Insane

di Mitsuki Loveless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se solo non fosse amore. ***
Capitolo 2: *** Sei ci sei tu, va bene. ***



Capitolo 1
*** Se solo non fosse amore. ***


Una notte insieme

Se solo non fosse amore.

La brezza quella sera era fresca a Parigi, nonostante la calda giornata d'estate appena tramontata. Chat noir, l'eroe della capitale francese stava appollaiato sul tetto di una palazzina semi nuova a rimirare le strade illuminate dalla luce fioca dei lampioni e dai fari delle auto che si susseguivano una dopo l'altra. Una serata quiete e pacifica, nessun akuma o super cattivo aveva ancora fatto capolino. Per cui, il bel biondino, si stava prendendo una pausa dalla lunga ronda fatta in attesa dell'incontro con Ladybug. Sbadigliò sonoramente facendo lacrimare appena gli occhi verdi riversandoli nel blu del cielo stellato. Si chiedeva dove fosse la sua insettina nella sua tuta rossa a pois neri e il perché stesse facendo così tardi. Si erano dati appuntamento ogni sera dopo la mezzanotte per poter sorvegliare la città, negli ultimi giorni, presa continuamente d'assalto dagli akumizzati nelle ore notturne. Torse il braccio dietro la schiena afferrando il bastone multiuso, lo aprì e provò a contattarla senza successo. Sospirò afflitto alzandosi sulle gambe, riponendo l'arma, e il venticello soffiò un pò più forte scompigliandogli i capelli.
Si guardò intorno scorgendo fra la moltitudine di tetti, la terrazza di una sua compagna di classe illuminata appena da qualche faretto. Aguzzò la vista saltando silenzioso da un tetto all'altro avvicinandosi all'abitazione della fanciulla in questione incuriosito. Giunto a qualche metro di distanza non poté non notare l'espressione triste dipinta sul suo volto e si guardò intorno in cerca di qualche altro familiare. Ma nessuno le stava facendo compagnia, proprio come accadeva sempre a lui in quella villa grande e vuota nella quale viveva. Aveva sempre pensato alla sua come ad una famiglia unita e felice. Era così innaturale assistere a quella scena.
Saltò repentino sulla ringhiera ove stava poggiata facendola cigolare appena.

-Chat noir?-

La corvina saltò all'indietro sbarrando gli occhi celesti dalla sorpresa nel vederlo arrivare così all'improvviso. Sbatte quindi un paio di volte le palpebre e si ricompose schiarendo le sue corde vocali chiedendo che ci facesse lì a quell'ora della notte. Il gatto si scusò per l'improvvisata scendendo sinuoso accanto a lei notando quanto fossero rossi e gonfi i suoi occhi. Seguì un silenzio imbarazzante spezzato da una piccola risata di circostanza di Chat.

-Stavo pattugliando la zona. Cose da supereroi, sai. Poi ti ho vista e, niente, volevo salutarti. Come mai ancora sveglia a quest'ora?-

Marinette era sempre stata un mistero per lui, sia nelle vesti da supereroe, sia quando tornava ad essere Adrien. Abbozzò un sorriso gentile vedendola in difficoltà, lei si morse il labbro inferiore indietreggiando appena. Era molto diversa da scuola, ripensò il biondo, sempre sorridente e senza ostentare nessuna preoccupazione. Stranamente non si perdeva in curiosi balbettii senza senso come era solita fare durante le loro conversazioni, almeno per quello che potesse ricordare delle poche volte in cui avevano interagito.
La compagna di classe si posò di nuovo sulla ringhiera nascondendo il viso fra le braccia, sospirando, rimembrando l'ultima volta che avevano entrambi parlato su quel tetto. Ricordò di quando lui le aveva confessato l'amore che provava per Ladybug e di come lei fosse stata presuntuosa nelle vesti di eroina a catalogarlo come donnaiolo senza sentimenti. Si era incolpata un sacco di volte per essere giunta a tali conclusioni così facilmente senza conoscere davvero chi si celasse dietro la maschera del suo amico di avventure.

-E' successo qualcosa di grave?-

Alzò il capo al cielo restandole vicino e rimasero in silenzio l'una accanto all'altro limitandosi a respirare la stessa aria. Chat chiuse quindi gli occhi godendosi quella tranquillità, nonostante fosse preoccupato per il ritardo Ladybug. Tese l'orecchio e si concentrò sulle sensazioni piacevoli che la brezza dava sulla pelle.

-Volevo dichiararmi al ragazzo che mi piace..-

Sussurrò lei destando la sua attenzione sollevando la testa per poter incontrare il suo sguardo calmo. Tirò in su col naso impedendo a se stessa di far cadere anche una sola altra lacrima.

