Universal Wars

di ghostmaker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conferenza rischiosa - e prologo ***
Capitolo 2: *** Tutti sotto attacco ***
Capitolo 3: *** Pirati dello spazio ***
Capitolo 4: *** Guerra! ***
Capitolo 5: *** La battaglia decisiva ***
Capitolo 6: *** Il destino dei vinti ***



Capitolo 1
*** Conferenza rischiosa - e prologo ***


N.d.A.1
Quella che state per iniziare a leggere è una storia creata e scritta nel lontano 2002 e pubblicata sul mio forum. L’idea fu quella di dare le caratteristiche dei vari utenti del forum ai tantissimi personaggi che appaiono nella storia. Gli utenti non partecipavano attivamente nella stesura della trama, ma commentandola impersonando i personaggi a cui li avevo accoppiati, mi diedero ulteriori spunti. Se in quel periodo questa parte fu divertente, diventa un limite nel momento in cui pubblico su un sito completamente diverso dal mio forum (che si occupa di wrestling). Avendo utilizzato persone che conoscevo, durante la scrittura non era determinante delineare il carattere dei personaggi, quindi vi troverete di fronte a grosse mancanze su questo aspetto che è fondamentale in una storia, ma ho deciso ugualmente di proporvela così come era stata scritta perché ritengo giusto che non sia snaturata l’idea che diede vita a Universal Wars. Sono conscio che ci saranno molti “buchi” narrativi e in alcune parti sarà più difficile comprendere l’evoluzione di alcuni personaggi, ma spero ugualmente che questa lunga storia sia divertente da leggere e chiedo espressamente, a chi avrà voglia di commentarla, di farmi notare qualsiasi problema, anche grammaticale; sarò ben lieto di porvi rimedio anche grazie al vostro aiuto.






UNIVERSAL WARS





Cronostoria



A.D. 2110 - Esiste un limite a tutto. Tutti i popoli della Terra decisero di ribellarsi alle scelte di politici corrotti e senza scrupoli che, per proprio tornaconto, avevano creato i presupposti per la guerra. Ogni essere umano depose le armi, comprese che dall’altra parte della barricata non c’era un nemico, ma un fratello, un altro abitante di questo splendido pianeta blu e quel giorno di gennaio tutto cambiò in un singolo istante. Nel momento in cui ogni essere umano, contando i propri caduti, comprese che niente era meglio di una vita in pace dove prosperare come collettività e non più come una singola identità prevaricatrice. La storia, però, ci ricorda che ci sarà sempre qualche individuo alla ricerca del potere e, nel tempo, chi sostituirà gli eroi di oggi, forse avrà dimenticato cosa fecero i loro avi per salvare l’umanità dell’estinzione.

A.D. 2210 - Nei cento anni che seguirono la fine della 3° guerra umana, i popoli che abitano la Terra hanno formarono uno stato unico di pacifica convivenza nel quale la politica focalizzò la sua attenzione al benessere di ogni cittadino, mentre i vari rappresentanti delle religioni più praticate aprirono le porte a persone di un altro “credo” senza pregiudizio e la convivenza divenne punto fondamentale nella ricostruzione spirituale di ogni essere vivente. Fu difficile dimenticare le atrocità della guerra ma la buona volontà di ogni individuo divenne la base portante per ricominciare a vivere serenamente. In questo periodo però si assistette a catastrofici fenomeni naturali e fu chiaro che la Terra, ferita dalle armi più potenti mai viste da essere umano, stava reagendo ma allo stesso tempo indebolendo. L’aumento della popolazione globale convinse il governo a mettere in pratica ciò che fu fermato durante la guerra e in quell’anno, dalla Base aerospaziale di Cape Canaveral, partì il primo convoglio di coloni verso Marte con l’obiettivo di creare, nel futuro, anche i presupposti per una colonizzazione su vasta scala del Sistema Solare.

A.D. 2284 – Gli essere umani, in pochi anni, conclusero la colonizzazione di Marte e di Venere e, proprio su questo pianeta, uno scienziato mosso dai principi della conoscenza, scoprì una distorsione nello spazio teorizzando che attraversando questo “Varco” si sarebbero potuti raggiungere luoghi mai visti né conosciuti. La comunità scientifica, naturalmente, si scagliò contro questo scienziato che fino a quel momento non aveva mai combinato nulla di buono, ma Beronz riuscì ad ottenere dei finanziamenti dai governi di Terra e Venere e partì per la missione esplorativa conscio della possibilità di non tornare a casa. Sulla Terra, per anni, si attese il ritorno dello scienziato e quando si stava per perdere ogni speranza, nell’anno 2284 tornò dal suo viaggio annunciando la scoperta di tre nuovi pianeti di classe terrestre e con atmosfera identica a quella della Terra. Da allora il passaggio verso altri mondi fu chiamato “Varco Beronz”.

A.D.  2351 - Sulla Terra, grazie anche alla diminuzione della popolazione sempre più interessata allo spazio, l’inquinamento decresceva e finalmente nell’anno 2351 il governo decretò la cessazione del livello di guardia. Gli esseri umani, dopo aver colonizzato i due pianeti più vicini, si erano insediati su Giove, Saturno e Urano e, allo stesso tempo, i terrestri colonizzarono tutti i pianeti scoperti nel “Varco Beronz”.

A.D. 2479 - L’intero sistema solare era conquistato tranne Plutone, ma la situazione politica sulla Terra stava peggiorando. Il governo terrestre decise di non finanziare più la conquista dello spazio ritenendola una spesa superflua e inutile. Il malumore generale su tutte le colonie iniziò a sfociare in proteste ma un avvenimento straordinario tolse l’attenzione di tutti a queste manifestazioni. La piccola nave mercantile, guidata dal capitano Fiorentino, nell’anno 2479 incrociò la strada con un’astronave di un popolo alieno. I Kilrathi fecero conoscere agli esseri umani il loro mondo, aprirono le porte al commercio intergalattico invitando ogni governo umano a visitare i loro tre pianeti.

A.D. 2495 – Le rivolte delle colonie, fermatesi con l’arrivo dei Kilrathi, ripresero più intensamente, però senza ottenere i risultati sperati così, senza aiuti dalla Terra, alcune colonie si coalizzarono creando dei governi indipendenti. Nei tre pianeti del “Varco Beronz” nacque la Repubblica Autonoma, mentre su Giove, Saturno, Urano e Nettuno assunse il potere una monarchia chiamata Regno Sayan. Il governo terrestre dichiarò illegale la costituzione della Repubblica e del Regno e mise in atto una forma di ritorsione modificando lo statuto delle proprie forze militari da difensivi a veri apparati militari di guerra e nell’anno 2495 iniziarono le guerra d'indipendenza. Ci vollero delle sanguinose guerre in tutto il sistema solare prima che sulla Terra capissero che il giogo tirannico stretto al collo dei coloni stava riportando l'umanità allo stato primitivo. Furono anni nei quali gli apparati bellici e tecnologici sfornarono nuove armi sempre più distruttive che avrebbero provocato effetti dannosi a lungo termine e, addirittura, che avrebbero permesso la distruzione di pianeti interi come la Weapon X. Per fortuna la fine delle guerre, nell’A.D. 2501, impedì che il sistema di armamento delle Weapon X fosse completato e tutti i governi ne bandirono la produzione. Durante queste guerre nacque una nuova religione che in poco tempo si fece largo tra quelle più conosciute. Il Primo Sole fece proseliti su ogni pianeta e la venerazione della leggendaria Regina, ritenuta l’unico abitante all’interno del Sole, si espanse anche nell’impero Kilrathi.

A.D. 2506 - La serenità da poco ritrovata fu scossa dall’invasione attuata dall’Impero Kilrathi dei pianeti Plutone e soprattutto Nettuno. Mosso dal desiderio di espandere i propri confini, l’imperatore Krakar non si fece scrupoli ad attaccare il Regno Sayan che, in virtù dell’armistizio firmato nelle guerre d’indipendenza, chiese aiuto alle altre popolazioni umane. Nonostante il governo terrestre fosse poco propenso a fornire aiuto al Regno Sayan, il primo a dichiarare guerra alla Terra, nell’anno 2506 dovette rispettare gli accordi. Dopo aspre battaglie nello spazio durante un decennio finalmente l'Impero decise di ritornare sui propri passi ma non accettò un accordo di pace senza ottenere qualcosa. L’Imperatore Krakar, ormai prossimo alla morte, chiese con forza il dominio su uno dei pianeti conquistati promettendo però che sarebbe diventato un centro di commercio con tutti gli esseri umani e privo dei blocchi interplanetari tanto caro ai vari governi di stirpe umana.

A.D. 2521 - Le divergenze continuarono per anni perché nessun governo poteva accettare di abbandonare un proprio pianeta nelle mani di un invasore, ma senza una soluzione pacifica e concordata da tutti si sarebbe riaperta la guerra così, con lo sforzo diplomatico e la pressione delle popolazioni stufe delle guerre che portavano la morte in tutto il sistema solare, nell’anno 2521fu firmato il Patto Quadrilatero dal quale si formava la nuova carta spazio-politica che ridefiniva i confini dell’intero universo conosciuto. Nel “Varco Beronz” i pianeti Gavilon, Maxtor e Pentium confermarono la Repubblica Autonoma; Terra, Marte e Venere rimasero territori della Federazione Terrestre; Saturno, Urano e Nettuno continuarono ad essere governati dal Regno Sayan; i pianeti Deserticos, Iceworld & Idargos continuarono ad essere dominati dell'Impero Kilrathi mentre tre pianeti furono dichiarati “Neutrali” con un governo a turnazione che sarebbe cambiato ogni tre anni con l’alternanza di Consoli provenienti dai due Stati confinanti on il pianeta stesso: su Mercurio dalla Federazione Terrestre e dalla Repubblica Autonoma, su Giove dalla Federazione Terrestre e il Regno Sayan, su Plutone dal Regno Sayan e l’Impero Kilrathi. Negli anni che seguirono, tornò la pace in tutto l’universo conosciuto ma rimase accesa la discussione per l’indipendenza richiesta dalle piccole colonie dislocate sui satelliti artificiali che, non potendo creare una forza militare, permettevano a personaggi carismatici di intraprendere azioni solitarie di guerriglia. All’ombra della rivolta qualcuno stava muovendo i fili perché lo “status quo” ottenuto fosse ribaltato e alimentava queste rivolte con donazioni di denaro e armamenti.





