Niente come prima

di Lila_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti, ho iniziato a scrivere questa storia un pò di anni fa e ora ho pensato che sia arrivato il momento di portarla a termine. Per il momento pubblico i primi tre capitoli. Fatemi sapere che ne pensate. Il titolo non mi convince molto, per cui potrebbe essere provvisorio.


NIENTE COME PRIMA





*Capitolo 1*



Sandy entrò in cucina per fare colazione e trovò sua moglie seduta al bancone.
  • Buongiorno, tesoro.
  • Buongiorno...
Il volto di Kirsten era segnato dalla preoccupazione e l’uomo poteva ben immaginarne il motivo. Erano passati cinque mesi dall’evento che aveva completamente stravolto le loro vite. Marissa Cooper era morta in quel terribile incidente e, da allora, il mondo sembrava essere andato a rotoli. Ryan se n’era andato via dall’abitazione dei Cohen e si rifiutava in qualsiasi modo di rimetterci piede. Si era, come prevedibile, incolpato duramente per la morte della ragazza e aveva deciso di sparire per evitare di portare altri guai all’interno delle loro vite. Sandy e Kirsten avevano provato in ogni modo a riportarlo a casa, ma non c’era stato niente da fare. D’altronde, adesso Ryan era maggiorenne, quindi Sandy non era più il suo tutore. Quanto a Seth, sembrava un altro. Pareva essere cresciuto tutto d’un tratto. Era l’unico che riuscisse, a volte, a parlare con Ryan. Aveva anche tentato di convincerlo a tornare a casa Cohen, ma senza successo. Inoltre Seth si stava prendendo cura di Summer, distrutta dalla perdita della sua migliore amica.  Il modo in cui Seth si stava comportando aveva stupito veramente Sandy e Kirsten.

Seth arrivò in cucina già vestito e pronto per uscire. Sandy lo notò e si stupì, visto che era ancora presto per la scuola.
  • Dove vai a quest’ora?
  • Da Summer. Mi ha chiesto se passavo a prenderla che doveva fare dei giri, prima della scuola.
  • Come sta Julie?
  • Beh, il padre di Summer sta facendo il possibile per tenerla su, ma è sempre abbattuta.
  • Come potrebbe essere altrimenti...

/***/


Ryan si svegliò e si ritrovò sdraiato sul pavimento, nel retro del locale nel cui lavorava da un po’. Si trovava a Chino. Ryan aveva deciso di tornare lì. Di restare a Newport non se ne parlava. Troppi ricordi. Troppo dolore. E così era finito a lavorare in quella bettola. E quando terminava il suo turno, andava a farsi picchiare in incontri clandestini di boxe, che avvenivano nel retro del locale. E, come quella mattina, spesso si risvegliava a pezzi sul pavimento sporco del locale. Non era stato in grado di riprendersi dalla morte di Marissa. Per lui la vita non aveva più senso. Così aveva deciso di autodistruggersi. Non aveva più uno scopo, qualcosa per andare avanti. Era come se fosse morto anche lui, insieme a Marissa.


/***/


Kirsten era in ufficio. Non riusciva a concentrarsi sul lavoro, come spesso le accadeva negli ultimi tempi. Era troppo in pensiero per Ryan. Lui era scomparso. Beh, forse non era esatto dire così. Sapevano benissimo dove si trovasse. Di lui sapevano che adesso lavorava in un locale a Chino che non godeva di un’ottima reputazione. Sandy aveva provato ad andare lì, ma non era riuscito a parlare con Ryan. Solo Seth ci riusciva. Kirsten era un po’ in apprensione sapendo che suo figlio si recava in quel posto malfamato, ma d’altra parte, quello era l’unico modo per avere notizie di Ryan. La donna si stupì, vedendo entrare in ufficio Sandy.
  • Tesoro! Che ci fai qui?
  • Andrò a Chino.
  • A fare che?
  • A prendere Ryan!
  • Sandy, lo sai che lui non vuole che tu vada lì...
  • Non mi interessa! Non ho nessuna intenzione di gettare la spugna. E adesso mi sono stufato! Troverò un modo per farmi ascoltare.
  • Forse dovresti trovare qualcuno che riesca a fare breccia nel suo animo...
  • Hai qualcosa in mente?
  • Si. Perché non provi a metterti in contatto con Dawn, la madre di Ryan?
  • Già! Perché non ci abbiamo pensato prima?
  • Forse perché ormai ci viene naturale considerarci la famiglia di Ryan e così a volte scordiamo che lui ne ha una sua.
  • Già. Quindi, il piano è...
  • Rintraccia Dawn e evita di andare a Chino, per il momento. Sarebbe inutile.
  • Ok, vado a fare qualche telefonata.

