Criptogenic

di yozoranotenshi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Mi ritrovai ancora una volta seduta al bar vicino l'Università, indecisa su cosa ordinare. Optai per una cola e mi avvicinai al bancone per ordinarla.  Il locare era gremito di persone, ma non avevo voglia di parlare con nessuno nell'ultimo periodo. Avevo appena portato a termine la mia tesi, ed avevo bisogna del mio periodo di pausa, intesa come relax e non come musica ad alto volume e molti, troppi drink. 

"Occhi grigi. È davvero una fantastica mutazione. Ho una novità per te, Lea, sei una mutante. La mutazione tocca ogni singola cellula dell'organismo per diventare la forma dominante della riproduzione sul pianeta. Infinite forme di variazioni in ogni singola generazione. E tutto per la mutazione." 

Sentii dire ad un ragazzo, quando voltai il mio sguardo verso di lui, vidi degli occhi celesti, i più chiari che avessi mai visto. Nonostante lui non lo sapesse, ci aveva preso in pieno: ero davvero una mutante, ma ovviamente un neo-laureato come lui non poteva saperlo, anzi, nessuno poteva. Ero una telepate, ed oltre a questo avevo un altro dono: la telecinesi. In me, vi era il potere di spostare gli oggetti e dominare le menti. Mi accorsi che stava attendendo una risposta, così cercai qualcosa al volo nella sua mente: notai, oltre al suo nome, che anche lui, come me, aveva il dono della telepatia e ciò mi lasciò molto sorpresa.  

"Charles Xavier, mi dispiace darti torto ma la mia non è una mutazione genetica, bensì criptogenetica. Come la tua: a quanto vedo, anche tu sei un telepate." 

A quel punto, una leggera ruga si formò sulla sua fronte, come se stesse ragionando. Lo vidi mentre avvicinava due dita alla sua fronte, così immaginando che stesse attivando il suo potere, cercai di schermare la mia mente non lasciandogli la possibilità di entrarvi. Purtroppo, a quanto pare, il mio tentativo fallì miseramente anche perché non avendone mai bisogno prima d'ora, non avevo mai pensato a come potessi fare. 

"Lea Moore, è un piacere conoscere una donna così speciale. Non avrei immaginato che al mondo ci fosse qualcun altro con questo dono, è formidabile." sorrise "La telepatia non è il tuo unico dono, a quanto vedo, sei anche in grado di spostare gli oggetti."

I suoi occhi in quel momento divennero, se possibile, ancora più chiari e ne rimasi incantata, non avevo mai visto degli occhi così affascinanti.

"Ti ringrazio" sentì, ma non proveniva dall'esterno, bensì dalla mia mente: mi resi conto solo in quel momento che aveva ancora le dita unite alle tempie, e che quindi stesse leggendo nella mia mente. 

"Non dovresti leggermi la mente senza il mio consenso, sai? Non è da gentiluomo" lo ripresi, sorridendo ma anche un po' imbarazzata. 

"Non sono stato l'unico a farlo, ma per mostrarti quanto ne sono profondamente dispiaciuto, potrei provare a farmi perdonare" stavolta il suo sorriso era più malizioso, aveva i gomiti poggiati sulle ginocchia e la mano congiunte sotto il mento. 

"Potresti, ad esempio, parlarmi della tua tesi di laurea, anche se probabilmente so più cose di te sull'argomento 'genetica' e le sue applicazioni" lo sfidai, era un personaggio così singolare che non era un peso parlare con lui, tanto che sorrise e accettò la sfida annuendo col capo. 

"Come hai scoperto la tua mutazione?" mi chiese 
"Come l'hai fatto tu, credevo di essere impazzita, a sentire tutte quelle voci nella mia testa e invece erano nella testa degli altri" sorrisi, per quanto ero ingenua da piccola "Tu eviti di usarlo?" gli chiesi, anche se era una domanda un po' insolita "Dipende da tante variabili-" fu interrotto da una ragazza bionda che si stava avvicinando e che richiamo con non poca evidenza l'attenzione: "Hei, Raven, lei è la mia sorella adottiva" mi spiego e non stava mentendo, anche se lei provava molto astio verso di me e non era necessario essere una telepate per saperlo. 

"Dobbiamo andare, si è fatto tardi" disse e per uscire da quella situazione accordai "Devo andare anch'io altrimenti rischio di far davvero tardi" 

Era ormai sera inoltrata in effetti è dovevo realmente andare, anche se controvoglia: mi stavo davvero interessando alla discussione intrapresa con Charles. 

Il moro si avvicinò a me dandomi un leggero bacio sulla guancia e dicendomi telepaticamente che era stato un piacere conoscermi, e che gli dovevo un'uscita. Ciò mi fece sorridere e ricambiando, accettai di vederlo ancora. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era ormai passato un po' di tempo da quando avevo incontrato Charles nel solito bar, ma non ci era più ricapitato di incontrarci. Dovevo ammettere che la cosa mi dispiaceva un po', era raro trovare un altro mutante e soprattutto uno con i tuoi stessi poteri. 

Era sabato, ed un mio amico, John Wayne, mi aveva invitata per festeggiare la sua laurea a pieni voti ad una festa che avrebbe dato a casa sua, che aveva allestito a mo' di locale. Quando l'ho conosciuto il primo anno non avrei mai immaginato che potesse esserci così tanto talento in lui, ma ne vado fierissima. 

Dopo essere uscita dalla doccia ed aver avvolto un asciugamano intorno al mio corpo, mi recai nella mia camera per scegliere cosa indossare: scelsi un abito elegante con la parte superiore color mattone che si stringeva al punto vita per lasciar spazio ad una gonna nera fino al ginocchio e le mie fidatissime decoltè nere, dopodiché iniziai a prepararmi. 
Alle 20:00 ero finalmente pronta, il capelli castani chiari dal codice genetico MCR-1 ricadevano morbidi sulle spalle scoperte e mi apprezzavo particolarmente quella sera. 

Giunta alla festa, mi fiondai subito da John anche se tra tutta quella gente fu un po' difficile trovarlo. 

"Hei, John! Eccoti finalmente! Congratulazioni, sono davvero felicissima per te" gli comunicai, avvolgendolo in un abbraccio che lui ricambiò prontamente e con altrettanta energia "Grazie mille Lea, ti sono davvero grato per essere venuta" ci sorridemmo "vieni, ti offro qualcosa" disse, avviandosi verso il bancone mentre io ero intenta a seguirlo. 

"Allora, cosa prendi?" domandò "Quello che prendi tu, te ne intendi sicuramente più di me" risposi di rimando, ridendo "Dave, due whisky per favore" disse al barman che annuì, riempiendo due bicchieri di un liquido color caramello e porgendoli al neo-laureato, che a sua volta ne porse uno a me. Mandammo giù il drink parlando del più e del meno, io e John avevano un rapporto davvero bellissimo, non avevo mai letto nella sua mente ma sapevo tutto di lui, anche se, sebbene sapessi che potevo fidarmi di lui non gli avevo mai detto di essere una mutante. 

"Sei davvero bellissima stasera" sentii dire, ma non era la voce di John ne tantomeno una voce proveniente dall'esterno: ci misi un po' a capire chi fosse, ovviamente Charles. Era l'unico in grado di farlo. Iniziai a guardarmi intorno e John dovette notarlo poiché mi chiese "Lea, Lea, tutto bene? Mi sembri un po' strana.." in tono abbastanza preoccupato e la cosa mi fece ridestare da quella ricerca. "Certo, è che con tutte queste persone mi fa un po' male la testa, scusami, vado a prendere un po' d'aria" inventai al volo, allontanandomi senza dargli la possibilità di replicare. 

Uscii fuori, c'era un vento leggero e la luna illuminava tutto, possente. Adoravo le sfumature grigie che assumeva, perché sentivo che i miei occhi assomigliavano proprio a quelle sfumature. Al solo pensiero, li lasciai brillare proprio come se fossero uguali alla luna. 
Mi girai verso il balcone, cercando, tra tutta quella folla, Charles. L'avevo sentito ed ero sicura che fosse lui. Non sapevo perché avevo agito in quel modo nei confronti di John, ma volevo rivedere il telepate.  

Non vedendolo, iniziai a cercarlo con la mente, guizzando da una piccola comitiva all'altra e così poco dopo lo trovai, era intento a parlare con una ragazza e le stava spiegando brevemente come funzionassero le mutazioni, come aveva fatto con me. Devo ammettere che la cosa mi irritò leggermente. 

"Non ti facevo un tipo ripetitivo, Charles" gli comunicai telepaticamente e lo vidi, con una scusa, lasciare la ragazza e dirigersi verso la gente vagando con lo sguardo "acqua, sei ancora lontano da me" vidi un raggio di sfida nei suoi occhi e si diresse verso il bancone "ancora acqua" risi. Lo vidi portare le dita alle tempie e, così facendo, ci mise davvero poco a trovarmi, così si diresse fuori al terrazzo dove mi trovavo. 

