Angeli Caduti e Silenzi Distruttivi

di loganmustdie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Enigma ***
Capitolo 2: *** Analisi ***
Capitolo 3: *** Analisi pt.2 ***
Capitolo 4: *** Lo sapevi che... ***
Capitolo 5: *** ...agli angeli... ***



Capitolo 1
*** Enigma ***


Tutto iniziò dal Nemeton, quando Lyidia, in preda ad una specie di trance, camminò fino a lì.

 

Se doveste chiederle ora cosa ricordava del momento, lei vi risponderebbe che non ne sa proprio nulla. Questo perché come suo solito, fu l'istinto da banshee a portarla alla radice. Se per lei i ricordi sono confusi, però, non lo sono di certo per Stiles, che decise di seguirla. Dopo gli avvenimenti di Eichen House era sotto stretta sorveglianza dal ragazzo. Forse, per lui, era più un pretesto per non passare la notte avvolto dalla solitudine, abituato alla presenza di Malia.

 

Di recente, lei e il suo padre ritrovato avevano deciso di partire, lasciandosi il loro passato alle spalle, e cercando un nuovo inizio. Non che la partenza di Peter Hale interessò qualcuno, ma per Malia era una tutt'altra storia. Lei era parte del branco ormai. Stiles non voleva che partisse, ma dovette accettare la scelta.

 

Quando finalmente si avvicinarono al Nemeton, circondati dal silenzio della notte, Stiles notò un corpo in cima ad esso, sdraiato, immobile.

 

Lydia si avvicinò, non ancora in controllo delle sue azioni. Si abbassò in modo da poter giungiere vicino all'orecchio dell'enigma, per poi sussurrare nel suo orecchio con una voce non propriamente umana. Lui udì appena la parola, il suono ricordava un nome, ma non sembrava inglese, o una qualunque lingua parlata ai giorni nostri.

 

"Azriel" era il nome.

 

Una volta pronunciato, Lydia svenne e Stiles, senza esitazione, corse a soccorrerla.

 

"Lydia!" esclamò il giovane, non spiegandosi cosa stesse accadendo. Analizzò la situazione, tentando anche di avvicinarsi all'enigma a qualche centimetro da loro. Non si fidava dei corpi, tanto meno di corpi che erano adagiati su di una radice magica che un druido stava usando come pretesto per sacrificare i loro genitori, insegnanti, e chi più ne ha, più ne metta.

 

Il corpo, come se fosse stato scosso dalle parole della banshee, spalancò gli occhi, mostrando un colore sconosciuto ai due. E di creature ne avevano viste loro, nell'ultimo periodo. Questo non fece altro che impaurire ed incuriosire il giovane.

 

"Sizouse" mormorò mentre invano tentava di alzarsi. Stiles si avvicinò a Lydia, prendendola fra le sue braccia, in segno di protezione.

 

"Fa male" aggiunse la persona misteriosa per poi perdere nuovamente i sensi.

 

Stiles guardò la scena, senza provare paura.... o forse solo apparentemente. Velocemente e impacciatamente, il ragazzo prese in mano il telefono - facendolo cadere anche un paio di volte -. Lo sbloccò e chiamò la prima persona che trovò aprendo la rubrica: Derek Hale.

 

"Stiles?" chiese Derek, nel mentre Stiles era completamente immerso nei suoi ricordi riguardanti quel posto. Aveva il respiro accellerato, doveva calmarsi. Non era ancora oltre la storia del Nogitsune, li serviva tempo per riprendersi, anche se ora non ne aveva.

 

La sua voce non era molto ferma, al contrario, ma lui cercò di essere più chiaro possibile mentre parlava. "Derek- raggiungimi, penso di aver trovato la causa" rispose, cercando di restare calmo. Non poteva lasciarsi prendere dal panico.

 

Di recente, i lupi mannari avevano iniziato ad avere sogni strani riguardanti il Nemeton e, quelle che sembravano essere creature alate. Nessuno riuscì a dare mai un significato ad essi, nemmeno Dottor Deaton. La cosa iniziò a diventare seria, quando anche Ethan e Jackson iniziarono a sperimentarli, costringendoli a tornare nella "contea maledetta", o così la chiamava Peter.