-Ma ormai è troppo tardi. E' sempre in compagnia di un'altra ragazza e io, non posso farci nulla. E fa male. Ormai io non posso fare più nulla.-

Chat la ascoltò in silenzio osservando il suo volto pieno di tristezza e odio rispecchiandosi nella sua figura. Anche la sua amata non aveva occhi che per un altro ragazzo, qualcuno che non era lui. E seppur conscio di questo cercava di pensare in positivo, si auto convinceva di poterla avvicinare a se. A volte però era così dura quando la immaginava in braccia che non erano sue, faceva male e l'ansia lo assaliva. In molte occasioni avrebbe voluto impedirle di andare via dopo una battaglia per stringerla senza darle possibilità di fuga. Si rivedeva così tanto in quegli occhi lucidi, da sentirsi a disagio.
Le strinse appena la spalla sfiorando la sua pelle con le dita per confortarla chiamandola a bassa voce, dicendole di calmarsi prima di tutto, e lei si scusò abbozzando un sorriso. Non si riconosceva in quelle condizioni pietose, ne avrebbe voluto che qualcuno la vedesse così, tanto meno Chat noir. Si avvicinò abbastanza da potersi specchiare in quelle umide iridi cerulee. Le sorrise e le carezzò una guancia rosea, calda al tatto, e la sorpresa di quel gesto le infuse una calma improvvisa. Spostò qualche ciuffo della frangia fuori posto e sentì i suoi muscoli rilassarsi.

-Finalmente ti sei calmata.-

Sibilò fiero di averla riportata alla normalità, non pensava che la corvina potesse mostrare un lato così debole e fragile di se stessa. Lei chiuse gli occhi sfiorando la sua mano con le dita e il gatto arrossì pensando a quanto fosse carina. Fece quindi qualche passo indietro sfilando la mano il cui dorso ancora gli solleticava. 
La corvina accennò appena un sorriso che si spense subito poco dopo facendolo sentire in dovere di tirarle su il morale. Gli aveva dato, stranamente, molto fastidio vederla così atterrita. Tese la sua mano verso di lei facendola voltare non senza ricevere qualche occhiata perplessa.

-Vorresti venire con me?-

Marinette si ritrasse, sapeva che lui non le avrebbe fatto nulla di strano, eppure si sentiva a disagio ed evitando il suo sguardo cercò di valutare cosa fosse meglio fare. Chat le afferrò la mano abbassandosi per rincontrare i suoi occhi e sorriderle di nuovo.

-Ti riporto subito a casa. Promessa di gatto!-

A quelle parole decise di fidarsi, annuì e lui la tirò a sè prendendola in braccio come già era capitato molto tempo prima. Allora la sua lady lo aveva profondamente ferito, stavolta invece era lei ad avere bisogno di un amico che la tirasse su. E lui voleva esserci per lei, sostenerla come lei aveva fatto per lui e dirle che probabilmente questo ragazzo nemmeno si meritava tanto amore.
Il vento scompigliava i capelli di Marinette che osservava il biondo saltare felino senza fare rumore. Il suo corpo era molto caldo o forse era lei ad essere troppo fredda. Sentiva il battito del suo cuore accanto all'orecchio battere forte, cullarla e rassicurarla. La portò lì dove quella volta aveva preparato la sorpresa per Ladybug, e la fece scendere. Appena poté si sedette sul davanzale della terrazza dando le spalle al cielo e la guardò sornione. La ragazza lo fissò chiedendosi come mai, tra tanti, avesse scelto proprio quel posto speciale. Chat noir anticipando la sua domanda le fece cenno di affiancarlo e si volse verso la luna che illuminava appena la sua schiena e il volto di lei.

-Volevo che vedessi di nuovo con me questo posto. Ladybug... ama un altro ragazzo, sai? Quindi alla fine sono nella tua stessa situazione.-

Un velo di tristezza dipinse il suo volto e deglutì per mandare giù quel magone che gli era salito in gola. Dopotutto faceva ancora un male cane.

-Alla fine quel giorno sono riuscito a portarla qui. Ma il cuore di Ladybug non può appartenermi. Lo so e non riesco a darmi pace. E ho così tanta rabbia dentro che vorrei urlare. Vorrei che fosse solo mia.-

Stavolta fu Marinette a deglutire sapendo di essere lei la causa di quegli occhi così tristi e si chiese perché il suo cuore non avesse ancora smesso di battere per Adrien. Avrebbe voluto dimenticarlo e non provare più altra sofferenza. Se solo si fosse innamorata di Chat noir non sarebbero stati lì a sostenersi l'un l'altra. D'istinto tese la mano verso la sua carezzandola e lui intrecciò le dita alle sue stringendole forte chiudendo gli occhi abbagliati da quel chiarore.

