The Scent of Love

di Cecile Balandier
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Increspature ***
Capitolo 2: *** Squarcio di cielo ***



Capitolo 1
*** Increspature ***


                    
Se avessi tra le dita petali di rose, li spingerei tra le carezze del vento. Li seguirei lungo il cammino, dispersi come granelli di sabbia, come fragile nube...

Fragile e sottile... è così che si sente in questo momento. Fragile e dai contorni sfumati, come un ricordo diluito dal tempo. 
Inafferrabile, come le prime gocce d'acqua che colpiscono sempre più rapidamente il suo viso, la stoffa del mantello, i palmi delle mani rivolti verso l'alto.
Osserva le increspature sullo specchio irregolare delle pozzanghere, tra i chiaroscuri della notte. Dove le gocce cadono si propagano piccoli anelli che crescono e abbracciano tutto, sparendo poi oltre il confine con la terra. E quando il temporale incalza, si crea un tumulto costante e le increspature si confondono tra di loro come tutto ciò che la circonda, che si vela d'argento e di fumo. 
Chiude la porta del Palazzo, dopo una breve corsa dalle scuderie sotto la luce dei fulmini. Sembra che tutti stiano dormendo e il contrasto tra lo scrosciarle addosso della pioggia e il silenzio di piombo dell'androne, la fa sentire improvvisamente più leggera, al sicuro... anche se non riesce ad allontanare la sensazione di fragilità, di impotenza, come se fosse una foglia trasportata dal vento. 
Allenta il colletto dell'uniforme, mentre le lacrime bagnano ancora i suoi occhi. Le lascia andare, per sciogliere il nodo che stringe la sua gola, e subito si rincorrono emozioni e immagini che hanno lasciato nella sua anima cicatrici invisibili. Sono ferite che non potranno mai veramente guarire. 
Non è stato possibile cancellare dalla mente il volto sconvolto di Alain e di sua madre, i loro singhiozzi, il loro strazio. Ed è impossibile ora dimenticare quella voce melodiosa, quell'innocenza... e non prendere parte alla sofferenza della sua amica. Ha sfiorato quel dolce viso per l'ultima volta, temendo di non riconoscerlo, in questa notte bagnata dalla tristezza... 
Eppure, ciò che si fa sentire più forte di tutto il resto, è il desiderio pungente di continuare a respirare. Quello che le impedisce di lasciarsi sanguinare e che la costringe ad ascoltare ciò che ora vuole essere anche vissuto. 
Sfila i guanti bianchi dalle mani, tirandoli con calma dalla punta delle dita. Se fosse giorno controllerebbe il loro candore, con il timore di trovarli coperti da piccole macchie scarlatte. 
Inspira profondamente, in quell'oscurità muta vuole soltanto ritrovare il calore della speranza.  
Perché adesso che il suo corpo malato si sta assottigliando, il suo cuore invece trabocca. 

