la paura l’ha attanagliato.

Spero nel prossimo (prima che tu mi uccida) di spiegare bene tutte le motivazioni

A presto

Eli

 kandy_angel

Grazie tesora,

continua a seguirmi

Eli

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Capitolo 32
*** Add a place at dinner ***


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Niente commenti.

Solo scusa per il ritardo e dei ringraziamenti:

in primis alla mia Elisa che mi sopporta e poi a tutte coloro che nonostante tutto continuano a seguirmi ancora. GRAZIE DI CUORE.

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Thirty one   - Add a place at dinner

 

 

 

Una delle cose che avevo sempre desiderato fare era quella di prevedere il futuro: compiti di scuola con ottimi risultati, moltissime figure di merda evitate, essere sempre presente nel posto giusto al momento giusto, insomma, una volta escluso l’effetto sorpresa, - che spesso aveva come prerogativa essenziale quello di guastare anche una delle migliori giornate -, tutto il resto doveva essere una passeggiata. Ad esempio, se avessi saputo che oggi per me le cose sarebbero andate in questo modo avrei fatto di tutto per essere altrove: chessò dentro un bunker militare? sarebbe stata un ottima idea, quella.

Dubitavo fortemente che anche se avessi avuto il dono della preveggenza, direttamente concessami da Nostradamus, sarei comunque riuscita a prevedere questo.

Prima Edward che senza alcuna spiegazione mi evitava neanche avessi ingerito un’intera piantagione di aglio e poi, nel posto più sperduto del mondo, in cui con ogni probabilità si nascondeva persino Osama Bin Laden, chi mi ritrovavo di fronte? Il mio ex.

 

< Sei sicura fosse proprio Alex? > mi domandò ancora incredula la mia migliore amica.

 

Bèh, in effetti non aveva tutti i torti nel pormi quella domanda. A quanto mi risultava Alex doveva essere in un qualche riformatorio di Phoenix lontano miglia da qui.

 

< Mettiamola così >, iniziai succhiando con avidità un sorso di the dalla cannuccia,  < se non è lui, è uno che gli somiglia parecchio… ed è anche più figo >, valutai ripensando all’aspetto di quel ragazzo.

 

Angie sospirò. < Quindi tu mi hai fatto prendere uno spavento per nulla? >.

 

Cosa credeva che l’avessi fatto apposta?

Io come minimo su quel tavolo del Grill ci avevo lasciato sì e no cinque anni di vita.

 

< Sono già le tre e mezza? > esclamò poi Angie guardando l’orologio sulla parete colorata del locale.

 

Già, dimenticavo che questa lunga giornata non era ancora terminata, purtroppo. Alle quattro sarebbe passato Mike per quello stupido compito.

 

< Angie io vado, devo vedermi con Newton più tardi > la informai.

 

< Okay, qui ci penso io > disse riferendosi al conto e la baciai sulla guancia prima di uscire.

 

 

 

Una delle poche cose positive di Forks era la depilazione. Sì, proprio quella.

Pantaloncini, bermuda, canottiere e vestitini erano preclusi, in quel modo potevo dedicarmi alla crescita selvaggia dei peli delle gambe.

No, questo era prima di incontrare Edward, in realtà.

Da quando lo avevo conosciuto avevo fatto in modo di avere sempre gambe lisce e perfette (e non solo le gambe) come quelle della pubblicità delle strisce depilatorie.

Nei film la sfigata di turno, che non esce con un uomo da circa dieci anni, al primo inaspettato appuntamento è sempre e totalmente priva di ogni minimo bulbo di pelo… nella realtà invece, purtroppo, bisognava depilarsi.

Ed ecco il perché gironzolassi per casa con la crema depilatoria dal ginocchio in giù. E, come minimo, avrei ricevuto più visite impreviste in quel momento che per il resto della mia vita. Attendevo, cellulare alla mano, i minuti per togliere la crema che sta iniziando a pizzicare quando, ironia della sorte, sentii il campanello suonare.

Come non detto…

Dilemma: togliere la crema e poi scendere o scendere con la crema?

Nessuna delle due opzioni.

Guardai svelta il display del cellulare che segnava ancora le quattro meno venti. Perché diavolo Mike aveva anticipato il nostro incontro senza neanche avvertirmi?

Sospirai e ancora con la crema sulle gambe mi affacciai alla balaustra delle scale e urlai < Entra è aperto, io arrivo subito > e corsi immediatamente in bagno prima che Mike mi vedesse e mi sputtanasse per tutta Forks.

 

Svelta introdussi le gambe nella doccia senza nemmeno spogliarmi degli indumenti e tolsi quella robaccia mista a peli dalle mie gambe.

Una cosa era certa: Newton mi avrebbe sentita poi.

 

 

< Ahhhhhh > urlai una volta uscita dal bagno.

Ma era mai possibile essere così stupidi? Urlare alla vista della persona con la quale era tutto il giorno che cercavo di avere un approccio: Edward.

 

< Ti ho spaventata, certo > disse come se fosse una cosa normale, ovvia.

 

< Che ci fai qui? Pensavo fossi… >.

 

< Newton > mi anticipò concludendo la frase per me.

 

Annuii solamente. Certo, dentro di me la voglia di sapere come facesse a sapere dell’appuntamento-studio con Mike era tanta ma prima c’erano questioni molto più importanti da risolvere.

 

Spostai il mio sguardo su di lui. I suoi occhi non erano cambiati: stessa espressione vitrea e vuota di quella mattina. Fissava un punto a terra per evitare di guardarmi in faccia.

Inutile dire che conoscevo quello sguardo. In quel momento parlava più di mille parole.

Gli occhi iniziavano a pungere e le lacrime minacciavano di scendere inesorabili.

No, non avrei pianto.

Non questa volta.

Presi un grosso e profondo respiro per richiamare indietro le lacrime.

Edward se ne stava ancora immobile, cercando probabilmente le parole più adatte, le parole giuste per troncare con me, troncare un qualcosa che in realtà non era mai stato definito e che, nonostante ciò, mi era indispensabile come l’aria che respiravo.

Prima che potesse farlo parlai racimolando tutto il coraggio che avevo in corpo.

 

< Edward, qualsiasi cosa io abbia fatto o detto, ti chiedo scusa >.

 

Si irrigidì al suono di quelle parole. Vidi la sua mascella contrarsi e la sua espressione tramutarsi in un qualcosa che non sapevo decifrare: Odio? Paura? Dolore?

 

< Isa… >.

 

Gli feci cenno di tacere.

 

< Sono inopportuna, sempre. Dico quello che mi passa per la testa senza mai riflettere più di cinque secondi e sono tremendamente istintiva, l’avrai capito, penso. E ho almeno un altro migliaio di difetti che forse non hai ancora avuto modo di scoprire e che se inizierei a elencarti faremo notte inoltrata… mi dispiace per ieri, Edward, davvero… >.

 

Maledette lacrime traditrici!

 

Edward si avvicinò cautamente come se avesse paura di fare un movimento sbagliato. Posò delicatamente i suoi pollici sulle mie guance quasi come se al posto delle dita avesse tante lame taglienti e potesse in qualche modo ferirmi solo sfiorandomi. Forse non sapeva che la ferita più profonda me l’aveva inferta solo con quello sguardo.

Asciugò quelle lacrime che avevano vinto la loro battaglia.

Chiusi gli occhi per godermi, forse per l’ultima volta, ancora, quel contatto. Volevo imprimere sulla pelle quella sensazione che mi coglieva ogni volta che le sue mani mi sfioravano.

 

< Isa, guardami > m’implorò.

 

Feci a gara con me stessa per riaprire gli occhi e fissarlo nuovamente.

Era incredibile come tutto il mio corpo non rispondesse minimamente ai miei comandi.

 

< Non hai niente per cui scusarti…niente >

 

< Allora perché… >

 

Ma la mia domanda rimase incompiuta perché il suono del campanello ci avvertii che era arrivato qualcuno.

Non ci fu bisogno di domandarsi chi fosse, al di là della porta si sentiva indistintamente il pianto disperato e meccanico di Marlene.

 

Quando si dice ‘tempismo perfetto’…

 

Edward ritrasse le sue mani e io, dopo un attimo di smarrimento, mi avviai verso l’ingresso.

La voglia di lasciare Newton lì fuori era forte: avrei sempre potuto improvvisare all’ultimo momento un malanno altamente contagioso ma era parecchio inverosimile come scusa, purtroppo.

 

< Hey, ciao > mi salutò allegro quello, ignaro che la sua presenza avesse comportato l’interruzione di qualcosa di estremamente importante per me.

 

< Ciao. Entra > lo salutai senza alcun entusiasmo.

 

Avevo bisogno di parlare con Edward, da soli.

Avevo assolutamente bisogno di sapere quello che aveva da dirmi, almeno di spiegarmi il perché del suo comportamento.

Prima ero stata troppo occupata a scusarmi per qualcosa, a suo dire, che non avevo nemmeno fatto, non lasciandolo neanche parlare.

Mille domande continuavano a vorticare furiose nella mia testa: perché quello sguardo?

Perché tutto il giorno mi aveva evitata?

Perché tutto in lui, ogni suo singolo gesto, mi faceva intuire un suo allontanamento?

Un’altra domanda mi sfiorò: Edward sapeva di Newton, in qualche modo… e se fosse venuto per quello? Per tenerlo sotto-controllo, magari? La cosa iniziava seriamente ad irritarmi.

 

Mike rimase perplesso dal tono utilizzato, poi, dopo aver guardato alle mie spalle, si irrigidì.

 

< Cullen > lo salutò malvolentieri con un cenno del capo.

 

Cercai di non considerare gli sguardi che i due si lanciavano e iniziai a parlare.

 

< Mike, va bene se studiamo in cucina? > gli domandai con un tono certamente più cordiale di quello riservatogli all’entrata.

Prima che venisse Edward e ancor prima della depilazione-lampo avevo fatto ordine in quella stanza, solo in quella, in realtà.

 

< Non sapevo che avessi un computer in cucina, forte! > se ne uscì ironico senza dare alcun intonazione alla voce continuando a fissare Edward.

 

< Okay > cercai di catturare la sua attenzione frapponendomi tra i due.

 

Newton sospirò e finalmente abbassò il suo sguardo verso di me.

 

< Andiamo in camera tua > disse indicando le scale che conducevano al piano superiore.

 

< Lì penso avrai un computer sul quale lavorare >.

 

Annuii soltanto, nonostante l’idea non mi piacesse minimamente.

 

Gli feci strada al piano di sopra e Edward ci seguì. Non aveva detto una parola da quando era arrivato Mike. Neanche l’aveva salutato, se era per quello.

 

< Scusa il disordine > annunciai ancor prima di varcare la soglia della mia camera.

 

Gli occhi azzurri di Newton, una volta entrato, puntarono immediatamente il letto sfatto. Chissà quali assurdi film mentali si stava facendo in quella stupida testa.

 

 

< Aiutami, per favore >. Sollevammo la scrivania e la spostammo in modo da metterci uno di fronte all’altro.

 

Edward prelevò silenziosamente uno dei libri impolverati dallo scaffale che riconobbi essere Shakespeare e si sdraiò sul mio letto.

 

< Potevi evitare di chiamare il tuo ragazzo. Non mordo mica >.

 

< Non l’ho chiamato io e non è il mio ragazzo > puntualizzai senza sollevare lo sguardo dai fogli che la professoressa ci aveva consegnato senza realmente leggerne il contenuto.

Meglio mettere le mani avanti, qualsiasi cosa avesse da dirmi.

 

< Fa paura >, sussurrò Mike, < il modo in cui ci guarda >.

 

< Newton. Io sono qui > minacciò Edward senza sollevare lo sguardo dal libro. Ero quasi certa che non lo stesse neanche leggendo, sfogliava le pagine troppo velocemente.

 

 

 

 

< Okay > sospirai passandomi una mano tra i capelli.

< Pausa. Time out. Stop. > affermai a un passo dall’esaurimento nervoso.

Da quanto tempo stavo scrivendo a computer? Non mi sentivo quasi più le dita.

La relazione stava procedendo, Mike alla fine non era male come collaboratore ed Edward era passato ad un altro libro senza aggiungere nient’altro. A volte si fermava come per ascoltare qualcosa e poi proseguiva assorto nella lettura.

< Isa, siamo appena a pagina tre >, m’informò Mike indicando lo schermo, < di questo passo non la finiremo mai in tempo >.

< Solo una pausa, promesso > implorai con occhi da cucciolo bastonato.

Vidi la sua espressione mutare e ne compresi il tacito consenso.

< Scendo in cucina. Vuoi qualcosa? >.

< Solo acqua >.

< Per te? >

Attesi qualche secondo la risposta di Edward con le mani sui fianchi.

< Nulla > disse poi.

< Se mi verrà sete ci penserà Mike > affermò con un sorrisino.

Il primo sorriso che faceva quel giorno. Direi che facevamo progressi.

< No, hai capito male >, rispose quello irritato, < non sono di certo il tuo cameriere. Se hai sete chiedi ora, altrimenti nulla >.

Edward fece finta di non sentirlo e voltò un'altra pagina del libro con studiata lentezza.

 

 

Dalla cucina prelevai una bottiglia di acqua fresca, delle coche e dei biscotti che in realtà non erano poi il massimo visto che avevano preso aria ed erano diventati possi. Dovevo fare la spesa, non c’erano dubbi.

 

< Questi biscotti fanno schifo > annunciò Newton con la bocca piena.

< Cioè, qui non torna nulla e il tuo unico problema qual è? I biscotti > inveii contro Mike.

Mi ero sbagliata sulla relazione. Era più difficile di quanto credessi: i conti mensili non tornavano minimamente e oramai le mie facoltà mentali mi stavano gradualmente abbandonando.

< Mi spiace ma non puoi permetterti una Bmw con il tuo stipendio da poveraccio >.

< E tu che mi dici di queste spese? >, indicò un punto sullo schermo, < è così fondamentale la depilazione laser permanente? >.

Sì, lo era.

< Sono un avvocato importante, devo riguardare il mio look >.

< Una cosa è certa > se ne uscì di colpo Edward facendoci zittire entrambi.

< Siete entrati proprio nel vivo del progetto: sembrate proprio una normale coppia sposata >.

Dovevo ridere?

Lo squillo del telefono mi trattene dal rispondergli male. Ingoiai la risposta al vetriolo che stavo per servigli e scesi a rispondere.

 

< Pronto > risposi ancora con voce irritata dal comportamento di Edward.

Dall’altra parte della cornetta solo dei versi strani e gemiti che mi fecero pensare di avere a che fare con qualche maniaco sessuale.

Ci mancava solo questa…

< Pronto? > riprovai sdegnata e pronta a riattaccare.

< Sì, eccomi > una voce squillante mi distolse dal mio originale intento.

< Jake? >

< Ma che cavolo stavi facendo? >.

< Mi allenavo. Flessioni > affermò esultate.

< Sicuro? > scherzai facendo riferimenti poco velati ad attività ludiche.

< Lo sai ce per quello mi riservo a te >.

< A che devo l’onore della chiamata? > cambiai prontamente argomento.

Lo sentii sbuffare < Cos’è, non posso neppure chiamare la mia ingrata amica, adesso? >.

Non risposi immediatamente, troppo occupata ad osservare Newton che si avvicinava con quell’affare urlante tra le mani. Gli feci una serie di gestacci per far si che tornasse in camera, magari a continuare la relazione, già che c’era. Ma in risposta con le dita mi fece cenno di tagliare la conversazione.

< Isa? > mi chiamò il mio migliore amico.

< Sì? > tornai alla chiamata eludendo i tentativi di Mike di appendere.

< Cos’è? > chiese riferendosi chiaramente al pianto del bambolotto.

< Mia figlia, Marlene > risposi ovvia.

Dall’altra parte sentii dei rumori strani di sottofondo, vetri, o forse stoviglie, che andavano in pezzi e una moto in lontananza.

< Jay? >.

Tu, tu, tu…

Mah…

 

 

 

< Mmm >, giocherellai con una matita sul quaderno guardando il risultato al quale eravamo giunti io e Newton.

< Potrebbe andare > gli sorrisi sincera.

Alla fin fine avevamo trovato il modo per far quadrare i conti tagliando tutte le spese superflue, concentrandoci principalmente sui bisogni di Marlene. Probabilmente era questo lo scopo di questa relazione: sacrificarsi per le persone che si amano, valeva anche in altri ambiti, dopotutto.

Forse con Edward era proprio questo che avevo sbagliato. Mi ero sempre concentrata egoisticamente sui miei bisogni, sulla smania di averlo tutto per me, sulle mie emozioni e sensazioni non pensando cosa effettivamente fosse meglio per lui.

Già a guardarlo, a primo colpo, era palese che fosse decisamente troppo per me.

Ero stata sempre me stessa, con i miei pregi e i miei difetti, tanti, con lui ma avevo finto di essere abbastanza quando evidentemente non era così. Forse adesso se n’era accorto. Dopotutto era normale che prima o poi lo facesse.

 

< Isa? > Newton mi passò una mano davanti al mio sguardo distante anni luce da quella stanza.

< Sì, scusa > ritornai ai fogli sparsi di fronte a me.

< Dicevi? >.

< Dicevo che le manchi >.

< Come, scusa? >.

< A Jess > si passò una mano nei capelli biondo chiaro.

Sentii una fitta all’altezza della bocca dello stomaco.

< Non me l’ha detto espressamente, in verità > precisò.

< Ma non fa altro che dire: “Isa avrebbe saputo cosa fare”, “Isa avrebbe saputo consigliarmi tra il vestito rosso e quello blu…” > cercò di imitare la sua voce stridula facendomi ridere.

Anche a me mancava, nonostante tutto.

Il suono del campanello mi distolse dai ricordi nostalgici sui quali la mia mente aveva già preso a vagare.

< Mike, scusa potresti iniziare le conclusioni? Arrivo subito > gli dissi alzandomi dalla sedia.

Prima d’ora non avevo mai studiato così allungo nella stessa giornata. Immaginai il mio sedere plasmarsi secondo la forma del sedile.

Okay, troppo ore di studio facevano male, decisamente.

 

 

Arrivai sulla soglia e mi presi un momento per osservare il profilo del sedere nello specchio all’entrata.

Non che fossi una persona esageratamente vanitosa, non ero di certo una di quelle che passavano le giornate a prendersi cura del proprio corpo o cose del genere, eppure non potevo fare a meno di specchiarmi ogni qualvolta m’imbattessi in una superficie riflettente.

Comunque la cosa positiva era che il mio sedere era apposto. Edward di quello non si sarebbe potuto lamentare.

Il campanello emise un suono più prolungato, segno che la persona in attesa iniziava a spazientirsi. E anche io.

 

 

Sulla soglia della porta di casa il mio Jake tutto sudato e col fiatone.

Non potei che rimanere ancora una volta sorpresa dal suo aspetto. Le cose erano due: o ero io che continuavo a regredire e abbassarmi o era Jay che cresceva a vista d’occhio.

Lo guardai stranita e lui, una volta attraversata la soglia, storse il naso come se avesse appena fiutato del pesce avariato da giorni.

< Stai bene? > chiese seriamente preoccupato posando le sue mani sulle mie braccia.

< Jake, quante volte te lo devo dire: smettila di fumare la roba che ti passa Quil>.

 

 

Era da tempo che avrei voluto programmare un incontro tra Jacob e Edward. Avrei preferito farlo quando le cose con Ed fossero state chiarite ma già che c’era…

I due si guardarono dritto negli occhi senza aprir bocca. Edward rimase a distanza, qualche gradino più su, mentre Jacob non si rimosse dalla porta.

< Jacob, lui è Edward >.

< Edward, lui è Jacob, il mio migliore amico > precisai.

Forse, definendo il ruolo di Jake nella mia vita, Edward avrebbe smesso di fulminarlo con quello sguardo. I due, al contrario, continuarono a scrutarsi pericolosamente ed era come se ci fossero solo loro in quella stanza. Da quando conoscevo Jake non lo avevo mai visto così: lo fissava come se…come se fossero nemici.

< Cullen > sputò con un sorriso appena accennato.

< Black > Edward non fu da meno.

< Scusate… > mi intromisi nella loro presunta muta battaglia fatta di occhiate.

< Vi conoscete? >.

< No > rispose Edward.

< Sì > rispose contemporaneamente Jacob.

Li guardai sconcertata con un sopracciglio alzato.

< Tecnicamente no > Edward rivide leggermente la sua risposta, stava di fatto che io continuavo a non capirci nulla.

< Diciamo che alcuni miei parenti hanno avuto modo di conoscerlo > si intromise nuovamente Jacob.

< A dire il vero: sembra passato un secolo > continuò con un sorriso sardonico stampato sulla sua pelle ambrata.

La cosa continuava a non tornare: Edward non mi aveva mai detto di essere già stato da queste parti prima e Jake ero certa non avesse parenti al di fuori della riserva ad esclusione di sua sorella che però si era sposata da poco.

 

 

Questa interminabile giornata aveva tutta l’aria di essere una vendetta di un qualche Dio che mi stava facendo pagare con gli interessi gli errori commessi in passato.

Jacob ed Edward nella stessa stanza.

Avevo come l’impressione che quei due non avrebbero dovuto abitare nemmeno nello stesso paese, - ma che dico: nello stesso Stato -, tanto non si potevano sopportare a vicenda, figuriamoci ritrovarseli insieme in neanche tre metri quadrati.

Due leoni in gabbia, praticamente, pronti a sbranarsi al minimo accenno.

Ma quanto erano coglioni gli uomini?

 

 

Prima che potessi fare le mille domande che spuntavano come funghi nel mio cervello, suonarono nuovamente alla porta.

Ecchecavolo…

Qualcuno aveva affisso sul tetto dell’abitazione l’insegna luminosa “ostello della gioventù Swan” senza avvertirmi?

Chi altro poteva essere?

Con passo pesante mi avviai alla porta pronta a cacciare chiunque altro si fosse presentato oggi. 

< Char-papà > esclamai forse con troppa enfasi e subito assunse il suo solito sguardo sospettoso arricciando le labbra carnose sotto i folti baffi molto stile far west.

I suoi sospetti trovarono evidentemente adito e rimase bloccato all’entrata lanciando occhiatacce dietro di me. Vedevo le sue iridi schizzare veloci da uno all’altro dei miei ospiti e potei solo immaginare lo sguardo che potevano avere loro.

< Bella, che succede? >. Avanzò di un passo entrando in casa.

< Nulla > risposi forse troppo agitata.

< Sarà meglio che io vada, si è fatto tardi > s’inserì Mike cominciando a camminare per prelevare le sue cose.

< Fermo lì > gli ordino di scatto.

< Fermi tutti > specificò con tono più pacato schiarendosi la voce con un colpetto di tosse.

Certo che il suo lavoro lo preveda troppo sul serio…

La cosa preoccupante era che non aveva appeso la fondina con la sua pistola, come d’ abitudine, all’entrata ma aveva preferito tenerla con se. Immaginai fosse per lui una sorta di coperta di Linus, o almeno lo sperai.

 

 

Se me l’avessero raccontato non ci avrei creduto: io, Charlie, Edward, Mike e Jacob seduti allo stesso tavolo, a quello della mia cucina. Sembrava di essere ad una sorta di festival delle bizzarrie: il più strano vinceva. Edward e Jacob erano a pari merito, Mike era escluso perché, strano ma vero, sembrava il più normale tra noi e Charlie era a un passo dalla vittoria.

A capo tavola c’era lui, l’ispettore Swan, che aveva invitato (leggesi costretto) i ragazzi a rimanere a cena da noi, alla sua sinistra sedeva Newton che, come me, si stava certamente interrogando sul perché di questo supplizio, accanto a lui Jacob che ero certa occupasse tutto lo spazio da quel lato della tavola e di fronte a lui Edward. Secondo me era già un miracolo che ci stessimo tutti quanti.

Avevo provveduto silenziosamente a spartire la frittura di Harry Clearwater nei piatti in egual misura.

Fosse stato per Charlie avrebbe mangiato sempre quello e, onestamente, non capivo come facesse a piacergli un qualcosa composto per un abbondante novanta percento da olio, però non mi lamentavo, sempre meglio che se avessi cucinato io.

Per i primi cinque minuti buoni nessuno aprì bocca se non per mangiare e ciò mi confortò. Il più impegnato in quest’attività era senz’altro Jacob.

Osservai di sottecchi Newton di fronte a me che analizzava a uno a uno quelle strane forme di pesce nel suo piatto piegando le labbra in una smorfia di disgusto. Lo capivo ed era proprio per questo che avevo deciso di non esaminare più quello che mangiavo: c’erano pesci che a quanto pareva esistevano solo a La Push.

< Allora > iniziò Charlie ostentando la forchetta verso l’alto manco si trattasse di uno scettro.

< Che ci facevate a casa mia? >

Ecco che iniziava con il terzo grado. Strano non ci avesse ancora puntato una lampada negli occhi.

Di certo non stavamo facendo le orge se era questo che lo preoccupava, comunque.

<< Veramente signore, io ero venuto solamente per finire la relazione > rispose Newton.

La risposta sembrò piacergli perché piegò lievemente le labbra in quello che mi sembrò un sorriso e mi tranquillizzai.

< Chi di voi esce con mia figlia ?>

< Tutti > rispose Jacob con la bocca piena sghignazzando.

Charlie per un attimo spalancò gli occhi ma subito dopo sembrò riprendersi. Funzionava come una vecchia macchina, leggermente a scoppio ritardato, ma sapevo con certezza che non avrebbe mai detto nulla a Jay. Lo conosceva da quando era una pulce e aveva una certa simpatia per lui.

< Io, signore > rispose Edward educatamente alla domanda di mio padre.

Un nodino di calamaro mi rimase in gola facendomi tossire, non tanto però da perdermi l’occhiataccia che gli rifilò Jake, quasi più perforante di quella che aveva Charlie in quel momento.

< Mmm >, mio padre si passò un tovagliolo sotto i baffi, < tu sei il figlio del dottor Cullen, non è vero? >.

< Esattamente > gli sorrise senza mostrare i denti.

< In realtà pensavo di presentarmi prima ma non ho avuto occasione di farlo, la prego di scusarmi >.

Cosa.stava.facendo?

Fino a qualche ora fa sembrava volesse lasciarmi e adesso ci mancava soltanto che chiedesse la mia mano a Charlie.

< Qualcuno vuole il bis? > tentai di deviare il discorso proponendo una seconda reazione di frittura. In realtà l’unico ad aver finito quella che aveva nel piatto era Jake.

Nessuno rispose al mio invito.

Aleggiava un sinistro silenzio su quella tavola degno solo di una seduta spiritica.

Edward sembrava strano, più del solito. Non aveva toccato nulla dal suo piatto. Alle volte mi pareva stringesse le mani in pugni come a volersi trattenere dal fare o dire qualcosa, o forse era solo una mia impressione (anche se le vene del braccio non potevano essere una mia invenzione).

Lanciai rapide occhiate agli altri commensali: Newton aveva abbassato la sua testa sul piatto, sembrava quasi si stesse confessando; Charlie era nella tipica posa di chi sta elaborando chissà quale malefico piano mentre Jacob sembrava quello più rilassato di tutti, con molta nonchalance aveva posato entrambe i gomiti sul tavolo, fissava Edward con un sorrisino di sfida stampato su quella faccia sfrontata che si ritrovava.

< Io le ho visto le tette, una volta > se ne uscì tranquillo Jacob e questa volta a finire strozzata dal pesce non fui solo io ma anche Charlie.

Mike gli diede un lieve colpetto sulla schiena equivalente a una carezza.

Io con non pochi sforzi, con le lacrime agli occhi, riuscii a deglutire.

La prima cosa che feci, non appena mi fui ripresa, fu quella di lanciare uno sguardo carico di significati a Jay che rispose con una grossa risata.

< Basta > Charlie lo mise a tacere.

< Andate tutti fuori di qui > ordinò.

Non se lo fecero chiedere due volte e nel giro di pochi minuti restammo solo io e mio padre.

Sperai non iniziasse proprio in quel momento con uno dei suoi discorsi sul sesso, non l’avrei sopportato.

Fortunatamente si limitò a farmi cenno di passargli i piatti ancora pieni di Newton ed Edward per poi rovesciare il contenuto nel suo e cominciare a mangiare in silenzio.

 

 

 

Salii in camera mia trascinando i piedi sulla moquette.

Alla fine di questa lunga giornata non avevo concluso nulla. Non ero riuscita a parlare con Edward, a chiedere spiegazioni a Jake per il suo comportamento e nemmeno a concludere la relazione con Mike.

Mi sentivo stanca e non fisicamente, stanca dentro.

Sbuffando mi lanciai sul letto senza spogliarmi. Tolsi solo le scarpe che finirono in un punto indefinito della camera facendo un tonfo sordo. Mi pentii subito di averlo fatto: Charlie nella camera accanto dormiva e dopo oggi non era proprio il caso di svegliarlo.

Mi acciambellai al cuscino respirando l’odore del detersivo alla lavanda che adoravo.

Avevo tanta voglia di piangere ma le lacrime non avevano la minima intenzione di uscire perciò restai immobile, trovando interessante un punto bianco sulla parete dello stesso colore.

Tic tic tic

Subito avanzai alla finestra, da dove provenivano quegli strani ticchettii.

Scostai la tenda e lo vidi.

La voglia di abbracciarlo e baciarlo per essere tornato era tanta, troppa, ma mi limitai ad un sorriso che lui ricambiò.

Era un sorriso dolce eppure diverso dal quelli che conoscevo.

Può darsi non fosse l’unica cosa ad essere cambiata tra di noi.

Avevo come l’impressione, una sorta di sesto senso, che mi diceva che molte cosa stavano per cambiare.

 

Ci sedemmo silenziosamente a terra davanti alla finestra, l’uno di fronte all’altro.

Mi resi conto che il suo viso, illuminato dai flebili raggi lunari, appariva ancora più bello del solito. I suoi occhi erano chiari e sembravano quasi liquidi, come se avesse appena pianto.

Mi sorpresi ad osservare quella piccola spaccatura nel bel mezzo del suo labbro inferiore. La conoscevo bene, come avevo imparato a memorizzare ogni piccola parte di lui. Il mio sguardo si distolse nel momento in cui passo la lingua proprio su quel punto.

Stranamente prediligevo quelle piccole - seppur insignificanti - imperfezioni di lui proprio come quel taglietto, ad esempio, oppure i suoi denti, per quanto fossero bianchi e perfettamente allineati, avevo notato come i suoi canini fossero leggermente più appuntiti.

Mi prese una mano fra le sue, fredde e il mio sguardo passò alle nostra dita intrecciate.

< Isa, volevo scusarmi per ieri sera > iniziò.

< Mi rendo conto che non sto facendo altro che confonderti con il mio comportamento >.

< Ma…Isa, ti giuro che vorrei far di tutto per non perderti. Voglio viverti >.

< Edward cos’è successo ieri? > parlai finalmente.

< Davvero non ti ricordi? >.

Scossi la testa in senso di diniego.

< E’ tutto così… confuso >.

Quando provavo a ricordare riuscivo solo a visualizzare frammenti senza alcun senso.

< Ieri sera…sono stato troppo fragile e non ho avuto proprio forza per resistere…scusami >.

< Dirti tutto era impossibile. Era inutile >.

< Dirmi cosa? Cosa significa? Dici di non volermi confondere e poi, ad ogni tua parola, non fai altro che farlo >.

< La cosa migliore era allontanarmi il più possibile da te. Ho pensato di farlo… >.

Deglutii faticosamente il nodo che mi si era formato in gola.

< Ma non ho potuto… > strinse di più le mie mani.

< Non ci sono riuscito. >

< Non è facile per me dirti che sei diventata il senso di ogni mio giorno, momento, attimo… >

Feci per parlare ma mi fermò.

< Isa, io ti amo >.

< Ed è giusto che tu sappia tutto di me…>.

 

 





---------

Note: le ultime frasi di Edward sono tratte (e opportunamente da me modificate) da una canzone di Modà che vi consiglio di ascoltare (si intitola “quello che non ti ho detto (scusami) e la potete trovare qui http://www.youtube.com/watch?v=lMQPgMndmYA ).

Piccola curiosità: mi porto sfiga da sola…avete presente la parte della depilazione? Ecco, è capitata la stessa cosa a me L

Che dire?

Dunque penso che abbiate capito il perché del titolo. Non so ma l’idea di una cena con quei protagonisti mi allettava troppo… mi sembrava divertente (a voi è piaciuta?). poi penso sia un idea un pochino diversa per l’incontro tra Edward e Jacob, non credete?

Per il resto non dico nient’altro…lascio commentare voi.

Bacioni

Eli

 

 

 Antonya

Ciao tesora,

non preoccuparti per il ritardo… io cosa dovrei dire? Altro che cenere!
Grazie per i complimenti su Emmett… ho sempre paura di creare degli stereotipi.
sul comportamento di Edward hai perfettamente ragione… ma anche i vampiri possono sbagliare… è un modo secondo me per renderli più umani in un certo senso.

I tuoi commenti mi danno sempre la forza per continuare a scrivere

Grazie

Eli

 Frencykka 

Ciao carissima!

Beata te che sei già stata in vacanza io sto aspettando (con tanto di lingua a penzoloni) le mie tanto agognate vacanze che arriveranno ad agosto.

Spero comunque che tu ti sia divertita :P

Grazie mille per i complimenti su Emmett… vedrai cos’ho in mente per lui, più avanti!

Cosa ne pensi del capitolo?

Fammi sapere, ci tengo alle tue impressioni,

Eli

 artemide88 

Intanto tu dai sempre il meglio nelle recensioni ;) ricordatelo.

Oddio ma ci hai messo davvero 3 ore per commentare???

Però hai un auto-controllo invidiabile, fosse stato per me il pc avrebbe fatto un volo memorabile dal quinto piano.

Per il resto Come va?

L’esame?


Come al solito riesci a comprendere perfettamente tutto (ma come fai?). hai totalmente ragione su Emmett!!! Vedrai cos’ho in mente per lui O.o

Perché parli di “trasferimento dei cullen”? lo dai per scontato? Allora immagino che tu non ti aspettassi un “risvolto” simile, eh?

Anche sul comportamento di Edward hai perfettamente ragione… ma anche i vampiri possono sbagliare… è un modo secondo me per renderli più umani in un certo senso e poi mi serviva perché solo così ha capito cosa provava realmente… ha provato ad allontanarsi e non è durato nemmeno qualche ora nel suo proposito ;)

Spero che il capitolo ti sia piaciuto. Se ti sei addormentata mentre lo leggevi tranquilla penso sia normale… ormai se non scrivo tante porcherie in un unico capitolo fino a impiegarci settimane e tante tante pagine non sono contenta…che ci vuoi fare?

Fammi sapere mi raccomando (pc permettendo) e scusa per la risposta lampo alla tua bellissima recensione ma altrimenti non aggiornavo davvero più

Bacione

Eli

 Lau_twilight  

Ciao tesora,

grazie per aver commentato ^^

Eh sì, Emmett è proprio innamorato perso così come gli altri due polli.

Visto? Come promesso tutto si è risolto o quasi…

Vedremo cosa succederà nel prossimo.

Intanto mi fai sapere se il capitolo ti è piaciuto, please?
un bacione

Eli

 LAZIONELCUORE

Grazie carissima, spero che questo capitolo ti sia piaciuto ancor di più!

Kissoli

Eli

 Sheba_94

Tesora mia,

abbiamo delle cose in sospeso. Come primissima cosa mi devi ancora far vedere il video in condivisione sull’amicizia ^^
spero che la sbronza post Eclipse ti sia passata O.o

no, non credo.

Non è passata neppure a me… anche se con tutta ‘sta strumentalizzazione un po’ ci ho perso l’entusiasmo. Ancora poco e ci ritroveremo i pampers di Twilight.

Le mie pazzie sono infinite. Chi altro poteva pensare a una cenetta di quel genere? La pazzia mi sta divorando ù.ù è troppo tardi per me tu FORSE puoi ancora salvarti … forse.
Altro capitolo stra-lungo in cui mi perdo in mille cavolatine… sarebbe il caso di tagliare il superfluo e concentrarci più sul succo della ff…ops pardon… mi sa che non c’è nessun succo. Mmm

Ahahah

Fammi sapere anche per il trailer

A presto mou tresoir (si scrive così???)

Eli

 Bella_kristen

Ciao carissima!!!

Tu ci sei sempre e io dovrei farti una statua in giardino… anche se non ho il giardino.

Sembrerebbe che Edward abbia capito di non resistere più di un giorno lontano da lei… è troppo innamorato e finalmente l’ha ammesso…

Che ne pensi? Te l’aspettavi così?

Aspetto tue notizie

E grazie per la scorsa recensione *-*

Un bacione

ELi

 ValyCullen

Ciao carissima,

spero che tu sia riuscita a dormire ugualmente comunque ti chiedo scusa oramai per scrivere le mie 12 paginette in word ci metto due settimane…davvero non riesco a fare prima.

Spero vivamente che comunque il capitolo ti sia piaciuto e aspetto una tua impressione

Un bacione

ELi

 Frafra9 

Oddio tesoro!!!! Sei troppo tenera!

Davvero ti sei emozionata con quella scena del capitolo scorso?

Grazie ç__ç fai piangere anche me.
Spero di non averti delusa con questo capitolo

Fammi sapere

Un bacione

Eli

 simo87

Ciao tesorina,

come va?

Beata te che stai già in sicilia e un tuffo a mare non te lo toglie nessuno…

Quanto vorrei avere un Eddino portatile a lavoro ç___ç

Tornando al capitolo…

Quel mezzo sclero di eddino mi serviva per fargli capire di non riuscire a stare lontano da lei nemmeno per un giorno…

Insomma spero di non averti delusa

Fammi sapere

Un bacione

Eli

 lampra

Ciao tesorino,

grazie mille per la recensione…sei un amore.

Edward si è comportato così perché ovviamente è un coglioncino… no, scherzo era perché anche lui può sbagliare (per renderlo più terreno e umano) e poi solo così ha potuto davvero capire di non riuscire a starle lontano nemmeno un giorno *-*
spero comunque che il capitolo ti sia piaciuto

Un bacione

Eli

 ieia

 

O.O oddio!

Sono rimasta così quand’ho letto la tua recensione!

GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

Davvero hai disegnato quel momento?? Ç____ç oddio mi fai commuovere! Come si può fare per farmelo vedere???  Riesci a scannerizzarlo, please? Oppure tramite quel sito di condivisione foto? Insomma vedi tu … fammi sapere <3

Tesora scusa davvero per il ritardo, spero mi perdonerai

Fammi sapere qualcosina su questo

Un bacione

ELi

 LittleWhiteAngel

Eccoci qui!

Scusa per il tremendo ritardo e scusa per averti lasciato col dubbio con lo scorso!

Spero tanto che questo ti sia piaciuto. Ci ho messo una vita per scriverlo e di certo il lavoro e il caldo non aiutano.

Un bacione

Eli

 sweet_me

Ciao tesorina,

intanto grazie infinite per la tua recensione! Ti adoro!

Spero che questo ti sia piaciuto anche. Fammi sapere se la lunghezza dei capitoli è troppo così magari vedo di tagliare qualcosina la prossima volta

Un bacione

Eli

 Dreamerchan

Ciao carissima!

È sempre bello vedere il tuo commento. Mi dai sempre tanta carica per scrivere!

Grazie

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

Fammi sapere

Eli

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Capitolo 33
*** Only three minutes ***


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Bad Girl

[Edward Cullen]

 

Cap. Thirty two   - Only three minutes

 

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C’è un momento in cui non importa quello che sei realmente, - se un uomo o altro -, importa solo quello che senti dentro. Non c’è forza maggiore di quella.

È universale, assoluta.

 

< Isa, io ti amo >.

< Ed è giusto che tu sappia tutto di me…>.

 

Mi guardava con quegli grandi occhi maledettamente espressivi. Sotto la sua pelle chiara vedevo scorrere velocemente il suo sangue, dolce tormento per i miei sensi.

 

Non sapevo cosa mi spingesse a dirle tutto, una verità che quasi certamente non le sarebbe piaciuta.

Mi avrebbe odiato, disprezzato, avrebbe voluto nascondersi il più lontano possibile da me… bene, perché io non ci riuscivo, proprio non riuscivo a farlo.

Non riuscivo a starle lontano, a sparire dalla sua vita, come invece avrei voluto fare fin dall’inizio.

Infondo era stato sempre così, ancor prima di scoprimi innamorato di lei, dalla prima volta che l’avevo vista. E per lo stesso motivo avevo insensatamente donato alla scuola dei soldi perché lei non si allontanasse da me.

 

Il suo sguardo si fece insistente, aspettava che io continuassi a parlare.

Era davvero così impaziente di sapere che in realtà ero un mostro?

Il viso riflesso del mostro nella mia testa si prese gioco di me1. Rise sardonico aspettando pazientemente che le urla della ragazza riempissero la stanza, una volta che avesse scoperto la mia vera natura.

 

Fu un attimo e tutto il mio coraggio sparì in un lampo.

Mi sentivo come se improvvisamente fossi sprofondato nel punto più recondito degli inferi ad ardere, o forse, all’inferno c’ero sempre stato insieme a quello che rimaneva della mia anima, solo che insieme a lei avevo l’impressione di potermi ritagliare il mio angolo, la mia fetta di paradiso dove le fiamme non potevano raggiungermi perché lei, non lo sapeva, ma era quel raggio di luce che sfidava l’oscurità e mi donava la vita.

Ero pronto a tornarmene al buio?

Deglutii un sorso di veleno a vuoto che mi fece ardere la gola.

Mossa sbagliata…

Distolsi lo sguardo sul pavimento cercando di recuperare un briciolo di lucidità.

Ero in difficoltà e non lo ero mai stato prima, così abituato a essere dall’altro lato. Il primo predatore della catena alimentare adesso aveva paura di una fragile umana.

Si chiamava paura, credo.

Paura di perderla definitivamente.

 

Era come se avessi tra le mani un mucchio di sabbia dorata: più volevo stringerla e più essa scivolava via tra le mie dita, lasciandomi il nulla.

 

Forse potevo continuare a fingere e stare con lei per qualche anno, finché non si sarebbe accorta che non invecchiavo. E anche allora? Cosa avrei fatto?

Sarei dovuto scappare o avrei dovuto dirglielo ugualmente.

Il risultato comunque non cambiava, posticipare questo momento non sarebbe servito se non a peggiorare le cose.

Sospirai svuotando quegli inutili organi.

La verità faceva dannatamente schifo.

 

Avevo soltanto tre minuti per dirle tutto, tre minuti perché elaborasse le mie parole, tre minuti in tutto per sconvolgere il suo fragile mondo.

 

Solo altri duecentosedici battiti del suo cuore…

 

Tre minuti
solo tre
minuti per
parlarti di me
 
forse basteranno
a ricoprirti
di bugie
come se
 
io dovessi
mostrar di me
quello che
ancora no…
non sono stato mai

 

Avvertii un leggerlo spostamento d’aria e mi ritrovai la sua mano sulla mia, per spronarmi a parlare, peccato che il suo tocco ebbe esattamente l’effetto opposto.

Come avrei mai potuto rinunciare al suo calore?

 

< Ti amo > ribadii ancora una volta e l’avrei fatto ancora ancora e ancora. Le avrei detto quanto l’amavo finché non avrei avuto più voce in gola per farlo. Dopotutto era l’unica cosa di cui ero davvero certo e, in qualche modo, avrei dovuto cominciare comunque a parlare.

 

< E’ strano… ma amo davvero tutto di te, credimi. Tutto.

Adoro la fossetta che si disegna sulla tua guancia quando sorridi > e detto ciò con la punta dell’indice le accarezzai il punto esatto in cui nasceva godendomi ogni singola espressione, ogni singolo impercettibile movimento.

 

< Amo le facce buffe che fai, e solo Dio sa quello che ti passa per la testa in quei momenti. Adoro i tuoi occhi: non ho mai visto degli occhi cioccolato così espressivi in vita mia e mi piacciono persino i tuoi capelli appena sveglia. Mi sono innamorato di ogni singola cosa di te, cose che nemmeno tu probabilmente sai di possedere. Oh, se solo potessi vederti… >.  

Non c’è nulla che cambierei in te.

Vedo la tua perfezione da ogni angolazione, millimetri di perfetta imperfezione.

Sei esattamente come ti vorrei, come ti avrei sempre voluta.

 

< Ora > sospirai < ti prego di ascoltarmi > cercai di utilizzare il tono più fermo che potessi ma le mie mani mi tradivano, quelle tremavano senza che potessi controllarle.

Non riuscivo a trovare le parole giuste per dirglielo. Forse perché quelle parole non esistevano affatto.

Sospirai guardandola.

Se avessi potuto esprimere un desiderio avrei desiderato di poter tornare umano. Sarei andato contro la morte e contro tutto ciò che la caducità umana comportava, ma sarei potuto stare con lei, avrei potuto starle accanto e scaldarla con tutto il calore che potevo donarle.

Sorrisi amaramente. Ero un codardo, ecco cos’ero.

La verità era che ero stato fortunato perché in più di un secolo passato a viaggiare, a bearmi dei colori e dei profumi del mondo, non mi era mai capitato di vedere qualcosa neanche lontanamente paragonabile a lei.

Sognare mi era precluso ma con lei lo avevo fatto.

Avevo avuto la fortuna che le nostre strade si fossero incrociate perché, diversamente, non avrei mai creduto a quel sentimento che tanto si professava nei testi di letteratura o tra gli spartiti musicali.

Ora lo sapevo.

per convincerti ho
due minuti
ancora due
minuti ma
 
non li sprecherei
per mentirti mai
come
neve
fredda scenderei
per coprir
tutto quello che sei
come sale
bianco brucerei
brucerei

Considerato che nessuna parola o frase sarebbe stata quella giusta, presi silenziosamente la sua mano fra le mie. Mi fissò stupita ma mi lasciò fare.

Le baciai il dorso delicato e l’avvicinai al mio petto silenzioso: sconsacrato tempio di uno strumento ormai spento da tempo, ma comunque in grado di farmi vivere sentimenti che non avrei nemmeno immaginato.

Accostai la sua mano sul mio cuore lasciando il palmo della mia mano aperto sulla sua.

Rimase in silenzio, all’ascolto di un suono che purtroppo non avrebbe mai avvertito.

Io potevo sentirle le crepe di quello che per me non era altro che un inutile fardello che andava in mille pezzi.

Sentii il palmo della sua mano diventare un pugno che con forza stringeva la mia maglietta.

…un minuto
resta un minuto
per poterti dire…

 

Sul suo viso lessi tutto quello che non avrei mai voluto leggere: paura.

Terrore di me, della persona che fino a qualche ora fa quegli stessi occhi guardavano con una strana luce calda e che mi faceva sentire così vivo.

 

Ritrasse con forza la sua mano da me.

 

< Cosa sei ? > Chiese con voce spezzata.

 

< Sono un vampiro >.

 

 



Respirerò tra i tuoi capelli ancora quel profumo di amari ricordi, accarezzerò la tua pelle fresca di dolce velluto, proverò a catturare nell’ampolla dei miei pensieri il tuo fresco respiro e bacerò ancora le tue labbra, ancora per l’ultima volta, prima che venga giorno.

 

E poi mi ritroverò invidioso di una lacrima che potrà ancora accarezzare il tuo viso.

E spezzerei tutte le stelle la cui luce ti fa compagnia la notte, su quel cuscino su cui una volta c’ero io.

 

 

 

 

 

---------

Note:

1 frase ispirata da MS

2 come avrete potuto notare la canzone da cui prende il titolo anche il capitolo non mi appartiene, è dei negramaro e per l’appunto si intitola “solo 3 minuti”.

 

Oddio, lo so è tremendamente corto.

Lo è per diversi motivi:

1)     sono un idiota e non avevo considerato i tempi visto che oramai per scrivere un capitolo mi servono 2 settimane e non sapevo se per la fine del mese sarei riuscita ad aggiornare (ah! Non ve l’ho ancora detto? Ad agosto parto e starò via 3 settimane e difficilmente dalla Sicilia riuscirò ad aggiornare anche se prometto che la mia agendina sarà pronta già ad accogliere nuovissimi capitoli).

2)     un presunto plagio mi aveva tolto un po’ la voglia di scrivere.

3)     è stato problematico da scrivere… direi che ho spremuto il mio cuoricino e ne uscito questo spero che vi sia piaciuto (fatemi sapere, ci tengo particolarmente).

Scusate ancora ma se avessi scritto anche la reazione di Isa allora avreste dovuto aspettare anche per questo a fine agosto.

 

Un grazie infinito va alla Ely perché senza di lei questo capitolo sarebbe stato cestinato e tutte coloro che nonostante il caldo continuano a seguirmi!!! VI AMO!

 

Anche se, con ogni probabilità non potrò aggiornare, se avete qualsiasi domanda, dubbio potete usare la e-mail che trovate sul mio profilo cercherò di leggerla, almeno quella!

 

 

 kandy_angel 

Ciau tesora,

 

non so come interpretare il tuo ‘finalmente’, ma penso fosse positivo.

Fammi sapere se ti è piaciuto questo capitolo, ci tengo

Eli

 artemide88

Ciau amora,

quanto tempo, eh?

 

Sull’ex ragazzo non ti anticipo nulla ma ho un idea mooolto particolare in serbo per lui.

Veramente neanche a me mi si era presentato Edward quando mi hanno citofonato con la crema depilatoria sulle gambe… peccato! Mannaggia a lui.

 

Io continuo a pensare di non avere tutte le rotelle apposto… passo da capitoli spassosi come quello della scorsa volta con la cenetta particolare a capitoli come questi che come minimo uno dopo averlo letto si va a fare una pera…

 

Jake si divertiva -e stuzzicava con la mente Edward, vero?? XD OVVIO!

 

Devo ancora ascoltare la tua proposta musicale… lo farò al più presto, non sia mai che mi ispira improvvisamente un altro capitolo che non sarebbe malaccio.


Allora, ci credi che inizialmente volevo fare così come hai previsto tu?

Nella mia testa doveva andare pressappoco così:

-      E: sono un vampiro

-      I: hanno usato modi migliori per scaricarmi -.-

poi (vedrai nel prossimo) ma ho pensato che almeno in sto momento critico Isa connettesse momentaneamente il cervellino e rimanesse seria.

 


bellissima la top 3 delle frasi!!! Mi è piaciuta davvero un sacco.

Un bacione e mi raccomando fammi sapere qualcosa su questo

Eli

 simo87 

Simo com’è andata a mare? Nessuno squalo in vista? Tienimi l’acqua della sicilia al calduccio (e non nel senso di farci pipì) per quando arrivo ;)

Capitolo corto ma penso denso

Non sai che fatica sto pov

Spero che ti sia piaciuto

Un bacione

Eli

 Sheba_Ema94 

Ciau genietto dei video e del male.

Come procede?

E strano che io te lo chieda visto che siamo connesse attualmente su msn a scambiarci video musicali e non con fighi che la metà basterebbero.

La creme depilatoria esala sfiga. Questa massima potrebbe averla scritta Virgilio tanto è vera. Complimenti! Non userò più la crema proprio per questo motivo (e anche perché poi al posto dei peli mi escono i tronchi di abete filippino).



non fare troppo la pignola per il trailer sennò qua la summit ci cita in giudizio perché il tuo trailer è più bello dei film messi assieme.


spero che sia la song che il capitolo ti sia piaciuto

bacioni

Eli

 vittoriaKf

Ciao tesora!

Che bello averti anche qui!

Bellissimo quello che mi hai scritto ç__ç mi fai emozionare sempre.

Per i risvolti psicologici non posso assicurarti nulla. Scrivo d’istinto e qualche volta (spesso) non c’è molta logicità in quello che i miei protagonisti fanno o dicono. Ma forse sono “veri” proprio per questo.

Spero di averti fatto commuovere col capitolo.

Fammi sapere.

Un bacione grande

Eli

 ieia 

Ciau ieia mi sa riguardo a giornate sfigate possiamo darci proprio la mano! Anche io faccio di quelle figure allucinanti (non per questo molte cose che scrivo mi sono davvero capitate -.-).

Contentissima che lo scorso capitolo ti abbia fatto ridere era proprio quello che speravo. Questo spero ti faccia commuovere (sono modesta, eh).

Aspetto con ansia il disegno e non ti scusare già da adesso… già che ritrae Edward non può che essere stupendo!


bacioni e ancora grazie di tutto

Eli

 _Irene_Adler_

Ciao carissima!

Spero di avere fatto in tempo ad aggiornare prima della tua partenza!

*-* grazie infinite per aver commentato e non ti devi scusare se non lo fai sempre, è ovvio che ognuno ha i suoi impegni.

Sono strafelice che lo scorso capitolo ti abbia fatto ridere perché l’intento era proprio quello.
l’ultima frase era di Edward ma la storia di Isa la scopriremo presto con l’arrivo di Alex

Aspetto tue notizie su questo

Un bacione

ELi

 sweet_me 

 

Ciao dolcezza,

felice che lo scorso capitolo ti sia così piaciuto.

Mi spiace che questa volta tu ti debba accontentare di un capitolo corto corto ma non volevo lasciarvi tutta l’estate senza nulla L

Insomma spero che cmq ti sia piaciuto

Un bacione grande grande

Eli

 Dreamerchan

 

Ciao cara,
sono strafelice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto particolarmente!
inizialmente avevo pensato anche io che Isa la prendesse sul ridere o pensasse che fosse un modo per scaricarla ma poi ho cercato di immedesimarmi e non c’era nulla da ridere.

Nel prossimo, che sarà pov isa, vedremo le reazioni e ti anticipo che ci sarà anche in pezzo di Emmett.

Cerco di scrivere anche in vacanza e vedremo se riesco anche ad aggiornare.

Per finire spero che il capitolo ti sia piaciuto.

Aspetto tue notizie

Bacioni

eLi

 Semolina81

 

Ciao carissima Erica,

io faccio ridere te e tu fai ridere me, come vedi la cosa è reciproca.

Troppo forte la storia del tè al parco… ho immaginato Edward in calzamaglia bianca e colletto da fricchettone.

Ecco, sì Edward ha svelato finalmente tutto O.o

Spero che il capitolo ti sia piaciuto.

Ero entrata in crisi e a un certo punto volevo cancellarlo e mettere direttamente il capitolo della mattina dopo con isa che diceva “è un vampiro” e tralasciare tutto sto pezzo alquanto difficile. Ma ho voluto la bicicletta…ed è giusto che mi schianti.

 

Alex riserva mooolte sorprese.

Vedrai

Attendo una tua piccola impressione,
baci

ELi

 valli

 

Ciao carissima,

Ecco fatto. Non ti ho fatto aspettare tanto come al solito, vero?

Anche se è un po’ corto… mi perdoni?

Aspetto con ansia un tuo commento

A prestissimo

Eli

 Frafra9 

Ciao Fra,

dunque Jacob è accorso perché aveva frainteso la frase di Isa “mia figlia” e aveva pensato male. Che babbo.

Comunque se ti sei emozionata con lo scorso non immagino cosa farai per questo!

Sono un po’ in ansia perché è stato difficile per me scrivere questo capitolo.

Fammi sapere

Bacioni

ELi

 ValyCullen

 

Ciao carissima!

Eddino si è dichiarato e in questo gli ha detto la verità, nient’altro che la verità.

Esatto ù.ù era l’ex di Isa anche se lei non ne era sicura.

Ho una mente troppo diabolica… vedrai

Aspetto tue notizie per questo

Un bacione e grazie

Eli

 LittleWhiteAngel

Eccomi cara,

più presto che ho potuto.

Esatto compreso che è un vampirozzo figo

Fammi sapereeee.

Bacioni

Eli

 Antonya 

Ciau carissima,

che bello vederti, anzi leggerti! Grazie mille per la recensione!
spero che questo capitolo anche se cortissimo ti sia piaciuto come lo scorso.

Aspetto con ansia il tuo verdetto

Eli

 lampra 

 

Ciao tesorina,

grazie mille per il commento!!!

Esatto, si è rilevato dopo ben 32 capitoli (ce ne ha messo di tempo). No, scherzo è che prima volevo che entrambi si innamorassero a puntino… come sono stronzetta.

Comunque anche se è corto, spero tanto ti sia piaciuto

Ci spero

A presto

Eli

 

 

 

 

BUONE VACANZE A TUTTE!

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Capitolo 34
*** Do you want my soul? ***


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Ciaoooo!

Prima che leggiate il nuovo capitolo (si avete capito bene) ho una sorpresa per voi:

IL TRAILER DI BAD GIRL

 

 

 

Ringrazio pubblicamente (inchini e rose non bastano) la mia Sheba_Ema94 per averlo realizzato.

Fateci sapere che ne pensate.

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Thirty three   - Do you want my soul?

 

 

Image and video hosting by TinyPic

Ero racchiusa in una bolla di sapone dentro la quale fluttuavo in un universo tutto mio. Dalla pareti scintillanti, - seppur lisce e linde come vetri -, avevo una visione del tutto contorta e fuorviante della realtà che adesso non sapevo più quale fosse.

 

 

Edward aveva detto che mi amava ed il mio cuore lo aveva percepito. Era sgusciato fuori dalla pellicola a tenuta stagna nella quale trovava rifugio, e si era esposto a tal punto da sentirlo, da sentirlo davvero per la prima volta battere.

E proprio quando era così vulnerabile, aveva ricevuto una ferita, un colpo tanto profondo, che tutti i punti di spillatrice, che per anni lo aveva precariamente rammendato, erano saltati.

 

Poi, improvvisamente, la bolla era scoppiata e ogni cosa aveva trovato il suo posto, o quasi.

 

“ Salveresti la mia anima stanotte? “

 

“ Sì “

 

Ora ricordavo quella sera.

 

Come avevo fatto ad essere così cieca?

 

Le pareti della bolla erano massicce e spesse ed era come se, in aggiunta a tutto ciò, su i miei occhi e sopra le mie orecchie io stessa avessi apposto tanti strati di bende e garze che non mi permettevano né di vedere né di sentire. Dai romboidali forellini intravedevo immagini filtrate solo di ciò che volevo vedere.

 

Era più facile così, era più facile non sapere, fare finta che fosse tutto normale.

 

Occhi e orecchie sigillati. E proprio dal momento in cui quei sensi erano così limitati, altri, inconsciamente, si intensificavano. L’olfatto e il gusto, ad esempio.

 

Forse potevo non sentire la freddezza del suo tocco, o vedere la strana colorazione delle sue iridi, ma non potevo di certo nascondere il gusto delle sue labbra e il profumo di vaniglia dei suoi capelli.

 

 “Sono un vampiro”

 

“Vattene”, ero riuscita a sussurrare tra le labbra, trovando la forza di parlare, e un attimo dopo, prima che le mie ciglia potessero concludere il loro inesauribile movimento, Edward era sparito per sempre.

 

Bisognava allontanare le cose dannose, che ti facevano star male, e allora perché stavo solo peggio?

 

C’era qualcuno che poteva spiegarmelo?

 

Perché io non riuscivo a capire.

 

Le emozioni facevano a gara per dominare l’una sull’altra con il risultato che nessuna prevaleva davvero e allora mi sentivo così vuota.

 

Era come se mi avessero anestetizzato all’altezza del petto e svuotato di ogni singolo organo vitale.

 

Vuota.

 

Non provavo nulla.

 

Nessun dolore, solo un fastidio alle gambe: un leggero formicolio che mi faceva percepire di essere ancora viva.

 

Provai a muovere le dita dei piedi che si sollevarono istantaneamente al mio comando.

 

Da quanto tempo ero in quella posizione?

 

Da quando lui se n’era andato lasciando solo il suo odore e anche quello, in realtà, stava lentamente svanendo, sostituito dal profumo del giorno che si apprestava a comparire dalla mia finestra.

 

Osservai il pulviscolo in controluce danzare nell’aria attorno a me e sentii il calore di un raggio si sole sul braccio. Lo ritrassi all’ombra della mia camera: lui non c’era più ma volevo conservare, per quanto mi sembrasse privo di senso, la sensazione del suo tocco sulla pelle.

 

Perché non riuscivo a provare paura?

 

Perché se avesse voluto uccidermi avrebbe potuto farlo.

 

Perché nonostante tutto non riuscivo ad odiarlo?

 

Io avrei voluto tanto poterlo fare.

 

L’odio è un sentimento forte, tanto quanto l’amore, e per lo meno non mi sarei sentita così vuota.

 

Invece nulla.

 

Il suono del campanello dal piano di sotto echeggiò per qualche secondo tra le pareti spoglie della stanza seguito da un lunghissimo e assordante minuto di silenzio. Valutai la possibilità di restare lì, immobile, ma un’idea mi sfiorò: poteva essere lui. Magari si era ricordato solo adesso di venire a prendersi anche l’ultimo pezzetto di anima rimasto, in tal caso meglio sbrigarsi.

 

Mi sollevai dal pavimento cercando di non cadere. Il formicolio ai piedi non aiutava certo il mio equilibrio.

 

Alla porta l’ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere: Emmett.

 

Mi squadrò accigliato per qualche istante, probabilmente contando i segni della nottata insonne evidenti sul mio viso.

 

< Anche tu non devi aver passato una bella nottata > sospirò passandosi una mano tra i riccioli neri.

 

< Anche tu sei… > chiesi lasciando la domanda incompiuta. Oramai mi sembrava piuttosto palese…

 

< Bu! > fece in risposta, assumendo un aria quasi buffa, sempre che l’aspetto di Emmett potesse definirsi in quel modo.

 

Non aggiunsi altro, limitandomi a dargli le spalle per dirigermi, come un automa, in salotto.

 

Ebbi la sensazione che Emmett se ne fosse andato dal momento che non avvertivo i suoi passi e la sua presenza dietro di me. Ebbi un riscontro visivo solo quando mi sedetti sul tappeto, ai piedi del divano e, nonostante non avessi escluso la possibilità che lui ci fosse, non potei fare a meno di sussultare dalla sorpresa non appena i suoi occhi incontrarono i miei.

 

Poggiai la schiena e la testa sul cuscino alle mie spalle socchiudendo gli occhi.

 

Mi chiesi mentalmente il motivo per cui Edward avesse mandato proprio Emmett. Tra i fratelli era l’unico con cui avessi legato meno e poi, se proprio dovevo dirla tutta, era quello dei tre che m’incuteva più terrore solo a guardarlo anche quando, in tempi non sospetti, credevo fosse un umano.

 

Si sedette accanto a me, stendendo una gamba per lungo davanti a se e piegando l’altra all’interno. Da quella posizione sembrava più innocuo, forse perché, in quel modo, potevo guardarlo dritto in faccia senza sollevare la testa.

 

Mi bloccai ad osservare i suoi occhi e sussultai nel pensare a chi appartenessero un paio di occhi molto simili. Pensandoci erano l’unico dettaglio, insieme al pallore della pelle, che li accumunava, tanto che immaginai che non fossero nemmeno fratelli, come credevo.

 

< Ero venuto a cercare Edward… ma a questo punto suppongo non sia più qui > parlò rompendo quella patina di silenzio che si era creata tra noi.

 

Quindi non l’aveva mandato lui?

 

< Già > risposi solamente per dare aria alla bocca. Mi allungai verso il tavolinetto di fronte a me, dal quale recuperai una scodella di pop corn, probabilmente lasciata lì da Charlie la sera precedente.

 

Ne introdussi qualcuno in bocca e ingoiai senza sentirne minimamente il gusto.

 

Feci scivolare i capelli sulla guancia in modo da creare una barriera e con la coda dell’occhio notai che Emmett se ne stava immobile, concentrato su ogni mio movimento. Se non avesse più battuto più ciglio o respirato sarebbe stato facile scambiarlo per una statua.

 

Tuttavia, nonostante con la sua mole avrebbe potuto schiacciarmi come un moscerino su un parabrezza di un auto sportiva, non avevo il minimo timore di stargli così vicina. Tra noi paradossalmente quella a disaggio non ero io.