 

"Stiles, sto arrivando, calmati" l'ultima parola lasciò confuso il giovane. Derek non era solito parlargli in quel modo. Solitamente lo trattava con poco riguardo, e con molto sarcasmo... oppure lasciava che fossero le sue sopracciglia a parlare. Certo, c'è da dire che dopo l'avvento dei dottori del terrore le cose erano cambiate. Forse lo erano già dal Nogitsune. E non solo tra loro due, ma per tutti.

 

Stiles sentì un debole gemito e riconobbe subito quella voce come quella della banshee. Cercò di non apparirle nervoso o impaurito, non voleva mostrare le sue debolezze. "Cos'è successo?" chiese Lydia ancora una volta, con voce udibile. L'altro la guardò sconsolato, e si limitò a indicarle il corpo sulla radice magica.

 

"Chi è lei?" una domanda alla quale nessuno dei due poteva rispondere, Lydia lo sapeva. Al momento, però, fu l'unica cosa che riuscì a domandare.

 

"Derek sta arrivando, ci aiuterà a capire meglio cosa sta accadendo"

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Capitolo 2
*** Analisi ***


“Derek sta arrivando, ci aiuterà a capire meglio cosa sta accadendo” rispose Stiles, aiutando la ragazza ad alzarsi, visto che ormai sembrava aver ripreso un colorito normale in volto. 

Una volta in piedi, si diresse verso l'enigma e iniziò ad analizzare ciò che vedeva. Era una ragazza, o almeno così sembrava,dai tratti fisici era difficile da determinare, aveva tratti appartenenti ad entrambi i generi: occhi delicati ma mascella leggermente più marcata labbra sottili e naso più pronunciato. Aveva i capelli biondi tendenti al castano, ma che mantenevano una tonalità bionda. Non indossava molto. Quello che aveva, inoltre, era rovinato, e Lydia se ne meravigliò, in qualche modo, questo fece porre ai due molte pi domande di prima.

“Il corpo è ricoperto di sangue, ma non vedo nessuna ferita” esclamò Stiles, facendo sobbalzare la ragazza per lo spavento. 

“Già, chissà cos'è successo qui, forse...” concluse Lydia, lasciando volontariamente la frase aperta, non volendo nemmeno pensare alle centinaia di cose che potrebbero essere accadute. La voce si faceva più delicata e sottile ad ogni parola, fino a diventare un tutt'uno col silenzio.

“Finalmente vi ho trovati” annunciò una voce all'improvviso prendendo i due alla sprovvista.

“Ti sembra questo il modo?!” sussultò Stiles, che come Lydia era perso nel suo mondo, cercando di capire qualcosa riguardo al corpo. Ottenne un sorrisetto in risposta, cosa che stranamente mise a disagio il giovane. “Cosa facciamo adesso?” disse, cercando di cambiare discorso e riportare l'attenzione sul caso. Infondo il Nemeton non portava mai nulla di buono.

 “La portiamo al rifugio” propose Derek,  avvicinandosi alla ragazza.

“Aspetta!” lo interruppe Stiles non appena fece il suo secondo passo, afferrandogli il braccio. “oh, scusa...” continuò nervosamente, “è solo che... non sappiamo chi sia... se dovesse accadere qualcosa una volta-”

“Non accadrà nulla, ti ricordo che sono un lupo mannaro nel caso lo avessi dimenticato” disse il beta, interrompendolo, quasi con spavalderia. Non che fosse spavaldo, era semplicemente sicuro delle sue abilità. 

“La prudenza non è mai troppa, sono d'accordo con Stiles” si intromise Lydia, che si sentì – quasi – come se stesse interrompendo qualcosa. Quei due davano sempre quell'impressione a chiunque li interrompesse. “Forse dovremmo chiamare Deaton, o non so, l'agente Parrish” continuò, “forse Parrish è la scelta migliore”

“Ah, si?” disse Stiles, fingendo innocenza nella domanda. Sapeva benissimo perché Lyidia voleva la presenza dell'agente. 

“Ah, non fare il bambino Stiles” esclamò scocciata per nascondere l'imbarazzo, “ Parrish è un fottuto Mastino Infernale” continuò enfatizzando tutto alzando le mani in segno di disperazione.

“Dramma, l'unica cosa che non mi manca delle superiori” bisbigliò Derek mentre guardava i due. Decise di ignorarli e dare un'occhiata al corpo. Notò che fra le braccia stringeva qualcosa... sembrava un'elsa. Non somigliava a nulla che il lupo mannaro avesse mai visto, nemmeno in televisione.