Prologo



A.D. 2537 (adesso) - Dall’interno della cabina di un veicolo spaziale, il pilota si mette in contatto con la stazione radar di un pianeta. «Qui navetta imperiale in missione diplomatica, chiedo permesso di atterraggio sul pianeta».
«Qui base d'atterraggio di Mercurio, attendete lascia passare per la Zona Blu».
Sulla navetta diplomatica i passeggeri stanno discutendo sull’importanza di questa missione per l'Impero Kilrathi quando il pilota dice con voce fremente: «Signori, c'è qualcosa che non va là fuori. Lo spazio si sta deformando davanti e temo che…»
Il pilota non riesce a completare la frase; una nave pirata, apparsa all’improvviso dal nulla, spara contro la navetta diplomatica disintegrandola con un colpo solo.





1° capitolo – Conferenza rischiosa



Era stato l’ennesimo attentato piratesco a un’astronave diplomatica, però avvenuto per la prima volta nello spazio controllato da Mercurio, il pianeta ritenuto più sicuro da possibili attacchi dei pirati delle colonie. Sulla Terra, lo staff presidenziale si riunì per decidere quali misure di sicurezza adottare, soprattutto in funzione dell’imminente Conferenza Planetaria prevista esattamente una settimana dopo l’incidente mercuriano. La preoccupazione era generale, ma soprattutto nell’Impero Kilrathi che era stato vittima degli ultimi tre attacchi diretti dei pirati.
Nella sala riunioni del centro imperiale l’imperatore Kherkan picchiava i pugni sul tavolo mentre discuteva con l’uomo collegato in videoconferenza, il presidente della Federazione Terrestre Williamson.
«Non possiamo più accettare che le nostre astronavi diplomatiche siano abbattute nelle zone più lontane dal nostro pianeta Idargos. Questa scarsa protezione che otteniamo presso le vostre installazioni governative è inammissibile».
«Posso solo garantirle che stiamo facendo il possibile per mantenere la sicurezza sui pianetti neutrali che sono sì più lontani dall’Impero, ma che sono anche più vicini a noi e alla Repubblica Autonoma. Questa situazione non piace a nessuno, soprattutto con l'approssimarsi della Conferenza Planetaria».
Kherkan interruppe bruscamente il suo interlocutore gridando: «Stia pur certo, io non mancherò a quest’appuntamento fondamentale, ma questa volta mobiliterò la guardia pretoriana per proteggere la mia persona».
La comunicazione tra i due s’interruppe e Williamson sapeva che non era a causa di problemi tecnici, ma una scelta deliberata di Kherkan per non dargli modo di rispondere.

Il presidente terrestre aprì immediatamente un canale di comunicazione per mettersi in contatto con chi aveva il compito di aprire la conferenza su Giove.
«Regina Lia, ho appena ricevuto la chiamata furente dell'Impero, devo comunicarle che Kherkan raggiungerà il pianeta neutrale con una forza militare quindi dovrebbe autorizzare il passaggio se vogliamo iniziare i lavori per la Conferenza».
«Se la motivazione è per la sicurezza e l’incolumità dell’imperatore non ho problemi, però è chiaro che passeranno soltanto se scortate al rendez-vous dalle nostre truppe».
«La conferenza è ad alto rischio e...»
«Lo capisco, ma lei deve comprendere che non possiamo permettere all'Impero di entrare nella nostra area senza predisporre una difesa» disse la regina interrompendo bruscamente Williamson.
Il presidente, conscio della situazione, mantenne la calma rispondendo: «Certo, comprendo benissimo. Io spero soltanto che questa nuova evoluzione alla situazione già complessa non ci trascini verso risoluzioni poco piacevoli».
«Anche per questo, conto sempre su di lei signor presidente» disse Lia chiudendo la comunicazione.
Williamson appoggiò le spalle alla sedia sbuffando. La persona seduta davanti a lui disse con tono deciso: «Come console attuale di Giove posso garantirle che nessuno del nostro Regno oserà sparare un colpo se non per difenderci dai pirati».
«Ne sono certo Kaplan, non siete voi che temo, ma ogni piccolo problema che può modificare la scaletta prevista per la conferenza».
Il presidente della Federazione Terrestre era una persona dotata dell’intuito naturale che hanno i grandi capi militari accoppiati alla conoscenza dell’uso, in parte improprio, della diplomazia politica che lo aveva portato a insediarsi su una poltrona ambita ma allo stesso tempo scomoda.


L’astronave da guerra federale Prometeus era dislocata nei pressi di Venere e stava svolgendo una missione di routine quando l’addetto radio disse al capitano: «Signore, una comunicazione personale sulla linea privata».
«Da dove proviene?»
«Direttamente dal quartier generale della Federazione».
«Non posso stare tranquillo, mai; chissà che cosa vogliono questa volta da noi. Fai attendere, risponderò direttamente dalla mia cabina».
Douglas, il comandante della Prometeus, era un militare con una grande carriera sulle spalle e questo lo rendeva uno dei capitani più richiesti per qualsiasi tipo di missione, da quella militare a quella di semplice controllo dello spazio. Raggiunta la sua stanza accese il monitor riconoscendo la persona amica cui disse, senza essere formale.
«Eccolo qui, lo sapevo che c'eri di mezzo tu. Non puoi stare una settimana senza di me e mi disturbi pure quando ho un lavoro importante» disse Douglas sorridendo.
«Purtroppo non abbiamo tempo per scherzare,» disse Thomen «il Presidente ha deciso di mobilitare anche le forze militari come sostegno alla Repubblica durante il passaggio dei loro mezzi nel nostro territorio. Indovina a chi tocca la scorta del nostro rappresentante?»
«E io dovrei scortarti fino a Giove? Ma sei pazzo, non ci penso nemmeno» rispose Douglas cercando di allentare la tensione che attanagliava l’amico.
«Sei sempre il solito» commentò Thomen sorridendo.
«Per fortuna; immagina che vita piatta e noiosa faresti se fossi un musone come tutti gli altri che conosci».
I due uomini si conoscevano da molto tempo avendo frequentato l’accademia militare nello stesso anno; Douglas decise di continuare la carriera comandando astronavi di ogni tipo mentre Thomen seguì la carriera politica che lo portò a essere il presidente di Giove e uno dei vice presidenti della Federazione Terrestre.


***


La conferenza stava per iniziare con la presenza di tutti i rappresentanti del Patto Quadrilatero. Questo incontro era stato indetto principalmente per discutere sui problemi che l’Impero Kilrathi stava avendo sul proprio pianeta Deserticos che, con il peggioramento del nucleo magmatico interno, si avvicinava alla completa disgregazione, così come aveva accertato la famosa Martina Dubois. La giovane scienziata terrestre era apprezzata in tutto l’universo conosciuto e le sue rilevazioni geologiche, sempre confermate dai fatti, erano il fulcro di questo Congresso che lei aprì mostrando tutti i risultati dei suoi studi di Deserticos.
La tensione, durante l’intera conferenza, si sentiva a pelle. I problemi del pianeta e gli attacchi dei pirati erano una costante fonte di preoccupazione tra i diplomatici ma anche tra le persone accreditate a partecipare a questo incontro fondamentale per il futuro. Conclusa la parte tecnica, il punto seguente prevedeva una dichiarazione ufficiale d’intenti affidata ai rappresentanti dei Tre Stati sulla richiesta di aiuto formale fatta dall’Impero Kilrathi.
Il primo a parlare era Thomen in rappresentanza della Federazione Terrestre. «Noi ci siamo sempre battuti per riconoscere l’importanza della vita di ogni essere vivente, umano o Kilrathi, senza fare differenze. Aiuteremo, con ogni mezzo a nostra disposizione, questo popolo nel momento di grave crisi che sta sopportando».
Il ministro imperiale Cain si alzò applaudendo la dichiarazione del collega terrestre.
Toccava a Ilian, principe del Regno Sayan. «Personalmente ho richiesto ai nostri genieri di preparare e attuare nel breve periodo dei centri di accoglienza per i profughi nei quali potranno soggiornare in tranquillità e nel massimo confort fino alla completa realizzazione del progetto di ricollocazione presentato dal tribuno Cain in questa stessa conferenza».
L’ultima a parlare era il ministro Jakall. «Purtroppo, vista la distanza tra la nostra Repubblica Autonoma e l’Impero Kilrathi, non potremo fornire assistenza immediata, ma ci dichiariamo disponibili a partecipare, con i nostri mezzi già sparsi nel Sistema Solare, ai soccorsi previsti per la popolazione di Deserticos».
L’unità d’intenti dei tre Stati sciolse la tensione e il pubblico nell’auditorium si alzò in piedi applaudendo all’unisono per queste dichiarazioni, mentre un miliziano si accostava a Cain parlandogli ad un orecchio. Il tribuno si alzò in piedi di scatto, fece segno al pubblico di sospendere l’applauso e, guardando gli altri rappresentanti, disse: «Signori colleghi, sono costretto ad abbandonare la conferenza prima del dovuto. Mi è giunta in questo momento la notizia che i pirati delle colonie stanno attaccando Deserticos».
Nella sala il silenzio tornò totale ma si scatenò il brusio generale quando Cain aggiunse con tono preoccupato: «Abbiamo ricevuto anche notizie che questi scellerati abbiano i piani per l'utilizzo della Weapon X».


Su Deserticos la situazione stava peggiorando di minuto in minuto e il tribuno Sarto impartiva ordini mentre leggeva un documento. «Abbandonate le postazioni di difesa, non possiamo fare niente contro il loro dispositivo di occultamento. Iniziare le procedure di evacuazione completa del pianeta perché ci hanno confermato la presenza di stazioni da battaglia predisposte per l’attivazione della Weapon X».
Proprio mentre Sarto confermava le notizie apprese anche da Cain durante la conferenza, nei pressi del pianeta Kilrathi apparvero due grandi stazioni orbitanti che in cinque minuti esplosero verso Deserticos due colpi dall’effetto devastante; la crosta terrestre si sfaldò nei due punti in cui il raggio della Weapon X erano caduti, le esplosioni a catena devastarono il pianeta che in pochi istanti si spaccò in due parti per poi esplodere.
Un’astronave fuggita nell’iperspazio, su cui erano saliti Sarto e il suo staff, subì ugualmente la forza dell'onda d'urto causata dell’esplosione e giunta su Iceworld iniziò a prendere fuoco. Il tribuno utilizzò un guscio di salvataggio e raggiunto il suolo ghiacciato del pianeta, urlò: «Non erano pirati, non erano pirati! Adesso ho anche le prove per denunciare chi si cela dietro questi attacchi!»










