Private Fears in Public Places di Dimea (/viewuser.php?uid=30497)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I- Like Lois Lane ***
Capitolo 2: *** II- Rewrite ***
Capitolo 3: *** III - Where do i begin ***
Capitolo 4: *** VI - All I want is to fly with you... ***
Capitolo 5: *** ... all i want is to fall with you! ***
Capitolo 6: *** VI - The Other Side ***
Capitolo 1 *** I- Like Lois Lane ***
I
Like Lois Lane
Marinette pov
Ogni tanto mi chiedo come abbia fatto ad arrivare intera fino
all'ultimo anno di liceo.
No,
seriamente, come diavolo ci sono riuscita?!? Tra Papillon che non ci
lascia tregua da quattro anni, la mia balbuzie nervosa ogni volta che
Adrien è nei paraggi ed il mio non riuscire a non inciampare
da ferma... beh, insomma due domande me le porgo.
Certo,
essere l'eroina di Parigi è tremendamente stressante e lo
studio non aiuta affatto.
-Dio
Mio, non posso reggere un'altra versione di latino!- alzo gli occhi
dal mio Liber
Catullianus, giusto
in tempo per vedere la testa della mia migliore amica, sbattere sul suo
libro, seguita da un grugnito di disapprovazione. Fa strano vedere
quella nuvola rossa, sparpagliata sulla mia scrivania...
-Alya,
di questo passo finiamo male...- sbuffo sonoramente, passando una mano
tra i suoi capelli , scompigliandoli -Sono stanca anche io ma,
ammettiamolo, facciamo schifo in latino-
Lei
alza un sopracciglio -Quindi mi stai dicendo che non lo fai per avere
una media alta... e far si che i tuoi genitori ti permettano di venire
in gita- a malapena trattengo una risata nervosa -Non provare a
nascondermelo! Sarebbe il momento perfetto per dichiararti ad Adr...-
in un istante le tappo la bocca con un biscotto alla cannella, mentre
mia madre fa capolino dalla scala.
-Come
va lo studio ragazze?- ci osserva, quasi divertita, dalla botola che
porta nella mia stanza. Raramente studio sola, e lei ha la meravigliosa
abitudine di portare sempre qualcosa dalla pasticceria, per allietare
le sessioni di studio. Accenno a qualcosa sulla
complessità delle opere di Catullo e della sua visione
dell'amore, tutt'altro che tradizionalista ed Alya per poco non fa
cadere il biscotto dalla bocca, aggiungendo qualcosa e sputacchiando
briciole. -Complimenti ragazze, state lavorando sodo! Ricordo che
latino era la materia in cui riuscivo, a malapena, ad arrivare alla
sufficienza... continuate così. Ah! Vi porto altri biscotti?
Alya, sembra apprezzarli- la rassicuro ed entrambe
decliniamo l'offerta dei biscotti. -Allora nessun problema. Ti
avviso solo che io e tuo padre stiamo per uscire- Entrambe le auguriamo
buon divertimento, per poi fingere di tornare sui libri.
-Non
Farlo Mai Più, se ci tieni alla vita!- sibila la mia amica
non appena i passi di mia madre sembrano allontanarsi. Il suo indice
accusatore è sospeso a pochi centimetri dal mio naso.
-Cerca
di capirmi... fa troppe domande! Da quando Adrien ha iniziato a venire
qui ad aiutarmi con l'inglese, i miei genitori hanno cominciato ad
essere ancora più invadenti... E NON GUARDARMI COSI', A
VOLTE SONO ANCHE PEGGIO DI TE!- la vedo alzare le mani in segno di resa
e scuotere la testa, ridendo si spinge leggermente sulle punte dei
piedi e scivola indietro con la sedia, afferrando la matita che tenevo
tra i capelli.
-Sono
quattro anni che sei follemente innamorata di quel ragazzo e non sei
ancora riuscita nemmeno a farglielo intendere! Pensa che si vorrebbe
mettere in mezzo anche Nino... coraggio, in tutti questi anni non
è nemmeno uscito con una ragazza e tu nemmeno ci provi?!?-
Alzo gli occhi al cielo, cercando di riprendere la mia matita, mentre
Alya tamburella con le dita sul bracciolo della sedia -Lo sai che ho
ragione- sfodera il suo ghigno sghembo.
-Non
ricominciamo! Per ora sto cercando di dare il massimo per
questo viaggio a Londra, poi si vedrà- riafferro la matita,
mostrando la lingua alla mia migliore amica che in risposta scoppia a
ridere.
-In
ogni caso, tra poco me ne vado- dice ridacchiando- ho un appuntamento
con Nino.- la vedo arricciarsi i capelli con le dita e mi sembra di
rivederla anni fa, quando la loro storia era ancora agli inizi .
-Ah
già, domani è sabato, dunque stasera dormirai da
lui-
-Esatto!
Le piccole conquiste della maggiore età- annuisce dandomi un
buffetto sulla spalla - potresti scoprirle presto!-
-PIANTALA!-
arrossisco violentemente, gonfiando le guance e facendola scoppiare a
ridere.
-Coraggio,
Mari aiutami a ritrovare la giacca, almeno evito di farlo aspettare
troppo.-
Mi
secca ammetterlo, eppure non posso darle torto. Ma
la situazione non è poi così rosea per me:
potrò anche essere
innamorata, ma sarei una ragazza scostante, pronta a scappare dalla
finestra del bagno non appena un'akuma fa capolino in
città... e poi è
sorto in un problema in più. temo di avere, ANCHE, una cotta
per un
altro ragazzo. E la situazione sta sfuggendo di mano. Dio non so
più
dove sbattere la testa...
Sono
una tale frana nelle relazioni personali! La mattina spero di vedere
Adrien al suono della campanella ed attendo il martedì quasi
quanto il Natale, come i bambini, per passare il pomeriggio con lui,
tra grammatica inglese e risate... ma ogni sera aspetto impaziente il
crepitio dei passi sul mio balcone ed il suono sordo delle nocche sul
legno. Forse perché ha il sapore del proibito o
perché è così familiare. Eppure
è comico, rifiutare Chat Noir quando sono Ladybug, ma
lasciarlo entrare quando sono solo io. Solo Marinette,
Non
so come sia iniziata...
Forse
da Tikki, che stranamente ha iniziato a dirmi di dare una
possibilità anche a lui,
forse da quella sera sulla terrazza davanti a Notre Dame.
Iniziò
una sera a settimana, poi due, poi quattro. Un crescendo tale da farmi
arrivare a sperarlo qui ogni sera, Ironico. Lascio
la finestra aperta per agevolargli l'ingresso. Mi ricorda
Adrien, a tratti, ma lo vedo più aperto e sicuro, forse per
via della maschera.
Entra
a passo felpato, passa ore ad ascoltarmi e ci ritroviamo a parlare di
tutto e di nulla o ad ammirare la luci che si rincorrono sulla Senna,
dal mio balcone, con una tazza di tea. Nulla di più.
Ogni
tanto mi ritrovo a pensare se Alya mi scoprisse... lei ed il suo
LadyBlog che mi danno vita dura! La vedo già sbraitare e
cercare di chiedermi di convincerlo a concederle un'intervista. Quasi
fossi Peter Parker con le foto di Spiderman!
Un
fruscio improvviso mi fa voltare verso la finestra, lo riconoscerei tra
mille.
-Sei
in ritardo- cerco di fingermi distaccata e mostro il peggior falso
broncio della storia. Ma il risultato ovviamente non è
quello sperato, visto che mi ritrovo Chat Noir seduto sul ciglio del
mio letto.
-Bonsoir
Princesse, sai anche tu che non potevo presentarmi prima.-
sorride alludendo alla mia amica, allungandosi per poggiare le sue
labbra sul dorso della mia mano.
-Non ti stancherai mai di farlo vero?- mi compiaccio del gesto
arrossendo, come ogni volta
-Assolutamente no, vale la visione- sorride sornione -Giornata
impegnativa eh? Catullo e la sua visione dell'amore. Non mi dispiace il
latino sai? Odi
et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio et
excrucior.- si
gonfia come un pavone, portando un pugno al petto, e devo mettere tutta
la mia buona volontà per non scoppiare a ridere,
-Vai sul classico eh? In realtà
preferisco la morte del passero... ma lasciamo perdere, ti prego, ho
passato tutto il pomeriggio su questo dannato libro- scrollo il capo e
gli faccio cenno di seguirmi in cucina per un tea.
Si accomoda su una sedia, mentre cerco la teiera in ghisa di mia madre.
Guai ad avere un bollitore in casa mia, finirei diseredata anche solo
per averlo pensato.
-Sai, nella mia classe si sta parlando di un viaggio a Londra. Ho
sempre voluto vederla... Quindi temo che ti toccherà
sopportare qualche serata senza la mia compagnia-
Improvvisamente mi cinge la vita con le sue braccia, appoggiando il
viso sulla mia spalla, sento il respiro sul mio collo -Ma Chère,
ammettilo che sentirai la mia mancanza- sussurra al mio orecchio, dopo
avermi spostato i capelli con la punta del naso. Chat Noir ha
la capacità di farmi irrigidire e sbottare senza
difficoltà: possiede questa innata sfacciataggine e quel
carisma tale, che non mi stupisco come possa avere un fan club,
prettamente al femminile e con gli ormoni impazziti.
