Universal Wars di ghostmaker (/viewuser.php?uid=423297)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conferenza rischiosa - e prologo ***
Capitolo 2: *** Tutti sotto attacco ***
Capitolo 3: *** Pirati dello spazio ***
Capitolo 4: *** Guerra! ***
Capitolo 5: *** La battaglia decisiva ***
Capitolo 6: *** Il destino dei vinti ***
Capitolo 1 *** Conferenza rischiosa - e prologo ***
N.d.A.1
Quella che state per iniziare a leggere è una storia creata
e scritta nel lontano 2002 e pubblicata sul mio forum. L’idea
fu quella di dare le caratteristiche dei vari utenti del forum ai
tantissimi personaggi che appaiono nella storia. Gli utenti non
partecipavano attivamente nella stesura della trama, ma commentandola
impersonando i personaggi a cui li avevo accoppiati, mi diedero
ulteriori spunti. Se in quel periodo questa parte fu divertente,
diventa un limite nel momento in cui pubblico su un sito completamente
diverso dal mio forum (che si occupa di wrestling). Avendo utilizzato
persone che conoscevo, durante la scrittura non era determinante
delineare il carattere dei personaggi, quindi vi troverete di fronte a
grosse mancanze su questo aspetto che è fondamentale in una
storia, ma ho deciso ugualmente di proporvela così come era
stata scritta perché ritengo giusto che non sia snaturata
l’idea che diede vita a Universal Wars. Sono conscio che ci
saranno molti “buchi” narrativi e in alcune parti
sarà più difficile comprendere
l’evoluzione di alcuni personaggi, ma spero ugualmente che
questa lunga storia sia divertente da leggere e chiedo espressamente, a
chi avrà voglia di commentarla, di farmi notare qualsiasi
problema, anche grammaticale; sarò ben lieto di porvi
rimedio anche grazie al vostro aiuto.
UNIVERSAL WARS
Cronostoria
A.D. 2110 - Esiste un limite a tutto. Tutti i popoli della Terra
decisero di ribellarsi alle scelte di politici corrotti e senza
scrupoli che, per proprio tornaconto, avevano creato i presupposti per
la guerra. Ogni essere umano depose le armi, comprese che
dall’altra parte della barricata non c’era un
nemico, ma un fratello, un altro abitante di questo splendido pianeta
blu e quel giorno di gennaio tutto cambiò in un singolo
istante. Nel momento in cui ogni essere umano, contando i propri
caduti, comprese che niente era meglio di una vita in pace dove
prosperare come collettività e non più come una
singola identità prevaricatrice. La storia, però,
ci ricorda che ci sarà sempre qualche individuo alla ricerca
del potere e, nel tempo, chi sostituirà gli eroi di oggi,
forse avrà dimenticato cosa fecero i loro avi per salvare
l’umanità dell’estinzione.
A.D. 2210 - Nei cento anni che seguirono la fine della 3°
guerra umana, i popoli che abitano la Terra hanno formarono uno stato
unico di pacifica convivenza nel quale la politica focalizzò
la sua attenzione al benessere di ogni cittadino, mentre i vari
rappresentanti delle religioni più praticate aprirono le
porte a persone di un altro “credo” senza
pregiudizio e la convivenza divenne punto fondamentale nella
ricostruzione spirituale di ogni essere vivente. Fu difficile
dimenticare le atrocità della guerra ma la buona
volontà di ogni individuo divenne la base portante per
ricominciare a vivere serenamente. In questo periodo però si
assistette a catastrofici fenomeni naturali e fu chiaro che la Terra,
ferita dalle armi più potenti mai viste da essere umano,
stava reagendo ma allo stesso tempo indebolendo. L’aumento
della popolazione globale convinse il governo a mettere in pratica
ciò che fu fermato durante la guerra e in
quell’anno, dalla Base aerospaziale di Cape Canaveral,
partì il primo convoglio di coloni verso Marte con
l’obiettivo di creare, nel futuro, anche i presupposti per
una colonizzazione su vasta scala del Sistema Solare.
A.D. 2284 – Gli essere umani, in pochi anni, conclusero la
colonizzazione di Marte e di Venere e, proprio su questo pianeta, uno
scienziato mosso dai principi della conoscenza, scoprì una
distorsione nello spazio teorizzando che attraversando questo
“Varco” si sarebbero potuti raggiungere luoghi mai
visti né conosciuti. La comunità scientifica,
naturalmente, si scagliò contro questo scienziato che fino a
quel momento non aveva mai combinato nulla di buono, ma Beronz
riuscì ad ottenere dei finanziamenti dai governi di Terra e
Venere e partì per la missione esplorativa conscio della
possibilità di non tornare a casa. Sulla Terra, per anni, si
attese il ritorno dello scienziato e quando si stava per perdere ogni
speranza, nell’anno 2284 tornò dal suo viaggio
annunciando la scoperta di tre nuovi pianeti di classe terrestre e con
atmosfera identica a quella della Terra. Da allora il passaggio verso
altri mondi fu chiamato “Varco Beronz”.
A.D. 2351 - Sulla Terra, grazie anche alla diminuzione della
popolazione sempre più interessata allo spazio,
l’inquinamento decresceva e finalmente nell’anno
2351 il governo decretò la cessazione del livello di
guardia. Gli esseri umani, dopo aver colonizzato i due pianeti
più vicini, si erano insediati su Giove, Saturno e Urano e,
allo stesso tempo, i terrestri colonizzarono tutti i pianeti scoperti
nel “Varco Beronz”.
A.D. 2479 - L’intero sistema solare era conquistato tranne
Plutone, ma la situazione politica sulla Terra stava peggiorando. Il
governo terrestre decise di non finanziare più la conquista
dello spazio ritenendola una spesa superflua e inutile. Il malumore
generale su tutte le colonie iniziò a sfociare in proteste
ma un avvenimento straordinario tolse l’attenzione di tutti a
queste manifestazioni. La piccola nave mercantile, guidata dal capitano
Fiorentino, nell’anno 2479 incrociò la strada con
un’astronave di un popolo alieno. I Kilrathi fecero conoscere
agli esseri umani il loro mondo, aprirono le porte al commercio
intergalattico invitando ogni governo umano a visitare i loro tre
pianeti.
A.D. 2495 – Le rivolte delle colonie, fermatesi con
l’arrivo dei Kilrathi, ripresero più intensamente,
però senza ottenere i risultati sperati così,
senza aiuti dalla Terra, alcune colonie si coalizzarono creando dei
governi indipendenti. Nei tre pianeti del “Varco
Beronz” nacque la Repubblica Autonoma, mentre su Giove,
Saturno, Urano e Nettuno assunse il potere una monarchia chiamata Regno
Sayan. Il governo terrestre dichiarò illegale la
costituzione della Repubblica e del Regno e mise in atto una forma di
ritorsione modificando lo statuto delle proprie forze militari da
difensivi a veri apparati militari di guerra e nell’anno 2495
iniziarono le guerra d'indipendenza. Ci vollero delle sanguinose guerre
in tutto il sistema solare prima che sulla Terra capissero che il giogo
tirannico stretto al collo dei coloni stava riportando
l'umanità allo stato primitivo. Furono anni nei quali gli
apparati bellici e tecnologici sfornarono nuove armi sempre
più distruttive che avrebbero provocato effetti dannosi a
lungo termine e, addirittura, che avrebbero permesso la distruzione di
pianeti interi come la Weapon X. Per fortuna la fine delle guerre,
nell’A.D. 2501, impedì che il sistema di armamento
delle Weapon X fosse completato e tutti i governi ne bandirono la
produzione. Durante queste guerre nacque una nuova religione che in
poco tempo si fece largo tra quelle più conosciute. Il Primo
Sole fece proseliti su ogni pianeta e la venerazione della leggendaria
Regina, ritenuta l’unico abitante all’interno del
Sole, si espanse anche nell’impero Kilrathi.
A.D. 2506 - La serenità da poco ritrovata fu scossa
dall’invasione attuata dall’Impero Kilrathi dei
pianeti Plutone e soprattutto Nettuno. Mosso dal desiderio di espandere
i propri confini, l’imperatore Krakar non si fece scrupoli ad
attaccare il Regno Sayan che, in virtù
dell’armistizio firmato nelle guerre
d’indipendenza, chiese aiuto alle altre popolazioni umane.
Nonostante il governo terrestre fosse poco propenso a fornire aiuto al
Regno Sayan, il primo a dichiarare guerra alla Terra,
nell’anno 2506 dovette rispettare gli accordi. Dopo aspre
battaglie nello spazio durante un decennio finalmente l'Impero decise
di ritornare sui propri passi ma non accettò un accordo di
pace senza ottenere qualcosa. L’Imperatore Krakar, ormai
prossimo alla morte, chiese con forza il dominio su uno dei pianeti
conquistati promettendo però che sarebbe diventato un centro
di commercio con tutti gli esseri umani e privo dei blocchi
interplanetari tanto caro ai vari governi di stirpe umana.
A.D. 2521 - Le divergenze continuarono per anni perché
nessun governo poteva accettare di abbandonare un proprio pianeta nelle
mani di un invasore, ma senza una soluzione pacifica e concordata da
tutti si sarebbe riaperta la guerra così, con lo sforzo
diplomatico e la pressione delle popolazioni stufe delle guerre che
portavano la morte in tutto il sistema solare, nell’anno
2521fu firmato il Patto Quadrilatero dal quale si formava la nuova
carta spazio-politica che ridefiniva i confini dell’intero
universo conosciuto. Nel “Varco Beronz” i pianeti
Gavilon, Maxtor e Pentium confermarono la Repubblica Autonoma; Terra,
Marte e Venere rimasero territori della Federazione Terrestre; Saturno,
Urano e Nettuno continuarono ad essere governati dal Regno Sayan; i
pianeti Deserticos, Iceworld & Idargos continuarono ad essere
dominati dell'Impero Kilrathi mentre tre pianeti furono dichiarati
“Neutrali” con un governo a turnazione che sarebbe
cambiato ogni tre anni con l’alternanza di Consoli
provenienti dai due Stati confinanti on il pianeta stesso: su Mercurio
dalla Federazione Terrestre e dalla Repubblica Autonoma, su Giove dalla
Federazione Terrestre e il Regno Sayan, su Plutone dal Regno Sayan e
l’Impero Kilrathi. Negli anni che seguirono, tornò
la pace in tutto l’universo conosciuto ma rimase accesa la
discussione per l’indipendenza richiesta dalle piccole
colonie dislocate sui satelliti artificiali che, non potendo creare una
forza militare, permettevano a personaggi carismatici di intraprendere
azioni solitarie di guerriglia. All’ombra della rivolta
qualcuno stava muovendo i fili perché lo “status
quo” ottenuto fosse ribaltato e alimentava queste rivolte con
donazioni di denaro e armamenti.
Prologo
A.D. 2537 (adesso) - Dall’interno della cabina di un veicolo
spaziale, il pilota si mette in contatto con la stazione radar di un
pianeta. «Qui navetta imperiale in missione diplomatica,
chiedo permesso di atterraggio sul pianeta».