-Scusa, volevo che fossi tu a parlare e invece.-

Interruppe quello stallo che si era creato sentendo il suo cuore quasi risollevato dal contatto con quelle piccole dita infreddolite. Lei sussurrò qualcosa sottovoce mentre Chat abbassava il capò per poter incontrare i suoi occhi celesti.

-E' lo stesso. Quello che ho provato è lo stesso. Grazie Chat noir.-

Il biondo le sorrise e il cuore sobbalzò nel suo petto colorandole le guance di rosso. Lui le lasciò la mano lasciandole una sensazione di tepore sul palmo. Sarebbe stato davvero bello se si fosse innamorata di lui, e rise quando pensò che Ladybug dovesse essere davvero molto fortunata. L'amara ilarità che provò avendo la consapevolezza di essere la vera identità dell'insettina a cui era tanto devoto era proprio davanti ai suoi occhi, ma lui restava nella sua cecità e non vedeva altro che una parte di quello che era.
Desiderò intensamente avere quella forza d'animo che lui le stava mostrando, di smettere di fare la codarda e di prendere esempio da lui. Era veramente un bravo ragazzo e per la prima volta nacque in lei il seme della curiosità. Cominciò a chiedersi dove abitasse, quali amici avesse e che tipo di persona fosse nella vita fuori dalla battaglia.
Chat controllò nuovamente il bastone e sospirò non vedendo alcun segno di vita dalla sua lady. A Marinette non sfuggì il gesto e un titubante gli chiese come mai avesse assunto improvvisamente un'espressione preoccupata.

-Ladybug e io avremmo dovuto vederci almeno due ore fa.  Non penso verrà ma sono preoccupato. Non vorrei le fosse successo qualcosa anche se non sarebbe la prima volta che mi da buca.-

Aggiunse una punta di ironia alla fine con l'intenzione di tirarla su, ottenendo però l'effetto contrario. La ragazza abbassò lo sguardo e per non farsi scoprire accennò una risata forzata. Non le piaceva essere oggetto di dolore per un caro amico e compagno fidato come lui. Avrebbe voluto aprirsi anche lei, dire di più su Adrien e su Kagami che le stava continuamente appiccicata. Delle bugie di Lilà e di quanto Chloè fosse un agnellino a confronto. Si sedette a terra accusando un pò di stanchezza.

-Princess?-

Scese accovacciandosi accanto a lei e sorrise notando come i suoi occhi si stessero chiudendo da soli. Si rese conto anche che effettivamente era ora di farla rincasare a meno che non avesse voluto noie dai suoi genitori. Soprattutto da suo padre che l'amava alla follia. Fu in quel momento che gli tornò in mente il giorno in cui lei si dichiarò a lui come supereroe. Si chiese quindi chi fosse il ragazzo di cui le aveva parlato la prima volta e come mai avesse poi avuto una cotta per lui se poi quel suo amore non si era affatto affievolito.
Forse era stato avventato a portarla fuori ora che era tornata ad amare un ragazzo normale, magari senza problemi gravi come salvare Parigi. Ebbe paura di aver potuto risvegliare in lei i sentimenti che aveva provato per se in precedenza. Improvvisamente si sentì profondamente stupido.
Le toccò la spalla scrollandola piano ricevendo in risposta un mugugno. Tentò nuovamente ma il risultato non cambiò. Sospirò quindi e le carezzò il viso mugugnando quanto fosse tardi, ripetendole a bassa voce di svegliarsi per poter andare via.

-Marinette, se solo non fossi innamorato di Ladybug. Sicuramente...-

Le lasciò un bacio sulla guancia e le sue palpebre tremarono sentendo qualcosa sfiorarle il viso. Chat sorrise pensando a quanto fosse pesante il suo sonno e lasciò che si posasse sulla propria spalla per poter dormire meglio.

-Grazie-

Lui arrossì sentendo quel sussurro e vegliò su di lei ascoltando il suo respiro caldo sulla pelle. Avvolse le sue spalle con il braccio sentendola tremare appena per il freddo della notte e ancora una volta prese la sua arma per chiamare la persona che amava di più al mondo. Lasciò cadere il bastone a terra accanto a se, stanco di quell'amore a senso unico. Senza sapere cosa fare dei suoi sentimenti, si limitò a stringerla forte a se aspettando l'alba.