-Gattaccio! Non farmi prendere lo spruzzino come la volta scorsa!- lo
vedo scoppiare a ridere mentre il mio indice tremante ed inquisitore
sta ancora sospeso a mezz'aria. Ma la strigliata ottiene l'effetto
sperato ed il gatto torna al suo posto senza troppe cerimonie. Eppure
senza smettere di ridere.
-Ci riprovo per la ventesima volta di fila, come va con quel ragazzo-
il gelo. Ultimamente ha preso questo vizio: voler sapere di Adrien a
tutti i costi, utilizzando la scusa del parere maschile.
-Mi pare di avertene già parlato...-
Lui corruga la fronte un secondo per poi scrollare il capo -Non
proprio...- arriccia il naso, tanto da sembrare quasi infastidito -Hai
solo accennato qualcosa. Eppure sono anni che te lo chiedo-
-In realtà hai cominciato ad insistere da qualche mese a
questa parte... sembri quasi geloso, Chat- ridacchio poco convinta
della frase che ho appena detto -Ricordati, la curiosità
uccide il gatto!-
-Non è così!- gracchia di rimando, sentendosi
punto nel vivo - Sono solo curioso, non hai mai voluto dirmi il nome...
tutto qui- lo vedo chiudersi nelle sue spalle, quasi sconsolato.
Il vapore comincia a sbottare fuori dal camino della teiera, poco prima
che possa aprire bocca. Non capisco il senso di questo muso lungo ora,
e non comprendo nemmeno la mia ostinazione a non parlare apertamente:
che male ci sarebbe nel Fare il nome di Adrien? Le
possibilità che Chat lo conosca sono davvero basse,
eppure... ho quasi paura di ferirlo.
Sospiro, versando il liquido nelle tazze e facendo segno al mio ospite
di seguirmi in terrazza. In religioso silenzio.
La brezza serale ci carezza dolcemente il viso cullando anche il
pensiero più audace... e devo ammettere che non sono pochi
al fianco del mio ignaro compagno di battaglie.
Ed il suo abbracciarmi, ogni volta che siamo seduti accanto, non aiuta
affatto. Forse perché in realtà non mi
dispiacerebbe avere qualcosa di più.
-Sono un paio di giorni che penso ad una cosa... forse stupida. Per
come siamo, ehm intimi, se qualcuno dovesse vederci così,
potrebbe pensarci come una coppia- sorride sornione e compiaciuto
-Potrebbero vederti come la mia Lois Lane?- E per un istante non mi
dispiace e crogiolo nella sua risposta e spero, per un secondo di
essere la sua Lois... sotto al suo sorriso sornione, e a quello sguardo
che sta riconfermando quello che ha appena detto.
No, Fermi...
Cosa... cosa voleva dire questo? E quello sguardo? Panico. Puro e
gelido panico. Non ero pronta a questo?
-Agreste- sospiro senza preavviso, tutto d'un fiato, facendo trasalire
il ragazzo. Senza pensare... Maledetta me e le me reazioni a caldo. Che tempismo Marinette!
-C-che hai detto, Marinette?!?- sembra visibilmente turbato -Intendi
Adrien Agreste? Il modello?!?-
-No, Chat... il padre...
Ma certo che parlo di Adrien! Che diavolo di domande ti saltano in
testa?!?- mi porto istintivamente una mano alla fronte - Ma
perché te lo sto dicendo?-
Chat resta impalato, lo sguardo rivolto verso il vuoto -Da quando?-
-Da sempre, a dire la verità. Come fosse la cosa
più naturale del mondo. Come se non lo meritassi.- Chat mi
osserva sorridendo dolcemente
-Non hai mai pensato di parlargliene? Insomma, non hai mai pensato che
potesse ricambiare...?-
-Chi? Io?!? Sei davvero spassoso! Premettendo che non ne sarei in
grado, visto che solo negli ultimi due anni sono riuscita ad arrivare a
dire più di una frase sconclusionata, in sua presenza...
probabilmente avrei bisogno un paio di birre prima di farlo, o l'intero
birrificio, conoscendomi! E NON RIDERE, è davvero una
situazione disagiante! In secondo piano, troviamo il fatto che , da
quel che so, lui ha in mente un'altra ragazza. E probabilmente
diecimila volte meglio di me... ma Nino non ha voluto fare nomi.- Cerco
di alzarmi dalla coperta su cui eravamo seduti, ma lui mi ferma e con
un leggero strattone mi fa capitolare, ad arte, tra le sue braccia per
poi schioccarmi un bacio in fronte.
E resto così, con i brividi a fior di pelle, ad osservare il
guizzo che saetta nei suoi occhi, quello che lui pensa di aver donato a
due ragazze, ma so che appartiene solo ed unicamente a me.
Mi ritrovo a chiedermi se le mie parole gli hanno spezzato il cuore
come ho già fatto in passato, inconsapevolmente, dietro alla
maschera... ma prima che possa aprire bocca, il suo anello bippa
nervosamente, riportandoci alla realtà: lui dovrà
correre presto a casa, come nelle più banali favole.
E fa male, stranamente, come ogni volta. Una parte di me vorrebbe
chiedergli di restare. Di spegnere ogni luce in stanza e restare seduti
sul letto, pur di non vederlo detrasformarsi, ma per tenerlo con me.
Il suo anello si fa sempre più nervoso, ma Chat non accenna
a mollare la stretta -Non ne
esistono meglio di te- sussurra nel mio orecchio, riportando gli stessi
brividi di poco prima, nella cucina - cerca di mettertelo in test, Lois e non
dimenticartelo- E schioccandomi un bacio pericolosamente vicino alle
labbra, allunga il bastone, pronto a balzare nella notte -Bon
Nuit Ma Chèrie-
To
be Continued...
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Capitolo 2 *** II- Rewrite ***
II
Rewrite
Adrien PoV
Non
so dire come sia arrivato a casa, forse le mie gambe hanno percorso
troppe volte quei tetti. Forse la mia mente conosce quel tragitto a
memoria.
Eppure sono arrivato in camera mia e meccanicamente sono
riuscito
ad accasciarmi sul letto. Come un automa, quasi ho scordato come si
respira e le tempie continuano a pulsarmi.
I pensieri e le immagini ritornano come uno tsunami e sono
costretto a rialzarmi di scatto, mentre le mai tremano.
Misuro, a grandi falcate, la stanza, cercando di riordinare le idee.
Cosa
diavolo mi è successo?
Come ho mantenuto la calma?
Se l'anello
non avesse richiamato l'attenzione, avrei potuto fare una
danno!
E l'ho quasi baciata...
Certo che lei ha un
tempismo incredibile... Me lo dici così? Ti sto praticamente
dicendo che mi piaci e tu mi dici il nome del ragazzo per cui hai una
cotta da anni... e sono io.
Oddio, SONO IO. Certo
che sono io... ma non l'io che si stava dichiarando!
Dio, Sto vaneggiando!
Mi passo una mano sul volto, ignorando la voce gracchiante di Plagg,
sospirando. Non mi capacito dell'accaduto, eppure non è una
tragedia.
-Potresti ascoltarmi, sai?- cantilena il mio Kwami, prima di
ingurgitare un quarto di camembert -Non capisco perché tu
sia sconvolto. Davvero, non me ne capacito- scrolla le orecchie
-Non me lo aspettavo- bofonchio, svestendomi - forse non
così, oppure non ora- alzo le spalle poco prima di essere
raggiunto. Resto immobile, fissando Plagg negli occhi, alzando appena
un sopracciglio -Ora cosa c'è?-
-E me lo chiedi?!? Hai
passato gli ultimi anni a presentarti alla sua finestra, quasi ogni
sera. Quella ragazza ti piace davvero!- Si agita concitato il mio
compagno di sventure -E lo hai dimostrato poco fa: Adrien, da quando ti
conosco, non hai mai detto frasi di circostanza. Ti sei dichiarato in
piena regola-
-Non Adrien, Plagg! Chat Noir si è aperto, non io!- Sbuffo
-Non posso cambiare comportamento con Marinette, dall'oggi al domani...-
-E tu non farlo, testone!-
Certo, direi che
è più facile a dirsi che a farsi!
Ciò non toglie che il mio Kwami ha tremendamente ragione,
oramai sono anni che sto affondando con tutte le scarpe.
Dopo il rifiuto di Ladybug, avevo iniziato a presentarmi
alla
finestra di Marinette nella speranza di sfuggire dalla monotonia della
mia gabbia di cristallo.
Non
abitiamo distanti, e con lei mi sono sempre sentito a mio agio, forse
per questo mi era venuto spontaneo avvicinarla. Ciò
che mi ha colpito sin da subito, fu il suo dimostrarsi
esattamente la sbadata dal cuore d'oro che trovavo ogni mattina tra i
banchi, quella con il sorriso pronto e l'avvampamento avanzato e rapido.
Non
avevamo mai parlato molto, prima di quella sera di quattro
anni fa, quindi non avevo mai avuto la possibilità di
vederla
tutt'altro che impacciata e balbettante... nonostante questa sua
reazione la rendesse tenera ai miei occhi. Eppure, ciecamente,la
reputavo solo una ragazza timida.
Provai
ad avvicinarmi un passo alla volta, come si fa con i cerbiatti per non
spaventarli, sia come Chat che senza maschera. Iniziai,
così, a darle un aiuto ogni martedì, ricordo che
mi aveva pregato di spiegarle la grammatica Inglese -Davvero,
è più forte di me, non riesco a farmela entrare
in testa- mi aveva detto quella mattina. Sorrideva nervosamente e
torturava il dorso del suo quaderno, con le dita. Non trovai una
ragione per dirle di no. Ma Marinette arrossisce e si distrae
facilmente, quando le sto accanto.