Pensò di chiamare i due per poter discutere del possibile indizio, quando notò che gli occhi dell'enigma si stavano aprendo. Ciò bastò a richiamare l'attenzione dei due.

“Qui estis?” mormorò silenziosamente l'enigma. Le parole uscirono forzate, quasi incomprensibili, questo le procurò uno sguardo preoccupato da parte del beta che stava inginocchiato di fronte a lei. “Ubi est ea?” riprovò, sentendo la propria gola in fiamme ad ogni parola. (A/N: la lingua usata è il latino, anche se penso che questo sia chiaro... le ragioni, beh, quelle non posso spiegarle qui ghigna)

“Dobbiamo portarla al rifugio” ribadì Derek, prendendo la ragazza, “vi precedo” aggiunse prima di affrettarsi e correre verso il rifugio ignorando i due. La situazione non prometteva niente di buono, dovevano andarsene.

“Aspetta Derek!” provò a chiamarlo Stiles, invano. Il lupo, veloce come suo solito, era già troppo lontano. Il fatto che lo ignorò lo lasciò alquanto stranito, non sapeva cosa stesse provando di preciso.

“Cos'è quella faccia?” disse Lydia, fingendo disinteresse.

Stiles, non disse niente, si avviò semplicemente verso la sua macchina seguito dalla banshee. Si sentiva infantile a parlare di problemi che non sapeva nemmeno se considerarli tali. Infondo dovevano davvero affrettarsi, quella dannata radice magica stava sicuramente architettando qualcosa.

“Stiles” richiamò all'attenzione Lyidia, portando una mano sul fianco e spostando il peso sul piede sinistro.

“Non mi sembra il momento di parlarne quando c'è una cazzo di radice magica tra le nostre priorità!” rispose, sbattendo bruscamente la portiera della sua amata jeep, per poi scusarsi mentalmente con la povera macchina – che aveva visto sicuramente giorni migliori -. 

“Chiama Deaton” chiese con tono calmo una volta messa in moto la macchina.





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Capitolo 3
*** Analisi pt.2 ***


“Chiama Deaton” chiese con tono calmo una volta messa in moto la macchina.

 

Arrivati al rifugio degli Hale, Stiles si accorse di quanto sembrasse spoglio e freddo. Erica, Boyd, e diavolo, persino Peter, avevano conferito al posto un non so che di familiare. E ora? Ora non rimaneva niente di ciò, se non Cora che era tornata per restare al fianco di Derek.

 

Non appena entrarono gli sguardi di tutti, eccetto quello di Deaton - arrivato lì prima di tutti -, furono sui due. Stiles spostò lo sguardo, non riuscendo a sostenere la tensione che trasmettevano gli altri solo dal loro sguardo.

 

Derek fu il primo a parlare, “siete arrivati, finalmente” annunciò, quasi come se lo stesse dicendo a se stesso, visto il tono basso della voce. Per molti quella frase sarebbe potuta risultare maleducata, di troppo, ma questo era il suo strano e contorto modo di esprimere il suo interesse. Derek non era mai stato un tipo di molte parole, lasciava che fossero i suoi sguardi a parlare, ma questo era ormai risaputo dal giorno uno.

 

“Quindi, ricapitolando, visto che siete finalmente arrivati” si schiarì la gola il veterinaio, attirando l'attenzione di tutti su di lui, che a sua volta aveva distorto l'attenzione dall'enigma, “come avete fatto a trovarla?” aggiunse, col suo solito tono monotono e privo di emozioni.

 

“E' stata Lydia” inizò Stiles, prendendo coraggio, anche se, a cosa serviva il coraggio? Infondo non dovrebbe aver paura di raccontare una cosa così semplice. Forse quella dannata radice aveva sortito più effetti collaterali del previsto. “In uno dei suoi episodi, ha camminato assorta da una specie di trance” continuò, “e prima di rendercene conto eravamo al Nemeton”. Lydia annuiva, mentre la sua attenzione altalenava tra Stiles e la creatura a pochi metri da loro.

 

“Non penso di poter fornire informazioni utili al momento” disse, rammaricato di aver potuto contribuire più positivamente alle 'indagini', “da quello che mi ha detto Derek e quello che ho sentito da Scott, in questi giorni avete sperimentato dei sogni strani riguardanti creature alate, giusto?” aggiunse, questa volta con una espressione riflessiva. Deaton cercava sempre di non far trasparire niente, ma non tutto può essere nascosto. A volte i limiti della nostra umanità lasciano trasparire cose che vorremmo nasondere agli altri.