 

Avvicinai il cartone di pop corn verso di lui, da un lato, per offrirgliene, ma in risposta scosse la testa e mi guardò interrogativo.

 

< Cosa ti ha detto esattamente Edward? >. Sembrava cauto come se, solo pronunciando quel nome, avesse potuto sbriciolare una cristalliera.

 

Roteai gli occhi al cielo.

 

< Solo: ‘sono un vampiro’ > risposi senza alcun colore nell’intonazione della voce, introducendo altri pop corn e sperando che qualcuno potesse andarmi di traverso e soffocarmi.

 

Rise sonoramente, nonostante potessi sentire come nella sua voce non ci fosse traccia di ilarità. Come se qualcosa non andasse, quella risata faceva a pugni con il suo aspetto.

 

Scosse la testa tornando serio e spostando la sua attenzione sulla punta delle scarpe da ginnastica, davanti a se.

 

< L’ho sempre detto che Edward ha il tatto di un bradipo morto >.

 

Non so come, ma mi fece sorridere. Il fatto che lo stesse offendendo voleva dire che si era schierato dalla mia parte, in un certo senso. Iniziava a piacermi.

 

< Cosa vuoi sapere? > si voltò all'istante facendomi sussultare. Sorrise sotto i baffi conscio dell’effetto che aveva su di me.

 

Ad ogni modo la sua domanda mi sorprese in positivo. Era venuto per cercare suo fratello e non l’aveva trovato, avrebbe potuto andarsene e invece era rimasto quasi volesse supportarmi  e adesso si rendeva anche disponibile a svelarmi chissà quale terrificante altro segreto sulla sua specie.

 

< Non ho fatto sesso con un pipistrello, vero? >. Strano che di tutte le domande di vitale importanza la cosa che mi premesse maggiormente fosse proprio quella.

 

< Ah ah ah > questa volta rise in modo più convincente.

 

< Sei proprio forte >.

 

Peccato che io non stessi scherzando.

 

< No, tranquilla > rispose trattenendo altre risate.

 

< Non diventiamo pipistrelli, né nessun’altro tipo di animale > dovette precisare vista la mia espressione ancora titubante.

 

Questo era confortante.

 

< Non mi hai fatto la domanda più importante > disse con un sorriso di chi la sa lunga.

 

< Di cosa ci nutriamo? > domandò cantilenante come se in un certo senso dovessi sapere già la risposta.

 

Rimasi a dir poco sconcertata. Deglutii a fatica la saliva che aveva preso la stessa consistenza di un mattone.

 

< Ho visto Edward mangiare normalmente del cibo > replicai senza troppa convinzione.

 

Emmett scosse la testa come se avesse a che fare con un bambino capriccioso che non vuole imparare le tabelline.

 

< Cibo umano uguale spazzatura > spiegò avvalendosi di una mimica molto esplicita.

 

< Ma io … > insistetti.

 

< Passa qua > indicò la scodella dei pop corn che ancora tenevo in grembo.

 

Molto teatralmente ne portò una manciata in bocca, masticò e mandò giù.

 

< Allora? > domandai.

 

In quel modo non faceva altro che rafforzare la mia teoria, non dimostrando il contrario.

 

< Secondo cassetto del comodino di camera tua >.

 

Lo guardai titubante.

 

< Vai! > Ordinò perentorio.

 

Salii in fretta le scale non sapendo esattamente cosa aspettarmi. Ancora temevo si trasformasse in un pipistrello e iniziasse a svolazzare per la casa.

 

Aprii il cassetto indicato: il secondo del comodino proprio affianco al letto e rimasi a bocca aperta. Era pieno di pop corn.

 

Ritornai sulle scale con le idee più confuse che mai e me lo ritrovai ai piedi della scala ad aspettarmi con un sorriso da orecchio a orecchio.

 

< Ma che cavolo… ? >.

 

In risposta alzò le spalle divertito.

 

Cercai di rimettere insieme i pezzi di quello che avevo appreso finora.

 

Se non mangiavano cibo…

 

< Di cosa vi cibate allora? > chiesi cautamente, soffermandomi su ogni singola parola.

 

< Sangue > rispose con ovvietà facendomi rabbrividire dall’alluce del piede alla doppia punta dei capelli.

 

E se Edward non mi aveva morso voleva dire solo una cosa…

 

< Di vergini? > domandai racimolando le informazioni apprese da anni di film horror.

 

Lo vidi piegarsi sulle ginocchia e nascondere la testa tra le gambe. Tremava.

 

Scesi prudentemente qualche gradino prima di accorgermi che stesse solamente ridendo, di nuovo di me.

 

Iniziavo seriamente ad irritarmi.

 

< Scusa > disse tra una risata e l’altra.

 

< Se fosse come hai detto, saremmo esistiti da tempo, non credi? >.

 

< Già > mi vergognai della stupidità della domanda.

 

< Di animali > precisò.

 

< Non uccidiamo umani, sebbene la nostra natura ce lo suggerisca. Ci definiamo: “vegetariani” > spiegò mimando le virgolette con le dita.

 

La notizia era alquanto rassicurante anche se il mio cervello non poté fare a meno di osservare che se loro si definivano “vegetariani” perché mangiavano animali, voleva dire che c’erano altri vampiri che non lo erano e quindi “carnivori”?

 

< Adesso puoi smettere di coprirti il collo con una mano: non mi ciberò di te >.

 

Dovevo averla messa lì inconsciamente perché non me ne ricordavo. Feci finta di grattare proprio un punto sul collo per riportare poi il braccio lungo il corpo.

 

< Prima che tu me lo chieda: no, non dormiamo in bare, la luce del sole non ci incenerisce e, qualora ti venisse in mente di provarci, il paletto di frassino ci fa il solletico >.

 

Si grattò per un momento il mento glabro prima di continuare con il suo elenco.

 

< Gli specchi, l’acqua santa, i gatti neri, l’aglio e i crocefissi: tutte palle >.

 

< Dimenticavo: non andiamo in giro col mantello e neppure con la calzamaglia! >.

 

< Siamo semplicemente dei vampiri >

 

< Scusa se è poco > ribattei ironicamente.

 

< Bèh, penso che se Edward ti avesse spiegato tutto ciò non ti avrei trovata in quello stato catatonico di poco fa >.

 

Su questo non aveva poi tutti i torti. No che così fosse più facile accettarlo, ma tra la pillola amara e quella con l’aggiunta di zuccheri e coloranti preferivo senz’altro la seconda… più facile da mandare giù anche se con qualche sforzo.

 

< E… e il vostro cuore? >. Non potei fare a meno di sentire una voragine aprirsi alla bocca dello stomaco solo al ricordo della sera precedente, nel momento in cui avevo saggiato il suo petto alla ricerca di vita.

 

< Bèh, quello… >, lo vidi incupirsi. Dello sguardo allegro e canzonatorio di poco prima non era rimasto nulla.

 

< Vedi >, si sedette sulla poltrona, allargò le gambe e poggiò i gomiti sulle cosce pensieroso. Lo seguii con lo sguardo in attesa che continuasse a parlare.

 

Abbassò lo sguardo a terra, sul tappeto, per poi tornare a fissarmi serio.

 

< Tecnicamente non batte, siamo morti ma… >.

 

Mi sentii mancare l’aria a quella rivelazione, mi piegai come se mi avessero appena sferrato un pugno in pieno stomaco e indietreggiai fino a trovare un appoggio che mi sostenesse. Scivolai fino a toccare il pavimento e portai le ginocchia al petto.

 

Emmett mi guardava con aria sconfitta come se la cosa lo toccasse da molto più vicino di quanto credessi.

 

< Ma…io penso che in un qualche modo funzioni >.

 

In pochi istanti me lo ritrovai di fronte, in piedi.

 

< Dagli una possibilità >.

 

Allungò una mano verso di me incoraggiandomi ad alzarmi. Mi limitai a fissare per qualche secondo il suo palmo prima di abbassare lo sguardo e rifiutare l’appiglio.  

 

Edward era morto e anche lui lo era, dunque.

 

Era normale che parlassi con un morto?

 

No, no che non lo era!

 

O forse mi avevano scaraventata in un’altra dimensione dove può darsi che quella anormale fossi io.

 

Sentii il suo sospiro gelido sui miei capelli e mi accorsi che si era posizionato seduto accanto a me.

 

< Non è solo perché tu hai l’odore più dolce che lui abbia mai sentito durante la sua esistenza … >.

 

< Cosa? > lo interruppi improvvisamente.

 

Sulle labbra di Emmett comparve una piccola ‘o’ di sorpresa di chi si era appena accorto di aver parlato troppo.

 

< ODDIO > urlai balzando in piedi con le mani tra i capelli. Strinsi alcune ciocche a tal punto che alcuni capelli mi rimasero tra le mani.

 

Iniziai a camminare velocemente per il salotto.

 

< Tu > mi voltai verso Emmett puntandogli un indice < mi stai dicendo che Edward è un vampiro e io ho il sangue più buono che lui abbia mai sentito nella sua esistenza? >.

Annuì.

 

< Esistenza? > Urlai.

 

< Quanto esattamente? >.

 

< Centonove >.

 

< Oh, porco cazzo > imprecai esasperata.

 

< Ah! Si si si > ora ridevo isterica mentre Emmett si limitava a fissarmi come se avesse di fronte una pazza, e poco ci mancava perché lo diventassi davvero.

 

< Ora si spiega > rimuginai ad alta voce.

 

< Il suo interesse nei miei confronti >.

 

Come potevo essermi illusa che uno come Edward potesse interessarsi a una come me?

 

Ma come potevo anche solo immaginare che fossi soltanto una specie di preda? Un dessert?

 

Senza che potessi accorgermene mi ritrovai il petto di Emmett di fronte. Posò le sue mani fredde sui miei avambracci scoperti in modo che non potessi ritrarmi.

 

< Isa, non hai capito niente. Lasciami spiegare >.

 

< No, non c’è nulla da capire è… ovvio >, cercai di allontanarmi ma non me lo permise.

 

< Calmati >, ordinò e se proprio c’era una cosa che mi dava sui nervi era proprio questa: quella di dirmi ‘calma’ quando come minimo avrei spaccato mezzo mondo e me ne sbattevo se Emmett avrebbe potuto uccidermi perché, prima che potesse farlo, un calcio in mezzo ai coglioni non gliel’avrebbe tolto nessuno.

 

< Fammi spiegare senza che tu mi faccia ricorrere alle cattive maniere > sibilò a pochi centimetri dalla mia pelle.

 

Tutto il coraggio di prima se ne andò a farsi benedire: una palla di fieno in mezzo al far west era più promettente, in confronto.

 

Cercai di calmarmi e mi sedetti sul divano, guidata da Emmett.

 

L’espressione soddisfatta dell’ascendente che aveva avuto svanì presto, sostituita nuovamente da una faccia seria. E questo voleva dire altre cattive notizie.

 

Non ero pronta a sentire altro, probabilmente in pochi minuti avevo ricevuto più informazioni io che qualsiasi altro umano in tutta la sua vita, ma il tono che aveva utilizzato per ‘convincermi’ non prometteva nulla di buono.

 

< Quello che sto per dirti non l’ho mai confessato a nessuno – neanche ai miei fratelli - e non so neppure io perché lo stia venendo a dire proprio a te, un umana >, iniziò, < ma forse in questo modo alcune cose ti saranno più chiare >.

 

< Molto tempo fa mi trovavo nel South della Carolina nei pressi di un piccolo centro abitato. Ai tempi non ero un pivellino e sapevo ben controllare la mia sete, anche se passavano giorni da una battuta di caccia e l’altra >, precisò fissandomi intensamente.

 

Se prima non avrei voluto ascoltarlo, adesso fremevo dal desiderio che continuasse: mi aveva incuriosita.

 

< Mentre correvo nei boschi nei dintorni di una campagna, sentii l’odore più buono che avessi mai potuto desiderare. Incuriosito, seguii la scia per chilometri finché non vidi a chi apparteneva >, ingoiò la saliva facendo una pausa.

 

Il suo sguardo si fece lontano, fissava un punto indefinito davanti a sé, probabilmente rivivendo quei ricordi.

 

< Era la ragazza più bella che avessi mai visto. I suoi capelli erano castani, di un colore che con la luce di quel pomeriggio risplendevano di riflessi dorati e il suo riso era una musica. Quando la vidi era sul terrazzo di casa sua, intenta a stendere lunghe e profumate lenzuola bianche >, le sue labbra si piegarono in un tenero sorriso.

 

< E te ne innamorasti anche tu? >, domandai incerta.

 

< No > rispose secco.

 

< Non ebbi neppure il tempo di conoscere il suo nome, in realtà >.

 

Lo fissai sgomenta.

 

< Già > confermò la mia supposizione abbassando lo sguardo.

 

< Con questo voglio dire che è praticamente impossibile stare anche solo a decine di chilometri da una simile tentazione e davvero non riesco neppure lontanamente a immaginare come faccia Edward a starti così vicino o a stare così calmo solo al pensiero di saperti nella stessa città, una facile preda >.

 

< Non c’è un paragone che potrei farti per esprimere fino in fondo quello che si prova. È indescrivibile >.

 

Non c’era modo di spiegarlo a parole eppure fui certa di aver compreso.

 

< Non sai quanto lo invidio per il suo autocontrollo, in un certo senso >, mi confidò e per quel poco che lo conoscevo sapevo con certezza che Emmett non era il tipo da ammettere facilmente le sue debolezze.

 

< E se si controlla in quel modo, perché non credo minimamente che gli venga naturale, – per quanto lui ce la voglia darla a bere -, vuol dire che ha un motivo più che valido per farlo… >.

 

Rimase a fissarmi intensamente negli occhi.

 

< Si merita che tu gli dia una possibilità >.

 

Si sollevò in piedi con agilità.

 

< Adesso è meglio che vada a cercarlo >, non specificò volutamente il soggetto.

 

< Dove credi che…>.

 

< Conoscendolo sarà andato a cercare di uccidersi >.

 

< Cosa? >.

 

< Ah ah! Scherzavo >.

 

< E poi te l’ho detto che non è facile > si batté il petto con un pugno che sarebbe stato in grado di demolire casa mia.

 

< Emmett? >, lo chiamai prima che sparisse anche lui.

 

< Grazie >.

 

Si voltò e mi sorrise sincero.

 

< Un’ultima cosa >, tornò sull’uscio.

 

< Mi pare scontato ricordartelo ma tutto questo deve rimanere un segreto >.

 

Annuii. Mi pareva ovvio che non l’avrei detto a nessuno.

 

< Ah! Emmett >, lo richiamai, < hai detto che anche tu non hai passato una bella nottata… >.

 

Notai il suo sguardo farsi indeciso. Forse stava valutando se fosse il caso dirmelo oppure no.

 

< La ragazza che amo è… > si incupì.

 

< è incinta >.

 

Dovevo avere un’espressione stravolta tanto che si affretto ad aggiungere < di un altro >.

 

 

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Buongiorno donne!

In teoria non avrei dovuto più postare ma effettivamente vi avevo lasciate in un punto cruciale della storia e quindi eccomi qua…

Domani mattina parto e questo dunque è davvero l’ultimo prima delle ferie che riesco a postare.

Il capitolo non è poi ‘sta grande meraviglia perché erano cose che tutte voi già sapevate ma Isa no ed era giusto che prima di prendere una decisione fosse messa al corrente di tutto, o quasi.

La scelta di farglielo dire da una persona diversa da Edward è nata perché mi sembrava improvabile che lui tornasse da lei a spiegarle o che lei andasse da lui ancora scossa com’era. Come avrete notato comunque Emmett non le ha detto alcune cose (come ad esempio del potere aggiuntivo di Edward) perché questo è giusto lo venga a sapere direttamente dall’interessato.

Il capitolo non è betato e questa volta non ha ricevuto neppure l’approvazione finale della Ely e quindi non so davvero che impressione possiate farvi (tra l’altro il poco tempo a disposizione sicuramente avrà influito).

Per chi si aspettava che avrei fatto un capitolo triste e lacrimoso rispondo che tendo a evitare i capitoli tragici da taglio delle vene e che un po’ di comicità anche nei momenti meno opportuni non guasta mai!

Ci tengo a precisare che la storia di Emmett non è del tutto inventata ma che mi pare Edward ne faccia riferimento in MS (correggetemi se sbaglio) e poi la frase “…di cosa ci nutriamo?” sapete da dove viene, no? ;)

 

Rispostine veloci

 

vittoriaKf 

Wow tesoro! Cosa ho fatto di bene per avere un’ammiratrice come te?

Voglio procedere per gradi. Isa l’ha scoperto da poco e adesso era giusto che sapesse qualcosa in più… insomma vedremo come si evolverà la situazione.

Un bacione a te e ai tuoi bimbi.

Ti auguro di passare una bella e rilassante vacanza che non si sa mai che nelle assolate spiagge italiane potremmo incontrare il nostro Rob che passeggia con un boxerino attillato :P *me muore*

Besos

 lampra 

Ciao tesora!

Wow che bello che hai apprezzato lo scorso capitolo!

Sai? In realtà non ero tanto sicura della mano sul cuore per farglielo capire…mi pareva scontato?

Quindi mi fai felice *-*

Spero che questo non ti abbia annoiato

Auguro anche a te di passare delle grandiose vacanze

Un bacione

 sweet_me

 

Sorpresa!!!

Te lo aspettavi?

Pensavi di esserti liberata di me e invece… hihihi

Spero che il capitolo ti sia piaciuto!

E ora? Che succederà?

Auguro anche a te di passare buone vacanze!!!!

Un bacione

Eli

 madda94 

Eccomi qua!

Davvero ti sei letta tutta la ff in 2 gg?

O_O

Sei ufficialmente il mio nuovo mito!

Spero che la reazione di Isa ti sia piaciuta!

Passa delle splendide vacanze

bacioni

 Lau_twilight

Ciao tesoro!

È sempre bello leggere le tue recensioni!

Quello che hai detto su Edward è verissimo e da un lato le sue paure sono tutte lecite per fortuna non ha a che fare con un umana qualunque…

Spero che la reazione di Isa non ti abbia delusa e spero che quest’accoppiata Isa-Emmett ti sia piaciuta come è sempre piaciuta a me nell’originale.

Spero che passerai delle buone vacanze anche tu, divertiti!

Un bacione

 Sheba_Ema94

Ciao pazza!

Quanto tempo, eh?

Alla fine niente song di Avril (me la riservo per altri capitoli) dopotutto c’era già il trailer nuovo di zecca e non volevo che l’attenzione fosse spostata su altro!

A proposito bello il trailer, eh? Chissà chi l’ha fatto?

Ahahah

GRAZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Mi raccomando

1)    Fammi sapere che ne pensi del capitolo

2)    Continua la tua ff!

Un bacione e a presto

Eli

 _Irene_Adler_ 

Tesoro *-*
Mi credi se ti dico che proprio oggi ho scoperto la canzone Solo tre minuti dei Negramaro grazie ad un libro che ho finito di leggere sempre oggi? Certo, non te l’ho detto che sono veggente io? Ù.ù. ahahahah

No, dico, davvero? XD

La canzone dello scorso capitolo piace molto anche a me si intitola “Plum cut” e come parole non centra proprio nulla ma l’adoravo e quindi l’ho inserita!

Spero tanto che il capitolo ti sia piaciuto anche se non è un granchè

Passa buonissime vacanze all’insegna del divertimento

Un bacione

 artemide88

Ciao tesoro!

Sorpresaaaa!

E tu che pensavi di esserti liberata di me, sappi che non potevo andare in vacanza tranquilla senza prima aver letto una delle tue recensioni!

Capitolo che non so neppure io come definire. Il periodo è uno dei più stressanti in assoluto (il fatto che mi siano usciti 2 herpes al labbro ne sono la prova tangibile ç__ç) ma ho cercato di rendere al meglio quello che intendevo…ma tanto lo so che anche se scrivessi un semplice “ciao” tu riusciresti a fare un analisi dettagliatamente dettagliata del vero significato intriso nella parola. Perché tu sei tu e non c’è altro da aggiungere.

Comunque come vedi sono tornata a far ridere (faccio più ridere che altro, lo so). Ma ci voleva un tocco del nostro Emmy con le sue maniere da fornaio incazzoso di prima mattina anche perché l’aria di quella dark-disperata delle prime righe del capitolo non mi si addice, non credi?

E poi alla fine la rivelazione del secolo. O_O

 

Felice che lo scorso, - nonostante fosse più lungo il mio rotolo della carta da forno che non ho-, ti sia piaciuto. *-*

Ecazzo, posso dirlo? Ma com’è che mi fai emozionare ogni volta con le tue recensioni? Non ho ancora capito se sono io o sei tu.

ora bisognerebbe capire se anche Isa ammette di essersi innamorata o no

remember:

.

… …

Non amavo Edward. Per lui provavo indubbiamente una fortissima attrazione fisica, quando non c’era mi mancava e se lo vedevo, anche solo parlare, con qualcun’altra la mia mente iniziava automaticamente a progettare una serie di plurimi omicidi, ma non era Amore. Per lui provavo un sentimento che ancora non sapevo catalogare perché mai provato prima.

Non era facile definire qualcosa che non si conosceva, dopotutto, neppure da ubriachi.

< Certo, ti amo è una parola grossa >, iniziai gesticolando più del necessario, < Diciamo che per il momento ti, e basta >.

< Il passo è breve >, sorrise.

E questo per dirti che se questo non è amore, cos’è?

Troppo difficile ammetterlo per lei, hai ragione. Ù.ù

 


Edward si è innamorato nel modo giusto...no, non è un frase a trabocchetto o enigmatica. vuol solo dire che il suo non è stato un innamoramento veloce e frettoloso come nei libri, dettato prima dalla voglia di sangue che dalla conoscenza della personalità di Isa. =) Oddio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! TU SEI UN GENIO, incompreso ma comunque un genio.

È quello che volevo far capire altrimenti non avrei scritto ben 32 capitoli prima della rivelazione. Menomale che ci stai tu.

 

Sappi comunque che mi sono trattenuta in questo capitolo.

1)    Avrei voluto mettere qualche altro testo di qualche song…tra l’altro l’avevo proprio in mente quale (senza nuvole di Alessandra Amoroso) ma poi mi son detta “spremi le meningi e scrivi qualcosa tu…”. A volte è troppo semplice adagiarsi su questo anche se è vero che alcune canzoni, inspiegabilmente, sembrano rubarti le parole di bocca.

2)    Con altre frasine di quelle pazze che sai tu! Tipo la fine me la immaginavo così:

E: La ragazza che amo è incinta.

I: O_O

E: di un altro. No, tranquilla non possiamo procreare…anche se ci piace provare. (tra l’altro rubatissima a Demon del Diario del vampiro).

Direi che a volte faccio bene a trattenermi -.-

Miii ma quanto ho scritto?

Bèh lascio la parola a te. Se non ci sentiamo: passa delle buonissime vacanze!

Besos

 

 

 ieia

 

Ciao Tesorina,

troppi sensi di colpa e così ho aggiornato. XD

non è il massimo ma è tutto quello che sono riuscita a scrivere tra lavoro, valigia, ragazzo, famiglia, tato ed herpes… in una settimana neanche.

spero che non ti abbia delusa.

Fammi sapere.

Auguro anche a te di passare delle rilassanti e divertenti vacanze.

bacioni

 simo87 

Oddio Simo. Ma tu dove stai esattamente in sicilia? Magari mi viene la pazzia alla Isa e ti passo a trovare.

Il mare *-* non vedo l’ora, davvero.

Tra l’altro qui a milano sta piovendo (perché ovviamente ieri sono stata dal parrucchiere e quindi te pareva).

Comunque sorpresa ho aggiornato!

Spero ti faccia piacere!

Fammi sapere cosa ne pensi!

Buone vacanze anche a te.

Sicilia Arrivooo!

Bacioni al cannolo.

 red apple 

Ciao cara.

La tua recensione mi ha un pochetto irritato, sono sincera.

Non tanto per il fatto che mi hai fatto notare che il capitolo fosse corto o che vi ho lasciate in un punto cruciale, visto che ne ero abbastanza consapevole,  ma più che altro perché oltre a questo avresti potuto magari aggiungere alla recensione una o due paroline sul capitolo o sulla fic nel suo complesso. Anche: “mi fa schifo”, non per forza un commento positivo.

In ogni caso alla fine sono riuscita a pubblicare prima di partire. Il mio “compito” l’ho fatto.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e ti auguro di passare delle buonissime vacanze

A presto

Eli

 Semolina81

Ciao Erica,

che bella la tua recensione *-*. Stupenda.

Sì, hai ragione. Ormai siamo così abituate che se domani in aereo un tizio con la pelle chiara e gli occhi dorati mi sedesse vicino e mi dicesse “hey, ciao!sono un vampiro”  io gli risponderei “wow!*-*” e poi “se ti da fastidio la luce del sole chiudo la tendina del finestrino”.

No, a parte gli scherzi. Ho cercato di immedesimarmi in tutti e due i personaggi anche se non è stato facile.

In questo, non so bene il perché, ho deciso fosse Emmett a spiegarle le varie cose. Dici che ho fatto bene?

Insomma spero che il capitolo ti sia piaciuto e spero passerai delle splendide vacanze

A presto

Eli

 Dreamerchan 

Ciao carissima,
oddio! Ma come fai a leggere i capitoli sul cell?

Dopo un po’ mi fanno male chi occhi a leggerli sullo schermo del pc figuriamoci sul cell!
ma quindi l’hai letto senza ascoltare la song che c’era?

Se si, devi ascoltarla. XD
Comunque eccomi qua… fiù sono riuscita ad aggiornare, visto?

Sono felicissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto tanto e spero che anche questo ti abbia soddisfatto.
Buone vacanze anche a te ^^, divertiti!

Un bacione

 ValyCullen 

Ciao carissima!

Le seghe mentali di Eddi non potevo non metterle, anche l’originale se le fa figurati il mio!

Come vedi non ti ho lasciata a bocca asciutta e ho postato ^^ … anche se non è magnifico spero che ti sia piaciuto!

Un bacione grande

Buone vacanze

Eli

 Frafra9 

Ciao tesora,

ce l’ho fatta ad aggiornare e sono quasi tutta intera, quasi.

Hai ragione dire la verità, quando questa non è delle migliori, non è mai facile. Figuriamoci quando uno si porta un segreto come quello di Edward.

Comunque il capitolo era un po’ di transizione. Secondo me prima di prendere una qualsiasi scelta era giusto che sapesse almeno delle info aggiuntive. Insomma spero che la mia scelta non ti abbia delusa.

Aspetto con ansia il tuo parere.

Buone vacanze anche a te, divertiti

Eli

 valli

Ciao cara,

ho fatto prima! Non potevo lasciarti senza un aggiornamento prima di partire, no?

E così adesso Isa sa più cose...speriamo che ci rifletta bene prima di decidere *uno come Edward dove lo trova?* ^^

Buonissime vacanze anche a te

Un bacione

 ichigo1995D

Ciao tesora!!!

Visto ho aggiornato subito!
Come ‘così presto’? ci ho messo ben 32 capitoli per arrivare alla rivelazione! Però mi fa sorridere questa cosa… vi vede che ti sono passati in fretta e che non ti sono pesati *-*.

Isa non lo ammette ma prova qualcosa per lui… è palese!

Un bacione e ti auguro buone vacanze

Eli

 

 

 

 

BUONE VACANZE A TUTTE!

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

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Capitolo 35
*** Kiss me or Kill me ***


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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Thirty four   - Kiss me or Kill me

 

 

Io e il letto eravamo sempre andati d’amore e d’accordo eppure non riuscivo ad addormentarmici neanche fosse fatto di cemento armato.

 

Tutti i peggiori incubi, le paure e le ombre oscure che da bambina venivano a torturarmi la notte, mi tenevano compagnia, adesso, a distanza di anni.

 

Trovai rifugio sotto la coperta, come facevo da piccola. Peccato che quando avrei sbirciato al di là della trapunta quegl’incubi non sarebbero spariti.

 

Mi girai e rigirai tra le lenzuola per diverso tempo senza trovare una posizione che mi consentisse di entrare in quella specie di stato di trance che tanto agognavo. 

 

Il perché era ovvio: avevo troppi pensieri per la testa, pensieri che rimanevano purtroppo sigillati in quel poco spazio di cui disponevano e che non potevo condividere con nessuno per scaricarmene, almeno in parte.

 

Emmett era stato chiaro: la loro vera natura era e doveva restare un segreto per gli umani. Rabbrividii nel pensare che fino a qualche ora fa facessi parte della gente che ignorava totalmente l’esistenza di questo mondo e se finora non c’erano stati umani in grado di raccontarlo un motivo doveva esserci...

 

Affondai un pugno nel cuscino furiosa. A che serviva un migliore amico se non potevo utilizzarlo per sfogarmi?

 

Il nome di Jake quella notte mi si era presentato svariate volte come ancora di salvezza per non impazzire. Ma poi ci pensavo e sapevo che se fossi andata da lui all’ennesimo “Cosa c’è che non va? Cosa non mi stai dicendo?” avrei finito per cedere e per rivelargli tutto mettendolo inevitabilmente in pericolo. Stesso identico discorso per Angela. Dovevo tenere fuori da quest’incubo tutte le persone a cui volevo bene.

 

In realtà, adesso che ci pensavo, una persona con cui parlare senza rischiare di dire troppo c’era. No, non era una buona idea rivederlo, non così presto, almeno.

 

 

La mattinata a scuola era trascorsa più lentamente del previsto quel giorno. Probabilmente avrei dovuto seguire con più responsabilità le spiegazioni, visto e considerato che il primo semestre era oramai agli sgoccioli. Gli anni passati avevo sempre adottato quella linea, recuperando le materie in extremis, ma proprio non riuscivo davvero a concentrami su nulla.

 

Sprofondai nel divano e spostai la mia attenzione al dì la della finestra. Il tempo fuori rispecchiava esattamente il mio stato d’animo: grosse nuvole cariche di pioggia non permettevano di scorgere il benché minimo ritaglio di cielo. Presto o tardi avrebbe piovuto e sarebbe stato un temporale con i fiocchi.

 

Mi detestavo perché quella mattina avevo fatto leva su tutta la mia forza di volontà per non mettermi a cercare la Volvo argentata nel parcheggio, con successo, anche. Salvo poi tutto il giorno non fare altro che torturarmi per sapere se lui era venuto a scuola o meno.

 

Non avevo avuto lezioni in programma con Edward ma ancora non sapevo esattamente se era stato un bene. Insomma per tutto il giorno non l’avevo visto e…e adesso stavo semplicemente impazzendo.

 

E poi non avevo avuto più notizie da parte di Emmett la sera precedente.

 

Ho bisogno di parlarti”, scrissi istintivamente nel messaggio e rimasi a fissare per qualche istante il numero di Edward prima di premere il tasto dell’invio.

 

Non ebbi nemmeno il tempo materiale di posare il cellulare affianco a me, sul divano, che un segnale acustico mi avvertii che era arrivata una risposta.

 

Possibile fosse già lui?

 

Nello stesso istante in cui ripresi il cellulare tra le mani, sentii il suono del campanello di casa.

 

Sto arrivando”, c’era scritto ma avrebbe fatto meglio a scrivere “sono arrivato” perché era già lì, di fronte a me.

 

Boccheggiai alla ricerca di aria non appena i suoi occhi ambrati si posarono sui miei.

 

Dio quant’era bello!

 

Aveva indubbiamente corso perché i suoi capelli erano sparati all’indietro e i suoi vestiti non erano impeccabili come sempre. Anzi, a pensarci bene, erano gli stessi indumenti che indossava la sera della rivelazione.

 

< Ciao >.

 

< Ciao >, risposi ingoiando la saliva.

 

Stetti immobile a fissarlo con ancora il cellulare in una mano. Non avevo la minima idea di cosa dirgli. Pensavo di avere più tempo per pensarci, in realtà.

 

Lo condussi silenziosamente in cucina dove raggiunsi subito il piano di lavoro al quale mi sostenni.

 

Non potevo resistere se mi guardava così…

 

Armeggiai alla ricerca di qualche strumento: no che avessi la ben che minima voglia di mettermi a cucinare ma almeno così potevo evitare di guardarlo.

 

Spostò rumorosamente una sedia per farmi intendere che lui fosse ancora lì e che stesse aspettando una mia mossa.

 

Di cose da dirgli c’è n’erano, eccome, di domande senza risposta ne avevo la testa piena, eppure era assurdo di come non trovassi neppure una vocale per iniziare a parlare.

 

< Ho parlato con…>.

 

< Lo so >. Non mi fece terminare neppure la frase, stroncando sul nascere il primo tentativo di intavolare un discorso.

 

Com’era prevedibile, tra noi calò nuovamente un velo di silenzio.

 

Presi delle carote dal frigorifero e un tagliere di legno con una lentezza e tranquillità che non mi appartenevano. Avrei fatto il ragù: occorreva tempo per la cottura, così magari nel frattempo, avrei potuto trovare le parole giuste da dirgli.

 

Iniziai a tagliare le carote senza mai voltarmi nemmeno di sfuggita verso di lui. Ancor più adesso che ero al corrente della sua velocità e che ogni mio tentativo sarebbe stato miseramente scoperto.

 

Ad ogni modo sapevo che fosse ancora lì.

 

Non mi fece pressioni perché parlassi e al mio lato sadico piacque pensare che si stesse struggendo nell’attesa.

 

In realtà non sapevo spiegare da dove derivasse tutta questa mia pacatezza e tranquillità adesso che lui era qui. Mi facevo paura.

 

< Avanti, parla! >, la sua voce risuonò come un tuono nel bel mezzo del nulla e non per il tono che utilizzò – bèh, non era di certo calmo – ma perché non mi aspettavo che parlasse.

 

 

Colta di sorpresa il coltello mi cadde dalle mani producendo un rumore fastidioso a contatto con le piastrelle del pavimento che sembrò echeggiare nella mia testa per un tempo più prolungato di quello effettivo.

 

< Parla, urla, grida, sfogati… fai come credi, ma parla, Cristo! Il tuo silenzio mi sta uccidendo >.

 

Fu in quel momento che mi voltai verso di lui.

 

< Non dirmi quello che devo fare! >. Sibilai a denti stretti.

 

In realtà era esattamente quello che avrei desiderato. Sfogarmi era tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento ma solo per il semplice fatto che me l’avesse detto lui, era da escludere che lo facessi.

 

< Parlo io, allora >, mi sorprese.

 

Si avvicinò per raccogliere il coltello a terra e lo appoggiò sul ripiano senza mai lasciare il mio sguardo.

 

Avevo come l’impressione che si stesse trattenendo dal fare qualcosa. Tutto in lui era come ‘tirato’, dalla posizione in cui era ai muscoli delle braccia.

 

Mi resi conto che quella era la prima volta che ebbi davvero paura di lui.

 

< Sai cosa penso? >, iniziò.

 

< Sei una ragazzina, una ragazzina dal passato difficile, ma non sarai né la prima nell’ultima ad aver sofferto e, onestamente, c’è chi è messo peggio >.

 

Le sue parole mi colpirono nel profondo. Non mi aveva mai parlato in quel modo. Mi sentii ferita, ferita perché mi stava giudicando senza effettivamente conoscere il mio passato o, forse, sapeva più cose di quello che pensavo ma semplicemente la sua natura non gli permetteva di capire come mi sentissi realmente.

 

< Sai qual è il tuo problema? >, Domandò senza aspettarsi una risposta.

 

< Hai preferito indossare i panni della ragazza difficile, dell’incompresa e menefreghista cosicché gli altri non avrebbero potuto avvicinarsi, ti avrebbero ignorata e nessuno avrebbe mai preteso nulla da te. È facile così, non è vero? >.

 

< Guarda i mesi passati da quando ci conosciamo… >, fece una pausa ma i suoi occhi trasmettevano anticipatamente quello che stava per dirmi.

 

< Non hai fatto altro che mettere le mani avanti, chiudendoti nella tua dimensione e cercando di allontanarmi: “sono pericolosa, non innamorarti di me e bla bla bla” >.

 

< Tutte stronzate! >, Sibilò con cattiveria facendomi sobbalzare.

 

< E sai perché? Perché hai una stramaledettissima paura di soffrire, di nuovo >.

 

< …Di ammettere quello che provi…>, sussurrò avvicinandosi. Troppo, troppo vicino.

 

Le sue parole bruciarono come sale nelle ferite. Fecero maledettamente male soprattutto perché erano così…vere.

 

< Penso che il problema non sia cosa sono. Ora che quello pericoloso sono io e i ruoli si sono invertiti, non hai più scuse, non è così? >.

 

Il suo alito freddo sulla pelle del mio collo fu sufficiente per rischiarirmi per un attimo le idee.

 

< Tu.mi.hai.mentito >, la mia voce risultò spezzata in più punti. Ebbi solo la forza di indietreggiare di qualche passo, fino a urtare contro il ripiano della cucina, allontanandomi quando bastava da lui e dalle sue parole, che mi annebbiavano.

 

Non era possibile che mi stesse accusando in questo modo. Forse aveva ragione sul fatto che avessi così paura di legarmi a qualcuno per non soffrire più, ma il problema qui – era evidente – non ero solo io.

 

< Tecnicamente non l’ho fatto >, si divincolò con maestria dal fulcro del problema.

 

< Sai? Possiamo pure andare avanti con tutti i “non lo so e i ma” che vuoi. Io ho tempo da vendere, onestamente >.

 

< Tu no >.

 

Il colpo finale fu sferrato con abilità ed precisione tanto che dovetti portare una mano sullo stomaco per non cedere definitivamente.

 

< Rispondi solo a questa domanda: se il problema fosse quello che sono, perché mi avresti cercato oggi? >, disse voltandosi e facendo per andarsene.

 

Come poteva sostenere che il problema fossi io?

 

Tutto quello che feci in seguito fu dettato principalmente dalla rabbia, dalla confusione che avevo dentro e dal desiderio di dimostrargli quanto si sbagliasse.

 

Stupida, sconsiderata e impulsiva, questa ero io. Anche in quel momento.

 

< Cos- >. La domanda gli morì in gola.

 

Edward si voltò istantaneamente nella mia direzione con una maschera di terrore stampata sul viso. Mi raggiunse veloce come una scheggia, sebbene mantenesse una certa distanza.

 

La paura che avevo provato prima per il tono che aveva utilizzato non era che un minimo accenno rispetto a quello che provavo in quel momento.

 

Il sangue stava fuoriuscendo più velocemente e copioso di quanto avessi mai immaginato. Non riuscivo a vedere quanto effettivamente il taglio che mi ero procurata sul palmo della mano sinistra fosse lungo o profondo, tanto era il sangue che lo ricopriva.

 

Mi ero ferita molte volte a causa della mia imbranataggine e totale assenza di equilibrio, ma non avevo mai fatto nulla di proposito, come in quel momento. Non avevo mai effettivamente pensato al suicidio, prima di allora.

 

Smisi di guardare la ferita; benché la vista del sangue non mi procurasse malessere, sentivo come se la mia testa iniziasse a pesare.

 

Focalizzai l’attenzione su Edward e mi maledii profondamente per averlo fatto.

 

Era dritto di fronte a me. Le mani strette in pugni lungo il corpo.

 

La prima cosa che notai fu il suo torace. Quest’ultimo non compiva i regolari movimenti della respirazione: c’erano attimi, infatti, un cui appariva completamente fermo, come se stesse evitando di respirare, e altri in cui si muoveva a una velocità accelerata, come fosse in affanno.

 

Teneva il capo basso, il che non mi permise di guardarlo in faccia.  

 

Non seppi dire con precisione se avesse più parlato, perché le uniche cose che avvertivo erano due: il battito furioso del mio cuore e il fastidioso solletichio del sangue che in quel momento, – lo sentivo, – gocciolava dall’estremità delle mie dita verso il pavimento.

 

Quando sollevò lo sguardo fu anche peggio. I suoi occhi erano neri come non gli avevo mai visti.

 

In cuor mio sperai che almeno fosse veloce e indolore.

 

Non potei fare a meno di ripensare a ciò che mi aveva detto Emmett riguardo il controllo e il desiderio del sangue, soprattutto se risultava per loro così attraente.

 

Benché sapessi di non avere molte possibilità di scampo, continuavo a ripetermi che tutto questo doveva avere almeno uno scopo. In fin dei conti poteva essere l’estrema dimostrazione di quello che Edward provava per me. La dimostrazione che quello che sentiva non fosse soltanto un’ossessione verso il mio sangue.

 

< Perché > il suo risuonò come un pianto, un lamento che mi entrò dentro e mi lacerò l’anima.

 

Ignorai la sua domanda, soprattutto perché non avevo la risposta.

 

< Baciami… >.

 

< …O uccidimi >, riuscii nell’intento di risultare decisa nonostante non lo fossi per niente.

 

In risposta annullò la distanza che ci separava.

 

I nostri corpi aderirono perfettamente ma evitai di sollevare il viso per guardarlo nuovamente in faccia per paura di quello che avrei potuto vedere.

 

Avvertii il suo respiro ancora affannoso sulla mia fronte e mi chiesi quali fossero le sue intenzioni.

 

Improvvisamente afferrò il polso della mia mano, quella ferita. Frappose il palmo insanguinato fra noi due, in una posizione in cui non era difficile per entrambi visualizzarne il taglio che rincorreva parallelamente la linea della vita.

 

Non feci alcuna resistenza, se voleva il mio sangue lo avrebbe avuto.

 

Stupida, sconsiderata e totalmente irrazionale. Per non smentirmi, ancora una volta.

 

Infilai una di quelle dita in bocca, in quello che, in altro contesto, sarebbe potuto apparire come una proposta indecente. Il sapore del sangue a contatto con la mia lingua risultò ferrigno e nauseante ma badai ugualmente a ripulirne tutta la lunghezza, dalla base alla punta.

 

Quando incontrai gli occhi di Edward, lessi disperazione e in quello stesso istante mi sentii terribilmente in colpa per quello che gli stavo facendo.

 

Forse meritavo che mi uccidesse, in fondo.

 

Avvertii uno spostamento d’aria e, senza neanche rendermene conto, mi ritrovai uno strofinaccio legato stretto al palmo della mano.

 

< Sbrighiamoci >, disse con tono glaciale.

 

Stupida, sconsiderata e totalmente irrazionale, è vero, ma adesso lo sapevo. Mi amava, davvero.

 

 

 

---------

Lo so, lo so sono da fucilare!

Manco da un casino di tempo e poi torno con un capitolo così. O.o

Vi capisco.

Il fatto è che in realtà doveva essere un capitolo incentrato su Emmett e Rose ma avevo quest’idea di un Edward incazzoso che mi girava e rigirava nel cervello e così…eccoci qua. Lo so che è difficile da immaginare – l’Edward che conosciamo non perde mai la calma – ma perdonatemi, ogni tanto ce .

Precisazione: la frase “Kiss me or Kill me” (che trovate anche nel titolo) è presa dalla serie tv “The vampire diaries”.

Il prossimo è un continuo di questo in cui Isa conoscerà finalmente il nostro amato dottore *no, non house* e ci sarà anche un’altra lite ma non vi dico con chi. Poi poi poi vi anticipo solo che nei prossimi capitoli vorrete farmi a fettine (già adesso vorreste)!

 

Rispostine veloci veloci

 

 

 ieia

 

Tesoro, il tuo commento mi ha fatto davvero piacere. Si vede che eri in ansia di sapere cosa diavolo succederà e mi sento tremendamente in colpa per aver tardato tanto ad aggiornare!

Mi perdoni?

Un bacione

Eli

 LittleWhiteAngel

Ciao cara,

scusa il ritardo. Spero che il capitolo ti sia piaciuto. Fammi sapere

baci

Eli

 Lau_twilight 

Ciao carissima,

prima di tutto non devi mai scusarti, quella che si scusa sono io, okay?
Sì, effettivamente era quello l’intento (farvi ridere un po’). Non mi andava di fare un capitolo triste triste per non peggiorare ancor di più il mio umore.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Sinceramente non ne sono molto convinta perché lo trovo un attimino insensato *ehehe* però poi mi son detta “l’amore non è sensato”, ti pare? *spero che regga*

Aspetto tue notizie, se puoi

Un bacione

Eli

 madda94

Ciao cara Madda,

spero tu abbia passato vacanze migliori delle mie *non ci vuole molto*

la scuola è ricominciata e io lavoro già da un pezzo. Com’è ingiusta la vita *sig sig*

dico io non è che si può trovare per strada una sorta di Edward Cullen umano pieno di soldi con 1012120 case con piscina sparse per il mondo conosciuto e non?

Ok, attimo di sclero in mode off.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

Aspetto tue notizie

baci

 simo87

ciao sicilia bedda,

scusa il ritardo lo dico io. Mi spiace averti fatto aspettare così tanto. Ormai anche l’abbronzatura è completamente svanita (tranne orribili chiazze qua e là che fanno credere che io non mi lavi da mille anni).

Comunque ci ho pensato e sono contenta di non abitare in sicilia la motivazione è questa: se mangiassi ogni giorno arancini, impanate, carne arrostuta, ravioli con la ricotta, cannoli echipiùnehapiùnemetta sfiorerei facilmente la soglia dei 95 kg.  Ù.ù sono troppo golosa *mea culpa*

Comunque a parte queste info che magari non ti interessano: come ti è sembrato il capitolo?

E poi – non centra nulla – hai visto che davide ha concluso il doppiaggio della saga?

A presto

Un bacione alla ricotta

Eli

 artemide88

Ciao carissima!

Ti ho battuta. Parlo del ritardo, ovviamente! trallì trallalà *fischietta facendo finta di niente*

 

Edward credo che soffri di disturbi di personalità multipla *o ero io?boh* perché prima è idiota e non le spiega nulla e poi va e l’attacca con quelle frasi. O.o

C’è da dire comunque che tra il bello addormentato e questo, preferisco questo, almeno qualche cosa la fa *anche se fa cazzate, principalmente*

E la matassa è diventata un enorme meteorite che mi cadrà presto in testa. Ma va preferisco mettere altra carne al fuoco *e infatti il mio cervello sta elaborando – per conto suo e senza la ben che minima autorizzazione – altri casini micidiali. Staremo a vedere.

A presto

Eli

 red apple

Segnala violazione

Ciao carissima,

intanto non ti devi assolutamente scusare e non devi sentirti in colpa. Penso che il tuo sollecito era dettato principalmente al fatto che non vedessi l’ora che aggiornassi e quindi sono contenta che la ff ti abbia preso così tanto.

Ovviamente il mio augurio non era sarcastico era un vero augurio!

Detto questo spero che il capitolo ti sia piaciuto.

Fammi sapere, se puoi

Un bacione

Eli

 sweet_me

Ciao carissima!

Innanzitutto scusa ancora per il ritardo. Spero mi perdonerai.

Il capitolo non mi convinte molto ma è tutto quello che sono riuscita a partorire. Spero non ti abbia delusa.

Aspetto un tuo commento

Un bacione

Eli

 Sheba_Ema94

Parto col dire che tutti i complimenti che mi hanno fatto per il trailer te li meriti davvero tutti ù.ù
poi poi poi, scusa l’attesa, davvero. Spero mi perdonerai!

Capitolo un po’ sanguinolento…chissà perché penso che potrebbe piacerti.
tu quando aggiorni?

Un bacione

Fammi sapere

Eli

 Dreamerchan [Contatta]

Segnala violazione

 05/08/10, ore 21:39 - Capitolo 34: Do you want my soul?

Ciao carissima, scusa l’attesa millenaria. Spero mi perdonerai.

Che ne pensi del capitolo?

Spero ti sia piaciuto almeno un po’!

Aspetto le tue impressioni

Un bacione

Eli

 Antonya

Ciao carissima,

intanto scusa per l’attesa.
spero che questo capitolo ti sia piaciuto e non ti abbia delusa perché a me non riesce a convincermi molto.

Aspetto tue notizie.

Baci e grazie

Eli

 

 Frafra9

Ciao carissima!

Mi ha fatto piacere leggere il tuo commento.

Che ne pensi del capitolo?

Non ero tanto convinta. Pensa che a un certo punto volevo cancellarlo e riscriverlo da capo. Bèh, spero alla fine ti sia piaciuto ugualmente.

Aspetto una tua opinione

Bacioni

Eli

 vittoriaKf

Ciao carissima!

Uffa ti ho fatto aspettare un eternità! Spero mi perdonerai!

Il capitolo? Ti ha delusa?

Aspetto tue notizie

Un bacione

Eli

 

 

 

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Capitolo 36
*** My Best Enemy. ***


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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Thirty five   - my best enemy.

 

 

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Numero sessant’otto. Continuavo a fissare quelle cifre stampate sul foglietto che tenevo tra le mani come se per magia quel numero potesse cambiare per far arrivare il mio turno prima di domani. Voltai quel quadratino di carta al contrario: numero ottantanove. Così era anche peggio. Non c’era via di scampo, a quanto pareva.

Era assurdo che in una cittadina come Forks ci fossero così tante persone in un'unica sala d’aspetto. Come se si fossero tutti lì riuniti unicamente per farmi perdere la pazienza.

Oltretutto, odiavo gli ospedali. Quell’odore di disinfettante sembrava entrarti permanentemente nelle narici, nei vestiti e nei capelli.

Lanciai uno sguardo rapido alla mia mano sinistra: dalla precaria fasciatura iniziava a intravedersi il colore rosso acceso del sangue. Poi l’ennesima occhiata a Edward, seduto di fianco a me. Dell’Edward furioso di qualche ora fa non era rimasto nulla, come se l’avessi solo immaginato e niente più.

Sembrava – o forse, fingeva – di essere tranquillo, apparentemente normale. L’unico dettaglio che lo tradiva era la gamba sinistra che concitatamente muoveva su e giù. Comunque dall’esterno, sarebbe potuto sembrare il fidanzato ansioso di una maldestra ragazzina che si era accidentalmente ferita una mano mentre cucinava. Nulla di ché, insomma, se non fosse che le apparenze non rispecchiavano neanche lontanamente la realtà.

Ad ogni modo la sua ansia - reale o simulata che fosse – iniziava ad agitarmi. Infondo non sarei morta, non per quello, almeno.

< Aspettami qui un momento > disse voltandosi leggermente verso di me.  E quelle erano le prime parole che mi rivolgeva da quando eravamo arrivati all’ospedale.

Annuii in risposta e l’osservai avvicinarsi al bancone di legno lucido posto al centro della sala dove sedeva una signora dai capelli così biondi da sembrare bianchi. Da quella distanza, e a causa dell’incessante chiacchiericcio nella sala, non riuscii a captare nulla di quello che le stesse chiedendo Edward. Tuttavia, riuscivo ad avere una vista privilegiata del volto della donna che, o era improvvisamente in preda a una strana paralisi facciale, o stava sorridendogli maliziosa mostrando tutta l’arcata superiore della dentiera e parte delle rosee gengive. Auspicai fosse per la paralisi ma dovetti cedere di fronte alla realtà dei fatti.

La cosa mi infastidì e preoccupò al contempo; non tanto perché quella signora doveva avere più del doppio dell’età di Edward - almeno apparentemente - ma perché non potei fare a meno di chiedermi se anche per me fosse così. Se anche io mi rincoglionissi totalmente ad ogni suo sguardo e mi sciogliessi in egual modo al tono suadente della sua voce. Probabilmente sì. Cazzo.

Qualche altro sguardo languido e sorriso civettuolo e Edward s’incamminò deciso per il corridoio alla sua sinistra, sparendo dalla mia visuale.

Affondai sbuffando sul sedile che era di una scomodità unica.

Sopra la mia testa aleggiava una nuvola di confusione totale che vedeva come protagonista un'unica persona: Edward. E ora che si era allontanato già, assurdamente, ne sentivo la mancanza. Ero come un sub a chissà quante atmosfere di profondità, con assoluto bisogno di ossigeno che però fuoriusciva ad intermittenza. Il guaio era che quando il flusso s’interrompeva era perché lo stupido sub, cioè io, stringeva intenzionalmente il tubicino tra due dita impedendo al vitale gas di arrivare.

“Masochista e autolesionista”… da aggiungere alla mia lista di difetti.

Di tutto questo solo una cosa era certa: il mio cervello non ne sarebbe uscito illeso.

In ogni caso più ci pensavo e più finivo per farne una delle mie.

Non dovevo più pensare. Cazzo, non potevano farlo un interruttore per quello?

Spento, acceso, spento.

Ragionandoci però, conoscevo persone che l’avevano perennemente ‘off’ e non era una cosa affatto positiva. Forse l’alternativa era pensare ad altro.

Edward non era ancora ritornato così attuai immediatamente il mio proposito focalizzando l’attenzione sulla signora anziana seduta di fronte a me. Pareva stanca e non di una stanchezza di una o due notti insonni. Sembrava stanca di vivere, ecco. Teneva gli occhi socchiusi come se anche tenerli aperti le costasse fatica e la testa inclinata sospesa leggermente da un lato. Affianco a lei un vecchietto, suo marito, le teneva la mano tanto raggrinzita e violacea da ricordarmi una prugna secca. Un immagine desolante, a prima vista, ma se li si guardava attentamente, tra le profonde rughe del viso, quelle labbra sottili, quasi inesistenti, sembravano quasi sorridere, come se dicessero: ‘quante ne abbiamo fatte insieme’. Quel pensiero mi strappò un sorriso dolceamaro.

Le mani di Edward non sarebbero mai diventate delle prugne secche che mi avrebbero trasmesso sostegno e calore. E le mie di mani?

Ecco che tutti gli intenti di concentrare la mia attenzione altrove erano sfumati.

Accesi il cellulare che tenevo nella tasca dei jeans, anche se avrei preferito di gran lunga non doverlo fare. Sperai soltanto che mio padre non fosse stato ancora avvertito e non avesse già provato a telefonare un centinaio di volte. I messaggi che mi arrivarono, non appena il telefono si accese, non erano certo un buon segno. Sospirai di sollievo nel constatare, però, che tutte le chiamate non provenivano dal numero di mio padre; sollievo che tuttavia durò poco quando mi accorsi che arrivavano da Newton che, con ogni probabilità, mi stava cercando per il famoso progetto di economia domestica del quale mi ero totalmente dimenticata.

Mi sollevai in piedi con l’intento di sgranchire un po’ le gambe.

Sotto lo sguardo vigile dell’infermiera che precedentemente ci aveva provato con Edward, mi sporsi proprio per il corridoio che aveva imboccato non trovandone alcuna traccia. Ma dove cavolo era finito?

Sbuffai esausta destando nuovamente l’attenzione della bionda che questa volta mi fulminò con lo sguardo.

Anche se Edward mi aveva detto di non muovermi, sentivo il bisogno di qualcosa da bere.

Non appena voltai l’angolo per raggiungere la macchinetta del caffè, sentii una voce familiare alle mie spalle.

< Ciao >, Alice mi abbracciò calorosamente.

< Ciao, Alice >, risposi senza troppo entusiasmo; non perché non mi facesse piacere vederla ma perché se mi avesse chiesto cosa ci facessi lì – cosa molto probabile – avrei dovuto inevitabilmente mentirle.

Era da quanto avevo saputo di Edward e della sua famiglia che avevo cercato di mantenere al minimo i rapporto con le mie amiche.

In realtà non doveva essere per me così difficile mentire, ero sempre stata brava a fingere ma con loro non ci riuscivo, forse perché mi conoscevano meglio di chiunque altro.

< Caffè? >, propose opportunamente allungandomi il bicchiere fumante che teneva tra le mani.

< Proprio quello che ci voleva >, dissi afferrandolo e il suo sguardo fu immediatamente catturato dalla fasciatura alla mano.

< Stavo tagliando le carote… così… >, mi giustificai prima che mi chiedesse informazioni al riguardo.

La sua espressione mi fece intendere che se la fosse bevuta, anche perché non mi chiese altri particolari sulla vicenda.

 

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Insieme tornammo ai posti che precedentemente occupavo insieme ad Edward, che non era ancora tornato.

Sorseggiai il caffè con attenzione per non sporcarmi.

< Tu che ci fai qui? >, le chiesi esaminando la schiuma sull’orlo della bevanda.

< Ogni tanto vengo a fare compagnia ai bambini del reparto oncologico >.

La cosa non mi sorprese: Alice si occupava attivamente di svariati comitati a scopi benefici e poi con un padre come il suo che, prima di accettare la promozione, aveva lavorato in quello stesso ospedale per diversi anni, non doveva certo avere alcun problema di accesso. L’ospedale doveva essere una sorta di seconda casa per lei.

< Sai, molti non raggiungeranno neppure il Natale >, dichiarò.

Ebbi una strana sensazione che si manifestò come un blocco all’altezza della bocca dello stomaco dovuta, probabilmente, a ciò che Alice mi aveva appena riferito. Sebbene non fossi mai stata una buona osservatrice, sentivo come se qualcosa non quadrasse. Il tono che aveva usato, la totale assenza di possibilità… era stano ne parlasse così. In un reparto come oncologia chi aveva la sfortuna di entrarci sapeva che la guarigione assoluta non era una sicurezza, ma si sentiva comunque parlare di speranza, di fiducia e di preghiera. Tanto più che Alice era conosciuta per essere una persona straordinariamente ottimista nei confronti della vita, sebbene avesse lei stessa subito una perdita come quella di sua madre, neppure conosciuta per giunta.

< Mi spiace >, si scusò, < non volevo rattristarti >.

< No, scusami tu. Stavo solo pensando >, mi giustificai.

< Tutto bene? >, il suo sguardo si fece indagatore, < ti vedo strana > disse tutt’un tratto.

< Si, tutto ok >, risposi quando in realtà avrei voluto urlarle di no.

No che non andava bene: in pochi giorni si era capovolto totalmente il limite di tutto ciò di cui ero fermamente convinta. Edward era un vampiro e mi amava e io non riuscivo a stargli lontana anche adesso che sapevo la verità.

No, non andava affatto bene.

Il peggio era che, in un modo o nell’altro, avrei dovuto metterla in guardia, prima che s’innamorasse seriamente di Jasper. Sempre che già non l’avesse fatto.

Odiavo tutto questo. Chi ero io per impedirle di vederlo? Nessuno, certo.

Ciò nonostante mi bastò pensare che se fossi stata al suo posto – a ruoli invertiti – avrei voluto che qualcuno mi avvertisse, iniziasse a darmi delucidazioni riguardo Edward.

Il problema era: come?

Non potevo dirle proprio tutto, come avrei voluto.

Presi il foglietto di carta con il numero del mio turno che avevo appallottolato in una tasca dei jeans e una penna mangiucchiata dalla borsa.

DEVI STARE ATTENTA.

Scrissi con caratteri minuscoli e poco leggibili in un angolo foglietto e gliel’ho mostrai.

Mi guardò stranita, dritta in quegli occhi tanto grandi che riuscii a rifletterermici per qualche istante.

Ripresi il foglietto e continuai:

RIGUARDA JASPER. NON E’ ESATTAMENTE QUELLO CHE CREDI.

La anticipai prima che potesse chiedere spiegazioni.

In risposta scosse la testa.

In effetti non doveva avere molto senso per lei tutto questo. E, pensandoci, anche io avrei avuto la stessa reazione.

Ma ero pronta a prendermi tutti i peggiori insulti e a perdere anche la sua amicizia se fosse servito.

< Ascolta, Alice >, iniziai, < lo so che sembra assurdo… ma devi ascoltarmi >.

Ma prima che potessi continuare a parlare studiai la sua reazione che mi lasciò allibita. La penna che stringevo tra le mani rotolò sul pavimento.

Niente domande o insulti. Un ampio sorriso nacque sulle sue labbra. Solo questo, ma bastò a farmi capire…

< Tu.lo.sai? >, Le chiesi a denti stretti.

< Tu lo sapevi? >, ripetei con un tono di voce più alto.

Il suo sorriso sparì all’istante facendo posto ad un’espressione preoccupata.

Annuì piegando lievemente la testa in segno affermativo. Non ebbi bisogno d’altro.

 

Delusione profonda, fu tutto ciò che riuscii a sentire, come un eco tuonava nelle le mie membra improvvisamente svuotate di qualunque altro sentimento.

Io non stavo esitando a dirle la verità, mentre lei lo sapeva. Probabilmente non l’era passato neppure dall’anticamera del cervello di dirmelo finché non avevo accennato di esserne al corrente.

Non era questo forse ciò che fanno i veri amici?

Schiusi le labbra senza emettere alcun suono. Non c’era davvero nulla da aggiungere.

Le mie gambe si mossero pronte ad allontanarsi il più velocemente possibile da lì, quando qualcosa mi bloccò un braccio. La stretta che mi fermò non era energica, avrei potuto facilmente liberarmene, ma qualcosa dentro mi disse di restare a sentire, come se sperassi che tutto ciò non fosse altro che un malinteso.

< C’è così poca immaginazione nel mondo. Una persona come me è praticamente sola. Se voglio vivere nel mondo dove vivono gli altri devo fare uno sforzo speciale1 > disse come si trattasse di una litania incolore.

Non intesi cosa volesse dire né osai chiedere spiegazioni, semplicemente non volevo sentire più nulla, non da lei. Così procedetti verso il corridoio ignorando i rimproveri dell’infermiera.

Ero talmente fuori di me al punto che non seppi distinguere la figura che mi stava raggiungendo. La misi a fuoco solo quando fu ad un passo da me.

< Hey >, Edward mi riscosse momentaneamente dai miei pensieri. Puntai i suoi occhi di miele nei miei e notai che aveva assunto un’espressione preoccupata.

Pian piano i suoi lineamenti duri si sciolsero tornando quelli di sempre.

< Adesso può riceverti >, disse con tono calmo e gentile.

Mi limitai a un cenno del capo.

 

< Santo Dio!>, sospirai chiudendomi la porta bianca alle spalle come se così facendo isolassi tutti i miei problemi al di fuori di quella stanza.

< No, mi spiace, non sono io >, mi rispose una voce melodiosa ma non per questo meno calda.

Fu allora che visualizzai le fattezze dell’uomo di fronte a me.

Non credevo in Dio, ma se avessi mai dovuto identificarlo in un’immagine, avrei sicuramente fatto il nome di quell’uomo.

Sotto il camice bianco la sua figura mi appariva slanciata. Doveva essere, ad occhio e croce, più alto di Edward di almeno tre o quattro centimetri. Ciò nonostante, a primo acchito, comunicava un forte senso di protezione dovuto, probabilmente, al ruolo che ricopriva o, più semplicemente, erano le sue mani grandi e le sue spalle possenti a darmi quest’impressione. Impressione che venne rimarcata dall’ espressività dei suoi occhi che comunicavano una dolcezza disarmante. Un misto di fascino, mistero e riverenza2.

Si avvicinò con passo sicuro nella mia direzione ma non riuscii comunque a togliergli gli occhi di dosso.

Mi accorsi di come non fosse facile determinare a vista d’occhio quanti anni avesse, forse trentacinque, forse meno. Indossava un maglioncino scuro – che decisamente lo invecchiava - dal quale faceva capolino il colletto di una camicia chiara. Un altro elemento che lo rendeva più maturo erano i capelli biondi pettinati all’indietro.

< Dottor Carlisle Cullen >, lessi ad alta voce la targhetta appesa alla tasca del camice quando fu abbastanza vicino e mi diedi mentalmente della stupida per non averci pensato prima: insomma solo un essere non umano poteva apparire tanto perfetto.  

< Solo Carlisle >, disse di nuovo con quel tono, allargando le labbra sottili in un sorriso.

< Tu devi essere Isabella >, valutò considerato che non accennavo a dare segni di vita, < accomodati pure > disse accompagnando l’ offerta ad un gesto della mano.

< Solo Isa >, risposi.

Non aggiunsi altro, considerato che sarebbe stato superfluo. Quell’uomo sembrava conoscermi già molto bene.

E poi c’erano i suoi occhi dai quali cercavo di sfuggire miseramente. Nell’unico momento in cui si erano posati nei miei, sembravano avermi letto dentro. Una sorta di radiografia dell’anima.

Raggiunsi il lettino passandogli accanto, facendo attenzione a non sfiorarlo.