N.d.A.2
- L’intera storia è stata concepita come un serial tv e ve la propongo proprio come era stata pubblicata sul forum.
- La sua struttura è composta da tre serie per un totale di quattordici puntate che pubblicherò con cadenza settimanale più o meno precisa dividendo una serie da un'altra con una cadenza di due settimane.
- Sicuramente avrete notato fin dalla “cronostoria” molteplici incongruenze con ciò che è la Fisica Ufficiale; ciò dipende dal genere Sci-Fi contaminato con il Fantasy, ma soprattutto per la trama che ci porterà solo alla fine a comprendere molte cose descritte nel corso della storia.
- Ho deciso di pubblicare questa storia perché tempo fa ho iniziato a scrivere un reboot quasi completo (già tutto quello che leggerete è un reboot di miei scritti degli anni ottanta/novanta, poi, adattati per il forum) e spero che questa scelta mi spinga a riprendere in mano il mio vecchio progetto sfruttando il momento.
- Un'altra caratteristica di queste storie è l’utilizzo di nomi particolarmente conosciuti quindi segnalerò i “credit” al termine di ogni puntata.

Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è uhn omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.

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Capitolo 2
*** Tutti sotto attacco ***


2° capitolo – Tutti sotto attacco



Il tribuno Sarto, scampato alla distruzione di Deserticos, si presentò al cospetto del suo imperatore su Idargos.
«Mio signore, i dettagli dell’attacco subìto sono chiari e non possono alimentare dubbi di sorta. Sono stati loro».
Kherkan, letti i dettagli nei minimi particolari, ordinò di preparare la sua personale nave ammiraglia e la scorta di due astronavi da guerra pronte alla battaglia.

Nel frattempo, in un’installazione militare situata nel nord dell’Europa unificata, sulla principale rampa di lancio, due aerei erano pronti al decollo.
«Qui squadriglia d'assalto Alpha. Chiedo autorizzazione».
«Fabrix, siamo sicuri che ci sentono? Troppe le interferenze».
«Non lo so Durin, ma io parto ugualmente, non posso mica starmene fermo perché quello lassù non ha tempo di rispondere».
I due caccia presero il volo senza autorizzazione. Entrambi i piloti provenivano dalla stessa accademia e avevano scalato le gerarchie militari continuando a superare le prestazioni che uno dei due otteneva nelle classi di studio o pilotando un aereo sviluppando però anche un certo distacco dalla proforma militare tanto che la frase “rispettare gli ordini” era per loro quasi sconosciuta.
Dal centro di controllo arrivò immediata la strigliata. «Questa volta l'avete combinata bella, non credo che ve la faranno passare liscia», disse Solomon prima di aggiungere preoccupato, «fate attenzione, siamo sotto attacco!»
Una piccola astronave pirata stava colpendo l'installazione militare e, per fortuna, i due piloti non si erano ancora allontanati dalla zona così con un semplice cambio di rotta raggiunsero e colpirono il nemico in modo preciso e chirurgico facendolo esplodere in mille pezzi. Durin, durante l’ingaggio, aveva notato qualcosa di strano e decise di dirigersi sul luogo dove erano caduti i resti della nave pirata e, giunto sul posto, vide la cosa che lo aveva sorpreso durante il combattimento; lo stemma impresso sui rottami della fiancata del velivolo che non rappresentavano il simbolo di qualche colonia, ma l’insegna del Regno Sayan.

Al centro di scienze interplanetarie di Marte la signorina Martina Dubois stava illustrando al presidente Hogan i risultati finali ottenuti dalle rocce di Deserticos che erano state scaraventate nello spazio con l’esplosione.
«Come può vedere anche da questi dati era confermabile che al pianeta mancava poco per distruggersi per colpa della grande massa magmatica che stava risalendo verso la superficie a grande velocità e quindi i colpi subiti hanno soltanto fatto affiorare ciò che era già sotto le fondamenta della loro capitale».
«Lei continua a sostenere che il pianeta già moribondo ha subito soltanto il colpo di grazia con l’attacco dei pirati?»
«Mi permetta di essere ancora più schietta; non ho nessun dubbio».
Mentre stavano consultando ulteriori grafici l’allarme della base inizio a suonare.


L'astronave Prometeus aveva concluso da giorni la missione diplomatica come scorta al ministro Thomen alla conferenza su Giove e stava per rientrare alla base Federale sulla Terra quando ricevette la comunicazione che il Presidente Williamson stava facendo a tutti i capitani della flotta. «Ordino a tutte le astronavi militari, non impegnate in missione, il rientro immediato sulla Terra. Abbiamo il fondato motivo di ritenere imminente un attacco alla Terra».
Proprio in quel momento un’astronave stava per attaccare Marte sotto gli occhi del comandante della Prometeus.
«Hanno armato i siluri» esclamò il radarista di bordo.
«Iniziate a cannoneggiare quel vascello» ordinò Douglas e dalla Prometeus partirono dei colpi precisi.
L’astronave nemica tentò la fuga ma Douglas non le diede tregua distruggendola con la seconda bordata dei cannoni della Prometeus.

Negli istanti in cui la Pegasus aveva eliminato una minaccia, altre situazioni di guerriglia si stavano succedendo in luoghi sparsi dell’universo. Su Pentium, un pianeta della Repubblica Autonoma, era in atto un attacco contro le basi militari effettuato da aerei bombardieri sconosciuti e il Primo Ministro Manola chiamò in soccorso la flotta del vicino pianeta, Maxtor. Le astronavi da cui provenivano i bombardieri nemici, vista la situazione di pericolo, indietreggiarono attraversando nuovamente il “Varco Beronz” mentre Manola trasmetteva ai due vice ministri della Repubblica le informazioni ricevute direttamente dall’Impero Kilrathi.

Nella loro fuga le astronavi pirata, uscendo dal “Varco Beronz”, si trovarono nei pressi di Mercurio e davanti alla stazione orbitante Pegasus della Federazione Terrestre messa a difesa del pianeta “neurale”.
Betta, l’addetta radio e primo ufficiale in capo, confermò: «Attenzione, come previsto le astronavi nemiche sono nel nostro raggio d’azione. Accensione motori e iniziare rotazione delle cannoniere».
«Billy dalla sala motori, iniziato allineamento».
«Brawler dalla cannoniera pronta a sparare. Attendo allineamento».
Tutti all’interno della stazione orbitante erano pronti e dopo qualche minuto i piccoli cannoni iniziarono a sparare contro il nemico che tentò il contrattacco colpendo con ferocia senza risparmiare di lanciare missili contro Mercurio. La vittoria dei terrestri era a portata di mano quando l’ultimo vascello nemico cambiò la sua rotta.
Betta urlò: «Attenzione, l’astronave nemica si sta dirigendo verso di noi per speronarci, prepararsi all’impatto!»


I fatti criminosi dell’ultimo giorno imponevano l’intervento diretto delle massime autorità dei Quattro Stati. Il console di Plutone, Redward, indirizzò la sua chiamata contemporaneamente ai quattro potenti. «L’Impero Kilrathi richiede, come previsto dai Patti del Quadrilatero, un immediata riunione d’urgenza dei capi di stato e dei primi rappresentanti che avverrà sul pianeta “neutrale” da me amministrato secondo le leggi previste. Per un’azione comune ho garantito la vostra presenza e spero che nessuno decida di mancare».


***


La riunione straordinaria di sicurezza si svolse nella grande sala di Plutone dove, poco meno di cento anni prima, gli esseri umani accolsero i primi visitatori provenienti dell'Impero Kilrathi ed era normale che Kherkan avesse scelto questo luogo per la riunione perché il console Redward era Kilrathi. Nessuno aveva mancato alla richiesta del console: Manola, Lesnar e Jakall per la Repubblica Autonoma; Williamson, Thomen e Hogan della Federazione Terrestre; la regina Lia, il principe Ilian e il Duca Sukrit per il Regno Sayan; Kherkan, Cain e Sarto per l'Impero Kilrathi.
Redward aprì la riunione. «Signori, siamo qui perché negli ultimi giorni ognuno di voi ha dovuto affrontare degli scontri armati con delle forze a noi sconosciute e il Patto Quadrilatero prevede una riunione in caso di attacco esterno. Le nostre fonti, fino a oggi, ci indicavano le colonie indipendenti come favoreggiatrici degli attacchi, ma abbiamo delle nuove notizie su chi potrebbe essere il vero fautore di questi ingiustificati attentati alla pace. Cedo la parola al ministro Sarto».
«Signori, mi è grave mostrare a tutti voi le immagini dell'attacco subito ma non posso celarle e, con l’autorizzazione del console Redward, le invio sul mega schermo. Queste sono state raccolte dai nostri satelliti difensivi».

Le immagini si susseguirono fino al punto cruciale nel quale erano mostrate le stazioni da battaglia mentre iniziavano le procedure per l’utilizzo della Weapon X.
«Per favore bloccate questa immagine e ingrandite» disse Sarto puntano il dito sullo schermo gigante. L’ingrandimento non lasciava dubbi e tra lo sgomento di tutti il principe Ilian si alzò di scatto strillando: «Questo è un falso! Come vi permettete!»
Nelle immagini si vedeva sulle fiancate delle stazioni da battaglia lo stemma reale del casato Sayan.
L'Imperatore Kherkan puntò il dito contro la Regina Lia. «Ed ecco come volevate aiutarci nell’evacuazione di Deserticos! Eliminando tutti! E questo spiega anche perché nessun avamposto o pianeta o astronave del Regno Sayan si stata attaccata. Tutti noi abbiamo subito delle gravi perdite tranne voi!»
Le accuse erano gravissime ma purtroppo anche Williamson, presidente della Federazione, non poteva tenere nascosto l’attacco subito sulla Terra e riferito dai piloti del nord Europa unito. «Lo dico con le lacrime nel cuore ma abbiamo anche noi delle prove da consegnare in questa riunione».
Thomen aprì una valigetta nella quale era contenuto uno dei vessilli del Regno Sayan e Williamson spiegò: «Questo che vedete è stato recuperato dai rottami di un’astronave che ha attaccato il mio pianeta».
Lia, già accalorata per le accuse dell'imperatore, guardò Williamson negli occhi, ma, fidandosi delle parole dell’uomo, abbassò lo sguardo perché questa testimonianza aveva mille volte più valore di qualsiasi altra.
Ilian, impulsivamente, si lanciò a viso a viso con il presidente della Federazione e, trattenuto a stento da Sukrit, disse con foga crescente: «State congiurando tutti contro il nostro regno».
Manola, prima rappresentante della Repubblica a prendere la parola, disse: «Le astronavi che hanno attaccato la stazione orbitante terrestre nei pressi di Mercurio erano le stesse che avevamo respinto su Pentium, ma non ho elementi per confermare quello che state dicendo e mi affido alle immagini prodotte in questa sala».