"Non vale così, hai imbrogliato" gli dissi, con fare da finta offesa e sorrise, vittorioso "Ognuno fa quel che può, per giungere al traguardo" spiego facendomi sbuffare. 
"Allora, da quanto sei amico di John?" gli chiesi per trovare qualche discorso da affrontare "Non lo conosco, in realtà, ma nel tentativo di trovarti ho sbirciato un po' qua e un po' la, e ho scoperto che ci saresti stata tu" sorrisi a quella risposta, mi aveva fatta sentire speciale. "I tuoi occhi brillano così intensamente, dovresti vederli" solo un quel momento mi resi conto che stavo ancora lasciando i miei occhi liberi di brillare e subito li chiusi, per poi aprirli e farli essere semplicemente occhi umani. Charles sembrò triste di questa scelta, ma capì che era rischioso. "Non mi ero resa conto che stessero brillando, prima mi ero persa nei pensieri e li avevo lasciati liberi" se qualcuno mi avesse visto, sarebbe stato un gran bel problema. 

"Così, quella ragazza bionda sarebbe un mutante?" lo canzonai, divertita "Ognuno di noi lo è, alcuni semplicemente più di altri" cercò di non potermi far replicare, ed effettivamente ci riuscì, era in grado di dire le parole giuste, così semplicemente cambiai discorso "come mai volevi rivedermi?" domandai, poggiandomi con la schiena sul bordo del terrazzo e girandomi verso di lui, che si alzò e si spostò di fronte a me, avvicinandosi  "mi dovevi un'uscita, ricordi?" spiegò "sei molto sfacciato" gli sorrisi "lo so, ma nonostante ciò non ti infastidisce la mia presenza, quindi non importa" ancora una volta aveva sbirciato nella mia mente senza chiedermi il permesso, facendomi corrugare la fronte per la disapprovazione. 

Cercai, per ripicca, informazioni nella sua ma trovai così tanti ostacoli che alla fine dovetti rinunciare e lui mi sorrise, felice di esserci riuscito. 
"Non puoi sbirciare nella mia mente e poi impedirmi di farlo nella tua, così non è giusto" proclamai offesa, tanto che lui dovette cedere e farmi sbirciare un po': mi prese il volto tra le mani e mi fece posare la fronte sulla sua, subito si creò un contatto e riuscì a scorgere tante cose, tra cui una scena di quand'era piccolo: c'era lui e Raven, ma lei era tutta blu e coi capelli rossi 
"È bellissima" gli comunicai, ed ero sincera. 

Quando interruppe il contatto, un po' ne fui dispiaciuta, ma non lo feci vedere. Lui continuava a tenere le mani ai lati del mio viso, ma mi stava guardando meglio occhi e sapevo che in quel momento le sue difese erano così basse che non potevo fare a meno di vedere cosa stava pensando: cercai di farlo il più piano possibile ed evidentemente ci riuscii perché lui non cambio minimamente espressione così continuai finché mi sintonizzai con lui: era indeciso sul dirmi oppure no qualcosa, così uscì dalla sua testa e lasciai a lui questa decisione. 

Lui, semplicemente annullò il contatto tra di noi e si girò di spalle. "Devo partire" iniziò a parlare "per entrare a far parte di un gruppo speciale di mutanti della CIA per sventare l'inizio di una nuova guerra, quindi dovremmo rimandare la nostra uscita ancora una volta" restai zitta per un po', mi sembrava così strano quello che mi aveva appena detto. 

"Vengo con te". 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"È troppo rischioso, non posso permettertelo" proferì ed effettivamente aveva ragione, ma sapevo che se lui aveva scelto di accettare quell'incarico, il motivo era giusto e poi avrei imparato a cavarmela. 
"È rischioso anche per te, ma tu ci vai" gli dissi frustrata "e porterai con te anche tua sorella" scoprì usando i miei poteri, anche se in cuor mio sapevo di non avere un tale diritto "quindi, voglio venire" affermai determinata e solo allora si girò verso di me, facendo combaciare i nostri sguardi. Vidi che si stava portando le dita alle tempie, se avesse voluto farmi dimenticare non sarei stata in grado di creare qualcosa in grado di fermarlo, ma potevo evitare che lui si concentrasse: con il potere della telecinesi, iniziai a far fluttuare i fiori che prima erano nei vasi vicino alla sua testa e doveva costantemente scostarli perché molto spesso gli urtavano il viso e lo infastidivano. 
Non era un metodo degno dei migliori supereroi è più che altro lui si stava anche divertendo a quel mio buffo tentativo di fermarlo con dei fiorellino colorati, ma nonostante ciò riuscii ad avvicinarmi e a prendergli le mani, portando le braccia lungo il busto ed avvicinandomi al suo orecchio, gli dissi "permettimi di aiutarti, ti prego, Charles" dopodiché lo abbracciai e lui sembro addolcirsi, tanto che annuì con un cenno del capo, mentre a sua volta mi stringeva. 

"Non permetterò che qualcuno ti faccia del male, mai" mi strinse di più "non me lo perdonerei". 

Dopo un po', prima che ci staccassimo, arrivò John parecchio ubriaco e Charles dovette notarlo subito (ciò mi fece capire che riusciva ad usare i suoi poteri anche senza il gesto che faceva sempre), poiché si mise al mio fianco, tenendo ancora un braccio intorno alle mie spalle e lo sguardo investigativo "John, che hai?" gli chiesi vedendolo sbandare e gli andai incontro, separandomi da Charles e da quel momento così intenso, a malincuore "riesci a capirmi?" chiedi nuovamente, ma lui sembrava completamente altrove e nemmeno aveva alzato la testa verso la mia direzione, teneva lo sguardo fisso in basso. 

"Dovresti tornare dentro, ci penso io a lui, lo porto in camera sua" disse, a quel punto Charles "ti faccio compagnia, poi andrò direttamente a casa" lui sembrò fare una smorfia contrariata "no, evidentemente tu non gli stai leggendo la mente, o capiresti" disse, più freddo del solito "mi sono ripromessa di non farlo, ci tengo al nostro rapporto" dissi con sguardo leggermente triste "anche lui, ma vorrebbe un rapporto molto diverso da quello attuale, adesso va" così dicendo, in modo quasi arrabbiato verso John oserei, si avvicinò a lui e lo caricò su una spalla, aiutandolo ad alzarsi e dirigendosi verso la sua camera. 

Non immaginavo che John provasse altri tipi di sentimenti verso di me, non me ne ero mai nemmeno lontanamente accorta a dire il vero. Mi sentì davvero una stupida, in quel momento. Aspettai il ritorno di Charles, e in poco tempo lui mi raggiunse alla porta ed uscimmo da quella casa. 

"Ti andrebbe di fare un giro con me?" disse allora il telepate ed io annuì di buon grado, iniziammo così a passeggiare per le strade di Londra. 
"Non mi ero mai resa conto che John provasse altri tipi di sentimenti nei miei confronti, sono stata così ingenua con lui" 
"Non fartene una colpa, l'ingenuità è una bellissima virtù e molte donne di oggi l'hanno completamente persa diventando in alcuni casi davvero sfacciate e poco eleganti"
"Non credo che a te piacciano le sante, Charles"
"Tu non credevi nemmeno di piacere a John, però.. Chissà, un uomo come me può appassionarsi a tante cose"
"Già, in particolare alle mutanti" risi, pensando ai suoi buffi e ripetitivi metodi di approccio. 

Ad un certo punto ci fermammo in un parchetto poco distante da casa mia. L'erbetta era ricoperta d'acqua così alzai tutte quelle piccole gocce ed iniziai a farle muore nello spazio
"È fantastico, sbalorditivo" disse il mio accompagnatore, incantato e la sua spontaneità mi fece sorridere. 

"Quando partiremo?" chiesi, curiosa "dopodomani, da casa mia, arriveranno con un aereo e ci preleveranno. Ma tu, sei davvero sicura?" si preoccupò lui "Si, ho chi mi protegge" gli sorrisi, alzandomi "io devo andare, è stato un piacere, Charles" lui si alzò a sua volta "anche per me" disse e mi baciò la guancia destra e poi la sinistra. Io ricambiai, questa volta non l'avrei perso di vista per molto tempo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il giorno della partenza arrivò in fretta, e mi diressi verso l'indirizzo che Charles mi aveva comunicato, trovandomi di fronte ad un edificio imponente è assolutamente stupendo. 
Quando mi diressi davanti alla porta, ancora prima che bussassi, era già aperta e il telepate mi aspettava col sorriso sulle labbra. 
Al mio sguardo confuso rispose con un "ti ho sentita arrivare" e capii che aveva percepito la mia mente. 

"Vieni, voglio presentarti una persona" mi disse, facendomi segno col braccio di entrare in casa sua. 
"Lei è Moira Mactarget, l'agente della CIA che mi ha chiesto di prendere parte a questa missione" quella donna era davvero di bell'aspetto, e sembrava quel tipo di persona che sa il fatto suo. Le sorrisi, stringendole la mano "Piacere, io solo Lea Moore" le dissi e lei ricambiò la stretta con vigore. 
"Bene, a questo punto direi che possiamo partire, l'aereo è appena arrivato sul retro del giardino" così dicendo, la donna si incamminò verso la porta ed io e Charles la seguimmo. 
L'aereo era davvero bello, degno della CIA insomma. Poco dopo, ci raggiunse anche Raven e finalmente salimmo. 