Eppure
cominciò ad incuriosirmi. Come un astronauta, volevo vedere
l'altro lato della Luna.
Quando iniziò a lasciarmi la finestra socchiusa oppure ad
aspettarmi sulla terrazza, pronta a preparare una tazza di tea e ad
offrirmi qualche biscotto, non mi fu difficile vederla come la mia
migliore amica. Parlavamo di cose senza senso ed ogni tanto mi
scherniva, dicendomi che non sembravo poi così selvatico e
che, da lì a poco, mi avrebbe regalato una medaglietta. Poi
rideva. Dio come rideva. Lo faceva di cuore, finché non le
si arrossavano le gote o finché non lacrimava.
Poeticamente,
vorrei fingere di non ricordare il giorno esatto in cui mi resi conto
di essere in una condizione irreversibile, ma sono i piccoli dettagli
che lo hanno reso indimenticabile: fu il
Natale di tre anni fa. Ogni secondo è impresso nella mia
mente, quasi marchiato a fuoco.
Era un martedì e, nonostante fossimo in vacanza, Marinette
aveva insistito perché ci vedessimo sotto l'albero
addobbato, davanti a Notre Dame, alle 16 in punto -non un minuto prima-
aveva ridacchiato al telefono.
Indossava un cappotto rosso, una sciarpa spessa in lana color grigio
topo e, per la prima volta, portava i capelli sciolti. Ricordo che
rimasi stupito nel constatare quanto fossero lunghi e di come le
incorniciassero il volto o di come le stesse particolarmente bene quel
cappotto, sotto alle luci bluastre.
L'aria profumava di mandorle caramellate e legna bruciata, eppure
riuscivo a riconoscere il suo profumo tipico, quello di croissant al
burro e
Sorrideva, porgendomi un pacchetto confezionato maniacalmente, solo ora
posso immaginare quanta cura ci abbia messo anche solo nell'involucro.
Sbirciava in punta di pedi, arricciando le labbra dal nervosismo,
mentre scartavo la sciarpa che doveva aver confezionato con molta cura.
Così come non potrò mai scordarmi il suo sorriso
davanti all'album da disegno rilegato in cuoio nero che avevo scelto
appositamente per lei. Ma fu il lampo nei suoi occhi, quella luce che
le illuminò il volto, quando le confessai che l'avevo
osservata mentre disegnava sugli angoli dei quaderni, in classe.
Quella sera, mio padre si trovava in Italia, alla ricerca di non so
più qual tessuto fuori produzione. L'ennesimo Natale
solitario... o forse no.
Sgattaiolai fuori dalla finestra, indossando quella che oramai
rappresenta la mia seconda pelle, ed in pochi balzi mi ritrovai sul suo
balcone.
Appena uditi i passi sul legno, uscì di corsa stringendo un
minuscolo pacchetto, anch'esso maniacalmente incartato. Aveva la
dimensione di un piccolo scrigno, di quelli per gli anelli. Non
aggiunse una parola, si limitò a sorridere porgendomi il
regalo.
Una medaglietta. Chaton.
Scoppiammo a ridere entrambi, prima che mi infilasse malamente un
maglione verde bottiglia bofonchiando qualcosa a proposito del freddo e
che dovevo smetterla di coprirmi poco o mi sarei ammalato.
Si preoccupava. Era la prima.
Che fossi Chat Noir o Adrien, a lei non è mai importato, Si
è sempre preoccupata allo stesso modo...
L'unica a cui importasse realmente di me. Non del modello, non del
supereroe ma di me.
Cominciai a cercare il contatto fisico, ad abbracciarla mentre
guardavamo le luci sulla Senna o semlicemente a pizziccarle il fianco
ma la situazione cominciò a divenire controprodrucente. Decisamente controprodrucente.
Come quella stramaledettissima volta che lei decise di indossare una
canotta ricavata da una maglietta, di almeno tre taglie più
grandi, di Jagged Stone. Decisamente scollata, a causa del collo a
barca tagliato al vivo. Durante l'abbraccio, lei si mise a strofinare
la testa sulla mia spalla, complice il sonno, e la scollatura decise di
lasciare ben poco spazio alla mia imaginazione. Davvero poco.
Dovetti fingere un'urgenza e, sotto lo sguardo incredulo e divertito di
Marinette, mi defilai prima che potesse avvenire un incidente
diplomatico... sfortunatamente le tute di pelle non aiutano in questi
casi.
Quando accennò al fantomatico ragazzo che dimorava nei suoi
più reconditi pensieri, devo ammetterlo, cominciai a provare
una punta di gelosia.
Perché lui sì, ed io no?
Sentire Marinette dire il mio nome ed ammettere di provare qualcosa,
beh... mi sarei sfilato il Miracolos anche subito. Ehi, sono qui! Lo sono stato per
tutto questo tempo! E invece la felicità
è durata ben poco.
Non
me lo aspettavo. No.
Che fare
ora?
Farmi
avanti, così senza preavviso? Rischierei di risultare quasi
sospetto...
-Plagg,
consigli?- affondo la testa tra le mani, nella speranza di
un'illuminazione.
-Se
non erro, lei ha nominato un viaggio a Londra...- ridacchia il mio
Kwami, lasciandosi affondare sul guanciale sinistro -Non è
tra un paio di mesi? Direi che hai il tempo per far evolvere la
situazione"-
-E
con Ladybug?- sospiro
-Ne
abbiamo già parlato...-
To
be Continued...
Pour
Parler:
Finalmente
abbiamo gettato le fondamenta.
Come
avrete già facilmente intuito, ho scelto di tenere come base
tutto quello che è accaduto fino alla decima puntata, dunque
i Kwami sanno delle rispettive identità ma , grazie al
cielo, si sono morsi la lingua.
Adrien
si è dato per vinto con Ladybug dopo il rifiuto sul balcone
ecc...
I
capitoli alterneranno i punti di vista di entrambi e capirete le mie
motivazioni più avanti.
Per
ora vi lascio.
Ci
Leggiamo presto
Miss
D.
|
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Capitolo 3 *** III - Where do i begin ***
III
So Where Do I begin?
Marinette PoV
10
ore, ventitré minuti e quarantacinque secondi.
Meno di mezza giornata e sarò su quell'Eurostar, diretta
verso
Londra, insieme ad Adrien... Ancora non riesco a crederci! Certo,
certo, ci saranno anche Alya, Nino, Milène, Max... insomma,
tutti. Compresa quella strega di Chloè, ma non ho intenzione
di
farmi rovinare tutto da lei!
Saltello avanti ed indietro per tutta la stanza, senza meta,
inciampando continuamente. Di questo passo domani sarò
coperta
di lividi.
Al mio passaggio lascio vestiti e scarpe disseminate, bofonchiando tra
me e me.
-Calma Marinette, devi stare calma e preparare la valigia. Altrimenti
rischi di lasciarla mezza vuota- ridacchia la voce cristallina della
tua Kwami -Speriamo che tutte quelle ripetizioni ti siano servite.
Insomma, ultimamente ti sei preparata molto con Adrien!-
Effettivamente, ora che Tikki me lo fa notare, nelle ultime due
settimane, io ed Adrien ci siamo visti più spesso. Complici
le
lezioni private, a dir poco intensive, di inglese per la gita, siamo
andati spesso a passeggiare a Champ de Mars dove cercava di farmi
parlare con i turisti... con scarsissimi risultati! Il mio inglese,
accanto a lui, è inefficace e tendo ad arrossire quasi
subito.
Figuriamoci quella volta in cui si avvicinò un ragazzo
italiano
chiedendomi se il mio accompagnatore fosse il mio ragazzo. Il mio
cervello partorì una serie di grugniti e mugugni mentre
Adrien
si parò davanti a me, con un sorriso al limite
dell'inquietante,
rispondendo al ragazzo nella sua lingua. A dir la verità non
ho
ancora capito una sola parola di ciò che potrebbe avergli
detto
( il mio italiano si ferma a Pizza,
Pasta e Sei
bellissima...), ma ricordo la faccia stranita del ragazzo
e la sua fuga.
Alya continua a dire che queste nostre uscite sono dei tentativi di
Adrien di invitarmi per un appuntamento, eppure non riesco a vederlo
sotto quest'ottica. Non che la cosa non mi faccia piacere anzi, se
così fosse, andrei in estasi... semplicemente, dopo
tutto
questo tempo, temo non mi veda come vorrei.
Eppure continuo a sperare.
Sospiro, osservando il marasma della mia stanza, nella vana speranza di
riorganizzare le idee. Il tempo stringe ed io non posso procrastinare
all'infinito.
-Io metterei quello rosso- una voce molto familiare mi coglie alle
spalle. Il sangue si gela nelle vene e cerco di mascherare la mia
sorpresa mentre mi volto lentamente.
-Quindi sei ancora vivo, Chaton.-
incrocio le braccia, battendo il piede sul parquet - Sono due settimane
che non ti fai vedere- deglutisco quasi a fatica, ma non ho intenzione
di dargliela vinta.
Lui se ne sta lì, la gamba destra leggermente in avanti,
come se volesse avvicinarsi a me.
-A quanto pare...- fa spallucce, avanzando verso di me in maniera
incerta e titubante. -Ma
douce princesse,
ti ricordo che sono pur sempre un supereroe, prima di essere il tuo
cavaliere- lo vedo allungare una mano verso la cassettiera accanto a
lui.