Perché un soldato non dovrebbe lasciarsi coinvolgere dai sentimenti... ma è pur sempre un essere umano, con un cuore che batte proprio come tutti gli altri. Un debole richiamo di luce a pochi passi dallo scalone, delicato quanto il ricordo di un profumo, attira la sua attenzione. La porta della biblioteca è socchiusa e da quello spicchio di spazio scivola fuori un sottile filo luminoso che la invita a farsi guidare dall'istinto. E lei crede di sapere, prima ancora di infilare lo sguardo all'interno della stanza, chi vi troverà a sfidare le ore più buie della notte per aspettare il suo ritorno.
Cammina stancamente, ma i suoi passi sono sempre leggeri e silenziosi. Si ferma sulla porta e dopo aver guardato in quello spiraglio di luce sente il cuore scaldarsi, anche se improvvisamente la investe un pensiero doloroso. La paura di vederlo annegare nel buio ancora una volta. 
Pensa che avrebbe il tempo, se lo volesse, di nascondersi alle sue spalle senza farsi udire, e attendere, per metterlo alla prova una volta per tutte.
Ma ha deciso di credergli... 
E in fondo io... non posso allontanarti da me.
È seduto su una poltrona accanto ad un candelabro acceso. Le luci rivelano soffusamente una parte del mobilio di pregio e dei volumi disposti in ordine sugli scaffali di legno. 
Con una mano copre gli occhi, immerso in se stesso, come se volesse impedire alla realtà di creare pensieri o di riflettere nel suo sguardo immagini che lo possano distrarre. L'altra mano accarezza la copertina nera di una bibbia che tiene chiusa e poggiata con cura su una gamba. 
Ha pensato costantemente a lei, provando a leggere un salmo. Ha rivisto dentro di sé l'angoscia che solo poche ore fa albergava nei suoi occhi azzurri e nelle parole lasciate a metà come una luna e la sua parte oscura. E ora si chiede se lo guarderà con occhi diversi, d'ora in avanti. 
- Quando.... quando smetterà di piovere, André? -
Si volta di scatto verso quel suono inatteso e conosciuto, facendo scivolare la bibbia sulla poltrona. La raccoglie e la posa su un tavolino, accanto al candelabro. Le fiamme delle candele danzano leggermente al suo passaggio, quando lui si affretta a raggiungerla, come fanno i vetri delle finestre al frastuono dei tuoni. 
Il suo sguardo si riempie di tenerezza quando solo un passo li divide, e poi si assottiglia, vagando sui suoi lineamenti stanchi, sui capelli biondi incollati ai lati del viso, gli occhi arrossati, lucidi e cristallini.
Odia vederla piangere... da sempre.
Avrebbe voglia di stringerla, di tenerla al sicuro da tutto, anche da ciò che a volte non riesce a vedere. 
- Sono rimasta solo per pochi attimi. Sono distrutti... -
La sua voce è rotta e la sua anima esausta. Eppure, solo lì vorrebbe essere... con il corpo indolenzito, una spalla accostata alla parete, a sgocciolare sul pavimento come un albero piegato dalla tempesta.
- ... ho pregato per lui. -
La guarda con comprensione mentre parla quasi sottovoce e lei ricambia il suo sguardo, il suo cercarla nel profondo, nell'essenza del suo dispiacere, per lenirlo, per farne parte.
Ha pianto, il suo André...
È abbastanza vicina da poterlo notare. Abbastanza vicina da poter prendere la sua mano senza pensarci troppo, per stringerla nella sua, senza muovere altro che le pieghe del suo mantello fradicio. 
Lui sposta lo sguardo sulle loro mani unite che cercano conforto, che cercano calore, vicinanza. Uno sguardo carico di domande e così acceso, come questo contatto... che dura troppo poco o troppo a lungo... perché quando lei lo lascia andare, la sua mano si chiude, sfiora il fianco, quasi che quel tocco gli abbia lasciato un'impronta che provoca dolore. 
Puoi toccarmi... Solo tu. Non l'hai ancora capito... Un punto... proprio all'altezza del petto, inizia a muoversi, quasi stesse vibrando come il centro da dove nascono le increspature. E tutto ciò che si espande e cresce da quel punto è talmente dolce e anche violento che non riesce e non vuole fermarlo. Vuole che avvolga, che copra e rivesta tutta se stessa, anima e corpo. - Sei molto pallida... - Non riesce più a nascondere la sua preoccupazione, ma lei non vuole parlare di questo. Non adesso. Non mi stai ancora stringendo a te, mi stai accudendo... Mi stai respirando... Il cuore continua a pulsare come un sole cocente. Si volta, slaccia il mantello e lo abbandona sulla sedia più vicina che trova. Gli offre le spalle, rimane immobile, ma non può più trattenere dentro tutto ciò che ormai sta straripando. - Ho bisogno di te... - Glielo confessa così, sperando che non sia troppo tardi. Senza guardarlo, senza indugiare, senza tremare. Senza quasi dirlo veramente, perché le sue labbra forse hanno solo mimato queste parole, più che pronunciarle. Avrebbe voluto usarne altre, capaci di descrivere un amore sconfinato quanto disperato. E quasi crede che non abbia compreso... ma lui trattiene il respiro e quando il suo tocco arriva di nuovo, arriva per primo, non cerca più risposte. Sfiora i suoi capelli umidi e poi la schiena, con una carezza tra le scapole, prima che il suo braccio arrivi a circondarla, perché lei possa posarvi sopra una guancia e aggrapparsi con le mani e tutta la forza che le rimane. Col desiderio bruciante di entrambi di promettersi tutto e di quel bacio che presto apparterrà al loro destino. Aspettami... Perché quando tornerà a splendere il sole, un bocciolo di rosa si schiuderà con la forza e il profumo della purezza. Inarrestabile e prezioso quanto la vita che ci rimane. Solo un abbraccio, stanotte... Solo lacrime sulle loro labbra, sulle guance umide come morbide foglie di giugno, nel silenzio rispettoso della notte che ha visto volare via il Delfino di Francia. Solo un abbraccio, per riuscire a vedere Louis Joseph correre felice in sella a un piccolo cavallo bianco, a sfidare il vento tra i fiori di campo addormentati e i grigi steli d'erba sotto la luce delle stelle. ______________________
Questa storia è nata ascoltando "The Scent of Love" di Michael Nyman (musica dal film "The piano"), da cui ho preso il titolo. Buona Pasqua e grazie di cuore a chi leggerà. Cecile