L'interno era ancora più tecnologico di quanto mi aspettassi, con due piloti, tanti pulsati e leve che non avrei mai capito. Moira ci fece accomodare sui sedili e mi sedetti vicino a Charles, che era la persona con cui indubbiamente parlassi di più. Ora che ci pensavo, non sapevo per quale motivo avessi realmente accettato questa 'missione', che in realtà mi era stata descritta più come un possibile suicidio, ne perché avessi voluto seguire Charles ad ogni costo, con così tanta grinta. 

"Charles" gli dissi mentalmente, perché non volevo che gli altri presenti capissero che realmente non sapevo il motivo per cui eravamo su quell'aereo "dimmi, Lea" rispose allo stesso modo "perché la CIA ha bisogno di una divisione speciali di mutanti?" "Oh Lea, non sai nemmeno perché stiamo lottando, perché sei qui?" "Perché stai lottando tu" gli dissi, sinceramente e la sua mente ebbe come un'ondata di felicità di cui andai realmente fiera "Lasciati mostrare una cosa" in quel momento, la scena cambiò e vidi l'agente in intimo che cercava dei documenti su di una scrivania, poi sentendo un rumore da dietro una libreria si diresse li e vide un gruppo di mutanti, capii attraverso quello che comunicava Charles che volevano dare inizio ad una guerra nucleare mondiale e riuscire a ribaltare le superpotenze per, attraverso i loro poteri, poter dominare il mondo. 
Solo ora concepivo in guaio in cui mi ero cacciata, ed iniziai a temere per la mia vita. Quei personaggi sembravano davvero parecchio forti ed io non lo ero poi così tanto come volessi credere e far credere. 
"Non avere paura, te l'ho detto che ti proteggerò io" mi rincuorò, sentendo probabilmente le mie sensazioni. Gli strinsi la mano, come a cercare conforto ed incredibilmente riuscii a trovarlo.  
"Cosa faremo appena giunti li?" domandai all'agente, seduta di fronte a noi e affianco a Raven "parleremo con il direttore McCone e lo convinceremo che i mutanti esistono, e che Shaw è una minaccia per tutti" collegai Shaw all'uomo che avevo visto nel suo ricordo e annui. 

Giunti li, senza pause o altro ci dirigemmo in una sala in cui si stava tenendo un dibattito e Moira prese posto su una delle sedie che contornavano quel tavolo ovale al centro della stanza. Noi, invece, restammo dietro di lei mentre lei spiegava a quello che immagino dovesse essere McCone, chi eravamo e cosa potevamo fare "Quindi, agente, io dovrei crede che loro sono come dei maghi?"

Immagino che a quel punto Raven volesse dimostrare che era la verità, perché assunse la sua reale forma blu e tutti rimasero sbalorditi. "È davvero un buon trucco, devo ammetterlo" disse un altro agente e Charles, a quel punto, intervenne "mi sorprendo che lei l'abbia notato, dato che a pensato a cosa avrebbe mangiato in mensa tutto il tempo, signore" lui rimase sbigottito ed altri risero "e tu, tu che sai fare?" Mi chiese un uomo con un tono molto basso "sono una telepate, come Charles, ma so fare anche questo" dissi facendo alzare tutti i documenti, le penne e i bicchieri d'acqua presenti sul tavolo e lui sembrò soddisfatto. 

"Mi dispiace agente, ma nonostante ciò non credo di potermi fidare di loro, portateli indietro" sentenziò McCone "A-aspetti, signore, posso tenerli con me? Vorrei analizzarli" disse un uomo paffuto e sebbene, leggendo nella sua mente vedessi che non voleva farci del male, il fatto che volesse 'analizzarci' mi preoccupò. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5:

 

L'uomo ci condusse su una nave, con cui ci avrebbe scortati fino al luogo in cui si trovava il suo laboratorio.

 

Il viaggio si presentava abbastanza lungo e stancante, ma mai avrei immaginato quello che realmente successo. 

 

Ad un certo punto della navigazione, ci trovammo davanti ad una nave bianca. Charles stava usando i suoi poteri per capire chi potesse esserci a bordo, dato che non era stata segnalata nessuna imbarcazione da parte della marina o altre squadre. 

 

Purtroppo, i suoi poteri da telepate servirono a poco, infatti c'era una specie di barriera che non gli permetteva di capire l'equipaggio di quella nave. 

 

"Si tratta di Shaw" dissi io, facendo due più due "evidentemente deve avere un telepate dalla sua parte" spiegai "dovremmo attaccarlo?" chiesi, sperando in una risposta negativa, ma quando mi rigirai verso l'imbarcazione avversaria, vidi un'ancora che la attraversava da parte a parte. 

 

"C'è qualcuno li" disse allora Charles, indicando un punto indefinito nell'acqua. Non riuscendo a scorgere nulla cercai di trovare quel qualcuno con le mie abilità e fortunatamente ci riuscì: era un mutante di nome Erik, aveva la capacità di gestire i metalli e a quanto pareva il suo scopo era uccidere Shaw. 

 

Limitai la mia curiosità quando vidi che dalla nave ormai distrutta stava comparendo un sottomarino e che l'uomo aveva l'intenzione di seguirlo. 

 

"Non farlo, Erik! Non puoi farcela" continuava ad urlare Charles, ma l'uomo semplicemente lo ignorava. 

Il sottomarino lo stava trascinando sott'acqua e io non sapevo realmente cosa fare. 

 

Charles chiedeva aiuto a chiunque e io mi sentivo troppo debole per salvare quell'uomo, ma decisi comunque di fare un tentativo. 

Allungai le braccia nella sue direzione e cercai di concentrarmi. 

Era come se tutto scorresse al rallentatore e sentivo una forza crescere dentro di me. 

Vidi Erik innalzarsi fuori dall'acqua e dirigersi verso la nostra nave, capii che stava funzionando. 

"Continua così, Lea!" sentivo Charles entusiasta "sei un fenomeno"

A quanto pare, la calamita vivente la pensava diversamente perché era intenta a dimenarsi ed opporsi con tutte le sue forze, tanto che delle volte sentivo la mia concentrazione vacillare. 

In quei momenti, però, non ero sola: sentivo Charles che cercava di aiutarmi, facendomi riconcentrare con i suoi poteri. 

 

Gli agenti della CIA presero Erik e lo immobilizzarono, poi Charles gli si avvicinò per parlargli, mentre io rimasi ferma dov'ero, adagiata sulle ginocchia, troppo stanca per andare da loro. 

 

Il nostro viaggio continuò in serenità, per fortuna. Avevo bisogno di una bella dormita per riprendermi da quello shock.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6:

 

 

L'uomo ci scortò fino al suo laboratorio che, con mia grande sorpresa, era davvero enorme.

 Al suo interno un ragazzo col tipico camice da scienziato e gli occhiali armeggiava con dei comandi, smise solo quando si rese conto della nostra presenza. 

 

"Oh..salve" disse in modo molto timido. 

"Loro sono le reclute speciali di cui ti parlavo. Lui è Hank McCoy, il nostro più brillante ricercatore" proferì l'uomo. 

"Ma è fantastico! Un altro mutante! Come mai non ce l'ha detto prima?" chiese Charles entusiasta ma l'uomo rimase come paralizzato "..perché non lo sapeva" risposi io, con fare ovvio portandomi due dita alle tempie in segno di disperazione. 

 

Il ragazzo cercò di giustificarsi ma neanche lui sembrava poi così convinto di quello che stesse dicendo. 

 

A quel punto intervenne la sorella di Charles "qual è la tua mutazione, sei super intelligente?" lui annuì visibilmente contento di quella domanda "ma sono fare anche questo" disse, mentre toglieva scarpe e calzini, sebbene un po' titubante. I suoi piedi avevano la stessa conformazione delle mani. Lui si lanciò e rimase attaccato al grande aereo al centro del laboratorio proprio con i piedi, a testa in giù. 

 

"L'hai peogettato tu quest'aereo?" domandai al ragazzo 

"Si, è supersonico ed è il più all'avanguardia mai costruito!" spiegò, fiero del suo operato, tanto che mi fece sorridere. 

 

Dopo la visita al laboratorio, che sebbene molto breve si era dimostrata altrettanto intensa, ci permisero di andare nelle nostre stanze. 

 

Non riuscivo a pensare a quello in cui mi stavo cacciando... gli altri mutanti avevano dei poteri straordinari, io potevo far volteggiare fiorellini o gocce d'acqua. Nemmeno la telepatia mi confortava, Charles aveva il mio stesso potere e qualcosa mi diceva che sapeva sfruttarlo anche meglio di me. Erik, invece, sapeva spostare tutti gli oggetti di metallo che voleva e lo faceva sembrare un gioco da ragazzi, Raven poteva assumere le sembianze che voleva. 

 

Il senso di disapprovazione che provavo nei miei confronti mi impediva di dormire e così decisi di fare un giro per la struttura privata della CIA

 

Camminando per il corridoio vidi una porta aperta e sentì una presenza al suo interno: decisi di scoprire di più. 

Con l'ausilio della telepatia capii che Erik stava cercando un fascicolo su Shaw per poi andarsene e proseguire le sue ricerche da solo, così decisi di entrare. 