Redward, dopo queste rivelazioni, si trovava in una situazione spiacevole, ma dovette far proseguire la riunione dando la parola al tribuno imperiale Cain che fu preciso e impeccabile nel seguire la prassi indicata nel trattato. «L'Impero Kilrathi oggi dichiara guerra al Regno Sayan; come prevede la convenzione stipulata nei Patti Quadrilateri, l’Impero si impegna a non attaccare né uomini né donne del Regno Sayan presenti in questa riunione permettendo loro di ritornare sui rispettivi pianeti; sempre attenendoci scrupolosamente al trattato, prima di iniziare delle operazioni belliche, l'Impero Kilrathi richiede formalmente al Regno Sayan la resa incondizionata perché responsabile delle azioni criminose che ci hanno portato a prendere una decisione drastica come può esserlo una guerra».
La Regina Lia rispose subito: «Il Regno Sayan rifiuta la resa».
Redward recitò la formula di rito. «Gli accordi prevedono che gli altri due membri dei Patti Quadrilateri dichiarino la posizione dei loro rispettivi governi».
«Le Repubbliche si dichiarano parte lese e appoggeranno l'Impero» rispose Manola dopo un breve consulto con gli altri rappresentanti della Repubblica mentre il presidente Williamson rispose: «La Federazione si dichiara neutrale al conflitto».
Kherkan, sorpreso da questa decisione, gli si avvicinò esclamando: «Voi non vi sentite colpiti? Dovevano morire tutti sulla stazione orbitante per farti entrare in guerra?»
Hogan si frappose tra i due dicendo: «Questa è la decisione della Federazione e non ci sono altre parole da proferire oltre a quelle già dette».
Redward li interruppe. «Rammento alla Federazione che come parte neutrale al conflitto dovrà assegnare un corridoio “franco” per il passaggio delle forze armate della Repubblica Autonoma».
«Siamo consci dei doveri e dei diritti previsti e concessi dai Patti Quadrilateri» rispose Hogan guardando in malo modo l’imperatore Kilrathi.
In poche ore si era aperto un nuovo conflitto nell'universo e tutti i rappresentati partirono per tornare a casa in modo da iniziare velocemente le operazioni di guerra.

Sulla navetta della Federazione Terrestre Hogan chiese: «Presidente, per quale motivo non entriamo in guerra contro il Regno? Sappiamo che lei ha una grande amicizia con la Regina Lia, ma le prove sono schiaccianti».
Anche Thomen era della stessa idea. «Sei ci tiriamo indietro dopo tutto quello che è successo facciamo soltanto la figura dei fifoni».
Williamson ascoltava i suoi alleati ma non aveva intenzione di cambiare idea.
«Sono certo che il Regno Sayan non sia colpevole; né Lia né Ilian sono così stupidi come ci vuole far credere Kherkan e, anzi, dopo le parole dell’imperatore, sono ancora più convinto che loro siano innocenti».
«Che cosa glielo fa dire con tanta sicurezza?» chiese Hogan.
«Proprio le parole di Kherkan; solo noi sappiamo che non sono tutti morti sulla stazione orbitante di Mercurio!»










Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è uhn omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.

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Capitolo 3
*** Pirati dello spazio ***


3° capitolo – Pirati dello spazio



La guerra dopo solo un giorno era già iniziata e la Federazione Terrestre permise il passaggio alle truppe della Repubblica Autonoma, guidate dal ministro Jakall, dirette verso Giove. Nella sede dello Stato Maggiore sulla Terra, il presidente Williamson era in collegamento con la Regina Lia. «Lo so che non siete stati voi ma le prove sono troppe e schiaccianti e gli stessi video forniti da Sarto, dopo attento controllo, sono stati dichiarati dai miei specialisti come originali e senza contraffazione».
«Quando hai detto quelle parole su Plutone mi è esploso il cuore, ma di te mi fido ancora e spero che riuscirai a scoprire la verità prima che tutto si compia. Lo sai che non riusciremo a resistere contro due Stati per lungo tempo».
«Purtroppo l'unica cosa che sono riuscito a fare per te fino a ora è stata quella di rimanere neutrale nonostante che nel nostro governo le voci sono discordanti».
«Lo so, lo so, purtroppo Ilian non capisce queste cose, perdonalo».
«Testardo come la madre».
«Come lo è sempre stato il padre in verità...»
La comunicazione s’interruppe bruscamente e ciò significava che le astronavi repubblicane avevano raggiunto Giove oscurando tutte le comunicazioni in uscita e in entrata dal Regno Sayan.

Proprio nella zona Blu, presidio consolare del pianeta, Kaplan stava salutando i soldati della Federazione costretti a lasciare i loro posti per l’imminente guerra a cui non avrebbero partecipato, e in particolar modo Mavelix, comandante degli assaltatori della Federazione Terrestre, che fino a quel momento aveva svolto una missione umanitaria sul pianeta.
«Caro amico, mi piange il cuore nel vederla partire per Venere».
«Signor console, mi dispiace lasciarla da solo in questo posto, ma devo ubbidire agli ordini provenienti dalla  Federazione. Spero di rivederla perché lavorare con lei e il suo staff è stato faticoso ma piacevole. Mi raccomando stia attento».
Mavelix era il classico comandante da missioni disperate, pronto a tutto per portare a termine un compito assegnato ma anche preparato mentalmente ad azioni difensive per proteggere i suoi uomini. Aveva passato gli ultimi due anni su Giove al servizio del consolato e a difesa della colonia Zeuss situata nei pressi del pianeta che in quel momento era obbligata ad evacuare essendo un avamposto militare nonostante al suo interno fosse dislocata la Space Red Cross, agenzia medica della Federazione, ma disponibile ad aiutare qualsiasi civile o militare in difficoltà. Il comandante della SRC era il capitano Fabian Franco, un chirurgo con svariate specializzazioni e premiato dal presidente Williamson per le opere umanitarie.
Mavelix, prima di partire, si mise in contatto anche il comandante medico. «Signore, stiamo per mandarle delle navette per scortarla lontano dalla zona di guerra come previsto dal protocollo firmato dal presidente».
«Ho capito, grazie dell’informazione» rispose Fabian Franco sorridendo.

Molte astronavi della Federazione Terrestre iniziarono il viaggio di ritorno verso casa e nessuno era interessato a controllare quella piccola astronave, partita dalla colonia X21, che percorreva la rotta per raggiungere la Colonia Penale situata non tanto distante dal pianeta o dalla colonia Zeuss. Lì, in una delle celle detentive, due uomini erano in trepidante attesa.
«Ma sei davvero sicuro che usciremo di qui?»
«Sicurissimo Ubri, speriamo solo che quell'animale di Ubas non cerchi di fregare e si accordi con il comandante del mercantile Aurora senza esagerare».
«Fai silenzio El Barbo, sta arrivando qualcuno».
Due carcerieri aprirono la porta principale della cella dei due uomini e ci buttarono dentro un uomo che rialzatosi esclamò: «Mi spiace, ma il comandante dell'Aurora mi ha denunciato».
Ubri scosse la testa. «Lo sapevo che finiva male! Hai provato a prenderla vero?»
Ubas rise e stava per rispondere quando si udì una voce provenire dall’altoparlante generale del complesso carcerario. «Attenzione, la Colonia Penale è stata liberata». Tutte le porte di detenzione si aprirono e nei corridoi uscirono tutti i criminali in cerca della fuga perfetta: assassini, ladri di tecnologie, scienziati pazzi, tutti tranne i tre che si sedettero nella loro cella in attesa che fosse cessato il caos.
La voce precedente terminò la sua trasmissione glorificandosi. «E ricordate amici, quando qualcuno vi chiederà come siete fuggiti dal carcere di massima sicurezza, raccontate loro le gesta di Capitan Andrew, pirata dello spazio!»
Nessuno dei tre uomini stava ad ascoltare quel pirata e Ubas controllava il corridoio principale. «Ok ragazzi, là fuori si sono calmati, dobbiamo solo sperare di trovare anche noi una carretta a vapore per potercene andare».
«Fai silenzio, non riesco a pensare» urlò El Barbo mentre sistemava il letto.
«Sei impazzito?» chiese Ubri osservando il compagno di cella.
«La mamma mi ha sempre detto di sistemare le cose che utilizzo!» rispose El Barbo generando l’ilarità degli altri due.
Nel frattempo i pirati stavano saccheggiando la nave mercantile Aurora che avevano  incrociato dopo la partenza dalla colonia penale.
«Sono il capitano Andrew, vi garantisco che non subirete nessuna tortura, siamo pirati e non barbari che distruggono tutto al loro passaggio».
«Sì, lo so, lo so, però non fatemi del male vi prego, vi prego», rispose tremolante Demon, il capitano del mercantile.
«Però, caro amico capitano dell'Aurora, tutto ciò che porti su questa carretta dello spazio sarà nostro senza che mi crei problemi».
«Sì, sì, come volete, come volete».
«Sentito ciurma? Prendete tutto ciò che ci offre il capitano Demon» urlò Andrew ai compagni di scorribanda.
Il vestiario di Andrew ricordava molto quei vecchi film che si proiettava nei cinema più di seicento anni prima: indossava una benda sull’occhio solo per fare impressione ai capitani dei mercantili, aveva una lunga barba nella quale nascondeva delle finte bombe termiche e, oltre alla pistola, portava legata in vita una spada che non estraeva mai perché di quell’oggetto antico, nel fodero, c’era solo l’elsa. Schyry prima di diventare un pirata era una canaglia di prima categoria ma poi conobbe Andrew e i suoi ideali cambiando profondamente il suo modo di agire e così imparò a gestire la rabbia nei momenti di calma e a scatenarla nei momenti in cui l’adrenalina gli faceva esplodere il cervello. Il secondo, ultimo dell’esigua ciurma, era Hartigan, un colosso di uomo pronto alla rissa per qualsiasi cosa ne valesse la pena.
I due entrarono all’interno della grande stiva di carico dell’Aurora , ma all'improvviso l'allarme bloccò tutti. Andrew richiamò i suoi uomini. «Presto, tornate qui in plancia, dobbiamo filare via subito. Il radar segnala una grande astronave in arrivo proprio verso di noi,» poi, rivolgendosi a Demon, disse: «e voi ci seguirete naturalmente».
«Non esiste un posto dove potete nascondervi, qui intorno c’è solo la colonia penale» rispose Demon preoccupandosi di non alterare l’umore del pirata.
«Bravo Demon, proprio il posto cui stavo pensando io».
Schyry e Hartigan tornarono ai loro posti in plancia mentre Andrew, dopo aver impostato la rotta, si sedette sulla postazione di comando. «Andiamo laggiù, tanto saranno fuggiti già tutti; spartiremo il bottino dell’Aurora e libereremo capitan Demon che sta continuando a tremare, ed è una cosa fastidiosa».
«Capitano, ma avete ascoltato la radio della Federazione? Stanno evacuando la colonia Zeuss per l’inizio della guerra!» disse Schyry voltandosi verso Andrew.
«Di che diavolo stai parlando? Quale guerra?»
«Ed io come faccio a saperlo, ero nella stiva dell’Aurora».
Anche i tre ergastolani, El Barbo, Ubri e Ubas, entrati nella sala di controllo della colonia penale iniziavano a ricevere notizie dei combattimenti.
Ubas osservò il monitor esclamando: «Sta tornando indietro l’Aurora. Quel comandante traditore torna da me! Che spasso ora».
«Meglio che stai buono, non vedi che l'Aurora è trainata da una nave pirata? C'è poco da fare gli spiritosi, ci conviene uscire da qui e raggiungere le rovine della vecchia prigione» disse Ubri preoccupato.