/***/


Julie Cooper era ancora a letto e, a quanto pare, non aveva nessuna intenzione di alzarsi. La prematura morte di sua figlia, l’aveva profondamente distrutta. Il “Favoloso Mondo di Julie Cooper Nichol” era crollato. E niente avrebbe potuto riportarlo alla luce. Adesso aveva perso interesse per ogni cosa. Quasi non si preoccupava neanche dell’altra figlia, Kaitlin. Di lei si stavano prendendo cura il dottor Roberts e sua figlia, Summer.


/***/


Sandy non era riuscito a trovare Dawn. E quello era un problema... Chi altro avrebbe potuto aiutarlo? Di certo non sarebbe stata una buona idea cercare di rintracciare Trey. Sandy dubitava fortemente che Ryan volesse avere di nuovo a che fare con suo fratello. Senza contare che Trey non sembrava affatto la persona giusta per cercare di far ragionare Ryan. Forse, però, qualcuno che avrebbe potuto aiutarlo c’era. Avrebbe dovuto pensarci subito. L’uomo si alzò, prese la giacca e le chiavi della macchina e uscì frettolosamente dal proprio ufficio, con nuove speranze.



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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


**Capitolo 2**



Circa un’ora e mezza dopo, Sandy camminava per le vie di Chino con un foglietto in mano. Era riuscito, con l’aiuto di un amico, ad ottenere l’indirizzo di Theresa. Si, forse lei avrebbe potuto aiutarlo. Finalmente arrivò davanti a una casa. Quella doveva essere l’abitazione di Theresa. L’uomo andò a bussare alla porta. Ad aprirgli fu una donna di mezza età. La madre di Theresa, ipotizzò.
  • Salve. Abita qui, Theresa Diaz?
  • Sì, ma lei chi è?
  • Mi chiamo Sandy Cohen. il pubblico ministero che tre anni fa ha preso Ryan Atwood sotto tutela.
  • Ah, salve. E’ successo qualcosa a Ryan?
  • Beh, diciamo che in effetti non sta passando un buon periodo. Posso entrare?
La signora Diaz fece accomodare Sandy in salotto.
  • Posso chiederle come mai è venuto a cercare Theresa?
  • E' una storia lunga, adesso le spiego tutto. Lei sa che adesso Ryan abita qui a Chino?
  • Davvero? Non l’abbiamo mai visto.
  • Si è trasferito qui da circa cinque mesi. Da quando... Da quando Marissa Cooper, la sua ragazza, è morta.
  • Marissa! Me la ricordo, è stata qui, un paio di volte... Mi dispiace tantissimo, non sapevo niente.
  • E’ stato un duro colpo, soprattutto per Ryan.
  • Sì, capisco. Ma che cosa c’entra mia figlia in tutto questo?
  • Vede, da quando è successo, Ryan si rifiuta di tornare a casa. Così...
Sandy venne interrotto dalla porta d’ingresso che sbatté a dalla voce di Theresa.
  • Mamma! Siamo a casa! Devi vedere cosa ho comprato a Daniel!
Theresa entrò nel salotto con un bambino in braccio e rimase sorpresa si vedere Sandy Cohen. Il più sorpreso, tuttavia, fu proprio Sandy che non ci mise molto a fare due più due e capire che il bambino poteva essere quello di Ryan, o perlomeno quello che lei aspettava quando lui era tornato a Chino la prima volta.
  • S- Signor Cohen... Buongiorno...
  • Ciao, Theresa. Fammi indovinare, non hai mai perso il bambino che aspettavi da Ryan...
  • Signor Cohen, posso spiegare tutto.
Theresa si sedette e spiegò i motivi per cui aveva detto a Ryan di aver perso il bambino.
  • Capisce? Lui era infelice... Eravamo entrambi infelici, a dire la verità. Mi è sembrata la cosa più giusta da fare. Non volevo che si sentisse intrappolato e costretto a rimanere con me.
  • Si, capisco.
  • Sapevo che se gli avessi detto semplicemente di andare via, non mi avrebbe mai lasciato da sola e incinta, così...
  • Hai preferito dirgli che avevi perso il bambino.
  • Glielo dirà?
Sandy sospirò.
  • Non credo, anche perché lui si rifiuta di vedere me o mia moglie.
  • Che cosa è successo?
  • Conoscevi Marissa?
  • Sì...
  • Beh, ecco, lei è morta in un incidente stradale, qualche mese fa. Era insieme a Ryan, e lui si sente in colpa. Così ha lasciato casa nostra ed è tornato a Chino. Adesso lavora in un locale in periferia.
  • Non ci posso credere. Credo di aver capito di che locale si tratti.. E’ frequentato solo da delinquenti...
  • Lo so. Vedi, Theresa, c’è un motivo per cui sono venuto da te.
  • E sarebbe?
  • Vorrei che tu ci parlassi e provassi a farlo ragionare.
  • Non manderò mia figlia in quel locale, signor Cohen. Per quanto abbia voluto bene a Ryan, non permetterò che Theresa metta piede in un luogo del genere!
  • Capisco la sua preoccupazione, signora. Tuttavia con lei andrebbe mio figlio Seth. Non mi sognerei mai di mandare una ragazza da sola in quel tipo di locale, mi creda.
  • Va bene.
  • Ma... Theresa! Pensaci un attimo, almeno!
  • Mamma, si tratta di Ryan. Io devo andare! L'ho lasciato andare per permettergli di avere una vita migliore, ma non lascerò che si rovini così.