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Capitolo 2
*** Sei ci sei tu, va bene. ***


Se ci sei tu, va bene.

Se ci sei tu, va bene.

Quando aprì gli occhi il sole non era ancora sorto ma il cielo si stava schiarendo preparandosi all'alba. Marinette si strofinò gli occhi assonnata sentendosi leggermente infreddolita. Accanto a lei Chat noir aveva vegliato tutta la notte senza chiudere occhio e notando che la ragazza si stava svegliando fece scivolare via il braccio dalla sua schiena e le sorrise stanco.

-Credo sia tempo di tornare a casa, Princess...-

La sollevò da terra prendendola in braccio senza darle tempo di rendersi conto di cosa le stesse accadendo attorno. Purtroppo il tempo stringeva e i suoi non si dovevano assolutamente accorgere della sua assenza o sarebbe successo un casino.
Giunsero a casa Dupain-Cheng appena in tempo per poter ammirare il primo raggio di sole stagliarsi su Parigi. Marinette mettendo nuovamente i piedi per terra riuscì a malapena a distinguere la silhouette del ragazzo con gli occhi ancora impastati dal sonno e la luce che fastidiosa le impediva la vista.

-Grazie... Chat..-

Il suono della sua risata raggiunse le orecchie della ragazza. Come avrebbe potuto non ridere davanti a quelle espressioni impacciate? Dopo averla vista così diversa la notte precedente adesso iniziava a somigliare di più a come la ricordava. Lei si arrabbiò appena ritirando subito i suoi ringraziamenti, dando le spalle al sole per poter riprendere l'uso della vista.
Chat allora decise che era tempo di tornare a casa prima che Nathalie potesse accorgersi della sua assenza. Saltò sulla ringhiera per poter assaporare l'alba ancora una volta.

-Ci vediamo presto Marinette!-

Esclamò prima di allontanarsi non lasciandole nemmeno la possibilità di salutarlo a dovere.
Era grata a Chat per averla aiutata e ascoltata. Solitamente era Alya la confidente alla quale scaricava tutta la tristezza, ma ultimamente non riuscivano nemmeno a vedersi. La sua storia con Nino andava bene e fra gli impegni con lui e il badare alle sue sorelline quando la maggiore mancava non aveva più molto tempo da dedicare alla loro amicizia. Marinette sapeva che non poteva confidarsi troppo con sua madre e le restava solo Tikki accanto a sostenerla, il suo kwami. Ma non poteva pretendere troppo neanche da lei.
Volendo essere sincera con se stessa, ammise nel suo cuore che Chat era stato un buon confidente e che come amico era davvero indispensabile a volte.
Scese le scale rientrando nella sua camera dove Tikki ancora stava riposando e si distese sul letto accanto a lei. Le sfiorò una guancia con il dito svegliandola delicatamente.

-Che succede, Marinette?-

La piccola kwami si riprese lentamente dalla sonnolenza sedendosi sul cuscino su cui fino a poco prima dormiva. Guardò la sua portatrice con i suoi occhi blu e ascoltò ciò che aveva da raccontarle. Di come la sera prima Chat noir le fosse stata accanto e che si era sentita ascoltata davvero e in parte rincuorata. Tikki ascoltò in silenzio, preoccupata per come stava prendendo piega la storia. Ormai lei sapeva chi si nascondesse dietro la maschera del gatto e sapeva anche che era un segreto che doveva rimanere estraneo a Marinette. Altrimenti sarebbe stato il caos.

-Capisco che tu abbia voluto parlare con Chat noir dei tuoi problemi. Eri in un momento di debolezza. Non preoccuparti. Sono sicura che Adrien si accorgerà presto dei tuoi sentimenti. Tu non mollare prima di averci provato!-

Le parole di incoraggiamento non mancavano mai da parte della sua piccola amica. Era il suo non riuscire a fare il passo più importante che alimentava la sua stessa ansia. Non riusciva a dichiarare il suo amore ad Adrien e se avesse continuato su quella falsa riga lo avrebbe perso per sempre.
Sorrise appena per non farla preoccupare ulteriormente e dandosi coraggio decise di andare a preparasi per la mattinata scolastica che la aspettava. Spinta da Tikki a fare del suo meglio con il ragazzo di cui era innamorata entrò in bagno.

Nello stesso momento in un'altra zona di Parigi, Chat, ripresi i panni di Adrien, si stava lavando i denti con poco vigore riflettendosi allo specchio del bagno con due scure borse sotto gli occhi.