La nave di Andrew e quella di Demon atterrarono nei pressi delle zone detentive.
«Credo che sia saggio togliere la nostra bandiera prima che arrivi qua l’astronave che ci stava inseguendo», disse Hartigan preoccupato.
Schyry, sorpreso, disse: «Capitano, è una nave della Federazione ma porta la bandiera della Space Red Cross!»
«Questa è una bella notizia» esclamò Andrew. «Hartigan fai sparire la bandiera pirata, Schyry tieni a freno la lingua e lascia parlare il nostro capitano Demon».
Il capitano dell’Aurora non riusciva a capire così Andrew dovette spiegare per bene cosa dire ai responsabili della SRC. «Sentimi bene e non sbagliare a parlare con loro o tu sei il primo che perderà la testa. Le due navi mercantili sono in avaria e abbiamo dovuto atterrare qui per le riparazioni urgenti così da non ritrovarci in mezzo alla zona di guerra».
«Ma...»
Schyry interruppe il capitato dell’Aurora. «Ma se non capisce, allora è meglio che le sparo un bel colpo così non deve neppure pensare».
Demon impallidì. «Ah... ora ho capito… sì, sì».
La nave del capitano Fabian Franco atterrò proprio vicino all’Aurora e l’addetto alle comunicazione richiese il nominativo e la motivazione per cui fossero sulla pista di lancio della colonia penale.
«Buongiorno signori, sono il comandante delle due navi mercantili. Abbiamo problemi meccanici ma ripartiremo prima possibile», disse Demon mantenendo la calma sotto l’attenta visione di Andrew.
Dalla nave medica giunse la risposta proprio del comandante. «Ho bisogno di incontrarvi perché abbiamo ricevuto un segnale di allarme provenire proprio da questa colonia».
Demon, non istruito a rispondere a questa richiesta, disse senza pensare. «Certo, siamo a disposizione».
Ormai il danno era fatto e Andrew disse: «Mi tocca sistemarmi l’abbigliamento per essere presentabile,» poi girandosi verso la ciurma, «e anche voi sbrigatevi, non siete messi meglio di me».
L'incontro tra i due gruppi avvenne all’interno della sala comandi della prigione e lì scoprirono della fuga di tutti i detenuti causata dal capitano pirata Andrew.
«Non ho mai sentito parlare di questa persona» disse Fabian Franco scatenando in Andrew la voglia di colpirlo ma, sempre il comandante della SRC, guardando il monitor disse a Demon: «Senta capitano, ma non aveva detto che sono entrambe sue le navi? Perché quella sta partendo in questo momento».
«Ssssì…, ma… ma… era già pronta… e… e… avevo già concesso il permesso di partire».
Proprio la nave pirata si stava alzando in volo e Andrew dovette trattenere la furia per non finire nella galera della colonia.


Passarono alcune ore nelle quali i membri della RCS ripulirono le celle per preparare ad accogliere dei feriti mentre Andrew e i suoi compari si affrettarono a sistemare lo scafo dell’Aurora che avevano rovinato loro stessi nell’abbordaggio.
Completate le riparazioni Demon salutò Fabian Franco e salito a bordo si mise in un angolo senza parlare mentre Andrew, talmente adirato, che il suo viso sembrava deformato, urlò: «Rivoglio la mia nave e quei cani che hanno osato rubarmela la pagheranno cara», poi, rivolse lo sguardo verso Demon. «Se la tua carretta ambulante mi priverà della vendetta, tu farai un bel bagno nel Sole!»
Schyry disse: «Capitano non si deve preoccupare; ho cambiato i motori dell’Aurora, sono pur sempre un ladro e non me la sono sentita di lasciare là quei bei motori della nave terrestre!»
Hartigan chiese: «Quale direzione capitano?»
Andrew rispose: «Chi ha rubato la nostra nave deve essere uno furbo quindi starà andando nel luogo più sicuro in questo momento: Venere».


Mentre…

«Vi avevo detto che come rubo io delle astronavi non lo riesce a fare nessuno» disse Ubas gongolando.
El Barbo invece, notata la rotta inserita da Ubri, disse :«Tu sei veramente scemo».
Ubas, capito il motivo di quella frase rincarò la dose. «Solo un pazzo avrebbe scelto di dirigersi nello spazio del Regno Sayan dove stanno combattendo».
«E allora io sono un pazzo!» commentò Ubri.









Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.

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Capitolo 4
*** Guerra! ***


4° Capitolo – Guerra!



La guerra era definitivamente iniziata e su ogni pianeta del Regno Sayan le forze militari si scontravano senza esclusione di colpi. Uno dei reporter di guerra terrestri, Wigam, trasmetteva le immagini provenienti da Urano.
«La situazione su questo pianeta si sta evolvendo in questi minuti. Le forze di difesa sono schierate e stanno attendendo il primo attacco… e… tutti giù!»

Su Nettuno le forze imperiali provenienti da Plutone stavano bombardando i centri dei servizi militari Sayan.
«Signore, il fronte a sud è stato spazzato via dai pretoriani imperiali», disse un soldato al Duca Sukrit che, senza battere ciglio, rispose: «Non possiamo permetterci altre perdite in quella zona, lasciamola all'impero e attestiamo nelle zone cittadine il grosso delle truppe. Segnalate a tutti i comandanti dei reparti di fermare le azioni di artiglieria ripiegando nelle zone di comando e ricordate che in trenta minuti da ora alzeremo lo schermo anti bomba».
Tutte le pattuglie armate di Nettuno iniziarono il rientro verso la zona centrale del pianeta che, sprovvisto di astronavi da guerra, puntava tutto sui rinforzi spediti da Saturno. Nell’impero era nota la mancanza di Nettuno del supporto aereo e Sarto, a capo della forza d’invasione, stava per mettere in atto il piano prestabilito.
«Voglio immediatamente i bombardieri sulla città, iniziate a colpire prima che si chiudano a riccio e ci costringano a scendere sul campo con i mezzi di superficie senza la necessaria copertura».
I bombardamenti sulla capitale di Nettuno iniziarono subito e come voleva Sarto, i missili non risparmiavano nessuno tra civili e installazioni mediche ben visibili dall'alto.
La situazione per il pianeta era notevolmente critica e anche se la barriera era stata alzata nei tempi prestabiliti, l’invasione era soltanto rimandata perché Sarto poteva dislocare le forze di terra senza trovare una linea difensiva a fermarlo. Sukrit, intanto, cercava di spronare ancora di più il suo esercito. «Dobbiamo rendere difficili le loro azioni di terra. Resistiamo qualche ora e prepariamo ad accogliere i rinforzi provenienti da Saturno».
Alla sala di guerra in quel momento giunse un messaggio proprio dall’avversario.
«Arrendetevi e vi sarà fatta salva la vita, oppure morirete tutti».
La risposta di Sukrit fu il lancio di un missile terra-aria che non colpì l’ammiraglia imperiale di pochi metri.
I mezzi corazzati imperiali dopo aver distrutto le prime difese, entrarono nella capitale ma furono costretti ad assestarsi su una linea di confine per la grande caparbietà dei soldati Sayan incitati dal loro Duca. Sull’ammiraglia imperiale suonò l’allarme che annuncia l’arrivo di qualche astronave, i soldati imperiali si misero in agitazione ma Sarto sapeva che chi stava arrivando era un alleato.
Le due astronavi appena giunte nella zona, erano comandate dal Primo Ministro repubblicano Manola e iniziarono subito a colpire con i cannoni il primo contingente proveniente da Saturno in aiuto di Sukrit distruggendo ogni astronave.
Il Duca era rimasto spiazzato e si domandava come le astronavi della Repubblica avessero raggiunto il pianeta senza che i radar le scorgessero, ma non poteva fermarsi a pensare perché dei soldati imperiali erano penetrati nel palazzo. Ordinò: «Riunite le truppe e apriamoci un varco per uscire prima di essere intrappolati come topi».
Sarto entrò nel castello con i suoi pretoriani mentre i cannoni dell’ammiraglia repubblicana indirizzarono i loro colpi verso le navette di salvataggio e Sukrit, uno degli ultimi a fuggire, riuscì a superare il fuoco di sbarramento grazie all’artiglieria di terra che protesse fino all’ultimo la sua partenza.
Sarto, tronfio per il successo, si sedette sulla sedia del suo avversario in fuga ma non ne fu particolarmente contento perché il Duca gli era sfuggito dalle mani.
Conquistato il pianeta Manola, si mise in contatto con gli altri ministri della repubblica che si apprestavano a muovere da Giove verso Saturno.
«Primo ministro Manola, la nostra offensiva si trova in una situazione di stallo. Le nostre spie ci hanno indicato l'arrivo del Principe Ilian in questa zona» disse Lesnar.
Jakall era meno preoccupato. «Lui conosce le nostre tattiche ma le nostre forze sono di sicuro più imponenti e non avrà scampo».
Manola confermò la tattica che aveva previsto. «I piani non cambieranno. Raggiungere l'Impero su Urano e convergere in blocco su Saturno quindi, se lo riterrete opportuno, evitate lo scontro con il principe».

Da Urano giungevano altre notizie da parte di Wigam. «Qui la situazione è in fase di stallo, le forze aeree reali stanno tenendo testa alle squadriglie dei Pretoriani guidate da Cain. La cittadella, dove ora mi trovo, ha già chiuso lo schermo anti bombe quindi ci aspettiamo da un momento all'altro l'arrivo dei mezzi corazzati Kilrathi. Il numero delle vittime appare tutt'ora contenuto».

Le notizie che aveva ricevuto Lesnar erano giuste e il principe Ilian arrivò con uno stormo di caccia bombardieri che distrusse in pochi attimi due astronavi nemiche colpendole con un fuoco incrociato. Jakall e Lesnar decisero di dividere le proprie forze così il primo rimase a fronteggiare il principe mentre il secondo si diresse verso il rendez-vous con il Primo Ministro. Le astronavi di Maxtor iniziarono a colpire le porta aerei del principe Ilian ma lui si stava concentrando sull’altra minaccia che si stava allontanando. «Dobbiamo immediatamente bloccare Lesnar e i suoi, non devono raggiungere Saturno per nessun motivo».
Un soldato lo interruppe mostrandogli un messaggio in codice. Il Principe rise e cambiò l’ordine. «A tutti i reparti; ignorate l’ordine precedente e spazzate via tutta la forza militare di Jakall. La Regina finalmente si è decisa a tirare fuori le unghie!»
Dal messaggio ricevuto in precedenza, il principe Ilian aveva saputo che la Regina Lia aveva attivato la difesa asteroidale, considerata da secoli impenetrabile e altamente distruttiva per tutti i nemici del Regno che tentavano di invadere Saturno.