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Capitolo 2
*** Squarcio di cielo ***


Un nitido bagliore si espande nel cielo del mattino, ancora freddo e distante, sfumato di verde. Lo vede fremere come una piccola fiamma, incerta se continuare a bruciare oppure cedere all'oscurità.   Tutto è così silenzioso, poco prima che il mondo si risvegli, da darmi l'illusione di essere l'unica persona esistente... Sua nonna l'ha appena trovato sopito su una sedia delle cucine, con il volto nascosto tra le braccia incrociate, appoggiate sul tavolo. 
Non ha mangiato e non ha dormito, non ha fatto altro che provare a darsi delle risposte riguardo a tutto quello che è accaduto... stremato dalla preoccupazione per la donna che vorrebbe ancora e sempre tra le sue braccia. 
Ma tutto sembra essere avvolto da una leggera foschia, un velo inafferrabile... e gli è parso, in quella manciata di minuti di abbandono, di poter udire ancora i rintocchi delle campane di Notre Dame, mentre la pioggia sfumava e la realtà lo riprendeva, tenendolo appeso ad un filo immaginario, sul punto di spezzarsi.
È stato informato che ora può far visita ad Oscar, dato che lei stessa ha chiesto di vederlo, dopo un intero giorno e un'intera notte di febbre alta. La necessità di parlarle e di capire riaffiora tra i pensieri più cupi delle ultime ore trascorse, ma ciò che lo spinge con urgenza fino alla soglia della sua stanza, è il bisogno disperato di rivederla e di sapere che  respira. 
È abituato a muoversi per i corridoi del Palazzo e anche ora, che l'alba solletica le ombre, lui avanza come se fosse una di queste, senza definizione... verso quella scintilla che lo trascina fuori dalle tenebre, che si allarga nel cielo e porta lentamente alla luce tutti i dettagli della casa in cui è cresciuto, dandogli per qualche attimo la sensazione di vacillare sulla linea invisibile, sul margine che separa il bianco dal nero.
Come la sabbia, dove si stacca dall'acqua del mare... e il cielo dalle cime nebbiose degli alberi in lontananza...
La prima cosa che percepisce quando apre la porta, oltre al battito ben scandito del suo cuore, è il cinguettio degli uccelli, che entra dalle finestre lasciate semichiuse. La pioggia è cessata da ore, la luce libera e ramata dell'alba si concentra dapprima sulle tende leggere, che si gonfiano pigramente ai respiri dell'aria, e poi si riversa su di lei, ancora addormentata. Colora di caldo e vapore i suoi capelli e sfuma di perle la sua pelle, rendendola simile a un cigno che scivola su uno specchio d'acqua. Intrappolata in un sogno troppo dolce per essere abbandonato. Si sfrega l'occhio destro, vorrebbe riuscire a guardare meglio il suo viso e ogni cosa che la riguarda, che la circonda, che la tocca... Si avvicina quel tanto che gli consente di udire il suono sottile del suo respiro e si sofferma con lo sguardo sul lenzuolo che copre il suo corpo. È bianco come le sue braccia, velate da una camicia sottile, quasi trasparente. Su una sedia giace la sua uniforme blu, riposta in modo ordinato, insieme al cinturone e alla spada. Teme di svegliarla, improvvisamente l'importanza di accudirla, o anche solo di guardarla dormire, prende il posto al bisogno imperante di parlarle. Si avvicina alla poltrona posta accanto al letto, dove è stata di certo sua nonna a vegliarla come se fosse sua figlia, e si siede silenziosamente, chinandosi un po' in avanti, con i gomiti puntati sulle ginocchia, incrociando le mani davanti alle labbra. Ha lo sguardo basso, quasi chiuso, i muscoli del collo tesi, solleticati dai riccioli scuri, che celano metà del suo volto. Starò qui con te, fino a quando riaprirai gli occhi. Devi sentire che ti sono vicino... che non ti lascerò mai andare... Non prima di me... Pensa a quanto sia stato stupido a non accorgersi di come fosse emaciata negli ultimi tempi... ma anche lui è stanco, lo deve ammettere, come lo sono tutti i suoi compagni. E la sua vista peggiora, sembra sfumare ogni giorno di più. Ha provato a tenerlo nascosto, ma lei si sta già accorgendo della sua fragilità e, in fondo, quanto potrà durare in questo modo? Segue le linee del suo volto, guardandola senza intensità. Nella mente l'eco delle parole del dottor Lassonne, parole mai