/***/


Kirsten era sul piede di guerra. Quando era tornata a casa non aveva trovato Sandy. Aveva provato a chiamarlo in ufficio, ma non c’era. Questo voleva dire solo una cosa: a quanto pare suo marito era andato a Chino da Ryan, senza averle dato ascolto. Quando sentì sbattere la porta di casa, si fiondò subito verso l’ingresso. Si calmò, vedendo che erano Seth e Summer.
  • Ah, siete voi.
  • Salve, signora Cohen.
  • Beh, scusaci mamma se non siamo all’altezza delle tue aspettative... Chi stavi aspettando, comunque?
  • Tuo padre. Ho il fondato sospetto che sia andato a Chino da Ryan, dopo che gli avevo chiesto di non farlo.
  • Mh, capisco. Litigata in arrivo. Senti, ti dispiace se Summer resta a cena?
  • Se non è un problema, naturalmente.
  • Figurati Summer, è un piacere.

Qualche minuto prima delle sette, Sandy parcheggiò l’auto sul vialetto di casa. Si voltò verso Theresa, seduta vicino a lui.
  • Eccoci qua. Entriamo.

Arrivando in cucina, vide sua moglie, Seth e Summer. Kirsten fu in procinto di chiedergli spiegazioni, ma rimase molto sorpresa di vedere dietro di lui Theresa, con un bambino in braccio.
  • La miseria!
  • Summer!
Seth e Summer si guardarono un attimo tra loro.
  • Theresa! E' proprio il caso di dire: Che sorpresa!
Kirsten diede un'occhiataccia a suo figlio, prima di rivolgersi al marito.
  • Sandy, che succede?
  • Ho delle novità.



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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