Gli porsi meccanicamente la mano ferita che era come intorpidita.

< Fa vedere >, disse slegando la stoffa che l’avvolgeva, ormai completamente intrisa di sangue.

Guardò per così poco tempo il taglio che credetti di non avere nulla in realtà che meritasse attenzione. Controllai, fissando la mia attenzione sulla mano, anche se non aveva decisamente una bella cera, ma era sempre meglio di fissare Carlisle. Non so, in qualche modo tutta la sua bellezza mi metteva in soggezione.

Si spostò da un lato, rumoreggiando con alcuni arnesi metallici.

Pensai che infondo mi fosse andata bene: se Carlisle Cullen fosse stato un ginecologo non so come avrei reagito…

Si voltò improvvisamente, posando i suoi occhi a raggi X nuovamente nei miei, facendomi vergognare dei miei pensieri.

Sorrise mostrando i denti perfetti che mi ricordarono una distesa di tasti di pianoforte, tanto erano bianchi.

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Quando tornò di fronte a me, nella mano destra stringeva un paio di lunghe pinze e un batuffolo imbevuto di qualcosa di rosso che aveva tutta l’aria di bruciare tremendamente, una volta a contatto con la ferita. Contrariamente a quanto previsto, quando passò il cotone per disinfettare, non sentii nulla, fu quasi piacevole come una leggera carezza. E commisi nuovamente lo sbaglio di guardarlo negli occhi, solo che questa volta non distolsi subito lo sguardo, troppo rapita per farlo. Da quella vicinanza notai come, pur avendo lo stesso colore degli occhi di Edward, i suoi fossero differenti. Dalla pupilla si irradiavano piccole schegge ramate che man mano si stingevano fino ad arrivare all’ambrato. Erano gli occhi più dolci che avessi mai visto, avrei potuto perdermici.

Fu Carlisle a interrompere il contatto, chinandosi sul taglio per continuare il suo lavoro.

< Come fa? >, la domanda mi sfuggì dalle labbra curiose.

< Con il sangue, intendi? >, rimarcò facendomi notare come non ci fosse nulla di male nel nominare quella parola.

< Abitudine >, rispose come se stesse parlando di qualcosa di poco rilevante.

< Ad ogni modo >, sospirò, < la prossima volta evita di scherzare col fuoco… >. Dietro la sua voce calda e amichevole fu impossibile non notare la nota di rimprovero.

Non risposi ma sperai avesse intuito ugualmente il mio rimorso.

 

< Di te non so se posso fidarmi… >.

 

< Ma di Edward mi fido ciecamente >

 

< Il suo segreto è al sicuro >.

 

 

 

 

---------

Noioso vero?

Intanto mi scuso per il ritardo… ma il pc mi si è rotto, di nuovo -.-‘.

Diamo il nostro caloroso bentornato alla Beta Barbara che è di nuovo tra noi… clap clap clap. Grazie per essere tornata.

Un ringraziamento speciale alla Ely che mi sopporta aiuta sempre. =) grazie tesora.

 

Passando al capitolo…

così Alice sapeva… che ne pensate?

Carlisle è sempre Carlisle anche se sicuramente più diffidente dell’originale.

 

Anticipazioni:

Nel prossimo, se tutto va bene, vedremo l’alternarsi di tre POV. Isa, Emmett e Jasper.

 

Note:

1 Citazione da “Mathilda” di Victor Lodato

2 Frase suggerita dalla Ely.

 

 

Non so come ringraziare la gente che ancora mi segue e commenta le mie pazzie.

 

 

Rispostine veloci

 

 barbyemarco 

Ciao carissima,

BENTORNATA!!!!

si, ho notato che hai letto tutti i capitoli indietro in orari improponibili, fra l’altro. GRAZIEEE!

Bèh, direi che non c’è molto da aggiungere considerato che tu hai l’esclusiva ;)

Bacioni

Eli

 Bella_kristen 

Ciao tesora, *-*

Non devi assolutamente scusarti. Hai ragionissima tra lavoro e studio è un casino far coincidere tutto.

Spero che il capitolo ti sia piaciuto, almeno un po’. Anche se effettivamente il nostro eddino s’è visto un po’ poco.

A presto

Eli

 simo87 

Ciao carissima

Sono felicissima che lo scorso capitolo ti sia piaciuto ^^.

Spero che questo ti abbia sorpresa in positivo

Fammi sapere

Baci

Eli

 ieia

Ciao carissima,

aggiorno in ritardo ma aggiorno. Non vi abbandono.

Grazie mille per il commento

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto

Aspetto tue notizie

Bacioni

Eli

 Semolina81 

Ciau carissima Erica,

mi fai morire che hai iniziato la recensione con “aiuto” aah aah! Grande.

 

ma che ha Bella in testa? Segatura. Ahahhaha


Comunque ero anche io dalla parte di Edward quando scrivevo il capitolo, si era capito?

Spero che anche questo cap ti sia piaciuto

Un bacione

A presto

Eli

 artemide88 

Ciao carissima,

mai. Non potrei mai dimenticarmi di voi e di te.

I miei stravolgimenti di personalità inizio a pensare facciano parte di me. mai sentito parlare di personalità multiple? Ecco, sono io, anzi noi (io e le altre me).

Sì, l’istinto secondo me è un arma potentissima perché a volte è una sorta di coraggio che altrimenti non avresti e talvolta supera anche l’orgoglio. Ecco spiegato l’sms di Isa a Edward. Poi c’è quella sorta di continua incertezza in lei che la fa passare da momenti di razionalità ad altri, più frequenti, di assoluta pazzia. Momenti in cui vorrebbe dimenticarsi tutto ad altri in cui non può fare a meno di Edward (cosa che ho rimarcato anche in questo capitolo). Alla fine credo che l’unico sbaglio sia quello di non cedere all’amore perché di maschere, lei che è così istintiva e spicciola, credo non ne indossi.


La rabbia di Edward è sicuramente causata da una serie di fattori, in primis il digiuno (come giustamente hai detto tu). [Sei una attenta osservatrice, vedo. Infatti se ti ricordi c’è un capitolo (lesson of Chocolate) in cui lui le lecca la ferita per fargliela rimarginare più velocemente (anche se lei questo non lo sa) e questo dimostra che in condizioni normali Edward non soffra la sete del suo sangue].

Poi è una rabbia causata dalla paura, paura che lei lo stia rifiutando.

Nel prossimo vedremo se quello che le ha detto è stato per ferirla o per farla reagire.

 

 

“la rivelazione del divino in terra...”  ahahahahhahah

 

Ok, mi riprendo.

Isa è una pazza ma è anche coerente, a modo suo.

Cit di Isa: amare è sofferenza.

Dunque facciamo impazzire Edward, dato che ci siamo: tagliandomi una mano. =)

No, non la sto giustificando, affatto. Ù.ù

Devo dire che di solito sono dalla parte di Isa, ma mentre scrivevo il capitolo scorso non lo ero. Ho preso le distanze per un attimo per schierarmi dalla parte di Edward (in cambio di prestazioni sessuali…ahah scherzo).

 

Isa ha testato l’amore di Edward per lei, giusto!

ma lei non dovrebbe testare il suo amore per lui? Giusto, lo vedremo nel prossimo. Ù.ù

 

La scena con Jacob ci sarà è ovvio. Devo solo decidere quando e come.

 

Passando a questo capitolo.

Spero che le mie cazzate micidiali abbiano abbastanza senso. No, eh?

Fammi sapere cara

Baci

Eli

 Antonya 

Ciao tesorina,

mi spiace che le coccole in questo capitolo non ci siano state…ci saranno nel prossimo ;) sicuramente.

Il capitolo non mi entusiasma forse perché sto diventando troppo prolissa, vero?

Bèh, spero ti sia piaciuto ugualmente

Baci baci

Eli

 sweet_me 

Ciao carissima,

ehehehe non esageriamo, non penso che questo capitolo sia fantastico.

Ma spero ti sia piaciuto ugualmente.

Spero che continuerai a dirmi come la pensi su questa storia

Kissoli

Eli

 LittleWhiteAngel 

Ciau tesorina,

Per sapere di Emmett bisogna aspettare il prossimo…anche se non so se rivelare subito l’arcano o meno.

Nel frattempo spero che il capitolo ti sia piaciuto almeno un po’ *dimmi di sì, ti plego…*

Un grosso abbraccio

Eli

 vittoriaKf

Ciao carissima!

Sì, Edward arrabbiato è da violenza carnale. Ma è meglio che non mi ci fai pensare.

Mmmm effettivamente è poco presente in questo capitolo il nostro Edward… ma vedrò di rifarmi presto.

Per il resto spero che questo capitolo col nostro dottore ti sia piaciuto.

A presto

Eli

 Frafra9 

Ciao Fra!

Hai ragione, io a quell’Edward incazzato gli sarei saltata addosso! XD

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto

Fammi sapere

Baciu

Eli

 Dreamerchan

Ciao carissima,

che bello vedere la tua recensione!

Dunque altri litigi tra Edward e Isa? Per il momento credo di no.

Altri litigi in generale? Non so, penso di sì.

Spero che questo capitolo ti sia piaciuto

Un bacione

Eli

 LazioNelCuore 1711

Grazie mille!! Continua a seguirmi

baci

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

169 preferiti

30 ricordata

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Capitolo 37
*** Alice in Wonderland ***


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Bad Girl

[Jasper Cullen]

 

Cap. Thirty six   - Alice in Wonderland 

 

 

 

Passione, gelosia, amore, tristezza… ero così stufo di sentire quel turbine di sentimenti contrastanti che penetrava in ogni particella del mio essere. La sensazione, doveva essere quella di una raffica di vento gelido che mi attraversava da parte a parte.

 

 

La serata stava volgendo al termine ma c’era ancora qualche anima viva nel locale. Nessuno degno della mia considerazione. Il sangue degli alcolizzati è così… avvelenato da non sentirne la minima tentazione. Acido.

Non sprecherei di certo decenni di assoluta sobrietà per uno di quei volgari umani.

E ancora non mi capacitavo di come Edward poteva essersi nutrito di quel sangue per anni. Che coraggio!

 

 

< Ragazzo >, il barista richiamò la mia attenzione con la sua voce fastidiosa. Una mosca che batteva ripetutamente su un vetro sarebbe risultata meno seccante.

< Non sei troppo giovane per quello? >, domandò con arroganza indicando il mio drink.

< Non, credo >, mi limitai a rispondergli minaccioso quanto bastava per togliermelo di torno.

Odiavo stare in quel posto ma per lo meno era sicuro. Se avessi potuto scegliere avrei preferito senz’altro il bosco ma, purtroppo, sulla caccia c’erano delle regole da seguire, se non volevamo sterminare la fauna del posto.

E comunque non mi lamentavo. Tutto fuorché stare a casa. Lì si respirava troppo nervosismo per i miei gusti.

Che poi tanto lo sapevamo tutti come andava a finire in quei casi: accumula accumula e poi finiva che scoppiavo e la colpa di chi altro era se non mia?

Come se non avessi già abbastanza problemi…

Edward era quello che mi dava più da fare ed era, difatti, la persona che cercavo di mantenere più alla larga. Non solo perché era quello più inquieto, ma anche perché non sapeva proprio farsi i cazzi suoi, era più forte di lui. Sempre con la sua mania di entrarti nel cervello.

Io per lo meno non lo facevo apposta, non potevo controllarlo. Ma lui sì, o meglio: aveva imparato a gestirle, quelle voci.

E comunque potevano anche puntarmi il dito contro e accusarmi quanto volevano ma questa volta non l’avevo fatta io la cazzata.

Il problema era che quello stupido aveva spiattellato ad un’umana la nostra vera natura, e noi non eravamo preparati a gestire una simile situazione. Nessun umano ha mai saputo di noi, d’altronde.

Il modus operandi era sempre lo stesso: quando avevamo il sospetto che qualche umano dubitasse di noi, levavamo le tende. Facile ed efficace se hai dalla tua parte un vampiro che legge nel pensiero.

Nel caso specifico era problematico fare affidamento su di lui.

Fino a che punto ci avrebbe detto la verità qualora l’umana riferisse ad altri il nostro segreto?

Avrebbe mentito per il suo amore?

La risposta era sì. Io lo sentivo quello che provava, anche se avrei preferito di gran lunga tenermene alla larga. Poteva essere una cosa contagiosa quella.

Carlisle manco a dirlo si fidava ciecamente di lui. Io no.

Ad ogni modo non era semplice tenere sotto controllo la situazione.

Monitorare i sentimenti della ragazza non era un buon affare. Le emozioni degli umani sono talmente incerte e volubili, cambiano in un battito di ciglia. Da amore a odio, non solo era possibile ma capitava più spesso di quanto si possa immaginare.

Tracannai il mio drink dal bicchierino trasparente tutto d’un fiato. 

Lo sapevo, domani avrei vomitato anche l’anima, sempre che ne avessi una.

Tuttavia l’alcool, per quanto riluttante mi risultasse, era l’unico antidoto al mio potere.

Battei il bicchiere sul bancone come ordine al barista di versarmene dell’altro.

< Brutta giornata, eh? >, il ragazzo sorrise facendomi irritare.

La mia reticenza a rispondergli fu interpretata come un tacito assenso tanto che, colto da improvvisa compassione, mi lasciò direttamente la bottiglia accanto e, con mia grande gioia, si allontanò.

Versai dell’altro liquido chiaro nel bicchierino prima che il tizio tornasse a ronzarmi intorno e bevvi tutto d’un fiato.

Quello schifo funzionava davvero. I sentimenti dei presenti c’erano ancora ma erano relegati in secondo piano a tal punto che riuscii quasi a rilassarmi. Era incredibile come, una volta in circolo, l’alcool riuscisse a spegnere quel vortice fastidioso di emozioni. E insieme a quello, sperai potesse estinguersi anche la mia inquietudine.

Inquietudine alta uno-e-sessanta, per l’esattezza.

 

 

Giacché i guai non arrivano ma da soli, avevamo da poco scoperto che Alice non era una comune umana, come gli altri. O meglio, che non fosse comune era una cosa abbastanza chiara, almeno per me. Ma c’era dell’altro.

Edward era un cazzone ma non era stupido.

Sondando i pensieri di Alice si era sorpreso di quanto essi risultassero strani. Aveva da prima supposto si trattasse di una ragazza dotata di una fervida immaginazione, ma si era subito dovuto ricredere quando quei pensieri si erano dimostrati veri e propri avvenimenti.

Considerato che ciò non era né umanamente né statisticamente possibile, Carlisle era giunto alla conclusione che Alice  dovesse avere il dono della chiaroveggenza.

E la cosa, a dirla tutta, mi spaventava.

Avevo sempre pensato che l’esistenza non fosse altro che una serie di avvenimenti assolutamente imprevedibili. Insomma non potevo che sentirmi come una specie di marionetta i cui movimenti, le oscillazioni dei fili, erano già determinati, in qualche modo.

 

 

Ecco cosa succedeva quando il mio potere era totalmente neutralizzato: iniziavo a pensare, e anche troppo.

Cazzo, mormorai tra me e me.

Restai immobile in attesa che almeno una manciata di leggere emozioni di colpisse.

Il tintinnio dei bicchieri, il battito del cuore degli umani presenti, il rombo dei motori delle auto fuori… ma neppure un’emozione. Neanche il più vile dei sentimenti.

Nulla, non sentivo più nulla.

Non seppi se esserne sollevato.

In fin dei conti avevo convissuto con quel tormento per oltre un secolo, doveva essere naturale sentirsi così dannatamente… leggeri.

Un sorriso mi sfuggì dalle labbra.

Chiusi gli occhi godendomi quella pace.

Ma neppure la libertà momentanea dalla schiavitù del mio potere riuscì a darmi tregua.

Impossibile ignorare quel tarlo che mi divorava dentro.

 

 

Stabilito che Alice avesse quel potere, era possibile che anche lei fosse a conoscenza del nostro segreto. Del mio segreto.

Ed ecco l’enorme punto di domanda al quale, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a dare una risposta: perché si era comunque avvicinata a noi pur sapendo della nostra natura?

Qualunque fosse la risposta, di una cosa ero totalmente certo: dovevo restarle lontano.

E cosa ancor più difficile: dovevo tenerla lontana dai miei pensieri.

 

 

Alice era qualcosa di troppo pericoloso per me.

Alice era semplicemente troppo per me.

 

 

Ero pronto ad assaporare l’ennesimo sorso dal bicchiere, quando uno spostamento d’aria mi mise in allarme.

Impossibile non riconoscere quell’odore.

Cercai comunque di mantenere una naturalezza che mi parve lontana anni luce dalla normalità. Con studiata lentezza afferrai il bicchiere di fronte a me, analizzandone il contenuto.

< Che ti porto, gioia ? >, le domandò quello scocciatore del barista.

Mi buttai un sorso d’alcool in bocca, lasciando correre l’appellativo con il quale l’aveva chiamata.

< Una caipiroska alla fragola >, scampanellò lei sistemandosi meglio sullo sgabello.

< Che ci fai qui? >, le domandai senza alzare lo sguardo. Ma subito dopo avergliela posta mi resi conto di quanto la domanda risultasse superflua.

Non c’era bisogno di guardarsi intorno per capire che quello non era un ambiente per ragazze, per Alice.

Sapeva che ero qui?

Ignorò la mia domanda e si concentrò sui suoi capelli. Frugò velocemente tra la chioma spettinata estraendo alcuni fermagli colorati.

Esausto appoggiai la fronte sulle mani poste sul bancone, socchiudendo gli occhi.

 

 

Mi concentrai per capire quali emozioni sentisse. Ma nulla.

La situazione sfiorava l’inverosimile. Se poco prima il fatto che il mio potere fosse reso inefficace dall’alcool mi sembrava una prospettiva a dir poco sensazionale, adesso stava diventato quasi un incubo.

In più sentivo il suo sguardo su di me, pesava come un macigno, tuttavia non ebbi il coraggio di guardare se fosse realmente così. Mi sentivo maledettamente nudo e senza protezione.

Non mi restava che fare affidamento solo sui miei sensi sviluppati.

Il barman portò la sua ordinazione e una ventata di vodka m’investì.

 

 

All'improvviso avvertii un lieve spostamento che mi bloccò. Accorto trattenni il respiro.

Sentii la sua mano indecisa sul da farsi sopra la mia testa. Scandagliai l’idea di spostarmi dalla sua traiettoria ma il mio corpo non rispose minimamente al mio comando. 

Una scarica di elettricità mi sfiorò il collo prima ancora che Alice potesse toccarmi.

Dio quanto desideravo le sue dita tra i miei capelli…

 

 

< è meglio che te ne vai >, asserii con un tono che non ammetteva repliche.

Ritrasse la mano come se si fosse appena scottata.

Fortunatamente l’ultimo briciolo di coscienza rimasto mi condusse alla scelta giusta.

Questa è la scelta giusta, ribadii mentalmente per convincermi che fosse così.

Strinsi gli occhi trattenendomi dal ridurre in finissima polvere il bancone sul quale ero ancora appoggiato, incapace di guardarla.

Perché era così dannatamente difficile?

 

 

Lo scricchiolio dello sgabello mi avvertii che si stava alzando.

Sollevai la testa senza pensare che se l’avessi vista sarebbe stato ancora più difficile guardarla andare via.

Cazzo, sibilai tra i denti.

Perché era sempre così spaventosamente bella?

Nonostante il trucco sbavato sotto gli occhi che la tradiva, rivelando che avesse pianto…

Nonostante quei capelli così disordinati…

Nonostante fosse umana…

Una piccola umana speciale.

 

 

Quello che faceva più male era il suo viso che era una maschera senza emozioni. Senza emozioni che potessi sentire, per lo meno.

Mi sembrò di leggerci tristezza, inizialmente.

Osservai il suo profilo mentre sorseggiava il suo cocktail con la cannuccia, poi mi lanciò un’ultima occhiata prima di voltarsi.

Sbaglio o aveva sorriso?

Mi sembrava di stare giocando ad armi impari, era come leggere un libro in una lingua sconosciuta.

 

 

Senza pensare, le mia labbra si mossero riproponendo la prima domanda che le avevo rivolto.

< Che ci facevi qui? >.

Tirai un respiro di sollievo quando la vidi fermarsi prima di varcare la soglia del locale.

Girò il viso di tre quarti ma questa volta non mi sfuggì il suo sorriso.

< Sapevo di trovarti qui >, disse piano ma la sua voce mi arrivò chiaramente. Non c’erano possibilità che avessi capito male. Le sue labbra deliziosamente rosa lo avevano pronunciato indistintamente eppure dentro avevo una gran voglia di risentirle.

 

 

Ritornò indietro di qualche passo e io, attratto come una calamita, mi avvicinai di altri due.

< Perché? >, le chiesi con una voce che risultò come una supplica, e non mi riferivo di certo al perché sapesse di trovarmi qui ma era un interrogativo che comprendeva diversi  perché’.

Le pupille dei suoi occhi guizzarono nelle mie e quasi mi ci persi, in quei pozzi.

< Penso che tu lo sappia già, Whitlock >.

 

 

Non mi domandai neppure come facesse a sapere il mio vero cognome.

La verità mi schiaffeggiò dritta in faccia, come se fosse sempre stata lì davanti per tutto questo tempo.

Era tutto previsto.

Dall’inizio alla fine.  Fin da quando avevo visto sua madre al fiume.

 

 

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< E se non ti avessi fermata stasera ?>, le chiesi debolmente non credendoci nemmeno io.

Il suo sorriso risuonò come un milione di campanellini al vento.

< Sapevo che l’avresti fatto >, affermò sicura guardandomi intensamente negli occhi.

Rimasi così, senza sapere cos’altro aggiungere.

Mi fissò dubbiosa, avvicinandosi fino ad essere ad un passo da me. Se avessi alzato un braccio sarei riuscito a toccarla.

< Allora? >, mi chiese esitante.

< Non lo so: dimmelo tu >, replicai, < dovresti già saperlo quello che succede adesso >.

Scosse la testa, facendo oscillare alcune ciocche corvine.

Balzò di fronte a me agilmente, annullando la distanza tra i nostri corpi. E le nostre labbra si toccarono.

 

 

 

 

 

 

---------

Dunque dunque alla fine ho postato solo un pov, preferendo un aggiornamento veloce ad un capitolo lungo che vi avrebbe fatto aspettare ancora.

Che dire?

Questo capitolo potrebbe sembrarvi quasi un missing moment dell’originale. Niente cene a lume di candela, spiaggia, o altri contesti romantici... ho preferito lasciare come luogo del loro incontro speciale quello della Meyer. Spero non vi dispiaccia.

Ovviamente ringrazio la mitica, favolosa Barbara che ha corretto il capitolo.

 

 

I commenti si sono praticamente azzerati ç__ç ma non demordo.

 

A presto con il POV di Isa al rientro dall’ospedale.

 

 artemide88 

Ciao carissima,

sai che non avevo visto la tua recensione ed ero convinta di averne ricevute solo 2?

Grazie,mi ha fatto davvero piacere.

Passando alla risposta alla tua recensione. Sì, bèh i miei titoli danno spazio a diverse interpretazioni. In primis quello che dici tu, nel senso che è come se ci fossero due Isa: una che ha accettato Edward come uomo, l’altra che più di non accettare lui non accetta il suo mondo. Ma ne riparliamo nel prossimo ù.ù. In secondis (XD) la mia migliore nemica era riferito ad Alice che sapeva già tutto ma non l’ha avvertita.

 

Questo Pov di Jasper non è stato difficile da partorire. Lo vedevo proprio. Piuttosto lo stile, spero tu avrai notato che si differenzia dai pov di Isa (almeno un po’, dimmi di sì).

Come ho già detto ho lasciato il bar come luogo di incontro che segna la svolta tra i due perché se lo avessi ambientato in una sala di grangalà, su una spiaggia al tramonto…non so, non avrebbe reso l’idea.

Così adesso non ci sono dubbi sul potere di Alice.

Una cosa importante, non so se l’hai notata: l’ inefficacia del potere come elemento ricorrente. Mi spiego: già dai primi capitoli quando Jasper vorrebbe utilizzare il suo potere su Alice si vede travolto, invece, dai suoi sentimenti, ancor più potenti del suo potere stesso (cavoli che giro di parole). E in questo idem. Vorrebbe usarlo per capirla ma non può. Giocano ad armi pari, contrariamente a quanto detto da Jasper, perché così non c’è artifizio che tenga è tutto reale.

Insomma capitolo un po’ corto ma credo di non aver tralasciato nulla.

E poi l’attenzione delle lettrici è andata a farsi benedire, dunque meglio spicciarsi a concludere.

Grazie mille di tutto

Un grosso abbraccio

 Frafra9

Ciao carissima,

cavoli anche io voglio le coccole! Prometto che ci saranno!

Alla fine ti dovrai accontentare solo del pov di Jasper ma così non ti ho fatto aspettare molto!
Grazie per essere ancora presente a commentare

Grazie davvero

Eli

 Bella_kristen

Ciao carissima,

alla fine sono riuscita ad inserire solo il pov di Jasper… ma meglio di niente, no?

Spero che ti sia piaciuto il loro incontro *-* io li trovo troppo teneri insieme pur essendo opposti caratterialmente.

Nel prossimo Isa e Edward, non perdertelo!

Un bacione

Eli

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Capitolo 38
*** Can you feel it ? ***


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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Thirty seven   - Can you feel it ?

 

 

 

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Quando uscii dallo studio del dott. Cullen mi sentii sollevata e preoccupata allo stesso tempo.

Sicuramente non era altro che la mia immaginazione che giocava brutti scherzi, ma era come se avessi gli occhi di tutti i presenti puntati su di me.

Occhietti curiosi e taglienti che non aspettavano altro che rivelassi loro ciò che custodivo nello scrigno più profondo della mia mente. O, peggio ancora, che – come era successo per Alice Brandon - sotto quelle palpebre, che contenevano una malcelata indifferenza, sapessero già ciò che sarebbe stato meglio rimanesse nell’immaginario collettivo come una marginale storia folcloristica.

Con lo stomaco attorcigliato su se stesso, scandagliai tutti gli di occhi nella sala d’aspetto nella speranza di trovare le gemme ambrate e familiari di Edward ad attendermi.

 

 

Mi accorsi di essermi torturata le labbra con i denti solo quando sentii – per la seconda volta in quel giorno – il sapore ferrigno del sangue sulla punta della lingua.

Edward se n’era andato, lasciandomi sola.

Sentii una fitta allo stomaco spandersi grande quanto una voragine e inglobarmi totalmente. Sarei crollata se non avessi sentito una mano posarsi sulla mia spalla, dietro.

< Signorina >.

La voce alle mie spalle non fu quella che speravo di sentire.

I battiti frenetici del mio cuore si calmarono di colpo come se si fosse improvvisamente arrestato.

Quando mi voltai mi accorsi che a richiedere la mia attenzione era quell’infermiera bionda di prima. Cercai di non far trasparire la mia inquietudine, accennandole un sorriso poco convinto.

Indugiò ad osservare i solchi sotto i miei occhi per qualche istante – che rilevavano le notti insonni fatte di incubi e di lacrime - e poi si affrettò a parlare.

< Il figlio del dott. Cullen ha lasciato queste per te >, disse allungandomi un mazzo di chiavi con una evidente smorfia sul volto.

Mi sporsi incredula ad osservare più da vicino la chiave, sul cui portachiavi nero risaltava a lettere argentee la parola ‘Volvo’ serrata all’interno del simbolo alchemico del ferro.

Le chiavi della sua auto.

Senza ulteriori indugi le afferrai strascicando un veloce ringraziamento, facendo per andarmene. Ma prima che potessi farlo la bionda mi bloccò.

< Abbiamo tentato di avvertire tuo padre … >, iniziò sospirando, < essendo tu minorenne, è la prassi >, terminò con un espressione severa di ammonimento.

Sapevo bene a cosa si stesse riferendo perciò mi limitai ad annuire fingendo un’aria colpevole.

Mi allontanai con un sorriso derisorio pensando alla faccia che aveva dovuto avere quando, composto il numero di riferimento in caso di emergenza, era stato il cellulare di Edward a suonare.

 

 

Sorrisi anche in barba alla mia stupidità: ero subito saltata alla conclusione che Edward mi avesse abbandonata in ospedale quando c’erano svariati motivi che potevano averlo spinto ad andarsene prima. Forse voleva sapessi che non avrebbe origliato la discussione tra me e suo padre, o, più semplicemente, eravamo pur sempre in un ospedale e il che si traduceva ovviamente in una continua tentazione per Edward.

 

 

Giocherellai con le chiavi dentro la tasca del giubbino cercando con lo sguardo la Volvo argentata nel parcheggio. Sollevai la cerniera al riparo dall’aria tagliente di Ottobre e osservai estasiata il manto di foglie colorate sul terreno, piccole zattere fluttuanti su un sottile strato di acqua.

 

 

 

Quando mi sedetti all’interno dell’abitacolo, che sapeva di vaniglia e di nuovo, mi venne l’irrefrenabile tentazione di schiacciare ripetutamente il clacson, ma non lo feci.

Mi limitai a lambire con la punta delle dita la pelle nera del volante, all’altezza della cucitura e a respirarne a pieni polmoni l’odore.

 

 

 

Nonostante avessi la sensazione di trovarlo lì, quando misi piede nella mia stanza, sussultai ugualmente nel vederlo seduto sul mio letto.

 

Sarei mai riuscita ad abituarmi alla sua bellezza?

Impossibile.

Ci si può abituare a guardare il sole da vicino senza rimanerne abbagliati?

 

 

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Se ne stava seduto al centro del letto, le gambe incrociate, la schiena ricurva. Immobile.

Al contrario mio, quando entrai non sembrò per nulla sorpreso di vedermi. Probabilmente aveva avvertito la mia presenza ancor prima che sfrecciassi sul ghiaino del viale, prima dell’ultima svolta in Green Boulevard.

Entrambi non parlammo, ci limitammo a fissarci nel chiaroscuro del tardo pomeriggio che filtrava dalla finestra della mia camera.

Avvicinandomi di qualche passo, notai come i suoi lineamenti in quel momento apparissero più distesi e i suoi occhi fossero decisamente più chiari nonostante quell’immancabile ombra di gravità che gli conferiva un’aria da angelo tormentato.

I suoi occhi ricordavano il colore del mare al tramonto, tediato dalle increspature delle onde.

Quasi certamente si era da poco nutrito per sopperire a quello che gli avevo fatto patire prima piazzandogli la mia mano insanguinata sotto il naso.

La mia ipotesi fu avvalorata anche dal fatto che si fosse cambiato i vestiti e ripulito. Indossava una felpa scura con il logo dell’Harvard University e un paio di blue jeans gli fasciavano le gambe.

Gli scricchiolii del parquet sotto i miei piedi mi accompagnarono per tutto il tratto fino al bordo del letto.

Mi distesi per verticale, puntando gli occhi al soffitto e portando le mani al petto.

< Ti chiedo scusa >, la sua voce penetrò il silenzio e mi giunse solleticandomi la pelle del viso.

< …per quello che ti ho detto >, aggiunse considerato che non accennai a rispondergli.

Ricordavo bene le sue parole, parole che mi avevano ferita e mi avevano portata a compiere quell’insensato gesto ma… ma quello che doveva scusarsi tra noi due non era lui.

Sospirai e voltai la testa da un lato, incontrando nuovamente i suoi occhi.

< Scusami tu >, dissi piano, muovendo quasi solo le labbra e, prima che potesse addossarsi qualche altra colpa che non aveva, mi posizionai seduta di fronte a lui, sedendomi sulle ginocchia.

Gli sollevai il cappuccio della felpa sulla testa e poi mi sistemai seduta tra le sue gambe.

Le sue braccia non tardarono ad avvolgermi la vita, facendo in modo che il suo torace aderisse alla mia schiena.

< Edward >, lo chiamai con un debole respiro.

< Ho paura >, ammisi più a me stessa che a lui, stringendomi di più al suo corpo.

La sua risposta non fu immediata.

< Credo che sia normale che tu ne abbia >, rispose poi con voce neutra, cercando di mantenere un certo distacco, ma non mancai di scorgere all’interno di quella semplice risposta una certa amarezza.

< No >.

< Non hai capito >, sottolineai.

Sganciò le sua mani dal mio ventre, posizionandole sui miei fianchi e con un gesto fluido mi fece girare su me stessa come se pesassi quanto un cuscino, o anche meno. In un batter d’occhio mi ritrovai di fronte a lui. Così vicini da sentire il suo respiro sulla pelle del viso.

Cercò di leggere nei miei occhi quello che stessi per dire.

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< Non ho paura di te > rimarcai a un soffio dalle sue labbra tanto irresistibili quanto letali.

Una ruga si formò sulla sua fronte liscia e perfetta. I suoi occhi guizzarono nei miei in cerca di una qualche risposta. Incredulo, come se non ci fosse nient’altro al mondo di cui avere paura, oltre che di lui.

Sorrisi sulle sue labbra dolci.

< Ho paura di quello che provo per te >.

Il colore che assunsero i suoi occhi a quelle parole mi fece mancare un battito, o forse anche due.

Si erano come accesi di luce propria nella penombra della stanza.

Oro fuso.

Sorrise storto mostrando una parte dei suoi denti perfetti.

< Non c’è bisogno che tu aggiunga altro >, disse guardandomi come se avesse di fronte qualcosa di estremamente prezioso e fragile, lambendo le mie labbra con l’indice in un gesto intriso di infinita dolcezza e sensualità per non farmi proseguire a parlare.

Non l’avrei fatto comunque.

Che senso aveva esprimersi a parole quando quel compito era già assolto dal cuore?

Sebbene sapessi che lui poteva sentirlo quel piccolo organo impazzito, accostai maggiormente il mio petto al suo, stringendolo in un abbraccio.

Più stretta possibile a lui, tanto da renderci un’unica, indissolubile cosa.

Tanto da starci male. Da non sentire più il calore e la consistenza dei vestiti, da non avvertire altro che la pelle lacerarsi per poi rimarginarsi con la sua, dal momento che fu come se le nostre costole si intrecciassero dando vita in un’unica gabbia toracica.

Un cuore in due corpi.

< Ascolta >, sussurrai sentendo come unica risposta il suo respiro che sapeva di una gioia a stento contenuta tra le labbra.

< Lo senti come batte? >, chiesi non aspettando nessuna risposta.

Io quel battito lo sentivo nel petto, nelle orecchie e sulla pelle. Ovunque.

Solleticai la sua pelle con le ciglia, sorridendo.

< Penso che possa bastare per entrambi >.

 

 

 

 

 

 

--------

Eheh, eccomi.

Scusate il ritardo ma è stata una settimana da brividi. (Non è che qualcuna di voi mi ha fatto una bambolina woodo, eh?).

A lavoro fino a tardi tutte le sere, poi faccio la pendolare (ritardi annessi e connessi) e appena arrivo a casuccia devo anche cucinare, fare le lavatrici ecc… (e non ci vedo più dalla fame, vabbè ci stava ù.ù). e la sera l’unica cosa a cui pensavo era trascinarmi a letto. spero che passi almeno la sfiga.

Ma basta tediarvi con i miei problemi.

Innanzitutto ringrazio le miei due formidabili ragazze Ely e Barby per l’aiuto.

 

Passiamo al capitolo: spero abbiate capito che la seconda parte ha tutta l’aria di essere una vera e propria dichiarazione? Ecco, lo è.

Guarda che vi ho viste dire “finalmente”. Sono ovunque.

No, no lasciatelo dire anche a me: F I N A L M E N TE… fiuuuu ci voleva proprio ù.ù.

 

Il prossimo sarà dedicato a Emmett e Rose per poi tornare a occuparci di Isa e Edward con un capitolo che no, no ho cambiato idea, non ve lo dico. :P solo una domanda: ci sono minori tra quelli che ancora seguono questa fic? Su avanti alzate la manina!

 

Un GRAZIE infinito va a tutte quelle persone che ancora continuano a seguirmi e anche a recensire!

 

Rispostine:

 

artemide88

 

 

Ciao,

tu mi fai penare.

Le tue recensioni - è inutile che ci giro intorno- sono particolareggiate, complete. In pratica ninfa vitale per me.

Mi fai capire tante cose.

Se ho tralasciato qualcosa, se il capitolo funziona o se no.

Cmq non preoccuparti prenditi tutto il tempo che vuoi, non voglio che tu ti senta in colpa.

 

Non sai che piacere mi ha fatto che il capitolo ti sia piaciuto tanto tanto. Visti gli ultimi così-così.

Come sempre hai colto tutto il senso sulle e tra le righe.

 

“lui seduto in disparte ad annebbiare il suo potere (stavo per scrivere mente! XD e forse non era tanto sbagliato, visto che non vorrebbe nemmeno pensare...) con l'alcool. solo, rabbuiato e senza sapere come comportarsi. troppi pensieri che nemmeno l'alcool può soffocare. una figura un po' scura, curva su se stessa, come se i pensieri lo infiacchissero, per intenderci”

Wow, secondo me tu hai il potere di entrarmi nel cervello, perché è proprio questo che intendevo. Brava ragazza!

 

Esatto, Alice vede solo le decisioni come anche nei libri.

Mi ha sempre affascinata il discorso di Alice umana, rinchiusa in un manicomio a causa del suo dono e insomma ho cercato di immaginarla uguale solo che nel 2010 quindi niente manicomio (e semmai potrebbe avviare un’attività di cartomanti).

 

Emmett lo vedrai nel prossimo. XD

 

Passando a questo capitolo, bèh non è che ci sia molto da dire.

Diciamo che l’avevo in mente da un po’ ma avevo bisogno di collocarlo al momento che mi sembrava più giusto.

Ti confido che una volta concluso per un paio di giorni ho pensato a che canzone potessi mettere di sottofondo in quel pezzo… e per quanto fossero dolci, romantiche e belle non ne ho trovata nessuna.

Sai perché? Perché anche voi avevate bisogno di silenzio mentre leggevate per sentirlo, un po’ anche voi, quel cuore che batteva.

(Si lo so, sono andata.)

Così Isa gli ha fatto sentire quello che prova senza bisogno di dirgli espressamente “ti amo”. Penso che l’effetto sia lo stesso, o avresti preferito glielo dicesse?

Oltretutto non mettiamo in secondo piano una cosa importante le scuse. Ma tanto lo avevi notato anche meglio di me ;).

 

A presto carissima,

grazie di tutto

Eli

Semolina81

 

 

Ciao Erica,

La seconda, un'umana dotata di poteri soprannaturali. Come l’originale che già da umana aveva le visioni e per questo è stata pure rinchiusa in un manicomio.

Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Spero che anche questo ti abbia soddisfatta

Un bacione

Eli

Dark night

 

 

Ciao Giuly, mi hai ricordato troppo me, quando ho deciso di iscrivermi e di iniziare a scrivere qualcosa!

Non sai quanto mi rende onorata sapere che un po’ è anche grazie a me!

Spero che la storia continui a piacerti e, se puoi, fammi sapere pure cosa ne pensi man mano!

Grazie di cuore

Eli

Frafra9

 

Ciao Fra,

sono contenta ti sia piaciuto.

Questo?

Avresti cambiato qualcosa? Sì, eh?

Grazie di tutto

Un abbraccio

Eli

ieia

 

 

Ciao carissima,

Che bello il tuo commento, si vedeva che eri sinceramente presissima del capitolo precedente!

Sono felice che ti sia piaciuto così tanto e spero che anche questo un pocò ti emozioni.

Fammi sapere

Un bacione

Eli

Bella_kristen

Ciao tesoro:)!
Io prima o poi ti erigerò davvero una statua. Tu commenti davvero sempre e io non so cosa posso fare per ringraziarti almeno un po’!
Spero che questo capitolo sulla tua coppia preferita non ti abbia delusa

A prestissimo,

Eli

LittleWhiteAngel

 

 

Ciao carissima,

grazie mille *-* sono strafelice che ti siano piaciuti!!!

Spero che anche questo ti sia piaciuto, fammi sapere!

Un bacione

Eli

red apple

 

Ciao Annamaria,

per prima cosa ti ringrazio per avermi fatto notare che mancava una frase, tra l’altro importantissima!

 

Ti rispondo anche per l'altro capitolo e si mi è piaciuto anche se vorrei che si dessero una mossa, non ne posso più di stare sulle spine sperando che almeno si diano un bacio, Alice e Jasper mica si fanno tutti sti problemi.

Gisto, anche se ti ricordo che Isa e Edward hanno fatto mooolto di più che un semplice bacio ;).

Comunque tra due aspettati di tutto e di più su questo punto di vista.

Grazie mille per la recensione

Un abbraccio

Eli

barbyg90

Ciao carissima,

mi sopporti anche qui nelle recensioni! MITICA!

Tanto tu sei avvantaggiata sai già tutto tutto tutto. Ahahahah

A presto,

Eli

fabiiiiiiiii

 

 

Grazieeee! Continua a seguirmi e a recensire, se ti va!

bacioni

Dreamerchan

 

Carissima,

figurati! Sappi che mi fa comunque piacere sapere che continui a seguire!

Grazie mille per il supporto!

Baci

Eli

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Smoke and ashes ***


Bad Girl

[Rosalie Yale]

 

Cap. Thirty eight   - smoke and ashes

 

 

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Due corpi, identici, uno di fronte all’altro.

Due corpi che non erano perfetti, ma molto vicini ad esserlo.

La ragazza allo specchio si passò una mano tra la chioma bionda, lisciando i capelli sotto al suo tocco.

Gli zigomi si sollevarono, un angolo delle sue labbra carnose si distese in un sorriso.

Doveva realmente esserci una sosia al di là del vetro perché lei, no, non avrebbe sorriso in un momento simile.

Non ne aveva motivo.

Successivamente, la ragazza bionda fece scendere le dita lunghe e affusolate e, impercettibilmente, sfiorò le punte dei suoi seni pieni.

Rimasi ad osservarla a lungo ma lei non sembrava vergognarsene.

Il suo sguardo rimaneva distante, imperturbabile come quello di una statua percossa dagli inverni e dai secoli.

Poi mi guardò dritta negli occhi, trapassandomi con quello sguardo azzurro tempesta.

Le sue dita si intrecciarono in grembo come fossero uno scudo, in un gesto protettivo.

Lei sapeva.

Qualcosa nel suo viso me ne diede la conferma. L’espressione di chi custodisce tutte le verità.

 

Rimase ad osservarmi accorta, valutandomi per un lunghissimo minuto.

Poi i lineamenti del suo viso si rilassarono, le sue mani si sciolsero, e con una dolcezza infinita iniziarono ad accarezzare la pelle della pancia – lievissimamente arrotondata – con movimenti lenti e circolari.

Accarezzando quel segreto.

 

La verità era che non avevo mai pensato ad un bambino prima d’ora, non concretamente, almeno.

La cosa che più mi aveva sorpresa non era stato il ritardo, né tantomeno la scoperta, ma il fatto di essere già – inaspettatamente – pronta.

Come se per tutti questi anni l’avessi atteso come la terra arida che aspetta la pioggia.

 

Chiusi l’anta con lo specchio sospirando e mi sdraiai ancora nuda sul copriletto.

 

Due me.

La ragazza dello specchio che rifletteva fedelmente le mie fattezze, la parte superficiale e puramente estetica. La custodia di raso e pizzi che non conteneva null’altro, che non si cibava che delle lusinghe e degli sguardi pieni di ammirazione che ad essa venivano rivolti. Vuota.

E l’altra ragazza. Quella di cui sotto la pelle non scorreva solo sangue e vene. Ma tra i suoi tessuti si snodavano sentimenti.

 

Quale delle due fosse quella autentica non lo sapevo neppure io.

Per troppo, troppo tempo avevo privilegiato unicamente la parte superficiale, tanto da non essere poi molto sicura che, nel frattempo, l’altra non si fosse irrimediabilmente deteriorata.

 

 

Vagai con lo sguardo, soffermandomi sulla mensola bianco lucida sopra la scrivania, dove una fila di Barbie sorridevano false nelle loro pose eterne.

Ognuna all’interno della sua confezione.

Quante volte avrei voluto aprire quel cartone e giocarci, spogliarle, tagliare loro i capelli, o magari, staccare loro la testa. Eppure non lo facevo. E non era la paura di trasgredire ad un ordine dei miei genitori – che probabilmente avrebbero voluto che ci giocassi come le altre bambine - ero io che m’imponevo di non farlo.

Non volevo si rovinassero, perdessero la loro bellezza.

Restavo lì, anche per ore, ad osservarle, splendide nei loro abiti perfetti.

 

 

Per poter crescere, i serpenti cambiano tutta la loro pelle, quasi sempre in un solo colpo. Contorcendosi e strofinandosi contro le rocce e altri oggetti appuntiti, escono dalla loro vecchia pelle come da un vestito, mettendo a nudo il nuovo strato formatosi al di sotto ed abbandonando il vecchio.

Avrei mai potuto farlo? Liberarmi di quella pelle e crescere?

 

 

Avevo sempre pensato che amore, matrimonio e figli fosse il naturale percorso da seguire, ma non era così, non per me, non più.

Piano piano cadeva ogni mia più stretta convinzione svelandomi  la realtà.

 

 

Royce era il ragazzo più bello della scuola, quello di cui le matricole si innamoravano a prima vista. Il classico ragazzo bello, sexy e spiritoso, protagonista dei loro più intimi pensieri di adolescenti.

Quando lo conobbi sapevo che quel quarterback non sarebbe rimasto solo un nome segretamente scarabocchiato sul bordo di un quaderno di scuola. Sapevo che non avrei mai tremato se il suo sguardo si fosse posato accidentalmente su di me e che non sarei arrossita se mi avesse rivolto la parola, come facevano le altre.

Lo sapevo perché io ero esattamente come lui, la copia al femminile.

Due vincenti, almeno apparentemente.

Non ci voleva certo un indovino per prevedere che, insieme, avremmo formato la coppia perfetta e per questo invidiata da tutti.

 

Com’era immaginabile ben presto mi aveva invitata fuori e – nonostante sapessi che la scelta sarebbe ricaduta senza alcun dubbio su di lui – inizialmente mi ero presa anche la briga di fare un po’ la sostenuta prima di accettare il corteggiamento.

 

A quel tempo credevo di avere di fronte la via spianata, definita, senza alcun ostacolo. Riuscivo a vedere perfettamente dove gli altri, al contrario, proseguivano a tentoni.

Tutto pianificato così nei dettagli che niente avrebbe potuto andare storto.

Neppure l’insicurezza che un giorno Royce non mi avrebbe più voluta, perché io ero esattamente tutto ciò che lui potesse desiderare.

Insieme avremmo terminato il liceo per poi trasferirci a Boston dove avremmo proseguito gli studi. Io economia, lui legge – favorito dalla borsa di studio nello sport - per poi un giorno prendere il posto di suo padre al timone della King L. Corporation, lo studio di avvocati più stimato e rinomato dello Stato.

Inutile dire che la mia vita si prospettava una discesa continua, senza fatica.

Bellezza, ricchezza, prestigio.  

Quello di cui mi sbagliavo era che credevo che col tempo avrei finito per amarlo.

 

In realtà io e Royce non amavamo altro che i nostri rispettivi riflessi, nulla di più che l’incontro di due corpi vuoti. Due pietre che anche se sfregate l’una accanto all’altra non generavano calore. Nessuna scintilla.

E comunque – per quanto patetico potesse risultare – a me andava bene così…

Almeno finchè nella mia vita non era entrato Emmett Cullen.

Quella variabile calcolata in modo errato all’interno dell’equazione che, non solo fa saltare completamente il risultato finale, ma che compromette ogni singolo passaggio. Ogni singola scelta.

Un effetto domino infinito di errori.

Il mio sbaglio più grande. Il mio sbaglio migliore.

Perché era con Emmett che avevo conosciuto l’esistenza dell’altra me che, seppur relegata in un angolino polveroso e oscuro, sapeva emozionarsi anche solo se lui la guardava con quegli occhi trasognanti e così pieni d’amore, che era un oltraggio anche solo soffermarsi a rubarne un pezzetto. Quella che si addormentava col cellulare in mano aspettando un suo messaggio della buonanotte. Quella che fremeva nell’attesa quando sapeva che lui la stesse raggiungendo, anche solo per poco tempo.

Come un lume che si consuma piangendo cera e, al mattino, dell’impetuosità del fuoco non resta che cenere. Solo cenere.

 

Emmett aveva il mio cuore, Royce il mio corpo. Dal momento che nel mio ventre cresceva il frutto di un amore che non era amore.

Il cuore e la ragione, come in uno dei migliori duelli, si sfidavano senza esclusione di colpi.

Il primo reclamava l’annullamento del fidanzamento con Royce per vivere alla luce del sole quell’amore così intenso con Emmett, il secondo, al contrario, sapeva che quella via non era praticabile.

Sarebbe stato facile dare retta al cuore trascurando tutte le conseguenze, ma ero fin troppo consapevole di quanto questa scelta implicasse il coinvolgimento di altre persone che mai avrei voluto ferire. A partire dalla creatura che avevo in grembo.

In un paese come Forks sarei stata additata a vita come una poco di buono, e mio figlio avrebbe sofferto il risultato dei miei errori. Un bastardo.

Senza considerare che la famiglia Royce sarebbe stata anch’essa rimasta gravemente offesa da un’azione del genere, vista la posizione di spessore che occupavano in società.

E la mia famiglia?

Non riuscivo a immaginare il dolore nello sguardo grave di mio padre…

Poi c’era quel grillo che veniva a tormentare le mie notti ma che non potevo semplicemente scacciare con un gesto della mano: come potevo privare Royce di suo figlio?

 

 

 [Emmett Cullen]

 

< Avanti: Sali! > urlai dall’abitacolo della mia jeep.

Rose continuò a camminare dritto per il marciapiede senza degnarmi della minima attenzione mentre, con il mio fuoristrada, fiancheggiavo la banchina a passo d’uomo.

Il picchiettio dei suoi tacchi sull’asfalto era l’unico rumore presente nella via.

 

La nuvoletta di condensa che le si formava davanti al viso era la chiara indicazione di quanto facesse freddo lì fuori, ma lei continuava a camminare orgogliosa e caparbia come poche, stretta nel suo cappottino di panno blu.

 

< Rose, sali! Ti prego >, il tono della mia voce si addolcì ma la reazione della ragazza non cambiò di una virgola.

 

< Smettila di seguirmi >, mi intimò senza neanche voltarsi nella mia direzione.

 

Erano diversi giorni che mi stava evitando: non rispondeva ai miei messaggi e parlarle era praticamente impossibile. Non mi guardava nemmeno negli occhi se, per sbaglio, ci incrociavamo in un corridoio.

 

Lasciai l’auto sul ciglio della strada, i fari accesi fendevano come due spade lucenti, l’aria fredda. Se non voleva darmi retta con le buone, avrei usato le cattive maniere.

 

Non appena sentì la portiera sbattere si fermò di colpo con uno sguardo stanco disegnato sul viso.

Era come un cristallo prezioso sul punto di sgretolarsi in mille pezzi solo con un soffio.

Solo successivamente compresi che non era stanchezza quella che avevo percepito nei suoi occhi, era uno sguardo di rinuncia.

 

Mi avvicinai cauto e lei non si ritrasse.

 

< Stai congelando >, disse con un tono preoccupato, che voleva essere un rimprovero.

 

Quando appoggiò le sue mani sulla pelle scoperta delle mie braccia, la vidi trasalire. Questo pretesto bastò a farmi seguire finalmente all’interno dell’abitacolo.

 

< Ma sei pazzo a uscire a maniche corte? >, urlò una volta salita a bordo.

 

Non sapevo se, il suo, fosse un modo per tergiversare, ma la sua rabbia era reale.

 

< Ora calmati >.

 

< No, che non mi calmo >.

 

< Senti >, iniziai a scaldarmi anche io, < se davvero ti importasse qualcosa di me non mi eviteresti >.  

 

Che m’importava del freddo o della fame se lei non mi considerava?

 

La risposta tagliente che mi aspettavo non arrivò.

 

In compenso, nel silenzio, abbondanti lacrime bagnarono il suo viso.

 

< Dobbiamo parlare >, disse asciugando con la punta delle dita lacrime e mascara.

 

 

 

 

 

Nel buio della sua camera solo il vento tra le fronde degli alberi disturbava il nostro silenzio carico di sofferenza.

Il vento e due cuori che battevano. Uno più debole di un bocciolo che deve ancora sbocciare.

 

L’abbracciai passandole una mano sul ventre. Si lasciò accarezzare la pelle liscia sotto quella canottiera bianca che sapeva di lavanda.

 

Le posai un bacio sulla spalla scoperta, lì dove la stoffa non la copriva.

 

< Andrà tutto bene >, le dissi con la voce che tremava e il cuore che sanguinava, rompendo per un attimo quel silenzio.

 

Non sarebbe andata bene.

Sapevo cosa avrebbe significato questo per me, per lei. Per noi.

 

Infondo l’avevo sempre saputo.

 

Avrei liberato le sue ali di farfalla…

 

 

 

 

 

 

 

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L’utente non è momentaneamente reperibile.

Lasciate un messaggio dopo il segnale acustico.

Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip

 

Heilà ragazze, vi parlo direttamente dal mio rifugio antiatomico!

Come state?

 

Il capitolo non è altro che frutto della vostra immaginazione.

No, scherzo sono pronta a ricevere i vostri insulti con dignità. Ù.ù

 

Lasciatemi almeno ringraziare la mia beta Barby (grazie davvero di tutto) e la mia Ely per il supporto.

 

Passando al capitolo vi posso dire che è stato davvero difficile da scrivere:

1.      Non avevo mai scritto un Pov Rose in vita mia

2.      Perché è la prima volta che prendo totalmente le distanze da un mio personaggio.

 

Comunque tenete presente che non tutto è ancora perso… non dico altro ù.ù

 

 

Messaggio di servizio

Come avevo anticipato il prossimo capitolo vedrà come protagonisti i nostri Isa e Edward.

Vista la presenza di minori ho due scelte di fronte:

1.      Scrivere un capitolo che possa accordarsi ad un rating arancio (entrando meno nei dettagli).

2.      Scrivere 2 capitoli. Avete capito bene. Uno che posterò all’interno della fic (normalmente), l’altro – a rating rosso – verrà postato all’interno di una nuova fic (“hot vampires”) e comunque vi sarà fornito un link diretto.

Al momento sarei più propensa a scegliere la seconda opzione anche perché potrebbe tornarmi utile più avanti MA non vi garantisco nulla finché non avrò preso una decisione definitiva. Ovviamente i consigli sono ben accetti.

 

Un GRAZIE infinito va a tutte quelle persone che ancora continuano a seguirmi e anche a recensire! Sono felicissima che i commenti siano nuovamente aumentati.*-*

 

Ho già risposto con la nuova funzione a tutte voi.

Nel caso avessi inavvertitamente dimenticato qualcuna fatemelo notare, provvederò immediatamente.

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Statistiche:

 

175 preferiti

28 ricordata

245 seguiti

450 letture

530 commenti

119 persone mi hanno aggiunta tra gli autori preferiti.

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Capitolo 40
*** Orange, Lemon, Mandarin, Strawberry, Banana… ***


Bad Girl

Olà ragazze.

Mi scuso IMMENSAMENTE per il TREMENDO ritardo ma questa volta sono in parte scusata perché ho avuto l’appendicite (lettrici: non sei scusata ugualmente. Io: -.-‘)…

Poi la Beta Barbara ha il pc fuori uso L! A tal proposito ringrazio, come sempre la mitica Ely la guest star Dany per l’aiuto all’editing, con le quali abbiamo rischiato di imbatterci in un assassino… -.-

Comunque adesso sono tornata con un capitolo lungo lungo (ben 13 pagine word).

 

Come vi avevo promesso ho aperto la nuova ficVampires hot”.

Qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=617892

potete leggere la versione a Rating Rosso dello stesso capitolo.

Mi sembra giusto precisare che il capitolo varia davvero in pochissime parti e per chi desidera non scendere troppo nei particolari, anche se maggiorenne, può benissimo leggere questo a Rating Arancione.

 

 

______

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Thirty nine   - Orange, Lemon, Mandarin, Strawberry, Banana…

 

 

 

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Avremmo dovuto essere seduti sul divano a guardare la videocassetta di Romeo e Giulietta per il compito di letteratura del giorno seguente.

 

E tecnicamente eravamo su quel divano… solo non seduti.

E effettivamente sullo schermo si alternavano le immagini del film in questione…

E quella che avrebbe dovuto essere una noiosa tortura si stava rivelando sì una tortura, ma una tortura estremamente piacevole.

 

Edward mi sovrastava, attento a non pesare sul mio corpo. Da quella posizione scorgevo le vene delle braccia in tensione e, la cosa, neanche a dirlo, mi eccitava più del dovuto.

 

< Sarebbe il caso che seguissi il film >.

 

Non mi sfuggì il singolare ma non ebbi il tempo di controbattere perché, nel frattempo, con un movimento tanto veloce da non rendermene conto, aveva fatto scendere le sue mani sotto il mio sedere, sollevandomi all’altezza del suo bacino.

 

< Non vorrei essere il responsabile del tuo brutto voto di domani >, disse mentre, con esasperante lentezza, strusciava la sua eccitazione contro il mio bacino.

Diavolo tentatore…

Era come proporre ad una persona estremamente golosa di iniziare la dieta presentandole sotto il naso un bel pezzo di torta sacher con la panna.

 

< La conosco…la storia >, riuscii ad articolare con evidente difficoltà attirandolo nuovamente verso di me.

Sorrisi sapendo che, a dispetto della sue remore, il movimento non sarebbe stato possibile se lui non lo avesse assecondato.

 

La cascata ambrata dei suoi capelli mi solleticava il viso mentre con la lingua disegnava il profilo del mio collo lentamente.

 

< Gattina… >, il suo sussurro lambì il lobo del mio orecchio e, nonostante non potessi vedere la sua espressione da quella posizione, avrei giurato stesse sorridendo.

Mi accorsi solo all’ora che quell’appellativo non era stato utilizzato a caso e che, preda dell’ eccitamento, stavo stringendo sotto le mie unghie il tessuto leggero della sua camicia.

In risposta, senza alcun imbarazzo, mi aggrappai con più forza alla stoffa nel misero tentativo di strappare quello che oramai non era che un inutile ostacolo.

 

< Se vuoi posso farti un ripasso? >, propose muovendosi sopra di me, facendomi impazzire.

 

Chiuse gli occhi per un momento e quando li riaprì la sua espressione era diventata improvvisamente seria. Le sue dita delicate si chiusero a coppa sul mio viso.

< Oh! qui io fisserò il mio sempiterno riposo, e scoterò, da questa carne stanca del mondo, il giogo delle avverse stelle >, recitò contemporaneamente alla voce dell’attore che personificava Romeo, che giungeva dalla tv ancora accesa.

< Occhi, guardatela un'ultima volta >.

Lambì le mie labbra con il pollice della sua mano.

< Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio >.

Le nocche fredde mi solleticarono il viso in una carezza che scese fin da subito sul mio collo, sulle spalle e sulla scollatura del mio seno, bloccandomi a metà un respiro.

< E voi, labbra >, indugiò per qualche secondo osservando le mie labbra ad un soffio dalle sue, < voi che siete la porta del respiro, suggellate, con un leale bacio un contratto indefinito con la morte che tutto rapisce!>.

Mi baciò con così tanta passione e tormento che per un attimo mi parve di essere davvero Giulietta, creduta morta tra le sue braccia.

Lo smarrimento durò solo per pochi istanti perché subito ripresi coscienza delle sue labbra sulle mie e giocai con la sua lingua godendo dei suoi respiri.

 

 

Qualche minuto dopo mi ritrovai ad stringere l’aria attorno a me.

 

Ci misi qualche secondo per capire che Edward si fosse materializzato sulla poltrona di fronte alla tv, perfettamente pettinato, i bottoni della camicia - che faticosamente ero riuscita a sbottonare -allacciati, diritto e con espressione rilassata in volto. Doveva essersi mosso tanto velocemente da non aver sentito neanche lo spostamento d’aria.

< Ma… >, iniziai, ma la domanda mi morì in gola quando sentii delle chiavi muoversi nella toppa di casa.

Mi sollevai immediatamente a sedere, cercando di sistemarmi alla meglio i capelli scarmigliati in una coda alta e di abbottonare la camicetta (anche se l’impresa si rivelò ardua visto che le mani mi tremavano per la fretta).

Edward nel frattempo mi osservava serio, ma lo conoscevo abbastanza bene per affermare che stesse cercando di trattenere con tutte le sue forze una risata.

Gli scoccai un’occhiataccia.

A quanto sapessi Charlie oggi aveva il turno serale che partiva dalle sei di pomeriggio ma evidentemente i suoi piani erano saltati. Ed ora anche i miei…

 

Sentii la porta chiudersi e, anche se non potevo vederlo attraverso il muro dell’entrata, immaginai esattamente ogni singolo movimento di Charlie, risultato della sua routine quotidiana.

Mi sorprese invece, poiché, prima di spogliarsi della giacca della divisa e di abbandonare la pistola d’ordinanza, avanzò di qualche passo comparendo sotto la mia visuale.

Alzai perplessa un sopracciglio quando lo vidi scrutare, con sguardo indagatore, le scale che conducevano al piano superiore.

< Papà >, lo chiamai indossando la maschera dell’ingenuità.

Si drizzò subito e cercò di non dare il sospetto di essersi spaventato.

< Sono qui >.

< Siamo qui >, mi corressi anche se oramai Charlie aveva già fatto il suo ingresso in salotto tenendo sotto tiro con lo sguardo Edward.

< Buonasera >, Edward sollevò una mano in segno di saluto e sorrise garbatamente con una grazia che rivelò un’educazione d’altri tempi.

Charlie ricambiò farfugliando un frettoloso ‘ciao’.

I suoi occhi guizzarono da Edward a me, da me a Edward.

< Stavamo guardando un film per il compito di letteratura di domani >, risposi alla sua muta domanda indicando lo schermo in cui due spadaccini - Mercuzio e Tebaldo - stavano duellando.

In realtà – a quanto ricordassi - il film doveva essere terminato con la morte dei due amanti, ma evidentemente qualcuno aveva trovato anche il tempo per riavvolgere una parte di nastro.

Anche se sapevo si stesse domandando come mai stessi studiando, dall’espressione del viso, Charlie sembrò bersela. Si lisciò i baffi con una mano e sparì in cucina bofonchiando qualcosa sui nuovi metodi d’insegnamento.

< Tu lo sapevi! >, brontolai.

Lanciai un cuscino a Edward ma lui non si scompose, lo afferrò velocemente per un angolo, lo spolverò con una mano e se lo ficcò sotto la testa soddisfatto. 

 

Sapendo che Charlie ci teneva sott’osservazione dalla cucina, ci concentrammo sul film.

Edward si concentrò sul film, perché io rimasi per quasi tutto il tempo a osservare il suo profilo nella penombra.

Di tanto in tanto mi spiegava – senza che glielo domandassi – alcuni passaggi a voce abbastanza alta perché Charlie potesse udirlo.

Mi mangiucchiai tutta la pellicina delle unghia dal nervoso.

Quando poco dopo Charlie apparve nuovamente in soggiorno, per un istante temetti si autoinvitasse a restare, finché non notai che non si era ancora spogliato della divisa.

Con un colpetto di tosse si schiarì la gola e lanciò un’occhiata allo schermo.

< Sto uscendo >, ci informò continuando a guardare la tv.

Seppur non mi stesse osservando, cercai di mantenere in viso un’espressione che denotasse la mia più completa indifferenza a riguardo.

Poi si voltò verso Edward e continuò: < ma tornerò presto, molto presto >.

 

 

 

< Sono Swan, Charlie Swan >, gli feci il verso una volta sentita la porta di casa chiudersi.

Edward rise e con attenzione risvoltò le maniche della camicia fino ai gomiti, scoprendosi le braccia.