-Un cavaliere? Sei sparito dopo quella sera!- sorrido, lanciandogli uno
sguardo di sfida -Non sarai mica geloso, Chaton?-
Il solito sorriso sghembo dipinto sul volto, ma il suo sguardo
interessato e curioso è rivolto a ciò che sta
facendo
roteare al suo indice destro. Non riconosco l'oggetto in questione,
finché non noto il ghigno soddisfatto del mio
compagno.
-LASCIALE! LASCIALE IMMEDIATAMENTE DOVE LE HAI TROVATE!- ringhio a
denti stretti.
Istintivamente, balzo su di lui rivendicando la proprietà
del giochino incriminato, finendo a carponi sul mio compagno.
Ansimando gli strappo dalla mano un paio di mutandine in pizzo viola e,
con un rapido movimento, le lancio sul letto, lontano dal suo sguardo.
Ma qualcosa mi ferma dal districarmi da quella posizione. Sono le sue
mani sui miei fianchi.
Prima ancora che possa fiatare, Chat ribalta la posizione, finendo su
di me. Ha le pupille dilatate e lo stesso sorriso che meriterebbe un
pugno in pieno volto. -Sai
decisamente come far impazzire un uomo- sorride sornione. La sua voce
è calda e dannatamente profonda.
Lo vedo deglutire a fatica, mentre continua a guardarmi.
Scende vicino al collo e non posso che sussultare mentre il suo respiro
mi solletica la pelle. Sento il sangue martellarmi le tempie, mentre
cerco di mantenere una parvenza di tranquillità.
Calmati Marinette, o qui succede un disastro...
-Tu non capisci- quasi ansima, mente mi sussurra all'orecchio - quanto
sia difficile...- per poi tornare a fissarmi negli occhi,
poco
prima di rialzarsi.
Ancora intontita, lo osservo alzando il sopracciglio destro. No. Non
posso farcela così.
-Certo che sei completamente fuori di testa! QUELLO cosa stava a
significare?!? - sbotto
improvvisamente
-Assolutamente nulla, Ma
Chèrie,
solo che tra le tue mutandine- fa un rapido cenno al letto,
con il
capo - e la tua furia animalesca, beh... non aiuti un povero gatto
solitario. Hai rischiato di farmi fare le fusa-
Dannazione, Chat Noir!
Mi confonde come solo Adrien sa fare, o forse anche peggio! Per un
attimo ho sperato, ancora una volta, in qualcosa di più...
Mi aiuta ad alzarmi, porgendomi la mancina e continuando a sorridermi
-Dunque, sbaglio o qualcuno deve preparare ancora il bagaglio-
-Lascia perdere, sono in alto mare...- mi passo una mano tra i
capelli, cercando di scacciare l'immagine di poco prima per riprendere
un minimo di lucidità.
-Beh, se ti va, posso aiutarti- scrolla le spalle lui, ammiccando
-No. NO NO NO! Posso farcela da sola, gentilissimo.- agito le mani
davanti al suo volto, nervosamente, gesto che gli provoca una risata
incontrollabile.
Dopo la nottata in bianco con Chat Noir, passata a raccattare i vestiti
che lui toglieva dalla valigia decretando fossero troppo estivi per
Londra, stamattina mi sento uno straccio ed il chiocciare della gente
che popola la stazione di Gare du Nord non aiuta. Sono pur sempre le
sei del mattino.
Cerco di scorgere tra la folla almeno un viso noto, ma tutto
ciò
che riesco a trovare è il mio tremendo bisogno di
caffè.
-Ehi bella addormentata, sei in anticipo anche tu- mi volto di scatto,
riconoscendo la voce di Alya -Che brutta cera! Qualcuno non ha chiuso
occhio? Beh, tranquilla... c'è qualcuno peggio di te-
Allungo il collo oltre la sua spalla, sbirciando gli altri malcapitati
arrivati in anticipo di più di trenta minuti sull'orario del
ritrovo. Sono tutti seduti ad un tavolino del cafè
all'ingresso.
Nino, con il cappuccio in cui cerca di sprofondare ed un cappuccino in
cui annega mezza faccia. Milène che dorme appoggiata alla
spalla
di Ivan, mentre quest'ultimo chiacchiera con Kim. Riesco a distinguere,
a malapena, una figura nell'angolo... Adrien?!?
Cosa diavolo ci fa a quest'ora qui?!?
Indossa gli occhiali da sole, nonostante sia al chiuso, ed una felpa
verde bottiglia. Sembra mezzo addormentato, ma appena incrocia il mio
sguardo (o almeno credo, date le lenti), si alza e mi saluta con un
cenno della mano ed un sorriso.
-Sai, è arrivato con Nino ed ha chiesto subito di te-
sorride
Alya mentre cerco di trattenere una risata nervosa -Sono serissima,
Marinette-
Saluto tutti, cercando di trattenere il riso isterico ma i miei
compagni di sventura sono talmente distrutti da non farci caso.
-Buondì, vedo che anche tu sei fresca e riposata- ridacchia,
con
la bocca impastata di caffè e crema di latte, Nino -Tutti da
buttare, vero Adrien?-
Il biondo si alza, mugugnando in segno di assenso -Infatti temo di aver
bisogno di un altro caffè- ridacchia aggiustandosi i capelli
-Marinette ti va?-
Cosa mi andrebbe, di
grazia? Darti la mia anima? Passare il resto della mia vita con te?
-Certo, penso di averne assolutamente bisogno-
Sembra davvero distrutto e me ne rendo conto nel momento in cui sfila
gli occhiali e lascia che possa vedere le sue occhiaie. Eppure,
nonostante l'aria stanca, non posso fare a meno di pensare quanto sia
bello.
-Lasciami indovinare- punta i suoi occhi nei miei - Americano con
latte?- mi sorride. Dio, se anche avesse sbagliato avrei detto
sì. No, fermi.
-Giusto...- Solo Alya si ricorda come prendo il caffè.
-Zucchero di canna?- agita una bustina
-Ehm, una. grazie...-
Continua a sorridere, porgendomi il bicchiere di carta. -Emozionata?
Per Londra, intendo... Guarda che ho intenzione di sentirti conversare
con i britannici-
-Ehm... sì, abbastanza.- arrossisco. Perché
arrossisco tanto?!? -Vedrò di mettercela tutta!-
Alya ci interrompe, informandoci che il resto del gruppo è
arrivato e siamo pronti per imbarcarci.
-Dio mio, Marinette, non potevi coprirti
quelle cose?-
Chloè mi passa accanto con aria schifata. Come diavolo fa ad
essere perfettamente truccata a quest'ora? E soprattutto ad essere
così odiosa anche appena sveglia -Adrikins!!! Forza, o non
riuscirai a sederti accanto a me in treno!-
-In realtà, Chloè, l'ho già promesso a
Nino.- L'espressione allegra di quell'acida, muta velocemente, sentendo
le parole di Adrien - Mi spiace-
Trattengo una risata, vedendo quella strega cambiare colore, puntare i
piedi e salire in carrozza, stizzita.
Nino si avvicina, appena la coda bionda sembra sparita dalla vista
-Ehm, fratello, per te è un problema se scambio il
mio posto per
sedermi accanto alla mia ragazza?- Lancio un'occhiata torva ad Alya,
chiedendomi cosa abbiano architettato quei due, ma lei scrolla il capo
facendomi capire di non saperne nulla.
-Certo, non preoccuparti. Sempre che per Marinette non sia un problema-
Adrien si volta verso di me. Mi
sta guardando. No, peggio. Sta aspettando una risposta... panico. Scuoto
il capo, accennando un sorriso. Dio
mio, Marinette, puoi fare di meglio! Lascio
scivolare, furtivamente, un biscotto dalla tasca allo zaino, per
zittire i risolini di Tikki.
Il
treno è fin troppo luminoso, ed essendo la prima corsa,
sembrerebbe molto pulito.
Adrien,
passa avanti ai posti della nostra coppia di
amici, accomodandosi vicino al finestrino e mi fa segno di
sedermi accanto a lui.
-Coraggio,
poco meno di tre ore e saremo alla stazione di Saint
Pancras!- Nonostante la stanchezza, è radioso e decisamente
eccitato per il viaggio. Non posso fare a meno di sorridere.
Mai,
nemmeno nei miei sogni più reconditi, avrei immaginato di
poter viaggiare accanto a lui. Certo, non riuscirò a
spiccicare
parola, Ma sono qui, con lui...
Improvvisamente,
Adrien, inizia a trafficare con un cavetto bianco, con
aria concentrata. -Visto che sembriamo entrambi esausti- mi porge un
auricolare -Ti andrebbe un po' di musica?- lo accetto di buon grado e
non posso fare a meno di notare lo sguardo divertito che il mio
compagno mi dona per un istante.
-Perfetto!
Ragazzi, coraggio, un secondo di attenzione- intona la professoressa
Bustier - Vi ho già contato e ci siamo tutti, quindi
saltiamo i convenevoli. Tra tre ore, minuto più o minuto
meno, arriveremo a Londra. Fortunatamente il nostro Hotel non dista
moltissimo dalla stazione, dunque ci fermeremo per una breve colazione
e poi andremo a fare il check in.- prende un respiro profondo,
passandoci in rassegna tutti - Per oggi abbiamo in serbo qualcosa di
tranquillo, avevamo già immaginato di vedervi esausti,
quindi ci avvieremo verso lo Zoo e stasera, faremo una passeggiata
nella zona di Westminster... tutti pronti?-
-Non
male come programma- afferma Alya spuntando sopra di noi, dai posti
dietro -Speravamo di infilarci in un Pub, ma oggi dubito... potremmo
crollare tutti sui tavoli.-
-Già,
non è la serata ideale per uscire- risponde Adrien,
portandosi una mano al mento -In ogni caso se ci spostiamo verso
Westminster, saliremo sicuramente sul London Eye, la ruota panoramica
più alta d'Europa!- Gli occhi della mia migliore amica si
illuminano improvvisamente.