 

“Pensi possa essere collegato?” chiese Derek, quasi retoricamente. La risposta era chiara dopo tutto. Non poteva essere altrimenti.

 

“Quindi Stiles aveva ragione, abbiamo trovato la causa” Lydia aggiunse, col suo sguardo sempre rivolto sul soggetto sdraiato sul letto posto vicino alle finestre.

 

“Anche se la domanda rimane-” accennò Deaton per poi essere interrotto dall'umano.

 

“Perché?”

 

Non si sapeva nulla, erano di nuovo al punto di partenza.

 

Infondo, l'enigma sembrava umano abbastanza, e certo, potrà anche aver parlato una lingua sconosciuta al beta, ma lui non se ne intendeva di lingue straniere – o morte -. Per lui erano dei semplici deliri dettati da una morte imminente. Sennò perché Lyidia si trovava lì?

 

“Azriel” disse Stiles cogliendo di sorpresa gli altri con la sua risposta improvvisa.

 

“Come scusa?” chiese Lydia, facendo una espressione perplessa.

 

“Non ricordi?” rispose Styles, “quando ti sei avvicinata al corpo, hai bisbigliato quel nome” aggiunse, ottenendo come risultati solo sguardi perplessi e dubitanti.“Cosa avete da guardare?! Non serve un super-udito per sentire una persona nel bel mezzo di un bosco silenzioso e oscuro”

 

“Azriel dici?” chiese il veterinaio e il ragazzo annuì.

 

A Deaton pareva di conoscere il nome, non era li sconosciuto, “Azriel... dovrò documentarmi, suona familiare, ma, non so, vi farò sapere il prima possibile” concluse prima di allontanarsi, promettendo al branco di tornare al più presto con le risposte – sperando siano buone notizie -.

 

“E ora che si fa?” chiese Lydia.

 

“Aspettiamo che si svegli”

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Capitolo 4
*** Lo sapevi che... ***


Era ormai passato un giorno dal suo ritrovo.

 

Gli altri membri del branco si erano riuniti dagli Hale per una delle loro solite riunioni, dove si discuteva di varie cose, come possibili minacce causate da radici magiche. Certo, dopo la sventura dei dottori, e le avventure precedenti, il gruppo si era dimezzato. Al momento erano presenti: Derek, Cora, Isaac, Scott, Stiles, Lydia, Ethan e Jackson – tornati da Londra -, Liam e Theo.

 

Esatto, proprio Theo, colui che li aveva causato tanti guai. Liam implorò Scott di lasciarlo partecipare, dicendo frasi del tipo “è cambiato” e “non causerà più problemi”. L'alpha, titubante, fu costretto ad accettare, perché ammettiamolo, non puoi resistere a lungo agli occhi da cucciolo di Liam Dunbar. A volte Scott si chiede se ne sia conscio della sua tenerezza.

 

Si sarebbero aggiunti anche Corey e Mason, ma a quanto pare volevano del tempo per loro stessi, bah. Nonostante l'aiuto di Mason, Corey aveva ancora qualche difficoltà ad integrarsi, ma non per questo si sentivano esclusi dal branco.

 

Tornando al nostro incontro.

 

Nessuno aveva ancora capito cosa fosse di preciso quell'enigma. Dalle ricerche di Deaton sembrava trattarsi di una specie di angelo, ma non poteva essere possibile.

 

Angeli? Reali? Roba da non credere. Anche se, alcuni di loro non credevano nemmeno nella esistenza dei lupi mannari... eppure eccoli lì.

 

“Davvero credete che sia un angelo?” espresse il suo disaccordo Isaac, che continuava a guadare l'enigma con cinismo. Non era tipo da credere “come un cretino” - parole sue – a tutto ciò che li veniva raccontato.

 

“Sto cercando di tradurre, fa silenzio” disse una Lydia seccata. Deaton le aveva affidato dei testi da tradurre che descrivevano l'angelo e che poteri avesse. Certo, da quello che stava leggendo l'unica cosa che ne aveva ricavato era ciò che già sapeva.