Se io ero irritata, nervosa e insoddisfatta dall’interruzione, lui pareva sereno, ad eccezione di quel sorriso irriverente che faceva supporre avesse qualcosa in mente.

Prima che potessi rendermene conto, me lo ritrovai di fianco. Sussultai impercettibilmente non ancora abituata alla sua velocità.

Quando gli sfiorai la mano, scoprii che la sua pelle aveva abbandonato quell’accogliente tepore generato dalla mia vicinanza, tornando fredda. La strinsi tra le mie donandogli un po’ del mio calore.

Il suo sorriso s’illuminò maggiormente, se possibile.

< Mentiva >, disse ad un tratto.

< Non sarà di ritorno prima di domattina >, m’informò, riferendosi a Charlie.

< Dunque quella cosa della mente funziona davvero? >, domandai incrociando una gamba sotto l’altra, interessata.

< Già >.

Le sue labbra si arricciarono in un dolcissimo broncio, < Peccato che l’unica mente di cui vorrei conoscere i pensieri mi è relegata… >.

< A penny for your thoughts1>, mi sussurrò in un orecchio.

Scossi la testa, < è molto meglio che tu non li conosca, credimi >.

< Sì >, convenne infine, < questo in effetti rende le cose più… interessanti >. Ancora una volta il suo sorriso sghembo mi suggerii che avesse qualcosa in mente.

< Anche se non ti nascondo che per me non è difficile intuirli ugualmente… >, strofinò la punta del naso sul mio collo.

Un respiro mi morii in gola, immaginando dove volesse arrivare a parare.

< Ogni movimento, sospiro o anche solo battito di ciglia ti tradisce… è inevitabile >.

< Avverto il battito del tuo cuore accelerare se faccio così… >, solleticò la pelle all’altezza delle clavicole, tracciandone i profili marcati, delicato, come se stesse tessendo invisibili filamenti di seta.

< E se… >, lasciò in sospeso la frase e si chinò per baciare la pelle nello stesso punto.

Benché le sue labbra fossero fredde, sentivo che ogni bacio era un marchio a fuoco sulla pelle.

<… il tuo respiro diventa impercettibilmente irregolare e la tua pelle non riesce a celarmi i brividi dai quali è percorsa… >.

< Stai giocando sporco >. Cercai di dare alla mia voce un’impronta decisa, ma in realtà non volevo che smettesse per nulla al mondo.

Mi sfidò con lo sguardo e, all’improvviso, fece saltare i primi due bottoni della mia camicetta con un gesto rapido e aggraziato allo stesso tempo.

Raggiunse subito il mio seno, massaggiandolo delicatamente.

Socchiuse poi gli occhi come per deliziarsi si una fantastica sinfonia.

< Mmm… Questa è decisamente quella che preferisco procurarti… >, affermò riferendosi alla naturale reazione del mio corpo al suo gesto.

 

 

 

Lo sguardo che mi riserbò allora mi trafisse, lasciandomi senza fiato.

Ogni sua espressione, o movimento, o parola. Era come se facesse l’amore con tutto ciò che lo circondasse.

I suoi occhi erano miele sciolto, velati di un barlume di mistero e di un qualcos’altro che non avrei saputo descrivere.

Era qualcosa di più del semplice desiderio del mio corpo.

Era un implicito invito al Proibito.

Al Peccato nella sua forma che più preferivo.

Socchiusi gli occhi, spiandolo al di sotto delle mie ciglia lunghe, incapace di chiuderli del tutto per non rinunciare a quel piccolo miracolo demoniaco che mi soprastava.

Quell’invito aspettava una risposta.

Le mie dita s’infilarono tra i suoi capelli morbidi e invitanti, spingendolo verso di me.

Quando le nostre bocche si incontrarono, gli consegnai la chiave per accedere oltre. Per attraversare quella soglia che conduceva alla più totale perdizione. Lasciandomi guidare completamente lì dove lui vedeva anche nell’oscurità.

Il baciò si approfondì fin da subito. Gli affondi divennero sempre più profondi ed espliciti.

Le nostre lingue si contorsero fameliche.

 

Ci baciammo con un’intensità tale che sembrò che le nostre anime, oltre i nostri corpi, si fondessero.

< Io ti voglio. Ti voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo >, bisbigliò sulle mie labbra.

 

 

 

 

< D’accordo >, disse infine.

< Assaggerò questa roba, ma ad una condizione… >.

< Sarebbe?>.

< Che debba assaggiarla sopra di te >.

Il patto non avrebbe potuto essere più vantaggioso. Così accettai senza pensarci due volte.

< Spogliati >, ordinò.

< Spogliati… o lo farò io >.

Lo fissai inebetita per qualche secondo.

< Vuoi che assaggi, o no? >, chiese spazientito.

Slacciai i jeans e gli lasciai scivolare sulle gambe. Sbottonai poi la camicetta rimanendo in intimo sotto il suo sguardo che penetrava ogni cellula del mio corpo.

Mi sembrò, per un istante, vederlo passarsi la lingua sulle labbra ma il movimento fu così rapido da non poterne essere così sicura.

Ciò che invece notai senza alcun dubbio furono i suoi occhi, scuriti dalla passione. Due pozzi così neri che avrei potuto precipitarci in eterno, senza mai toccarne il fondo.

Quando poi sorrise vidi i due canini – appunti e letali – che sembravano essere più aguzzi, pronti ad mordere la sua prossima preda.

Avrei dovuto aver paura, forse.

Tremare, almeno.

Ma tutto ciò che riuscii ad avvertire fu un certo languore nel basso ventre che chiedeva solo di essere soddisfatto.

Perversa.

< Sdraiati >, ordinò indicando il tavolo della cucina.

< Non mi piace mangiare in piedi >, disse con un sorrisino irriverente.

Il contatto con il legno freddo del tavolo non fu la sola origine dei brividi che mi percorsero.

< Che ne dici? >, sorrise rigirandosi tra le dita qualcosa, < Iniziamo dal piccante? >.

Notai allora che ciò che maneggiava tra le dita come un prestigiatore esperto, era proprio un peperoncino.

Rosso. Piccante. Lucido.

< Dicono che abbia grandi capacità afrodisiache… >, fece scorrere la punta della spezia tra il mio petto fino all’ombelico, sul quale indugiò.

Come se ce ne fosse bisogno… pensai

< Gli aztechi lo usavano anche nella cioccolata prima delle grandi battaglie o… >, sorrise diabolico, < …prima di grandi prestazioni >.  

Con le dita fece scivolare le spalline del reggiseno sulle spalle. La sua lingua prese il loro posto, scorrendo sulla mia pelle nuda.  Poi – senza slacciarlo - trascinò verso di sé l’indumento, scoprendo i miei seni sodi.

Inarcai la schiena perché lui potesse baciarli. E così fece.

Fece poi rotolare il reggiseno sui miei fianchi e me lo sfilò con una lentezza esasperante dalle gambe.

 

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Mi portò alle labbra il peperoncino che leccai con fare provocatorio. Mi osservò come se stessi leccando lui.

Poi lo morse e l’avvicinò le sue labbra alle mie.

Subito avvertii il sapore piccante nella bocca, lenito solamente dalla freschezza della sua lingua.

Sentivo le labbra bruciare e il cuore battermi in petto come mai prima d’allora, ma continuai a baciarlo.

Sbottonai la sua camicia e non ci staccammo nemmeno quando gliela sfilai. Questa si arrestò ai polsi - dove trovò l’impedimento dei bottoni dei polsini - bloccandogli le mani dietro la schiena.

Un dio incatenato.

Ed ora era lui ad essere in mio potere.

I suoi addominali, costretti in quella posizione, risultavano più marcati, così come i muscoli delle braccia.

Seguii con le dita le linee definite dei suoi addominali fino ad arrivare a quella striscia sottile di peluria ambrata che, dall’ombelico portava fino al suo pube.

L’oggetto del desiderio.

Infilai una mano nei jeans trovandovi immediatamente la sua eccitazione che premeva contro la stoffa.

Percorsi tutta la sua lunghezza stupendomi di quanto mi desiderasse.

Soffocò un ringhio tra i denti, sentii i bottoni dei polsini saltare in aria e vidi la camicia cadere sul pavimento.

Mi bloccò la mano con la sua, lanciandomi un’occhiata d’ ammonimento.

Non era ancora il momento.

 

Ormai potevo sentire la voglia che avevo di lui pulsare tra le mie gambe. Sembrò percepirlo, perché, subito, mi liberò anche dell’ultimo indumento rimasto.

Osservò il mio corpo nudo come se volesse imprimere nella sua testa ogni centimetro, ogni curva. Con venerazione.

 

Mi aveva già avuta una volta e aveva già visto il mio corpo senza veli ma era come quella fosse la prima volta. Con Edward era così. Il modo in cui mi guardava o sfiorava ne erano un chiaro indicatore.

 

Era fin troppo semplice dare la colpa al peperoncino, ma la verità era che non stavo avvampando solo a causa di quello.

Prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa, sentii sulla pelle dell’addome qualcosa di fresco dall’odore inconfondibile.

Adoravo il gusto agro del limone, se accompagnato con dell’ottima tequila.

Mi domandai se Edward non sapesse già esattamente i vari sapori del cibo umano e che non stesse utilizzando di proposito quelli con i gusti più estremi…

 

Non potei fare a meno di stringere gli occhi e di lacrimare quando sentii il succo acre del limone sulla lingua. Ciò nonostante mi imposi di riaprirli nel momento in cui sentii che Edward si era unito all’assaggio direttamente sulle mie labbra.

Disse qualcosa in francese che non riuscii a comprendere ma che, dal modo in cui l’aveva pronunciata, aveva tutta l’aria di essere un’imprecazione.

Mi ritrovai seduta sul ripiano della cucina senza sapere come esserci arrivata. Le gambe leggermente divaricate senza alcun pudore ed Edward di fronte a me che mi reggeva per i polsi. Mi liberai dalla stretta e, con l’aiuto delle gambe, feci aderire il suo corpo al mio.

Alzai un indice e lo inchiodai con lo sguardo per bloccare quel tentativo di replica che, immaginavo, stesse per fuoriuscire dalla sua bocca.

Scivolai tra il suo corpo e il mobile fino ad toccare il pavimento con la punta dei piedi.

< Stai attenta a quel che fai…>, disse con un tono che mi suggerì di fare esattamente il contrario.

Scesi fino al suo bacino e, con forza, slacciai il primo bottone dei jeans.

L’intenzione principale era quella di tenerlo sulle spine, esattamente come lui stava facendo con me, ma l’eccitazione era troppa e mi stava letteralmente divorando, per lasciarmi andare a questi giochini. Così al primo bottone, seguirono immediatamente gli altri tre.

Portai entrambe le mani al bordo dei jeans e, con un solo movimento, lo liberai anche dei boxer.

 

 

Dal basso spiai il suo viso, quando sentii che si era piegato e aveva posato le mani, strette in pugni, sul ripiano. Mi compiacqui di vederlo completamente rapito dal movimento che prese ad accompagnare con il suo stesso corpo, lentamente.

Ansante. Sotto le lunghe ciglia, i suoi occhi erano socchiusi un’ espressione tra il sofferto e il più totale trasporto.

Mi rammaricai pensando che - data la mia umanità - mi stessi perdendo le mille e più sfaccettature del suo viso mentre lui potesse compiacersi delle mie.

Provavo un piacere profondo nel procurargli piacere.

 

 

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Il suono gutturale che eruppe dalle sue labbra mi persuase ad aumentare il ritmo.

Quando ormai non doveva mancare molto, mi arrestai, impedendogli di raggiungere l’apice. Sapevo che più avrei ritardato quel momento, e più gli sarebbe risultato piacevole, dopo. Il secondo motivo, per nulla trascurabile e più vicino ad un mio beneficio, era che in quel modo avevo acceso in lui qualcosa di più intenso e devastante di un incendio che, immaginai, avrebbe voluto estinguere subito, anziché alimentare.

Indugiò appoggiato al ripiano, il suo corpo flesso in avanti, i capelli che ricadevano sulla fronte e la testa bassa. Respirava profondamente, imponendosi di calmarsi.

Mentalmente, s’intende, poiché il suo corpo era tutt’altro che disteso.

Purtroppo avevo sottovalutato il livello della sua sopportazione…

 

Avevo ancora il suo sapore sulle labbra quando mi si addossò, facendomi aderire con la schiena contro il mobile.

Mi s’inginocchiò di fronte.

< Sei stata cattiva con me >, disse con un sorriso, piegando la testa da un lato.

Ghermì la mia coscia piena e se la portò su una spalla.

 

Seppi che non ci avrei messo molto a raggiungere l’orgasmo.

Sembrava conoscere esattamente tutti i movimenti che più mi procuravano piacere.

Strinsi i suoi capelli in due pugni, cercando un appiglio, e inarcai la schiena, gettando la testa all’indietro, mentre l’ondata di piacere m’investiva e mi percuoteva.

Rimase in quel punto anche dopo che ebbi lasciato la presa dai suoi capelli e il mio corpo si fu rilassato.

Brontolai debolmente ma Edward fece finta di non sentirmi.

Solo quando iniziai a cospargergli i capelli di farina – che avevo abilmente prelevato dal mobile del quale oramai, avevo gli ornamenti impresse in bassorilievo sul sedere – decise di scostarsi.

Si rialzò senza alcuna fretta, trascurando le mie risate.

 

Mi fece sdraiare nuovamente su quello che era diventato il nostro letto, lasciandomi il tempo necessario per riprendermi.

Mi rilassai intrecciando le gambe e l’osservai perlustrare ad una ad una le ante della cucina, in cerca di qualcos’altro da assaggiare.

La posizione mi offriva un panorama di tutto rispetto che non ci mise molto a farmi riprendere le forze.

< Oh la là, chéri >, affermò una volta essersi voltato nella mia direzione ed essersi così accorto che avevo abbandonato la posizione precedente, optando per un’altra molto più esplicita che davvero non lasciava molto all’immaginazione.

Prese posto di fronte a me, sulla sedia.

Era incredibile che, nonostante la situazione e il fatto di essere entrambi completamente svestiti, ogni gesto avesse una valenza così naturale, priva di imbarazzo.

Tra noi non c’erano barriere. Era come essere sospesi in una realtà parallela dove tutto era concesso.

Sistemò davanti a sé un vasetto di vetro che riconobbi essere quello contenente il burro di arachidi.

Ne prelevò una noce con un cucchiaino e, dopo averlo osservato a lungo, lo portò alle labbra.

L’espressione che seguì fu buffissima. Gonfiò le guance e ridusse gli occhi in due fessure.

< Fa schifo >, farfugliò con il cucchiaino tra le labbra.

< Peggio del limone? >, domandai alzando un sopracciglio.

< No, quello è anche peggio >, rispose serio.

Risi.

< Senti, se non ti piace, perché continui a tenere in bocca il cucchiaino? >.

< Mmm >, ci pensò, < credo che questa dannata cosa crei dipendenza >, ne riempì un altro po’ e lo rimise in bocca.

< E io? >.

Scosse la testa.

< A te spetta il dolce… >, disse con tono promettente.

 

 

Quello che seguì fu un completo putiferio con la farina, tanto che la mia pelle si presentava ancora più pallida di quella di Edward.

Era divertente vedere le impronte delle sue mani infarinate sulla mia carne. In realtà davvero poche erano le zone trascurate dalle sue attenzioni…

Non avrei mai pensato di avere così tante zone erogene nei posti che mai avrei considerato …

 

 

< Vuole qualcos’altro, marmoiselle? >, disse appoggiato a un gomito.

Annuì curiosa di scoprire cos’altro avesse in mente.

 

< Voltati >, ordinò con voce maledettamente roca.

 

Sentii qualcosa di caldo e denso nell’ incavo tra la schiena e il sedere.

Quando quella conca fu piena, la crema iniziò a straripare calda ed avvolgente sui fianchi e sul coccige.

< Dulce de leche3 >, mi sussurrò ad un orecchio, scostandomi un ciuffo ribelle.

Percorse con le dita tutta la mia schiena e si intrattenne a osservare l’effetto del suo tocco sulla mia pelle.

 

La mia sopportazione fu messa a dura prova quando, con studiata lentezza, mi ripulì con la sua lingua, attento a non trascurarne alcuna zona.

 

 

< Edward, ti prego >, gemetti.

Le mie suppliche furono presto accolte.

Lo sentii gradualmente sdraiarsi su di me.

Schiuse le mani sui miei seni.

Mi baciò con dolcezza la schiena. Quel bacio mi fece venire i brividi a fior di pelle.

Edward sapeva amarmi in ogni modo possibile.

Con dolcezza e tenerezza e con forza e passione.

Ero come un’isola nel bel mezzo del Pacifico. Accarezzata dalle onde e dal dolce tormento dalle tempeste.

Ed era così che volevo essere amata. Con totalità.

 

Inaspettatamente invertì le posizioni, ritrovandomi in quel momento sdraiata supina sul suo corpo.

Subito ne approfittai per stuzzicarlo, muovendomi su di lui.

 

Capii che anche la sua tolleranza era al limite quando cercò di trattenere un gemito.

Mi ritrovai sdraiata sul tavolo.

Edward mi si piazzò in piedi di fronte.

Potevo scorgere nei suoi occhi quella scintilla di desiderio che ormai lo stava consumando.

 

Oramai entrambe a limite della sopportazione, ci lasciammo andare senza freni.

Edward era uno spettacolo, più di quanto non lo fosse generalmente.

Le sue mani mi fasciarono con vigore i fianchi e condusse le spinte.

Mi sollevai col busto e ancorai le mani attorno al suo collo, lasciandomi totalmente trasportare.

Le nostre lingue si toccavano fugaci, tra un ansimo e un altro.

Le sue dita dai fianchi risalirono il mio corpo fino al viso dove le infilò dentro i capelli, sollevando la chioma dalla nuca in una sorta di coda improvvisata.

Affondai le unghia sulla pelle della sua schiena, salvo poi notare di come mi si fossero tutte irreparabilmente spezzate.

 

Raggiunsi per prima l’apice del piacere.

Edward socchiuse gli occhi e si abbandonò completamente alle ultime, decisive, spinte, lasciandomi intendere di come si fosse fino ad allora trattenuto.

 

Rimase dentro di me a lungo.

Mi accoccolai tra il suo viso e la spalla chiudendo gli occhi.

 

 

 

 

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Vestita unicamente della sue braccia, ascoltavo i suo respiro in silenzio.

L’aria era intrisa dell’odore zuccherino della frutta, del caramello e di farina; farina che contribuiva anche a rendere l’atmosfera velata, dando l’impressione di guardare attraverso una pellicola d’altri tempi.

L’odore del legno del tavolo non l’avevo mai sentito così forte e inebriante.

Sul ripiano della cucina, tutta raggrinzita, giaceva una fettina di limone spremuta e il torsolo di una mela originariamente rossa.

Sul pavimento apparivano - come nella neve soffice – le orme dei nostri piedi scalzi nella farina.

Sussultai nel ripensare a ciò che avevamo fatto e Edward, pensando si trattasse di un brivido di freddo, mi spinse il leggero lenzuolo bianco fino al seno. Quando l’avesse preso non mi era dato saperlo.

Nella calma dell’appagamento del corpo e dell’anima, ad un tratto, mi lasciai andare a una risata liberatoria. Quelle risate di quando pensi a qualcosa di buffo e non puoi fare a meno di ridere anche nei momenti meno opportuni, una risata com’era da tanto che non me ne facevo.

Risi fino ad avere le lacrime agli occhi mentre Edward mi guardava curioso e paziente.

< Stavo pensando >, dissi asciugandomi le lacrime, < domani mattina Charlie farà colazione su questo stesso tavolo!>.

Allora fu lui a ridere.

< Direi che è anche fortunato che non l’abbia distrutto >.

< Non hai idea di quanto mi sia trattenuto dal farlo…>.

Pensai a quale scusa avrei potuto utilizzare per giustificare una cosa del genere a Charlie e giunsi alla conclusione che un’invasione di castori non era affatto plausibile.

Tralasciando le mie stupide considerazioni, che mi facevano ringraziare il cielo di essere immune al potere di Edward, le sue parole mi avevano portata a riflettere.

Edward aveva detto di essersi trattenuto.

Benché fosse immerso nel vortice della passione almeno quanto me, una parte di lui era rimasta vigile, attenta a modulare la sua forza per evitare che mi ferissi, che sanguinassi…

Non potevo dire lo stesso di me stessa. Non avevo pensato ad altro che ai suoi baci, alle sue carezze, a lui sopra e dentro di me.

E arrivai alla conclusione di essere stata meno umana di un vampiro.

 

 

< Puzzi >, disse ad un tratto arricciando il naso in una smorfia infantile.

In effetti sentivo la pelle appiccicosa in diversi punti del corpo e gli odori delle varie pietanze, così accostati, non avevano un bell’effetto.

Per cui non replicai, limitandomi ad annuire mentre Edward mi passava un braccio sotto le gambe per portarmi al piano di sopra.

 

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Mi lasciai coccolare dello scrosciare dell’acqua nella vasca, dalla nebbia di vapore che ne fuoriusciva, dal profumo dolce di bagnoschiuma, in uno stato di intorpidimento.

Il calore dell’acqua combinato al fresco petto di Edward però, mi tenevano ben lontana dall’addormentarmi del tutto.

Le dita leggere di Edward giocavano con le ciocche dei miei capelli bagnati.

Sentivo ogni singola giuntura del mio corpo indolenzita ma non m’importava.

Il solo sentire il suo corpo nudo dietro di me era un buon rimedio.

 

< Quante volte ti sei innamorato? >, la domanda mi sfuggì dalle labbra contro la mia volontà prima che potessi allontanarla dalla mia testa.

Era assurdo che dopo tutto quello che avevamo fatto, detto o anche solo pensato, fossi tanto incapace di guardarlo negli occhi.

Iniziai a giocare con una ciocca di capelli bagnata, attortigliandola attorno all’indice, nervosa.

Ero la prima ad affermare che il passato non contava e che era stupido e assurdo esserne gelosi, eppure non potevo non pensare al fatto che Edward nei suoi cento anni avesse avuto altre storie.

Lo vidi di sottecchi portarsi una mano sotto il mento, in una posa pensierosa.

Inspiegabilmente sentii il sangue ribollire dentro le vene.

Una parte di me era tentata di coprirsi le orecchie e cantare a squarciagola per non sentire la risposta, quella masochista invece fremeva nell’attesa.

< Tre volte >, rispose poi.

Avrei scommesso molte di più e mi stupii della risposta, ciò nonostante non riuscivo a scacciare quel senso di fastidio che mi logorava dentro.

La verità era che avrei avuto la medesima reazione anche se avesse risposto ‘una’.

Questo perché non riuscivo a concepire che avesse amato altre donne perché io, lo sapevo, non avrei mai potuto provare per nessun’altro la millesima parte di quello che provavo per lui.

Intrecciò le sue dita nelle mie e, quando lo sentii sorridere, sollevai lo sguardo su di lui.

< Tutte le volte della stessa persona >, parlò lentamente, scandendo bene le parole perché non ci fosse il benché minimo equivoco.

Un brivido mi attraverso il corpo facendomi vacillare.

Edward mi passò un braccio attorno al collo e mi lasciai trasportare sul suo petto, avvolta dall’odore della sua pelle. Chiusi gli occhi beandomi di quel calore che solo lui poteva darmi con questa nuova consapevolezza dentro che mi rischiarava il cuore.

< La prima volta che ti ho vista mi sono innamorato del tuo corpo, la seconda – quando ti ho conosciuta – del tuo modo di essere, del tuo calore, della tua semplicità, della tua pazzia – sì, anche di quella - e del tuo carattere >, mi baciò i capelli.

Resto in quella posizione a lungo poi respirò sui miei capelli.

< La terza quando, credendo oramai di averti persa, mi hai accettato per quello che sono >.

 

 

La vista mi si appannò sotto il velo di lacrime che tentavo disperatamente di ricacciare indietro.

Edward si sporse a baciare a una ad una quelle gocce di anima mentre ridevo e piangevo allo stesso tempo.

Gli strinsi le mani al collo e restai così finché le lacrime non mi si asciugarono sul viso.

< Ti amo >, respirai sulla sua pelle e un attimo dopo m’irrigidii nel pensare con quanta facilità e leggerezza avessi pronunciato quelle parole che mi erano sempre sembrate pesanti come macigni. Forse erano sempre state lì, sulla punta della lingua, pronte a sgusciare - come una farfalla dal suo involucro - sul collo di Edward.

Prese il mio viso tra le sue mani, schiudendo le sue dita a coppa su di esso.

Mi sentivo ancora gli occhi e le ciglia pesanti dal pianto.

< Quattro, ora quattro >, vidi le sue labbra schiudersi in un dolcissimo sorriso.

 

 

 

 

 

 

______________

 

Eccoci qui.

Spero IMMENSAMENTE (per la fatica che ci ho messo a scriverlo) che questo capitolo vi sia piaciuto!

Ovviamente attendo i vostri COMMENTI, CRITICHE, INSULTI echipiùnehapiùnemetta.

 

Due piccole note del capitolo:

 

1 A penny for your thoughts, per chi non lo sapesse è un modo di dire inglese. Letteralmente: un penny per i tuoi pensieri.

2 Vous êtes douce: credo in francese significhi “sei dolce” (google translate rules), vi prego di segnalarmi nel caso la frase fosse sbagliata!

3 Dulce de leche, è una crema fatta col caramello.

4 I fotomontaggi sono stati presi da: http://robert-pattinsonfanforum.forumcommunity.net/

 

 

Che altro dire?

Ho voluto che il capitolo fosse dolce e passionale allo stesso tempo. Spero di esserci riuscita. Fatemi sapere la vostra impressione, non siate timide.

 

Dovrei già aver risposto ai commenti del capitolo precedente. Se mi fossi dimenticata di qualcuno vi prego di scusarmi e magari di segnalarmelo per ovviare alla mia negligenza.

 

Nel prossimo ci saranno di nuovo i nostri due protagonisti in una veste insolita (elegante) ma non mancheranno nemmeno gli altri personaggi. Qualcuno indovina l’occasione?

 

Per i minorenni che volessero ricevere il capitolo rosso possono lasciarmi il loro indirizzo e-mail anche se ripeto che il capitolo cambia davvero poco.

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Capitolo 41
*** Inauguration I - [No secrets] ***


Bad Girl

 

______

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. forty  - Inauguration I - [No secrets]

 

 

 

 

Autenticamente pessimista.

Presente.

Il pessimismo intriso nel Dna era una precauzione.

La tipica persona che tra il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto vedrà il bicchiere totalmente vuoto, perché quasi certamente il resto se l’è scolato.

 

Io ed Edward.

Non avrei mai potuto neanche lontanamente desiderare di meglio.

Ogni giorno non era mai uguale a quello passato perché sempre ricco di sorprese.

E lui, lui era qualcosa di tremendamente prezioso, splendido e mio.

 

Eppure non riuscivo a non pensare che se avessi anche solo pronunciato la parola ‘felicità’, quest’ultima sarebbe di colpo svanita nel nulla.

Lo sapevo, era dannatamente stupido da parte mia avere paura di essere felice.

Come si può avere paura di qualcosa del genere, dopotutto?

Il punto era che quando si è felici, di solito, qualcosa va storto…

 

 

Edward, sdraiato da un lato del mio letto, mi riscosse dai miei presagi di sventura inclinando la testa in modo da apparire sotto la mia visuale. Osservai i suoi lineamenti perfetti, dall’alto, senza parlare. In risposta lui sbatté le ciglia più volte e infine sorrise sghembo.

Ecco. Quando faceva così era difficile pensare che non fosse davvero umano.

Tutta quella serie di gesti, atteggiamenti o espressioni, lo rendevano un comune ragazzo di diciotto anni.

Bèh, “comune” non proprio…

Avevo sempre creduto di essere una sorta di satellite gravitante attorno a Edward, quando in realtà  - per quanto la cosa mi sembrasse assurda – era lui ad adattarsi ogni giorno a me, semplicemente fingendo di essere umano.

Io ero il recipiente di vetro e lui il liquido che prendeva forma in esso.

Sarebbe stato più che stupido, a questo punto, avere anche il minimo dubbio o sospetto su Edward e sui sentimenti che provava per me e, infatti, non ne avevo alcuno. Solo, mi chiedevo fino a che punto arginasse la sua parte istintiva, animalesca. Vampiresca.

 

< A che pensi? >, mi domandò prendendo una mano fra le sue, ne lambì la pelle, lievemente con il labbro inferiore in uno stuzzichevole baciamano.

Era una domanda che mi faceva spesso, quasi a compensare l’inefficacia del suo potere su di me. Doveva destabilizzarlo parecchio, abituato com’era ad avere un posto privilegiato nella testa delle persone.

Peccato che la mia mente non doveva essere poi molto diversa da quella delle altre ragazze della mia età. Era un grosso vantaggio e, insieme, un grande inganno. Mi sopravvalutava, probabilmente.

La posizione in cui eravamo in quel momento, poi, non favoriva certo il flusso di pensieri casti e puri. No, decisamente.

Io in piedi a poco meno di un passo dal bordo del letto, Edward sdraiato in obliquo con il capo rivolto verso di me.

Studiò silenziosamente ogni mia singola espressione, aspettando che rispondessi alla sua domanda.

< Voglio venire con te… >.

Svoltò il palmo della mia mano ancora sotto le sue attenzioni, tracciando con la punta delle dita i profili delle linee in essa riportate.

< Credevo l’avessi già fatto…>, soffiò malizioso.

Appoggiai le mani sul materasso, flettendomi in avanti, e la cascata dei miei capelli castani gli solleticò il volto.

Prese il mio viso tra le mani e mi attirò verso di se. Le sue labbra a un soffio dalle mie, al contrario.

Mi beai del suo respiro sulla pelle, socchiudendo gli occhi.

Ma prima che la questione potesse prendere quella piega, mi affrettai a parlare. < Voglio venire con te… la prossima volta che andrai a caccia >.

La sua espressione cambiò di colpo. Come un cielo attraversato improvvisamente da pesanti nubi che promettevano un temporale.

< Scordatelo >, rispose senza possibilità di replica. E pioggia fu.

< Perché ? >, insistetti.

Si sistemò sui gomiti e mi baciò il mento.

< Perché quando caccio perdo ogni inibizione >.

Le sue parole mi fecero tremare, e non di certo dal terrore.

Chiuse gli occhi per un secondo, come se cercasse di immaginare l’eventualità che andassi con lui.

< Potrei attaccarti >, concluse quasi bisbigliando.

Con una mano simulai il gesto di scacciare una mosca fastidiosa, allontanandomi da quella posizione che Edward avrebbe potuto usare a suo vantaggio, per persuadermi.

< Andiamo, Edward! >, iniziai, < Hai già abbondantemente dimostrato di potermi resistere >.

Piroettai dall’altro lato della stanza, riflettendo la mia immagine sulla grande specchiera dell’armadio.

< Quando mi sono tagliata una mano, e anche l’altro giorno… >, mi morsi la lingua evitando di dire: “quando affondavi nella mia debole carne…”,  optando per un innocuo: <…in cucina >.

< E sono sicura che anche se mi tagliassi ora non correrei nessun rischio… >, lanciai il guanto di sfida, voltandomi nuovamente nella sua direzione.

< Non lo farai >, chiarì per prima cosa.

< E poi non è lo stesso… >.

< Quindi mi stai dicendo che non spegni mai quell’interruttore? Che ti controlli ventiquattrore su ventiquattro? >.

< No, non è così >, rispose, ma notai immediatamente come si fosse pentito di avermi dato quella  preziosa informazione.

< Disturberesti >, esibì prontamente come ulteriore scusa.

< Faresti scappare tutti gli animali >, aggiunse con uno dei suoi soliti sorrisi bastardi stampati in volto.

< Sarò una tomba >, risposi calma, reggendo il confronto.

Abbassò lo sguardo come se ciò che stesse per dirmi gli costasse una certa fatica.

< Quello che vedresti… >, sibilò lasciando la frase in sospeso.

< Potrebbe non piacerti >, sputò infine.

< Potrebbe non piacermi o potresti non piacermi? >, domandai pungente.

L’espressione che seguì mi diede la conferma di aver toccato il tasto giusto.

Una risata isterica fuoriuscì involontariamente dalle mie labbra.

< Questa. È. Una. Cazzata. >.

Come poteva solo pensare una cosa simile?

Fino a prova contraria, l’avevo accettato e voluto per ciò che era.

Stava, ormai, esaurendo tutte le giustificazioni a sostegno della sua tesi; sentivo stesse per cedere.

< Domani? >, proposi assaporando sulle labbra il gusto della vittoria.

< No >.

< Dammi tempo. Non voglio essere nelle condizioni peggiori, quando verrai >.

< Potresti prima andare con i tuoi fratelli >, proposi.

< D’accordo >.

< Tra due settimane >, si arrese.

 

***

 

< Sei proprio sicuro? >.

< Per l’ennesima volta, Isa, sì >, rispose passandosi una mano tra i capelli e alzando gli occhi al cielo.

Osservai indecisa la marea di abiti distesi sul mio letto.

Erano tutti vestiti di Esme, la madre di Edward, che lui mi aveva portato affinché ne scegliessi uno per la festa di quella sera.

Quando l’avevo visto arrivare con quella infinità di appendiabiti mi ero inizialmente irritata. Dove il termine ‘irritata’ non era che un eufemismo.

Potevo comperare un vestito - magari non uno come quelli –  con i soldi che guadagnavo al bar o, comunque – cosa che preferivo non fare – avrei potuto chiederli in prestito a Charlie.

La rabbia si era di colpo affievolita quando mi aveva spiegato che lo faceva soltanto per evitare degli inutili sprechi.

Mi aveva infatti raccontato di come sua madre fosse solita ad acquistare tutti i modelli di una collezione, salvo poi scartare quelli o che non le piacevano, o che semplicemente non riusciva ad indossare, dal momento che l’anno successivo quel capo sarebbe già passato di moda.

Inutile dire che a questo punto avevo dato ragione ad Edward.

Non condividevo la filosofia di Esme. Anche se effettivamente, la tentazione di votarsi a San Vuitton era forte.

Accarezzai distrattamente il raso di un abito blu per poi passare le dita tra i pizzi di un altro abito.

< Mmm… >.

< Se scegli quello non posso assicurati che andremo alla festa… >, mi provocò.

< Attento! Potrei prenderti sulla parola >, scherzai, adagiando il vestito sul mio corpo.

In realtà, se avessi potuto esimermi, avrei volentieri disertato la festa, anche se Edward non se ne fosse uscito con allettanti proposte, come quella.

Ma purtroppo – anche se il solo pensiero mi faceva venire l’orticaria – quella era la mia festa.

Più esattamente: la festa di inaugurazione della biblioteca finanziata – almeno formalmente – da Charlie Swan. Al quale, tra le altre cose, avevo mentito, facendo credere meschinamente che la struttura fosse un riconoscimento onorifico per la sua preziosa attività in polizia, e quindi, per il suo solerte contributo in società.

< Mi piacerebbe poter essere il tuo cavaliere questa sera >, affermò tornando serio.

< Piacerebbe anche a me… >,

Sfortunatamente avrei dovuto andare all’inaugurazione con mio padre per poi tallonarlo fedelmente per tutta la sua durata per evitare che qualcuno facesse cadere il castello di carte che abilmente avevo realizzato, smentendomi.

Se poi a tutto ciò sommavo che l’organizzazione, da quando avevamo litigato, era passata esclusivamente nelle mani di Alice Brandon, le cose non potevano che andare di male in peggio.

Solo chi non la conosceva non poteva neanche lontanamente immaginare cosa sarebbe stata questa festa, che già negli inviti richiedeva una veste formale da gran galà.

Onestamente non sapevo che aspettarmi. Tranne per pochissime indicazioni, non mi ero interessata né del progetto né dello stato avanzamento dei lavori. Avevo addirittura saputo che ai curiosi non era permesso neppure sostare all’ombra del cantiere.

 

 

 

La villa non era che a pochi chilometri dal centro di Forks, eppure, man mano che avanzavamo, le case iniziavano sempre più a diradarsi, lasciando posto al bosco più fitto.

I fari d’arresto dall’auto davanti alla nostra si accesero ancora una volta e la volante frenò di conseguenza.

Non avevo mai visto tante macchine tutte insieme, qui a Forks.

Alice doveva aver invitato persino la Signora Montgomery, la gattara del paese.

Pensai che forse avrei impiegato di meno andando a piedi.

Charlie sbuffò tamburellando le dita sul volante.

Era inutile che facesse così, dopotutto il modo per evitare quella fila glie l’avevo proposto, io. Ma quando gli avevo suggerito di accendere la sirena, mi aveva linciato con lo sguardo, e insistere avrebbe significato metterlo di cattivo umore. Cosa assolutamente da evitare, almeno per quella sera.

 

In realtà la villa che avevano scelto per la nuova biblioteca, per quanto ne sapessi, c’era da sempre.

Per anni era stata adibita a residenza del sindaco di Forks. Finché Will Wood, l’ultimo sindaco ad ad averla abitata, vi era stato trovato morto per cause non ancora del tutto accertate.

Così i predecessori, più per scaramanzia che per altro, avevano preferito non utilizzarla più, lasciandola al più completo abbandono.

 

Andarci, quella sera, mi creava una certa eccitazione.

Per anni, ogni estate – benché per i genitori quella fosse una zona offlimits - avevo osservato la villa dall’esterno della sua cancellata con un misto di paura e di curiosità. Ricordavo di quelle volte in cui restavamo ore a fissare col cuore a mille le ampie finestre aspettando invano che il fantasma di Wood le attraversasse. Una volta, con Jake, ero pure arrivata ad arrampicarmi al cancello per una scommessa, ma non ero mai riuscita ad andare oltre. E per quanto ne sapessi nessuno ci era mai entrato.

 

Eppure, quando la scorsi, ai miei occhi la villa sembrò essere stata eretta in una sola notte.

Osservai con stupore i pilastri, solcati dalle piccole venature del marmo, risplendere con il bagliore della luna.

La villa rivelava un’anima antica e potente.

Il giardino – che ricordavo come una jungla di sterpi alti quanto un bambino – era stato sistemato e tutto sembrava rimandare a un’altra epoca.

Sussultai quando Charlie posò una mano sulla mia schiena, indicandomi di procedere.

L’interno mi lasciò ancora più sbalordita, se possibile.

Non potevo dire se, e quanto, avessero stravolto il suo aspetto originale, ma sembrava che ogni cosa fosse assolutamente in perfetta armonia.

All’ingresso un’imponente scala bianca si elevava elegante. Una cascata di scalini che nasceva più stretta e si tuffava nel pavimento lucido. La balaustra – che per l’occasione era addobbata da intrecci di fiori bianchi e rosa tenue - si diramava al piano di sopra in due direzioni.

Incassate alle pareti della sala come fossero un tutt’uno – a testimonianza che ci trovassimo in una biblioteca - si trovavano gli scaffali riempiti di libri ordinati, illuminati dall’altro da piccoli fari di luce dorata.

Gli stessi scaffali occupavano le pareti del piano superiore.

In quel momento il sindaco Newton, accompagnato dalla moglie, si avvicinò per salutare.

Sorrisi di circostanza, stringendo la mano ad entrambi. Poi il sindaco si congratulò con Charlie per la biblioteca e rimasi ad ascoltare giusto le prime battute per poi estraniarmi totalmente dalla conversazione. Anche la signora Newton sembrava annoiarsi terribilmente, represse addirittura uno sbadiglio, quando pensava non la stessi guardando. Concentrai la mia attenzione sull’anello che portava all’indice sinistro.

< Allora, Isabella che ne dici? >.

Tornai immediatamente in modalità on non appena sentii pronunciare il mio nome.

Sorrisi debolmente dando l’impressione di essere semplicemente un po’ timida, quando in realtà non avevo capito un accidente di ciò che mi aveva appena chiesto.

< Sì, è una buona idea Al >, intervenne la moglie inspiegabilmente euforica, < perché non vai a cercare Mike, nostro figlio?>.

Le sorrisi ringraziandola sia per il suggerimento, sia per la scappatoia che mi aveva appena fornito su un piatto d’argento. Oltretutto, se sapevo che Charlie era con il sindaco Newton potevo stare tranquilla. L’avrebbe trattenuto per un paio d’ore, almeno.

< Certo! >.

Non appena voltai le spalle, appoggiato allo stipite della porta che conduceva all’altra sala, vidi Jasper.

Per un attimo il sangue mi si raggelò nelle vene ripensando a quando Edward mi aveva dato buca e Jasper aveva preso il suo posto, accompagnandomi alla festa di Alice.

Sorrise rassicurante, leggendo il mio stato d’animo e tirai un respiro di sollievo.

Così come Edward poteva leggere i pensieri delle persone, Jasper aveva il dono dell’empatia. Capiva e condizionava a suo piacimento gli stati d’animo e le emozioni di chi gli stava intorno.

Quando Edward me lo aveva spiegato, ero riuscita a comprendere il perché di tutti i miei inspiegabili e repentini cambiamenti d’ umore.

< Isa sei… >, iniziò quando l’ebbi raggiunto.

S’interruppe osservando qualcosa – o forse qualcuno – alle mie spalle.

< … molto elegante >.

< Sino a poco fa, avevo voglia di strozzarti >, gli dissi riferendomi a come avesse per tutto quel tempo manovrato i miei già squilibrati umori.

< Ma chissà perché adesso… >.

< Jasper!>, lo ripresi sorridendo, rendendomi conto di come lo stesse ancora facendo.

< Perdonami… >, si avvicinò di un passo, prendendo la mia mano tra le sue e chinandosi per un baciamano come si conviene, senza che le labbra sfiorino realmente la pelle.

< Ma se non lo facessi, rischierei di impazzire… >.

Era ovvio si riferisse al mio temperamento e a come subisse i miei continui sbalzi d’umore, ma non mi sfuggì la malizia con cui pronunciò la frase, quasi come se volesse provocare qualcuno più che lusingarmi…

Un colpetto di tosse alle mie spalle mi fece sussultare.

Ecco che quel qualcuno era venuto a rivendicare ciò che gli apparteneva.

Il suo odore.

Sì, non c’era bisogno di avere un olfatto vampiresco per sentirlo.

Avvolgente, sensuale…

Feci l’errore di voltarmi nella sua direzione.

Per fortuna fissava Jazz bieco per accorgersi di quanto lo stessi mangiando con gli occhi.

Edward era qualcosa di indicibile nel suo smoking nero. Era davvero troppo.

I miei ormoni impazziti concentrarono il loro interesse sull’unico punto del corpo dove l’epidermide era scoperta. Tra i capelli e l’orecchio.

Mmm… 

< Jasper, non hai nient’altro da fare? >.

La sua voce.

Aggraziata anche se, in quel momento, celava una velata minaccia.

Calda…

< Sì >, rispose il biondo, < ma preferisco di gran lunga divertirmi con la tua gelosia>

Alla sua esternazione, portai una mano sulle labbra per trattenere una risata.

Jasper mi squadrò, facendomi intendere ne avesse anche per me.

< E la tua…>.

< No, vabbè, siete divertenti entrambi… >, mi fece l’occhiolino facendomi comprendere che percepiva la mia eccitazione, ora che Edward mi era vicino.

Edward sogghignò leggendo nella sua mente a cosa si riferisse.

La voglia di strozzare Jazz era appena tornata, più forte di prima.

< Ciao >, disse come se ci fossimo appena visti, non appena Jazz si fu allontanato.

Un saluto un po’ freddo, se non fosse stato per il sorriso che mi dedicò immediatamente dopo.

Si spostò di lato. < Tuo padre ci sta guardando >, m’informò.

Mi sporsi e constatai che fosse esattamente come mi aveva detto.

Sorrisi pensando che il proposito di non perdere di vista Charlie si stava concretizzando, ma dalla parte sbagliata.

Edward mi guardò interrogativo e lo fissai sapendo cosa stesse per chiedermi.

< Okay. Non ti chiederò a cosa stai pensando. Tanto non me lo diresti >, mi passò un flute con del prosecco.

< Vorrei morderti un orecchio >, dichiarai mentre salutavo con una mano una compagna di corso e con l’altra afferravo il bicchiere che mi porgeva.

Sorrise. < Funziona così, allora? >. Portò una mano sotto il mento, quasi parlando tra se e se. < Quando ti dico di non fare una cosa la fai? …Interessante >.

< Dunque, non mi dirai quello che pensi per tutta la serata? >.

< Solo per questa sera, niente segreti…>.

< Niente segreti >, convenne.

< Speravo non scegliesti quello… >, portò il suo bicchiere alle labbra, sorseggiando – almeno sembrava così –il suo drink.

< Intendo il vestito >, precisò vedendomi confusa.

< Ah >, mi limitai a rispondere, abbassando lo sguardo.

Come si trattasse di un gesto involontario, passò leggermente le dita sulla mia schiena scoperta.

< Non penso ti renda giustizia. Anche se… nessuno di quelli avrebbe potuto farlo >, mi sussurrò ad un orecchio.

< Sei una continua tentazione… >, aggiunse distogliendo lo sguardo. Impossibile non notare come la sua voce si fosse leggermente arrochita.

La regola della più completa sincerità iniziava davvero a piacermi.

Era come avere un po’ del suo potere in prestito, per una sera.

 

 

La strategia di continuare a offrire manicaretti ai vari interlocutori di mio padre per evitare che parlassero, non poteva durare in eterno. Inoltre, erano diversi minuti che dovevo andare in bagno.

Osservai di sottecchi Edward chiacchierare con qualcuno e desidererai ardentemente essere lì con lui, mentre allungavo l’ennesima tartina al salmone alla Signora Stanley, la madre di Jessica.

Se riuscivo a scampare anche alla loquacità della Stanley, avevo solo un'altra lingua lunga da temere: il preside Smith.

< Buonasera capo Swan >, una voce calda che ricordavo molto bene s’ introdusse nel discorso.

< Buonasera dott. Cullen >, rispose mio padre, sorridendogli.

< Carlisle >, puntualizzò il dottore.

< Solo quando mi chiamerai Charlie >.

I due risero e rimasi interdetta di fronte all’ intesa che sembravano possedere.

Messi uno di fronte all’altro mi sembrava assurdamente di assistere a una pubblicità di un prodotto miracoloso in cui mostravano il prima e il dopo la cura.

Seppur il completo elegante donasse a Charlie qualche anno di meno, era impossibile non accorgersi della sua goffaggine, soprattutto se paragonato al suo interlocutore.

< Isa, sei splendida >, mi si rivolse il dottore e non potei che sentirmici davvero, se era lui a dirmelo.

< Grazie Carlisle >, gli risposi ricordandomi di avergli promesso di dargli del tu.

< Complimenti davvero >, Carlisle si congratulò poi con Charlie allargando le braccia per indicare ciò che li circondava.

Ciò che si dissero successivamente mi risuonò ovattato, come se improvvisamente qualcuno avesse impugnato il telecomando del volume e avesse quasi azzerato le voci.

M’ immobilizzai a guardare la donna al fianco del dott. Cullen.

Dio mio.

La donna mi sorrise dolcemente ma non riuscii a muovere nemmeno un muscolo, o almeno così mi sembrava.

< Così tu sei Isabella >, disse.

Cazzo, parlava anche.

Era così… paradossale. Un conto era ammirare un’opera d’arte, e un conto era che l’opera d’arte in questione, non solo ti si mettesse a parlare, ma conoscesse anche il tuo nome.

E forse non dovevo averla notata prima, solo perché poteva benissimo sembrare una statua raffigurante una venere, così di bianco vestita.

< Sì >. Anche solo pronunciare quel monosillabo mi costò una certa fatica.

< Io sono Esme, la madre di Edward >, mi allungò una mano.

< Piacere di conoscerla >, gliela strinsi, incontrando la fresca temperatura a cui ero abituata con Edward.

< Il piacere è tutto mio >, e lo disse come se fosse vero.

Immaginavo che la signora Cullen non potesse essere una donna brutta e avevo anche diversi indizi che me lo facevano supporre. Il marito che si ritrovava, il fatto che portasse la mia stessa taglia e per ultimo, per la sua natura, ma non potevo neanche lontanamente immaginare potesse essere bella a tal punto.

< Indossi un bellissimo vestito >.

< G-grazie è davvero molto bello >, le risposi spolverando con una mano della polvere inesistente sulla gonna.

< La ringrazio per avermelo prestato >.

Avrei voluto aggiungere che avrei cercato di non sporcarlo ma sicuramente, subito dopo averlo detto, mi sarei rovesciata addosso un catino di sangria.

< Prego >, mi si avvicinò di qualche passo e sorrise vedendo di come non la temessi ma che fossi semplicemente affascinata da lei, < Ma questo vestito non è mio >.

Restammo a fissarci per qualche secondo.

< Edward! >, pronunciammo contemporaneamente. L’unica differenza - al di là della mia voce che confrontata a quella di Esme si avvicinava più ad un raglio – era che lei lo pronunciò con tono amorevole, io no. 

< Stavate cercando me? >, il reo scoperto si palesò, cingendomi un fianco con un braccio, attirandomi verso di se.

Lanciai immediatamente un’occhiata prima a Charlie – che per fortuna era troppo preso dalla conversazione per curarsi di me – e dopo a Esme che ci stava guardando come se, insieme, io ed Edward, fossimo la cosa più bella al mondo.

< Mamma >, la salutò con un semplice gesto del capo e lei gli regalò un bellissimo sorriso, in risposta.

Sentire Edward chiamare “mamma” una donna che si o no, avrebbe potuto dimostrare poco più che una trentina d’anni, appariva strano. Eppure Esme custodiva quel qualcosa nel suo aspetto, o semplicemente nello sguardo, che solo una madre poteva possedere.

Edward si piegò e il suo respiro fresco mi solleticò il collo scoperto.

< Sarebbe possibile ballare con la ragazza più bella della festa? >.

< Non lo so. Non l’ho vista >, risposi con una buona dose di acidità nel tono di voce, indice di come fosse ancora arrabbiata con lui per la questione del vestito.

Esme rise di quella che secondo lei non era che una battuta.

< Te l’avevo detto, no, che era fantastica? >, le disse Edward, sguardandomi adorante.

Mi lasciai trascinare al centro della pista per il ballo. Non feci resistenza perché tanto avrebbe ottenuto ugualmente ciò che voleva, e poi avevo bisogno di parlargli, da sola. Sebbene sapessi che, volendo, ad Esme non sarebbe sfuggita nemmeno una virgola.

< Com’è la storia del vestito? >, chiesi risoluta nonostante quel contatto ravvicinato con il corpo di Edward mi facesse perdere lucidità.

< Avrei dovuto avvisare Esme… >, sorrise colpevole.

Lo ripresi con lo sguardo.

< Volevo farti un regalo… >.

< Ma non appena ho visto la tua reazione ho dovuto improvvisare >, ammise con sincerità.

Adagiò la mano alla base della mia schiena, riponendo il pollice nel suo incavo, accostandomi al suo corpo.

Collocò l’altra mano sotto il mio mento, costringendomi a guardarlo negli occhi.

< Sono perdonato? >.

Annuii.

Non potevo essere arrabbiata a lungo se faceva così e poi – anche se la cosa mi irritava - l’aveva fatto a fin di bene.

< Ma fa che sia l’ultima volta >.

< Non posso promettertelo >.

Gli scoccai un’occhiataccia. < Allora te lo restituirò >.

< In tal caso, lo rivoglio adesso >.

Non potei fare a meno di spalancare la bocca. Non poteva sfidarmi in quel modo.

< Vorrà dire che tutti gli ospiti mi vedranno nuda >, lo provocai, a mia volta.

Portai le mani dietro la schiena simulando di volerlo davvero sfilare, ma mi bloccò immediatamente, deponendo la sua mano sulla mia.

Sorrisi, cantando vittoria…troppo presto.

< Non te lo impedirò, se è questo che vuoi >, la sua mano scivolò via, lasciandomi libera di attuare il mio proposito, < Sappi solo che se lo farai poi mi toccherà prenderti qui e fare l’amore con te in tutti i modi possibili, potenzialmente illegali e decisamente irripetibili … >.

Aveva pronunciato quelle parole in un modo così semplice ma allo stesso tempo così provocante da farmi mancare il respiro, per un attimo.

< Non ti nascondo che la cosa non mi turberebbe >.

< Vedo che stiamo continuando sulla via della sincerità … >.

Appoggiai un orecchio al suo petto, lasciandomi finalmente cullare dalla musica e dal suo odore.

Tra l’altro, con un ballerino come Edward, non dovevo nemmeno preoccuparmi dei passi.

Mi domandai, socchiudendo gli occhi, se ci fosse qualcosa che non sapesse fare.

In quella posizione riuscivo a sentire il suo cuore vibrare.

Un attimo.

Il suo cuore?

…vibrare?

Mi scostai dal suo petto e l’osservai dubbiosa.

< Scusa >, disse prelevando dal taschino della giacca il suo cellulare.

Tanyariuscii a leggere il mittente della chiamata.

 

 

 

 

______________

 

Lo so sarei da fustigare. È più di un mese che non aggiorno questa fic. Ç_ç

Il modo per scusarmi con voi è quello di essere il più sincera possibile.

Non è corretto dire che si è trattato di un vero e proprio blocco dello scrittore. Già il termine “scrittore” riferito alla mia persona stona.

Era più una sorta di insicurezza. ogni frase che scrivevo veniva poi cambiata mediamente una trentina di volte, col risultato che non andavo mai avanti (figurarsi a scrivere 10 pagine in questo modo!).

Altro problema di cui mi sono accorta è quello di dilungarmi troppo da qualche capitolo a questa parte.

Io le scene che scrivo le ho nel cervello, in 3D. Però mi rendo conto che tutti quei particolari sull’ambiente o sui vestiti finiscono per appesantire notevolmente la lettura. Ditemi voi se è effettivamente così.

È anche per questo motivo che ho deciso di dividere in due questo capitolo.

Nella prima parte mi interessava riprendere una cosa che c’è nell’originale. Quando Bella chiede a Edward di andare a caccia con lui. Come sapete in quel caso Edward le dice assolutamente di no. Qui, invece, sono arrivati a un compromesso. Penso che se mai Isa dovesse un giorno decidere di trasformarsi, vorrei che prima vedesse a 360° cosa comporta quella scelta.

Poi la festa di inaugurazione. Dovevo metterla, prima o poi per dare continuità alla storia.

E non di poca importanza, la conoscenza dell’ultimo elemento della famiglia che ancora non conosceva: Esme.

Nella seconda parte vedremo se i due continueranno sulla via della sincerità, parlandosi a cuore aperto. Forse Edward le dirà di Tanya e forse Isa gli parlerà del suo passato? Vedremo.

 

Ringrazio di cuore l’unica persona che mi ha dato la voglia di terminare questo capitolo: la mia Beta Barby che me l’ha fatto sembrare meno orrendo di quello che sembravo e la divina Mirya per avermi dato il permesso di inserire una sua citazione.

 

Due note prima di concludere:

 

1. Lo sapevo, era dannatamente stupido da parte mia avere paura di essere felice.

Come si può avere paura di qualcosa del genere, dopotutto?

Il punto era che quando si è felici, di solito, qualcosa va storto…

(Charlie Brown e Lucy Van Pelt)

 

2. “potenzialmente illegali e decisamente irripetibili” da gentile concezione di Mirya.

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Capitolo 42
*** Inauguration II [ open-heart operation ] ***


Bad Girl

 

______

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Forty one  - Inauguration II [ open-heart operation ]

 

 

 

 

< Tanya? >, gli domandai cercando di mantenere un tono neutro, che non tradisse tutto il mio interesse e, soprattutto, tutta la mia gelosia.

Edward premette il tasto di “rifiuto chiamata” e rimise il telefonino nel taschino della giacca con disinvoltura.

Normalmente non mi sarei azzardata a chiedere spiegazioni. Da immatura, qual’ero, avrei preferito crogiolarmi nel dubbio per giorni e notti intere, tenendo ovviamente il muso ad Edward finché non mi avesse dato i dovuti chiarimenti. Ma c’eravamo promessi di essere totalmente trasparenti l’uno con l’altro. Non avrei potuto non chiederglielo come lui non poteva esimersi dal rispondere.

< Tanya Denali, una delle mie cugine dell’Alaska >, rispose.

Un momento: sua cugina dell’Alaska?

< È la stessa per la quale non sei venuto alla festa di Alice? >.

Annui.

< Lei è… >.

< Sì >, anticipò la mia domanda, < è una vampira >, confermò quasi sottovoce.

E io che, quando ancora ignoravo la sua vera natura, pensavo fosse – come mi aveva fatto credere erroneamente Jasper – una cuginetta. Una bambina, insomma.

Evidentemente non lo era.

Un terribile presentimento venne a farmi visita.

L’unica vampira di sesso femminile che avessi mai visto era Esme. Se quella Tanya fosse stata, anche solo un decimo, bella come lei, allora questo voleva dire che ero nella merda.

< È… >, iniziai, ma nuovamente Edward interruppe la mia domanda sul nascere.

< Sì, è molto bella >, rispose con onestà. Peccato non fosse quella la domanda che stavo per porgergli.

Sentii il sangue raggelarmi nelle vene ma cercai di mantenere una calma che che proprio in quel momento non mi apparteneva.

< Veramente >, mi schiarii la voce conquistando un momento per calmarmi, < stavo per chiederti se è una tua ex… >.

Il silenzio in quell’istante mi parve assordante.

Non avevo mai visto Edward così impreparato di fronte a una domanda semplice, tutto sommato.

< Non proprio >, rispose vago, mettendo tacitamente la parola “fine” al discorso.

Quella risposta mi lasciò un amaro in bocca. Un amaro difficilmente digeribile.

In primo luogo – nonostante la nostra promessa – non aveva risposto sinceramente alla mia domanda. Anzi, a dirla tutta: non aveva proprio risposto.

Cosa significava “non proprio”?

O era “” o era “no”.

Che quella non-risposta fosse un modo per dire che il loro “rapporto” - qualsiasi fosse la sua natura - non era definibile?

Un po’ come il nostro, dopotutto.

Ero certa che se qualcuno gli avesse posto la stessa domanda, chiedendogli di me, avrebbe risposto allo stesso modo.

Nemmeno io, ora che ci pensavo, avrei saputo definire con precisione cosa fossimo davvero io ed Edward.

Al contrario, sapevo perfettamente cosa non fossimo. Di certo non semplici amici o compagni di classe!

O forse, non ne avevo la minima idea semplicemente perché non c’erano classificazioni per definire il nostro rapporto. In fondo, le statistiche “rapporto vampiro-umano” non sarebbero potute venire in mio aiuto.

Proprio non capivo da dove mi uscisse questo risentimento. Perché me la prendevo tanto?

Io ero sempre stata allergica alle etichette, dopotutto.

Il dito freddo di Edward mi solleticò il mento.

< Hey, tutto okay? >.

< Sì >, mentii. Mi scrutò con uno sguardo indagatore, sintomo che non se la fosse bevuta.

L’ultima nota del pezzo che stavamo ballando mi salvò da qualsiasi altro imbarazzo.

< Charlie >, mi schiarii la voce, < mi starà cercando >, e con quella scusa mi allontanai da lui.

 

Afferrai i lembi della gonna, sollevandola un po’, in modo che non fosse d’ostacolo alla mia fuga. Sì, perché fuggire era proprio quello che stavo facendo.

Mi imposi di non stropicciare gli occhi con le dita, anche se l’impulso era forte, e mi avviai verso il bagno delle donne. Luogo nel quale sperai di essere al sicuro.

Appoggiai le mani sul supporto in marmo del lavandino e chiusi gli occhi.

Edward era uno stupido e io lo ero ancora di più.

Mi sentivo così confusa e… fragile come non l’ero mai stata.

Che m’importava di quella Tanya o di qualsiasi altra ragazza?

Edward aveva detto di essersi innamorato solo di me in tutta la sua lunga esistenza perché dovevo sempre rovinare tutto con le mie fisime mentali?

Ma io ero “Isa la regina Errori” ed ero in grado di distruggere e deturpare qualsiasi cosa, anche la più infinitamente bella e preziosa, come quello che c’era tra me ed Edward, di qualsiasi cosa si trattasse.

Mi ero allontanata da lui pur sapendo che il suo petto glaciale era l’unico posto dove volevo stare in quel momento.

La cosa che mi mancava maggiormente era qualcuno con cui sfogarmi.

Avevo Angie ma avrei dovuto nasconderle troppi particolari perché avesse una visione completa.

Sistemai i capelli anche se non ce ne era bisogno, e mi avviai nuovamente verso la sala pronta a chiarire con Edward, quando la mia attenzione fu catturata, per la seconda volta quella sera, da Jasper.

Era seduto placidamente su una poltroncina bianca dai bordi dorati con un piede a ciondoloni su un bracciolo e l’aria di un principino annoiato. Lui forse poteva aiutarmi. Infondo, chi meglio di Jasper poteva sapere come mi sentissi? Nemmeno io.

Quando gli fui vicina, notai un piccolo particolare che impreziosiva il suo aspetto al quale non avevo badato prima. I suoi capelli – che parevano tanti fili d’oro messi uno accanto all’altro - erano legati con un nastro di velluto viola in una coda bassa e ordinata.

Nell’istante in cui aprii bocca per parlare, alzò un indice per indicarmi di tacere, troppo concentrato su qualcosa o qualcuno alla sua sinistra. Mi sedetti sul divanetto di fronte a lui e guardai in quella direzione, incuriosita.

Una ragazza e un ragazzo stavano litigando. Il ragazzo era paonazzo e aveva l’aria di stare per esplodere da un momento all’altro. Si potevano contare le goccioline di sudore sulla sua fronte. La ragazza piangeva e singhiozzava in preda a spasmi.

Scoccai un’occhiataccia a Jasper.

< Senti, ma ti diverti? >.

Nuovamente mi fece cenno di tacere e m’indicò di guardare ancora in quella direzione. Strabuzzai gli occhi: ora il ragazzo e la ragazza si stavano baciando avvinghiati come polipi.

< Non sono comunque d’accordo >, sbottai.

< Ma per chi mi hai preso? >, mi domandò, corrugando la fronte perfetta, < non sono mica Eros, il dio dell’amore >, precisò irritato.

< Ho dato loro solo una mano >.

Lo scrutai scettica. In fondo Jazz non aveva proprio l’aria del tipo che dispensava favori. Me lo immaginavo più come un calcolatore, uno che non li avrebbe aiutati, se non per un motivo specifico.

< E va bene, quei due mi stavano facendo impazzire >, chiarì facendo tornare i miei conti, < proprio come lo stai facendo ora tu >, sbuffò.

< Ma che vi prende a tutti quanti? >, domandò esasperato.

Abbassai lo sguardo, incapace di guardarlo negli occhi.

< Dai, spara, cos’è tutta questa gelosia? >, il tono della sua voce si era decisamente addolcito e io iniziai a beneficiare degli effetti positivi del suo potere. Mi appoggiai allo schienale riuscendo quasi a rilassarmi.

< Non sono gelosa >, dissi con una voce che mi faceva sembrare completamente fatta.

Rise per un breve istante, prima di essere fulminato dai miei occhi.

< Non prendermi in giro. La riconosco bene, la gelosia. Non ci crederai ma è il sentimento più frequente con il quale ho a che fare e… lo odio. Sai cosa? Di solito è totalmente immotivata… >.

< La tua che nome ha? >.

< Tanya >, sussurrai quasi, distogliendo lo sguardo.

< Ops >, le sue labbra formarono una piccola “o” e sul suo viso spuntò uno sguardo che sembrava volesse dire “devo andare”.

< Temo che la solita frase “cosa ha lei più di me” in questo caso sia a mio netto svantaggio… >, pensai a voce alta.

< Già…>, si portò una mano alle labbra come a voler reprimere una risata < …se ti piace lanciare un salame in una galleria! >.

Non potei credere alle mie orecchie. Scoppiai a ridere con la consapevolezza che non ci fosse lo zampino del suo potere, questa volta.