La Regina, proprio in quel momento, stava parlando ai sudditi. «Mio amato popolo, le notizie che ci sono giunte da Nettuno e Urano ci potrebbero mettere in ginocchio, ma sono sicura che starete in piedi contro ogni avversità e che difenderete la Casa Reale con onore e noi regnanti vi difenderemo con l’attivazione della difesa asteroidale!»

Le forze della Repubblica e dell'Impero si dimostrarono immediatamente troppo potenti per il solo Regno Sayan che si ritrovò accerchiato su Saturno. Dopo la caduta di Nettuno e di Urano il Principe Ilian era costretto a cambiare rotta mentre il console Sukrit, fuggito da Nettuno, si dirigeva verso Saturno nella speranza di incontrare la flotta del principe. All'Impero Kilrathi, già attestato presso Saturno con le armate di Cain e di Sarto, si aggiunsero le astronavi repubblicane di Manola, apparse dal nulla, e si attendeva l’arrivo della flotta di Lesnar. Jakall, stranamente, scelse di non inseguire il principe Ilian in fuga, ma scese su Giove, pianeta neutrale, ma con il consolato ancora in mano del Regno Sayan. La motivazione fu chiara quando Jakall, entrato con le truppe nel castello, impartì il primo ordine. «Prendete tutto quello che può servire per decifrare i codici dell'astronave Reale, frugate in ogni angolo,» poi, guardando il console aggiunse: «signore, lei sarà nostro ospite per le prossime ore».
«Voi non potete entrare, la guerra è in corso e il consolato non è ancora vostro».
«La vostra sconfitta è solo questione di ore ma si tranquillizzi, non le faremo nulla di male, per ora», disse Jakall.
Il console, portato sulla navetta di detenzione dai miliziani, capì subito cosa intendesse il ministro della Repubblica parlando di “ospite”.
Kaplan, visibilmente demoralizzato, si sedette senza protestare; il portellone di guida si era aperto e l’uomo vide un casco diverso da quello dei Kilrathi.
«Mavelix, cosa ci fa lei qui! Non doveva liberarmi, se la scoprissero rischierebbe di aprire un caso interplanetario e quei mascalzoni sfrutterebbero quest’occasione per aggredire anche la Federazione Terrestre!»
«Non deve preoccuparsi di questo ma solo di arrivare sano e salvo nel luogo in cui la sto portando perché è proprio l'Alto Comando Terrestre che mi ha ordinato di trarla in salvo».
La navetta prigione partì senza nessun tipo di controllo dirigendosi verso la colonia penale dove si erano attestati gli uomini di Mavelix insieme al gruppo medico del capitano Fabian Franco.

Nuove notizie arrivavano da Urano. «Qui è il vostro reporter di guerra Wigam. Abbiamo abbandonato le installazioni del pianeta ormai cadute sotto i colpi dei pretoriani imperiali e quindi ci stiamo dirigendo verso Saturno proprio sulla scia delle astronavi del tribuno Cain. Non siamo riusciti a capire come Urano sia stato conquistato così facilmente ma improvvisamente dal palazzo reale sono apparsi soldati dell'Impero dichiarando il pianeta ormai vinto. L'assenza del principe Ilian forse è stata decisiva, ma solo al termine di quest’atroce guerra scopriremo se la scelta di attaccare le navi imperiali appostate vicino a Saturno potrà compensare la perdita di molte vite umane».

La guerra si stava per concentrare nella zona di Saturno mentre qualcuno continuava a cercare la propria astronave rubata.
L’Aurora, con a bordo Andrew, i due suo compari e il sempre più impaurito Demon, attraccò alla stazione spaziale Voyager situata nelle vicinanze di Venere.
Andrew, sempre più nervoso, disse: «Stanerò anche il diavolo per ritrovare la mia amata astronave. Voi due cercate di stare tranquilli mentre Demon ed io andremo a vedere al centro di controllo se quei ladri sono passati di qui utilizzando il codice falso che usiamo di solito».
I tre ergastolani invece stavano navigando proprio da tutt’altra parte: Urano.
«Proprio un bel posto hai scelto, quelli sono dell’impero» disse El Barbo mentre dava un pugno sulla testa di Ubri.
«Quanti problemi vi fate; loro non ci guarderanno neanche, hanno altro cui pensare in questo momento».
Sulla loro rotta, all’improvviso, apparve un’astronave della Repubblica Autonoma e Ubri fu lesto ad attivare il dissimulatore nascondendo la nave ai radar, ma qualcosa stava andando storto.
«Non capisco cosa stia succedendo, perdo il controllo dell’astronave».
«Ubri, dai rilievi sembra che davanti a noi ci sia una specie di buco nero».
Ubas fece solo in tempo a guardare gli strumenti di bordo che la nave pirata fu inghiottita dalla distorsione spaziale apparendo subito da qualche parte.
«Porcaccia miseria!», urlò Ubri, «ma dove cavolo siamo finiti?»
El Barbo, usando il computer di bordo, confermò i timori del compagno: «Niente, questo dice che non conosce questo luogo».
Ubas s’intromise dicendo: «Ragazzi, mi sa che non è ancora finita, guardate là».
Una nuova distorsione spaziale si presentava proprio davanti a loro e Ubri tentò di cambiare rotta inutilmente.
«Tutto questo è colpa tua» disse El Barbo mentre cercava di colpire Ubas.
«Ed io cosa centro?» rispose Ubas indicando se stesso. «Ubri ha voluto portarci fino a Urano dicendo che non ci avrebbe trovato nessuno».
«Ragazzi, avevo ragione, qui non ci troverà davvero nessuno se non riusciamo ad andarcene al più presto!» disse Ubri mentre l’astronave veniva risucchiata dalla nuova distorsione spaziale.










Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.
- La stazione spaziale Voyager è un omaggio ai due satelliti lanciati dalla NASA alla scoperta dello spazio profondo.

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Capitolo 5
*** La battaglia decisiva ***


5° Capitolo – La battaglia decisiva



La Guerra ormai era all'apice, tutte le forze alleate stavano per portare l'attacco a Saturno, sede del Regno Sayan. L’unica possibilità era cercare il modo per trovare una pace ma il Regno Sayan non avrebbe mai accettato una resa incondizionata.
Sulla Terra questa situazione si viveva con distacco e la popolazione civile, che aveva impiegato anni per ricostruire un mondo, non aveva intenzione di imbarcarsi in nuove battaglie per un popolo che, prove documentate alla mano, erano colpevole. I centri militari, sotto la guida del presidente Williamson però non stavano in disparte e agivano con missioni segrete come quella che aveva portato in salvo Kaplan, console di Giove.
Dopo la caduta di Urano e Nettuno e l’invasione al consolato gioviano, la battaglia principale si stava spostando su Saturno così, sfruttando il momento, Mavelix riuscì a portare sulla Terra Kaplan che fu accolto proprio dal presidente Williamson.
«Vi ringrazio per questo salvataggio però non capisco le vostre intenzioni. Ci avete lasciato soli in questa guerra e ora cercate di salvarci. Sono rimorsi di coscienza?»
«Parliamoci chiaro» rispose Williamson «lei sa che i rapporti diplomatici tra le nostre nazioni erano ottimi ma come console, e quindi diplomatico, anche lei non avrebbe mai permesso di mettere in gioco la vita dei suoi uomini ma soprattutto della sua popolazione dopo avere visto quelle immagini, confermate come non contraffatte, nelle quali sono presenti elementi inconfutabili».
«Lei ha ragione signor presidente e la prego di capire il mio stato d’animo che in questo momento è annebbiato. Il pensiero che Saturno sia sotto attacco è devastante, ma le chiedo: cosa pensa di questa situazione?»
«Sono certo che il Regno Sayan non abbia compiuto gli atti che sono stati dimostrati e immagino che i mezzi utilizzati per l’attacco a Deserticos fossero un imbroglio ma anche in questo caso non ho modo di provare la mia tesi e ho le mani legate. Io mi fido della vostra Regina ciecamente ed è il motivo per cui stiamo cercando di trovare un rimedio diplomatico anche attraverso delle operazioni di spionaggio o di salvataggio com’è stato nel suo caso».
Kaplan capiva perfettamente le parole di Williamson, sapeva che le scelte fatte dalla Federazione Terrestre erano giuste e poteva soltanto sperare nelle operazioni segrete predisposte dal presidente terrestre.

Proprio durante l’incontro tra Williamson e Kaplan alcune delle forze armate terrestri stavano operando in segreto.
Sull’astronave Prometeus, attraccata alla Base Luna, il comandante Douglas sbuffava mentre leggeva un messaggio in codice.«Ci mandano su Mercurio dicendo che è una missione segreta! Ma che segreta; si muove una corazzata e la chiamano segreta! Appena partiremo, lo sapranno pure quelli di Idargos che sono distanti anni luce».
Manary interruppe il comandante. «Signore, i piloti dalla base del nord Europa Unito chiedono il permesso di atterraggio».
«Quando saranno a bordo portali subito da me e discutiamo come completare la nostra missione davvero in segreto».
Il colloquio durò soltanto qualche minuto. «Bene arrivati signori, avete portato con voi quello che serve?» chiese Williamson a Durin.
«Sì signore, solo lei può aprire questo senza causarne la distruzione» rispose il pilota consegnando nelle mani del comandante un cofanetto.
«Quel diavolo di Williamson. Solo a lui poteva venire in mente di farmi arrivare gli ordini dentro questo dannato aggeggio».
«Signore, come faceva a sapere il presidente che lei solo poteva aprirlo?» chiese incuriosito Fabrix.
«Perché questo coso mi è costato una fortuna per regalarglielo e ho dovuto imparare a memoria i meccanismi per non innescare le micro bombe che sono contenute nella serratura» rispose Douglas sorridendo.
«Avete altri ordini per noi signore?» chiese Durin.
«Potete andare a riposarvi. Appena avrò letto cosa dobbiamo fare vi chiamerò per continuare la vostra missione. Ragazzi, mi ricorderò di voi perché se il presidente si fida tanto da farvi portare questo pacchetto meritate che vi prenda in considerazione».
I piloti uscirono dalla stanza e Douglas aprì il cofanetto leggendone il contenuto.
«Torno anch’io al mio posto signore» disse Manary.
«Prendi questo» rispose Douglas passando un foglietto al suo ufficiale. «Tra tutte le persone sulla Pegasus tu sei quella di cui mi fido maggiormente quindi leggi il contenuto e distruggilo».
L’addetto alle comunicazioni lesse il biglietto e lo bruciò all’istante quindi, prima di uscire dalla stanza, disse: «Tutto chiaro e cristallino signor comandante».
Douglas, acceso l’interfono, ordinò: «Iniziamo la procedura di partenza, direzione confermata Mercurio».