«Qui base d'atterraggio di Mercurio, attendete lascia passare
per la Zona Blu».
Sulla navetta diplomatica i passeggeri stanno discutendo
sull’importanza di questa missione per l'Impero Kilrathi
quando il pilota dice con voce fremente: «Signori,
c'è qualcosa che non va là fuori. Lo spazio si
sta deformando davanti e temo che…»
Il pilota non riesce a completare la frase; una nave pirata, apparsa
all’improvviso dal nulla, spara contro la navetta diplomatica
disintegrandola con un colpo solo.
1° capitolo
– Conferenza rischiosa
Era stato l’ennesimo attentato piratesco a
un’astronave diplomatica, però avvenuto per la
prima volta nello spazio controllato da Mercurio, il pianeta ritenuto
più sicuro da possibili attacchi dei pirati delle colonie.
Sulla Terra, lo staff presidenziale si riunì per decidere
quali misure di sicurezza adottare, soprattutto in funzione
dell’imminente Conferenza Planetaria prevista esattamente una
settimana dopo l’incidente mercuriano. La preoccupazione era
generale, ma soprattutto nell’Impero Kilrathi che era stato
vittima degli ultimi tre attacchi diretti dei pirati.
Nella sala riunioni del centro imperiale l’imperatore Kherkan
picchiava i pugni sul tavolo mentre discuteva con l’uomo
collegato in videoconferenza, il presidente della Federazione Terrestre
Williamson.
«Non possiamo più accettare che le nostre
astronavi diplomatiche siano abbattute nelle zone più
lontane dal nostro pianeta Idargos. Questa scarsa protezione che
otteniamo presso le vostre installazioni governative è
inammissibile».
«Posso solo garantirle che stiamo facendo il possibile per
mantenere la sicurezza sui pianetti neutrali che sono sì più
lontani dall’Impero, ma che sono anche più vicini a noi e alla Repubblica Autonoma. Questa
situazione non piace a nessuno, soprattutto con l'approssimarsi della
Conferenza Planetaria».
Kherkan interruppe bruscamente il suo interlocutore gridando:
«Stia pur certo, io non mancherò a
quest’appuntamento fondamentale, ma questa volta
mobiliterò la guardia pretoriana per proteggere la mia
persona».
La comunicazione tra i due s’interruppe e Williamson sapeva
che non era a causa di problemi tecnici, ma una scelta deliberata di
Kherkan per non dargli modo di rispondere.
Il presidente terrestre aprì immediatamente un canale di
comunicazione per mettersi in contatto con chi aveva il compito di
aprire la conferenza su Giove.
«Regina Lia, ho appena ricevuto la chiamata furente
dell'Impero, devo comunicarle che Kherkan raggiungerà il
pianeta neutrale con una forza militare quindi dovrebbe autorizzare il
passaggio se vogliamo iniziare i lavori per la Conferenza».
«Se la motivazione è per la sicurezza e
l’incolumità dell’imperatore non ho
problemi, però è chiaro che passeranno soltanto
se scortate al rendez-vous dalle nostre truppe».
«La conferenza è ad alto rischio e...»
«Lo capisco, ma lei deve comprendere che non possiamo
permettere all'Impero di entrare nella nostra area senza predisporre
una difesa» disse la regina interrompendo bruscamente
Williamson.
Il presidente, conscio della situazione, mantenne la calma rispondendo:
«Certo, comprendo benissimo. Io spero soltanto che questa
nuova evoluzione alla situazione già complessa non ci
trascini verso risoluzioni poco piacevoli».
«Anche per questo, conto sempre su di lei signor
presidente» disse Lia chiudendo la comunicazione.
Williamson appoggiò le spalle alla sedia sbuffando. La
persona seduta davanti a lui disse con tono deciso: «Come
console attuale di Giove posso garantirle che nessuno del nostro Regno
oserà sparare un colpo se non per difenderci dai
pirati».
«Ne sono certo Kaplan, non siete voi che temo, ma ogni
piccolo problema che può modificare la scaletta prevista per
la conferenza».
Il presidente della Federazione Terrestre era una persona dotata
dell’intuito naturale che hanno i grandi capi militari
accoppiati alla conoscenza dell’uso, in parte improprio, della
diplomazia politica che lo aveva portato a insediarsi su una poltrona
ambita ma allo stesso tempo scomoda.
L’astronave da guerra federale Prometeus era dislocata nei
pressi di Venere e stava svolgendo una missione di routine quando
l’addetto radio disse al capitano: «Signore, una
comunicazione personale sulla linea privata».
«Da dove proviene?»
«Direttamente dal quartier generale della
Federazione».
«Non posso stare tranquillo, mai; chissà che cosa
vogliono questa volta da noi. Fai attendere, risponderò
direttamente dalla mia cabina».
Douglas, il comandante della Prometeus, era un militare con una grande
carriera sulle spalle e questo lo rendeva uno dei capitani
più richiesti per qualsiasi tipo di missione, da quella
militare a quella di semplice controllo dello spazio. Raggiunta la sua
stanza accese il monitor riconoscendo la persona amica cui disse, senza
essere formale.
«Eccolo qui, lo sapevo che c'eri di mezzo tu. Non puoi stare
una settimana senza di me e mi disturbi pure quando ho un lavoro
importante» disse Douglas sorridendo.
«Purtroppo non abbiamo tempo per scherzare,» disse
Thomen «il Presidente ha deciso di mobilitare anche le forze
militari come sostegno alla Repubblica durante il passaggio dei loro
mezzi nel nostro territorio. Indovina a chi tocca la scorta del nostro
rappresentante?»
«E io dovrei scortarti fino a Giove? Ma sei pazzo, non ci
penso nemmeno» rispose Douglas cercando di allentare la
tensione che attanagliava l’amico.
«Sei sempre il solito» commentò Thomen
sorridendo.
«Per fortuna; immagina che vita piatta e noiosa faresti se
fossi un musone come tutti gli altri che conosci».
I due uomini si conoscevano da molto tempo avendo frequentato
l’accademia militare nello stesso anno; Douglas decise di
continuare la carriera comandando astronavi di ogni tipo mentre Thomen
seguì la carriera politica che lo portò a essere
il presidente di Giove e uno dei vice presidenti della Federazione
Terrestre.
***
La conferenza stava per iniziare con la presenza di tutti i
rappresentanti del Patto Quadrilatero. Questo incontro era stato
indetto principalmente per discutere sui problemi che
l’Impero Kilrathi stava avendo sul proprio pianeta Deserticos
che, con il peggioramento del nucleo magmatico interno, si avvicinava
alla completa disgregazione, così come aveva accertato la
famosa Martina Dubois. La giovane scienziata terrestre era apprezzata
in tutto l’universo conosciuto e le sue rilevazioni
geologiche, sempre confermate dai fatti, erano il fulcro di questo
Congresso che lei aprì mostrando tutti i risultati dei suoi
studi di Deserticos.
La tensione, durante l’intera conferenza, si sentiva a pelle.
I problemi del pianeta e gli attacchi dei pirati erano una costante
fonte di preoccupazione tra i diplomatici ma anche tra le persone
accreditate a partecipare a questo incontro fondamentale per il futuro.
Conclusa la parte tecnica, il punto seguente prevedeva una
dichiarazione ufficiale d’intenti affidata ai rappresentanti
dei Tre Stati sulla richiesta di aiuto formale fatta
dall’Impero Kilrathi.
Il primo a parlare era Thomen in rappresentanza della Federazione
Terrestre. «Noi ci siamo sempre battuti per riconoscere
l’importanza della vita di ogni essere vivente, umano o
Kilrathi, senza fare differenze. Aiuteremo, con ogni mezzo a nostra
disposizione, questo popolo nel momento di grave crisi che sta
sopportando».
Il ministro imperiale Cain si alzò applaudendo la
dichiarazione del collega terrestre.
Toccava a Ilian, principe del Regno Sayan. «Personalmente ho
richiesto ai nostri genieri di preparare e attuare nel breve periodo
dei centri di accoglienza per i profughi nei quali potranno soggiornare
in tranquillità e nel massimo confort fino alla completa
realizzazione del progetto di ricollocazione presentato dal tribuno
Cain in questa stessa conferenza».
L’ultima a parlare era il ministro Jakall.
«Purtroppo, vista la distanza tra la nostra Repubblica
Autonoma e l’Impero Kilrathi, non potremo fornire assistenza
immediata, ma ci dichiariamo disponibili a partecipare, con i nostri
mezzi già sparsi nel Sistema Solare, ai soccorsi previsti
per la popolazione di Deserticos».
L’unità d’intenti dei tre Stati sciolse
la tensione e il pubblico nell’auditorium si alzò
in piedi applaudendo all’unisono per queste dichiarazioni,
mentre un miliziano si accostava a Cain parlandogli ad un orecchio. Il
tribuno si alzò in piedi di scatto, fece segno al pubblico
di sospendere l’applauso e, guardando gli altri
rappresentanti, disse: «Signori colleghi, sono costretto ad
abbandonare la conferenza prima del dovuto. Mi è giunta in
questo momento la notizia che i pirati delle colonie stanno attaccando
Deserticos».
Nella sala il silenzio tornò totale ma si scatenò
il brusio generale quando Cain aggiunse con tono preoccupato:
«Abbiamo ricevuto anche notizie che questi scellerati abbiano
i piani per l'utilizzo della Weapon X».
Su Deserticos la situazione stava peggiorando di minuto in minuto e il
tribuno Sarto impartiva ordini mentre leggeva un documento.
«Abbandonate le postazioni di difesa, non possiamo fare
niente contro il loro dispositivo di occultamento. Iniziare le
procedure di evacuazione completa del pianeta perché ci
hanno confermato la presenza di stazioni da battaglia predisposte per
l’attivazione della Weapon X».
Proprio mentre Sarto confermava le notizie apprese anche da Cain
durante la conferenza, nei pressi del pianeta Kilrathi apparvero due
grandi stazioni orbitanti che in cinque minuti esplosero verso
Deserticos due colpi dall’effetto devastante; la crosta
terrestre si sfaldò nei due punti in cui il raggio della
Weapon X erano caduti, le esplosioni a catena devastarono il pianeta
che in pochi istanti si spaccò in due parti per poi
esplodere.
Un’astronave fuggita nell’iperspazio, su cui erano
saliti Sarto e il suo staff, subì ugualmente la forza
dell'onda d'urto causata dell’esplosione e giunta su Iceworld
iniziò a prendere fuoco. Il tribuno utilizzò un
guscio di salvataggio e raggiunto il suolo ghiacciato del pianeta,
urlò: «Non erano pirati, non erano pirati! Adesso
ho anche le prove per denunciare chi si cela dietro questi
attacchi!»
N.d.A.2
- L’intera storia è stata concepita come un serial
tv e ve la propongo proprio come era stata pubblicata sul forum.
- La sua struttura è composta da tre serie per un totale di
quattordici puntate che pubblicherò con cadenza settimanale
più o meno precisa dividendo una serie da un'altra con una
cadenza di due settimane.