Appoggiai una mano sulla sua spalla per ringraziarlo mentre con l’altra mi ripulivo delle probabili sbavature dell’eyeliner sotto gli occhi.

< Alice? >, domandai.

Non la sentivo dall’ultima volta all’ospedale, quando avevo scoperto che lei sapesse già tutto sulla vera natura dei Cullen. Varie volte l’avevo intravista nei corridoi della scuola e avevo sentito dire che adesso passasse molto tempo con Jasper. Motivo per cui mi ero stupita di non trovarla con lui, stasera.

< E’ all’aeroporto >.

< E’ andata a prendere suo padre che tornava stasera dall’Europa >, mi spiegò subito dopo.

Era strano e forse era solo una mia impressione, ma gli occhi di Jasper si erano come illuminati quando parlava di lei.

< Dice che vuole passare più tempo possibile con suo padre, finché può >.

< Scusa, Isa? >. Mi voltai verso colui che mi stava reclamando.

< Ciao, Mike! >, lo salutai forse troppo allegra per i miei canoni. Guardai di sottecchi Jasper, ordinandogli di smetterla.

Il biondino si grattò la testa con aria poco intelligente. < Mia mamma mi ha detto che mi stavi cercando e così… >.

No, mi sbagliavo su sua madre. Non aveva capito un accidente.

Eppure non ebbi la volontà di rispondergli in malo modo. Gli sorrisi, per di più.

< Non volevo disturbarti >, indicò Jasper seduto di fronte a me, < ma mia madre sa essere così insistente… >.

< No, tranquillo! >.

Non ne potevo davvero più di tutta questa accondiscendenza e gentilezza. Mi faceva venire la nausea.

Scoccai l’ennesima occhiata di ammonimento a Jasper che se la rideva sotto i baffi, a mio discapito.

Se fossi stata in lui non avrei riso in quel modo. Prima o poi quell’effetto esilarante sarebbe svanito e io sarei andata a cercarlo in lungo e in largo, anche se avessi dovuto strozzarlo con un sorriso sulle labbra dovuto al suo potere.

< Andiamo a ballare? >.

< Perché no? >, gli risposi. Un po’ perché ero impossibilitata a rispondere in altro modo, un po’ perché non era proprio il caso che restassi un minuto di più nella stessa stanza con Jasper.

 

In quel momento nella sala si ballava un lento.

Newton pareva impacciato così presi in mano la situazione. Accompagnai la sua mano sul mio fianco e presi l’altra nella mia.

< Non so ballare >, ammise.

Sorrisi guardando i nostri piedi che non seguivano alcuno scherma.

< Se per quello nemmeno io >.

Una volta tanto non ero io l’unica incapace.

Così ci limitammo a dondolare come due pinguini imbalsamati.

< Pensavo stessi con l’altro fratello… >, mi domandò d’un tratto.

< Non sto con nessuno, attualmente >, mi accorsi di quanto la cosa potesse suonare come un invito a farsi avanti.

< Ci pensi che tutto questo è stato realizzato a causa tua? >, gli domandai, cambiando prontamente discorso.

< Ah! >, fece una smorfia fingendosi offeso, < ti ricordo che io sono quello che ha preso un pugno. Per essere una ragazza meni forte >.

< Bèh grazie! Ma non puoi certo dire che non te lo meritavi… >.

Newton osò, facendomi fare una giravolta.

< Ti avviso, se continui così ci nomineranno i vincitori del ballo >, scherzai.

Si schiarì la voce, tornando serio. < In realtà non è solo per mia madre che ti ho invitato a ballare >.

< Si tratta di Jessica >, fece un cenno del capo per indicarmela alle mie spalle.

< No, non ti girare >, ordinò.

< Sto cercando di farla ingelosire >.

Risi. < Bèh, allora credo che tu ci stia riuscendo >.

Ricordavo bene il temperamento di Jessica. Era gelosa – o per meglio dire: ossessivo-possessiva – non solo verso i suoi ragazzi, ma con tutti quelli che semplicemente le piacevano.

Preso da una ventata di coraggio, Mike azzardò avvicinando il mio corpo al suo, facendoli quasi combaciare.  

Stavo per replicare quando notai Edward in piedi ai margini della sala che mi fissava . “Fissava” non era il termine adatto, oserei dire che mi stesse perforando con lo sguardo.

Per quanto quello che stava facendo Mike per fare ingelosire la sua ragazza mi sembrasse stupido e immaturo, non potei che pensare non fosse poi molto differente da quello che stavamo facendo io ed Edward, nonostante i suoi cinquant’anni per gamba.

Appoggiai il mento sulla spalla di Newton. < Appena finisce la musica, va da lei.

Potresti dirle qualcosa del tipo: “ho ballato con la Swan ed è stato piacevole ma non ho sentito nulla, nessuna scossa, nessun calore o profumo che fosse minimamente paragonabile al tuo. Starei bene ovunque, purché con te. Senza di te fa troppo freddo >.

Okay, mi rendevo conto di avere un pochino esagerato, ma probabilmente i residui del Jazz-power erano ancora in circolazione.

< Chiedo perdono >, una voce che conoscevo fin troppo bene interruppe il nostro ballo. Ci fermammo e alzai lo sguardo verso un Edward furente.

A quanto ne sapessi era buona norma aspettare che il ballo finisse prima di venire a reclamare la dama, ma evidentemente – come era successo a me con Tanya poco prima – la gelosia lo stava letteralmente divorando.

< Vorrei ballare con la mia ragazza, se non ti dispiace >.

Nonostante la domanda fosse formulata in modo educato, non prevedeva certo una risposta negativa.

< Certo >, la mano di Mike abbandonò il mio corpo come se improvvisamente si fosse scottata, ma io rimasi immobile, incapace di dire o fare qualsiasi cosa.

Aveva detto “la mia ragazza”, non potevo sbagliarmi.

Oddio quant’ero stupida ma non riuscivo a contenere quell’emozione  che, sottoforma di formicolio allo stomaco, mi aveva colta al suono di quelle parole.

Sentii di nuovo gli angoli degli occhi pizzicarmi dalle lacrime che minacciavano di uscire e rovinarmi il trucco.

< Credevo stessi cercando Charlie >. Impossibile non notare quella nota di fastidio nella sua voce.

Mi ritrovai ad abbracciarlo così forte da sentire le braccia dolermi.

< Scusami per prima >, parlai con la faccia premuta contro il suo petto.

< La gelosia e la paura mi hanno accecato >, ripresi la strada della più completa sincerità.

La sua mano si insinuò nei miei capelli, imponendomi di sollevare il viso.

< Forse è meglio che noi due facciamo una bella chiacchierata >, non sembrava arrabbiato ma nemmeno così calmo.

< Ma non qui >, aggiunse guardandosi intorno.

In quel momento mi sentii come una bambina e non potei fare altro che annuire.

Intrecciò una mano alla mia e mi guidò fuori dalla pista.

< Aspetta >, mi fermai, < non posso lasciare qui Charlie >.

< Non ci allontaneremo >, promise.

Schiuse una porta laterale vicino all’entrata. Mi sporsi a guardare dietro le sue spalle.

< Il guardaroba? >, domandai perplessa pensando fosse quello il luogo che avesse scelto.

Non rispose nemmeno alla mia domanda e mi porse una pelliccia.

< Ma questa non è mia! >.

< Ne avrai bisogno. Mettila >, ordinò.

La indossai sperando per lo meno fosse di pelo sintetico.

 

L’aria fredda fuori mi ricordò di quella volta che ero uscita in pigiama con lui per poi risvegliarmi con un mal di testa da post-sbronza da Vodka.

Anche se non era passato molto tempo, mi ritrovai a considerare che tante cose erano cambiate da allora.

Imboccammo una via laterale, seguendo il perimetro della villa.

L’illuminazione era pressoché assente per cui mi affidai completamente ad Edward.

Nel buio, si voltò improvvisamente e quasi non mi scontrai contro il suo petto.

< Stringiti forte a me >, mi raccomandò.

Sentii le sue braccia cingermi i fianchi e mi strinsi a lui, come mi aveva suggerito.

< Chiudi gli occhi >, mi sussurrò e mi beai del suo alito fresco sulla pelle.

< Perché mi hai fatto chiudere gli occhi? >, domandai dopo appena qualche secondo, riaprendoli.

< Oh, Dio >.

Nonostante non avessi avvertito il ben che minimo movimento, non eravamo più nello stesso punto. Eravamo al di sopra di esso, per essere esatti.

< Perché ci tengo particolarmente a questa giacca >, rispose alla mia precedente domanda con un sorriso.

< Quando hai detto che volevi parlarmi lontano da sguardi indiscreti, non immaginavo questo! Il tetto? Ma come ti viene in mente? >.

< Qui non ci vedrà nessuno >.

< Inoltre, come da tua richiesta, non ci siamo allontanati dalla villa… tecnicamente >.

< E poi >, continuò, < anche volendo non potresti più scappare. Siamo solo io e te, faccia a faccia >.

Quest’ultima precisazione mi fece salire il cuore in gola. Nessuna scusa, nessun Jasper o Mike di turno avrebbero potuto salvarmi.

< D’accordo >, sospirai.

< Siediti qui >. Mi aiutò, premuroso come sempre, a farmi accomodare in un posto che sembrava stabile, senza che strappassi o rovinassi il vestito.

< Che ne dici se iniziamo dal principio? >, disse sedendosi accanto a me.

< Dunque… >, disse tamburellandosi con un dito le labbra, < Tanya >.

Sussultai sentendo quel nome, stringendomi nella pelliccia.

< Non è la mia ex ragazza >, precisò per prima cosa.

< Quando la incontrai per la prima volta - tempo fa ormai -  restai indubbiamente affascinato dal suo aspetto, non te lo nascondo, e fu lo stesso per lei. Sai, leggendo nella sua mente non era difficile per me capirlo …>.

< Oltre l’aspetto, c’era un’altra cosa in lei che mi incuriosiva.

Devi sapere che Tanya non aveva problemi ad avere rapporti con uomini umani.

Per me era inconcepibile. Non avrei neanche mai potuto immaginare di sfiorare un umano senza spezzargli l’osso del collo e poi c’era la questione “sangue” che, pur avendo deciso di seguire una dieta “vegetariana”, era sempre presente.

Vidi nella sua testa anni e anni di prove. Alcuni uomini le morivano tra le braccia durante l’atto senza avere nemmeno il tempo di capire che si stavano spegnendo >.

Della serie: anziché “venire”, se ne andavano, pensai.

Evitai di fare quella battutaccia e aspettai che continuasse.

< Ma col tempo e per la ricerca continua di piacere - che Tanya bramava più dell’aria che respirava -  aveva imparato a non far loro del male. A controllarsi, in qualche modo >.

< Ma tu hai dimostrato di poterlo fare senza problemi… >.

Edward si voltò lentamente nella mia direzione. Il suo viso, per metà accarezzato dalla luce della luna, possedeva un aspetto quasi irreale.

< Se ti stai chiedendo se anche io ho fatto dei tentativi prima, la risposta è no >.

< Tu sei l’unica… umana >. Lo disse con una dolcezza così disarmante da farmi vibrare dentro.

L’aria attorno a noi si fermò.

< Tornando a Tanya. Mi provocava e mi voleva a tutti i costi, glielo leggevo nella mente, continuamente. Finimmo per essere l’uno la distrazione dell’altro. Nessun tipo di sentimento. Solo sesso, niente più >.

< Quella volta che non sei venuto alla festa… >.

< No, non saltare subito a quelle conclusioni >, m’interruppe.

< L’ho rifiutata e questo, temo, l’abbia fatta infuriare. Le ho parlato di te ma non è stata una buona idea… ho solo contribuito a ferire il suo orgoglio >.

< Ergo, adesso ho una rivale vampira superbellissima  >, sbuffai stringendomi le ginocchia al petto.

< Ma ti ascolti? >, disse infastidito.

< Quando ti guardo, non c’è una sola cosa che cambierei di te >.

Abbassai gli occhi, lusingata dalle sue parole.

< E per la cronaca: quando ti sto vicino sento un calore unico, che solo tu sei in grado di darmi e il tuo profumo non c’è bisogno che ti spieghi quanto mi faccia impazzire. Starei bene ovunque, purché con te. Senza di te fa troppo freddo >.

 < Così non vale >, feci una smorfia nell’udire le esatte parole che avevo suggerito a Mike poco prima.

< E adesso tu >, mi scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, < Ti va di dirmi perché sei sempre sulla difensiva. Perché fuggi dall’amore? >.

Ingoiai la saliva, nervosa.

Non era mai facile parlare del mio passato perché questo avrebbe significato ritornare indietro e ricordare quello che invece preferivo tenere in un angolino polveroso della mia mente.

Edward si era aperto e, anche se il passato era pur sempre passato, era giusto che sapesse cosa mi avesse portata ad essere la Isa di adesso.

 

< Dicono che non si conservino i ricordi di quando si è molto piccoli. Di solito non sono altro che reminiscenze o i “ricordi trasmessi”, come li chiamavo io, quelli che in pratica si pensa di ricordare ma che non sono altro che aneddoti che hanno raccontato i genitori in seguito >, iniziai.

< Io non ne ho alcuno dei miei primi anni di vita. Non ci sono foto che mi ritraggano pelata e senza denti. Ma devo averli passati bene, quegli anni, finché c’era stata mia nonna Mary, la madre di mia madre, a prendersi cura di me >.

Parlare di mia nonna mi faceva sempre un certo effetto. Benché non avessi la fortuna di ricordare molto di lei, custodivo ancora da qualche parte un topolino di gomma che sapeva di biscotti fatti in casa. E proprio quell’odore era ormai indelebilmente associato a lei. 

< Dicono che non si hanno ricordi di quando si è piccoli ma credo che i bambini – come delle spugne – assorbano l’amore e l’affetto che gli si dà. Io non ho raccolto nulla di tutto ciò, tant’è che, fino a poco tempo fa, avrei giurato di non poterne dare, di amore, nemmeno a spremermi fino al limite >.

Spiai Edward che mi scrutava attento ad ogni parola, quasi avesse paura di perderne una. Avevo l’impressione che seguisse il tono e le inclinazioni della mia voce per leggere, di conseguenza, quello che sentivo dentro.

< Non mi ricordo nessun gesto o parola d’affetto da parte di Renèe. A dire il vero, mi rivolgeva la parola solo per ricordarmi di quanto fossi un peso per lei e di come fossi stata il più grande errore della sua vita.

Quando sentivo le chiavi girare nella toppa, il cuore mi andava a mille. Non potevo mai sapere di che umore sarebbe stata mia madre.

Non era stabile e totalmente lunatica. Poteva passare facilmente da momenti di calma a scatti di totale isterismo in cui se la prendeva con me per qualsiasi cosa, anche se mi azzardavo a respirare nella sua stessa stanza >.

Mi accorsi che non faceva poi così male questa operazione a cuore aperto. Mostrare ad Edward ciò che avevo dentro non si stava rilevando particolarmente doloroso, come avevo pensato. Era più un alleggerimento, forse.

Edward poi era l’ ascoltatore per antonomasia. Non domandava, non era avido di particolari e soprattutto non cercava di spiegare o, peggio, giustificare il comportamento di Renèe per rendere le cose più facili di come non fossero. Non contribuiva a scavare più affondo di quanto già non stessi facendo da me. Mi lasciava il mio tempo.  

< Le cose, paradossalmente, andavano meglio quando trovava un uomo.

Era più tranquilla e, per quanto non mi piacesse avere degli estranei in casa, per lo meno venivo ignorata e lasciata in pace.

Il limite, un giorno, venne raggiunto quando mi accusò dell’ennesima rottura, con l’ennesimo uomo. Facevo la civetta, diceva.

Malgrado ciò, tutte le volte che minacciavo di trasferirmi da Charlie si ammutoliva e diventava improvvisamente malleabile. Non l’avrei fatto concretamente. Non mi sarei mai trasferita a Forks di mia spontanea volontà. Per quanto con gli anni avessi imparato a non dare peso alle parole di Renèe, fin da piccola, aveva radicato in me la convinzione che Charlie fosse un uomo cattivo.

Ad ogni modo, non credo che non volesse lasciarmi partire perché tenesse a me o per chissà quale tipo di sentimento, credo, semplicemente, avesse paura della solitudine.

In fin dei conti ero tutto ciò che le rimaneva di sicuro >.

Lo sguardo di Edward esprimeva un certo tipo di comprensione e partecipazione. Era plausibile, infondo, che anche lui nutrisse una paura simile.

< Potrai ben immaginare che in questo quadro, anziché prendere le distanze da mia madre e comportami in maniera responsabile, cominciai a frequentare cattive compagnie. Più nello specifico gente come me. Senza una vera famiglia. Senza alcun controllo >, sospirai portandomi le mani sulle guance, forse troppo accaldate per la temperatura esterna.

 

Quella era decisamente la parte più difficile da raccontare. Non aver ricevuto amore quando non si era ancora in grado di capire nemmeno cosa sia, non può essere una colpa. Si è invece direttamente responsabili delle proprie azioni e dei propri comportamenti che, chiaramente, non possono essere giustificati o cancellati da un passato difficile. Ne ero consapevole.

 

< Iniziai col fare sempre più tardi la sera, fino a non rincasare proprio certe notti.

Il mio migliore amico era Jack. Jack Daniel.

Le volte in cui ero lucida si potevano contare sul palmo di una mano.

La situazione a scuola andava sempre a peggiorare, e non sto parlando solo di voti. Così, mi affidarono un tutor, un ragazzo di qualche hanno più grande.

Alex.

La prima volta che lo vidi, ricordo di avergli riso in faccia per mezzora, di aver girato i tacchi e di averlo lasciato in aula da solo.

Non poteva funzionare, lui era un po’ come te, per certi versi >, mi persi per un momento nei suoi occhi impazienti.

< Un ragazzo perfetto. Uno di quei tipi bravi a scuola ma che scampano dall’etichetta di “secchione” grazie alla loro bellezza e alla bravura negli sport.

Provò a rimettermi sulla buona strada - ammesso che ci fossi mai davvero stata - costringendomi alle ripetizioni >.

Mentre parlavo, i ricordi iniziavano violentemente ad accavallasi, pronti a contendersi un posto in prima fila dopo anni di segregazione.

 

“Tu perché sei qui?

Insomma devi pur aver fatto qualcosa. Non mi pare questa sia una punizione solo per me.

Dimmi, ti hanno beccato a copiare? ”

 

E proprio quando iniziai ad intravedere uno spiraglio di luce nell’oscurità, spirai su quella debole fiammella che avrebbe dovuto farci strada.

 

< Vinse la mia personalità e per qualche strano motivo iniziai ad interessargli >, notai, con la coda dell’occhio, che Edward si era irrigidito ma, anche questa volta, non fece domande.

 

“Facciamo un patto. Esci con me una sera e dirò al preside che non c’è più bisogno che tu segui questo corso”

 

< L’inizio della fine.

Le ore che passavo con lui in aula in fin dei conti mi tenevano alla larga dai guai.

Iniziammo a vederci al di fuori della scuola finché una sera non finimmo per fare sesso nella vasca idromassaggio dei suoi, completamente ubriachi >.

 

“Ahi!”, piegai un ginocchio, portandomelo al petto per constatare quanto fosse profondo il taglio.

Non ricordavo nemmeno il momento in cui me l’ero fatto.

“Fa vedere”, Alex mi afferrò un polpaccio e mi tirò verso di sé, facendomi sbattere la testa contro il pavimento. Risi come una cretina.

“Ma come cazzo te lo sei fatto?

C’è del vetro qui dentro!”.

Sputò sulla ferita per disinfettarla.

“Hai una pinzetta?”.

“Nella mia borsa”, risposi non sapendo nemmeno dove fosse. In realtà, in quel momento, non sapevo dove fossi nemmeno io.

“Andrew, passami quella borsa”, urlò aumentando il mio mal di testa.

“E cazzo, mettiti un paio di cazzo di mutande!”

 

< Quando anche l’alcool ci stancò, passammo alle droghe leggere. Sapevo che quel senso di estraniazione dalla realtà non era che una sensazione di passaggio e che subito dopo sarebbe stato anche peggio, e proprio per quel motivo presi a fumare sempre più frequentemente in modo che gli intervalli di lucidità non durassero che pochi giorni.

Il mio punto di svolta arrivò, una sera, quando Dave collassò >.

 

Hey, amico, sveglia!”, Alex lo schiaffeggiò sulle guance perché rinsavisse, ma Dave non si svegliava.

Dobbiamo portarlo all’ospedale”, urlai sconvolta.

Alex non mi degnò di una risposta, trascinò Dave per le gambe all’interno della casa.

“Aiutatemi a metterlo sul divano”

Ero confusa e agitata. Con mani tremanti cercai il cellulare nella mia borsa finché non la vuotai completamente sul tappeto.

“Cosa cazzo stai facendo?”.

“Sto chiamando aiuto”.

“Cosa credi diranno appena ci vedranno in questo stato? Non capisci che se la polizia perquisisse la casa, rischierei grosso? Ci vuoi mettere nei casini?”.

Gli altri sembravano d’accordo con lui. Possibile fossi l’unica persona preoccupata per la vita di quel ragazzo?

“Dove la nascondi?”

“Solito posto, perché”.

“Dobbiamo sbarazzarcene. Io intanto chiamo aiuto. Non possiamo lasciare Dave così”.

Mi strappò il cellulare dalle mani.

“Non chiamerai nessuno. Ora si riprende”.

 

< Grazie a Dio si riprese. Ma lo spavento preso fu impossibile da cancellare.

Non sto certo dicendo che diventai una santarellina, ma almeno smisi con quella robaccia.

In fin dei conti avevo capito che per loro la vita di ognuno di noi non valeva più di una denuncia o di una notte in carcere >.

 

Mi fermai ad osservare il manto stellato che da quell’altezza sembrava potesse essere toccato, se solo avessi alzato una mano.

Edward non aveva detto ancora una parola e, se prima la cosa mi stesse più che bene, adesso stava diventando per me sintomo di ansia.

Che quello che gli avevo raccontato fin ora gli aveva fatto cambiare idea su di me?

 

< Hey >, mi riscosse dai miei pensieri.

Delicato come avesse a che fare con un cristallo prezioso, mi scostò una ciocca di capelli dal volto.

< Se non te la senti di continuare… >.

< No, va bene così >, presi un bel respiro e parlai.

 

< Alex divenne insistente, diceva che ero io che l’avevo portato a tanto e che non potevo abbandonare quella che era essenzialmente la mia vita, ormai.

Il senso di colpa veniva a bussarmi la notte. Alex era un bravo ragazzo con una splendida famiglia e io l’avevo trasformato in un mostro o, comunque in un qualcosa di molto simile a me >.

< Per quello, all’inizio, avevo paura con te >, ammisi, < Temevo potessi farti del male, come l’avevo fatto ad Alex >.

Edward sembrò incupirsi per qualche istante. Forse credeva che, al contrario fosse lui quello pericoloso tra i due. Gli afferrai una mano cercando di trasmettergli tutta la fiducia che riserbavo in lui.

 

< Cercai di spiegargli che potevamo stare bene, insieme, anche senza farci o ubriacarci e che, anzi, dopo saremmo stati meglio>.

 

“Alex, ti prego”

D’accordo”, soffiò imprigionando il mio labbro inferiore tra la sua bocca.

“Promesso?”.

“Ti amo, stronza”.

 

< Sembrava avesse capito e io gli credetti. In fondo se c’ero riuscita io, poteva farcela anche lui…

Tornò ad essere lo stesso ragazzo di un tempo, quello che avevo conosciuto nell’aula di recupero. Quello che mi faceva ridere, che mi coccolava e che mi spiegava le funzioni, quando non le capivo >.

< Ma le cose non erano esattamente come sembravano>.

 

“Cos’hai qui?”.

“Non essere stupida, non ho niente”.

 

< Alex c’era dentro fino al collo.

Qualche giorno dopo che l’ebbi scoperto, qualcuno fece la soffiata alla polizia, denunciandolo. Immagino sia stato qualcuno al quale aveva rubato il lavoro o chiunque ce l’avesse con lui. Ma Alex non la pensava allo stesso modo >.

< Ha pensato fossi stata tu? >.

< Già >, Edward intrecciò le dita con quelle della mia mano, cercando di confortarmi.

< I giudici non furono clementi con lui, nonostante provenisse da una famiglia ricca. Venni chiamata a pronunciarmi e … >, sospirai al ricordo degli occhi di Alex seduto in quel tribunale.

< …dovetti dire la verità >.

Edward mi passò un braccio dietro la schiena, permettendomi di poggiare la testa sulla sua spalla.

La ferita dentro era ancora troppo profonda perché si rimarginasse in poco tempo, ma sentivo che con Edward il dolore si attenuava.

< Così dovetti abbandonare la città >, conclusi il mio racconto, ricomponendo tutti i pezzi della mia vita.

Edward mi strinse tra le sue braccia e mi depositò un bacio sulle labbra.

Dolce, sensuale, come solo lui sapeva essere.

< E’ tutta la sera che aspetto di farlo >, mi confidò baciandomi la punta del naso.

Sorrisi scoprendo i denti.

< Non sei deluso? >.

< E di cosa, scusa? Non dico che il tuo passato non mi interessi, sarebbe una falsità. Mi interessa tutto di te, lo sai.

La sola cosa che importa è che ora tu sia qui, tra le mie braccia, su un tetto, durante l’inaugurazione di una biblioteca a tuo nome  - e il che in effetti potrebbe sembrare insensato e al limite del surreale -   ma se me lo permetterai, io ci sarò sempre >.

< Per sempre il… mio ragazzo ? >, sdrammatizzai.

< Per sempre il tuo ragazzo >.

 

 

 

___________

 

Ragazze non potete immaginare che fatica!

Povera la mia beta. L’ha dovuto ricorreggere per ben due volte!!

Era tutto già delineato dall’inizio questo suo passato ma sono sempre stata incerta se raccontarlo o meno. Ditemi se per voi ho fatto bene.

Mi ucciderà, ma io continuo a pensare che sia noioso anche se ho cercato di renderlo il meno pesante possibile.

Così finalmente sapete il passato di Isa. Spero non siate rimaste deluse.

Nel prossimo, che è già scritto per metà ci sarà l’episodio della caccia…non ve lo perdete ;)

 

Ringrazio di cuore tutte le ragazze che hanno commentato e che continuano a leggere e a seguire/preferire questa storia. Non so cosa farei senza di voi. Ringrazio ovviamente anche la mia Beta Barby per la pazienza.

http://www.youtube.com/watch?v=5YXVMCHG-Nk&feature=player_embedded#at=54

Questa canzone l'ho scoperta da poco tempo ed è la musica che mi ha aiutata a scrivere il pezzo di Isa

I commenti e le critiche sono ben accette.

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Capitolo 43
*** Love Me ***


Bad Girl

 

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Bad Girl

[Jasper Cullen]

 

Cap. Forty two  - Love me

 

 

 

< Che c’è? >, mi domandò con un boccone in bocca.

< Mi piace guardarti mentre mangi >, le risposi appoggiando la testa sui palmi delle mani, anche se avrei voluto risponderle “Mi piace guardarti”, punto.

Armonia e bellezza allo stato puro.

Vibrante di una vita troppo fragile.

Un battito di ciglia.

Un respiro.

Tutto l’Universo che si colloca dentro il suo piccolo essere e trova una perfezione imperfetta di piccole luci fulminate come piccole stelle addormentate.

< A me non piace tanto essere fissata mentre mangio, non se l’altro commensale non mangia insieme a me…>.

< Va bene >, prelevai un piatto di verdure e me lo piazzai di fronte. L’odore era disgustoso ma potevo resistere… senza respirare.

< Se vuoi posso far finta, sono bravo in questo >, le dissi brandendo la forchetta.

< No >, mi fermò, < voglio che tu sia te stesso >.

Le sorrisi, sincero.

Da quanto tempo non ero me stesso?

Si pulì le labbra con un tovagliolo. < Che ne dici se andiamo sul divano? >, mi domandò.

Accettai la sua proposta, alzandomi lentamente dalla sedia.

Volevo essere me stesso ma avevo paura di spaventarla.

< Basta che non mi costringi a guardare il telefilm dell’altra volta >, sdrammatizzai.

Alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere. < Cosa aveva che non andava? >.

< Tutto >, ammisi.

Si bloccò per qualche istante ma non sembrò offesa dalla mia totale sincerità, anzi, sorrise.

< D’accordo >, convenne, < ma scordati i documentari o i film sulla guerra >.

M’impegnai a fingere un’espressione offesa per farla ridere.

Che m’importava? L’unica cosa che contava era stare con lei.

Io ed Alice non potevamo essere più differenti. Non avrei mai pensato di trovarmi così bene con una persona con la cameretta tinteggiata di rosa.

Un’ondata del suo odore mi travolse quando mi passò di fronte per raggiungere la piccola videoteca del suo salotto. M’imposi di non trattenere il respiro. Dovevo abituarmici. E poi in quella casa tutto sapeva di lei, impossibile non notarlo.

< Mmm… >, passò il dito sulla copertina di alcuni titoli di dvd, < direi che gli horror e i thriller sono da escludere… >.

< Troppo sangue >, disse divertita voltandosi e facendo ondeggiare i suoi capelli corvini.

Se quello era sangue io ero Padre Ralph, ma evitai di riportare il mio pensiero ad alta voce.

< Se hai timore che possa leggere la tua paura… >, la punzecchiai.

< Forse… >, iniziò divertita, < dovrei iniziare con l’averne di te >, mi zittì.

< Touchè >.

Colpito e affondato.

Come poteva una piccola umana misurarsi con me e… superarmi?

< Un film che non hai mai visto? >, domandò tornando ai titoli.

< è difficile trovarne uno >.

< Trovato! >, disse brandendo tra le mani la copertina di un dvd, troppo colorata per i miei gusti.

< Un film d’amore? Quasi quasi preferisco quel tuo telefilm… >.

< Ormai è deciso >, impose, introducendo il cd nel lettore.

Venne ad accovacciarsi sul divano accanto a me. Troppo vicino.

< Sei teso >, constatò.

< Non rubarmi il lavoro, sono io quello empatico, ricordi? >, la buttai sul ridere ma ancora una volta riuscii a stupirmi. Ci aveva preso.

< Vieni qui, allora >, ordinò, < Più vicino >.

Forse avrei dovuto inventarmi qualcosa per mantenere una certa distanza di sicurezza, ma finii per essere completamente addossato a lei.

Le sorrisi per non farle comprendere quanto, in realtà, mi sentissi in imbarazzo.

Nessun potere vampiresco poteva competere con questo. Le donne, o per meglio dire, lei, Alice. Avrebbe potuto farmi fare qualsiasi cosa, se avesse voluto.

La cosa era preoccupante. A dir poco preoccupante e anche… snervante. Avrei potuto accendere una lampadina se me la fossi messa in bocca.

Valutai che non fosse proprio il caso di rivelarle questo piccolo “tallone d’Achille”. Chissà per quale motivo la mia mente soldatesca registrava queste informazioni come riservate, da non cedere per nessun motivo, nemmeno sotto le più estenuanti torture, al nemico. Sì, perché lei era il nemico. Un nemico piccolo e insidioso con un odore in grado di stordirmi, la pelle morbida e delle labbra provocanti e quel décolleté....no, non potevo davvero pensare che lo facesse apposta. Alice era una piccola umana, una piccola e ingenua umana.

Lo pensai fino a quando non si sistemò con le gambe sulle mie.

Piccola tentatrice!

Il film era iniziato da diversi minuti, la mia mente registrava quello che gli attori recitavano senza capirne il senso neanche avessero parlato in idioma caldeo. Anzi, che stupido, quello lo conoscevo perfettamente!

Proprio quando iniziai a rilassarmi, la sua mano curiosa sfiorò i miei capelli. M’immobilizzai assicurandomi la parvenza di una scultura di me stesso. Idiota.

Odiavo quando qualcuno mi toccava i capelli, l’ultima volta che lo aveva fatto Emmett gli avevo lanciato la lavastoviglie in testa. E se lo faceva Alice quasi mi scioglievo… dovevo avere qualche rotella fuori posto, per via dell’età, forse.

Mi slegò la coda con un gesto veloce ma non mancai di avvertire ogni minimo spostamento delle sue dita fra i capelli.

< Sono più lunghi dei miei >, constatò continuando ad accarezzare distrattamente la ciocche bionde.

Non sa quel che fa, mi dissi mentalmente, imponendomi un controllo.

Osservai il suo musino imbronciato.

< Mi piacciono i tuoi capelli >, la rassicurai. E lo pensavo davvero tanto che, nonostante la situazione, riuscii a dirlo con un sorriso.

< E poi anche se volessi, non potrei tagliarli >, le confidai.

< Non dirmi che funziona come Sansone e che perderesti tutte le tue forze >.

Le mie forze le avrei perse di sicuro se avesse continuato a guardarmi in quel modo.

Sembravo un malato e forse lo ero. Ma non ero abituato a sentirmi così dannatamente attratto da qualcuna. Di solito a torturarmi c’era l’altro problema, forse meno grave, quello del sangue, che, per la verità, era quello che occupava il novantanove percento della mia attenzione. Non avevo tempo per pensare ad altro. Tuttavia con lei la percentuale veniva magicamente stravolta.

< Il fatto è che ricrescerebbero nel giro di qualche ora >.

Mi fissò stupita e al tempo stesso affascinata.

< Se stai pensando di fare di me il tuo manichino, scordatelo >, puntualizzai.

Fesso proprio no. Anche se ero sicuro che con un po’ di impegno avrebbe ottenuto pure quello.

Meglio cambiare discorso prima che le venisse in mente di insistere.

< Com’è andata con tuo padre? >.

< È andata bene >, rispose con un sorriso che subito dopo si spense, < anche se è rimasto solo per tre giorni. Comunque mi ha promesso che la prossima settimana torna >.

< È bene che passiate un po’ di tempo insieme >.

< Già. Avrei potuto farlo prima… >.

< Ehi >, le sollevai il viso, dimenticando quasi l’effetto devastante dei suoi occhi su di me.

< Per quanto possa sembrarti impossibile, ne avrai anche dopo… >.

< Dovremmo parlargli di tutto questo >, affermò con risolutezza.

< Quando sarà il momento >, risposi forse troppo agitato.

Alice sbuffò.

< Se sei preoccupato di non piacergli, non sai quanto ti sbagli >.

Dritta al problema, come sempre.

< Già >, sorrisi ironico, < a chi non piacerebbe un fidanzato vampiro per la propria figlia? >.

< E una figlia vampira? >. I suoi occhi si riempirono di lacrime.

< Tuo padre ti ama, lo sai, non c’è bisogno che te lo confermi io >.

Avevo sentito i sentimenti che provava il Signor Brandon per sua figlia ed ero certo che l’avrebbe amata comunque, qualsiasi cosa avesse scelto per se.

< Senti >, si sforzò di parlare, smorzando le lacrime, < tu non sei costretto a farlo solo perché ti senti, come dire, obbligato o per quella strana promessa fatta a mia madre prima che nascessi… >.

< Non dire assurdità! >, la ripresi forse con un tono troppo duro per la situazione.

I singhiozzi si intensificarono e mi sentii inerme. Senza i miei poteri non ci sapevo proprio fare con le persone.

< Alice >, la chiamai per nome ed erano poche le volte in cui lo facevo, < è dal primo giorno che ti ho vista che mi hai preso totalmente >.

Si specchiò nei miei occhi e io mi persi nei suoi. Tremai dentro pensando a quanto fosse vicina...

< Perché non dici mai quella parola? >.

Per la prima volta durante la mia lunga esistenza mi sentii mancare l’aria nei polmoni.

Cercai di riprendere fiato.

< Cambierebbe qualcosa? >

< Mi faresti solo sentire “amata” >, disse a denti stretti.

Feci una smorfia contrariata. Non erano quelle due parole a fare la differenza.

< Potrei anche scegliere di non farlo, di non farmi trasformare >, disse con un cipiglio serio.

Su questo non c’era nemmeno da discutere.

< In tal caso >, mi schiarii la voce in modo da risultare il più chiaro possibile, < io lo farei ugualmente… quando non saresti più in grado di scegliere >.

Mi fulminò con lo sguardo. Sentivo la sua rabbia anche se non riuscivo a controllarla o attenuarla.

< Se lo farai io… io verrei a cercarti fino all’ angolo più remoto del mondo e ti ucciderei >.

< Tu mi uccidi già, possibile che non te ne renda conto?

< Con quegli occhi grandi e quelle labbra… ferisci più di una spada >, non so dove trovai il coraggio ma glielo dissi.

< Vorrei che tu mi desiderassi quanto ti desidero io e non mi guardassi come stai facendo adesso… con compassione >.

< Tu non capisci >, scossi la testa come per cancellare quel moto che mi si era scatenato dentro. Come se per anni non avessi fatto altro che racimolare sentimenti altrui e adesso, senza controllo, mulinassero dentro di me, confusi. Perché non poteva essere mia quella rabbia che mi ribolliva ardente nelle vene e quel calore che si era irradiato nel petto quando mi aveva confessato di desiderarmi. Lei mi desiderava. La mia felicità era offuscata solo da quel senso di inadeguatezza.

< Io ti desidero più di qualsiasi cosa al mondo >, ringhiai.

< Dimostramelo, allora >, mi sfidò.

I suoi occhi riflettevano determinazione e qualcosa che compresi essere desiderio.

< Fa l’amore con me >.

Non potevo credere a quello che avevo appena sentito.

Senza rendermene conto mi ero allontanato da lei. Me ne accorsi solo quando non percepii più il suo calore vicino.

< N-non posso… >, abbassai il capo per non leggere sul suo viso più di quanto non stessi già sentendo dalle sue emozioni.

Delusione, rifiuto, paura…

< Non posso farti del male >, continuai, supplicandola di ragionare e feci l’errore di guardarla.

Fu come uno schiaffo e sentii una morsa stringermi il petto.

Era inginocchiata a terra. Piccola e indifesa.

Volevo pregarla di non guardarmi in quel modo, ma non ci riuscii.

< Shh, Jazz. Io l’ho già visto! Non mi farai del male, puoi credermi >.

Ripresi per un attimo lucidità e mi avvicinai lentamente a lei.

La sollevai sul divano delicatamente.

< Ho fiducia nel tuo potere, ma sai anche l’effetto che hanno le tue emozioni sul mio, su di me. Mi travolgono, Cristo! >, nuovamente mi lasciai trascinare dalla rabbia.

< Se… >, abbassai lo sguardo cercando le parole adatte per non ferirla più di quanto non avessi già fatto, < Basterebbe un secondo per ucciderti >, conclusi non trovando altro modo per dirglielo.

Ero arrabbiato ma non con lei. Con me stesso.

Io volevo amarla, davvero.

Con tutto me stesso.

Ogni parte di me voleva amarla come meritava di essere.

Se solo avessi potuto, l’avrei stretta tra le braccia e baciata sino a che facesse notte e poi di nuovo giorno. Fino a sentire le braccia e le labbra stanche. Dio, se avrei voluto, sentire il suo calore e il suo profumo penetrarmi dentro.

Sarei potuto morire dentro di lei.

< Non lo farai >, insistette ancora.

< Non puoi esserne sicura >.

< Ma Edward… >, chiese timidamente.

In quel momento provai rancore nei confronti di mio fratello. Avevo sempre invidiato la sua forza d’animo seppur il suo trattenersi e il suo rinnegare la sua natura mi facessero repulsione. E adesso… avrei voluto essere lui.

< È diverso >, risposi soltanto.

< Non lo è. È anche lui un vampiro. Sembra che tu non voglia nemmeno provarci… >.

< Tutto è più intenso quando sei un vampiro. Quando feriamo, lo facciamo sul serio. Ma quando amiamo ...>.

< Amami, non chiedo altro >, affermò con impeto, < se è quello che vuoi anche tu, s’intende… >, abbassò lo sguardo e la voce simultaneamente, diventando quasi inudibile.

< È quello che voglio >, chiarii senza indugio.

Smisi di respirare, seppur non ce ne fosse motivo, quando appoggiò le sue mani sul mio viso. La sua fronte calda a dare sollievo alla mia e viceversa.

Sebbene sapessi che era soltanto un’impressione, mi sentivo stremato.

Stanco di lottare contro un qualcosa che volevo ardentemente mi travolgesse.

La corolla di folte ciglia scure non mi permettevano di guardare i suoi occhi ma avvertii l’odore salino delle sue lacrime.

Quando le sue labbra si posarono sulle mie, ne sentii anche il sapore.

Avrei voluto piangere allo stesso modo affinché anche lei sentisse il sapore di quello che io provavo per lei.

Il bacio fu breve e dolce. Fugace e intenso, allo stesso tempo.

< È tutto nuovo anche per me >, sussurrò ancora sulle mie labbra. Ingoiai le sue parole e le sentii ardere in gola.

< Insegnami ad amarti, ti prego. Permettimi di amarti >.

Le sue parole mi fecero sentire nudo e vulnerabile.

Ancora una volta la piccola umana mi destabilizzò.

Lambii le sue labbra con due dita, beandomi del suo respiro sulla pelle.

Ne baciò le punte.

< Insegnami tu… >, ingoiai un fiotto di veleno < a conoscerti>.

Chiusi gli occhi, cercando di ignorare le fiamme che mi laceravano la gola.

< Insegnami passo a passo a conoscere la tua femminilità, il tuo corpo. Ogni tuo respiro o gemito affinché io non possa farti del male >.

 

 

 

 

 

 

 

___________

Allors… è passato del tempo durante il quale Jasper e Alice si sono molto avvicinati (come ha anche anticipato Isa nel capitolo precedente) e, a quanto pare, hanno già anche discusso sulla trasformazione di Alice che sembra data per scontata, o quasi. Perché? Lo scopriremo presto. Promesso.

Per quanto riguarda la questione fisica ho pensato che per Jasper fosse più complicato. Innanzitutto per via della “sete” (ma il fatto che Jasper soffra la sete più degli altri è ripreso dall’originale), l’elemento nuovo è determinato dal fatto che Jazz, non solo non riesca a controllare le emozioni di Alice, ma ne sia addirittura travolto. Quindi vi lascio immaginare un’ipotetica scena intima tra i due…

Niente minacce del tipo “dopo il matrimonio” ( per quanto la cosa sia romantica). La “soluzione” alla quale sono giunti è un step by step (passo a passo).

Impareranno ad amarsi in quel senso? Si prevede un capitolo hot nell’apposita sessione.

Presto il capitolo IsaxEdward che vi avevo promesso.

 

Precisazione:

la frase “Tutto è più intenso quando sei un vampiro. Quando feriamo, lo facciamo sul serio. Ma quando amiamo…” è tratta dal telefilm “The vampire Diaries”.

 

Il capitolo è un po’ corto, forse (rispetto agli ultimi) ma credetemi: era da tanto che non scrivevo così di getto, senza soffermarmi ore su un'unica frase! Spero si noti questa “freschezza” durante la lettura. Spero si noti anche l'impegno a mettermi nei panni di Jazz quando scrivo i suoi pov.

 

Spero di aver risposto a tutti i commenti del capitolo precedente. Ditemi se ho dimenticato qualcuno.

 

Ricordo che i commenti (o anche le critiche) sono bene accette e mi danno la carica per scrivere più velocemente i prossimi capitoli ;)

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Capitolo 44
*** Guess Who's Coming to Dinner ***


Bad Girl

Qui trovate la versione a Rating rosso del capitolo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=669968

 

______

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Forty three  - Guess Who's Coming to Dinner

 

 

 

C’è sempre una prima volta.

Nulla di più vero.

Quella era decisamente la prima volta che rischiavo di arrivare, non in orario, ma addirittura in anticipo ad un appuntamento.

Per la verità, era dal giorno precedente, quando avevo ricevuto la telefonata di Edward, tanto criptica quanto attesa, nella quale mi diceva solo “E’ tempo. Ci sarai?” - neanche fossimo intercettati dai Servizi Segreti degli Stati Uniti d’America - che fremevo dall’eccitazione.

Avevo capito subito a cosa si stesse riferendo e avevo risposto con un “” forse troppo concitato per ciò che avremmo dovuto fare.

Così, non avevo chiuso occhio tutta la notte, osservando il mondo dalla finestra di camera mia e pregando il giorno di non farsi attendere.

Era anche una prima volta ben più importante.

Avrei visto un vampiro – il mio vampiro – cacciare.

Ingranai la prima marcia facendo tossire il mio Chevy e mi diressi verso casa di Edward.

Giacché le mie scarse conoscenze sul mondo dei vampiri mi avevano già largamente depistata dalla realtà, questa volta mi avviai verso casa Cullen con la certezza di non vedermi palesare in lontananza le mura di un castello con tanto di fossato. Per una volta mi ero fatta un’idea molto più realistica e pratica. Casa Cullen non doveva che essere una casetta in mezzo al bosco, anche abbastanza ordinaria, per non dare maggiormente nell’occhio.

Afferrai il cellulare dalla borsa sul lato passeggero mentre con l’altra mano tenevo il volante. Ma subito cambiai idea. Insomma, che bisogno c’era di avvisare Edward che stessi arrivando? Infondo con i suoi sensi sviluppati mi avrebbe sentita arrivare ugualmente e poi – pensandoci – non si doveva certo essere dei vampiri per sentire il mio pick-up anche a distanze non proprio ravvicinate.

La casetta ordinaria in mattoncino rosso era una grave offesa. Quello che avevo di fronte non era un castello, ma a quanto “mantenere un basso profilo” non c’eravamo comunque.

Non era un palazzo, ma definirla una villetta mi sembrava riduttivo.

Una costruzione quadrata uscita dall’estro di qualche ingegnoso architetto si parò dinanzi ai miei occhi. La cosa colpiva era che, nonostante si vedesse fosse frutto di un design moderno e sofisticato, si integrava perfettamente con l’ambiente circostante forse anche per merito delle ampie finestre che occupavano quasi interamente la superficie verticale, sempre per rimanere in tema di segretezza. La casetta di Hansel e Gretel avrebbe dato meno nell’occhio, forse.

Dopo aver socchiuso gli occhi per un attimo e tirato un grosso respiro, scesi dall’auto.

Mi avviai con passo fin troppo svelto, per essere in anticipo, alla porta. Non ebbi bisogno di suonare perché mi accorsi che la persona che cercavo era proprio lì fuori.

Nel giardino – se proprio lo si voleva definire così – circostante l’abitazione, Edward si stava… allenando?

Mi si seccò la saliva in gola e rimasi imbambolata ad osservarlo in tutta la sua bellezza.
Aggrappato ad una barra faceva dei sollevamenti con le braccia.

La cosa che maggiormente turbava i miei ormoni era che non indossava altro che la parte inferiore di una tuta grigio-chiaro, legata alla cintola da un laccio che dava l’idea di essere facilmente slegabile...

A complicare ulteriormente le cose ci si metteva quella leggera pioggerellina che, facendomi provare una certa invidia, accarezzava tutto il suo corpo e i suoi capelli, dando quasi la parvenza si trattasse di sudore dovuto all’attività che stava praticando.

Gli addominali e i muscoli delle braccia risultavano così evidenti sotto sforzo che sembravano urlare a gran voce di tastarli.

Nonostante sapesse perfettamente che fossi lì, continuò comunque la sua attività.

< Centocinquantasei… >, lo sentii sussurrare tra le labbra all’ennesimo sollevamento.

< Sì, dai, ora non fare lo spaccone >, lo salutai.

< Veramente erano i tuoi battiti cardiaci quelli che stavo contando… >, sorrise sghembo senza accennare a fermarsi, < sono aumentati, ero preoccupato >, continuò con tutta l’aria di sapere esattamente il perché.

Rise più forte vedendo che non avevo parole per replicare.

< Dai, ti prendo in giro… >.

Altro sollevamento.

< Va bene >, soffiai, < ma adesso basta con questo teatrino! A che ti serve fare attività se sei… morto? >.

< Visto che sono morto non dovrei nemmeno parlarti >, mise in evidenza, < o baciarti, o ancora… >.

< Okay >, lo interruppi bruscamente, < ho capito >.

< E poi non dirmi che non sei neanche minimamente… impressionata >, al che levò un braccio dalla sbarra e continuò a sollevare il peso del suo corpo con l’ausilio di un solo braccio.

< No >, mentii.

Mi guardò, scettico.

< Okay, un po’ >, ammisi dopo qualche secondo.

Neanche il tempo di terminare la frase, che Edward con un salto tanto elegante quanto felino, mi raggiunse.

Prelevò un asciugamano di spugna bianco appeso ad un ramo e se lo passò tra i capelli.

Sexy.

< Non puoi averlo fatto solo per … impressionarmi >, iniziai cercando di guardarlo il meno possibile.

< Infatti >, confermò ripiegando con cura l’asciugamano.

< Il mio e il tuo organismo non sono così diversi come credi >.

Rimasi ad ascoltarlo, interessata.

< Per farla breve, quando ti nutri una parte di quello che ingerisci ti fornisce le energie per affrontare la giornata, una parte viene accantonata e una, infine, viene espulsa dal tuo organismo >, spiegò con semplicità.

< Vedi, quando noi ci nutriamo, il sangue che ingeriamo ci entra in circolo, anche se la parola “circolo” non è proprio corretta.

Come sai, infatti, non avendo un cuore che pompa il sangue a tutte le zone del corpo, per far sì che esso le raggiunga ugualmente devo fare attività. In questo modo il sangue giunge a tutti i muscoli per farli entrare in funzione >, mi fece l’occhiolino sottolineando così tutti i sottointesi del caso.

< Quand’è stata l’ultima volta che … >.

< Mi sono nutrito? >, completò la frase per me.

< Ieri >, rispose immediatamente dopo.

Già, c’era da aspettarselo da uno come Edward. Conoscendolo, per non correre rischi, immaginai avesse contribuito all’estinzione della fauna del bosco di Forks.

< Se hai cambiato idea… >.

< No >, risposi fingendomi calma.

< D’accordo, allora >, fece una smorfia, < che ne dici se prendiamo il tuo mezzo? >, mi domandò infilandosi una felpa, non tanto perché sentisse freddo ma probabilmente per farmi rispondere il più lucidamente possibile.

< Faremmo molto prima se andassimo a piedi >, constatò prima che potessi rispondere, < ma non vorrei che prendessi freddo >.

< Anche se >, sorrise sornione, < un’influenza non è decisamente la cosa peggiore che possa capitarti oggi… >.

< Se le stai escogitando tutte per far sì che mi tiri indietro, hai sbagliato persona >, lo superai per dirigermi al pick-up.

Prima con la visione del suo corpo mezzo nudo mentre si allenava e poi cercando di farmi paura. Le stava provando proprio tutte.

 

 

 

< Siamo arrivati >, annunciò battendo le mani.

Mi guardai intorno pensando che da sola non sarei riuscita a tornare indietro, senza perdermi almeno un centinaio di volte.

Il silenzio era palpabile, solo il rumore delle foglie e il cinguettio di qualche uccello ci facevano compagnia.

Mi strinsi le braccia attorno al corpo e osservai Edward distendere sull’erba soffice un telo tartan che si era portato in uno zaino. Ci si sdraiò con le braccia incrociate dietro la testa. L’immagine del più completo relax.

Lo fissai incredula, sbattendo più volte le ciglia.

< Mi stai prendendo in giro?>, sbottai.

< Affatto >, rispose limitandosi ad aprire un solo occhio.

< Bèh, certo >, soffiai, < quindi tu non vorrai che creda che un vampiro caccia così? >, lo indicai, < sì, e tra poco mi dirai che gli unicorni alati esistono >, eruppi nervosa.

Mi aveva promesso che mi avrebbe fatta assistere alla caccia… e invece?

< Gli unicorni volanti sono pericolosi >, si sollevò di colpo, assumendo un’aria pensierosa, < soprattutto ti auguro di non capitare mai sotto la loro traiettoria … >.

Strabuzzai gli occhi e quasi la saliva non mi andò di traverso.

< Dimmi che stai scherzando >.

No, questo non avrei potuto reggerlo.

< Sto scherzando >, ripeté come per farmi un favore.

< No, dico. Seriamente? >.

Scoppiò in una risata. Se avesse potuto avrebbe pianto.

< Già >, soffiai offesa alzando gli occhi al cielo.

< Scusa >, disse tra le risate, < ma sei troppo divertente >.

< Peccato che io non mi diverta affatto >, mi sedetti di fronte a lui con le gambe e le braccia conserte. Chiusa a riccio.

< Ma come? >, si ricompose incrociando le gambe, < non eri tu quella tutta allegra?>.

< Ho creato un mostro >, sospirai tra me e me.

Rise di nuovo e, nonostante la mia pazienza infinita, iniziai a innervosirmi.

< Non ho mai conosciuto un’altra come te >,

< Una di cui puoi prenderti gioco? >, alzai un sopracciglio.

Me lo ritrovai di fronte, piegato sulle ginocchia, ad un palmo dal viso.

< Io con te non gioco, ricordatelo >, soppesò volutamente ogni singola parola.

< Dico solo che è bello stare con te >, appoggiò un polpastrello freddo sul mio naso.

Gli posai una mano sulla spalla e lo spinsi. Cadde all’indietro tornando a sdraiarsi sul plaid quadrettato dietro di se come se nulla fosse.

< Allora dovrei prenderlo come un complimento? >.

< Lo è >, confermò.

< Ma ora sta zitta >.

Cosa?

Valutai di prenderlo a calci ma era meglio per me non farlo, se non volevo ingessarmi un piede.

< Sei uno stupido vampiro! >, sputai sperando di offenderlo.

< Umana stolta >, rispose all’insulto sorridendo sghembo.

Strappai una zolla d’erba dal nervoso. < Spero che tutto il sangue di scoiattolo ti vada di traverso >.

Rise sommessamente.

< Isabella Swan puoi cortesemente tacere? >, domandò sollevandosi sui gomiti.

< Ora va meglio. Grazie >, affermò non ricevendo nessuna risposta da parte mia.

Mi sollevai da terra, pronta ad andarmene.

< Dove stai andando? >, me lo ritrovai di fronte senza rendermene praticamente conto e quasi non sbattei contro il suo petto.

< A casa >, ringhiai cercando di superarlo.

< E perché? >, mi domandò con tutta l’innocenza di questo mondo.

< E me lo chiedi? Perché avevi promesso di farmi assistere alla tua caccia e invece… Ti sdrai e fingi di dormire >.

< Guarda che non c’è altro modo >, sbuffò, < non posso cacciare normalmente se ci sei tu. Non mi vedresti neppure farlo! A quest’ora, per la cronaca, avrei anche terminato o sarei già al confine… >, spiegò.

< Se vuoi assistere, come dici, devi avere pazienza >, parlò con più calma, < Dovremmo aspettare che il pranzo arrivi da sé. Per quello ti ho chiesto di fare silenzio >.

< Non potevi dirmelo prima? >.

< Pensavo ci arrivassi… umana stolta >, scherzò tamburellandomi la fronte con un dito.

 

 

Non pensavo di riuscire a rilassarmi. Insomma, per quanto cercassi di non darlo a vedere, la faccenda della caccia mi aveva messo su una certa agitazione. L’avevo chiesto io ed ero pronta ad accettarne ogni implicazione. Senza dubbio la mia idea su Edward non sarebbe cambiata ma, come per ogni cosa nuova, non sapevo ancora come avrei reagito. Lui non era fuggito e non si era mostrato nemmeno lontanamente scalfito quando gli avevo svelato il mio passato. Mi aveva stretta e baciata. Sarei riuscita a fare lo stesso dopo che lui si sarebbe mostrato per quello che era davvero? Per la prima volta, un vampiro.

Finora il lato irrazionale aveva deciso per me. Io l’amavo indipendentemente da tutto. Il mio lato ragionevole, se c’era, avrebbe preteso voce in capitolo?

Sentii un fastidio sul naso. Con una mano scacciai quello che pensavo fosse un insetto. Ma la seccatura non cessò. Certo, era Edward che mi torturava con un fiorellino giallo.

Lo guardai in modo torvo perché la smettesse. In realtà, anche se oggi era una tortura stare con lui, mi piaceva. Mi piaceva questa spensieratezza ed allegria. Per la prima volta da quando lo conoscevo potevo dire senza esitazioni che era un ragazzo di diciotto anni, o anche meno. Forse perché tutti i muri erano stati abbattuti. Prima con la verità sul fatto che fosse un vampiro e poi con la verità sul mio passato. Era per quello che eravamo così leggeri?

< Hai freddo? >, mi domandò sottovoce. Il suo sospiro freddo mi solleticò una guancia e in effetti mi venne la pelle d’oca.

Scossi la testa e gli sorrisi.

< Sei bella >, stabilì sorridendo a sua volta.

Non replicai. Se mi guardava in quel modo, non potevo che crederci.

< Credi che passiamo troppo tempo assieme? >, domandai senza guardarlo negli occhi, girandomi fra le dita lo stesso fiorellino giallo con il quale prima mi aveva tormentata.

La mia domanda lo sorprese. Si girò su un lato, sostenendo la testa con un braccio. Nel suo sguardo un turbine di pensieri. < Tu pensi sia troppo? >.

< No >. Scossi la testa.

Per la verità il tempo che passavo con lui non mi bastava mai. Per questo non ero attendibile. Era stato Charlie a farmelo notare prima che uscissi.

Che lo dicesse perché era semplicemente geloso e protettivo? O era davvero così?

In effetti era da tempo che non uscivo con Angie.

Un ringhio sommesso catturò la mia attenzione.

< Scusa, non capisco cosa stai pensando >, si passò una mano tra i capelli ribelli.

Gattonai verso di lui e mi accoccolai vicino al suo petto, respirando a pieni polmoni il suo odore.

< Penso che se potessi non dormire, lo farei, per passare più tempo con te >, risposi schietta giocherellando con il laccio della sua felpa.

Sorrise, socchiudendo gli occhi e si piegò a stamparmi un bacio sulla fronte.

< È stato tuo padre a dirtelo, vero? >.

Annuii non sprecando nemmeno una parola per chiedergli come l’avesse intuito.

Il suo sospiro mi solleticò le guance. < Per quanto mi costi ammetterlo, ha ragione >, riconobbe mestamente. < Forse dovresti passare più tempo con persone normali >.

Le sue parole mi strapparono una risata. < Da quando io posso essere definita “normale”? >.

Sapevo di aver ragione e che stesse trattenendo quel ghigno che mi piaceva tanto, ma lo assecondai.

< Okay, organizzerò presto un’uscita con Angie >. Possibilmente la prossima volta che andrai a caccia, ma questo evitai di dirglielo. La sua espressione mi fece comprendere quanto ancora non fosse soddisfatto della mia decisione.

< E con… ? >, cercò di suggerirmi.

Lo scrutai interrogativa non capendo dove volesse arrivare.

< Con Newton? >, domandai scettica.

Nei suoi occhi lessi per qualche attimo un lampo omicida. < Questo ragazzo lo vuoi proprio morto, non è vero? >, scherzò.

< Intendevo: con Alice >, propose, immediatamente dopo.

La mia espressione dovette suggerirgli che non era proprio una buona idea.

< Non avete ancora chiarito >. La sua non era una domanda.

< Già >, sospirai.

< Non sono affari miei, ma lascia che ti dica come la penso >, iniziò cingendomi la vita con il braccio, attirandomi verso di se.

< Sei arrabbiata con lei per non averti messa in guardia da quello che eravamo >.

Annuii confermando le sue parole.

< Peccato che nessuno di noi, né io né i miei fratelli, le avessimo ancora detto la verità >, chiarì.

Non dovevano esserci molte differenze tra la mia espressione e quella di una triglia, in quel momento.

< Vuoi dire che l’ha scoperto da sola? >. Certo, Edward e i suoi fratelli non erano ragazzi comuni, lo si capiva al primo sguardo, ma da qui a indovinare che non fossero nemmeno umani, ne passava di acqua sotto i ponti…

< Non proprio… >, rispose grattandosi il mento glabro, < ma forse è meglio che ne parli direttamente con lei >. Pose la parola fine al discorso lasciandomi ancora con troppe domande nel cervello.

Detestavo essere l’ultima a sapere le cose. Ma allo stesso tempo ammiravo la sua correttezza. Se c’era dell’altro che dovevo sapere era giusto fosse Alice a parlarmene.

< Sei sicuro che il tuo pranzo – come l’aveva definito lui stesso – verrà? >, gli domandai scettica, cambiando discorso. Ne dubitavo. Infondo, quella cosa chiamata “istinto di sopravvivenza” era intrisa nell’indole in ogni essere vivente, o quasi.

< Credo di sì >, disse scompigliandosi i capelli in un modo naturale e sensuale al tempo stesso, < in caso contrario mi accontenterò di te >.

Mi aggredì per gioco, tuffandosi sopra di me e prese a baciarmi il collo.

Scalciai. Mi faceva il solletico.

< Come fai ad esserne così sicuro? >, gli domandai cercando di riprendere aria.

< Perché, benché ho sempre pensato fosse superfluo, tutto di me attrae: la mia voce, la mia faccia, il mio odore, perfino >.

< Cosa vuoi dire? >.

< Fa parte del nostro essere >, rispose alquanto criptico.

Lo fissai interrogativa, facendogli intendere quanto la sua risposta fosse stata insufficiente. Ma dal momento che non accennava ad aggiungere altre spiegazioni, presi nuovamente la parola. < intendi dire che come altro potere vampiresco c’è da contare anche questa sorta di… ammaliamento? >, articolai la domanda risuonando incredula persino alle mie orecchie.

Lo vidi contrarre una mascella, segno che si trovasse in difficoltà.

< Una cosa del genere >, rispose solamente distogliendo per un attimo lo sguardo.

< Ma >, aggiunse premendo un dito sulle mie labbra perché non potessi ribattere, guardandomi nuovamente negli occhi, < funziona solo all’inizio e non sono così sicuro che tu l’abbia subito >.

Nonostante l’ennesima scoperta sconvolgente, non riuscii a trattenermi dal ridere. < Credimi. Sì >, confermai.

Sorrise e notai una strana luce nei suoi occhi. Forse non si aspettava una simile reazione.

< Non la penso come te. Dopotutto tu sei alquanto… singolare >, disse quasi sovrappensiero.

< Voglio dire >, si morse un labbro e per un attimo mi mancò il respiro, < questa cosa del fascino agisce per attirare le prede, immediatamente dopo, dovrebbe subentrare la paura o qualcosa di molto simile. Io la posso sentire. Per questo sono certo che tu non ne provi >.

Non so in che modo e in quale misura influisse il suo potere su di me ma ero certa che quello che provavo per Edward ormai andava al di la del suo aspetto.

Scese con le mani sul mio seno e nonostante il tocco fosse solo superficiale, non potei fare a meno di fremere spudoratamente. Subito, la coscienza che lui si trovasse ancora sopra di me e che fossimo completamente soli si fece spazio nella mia testa.

Si piegò portando i gomiti all’altezza del mio viso. Prese il mio labbro inferiore tra la sua bocca e lo succhiò.

< Isa, io sono fatto per uccidere >.

Possibile che non riuscissi ad essere confusa o almeno preoccupata dopo la sua ultima confessione?

Possibile che non riuscissi a sentire paura?

Con il pollice lambì le mie labbra.

< Non ti temo. Ti voglio >, dichiarai con fermezza.

Discese nuovamente sul mio torso, nello spazio tra i due seni. Sollevò con l’indice la sottile banda di stoffa del reggiseno e la tirò verso l’alto. Un colpo secco, uno strappo. Sotto la felpa avvertii l’indumento allentare la sua adesione e i seni liberarsi della costrizione.

< Edward, non possiamo >, sussurrai e mi resi conto di quanto il tono della mia voce reclamasse il contrario.

Le sue labbra si suggellarono sulle mie, impedendomi di aggiungere altro.

Le baciò senza fretta come se stesse gustando il succo di un frutto maturo. Poi le sue labbra si schiusero permettendo alle nostre lingue di toccarsi.

Non mi sarei mai stancata del suo sapore.