-Hai
sentito Nino? SI VEDRA' SICURAMENTE TUTTA LONDRA DA Lì!
Dobbiamo assolutamente andarci, devo fare un sacco di foto! Ah, a tal
proposito...- Alya sparisce per qualche secondo dalla nostra vista,
ricomparendo poco dopo con una macchina fotografica tra le mani - Ho
fatto un azzardo, ho comprato questa meraviglia ed una stampante
istantanea, in modo da avere sia la pellicola al momento che il formato
digitale. Ed ora sorridete!- Non ho il tempo di protestare, che Adrien
mi passa un braccio sulle spalle, stringendomi e sorridendo. Le mie
guance avvampano e cerco di tirare le labbra in una sorta di sorriso o
qualcosa di vagamente simile, urlando internamente. La situazione fa
scappare un risolino alla mia amica, ma non la ferma dal premere il
bottone.
-
Perfetto! Ed ora vi lascio soli- mi strizza l'occhio sinistro, prima di
tornare al suo posto.
Il
mio compagno sta ancora trattenendo una risata, ma torna a porgermi
l'auricolare -Dove eravamo rimasti?- Sembra quasi ammiccare...
Cosa
diavolo sta accadendo qui? Nelle ultime due settimane si è
avvicinato ed ora questo? Oh mio dio, qualcosa non mi torna. Possibile
possa essere uno scherzo?
Le
prime note arrivano dall'auricolare e mi è impossibile non
riconoscerle - Ma... ma... Bon Jovi...- blatero a bassa voce, mentre
lui annuisce -Always?-
-Già...
una delle mie preferite.- E mentre risponde, perdo anni di vita.
To
be Continued...
Mi
piace pensare che Adrien sia diventato molto più furbo di
ciò che dava a vedere a quattordici anni e che abbia
sfruttato questa sua vicinanza con Marinette, nei panni di Chat, per
capirla... o per capire quanto abbiano gusti affini.
Così
come mi piace pensare che spesso, quando si sente protetto dalla
maschera, si lasci dominare dagli istinti.
In
ogni caso, abbiamo appena iniziato. Considerate questo come il primo
vero capitolo.
Vorrei
ringraziare chi sta seguendo la storia e chi trova un secondo per
commentarla.
Grazie
di cuore
|
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Capitolo 4 *** VI - All I want is to fly with you... ***
IV
All I Want Is To Fly With You...
Adrien PoV
Marinette mi osserva incuriosita ad ogni canzone. Vorrei quasi urlarle
come mi sono sentito il giorno in cui ho scoperto che avevamo in comune
le stesse canzoni preferite.
Ed
alcuni libri.
E
la passione per i Musical.
Sì,
la cosa mi traumatizzò, in senso positivo, parecchio, lo
devo ammettere.
Eppure non capisco, in questi quattro anni ho avuto modo di conoscerla
sotto tanti aspetti e nonostante tutto, lei è come
l'universo vasto ed infinito, tanto da non averla ancora capita del
tutto... forse non ho ancora capito me stesso.
Se poi ripenso a ieri sera... Dio quanto è stato difficile!
Lei sul pavimento, i capelli scomposti che facevano risaltare il suo
volto arrossato e le labbra socchiuse. E la sua maglietta dei Kiss,
sollevata quel tanto che bastava per far vedere solo parte del suo
ventre. Il suo respiro irregolare... No, non è stato il suo
intimo provocante a farmi andare su di giri, ma lei. Lei e le sue
reazioni esagerate. Lei ed i suoi occhi di ghiaccio. Non so cosa
sarebbe potuto accadere se non mi fossi ripreso, ma ciò non
toglie che Marinette richiama ogni mio istinto e pensiero, di qualsiasi
natura essi siano.
Saranno passati, sì e no, trenta minuti dalla nostra
partenza e la sua espressione non è mutata di una virgola.
Le sue labbra sono piegate in una sorta di smorfia tra il divertito e
l'incredulo, sopratutto quando parte "Detroit Rock City",
spalanca gli occhi e sussurra qualcosa di simile a "adoro
i Kiss". Non
posso fare a meno di trattenere una risata... almeno prima di sentire
le prime note della canzone dopo. Afferro il telefono, il
più velocemente possibile e cerco di sbloccarlo.
"You
know I want you / It's not a secret I try to hide"
Troppo
tardi. Marinette si volta verso di me, appoggiando una mano sulla mia,
fermandomi. Continua a sorridere e scrolla leggermente il capo. -Ti
prego, lasciala- sussurra, o forse ha solo mosso le labbra - Adoro
questo film... e questa canzone-
C'è
qualcosa nel suo sguardo, nel suo modo di fermarmi e nel suo arrossire
sfiorandomi la mano, di diverso
Per
la prima volta, in questo viaggio, sono io a non staccare gli occhi da
lei che si appoggia al sedile e si mette a canticchiare in Playback.
I
know you want me / So don't keep saying our hands are tied / You claim
it's not in the cards / But fate is pulling you miles away / And out of
reach from me/ But you're here in my heart/ So who can stop me if I
decide That you're my destiny?
-Tutto
bene?- sussurro vedendo la sua espressione sconsolata ed improvvisa.
-Sì,
sì... tutto bene. Mi richiama strani pensieri. Tutto qui.-
Scrolla le spalle, prima di sorridere amaramente - Ah! Guarda, la
Hostess. Prendo un caffè, te ne va uno?- cerca di
evadere, spostando lo sguardo. Non aspetta la risposta, si alza
avvicinandosi al carrello, senza proferire un altro suono.
-Cosa
sta succedendo lì davanti?- sussurra Alya dopo aver
assistito alla scena -Una solita crisi di Mari?- scrollo le spalle,
cercando una spiegazione razionale
-Stavamo
ascoltando Rewrite
the Stars e lei...-
cerco di spiegare
-Cosa
stavate ascoltando?!? - Improvvisamente la rossa salta al posto di
Marinette, puntando il suo sguardo inquisitore su di me - Senti un po'
Agreste, sei sadico o cosa? - Scrolla il capo incredula - Non sei
stupido, conosci il significato di quella canzone... lei la collegava a
te! Neanche immagini quanto quella ragazza sia stata uno schifo negli
ultimi quattro anni. No, non lo immagini neppure- sibila, puntandomi
l'indice ad un soffio dal naso - E voglio sperare che tu non ti stia
avvicinando a lei, pensandola come un simpatico passatempo,
perché se così fosse, ti conviene contarti le
ossa. Non ti salverà essere un modello, tanto meno il
migliore amico del mio ragazzo!- Resto impietrito.
-So
di piacerle...- distolgo lo sguardo, sussurrando - ed è
ricambiata... da un po'. Dunque ora torna da Nino e non preoccuparti-
cerco di sorriderle, provando a convincerla.
-Alya,
che ci fai qui?- Marinette è alle spalle della sua migliore
amica, con un sopracciglio alzato e due caffè tra le mani.
-Niente,
chiedevo consiglio ad Adrien su un tatuatore a Londra dove andare
quando avremo un paio d'ore buche, sai lui è stato spesso in
quella città... ne conoscerà sicuramente
qualcuno- La ragazza mi fa l'occhiolino, chiedendomi di reggerle il
gioco.
-S...sì,
stavo proprio spiegandole di quel tatuatore a Camden Town.
Probabilmente io e Nino potremmo accompagnarvi- annuisco, cercando di
auto convincermi di ciò che ho appena detto.
-Hai
tatuaggi?- Chiede incredula Mari, riprendendo il suo posto accanto a me.
-Non
posso averne ma mi sono sempre piaciuti, quindi mi capita di girare gli
studi- cerco di tergiversare -Quindi pensavate di tatuarvi?-
-Ehm,
sì è una cosa piccola... è un Matching
Tattoo o
qualcosa di simile. Sarà grande come una moneta da un
centesimo o poco più- Cerca di spiegarmi lei, porgendomi uno
dei caffè. - Lo faremo uguale. Io sulla sulla destra, lei la
sinistra- Sembra spenta, rispetto a prima
-Qualcosa
non va?- provo a chiedere, memore della reazione di poco prima.
-Sono
Solo stanca- fa spallucce.
-Beh,
in questo caso...- La tiro dolcemente a me, porgendole di nuovo
l'auricolare ed invitandola ad appoggiare la testa sulla mia spalla
-riposati-
How
do we rewrite the stars? /Say you were made to be mine?/ Nothing can
keep us apart /'Cause you are the one I was meant to find/ It's up to
you/ And it's up to me/ No one can say what we get to be/
Si
accomoda dolcemente, le gote ancora arrossate ed il sorriso ancora a
fior di labbra.
Due
ore, venticinque minuti dopo e, probabilmente, una ventina di foto da
parte di Alya, il nostro Euro star arriva in perfetto orario alla
stazione di St Pancras.
Sveglio
dolcemente Marinette, che resta una paio di minuti ad osservarmi con
sguardo interrogativo, prima di stiracchiarsi.