- Sicuramente avrete notato fin dalla “cronostoria”
molteplici incongruenze con ciò che è la Fisica
Ufficiale; ciò dipende dal genere Sci-Fi contaminato con il
Fantasy, ma soprattutto per la trama che ci porterà solo
alla fine a comprendere molte cose descritte nel corso della storia.
- Ho deciso di pubblicare questa storia perché tempo fa ho
iniziato a scrivere un reboot quasi completo (già tutto
quello che leggerete è un reboot di miei scritti degli anni
ottanta/novanta, poi, adattati per il forum) e spero che questa scelta
mi spinga a riprendere in mano il mio vecchio progetto sfruttando il
momento.
- Un'altra caratteristica di queste storie è
l’utilizzo di nomi particolarmente conosciuti quindi
segnalerò i “credit” al termine di ogni
puntata.
Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri
Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un
omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa
produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al
processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è uhn omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.
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Capitolo 2 *** Tutti sotto attacco ***
2° capitolo – Tutti sotto attacco
Il tribuno Sarto, scampato alla distruzione di Deserticos, si
presentò al cospetto del suo imperatore su Idargos.
«Mio signore, i dettagli dell’attacco subìto sono
chiari e non possono alimentare dubbi di sorta. Sono stati
loro».
Kherkan, letti i dettagli nei minimi particolari, ordinò di
preparare la sua personale nave ammiraglia e la scorta di due astronavi
da guerra pronte alla battaglia.
Nel frattempo, in un’installazione militare situata nel nord
dell’Europa unificata, sulla principale rampa di lancio, due
aerei erano pronti al decollo.
«Qui squadriglia d'assalto Alpha. Chiedo
autorizzazione».
«Fabrix, siamo sicuri che ci sentono? Troppe le
interferenze».
«Non lo so Durin, ma io parto ugualmente, non posso mica
starmene fermo perché quello lassù non ha tempo
di rispondere».
I due caccia presero il volo senza autorizzazione. Entrambi i piloti
provenivano dalla stessa accademia e avevano scalato le gerarchie
militari continuando a superare le prestazioni che uno dei due otteneva
nelle classi di studio o pilotando un aereo sviluppando però
anche un certo distacco dalla proforma militare tanto che la frase
“rispettare gli ordini” era per loro quasi
sconosciuta.
Dal centro di controllo arrivò immediata la strigliata.
«Questa volta l'avete combinata bella, non credo che ve la
faranno passare liscia», disse Solomon prima di aggiungere
preoccupato, «fate attenzione, siamo sotto attacco!»
Una piccola astronave pirata stava colpendo l'installazione militare e,
per fortuna, i due piloti non si erano ancora allontanati dalla zona
così con un semplice cambio di rotta raggiunsero e colpirono
il nemico in modo preciso e chirurgico facendolo esplodere in mille
pezzi. Durin, durante l’ingaggio, aveva notato qualcosa di
strano e decise di dirigersi sul luogo dove erano caduti i resti della
nave pirata e, giunto sul posto, vide la cosa che lo aveva sorpreso
durante il combattimento; lo stemma impresso sui rottami della fiancata
del velivolo che non rappresentavano il simbolo di qualche colonia, ma
l’insegna del Regno Sayan.
Al centro di scienze interplanetarie di Marte la signorina Martina
Dubois stava illustrando al presidente Hogan i risultati finali
ottenuti dalle rocce di Deserticos che erano state scaraventate nello
spazio con l’esplosione.
«Come può vedere anche da questi dati era
confermabile che al pianeta mancava poco per distruggersi per colpa
della grande massa magmatica che stava risalendo verso la superficie a
grande velocità e quindi i colpi subiti hanno soltanto fatto
affiorare ciò che era già sotto le fondamenta
della loro capitale».
«Lei continua a sostenere che il pianeta già
moribondo ha subito soltanto il colpo di grazia con l’attacco
dei pirati?»
«Mi permetta di essere ancora più schietta; non ho
nessun dubbio».
Mentre stavano consultando ulteriori grafici l’allarme della
base inizio a suonare.
L'astronave Prometeus aveva concluso da giorni la missione diplomatica
come scorta al ministro Thomen alla conferenza su Giove e stava per
rientrare alla base Federale sulla Terra quando ricevette la
comunicazione che il Presidente Williamson stava facendo a tutti i
capitani della flotta. «Ordino a tutte le astronavi militari,
non impegnate in missione, il rientro immediato sulla Terra. Abbiamo il
fondato motivo di ritenere imminente un attacco alla Terra».
Proprio in quel momento un’astronave stava per attaccare
Marte sotto gli occhi del comandante della Prometeus.
«Hanno armato i siluri» esclamò il
radarista di bordo.
«Iniziate a cannoneggiare quel vascello»
ordinò Douglas e dalla Prometeus partirono dei colpi precisi.
L’astronave nemica tentò la fuga ma Douglas non le
diede tregua distruggendola con la seconda bordata dei cannoni della
Prometeus.
Negli istanti in cui la Pegasus aveva eliminato una minaccia, altre
situazioni di guerriglia si stavano succedendo in luoghi sparsi
dell’universo. Su Pentium, un pianeta della Repubblica
Autonoma, era in atto un attacco contro le basi militari effettuato da
aerei bombardieri sconosciuti e il Primo Ministro Manola
chiamò in soccorso la flotta del vicino pianeta, Maxtor. Le
astronavi da cui provenivano i bombardieri nemici, vista la situazione
di pericolo, indietreggiarono attraversando nuovamente il
“Varco Beronz” mentre Manola trasmetteva ai due
vice ministri della Repubblica le informazioni ricevute direttamente
dall’Impero Kilrathi.
Nella loro fuga le astronavi pirata, uscendo dal “Varco
Beronz”, si trovarono nei pressi di Mercurio e davanti alla
stazione orbitante Pegasus della Federazione Terrestre messa a difesa
del pianeta “neurale”.
Betta, l’addetta radio e primo ufficiale in capo,
confermò: «Attenzione, come previsto le astronavi
nemiche sono nel nostro raggio d’azione. Accensione motori e
iniziare rotazione delle cannoniere».
«Billy dalla sala motori, iniziato allineamento».
«Brawler dalla cannoniera pronta a sparare. Attendo
allineamento».
Tutti all’interno della stazione orbitante erano pronti e
dopo qualche minuto i piccoli cannoni iniziarono a sparare contro il
nemico che tentò il contrattacco colpendo con ferocia senza
risparmiare di lanciare missili contro Mercurio. La vittoria dei
terrestri era a portata di mano quando l’ultimo vascello
nemico cambiò la sua rotta.
Betta urlò: «Attenzione, l’astronave
nemica si sta dirigendo verso di noi per speronarci, prepararsi
all’impatto!»
I fatti criminosi dell’ultimo giorno imponevano
l’intervento diretto delle massime autorità dei
Quattro Stati. Il console di Plutone, Redward, indirizzò la
sua chiamata contemporaneamente ai quattro potenti.
«L’Impero Kilrathi richiede, come previsto dai
Patti del Quadrilatero, un immediata riunione d’urgenza dei
capi di stato e dei primi rappresentanti che avverrà sul
pianeta “neutrale” da me amministrato secondo le
leggi previste. Per un’azione comune ho garantito la vostra
presenza e spero che nessuno decida di mancare».
***
La riunione straordinaria di sicurezza si svolse nella grande sala di
Plutone dove, poco meno di cento anni prima, gli esseri umani accolsero
i primi visitatori provenienti dell'Impero Kilrathi ed era normale che
Kherkan avesse scelto questo luogo per la riunione perché il
console Redward era Kilrathi. Nessuno aveva mancato alla richiesta del
console: Manola, Lesnar e Jakall per la Repubblica Autonoma;
Williamson, Thomen e Hogan della Federazione Terrestre; la regina Lia,
il principe Ilian e il Duca Sukrit per il Regno Sayan; Kherkan, Cain e
Sarto per l'Impero Kilrathi.
Redward aprì la riunione. «Signori, siamo qui
perché negli ultimi giorni ognuno di voi ha dovuto
affrontare degli scontri armati con delle forze a noi sconosciute e il
Patto Quadrilatero prevede una riunione in caso di attacco esterno. Le
nostre fonti, fino a oggi, ci indicavano le colonie indipendenti come
favoreggiatrici degli attacchi, ma abbiamo delle nuove notizie su chi
potrebbe essere il vero fautore di questi ingiustificati attentati alla
pace. Cedo la parola al ministro Sarto».
«Signori, mi è grave mostrare a tutti voi le
immagini dell'attacco subito ma non posso celarle e, con
l’autorizzazione del console Redward, le invio sul mega
schermo. Queste sono state raccolte dai nostri satelliti
difensivi».
Le immagini si susseguirono fino al punto cruciale nel quale erano
mostrate le stazioni da battaglia mentre iniziavano le procedure per
l’utilizzo della Weapon X.
«Per favore bloccate questa immagine e ingrandite»
disse Sarto puntano il dito sullo schermo gigante.
L’ingrandimento non lasciava dubbi e tra lo sgomento di tutti
il principe Ilian si alzò di scatto strillando:
«Questo è un falso! Come vi permettete!»
Nelle immagini si vedeva sulle fiancate delle stazioni da battaglia lo
stemma reale del casato Sayan.
L'Imperatore Kherkan puntò il dito contro la Regina Lia.
«Ed ecco come volevate aiutarci nell’evacuazione di
Deserticos! Eliminando tutti! E questo spiega anche perché
nessun avamposto o pianeta o astronave del Regno Sayan si stata
attaccata. Tutti noi abbiamo subito delle gravi perdite tranne
voi!»
Le accuse erano gravissime ma purtroppo anche Williamson, presidente
della Federazione, non poteva tenere nascosto l’attacco
subito sulla Terra e riferito dai piloti del nord Europa unito.
«Lo dico con le lacrime nel cuore ma abbiamo anche noi delle
prove da consegnare in questa riunione».
Thomen aprì una valigetta nella quale era contenuto uno dei
vessilli del Regno Sayan e Williamson spiegò:
«Questo che vedete è stato recuperato dai rottami
di un’astronave che ha attaccato il mio pianeta».
Lia, già accalorata per le accuse dell'imperatore,
guardò Williamson negli occhi, ma, fidandosi delle parole
dell’uomo, abbassò lo sguardo perché
questa testimonianza aveva mille volte più valore di
qualsiasi altra.
Ilian, impulsivamente, si lanciò a viso a viso con il
presidente della Federazione e, trattenuto a stento da Sukrit, disse
con foga crescente: «State congiurando tutti contro il nostro
regno».
Manola, prima rappresentante della Repubblica a prendere la parola,
disse: «Le astronavi che hanno attaccato la stazione
orbitante terrestre nei pressi di Mercurio erano le stesse che avevamo
respinto su Pentium, ma non ho elementi per confermare quello che state
dicendo e mi affido alle immagini prodotte in questa sala».