Gemette sotto le attenzioni delle mie labbra e sentii un calore propagarsi dal basso ventre e la voglia di averlo si accese come fosforo sotto le sue carezze.

Come se avesse letto le mie intenzioni nel pensiero, sentii la sua mano chiudersi sul mio ginocchio, invitandomi, senza troppe cerimonie, a schiudere le gambe.

Si sistemò tra le mie cosce ed ebbi la conferma che anche lui mi desiderava quanto lo desideravo io. Ma quella vicinanza non bastò a placare il mio desiderio.

Sfregò velocemente le mani sui jeans per scaldarle e subito dopo si fece spazio sotto la mia felpa lambendo la mia pelle, fin troppo desiderosa delle sue attenzioni.

< Sai una cosa? Qui potrai urlare quanto vuoi >, mi leccò il collo, < nessuno ti sentirà >. Quella provocazione non mi lasciò indifferente. Lo sfidai con lo sguardo senza smettere di baciarlo. Avvicinai le gambe verso l’interno in modo che sollevasse di conseguenza il bacino.

Saltando ogni altro passaggio, infilai sfrontatamente una mano nei suoi pantaloni. I suoi occhi ambrati si sgranarono per la sorpresa e sorrisi soddisfatta pensando di essere riuscita a stupire un vampiro centenario.

Mi sollevai col busto e lui non poté fare altro che inginocchiarsi di fronte a me, quasi inerme.

Calai i pantaloni della sua tuta quanto bastava e continuai la mia tortura.

Non smisi di guardarlo per un secondo mentre era in mio completo potere. Le espressioni del suo viso, il suo respiro a tratti irregolare, il modo convulsivo in cui con le mani stringeva la stoffa del plaid, il suo odore… erano potentissimi afrodisiaci per me.

Lo osservavo mentre si scioglieva come argilla sotto le mie mani.

E lo sentii gemere.

< O forse, quello ad urlare sarai tu >, lo provocai, ulteriormente.

D’impeto ghermì il mio viso tra le mani e mi baciò con audace passione. Sfamandosi delle mie labbra

Si fermò per un attimo stupito. Mi guardò negli occhi per comprendere fino a che punto arrivassero le mie intenzioni. Dovette leggervi fermezza, desiderio, voglia di andare oltre…

< Scusa >, respirò con affanno.

Non capivo perché si stesse scusando. Volevo lo facesse.

Compresi a cosa si stesse riferendo immediatamente dopo, quando sentii il sapore ferrigno sulla punta della lingua.

Le mie labbra sanguinavano. Doveva essere successo nella foga del bacio.

< Non è niente >, affermai mentre Edward mi ripuliva con attenzione la pelle con dei kleenex.

Non era certo la prima volta che mi ferivo le labbra. Capitava spessissimo che me le mordessi involontariamente o dal nervoso.

< Sei troppo… >, lasciò la frase in sospeso, guardandomi con venerazione.

< Cosa? >, domandai mentre passavo distrattamente la lingua sulle labbra, nel punto dove ancora sentivo il sapore del sangue.

< Arrapante? >, disse tra sé, < no, di più >.

Lo guardai interrogativa e in risposta mi indicò ciò che stavo facendo finora innocentemente. Assaggiando il mio stesso sangue.

< Dio, Isa, penso che non resisterò se continui a farlo >, affermò languido.

Il punto era: resistere a fare cosa?

Dall’uccidermi o dal possedermi?

Lesse la tacita domanda sul mio viso.

< Voglio. Averti >, dichiarò con gli occhi del predatore.

 

 

 

 

___________

Eh eh, ragazze scusate davvero per l’ennesimo ritardo ma sembra che la mia vita sia un susseguirsi di casini. Il tempo per scrivere è davvero ridottissimo. Ma resisterò.


Alla fine ho scritto 7 pagine word senza arrivare mai alla caccia vera e propria.
ma quei due mi sfuggono quando scrivo!
pensano solo a darsi da fare -.-'
non è colpa mia, giuro.

 

Fatemi utilizzare questo spazio per ringraziare la mia beta Barby che mi continua a sopportare e tutte quelle persone che nonostante i quarantadue capitoli, continuano a leggere, commentare e sostenere questa fic. Grazie di cuore, davvero.

A volte sono così sfiduciata da pensare di lasciare perdere. Mi basta leggere i vostri commenti per riprendere a scrivere. Con le vostre recensioni riuscite a farmi emozionare, a farmi ridere e pensare (ebbene sì, a volte penso anche io). Vi prego – lo so che anche per voi il tempo è tiranno – ma se potete non smettete di lasciarmi la traccia del vostro passaggio, nel bene e nel male.

 

Note:

 

“Non ti temo

Ti voglio”

È presa da un verso di una poesia di Marina pratelli

 

Le frasi “tutto di me ti attrae … e sono fatto per uccidere” arrivano da Twilight.

 

 

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Capitolo 45
*** The dance of death [Edward’s Story] ***


Bad Girl

 

______

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. Forty Four  - The dance of death [Edward’s Story]

 

 

 

 

Si nutrì.

Non avrei potuto immaginare come sarebbe stato se non l’avessi visto con i miei stessi occhi.

E guardandolo capii perché avevo insistito tanto per vederlo cacciare. Una parte di me sperava ancora di risvegliare quella parte assopita del mio cervello che avrebbe dovuto avere paura.

Edward era scattato, ancora completamente nudo, attratto da qualcosa o da qualcuno che non potevo né sentire né vedere.

Tutto il suo corpo rispondeva a quel richiamo silenzioso e invisibile ed ebbi la sensazione di stare per assistere a qualcosa di veramente speciale.

Si era flesso sulle ginocchia mentre i muscoli delle sue gambe pulsavano, aspettando il momento giusto per scattare, così come le sue braccia.

I suoi occhi erano distanti, lontani.

Così concentrata sul suo corpo, mi accorsi solo successivamente che ciò che Edward aveva sentito arrivare molto prima, adesso era lì a qualche decina di metri da noi.

Gli occhi dell’alce per uno strano macabro gioco del destino sembravano proiettati su quelli del cacciatore, privi di espressione.

Guardava la morte in faccia.

Non si mosse. Forse quell’animale, apparentemente stupido, aveva capito di non avere scampo e aspettava, inerme, che la sua ora giungesse. Si era avvicinato al fuoco, come una falena attratta dalla luce, e da li a poco si sarebbe scottato.

L’immobilità del petto di Edward mi confermò che aveva smesso di respirare e anche io mi accorsi di stare trattenendo il respiro.

Un solo battito di ciglia. Quando riaprii gli occhi, Edward era già sulla sua preda.

Movimenti fluidi ed eleganti. Passi studiati, eseguiti con una cadenza dettata forse dal cuore della preda che stava diffondendo la sua ultima sinfonia.

Il danzatore della morte.

Le braccia di Edward attorno al collo dell’animale davano la parvenza di un gesto carezzevole. Il viso piegato all’indietro, nascosto dal manto scuro, come se gli stesse sussurrando una ninna nanna.

L’animale emise un lamento strozzato.

Gli arti anteriori gli cedettero senza forze, ma rimase ugualmente in piedi, sorretto da colui che si stava nutrendo della sua ninfa vitale.

Poi tutto finì.

La carcassa cadde sul terreno, emettendo un tonfo sordo.

Sul corpo di Edward non c’era la minima traccia di sangue e neppure sul corpo ormai senza vita dell’animale. Persino il terreno sotto i suoi piedi scalzi non era stato intaccato dal liquido scuro.

Nemmeno una goccia ne era stata sprecata.

Guardandola da quella distanza, la bestia sembrava essersi improvvisamente addormentata.

Edward si avvicinò con cautela tenendo gli occhi bassi. Lasciandomi, se avessi voluto, il tempo per indietreggiare e poi per scappare lontana da lui.

Non mi mossi. Tuttavia lui continuò a camminare con il capo chino, temendo, questa volta, di incontrare i miei occhi e leggerci qualcosa che l’avrebbe distrutto.

Quando mi fu vicino, non riuscii a spiccare parola e dovette interpretare il mio silenzio come qualcosa di spiacevole.

In realtà non avevo la minima idea di cosa dirgli.

Avevo bisogno di tempo per elaborare. Il mio cervello non era certo come quello di un vampiro. Ero lenta. Forse la spia rossa che avrebbe dovuto segnalarmi di avere paura si sarebbe accesa più avanti, quando avrei rielaborato quello che era successo con lucidità. Ma per il momento rimase spenta.

La nausea, quella avrebbe dovuto arrivare subito. Ma non arrivò. Non guardando Edward, almeno. Ero però certa che se mi fossi avvicinata alla carcassa avrei vomitato anche l’anima.

Rimasi dov’ero, cercando di ragionare.

I cavi del cervello dovevano però essersi scollegati perché tutto ciò che riuscivo a pensare era che ero affascinata da quello che avevo visto. Come se avessi appena guardato un documentario su National Geographic.

Normale, mi diceva la mia mente. Come se i vampiri fossero da sempre un anello della catena alimentare.

Guardavo Edward ma i miei occhi non si erano ancora focalizzati davvero sulla sua immagine. Quando l’osservai davvero, mi venne un colpo.

La pelle, gli zigomi, si erano coloriti di un rosa pallido. La parte interna delle labbra era sfumata di un fucsia che non sapevo se fosse dovuto al sangue che aveva appena ingerito.

Sul plaid, sdraiato su un lato, con un braccio a sorreggergli la testa, Edward se ne stava con lo sguardo lontano, pensieroso troppo occupato a tormentarsi, com’era così bravo a fare.

Gli posai una mano sul collo per richiamare la sua attenzione ed ebbi l’ennesima sorpresa. La sua pelle emanava un lieve tepore. 

Normale.

< Sembri così… >, iniziai.

< Animalesco >, concluse lui con voce grave.

< Umano >, lo corressi senza smettere di toccarlo.

Si voltò, incontrando finalmente i miei occhi. Notai che i suoi erano chiari. Miele fuso.

Nel suo sguardo c’era sorpresa e… amore. 

< Avevi gli occhi verdi? >, gli domandai senza pensare.

Increspò le sopracciglia per un attimo e annuì confermando la mia intuizione.

Mi prese la mano tra la sua, intrecciando le dita.

< Non durerà molto. Il calore, dico >, affermò afflitto.

Portai la mano che stringeva la mia sulla guancia, avvertendo maggiormente il dolce calore che la sua pelle trasmetteva.

Socchiusi gli occhi godendomi quella carezza umana.

< Com’eri? >.

< Non molto diverso da adesso >.

Aprii gli occhi e lo guardai, allora, cercando di immaginarlo con abiti di altri tempi e con qualche imperfezione ma pur sempre bellissimo.

< Dovevi avere la fila di spasimanti già allora >, constatai.

< Non credo proprio >, sorrise rilassandosi finalmente, < nell’epoca in cui sono nato erano gli uomini che corteggiavano le donne…>, mi guardò malizioso, < anche se in realtà non è che ci fosse molta scelta >.

Al di là del riferimento poco velato al mio atteggiamento disinibito, mi soffermai sulla seconda parte della frase.

< Eri promesso? >, domandai d’impeto, salvo poi mordermi le labbra nel punto in cui ancora le sentivo gonfie e indolenzite.

< Sì >, rispose con una tranquillità disarmante. Un taglio con la carta tra le dita, sarebbe stato più piacevole di quella risposta.

Sorrise lievemente, sollevando solo un angolo delle labbra. < Si chiamava Caterina, ma non posso dirti altro >.

Perché non poteva? C’erano cose che non potevo sapere?

< Non posso dirti altro esclusivamente perché non ricordo altro >, aggiunse, intuendo la mia preoccupazione.

< I ricordi umani sono come una tela ad acquarelli sotto la pioggia, pian piano, col tempo, sbiadiscono, fino a scomparire. Tutto quello che so è ciò che mi è stato raccontato da Carlisle >.

< È stato lui a farti diventare un vampiro? >.

Annuì.

Mi accoccolai più vicina al suo petto. La nudità non sembrava essere un problema per lui e di certo non lo era per me.

< Lo odiai per questo >, mi confidò facendomi trasalire.

Si apprestò a continuare prima che potessi domandargli il perché. < Ero un ragazzo pieno di vita, innamorato dei valori. Volevo andare in guerra e combattere insieme ai miei fratelli >.

Restai ad ascoltarlo, completamente rapita dalle sue parole. Mi colpii tanto che sentii un nodo alla gola. Edward era pronto a lottare e, di conseguenza, era pronto a morire per la sua patria, per i suoi valori.

Sapeva a cosa andava in contro, nonostante fosse poco più che un ragazzino.

< Mi ammalai di spagnola lo stesso anno in cui sarei dovuto partire >.

< Mia madre, Elizabeth, morì per la stessa malattia e di lì a poco l’avrei seguita. L’incoscienza mi risparmiò il dolore di vederla esalare l’ultimo respiro mentre chiedeva a Carlisle di salvarmi… >.

< Lei lo sapeva? >, domandai, ignorando la mia voce tremante a causa delle lacrime che minacciavano di fuoriuscire.

< Carlisle non ne è certo, ma non lo esclude >.

Mi accorsi che il calore che il suo corpo emetteva andava via via scomparendo per cui cercai di rubarne ancora un pochino, stringendomi di più a lui.

Ero superficiale come una pozzanghera. Avevo finora contemplato e ammirato solo i lati positivi dell’essere come Edward: la bellezza eterea, la velocità, la forza, la vita eterna…

Non avevo fatto i conti con tutti gli aspetti negativi che questa scelta, anche se una scelta per Edward non era stata, comportava.

La morte era così vicina ad Edward da essere un'unica persona. Respirava attraverso di lui.

Edward era la morte in persona.

Per anni e anni, aveva visto morire persone che conosceva. Giornalmente, da anni, egli stesso era causa di morte.

< Se ti stai chiedendo se avrei voluto diventare un vampiro se avessi avuto scelta, la risposta non è così scontata >. Un barlume gli attraversò lo sguardo. Una tristezza antica che mai avrei potuto cercare di comprendere.

Mi passò un braccio attorno alla vita, < ma questo mi ha dato la possibilità di incontrarti >, soffiò baciandomi i capelli.

< Come si diventa un vampiro? >, la mia voce tremò come se solo a fargli quella domanda avrei potuto frantumare un’intera cristalleria.

La risposta si fece attendere.

< Non è semplice >, rispose criptico.

< La maggior parte dei tentativi non va a buon fine >, si sforzò di sorridermi.

< Il rischio è farsi prendere dalla frenesia del momento e di spezzare la vita alla quale invece, si voleva regalare l’immortalità. Bisogna sapersi fermare al momento giusto: prima che il cuore smetti di pulsare. Io, Emmett ed Esme eravamo comunque condannati. O la morte o la non-morte. Ardua scelta >, concluse ironico. La sua risata echeggiò affine ad una serie di campanellini mossi dal vento.

< Il processo di trasformazione è la cosa che più ti fa desiderare che la morte ti raggiunga presto. Oh, se c’è una cosa che difficilmente si dimentica della propria vita umana è proprio questo: il dolore della conversione. La commemorazione della tua anima che brucia in quel momento all’inferno >.

< Per questo odiavi Carlisle?>.

< Non solo >.

< Quando mi risvegliai nella mia nuova vita non ero padrone di me stesso >, il tono della sua voce si assottigliò sino a diventare quasi un bisbiglio. Ebbi giusto il tempo di notare che i suoi occhi si erano offuscati di un velo di malinconia, prima che nascondesse le sue iridi sotto le ciglia ambrate.

< Il mio corpo reagiva ai comandi prima che potessi rendermene conto. Ero al buio ma distinguevo ogni cosa che mi circondava. Gli odori mi tormentavano e poi le voci. Quelle voci che scoprì, sentivo solo io. Lessi nella mente di Carlisle quello che mi aveva fatto, prima che potesse spiegarmelo con le parole. E poi la sete… >, scosse la testa come per cacciare indietro quel tormento.

Gli posai una mano sulla guancia e lo costrinsi a guardarmi. C’ero io adesso con lui.

< Passai i primi anni con il desiderio di distruggerlo >, mi confidò tra i denti.

< Non mi aveva dato una nuova vita, mi aveva dato un’eternità di sofferenza >.

< Ci misi del tempo per capire che le intenzioni di Carlisle non erano state egoistiche. Non cercava solo un compagno. Tutt’altro! Mi vedeva come un figlio e, in quegli anni, nonostante gli fossi ostile, cercò di compiacermi in tutto. Mi fu maestro e m’insegnò a controllare i miei istinti >.

< Sono stato fortunato ad incontrare lui sulla mia strada >, sospirò, < Confrontandomi con altri della mia specie, scoprii l’esistenza di un legame inscindibile che li legava al loro creatore. Un vincolo, una sorta di sudditanza. Che li odiassero o amassero, avrebbero dato la loro esistenza per loro. Al contrario Carlisle non mi aveva mai imposto nulla. Mi ha sempre lasciato libero. Il legame che ci lega è affetto >.

< Ci misi molto a capirlo e dovetti anche separarmene per un periodo >.

< Come lo trovasti? >.

Sorrise. < Fu lui a trovare me. E quando gli porsi la stessa domanda, mi rispose che la famiglia, in un modo o nell’altro, si ritrova sempre. Capii in quel momento che io e Carlisle eravamo proprio questo: una famiglia >.

C’era dolcezza nel modo in cui parlava della sua famiglia, una dolcezza quasi infantile, che mi emozionava.

Sollevai lo sguardo dalle sue labbra, più su, sui suoi occhi.

Ci sono sguardi che ci fanno sentire vivi. Di più: vivi e unici. Sguardi che ci scelgono e ci illuminano: quello era il modo in cui Edward mi guardava.

Sperai, nel mio piccolo cuore, di trasmettergli lo stesso con il mio.

Scostò con delicatezza i miei capelli dalla spalla e mi baciò sulla guancia, leggero.

< Se tu fossi un vampiro, ti avrei appena sfidato a morte >, mi sussurrò facendomi rabbrividire.

Scoppiò in una risata, < allora riesco a metterti paura! >, affermò continuando a ridere.

 

 

Tic.

La luce soffusa, proveniente dal piccolo abat-jour, si spense.

La finestra di camera mia doveva essere stata l’ultima ad essersi oscurata, vista l’ora.

Portai il piumone fin sopra al naso e mi sistemai meglio sul cuscino.

La mia vista umana non mi consentiva più di vederlo ma sapevo che c’era. Sentivo il suo respiro sulla pelle rimasta scoperta.

< Adesso, dormi >, mi sussurrò dolce.

< Non ho sonno >, risposi con voce che tradiva, invece, la mia stanchezza.

Sorrise e si mosse tra le lenzuola, allontanandosi da me.

Mugolai qualcosa in contrario ed Edward sorrise di nuovo.

Tirai un sospiro di sollievo quando mi accorsi che non se ne stata andando, si era soltanto portato sopra le coperte.

Dovevo proprio sembrare un bozzolo di bruco. Solo che io, al contrario, domani non sarei diventata una farfalla. Anzi.

Chiusi le palpebre, fattesi troppo pesanti, solo per un istante, li avrei riaperti sub….

 

< A volte vorrei dormire per giorni.

No, non fare quella faccia. Non ho detto morire. Dormire.

E poi svegliarmi e trovarti qui accanto. Con lo stesso sorriso e la stessa felpa un po’ stropicciata e quel ciuffo ribelle sulla fronte e baciarti e poi ancora baciarti senza più sentire freddo… >.

 

 

 

__

Hola, ragazze. No, non sono fuggita.

Vi dirò la verità: una settimana fa ero tentata di postare un avviso nel quale dicevo che mi prendevo una pausa a tempo indeterminato. Una pausa forzata perché davvero tra tutti i vari problemi non riuscivo a trovare il tempo materiale per buttare giù nemmeno una riga. Poi ho cercato di lasciare fuori, per qualche ora, tutti i problemi dalla mia testa ed sono riuscita  a scrivere questo.

Forse l’avrete trovato noioso ma non volevo tralasciare il discorso “caccia”. Era importante che lei lo vedesse.

Nella parte in cui Ed racconta della trasformazione c’è poco di nuovo, è vero, ma ho pensato che potesse essere utile visto che sarà un tema che affronterò molto presto…

Inoltre, oltre alle cose sapute e risapute dell’originale, ho inserito elementi nuovi tipo questa sorta di subordinazione verso il proprio creatore e il fatto che odiasse Carlisle (non mi pare che nell’originale ci sia).

La parte finale: Isa, nonostante si fosse imposta di non farlo, si è addormentata e a quanto pare continua a parlare nel sonno…

Cosa succederà?

 

Fatemi gli auguri, ragazze. Tra qualche ora è il mio compleanno!

 

Un grazie gigante a chi continua a seguirmi e a trasmettermi il proprio calore con un commento e, ovviamente, alla mia beta Barby che nel giro di pochi giorni mi ha corretto il capitolo!

 

 

 

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Capitolo 46
*** Hello, goodbye ***


Bad Girl

Per favore potete leggere il capitolo ascoltando questa?

 

 

Grazie.

 

 

 

Alla “terza” nonna Carmela,

volata via ieri mattina

 

 

______

 

Bad Girl

[Emmett Cullen]

 

Cap. Forty Five  - Hello, goodbye

 

 

 

Sono qui, accanto a te, ed è buffo: non vorrei essere da nessuna altra parte al mondo, eppure mi sembri già così distante. Lontana mille miglia. Questa pelle, questo profumo… come se facessero già parte della mia immaginazione.

Non ti ho ancora detto cosa sono in realtà. Non puoi sapere che mi mancherai da morire. No, da morire no, peggio, per l’eternità. E l’eternità è davvero troppo tempo.

Mi piacerebbe poter pensare che sono stato fortunato, dopotutto, non potevo chiedere di meglio per me, ma non mi sento affatto così.

Mi sento uno schifo.

Giuro, non sono mai stato un perdente, puoi non credermi, ma è così. Ma questa battaglia è già persa in partenza. Non posso combattere per riaverti perché non si tratta di Royce. Lo so, che ami me, non sono stupido, anche se non me l’hai mai detto.

È molto di più.

È per ciò che sta crescendo dentro di te.

Sai, ho provato ad odiarlo pensando che poi mi sarei sentito meglio, che sarebbe stato più facile, ma non è stato così.

Ti guardo e mi sembri un miracolo. Tu e quel piccolo cuore che batte insieme al tuo.

Ho paura. Non me la ricordavo così, era da molto che non veniva a trovarmi.

Tu mi hai reso diverso. Un debole, forse.

Sai, pensavo l’amore bastasse.

L’amore fa schifo.

Se non ti amassi sarebbe tutto più facile.

È possibile, secondo te, strapparmi il tuo ricordo di dosso? Se potessi guardarti con i miei occhi, sapresti rispondermi.

Brava, voltati. Non guardarmi, non tenermi incatenato ai tuoi occhi. Un attimo di più e potrei non riuscire a farne a meno.

Non puoi comprendere quanto io stia soffrendo. Non vedi le mie lacrime e il mio aspetto ti imbroglia.

Illuditi, amore mio, che sia facile per me lasciarti andare via, sarà più facile così, allontanarti senza guardare indietro.

Ricordi quando ti ho detto che mi bastava che tu fossi felice?

Quante cose si dicono per cercare di convincere se stessi, eh?

Non sai quanto vorrei poterti dire: “hey, piccola, non piangere. Ci sono io per te. Per tutti e due”.

Dio, mi sento così piccolo accanto a te. Anche adesso.

Non dovrei essere qui. Mi faccio del male a sentirti respirare così vicina.

< Quando? >, ti chiedo, rispondendo a qualcosa che mi hai chiesto non so se dieci minuti prima o, una vita fa. L’ho ben presente nella mia testa, ma non voglio che tu lo ripeta.

Si può morire una sola volta e io la mia possibilità l’ho già sprecata. Ti prego.

< Ora >, mi rispondi, senza voltarti, con un filo di voce. I tuoi capelli disegnano piccoli vortici biondi sul cuscino.

Ti alzi dal letto così lentamente che capisco che anche tu vorresti non doverlo fare.

In questo stesso letto dove ti ho avuta, adesso ti perdo.

Infili i jeans stretti e la felpa rosa che hai lasciato sulla sedia e leghi i capelli in una coda alta disordinata.

Ti guardi allo specchio, veloce, senza nemmeno vedere come stai. Non ti sei truccata e la cosa, non so, mi fa più male.

Perché quella che vedo davanti è la mia Rose.

Perché in questo modo non posso dare la colpa al mascara se hai gli occhi così arrossati.

E poi avrei voluto più tempo per salutarti, forse.

Mi superi ed esci dalla stanza come se nemmeno ci fossi.

Non esisto.

Afferro la tua giacca, l’hai lasciata sul letto, e ti seguo.

Dovrei smettere di interessarmi a ciò che ti riguarda.

La strada è troppo breve: siamo già fuori.

Uno di fronte all’altro. Io e te.

Mi sento morire, un’altra volta.

Questa volta davvero. Non preoccuparti da qualche parte c’è già una lapide col mio nome.

E non posso nemmeno sperare di ritrovarti dopo, tra cent’anni.

Ti sembrerà impossibile adesso ma un giorno ti dimenticherai di me. Almeno tu.

Mi guardi e mi fai ancora più male.

Non sai quante cose ti vorrei dire, te ne ho già dette tante di parole e spero che tu mi abbia creduto quando ieri ti ho detto che ti amo, perché è la verità. Tu non hai risposto, sei scoppiata a piangere e ad una, ad una quelle lacrime me l’hanno sussurrato che mi ami anche tu.

Io non te lo ripeterò ancora, non te lo dirò più, anche se so che ora sono i miei silenzi a parlarti. Tu non stare a sentirli, ti prego.

Lo so, sei sempre stata brava a capirmi.

Tranquilla, ora me ne uscirò con una delle mie frasi infelici e tu, col sorriso ancora sulle labbra, salirai sulla tua auto e mi dirai: “ci vediamo”, anche se non ci vedremo più.

Invece tutto quello che riesco a fare è porgerti la giacca. Fuori fa freddo ma non piove. Pensavo piovesse: ai funerali piove sempre.

L’afferri senza toccarmi e mi ringrazi con gli occhi per la premura. Vorrei poter non leggerci nient’altro dentro a quell’azzurro così intenso. 

Le briciole di coraggio sono svanite con il vento.

Tu sei più forte. Fallo tu, se puoi.

< Ciao >, mi dici, spezzando quel silenzio così carico di parole.

Perché non l’hai detto? Perché diavolo non mi hai detto “addio”?

Dimmi addio, ti prego, dimmelo.

Non lasciare quella porta aperta, quella piccola speranza accesa. So che non c’è.

< Addio, Rosalie >.

Non so dove ho trovato la forza per dirtelo.

Forse è la prima volta che pronuncio il tuo nome per intero, non so, non ricordo.

Hai trattenuto il respiro e hai indietreggiato di un passo, incassando il colpo.

Forse ti aspettavi un “ciao” o un “arrivederci”, anche se illusori. Come per due anziani prima di addormentarsi con la consapevolezza che uno non potrebbe svegliarsi più.

Lo so che vorresti piangere, lo sento, ma non lo fai per me.

Io non piangerò, se questo ti può interessare.

Non piangerò, anche se vorrei.

Ora non so davvero come farò a uscire dal cancelletto e percorrere la strada opposta alla tua, come fossimo due sconosciuti. Ignorando le mie labbra scottate dai tuoi baci e l’ impronta del tuo calore sul mio corpo.

Pieno di te.

E anche se fossi uno sconosciuto, credimi, sarei così stupido da innamorarmi di te, di nuovo.

Sai, in realtà sono contento che non piova: riesco a sentire meglio il tuo profumo anche se non sei tra le mie braccia.

Sono contento che non piangiamo e che non ci siamo detti “ti amo”. In questo modo non sarà più facile, sarà solo più veloce.

Ti muovi per prima, ti allontani e già mi manca l’aria.

Non ti girare, non farmi vedere che adesso stai piangendo silenziosa, per non farti sentire.

Non ti voltare, ti prego, non voglio che tu mi veda per l’ultima volta in questo stato.

Non voltarti, amore, non voglio che tu abbia quest’ultima immagine di me nei tuoi ricordi.

Sali in macchina, abbracci il volante e scoppi in lacrime. Pensi che io non possa sentirti e ti lasci andare adesso.

Non ti ho mai sentita piangere così.

Vorrei ma so che se venissi a consolarti poi non riuscirei più a lasciarti andare.

 

 

 

___________

 

Capitolo corto ma, credo, carico di significato. Avrei potuto scrivere ancora e ancora ma Emmett me lo immagino così: coinciso. Ho voluto inoltre utilizzare un’altra forma di narrazione. È diretta. Sembra che le stia parlando, ma sono tutte cose che non riesce a dirle.

se non vi ricordate cos'era successo tra Emmett e Rose il capitolo 39 "smoke and ashes" vi rinfrescherà un pò le idee.

Fatemi sapere che ne pensate.

Spero che lo abbiate letto con la canzone.

 

Il capitolo non è betato. Mi scuso anticipatamente per gli eventuali errori.

 

Se potete, un commento è molto gradito.

 

Ringrazio, come sempre chi mi segue e chi commenta, in particolare grazie a chi mi ha fatto gli auguri di buon compleanno.

Un abbraccio speciale va a ellesse e redapple.



 

 

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Capitolo 47
*** When a woman meets a diamond (parte I) ***


bg47

I'm come back.

Credo che non esistano scuse sufficienti per avervi abbandonato così, senza alcuna spiegazione. Quindi vi lascerò direttamente alla lettura.

Questo capitolo lo dedico a tutti coloro che lo hanno aspettato con ansia.

Un grazie megagigantesco alla mia Beta Barbara. Senza di lei non lo avrei mai portato a termine.

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

Cap. Forty seven   - When a woman meets a diamond (parte I)

 

Lei era davvero bella. Forse la ragazza più bella che avessi mai visto in vita mia.

Si muoveva con tale delicatezza da sembrare sospesa nell’aria, e al suo passaggio il profumo di mille petali di rose rosse, quelle rose che stringeva in un bouquet tra le mani e che non potevano certo reggere il confronto, accompagnava il suo incedere. Lo potevo sentire anche da quella distanza. 

La sua figura era accarezzata dalla cascata di seta color avorio del lungo abito indossato che fasciava il suo corpo come un candido guanto. 

Un leggero strato di pizzo le lambiva il decolté suggerendo ingenuità e sensualità allo stesso tempo.

Sembrava irradiare luce propria, una luce abbagliante che schiariva tutt’intorno, rendendo l’atmosfera magica e irreale. Era come assistere all’animarsi di una vecchia polaroid.

Un passo e poi l’altro. 

Senza esitazioni. 

Senza mai abbassare lo guardo, nemmeno per controllare dove mettesse i piedi o, se per caso, stesse pestando il vestito.

Non potevo vederla in faccia a causa del velo ma avevo la certezza che tendesse le labbra in un bellissimo sorriso. 

Come una ladra me ne stavo in un angolo appartato a contemplarla, combattendo contro me stessa per stabilire quali sentimenti tra gelosia e ammirazione prevalessero dentro di me.

Come nel gesto più antico del mondo il padre consegnò la sua mano in quella dello sposo che l’attendeva all’altare.

Lo sguardo di lui era lo sguardo di un uomo che aveva aspettato ogni singolo istante della sua vita quel momento, quel piccolo ma grande gesto. 

Potevo sentire la sua gioia come un raggio di sole scaldarmi la pelle attraverso il suo sorriso, quel sorriso sghembo che conoscevo bene e che avevo tanto amato… 

Il calore del sole che immediatamente prima mi aveva lusingato, divenne un unico fuoco impietoso che ardeva attorno a me, inghiottendomi.

 

« No, Edward! », urlai in preda al dolore.

 

 

Rimasi ad osservare il soffitto sopra di me, imponendomi di respirare lentamente.

« Era solo un incubo », rassicurai me stessa.

La stanza era inondata dalla luce che proveniva dalla finestra e capii la ragione per la quale il calore che avevo patito nel sogno era stato così vivido, reale e sofferente. 

A febbraio non era così usuale che il sole a Forks facesse capolino. Avevo pressoché teorizzato che doveva esserci un impedimento, un meccanismo che s’inceppava proprio quando la Terra compiva il suo giro attorno al sole, che non permetteva a Forks di essere mai totalmente esposta. Una volta avrei fatto i salti mortali per una giornata del genere ma in quel momento non potei fare altro che rattristarmene.

Incassata la delusione iniziale, con ogni probabilità Edward ne avrebbe approfittato per cacciare e passare un po’ di tempo con la sua famiglia. Una sorta di bonus dalla scuola, dalla routine e da me. 

Lo sapevo, si trattava di un unico giorno, perché domani sicuramente sarebbero tornate le beneamate nubi ma, egoisticamente, non potevo sopportare l’idea di non vederlo, specialmente dopo l’ incubo che mi aveva svegliata. 

Era del tutto irrazionale ma dovevo tastare con mano che fosse ancora mio e che nel frattempo non avesse sposato nessuna.

 

 

Controllai l’ora dalla sveglia, che non era ancora suonata, e la disattivai: era fin troppo presto per i miei canoni, ma tentare di riaddormentarmi era da escludere, così scesi dal letto.

I miei piedi nudi furono subito accarezzati da  qualcosa di morbido e setoso.

Quando elaborai che quelli sotto le mie dita erano petali di rosa, gli stessi che poco prima avevo visto nel sogno, fui attraversata da un tremore che mi ributtò all’indietro, facendomi finire nuovamente a letto. 

Il mio corpo rimase totalmente paralizzato, ancora non in grado di metabolizzare l’episodio. 

Non appena fui in grado di muovermi mi tirai un pizzicotto sul braccio, tanto per verificare che non stessi ancora dormendo: non ero mai stata tanto sveglia.

Mi sembrava di essere finita in uno di quei film psicologici che tanto odiavo in cui non si capiva mai se il protagonista avesse realmente vissuto quegli avvenimenti o se li avesse solo sognati. O, forse il signor Burnham* era venuto a farmi visita quella notte. 

Non ci volle molto a scoprire chi era venuto a farmi visita in realtà, fin da come erano distribuiti quei petali sul pavimento e dal fatto che avesse agito senza il minimo rumore: Edward.

Seguii la scia che portava fuori dalla mia stanza, attraversava il corridoio e scendeva le scale fino ad arrivare alla cucina, dove riconobbi l’odore dei plumcake al cioccolato e l’aroma del caffè appena fatto.

Non doveva essere trascorso molto tempo da quando Edward era stato lì, mi sembrava di avvertirne ancora la presenza. Con ogni probabilità aveva aspettato che Charlie se ne fosse andato prima di organizzare ogni cosa.

Socchiusi gli occhi immaginandolo vicino. 

Mi sedetti nell’unico angolo apparecchiato della tavola, posai assorta due mani sulla tazza calda e riflettei sul fatto che Edward avesse corso un bel rischio a uscire a quell’ora da casa mia con quel sole lì fuori.

Che non si riducesse ad un brandello di polvere mi era stato chiaro dal momento in cui avevo compreso che loro erano pressoché indistruttibili e, se potevamo noi umani sopravvivere ai raggi ultravioletti, non vedevo come a loro avrebbero potuto recare danno con una pelle così spessa e dura. 

Ricordai dell’unica volta che avevo visto il suo aspetto sotto la luce solare: era stato tanto scioccante quanto quella volta che mi aveva rivelato di essere un vampiro.

Tutt’intorno a lui una sorta di aura splendente lo aveva illuminato e più che un demone mi era parso di vedere un angelo. Più lo guardavo e più mi convincevo che doveva essere così.

Una volta avvicinatomi mi ero accorta di come quella strana luminosità provenisse dalla sua pelle, del modo in cui minuscoli diamanti accostati l’uno accanto all’altro, riflettessero la luce. 

Avevo avvertito in Edward il solito timore, l’insicurezza di chi portava con se, come un marchio impresso sulla pelle, l’appellativo di “mostro”. 

Accostandomi ricordai di averlo abbracciato e, con ancora la consapevolezza di stare toccando un angelo, di avergli rivelato ciò che lui nella mia mente non poteva sentire: “Quest’ abbraccio vuol dire; tu non sei una minaccia. Non ho paura di starti così vicino. Posso rilassarmi, sentirmi a casa. Sono protetta, e qualcuno mi comprende**”.

Era per tutto questo che sarebbe stato alquanto difficile spiegare ai vicini – tanto più se questi erano il reverendo Weber e consorte – che ciò che era uscito da casa mia non era la cometa di Harley o, peggio, l’arcangelo Gabriele venuto a farmi visita.

 

Tremai percossa da un presentimento che mi fece venire la pelle d’oca. Come se avessi appena trovato un pezzo di puzzle mancante, un pensiero si fece prepotentemente spazio nella mia testa: la stessa intensa e affascinante luminosità della ragazza dell’incubo, era la medesima che contraddistingueva quelli come Edward.

Così nella mia sadica fantasia il mio attuale ragazzo sposava una vampira.

Sbuffai pensando quanto fosse assurdo lasciarmi condizionare in questo modo da uno stupido incubo.

 

Non indugiando oltre addentai il plumcake più buono del mondo e feci in tempo a portare alla bocca la tazza di caffè, quando mi accorsi che Edward aveva lasciato un biglietto. 

Sulla carta spessa a chiare ed eleganti lettere spiccava il mio nome. 

Lo aprii senza attendere oltre.

Con una grafia d’altri tempi diceva:

 

Dolcissimo amore mio,

il giorno mi sembrerà interminabile oggi senza te.

Non ho mai desiderato tanto accorciare le ore che ci dividono, ne conterò i minuti, poi sarò tuo.

Ripongo le mie attese alla notte dunque,

nella speranza che tu mi aspetterai.

Intanto prenditi cura della cosa più preziosa che ho: te stessa.

Ti amo sempre di più ,ogni istante che vivo

Tuo per sempre Edward

 

Commossa posai il biglietto sul petto, all’altezza del cuore che aveva accelerato i suoi battiti, come se facendolo Edward avrebbe potuto sentirli.

In un attimo l’incubo di quella mattina non aveva più alcun significato.

Finii la colazione e mi preparai per la scuola con il desiderio di vedere al più presto il sole tramontare.

 

 

Ero in perfetto orario quando uno squillo sul cellulare mi avvertii che Angela mi aspettava sotto casa sua. Per fortuna non avevo dimenticato che oggi sarei dovuta passare a prenderla per andare a scuola insieme.

Non appena svoltai nel viottolo dei Weber, superata quella ridicola cassetta per le lettere, la vidi venirmi in contro e non potei far a meno di notare il suo abbigliamento.

« Angela? », domandai appena salì in auto, mettendo in dubbio che fosse davvero lei.

« Emh », farfugliò tornando la Angela che conoscevo, « dici che è troppo? ».

« Assolutamente no! », le risposi ingranando la retromarcia prima che potesse chiedere di scendere a cambiarsi. « Stai benissimo », aggiunsi.

Indossava un vestitino sopra le ginocchia tutto colorato molto in stile hippy ed a coprirle le lunghe gambe delle parigine color ocra. Angela faceva pandant con quell’insolita bella giornata.

Notai, dal modo in cui si stava torturando le mani, che era nervosa.

« Tutto okay? », le chiesi distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada per fissarla.

« Ti ricordi di Ben? Ben Cheney? », mi domandò inaspettatamente.

« Ben », ripetei. 

Sì, me lo ricordavo. Più precisamente, dopo la figura di merda che avevo fatto con lui, ricordavo perfettamente le occhiatacce che mi inviava ogni qual volta lo incrociassi in corridoio, quando non era impegnato a giocare ai suoi videogame.

« Certo », risposi.

Se questa volta aveva davvero fatto qualcosa di male…

« Mi ha chiesto di uscire. Oggi. Stasera », disse come un fiume in piena.

« Uh », sulla mia bocca si disegnò un’espressione poco intelligente di chi si è perso qualche puntata.

« Ho fatto come mi hai consigliato tu », spiegò eccitata. « Gli ho fatto capire che ero interessata a lui. Con delicatezza, s’intende. Sai, abbiamo passato qualche pomeriggio insieme dopo scuola per il compito… ».

Si stava verificando un’inversione di ruoli: io ero Angela, Angela era me. Lei aveva rimediato un appuntamento romantico, io mi ero quasi commossa di fronte a un plumcake.

« Sono fiera di te », le sorrisi sincera e lei ricambiò. Forse non si era ancora resa conto che l’attendeva un resoconto dettagliato – molto dettagliato – di tutto.

Era evidente: Angela stava finalmente uscendo dal suo guscio. Stava prendendo le redini della sua vita.

« Isa. Tu credi. Pensi mi bacerà stasera? », domandò e l’insicurezza la si poteva tagliare a fette.

« Voglio sperare di sì. Insomma: ti sei vista? ».

« E se non lo facesse? ».

« Puoi sempre farlo tu ».

« No, penserebbe che sono una sfacciata ».

Alzai gli occhi al cielo.

« Succederà, se vorrai e se è destino che succeda », conclusi ma non sembrò comunque rilassarsi.

« Se vuoi », mi venne un’idea, « potremmo organizzare un’uscita a quattro. Così per qualsiasi… ». Il suo sguardo eloquente stroncò la mia proposta sul nascere.

« Scusa, Isa », disse, « Ce la posso fare da sola, ce la devo fare da sola », respirò a fondo.

« Dopotutto oggi è San Valentino! », disse allegra.

Frenai di colpo il pick-up e quasi l’automobile dietro non mi tamponò. 

« Dio perché quando hai distribuito i cervelli ti sei dimenticato di me? ».

Angela rise, « non l’avrai scordato… ».

In un attimo collegai tutto: la colazione, le rose, il biglietto…

 

Diavolo, era San Valentino ed io l’avevo dimenticato!

Non che fosse poi così difficile dal momento che con Edward lo era tutti i giorni. Anche se, volendo essere sinceri, non avevo mai pienamente approvato questa sedicente ricorrenza.

Tuttavia era impossibile non accorgersi della strana atmosfera che si respirava a scuola. L’aria era carica di aspettative, di frasi sussurrate all’orecchio, di sorrisi rubati e di pensieri più o meno casti.

Mi pareva di dover camminare in punta di piedi per evitare di rompere quell’equilibrio che si era creato. Anche Angela, che mi camminava a fianco, sembrava aver contratto lo stesso morbo e se ne stava più silenziosa del solito, persa in chissà quale fantasia.

Osservai desolata i corridoi. La solita confusione era rimandata di un giorno sostituita da deprimenti amoreggiamenti. 

« Si può sapere cosa hanno tutti? », domandai ad alta voce.

Angela mi guardò perplessa, quasi come se non capisse a cosa mi riferissi, come se quelle stranezze le avessi colte solo io.

Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Ben, in fondo al corridoio, capii che non avrei più avuto alcun segno di vita da parte sua, ma fu abbastanza da suggerirmi la risposta che stavo cercando.

Era semplicemente amore. Soltanto che per esaminare lucidamente la realtà avevo bisogno di non avere il mio sguardo unicamente puntato su quello di Edward e quella era la mattina giusta per farlo.

Mi defilai senza nemmeno bisogno di accampare una scusa e osservai Angela avvicinarsi timidamente a Ben. Se in tempi non sospetti mi avessero detto di scommettere su loro due come coppia avrei desistito. Non potevano essere più differenti. Ma pensandoci: chi mai avrebbe puntato anche solo un quarto di dollaro su me ed Edward?

Si scambiarono qualche parola, poi la mia amica gli porse qualcosa che riconobbi essere dei deliziosi biscotti al cioccolato a forma di cuore fatti in casa.

Prima che la nausea prendesse il sopravvento mi avviai con passo sostenuto verso l’aula di storia.

L’invisibilità concessami nel corridoio divenne un faro proiettato sulla mia nuca non appena mi sedetti al mio solito posto, accanto a quello vuoto di Edward.

Sulle facce dei miei compagni si disegnarono tanti punti interrogativi che si diradarono, per fortuna, non appena la prof. fece capolino nell’aula. Doveva essere impensabile per loro che Edward non fosse accanto a me proprio nel giorno dedicato agli innamorati.

Sbuffai stizzita mentre esaminavo i raggi del sole attraversare il vetro e posarsi sul suo banco.

 

Le ore che mi separavano da Edward non sembravano passare.

Per me, questo San Valentino non era iniziato nel migliore dei modi. Lo conoscevo abbastanza però per poter affermare con convinzione che avrei ricordato quel giorno. L’attesa sarebbe stata largamente ripagata, e di sicuro Edward avrebbe trovato, sebbene fossi restia a qualsiasi regalo, qualcosa di speciale e di assolutamente perfetto. Chissà perché poi gli  risultasse tanto difficile capire che lui era già il miglior regalo che potessi mai desiderare. Farmene degli altri avrebbe solo significato alimentare già l’insormontabile debito con lui.

Avevo nel portafoglio trentasette dollari e qualche centesimo. Sufficienti per comprare dei deliziosi, quanto scontati, cioccolatini, ma più che un regalo gli avrei fatto un torto. Il fai-da-me era da escludere nel più assoluto dei modi: non sapevo appiccicare un francobollo su una busta e, anche se Edward avrebbe comunque apprezzato l’impegno, preferivo non cimentarmi in nulla che potesse costarmi un arto. Dopotutto, l’avevo promesso.

Sbuffai conscia del fatto che non esisteva il regalo perfetto per un ragazzo perfetto, qualunque cosa gli avessi donato sarebbe comunque risultata inadeguata. E lui già soltanto con un biglietto aveva fatto fare gli straordinari al mio cuore.

 

 

 

Per tutto il pomeriggio avevo cercato di ingannare il tempo: ero passata dalla biblioteca e mi ero addirittura addentrata in un negozietto di antiquariato, che non avevo nemmeno idea esistesse prima di allora, dove avevo incredibilmente trovato qualcosa che faceva al caso mio. Avanzatomi tempo, avevo infine deciso di prepararmi per la serata anche se con largo anticipo, inaugurando persino una spazzola per le unghie a forma di ippopotamino e lavandomi i denti due volte.

Il problema mi si era presentato davanti all’armadio, non sapendo esattamente come vestirmi. Non che Edward mi avesse fornito indicazioni in tal senso. Per quanto ne sapessi – e ne sarei stata più che felice - avremmo potuto anche passare l’intera serata in camera mia.

Dopo tanto riflettere, alla fine avevo optato per una via di mezzo: un vestitino semplice dalle spalline sottili, facilmente sfilabile all’occorrenza.

Nonostante i miei sforzi però le lancette dell’orologio appeso in cucina segnavano ancora le 17:38. Non sapevo neppure quando Edward sarebbe passato esattamente. L’unica cosa di cui ero certa era che se avessi continuato a guardare l’orologio l’avrei sicuramente consumato.

Appoggiai il mento sulle mani e proiettai lo sguardo alla foto sul tavolo. La telecronaca della partita di football in salotto faceva da sottofondo musicale ai miei pensieri.

Uno scatto rubato.

Ritraeva me ed Edward alla festa di inaugurazione della biblioteca.

Non certo una delle migliori foto. A parte per la presenza di Edward in smoking, non aveva apparentemente nulla di speciale. Non era perfettamente centrata, era anche leggermente sfocata e nessuno dei due guardava l’obiettivo.

Era speciale per me, però.

Nella foto ci guardavamo negli occhi e potevo cogliere nel nostro sguardo quel qualcosa che era impossibile cercare di spiegare a parole ma che in quell’immagine risultava persino palese

Sembrava che il mondo gravitazionasse attorno a noi, come se in quel momento non esistessimo nient’altro che noi.

Il fotografo, per di più, era stato in grado di immortalare una delle cose che valeva la pena vedere prima di morire: il sorriso sghembo del mio vampiro.

Fino a quel momento avevo concentrato tutta la mia attenzione su Edward per accorgermi di quanto anche io stessi bene tra le sue braccia. Come la luna, vivevo di luce riflessa. Non sapevo esattamente come ci riuscisse, ma Edward sapeva estrarre la mia parte migliore, quella parte che non sapevo nemmeno di possedere. Quando ero con lui mi sentivo una persona migliore.

Il campanello interruppe le mie elucubrazioni. Constatato che per nulla al mondo Charlie si sarebbe perso un secondo della partita per andare ad aprire, andai alla porta e con mia grandissima sorpresa trovai il mio Valentino sull’uscio.

Affascinante era l’unico aggettivo che i miei due neuroni rimasti riuscivano ad elaborare in quel momento. Con quel cardigan scuro, sembrava appena uscito da una pubblicità di Tommy Hilfiger. Anzi, a dire il vero, lui era anche meglio del modello del cartellone pubblicitario. La celebrazione del “bello” fatta persona.

Non riuscendo a trattenere la gioia di vederlo, lo abbracciai di slancio.

« Hey », mi baciò i capelli sorridendo della mia irruenza.

« Che ci fai qui? ».

« Sono le 17:45, il sole è tramontato da quasi cinque minuti », mi sussurrò in un orecchio.

In effetti non mi ero ancora accorta che fuori il cielo iniziava ad imbrunire.

Lo studiai dal basso verso l’alto, circospetta. « Come mai usi l’ingresso principale? ».

« Perché questo è un appuntamento, signorina Swan, un appuntamento vero », disse porgendomi un mazzo di rose rosse.

Lo ammonii dolcemente con lo sguardo. « Sono davvero bellissime », cedetti facendomi da parte per farlo entrare.

 

Lo sentii salutare mio padre in salotto mentre cercavo un vaso per i fiori in cucina.

Quando lo udii chiedere il permesso per portarmi fuori quasi non scoppiai a ridere. Avrei pagato per sapere cosa passasse per la testa di Charlie in quel preciso momento.

Contrariamente a quanto mi sarei aspettata, la tattica – probabilmente avvalorata dai modi fin troppo garbati di Edward – aveva funzionato e mio padre si era di mostrato fin troppo disponibile.

« Sei pronta? », mi chiese quando feci la mia apparizione in salotto.

Annuii e salutai mio padre che non pose stranamente nessuna condizione d’orario e non borbottò nulla circa il mio abbigliamento. A quanto pareva non ero l’unica a subire il fascino di Edward.

« Sembra che anche Charlie abbia un appuntamento galante stasera », mi confidò Edward non appena fuori.

Razza di …

Sorvolai dall’immaginare qualsiasi attività ludica che avesse come protagonista mio padre per soffermarmi su ciò cui valesse realmente la pena concentrarmi…

Prima che potessi però dire o fare qualsiasi cosa Edward mi sollevò prendendomi alla sprovvista e posò le sue labbra sulle mie.

Era straordinario come, anche soltanto con un semplice bacio, potesse trasmettermi tanto. Tutto ciò di cui avessi bisogno.

Non era difficile percepire, quando eravamo così vicini, cosa provavamo l’uno per l’altro.

Gli passai una mano dietro la nuca e il bacio si approfondì.

Considerata la sua immunità alle frecce di Cupido, era scontato che tutto l’amore che provava per me, lo sentivo, era qualcosa che trascendeva ogni cosa. Era qualcosa di inspiegabile. 

« Buon San Valentino », disse non appena le nostre bocche si separavano.

 

 

« Scusa, se te lo chiedo così », iniziai non appena salii sulla Volvo argentata, « con tutti i San Valentino che hai alle spalle…», mi bloccai, facendo il possibile per non risultare indelicata chiedendoglielo. « Come mai tutto questo attaccamento a questa festa? ».

« Non è sempre stato così », mi confidò, « però, beh, ora ho più che una ragione per festeggiarlo », affermò guardandomi intensamente negli occhi.

« Per di più », aggiunse mettendo in moto l’auto che fece le fusa al suo tocco, « mi fornisce l’occasione, altrimenti difficilmente concretizzabile, di fare cose che diversamente non potrei fare con te…».

« Quale genere di cose? », domandai piuttosto interessata.

« Ahah », rise immaginando cosa mi stesse passando per la testa, « Non ora. Lo vedrai ».

« Come te la sei cavata oggi a scuola senza di me? », domandò, sviando la nostra conversazione altrove.

« B-Bene », mentii abbassando lo sguardo.

« Oggi sembravano tutti impazziti. Se fossi venuto avresti dovuto procurarti un furgoncino per trasportare tutti i dolcetti che ti riguardavano », sdrammatizzai.

« Vorrei poter dire, dunque, che sono felice di non essere venuto ma mentirei. La verità è che mi sei mancata moltissimo oggi », mi confidò con l’aria da cucciolo. « Senza considerare che avrei dovuto trattenermi più del solito… », aggiunse poi con un sorriso tirato.

 

 

Guardai circospetta il posto sterrato dove Edward stava conducendo l’auto.

Attorno a noi, illuminazione era pressoché inesistente e, da quanto potessi distinguere solo con l’ausilio dei fari della Volvo, mi sembrava di scorgere in lontananza una lunga cancellata scura.

Il luogo dove ci fermammo aveva tutta l’aria di essere un parcheggio abbandonato, solo più inquietante. Se non ci fosse stato Edward al mio fianco me la sarei sicuramente fatta sotto.

Ancora non riuscivo a collegare cosa ci facessimo lì esattamente. Se voleva semplicemente trovare un luogo per appartarsi, poteva semplicemente chiedere.

Quando fummo più vicini presi atto che la cancellata non era stata frutto della mia immaginazione, solo non avevo notato fosse incorniciata per tutto il suo perimetro da filo spinato. Era impossibile poi non notare da quella distanza quell’ “ALT” affisso su un cartello che metteva in guardia in più lingue che si trattava di un area privata e di farsi riconoscere.

Guardai Edward dubbiosa.

« Che c’è? », mi domandò come se non ci fosse proprio nulla di strano.

Scese dall’auto con tutta la tranquillità di questo mondo mentre il mio cuore perdeva un battito. Lo seguii con lo sguardo fare qualche passo in mezzo alla sterpaglia pregando non mi chiedesse di raggiungerlo.

Il tonfo che ne seguì fu la prova che in qualche modo Edward aveva aperto il cancello per consentirci di proseguire.

Aspettai che tornasse in macchina. « Cosa diavolo stiamo facendo? Mi sembrava ci fosse scritto chiaramente di non oltrepassare quella zona », sbottai.

« Le regole sono fatte per gli uomini », mi rispose accendendo l’auto.

 

 

 

 

 

 

 

 

*Lester Burnham è uno dei protagonisti di American Beauty.  A Isa viene in mente di collegarlo ai petali di rosa trovati ai piedi del suo letto in quanto in American Beauty Mr Burham ha continue fantasie sessuali su un’adolescente, amica di sua figlia, in cui i petali di rose rosse sono un motivo ricorrente

**P. Coelho

 

 

 

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Capitolo 48
*** I Can Fly (Parte II) ***


 

 

 

 

L’errore più grande è stato quello di voler avere la presunzione di descrivere e rappresentare le dimensioni della vita umana in toto con strumenti scientifici e pretendere che la realtà fosse quella regolata dal meccanicismo scientifico.

Tuttavia questa descrizione e segmentazione del tempo non rappresenta la realtà ma un mondo mentale condiviso dalla comunità per ragioni pratiche di convivenza, in quanto il tempo è un flusso continuo che non si può arrestare ed in particolare ogni istante può avere per ognuno di noi una durata ben diversa, soggettiva. *

 

 

 

Bad Girl

[Isabella Swan]

Cap. Forty   - I Can Fly (parte II)

 

 

Le sorprese mi piacevano peccato che la mia indole curiosa non riuscisse a governare l’impazienza.

Dopo aver superato la cancellata off-limits Edward ed io ci eravamo ritrovati in un luogo meno tetro e apparentemente meno pericoloso rispetto a quello precedente ma altrettanto buio per permettermi di capire dove fossimo e, soprattutto, cosa ci facessimo lì.

Il riscaldamento al massimo, voluto da Edward perché non congelassi, stava iniziando ad appannare il parabrezza e i finestrini laterali, peggiorando ulteriormente la mia situazione visiva.

Mentre la mia vista non andava al di là del vetro, Edward al contrario sembrava avere una panoramica ben definita del luogo in cui ci trovavamo. Sorrise e con il suo solito tono di voce ipnotizzante disse: « dovremmo aspettare, purtroppo ».

« Aspettare cosa, esattamente? ». L’ansia mi stava divorando. « Credi sia possibile sapere qualcosa adesso? ».

Scosse la testa in senso di diniego con il suo solito sorriso bastardo stampato in volto.

Forse c’era una cosa che avrei potuto utilizzare a mio favore, come merce di scambio. «Anche io ho qui qualcosa per te », affermai, pronta a negoziare.

« Spiacente, dolcezza », Edward frantumò ogni mia possibilità di contrattazione ancor prima di cominciare.

Sospirai buttandomi all’indietro sul sedile. Non c’erano modi per convincerlo.

« Tieni  », gli porsi comunque il sacchettino che avevo tenuto fino in quel momento in borsa. Non ero proprio il tipo che la tirava per le lunghe.

« Ah », mi guardò stupito. E per il solo fatto di essere riuscita a sorprendere un vampiro centenario mi presi la mia piccola rivincita.

« Pensavi stessi bluffando prima? », lo guardai fintamente risentita.

« Solo, pensavo fossi refrattaria a qualsiasi cosa inizi con “regal” e finisca con “o” », nel suo tono di voce notai una piccola nota di rimprovero.

Annuii completamente d’accordo con la sua affermazione.

Abbassò lo sguardo al sacchetto e poi mi guardò nuovamente negli occhi. « Proprio per questo motivo non ho comprato nulla per te », dichiarò, ma non mancai di notare quel sorrisino sardonico che cercava mal celatamente di nascondere. Evitai di indagare. Qualunque cosa fosse, l’avrei scoperto. Prima o poi.

Infilò una mano nel pacchetto. « Sense and Sensibility by A Lady** », lesse ad alta voce una volta estratto il libro.

Mi fissò nuovamente negli occhi, ancora più stupito di prima, se possibile. « Come fai ad averne una copia?  ».

« Tecnicamente non si tratta proprio di un regalo  », mi morsi un labbro nervosa. « Dovrò restituirlo », puntualizzai sorridendo come una bambina appena scoperta a fare una delle sue marachelle.

I manoscritti e i testi antichi erano in realtà consultabili solo presso la biblioteca, ma, una volta capito che fossi Isabella Swan – quella Isabella Swan, – la bibliotecaria aveva acconsentito, non con poche raccomandazioni, perché lo tenessi qualche giorno.  

« Non so quanto possa centrare, ma mi ha fatto pensare a te », ammisi arrossendo.

« Ah, sì? », mi domandò incuriosito.

« E’ vecchio. Prezioso. E non morirà mai ».

Non mi sfuggii il suo sorriso emozionato e al tempo stesso divertito. « E’ un bellissimo pensiero. Non so davvero come ringraziarti ».

« Non è nulla », minimizzai muovendo una mano come a voler scacciare una mosca, « Ma se proprio insisti… un’idea ce l’avrei », ammiccai nella sua direzione, sperando che mi prendesse in parola.

Sorrise guardandomi intensamente negli occhi. Come se fossi qualcosa di estremamente prezioso. Con quel solo millimetrico movimento delle labbra sembrava riuscire a far quadrare ogni cosa. Aveva il suo posto, in armonia con l’universo. Ed io avevo trovato il mio, tra le sue braccia.

Prima che potessi perdere la cognizione di me stessa, solo guardandolo, mi preparai a prendere la seconda cosa che avevo pensato per lui.

Fino ad allora ero stata combattuta sul darglielo o meno.

Lo tenni stretto in un pugno per qualche minuto finché non mi decisi. « Non è tutto », annunciai prima che potessi cambiare idea.

Questa volta lessi nel suo sguardo una lieve forma di dissenso che mi fece quasi desistere.

Non era né il luogo né il momento più adatto, ma oramai era tardi per i ripensamenti.

Afferrai la sua mano destra e nel palmo depositai l’oggetto.

Quando lo aprì si ritrovò in mano una piccola scatolina.

 

 

Il piccolo campanello posto sulla porta annunciò la mia presenza e mi suggerì altresì, che era oramai troppo tardi per scappare.

Non avevo mai notato quel negozietto di antiquariato prima e non ci sarei mai entrata se non fossi stata così disperata.

« Ciao », una voce gioviale mi diede il benvenuto non appena mossi il primo passo all’interno del negozio.

Poco dopo una ragazza dalla pelle ambrata e i capelli corvini fece capolino da sotto il bancone. Mi stupii non poco di vedere una ragazza così giovane lavorare in un posto del genere.

« Ciao », le risposi arrangiando un sorriso. Impossibile non rimanere contagiati dalla sua allegria.

« Sono Keya », si presentò sollevando una mano e notai che nell’altra impugnava la cornetta di un telefono. « Posso aiutarti? ».

« Io veramente… », farfugliai, « posso dare un’occhiata? ».

Annuì tornando al suo interlocutore mentre con le forbici ritagliava strane formine nella carta.

Sospirai guardandomi intorno.

La bottega poteva avere suppergiù le dimensioni della mia stanza ma avevo la vaga impressione di potermici perdere. La mia prima preoccupazione fu quella di riuscire a muovermi al suo interno senza creare pasticci. L’equazione “oggetti fragili uguale danno” rientrava tra i miei must, dopotutto.

Sembrava il luogo dove giungevano gli oggetti smarriti provenienti da ogni dove. Quasi mi aspettavo di trovare anni e anni di calzini spaiati.

Vagai in mezzo ai varchi tra mobili dorati di dubbio gusto e acchiappasogni di ogni forma e colore. Finché il mio sguardo non si posò su un orologio adagiato in un bauletto color porpora. Uno di quegli orologi da taschino.

La mia mente vagò in un luogo lontano, in un’altra epoca, e visualizzò Edward in tight con lo stesso orologio tra le mani.

Per me gli oggetti erano sensoriali: se riuscivano a trasmettermi qualcosa allora erano quelli giusti.

Quando lo presi con cura tra le mani notai però che le lancette erano ferme alle dodici.

« Non funziona », imprecai sottovoce.

Ruotai una delle due rotelline poste a lato nella speranza di riuscire a riattivarlo in qualche modo ma le lancette non si mossero. Invece una dolce melodia riempì improvvisamente la bottega.

Keya alzò gli occhi dal bancone e mi sorrise divertita.

Più che imbarazzata premetti nuovamente il pulsante nella speranza che smettesse, ma la musica continuò finché  il motivetto non si esaurì con le ultime note, imponendomi ad ascoltarlo interamente.

Allora una voce arcaica alle mie spalle quasi non mi fece cadere contro dei fragilissimi oggetti di vetro. Mi voltai nella direzione da cui mi sembrava provenisse e misi a fuoco una vecchia.

Non potevo sapere se fosse sempre stata lì, completamente mimetizzata tra le cianfrusaglie, o se fosse appena sbucata dagli inferi.

Per la seconda volta trasalii fissando le sue iridi d’alabastro e i lunghi capelli bianchi che le incorniciavano la pelle bruna incartapecorita.

Guardandola la mia mente evocò l’immagine di un albero. Una quercia secolare. Il paragone era rafforzato dal fatto che così seduta, non riuscivo nemmeno a distinguere dove finissero i suoi piedi e iniziasse il pavimento.

« Ho detto », riprese muovendo le labbra ridotte a due linee orizzontali, « siete innamorata ».

L’osservai stranita ma non risposi dato che la sua non aveva per niente il tono di una domanda.

« Avvicinatevi ».

Guardai oltre le mie spalle nella speranza che si stesse rivolgendo a qualcun altro ma per mia sventura non c’era nessuno. Alla fine avanzai verso quella donna. Non che il suo tono austero ammettesse rifiuti.

Prese la mia mano e la strinse con energia.

« Sì, che lo siete », rise mostrando la scacchiera di quei pochi denti che le erano rimasti.

« Altrimenti non vi venderei quell’orologio », il suo tono divenne improvvisamente duro.

« Nonna? Quante volte ti ho detto di non importunare i clienti? », Keya la riprese, poi si voltò nella mia direzione e mimò con le labbra di non darle retta.