scordate, che lo torturano ogni volta che il pensiero le fa riaffiorare. Ripensa a quando gli disse che presto avrebbe perso anche l'occhio destro. Eppure sono qui... e sento e vedo... soprattutto dentro di te... La linea grave che hanno assunto le tue labbra in questi anni, i capelli bagnati di sudore... e sul viso i piccoli segni che ti ha lasciato il vento che hai voluto domare... Se chiude gli occhi rivede l'abbraccio che li ha fatti ritrovare, l'altra notte, dopo la notizia della morte del principino. Ne sente il profumo, di quell'abbraccio, dolce e sconosciuto... Ma ricorda bene anche quella tosse improvvisa, quegli spasmi, che sembravano piegarla su se stessa. Pensa a come poi sia fuggita, chiudendosi in camera sua, senza dargli modo di poterla aiutare. Cos'è successo? Sei solo stanca... o c'è dell'altro? Forse sto sbagliando tutto... ancora una volta. Dimmi che posso... Dimmi che posso starti accanto. Improvvisamente si sente smarrito... il suo viso è come se fosse fatto di confini iridati e sospesi, e gli sembra di essere nuovamente appeso ad un filo troppo debole, che potrebbe farlo scivolare a terra da un momento all'altro. Ma nell'istante in cui trattiene il respiro e avverte un rivolo di sudore rigargli la tempia, la sua immagine torna ad essere nitida e con chiarezza ritrova i suoi occhi, spalancati, che nella loro fissità lo scrutano fin dentro l'anima. Le sorride, si sente sollevato e schiude le labbra per tentare di parlarle, per dire qualsiasi cosa, solo per ricevere una risposta e sentire di nuovo il suono della sua voce... ma qualcosa lo ferma, perché lo turba, perché richiede attenzioni e le vuole solo da lui. È quella muta richiesta di aiuto che negli anni ha imparato a riconoscere e a rispettare, attraverso i suoi silenzi, in quello spazio tra loro, quello esiguo di un passo, che non poteva essere riempito di abbracci, ma che era sempre e comunque vero e vibrante. Lascia andare la sensazione di scivolare nel vuoto come acqua piovana e si offre a quello sguardo trasparente, che ora gli sembra diverso, come tutto quanto gli sembra inaspettato. I suoi occhi sono come uno squarcio di cielo in mezzo alle nubi più dense. Incomprensibili e anche nudi. E tutto quello che non riescono a dire, lo esprime il suo lieve sorriso, appena accennato, nato per lui. Sfiora con la punta delle dita il dorso della sua mano, adagiata sul letto. Gli sembra di toccare l'acqua in superficie, quando è profondamente penetrata dal calore del sole. Non osa fare di più... e non può più nemmeno pensare quando la mano di lei copre la sua e se la porta al viso con un gesto lento ma fermo, con la sua stessa urgenza, quasi un bisogno d'aria. Lui racchiude la sua guancia nel palmo e le sorride... non cerca più di dominarsi. Lambisce con il pollice il punto del suo viso che lo potrebbe portare ad annegare nella smania. L'angolo delle sue labbra... schiuse, umide, tremule come quella scintilla di sole. E quella pelle così liscia e bollente, insieme alla consapevolezza di poterla toccare, per un attimo e per sempre, gli toglie il respiro. Lei sposta di poco il capo, serra le labbra, facendogli capire che gli sono ancora precluse... e i suoi occhi schivano lo sguardo confuso di lui, tornando a catturarlo dopo pochi attimi, con il rammarico nell'azzurro velato da lacrime invisibili. Ho creduto di soffocare in un'angoscia senza fine, in ogni ora che mi ha tenuto nell'incertezza. Ma sei tu che respiri... e sono io... E riesco a sentirlo... l'odore del tuo corpo che vive. Non voglio lasciarti neanche un attimo... neanche un attimo.... Le gocce di sudore sulla pelle, le gambe, le braccia, lo sguardo indifeso, il petto che si muove ai colpi del respiro. Quella mano, piccola, che non lascia andare la sua... La vede... e come un'anima che si fonde con la sua, perché desiderata e costruita con la stessa luce e con gli stessi strati di vita, sente che tutto di lei sembra respirargli dentro, fare intimamente parte di lui... Nelle gocce di sudore sulla pelle, nelle gambe, nelle braccia, nello sguardo spezzato e indifeso, dentro il petto che si muove ai colpi del respiro. In quella mano, piccola, che lui non lascerà mai più.

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