Redward, dopo queste rivelazioni, si trovava in una situazione
spiacevole, ma dovette far proseguire la riunione dando la parola al
tribuno imperiale Cain che fu preciso e impeccabile nel seguire la
prassi indicata nel trattato. «L'Impero Kilrathi oggi
dichiara guerra al Regno Sayan; come prevede la convenzione stipulata
nei Patti Quadrilateri, l’Impero si impegna a non attaccare
né uomini né donne del Regno Sayan presenti in
questa riunione permettendo loro di ritornare sui rispettivi pianeti;
sempre attenendoci scrupolosamente al trattato, prima di iniziare delle
operazioni belliche, l'Impero Kilrathi richiede formalmente al Regno
Sayan la resa incondizionata perché responsabile delle
azioni criminose che ci hanno portato a prendere una decisione drastica
come può esserlo una guerra».
La Regina Lia rispose subito: «Il Regno Sayan rifiuta la
resa».
Redward recitò la formula di rito. «Gli accordi
prevedono che gli altri due membri dei Patti Quadrilateri dichiarino la
posizione dei loro rispettivi governi».
«Le Repubbliche si dichiarano parte lese e appoggeranno
l'Impero» rispose Manola dopo un breve consulto con gli altri
rappresentanti della Repubblica mentre il presidente Williamson
rispose: «La Federazione si dichiara neutrale al
conflitto».
Kherkan, sorpreso da questa decisione, gli si avvicinò
esclamando: «Voi non vi sentite colpiti? Dovevano morire
tutti sulla stazione orbitante per farti entrare in guerra?»
Hogan si frappose tra i due dicendo: «Questa è la
decisione della Federazione e non ci sono altre parole da proferire
oltre a quelle già dette».
Redward li interruppe. «Rammento alla Federazione che come
parte neutrale al conflitto dovrà assegnare un corridoio
“franco” per il passaggio delle forze armate della
Repubblica Autonoma».
«Siamo consci dei doveri e dei diritti previsti e concessi
dai Patti Quadrilateri» rispose Hogan guardando in malo modo
l’imperatore Kilrathi.
In poche ore si era aperto un nuovo conflitto nell'universo e tutti i
rappresentati partirono per tornare a casa in modo da iniziare
velocemente le operazioni di guerra.
Sulla navetta della Federazione Terrestre Hogan chiese:
«Presidente, per quale motivo non entriamo in guerra contro
il Regno? Sappiamo che lei ha una grande amicizia con la Regina Lia, ma
le prove sono schiaccianti».
Anche Thomen era della stessa idea. «Sei ci tiriamo indietro
dopo tutto quello che è successo facciamo soltanto la figura
dei fifoni».
Williamson ascoltava i suoi alleati ma non aveva intenzione di cambiare
idea.
«Sono certo che il Regno Sayan non sia colpevole;
né Lia né Ilian sono così stupidi come
ci vuole far credere Kherkan e, anzi, dopo le parole
dell’imperatore, sono ancora più convinto che loro
siano innocenti».
«Che cosa glielo fa dire con tanta sicurezza?»
chiese Hogan.
«Proprio le parole di Kherkan; solo noi sappiamo che non sono
tutti morti sulla stazione orbitante di Mercurio!»
Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime
Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un
omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa
produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al
processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è uhn omaggio al personaggio Wolverine dei
fumetti prodotti dalla Marvel.
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Capitolo 3 *** Pirati dello spazio ***
3° capitolo – Pirati dello spazio
La guerra dopo solo un giorno era già iniziata e la
Federazione Terrestre permise il passaggio alle truppe della Repubblica
Autonoma, guidate dal ministro Jakall, dirette verso Giove. Nella sede
dello Stato Maggiore sulla Terra, il presidente Williamson era in
collegamento con la Regina Lia. «Lo so che non siete stati
voi ma le prove sono troppe e schiaccianti e gli stessi video forniti
da Sarto, dopo attento controllo, sono stati dichiarati dai miei
specialisti come originali e senza contraffazione».
«Quando hai detto quelle parole su Plutone mi è
esploso il cuore, ma di te mi fido ancora e spero che riuscirai a
scoprire la verità prima che tutto si compia. Lo sai che non
riusciremo a resistere contro due Stati per lungo tempo».
«Purtroppo l'unica cosa che sono riuscito a fare per te fino
a ora è stata quella di rimanere neutrale nonostante che nel
nostro governo le voci sono discordanti».
«Lo so, lo so, purtroppo Ilian non capisce queste cose,
perdonalo».
«Testardo come la madre».
«Come lo è sempre stato il padre in
verità...»
La comunicazione s’interruppe bruscamente e ciò
significava che le astronavi repubblicane avevano raggiunto Giove
oscurando tutte le comunicazioni in uscita e in entrata dal Regno Sayan.
Proprio nella zona Blu, presidio consolare del pianeta, Kaplan stava
salutando i soldati della Federazione costretti a lasciare i loro posti
per l’imminente guerra a cui non avrebbero partecipato, e in
particolar modo Mavelix, comandante degli assaltatori della Federazione
Terrestre, che fino a quel momento aveva svolto una missione umanitaria
sul pianeta.
«Caro amico, mi piange il cuore nel vederla partire per
Venere».
«Signor console, mi dispiace lasciarla da solo in questo
posto, ma devo ubbidire agli ordini provenienti dalla
Federazione. Spero di rivederla perché lavorare con lei e il
suo staff è stato faticoso ma piacevole. Mi raccomando stia
attento».
Mavelix era il classico comandante da missioni disperate, pronto a
tutto per portare a termine un compito assegnato ma anche preparato
mentalmente ad azioni difensive per proteggere i suoi uomini. Aveva
passato gli ultimi due anni su Giove al servizio del consolato e a
difesa della colonia Zeuss situata nei pressi del pianeta che in quel
momento era obbligata ad evacuare essendo un avamposto militare
nonostante al suo interno fosse dislocata la Space Red Cross, agenzia
medica della Federazione, ma disponibile ad aiutare qualsiasi civile o
militare in difficoltà. Il comandante della SRC era il
capitano Fabian Franco, un chirurgo con svariate specializzazioni e
premiato dal presidente Williamson per le opere umanitarie.
Mavelix, prima di partire, si mise in contatto anche il comandante
medico. «Signore, stiamo per mandarle delle navette per
scortarla lontano dalla zona di guerra come previsto dal protocollo
firmato dal presidente».
«Ho capito, grazie dell’informazione»
rispose Fabian Franco sorridendo.
Molte astronavi della Federazione Terrestre iniziarono il viaggio di
ritorno verso casa e nessuno era interessato a controllare quella
piccola astronave, partita dalla colonia X21, che percorreva la rotta
per raggiungere la Colonia Penale situata non tanto distante dal
pianeta o dalla colonia Zeuss. Lì, in una delle celle
detentive, due uomini erano in trepidante attesa.
«Ma sei davvero sicuro che usciremo di qui?»
«Sicurissimo Ubri, speriamo solo che quell'animale di Ubas
non cerchi di fregare e si accordi con il comandante del mercantile
Aurora senza esagerare».
«Fai silenzio El Barbo, sta arrivando qualcuno».
Due carcerieri aprirono la porta principale della cella dei due uomini
e ci buttarono dentro un uomo che rialzatosi esclamò:
«Mi spiace, ma il comandante dell'Aurora mi ha
denunciato».
Ubri scosse la testa. «Lo sapevo che finiva male! Hai provato
a prenderla vero?»
Ubas rise e stava per rispondere quando si udì una voce
provenire dall’altoparlante generale del complesso
carcerario. «Attenzione, la Colonia Penale è stata
liberata». Tutte le porte di detenzione si aprirono e nei
corridoi uscirono tutti i criminali in cerca della fuga perfetta:
assassini, ladri di tecnologie, scienziati pazzi, tutti tranne i tre
che si sedettero nella loro cella in attesa che fosse cessato il caos.
La voce precedente terminò la sua trasmissione
glorificandosi. «E ricordate amici, quando qualcuno vi
chiederà come siete fuggiti dal carcere di massima
sicurezza, raccontate loro le gesta di Capitan Andrew, pirata dello
spazio!»
Nessuno dei tre uomini stava ad ascoltare quel pirata e Ubas
controllava il corridoio principale. «Ok ragazzi,
là fuori si sono calmati, dobbiamo solo sperare di trovare
anche noi una carretta a vapore per potercene andare».
«Fai silenzio, non riesco a pensare»
urlò El Barbo mentre sistemava il letto.
«Sei impazzito?» chiese Ubri osservando il compagno
di cella.
«La mamma mi ha sempre detto di sistemare le cose che
utilizzo!» rispose El Barbo generando
l’ilarità degli altri due.
Nel frattempo i pirati stavano saccheggiando la nave mercantile Aurora
che avevano incrociato dopo la partenza dalla colonia penale.
«Sono il capitano Andrew, vi garantisco che non subirete
nessuna tortura, siamo pirati e non barbari che distruggono tutto al
loro passaggio».
«Sì, lo so, lo so, però non fatemi del
male vi prego, vi prego», rispose tremolante Demon, il
capitano del mercantile.
«Però, caro amico capitano dell'Aurora, tutto
ciò che porti su questa carretta dello spazio
sarà nostro senza che mi crei problemi».
«Sì, sì, come volete, come
volete».
«Sentito ciurma? Prendete tutto ciò che ci offre
il capitano Demon» urlò Andrew ai compagni di
scorribanda.
Il vestiario di Andrew ricordava molto quei vecchi film che si
proiettava nei cinema più di seicento anni prima: indossava
una benda sull’occhio solo per fare impressione ai capitani
dei mercantili, aveva una lunga barba nella quale nascondeva delle
finte bombe termiche e, oltre alla pistola, portava legata in vita una
spada che non estraeva mai perché di quell’oggetto
antico, nel fodero, c’era solo l’elsa. Schyry prima
di diventare un pirata era una canaglia di prima categoria ma poi
conobbe Andrew e i suoi ideali cambiando profondamente il suo modo di
agire e così imparò a gestire la rabbia nei
momenti di calma e a scatenarla nei momenti in cui
l’adrenalina gli faceva esplodere il cervello. Il secondo,
ultimo dell’esigua ciurma, era Hartigan, un colosso di uomo
pronto alla rissa per qualsiasi cosa ne valesse la pena.
I due entrarono all’interno della grande stiva di carico
dell’Aurora , ma all'improvviso l'allarme bloccò
tutti. Andrew richiamò i suoi uomini. «Presto,
tornate qui in plancia, dobbiamo filare via subito. Il radar segnala
una grande astronave in arrivo proprio verso di noi,» poi,
rivolgendosi a Demon, disse: «e voi ci seguirete
naturalmente».
«Non esiste un posto dove potete nascondervi, qui intorno
c’è solo la colonia penale» rispose
Demon preoccupandosi di non alterare l’umore del pirata.
«Bravo Demon, proprio il posto cui stavo pensando
io».
Schyry e Hartigan tornarono ai loro posti in plancia mentre Andrew,
dopo aver impostato la rotta, si sedette sulla postazione di comando.
«Andiamo laggiù, tanto saranno fuggiti
già tutti; spartiremo il bottino dell’Aurora e
libereremo capitan Demon che sta continuando a tremare, ed è
una cosa fastidiosa».
«Capitano, ma avete ascoltato la radio della Federazione?