 

“Ah, andiamo, quei testi non ti serviranno a nulla, non ditemi che facciamo sul serio” aggiunse Isaac, comportandosi in maniera infantile. L'unica cosa che ottenne fu uno sguardo di Derek, sapete, uno dei suoi soliti, quelli che riescono a comunicare più di mille parole.

 

Nonostante il disappunto di Isaac, gli altri erano curiosi di scoprire di più sull'essere. Infondo, non capita tutti i giorni di avere un angelo fra le mani.

 

“Angelo o no, cosa ci faceva alla radice?” si domandò Scott, che con aria pensosa stava totalmente ignorando i deliri del ragazzo.

 

“L'equivalente gaelico di 'Nemeton' è Nemed che significa «sacro»” recitò Stiles, ricordando le parole del veterinario a memoria, “è considerato "faro del soprannaturale" e veniva rappresentato da molti come un albero di cui rimase solo il tronco e le radici ma la parte superiore fu tagliata” continuò. “Suona familiare?” aggiunse l'umano ironicamente, sorridendo con malinconia e tristezza.

“Sembra sempre tutto collegato a quella dannata radice” bisbigliò Derek, mentre da dove era seduto – vicino al 'letto provvisorio' dell'angelo - osservava tutti le persone presenti al rifugio.

 

“Se è davvero un angelo, confermerebbe l'esistenza di un dio?” disse Cora pensosa, “ma se davvero ne esistesse uno, pensate davvero che avrebbe lasciato la nostra casa bruciare?” si rispose, ricevendo uno sguardo di compassione da Derek e altri nella stanza che lei non sembrò notare, tanto immersa che era nei suoi pensieri.

 

“Io pensavo che gli angeli avessero le ali, non che sembrassero così... umani” disse Liam innocentemente, anche lui osservando il corpo attentamente.

 

“Liam non dirmi che ci credi anche tu” sbuffò Isaac.

 

“Credere all'impossibile è quello che abbiamo sempre fatto infondo” rispose Jackson, con Ethan al suo fianco, “perché ti infastidisce così tanto?” aggiunse, stavolta più seriamente rispetto alla prima affermazione.

 

“Perché se davvero esistessero, allora anche Dio esiste, e dove se ne stava lui quando io, ogni sera, di ogni giorno, subivo quello che subivo da parte di mio padre?”

 

“Ragazzi ho trovato qualcosa-” disse interrompendo l'atmosfera di tensione che si stava creando tra i lupi. Isaac decise che non era il caso di ascoltare altro, quindi salì le scale a chiocciola e se ne andò nella stanza che Derek li aveva fornito da quando lo aveva trasformato.

 

“Dagli un minuto” disse Derek, incoraggiando la banshee a parlare.

 

“Azrael è un arcangelo appartenente alla religione ebraica. In ebreo, il suo nome si traduce come ''angelo di dio'' e ''colui che aiuta dio''. Nella tradizione islamica, invece, viene considerato ''angelo della morte'', e si dice che sarà l'ultimo dei morti” iniziò, prendendo subito il secondo foglio di appunti per continuare, “Non c'è alcun riferimento ad Azrael nella Bibbia cristiana. Tuttavia, una storia la presenta come scriba e giudice di nome Ezra, scritto "Azra" in diverse lingue. Fu visitata dall'Arcangelo Uriel con un elenco di leggi e punizioni che avrebbe dovuto aderire e imporre come giudice sul suo popolo” aggiunse, per poi concludere con “Azra entrò in Paradiso "senza aver assaporato la macchia della morte"”.

 

“''angelo della morte'', non sembra niente di buono” commentò Scott, a braccia conserte, mentre analizzava il pavimento assorto nei pensieri.

 

“Quindi, vuoi dirci che abbiamo a che fare con un personaggio biblico?” disse Derek incredulo, non credeva nemmeno alle parole uscite dalla sua stessa bocca, figuriamoci quelle di Lydia.

 

“Pensavo che la religione fosse stata inventata dall'uomo” aggiunse timidamente Liam, lasciando la reazione a Theo, che si limitò ad un semplice face palm.

 

“Non è quello l'importante, è ''entrata in paradiso senza assaporare il sapore della morte''?” disse Derek, evitando altri giri inutili di parole, “cosa vuol dire?”

 

“Non lo so, ma tutte queste traduzioni mi hanno sfinita” rispose Lydia sbadigliando. Infondo aveva passato le scorse ore a tradurre fogli scritti a mano, incomprensibili.