-Riposata?-
Mugugno stirando la schiena
-Ehm...
s...sì. Grazie- si alza, lanciandomi un'occhiata imbarazzata
-Scusa se...-
-Te
l'ho chiesto io, Mari, non ha senso che tu ti stia scusando- La aiuto a
prendere il suo bagaglio, per poi prendere il mio - Coraggio, Londra ci
aspetta-
L'aria
è pesante, appena varchiamo la porta d'uscita, pregna di
caffè, sudore e pioggia.
-Bene
Ragazzi, forza! Tutti qui! Non abbiamo tutta la giornata.- La
professoressa Bustier sventola una mano, richiamandoci vicino alla sala
d'aspetto. Con la mano sinistra, fa un rapido conto, indicandoci uno
per uno, prima di annuire solennemente con il capo. -Ora ci avvieremo a
fare il Check in, per poi dirigerci allo zoo. Vi annuncio che
le vostre richieste per le camere sono state accettate, ovviamente nei
limiti, e che avrete tutti camere doppie. Confido nel vostro buon
senso.-
Il
tragitto dalla stazione all'hotel è breve e questo ci rende
tutti decisamente felici a causa dei bagagli, ma renderci euforici,
è l'assegnazione delle stanze : sarò con Nino,
cosa ben sperata e richiesta, ma c'è già un
piccolo problema in vista...
-
No, dai... non la prima sera!- mi passo una mano sul volto senza
smettere di scuotere il capo - Ma non ce la fai a non scopare ?!? -
-Dai
Adrien, si tratta solo di un paio d'ore e poi, quasi sicuramente, ci si
ritroverà da qualcuno a fare serata- cerca di convincermi il
mio migliore amico
-Nino,
Alya è in stanza con Marinette! Non posso portarmela in
camera la prima sera...- Strabuzzo gli occhi, cercando di far ragionare
il mio compagno di stanza, ma nulla.
Improvvisamente
si avvicina e mi poggia una mano sulla spalla -Fratello, non ti sto
dicendo di passare in terza base... ma, nel caso in cui possiate
rimanere soli, beh... buttati.- annuisce- Quando ti sei presentato da
me qualche dicembre fa dicendomi che forse ti eri preso una sbandata
per lei, ho cercato di farti capire quanto lei fosse persa di te... ma
hai fatto orecchie da mercante. Ora che hai finalmente capito, almeno
buttati!-
-Non
ti sto dando torto, solo che...-
-Aver
paura di lei non ti aiuterà. Ripeto: non devi andarci a
letto, potete solo passare una serata insieme...- improvvisamente mi
lancia qualcosa che prontamente afferro - Ma se dovessero servirti, ti
lascio tre preservativi-.
Il
Tamigi, durante la sera, è qualcosa di magico nonostante il
vento ed il freddo gelido di questi giorni di febbraio. Il London Eye
si staglia, imponente, davanti a noi. Non me lo ricordavo
così alto.
-Adri...-
La voce di Chloè si fa largo tra i miei compagni, ma la mina
vagante viene prontamente fermata dalla Professoressa, che le intima di
stare al suo posto, situazione che mi fa rallegrare e sperare nella
buona riuscita di questa serata.
Tra
poco saliremo su uno dei posti più romantici della
città e devo almeno giocarmi una delle mie carte in
quest'ora di giro.
-Hai
scansato un proiettile, eh?- Ridacchia Marinette al mio fianco - In
questo modo, lei salirà sulla seconda carrozza, non
incollandosi addosso a te per tutta la durata del giro- Sogghigna,
salendo sul globo ed allungandomi la mano - Sali?-
Durante
il giro allo zoo si è riaperta ed ha anche avuto modo di
schernirmi per la mia fobia dei ragni. Per un istante ho temuto di
indossare il costume.
Così
tranquilla si era mostrata solo con Chat Noir.
Non mi
guardo attorno accomodandoci nella cabina, semplicemente la porto verso
il punto più esterno... quello dove mia madre adorava andare.
-Guarda
che anche tu hai scansato una mina... altrimenti non avresti avuto il
tuo personalissimo Cicerone- mi pavoneggio per un istante, facendole
scappare un risolino.
-Colpita
ed affondata, Agreste- alza le mani in segno di resa - o come diresti
in un incontro di scherma, " Flechè"!-
-Non
proprio... ma ci sei andata vicina. Non ti ricordi? Ho provato a
spiegarti cosa fosse un flechè-
Ridacchio di gusto, sperando di non averla offesa, ma lei risponde alla
risata in maniera genuina.
Noto
ora i suoi pantaloncini di Jeans, appena coperti dal maglioncione
grigio che nasconde un dolcevita rosso ed i suoi capelli sciolti, ad
incorniciarle il volto, Mi sfilo la sciarpa, avvolgendola alle sue
spalle.
-Ma
questa...-
-Sì,
me l'hai regalata tu-
Man
Mano che saliamo, vedo la luce nel suo sguardo mutare. Sembra una
bambina con la prima neve, mentre squittisce indicando le luci del
parlamento o il London Bridge.
Mi
lascia senza fiato, come solo Ladybug è stata in grado di
fare.
Istintivamente
le cingo la vita con un braccio e, notando la sorpresa nei suoi occhi,
poso l'indice sulle mie labbra -Goditi lo spettacolo- la stringo e lei
appoggia la testa alla mia spalla, soffiando il più dolce
dei sorrisi, mentre la osservo di sottecchi.
L'ora
più veloce della mia vita, ma forse una delle più
intense. Quasi ci siamo scordati delle persone accanto a noi.
Le
tengo un braccio attorno alle spalle, sulla via del ritorno verso
l'Hotel e non posso non notare il sorrisetto soddisfatto di Alya.
La
professoressa Bustier passa in rassegna la scolaresca e ci chiede di
non combinare danni ed andarci a riposare presto, in previsione della
giornata impegnativa dell'indomani, un rapido accenno di assenso,
classiche rassicurazioni e siamo già nella stanza di Kim e
Max.
-Stasera
ci sono solo tre bottiglie di vodka... lo so, lo so ma siamo stati
perquisiti tutti dalla Bustier e questo è quello che siamo
riusciti a salvare- intona Kim -ora, tutti in cerchio e primo giro di
shots; quella bottiglia ci serve vuota. Subito!-
Il
brusio comincia ad alzarsi irrequieto, mentre prendiamo i nostri posti.
Sfortunatamente Marinette viene trascinata tra Juleka ed Alya, mentre
io vengo assaltato da Chloè e Nino,
Giusto
il tempo di trangugiare il mio shot che, con mio sommo nervosismo, vedo
il cadavere della bottiglia venir posizionato in centro al cerchio.
Fottuto. Sono Fottuto.
-Nessuno
può tirarsi indietro- cantilena Alya, trascinando la mia
Princesse per il maglione -Sono le regole-
-Obbligo
o verità, ragazzi miei e spero di non dover stare a
spiegarvi le regole! - ci squadra Kim
Escono
le coppie più disparate e disperate dell'intera classe, ma
il gioco si scalda non appena è Chloè a toccare
la bottiglia. Con la punta delle dita la fa roteare finendo du di me.
Cala
il gelo nella stanza e, spaventato da ogni possibile richiesta, lascio
cadere la mia fortuna sull'obbligo... sapendo che non può
forzarmi a fare qualsiasi cosa con lei contro la mia
volontà...
-Bene
bene, Adrikins- la vedo sistemarsi il balsamo per le labbra -Qui tutti,
vogliamo vedere un bacio- la vedo socchiudere gli occhi e rimanere a
mezz'aria con le labbra protese.
L'aria
si è fatta stranamente pesante, attorno, e qui tutti si
staranno chiedendo come ne uscirò -Quindi, volete un bacio?-
Vedo Alya sogghignare e mi rendo conto di avere la mia finestrella
fortunata. -Allora avrete un bacio...-
Mi
alzo in piedi, per poi scendere davanti a Marinette.
Non
doveva andare così... non l'avevo pianificato in questo modo.
Deglutisco
a fatica, mentre lei mi chiede cosa stia succedendo. Le afferro il
volto tra le mani e lascio che le nostre labbra combacino.
Attorno
a noi percepisco il silenzio dello stupore e i grugniti di
Chloè.
Mi
allontano dalla sua bocca, pur volendo di più, sorridendole
- prometto che dopo farò di meglio- sussurro a fior di
labbra - Non doveva andare così il nostro primo bacio, ma
giuro che dopo mi impegnerò di più-
Marinette
resta piacevolmente sorpresa. Gli occhi puntati nei miei e mi rendo
conto che quella stanza ci sta stretta.
-Beh
ragazzi, è stato un piacere donarvi questo spettacolo... ma
noi dovremmo parlare in privato- aggiungo prendendo in braccio la mia
principessa -Buona serata!- Sento il flash della macchina fotografica
della rossa, puntato su di noi.
-Probabilmente,
domattina, saranno tutti convinti che non sia in grado di reggere
l'alcol- ridacchio cercando di aprire la porta.
La
luce soffusa si attiva non appena inserisco la tessera che funge da
chiave.
-Era
per gioco?- Chiede improvvisamente lei.
-Come
ti viene in mente?- la guardo, chiudendo la porta alle mie spalle
-Non
saprei... non ti eri mai avvicinato tanto a me- alza le spalle,
evitando il mio sguardo. Con una mano le alzo il mento, sorridendole.
-
Forse non avrai capito, nell'ultimo anno, quanto mi sia avvicinato a
te. In realtà non sono mai stato bravo con le ragazze...-
cerco di cancellarmi il sorriso impacciato dalla faccia -Il problema
è che più mi avvicinavo e più
difficile diventare il controllarmi...-
Non
faccio in tempo a finire la frase che lei mi trascina, finendo con le
spalle al muro.