Stanno evacuando la colonia Zeuss per l’inizio della
guerra!» disse Schyry voltandosi verso Andrew.
«Di che diavolo stai parlando? Quale guerra?»
«Ed io come faccio a saperlo, ero nella stiva
dell’Aurora».
Anche i tre ergastolani, El Barbo, Ubri e Ubas, entrati nella sala di
controllo della colonia penale iniziavano a ricevere notizie dei
combattimenti.
Ubas osservò il monitor esclamando: «Sta tornando
indietro l’Aurora. Quel comandante traditore torna da me! Che
spasso ora».
«Meglio che stai buono, non vedi che l'Aurora è
trainata da una nave pirata? C'è poco da fare gli spiritosi,
ci conviene uscire da qui e raggiungere le rovine della vecchia
prigione» disse Ubri preoccupato.
La nave di Andrew e quella di Demon atterrarono nei pressi delle zone
detentive.
«Credo che sia saggio togliere la nostra bandiera prima che
arrivi qua l’astronave che ci stava inseguendo»,
disse Hartigan preoccupato.
Schyry, sorpreso, disse: «Capitano, è una nave
della Federazione ma porta la bandiera della Space Red Cross!»
«Questa è una bella notizia»
esclamò Andrew. «Hartigan fai sparire la bandiera
pirata, Schyry tieni a freno la lingua e lascia parlare il nostro
capitano Demon».
Il capitano dell’Aurora non riusciva a capire così
Andrew dovette spiegare per bene cosa dire ai responsabili della SRC.
«Sentimi bene e non sbagliare a parlare con loro o tu sei il
primo che perderà la testa. Le due navi mercantili sono in
avaria e abbiamo dovuto atterrare qui per le riparazioni urgenti
così da non ritrovarci in mezzo alla zona di
guerra».
«Ma...»
Schyry interruppe il capitato dell’Aurora. «Ma se
non capisce, allora è meglio che le sparo un bel colpo
così non deve neppure pensare».
Demon impallidì. «Ah... ora ho capito…
sì, sì».
La nave del capitano Fabian Franco atterrò proprio vicino
all’Aurora e l’addetto alle comunicazione richiese
il nominativo e la motivazione per cui fossero sulla pista di lancio
della colonia penale.
«Buongiorno signori, sono il comandante delle due navi
mercantili. Abbiamo problemi meccanici ma ripartiremo prima
possibile», disse Demon mantenendo la calma sotto
l’attenta visione di Andrew.
Dalla nave medica giunse la risposta proprio del comandante.
«Ho bisogno di incontrarvi perché abbiamo ricevuto
un segnale di allarme provenire proprio da questa colonia».
Demon, non istruito a rispondere a questa richiesta, disse senza
pensare. «Certo, siamo a disposizione».
Ormai il danno era fatto e Andrew disse: «Mi tocca sistemarmi
l’abbigliamento per essere presentabile,» poi
girandosi verso la ciurma, «e anche voi sbrigatevi, non siete
messi meglio di me».
L'incontro tra i due gruppi avvenne all’interno della sala
comandi della prigione e lì scoprirono della fuga di tutti i
detenuti causata dal capitano pirata Andrew.
«Non ho mai sentito parlare di questa persona»
disse Fabian Franco scatenando in Andrew la voglia di colpirlo ma,
sempre il comandante della SRC, guardando il monitor disse a Demon:
«Senta capitano, ma non aveva detto che sono entrambe sue le
navi? Perché quella sta partendo in questo
momento».
«Ssssì…, ma… ma…
era già pronta… e… e… avevo
già concesso il permesso di partire».
Proprio la nave pirata si stava alzando in volo e Andrew dovette
trattenere la furia per non finire nella galera della colonia.
Passarono alcune ore nelle quali i membri della RCS ripulirono le celle
per preparare ad accogliere dei feriti mentre Andrew e i suoi compari
si affrettarono a sistemare lo scafo dell’Aurora che avevano
rovinato loro stessi nell’abbordaggio.
Completate le riparazioni Demon salutò Fabian Franco e
salito a bordo si mise in un angolo senza parlare mentre Andrew,
talmente adirato, che il suo viso sembrava deformato, urlò:
«Rivoglio la mia nave e quei cani che hanno osato rubarmela
la pagheranno cara», poi, rivolse lo sguardo verso Demon.
«Se la tua carretta ambulante mi priverà della
vendetta, tu farai un bel bagno nel Sole!»
Schyry disse: «Capitano non si deve preoccupare; ho cambiato
i motori dell’Aurora, sono pur sempre un ladro e non me la
sono sentita di lasciare là quei bei motori della nave
terrestre!»
Hartigan chiese: «Quale direzione capitano?»
Andrew rispose: «Chi ha rubato la nostra nave deve essere uno
furbo quindi starà andando nel luogo più sicuro
in questo momento: Venere».
Mentre…
«Vi avevo detto che come rubo io delle astronavi non lo
riesce a fare nessuno» disse Ubas gongolando.
El Barbo invece, notata la rotta inserita da Ubri, disse :«Tu
sei veramente scemo».
Ubas, capito il motivo di quella frase rincarò la dose.
«Solo un pazzo avrebbe scelto di dirigersi nello spazio del
Regno Sayan dove stanno combattendo».
«E allora io sono un pazzo!» commentò
Ubri.
Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime
Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un
omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa
produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al
processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti
prodotti dalla Marvel.
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Capitolo 4 *** Guerra! ***
4° Capitolo – Guerra!
La guerra era definitivamente iniziata e su ogni pianeta del Regno
Sayan le forze militari si scontravano senza esclusione di colpi. Uno
dei reporter di guerra terrestri, Wigam, trasmetteva le immagini
provenienti da Urano.
«La situazione su questo pianeta si sta evolvendo in questi
minuti. Le forze di difesa sono schierate e stanno attendendo il primo
attacco… e… tutti giù!»
Su Nettuno le forze imperiali provenienti da Plutone stavano
bombardando i centri dei servizi militari Sayan.
«Signore, il fronte a sud è stato spazzato via dai
pretoriani imperiali», disse un soldato al Duca Sukrit che,
senza battere ciglio, rispose: «Non possiamo permetterci
altre perdite in quella zona, lasciamola all'impero e attestiamo nelle
zone cittadine il grosso delle truppe. Segnalate a tutti i comandanti
dei reparti di fermare le azioni di artiglieria ripiegando nelle zone
di comando e ricordate che in trenta minuti da ora alzeremo lo schermo
anti bomba».
Tutte le pattuglie armate di Nettuno iniziarono il rientro verso la
zona centrale del pianeta che, sprovvisto di astronavi da guerra,
puntava tutto sui rinforzi spediti da Saturno. Nell’impero
era nota la mancanza di Nettuno del supporto aereo e Sarto, a capo
della forza d’invasione, stava per mettere in atto il piano
prestabilito.
«Voglio immediatamente i bombardieri sulla città,
iniziate a colpire prima che si chiudano a riccio e ci costringano a
scendere sul campo con i mezzi di superficie senza la necessaria
copertura».
I bombardamenti sulla capitale di Nettuno iniziarono subito e come
voleva Sarto, i missili non risparmiavano nessuno tra civili e
installazioni mediche ben visibili dall'alto.
La situazione per il pianeta era notevolmente critica e anche se la
barriera era stata alzata nei tempi prestabiliti, l’invasione
era soltanto rimandata perché Sarto poteva dislocare le
forze di terra senza trovare una linea difensiva a fermarlo. Sukrit,
intanto, cercava di spronare ancora di più il suo esercito.
«Dobbiamo rendere difficili le loro azioni di terra.
Resistiamo qualche ora e prepariamo ad accogliere i rinforzi
provenienti da Saturno».
Alla sala di guerra in quel momento giunse un messaggio proprio
dall’avversario.
«Arrendetevi e vi sarà fatta salva la vita, oppure
morirete tutti».
La risposta di Sukrit fu il lancio di un missile terra-aria che non
colpì l’ammiraglia imperiale di pochi metri.
I mezzi corazzati imperiali dopo aver distrutto le prime difese,
entrarono nella capitale ma furono costretti ad assestarsi su una linea
di confine per la grande caparbietà dei soldati Sayan
incitati dal loro Duca. Sull’ammiraglia imperiale
suonò l’allarme che annuncia l’arrivo di
qualche astronave, i soldati imperiali si misero in agitazione ma Sarto
sapeva che chi stava arrivando era un alleato.
Le due astronavi appena giunte nella zona, erano comandate dal Primo
Ministro repubblicano Manola e iniziarono subito a colpire con i
cannoni il primo contingente proveniente da Saturno in aiuto di Sukrit
distruggendo ogni astronave.
Il Duca era rimasto spiazzato e si domandava come le astronavi della
Repubblica avessero raggiunto il pianeta senza che i radar le
scorgessero, ma non poteva fermarsi a pensare perché dei
soldati imperiali erano penetrati nel palazzo. Ordinò:
«Riunite le truppe e apriamoci un varco per uscire prima di
essere intrappolati come topi».
Sarto entrò nel castello con i suoi pretoriani mentre i
cannoni dell’ammiraglia repubblicana indirizzarono i loro
colpi verso le navette di salvataggio e Sukrit, uno degli ultimi a
fuggire, riuscì a superare il fuoco di sbarramento grazie
all’artiglieria di terra che protesse fino
all’ultimo la sua partenza.
Sarto, tronfio per il successo, si sedette sulla sedia del suo
avversario in fuga ma non ne fu particolarmente contento
perché il Duca gli era sfuggito dalle mani.
Conquistato il pianeta Manola, si mise in contatto con gli altri
ministri della repubblica che si apprestavano a muovere da Giove verso
Saturno.
«Primo ministro Manola, la nostra offensiva si trova in una
situazione di stallo. Le nostre spie ci hanno indicato l'arrivo del
Principe Ilian in questa zona» disse Lesnar.
Jakall era meno preoccupato. «Lui conosce le nostre tattiche
ma le nostre forze sono di sicuro più imponenti e non
avrà scampo».
Manola confermò la tattica che aveva previsto. «I
piani non cambieranno. Raggiungere l'Impero su Urano e convergere in
blocco su Saturno quindi, se lo riterrete opportuno, evitate lo scontro
con il principe».
Da Urano giungevano altre notizie da parte di Wigam. «Qui la
situazione è in fase di stallo, le forze aeree reali stanno
tenendo testa alle squadriglie dei Pretoriani guidate da Cain. La
cittadella, dove ora mi trovo, ha già chiuso lo schermo anti
bombe quindi ci aspettiamo da un momento all'altro l'arrivo dei mezzi
corazzati Kilrathi. Il numero delle vittime appare tutt'ora
contenuto».
Le notizie che aveva ricevuto Lesnar erano giuste e il principe Ilian
arrivò con uno stormo di caccia bombardieri che distrusse in
pochi attimi due astronavi nemiche colpendole con un fuoco incrociato.
Jakall e Lesnar decisero di dividere le proprie forze così
il primo rimase a fronteggiare il principe mentre il secondo si diresse
verso il rendez-vous con il Primo Ministro. Le astronavi di Maxtor
iniziarono a colpire le porta aerei del principe Ilian ma lui si stava
concentrando sull’altra minaccia che si stava allontanando.