 

"È una cattiva idea, non credo riuscirai a fare tutto da solo" esordii

"E quindi cercherai di fermarmi?" non sopportavo la sua arroganza, per niente. 

"Non m'importa di ciò che fai, a dire il vero. E di certo sarebbe inutile provare a fermarti, ma qui c'è qualcuno che ti vuole bene ed è in sintonia con te. Mi dispiacerebbe per quella persona" il riferimento a Charles per me era ovvio, ma non so quanto lo fosse per lui, perché lo vidi aggrottare la fronte. 

"Tu sei solo, qui qualcuno potrebbe guardarti le spalle" gli spiegai, prima di andare via nel silenzio da cui ero arrivata. 

 

Sentii la mente di Charles e decisi di andare da lui, si trovava all'uscita quindi percorsi lo spazio che ci separava. 

 

"Ti nascondi?" gli chiesi una volta fuori "a dire il vero, attendevo che Erik uscisse per provare a fermarlo ma qualcuno - usò un tono molto vago - mi ha battuto sul tempo" sorrisi a quell'informazione, nel mio piccolo sentivo di aver fatto qualcosa di positivo. Ma che potevo fare più di così?

 

"Tu puoi fare tutto ciò che vuoi. Sei formidabile, Lea, come fai a non rendertene conto?" disse, avvicinandosi a me. 

Eravamo uno di fronte all'altra, dietro il suo volto mi appariva la luce della luna in cui tanto amavo far rispecchiare i miei occhi.

 

"Falli brillare" mi chiese lui, ed io lo feci. Per una volta, mi sentì semplicemente in pace con la mia natura. Avrei voluto lasciare i miei occhi liberi per sempre. 

 

Lui mi sfiorò la guancia sorridente, sentivo la sua ammirazione mentre fissava i miei occhi e non mi sentivo per niente fuori posto, e non avevo più paura.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Hank ci stava scortando in una struttura esterna al laboratorio, ma non troppo distante, aveva forma sferica e mi incuriosiva parecchio. 

 

“A cosa serve?” domandai curiosa, rivolta al giovane scienziato “può amplificare le onde celebrali, in modo tale da aumentare sia il raggio d’azione che la capacità di ricevere informazioni, l’ho chiamato Celebro” mi spiegò, lasciandomi sbalordita. 

 

Entrammo al suo interno, al centro vi era un casco collegato ad una miriade di fili, Charles era davvero sbalordito, sembrava un bambino in un negozio di caramelle, ed io sorrisi, felice di vederlo così nonostante il pericolo incombente. Si posizionò il casco e poi fu Hank a parlare “Sei ancora convinto a non rasare i capelli?” Charles lo guardò torvo “non toccarmi i capelli!” sorrise ancora. 

 

“Cosa farai, adesso?” chiese Raven “Cercherò altri mutanti, e poi io ed Erick andremo a chiedere il loro aiuto per la guerra imminente, in modo tale da combattere Shaw con le sue stesse armi” sentenziò, Erick che fino a quel momento era rimasto in religioso silenzio, lo squadrò per bene “sembri proprio una cavia, Charles. Fidati, io sono stato una cavia e so riconoscerne una” 

 

Gli lanciai un’occhiata, che lui ricambiò. Odiavo il suo modo di fare, e qualcosa mi diceva di non fidarmi di lui. Del resto, se ci aveva abbandonati una volta, poteva farlo ancora. E se era rimasto per il mio discorso, era solo per avere degli alleati. 

 

Celebro entrò in funzione ed i dati iniziavano ad essere tradotti in indirizzi, nomi e per Charles anche volti. A dire la verità, il processo sembrava molto logorante. Sebbene fosse supportata da una macchina, la mente di Charles non era comunque capace di raggiungere un livello del genere. Sperai non avesse alcuna ripercussione. 

 

Al termine del processo, il casco si sollevò permettendo al telepate di spostarsi e tutti noi seguivamo i suoi movimenti, come se da un momento all’altro potesse succedergli qualcosa, anche se fortunatamente ciò non accadde. 

 

Tornammo tutti nella struttura, in una sala da svago. Decisi di uscire, stare un po’ all’aria aperta, respirare la pace. 

 

“Lea, come va? Ti ho vista uscire da sola e non sei più rientrata” mi disse Charles, da dietro. Mi girai verso di lui, sorridendogli “va tutto bene, avevo voglia di un po’ d’aria fresca. Non sono abituata a tutta quella tecnologia” mi sorrise. 

 

“Quando partirai?” gli chiesi, di punto in bianco. Mi infastidiva il fatto che mi avrebbe lasciata lì da sola, quando io stavo mettendo la mia vita a rischio solo per seguire i suoi ideali. 

“Partirò domattina presto, in viaggio non durerà molto, mi spiace lasciarti qui, ma non sappiamo se sono tutte persone raccomandabili”

“Non importa, comunque so badare a me stessa” gli dissi, non volevo sembrare debole ai suoi -bellissimi- occhi. “Lo so, non ho dubbi su questo, non ne ho mai avuti. Vieni qui” aprì le braccia ed io mi ci fiondai, come se non volessi lasciarlo andare. Appoggiai la testa nell’incavo tra spalla e collo. 

 

“Sta attento, io ti aspetterò.”

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


I giorni scorrevano inesorabili ed io ero sempre più preoccupata per Charles. Il viaggio stava durando più del previsto, erano ormai già tre settimane che il telepate ed Erick erano partiti. 

 

Nel mentre, Raven ed Hank avevano legato particolarmente facendo sì che in me si radicasse ancora di più un senso di incongruenza con quel posto. Più ci stavo, meno sentivo di appartenerci. 

 

Vidi Moira dirigersi verso di me, con passo accelerato “Hei, tutto bene?” le chiesi. Nell’ultimo periodo avevamo legato un po’ e potevamo definirci quasi amiche, sebbene ci fosse comunque un certo ‘distacco professionale’. “Stanno arrivando, saranno qui tra poco, volevo avvertire te e gli altri, ma non li trovo..” sospirò delusa “Aspetta, ci provo io”

 

Il mio raggio d’azione non era poi così elevato, ma se Raven ed Hank erano all’interno della struttura, sarei dovuta riuscire a trovarli. Ed infatti, così fu “Ragazzi, stanno tornando, ci troviamo vicino a Cerbero, atterreranno qui, raggiungeteci” gli comunicai euforica. 

 

L’aereo arrivò circa 10 minuti dopo, e quando le porte si aprirono, dei ragazzi iniziarono ad uscire in fila indiana, poi fu il turno di Erick ed infine Charles. 

 

“Piacere ragazzi, io sono l’agente Moira, voi?” I ragazzi si presentarono uno ad uno: Alex Summers, Darwin, Sean Cassidy, Angel Salvadore. 

Sorrisi, forse mi sarei sentita meno sola adesso. 

 

Raven corse ad abbracciare suo fratello, mentre io rimasi impalata. Non sapevo come comportarmi, volevo abbracciarlo anch’io ma davanti a tutta quella gente, sarei risultata sfacciata, così decisi di tenere a freno il mio desiderio.

 

“Ciao, Lea. Mi sei mancata” mi risvegliai dai miei pensieri e davanti a me trovai i bellissimi occhi del telepate. “Anche tu mi sei mancato, mi hai fatto stare in pensiero” sorrise ed io con lui, poi l’agente della CIA li portò a fare rapporto. 

 

Dopo cena, tutti i ragazzi si erano riuniti in una stanza che fungeva da salotto, e sembravano già amici da un sacco di tempo. Io, che non ero riuscita a salutare come desideravo Charles, ero su una panchina in uno spazio all’aperto nel retro della struttura. 

Lo cercai telepaticamente. Lo trovai. “Hei, Charles. Riesci a trovarmi stavolta, senza che nessuno possa aiutarti?” 

Mi riferivo alla festa, aveva usato gli occhi di altri, ma adesso non poteva.

 

Però, in 10 minuti mi aveva già raggiunta. Sbuffai, per lui era tutto così dannatamente facile.  

Controllai nella sua mente, aveva sfruttato l’agente che sorvegliava le telecamere per trovarmi. Incrociai le braccia al petto, mettendo leggermente il muso. “Sei malefico” gli comunicai telepaticamente. Rise alla mia affermazione, ed io ebbi qualche difficoltà a tenere ancora il broncio. 

 

Si sedette al mio fianco, ed io mi accoccolai sulla sua spalla. Speravo che questo durasse almeno un po’. 

 

“Lea, ho una cosa da chiederti..” mi disse ad un certo punto, avvertii la sua frustrazione. “Devo partire ancora una volta, e con noi verrà anche Moira. Vorrei che tu badassi ai ragazzi, mentre noi non ci siamo” 

 

Sentii la rabbia invadere la mia mente è mi alzai di scatto dalla panchina “perché mi hai portata qui, Charles? Per fare la babysitter? Io non ti sono realmente utile, forse?” sentivo tutto intorno a me tremare ed i miei occhi brillare forte, il che era sempre un brutto segno.