Sono
su di lei come uno scudo, ma è Mari a dirigere il gioco.
Mi
bacia, socchiudendo le labbra e dando dei leggeri colpi alla mia
lingua, con la sua. Sembra una danza peccaminosa, qualcosa di troppo
sporco e proibito per provenire da lei.
Dio
se va avanti così, succede un casino...
Le
mie mani passano dai suoi fianchi alla sua vita, scivolando sotto al
maglione. Due esploratori alla ricerca di un tesoro vergine ed
inesplorato.
Vergine...
Vergine!
Gatto
cattivo, gatto cattivo! Non ha mai avuto altre esperienze. Fermati per
l'amor del cielo!
La
sua bocca scende lungo il mio collo, mordicchiandomi lungo il
passaggio...
Non
così, NON COSì!
-Marinette...
se continui così non va bene- ansimo, cercando di darmi un
contegno
-S...sto
sbagliando qualcosa?- Spalanca gli occhi come un cerbiatto davanti ai
fanali
-No,
ed è proprio questo il problema.- Inspiro - Ma io sto
perdendo il controllo e non so se tu hai mai...?- lei scrolla il capo
-Allora direi di procedere per basi. Quindi, ti prego, lasciami
arrivare un minimo di sangue al cervello-
Lei
scoppia in una fragorosa risata, prima di tornare sul mio collo.
To
be Continued...
Ammetto
la mia malvagità ed ammetto che il prossimo capitolo
sarà " Peggiore" Eheh.
Ancora
grazie a chi commenta, segue e mette tra i preferiti.
Grazie
mille
Ci
Leggiamo Presto
|
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Capitolo 5 *** ... all i want is to fall with you! ***
V
...all I Want Is To
Fall With You
Marinette PoV
Passo due dita sul suo volto, seguendo la curva della
guancia
prima ed il profilo poi, arrivando a sfiorargli le labbra ancora umide
e socchiuse.
Non penso. Mi rendo conto che se solo ci provassi, rischierei di
rovinare questa finestra creatasi ai confini della realtà.
Già.
comincerei a crederla irreale e magari a mettere in dubbio tutte le
sensazioni che sto beatamente gustando, per questo ho spento il
cervello quando l'ho
visto avvicinarsi davanti a tutti. L'ho fatto in maniera meccanica,
come se il mio corpo fosse già a conoscenza di cosa sarebbe
accaduto in pochi istanti. In ogni caso, domani mi
toccherà ringraziare Chloè.
Adrien mi osserva nella penombra mentre la luce che filtra dalla
finestra illumina i nostri profili e la polvere la riflette, creando
una cornice surreale ai suoi occhi verdi.
Tutto sembra sospeso e fragile come un battito d'ali di farfalla,
appena schiusa la sua corazza da crisalide.
Sento il suo petto alzarsi ed abbassarsi contro al mio, mentre i nostri
battiti quasi si fondono in uno solo, cullandoci.
Non so dire da quanto tempo siamo in questa posizione o da quanto
abbiamo smesso di parlare, lasciando il posto a leggeri sbuffi o a
timidi sorrisi.
Lascio che le mie dita proseguano sul suo collo, carezzandolo, mentre i
battiti accelerano.
E lui si china un'altra volta su di me,
Le sue labbra.
Poteri morire qui e sarei comunque felice, così, con lui.
Senza pretese se non quelle di avere quello sguardo perso nel mio e la
sua bocca, all'infinito.
E la mano scende, sfiorando la clavicola mancina, mentre i respiri si
fanno più carichi e pesanti.
Adrien abbassa la guardia, socchiudendo gli occhi e lasciandosi andare
al mio tocco, e ne approfitto per ribaltare le posizioni,
senza staccarmi dalle sue labbra. Spalanca gli occhi alla mia mossa
inaspettata, tra il divertito
ed il curioso. Evidentemente non si aspettava una mia mossa tanto
audace... e se devo dirla tutta, non me ne capacito nemmeno io.
Che la situazione si fosse fatta ehm
ardua, l'avevo intuito già dal nostro ingresso in stanza, ma
il suo cercare di non appoggiarsi mai del tutto al mio corpo per non
farmi pesare il suo eccitamento, non mi aveva permesso di constatare la
gravità del fatto. Ringrazio il buio che nasconde
perfettamente il mio avvampamento improvviso, provocato dalla pressione
dell'erezione di Adrien, in mezzo alle mie gambe... e all'innalzamento
delle mie ondate di ormoni impazziti.
-Mari...- mi ammonisce mentre la mia bocca torna a
torturargli il collo - Ne abbiamo già parlato prima...-
cerca di
mantenere il controllo della sua voce lievemente tremante.
-Hai ribadito, almeno una decina di volte, che non vorresti
approfittarti di me.- Mi ritrovo a cavalcioni su di lui, puntando il
mio sguardo nelle sue pozze smeraldine e sfoggiando il mio miglior
ghigno. -Questo è lodevole da parte tua, ma...- afferro
delicatamente i suoi polsi e li riporto verso i miei fianchi, nella
loro posizione al nostro ingresso in stanza - non fermarti- gli
sussurro nell'orecchio
Adrien resta interdetto per un istante, osservandomi incuriosito e
giocando con il bordo del maglioncino, indeciso se proseguire o meno.
Sembra attendere un cenno, come
se non gli bastasse la mia richiesta piuttosto esplicita.
Coraggio Adrien, devo
farti un disegno?
mi mordicchio il labbro, prima di inumidirlo appena con la punta della
lingua, quasi stessi riassaporando le tracce del passaggio del mio
sogno in carne ed ossa.
L'attesa mi snerva e comincio a pensare che sia parte del suo gioco,
cercare in qualche modo di esasperarmi per poi conquistarmi, ma
quando avvicino le mie dita ai bottoni della sua camicia, lui
mi
sfila il maglione con uno scatto felino e mi lascio sfuggire un
gridolino soffocato, per lo stupore.
-Pizzo viola?- ghigna compiaciuto, osservando il mio reggiseno -Scelta
interessante, Ma
Chèrie...
molto interessante!- Un guizzo, quasi animalesco, attraversa i suoi
occhi verdi mentre armeggia con la chiusura del mio indumento, per
liberarmi.
Comincio a muovermi strusciandomi su di lui, mentre gli slaccio la
camicia lentamente, torturandolo ed ansimando.
Resto senza fiato davanti al petto semi glabro di Adrien, nonostante
abbia già visto l'estate scorsa in piscina, sembra un sogno.
Sembra di vivere un sogno. Qualcosa che avevo immaginato solo
nelle mie fervide fantasie, quando mi capitava di lasciarmi andare e
carezzarmi verso le
petit mort...
Lui coglie il mio tentennamento e mi lascia scivolare sotto di lui,
delicatamente, per poi passare a baciarmi il collo.
Il suo respiro sulla pelle mi manda in estasi. Così roco,
profondo... E COSA DIAVOLO ERA QUELLO?!?
Improvvisamente una sgradevole sensazione prende a strisciare nel mio
subconscio. Non l'ho
sentito davvero...
No, non è possibile...
Quel rumore.
Sembrava provenire tra la sua gola ed il suo petto.
No... è solo frutto della mia immaginazione.
Deve esserlo.
Quel suono gutturale eppure così melodioso, come una ninna
nanna e caldo. E tutt'altro che umano!
Scelta
interessante, Ma
Chèrie...
molto interessante!
No... Quel nomignolo.
Forza Marinette, non
è il momento di farsi venire in mente quel Cataclisma
vivente, in pelle nera!
Respira... sei con
Adrien, è il tuo sogno. Hai sperato per anni in questo ed
ora lasci che una frase ed un paio di suoni, che potevano lontanamente
sembrare fusa, ti rovinino questo momento idilliaco?!?
Spalanco gli occhi, puntando le mie mani sulle spalle di Adrien e
cercando di fermare i brividi che mi sta provocando.
Mentre la parte ormonale di me grida ed inveisce contro al buon senso,
per essere stata strappata da quel momento tanto ambito, il mio
compagno mi osserva stranito.
Il risultato è una scena al limite del tragicomico: Lui in
mezzo alle mie gambe, una delle sue mani puntata sul materasso per
sorreggersi, l'altra ancora vicino al bottone dei miei pantaloncini.
Ancora a petto nudo e visibilmente eccitato, il tutto condito con il
suo sguardo di chi si sente in colpa per qualcosa che ha anche solo
pensato.
-Scusa, mi sono lasciato prendere dal momento- si passa una mano sulla
nuca, abbassando lo sguardo -Stavo correndo troppo-
No, no, no! Ha capito male, anzi malissimo!
-Non... non è quello...- provo a giustificarmi, inutilmente.
Ma non posso dirgli che per un secondo mi ha ricordato Chat Noir,
finirei per fargli credere che ho pensato al mio compagno di
disavventure per tutto il tempo! E poi cosa penserebbe di me?!?
Maledetto Gattaccio!
Abbasso lo sguardo cercando, a tentoni, i miei vestiti.
Sono un danno.
Finalmente il ragazzo, su cui ho fantasticato
per anni e con il quale ho sempre sperato succedesse qualcosa, mi degna
di uno sguardo... ed io rovino tutto così?!?