«Dobbiamo immediatamente bloccare Lesnar e i suoi, non devono
raggiungere Saturno per nessun motivo».
Un soldato lo interruppe mostrandogli un messaggio in codice. Il
Principe rise e cambiò l’ordine. «A
tutti i reparti; ignorate l’ordine precedente e spazzate via
tutta la forza militare di Jakall. La Regina finalmente si è
decisa a tirare fuori le unghie!»
Dal messaggio ricevuto in precedenza, il principe Ilian aveva saputo
che la Regina Lia aveva attivato la difesa asteroidale, considerata da
secoli impenetrabile e altamente distruttiva per tutti i nemici del
Regno che tentavano di invadere Saturno.
La Regina, proprio in quel momento, stava parlando ai sudditi.
«Mio amato popolo, le notizie che ci sono giunte da Nettuno e
Urano ci potrebbero mettere in ginocchio, ma sono sicura che starete in
piedi contro ogni avversità e che difenderete la Casa Reale
con onore e noi regnanti vi difenderemo con l’attivazione
della difesa asteroidale!»
Le forze della Repubblica e dell'Impero si dimostrarono immediatamente
troppo potenti per il solo Regno Sayan che si ritrovò
accerchiato su Saturno. Dopo la caduta di Nettuno e di Urano il
Principe Ilian era costretto a cambiare rotta mentre il console Sukrit,
fuggito da Nettuno, si dirigeva verso Saturno nella speranza di
incontrare la flotta del principe. All'Impero Kilrathi, già
attestato presso Saturno con le armate di Cain e di Sarto, si
aggiunsero le astronavi repubblicane di Manola, apparse dal nulla, e si
attendeva l’arrivo della flotta di Lesnar. Jakall,
stranamente, scelse di non inseguire il principe Ilian in fuga, ma
scese su Giove, pianeta neutrale, ma con il consolato ancora in mano
del Regno Sayan. La motivazione fu chiara quando Jakall, entrato con le
truppe nel castello, impartì il primo ordine.
«Prendete tutto quello che può servire per
decifrare i codici dell'astronave Reale, frugate in ogni
angolo,» poi, guardando il console aggiunse:
«signore, lei sarà nostro ospite per le prossime
ore».
«Voi non potete entrare, la guerra è in corso e il
consolato non è ancora vostro».
«La vostra sconfitta è solo questione di ore ma si
tranquillizzi, non le faremo nulla di male, per ora», disse
Jakall.
Il console, portato sulla navetta di detenzione dai miliziani,
capì subito cosa intendesse il ministro della Repubblica
parlando di “ospite”.
Kaplan, visibilmente demoralizzato, si sedette senza protestare; il
portellone di guida si era aperto e l’uomo vide un casco
diverso da quello dei Kilrathi.
«Mavelix, cosa ci fa lei qui! Non doveva liberarmi, se la
scoprissero rischierebbe di aprire un caso interplanetario e quei
mascalzoni sfrutterebbero quest’occasione per aggredire anche
la Federazione Terrestre!»
«Non deve preoccuparsi di questo ma solo di arrivare sano e
salvo nel luogo in cui la sto portando perché è
proprio l'Alto Comando Terrestre che mi ha ordinato di trarla in
salvo».
La navetta prigione partì senza nessun tipo di controllo
dirigendosi verso la colonia penale dove si erano attestati gli uomini
di Mavelix insieme al gruppo medico del capitano Fabian Franco.
Nuove notizie arrivavano da Urano. «Qui è il
vostro reporter di guerra Wigam. Abbiamo abbandonato le installazioni
del pianeta ormai cadute sotto i colpi dei pretoriani imperiali e
quindi ci stiamo dirigendo verso Saturno proprio sulla scia delle
astronavi del tribuno Cain. Non siamo riusciti a capire come Urano sia
stato conquistato così facilmente ma improvvisamente dal
palazzo reale sono apparsi soldati dell'Impero dichiarando il pianeta
ormai vinto. L'assenza del principe Ilian forse è stata
decisiva, ma solo al termine di quest’atroce guerra
scopriremo se la scelta di attaccare le navi imperiali appostate vicino
a Saturno potrà compensare la perdita di molte vite
umane».
La guerra si stava per concentrare nella zona di Saturno mentre
qualcuno continuava a cercare la propria astronave rubata.
L’Aurora, con a bordo Andrew, i due suo compari e il sempre
più impaurito Demon, attraccò alla stazione
spaziale Voyager situata nelle vicinanze di Venere.
Andrew, sempre più nervoso, disse:
«Stanerò anche il diavolo per ritrovare la mia
amata astronave. Voi due cercate di stare tranquilli mentre Demon ed io
andremo a vedere al centro di controllo se quei ladri sono passati di
qui utilizzando il codice falso che usiamo di solito».
I tre ergastolani invece stavano navigando proprio da
tutt’altra parte: Urano.
«Proprio un bel posto hai scelto, quelli sono
dell’impero» disse El Barbo mentre dava un pugno
sulla testa di Ubri.
«Quanti problemi vi fate; loro non ci guarderanno neanche,
hanno altro cui pensare in questo momento».
Sulla loro rotta, all’improvviso, apparve
un’astronave della Repubblica Autonoma e Ubri fu lesto ad
attivare il dissimulatore nascondendo la nave ai radar, ma qualcosa
stava andando storto.
«Non capisco cosa stia succedendo, perdo il controllo
dell’astronave».
«Ubri, dai rilievi sembra che davanti a noi ci sia una specie
di buco nero».
Ubas fece solo in tempo a guardare gli strumenti di bordo che la nave
pirata fu inghiottita dalla distorsione spaziale apparendo subito da
qualche parte.
«Porcaccia miseria!», urlò Ubri,
«ma dove cavolo siamo finiti?»
El Barbo, usando il computer di bordo, confermò i timori del
compagno: «Niente, questo dice che non conosce questo
luogo».
Ubas s’intromise dicendo: «Ragazzi, mi sa che non
è ancora finita, guardate là».
Una nuova distorsione spaziale si presentava proprio davanti a loro e
Ubri tentò di cambiare rotta inutilmente.
«Tutto questo è colpa tua» disse El
Barbo mentre cercava di colpire Ubas.
«Ed io cosa centro?» rispose Ubas indicando se
stesso. «Ubri ha voluto portarci fino a Urano dicendo che non
ci avrebbe trovato nessuno».
«Ragazzi, avevo ragione, qui non ci troverà
davvero nessuno se non riusciamo ad andarcene al più
presto!» disse Ubri mentre l’astronave veniva
risucchiata dalla nuova distorsione spaziale.
Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime
Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un
omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa
produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al
processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti
prodotti dalla Marvel.
- La stazione spaziale Voyager è un omaggio ai due satelliti
lanciati dalla NASA alla scoperta dello spazio profondo.
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Capitolo 5 *** La battaglia decisiva ***
5° Capitolo – La battaglia decisiva
La Guerra ormai era all'apice, tutte le forze alleate stavano per
portare l'attacco a Saturno, sede del Regno Sayan. L’unica
possibilità era cercare il modo per trovare una pace ma il
Regno Sayan non avrebbe mai accettato una resa incondizionata.
Sulla Terra questa situazione si viveva con distacco e la popolazione
civile, che aveva impiegato anni per ricostruire un mondo, non aveva
intenzione di imbarcarsi in nuove battaglie per un popolo che, prove
documentate alla mano, erano colpevole. I centri militari, sotto la
guida del presidente Williamson però non stavano in disparte
e agivano con missioni segrete come quella che aveva portato in salvo
Kaplan, console di Giove.
Dopo la caduta di Urano e Nettuno e l’invasione al consolato
gioviano, la battaglia principale si stava spostando su Saturno
così, sfruttando il momento, Mavelix riuscì a
portare sulla Terra Kaplan che fu accolto proprio dal presidente
Williamson.
«Vi ringrazio per questo salvataggio però non
capisco le vostre intenzioni. Ci avete lasciato soli in questa guerra e
ora cercate di salvarci. Sono rimorsi di coscienza?»
«Parliamoci chiaro» rispose Williamson
«lei sa che i rapporti diplomatici tra le nostre nazioni
erano ottimi ma come console, e quindi diplomatico, anche lei non
avrebbe mai permesso di mettere in gioco la vita dei suoi uomini ma
soprattutto della sua popolazione dopo avere visto quelle immagini,
confermate come non contraffatte, nelle quali sono presenti elementi
inconfutabili».
«Lei ha ragione signor presidente e la prego di capire il mio
stato d’animo che in questo momento è annebbiato.
Il pensiero che Saturno sia sotto attacco è devastante, ma
le chiedo: cosa pensa di questa situazione?»
«Sono certo che il Regno Sayan non abbia compiuto gli atti
che sono stati dimostrati e immagino che i mezzi utilizzati per
l’attacco a Deserticos fossero un imbroglio ma anche in
questo caso non ho modo di provare la mia tesi e ho le mani legate. Io
mi fido della vostra Regina ciecamente ed è il motivo per
cui stiamo cercando di trovare un rimedio diplomatico anche attraverso
delle operazioni di spionaggio o di salvataggio
com’è stato nel suo caso».
Kaplan capiva perfettamente le parole di Williamson, sapeva che le
scelte fatte dalla Federazione Terrestre erano giuste e poteva soltanto
sperare nelle operazioni segrete predisposte dal presidente terrestre.
Proprio durante l’incontro tra Williamson e Kaplan alcune
delle forze armate terrestri stavano operando in segreto.
Sull’astronave Prometeus, attraccata alla Base Luna, il
comandante Douglas sbuffava mentre leggeva un messaggio in
codice.«Ci mandano su Mercurio dicendo che è una
missione segreta! Ma che segreta; si muove una corazzata e la chiamano
segreta! Appena partiremo, lo sapranno pure quelli di Idargos che sono
distanti anni luce».
Manary interruppe il comandante. «Signore, i piloti dalla
base del nord Europa Unito chiedono il permesso di
atterraggio».
«Quando saranno a bordo portali subito da me e discutiamo
come completare la nostra missione davvero in segreto».
Il colloquio durò soltanto qualche minuto. «Bene
arrivati signori, avete portato con voi quello che serve?»
chiese Williamson a Durin.
«Sì signore, solo lei può aprire questo
senza causarne la distruzione» rispose il pilota consegnando
nelle mani del comandante un cofanetto.
«Quel diavolo di Williamson. Solo a lui poteva venire in
mente di farmi arrivare gli ordini dentro questo dannato
aggeggio».
«Signore, come faceva a sapere il presidente che lei solo
poteva aprirlo?» chiese incuriosito Fabrix.
«Perché questo coso mi è costato una
fortuna per regalarglielo e ho dovuto imparare a memoria i meccanismi
per non innescare le micro bombe che sono contenute nella
serratura» rispose Douglas sorridendo.
«Avete altri ordini per noi signore?» chiese Durin.