**Capitolo 3**


Ryan tornò dal magazzino con uno scatolone in mano, che poggiò sul bancone del bar. Quando alzò gli occhi sulla gente che popolava il bar, vide una capigliatura familiare e sbuffò. A quanto pare, Seth non si rassegnava al fatto che lui non volesse tornare a Newport. Sapendo che non se ne sarebbe andato senza prima avergli parlato, Ryan, dietro al bancone, arrivò vicino a dove l’altro ragazzo si era seduto.
  • Seth...
  • Ryan! Devo parlarti!
  • Ascolta, te lo ripeto un’ultima volta: Io non tornerò mai più a Newport, ok?
  • Sì, il concetto ormai l’ho afferrato!
  • E allora che ci fai ancora qui?
  • Possiamo parlare in un altro posto? Un po' più... riservato, diciamo?
  • E’ importante?
  • Decisamente.
  • Allora vieni.
Ryan fece segno all’altro ragazzo di seguirlo. Passando dal retro, i due ragazzi si ritrovarono in mezzo alla strada.
  • Allora, che cosa c’è?
  • Vedi Ryan, io credo di avere per te delle novità che, come dire, potrebbero farti decidere di cambiare il tuo attuale tenore di vita. Qualcosa che ti dimostrerà che non tutto è perduto.
  • Non credo, Seth. E poi a me va bene così com’è, la mia attuale vita.
  • No, che non va bene! Ryan tu ti stai autodistruggendo! Capisco che tu senta di non avere più scopi nella vita, dopo quello che è successo a Marissa. Ma ti stai sbagliando, non è così!
  • Seth, taglia corto!
  • E va bene. Non vuoi ascoltarmi, però almeno vieni un attimo con me.
  • Non posso lasciare il lavoro.
  • Non ti sto chiedendo questo. Vorrei solo che tu venissi con me solo fino alla macchina. Devi vedere una cosa. Poi farai come ti pare.
Ryan, seppure un po’ scocciato, seguì in silenzio Seth fino al parcheggio sul davanti del locale, sperando che tutto quello finisse il prima possibile. Forse, assecondandolo, si sarebbe sbrigato in pochi minuti. Seth si fermò davanti allo sportello posteriore dell’auto.
  • Beh?
  • Apri.
Seth si fece da parte. Ryan, sospirando, aprì quasi controvoglia lo sportello dell’auto. Si stupì molto di vedere che all’interno vi era Theresa.
  • Theresa...
  • Ryan...
Un piccolo gemito attirò l’attenzione di Ryan, che si accorse solo in quel momento che, vicino la ragazza c’era un seggiolino per neonati. La penombra non gli permetteva di scorgere il volto del bambino. Sconcertato, guardò di nuovo Theresa e vide che lei si stava, nervosamente, stringendo le mani. Intuendo finalmente qualcosa della verità dei fatti, si voltò nuovamente verso Seth.
  • Ti dispiace...
Seth intuì che Ryan voleva rimanere da solo con Theresa.
  • No, figurati! Anzi, penso che farò un giro!
  • Non allontanarti troppo. Anzi, rimani vicino alla macchina.
Ryan salì in macchina vicino a Theresa e chiuse la portiera.
  • Allora, mi vuoi spiegare che significa?
  • Lui è Daniel.
  • Daniel, eh? E scommetto che è tuo... anzi, nostro figlio.
Il tono del ragazzo era sarcastico, ma lei sapeva che era arrabbiato. Forse non con lei, ma per tutta quella situazione.
  • Ryan, lasciami spiegare.
  • Senti, Theresa, io non sono più quello di un tempo. Non so perché ti sei presentata qui, proprio in questo momento, ma ti consiglio di starmi alla larga, soprattutto per il bambino. E' meglio così. Se mi hai mentito, dicendomi che avevi perso il bambino, sei tu quella che ha sbagliato. Forse non ero pronto per quello che stava succedendo, ma tu sai che avrei fatto del mio meglio per andare avanti. Insieme. Noi tre saremmo diventati una famiglia a tutti gli effetti. Forse non perfetta, ma ci saremmo arrangiati. Però questo adesso non è più possibile. Io non sono più il ragazzo che conoscevi. Non esiste più quel Ryan. Mettitelo bene in testa: per te, per lui... Più mi stai lontana, e meglio è.
  • Basta! Smettila, Ryan!
Ryan rimase colpito dal tono deciso e autoritario di Theresa. Negli occhi della ragazza lesse determinazione e rabbia.
  • Ryan, ascoltami. Io so tutto. So quello che è successo a Marissa. Sandy e Seth mi hanno spiegato ogni cosa. E so che cosa stai facendo. Lo so che ti senti in colpa. Però voglio che tu mi ascolti.
  • Theresa...
Ryan non voleva ascoltarla per una ragione ben precisa: lei stava cercando di farlo riflettere, come tutti. Ma Ryan sapeva che solo lei sapeva come prenderlo realmente. Lui aveva paura di doversi confrontare di nuovo con se stesso. C’aveva messo dei mesi interi per mettere a tacere le sue voci interiori.  Meglio vivere senza pensieri, piuttosto che dover constatare il proprio fallimento di vita.
  • No, Ryan. Non mi piace vederti così. Hai lo sguardo spento. Voglio solo che tu mi stia ad ascoltare.
  • Mi dispiace, ma devo tornare a lavoro.
  • E cosa mi dici di lui?
Theresa prese in braccio Daniel. Ryan lo guardò per un momento.
  • Mi dispiace che sia andata così, ma è meglio se sto fuori dalla sua vita, credimi.
  • No, Ryan. Io voglio che tu mi ascolti. E se non lo farai questa sera, dovrai farlo, prima o poi.
  • No, Theresa. Tu adesso vai via. Dimenticati di me. Non venire mai più qui.
Ryan uscì di tutta fretta dall’auto per tornare a lavoro. Seth, poco lontano, lo vide andarsene e si diresse verso la macchina. Aprì lo sportello e vide Theresa dispiaciuta.
  • Non mi ha ascoltato.
  • Non importa. Ci hai provato.
  • Non mi basta. Io lo convincerò a tornare in sé, vedrai.
  • E come?
  • Non preoccuparti di ciò. Piuttosto, puoi riaccompagnarmi a casa?
  • Certo.
Seth non sapeva che cosa avesse in mente quella ragazza, ma a lui era sempre piaciuta, per la sua determinazione. E sperava sinceramente che trovasse un modo per tirare Ryan fuori dai guai.