 

“Calmati, Lea. Calma la tua mente, trova la tua pace” sentivo che stava usando i suoi poteri, così mi arrabbiai ancora di più “non manipolare la mia mente! Io... volevo solo esserti d’aiuto, scusami, ho.. ho reagito male, devo andare” e non gli diedi tempo di ribattere. 

 

Mi vergognavo per il mio comportamento, ma cosa mi era preso? Sembravo una bambina viziata. 

 

Ero stressata, troppo. Corsi in camera, evitando di passare per dove si trovavano i ragazzi. Tenevo lo sguardo basso e correvo sempre più velocemente verso camera mia. Volevo rintanarmi sotto le coperte ed uscire solo dopo che Charles fosse andato di nuovo via o magari mai più. 

 

Però, ovviamente, il fato doveva riservarmi una sorpresa. E questa doveva essere proprio Erick. Ed io dovevo proprio sbattere contro il suo petto. 

 

“Scusa, non ti avevo visto” 

“Perché corri così velocemente? È successo qualcosa?” 

“Che t’importa?” sbuffò, roteando gli occhi

“Si può sapere perché mi odi così tanto?” incrociai le braccia al petto

“Io non ti odio, ma non mi fido di te. Hai l’aria di chi ha solo bisogno di qualcuno per raggiungere Shaw, dopodiché potresti anche ucciderci tutti” cazzo, perché non stavo mai zitta? Cosa mi era preso? La rabbia non mi aveva del tutto abbandonata ed io non ero abbastanza lucida per fare un discorso del genere. “Scusa, io.. devo andare” lui sembrò non ribattere così mi chiusi in camera sperando di dormire.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


                               

 

 Mi svegliai e guardai la sveglia: erano le nove ed io avevo dormito decisamente più del solito. Mi misi seduta sul letto e cercai di domare i capelli ribelli, facendone una coda.

 

Scesi in cucina per fare colazione e trovai soltanto Hank, sembrava piuttosto pensieroso "come va?" gli chiesi, ma sembrò non avermi notata per nulla, tanto che sussultò alla mia domanda "ieri sera.. non è stata una bella serata" confessò "a chi lo dici.. cosa è successo?" ripensai al giorno precedente ed alla mia assoluta stupidità "ieri con i ragazzi ci sentivamo così a nostro agio che abbiamo fatto troppo casino, ci siamo rivelati i nostri poteri e nel farlo abbiamo distrutto la statua al centro del giardino, il vetro ed il prato" sospirò deluso, quasi come non potesse pensare di essere la stessa persona di ieri sera, certo, avevano combinato un guaio, ma erano adolescenti. "Non prendertela con te stesso, la CIA sopporterà il dover ricomprare una statua, tranquillo!" cercai di sdrammatizzare "non è quello.. Charles ha detto a Raven che si aspettava molto di più da lei.. avresti dovuto vedere il suo sguardo, si è spento in un attimo" sorseggiò il suo caffè distrattamente, come se potesse ancora vedere la ragazza davanti a se "beh.. non so se può farti sentire meglio, ma lui era già nervoso, abbiamo avuto una discussione ieri sera, non è colpa di Raven" lui sorrise "faglielo sapere, okay?" mi feci promettere, prima di cercare qualcosa da mettere sotto i denti.

 

Sebbene avessi litigato con Charles, il mio pensiero cadeva sempre su di lui e proprio non riuscivo ad essere arrabbiata se non con me stessa. Mi ripromisi che avrei fatto quello che lui mi aveva chiesto, ovvero proteggere i ragazzi. Spesso mi ritrovavo a pensare a come avrei fatto a proteggerli se davvero ce ne fosse stato il bisogno, anche se non credevo.

 

Per fortuna la CIA era dotata di una palestra davvero ben fornita e la mattina mi allenavo lì, di certo il tempo libero non mancava. Dopo pranzo, invece, tentavo di affinare le mie capacità telecinetiche e stavo facendo davvero grandi progressi: sebbene sulla nave fossi riuscita a sollevare Erick, era Charles ad aiutarmi ma ora riuscivo a spostare anche più pesi contemporaneamente ed in direzioni diverse.

 

Ogni sera, invece, chiamavo Hank perché attivasse celebro: se ci fosse stato qualcuno all'orizzonte non avrebbe attaccato la CIA in pieno giorno e sperai che Shaw, nonostante la sua follia, non facesse eccezione.

 

 

Erano ormai passati quattro o cinque giorni dalla sera del litigio con Charles e dalla sua partenza, la mattina seguente. Ormai era sera, così mi ritrovai con Hank davanti a Celebro. Entrammo nella struttura sferica e mi posizionai al mio posto "non ampliare troppo il raggio stasera, mi fa un po' male la testa" chiesi "tranquilla, faccio solo lo stretto necessario" annuì, mi sarei posta totalmente nelle mani di Hank, sia perché è un ragazzo fantastico, sia perché è uno scienziato incredibile.

Celebro si attivò e sentì la mia mente percorsa da un'energia alla quale non mi ero ancora abituata, cercai di concentrarmi su ogni singolo individuo dentro e fuori la struttura, per un raggio che, sebbene piccolo rispetto al solito, era comunque abbastanza vasto.

Fu dopo un minuto di ricerca che li vidi ed il mio cuore sembrò fermarsi per un attimo: Shaw, Azazel e Riptide venivano verso di noi e, nonostante non riuscissi a penetrare la mente di Shaw per lo strano elmetto che indossava, gli altri due sembravano non avere ottime intenzioni.

 

"Hank, ascoltami. Aumenta questa cosa al massimo. Per raggio e capacità d'informazione. Fino in Russia. Immediatamente. " lo scienziato sembrò capire immediatamente cosa stesse succedendo e fece quello che gli chiesi senza porre una singola domanda. Riuscì a leggere nella mente di Riptide, intenzionato a distruggere questa struttura con un uragano "Va dagli altri, Hank. Corri!" sembrò pensarci un'attimo ma fece come gli chiesi.

 

Se non volevo morire dovevo trovare Charles, avvisarlo ed andarmene da qui in pochissimo tempo. Avevo paura, ma non potevo permettermi di fallire. Dovevo proteggerli. L'avevo promesso a me stessa, anche a costo di morire.

 

Eccolo, lo trovai. Era con Erick, e stavano interrogando una donna bionda in intimo. Preferì non farmi troppe domande e con tutto il fiato che avevo in gola urlai il nome del telepate. Lui si tenne un orecchio, accasciandosi a terra "Oh, scusami Charles! Ascoltami: dovete tornare subito qui! Questa missione era un diversivo, Shaw sta venendo qui con Azazel e Riptide e non hanno buone intenzioni! Tra poco distruggeranno Celebro, devo andare subito via. Fai il prima possibile, ti prego" avevo le lacrime agli occhi ed una paura fottuta di morire, sentivo la testa bruciare per lo sforzo ma mi obbligai ad ignorare questo dolore. Staccai il casco con forza per dirigermi dove si trovavano gli altri.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 

 

 

                     

 

Corsi via appena in tempo, se avessi esitato anche solo un secondo, adesso sarei morta. Ma io avevo un compito da portare a termine, e non avrei mollato così facilmente. Raggiunsi i ragazzi il più velocemente possibile ed osservammo impotenti Azazel che faceva fuori decine di guardie. Non avevo mai avuto così tanta paura, ma dovevo difendere i ragazzi e forse questo mi diede la forza di pararmi dinanzi a loro e fargli da scudo, ance se servì a poco, poiché al momento a morire erano le guardie.

 

 Darwin urlò "col cavolo che resto qui! Dobbiamo andarcene!" e così tutti lo seguirono fuori dalla sala in cui ci trovavamo senza che io potessi fare nulla per ribattere. Alcuni agenti spaventati forse quasi quanto noi ci intimarono di fermarci e ne capì il motivo quando un'esplosione si propagò proprio verso di noi, costringendoci a tonare indietro. Uno spettacolo ancora peggiore ci attendeva: dal vetro potevamo ancora guardare Azazel annientare chiunque senza pietà ed esitazione e mai mi sentì così piccola ed insignificante in vita mia. Tutto il coraggio che possedevo pareva esser fuggito via dal mio corpo. Al mio fianco, i ragazzi urlavano, Raven piangeva e io non trovano niente di confortevole da dirgli.  

 

Quando anche l'ultimo agente fu ucciso, i tre mutati si palesarono davanti a noi. "Dov'è il telepate?" chiese Shawn ai suoi due scagnozzi. "Non è qui.." rispose Azazel e così Shawn si tolse il casco. Non sapevano che anch'io ero una telepate e potevo sfruttare la cosa a mio vantaggio, potevo provare a prendere il controllo della mente di Shawn, ma se se ne fosse accorto avrebbe ucciso prima me e poi gli altri. Non potevo permettermi passi falsi. Mi limitai a vedere cosa aveva in mente e non mi piacque per niente. Aveva intenzione di avviare una battaglia nucleare!

 

"Buonasera, mi chiamo Sebastian Shawn e non sono qui per farvi del male. Amici miei, c'è una rivoluzione in arrivo. Quando l'umanità si renderà conto di ciò che siamo in grado di fare, ognuno di noi dovrà fare una scelta: essere ridotto in schiavitù o assumere il comando. Scegliete liberamente, ma sappiate che se non sarete con noi, per definizione sarete contro di noi. Perciò potete restare e combattere per coloro che vi odiano e vi temono o potete unirvi a me e vivere come re... e regine" disse, lanciando uno sguardo carico di significato ad Angel, ed avvicinandosi a lei, che gli tese la mano, andando con lui.