«Potete andare a riposarvi. Appena avrò letto cosa
dobbiamo fare vi chiamerò per continuare la vostra missione.
Ragazzi, mi ricorderò di voi perché se il
presidente si fida tanto da farvi portare questo pacchetto meritate che
vi prenda in considerazione».
I piloti uscirono dalla stanza e Douglas aprì il cofanetto
leggendone il contenuto.
«Torno anch’io al mio posto signore»
disse Manary.
«Prendi questo» rispose Douglas passando un
foglietto al suo ufficiale. «Tra tutte le persone sulla
Pegasus tu sei quella di cui mi fido maggiormente quindi leggi il
contenuto e distruggilo».
L’addetto alle comunicazioni lesse il biglietto e lo
bruciò all’istante quindi, prima di uscire dalla
stanza, disse: «Tutto chiaro e cristallino signor
comandante».
Douglas, acceso l’interfono, ordinò:
«Iniziamo la procedura di partenza, direzione confermata
Mercurio».
Anche un'altra astronave da guerra della Federazione Terrestre si era
mossa dalla base militare di Venere rimanendo però
nell’orbita del pianeta: la Dedalus di Hogan.
Sull’astronave due uomini stavano discutendo tra loro durante
il pranzo.
«Eppure continuo a pensare che avremmo dovuto stare con
l’Impero. Dopotutto noi eravamo sulla stazione orbitante
quando quelli ci hanno attaccati» disse Billy nervosamente al
suo amico.
«Non sappiamo ancora chi fossero quelli, tutti dicono che
erano Sayan ma la cosa mi puzza» rispose Brawler masticando
un pezzo di pane.
«Dai, come fai ancora a non crederci? Se le cose fossero
diverse, la Federazione sarebbe intervenuta subito».
«Probabilmente non ci sono prove per contraddire le
prove».
«Inutile parlare con te Brawler, non so mai se stai
scherzando o se sei serio» disse Billy infilando con violenza
la forchetta nella carne.
«In realtà, in questo momento sto solo pensando a
Betta» rispose Brawler.
Betta, dopo l’attacco subìto dai pirati, era stata
ricoverata in un ospedale del sud degli Stati Americani per una grave
amnesia procurata dal colpo ricevuto alla testa durante
l’attacco kamikaze dell’astronave pirata. Ripresasi
dal coma, ora stava bene e cercava di recuperare la memoria con ogni
mezzo possibile perché, come disse lei appena svegliata, era
sicura di aver visto qualcosa d’importante da segnalare al
comando della flotta terrestre.
La guerra stava proseguendo e Saturno, come previsto, si dimostrava un
pianeta difficilmente conquistabile e le forze armate della Repubblica
Autonoma iniziavano a diminuire drasticamente. Manola non avrebbe mai
rinunciato a questa vittoria importante così spinse Lesnar,
giunto da Giove, ad attraversare la fascia asteroidale nello stesso
momento in cui anche il tribuno Cain aveva deciso di sfondare la linea
nemica allo stesso modo. Da Giove, però, era giunto anche il
principe Ilian che si collocò subito dietro le navi
repubblicane mentre, proveniente da Nettuno, Sukrit cercò di
avvolgere le forze imperiali con una rete di astronavi in modo da non
permettere a Cain ulteriori movimenti verso il pianeta.
La Regina Lia, nel suo castello, osservava silenziosamente le manovre
dei suoi uomini dalla sala comandi e sorrise quando Ilian
iniziò a sparare contro i ripetitori installati sulla fascia
asteroidale che facevano rimbalzare i colpi laser verso le navi poste
nella prima linea da Lesnar mentre Sukrit stava riuscendo nel
suo intento di causare gravi perdite all’impero.
Tutto procedeva secondo i piani ma improvvisamente arrivano sul campo
di battaglia le astronavi di Jakall che, sfruttando la sorpresa,
colpirono e distrussero la nave appoggio del principe. Il contraccolpo
dell’esplosione spinse l’ammiraglia di Ilian
direttamente all’interno della barriera asteroidale mentre
Jakall iniziò a immettere nei computer dei codici segreti
recuperati su Giove.
Lia guardava la situazione con grande apprensione e capì che
solo bloccando le manovre della fascia asteroidale avrebbe salvato il
proprio figlio e contro ogni logica militare bloccò il
dispositivo del sistema difensivo, prima ancora che lo facesse il
ministro della Repubblica Autonoma e in questo modo stava consegnando
il suo pianeta nelle mani degli invasori.
Il blocco della fascia asteroidale mise in difficoltà anche
Sukrit che si ritrovò senza difesa e attaccato alle spalle
dalla flotta imperiale di Sarto. Il duca non aveva scelta e
ordinò ai suoi uomini di procedere con un attacco
ravvicinato per infliggere maggiori danni ai nemici ma anche con il
rischio di ritrovarsi lui accerchiato da una manovra simile a quella
che stava attuando contro Cain. Ogni possibile contromossa che Sukrit
stava portando avanti fu detronizzata dall’arrivo delle
astronavi repubblicane di Manola che, giunte da Urano, spazzarono via
la flotta fuggita da Nettuno. Ilian non poteva fare altro che scendere
su Saturno per proteggere la madre.
L’Imperatore Kherkan, informato di questa vittoria nello
spazio, ordinò ai suoi tribuni di assaltare Saturno con ogni
mezzo corazzato a loro disposizione e comunicò il proprio
arrivo sul pianeta; le truppe imperiali e Repubblicane iniziarono lo
sbarco sotto i colpi della difesa di Saturno gestita proprio dal
principe Ilian che, fino all’ultimo, rimase in prima linea
con il suo popolo, ma, alla fine, dovette accettare i consigli dei suoi
ufficiali fuggendo su un piccolo aereo da carico.
Il giornalista, che aveva seguito gli spostamenti dell’Impero
da Urano, fece un primo report della situazione poche ore dopo
l’arrivo dell’Imperatore. «Qui il vostro
Wigam dalle zone di guerra e probabilmente sono il primo che
può attestare la cessazione dei combattimenti terrestri. Il
fuoco divampa ovunque, l’Impero ha instaurato subito la Corte
Marziale nonostante che il castello non sia ancora caduto. Kherkan e
Manola vi sono entrati da qualche minuto scortati dalle milizie e noi
udiamo da fuori delle urla e degli spari». Wigam
rimase in silenzio qualche secondo e poi fece inquadrare la torre del
castello sulla quale capeggiava la bandiera dell’Impero
Kilrathi.
Nel castello, dopo diversi minuti nei quali pretoriani e miliziani
fecero piazza pulita dei servitori della Regina, Kherkan parlava con
Lia.
«Signora vi offro l’opportunità di
salvare molte altre vite del suo popolo. Dichiarate la resa
incondizionata e avrete fatto la scelta giusta».
«Non cederò mai a questo ricatto; piuttosto la
morte che cedere nelle vostre mani sporche di sangue l’onore
dei miei avi».
«Non siate così stupida, rimettete il vostro onore
a me; voi, con la vostra scelta di salvare una singola persona, avete
le mani macchiate dello stesso sangue, forse più delle
mie».
Kherkan fece segno ai pretoriani di portare via la Regina poi, a
piccoli passi, raggiunse il trono e vi si sedette.
«Non è vostro quel posto, e delle
Repubbliche», osservò Manola.
«Avete ragione. La Repubblica ci è stata
vicina», rispose sarcasticamente Kherkan che poi, alzatosi in
piedi, strinse una mano al collo di Manola con feroce
brutalità e disprezzo. «Non dubitate ministro, me
ne ricorderò prima di avanzare le mie forze contro la vostra
miserabile Repubblica».
Kherkan lasciò la presa e Manola non aggiunse altre parole
intimorita dal gesto diretto e plateale che l’imperatore
aveva compiuto contro di lei e davanti ai suoi uomini della milizia.
L’astronave Prometeus aveva raggiunto Mercurio. Ottenuti i
permessi per scendere nella zona blu, una navetta atterrò
nel consolato, dove ad attendere gli ospiti c’era il console
Hiei.
L’ambasciatore della Repubblica Autonoma si
avvicinò alla navetta e attese l’apertura del
portellone dalla quale uscì Douglas.
«Ho ricevuto la richiesta dalla Terra e non avevo motivo per
rifiutare questo incontro, ma mi domando cosa vi abbia portato
qui».
«Una visita di cortesia le può sembrare strana?
Dopotutto il consolato è condiviso da Repubblica e
Federazione» rispose sarcasticamente Douglas.
Hiei si trattenne nel rispondere come avrebbe voluto e chiese:
«Lui è lì sopra vero?»
«Sì ma consegnerò io il messaggio al
suo posto».
Il console tentava di sbirciare per vedere il viso di quella persona
importante e notò soltanto il vestito e il cappuccio
dell’uomo.
«Perché non scende lui a consegnarlo?»
chiese Hiei stizzito.
«Sapete come sono loro, non amano mostrarsi, soprattutto in
questi casi».
Douglas allungò la mano verso Hiei consegnandogli un
documento e non permise al console di fare un'altra domanda,
risalì sulla navetta e chiuse il portellone con forza. Hiei
lesse avidamente il documento, sgranò gli occhi e come
inseguito da qualche diavolo, corse verso il palazzo senza fermarsi al
consiglio generale ma continuò fino al proprio alloggio da
dove spedì una comunicazione criptata.
Douglas ritornò sulla Prometeus proprio nel momento in cui
giungevano le notizie del report Wigam della caduta del castello reale
dei Sayan e rimase in silenzio come il resto del suo equipaggio.
Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime
Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un
omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa
produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al
processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti
prodotti dalla Marvel.
- La stazione spaziale Voyager è un omaggio ai due satelliti
lanciati dalla NASA alla scoperta dello spazio profondo.
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Capitolo 6 *** Il destino dei vinti ***
6° Capitolo – Il destino dei vinti
L'Impero si era impadronito di tutti i pianeti del Regno Sayan e teneva
segregata la Regina Lia nelle celle del suo castello, ma la flotta
reale non era stata spazzata via completamente come credevano i
vincitori. Sukrit era riuscito a riorganizzare le fila con le poche
astronavi rimaste e dopo una fuga strategica in cui era riuscito a
ripararsi nelle vicinanze di Giove e lì si congiunse con
l'ultima astronave da guerra della flotta di Urano sulla quale
c’era il principe.
Ilian corse incontro al duca. «Per fortuna ci sei anche tu.
Dopo le esplosioni temevo di non rivederti».
«C’è mancato davvero poco ma ora
dobbiamo pensare a come liberare la Regina».
«Ho un’idea, però temo che le spie
dell'Impero abbiano già comunicato la nostra posizione ai
nemici» disse Ilian.
Il principe aveva ragione; la rete spionistica imperiale si era
attivata e Jakall si apprestava a lasciare l’orbita di
Saturno per raggiungere i fuggiaschi.