« Posso vederlo? ». Il dito adunco come un ramo della vecchia indicò l’orologio che tenevo in mano. Benché mi sembrasse un controsenso dato che era visibilmente orba, esaudii ugualmente la sua richiesta mettendole l’oggetto tra le mani.

Con un sorriso passò meticolosamente le dita tra le intarsiature dorate che lo decoravano. Poi, con l’ausilio dell’altra mano, forzò la cassa. Contraddistinsi un “tic” che mi fece imprecare mentalmente. Contrariamente a quanto mi aspettassi però, l’orologio non mostrò i suoi meccanismi, ma svelò al suo interno una specie di intercapedine nascosta.

L’”albereggiante” vecchia passò un indice al suo interno e, ancora una volta, il suo risolino da strega mi fece tremare.

Quando finalmente me lo mostrò vidi cosa esso conteneva rimanendo senza parole.

Nemmeno se l’avessi commissionato avrei ottenuto un oggetto tanto perfetto.

 

 

Il silenzio che ne seguì fu assordante.

Avrei preferito che mi dicesse che quell’orologio era la cosa più orrenda che gli avessero mai regalato piuttosto che restare così, senza nemmeno un commento. Per di più non riuscivo a decifrare dalla sua espressione cosa ne pensasse.

Edward era rimasto letteralmente di sasso. Non ricordavo di averlo mai visto così prima.

« Ehm », mi schiarii la voce rompendo il silenzio, « penso di poterlo cambiare, se non ti piace », lo informai, anche se l’idea di rivedere la vecchia mi faceva venire la pelle d’oca.

« No », affermò e per lo meno ebbi un segno di vita.

« Anche questo ti ha fatto pensare a me? », domandò. Il suo tono era grave.

Il motivo per il quale fossi tanto restia a dargli quel regalo era proprio per il timore che potesse mal interpretarlo. Come infatti mi pareva stesse facendo.

Un orologio, sinonimo del tempo che scorre mentre lui era bloccato nel suo aspetto da diciassettenne, senza possibilità di cambiamento; come le lancette di quell’orologio era fermo mentre tutto scorreva attorno a lui.

Con le parole non ero mai stata brava. Così mi avvicinai, gli presi di mano l’orologio e ne feci scattare il vano segreto, mostrandoglielo.

L’intercapedine mostrava al suo interno un’ incisione latina chiara e profonda:

“In aeternum”.

In eterno. Per sempre.

 

 

« Questo non è solo un orologio », l’anziana abbassò gli occhi come colta improvvisamente da un sonno profondo.

« Si tratta di una promessa », aprì nuovamente gli occhi e proiettò le sue iridi vitree nei miei, come per leggermi dentro l’anima. Non mi sottrassi, curiosa di sapere oltre. Lei era cieca ma sembrava percepire cose che gli altri non riuscivano a vedere.

 
« Ogni oggetto racconta una storia.

Se questo potesse parlare rivelerebbe la storia del ragazzo che l’aveva posseduto. Un ragazzo tanto sciocco quanto innamorato. Follemente innamorato di una ragazza tanto diversa da lui senza cuore e senza spirito, ancorata al mondo da una menzogna.

Cedette la sua anima al diavolo per quell’amore che non poteva avere. Così trovò il modo di stare con lei per sempre.

Ma quando il ragazzo tornò, profondamente cambiato, scoprì che lo stesso demone a cui si era rivolto l’aveva ingannato, prendendosi in cambio, la vita di colei che amava di più  ».

« Non sentite il suo pianto attraverso questa musica? », mi domandò interrompendo il racconto.

Sorrise amara e continuò. « Non ci mise molto a raggiungerla. Per sempre ».

 

 

Azionai la melodia ruotando la rotellina dell’orologio e, mentre le note volteggiavano nell’abitacolo, feci mie le parole dell’anziana che aveva saputo leggermi dentro. « Questo non è un orologio », dissi.

« E’ una promessa », promisi guardandolo intensamente negli occhi.

Le mani di Edward si schiusero a coppa sul mio viso e coi pollici lambì leggero le mie guance, fissandomi intensamente negli occhi.

« Ti amo  », sussurrò sulle mie labbra.

« Ti amo anche io », risposi baciandolo.

Il timore che lui travisasse il significato di quel dono era del tutto svanito.

Edward aveva compreso che quelle lancette immobili non descrivevano la sua condizione.

D’altronde non avevo fatto sistemare l’orologio per scelta: solo in quel modo le lancette potevano rimanere sempre unite.

Due. Proprio come noi.

Così vicine da toccarsi. Sovrapposte.

Al di là del tempo e dello spazio.

In fondo quando ero con Edward che significato aveva il tempo?

 

 

I fari di un’auto di fronte alla Volvo mi scostarono con forza dai miei pensieri come un brusco risveglio.

L’idea di passare l’intera notte di San Valentino in una cella mi sembrava si stesse pian piano sempre più concretizzando. Senza considerare che avrei dovuto fornire qualche spiegazione – anche se io per prima non ne avevo, - a Charlie.

Che scusa avremmo potuto inventare per esserci addentrati in un area vietata?

Edward sorrise eccitato, voltandosi nella mia direzione. « Se stasera potessi andare ovunque, ovunque tu voglia, dove vorresti andare? ».

Phoenix.

Nonostante la sua domanda mi suonasse insensata e totalmente fuori luogo, la mia mente mi aveva preceduto elaborando una risposta, una risposta che nemmeno io mi sarei aspettata. Erano mesi che non sentivo Renèe e, nonostante non si potesse certo dire che la parola “mamma” le si addicesse, era comunque la persona con cui avevo passato più della metà della mia vita. Forse mi mancava.

« Non so  », risposi, mettendo a tacere la mia stessa coscienza.

« Allora non ti dispiacerà se lo stabilisco io ».

« La tua cripticità mi destabilizza  ».

« Un’ultima cosa  », accennò ignorandomi vistosamente, « hai paura di volare? ».

Mise in moto l’auto e seguì quella che ci precedeva.

 

 

Sarebbe stato più facile immaginare che il teletrasporto, come dote vampiresca aggiuntiva di cui ancora non ero a conoscenza, fosse la soluzione a quelle strane domande di prima, ma non questo.

Un uomo sulla trentina in uniforme e guanti bianchi si avvicinò all’auto. « Signor Cullen, perdoni il ritardo  », disse con accento straniero aprendomi galantemente la portiera.

Non potevo credere ai miei occhi.

« Tu? Possiedi un aereo? », gli domandai confusa.

« No  », rispose, « è un jet  ».

Edward rise della mia espressione che in quel momento doveva essere simile a quella di una triglia.

« In realtà non è mio. L’ho solamente affittato », precisò solo dopo essersi goduto la mia faccia.

Edward ed io eravamo diversi in molte cose. Una di queste indubbiamente era il peso che ognuno di noi dava alla parola “solamente”.

« Tu, cosa?  », urlai per sovrastare il rumore dei motori.

 

 

Una volta messo piede all’interno del jet, mi sembrò di essere stati catapultati nella hall di un hotel a cinque stelle.

L’uomo in divisa mi aiutò a togliere il cappotto e mi fece accomodare su un divanetto beige.

 

« Edward », lo avvertii prima che potesse architettare altre sorprese come quella, « ti ricordo che devo essere a casa, diciamo almeno entro domattina. Charlie sarebbe capace di recludermi in camera mia per i prossimi cinque anni ».

« Bene, almeno potrò farti visita in qualsiasi momento », rispose provocante.

Il maitre sogghignò sotto i baffi.

« Quindi », articolai posando una mano sotto il mento, « tra le tante doti di Edward Anthony Cullen stasera c’è da aggiungere quella di pilota di jet? », utilizzai volutamente un tono acido. Delle volte era snervante avere a che fare con qualcuno che sapesse fare proprio tutto. Mi faceva sentire così piccola.

« E rinunciare al piacere di passare la serata con una così bella donna? », affermò avvicinandosi. « Affatto », rispose a se stesso.

« In realtà abbiamo un ottimo pilota in cabina, mademoiselle », s’ intromise il maitre.

« Gustave? », lo interpellò, « ti spiace portare alla signorina qualcosa da bere? ».

« Oui », disse e scattò come se si fosse scottato i piedi.

 

 

Poco dopo Gustave tornò spingendo un carrellino.

« Excellent millésime, monsieur [Ottima annata, signore] », disse versandogli dello champagne all’interno di un flute.

Edward avvicinò il bicchiere alla bocca senza bere. « Il est [lo è]  », ribatté dopo essersi bagnato le labbra e a quel punto il maitre ebbe il consenso di riempire anche il mio.

Dopodiché ci lasciò finalmente soli.

« A noi », brindò Edward facendo tintinnare i nostri calici.

« Cin cin », risposi bevendo tutto d’un fiato.

L’osservai fare altrettanto e mi ricordai di quella volta, – quando ancora nemmeno sospettavo cosa fosse, - che avevamo trincato vodka fino a stare male.

Quella volta l’alcool l’aveva aiutato a tenere a freno il desiderio del mio sangue e a sfoderare in lui un lato estremamente sincero che a momenti mi stava per svelare la verità, ammesso che il mattino seguente fossi riuscita a ricordarmene.

Da quella volta erano cambiate molte cose, specialmente per quel che riguardava la sua sete. Avevo l’impressione che fosse talmente assuefatto dal mio odore da non creargli più il minimo problema. Era un sollievo, e non soltanto per la mia giugulare, che non dovesse trattenersi continuamente, ventiquattrore su ventiquattro.

« Non credi che sia ora di dirmi dove stiamo andando? ».

Se non fosse stata sua intenzione rivelarmelo, speravo che almeno lo champagne avesse iniziato a fare effetto.

« In un luogo, in tanti posti ».

Già, le bollicine bionde avevano fatto effetto, ma non nel modo in cui speravo.

Sbuffai delusa dalla risposta e avvicinai il bicchiere per una seconda dose di quel nettare.

« Ah, no! », mi redarguì, « prima dovrai mettere sotto i denti qualcosa ».

« Abbiamo degli ottimi ravioli ai funghi, se gradisce », mise un’altra volta becco Gustave in piedi come uno spaventapasseri dietro di noi.

« Gradisco », risposi mal interpretando la parte di una signora d’alto borgo.

Edward mi osservò con gli occhi pieni di desiderio.

Se continuava così l’avrei assalito.

« Se tu gradisci… », proposi, « non mi offenderebbe affatto se anche tu mettessi qualcosa sotto i denti », dissi riferendomi al maitre.

« Gustave? », lo reclamò e il mio cuore perse un battito.

« Puoi portarci il vassoio in camera? », gli domandò invece.

In un attimo dimenticai persino come mi chiamavo.

 

La camera, come l’aveva chiamata Edward, non era altro che un vano oltre il salotto diviso da un enorme pannello di vetro oscurato. L’ambiente caldo e intimo, illuminato da piccoli abat jour disseminati sulle pareti, mi trasmetteva una certa calma manco fossi sotto l’influsso del potere di Jasper. Il letto non aveva esattamente le dimensioni di un letto matrimoniale, ma avrei mentito se avessi detto che mi dispiaceva avere un pretesto in più per stringermi ad Edward.

Sfilai i tacchi e sentii la morbida moquette accarezzarmi i piedi.

Gustave lasciò ciò che avevo ordinato sul carrellino, eclissandosi subito.

« Avevi ragione », annunciai, « quando dicevi che mi dai la possibilità di fare cose che diversamente non potrei fare… cose nuove ».

« Voglio solamente che tu abbia la possibilità di provare tutto », affermò.

« Per esempio: hai mai mangiato senza veli? », domandò conoscendone bene la risposta.

« Veramente sì », stetti al gioco.

Rise e mi gettò sopra il letto.

« Ma potrei sempre ripetermi », mi portai a cavalcioni sopra di lui. La gonna del vestito si sollevò, mostrando le mie cosce.

« Potremmo, sì, però non ti garantisco che ti lascerò mangiare », disse mentre si faceva spazio con le mani, risalendo sotto il vestito.

L’ inopportuno brontolio del mio stomaco demolì i nostri promettenti piani.

« Scusa ».

« No, per niente. Io li trovo graziosi », rise come un pazzo.

« E comunque dovremmo aspettare… », affermò posandomi delicatamente sul letto.

Non capii cosa intendesse dire perciò lo fissai in attesa che continuasse.

« Sempre a proposito di provare cose nuove: hai mai fatto l’amore in quattro Stati diversi? ».

Stavo per rispondere quando proseguì.

« Contemporaneamente? ».

« Che? », domandai.

« Un piccolo aiutino? », chiese divertito.

« Utah », sollevò l’indice come se stesse iniziando una conta.

« Colorado ».

« Arizona ».

« E New Mexico », conclusi io per lui.

« Four Corners, ma certo! », congetturai ad alta voce. Il luogo dove i confini di quei quattro Stati si toccavano. « E’ lì che stiamo andando, non è vero? ».

Assentì. « In un luogo, in tanti posti », replicò come se la risposta fosse sempre stata scontata.

« E’ grandioso », dissi emozionata abbracciandolo, « ho sempre desiderato andarci ». E sarebbe stato altrettanto grandioso concretizzare i suoi propositi.

Nello stesso momento il telefono della camera squillò.

« Non rispondere », asserii immaginando fosse quell’impiccione di Gustave.

Edward ignorò la mia richiesta e si chinò a rispondere.

« Sì, me lo passi pure », disse con tono grave.

Nonostante la mia vicinanza alla cornetta, non riuscii a captare nulla della conversazione, ma non mancai di notare che, dopo qualche battuta, l’espressione di Edward manifestava che qualcosa non andasse.

« Capisco ».

« Cercheremo di essere lì il prima possibile ».

Riattaccò.

« Edward, che succede? », chiesi preoccupata.

« Era Carlisle. Si tratta di Alice ».

 

 

ciao ragazze!

non so davvero come ringraziarvi di essere arrivate fin qui.

Ricordatevi di lasciatemi un commento (anche negativo)

ps: è normale che la musica non parta subito...aspettate qualche secondo et voilà!

* http://www.voxnova.altervista.org/vivere-tempo.html Saggio breve sul tempo

** Sense and Sensibility by A Lady (Jane Austen)  

http://it.wikipedia.org/wiki/Monumento_dei_Quattro_Angoli

 

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Capitolo 49
*** In the place where the fairies smile ***


Bad Girl

 

 

 

 

 

 

 

______

 

Bad Girl

[Jasper Cullen]

 

Cap. Forty nine  - In the place where the fairies smile

 

 

 

 

Per vincere in Guerra non bastava avere l’esercito più numeroso o, apparentemente più forte. Fondamentale era conoscere il proprio nemico e la sua strategia, per sgretolarla attuandone una migliore, che ne anticipi le mosse.

Di guerre ne avevo vinte tante in vita mia, di molte ne portavo ancora i segni.

Non avere punti deboli era il mio indiscusso vantaggio: quando non hai niente da perdere non temi che la tua ora possa sopraggiungere.

Non c’erano battaglie che avessero segreti per me.

Ma se si trattava di un nemico silenzioso, capace di celarsi anche per anni e di distruggerti a poco a poco?

Se l’avversario ti attacca dall’interno?

Come si può rispondere senza finire per distruggere se stessi?

Queste erano le domande che tormentavano ogni istante della mia esistenza da quando avevo conosciuto Alice.

Ed erano le stesse che mi rimbombavano in testa da ore, mentre controllavo che i valori sul monitor mantenessero livelli soddisfacenti.

Quando avevo pensato fosse troppo tardi, avevo pregato Dio e nemmeno credo nella sua esistenza.

D'altronde che non ci fosse un Dio ne ero consapevole. La stessa nostra esistenza ne era la prova tangibile. Ma ne avevo avuto la conferma definitiva con Alice.

Quante sofferenze ancora doveva sopportare quella povera creatura? Prima la perdita della madre – che lei attribuiva a se stessa – e adesso questo.

Riflettevo, esaminando strategie, che ancor prima di elaborare, risultavano inefficaci.

 

 

 

Le lancette dell’orologio segnavano appena le nove, quando sentii bussare.

Non c’era bisogno di chiedere chi fosse.

Era puntuale.

Sentii di non potermi muovere.

Cercai di deglutire un fiotto di veleno, con non poche difficoltà.

Carlisle mi dedicò uno sguardo apprensivo prima di pronunciare, con la solita cortesia che lo contraddistingueva, la parola « Avanti ».

L’uomo che si presentò dinanzi la porta aveva da poco superato la quarantina ma il volto stanco e tirato contribuivano a conferirgli un aspetto più maturo.

Nonostante indirizzassi tutto il mio potere su di lui, non riuscii tuttavia a decifrare appieno ciò che provava. Avvertivo dolore ma anche un qualcosa che somigliava a speranza.

« Carlisle », il padre di Alice sorrise avviandosi alla scrivania, sorvolando su ogni formalità.

« Eric », lo salutò Carlisle con calore.

« Non sei cambiato di una virgola », il signor Brandon scoppiò in una sonora risata, « non sai quanto ti invidio! ».

Rimasi sconvolto, tanto da non riuscire a chiedere spiegazioni.

Si conoscevano?

Eric Brandon sapeva cosa fosse mio padre?

« Jasper », Carlisle intuì il mio sconcerto.

« Così tu sei il famoso Jasper? », lo interruppe Eric. Avvicinandosi a me, senza temermi.

Mi fissò dritto negli occhi. Da uomo a uomo.

Paradossalmente fui io quello tra noi ad avvertire una certa insicurezza. Infondo ero sempre quello che usciva con sua figlia.

L’osservai allungare una mano e posarmela su una spalla, senza sottrarmi.

« Ho sentito molto parlare di te da Alice e… », si schiarì la voce, « da mia moglie ».

« E’ un piacere conoscerti, finalmente », disse sincero, « malgrado le circostanze non siano delle migliori  », aggiunse e non mi risultò difficile notare la leggere flessione della sua voce.

« Il piacere è tutto mio signor Brandon », riuscii finalmente a parlare.

Eric rise. « Andiamo, sei più vecchio di me! Dammi pure del tu », sdrammatizzò.

« Io ed Eric abbiamo frequentato medicina insieme », spiegò Carlisle, intervenendo nel discorso.

« Eric era il più bravo del corso », lo elogiò.

« Dopo di te », precisò l’altro.

« Beh, se solo tu non avessi dovuto dormire, ogni tanto, mi avresti certamente superato ».

Eric lo guardò scettico: « Allora eri già a, quanto, la tua terza laurea? ».

I due risero complici.

La mia mente collegò i pezzi: Eric Brandon doveva essere quell’aggancio che mio padre aveva utilizzato per lavorare all’ospedale di Forks. Non che avesse bisogno di raccomandazioni ma di sicuro di qualche ritocchino alle carte sì.

Senza indugiare oltre, Eric allungò la cartellina con le ultime analisi e i risultati della risonanza magnetica di Alice.

Carlisle ne studiò in silenzio le carte, cercando di non lasciar trasparire le sue sensazioni che però non mancai di cogliere. Infondo non ci voleva una laurea in medicina per capire quale fossero le sue condizioni.

« Temo che il tempo stringa », Eric manifestò ciò che noi non osavamo dire, posando lo sguardo prima su Carlisle e poi su di me.

« Maledizione », imprecai tra i denti non riuscendo a trattenermi.

« Quest’area », indicò la lastra, « è compromessa. Inoperabile ».

« Qui…», iniziò mio padre fissando un punto in particolare.

« Sapevo l’avresti notato », disse l’altro senza nemmeno farlo finire. Roteò la risonanza di centottanta gradi per portarsela di fronte e continuò « Il modo in cui la massa preme su quest’area… ».

« E’ la ragione per cui Alice ha quelle visioni? », intervenni incredulo.

« Già. Immagino possa esserne una causa ».

Carlisle annuì a sostegno della sua tesi.

« Eric, è giusto che tu sappia che ciò che hai in mente non è una cura, la risoluzione del problema », evidenziò mio padre.

Il signor Brandon sospirò passandosi una mano tra i capelli brizzolati.

Non era facile dover dare voce a quelle paure che finora erano rimaste sigillate nella sua testa come si trattassero solo di un brutto incubo e non della realtà.

« La mia etica di medico mi imporrebbe di fare del mio meglio, di somministrale le cure e i trattamenti più idonei, pur sapendo che tutto ciò rallenterebbe solo le cose, e poi aspettare, inerme, l’inevitabile ».

Era un medico, un bravo medico anche. Ma prima di tutto era un uomo, un padre.

« Ma sapete? E’ stata lei stessa a dirmi che non voleva sottoporsi alla chemio: “che senso avrebbe allungarmi la vita di quanto? Mesi? Per poi passare questo periodo a letto, incapace di muovermi anche solo per andare al bagno e passare le mie giornate vomitando l’anima. Trascorrerei il tempo concessomi solo nella speranza che esso finisca in fretta”.

Cos’altro dovrei fare? Come padre non potrò mai accettare che mia figlia – la mia piccola Alice – stia morendo ».

« Ti capisco », disse Carlisle, « ma il processo di trasformazione non è così semplice. Come per ogni intervento, esiste il rischio di non riuscita… ».

« Non ho altre alternative. Devo rischiare ».

Mio padre annuì. « I miei figli – Edward ed Emmett – e la stessa Esme sono stati trasformati da me proprio poco prima che il loro cuore smettesse di battere. Ritengo sia quello il momento più adatto per agire ».

« Grazie », Eric sorrise quasi come fosse stremato.

 

 

 

«  Hey », le dissi non appena aprì gli occhi.

Mi sorrise. Era felice di vedermi.

Anche al buio era impossibile non rimanere accecati dalla luce che emanava.

« Mi hai fatto spaventare », le sussurrai piano, prendendole una mano.

« Tu che ti spaventi? », rise.

Le feci cenno di abbassare la voce. Non era proprio il caso che mi scoprissero lì. L’orario delle visite in ospedale era passato da ore, ormai.

Si spostò da un lato del letto e fece cenno di venire a sdraiami accanto a lei.

Scossi la testa. Non era una buona idea.

Capì al volo e si coprì meglio, avvolgendosi le coperte addosso.

Insistere non sarebbe servito così mi misi accanto a lei.

« Come ti senti? », le domandai.

« Bene », mentì.

« Guarda », le mostrai una cosa che avevo preso in prestito dal reparto pediatria. L’aggeggio si illuminò.

« Wow! Una bacchetta », si sorprese e sorrise raggiante, nonostante tutto. « E’ magica? ».

Annuii facendola ondeggiare. « Ora noi due faremo un gioco ».

Appoggiai la punta della stella sulla punta del suo nasino.

« Come stai? Davvero? », le chiesi nuovamente.

« Ti ho d- ».

« Ah! », la fermai indicandole la bacchetta.

Volevo solo fosse sincera, che si sentisse libera di dirmi tutto, anche se non mi sarebbe piaciuto.

Volevo che tutto questo non si riducesse a una scelta valutata a tavolino – seppure fosse per il suo bene - ma che Alice esprimesse qualsiasi dubbio o perplessità o, addirittura, si sentisse libera di rifiutare, se lo avesse desiderato. Che fosse una sua libera scelta, insomma.

La sua forza d’animo era ammirabile ma non poteva passare il suo tempo a compiacere gli altri. Per una volta, almeno una sola volta, doveva pensare a se stessa.

Forse, parlarne le avrebbe giovato.

Le sue pallide labbra si contrassero in un sorriso tirato.

« Sto morendo ».

Nonostante fossi pronto al peggio, non riuscii comunque a non boccheggiare in cerca d’aria. O, di un appiglio che non mi facesse crollare.

Mi sentivo esattamente come un uomo che precipita in un baratro senza la possibilità che arrivi il definitivo momento di schiantarsi.

« Non succederà ».

Osservai i suoi occhi scuri farsi dubbiosi.

« Se è quello che vuoi ».

Io stesso avevo pensato di farla finita, di porre fine alla mia inutile esistenza, un paio di volte, nel corso degli anni. Ma per me era stato diverso. Non mi era stata data la possibilità di scegliere.

Ma a conti fatti mi sentivo debitore del mio stesso nefasto destino: tutto quello che avevo passato alla fine mi aveva condotto ad Alice.

E adesso rischiavo di perderla…

La scelta era sua, certo, e avrei dovuto accettarla anche se non so cosa avrei potuto fare se lei avesse scelto di morire.

Scosse la testa come se avesse potuto leggere nei miei pensieri. « Non fraintendermi. Voglio farlo ».

Mi sentii svuotare di ogni angoscia ma aspettai che continuasse.

Sbatté le ciglia velocemente per trattenere le lacrime. « Ma sai cosa significherebbe? ».

« Che non rivedrò mai mia madre », lo disse come se si fosse liberata di un macigno che la opprimeva e le lacrime presero a riversarsi sulle sue guance.

Le asciugai ad una ad una. « Tua madre ti guarda sempre e è orgogliosa della donna che sei diventata. Lei l’avrebbe voluto, lo sai questo? ».

Annuì asciugandosi il viso con la manica del pigiama. « Prima che tu arrivassi e che le mie visioni, quindi, si dimostrassero veritiere, avevo più che preso in considerazione la possibilità di andarmene. Ogni giorno vissuto era un giorno in più. Svegliarmi la mattina e respirare a pieni polmoni l’aria, guardare la pioggia alla finestra... la malattia mi ha portato a vedere le cose in altro modo. Ho preferito non dirlo a nessuno, nemmeno alle persone a cui voglio più bene, e ho chiesto anche a mio padre di non farlo, perché non volevo passare il tempo che mi rimaneva sotto lo sguardo pietoso degli altri… pensavo di essermi abituata all’idea. Capisci? ».

« No. Non ti eri abituata, ti eri solo arresa », affermai convinto.

« Forse come motivazione non varrà molto per convincerti », le strinsi una mano, « ma io non voglio che tu muoia perché non ci può essere un “noi” se tu non ci sei ».

Sorrise e strinse a sua volta la mia mano « Io credo in noi ».

Restammo così mano nella mano a guardare il soffitto e nel buio della stanza mi vennero in mente le parole di una canzone che avevo ascoltato e che sembrava parlare di me.

 

Say I’m still the soldier in your eyes

I may not have the softest touch
I may not say the words as such
And though I may not look like much
I’m yours
And though my edges may be rough
And never feel I’m quite enough
It may not seem like very much
But I’m yours

 

 

[Dici che sono ancora un soldato ai tuoi occhi.

Posso non avere il tocco più delicato
Posso non dire le parole in modo esatto
E anche se posso non sembrare un granché
Sono tuo
E anche se posso avere degli spigoli
E sembra che io non sia mai abbastanza
Può non sembrare molto
Ma sono tuo]

 

« Non credo di essere pronta  », disse tra le lacrime.

Era la prima volta che lo ammetteva, ad alta voce.

« Non capisco perché non riesco ancora a vederlo! Ci sono troppe cose che ancora vorrei poter fare da umana. Potrebbe essere troppo tardi, poi. Potrei non essere nemmeno la stessa…  ».

« Perché c’è qualcosa di così sbagliato in me? », si domandò.

« Oh, come puoi anche solo pensarlo? », le dissi scostandole i capelli attaccati al viso. « Non c’è niente di sbagliato in te, tanto che riesci a migliorare anche me soltanto standoti accanto ».

« Farà male? », mi chiese sul mio petto.

« All’inizio », decisi di essere sincero, « ma poi ti sentirai meglio, te lo prometto ».

« Mi fido di te », disse ma ebbi l’impressione che non si riferisse solo a quest’ultima promessa sapevo che cosa volesse sottintendere: voleva fossi io a farlo.

Questo però non mi sentivo di prometterglielo.

« Ho tanto sonno ».

« Dormi un po’ adesso. Ne riparliamo domattina ».

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=DKLieEUfKac&feature=fvsr

 

 

 

 

 

Rieccomi qui!

Scusate il ritardo ma non è stato facile scrivere questo capitolo per me.

All’inizio volevo eliminare tutto il pezzo relativo il padre e dare forse più spazio alle paure di Alice ma poi ho deciso di lasciarlo com’era. Perché nell’originale una cosa che non mi è andata giù è stata proprio il fatto che Charlie (in questo caso il sig. Brandon) non fosse informato di nulla!

E’ così finalmente lo sapete: Alice ha il cancro al cervello (che tra l’altro le provoca le visioni). Negli scorsi capitoli ho cercato di lasciare qualche indizio (nel capitolo in cui Isa e Alice si incontrano all’ospedale e anche in “love me”) ma dai commenti non mi pare l’aveste capito.

La canzone che trovate nel testo e alla fine del capitolo è “I’m yours” – the script.

Spero mi lasciate un commentino. Aiutano molto a darmi la carica per scrivere.

Grazie.

 

 

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Capitolo 50
*** Skinny Love ***


Bad Girl

 

 

 

 

 

 

 

______

 

Bad Girl

[Jasper Cullen]

 

Cap. 50  - Skinny love

 

 

 

« Non sprecherò il mio tempo per parlarvi di Alice. Non c’è nessuno, proprio nessuno, tra i presenti che non abbia passato almeno qualche minuto con lei, che non abbia riso con lei. Sapete che se avesse potuto avrebbe voluto organizzare lei il suo funerale e adesso starebbe urlando contro qualcuno perché non ci sono abbastanza fiori e avrebbe avuto anche qualcosa da ridire sul perché oggi non sta piovendo… ».

Tra la folla si alzarono delle risa, malinconiche.

« Già, è proprio questo che Alice avrebbe voluto. Non un funerale ma una grande festa, la più grandiosa ».

« Quindi », Isabella Swan si schiarì la voce. Le parole tremanti, come piccole foglie, cercavano di non farsi vincere dalle lacrime. Guardava basso, su un leggio in realtà vuoto. Aveva promesso al signor Brandon che avrebbe tenuto lei il memoriale ma non era riuscita a scrivere nulla. Lo stesso nulla che stava lasciando Alice.

« Chiedo scusa », proseguì, « ma non parlerò di lei, quella che tutti voi conoscevate. Parlerò di quella ragazza che si teneva stra-impegnata, che seguiva più corsi extrascolastici di quanti nessuno di noi riuscirebbe mai a seguire tutti insieme, che organizzava meticolosamente ogni cosa, piuttosto che fermarsi a pensare che i suoi giorni stavano per finire. Di quella ragazza che sorrideva sempre nonostante avesse voluto urlare e piangere a causa delle ricorrenti emicranie che la tormentavano, di quella che suddivideva le sue pillole in una scatolina di Hello Kitty e si chiedeva perché mai nessuno le chiedesse come stesse, come stesse davvero ». Isabella aveva parlato d’un fiato, con rabbia e dolore, e le lacrime, questa volta, avevano avuto la meglio. Passò le dita sotto gli occhi per cancellarle incurante della striscia nera di mascara sulle gote.

« Non prendetela come un’accusa », precisò, « sono la prima che si prenderebbe a schiaffi per non averlo mai fatto ». Strinse le mani in due piccoli pugni. Era evidente che non riuscisse a proseguire il suo discorso.

Edward l’accompagnò a sedersi, stringendole la mano. Non mi sfuggii lo sguardo rabbioso che mio fratello mi rivolse.

 

Quando l’avevo incontrata sapevo che Alice era come una rosa che, col tempo, pian piano, sarebbe andata sfiorendo, che avrebbe perso ad uno ad uno i suoi petali. Tuttavia non avevo potuto fare a meno di conoscerla, parlarci, seppur in genere mi mantenessi a debita distanza, e non solo fisica, dagli umani. E lei era davvero una rosa. Il suo odore ipnotico mi aveva colpito e le sue spine anche, profondamente, come mai nessuno era riuscito a scavare all’interno della mia argentea corazza. Era un fiore puro e delicato appassito prima del tempo, quando ancora tutti i suoi petali erano nel loro più alto splendore. Il sapere di non poter fare nulla affinché questo non succedesse mi era stato impossibile e da un lato mi sentivo responsabile. Era come se, innamorandomi di lei, automaticamente Alice avesse dovuto scontare i miei errori di un intera esistenza. Se c’era una cosa poi che non mi sarei mai perdonato era di non essere riuscito a dirle che l’amavo prima che chiudesse gli occhi ed esalasse il suo ultimo respiro anche se, ne ero certo, lei lo sapesse. Lo sapeva ancor prima di me.

Il suo profumo era ancora vivido in quella casa. Ogni singola cosa sapeva di lei. Come se in qualsiasi momento potessi vederla scendere le scale col suo solito sorriso divertito stampato sulle labbra, come se tutto questo non fosse altro che uno strano incubo da svegli. Stare in quel luogo era più che una forma di masochismo. Ma dovevo farlo per lei, per suo padre e per la mia famiglia.

In cucina Esme e altre donne si davano da fare per preparare qualche manicaretto per il buffet. Decisi di rimanere all’entrata per accogliere gli ospiti, considerato che il signor Brandon era rimasto in camera sua. Non me la sentivo di disturbarlo. 

Fingere non mi era mai sembrato più difficile…

I sentimenti delle persone mi colpivano come pugni in pieno volto. Non ero mai stato così soggetto alla loro emotività come adesso. Avevo sviluppato un’ inconscia propensione per il disinteresse verso le emozioni umane. Ma non riuscivo più a farmele scivolare di dosso. Forse perché ne era protagonista Alice e il dolore di quelle persone non era altro che l’eco del mio.

In paese tutti avevano praticamente visto Alice crescere e avevano subito preso a cuore la bambina senza mamma; quelle stesse persone adesso non riuscivano a spiegarsi come e perché potesse essere capitato proprio a lei. Alice era anche un vanto per Forks. Prima della sua morte erano tutti convinti che avrebbe fatto strada, se non nell’ambito della medicina come suo padre, almeno in politica o giù di lì. Tutto questo da un lato contribuiva a far nascere animosità e gelosie verso di lei. Ma in quella sala sembravano tutti d’accordo, per una volta.

Isabella se ne stava di fronte ad una grande finestra con lo sguardo fisso in un punto ed un piattino pieno in una mano. Non aveva toccato cibo e non era difficile capire che non avesse nemmeno dormito. Edward intratteneva poco distante il reverendo e sua moglie ma la sua attenzione era rivolta a lei. Concentrarmi sulle sue emozioni non fu una buona mossa. Dovetti reggermi ad un tavolino per non crollare. Erano senz’altro quelle che più mi trafiggevano e che, come piccole lame appuntite nel petto, originavano più dolore. La sua sofferenza era un alone senza contorni, né colore. Impossibile circoscriverla o cercare di quantificarla.

« Posso parlarti? », le domandai ma non si mosse. Solo quando le toccai una spalla si voltò verso di me senza alcuna espressività in viso.

Come un automa mi seguì al piano di sopra.

« Non voglio… », la sua voce risultò acre come se quelle fossero le prime parole che pronunciava dopo anni.

« Cosa? », mi avvicinai lentamente a lei.

« Jasper, non voglio che utilizzi il tuo potere su di me. Ti prego, non farlo », supplicò.

« Io non … », ma non mi lasciò finire nemmeno la frase.

« Ho bisogno di sentire tutto questo. Solo così riuscirò a credere che lei non ci sia più ».

Mi abbracciò prima che potessi muovermi o che potessi dirle qualcosa. Sentivo le sue lacrime salate e il suo delizioso profumo ma non me ne curai. Posai una mano attorno alle sue spalle mentre Isabella continuava silenziosa a piangere.

Uno spostamento della porta mi destò. Il movimento fu impercettibile e silenzioso ed Isa non si accorse nemmeno che Edward era appena entrato nella stanza.

 « Jasper », la voce di mio fratello mi giunse rabbiosa, « lei deve sapere ».

Isabella si voltò nella sua direzione ma non ebbe nemmeno la forza di domandare a cosa si riferisse, eppure entrambi leggemmo la muta domanda nei suoi occhi.

« Perché credi che l’abbia portata qui? », gli risposi retorico, quasi infastidito dalla sua intrusione.

Lesse nella mia mente le mie intenzioni e l’espressione del suo viso si rilassò, il suo animo un po’ meno. La sua inquietudine mi trasmetteva agitazione.

Guardai fisso negli occhi la ragazza che avevo di fronte e aspettai, in silenzio, che non ci fosse nessuno nei paragi per parlare liberamente. Al contrario, Isa dovette interpretare quel silenzio come un dietrofront. Sentivo i battiti del suo cuore crescerle in petto e fiutavo la sua angoscia farsi sempre più pressante. 

Non solo non era facile rivelarle la verità, era anche contro le regole.

Troppe persone, troppi umani, rischiavano di essere coinvolti in questa faccenda ma lasciarla all’oscuro sarebbe stato comunque impossibile, dato il suo rapporto con mio fratello. E  poi anche Alice avrebbe voluto…

 

[Isabella Swan]

 

 

Jasper parlava ma per me era come se dalle sue labbra non uscisse alcun suono. Le orecchie mi fischiavano e anche il solo reggermi sulle gambe stava diventando difficoltoso.

Rividi ogni momento prima della morte di Alice come se lo stessi rivivendo, ancora una volta. Infierendo sulle mie ferite ancora aperte e sanguinanti.

La chiamata che Edward aveva ricevuto da Jasper e la corsa contro il tempo per arrivare all’ospedale. Quanti pensieri mi avevano tormentata in quelle poche ore che sembravano interminabili. Ricordai che la prima cosa che pensai fu che Alice dovesse avere avuto un brutto incidente, che la sua vita fosse stata messa a repentaglio da un evento tanto tragico quanto imprevedibile. La scoperta che non era così, che quel male viveva in lei già da tempo, che come un mostro si nutrisse di lei, mi aveva gettato in uno stato di disperazione totale. Perché non me ne aveva mai parlato? Quella domanda continuava a tormentarmi ancora. Non riuscivo nemmeno ad immaginare cosa volesse dire portare un tale peso sulle spalle, da sola. E poi fingere come non fosse niente ogni santo giorno…Se me l’avesse detto avremmo potuto portarlo insieme quel fardello; forse su due schiene avrebbe pesato meno.

I sensi di colpa vennero a bussare alla porta della mia coscienza. Arrivai a considerare quanto potessi essere stata una cattiva amica per Alice, impegnata com’ero con Edward e con l’accusarla di colpe che invece avrei dovuto imputare solo a me stessa. Non avevo colto i segnali che mi aveva mandato. Quanto potevo essere cieca?!

Pensai che la prima cosa da fare quando l’avrei vista sarebbe stata quella di scusarmi e non solo per una sorta di espiazione ma perché Alice non se lo meritava. Forse mi avrebbe perdonata.

Quando arrivai all’ospedale studiai i visi dei presenti senza riuscire a proferire parola, mi soffermai su quello di Angela bianco come un lenzuolo e capii. Il signor Brandon mi si avvicinò dicendomi che era troppo tardi ormai e fu come se mi avessero strappato il cuore dal petto. Uno squarcio profondo e il respiro mi si fermò nei polmoni. Fu come se fossi morta anche io, per qualche minuto. No, non poteva essere vero. Nessuna parte di me voleva accettare quell’eventualità come se ci potesse essere ancora una qualche speranza…

Non so bene come ci riuscii ma racimolai le mie ultime forze e automaticamente scattai. Qualcuno provò a fermarmi, senza successo. E dalla piccola fenditura quadrata della porta la vidi. Bianca, immobile, senza vita.

Buio profondo. E per quanto mi sforzassi, per quanto combattessi, non riuscivo a risalire a galla e venivo sempre più inghiottita dalle acque nere.

 

Quando mi risvegliai la prima cosa che feci fu quella di abbracciare Angela e le nostre lacrime si mischiarono in un unico lamento. L’abbracciai forte finché le braccia non mi dolsero e i miei occhi non furono prosciugati delle loro stesse lacrime. Sentivo che lei mi capiva.

Edward rimase tutto il tempo accanto a me, cercando di confortarmi, asciugandomi gli occhi e portandomi di tanto in tanto qualcosa da mandare giù, benché non ne avessi alcuna voglia visto che per tutto quel periodo ero diventata pressoché come un neonato che non capisce esattamente i suoi bisogni. Senza un valido motivo mi accorsi di essere adirata con lui. Sì, certo, era evidente che anche Edward stesse soffrendo ma ero sicura che non riuscisse a comprendere esattamente cosa significasse per me, per noi umani. Lui la morte la vedeva da un secolo, ne aveva quasi confidenza e non l’avrebbe mai subita essendo immortale. Non era colpa sua, ma per Edward doveva essere nell’ordine normale delle cose, dell’universo. Per me invece era come se l’universo si fosse appena capovolto.

 

Per quanto fossero chiare mi risultò difficile comprendere fino in fondo le parole di Jasper. Le esaminai, ripetendomele a mente.

Nel nuovo quadro che mi veniva rappresentato Alice era morta solo come umana. Secondo Jasper il suo corpo e la sua mente avrebbero continuato a vivere. In un primo momento ebbi la sensazione che Jasper stesse imbastendo un discorso privo di senso. Cercando di inculcarmi pensieri del tipo “Alice sarà sempre con noi, nei nostri pensieri e ricordi”. Ma dovetti subito ricredermi e quando capii a cosa si stesse riferendo mi mancò il terreno sotto i piedi.

« Cosa le hai fatto! », mi scaraventai furiosa contro di lui ma prima che potessi colpirlo, bloccò la mia mano che rimase sospesa a un centimetro dal suo volto.

« Era un suo desiderio… », iniziò.

« E anche io ero d’accordo », il signor Brandon era entrato nella stanza e aveva preso la parola.

« Perché mi avete tenuta all’oscuro? », domandai delusa rivolgendomi in particolare al signor Brandon. Lo guardai dritto negli occhi, lui che mi aveva addirittura chiesto di scrivere il memoriale per sua figlia.

« Credo che capirai tu stessa questa messinscena. Avevamo bisogno che fosse reale perché fosse credibile ».

La rabbia, il dolore e la sofferenza vennero nuovamente a farmi visita accompagnate questa volta anche da una gioia che man mano si faceva sempre più spazio dentro di me: Alice era viva. Piansi nuovamente, ma questa volta col cuore pieno di felicità. Avrei potuto rivederla, abbracciarla… Avevo bisogno di rivederla e di riabbracciarla.

« Portatemi da lei, vi prego », implorai ancora con le lacrime agli occhi.

Edward e Jasper si guardarono in cerca di consenso.

« Certo », annunciò Jasper ad alta voce, « fin quando non si sveglierà potrai vederla tutte le volte che vuoi ».

 

 

Ciao ragazze!

Scusate il tremendo ritardo.

Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto. Questo è il capitolo della svolta.

Lasciatemi un commento, se potete, per favore.

 

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Capitolo 51
*** The butterfly effect ***


Bad Girl

 

 

 

 

 

 

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Bad Girl

[Isabella Swan]

 

Cap. 51  - The butterfly effect

 

 

 

Quando ti svegli e hai la sensazione ch e il tuo braccio sia completamente addormentato, non reagisce ai comandi e anche la sensibilità è nulla, come se esso appartenesse a qualcun altro ma basta meno di qualche minuto perché le dita ricomincino a muoversi.

Tutta me stessa si sentiva esattamente così: intorpidita, lenta, paralizzata, solo che le cose non miglioravano col passare del tempo.

Congelata, mentre tutto intorno le cose cambiavano senza che me ne accorgessi.

Evitai accuratamente di passare davanti casa di Alice. Vedere tutti quei fiori posati lì davanti con tutte quelle dediche e le vecchiette scuotere il capo afflitte, non facevano altro che accrescere il mio senso di smarrimento di vivere in una grande menzogna. Così optai per la strada più lunga da percorrere, sebbene fossi ansiosa di rivedere Alice. Volevo godere di ogni minuto passato in sua compagnia, finché potevo.

Mentre guidavo considerai che in realtà le trasformazioni facevano parte della vita stessa. Come la morte. Ognuno di noi subisce nel corso degli anni, per forza di cose, mutamenti fisici e mentali. Trasformazioni.

Quello di Alice era un piccolo grande evento che avrebbe determinato, come un effetto domino, un cambiamento non solo per se stessa ma inevitabilmente anche per le nostre vite. Bastava un sassolino scagliato nell’acqua per creare sulla superficie cerchi concentrici sempre più grandi attorno ad esso.

Una mutazione definitivamente immutabile, suonava buffo e privo di senso ma per Alice stava per diventare una realtà.

Vita o morte? Aldilà dell’altisonante shakespeariana, chi, potendo scegliere, non avrebbe preferito la prima?

Non potevo certo biasimarla per aver scelto di continuare a vivere e io stessa, se avessi saputo, avrei premuto affinché lei optasse per questo. Ma ingannare la morte aveva comunque i suoi contro…

 

Parcheggiai il pick-up nel piazzale di casa Cullen e scesi chiudendo la portiera alle mie spalle che emise un tonfo sordo. Non appena mi avvicinai alla porta qualcuno fu già pronto ad aprirmi.

« Ciao », Edward mi salutò spostandosi di lato per lasciarmi libero il passaggio.

« Ciao », risposi schiva per dirigermi di corsa al seminterrato senza che nessuno mi accompagnasse.

Lo scantinato di casa Cullen in realtà non era altro che una specie di bunker blindato. La prima impressione che mi aveva dato, non appena attraversata la porta spessa quanto due muri accostati (che per fortuna trovai aperta), era quella di trovarsi in un ospedale. All’interno, infatti, vi si trovavano diversi strumenti medici e piccole attrezzature. I neon bianchi illuminavano quello che non era altro che un unico vastissimo vano del perimetro pari alle stanze del piano di sopra e un piccolo bagnetto spoglio.

Dietro un piccolo divisorio si trovava il lettino dove era disteso il corpo di Alice.

« Isabella », la voce musicale di Esme mi diede il benvenuto seguita da un dolce sorriso. Aveva i capelli color caramello raccolti sulla testa in uno chignon da cui spuntavano piccole ciocche sbarazzine.

Con una piccola spugnetta imbevuta d’acqua era intenta a lavare delicatamente le braccia di Alice. Avrebbe potuto senz’altro farlo molto più velocemente e ugualmente bene ma svolgeva quel compito come l’avrebbe fatto un qualsiasi umano, con l’aggiunta però di una cura e un amore che non mi era difficile percepire.

Salutai a mia volta, stupita di non trovare Jasper che braccava assiduamente quel luogo in attesa che Alice si svegliasse.

Il mio sguardo si posò su Alice. Rispetto al giorno precedente notai che stava già perdendo il suo colorito rosato e non potei fare a meno di sentire una fitta all’altezza della bocca dello stomaco poiché adesso sembrava davvero morta.

« Ti spiace aiutarmi? », disse la giovane donna passandomi una spazzola.

Annuii sedendomi su uno sgabello che qualcuno si era preoccupato di portare laggiù per me e iniziai a spazzolare i capelli corvini di Alice. Le setole procedevano con fin troppa facilità. Le sue ciocche erano setose, morbide e luminose come dopo uno di quei trattamenti professionali dal parrucchiere.

« Può sentirci? », le domandai dopo qualche minuto di silenzio.

Quando l’avevo vista, il giorno precedente, non ero riuscita a far altro che piangere e baciarle le guance e le mani. Il calore e il colorito della sua pelle mi avevo rassicurata ma non ero ugualmente riuscita a dire una parola, nulla di tutto ciò che avrei voluto dirle.

Esme assentii muovendo leggermente la testa. « Il ricordo più vivido della trasformazione è senz’altro il dolore », iniziò ma si fermò immediatamente, forse notando l’espressione che dovetti aver assunto a quelle parole.

« Edward ti ha mai raccontato di come fui trasformata? », mi domandò subito dopo.

Edward, sebbene rispondesse volentieri alle mie curiosità, non era molto incline a parlarmi degli affari degli altri. Sapevo esclusivamente che quando Esme fu trovata lottava tra la vita e la morte e che Carlisle la trasformò per farne la sua compagna.

Seppur non avessi risposto, lei continuò.

« Nel 1911, quando ero solo una ragazzina di sedici anni, mi ruppi la gamba cadendo da un albero. La mia famiglia viveva in una fattoria fuori Columbus e mia madre mandò mio fratello a cercare il dottore locale che però quella sera non c’era.

Era già calato il buio quando mi portarono nel piccolo ospedale della città. Ricordo che promisi a mia madre che non mi sarei mai più arrampicata sugli alberi mentre lei mi ripeteva che se mi fossi comportata come conveniva a tutte le signorine della mia età questo non sarebbe successo e che se fossi rimasta zoppa nessun brav’uomo mi avrebbe voluta sposare.

Il dottore che mi curò era di una bellezza angelica e mi rassicurò dicendo che solo un folle non avrebbe voluto sposarmi ».

« Carlisle? », domandai affascinata dal suo racconto.

Annuii e sulla sua guancia destra comparve una piccola fossetta come se parlarne la emozionasse ancora.

« Sì, e non dimenticherò mai quel nostro primo incontro.

Il mio grande sogno era quello di trasferirmi ad Ovest e diventare un’insegnate ma mio padre non riteneva fosse rispettabile per una signorina vivere da sola. In quello stesso periodo Charles Evenson, figlio di amici di famiglia, mostrò il suo apprezzamento per me e così la mia famiglia mi convinse a sposarlo all’età di ventidue anni.

Mi resi presto conto di aver commesso un errore. Le mie idee sul matrimonio e sugli uomini furono presto disattese da quello che era diventato mio marito. Il lato privato di Charles era diverso da quello che si sforzava di mantenere in pubblico. Era un uomo violento che abusava di me. Quando fu chiamato per combattere la prima Guerra mondiale fu un grande sollievo e quando scoprii di aspettare un bambino decisi di scappare. Non volevo che la mia creatura crescesse in quella casa ».

Esme si fermò un momento. Se non avessi saputo che fosse un vampiro, avrei potuto giurare di riuscire a vedere una lacrima scorrerle sul viso. Poi, con sguardo distante, continuò a raccontare.

« Purtroppo Jeremy morì poco dopo la sua nascita ed io, ormai sola, presi la decisione di raggiungerlo ».

Smisi di respirare a quel punto. Se non me l’avesse raccontato lei stessa sarebbe stato difficile credere fosse andata davvero così.

« Mi crederono morta e mi portarono direttamente in obitorio. Non avevo idea che Carlisle stesse lavorando proprio ad Ashland. Quando mi vide si ricordava ancora di me e della ragazza felice che ero stata quando avevo sedici anni, così decise di salvarmi.

Le mie condizioni erano davvero critiche e il veleno dovette risistemare diverse ossa rotte. Probabilmente è per quello che ho sofferto tanto durante il processo di trasformazione. L’unica cosa che mi dava la forza era sentire la voce di Carlisle sempre al mio fianco ».

Osservai il corpo immobile di Alice.

« Non posso esserne certa, ma credo che lei non stia soffrendo », mi rassicurò.

« Posso farti una domanda? ».

« So già cosa stai per chiedermi e sì, sono contenta che Carlisle l’abbia fatto », rispose esattamente a ciò che stavo per domandarle.

La domanda mi era sorta spontanea: in fin dei conti Esme aveva preso la terribile decisione di suicidarsi e invece, ironia della sorte, ora era costretta a vivere per sempre. Per Alice era diverso: lei aveva scelto di diventarlo.

Strizzò la spugnetta in una piccola bacinella e lambì la pelle bagnata con un asciugamano bianco. « Ho sempre sognato di avere una figlia femmina », mi confidò fissando Alice e io non potei fare a meno di avere un po’ paura.

Esme sorrise comprensiva. « Fui trasformata in vampiro quando il mio corpo era ancora quello di una madre. L’essere un vampiro enfatizza le tue percezioni, le tue emozioni e senza dubbio anche le tue attitudini e inclinazioni. Edward, ad esempio, fin da quando era umano aveva la propensione a capire e comprendere le persone… Se c’è una cosa che credo di aver ereditato dalla mia umanità è il mio senso di maternità e protezione. Sono felice di aver avuto la possibilità di fare da mamma a dei ragazzi stupendi e adesso di occuparmi di Alice… ».

Pensandoci, per Esme non doveva essere stato affatto facile. Per un secolo era stata l’unica donna in una casa di vampiri. Non aveva mai potuto confrontarsi con nessuno.

« Quanto ti ci volle per non essere più tentata dal sangue umano? », quella era la domanda di cui avevo più timore di sentire la risposta ma che era indispensabile le facessi. Tradotta suonava: quanto tempo ci vorrà prima che possa rivedere e riabbracciare Alice?

Mi scrutò forse per valutare se essere onesta o meno, e poi rispose. « Non poco. È un desiderio che è sempre presente solo sopito all’interno di noi. Quando Alice si sveglierà sarà molto forte perché dentro di lei scorre ancora sangue umano e il desiderio di bere sarà insopportabile ».

« E’ per questo che non potrò più vederla? », nonostante l’avessi già preventivato, non potei fare a meno di piangere.

In un attimo Esme fu da me. Asciugò le mie lacrime e cercò di confortarmi.

« Adesso ti lascio sola con lei », disse, « così potrai parlarle ».

 

 

 

Bad Girl

[Jasper Cullen]

 

Cap. 51 extra  - dr Chestnat

 

Non c’era niente di più irritante di stare in un posto quando si vorrebbe essere da tutt’altra parte.

Lo psicologo della scuola, il dott. Chestnat, aveva insistito con il vedermi. Era convinto di riuscire a risolvere la mia sofferenza e di farmi elaborare il lutto.

Cazzate. Se Alice fosse morta realmente, nemmeno se avesse avuto il controllo diretto sulla mia mente avrei potuto accettarlo. 

La verità era che se non avessi dovuto fingere di essere un comune ragazzo avrei volentieri fatto a meno di lui e della sua terapia per quelle ore ogni giorno.

« La fase che stai passando è una fase molto difficile… », disse l’uomo di fronte a me sistemandosi gli occhialini rotondi sul naso.

Cercai di trattenere una risata. Era la milionesima volta che me lo ripeteva.

Ma cosa voleva saperne quest’uomo?

Di sicuro da queste tre sedute avevo appreso più io di lui, che viceversa. Di fronte a me visualizzavo la figura di un uomo che cercava di nascondere le sue insicurezze, titubanze che sicuramente non avrei rilevato se non avessi avuto potere di farlo. Sulla sua fronte un velo di sudore, quasi si stesse impegnando a elaborare chissà quale teoria freudiana. Non mi sprecai nemmeno a utilizzare il mio potere su di lui per tranquillizzarlo.

« La morte della tua amica è sicuramente un evento tragico ma bisogna riuscire a trarre le cose belle da tutto  », continuò retorico.

« Qual è il tuo ricordo più bello che hai di Alice?  », mi domandò.

Finsi di pensarci intensamente. Sapevo esattamente quale fosse, anche se nella mia testa se ne alternavano più di uno. Ma di certo non l’avrei detto a lui.

Non accennai quindi a nessuna risposta, come sempre del resto.

Il signor Chestnat aveva catalogato la mia svogliatezza e totale mancanza di interessamento nei suoi confronti come una “fase di negazione”, o almeno era questo che aveva scarabocchiato nei suoi appunti. Con una freccia poi aveva aggiunto: “assenza si lacrime”. Ottima osservazione, Watson.

Osservai il timer sulla scrivania, aspettando ansiosamente il momento in cui sarebbe suonato.

Erano ormai passati tre giorni dal momento in cui Alice aveva subito la trasformazione. Edward aveva passato quei giorni in allarme, concentrato sui pensieri delle persone, semmai avessero sospettato di noi e fino allora nessuno lo aveva fatto. Il signor Brandon e Isabella erano le uniche persone che giornalmente, senza creare alcun sospetto, erano venute a farci visita, fino ad oggi. Da domani ogni umano si sarebbe dovuto tenere alla larga il più possibile da casa nostra. L’Alice vampira era un’ incognita persino per me che avevo avuto a che fare con una miriade di neonati. Mi ero persuaso che lei sarebbe stata meno selvaggia e più controllata considerato che la sua trasformazione era frutto di una scelta consapevole. Allo stesso modo ero conscio della forza che avrebbe avuto e sapevo che senza Emmett non sarebbe stato facile tenerla a bada.

Tic. Premetti il tasto per interrompere il cronometro, poco prima che questo suonasse.

« Per oggi abbiamo terminato », annunciò il dott. Chestnut.

« Temo che questa sia la nostra ultima seduta dottore »,  comunicai, « adesso mi scusi ma vado di fretta: ho un appuntamento al quale non potrei mancare per nulla al mondo… ».

 

 

 

 

 

Ciao ragazze!

Non riuscirò mai a scusarmi abbastanza con voi per il ritardo con cui posto. Cercate di comprendermi.

Il capitolo come avrete notato è un capitolo di passaggio. Non viene detto nulla di nuovo. Infatti la storia di Esme è la sua vera storia http://it.wikipedia.org/wiki/Esme_Cullen

Personalmente non la conoscevo così nel dettaglio quindi ho deciso di riportarvela.  Mi piaceva che Isa avesse la possibilità di passare un po’ di tempo con Mamma Cullen.  Fatemi sapere se ho fatto bene.

“Chestnut” (il nome dello psicologo) tradotto vuol dire castagna. È il modo in cui io e le mie compagne di classe appellavamo il nostro prof. di matematica per il suo modo di vestirsi sempre delle tonalità del marrone.

Non so se avete notato che il rapporto Isa-Edward si è un po’ incrinato, vedremo presto perché…

Nel prossimo, come avrete capito, Alice si sveglierà…

 

Spero che mi lasciate un piccolo commento! È appurato che mi aiutino a scrivere.

È da un po’ che me ne dimentico ma è assolutamente indispensabile che io lo faccia: un GRAZIE megagalattico alla mia beta Barbara che pazientemente corregge le mie pazzie.

 

 

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Capitolo 52
*** Innocence ***


Bad Girl

 

Care ragazze,

dalla fretta di aggiornare non mi sono nemmeno accorta che abbiamo un motivo per festeggiare: abbiamo superato il CINQUANTESIMO capitolo di questa fic. Non credo che sia una cosa da poco! Vorrei ringraziarvi tutte, ad una ad una, soprattutto chi, dopo tutto questo tempo, è ancora qui a commentare e a leggere questa storia. Grazie per avermi tenuto compagnia, avere condiviso le mie parole, le emozioni…mi avete fatto ridere, emozionare e, soprattutto grazie di avermi la forza per continuare a scrivere ancora.

Un grazie immenso va alla mia beta Barbara che è dal primo capitolo di questa fic che mi segue. Grazie a te, nel mio piccolo, credo di essere migliorata tantissimo.

Purtroppo, anche a causa del mio ritardo ad aggiornare, i commenti e le letture si stanno sempre via via riducendo ma cercherò di tenere duro, almeno finché questa fic non sarà conclusa.

Ne approfitto per ringraziare bedw, una nuova lettrice che non solo ha avuto il coraggio di leggere letto tutti i capitoli di questa fic ma mi ha pure lasciato un commento! Grazie grazie grazie!

 

Vi avviso anticipatamente che il capitolo è più corto del solito ma per lo meno questa volta ho rispettato i tempi.

Bando alle ciance: vi lascio alla lettura.

 

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Bad Girl

[Alice Brandon]

 

Cap. 52  - Innocence

 

 

 

Libera. È esattamente così che mi sento.  

Leggera come una piuma trasportata dal vento.

Sento che se voglio posso muovere le dita dei piedi e delle mani. Ed è la più bella sensazione che si possa trovare dopo giorni (anni?) bloccata, in balia delle fiamme.

Sospesa. Come se stessi galleggiando su una nuvola soffice.

Non ho paura, non voglio scendere da questa giostra di serenità. Temo soltanto che aprendo gli occhi tutto possa svanire.

Percepisco la luce anche se ho ancora le palpebre chiuse e sento odori e profumi che mi fanno capire di non essere sola qui. Non sono sola.

Sento emozioni, tante, tutte insieme ma composte, non mi travolgono, piuttosto mi cullano.

Forte. Avverto l’energia scorrermi nelle vene.

Viva. Come non lo sono mai stata.

Mi scappa da ridere senza un motivo particolare. E devo aver riso davvero perché sento qualcuno sottolinearlo ad alta voce. E’ un ragazzo ed ha una voce meravigliosa. Deve avere anche un bell’aspetto. Lo conosco?

Apro gli occhi e svegliandomi, vedo che non è cambiato nulla, che la realtà è ancora meglio del sogno. Tutto va bene e penso che è la prima volta nella mia vita.

Incrocio quattro paia di occhi dorati e l’emozione dentro di me è tanto forte da contenere, che mi sembra di svenire. Avverto un formicolio salirmi dalla gola e il suono di una risata riempie di colpo la stanza. Sobbalzo come se avessi il singhiozzo. Mi blocco.

Sono io? Sono proprio io che ho riso?

Rido ancora più forte e gli sguardi delle quattro persone che mi stanno di fronte si fanno confusi. Avrei voglia di abbracciarli e baciarli tutti. Sono così belli. Adesso vorrei avere una reflex, fargli una foto e metterla in un diario segreto in modo che nessuno, oltre a me, possa ammirarla.

Mi guardo intorno e sono così meravigliata.

Dove mi trovo?

Il paradiso lo immaginavo diverso. Nuvole, ali e zucchero filato. Birkin, probabilmente.

Eppure, sarò sincera: non cambierei niente di tutto questo.

Mi sento calma. So di appartenere a questo posto.

Lambisco in vestito color ciliegia che indosso e vorrei fare una giravolta.

« Ti senti bene?  », mi domanda uomo dai capelli biondi pettinati all’indietro.

Lui lo conosco, di sicuro. L’ho visto mentre bruciavo che si prendeva cura di me. Annuso l’aria e ingoio solo cose buone. Ho voglia di ringraziarlo.

« Alice?  », richiama la mia attenzione considerato che non sono riuscita a rispondergli.

“A-L-I-C-E”, sillabo nella mia mente. Ha un bel suono. Adoro questo nome.

Un ragazzo biondo mi si avvicina. Ha l’aria tormentata.

“Non c’è nulla di cui tu ti debba preoccupare”, avrei voglia di dire ma non lo faccio.

La sua vicinanza mi mette in imbarazzo e non ne capisco il motivo. Forse perché è il ragazzo più bello che io abbia mai visto e in questa stanza nemmeno gli altri scherzano a quanto fascino.

Mi sfiora un braccio e la mia pelle scotta al suo tocco ma non mi allontano. Lo fisso negli occhi ambrati e il sorriso spunta sulle mie labbra.

C’è qualcosa in lui…

« Angelo mio  », riesco a chiamarlo accarezzandogli la pelle del viso guidata per un momento da un’audacia e una confidenza che non so se posso permettermi con lui.

Ritraggo la mano.

Rallento.

L’espressione dei presenti muta. Nei loro occhi leggo paura come se di fronte a loro improvvisamente si fosse materializzato un mostro.

Mi sento così piccola.

« Edward che cazzo succede? », domanda il mio angelo rivolgendosi al ragazzo dai capelli rossi.

In un momento tutto cambia. Non so come ci siano finiti così in fretta, ma vedo che sono tutti attorno ad un tavolo di legno scuro e spesso in un'altra stanza. Stanno discutendo di me, quasi come se non ci fossi. Poi, d’un tratto, tutto torna dove l’avevo lasciato. Nella grande stanza bianca.

« Temo che Alice abbia perso la memoria  », risponde il ragazzo di nome Edward più pallido di prima, se è possibile.

 

 

 

______________________________

“So di appartenere a questo posto”.

 

Lo so, lo so, vi avevo avvisate che sarebbe stato corto.

È la primissima volta in assoluto (non solo in questa fic) che utilizzo il POV di Alice. Vi dirò: non è facile. Magari alcune di voi lo daranno per scontato e, forse, la differenza non si nota poi molto. Ma cerco sempre di dare, ad ogni Pov, un’impronta, uno stile diverso in base al personaggio. In questo di Alice volevo che la parola chiave fosse: semplicità (l’opposto di quelli di Jasper). Vi prego anche di perdonarmi il tempo utilizzato. Ho usato il presente perché ho pensato fosse la scelta più giusta per questo capitolo.