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


**Capitolo 4**


Qualche sera più tardi, Ryan stava riempiendo il frigo sotto il bancone di birre e non si accorse della nuova cliente che si sedette sullo sgabello. Quando si rialzò e la vide, la rabbia montò in lui.
  • Che diavolo ci fai tu qui? Mi sembrava di essere stato chiaro.
Theresa lo guardò negli occhi, quasi sfidandolo, nessuna intenzione di lasciare lo sgabello che occupava tanto in fretta. Ryan si accorse ben presto degli sguardi che la clientela maschile stava rivolgendo alla ragazza e strinse la mascella. Di solito, le donne che frequentavano quel posto non erano che prostitute di passaggio o comunque donne in cerca di qualche avventura. Ryan sapeva benissimo cosa stessero pensando gli uomini che avevano posato lo sguardo su di lei. Theresa era attraente e là erano presenti uomini che avrebbero venduto se stessi per una donna che lo fosse la metà di lei. Non poteva permetterle di restare ancora dentro quel locale. La conosceva abbastanza da sapere che non se ne sarebbe andata tanto facilmente. Si guardò intorno, decidendo cosa fare. Alla fine, lanciò con frustrazione lo straccio che aveva in mano sul bancone e fece il giro, scendendo dalla pedana e andando a passo deciso verso di lei. La prese per un braccio in modo deciso, ma in modo da non farle male.
  • Andiamo.
  • Se sapevo che bastava così poco per portarti via di qui, sarei venuta prima.
  • Sei tu che te ne andrai. Io ti accompagno solo all'uscita.
  • Ryan...
Raggiunsero l'uscita e Ryan diede uno sguardo veloce nel parcheggio lì davanti.
  • Dov'è la tua macchina?
  • Possiamo parlare un attimo?
  • Non c'è niente di cui parlare. Adesso vai via ed evita di tornare. Hai visto come ti guardavano tutti? Le uniche donne che frequentano questo locale sono in cerca di avventure pericolose.
  • Non mi interessa, io sono qui solo per te. Non lascerò che tu butti la tua vita in questo modo. Meriti di più.
  • Non è vero. La mia vita a Newport era solo un'illusione. Pensavo che avrei potuto avere qualcosa di buono, invece avrei dovuto rimanere qui, a Chino! Questo è il mio mondo! Adesso vattene. Devo rientrare, altrimenti perderò il posto.
Theresa allungò una mano, sfiorando un grosso livido che spuntava dalla maglietta che indossava Ryan. Guardandolo meglio, notò un altro livido sotto lo zigomo sinistro.
  • Ti prego, dimmi che non è quello che penso... Gli incontri clandestini? Ryan, perché?
Il ragazzo fece spallucce.
  • Perché no?
  • Non puoi continuare così. Non è giusto, hai tutta la vita davanti, non devi sprecarla!
  • Theresa, sali sulla tua macchina, metti in moto e non ti guardare più indietro. Non ne vale la pena.
Le bastò uno sguardo per capire che lui non avrebbe lasciato altro spazio alla discussione. Sapendo che era inutile rimanere lì, Theresa sospirò e si avviò verso l'auto. Si voltò un'ultima volta prima di salire in macchina e lo vide in piedi, che la osservava. Probabilmente voleva assicurarsi che sarebbe andata via. Non aveva intenzione di gettare la spugna, tuttavia. Doveva solo studiare una nuova strategia.