 

“Ha ragione Lydia, sono ore che ci intrichiamo su questo caso, è meglio dormirci sopra” aggiunse Jackson, sbadigliando a sua volta.

 

Guardando al di fuori dalla finestra, infatti l'ex-alpha vide che la mezza luna illuminava la notte. Riportando la sua attenzione sui ragazzi, capì di aver chiesto troppo. Le loro preoccupazioni dovrebbero riguardare la scuola, non minacce sovrannaturali.

 

“Avete ragione, scusatemi” si scusò Derek, portando lo sguardo verso l'angelo, poi verso l'elsa riposta vicino al cuscino. Domani avrebbero anche capito qualcosa al suo riguardo.

 

Erano le quattro del mattino quando accadde.

 

A/N: fatemi sapere se vi sta piacendo, se vi state divertendo o anche le vostre speculazioni! So che sto scrivendo capitoli corti, ma penso che se li scrivessi lunghi non a tutti potrebbero piacere. Non so, fatemi sapere voi... alla prossima!

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Capitolo 5
*** ...agli angeli... ***


Erano le quattro del mattino quando accadde.

 

Le quattro del mattino quando un urlò lancinante, quasi simile a quello di una banshee risvegliò i presenti, compreso Isaac, che corse subito verso la fonte.

 

“Ma che diamine-” bisbigliò fra sé e sé, mentre aveva ormai raggiunto l'ultimo gradino delle scale. Notò subito che l'enigma era in ginocchio, sul letto. Sembrava quasi stesse provando ad alzarsi, senza trovarne la forza. Era fisicamente debole e mentalmente instabile. Questo preoccupò il lupo, che subito avvertì un brivido lungo la spina dorsale. Non poteva tirarsi indietro, però, era suo compito difendere il suo branco.

 

SIZOUSE” fu la parola che lasciò la bocca dell'essere. Una sola parola, che agli occhi dell'angelo sembrava celare quanto di più prezioso fosse presente al mondo – e oltre -.

 

Derek lanciò anch'egli un urlo, carico di dolore, che attirò l'attenzione del branco, facendo voltare tutti verso di lui. L'urlo della creatura fu talmente potente da aver fatto sanguinare le sue orecchie.

 

“Derek!” replicò Stiles, attirando l'attenzione di Isaac, che in quel momento non capiva il panico del giovane, i timpani sarebbero guariti a breve dopo tutto.

 

Lydia aveva espresso i suoi dubbi al branco riguardo ai due tempo fa. Non si spiegava gli atteggiamenti di Stiles. Nonostante fossero tutti cambiati in qualche modo, non capiva il mutamento della relazione tra i due.

 

“Stiles, Lydia, allontanatevi!” fu la risposta di Derek che al momento si trovava ancora al fianco dell'angelo. Stiles, però, non aveva per niente l'intenzione di allontanarsi. Fu così che Lydia, sapendo che lo scontro sarebbe stato pericoloso per entrambi, lo trascinò di peso al di fuori della porta del rifugio.

 

“Lydia, che cosa stai facendo?!” disse liberandosi dalla presa della ragazza con rabbia, ritrovandosi di fronte a lei, che in quel momento stava bloccando l'entrata.

 

“No, tu cosa stai facendo!” rispose, furiosa, bloccando l'entrata, “Ti rendi conto di quanto pericolosa fosse la situazione?! Lo sai che non possediamo le loro abilità!” continuò enfatizzando il discorso gesticolando, “Non possiamo guarire come loro o combattere come loro” concluse più gentilmente, “Onestamente, che cosa ti è successo? Sei cambiato da quando-”

 

“Da quando sono stato posseduto, certo...” interruppe Stiles con tono secco, deluso quasi, “E' questo quello che tu e gli altri pensate, non è così?”

 

Da quando era stato posseduto, lo trattavano con i guanti di velluto. Lo odiava, non avevano fatto lo stesso con Lydia. Era perché era umano? Perché era debole? Eppure si era dimostrato all'altezza più volte.

 

“Cosa ti ha fatto cambiare allora?” rispose la banshee, una lacrima si faceva strada lungo la guancia senza rovinare il suo trucco sempre perfetto.

 

“Non sono cambiato dal Nogitsune, o almeno non è quello che mi ha cambiato...” iniziò il ragazzo, subito interrotto.