Anche un'altra astronave da guerra della Federazione Terrestre si era mossa dalla base militare di Venere rimanendo però nell’orbita del pianeta: la Dedalus di Hogan. Sull’astronave due uomini stavano discutendo tra loro durante il pranzo.
«Eppure continuo a pensare che avremmo dovuto stare con l’Impero. Dopotutto noi eravamo sulla stazione orbitante quando quelli ci hanno attaccati» disse Billy nervosamente al suo amico.
«Non sappiamo ancora chi fossero quelli, tutti dicono che erano Sayan ma la cosa mi puzza» rispose Brawler masticando un pezzo di pane.
«Dai, come fai ancora a non crederci? Se le cose fossero diverse, la Federazione sarebbe intervenuta subito».
«Probabilmente non ci sono prove per contraddire le prove».
«Inutile parlare con te Brawler, non so mai se stai scherzando o se sei serio» disse Billy infilando con violenza la forchetta nella carne.
«In realtà, in questo momento sto solo pensando a Betta» rispose Brawler.

Betta, dopo l’attacco subìto dai pirati, era stata ricoverata in un ospedale del sud degli Stati Americani per una grave amnesia procurata dal colpo ricevuto alla testa durante l’attacco kamikaze dell’astronave pirata. Ripresasi dal coma, ora stava bene e cercava di recuperare la memoria con ogni mezzo possibile perché, come disse lei appena svegliata, era sicura di aver visto qualcosa d’importante da segnalare al comando della flotta terrestre.


La guerra stava proseguendo e Saturno, come previsto, si dimostrava un pianeta difficilmente conquistabile e le forze armate della Repubblica Autonoma iniziavano a diminuire drasticamente. Manola non avrebbe mai rinunciato a questa vittoria importante così spinse Lesnar, giunto da Giove, ad attraversare la fascia asteroidale nello stesso momento in cui anche il tribuno Cain aveva deciso di sfondare la linea nemica allo stesso modo. Da Giove, però, era giunto anche il principe Ilian che si collocò subito dietro le navi repubblicane mentre, proveniente da Nettuno, Sukrit cercò di avvolgere le forze imperiali con una rete di astronavi in modo da non permettere a Cain ulteriori movimenti verso il pianeta.
La Regina Lia, nel suo castello, osservava silenziosamente le manovre dei suoi uomini dalla sala comandi e sorrise quando Ilian iniziò a sparare contro i ripetitori installati sulla fascia asteroidale che facevano rimbalzare i colpi laser verso le navi poste nella prima linea da Lesnar mentre Sukrit  stava riuscendo nel suo intento di causare gravi perdite all’impero.
Tutto procedeva secondo i piani ma improvvisamente arrivano sul campo di battaglia le astronavi di Jakall che, sfruttando la sorpresa, colpirono e distrussero la nave appoggio del principe. Il contraccolpo dell’esplosione spinse l’ammiraglia di Ilian direttamente all’interno della barriera asteroidale mentre Jakall iniziò a immettere nei computer dei codici segreti recuperati su Giove.
Lia guardava la situazione con grande apprensione e capì che solo bloccando le manovre della fascia asteroidale avrebbe salvato il proprio figlio e contro ogni logica militare bloccò il dispositivo del sistema difensivo, prima ancora che lo facesse il ministro della Repubblica Autonoma e in questo modo stava consegnando il suo pianeta nelle mani degli invasori.
Il blocco della fascia asteroidale mise in difficoltà anche Sukrit che si ritrovò senza difesa e attaccato alle spalle dalla flotta imperiale di Sarto. Il duca non aveva scelta e ordinò ai suoi uomini di procedere con un attacco ravvicinato per infliggere maggiori danni ai nemici ma anche con il rischio di ritrovarsi lui accerchiato da una manovra simile a quella che stava attuando contro Cain. Ogni possibile contromossa che Sukrit stava portando avanti fu detronizzata dall’arrivo delle astronavi repubblicane di Manola che, giunte da Urano, spazzarono via la flotta fuggita da Nettuno. Ilian non poteva fare altro che scendere su Saturno per proteggere la madre.
L’Imperatore Kherkan, informato di questa vittoria nello spazio, ordinò ai suoi tribuni di assaltare Saturno con ogni mezzo corazzato a loro disposizione e comunicò il proprio arrivo sul pianeta; le truppe imperiali e Repubblicane iniziarono lo sbarco sotto i colpi della difesa di Saturno gestita proprio dal principe Ilian che, fino all’ultimo, rimase in prima linea con il suo popolo, ma, alla fine, dovette accettare i consigli dei suoi ufficiali fuggendo su un piccolo aereo da carico.

Il giornalista, che aveva seguito gli spostamenti dell’Impero da Urano, fece un primo report della situazione poche ore dopo l’arrivo dell’Imperatore. «Qui il vostro Wigam dalle zone di guerra e probabilmente sono il primo che può attestare la cessazione dei combattimenti terrestri. Il fuoco divampa ovunque, l’Impero ha instaurato subito la Corte Marziale nonostante che il castello non sia ancora caduto. Kherkan e Manola vi sono entrati da qualche minuto scortati dalle milizie e noi udiamo da fuori delle urla e degli spari».  Wigam rimase in silenzio qualche secondo e poi fece inquadrare la torre del castello sulla quale capeggiava la bandiera dell’Impero Kilrathi.

Nel castello, dopo diversi minuti nei quali pretoriani e miliziani fecero piazza pulita dei servitori della Regina, Kherkan parlava con Lia.
«Signora vi offro l’opportunità di salvare molte altre vite del suo popolo. Dichiarate la resa incondizionata e avrete fatto la scelta giusta».
«Non cederò mai a questo ricatto; piuttosto la morte che cedere nelle vostre mani sporche di sangue l’onore dei miei avi».
«Non siate così stupida, rimettete il vostro onore a me; voi, con la vostra scelta di salvare una singola persona, avete le mani macchiate dello stesso sangue, forse più delle mie».
Kherkan fece segno ai pretoriani di portare via la Regina poi, a piccoli passi, raggiunse il trono e vi si sedette.
«Non è vostro quel posto, e delle Repubbliche», osservò Manola.
«Avete ragione. La Repubblica ci è stata vicina», rispose sarcasticamente Kherkan che poi, alzatosi in piedi, strinse una mano al collo di Manola con feroce brutalità e disprezzo. «Non dubitate ministro, me ne ricorderò prima di avanzare le mie forze contro la vostra miserabile Repubblica».
Kherkan lasciò la presa e Manola non aggiunse altre parole intimorita dal gesto diretto e plateale che l’imperatore aveva compiuto contro di lei e davanti ai suoi uomini della milizia.

L’astronave Prometeus aveva raggiunto Mercurio. Ottenuti i permessi per scendere nella zona blu, una navetta atterrò nel consolato, dove ad attendere gli ospiti c’era il console Hiei.
L’ambasciatore della Repubblica Autonoma si avvicinò alla navetta e attese l’apertura del portellone dalla quale uscì Douglas.
«Ho ricevuto la richiesta dalla Terra e non avevo motivo per rifiutare questo incontro, ma mi domando cosa vi abbia portato qui».
«Una visita di cortesia le può sembrare strana? Dopotutto il consolato è condiviso da Repubblica e Federazione» rispose sarcasticamente Douglas.
Hiei si trattenne nel rispondere come avrebbe voluto e chiese: «Lui è lì sopra vero?»
«Sì ma consegnerò io il messaggio al suo posto».
Il console tentava di sbirciare per vedere il viso di quella persona importante e notò soltanto il vestito e il cappuccio dell’uomo.
«Perché non scende lui a consegnarlo?» chiese Hiei stizzito.
«Sapete come sono loro, non amano mostrarsi, soprattutto in questi casi».
Douglas allungò la mano verso Hiei consegnandogli un documento e non permise al console di fare un'altra domanda, risalì sulla navetta e chiuse il portellone con forza. Hiei lesse avidamente il documento, sgranò gli occhi e come inseguito da qualche diavolo, corse verso il palazzo senza fermarsi al consiglio generale ma continuò fino al proprio alloggio da dove spedì una comunicazione criptata.
Douglas ritornò sulla Prometeus proprio nel momento in cui giungevano le notizie del report Wigam della caduta del castello reale dei Sayan e rimase in silenzio come il resto del suo equipaggio.










Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.
- La stazione spaziale Voyager è un omaggio ai due satelliti lanciati dalla NASA alla scoperta dello spazio profondo.

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Capitolo 6
*** Il destino dei vinti ***


6° Capitolo – Il destino dei vinti



L'Impero si era impadronito di tutti i pianeti del Regno Sayan e teneva segregata la Regina Lia nelle celle del suo castello, ma la flotta reale non era stata spazzata via completamente come credevano i vincitori. Sukrit era riuscito a riorganizzare le fila con le poche astronavi rimaste e dopo una fuga strategica in cui era riuscito a ripararsi nelle vicinanze di Giove e lì si congiunse con l'ultima astronave da guerra della flotta di Urano sulla quale c’era il principe.
Ilian corse incontro al duca. «Per fortuna ci sei anche tu. Dopo le esplosioni temevo di non rivederti».
«C’è mancato davvero poco ma ora dobbiamo pensare a come liberare la Regina».
«Ho un’idea, però temo che le spie dell'Impero abbiano già comunicato la nostra posizione ai nemici» disse Ilian.
Il principe aveva ragione; la rete spionistica imperiale si era attivata e Jakall si apprestava a lasciare l’orbita di Saturno per raggiungere i fuggiaschi.