-Cosa stai facendo?- chiede curiosamente
-Beh, mi rivesto... e ti lascio tranquillo. Ho fatto abbastanza danni
per stasera...- sussurro senza staccare gli occhi dal pavimento e
cercando di ricacciare le lacrime.
-Forse non hai capito- Le braccia di Adrien mi cingono la vita,
improvvisamente - non ti lascio andare da nessuna parte- posa le sue
labbra sulla mia spalla, dolcemente, quasi avesse paura di spezzare
qualcosa -Tranquilla Marinette, guarda che lo
capisco... è normale essere
nervosi la prima volta. Ci riproveremo quando ti sentirai pronta...
sempre se lo vorrai ancora, ovviamente- mi fa voltare e sorride,
porgendomi la sua T-shirt.
L'aria mi si blocca nei polmoni, mentre resto incatenata dalla curva
delle sue labbra.
Adrien Agreste...
Mai avrei osato immaginare tutto ciò...
Mai avrei saputo sperare di poter passare un'intera notte con lui a
parlare di cose inutili ed a fare battute stupide, abbracciati sotto
alle coperte...
Mai avrei potuto immaginare di poter avere quelle labbra solo per me,
per una notte intera...
-Marinette...- sussurra non appena le mie palpebre cominciano a cedere
- è inutile che ti dica che non voglio che tutto questo si
fermi qui, vero?- lo sento prendere fiato mentre schiudo gli occhi -
insomma, intendo... ehm... vorrei che noi fossimo qualcosa di
più- deglutisce a fatica, mentre spalanco gli occhi,
puntando lo sguardo nel suo
-Intendi quella cosa degli amici con...-
-Nono...- Inspira profondamente, come se stesse cercando le parole
giuste - intendo come una coppia...-
To be continued
Lo ammetto, è più corto degli altri... ma l'avevo
detto che sarei stata cattiva!
Ci leggiamo presto
Miss D
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Capitolo 6 *** VI - The Other Side ***
VI
The Other Side
Adrien
PoV
-Potresti evitare di fissarmi con quel sorriso? Sei
inquietante- sbuffo inarcando un sopracciglio, cercando di focalizzarmi
sulla tazza tra le mie mani per non passare troppo lo sguardo su Mari,
seduta a due tavolini di distanza.
Lei sorride imporporando le sue guance, lanciandomi qualche occhiata
fugace e qualche sorriso impacciato, mentre le sue dita torturano una
ciocca ribelle.
Non è difficile notare gli sguardi curiosi attorno a noi, in
un certo senso abbiamo dato spettacolo. Ho dato spettacolo, lei non se
lo aspettava nemmeno.
Faccio ancora fatica a credere alle mie memorie ovattate della notte
prima... Anche se le frecciate di Chloè me ne danno una
più che cocente conferma.
L'avevo pianificato diversamente quel bacio.
Più nostro.
Più privato.
Ma non mi pento di nulla, anzi lo rifarei anche adesso, se solo non
avessi davanti un cretino in attesa di risposte!
-Seriamente, Nino smettila! Mi stai facendo passare la voglia di finire
il mio caffè...- sbotto a bassa voce, fingendo di non notare
il suo ghigno curioso.
Sono già passate una manciata di ore da quando il mio
migliore amico ha fatto irruzione nella nostra stanza, svegliandoci e
dicendo a Marinette di correre da Alya perchè la
professoressa Bustier sarebbe passata da lì a poche decine
di minuti, a bussare a tutte le camere.
In realtà ha svegliato solo me, per poi cimentarsi in un
monologo silenzioso che esprimeva tutto il suo stupore.
A GESTI.
Davanti a me in boxer e lei con indosso la mia maglietta.
-Fratello, non puoi davvero non dirmi nulla!- sbottò alzando
gli occhi al cielo -Non puoi farmi questo! Ti ho praticamente spinto
tra le sue braccia, me lo devi! E poi tu sai tutto di me ed Alya...-
Aveva ragione, non potevo sottrarmi dal terzo grado di Nino, dopo tutto
quello che aveva confabulato con la sua ragazza per permettermi di
restare solo con Mari.
-In realtà non è successo niente di
ciò che la tua mente perversa sta partorendo. I preservativi
sono ancora nel cassetto- lo freno subito -Abbiamo parlato, quello
sì. Per il resto non siamo andati molto oltre quello che
è successo nella stanza di Kim e Max.- Faccio spallucce,
sperando che la mia spiegazione basti, ma vedo il mio amico osservarmi
sospettoso.
-Gli hai detto della tua prima volta con...- prontamente gli sigillo la
frase tra i denti con la mano destra, ringraziando mentalmente gli anni
da Chat Noir ed i riflessi felini.
-Shhhhh! No Nino, e non penso di volerle dire di quella strana
situazione. Non è qualcosa di cui vado molto fiero-
Lui quasi scoppia a ridere.
-Tu stai ridendo anche troppo, per i miei gusti...- lo fulmino
Devo essere arrossito parecchio, vista la sua espressione decisamente
divertita.
Che io sia dannato per averglielo raccontato!
Per Dio, non ero in me quella sera, e lui ci ride anche sopra.
Se solo ci ripenso, ho ancora i brividi...
-Tutti abbiamo scheletri nell'armadio, Bro. E poi lei non era neanche
niente male!-
Dannazione.
Dannazione a Chloè e alle sue magalomanie.
A Chloè e alle sue feste.
A Chloè ed alle sue feste alcoliche.
A me ed al mio non reggere più di un bicchiere.
Successe un paio di anni prima, ad una delle tipiche feste alla
Bourgeis.
Ricordo la musica assordante, il mare di invitati... e le maschere.
Dannazione.
-Lahiffe, giuro su Dio che se non ti scordi di quella storia...-
-Caffè per smaltire la sbronza, Agreste?- Kim si siede
accanto a me senza preavviso. Per quanto possa essere presto (e devo
ammettere do non aver dormito quasi per nulla), non è per
niente complicato decifrare il suo sguardo allusivo. -Non ci
aspettavamo di vederti così, ehm, reattivo già
dalla prima sera!-
-Decisamente un uomo pieno di sorprese- Jean affianca il nostro
compagno di classe, spalleggiandolo -Quindi? Nulla da raccontare?-
Lancio un'occhiata fugace al mio migliore amico che, prontamente cerca
di intavolare una discussione su possibili pub da visitare in serata. E
loro affondano con tutte le scarpe, per ora, permettendomi di tirare un
sospiro di sollievo.
-Penso sia stata la colazione più lunga della mia vita. Non
la smettevano di fare domande!- Marinette ridacchia, poggiando le sue
labbra sulle mie. Lo fa in maniera pulita ed innocente, tanto
da farmi sentire in colpa per le immagini della sera prima che
riaffiorano prepotentemente nella mia mente.
Sussurra, mentre decidiamo di restare tra gli ultimi del gruppo per
poter avere un po' di pace.
Regents Park ci accoglie nel suo inconsueto
abito primaverile, nonostante la neve sia stata presente fino a pochi
giorni prima.
Le temperature ci hanno graziato, se così vogliamo vederla,
permettendoci di non coprirci troppo. Se non conoscessi bene il clima
volubile londinese, potrei quasi pensare ad un'akuma.
La signorina Bustier ci accompagna ad uno degli attracchi del lago,
dopo aver visitato i Giardini della Regina, lasciandoci un'ora di pausa.
-Il parco è più grande di quanto possiate
immaginare, quindi vi chiedo di fare attenzione e di ritrovarvi qui tra
un'ora esatta.- Ci passa in rassegna con sguardo amorevole -potete fare
un giro sul lago, tornare nei Giardini, persino rincorrere i piccioni!
Vi chiedo solo di essere puntuali.-
Basta uno sguardo con Nino per intenderci ed avviarci al molo.
-Sei mai stata su una barca a remi?- devo aver stupito parecchio Mari,
vista l'espressione interrogativa sul suo volto -Beh, mi sembrava
un'idea carina... e poi potremmo restare soli.- Non faccio in tempo a
finire la frase che lei sta già frugando nella borsa in
maniero concitata alla ricerca di un documento d'identità da
fornire.
Ci accomodiamo nel piccolo scafo fatto a malapena per due ed iniziamo a
remare.
Arrossisce mente, impacciatamente, cerca di
risistemare la gonna che ad ogni
movimento sembra accorciarsi. -Non mi aspettavo un giro in barca-
bofonchia con un'espressione da bimba colta in fallo.
La vedo sgranare gli occhi quando inizio a canticchiare,
tenendo il ritmo con i movimenti delle braccia.
-Tonight
I want to give it all to you
In the darkness
There's so much I want to do
And tonight I want to lay it at your feet
'Cause girl, I was made for you
And girl, you were made for me-
-Non tentarmi con i Kiss, Agreste... non vorrai approfondire
le mie doti canore da gallina starnazzante, voglio sperare-
-Oh forza, sai fare meglio di me! Sarò anche un ottimo
musicista ma so di essere negato come cantante... forza dimostrami cosa
sai fare!
Scuote il capo energicamente ma senza cancellare il sorriso radioso da
quel volto.-
Mi disarma.
Mi neutralizza con un solo sorriso.
Mi getto di slancio sulla sua bocca, rischiando di far ribaltare la
barca. Ma ne ho bisogno.
Del suo profumo di dolce, di buono, di casa.
Dei suoi silenzi.
Delle sue risa.
Di quelle labbra.
Di lei.
To be continued...
Ed eccoci qui!
Scusate la pausa secolare, ma avevo bisogno di tempo.
Il capitolo è piuttosto corto, ma capirete presto il
perchè.
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