 

“Di che cosa stai parlando St-”

 

“Derek” riprese senza aspettare che finisse la frase, “Da quando è tornato, da quando... ha riacquistato la sua forza, sento che le cose sono cambiate... non so spiegare ''come'' di preciso, ma è cambiato” aggiunse.

 

L'angelo urlò nuovamente. Un urlo lancinante, straziante e sconsolato. La ragazza sembrava confusa. Fece uno scatto, ritrovandosi circondata dal branco come risultato.

 

I presenti, che erano ormai già trasformati, si prepararono alla battaglia imminente.

 

L'angelo, spaventato e intimorito, ma sembrò riprendere coscienza di ciò che lo circondava.

 

Il suo cuore, come fu subito chiaro ai ''veterani'', batteva molto velocemente e il suo respiro era irregolare... sembrava quasi che stesse per avere un... attacco di panico.

 

“Chi siete voi?! Dov'è Sizouse?!” chiese disperata Azriel, fissando l'alpha - Scott - con i suoi occhi color azzurro. Quello sguardo fece capire immediatamente che combattere non sarebbe servito, era solo un cervo spaventato circondato da un branco feroce.

 

Derek fece cenno a Scott, quasi ad incoraggiarlo. Da quando Derek era tornato, molte cose nel branco, e nel suo atteggiamento verso il nuovo alpha erano cambiate: era diventato più comprensivo, se così si può descrivere. Forse non da quel momento, forse il suo atteggiamento era cambiato da quando egli stesso era l'alpha.

 

Derek si era impegnato ad insegnare a Scott il suo nuovo ruolo e altre nozioni teoriche che al giovane non sembravano per niente interessanti, ma che sapeva sarebbero tornate utili. Così come a Stiles tornarono utili le poche nozioni che Deaton li aveva fornito sul compito di un ''emissario''.

 

Azriel notò subito lo scambio di sguardi e le espressioni confuse del gruppo. “Rispondete” aggiunse, con tono minatorio, che riportò all'attenzione i lupi.

 

“Siamo cambiati” concluse l'umano, guardando negli occhi Lydia con uno sguardo che non aveva mai visto prima, e che confondeva il giovane stesso.

 

“Anche io ho notato dei cambiamenti in tutti, e all'inizio pensavo fosse normale, infondo stiamo crescendo” confessò Lydia, sostenendo la ''gara di sguardi'' che si stava verificando.

 

“Già, ho pensato la stessa cosa, ma poi ho realizzato che si, stavamo maturando, ma non solo come individui, ma anche come branco” commentò sorridendo.

 

“Come branco?” rise la ragazza, “beh, non sarebbe nemmeno tanto strano visto che passiamo molto tempo insieme”

 

“E allo stesso modo, il mio passare molto tempo con Derek mi ha fatto capire che stiamo diventando sempre di più una famiglia... nonostante i dissidi tra Scott, i nuovi arrivati e Derek, siamo una famiglia, non credi?” commentò Stiles, facendo riflettere la banshee, che però non si risparmiò il commento.

 

“Parli come una madre”

 

Stiles, invece che reagire come suo solito, arrossì.

 

L'angelo non sembrava credere alle loro parole, pensava le nascondessero la verità. Non voleva fidarsi di individui che nemmeno conosceva. Pensava che se fosse passata all'offensiva, allora, avrebbe ottenuto qualcosa.

 

Fu allora che si precipitò su quello che riteneva il più debole, Liam, che provò a pararsi, e lo colpì con un pugno che lo scaraventò a cinque metri.

 

Il ragazzo, che preso dall'adrenalina provò a rialzarsi, si accorse subito di avere entrambe le braccia rotte. La sua espressione lasciava intendere cosa stesse provando, nonostante provasse innocentemente a nasconderlo. Theo corse subito ad aiutarlo, insieme a Isaac.

 

“Maledetta” mormorò Theo, e fece una cosa lontana dal suo carattere: prese le braccia di Liam e iniziò ad alleviare il suo dolore, decorando le sue braccia di vene color nero.

 

“Cosa diavolo sei tu?! Non puoi essere un angelo, gli angeli non esistono!” ribadì Isaac, con una rabbia che sembrava mascherare altro, voltandosi verso l'angelo e guardandolo con i suoi occhi dorati e denti digrignati.

 

E fu allora che il telefono di Derek squillò.

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