Isa nello scorso capito aveva anticipato che la trasformazione aveva i suoi contro. Ovviamente si riferiva alla sete che Alice avrà di sangue! Ma, come avrete ormai imparato, non sarei io se non mi complicassi la vita, per cui ho voluto che Alice, come per il personaggio originale, perdesse la memoria (infondo la sua malattia era al cervello e il veleno ha dovuto principalmente agire su quello). In altri tempi avrei coraggiosamente aperto una nuova fic per raccontare meglio le vicende AliceXJasper ma non credo che lo farò. Prevedo ovviamente altri capitoli ma penso di trattare la loro vicenda in modo marginale, come contorno a quella tra Isa ed Edward.

Da ultimo, ma non di poca importanza, l’ispirazione di questo capitolo va tutta ad una canzone di Avril Lavigne: Innocence (della quale troverete delle citazioni nel testo)

http://www.youtube.com/watch?v=TDRT-bYRvMI qui trovate la song.

Spero che riusciate anche a vedere questo video che vi posto e che penso sia bellissimo e abbastanza aderente alla mia JasperXAlice:

 

http://www.youtube.com/watch?v=ihCflsecp4c

sottolineo che il video non l’ho fatto io trovate la firma e il link al suo interno!

 

Nel prossimo tornerò a parlare di Isa e Edward. Capitolo da non perdere!

Spero che mi lasciate un piccolo commento!

È appurato che mi aiutino a scrivere.

 

 

 

 

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Capitolo 53
*** Do not go gentle ***


Bad Girl

Ciao bellezze,

per prima cosa mi scuso immensamente per il ritardo!

Ma spero di farmi perdonare con questo capitolo bello lungo che già dal titolo promettente … (“non essere gentile”, "non andarci piano").

Per le maggiorenni: qui trovate il capitolo esteso e non censurato.

 

Ringrazio in particular modo la mia beta Barbara per il betaggio e red apple e Aleswan per le loro divertenti congetture sullo spoiler bastardo che avevo lasciato nelle risposte ai loro commenti!

 

 

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Bad Girl

[Edward Cullen]

 

Cap. 53 - Do not go gentle

 

 

 

La direzione dei miei pensieri era inevitabilmente proiettata verso lei, Isa. Lei che in così poco tempo era riuscita a legarmi in un modo così indissolubile da farmi dimenticare cosa fossi. Con Isa ero prima di tutto un uomo e poi un vampiro.

Un qualche dio si stava divertendo con noi. Con un grosso cubo di Rubik tra le mani controllava le nostre vite. Forks era stata quella mossa che aveva fatto coincidere i colori su tutte le facce del dado. Io, Jasper e persino Emmett avevamo trovato in quel luogo la risposta ai tanti perché che cercavamo. Dentro di noi, segretamente, iniziavamo a domandarci infatti se mai avremmo avuto la fortuna di trovare qualcuno che ci completasse, come era successo per Carlisle ed Esme. Nessuno di noi lo credeva davvero possibile. Eppure era successo.

Tuttavia, nonostante ognuno di noi avesse finalmente trovato la propria ragione di esistere, le cose non sembravano comunque ancora volgere nel verso giusto. Come un affamato che deve cibarsi con un contagocce.

« Quando credi di tornare? », domandai a mio fratello.

« Non lo so ancora », dalla cornetta la voce di Emmett mi arrivò cupa, quasi quanto i suoi pensieri.

Non era ancora pronto per tornare ma io non l’avrei chiamato se non avessimo avuto bisogno di lui.

Alice era come una palla pazza. Un’incognita incontrollabile e imprevedibile nel modo in cui poteva esserlo un qualsiasi neonato, ed a complicare ulteriormente le cose, come se non bastasse, ci si metteva pure un’amnesia che avrebbe potuto giocare a nostro netto sfavore. Auspicavamo che presto avrebbe riacquistato i suoi ricordi perché, altrimenti, insieme a quelli, avrebbe perso la sua umanità per sempre.

« Adesso devo lasciarti. Mi farò vivo », riattaccò Emmett senza lasciarmi la possibilità di replicare.

Era passata una settimana esatta da quando Alice si era risvegliata nella sua nuova condizione di vampira e, per il momento, dovevamo ammettere che stava reagendo piuttosto bene. Certo, i suoi pensieri erano il più delle volte orientati al desiderio di sangue e questo era un vero e proprio tormento per me, costretto com’ero a passare la maggior parte del mio tempo di guardia ma, per nostra fortuna, Alice era piuttosto mite per essere una novellina e non c’era stato bisogno dell’utilizzo della forza.

In generale, il controllo sulla neonata si stava rivelando abbastanza semplice, del resto, non avevo neppure bisogno di leggere le sue mosse nei suoi pensieri considerato che, di riflesso, avevo acquisito il dono addirittura di prevederle attraverso di lei. Avevo imparato a riconoscere il momento immediatamente prima di una visione: i suoi occhi cremisi si sbarravano e Alice prendeva tutte le sembianze di una statua di sale.

Paradossalmente quello che mi preoccupava era Jasper. Nonostante si sforzasse di risultare calmo, i suoi pensieri tradivano tutto il dolore e la rabbia per la perdita della memoria di Alice. Il fatto che non si ricordasse di lui era stato un duro colpo difficile da digerire. Le parlava a malapena, solo se strettamente necessario, e a volte sentivo che era un vero e proprio martirio per Jasper vederla così, starle vicino. Solo io potevo realmente sapere quanto desiderasse baciarla, stringerla come non aveva mai potuto fare per paura di ferirla. Ma non l’avrebbe fatto, almeno finché lei non avrebbe ricordato o non l’avesse voluto.

I ricordi di Alice riguardo tutti noi si riducevano alle visioni che aveva e che aveva avuto durante la trasformazione. Quelli che riguardavano Jasper erano diversi, contornati da uno strano alone, quasi si trattasse di sogni più che di ricordi.

Angelo mio”, sospirava spesso guardandolo furtivamente. Poi, ricordandosi che io potevo leggere nella sua mente, mi guardava imbarazzata e nei suoi occhi leggevo la preghiera di mantenere il segreto. Era convinta che Jasper nutrisse per lei una sorta d’indifferenza, quasi un’avversione. Avrei voluto poterle dire che non era affatto così e quando ne avrei avuto l’occasione, e cioè quando finalmente Jasper si sarebbe allontanato, l’avrei fatto.

Scandagliando continuamente i pensieri di Alice mi ero sorpreso di sentire il nome di Isabella. Lei le aveva tenuto compagnia e l’aveva confortata mentre stava soffrendo le pene dell’inferno. Ritenevo che fosse possibile metterle in contatto. Non ero certo così stupido da rischiare la vita della ragazza che amavo ma con le nuove tecnologie Alice e Isa avrebbero potuto, almeno finché la neonata non fosse stata pronta, sentirsi telefonicamente, chattare o addirittura vedersi tramite webcam. Isa ne sarebbe stata felice e Alice avrebbe potuto trarre giovamento sia per riacquisire la memoria sia per rimanere attaccata alla sua umanità.

Fatto stava che quegli impegni per l’intera settimana mi avevano tenuto a distanza forzata dalla mia ragazza. Avevo avuto pochissime occasioni di vederla e, anche quando questo accadeva, lei mi era sembrata fredda, quasi distaccata. Non le era stato più permesso di venire a trovarci e non mi aveva mai più chiesto di Alice dal suo risveglio. Anche se non potevo ancora leggerle nel pensiero sapevo che stava soffrendo per ciò che era successo alla sua amica. Volevo darle modo di liberarsi della sofferenza e speravo di farlo dicendole che Alice aveva chiesto di lei e che avrebbe potuto parlarci. Non vedevo l’ora di darle la notizia.

Avevo fatto in modo che sapesse che quel venerdì avrei avuto finalmente il pomeriggio libero. Carlisle, che era riuscito a spostare i suoi turni in ospedale, mi avrebbe sostituito. Probabilmente peccavo di egoismo verso la mia famiglia ma sentivo il bisogno di staccare da tutto. Dai pensieri sanguinari di Alice e dai tormenti amorosi di Jasper. Stare con Isa era esattamente quello che mi ci voleva. Non potevo fare a meno di lei, come la mia dose di eroina preferita.

La lontananza, come una bomba ad orologeria, non aveva fatto altro che aumentare il mio desiderio di stringerla, baciarla, respirarla… possederla. Mi mancava oltre il lecito e l’unico modo per lenire il mio tormento era quello di toccare la sua pelle, di sentire il suono dei suoi gemiti. Mi ritrovai eccitato, come uno stupido, solo al pensiero di lei svestita.

Cercai di calmarmi e le inviai un messaggio per avvertirla che sarei presto arrivato a casa sua.

Abbottonai la camicia e saltai con un balzo dalla finestra per attraversare di corsa il bosco.

Mentre correvo, fendendo l’aria intorno a me, il segnale acustico del telefonino mi avvertì che era arrivato un messaggio. Sorrisi tra me e me, carico di aspettative. Ma la delusione prese presto posto all’euforia. Era Isa. Diceva di essere spiacente, ma aveva già detto ad Angie che avrebbe passato l’interno pomeriggio con lei, oggi.

Sospirai frustrato e di nuovo, la coscienza di essere essenzialmente una persona egoista si impadronì di me. Avrei voluto Isa tutta per me senza considerare che Angela, che piangeva ancora la morte di Alice, ne aveva più bisogno.

Deviai per la biblioteca, decidendo di prendermi comunque un pomeriggio di riposo. Il luogo non era ancora molto frequentato e la tranquillità che vi si respirava lo avevano promosso come posto prediletto, dopo la radura.

Passai il dito sui tomi contrassegnati dalla lettera “H”. Tra titoli più che familiari, prelevai un’opera di Hesse. Ma il volume quasi non mi cadde dalle mani quando il mio sguardo si posò al di là degli scaffali dedicati alla letteratura straniera.

« Ciao Edward », farfugliò dolcemente Angela accortasi di me, venendomi incontro con una breve corsetta.

« Angela », la salutai a mia volta, sorridendole senza mostrarle i denti. Evitai di chiederle di Isa perché era evidente che non fosse con lei e che non avesse la minima idea di dove fosse.

« Isa? », mi domandò, infatti, innocentemente.

« Scusami », la superai eludendo la sua domanda e lasciandole tra le mani “Siddharta”, « mi sono appena ricordato di una cosa… », la liquidai, dandole le spalle.

Mi guardò stranita per un momento prima di fare spallucce.

Una volta fuori l’edificio, cercai inutilmente di chiamare Isa al cellulare.

“ In questo momento non posso rispondere, lasciate un messaggio e forse sarete richiamati…”.

Riattaccai e quasi non mi feci sopraffare dalla voglia di accartocciare il telefono in una mano.

A lunghe falcate raggiunsi il piccolo sentiero dietro la struttura e, dopo essere stato sicuro che non ci fosse anima viva nei paragi, mi lanciai in una folle corsa. Destinazione: casa Swan.

Avevo urgente bisogno di parlare con Isa anche se la collera che mi scorreva nelle vene non prometteva nulla di buono.

Perché mi aveva mentito? Cosa era successo? Avevo fatto qualcosa di sbagliato? L’avevo ferita? 

Gli scenari di mille possibili congetture mi tormentarono durante tutto il tragitto e i propositi di calmarmi non si concretizzarono affatto. Doveva centrare qualcosa con il suo strano comportamento. A qualche decina di metri dalla meta, ordinai alle mie gambe di rallentare. Proseguii camminando, cercando di darmi un contegno.

La finestra di Isabella era chiusa e dalla casa non proveniva nessun rumore, segno che fosse deserta. Il pick-up non era parcheggiato nel piazzale così come la volante della polizia.

Sentii il mio cuore senza vita nel mio petto lacerarsi.

Doveva senz’altro esserle successo qualcosa, magari mentre cercava di raggiungere Angela. Non era da lei mentirmi. Mi ammonii solo per averlo pensato.

Ripescai il mio cellulare dalla tasca e provai a telefonarle nuovamente. La sorpresa fu grande quando sentii la suoneria del suo telefono provenire dalla sua stanza.

Strabuzzai gli occhi e balzai felino sul davanzale della sua camera. Attraverso la tendina colorata non riuscii a vedere all’interno della stanza. Il cellulare continuò a squillare finché la voce registrata di Isa non interruppe la suoneria.

Forzai la finestra e riuscii ad entrare. La facilità con cui mi ero introdotto in casa sua mi fece riflettere sul fatto che lei non fosse mai del tutto al sicuro, se non con me.

Se da un lato fui più che sollevato da non trovare il suo corpo privo di vita, dall’altro la mia mente continuava a interrogarsi su cosa potesse esserle successo. Investigai ma in cucina non c’era traccia di nessun biglietto e nemmeno in camera sua.

Paranoico oltre ogni limite e senza nessun’altra possibilità, decisi di affidarmi al segugio che era in me anche se sapevo che avrebbe significato abbandonarmi totalmente alla mia natura di vampiro.

Chiusi gli occhi e mi concentrai sulla scia del suo inconfondibile odore, impresso indelebilmente nella mia testa. Sentii le narici bruciare e i polmoni riempirsi del suo dolce profumo. Ingoiai un fiotto di veleno e mi lanciai sulla pista che avevo fiutato. Corsi costeggiando la strada principale scrutando contemporaneamente nella mente di chiunque si trovasse nel raggio del mio potere in cerca di informazioni utili.

La mia corsa terminò bruscamente. Frenai puntando i piedi sul terriccio umido quando mi accorsi di stare per superare il confine dei Quileute. Il loro fetore ne era una chiara indicazione, segnalava una linea di demarcazione del loro territorio.

« Dannazione », ringhiai tra i denti.

Purtroppo secondo un accordo stretto coi natii indiani d’America di L.A. Push non mi era concesso oltrepassare quel confine.

In altra circostanza l’avrei fatto comunque, rischiando persino di rompere quel patto lungo un secolo, ma dopo la recente trasformazione di Alice che non avevano certo gradito, non potevo rischiare di dare loro il pretesto che stavano tanto cercando per sfociare in una guerra. L’ incognita neonata e l’assenza di Emmett ci avrebbero nettamente sfavorito, senza considerare l’ipotesi che forze più potenti avrebbero potuto scomodarsi per ripristinare l’equilibrio e questo non sarebbe stato positivo per nessuno di noi, compresa Isa.

Abbandonai un sommesso ringhio al vento come avvertimento e in un attimo sparii.

Forse il fatto che fosse con il suo amico Jacob Black e che non fosse caduta vittima di chissà quale disgrazia o calamità naturale, avrebbe dovuto tranquillizzarmi, in qualche modo, ma non riuscii tuttavia a placare la collera che mi accecava. Non riuscivo a saperla del tutto al sicuro con lui. In fin dei conti i mutaforma erano ben noti per il loro scarso autocontrollo. E poi il fatto che Black e Isa condividessero quell’amicizia così intima...

In sostanza mi rendeva le cose più difficili. Non avrei potuto ucciderlo senza imbattermi nell’odio di Isa.

Tornai nella sua stanza, decidendo di aspettarla lì, circondato dalle sue cose e dal suo odore.

 

 

[ Isabella Swan ]

 

Scostai i capelli umidi di sudore dalla fronte e mi sporsi dal letto per vedere che ore fossero. Le cifre rosse lampeggianti sulla radiosveglia indicavano che fossero da poco passate le tre di notte. Sbarrai gli occhi e cercai di alzarmi dal letto ma la morsa del braccio bollente e massiccio di Jay mi resero le cose un tantino difficili. Dopo diversi tentativi, riuscii a scivolare sotto il suo arto e a divincolarmi dal suo corpo.

Lo guardai nella penombra della stanza. La sua figura occupava gran parte del letto perciò non mi stupii di aver dormito così male. Era talmente grosso che i suoi piedi sconfinavano oltre il materasso.

Non era la prima volta che condividevano il letto ma, osservandolo, mi resi conto di quanto il mio migliore amico fosse cambiato. Il suo corpo, coperto solo dai pantaloncini, era quello di un uomo adulto. Alto, muscoloso e possente. Sudato e peloso. Caldo ed accogliente.

Le mie guance s’imporporarono pensando a lui in quel modo, così differente da prima. Portai la testa da un lato pensando a quando eravamo piccoli e a quanto anche i nostri problemi lo fossero…

Recuperai le mie cose da terra e uscii dalla stanza. Tentare di svegliarlo era del tutto inutile. Anche se me l’avrebbe fatto pesare, ero in grado di tornare a casa da sola. Non c’era nulla che poteva capitarmi, a parte imbattermi nel mio ragazzo vampiro, s’intendeva…

 

Aspirare l’aria di un palloncino e riempirlo dei propri pensieri. Jacob aveva quest’effetto su di me. Con lui i miei problemi si annullavano, come quando ero bambina. Peccato che al risveglio quest’ultimi erano già tornati, più pressanti e dolorosi di prima, a bussare alle porte della mia testa. Portai una mano alla fronte come per frenare l’emicrania che mi stava martellando le tempie.

Durante il tragitto fui sollevata di non essermi imbattuta in Edward che, a quanto pareva si era bevuto la storia di Angela.

Aprii la porta d’ingresso e, con le scarpe in una mano, salii lentamente le scale per non svegliare Charlie. Ma non perché temessi una ramanzina; affatto, ero certa che anche se fossi rincasata il pomeriggio successivo non avrebbe battuto ciglio. Non sapevo per quale motivo, ma nutriva per Jacob una sorta di ammirazione. Mi stupii di non sentirlo russare, così mi ricordai che non era nemmeno in casa considerato che il venerdì aveva il turno di notte.

Nella mia camera il letto era vuoto e assolutamente intatto. Respirai quel silenzio, socchiudendo le palpebre pesati e stanche. Quando le riaprii, il mio cuore quasi non si fermò. I miei occhi si posarono su quelli di Edward, seduto nel buio sulla sedia a dondolo.

Perfettamente immobile mi guardava senza lasciare trasparire alcuna emozione. Boccheggiai in cerca d’aria e, con la scusa di posare le scarpe a terra, mi voltai per eliminare il contatto visivo con lui.

Riempii i polmoni d’aria sentendo ancora il suo sguardo trafiggermi la schiena.

« Senti, Edward… », mi voltai nella sua direzione posando le mani sul viso, « tutto ciò di cui ho bisogno adesso è una doccia calda e un po’ di riposo », portai le mani nei capelli come a volerli raccogliere in una coda alta e terminai la frase, sperando di posticipare quella che aveva tutta l’aria di diventare una furiosa discussione.

Edward non parlò ancora, limitandosi a guardarmi con i suoi occhi luminosi come fari. Mi morsi il labbro, aspettando pazientemente che si muovesse. Temevo che se avessi fatto una qualsiasi mossa o avessi anche solo aperto bocca, lui sarebbe esploso. Potevo sentire il mio cuore risuonarmi nelle orecchie e mi domandai mentalmente se non fossi proprio io quella a sgretolarsi sotto il suo sguardo.

Per una volta avrei voluto essere io quella a leggere nella mente, per sapere i suoi pensieri in quel momento.

« Dove sei stata? », domandò rompendo il silenzio e sentii le sue parole pesare sulla mia testa, come la lama di una spada dietro la nuca.

« Ho dormito da Jacob », risposi, sottolineando la parola “dormito”.

Osservai il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore e sentii le gambe cedermi.  

« Hai addosso il suo odore! », sentenziò con una furia ceca che mi ferì.

« Ti ha toccata? Rispondi! », sollevò la sedia a dondolo e la scagliò contro il muro opposto, sbriciolando il legno in mille pezzi. L’osservai spaesata e impaurita pensando di avere a che fare con un estraneo. L’avevo visto nutrirsi e sapevo quanto fosse smisurata la sua forza, eppure non l’avevo mai visto così… eroso dalla gelosia. Non ebbi nemmeno il tempo di risentirmi sotto il peso della sua accusa.

« Ti ha toccata? », domandò nuovamente. Le sue labbra tremavano e i suoi occhi fiammeggiavano come fuochi in attesa di una risposta.

« No! », gridai.

Solo allora mi resi conto di tremare. Per quel lunghissimo momento temetti per il mio migliore amico. Avrei tanto voluto chiudere gli occhi e non essere costretta a sopportare un attimo di più di vederlo in quel modo. Distrutto.

In un attimo fu davanti a me. Indietreggiai fino a cozzare contro il muro. Ma ovviamente Edward fu più veloce e mi afferrò i polsi, bloccandomi nella sua morsa fredda, senza via d’uscita.

« Perché mi hai mentito? Hai idea di quanto fossi preoccupato per te? Di quanto fossi stato vicino a venirti a prendere?  », la sua furia espose contro di me. Non c’era più niente di calmo o misurato in quello che diceva, nella forza con la quale tratteneva il mio corpo limitato tra lui e il muro dietro. Ebbi come l’impressione che sarebbe stato più facile scappare scavando con le unghie nella parete, piuttosto che superare lui.

Mi resi conto di stare piangendo solo quando le lacrime calde bagnarono le mie labbra. Edward non sembrava farsi impietosire nemmeno da quelle, per cui gli sputai la verità in faccia, riversandogli la mia rabbia.

« Proprio tu parli di mentire? Quando pensavi di dirmi che dovrete lasciare Forks? », sentii la sua presa farsi più lieve a quelle parole e osservai i suoi occhi sbarrarsi per la sorpresa di essere appena stato scoperto, « O forse pensavi di non dovermelo dire affatto? Avresti lasciato la città senza dirmi nulla, come se non fossi mai esistito? », la voce mi si spezzò in gola come se avessi appena ingoiato un pezzo di vetro.

Ammetterlo a voce alta aveva solo contribuito a renderlo più reale e più amaro di quanto già non fosse. Avrei voluto urlargli che lo odiavo ma quelle parole non sembravano volere uscire dalle mie labbra, come se facendolo avessi bestemmiato. Detestavo il fatto di non riuscire minimamente ad odiarlo, nonostante il male che mi stava facendo e che ero certa non si sarebbe mai potuto rimarginare.

Volevo solo che tutto finisse il più velocemente possibile. Non avrei potuto sopportare di respirare ancora il suo odore, un attimo di più.

« Vattene via! Vattene. Ora », riuscii a dire tra le lacrime.

Infondo gli stavo rendendo solo le cose più semplici. Non aveva avuto il coraggio di farlo lui, così adesso lo stavo lasciando io. Lo affermai con convinzione cercando di racimolare tutta la forza per vederlo andare via dalla mia finestra per l’ultima volta, col mio cuore tra le mani.

« Isa », mi chiamò. Il suo tono di voce si era addolcito.

« No, no, no», urlai cercando di divincolarmi dalla sua presa. Non volevo sentire nessuna scusa, nessun’altra bugia e non volevo che usasse il suo potere ammaliante su di me.

« Isa, Isa, ti prego », disse sfiorando il profilo della mia guancia bagnato dalle lacrime.

« Non toccarmi! », lo fulminai.

In tutta risposta mi bloccò nuovamente, incollando il suo corpo contro il mio. « Non vado da nessuna parte, senza te », sibilò.

Mise una mano tra i miei capelli, facendomi inclinare la testa all’indietro e costringendolo a guardalo negli occhi.

« Come puoi averlo anche solo pensato? », mi domandò rabbioso, « Come puoi pensare che ti lascerei? ». Respirò sulla mie labbra dicendo qualcosa che non riuscii a comprendere ma che somigliava tanto a “sei la mia vita”.

« Come devo dirtelo che ti amo? », nei suoi occhi leggevo la preghiera di credergli perché non c’era niente di più vero dei sentimenti che provava per me.

« Ti amo », mugolai poiché la stretta nei miei capelli si era fatta più forte e in tutta risposta incollò le sue labbra alle mie, senza lasciarmi fiato. Il bacio fu, fin da subito, di un’urgenza mai vista. Si cibava delle mie labbra, avido, desideroso di averne sempre di più. Avrei voluto dirgli  che ero solo sua, sua e di nessun altro ma non mi permetteva di staccare le mie labbra dalle sue, così non trovai altro modo di dimostrarglielo che cedere al suo tocco.

Ah, quanto mi erano mancati i suoi baci! Pregai perché questo non finisse mai, anche se avrebbe significato non respirare più.

Le sue mani scesero sui miei fianchi e mi accarezzò attraverso il vestito. La mia pelle al di sotto sembrava scottare. Inarcai la schiena in modo da far combaciare i nostri bacini. Gemette dal desiderio e con forza mi strappò il vestito di dosso. Non me ne importò, non m’importa di nulla che non fosse lui in quel momento.

Scese a baciare la mia mandibola e poi, più giù la cavità del mio collo facendomi boccheggiare dalla passione.

Senza che potessi rendermene conto, ridusse a brandelli anche il mio intimo, lasciandomi nuda alla sua completa mercé.

Si staccò per osservarmi meglio e nei suoi occhi lessi il puro desiderio di possedermi. Temevo, che non avrei resistito tanto a lungo se avesse continuato a guardarmi in quel modo. Mi morsi un labbro, pregustando il momento in cui questo sarebbe avvenuto.

Si liberò anche lui dei vestiti tanto velocemente da non lasciarmi nemmeno il tempo di elaborare la cosa. Mi strinse nuovamente tra le braccia. Sospirai di piacere e infilai le mie dita tra i suoi capelli, attirandolo verso la mia bocca. Le nostre lingue si trovarono. Presi la sua tra le labbra e la succhiai avidamente.

Volevo che mi prendesse in quel momento, lì, contro il muro ma si limitò a baciarmi lasciandomi consumare nel fuoco dell’eccitazione. Mi strisciai contro di lui. Un altro po’ e l’avrei supplicato.

« Avevi detto che avevi bisogno di una doccia, prima », disse e non mancai di notare il perverso sorrisetto impresso sulle sue labbra, « Bèh, sono d’accordo », mosse il naso come se gli pizzicasse.

 

Mi scagliò sotto il getto dell’acqua della doccia ancora fredda. Senza alcuna delicatezza strinse i palmi delle mani attorno al mio sedere.

« Edward », lo pregai svergognatamente.

Mi accontentò subito. Prendendomi.

« Sei mia », ansimò mentre i nostri corpi scivolosi si univano con urgenza, possesso, amore.

Mi aggrappai con le unghia alle sue spalle, arcuando la schiena e accompagnando i suoi movimenti con il mio bacino. Ero maledettamente vicina all’orgasmo più potente che avessi mai provato.   

« Edward, ancora, di più! », gemetti spudoratamente.

Uscì improvvisamente dal mio corpo, ancora insoddisfatto, ma prima che potessi lamentarmi mi afferrò i fianchi e mi fece girare su me stessa. Gli schizzi dell’acqua calda mi solleticarono la schiena.

Gemette e ringhiò come non l’avevo mai sentito fare. Il solo fatto di sentirlo così, abbandonato al piacere, contribuivano ad aumentare le sensazioni positive che stavo provando dentro di me.

Edward era dentro di me, dentro le mie vene, dentro la mia anima.

Avvertii le sue mani dai miei fianchi scorrere lentamente lungo la mia schiena, sfiorò il profilo dei miei seni e salì fino a bloccare le mie mani tra le sue sopra la mia testa, sul vetro della doccia.

Il freddo del suo corpo in contrapposizione al calore dell’acqua, mi fecero venire i brividi.

Le sue dita scivolarono lungo il mio ventre e cominciò a stimolarmi. Edward mi stava donando un piacere senza confini.

Venni in quel modo, con Edward che mi stimolava su due fronti, urlando di piacere.

Non mi sembrava più di ricordare nemmeno come mi chiamassi. Ero più che convinta che fosse Edward a reggermi ancora in piedi. Ripresi fiato tra le sue braccia, mentre l’acqua scivolava tra i nostri corpi nudi e ansanti.

Il mio vampiro mi prese tra le braccia e mi portò, ancora nuda e fradicia com’ero nella mia camera. Osservai tutto quello sgocciolamento sul pavimento dietro le nostre spalle, sorridendo ancora stordita. Mi convinsi che avrebbe pensato lui ad asciugarmi e a mettermi tra le coperte. Mi depose infatti sul copripiumino e feci appena in tempo ad osservarlo inarcare un sopracciglio bramoso. Si sistemò sul letto ancora nudo ed eccitato e cominciò ad imprimere sul mio corpo una scia di baci mentre io giocavo con i suoi capelli bagnati. Poi si inginocchiò all’altezza del mio bacino e leccò con la punta della lingua la pelle dell’interno coscia provocandomi i brividi.

Sbarrai gli occhi dalla sorpresa quando sentii la sua lingua scivolare nel mio ventre, facendo risvegliare subito la mia voglia di averlo. Mugolai indispettita e lui rise birichino. Forzai perché si scostasse da lì ma la mia convinzione cedette immediatamente, conquistata dai suoi movimenti. Non mi restò che abbandonarmi totalmente a lui.

« Mmm… », miagolai, trattenendo le mie labbra dall’emettere altri gemiti. Strinsi i suoi capelli nei miei pugni mentre mi portava pericolosamente vicino al limite.

Edward si tolse poco prima che potessi raggiungere il secondo orgasmo della giornata.

Mi misi in ginocchio, guardandolo desiderosa negli occhi. Mi condusse su di lui, ormai impaziente. Presi il suo viso tra le mani e lo baciai ripetutamente sulle labbra mentre, con lentezza estenuante mi sedevo su di lui. Mi piaceva condurre il gioco. Ringhiò sommessamente mentre lo osservavo abbandonarsi al piacere più profondo. 

Invertì le posizioni e ed entrò nuovamente in me, sovrastandomi col suo corpo.

« Isabella », gemette chiamandomi col mio nome per esteso mentre raggiungevamo insieme l’ orgasmo. Il mio corpo fu scosso da una violenta onda di piacere e mi abbandonai tra le sue braccia.

Scostò i miei capelli dal viso, baciando dolcemente le mie labbra.

« Sei bellissima », sussurrò sulle mie labbra.

Risi, consapevole di non essere nemmeno paragonabile a lui.

« Sei pronta? », mi domandò, « non abbiamo ancora finito… ».

 

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Eeehh, quanto adoro i litigi che terminano in questo modo!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto tanto quanto è piaciuto alla nostra Isa. Era da un po’ che non aggiornavo la versione hot della fic.

Direi che ogni tanto ci vuole, no?

Spero di non aver esagerato troppo. Lasciatemi il vostro parere, please!

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Capitolo 54
*** Don’t go away ***


Bad Girl

Per le maggiorenni: qui trovate il capitolo esteso e non censurato.

 

Ringrazio come sempre mia beta Barbara

 

 

 

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Bad Girl

[Rosalie Hale]

 

Cap. 54 – Don’t go away

 

 

 

« Quanti passeggeri? », mi domandò la ragazza mora del check in.

« Due », risposi senza pensarci, « Scusi, volevo dire “uno” », mi corressi subito, sfiorandomi lo stomaco.

 

« Ce la fai? », mi domandò Roy, passandomi il borsone.

Annuii e me lo misi a tracolla, cercando di sorridergli.

Dovevo farcela e non mi riferivo certo al peso del bagaglio…

« Stanno chiamando il mio volo », dissi prestando attenzione alla voce gracchiante proveniente dall’altoparlante.

« Vai », mi abbracciò il mio ragazzo. « Vedrai che starai bene », mi rassicurò ad un orecchio.

Assentii muovendo la testa.

« Chiamami quando arrivi », urlò quando già stavo iniziando ad allontanarmi da lui.

 

Non avevo mai preso l’aereo in vita mia ma avevo l’ impressione di non essere agitata per quello.

Mi guardai intorno. Tra le persone che camminavano, perse nei loro pensieri, nei loro sogni, una coppia mi colpì in particolare. Un ragazzo e una ragazza con i volti bagnati dalle lacrime confessavano di amarsi, si promettevano di aspettarsi a vicenda e infine si salutavano.

La cosa mi fece male non tanto perché il saluto con Royce non era stato neanche lontanamente paragonabile a quello, ma perché quel saluto tra innamorati non poté fare a meno di ricordarmi l’addio che ci eravamo scambiati io ed Emmett.

Mi ero ripromessa di non pensarci più ma il mio cervello tradiva ancora una volta le mie stesse convinzioni.

Rallentai il passo, voltandomi per guardare indietro.

Era folle ma ancora una parte di me sperava di vedere un ragazzo dagli occhi color miele attraversare di corsa le vetrate, superare i controlli e stringermi disperatamente fra le sue braccia, come succedeva nelle migliori commedie romantiche.

Ma non potevo permettermi di fantasticare quando ero stata io a decidere di tagliare le ali a quei sogni.

Come poteva Emmett raggiungermi all’aeroporto se nemmeno sapeva che stessi partendo?

Anche oltreoceano avrei ancora sentito i passi di quel ragazzo risuonare nella mia testa?

 

Salii sull’aereo e mi accomodai sul sedile accanto ad un uomo che gentilmente mi aiutò a sistemare la borsa nella cappelliera.

Chiusi gli occhi pensando a quante cose erano e stavano ancora per cambiare nella mia vita. Nel giro di poco meno di un anno avevo scoperto di aspettare un bambino, avevo trovato e successivamente ripudiato il mio primo vero grande amore e adesso stavo lasciando la città.

Il cielo di Londra non era molto diverso da quello di Forks, cercai di convincermi.

 

L’idea era venuta a Royce.

Quel giorno avevo trovato il coraggio di dirgli che aspettavo un bambino e stranamente non aveva battuto ciglio. Nessuna festa e nessun dramma. L’avevo visto più felice dopo aver fatto un touchdown, ma mi aspettavo fosse così, dopotutto questa gravidanza era stata inaspettata anche per me.

Si era attaccato al telefono con suo padre e dopo una bella oretta in ansia mi aveva detto che sarebbe stato meglio per me abbandonare la città per affrontare la gravidanza a Londra, dai suoi zii. Lui sarebbe venuto a trovarmi di tanto in tanto e io avrei potuto concludere l’ultimo anno laggiù finché la gestazione me l’avrebbe consentito e poi, una volta partorito, sarei potuta andare a Boston, dove Royce avrebbe iniziato l’Università e dove avremmo preso una casa insieme. Nessuno scalpore a Forks, insomma. Inutile dire che i miei si erano subito trovati d’accordo. Tutto fuorché sbarazzarsi della propria figlia perlopiù incinta.

Avevo accettato. Per quanto non mi entusiasmasse l’idea di passare cinque lunghi mesi a casa di estranei, dovevo ammettere che era un’ottima soluzione. Lontana dai pettegolezzi e da inopportuni pensieri avrei potuto condurre una gravidanza più tranquilla. Forse, con l’oceano a separarmi, avrei potuto anche dimenticarmi di Emmett…

Quello che poi mi aveva colpito maggiormente era stato proprio Royce. Una parte di me credeva che a quella notizia mi avrebbe lasciata o, che peggio, mi avrebbe imposto di abortire. Ovviamente mai avrei accettato di farlo per cui ero felice di come l’avesse presa. Pensai di rivalutarlo, dopotutto. Anche se non era il ragazzo che amavo.

 

[Isabella Swan]

 

Gioia e dolore. 

Sentire ogni singola giuntura del corpo indolenzita come se ti avessero più volte staccato e poi, in seguito, riattaccato le gambe e le braccia a loro posto, non dovrebbe essere accompagnato da un sorriso di totale beatitudine sulle labbra.

Ma per me quella mattina era così.

Ora lo sapevo. Il paradiso non era un luogo, ma una sensazione. La stessa sensazione che si potrebbe provare se improvvisamente ti spuntassero delle ali sulla schiena e tu iniziassi a volare.

Coperti solo dal velo di luce rosata proiettata sui nostri corpi nudi. Sentire il tocco di Edward disegnare il profilo del mio corpo, lentamente.  Sentire il suo fresco respiro sulla pelle era la prova inconfutabile che non fosse così assurdo pensare che gli angeli esistessero davvero. E lui lo era.

La porta della mia camera quasi certamente non era chiusa a chiave. Almeno che non avesse provveduto Edward, io ero stata troppo occupata su altro per preoccuparmene. Se Charlie o chiunque altro fosse entrato in quel momento ci avrebbe trovati completamente nudi e stretti in un abbraccio. Anima e corpo fusi insieme, questo eravamo.

« Sei sveglia », mi sussurrò Edward nell’incavo del collo.

Non era una domanda quella.

« No », risposi senza aprire gli occhi. Anche solo muovere le labbra mi era parso un’impresa. Le immaginavo così gonfie da fare concorrenza ad Angelina Jolie.Lindsay Lohan Lindsay Lohan

Lo sentii ridacchiare, divertito dalla mia risposta.

Io non ci trovavo nulla di così divertente. Facile per lui: svolgere la maratona del sesso no-stop come se si fosse fatto una passeggiata!

Non disse più nulla, decidendo di regalarmi il riposo di cui avevo bisogno. Si limitò a scivolare tra le mie braccia, più vicino al mio corpo.

Trattenni il respiro quando sentii chiaramente che si era chinato a stampare un bacio sul mio seno. Sorrise birichino dell’effetto ottenuto sulla mia pelle.

Aprii finalmente gli occhi e incontrai il suo sguardo oro fuso.

« Buongiorno »,  sorrise sghembo.

“Possibile che anche di prima mattina fosse così dannatamente splendido?”, mi ritrovai a chiedermi per l’ennesima volta.

L’unico segno che portava addosso della battaglia che si era consumata durante la notte erano i suoi capelli arruffati.

« Vuoi fare l’amore? », mi domandò con gli occhi da cucciolo.

Non so quanto pesasse il potere ammaliante che aveva su di me, fatto stava che, già dal tono più che seducente che aveva utilizzato, stessi quasi per rispondere affermativamente.

« C’è Charlie di là », sussurrai piano, cercando di rimanere il più possibile lucida.

In risposta circumnavigò con la punta delle dita la pelle del mio ventre per arrivare al mio ombelico.

« Stai tentando di battere un record? », domandai con un sopracciglio alzato.

« Scusa », tossicchiò, « ma è colpa tua. Sei una continua tentazione, lo sai? ».

Mi diede un bacio a fior di labbra.

Era incredibile come ormai i suoi baci e le sue carezze fossero diventati un nutrimento per il mio corpo e la mia anima.

Mi sporsi per baciarlo nuovamente ma lui si scostò. « Pensavo mi avessi rifiutato poco fa… », affermò fintamente risentito.

In risposta mossi una coscia che andò a sfiorare maliziosamente il suo inguine.

« Così non aiuti », si schiarì la voce.

Risi spensierata come un bambina pentendomene immediatamente.

Restammo immobili per qualche minuto per sentire se per caso Charlie non si fosse svegliato. Benedii il suo sonno pesante.

Il gioco-tortura di Edward poteva continuare per la gioia dell’affascinante carnefice affianco a me.

« Tra un po’ Carlisle inizierà il suo turno in ospedale », dichiarò, « non ho molto tempo », concluse come se stesse facendo una valutazione tra sé e sé a voce alta.

Mi rattristai.

Per tutta la settimana precedente c’eravamo visti col contagocce, solo per qualche ora, e per di più la mia stupidità aveva contribuito ad aumentare la nostra distanza.

Edward catturò nuovamente la mia attenzione sfiorandomi il seno con le dita.

« Devi andare? », domandai con un fremito dovuto al suo tocco. Non chiedevo altro che restasse.

Improvvisamente avevo cambiato idea…

Assentii muovendo la testa e scese a baciarmi il petto, all’altezza del cuore.

« Alice ha chiesto di te », dichiarò, « avrei voluto dirtelo ieri ma poi la serata ha preso una piega inaspettata… ».

« Davvero? Avevi detto che non ricordava più nulla! ».

« Già », confermò, « ma la sua mente ha continuato a registrare durante la trasformazione… ».

Questo significava che Alice mi aveva sentito.

Avvertii il mio cuore gonfiarsi dalla gioia. La mia amica aveva ricevuto le mie scuse ed aveva avuto il mio sostegno.

« Penso che possiate vedervi », asserì.

Lo guardai perplessa non riuscendo a credere alle sue parole.

« Al pc,con una buona webcam », precisò, sollevando l’indice.

Non avrei potuto chiedere di più.

Avevo passato gli ultimi tempi a domandarmi come avrei fatto a sopportare il fatto di non vederla più. Questa era davvero una grande notizia.

Quasi i miei occhi non si riempirono di lacrime.

« Per quello che riguarda ciò che hai detto ieri », iniziò, « è stato Jasper a dirtelo? ».

Annuii e mi presi qualche secondo prima di domandargli ciò che stavo pensando. « Partiranno presto? », constatai con un groppo in gola.

La commozione che cercavo di trattenere era dovuta a due fattori. Per prima cosa, chissà quando avrei potuto riabbracciare Carlisle, Esme, Jasper, Emmett e soprattutto Alice. E la seconda, era la ragione che mi faceva battere il cuore così forte in petto, tanto da farmi quasi male: Edward aveva scelto me.

Non vado da nessuna parte senza te”, le parole che aveva proferito qualche ora prima mi risuonavano in testa.

Non potevo che esserne felice, eppure una parte di me si doleva per il fatto che Edward avrebbe dovuto separarsi dalle persone con le quali aveva trascorso più di un secolo: la sua famiglia.

« Non è questione di giorni », mi tranquillizzò intuendo la mia esitazione. « Tutto dipende da Alice. Prima dobbiamo essere sicuri che sia in grado di uscire dal di casa senza essere troppo attratta dal sangue umano. Non possiamo permetterci che ci sfugga attraverso il bosco per raggiungere il paese. Potrebbero volerci anche mesi… », valutò continuando la perlustrazione del mio corpo.

Un’ idea mi balenò per la mente. Era davvero un sollievo che Edward non potesse leggere i miei pensieri. Odiavo dover tenere dei segreti con lui ma sapevo che diversamente non me l’avrebbe mai lasciato fare. Certo, speravo che i Cullen si trattenessero a Forks il più possibile ma volevo anche che Alice potesse vivere una vita normale come Edward e la sua famiglia, a contatto con le persone. Sapevo di poter essere utile in questo.

Passai le mie dita tra i suoi capelli, attirandolo verso di me per baciarlo sulla bocca.

« Mmm, non dirmi che hai cambiato idea… », mi sussurrò ad un orecchio.

Risposi con i fatti, lasciandogli una scia infuocata di baci sul collo. Ripercossi poi la sua mandibola con la punta della lingua per giungere nuovamente sulle sue labbra.

« Tu-mi-farai-morire », sillabò con ironia strizzando i miei seni verso l’alto.

Sorrise sghembo per poi scendere a solleticare la pelle del mio basso ventre. Un fremito mi colse quando sfiorò la striscia di peluria che portava al centro del mio piacere.

Continuò a guardarmi negli occhi mentre con due dita valutava il grado della mia eccitazione.

« Mm », ghignò soddisfatto dell’effetto che aveva su di me; di fatto per me era del tutto inutile cercare di fingere indifferenza, il mio corpo parlava da solo.

Ma come potevo resistere?

Era provocante quello che stava facendo e il suo sguardo che non abbandonava mai i miei occhi per non perdersi nessuna delle mie espressioni di piacere. Era come se in quegli occhi leggessi una sfida.

Colsi al volo la provocazione. Lo massaggiai mentre lui stuzzicava me con movimenti lenti che mi stavano portando all’esasperazione.

Mi morsi le labbra per non rischiare di emettere alcun suono. E forse il gioco era reso ancora più intrigante proprio da questo. Per non essere scoperti nessuno dei due poteva dare sfogo verbale a ciò che stava provando. Dovevamo affidarci solo ai nostri sensi e la nostra complicità aiutava moltissimo in questo.

Consumato dal piacere, lo osservai corrugare la fronte e socchiudere gli occhi mentre giocavo con lui. Per quanto mi spiacesse non scorgere più le sue iridi ambrate, godei nel vederlo così, totalmente abbandonato alle mie mani.

Ma come sempre Edward riuscii a sorprendermi: senza che avessi il tempo di elaborare, invertì le nostre posizioni in modo che io mi ritrovassi sistemata sul suo corpo, al contrario.

Non potevo di certo dire di non avere una buona visione di lui da quella prospettiva. Le mie guance s’imporporarono quando pensai che lui aveva la stessa privilegiata panoramica di me.

Non c’era nessuna cosa che potesse descrivere fino in fondo quello che Edward mi stava facendo provare.

Cercai di recuperare un minimo di lucidità per non lasciarmi sopraffare così presto dall’ impazienza e dall’imbarazzo.

Il suo odore, accentuato dall’eccitazione, era un forte richiamo, difficile da non seguire. Perciò decisi di seguire ciò che l’istinto mi suggeriva, cercando di donare lo stesso piacere che Edward stava dando a me.

Qualcosa mi disse che c’ero riuscita quando lo sentii ansimare eccitato, sotto il mio tocco. Avvertii allora la sua presa farsi più robusta e capii che se avessimo continuato così non avremmo resistito a lungo. Già potevo distinguere il cigolio del letto sotto i nostri corpi.

Sospese infastidito con un ringhio sommesso ciò che stava facendo, inducendomi a fare lo stesso. Mi sollevò prendendomi con sé, tra le braccia, per adagiarmi successivamente sulla moquette. Solo allora mi resi conto di come il pavimento fosse stato completamente ripulito da ciò che restava della mia sedia a dondolo, ma non ebbi il tempo di farglielo notare perché Edward diversamente dalla notte precedente, si adagiò sul mio corpo lentamente.

Sospirai di piacere guardandolo negli occhi. I suoi erano di una luminosità incredibile.

S’inginocchiò di fronte a me e mi donai totalmente a lui.

Avvertii ogni singolo muscolo rilassarsi mentre il mio corpo veniva attraversato da una scossa di piacere che purtroppo non durò molto.

Restammo così, ancora uniti mentre i nostri gemiti soffocati riempivano l’aria attorno a noi.

Vezzeggiai la sua schiena su e giù, proprio tra l’incanalatura della sua colonna vertebrale, fino ad arrivare al suo sedere sodo, sentendolo rabbrividire.

Si sollevò sulle braccia facendo risaltare la muscolatura della schiena per non pesarmi addosso. « Non sai quanto mi dispiace dovermene andare così presto », mi sussurrò.

« Ah, io che pensavo che fossi appena venuto », ironizzai, colpendolo lievemente sui pettorali con uno schiaffetto.

Lui rise, accarezzandomi il dorso della mano.

« Tornerò appena possibile », promise.

« Sarò qui », precisai, « dato che dubito che oggi riuscirò ad alzarmi ».

Scosse la testa divertito, facendo oscillare i suoi capelli ramati e mi baciò sulle labbra prima di rialzarsi e andare via.

 

 

 

 

 

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Ciao ragazze, all’inizio non era mia intenzione fare un altro capitolo hot ma, sapete, questi due ci han preso gusto. Non avevo mai descritto prima d’ora questa posizione (°///°) spero che 1) si capisca 2) non sia troppo volgare.

Nel pezzo all’inizio ho ripreso la storia di Rose e Emmett, finalmente. Questo pezzo della partenza di Rosalie si colloca prima della “morte” di Alice e dopo il capitolo “Hello, Googbye”. Cosa ne pensate? Voi cosa avreste fatto? Emmett si tirerà indietro ?

Per chi non si ricordasse, dopo così tanti capitoli e dopo tante fic, ho in mente presto di fare un breve sunto di tutto.

Vi avviso che sono un po’ indietro con la stesura del prossimo e non so quanto tempo mi ci vorrà per finirlo. M’impegnerò per non farvi aspettare troppo.

Ultimissima cosa: ho notato che, nonostante le letture si siano ridotte rispetto ai primi capitoli, i preferiti, seguiti e i “da ricordare” aumentano (anche se di poco). Le nuove lettrici sono per la maggior parte “recensori junior” con 0 o poco più recensioni all’attivo. Rubo la vostra attenzione per ricordavi che gli “scrittori” su EFP scrivono gratis (ritagliando anche delle ore del loro tempo per farlo) e le vostre recensioni (critiche o positive che siano) sono l’unica “ricompensa” che ricevono da voi (senza considerare che le critiche costruttive possono sempre aiutare a migliorare). Per cui, non parlo solo per me, ma, se potete, spendete quei due minuti del vostro tempo per lasciare una vostra traccia.

Anche io all’inizio ero timida e la maggior parte delle volte non sapevo nemmeno da dove iniziare, ma una volta superato ciò, credetemi, è bello istaurare questo tipo di rapporto con lo scrittore (che se leggeste un libro non avreste), dare consigli, chiedere spiegazioni o semplicemente lasciargli un vostro saluto. Kiss

 

 

 

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Come sempre un GRAZIE a chi ha inserito la ff tra le preferite/seguite e chi legge in silenzio.

Invito chi non l’avesse ancora fatto ad iscriversi.

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Capitolo 55
*** Meet Matt ***


Bad Girl

Ciao ragazze,

scusate il ritardo!

Vi lascio subito alla lettura.

 

 

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Bad Girl

[Rosalie Hale]

 

Cap. 55 – Meet Matt*

 

 

 

« La zuppa è di tuo gradimento, cara? », mi domandò la signora King alzando solo per un attimo lo sguardo verso di me.

« Sì, davvero ottima », risposi con gentilezza.

Magda King sorrise frivola, sventolando una mano nell’aria. « Ho chiesto a Fred di utilizzare il nostro migliore tartufo, vero Joseph?  ».

Sorrisi falsa mentre il signor King, uomo di poche parole, si limitò ad annuire.

Era poco meno di un mese che i signori King, zii di Royce, mi avevano presa sotto la loro ala protettiva a Londra e già i miei nervi ne erano messi a dura prova. Non che fossero cattive persone o che mi facessero mancare qualcosa, ma non riuscivano proprio a non ostentare la loro ricchezza in tutto ciò che facevano e dicevano. Nonostante non provenissi affatto da una famiglia di umili origini, non potevo fare a meno di sentirmi provocata dai loro miseri tentativi di sminuirmi.

La prima settimana lì era stata terribile. Le continue nausee, i repentini sbalzi d’umore, combinati con il fuso orario erano stati un incubo. Inutile dire come la signora King non fosse stata minimamente d’aiuto in tutto ciò, troppo preoccupata che non le rovinassi le pareti rivestite di stoffa pregiata o i tappeti persiani col vomito.

Per fortuna avevo avuto accanto Agnese la governante e, a modo suo, Britney, l’unica figlia dei signori King.

Britney King aveva, almeno anagraficamente, diciassette anni ma ne dimostrava molti meno e non solo per il suo aspetto fisico. In comune avevamo unicamente il colore dei capelli e degli occhi solo che lei, piccola e diafana com’era, sembrava possedere le esatte inquietanti sembianze di una bambola di porcellana parlante. Il suo carattere così ingenuo e irruento, oltre a farle guadagnare i rimproveri di sua madre, mi avevano fatto considerare che mai io e lei saremmo potute andare d’accordo. Ma forse, il mio nuovo istinto materno a protezione dei più deboli mi aveva tradita e così, nel giro di poco tempo, eravamo diventate amiche.

« Ci pensi che il grande giorno è alle porte? », chiese Magda a nessuno dei commensali in particolare. L’esuberanza che trasudava da ogni poro si sarebbe potuta raccogliere a cucchiaiate. Era ormai arcinoto: il “ballo delle debuttanti” era finalmente previsto per quel sabato stesso.

Storsi la bocca inconsciamente sperando poi di non essere stata notata da nessuno. Alzai lo sguardo e incontrai in un angolo quello di Ana, la cameriera, che mi sorrise complice.

Era dalla prima sera che l’avevo conosciuta che la signora King parlava di questo maledetto evento e, a quanto pareva, l’aveva fatto anche prima, quanto mancava più di un mese.

« Coming-out** », affermò Britney sprezzante, beccandosi un’occhiataccia dalla madre che, temetti si sarebbe apprestata a raccontarci, per l’ennesima volta, come era stato splendido e indimenticabile il suo, nel quale aveva conosciuto Joseph, suo marito.

Anche Britney riponeva molte speranze in quello che per me non era altro che un semplice ballo in cui ragazzine, più o meno stupide, si mettevano in mostra al miglior offerente.

« Rosy », la biondina mi ridestò dai miei pensieri, « perché non vieni anche tu? Ti prego, ti prego », mi domandò per la centesima volta, nonostante ritenessi l’argomento chiuso e sepolto, ma Magda mi precedette prima che potessi declinare l’invito, « Britney, tesoro, lo sai che non può », la riprese, « Vedrai, Agnese, si prenderà cura di te », aggiunse poi, rivolgendosi a me.

Non avrei potuto chiedere di meglio di una giornata totalmente libera dal vedere le loro facce. Sebbene io fossi libera quanto poteva esserlo una farfalla con le ali recise.

I King, Royce compreso, non avevano fatto altro che imprigionarmi in una gabbia, una gabbia fatta d’oro ed ipocrisia, tenendosi ben lontani dal mostrarmi e nascondendomi come se io e il mio bambino fossimo un disonore.

Mi ero illusa che a Londra avrei potuto frequentare un college, stare a contatto con altre persone, continuare a vivere la mia vita normalmente, ma tutto quello che mi era stato concesso, con la scusa di non farmi affaticare troppo e per il bene del bebè, era stato un istitutore privato e delle noiosissime lezioni di pianoforte.

Non mi ero illusa solo di quello, però. C’era un altro pensiero che, come una tarma, scavava nel mio cuore: non sapevo quanto mi fossi sbagliata a considerare che dall’altra parte dell’Oceano, così lontana e impegnata a ridisegnare la mia esistenza, non avrei più pensato ad Emmett…

Certo, potevo continuare a fingere che lui non esistesse, come se non fosse mai entrato nella mia vita, ma dentro sentivo farsi sempre più grande quella voragine che prima o poi, lo sapevo, mi avrebbe annientata.

Intanto, non mi restava che contare segretamente i giorni che mancavano per tornare, insieme al mio bambino, alla mia vita.

 

 

« Roooosy! », urlò Britney entrando di corsa nella mia stanza, svegliandomi di soprassalto.

« Che c’è? », le risposi guardandola in malo modo.

Una piccola “o” le si disegnò sulla bocca e il suo sguardo si fece scontento.

Non era mia intenzione trattarla male ma avevo passato l’intero pomeriggio abbracciata alla tavoletta del water ed a piangere, tutto ciò che mi ci voleva era un po’ di riposo e tranquillità ma a quanto pareva Britney non era dello stesso avviso.

« Ma io volevo solo… », provò a scusarsi, « Non hai una bella cera, sai? », mi disse guardandomi meglio, piegando la testa di lato il che, anziché irritarmi, mi fece sorridere. Non ero abituata a tutta quella schiettezza a Forks. Certo, a volte era del tutto inappropriata ma per lo meno era vera. Era appurato che a Forks, anche se avessi avuto le sembianze di un alieno, le mie compagne di squadra mi avrebbero comunque assicurato di essere bellissima.     

« Volevo raccontarti del ballo… », il suo viso s’illuminò pensando a ciò che fremeva dal dirmi. Si inginocchiò al bordo del letto, accanto a me, infischiandosene dell’abito bianco che si sarebbe potuto sciupare. Sembrava una piccola sposa.

« Non puoi raccontarmi un’altra volta? Domani, per esempio ? », proposi con una voce più calma.

Britney parve pensarci un po’ ma poi scosse i suoi capelli boccolosi. « No, Rosy! È importante. Troppo. Troppissimo. Davvero ».

« D’accordo », asserii. Dopotutto era difficile che riprendessi sonno subito.

Con l’aiuto dei gomiti mi misi a sedere e Brit mi aiutò a posizionare meglio il cuscino dietro la schiena, dopodiché le feci spazio perché anche lei potesse sdraiarsi accanto a me sul letto.

« Pronti? », mi domandò appoggiando la mano sulla mia pancia tonda.

Sorrisi e l’anticipai: « Scommetto che hai conosciuto un ragazzo… ».

Sbarrò gli occhi sorpresa arrossendo, il che mi fece capire che ci avevo proprio preso.

« No », lisciò la fascia rossa del vestito sotto il seno imbarazzata, « non è un ragazzo… è un uomo », mi corresse.

« Matt McCarty », scandì il suo nome con orgoglio come fosse il suo eroe, il suo eroe personale.

« Uhhh », la presi in giro, solleticandole un fianco.

Le guance le si imporporarono di un rosso acceso, in contrapposizione col suo solito colorito latteo.

« Sei rossa come la tua fascia », la schernii.

« Smettila o non ti dirò più nulla », minacciò alzando l’indice. A volte sembrava tale e quale a sua madre.

« Già non dovrei essere qui a raccontarti nulla », precisò, « E’ tutto un segreto. Un segreto d’amore ».

« Questo l’ha detto lui? », alzai un sopracciglio.

Iniziavo a preoccuparmi. Infondo Brit era una ragazza ingenua, facilmente condizionabile.

« Bèh », giocherellò con i suoi capelli, « in realtà ha detto solo che era un “segreto”, “d’amore” l’ho aggiunto io », dichiarò arrossendo nuovamente.

« Cosa si prova, Rosy? Cosa si prova ad essere innamorati? », mi domandò agitata, cogliendomi alla sprovvista.

« Non credo esista una legge universale, uguale per tutti », replicai osservando il suo viso un po’ deluso dalla risposta.

« Cosa si prova? », domandai più a me stessa,  « È qualcosa di magico e bello. Unico, ecco. Il tuo stomaco è un completo tumulto di farfalle colorate e ti senti come se potessi volare. Senti che potresti urlare il suo amore al mondo intero e avverti un’incredibile solitudine quando lui non c’è. Pensi che non possa mai esserci nessuno come lui, nessuno che ti farà sentire come ti fa sentire lui tra le sue braccia. Completa. E quando lo baci per la prima volta, ecco, quello è il preciso istante in cui vi donate parte della vostra anima… ». Raccolsi una lacrima nell’angolo dell’occhio prima che Brit si accorgesse che stavo piangendo.

« E’ stupendo, Rosy, davvero stupendo », confermò lei, completamente rapita dalle mie parole e con gli occhi carichi di speranza, « Beh, tu sei fortunata ad avere il mio bellissimo cugino Roy », annunciò improvvisamente euforica, « anche se, senza offesa, Matt lo batte. Oh, sì, lo batte », ribadì con convinzione.

« Sentiamo… », la sfidai.

Britney si schiarì la gola come stesse per iniziare il discorso per la notte degli oscar. « Quanto è entrato in sala è stato impossibile non notarlo. Ho sentito domandare a qualcuna chi fosse ma, sinceramente, ero troppo impegnata a contemplarlo per prestarci attenzione ».

Sorrisi immaginandola con la bocca semi-aperta e gli occhi sgranati in direzione di quello sconosciuto che l’aveva rapita al primo sguardo ma Brit non mi prestò attenzione, continuando il suo racconto.

« Ha ballato con Mel e Nicole ma poi… », gli occhi le si illuminarono e sbatté più volte le ciglia prima di continuare, « ma poi ha voluto ballare solo con me. Per tutta la sera », disse con sguardo trasognato, « Non puoi immaginare, Rosy, temevo che il cuore mi uscisse dal petto, lì, proprio davanti a tutti  ».

Provai una piccola gioia a vederla così e anche un po’ di commozione, ad essere sincera, verso quella che, nel giro di un mese, era diventata una sorellina per me. Nemmeno un briciolo di gelosia o invidia.

La gravidanza mi stava cambiando. Emmett mi aveva cambiata, facendomi sentire cose che non pensavo nemmeno di riuscire a provare prima. Della Rosalie stronza non era rimasta che la facciata, la testardaggine e l’orgoglio. Il mio aspetto fisico, anche quello, stava mutando.

« Ti ha proprio stecchita  », ironizzai per non farmi troppo prendere dai sentimentalismi.

« Già », confermò sorridendo.

« Mi ha fatto tantissime domande », rivelò, « dove abitavo e se avessi sorelle o se, oltre alla mia famiglia, abitassi con qualcun’altro…»

« Ma io so così poco di lui…  », il suo sguardo s’intristì.

« Quando vi rivedrete?  ». Avrebbe avuto altro tempo a disposizione per sapere tutto di lui. Era bello scoprirsi piano piano.

La vidi agitarsi, toccandosi la gonna di tulle. « Non lo so ». Si morse le labbra nervosa, « Ha detto che sarebbe dovuto partire ma che tornava… ha la mia mail. Oddio, Rosy, sento che non potrò resistere un giorno senza vederlo  », piagnucolò.

Le sorrisi, un sorriso di quelli che lasciano un sapore amaro sulle labbra per la veridicità di quanto affermava.

« Potevi, dovevi dirmelo che l’amore rincoglionisce! », piagnucolò battendo i piedi sul materasso.

 

 

 

Affido a questa lettera i miei sentimenti affinché arrivino alla persona giusta.

Non sono ancora convinto, una volta finita, se la invierò o se rimarrà l’ennesimo mio fallimento.

Non dovrei scriverti e neanche pensarti, se è per questo, ma non mi riesce possibile. Anche solo calpestare il tuo stesso suolo è un’ infamia. Parto proprio adesso che ti ho trovata… 

Non riesco a smettere di pensare a quanto sono stato vigliacco e a quanto lo sono anche ora a nascondermi tra le parole di questa lettera. Ma non posso farne a meno. M’illudo che così sentirò meno la tua mancanza. Mi sembrerai più vicina.

Non so come abbia fatto ma sono convinto che tu sia la persona che più sia riuscita a capirmi, anche se in così poco tempo… ma ci sono cose che dovresti sapere di me, che ancora non sai, e che non ho avuto il coraggio di dirti… è successo tutto così in fretta… e non mi era mai capitato di innamorarmi a prima vista di qualcuno, come è avvenuto con te. Non mi era mai capitato di innamorarmi punto. Mi odieresti e disprezzeresti per il resto della tua vita ma, almeno, non saremmo più due cuori che si cercano disperatamente.

Non avrei dovuto lasciarti quella sera. Avrei dovuto stringerti e non lasciarti andare via, per nessun motivo al mondo.

Hai idea di cosa significhi toccare il paradiso e poi ritrovarsi in quest’inferno?

Non so se vuoi sentirtelo dire, ora come ora, ma ti amo.

Tuo per sempre…

…matt

 

 

 

 

 

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* Il titolo è un gioco di parole e fonico, allo stesso tempo. In italiano sarebbe “ti presento Matt”. Come sapete in inglese la “a” si legge “e” quindi si legge “Mit Mett”…

**L'espressione abbreviata comunemente usata, coming out, ha un contenuto ironico, in quanto era – e in parte è ancora – l'espressione usata per indicare il "debutto in società" di una giovane adolescente, di solito al ballo delle debuttanti.

In Italia, l'espressione coming out, che indica una scelta deliberata, è molto spesso confusa con outing, che indica invece l'esposizione dell'omosessualità di qualcuno da parte di terze persone senza il consenso della persona interessata. [Fonte: Wikipedia ]

 

 

Eccomi. Se siete riuscite a reggere fino alla fine, vi ringrazio molto.

È un momento in cui l’ispirazione mi sta abbracciando un po’ in tutti gli ambiti. Non posso che esserne stracontenta.

Abbiate pazienza ma sono reduce da un addio al nubilato che ho organizzato interamente, pur non essendo la testimone e direi che è stato un successone! Mi faccio i complimenti da sola.

 

Tornando al capitolo.

per prima cosa mi scuso: so che per chi legge fan fiction avere nuovi personaggi spesso è una rottura, ma cambiando ambientazione (in questo caso addirittura città) non potevo non descrivere un minimo dell’ambiente, delle persone che circondano Rose... Degli zii non vi chiedo neanche, ma di Brit che ne pensate?

 

Non so ancora se il prossimo capitolo sarà un AlicexJasper o se sarà un Pov Isa. Preferenze?

 

Questa volta non concludo con le preghiere a recensire. Onestamente a volte penso di sprecare fiato (in questo caso i tasti del pc)… quindi fate un po’ come vi sentite di fare (davvero, ve lo dico col sorriso).

 

Ultimissima cosa, poi, giuro, vi lascio andare: insieme alla mia Beta (che non finirò mai di ringraziare) abbiamo iniziato una nuova originale: S(he). Nel caso ve la foste persa e avete voglia di leggerla ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1024243&i=1

 

 

 

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