 

"Angel..." sospirò Raven. "Stai scherzando?" le chiese Darwin, ma io sapevo cosa stava provando. Sapevo cosa stavano provando tutti. Ed il suo dolore era così forte che non potevo trattenerla, ed ancora una volta non feci nulla.

 

"Dobbiamo fare qualcosa" annunciò Raven "No, è una pessima idea. Ci uccideranno se proveremo ad ostacolarli!" Vidi Darwin ed Havok organizzare qualcosa così mi intrufolai nelle loro menti e scoprì cosa avevano in mente. "Non lo farete. Troppo pericoloso." Ma non mi diedero ascolto e così iniziarono la loro messa in scena.

 

Shawn però parò l'attacco di Havok, assorbendolo. La mia paura più grande si era appena realizzata. Stava andando verso Darwin e così decisi che forse era il momento di fare qualcosa. Entrai nella sua mente e lo bloccai. Azazel e Riptide venivano verso di me, e a quel punto ebbi la conferma che stavo per morire, ma non lasciai la presa su Shawn. Tentai di bloccare anche gli altri due mutanti ma ci riuscì solo con Riptide.  

 

La paura che provavo in quel momento mi faceva tremare le ginocchia e, cosa peggiore, mi fece perdere il controllo sui due mutanti. "Bene bene..." iniziò Shawn "e così tra di voi c'è un'altra telepate" continuò, avvicinandosi a me e di conseguenza agli altri. "Vattene. Non verremo con te. Abbiamo fatto la nostra scelta, tutti" lanciai uno sguardo ad Angel, annuendo e facendole capire che, anche se stava sbagliando, quantomeno era felice e andava bene così.

 

Riportai la mia attenzione su Shawn, che mi guardò incuriosito "Non hai paura di me?" mi sfidò "Certo che ho paura di te. Ma ho un motivo per essere qui. Ed è più forte della paura." ed è Charles, e lo vorrei qui a vegliare su di me, ma sono sola.

 

"Sai, alle volte la morte è meno dolorosa della sconfitta. Dalla sconfitta nasce il rimorso, la sensazione di non essere abbastanza. E tu, cara mia, finché starai qui non sarai abbastanza per poter difendere tutti loro." si voltò, trovandosi a pochi centimetri da Darwin e scaricando il potere di Havok al suo interno. Poi, così come era venuto, sparì.

 

Darwin lottava contro tutta quell'energia tanto da farmi credere che poteva vincerla, poteva adattarsi, poi divenne cenere e crollai al suolo come tutti quei granelli. Avevo fallito, per loro non ero abbastanza. Avevo permesso che Darwin morisse, che Angel andasse via e che tutte le guardie morissero.

 

Il mio pensiero, ancora una volta, correva a Charles. Quanto l'avevo deluso, in così poco tempo?

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 

 

 

Silenzio. Tutto quello che mi circondava era un silenzio che mi toglieva le forze ed il respiro. Ero incredula, davvero tutto quello stava succedendo proprio a me?

 

Avevo un solo compito. Uno solo: difendere i ragazzi con tutte le mie forze, anche a costo della vita.

 

Eppure Darwin era morto ed Angel aveva deciso di abbandonarci e di stare dalla parte di Shawn e, cosa peggiore, io avevo appoggiato la sua decisione. Volevo che fosse felice, sapevo che sarebbe stata al sicuro e che quel mutante psicopatico non le avrebbe fatto del male, così ho creduto che lasciarla andare  sarebbe stata la soluzione migliore.  

 

Del resto, cosa avrei potuto fare contro Azazel e Riptide? Sarei morta ancor prima di riuscire a fare un passo. Eppure Alex e Darwin ci avevano provato comunque, pur sapendo a cosa andavano in contro.

 

Non sono adatta a fare l'eroe.

 

Che ci facevo in un posto del genere? Ero davvero così stupida da pensare che sarei stata in grado di fare qualcosa di grande per il mondo, fuori da un laboratorio di medicina? Stupida e illusa.

 

"Hei" mi chiamò una voce, ma per me era tutto ovattato, l'unica cosa che sentivo erano i brividi sulla pelle, residui del terrore che avevo provato poco tempo prima e le lacrime che mi rigavano il volto. Non proferì nessun parola, non ne avevo la forza.

 

"Hei" la voce si fece più intensa e qualcosa si posò sulla mia spalla, così mi girai in quella direzione. Era una mano, ed emanava un calore che avevo completamente dimenticato. Risalii con lo sguardo il braccio a cui apparteneva, trovando ben presto lo sguardo di Alex fisso nel mio.

 

Aprii la bocca per parlare, ma nessun suono ne uscì, così, semplicemente, la richiusi e mi girai a fissare il punto indefinito che fino ad un attimo prima aveva la mia totale attenzione.

 

Alex si sedette per terra al mio fianco, potevo sentire la sua spalla che sfiorava la mia, così come le nostre ginocchia.

 

"Avrei dovuto ascoltarti, mi dispiace. Se Darwin non è più qui non è colpa tua, ma mia, quindi non sei tu a dover stare così male" mi disse, fissando il vuoto con me.

 

"Avrei dovuto proteggervi, ma non sono stata in grado di fare nulla..." riuscì a snocciolare

 

"Ci avevi detto di non farlo, che era rischioso. Abbiamo scelto di non ascoltarti e... E Darwin è stato l'unico a pagarne le conseguenze. Sono stati i miei poteri ad ucciderlo" mi confessò.

 

Quel ragazzo stava soffrendo terribilmente ed io non stavo facendo nulla per aiutare nessuno, ancora una volta, mentre lui provava a fare qualcosa per me.

 

Non potevo permettere che questa storia continuasse ancora a lungo, dovevo fare qualcosa per lui e tutti gli altri, dovevo farla subito.

 

"Alex..." lo richiamai, facendolo voltare nella mia direzione e gli posai una mano sulla tempia. Sapevo che ciò che stavo per fare era sbagliato, ma, almeno in parte, scelsi di anestetizzare il suo dolore, per poi farlo addormentare.

 

"Scusami, è tutto ciò che posso fare, per adesso"

 

Andai dagli altri, accompagnandoli nelle loro stanze e facendo la stessa cosa con ognuno di loro. Non potevo permettere che quei ragazzi continuassero a soffrire per la mia incompetenza, quindi avrei fatto il possibile per alleviare le loro sofferenze e diventare più forte nell'attesa del ritorno di Charles.

 

Charles.

 

Mi sentivo completamente persa senza di lui. Io, che fino ad adesso ero la ragazza indipendente che sapeva sempre cosa fare, ora avevo disperatamente bisogno di qualcuno al mio fianco, qualcuno che sapesse cosa dirmi e che fosse in grado di farmi sorridere anche nel bel mezzo di una guerra.  

 

Con Cerebro completamente distrutto non potevo sapere dove fosse, né quando sarebbe arrivato, e neanche se stava bene.

 

Al momento c'era una sola cosa che potessi fare: smettere di reprimere tutto ciò che stavo sentendo e trasformarlo in energia, esattamente come Shawn faceva con le radiazioni.

 

-

 

All'arrivo di Charles, i ragazzi, sebbene stessero ancora male, almeno non erano più visibilmente distrutti. Stessa cosa non poteva essere detta per quella base della CIA, ormai completamente fatta a pezzi dalla furia omicida dei seguaci di Shawn. Arrivarono ben presto i soccorsi, ma potevo prettamente leggere nelle loro menti che noi non eravamo più i benvenuti all'interno dell'associazione governativa.

 

Seppi che Charles era arrivato ancor prima che lo avvistassero in lontananza, tanto stavo sforzando la mia mente per capire dove potesse essere. Avevo disperatamente bisogno di lui.

 

Richiamai i ragazzi e li portai nel punto in cui capì che sarebbe arrivato. Il ragazzo dagli occhi azzurri scese dall'auto, seguito da Erik e tutte le paranoie che mi impedivano di corrergli in contro la prima volta erano completamente state rimpiazzate dal bisogno di colmare il vuoto che la sua mancanza aveva generato, così corsi direttamente fra le sue braccia, mentre sentivo le lacrime rigarmi il volto e bagnare la sua camicia, mentre lui mi accarezzava i capelli.

 

Mentre ancora mi teneva stretta a se, si rivolse verso sua sorella chiedendole se stesse bene e lei annuì. "Ci stiamo organizzando per riportarvi a casa" affermò, rivolgendosi, questa volta, ai ragazzi, ma Alex tentò di opporsi.

 

"Darwin è morto" fece presente

 

"Ed è per questo che vi riporteremo a casa" spiegò Charles, irremovibile. Mi staccai, dando manforte al ragazzo che tanto mi era mancato "Sta diventando troppo pericoloso, Alex... Finisce qui."

 

"Darwin è morto, Charles... e non possiamo neanche seppellirlo. Lea, è successo sotto i tuoi occhi, come puoi dirlo?"