L’astronave Prometeus era in pieno assetto di guerra quando
alcune navi, recanti bandiere pirata, uscirono
dall’iperspazio proprio dove li attendeva Douglas. I cannoni
dell’astronave della Federazione spararono centrando in pieno
ogni bersaglio e, per completare l’opera, il comandante si
apprestava a fare uscire i caccia bombardieri ma Manary
urlò: «Comandante, altre astronavi a
dritta…»
Purtroppo si erano accorti troppo tardi. Un colpo terribile
sfondò una delle paratie esterne della Prometeus che per un
attimo sembrò rovesciarsi su se stessa, un’altra
bordata colpì in pieno la poppa causando un incendio nella
sala motori e il terzo colpo subito dall’astronave terrestre
causò una scarica elettrica generale che fece esplodere
tutti i pannelli della cabina di comando. Douglas, tramortito, si
alzò in piedi chiamando i suoi ufficiali uno a uno e si
accorse che il solo Manary non rispondeva così, evitando di
bruciarsi, raggiunse la postazione dell’addetto radio
trovando il soldato riverso a terra. Il comandante
s’inginocchiò per tenergli la mano avendo capito
che quell’uomo non sarebbe sopravvissuto.
Con un filo di voce Manary chiese: «Mi dica comandante, io...
sono stato bravo con il cappuccio in testa?»
«Sei stato eccellente. Tu e quei due piloti avete fatto un
ottimo lavoro. Il “pacco” sarà quasi
arrivato a destinazione» rispose Douglas senza tradire le
proprie emozioni.
«Quel... Hiei... ha visto che ero dentro la
navetta?»
«Sì, non è riuscito a nascondere la sua
curiosità e ha creduto di vedere Adler».
Manary, con l’ultimo sospiro, ringraziò il suo
comandante che lo salutò militarmente nonostante la
battaglia fosse ancora in corso.
I caccia nemici iniziarono a girare intorno alla Prometeus che, come un
gigante ferito, reagiva con tutte le armi ancora disponibili poi,
all’improvviso, la battaglia finì e la flotta
nemica sparì così com’era arrivata.
Devono aver scoperto l’inganno pensò Douglas.
Sull’astronave Dedalus il presidente Hogan era a colloquio
con i piloti Durin e Fabrix mentre l'astronave stava per raggiungere
Giove.
«Avete fatto un ottimo lavoro ragazzi, mi congratulo con voi.
Ora sentiamo cosa ha da dire il nostro ospite».
Hogan tentò ad avvicinarsi all’uomo incappucciato,
ma egli fece un gesto della mano per tenere lontano il federale poi,
continuando a fissare lo spazio disse: «La vostra Prometeus
è salva; loro hanno scoperto l'inganno ma non ci
attaccheranno, siamo troppo vicini al nostro obiettivo, ma siamo ancora
troppo lontani per fermare gli eventi. Dobbiamo raggiungere subito il
Principe Ilian».
Hogan ordinò di aumentare la velocità
perché l'uomo incappucciato, Adler, era il Priore della
religione del Primo Sole e aveva doti di preveggenza.
Nel castello reale di Saturno, la Regina Lia fu portata al cospetto
dell’Imperatore che, vedendola, disse: «State bene
maestà? Spero di sì perché dovrete
essere in forze per assistere alla disfatta del tuo popolo, alla caduta
finale del tuo esercito!»
Kherkan fece una pausa per bere un liquore poi, avvicinandosi alla
Regina, le disse a un orecchio: «Si sono radunati vicino a
Giove e c'è tuo figlio tra loro».
Gli occhi di Lia s’illuminarono alla notizia ma Kherkan la
voleva sottomettere anche nello spirito così disse:
«Ilian rimarrà in vita solo se tu firmerai la resa
incondizionata e ordinerai ai tuoi soldati di arrendersi».
Lia, con disprezzo, rispose: «No, mai!»
«Che cosa risponderai quando sarà ancora tuo
figlio in pericolo di vita », disse Kherkan prima di ordinare
a Sarto: «Procedi come previsto».
Le flotte unite di Repubblica e Impero si scagliarono contro i ribelli
che risposero al fuoco avversario. Le astronavi iniziano a
cannoneggiarsi ripetutamente, i piloti con i caccia svolazzano in mezzo
al fuoco rischiando la vita senza mai indietreggiare, e Ilian, parti
con la sua astronave per colpire direttamente quella di Sarto. Le due
navi, quasi affiancate, si cannoneggiavano a ripetizione ma le difese
degli scudi reggevano a entrambi, però Ilian, come sempre in
modo impulsivo, non aveva considerato le altre forze sul campo e si
ritrovò accerchiato dall’ammiraglia di Jakall e
dall’astronave di Lesnar mentre Sukrit rimase isolato
impegnato dalla flotta imperiale di Cain.
Su Saturno Kherkan porse un foglio alla Regina. Lia si accorse che non
era solo per la resa ma che scritto c’era qualcosa che non
poteva aspettarsi: in quel foglio si parlava di matrimonio, di unione
tra le due grandi famiglie Kilrathi e Sayan di vincolo imprescindibile
per ottenere la salvezza del figlio. Lei rifiutò di nuovo
così Kherkan ordinò a Sarto. «Usa la
Weapon X!»
Lia sentì quella parola terribile che significava
distruggere sia l'astronave di Ilian sia l'intero pianeta, non poteva
accettare uno sterminio per colpa sua così e con le lacrime
agli occhi firmò il documento.
Kherkan strappò dalle mani della Regina il foglio e lo fece
controfirmare da Manola come testimone poi, con la massima calma
ordinò a Sarto: «Procedi».
Lia aveva sperato inutilmente che l'Imperatore fosse magnanimo e,
affranta, cadde sulle ginocchia pregando la Dea Solare. Per la prima
volta Lia udì la voce della Dea.
«Lia, il tuo popolo vivrà ma del tuo unico figlio
non so dirti ».
Sul campo di battaglia giunse a tutta velocità
l’astronave Dedalus e il suo capitano
Hogan, si mise in contatto con tutte le forze presenti. «Qui
astronave Federale in missione umanitaria. Abbiamo ascoltato i vostri
messaggi con attenzione scoprendo che state violando i Patti
Quadrilateri con l'uso della Weapon X».
Sarto ordinò l’attacco prima di rispondere a
Hogan. «Signore, queste armi sono state usate dal Regno Sayan
per distruggere Deserticos e noi contraccambieremo le loro azioni. Sono
stati i primi e noi saremo…»
Prima che Sarto finisse di parlare due colpi precisi scagliati
dall’astronave imperiale colpirono la nave del principe Ilian
che si disintegrò all’istante.
Sukrit, poco distante dall’esplosione,
s’inginocchiò e piangendo ordinò di
cessare il fuoco contro le astronavi di Cain mentre sulla Dedalus,
Hogan si batteva il petto per non essere giunto in tempo. Angler
iniziò a pregare ad alta voce la sua Dea per farle
accogliere tra le sue braccia il prode principe appena scomparso.
La guerra, ora, era davvero finita.
***
Erano passati quindici giorni dalla fine delle ostilità e
durante questo tempo l’Impero aveva creato un governo
provvisorio sui pianeti conquistati mettendo Cain come amministratore
generale ma il fatto più importante fu il matrimonio tra
l’imperatore Kherkan e la Regina Lia che si
celebrò su Idargos. Alla presenza dei rappresentanti della
Federazione Terrestre e della Repubblica Autonoma fu pronunciato
l’epilogo della guerra, Williamson, affranto, osservava Lia
pronunciare i voti di fedeltà verso Kherkan e in cuor suo
malediva l’imperatore che si stava prendendo con la forza la
donna che lui aveva amato in gioventù e che
lasciò per iniziare la carriera politica e militare.
Pochi giorni dopo fu sancito un patto tra le nuove Tre Nazioni mentre
la rettifica dei nuovi confini territoriale avvenne il giorno seguente
su Plutone. I capi militari Sayan sconfitti evitarono la pena capitale
per l’intervento del presidente venusiano Hogan che ottenne
per loro la prigionia a vita in luoghi parzialmente tranquilli mentre
Sukrit, responsabile anche del governo del regno, fu rinchiuso nella
Colonia Penale che era stata nelle mani della Federazione fino alla
cessazione delle ostilità. Kaplan, console del Regno,
poté ritornare al lavoro su Giove con adeguata scorta ma
sotto la bandiera della Federazione Terrestre. La Repubblica
guadagnò Urano che fu messo sotto il loro controllo mentre
Sarto divenne gerarca di Nettuno. Gli ultimi passi verso il futuro
furono fatti in una conferenza speciale sulla Terra nella quale si
decise la smilitarizzazione di Mercurio, solo dopo che la Federazione
Terrestre ottenne la possibilità di mantenere una stazione
armata nell’orbita del pianeta in sostituzione di quella che
era esplosa per l’attacco dei pirati, infine
l’Impero Kilrathi diede in concessione Giove e i suoi
satelliti naturali alle organizzazioni dedite allo sviluppo tecnologico
e alle multinazionali del commercio.
Era finita la guerra, ma il pirata Andrew stava continuando la propria
per trovare la sua nave rubata. Senza trovare tracce sui pianeti della
Federazione Terrestre, Andrew, ancora a bordo dell’Aurora,
aveva deciso di tentare la fortuna sui pianeti della Repubblica
Autonoma.
Hartigan disse: «Mi stanno chiedendo il motivo del nostro
arrivo».
«Di a quelli di Gavilon che siamo qui per vendere il nostro
carico» rispose Andrew al compagno.
Demon s’intromise dicendo: «L’Aurora
doveva scaricare su Urano e…»
«Questa è bella, il signor Demon ha delle
pretese», disse Schyry ridacchiando. «Senti
capitano; e se invece di bruciarlo lo vendessimo come
schiavo?»
«Ha ragione Schyry. Al mercato nero di Gavilon comprano di
tutto!» sentenziò Hartigan.
Andrew attese di ottenere il permesso d’atterraggio e poi
sorrise. «Dai ragazzi, non fatelo spaventare», e
puntando la pistola contro la fronte di Demon, aggiunse: «ci
serve ancora, per ora».
Tra tanti lutti una buona notizia arrivava dal centro di malattie
mentali, dove Betta, ancora in convalescenza, stava parlando con un
uomo. «Sì signore, mi sento bene, ora ho vaghi
ricordi dell'attacco che subimmo. Vedo delle astronavi da guerra, ma
non sono pirati, non hanno i vessilli delle colonie, c'è
qualcosa che non distinguo ancora».
«Non ti preoccupare figliola, ti aiuterò io a
ritrovare la memoria perduta con l’aiuto della Dea
Solare» disse Angler.
«Ho sempre creduto che ci fosse qualcuno che guidasse gli
esseri umani e forse ciò che stavo cercando, era proprio la
Dea».
«Io credo fortemente che lei stia per tornare tra noi in
carne e ossa e quando il momento sarà giunto, tutti i popoli
finalmente troveranno la pace».
The end?!
N.d.A.
Con questo capitolo si chiude la prima serie di “Universal
Wars”. Dalla prossima settimana inizierò a
pubblicare la
seconda serie formata da cinque puntate.
Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime
Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un
omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa
produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al
processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti
prodotti dalla Marvel.
- La stazione spaziale Voyager è un omaggio ai due satelliti
lanciati dalla NASA alla scoperta dello spazio profondo.
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