Kirsten e Sandy erano entrambi sulla soglia della cucina. Stavano osservando Seth, ormai seduto con lo sguardo perso nel vuoto da un po'.
  • Sono preoccupata per lui.
  • Sente di non poter fare niente per Ryan, come tutti noi.
Il suono del telefono parve riscuotere Seth, che si alzò e andò a rispondere.
  • Pronto? Theresa, ciao. Cosa? Sei andata in quel posto da sola? Ryan si sarà infuriato.
  • Non sono riuscita a farlo ragionare, ma non posso arrendermi. Allora cio ho pensato tutta la notte e ho avuto un'idea...
Gli occhi di Seth si illuminarono.
  • Dimmi, sono tutto orecchie.
  • Beh, a dire la verità, volevo chiederti se potevamo vederci. Sto venendo a Newport. Ho bisogno dell'aiuto della tua famiglia, per quello che ho in mente.
  • Certo, ti aspettiamo.
  • Grazie Seth. Ci vediamo fra poco.
Seth riattaccò, poi si voltò verso i suoi, indicandoli.
  • Non credete che mi sia sfuggito il fatto che siete lì da un po' a spiarmi! Comunque, era Theresa, ha detto di avere un'idea per Ryan, ma ha bisogno del nostro aiuto.
  • Per cosa?
  • Non ne ho idea, però fra poco sarà qui. Ha detto che ha provato a tornare da Ryan, ma lui non l'ha voluta ascoltare.


Un paio d'ore dopo, il salotto di casa Cohen era teatro di una discussione piuttosto animata.
  • No, non se ne parla! E' troppo pericoloso!
  • Kirsten ha ragione. Non possiamo lasciartelo fare. Ho promesso a tua madre che il tuo coinvolgimento in questa storia non ti avrebbe messo in pericolo. Non ho intenzione di venire meno alla parola data.
  • Signor Cohen, non lascerò per niente al mondo il padre di mio figlio a se stesso. Si sta rovinando la vita e questo non posso permetterlo. Non vi sto chiedendo il permesso, vorrei solo che teneste qui Daniel per un po', lontano dai guai.
  • Tua madre mi odierà.
  • Mia madre sa che non c'è un modo per fermarmi, ma su Daniel è d'accordo con me. Con voi sarà sicuramente più al sicuro.
  • Va bene.
  • Sandy!
  • Lo farà comunque, è quello che ci sta dicendo! Tanto vale darle una mano
  • Va bene, ma ho una condizione.
  • Sentiamo.
  • Voglio che porti anche tua madre qui da noi. Non puoi lasciare tuo figlio con degli estranei, ha bisogno di una faccia conosciuta.
  • Grazie.
Theresa abbracciò Kirsten, grata di poter fare affidamento su di loro. Seth si avvicinò a lei.
  • Cerca di fare in modo che non ti succeda niente, altrimenti Ryan mi ucciderà per averti portato lì la prima volta.
  • Tranquillo, in fondo ci sono cresciuta a Chino, so cosa aspettarmi.


Ennesima sera, ennesime facce da delinquenti in quella bettola. Ryan salì sul banco per iniziare un nuovo turno. Il suo capo gli fece un cenno affinché si avvicinasse a lui.
  • Atwood, da stasera hai una nuova compagnia dietro il banco.
  • A meno che tu non abbia cambiato i turni, capo, mi sembra che la nuova compagnia sia in ritardo...
  • Le donne, Atwood! Speriamo sia solo un caso, o dovrò pentirmi di averne assunto una!
Ryan guardò con sorpresa l'uomo davanti a sé. Quale donna avrebbe mai voluto lavorare in quel posto?! Ebbe la riposta qualche momento dopo, quando il suo capo ne annunciò l'arrivo. Ryan si voltò e quello che vide non gli piacque per niente.

  • Ecco, Ryan, lei è la tua nuova collega...
  • Theresa...
  • Oh, ma allora vi conoscete già, molto bene!




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