L’astronave Prometeus era in pieno assetto di guerra quando alcune navi, recanti bandiere pirata, uscirono dall’iperspazio proprio dove li attendeva Douglas. I cannoni dell’astronave della Federazione spararono centrando in pieno ogni bersaglio e, per completare l’opera, il comandante si apprestava a fare uscire i caccia bombardieri ma Manary urlò: «Comandante, altre astronavi a dritta…»
Purtroppo si erano accorti troppo tardi. Un colpo terribile sfondò una delle paratie esterne della Prometeus che per un attimo sembrò rovesciarsi su se stessa, un’altra bordata colpì in pieno la poppa causando un incendio nella sala motori e il terzo colpo subito dall’astronave terrestre causò una scarica elettrica generale che fece esplodere tutti i pannelli della cabina di comando. Douglas, tramortito, si alzò in piedi chiamando i suoi ufficiali uno a uno e si accorse che il solo Manary non rispondeva così, evitando di bruciarsi, raggiunse la postazione dell’addetto radio trovando il soldato riverso a terra. Il comandante s’inginocchiò per tenergli la mano avendo capito che quell’uomo non sarebbe sopravvissuto.
Con un filo di voce Manary chiese: «Mi dica comandante, io... sono stato bravo con il cappuccio in testa?»
«Sei stato eccellente. Tu e quei due piloti avete fatto un ottimo lavoro. Il “pacco” sarà quasi arrivato a destinazione» rispose Douglas senza tradire le proprie emozioni.
«Quel... Hiei... ha visto che ero dentro la navetta?»
«Sì, non è riuscito a nascondere la sua curiosità e ha creduto di vedere Adler».
Manary, con l’ultimo sospiro, ringraziò il suo comandante che lo salutò militarmente nonostante la battaglia fosse ancora in corso.
I caccia nemici iniziarono a girare intorno alla Prometeus che, come un gigante ferito, reagiva con tutte le armi ancora disponibili poi, all’improvviso, la battaglia finì e la flotta nemica sparì così com’era arrivata.
Devono aver scoperto l’inganno pensò Douglas.

Sull’astronave Dedalus il presidente Hogan era a colloquio con i piloti Durin e Fabrix mentre l'astronave stava per raggiungere Giove.
«Avete fatto un ottimo lavoro ragazzi, mi congratulo con voi. Ora sentiamo cosa ha da dire il nostro ospite».
Hogan tentò ad avvicinarsi all’uomo incappucciato, ma egli fece un gesto della mano per tenere lontano il federale poi, continuando a fissare lo spazio disse: «La vostra Prometeus è salva; loro hanno scoperto l'inganno ma non ci attaccheranno, siamo troppo vicini al nostro obiettivo, ma siamo ancora troppo lontani per fermare gli eventi. Dobbiamo raggiungere subito il Principe Ilian».
Hogan ordinò di aumentare la velocità perché l'uomo incappucciato, Adler, era il Priore della religione del Primo Sole e aveva doti di preveggenza.
 
Nel castello reale di Saturno, la Regina Lia fu portata al cospetto dell’Imperatore che, vedendola, disse: «State bene maestà? Spero di sì perché dovrete essere in forze per assistere alla disfatta del tuo popolo, alla caduta finale del tuo esercito!»
Kherkan fece una pausa per bere un liquore poi, avvicinandosi alla Regina, le disse a un orecchio: «Si sono radunati vicino a Giove e c'è tuo figlio tra loro».
Gli occhi di Lia s’illuminarono alla notizia ma Kherkan la voleva sottomettere anche nello spirito così disse: «Ilian rimarrà in vita solo se tu firmerai la resa incondizionata e ordinerai ai tuoi soldati di arrendersi».
Lia, con disprezzo, rispose: «No, mai!»
«Che cosa risponderai quando sarà ancora tuo figlio in pericolo di vita », disse Kherkan prima di ordinare a Sarto: «Procedi come previsto».
Le flotte unite di Repubblica e Impero si scagliarono contro i ribelli che risposero al fuoco avversario. Le astronavi iniziano a cannoneggiarsi ripetutamente, i piloti con i caccia svolazzano in mezzo al fuoco rischiando la vita senza mai indietreggiare, e Ilian, parti con la sua astronave per colpire direttamente quella di Sarto. Le due navi, quasi affiancate, si cannoneggiavano a ripetizione ma le difese degli scudi reggevano a entrambi, però Ilian, come sempre in modo impulsivo, non aveva considerato le altre forze sul campo e si ritrovò accerchiato dall’ammiraglia di Jakall e dall’astronave di Lesnar mentre Sukrit rimase isolato impegnato dalla flotta imperiale di Cain.
Su Saturno Kherkan porse un foglio alla Regina. Lia si accorse che non era solo per la resa ma che scritto c’era qualcosa che non poteva aspettarsi: in quel foglio si parlava di matrimonio, di unione tra le due grandi famiglie Kilrathi e Sayan di vincolo imprescindibile per ottenere la salvezza del figlio. Lei rifiutò di nuovo così Kherkan ordinò a Sarto. «Usa la Weapon X!»
Lia sentì quella parola terribile che significava distruggere sia l'astronave di Ilian sia l'intero pianeta, non poteva accettare uno sterminio per colpa sua così e con le lacrime agli occhi firmò il documento.
Kherkan strappò dalle mani della Regina il foglio e lo fece controfirmare da Manola come testimone poi, con la massima calma ordinò a Sarto: «Procedi».
Lia aveva sperato inutilmente che l'Imperatore fosse magnanimo e, affranta, cadde sulle ginocchia pregando la Dea Solare. Per la prima volta Lia udì la voce della Dea.
«Lia, il tuo popolo vivrà ma del tuo unico figlio non so dirti ».

Sul campo di battaglia giunse a tutta velocità l’astronave Dedalus e il suo capitano
Hogan, si mise in contatto con tutte le forze presenti. «Qui astronave Federale in missione umanitaria. Abbiamo ascoltato i vostri messaggi con attenzione scoprendo che state violando i Patti Quadrilateri con l'uso della Weapon X».
Sarto ordinò l’attacco prima di rispondere a Hogan. «Signore, queste armi sono state usate dal Regno Sayan per distruggere Deserticos e noi contraccambieremo le loro azioni. Sono stati i primi e noi saremo…»
Prima che Sarto finisse di parlare due colpi precisi scagliati dall’astronave imperiale colpirono la nave del principe Ilian che si disintegrò all’istante.
Sukrit, poco distante dall’esplosione, s’inginocchiò e piangendo ordinò di cessare il fuoco contro le astronavi di Cain mentre sulla Dedalus, Hogan si batteva il petto per non essere giunto in tempo. Angler iniziò a pregare ad alta voce la sua Dea per farle accogliere tra le sue braccia il prode principe appena scomparso.

La guerra, ora, era davvero finita.


***


Erano passati quindici giorni dalla fine delle ostilità e durante questo tempo l’Impero aveva creato un governo provvisorio sui pianeti conquistati mettendo Cain come amministratore generale ma il fatto più importante fu il matrimonio tra l’imperatore Kherkan e la Regina Lia che si celebrò su Idargos. Alla presenza dei rappresentanti della Federazione Terrestre e della Repubblica Autonoma fu pronunciato l’epilogo della guerra, Williamson, affranto, osservava Lia pronunciare i voti di fedeltà verso Kherkan e in cuor suo malediva l’imperatore che si stava prendendo con la forza la donna che lui aveva amato in gioventù e che lasciò per iniziare la carriera politica e militare.
Pochi giorni dopo fu sancito un patto tra le nuove Tre Nazioni mentre la rettifica dei nuovi confini territoriale avvenne il giorno seguente su Plutone. I capi militari Sayan sconfitti evitarono la pena capitale per l’intervento del presidente venusiano Hogan che ottenne per loro la prigionia a vita in luoghi parzialmente tranquilli mentre Sukrit, responsabile anche del governo del regno, fu rinchiuso nella Colonia Penale che era stata nelle mani della Federazione fino alla cessazione delle ostilità. Kaplan, console del Regno, poté ritornare al lavoro su Giove con adeguata scorta ma sotto la bandiera della Federazione Terrestre. La Repubblica guadagnò Urano che fu messo sotto il loro controllo mentre Sarto divenne gerarca di Nettuno. Gli ultimi passi verso il futuro furono fatti in una conferenza speciale sulla Terra nella quale si decise la smilitarizzazione di Mercurio, solo dopo che la Federazione Terrestre ottenne la possibilità di mantenere una stazione armata nell’orbita del pianeta in sostituzione di quella che era esplosa per l’attacco dei pirati, infine l’Impero Kilrathi diede in concessione Giove e i suoi satelliti naturali alle organizzazioni dedite allo sviluppo tecnologico e alle multinazionali del commercio.

Era finita la guerra, ma il pirata Andrew stava continuando la propria per trovare la sua nave rubata. Senza trovare tracce sui pianeti della Federazione Terrestre, Andrew, ancora a bordo dell’Aurora, aveva deciso di tentare la fortuna sui pianeti della Repubblica Autonoma.
Hartigan disse: «Mi stanno chiedendo il motivo del nostro arrivo».
«Di a quelli di Gavilon che siamo qui per vendere il nostro carico» rispose Andrew al compagno.
Demon s’intromise dicendo: «L’Aurora doveva scaricare su Urano e…»
«Questa è bella, il signor Demon ha delle pretese», disse Schyry ridacchiando. «Senti capitano; e se invece di bruciarlo lo vendessimo come schiavo?»
«Ha ragione Schyry. Al mercato nero di Gavilon comprano di tutto!» sentenziò  Hartigan.
Andrew attese di ottenere il permesso d’atterraggio e poi sorrise. «Dai ragazzi, non fatelo spaventare», e puntando la pistola contro la fronte di Demon, aggiunse: «ci serve ancora, per ora».

Tra tanti lutti una buona notizia arrivava dal centro di malattie mentali, dove Betta, ancora in convalescenza, stava parlando con un uomo. «Sì signore, mi sento bene, ora ho vaghi ricordi dell'attacco che subimmo. Vedo delle astronavi da guerra, ma non sono pirati, non hanno i vessilli delle colonie, c'è qualcosa che non distinguo ancora».
«Non ti preoccupare figliola, ti aiuterò io a ritrovare la memoria perduta con l’aiuto della Dea Solare» disse Angler.
«Ho sempre creduto che ci fosse qualcuno che guidasse gli esseri umani e forse ciò che stavo cercando, era proprio la Dea».
«Io credo fortemente che lei stia per tornare tra noi in carne e ossa e quando il momento sarà giunto, tutti i popoli finalmente troveranno la pace».



The end?!










N.d.A.
Con questo capitolo si chiude la prima serie di “Universal Wars”. Dalla prossima settimana inizierò a pubblicare la seconda serie formata da cinque puntate.




Credits
- Il Regno Sayan è un omaggio ai guerrieri Sayan dell'Anime Dragonball.
- I tre pianeti della Repubblica Autonoma: Gavilon è un omaggio all'Anime Star Blazers, Maxtor e un omaggio alla casa produttrice di Hard Disk esterni, Pentium è un omaggio al processore creato dalla Intel Corporation.
- Weapon X è un omaggio al personaggio Wolverine dei fumetti prodotti dalla Marvel.
- La stazione spaziale Voyager è un omaggio ai due satelliti lanciati dalla NASA alla scoperta dello spazio profondo.

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