 

"Possiamo vendicarlo" ne approfittò Erik, brusco come sempre, guadagnandosi una mia occhiataccia ed una di Charles, che gli chiese di parlare in privato, lasciando me con i ragazzi.

 

"Lea, non posso lasciare tutto così, adesso che un mio amico ci ha rimesso la pelle. Non è solo vendetta, è fare in modo che il suo sacrificio sia servito a salvare il mondo." mi spiegò Alex, cercando un appoggio.  

 

"Sei un bravo ragazzo, Alex, non posso lasciare che tu o gli altri vi facciate male"

 

"Stavolta non accadrà, non più, te lo prometto" mi cinse in un abbraccio che ricambiai con qualche secondo di ritardo.

 

Quando sciolsi l'abbraccio, Charles aveva terminato di parlare con Erik e guardava dritto nella mia direzione.  

 

"Che ne dici, Lea?" mi chiese telepaticamente

 

"Facciamolo" risposi allo stesso modo, annuendo.

 

"Ci dovremmo allenare" iniziò, ma Hank lo bloccò prima che potesse aggiungere altro "E dove? Non possiamo restare qui, se anche ce lo permettessero non è più sicuro. Non abbiamo un posto dove andare"

 

Charles accennò un sorrisetto furbo. "Uno sì, in realtà" spiegò, facendomi sorridere quando capii a cosa si stava riferendo: finalmente potevo tornare a casa.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 

 

"Charles... è colpa mia. Angel, Darwin... è tutta colpa mia. Li avevi affidati a me ed io non sono stata in grado di proteggerli... Shawn aveva ragione: alle volte la sconfitta è peggio della morte. Come potrò convivere con questo dolore per tutta la vita? Se loro non ci sono più è solo..."

 

"Lea" 

 

Bastarono tre semplici lettere ad interrompere il mio monologo. Mi trovavo nel parco di Charles, dove la mattina i ragazzi correvano all'aria aperta, ed ero seduta ai piedi di un grande albero, rivolta verso un piccolo laghetto. Stavo parlando rivolta all'acqua, alle stelle, a qualsiasi cosa mi circondasse pur di non dovermi tenere tutto dentro. Ma quella voce l'avrei riconosciuta tra mille, l'unica in grado di calmare la tempesta che mi imperversava all'interno. 

 

Mi girai verso il suo possessore e fui grata per averlo conosciuto, nonostante tutto. Gli indicai il posto accanto a me con la mano e lui non se lo fece ripetere due volte, accomodandosi al mio fianco. 

 

"Non dovresti pensare quelle cose, Lea. Non possiamo cambiare ciò che è accaduto, ma possiamo fare in modo che il sacrificio di Darwin non sia sprecato"

 

"Lasciando andare Angel, ho già sprecato il suo sacrificio"

"Hai fatto semplicemente ciò che ritenevi più giusto per lei"

"E tu ritieni che per lei sia più giusto stare con Shawn?"

"Era una situazione complessa, Lea"

"Lo prendo come un no. Shawn mi ha detto delle cose, prima di andar via. Aveva ragione, Charles..."

"Cosa ti ha detto?"

"Alle volte la morte è meno dolorosa della sconfitta. Dalla sconfitta nasce il rimorso, la sensazione di non essere abbastanza. E tu, cara mia, finché starai qui non sarai mai abbastanza per poter difendere tutti loro" dissi con voce rotta dal pianto, mentre Charles poggiava il mio capo sulla sua spalla e mi stringeva a se. 

"Shawn ha dimenticato una cosa, Lea: la morte impedisce qualsiasi rimedio, la sconfitta no. Finché vivremo lotteremo contro di lui, esattamente come avrebbe voluto Darwin. Non possiamo permetterci il lusso di perdere, non lo dobbiamo solo all’umanità, o a noi stessi. Lo dobbiamo soprattutto al nostro amico, che ha lottato al nostro fianco ed è morto per ciò che riteneva giusto"

 

"Nonostante il casino in cui ci siamo cacciati, sono felice di averti conosciuto, Charles" gli dissi sincera, per cambiare un po' discorso e pensare finalmente ad altro, sapevo che aveva ragione eppure una voce (molto probabilmente quella di Shawn) mi faceva sentire davvero come una foglia che va in contro ad una folata di vento. 

"Questa serata ricorda molto quella della festa di John, vero?" continuò lui, intuendo le mie intenzioni, cosa per cui ancora una volta gli fui immensamente grata. 

"È vero, sta a guardare" attivai i miei poteri e tante piccole gocce iniziarono ad innalzarsi dal laghetto, dirigendosi pian piano verso la nostra direzione. Per lo sforzo i miei occhi si illuminarono riflettendo il tenue bagliore della luna piena, mentre Charles sorrideva godendosi quella visione. 

"Adesso è ancora più simile, non credi?" gli chiesi sorridendogli e lui fece lo stesso. 

"Decisamente si, Lea. E tu sei ancora più bella di quando ti ho conosciuta la prima volta"

"Mi farai arrossire così, smettila" gli dissi, portandomi una mano alle guance. Lui la raggiunse e la sostituì con la sua, fissandomi negli occhi. Io feci lo stesso, incapace di staccare lo sguardo dalle due calamite azzurre che aveva al posto degli occhi. 

"Credimi quando ti dico che non avrei voluto che tu facessi parte di tutto questo, che ti addossassi tutta questa responsabilità ed anche questo dolore, quando ti dico che non sopporterei mai che ti facessero del male e che non permetterò mai a nessuno di fartene, Lea. Sei preziosa per me"

 

Il cuore mi batteva forte, mi sentivo come una quattordicenne alla prima cotta, ignara di tutto ciò che mi circondava e di tutto ciò che accadeva intorno a me. E finalmente capii quanto quel ragazzo mi avesse fatto innamorare di lui, dei suoi occhi, dei suoi modi di fare e della sua capacità di saper dire le cose giuste al momento giusto. 

 

"Anche tu per me, Charles, non rimpiango nulla di ciò che ho vissuto con te. Non ho paura, con te"

 

"Non ti lascerò mai più sola" mi disse prima di posare le sue labbra sulle mie. Il bacio, prima casto, quasi timido, si fece sempre più intenso, quasi ripercorrendo la parabola dei miei sentimenti nei confronti del telepate.

 

“Non farlo, Charles, non so se sarei in grado di sopportarlo”

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Erano giorni che andavamo avanti con gli allenamenti. Tutti stavamo dando il massimo, aiutandoci a vicenda, come una famiglia. Era questo il termine che più mi sembrava giusto, famiglia. Charles ci teneva tutti a galla, ci aiutava in ogni modo possibile: controllare i poteri, aumentarli, darci una semplice parola di conforto. Era fantastico, probabilmente nessuno merita una persona come lui. Ero fortunata ad averlo, tutti eravamo fortunati, chissà se gli altri se ne rendevano conto.

Tra me e Charles le cose andavano bene, in realtà avevamo poco tempo per stare da soli, sapevamo che non era quello il momento adatto, che in un modo o nell'altro saremmo stati in grado di recuperare quando tutto sarebbe finito, sperando che sarebbe davvero successo. Era una sorta di promessa non detta, strano per due come noi, che possono leggersi nella mente, ma non avevamo bisogno di parole: era questo il bello. Lui capiva, non c'era bisogno di spiegare. Non giudicava, non derideva. Accettava, rafforzava, ma non cercava mai di cambiare l'altro.

Erick e Charles diventavano sempre più amici ed era evidente il modo in cui il telepate si stesse affezionando a lui e, mio malgrado, non mi stava affatto bene questa cosa. Mi sarei giocata qualsiasi cosa sulla lealtà di ognuno di noi, ma in nessun modo riuscivo a fidarmi di Erik. Non volevo che Charles ne restasse deluso, era troppo buono per vedere l'oscurità di quell'uomo, non c'era modo in cui io potessi farglielo capire. Si ostinava sempre a vedere del bene.

Era tarda notte e gli altri stavano già riposando, mentre io non riuscivo a dormire e quindi ero in cucina, preparando un the. "Dovresti riposare, domani ci aspetta una giornata faticosa" mi disse Charles, sbucando dalla porta della stanza. "Sono tutte giornate faticose, in realtà" gli feci notare. "Dovremmo essere pronti in qualunque momento, Lea, non possiamo permetterci di essere stanchi, non possiamo mai sapere quanto mancherà" "Lo so, Charles, volevo soltanto un the, poi andrò a dormire" cercai di non apliare il discorso, non era davvero il caso.  "La tua testa fa troppo rumore, non riusciresti a dormire" disse, sedendosi al tavolo, mentre io gli passavo una tazza di the e ne prendevo un'altra per me, sedendomi a mia volta. "Cosa ti turba di più?" mi chiese, dopo aver sorseggiato un po' di the. "Lo sai che non mi fido di lui, Charles. Farà qualcosa di brutto, ne sono sicura, è solo questione di tempo. So che tu ci tieni a lui, ma forse vedi cose che non esistono" gli confessai. "Forse non ti fiderai di lui, ma ti prego di fidarti di me. In fondo è una brava persona, ha solo bisogno che qualcuno creda in lui" "Spero solo di non doverti mai dire 'te lo avevo detto', Charles, davvero" gli dissi sincera, perchè non avrei mai permesso ad Erick di ferire nessuno dei nostri. Avevamo già persona Angel e Darwin, non avrei potuto superare altre perdite, non per lui.

L'indomani, mentre ci stavamo allenando tutti come al solito, Moira richiamò tutti davanti alla tv: il Presidente annunciava uno scontro imminente a Cuba che sarebbe scoppiato se la nave porta missili sovietica avrebbe attraversato una certa linea decisa dagli Stati Uniti.

"Lì troveremo Shawn. Fatevi una bella dormita, ne avrete bisogno." affermò Erick. La battaglia non solo era imminente, sarebbe stata il giorno successivo ed io mi chiedevo una sola cosa: siamo davvero tutti pronti?

Quella sera avevo bisogno di stare da sola, di potermi 'rilassare' per quanto possibile. Domani sarebbe stato l'inizio della resa dei conti ed io dovevo essere pronta a tutto. Era la cosa giusta. Volevo solo stare in camera mia, nella vasca, con l'acqua che mi accarezzava il corpo. Era una delle sensazioni che più amavo da quando ne avessi memoria, magari sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei provata.

L'indomani indossammo delle tute blu e gialle progettate da Hank, che ci avrebbe attesi al punto di partenza. Quando lo vedemmo, avemmo tutti un momento di Shock: era blu, quasi 'animalesco' potremmo dire. Forse la trasformazione lo aveva reso anche emotivamente più instabile, sicuramente più forte, ma non avevamo tempo di pensarci. Partimmo.

Arrivati lì, trovammo una situazione tragica. Era già tutto degenerato, era già troppo tardi.Charles fece in modo che i russi sparassero alla loro stessa nave, ma Shawn era lì e non saremmo riusciti a fermarlo a lungo.



 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 

Erick riuscì a far emergere il sottomarino, potevamo vederlo librarsi in aria come se nulla fosse, era incredibile, era indubbiamente fortissimo, almeno questo bisognava concederglielo. Riptide creò un uragano facendoci sbandare ed Erick perse il controllo del sottomarino, come Hack del nostro veicolo. In un secondo si era rovesciato tutto, i poteri che possedevano quei due erano incredibili, ma questo non mi avrebbe fermato stavolta. Non potevo permetterlo. Shawn si stava trasformando in una bomba nucleare umana e tutto sembrava andare per il peggio, ma Charles riuscì a mantenere la calma e impartire ordini ad ognuno di noi.

Io tenevo bloccato Riptide, ma era dura mantenere il controllo in una situazione del genere. Ciononostante, non potevo mollare. Sentivo chiaramente Charles dare istruzioni precise ad Erick, ma ad un certo punto disse: "Se ne è andato, è entrato nel punto ceco. Non posso avere contatti con lui lì" e questo fece vacillare del tutto il mio controllo per cui lasciai andare la presa su Riptide, che si allontanò dalla mia zona d'azione.

"Charles, che cosa facciamo adesso?" gli chiesi

"E' tornato!" urlò, prima di riuscire a riprendere il contatto con lui. Sorrisi. Non potevo crederci, per un attimo tutto sembrava volgersi per il peggio, avevo temuto che potesse tradirci, ed invece stava solo creando un nuovo modo per comunicare con noi.

"Adesso Charles!" urlò Erick, mentre il telepate prese subito il controllo della mente di Shawn, urlando per lo sforzo. "Stai bene?" gli chiese Moira, allarmata. "Moira, sta zitta, riesco a controllare quest'uomo solo per poco tempo" ribatte lui, eliminando ogni gentilezza per la prima volta in vita sua. Decisi di supportarlo di trovare nella sua mente il famoso punto 'a metà tra la pace e la rabbia' che potesse fargli avere il massimo controllo per il massimo tempo, proprio come lui fece con me quando bloccai Erick per la prima volta. "Insieme possiamo." gli comunicai semplicemente.

Dopodichè, non potei credere a quello che successe. "Scusa, Charles, non è che non mi fidi di te. Ma sicuramente non mi fido di lei" gli disse Erick, riferendosi a me ed interrompendo ogni contatto col telepate, che gli urlò invano di non farlo. Non potevamo sbloccare Shawn, altrimenti avremmo messo tutti in peridolo, ma non potevamo impedire ad Erick di fare di testa sua. Eravamo colpetamente succubi del suo gioco, ci aveva traditi. "Te lo avevo detto" dissi semplicemente a Charles,ma continuando ad aiutarlo. Sapevo quanto tutto questo gli stesse facendo male, eppure doveva fidarsi di me, non di Erick.

"Ti prego, Erick, no... ti prego" disse, prima che un dolore straziante ci invadesse, lo stess che stava provando Shawn, nell'esatto momento in cui Erick fece passare una moneta nella sua testa, uccidendolo. 

Quando uscì dal sottomarino, eravamo tutti sconvolti, riuniti in semicerchio davanti a lui, che depositò il corpo di Shawn sulla sabbia, prima di dirci "Togliete i paraocchi, sorelle e fratelli, il vero nemico è laggiù" indicandoci le navi "Sento il loro metallo dirigersi verso di noi per attaccarci: sovietici, americani... umani. L'uomo di Neanderthal è spaventato da noi, fratelli mutanti. Forza, Charles, dimmi che sbaglio". Moira cercò di comunicare con la CIA, ma invano. Le armi erano già cariche e nessuno le avrebbe fermate. Partirono tutte contemporaneamente, contro di noi. Erick le fermò con un solo gesto della mano, laddove io non sarei riuscita a fare nulla. La mia debolezza ci stava portando alla rovina, ma la forza di Erick stava per distruggere ogni possibilità di pace con gli esseri umani.

"Erick, l'hai detto tu. Siamo uomini migliori." provò a convincerlo Charles "Questo è il momento di dimostrarlo. Ci sono migliaia di uomini su quelle navi, uomini onesti, innocenti, buoni, che stanno solo eseguendo gli ordini." continuò. "Sono già stato vittima di uomini che eseguivano gli ordini, non lo sarò mai più." disse Erick, prima di scagliarli tutti contro di loro.

Fu solo in quel momento che Charles capì che non poteva più rimediare solo con le parole, quindi si scagliò contro Erick, cercando disperatamente di sottrargli l'elmo. Charles stava avendo la peggio, per cui tentammo di aiutarlo, ma Erick ci scagliò tutti lontano. Lo scontro col suolo per un attimo mi fece mancare il fiato. mi faceva male tutto, ma non potevo arrendermi adesso. Mi rialzai, andando nella direzione dei due girando in lungo: se Erick mi avesse visto adesso, non avrei più avuto speranze. Dall'altro latp, parallelamente a me, si muoveva Moira, armata di pistola. Annuimmo guardandoci negli occhi. Charles avrebbe capito, quella rea la cosa giusta da fare. L'unica.

Arrivate vicino a loro, Moira sparò una serie di colpi, ma Erick riuscì ad evitare il primo ed intercettare gli altri, deviandoli. Uno di questi stava per colpire Charles, ma riuscì a bloccarlo. Era ad un pelo dalla sua schiena, nel migliore dei casi l'avrebbe paralizzato dalla vita in giù. Quella, probabilmente, fu la goccia che fece traboccare il vaso.

"Non potrei mai spostare i missili come fai tu. Ma i proiettili sono ancora nelle mie capacita. Avresti potuto ucciderlo. Eri un amico per lui, probabilmente lo sei tutt'ora"

"Charles, sono così felice che tu stia bene. Metterci l'uno contro l'altro, è questo che fanno. Io ti voglio al mio fianco, insieme, per difenderci l'un l'altro. vogliamo la stessa cosa" disse, ignorando totalmente le mie parole. "Mi dispiace, amico mio, ma non è vero" gli disse semplicemente Charles. Lui rincarò la dose, troppo accecato dall'ira "Gli umani non ci accetteranno mai, hanno giocato la loro partita, adesso giochiamo noi la nostra. Chi è con me?" rincarò la dose, ignorando perfino il volere di Charles.

Raven andò con lui, ma Charles comprese le sue ragioni, e lo accettò. Angel, Azazel, Riptide. Lo seguirono anche loro. Avevamo perso tutti oggi, Charles più di ognuno di noi. Un amico, una sorella. Qual'era il prezzo di questa guerra? Ne valeva davvero la pena?

-

Charles aveva deciso di fare una scuola a casa sua, avremmo badato a quei ragazzi, insieme. Avevamo fatto dimenticare tutto a Moira, era meglio così. Adesso eravamo insieme, questo bastava. Non importava cosa ci avrebbe riservato il futuro da adesso in poi, ci andava bene così.

Quando conobbi Charles per la prima volta non avrei mai immaginato quanto avrebbe cambiato la mia vita, ma rifarei ogni singolo gesto. Se tornassi indietro lo seguirei ancora ed ancora. Ho commesso degli sbagli, probabilmente ne commetterò ancora, ma se ci sarà lui al mio fianco, sarò sempre in grado di rimediare. In fondo l'amore è questo, no? Aiutarsi l'un altro, fidarsi di una promessa non detta, ma rispettata.

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