-Se non muovi quella mano rischi di salivare via tutto il sapone.-

Lo canzonò Plagg mentre trangugiava l'ennesima fetta di puzzolentissimo Camembert. Il biondo non aveva neanche la forza di ribattere alle sue frecciatine. Era stramaledettamente preoccupato perché Ladybug non si era fatta sentire tutta la notte. Aveva controllato le notizie del giornale sul cellulare, ma nulla che potesse presagire un attacco da parte di qualche Akuma. Perciò non riusciva a darsi una ragione per la mancata presenza della sua partner.
Plagg si nascose nella camicia del suo portatore sentendo Nathalie bussare alla porta chiedendo se fosse pronto per affrontare la giornata scolastica. Adrien rispose atono con la schiuma ancora in bocca. Si sciacquò velocemente posando lo spazzolino al posto e uscì dal bagno sotto allo sguardo severo della sua tutrice. Prese lo zaino e venne accompagnato fino alla porta dove il suo gorilla lo aspettava per poter scortarlo fino alla destinazione prefissata. Inutile sperare in un saluto da parte di suo padre che naturalmente anche quella mattina non fece capolino neanche a pagarlo. Ormai aveva perso le speranze nell'aver a che fare con quell'uomo.
Prese posto sul sedile posteriore della macchina e partirono fino a raggiungere la soglia dell'istituto scolastico.

-Ci vediamo poi all'uscita.-

Adrien salutò il suo autista cercando il suo amico Nino fra gli altri ragazzi che affollavano l'ingresso. Scorse Alya accanto a lui e sbadigliando si incamminò verso di loro.

-Buongiorno Adrien!-

Nino era sempre allegro e sapere di conoscere una persona tanto buona lo aveva davvero risollevato da un brutto periodo di bisticci continui con suo padre che lo stavano mandando in depressione.
Fu solo dopo che notò Marinette assieme a loro, la salutò distrattamente stropicciandosi un pò gli occhi. Lei arrossì sollevando la mano per contraccambiare e si avvicinò ad Alya fissandolo impensierita dal suo comportamento.

-Hey amico! Sembri parecchio stanco stamattina! Hai fatto le ore piccole?-

Adrien tossì un paio di volte arrossendo appena, dopotutto aveva trascorso la notte in bianco perché voleva far star meglio una delle ragazze che stava camminando poco distante da loro. L'amico lo aiutò a riprendersi dandogli qualche pacca sulla schiena e scoppiò a ridere.
Fu allora che all'improvviso molti studenti si riversarono fuori dall'istituto urlando.

-Un akuma?-

Sibilò la corvina guardandosi attorno cercando un angolo cieco da poter utilizzare per la trasformazione. Decise di fiondarsi nell'istituto urlando ad Alya che sarebbe uscita subito. Appena dentro si fiondò in un'aula vuota trasformandosi con l'aiuto di Tikki.
Nelle vesti di Ladybug cominciò a pensare al da farsi per trovare il nucleo di tutta quell'agitazione. Uscendo dall'aula prese il suo yo-yo per poter contattare il suo compagno fidato rimanendo basita dal numero di chiamate perse apparse sullo schermo. Ben più di centocinquanta avvisi le fecero tornare in mente che la sera prima Chat stesso sembrava afflitto da qualcosa e che si erano accordati di vedersi per controllare la zona.

-Oh no, che cosa ho combinato..-

Sibilò la supereroina prima di venir scaraventata contro il muro da una potente onda d'urto. Cadde a terra con una spalla dolorante e guardò dritta di fronte a sé scorgendo la figura minuta di una ragazza dai lunghi capelli neri. Portava al collo una collanina con un piccolo fischietto. La potenza del suono di quel piccolo oggetto l'aveva fatta rimbalzare via come una piuma. Effettivamente, guardandola meglio, sembrava una faccia conosciuta, molto probabilmente era la nuova tirocinante dell'insegnante di educazione fisica. Tossì un paio di volte massaggiandosi la parte lesa dalla botta e si rialzò in piedi affilando la sua arma.

-Bisogno di una mano, my lady?-

Accorse in suo aiuto il fedele gattino che le fece scudo sfoderando il bastone. Ladybug lo ringraziò prendendo posto accanto a lui. Se c'era un nemico da deakumizzare lei non si sarebbe fatta salvare da nessuno. Lo avrebbe affrontato a testa alta.

-Probabilmente l'akuma è nascosta nel suo fischietto. Sta molto attento Chat noir!-

Lo avvisò e si divisero schivando un secondo attacco. La donna sghignazzò avvicinandosi a lei e rese il suono più acuto rendendolo in grado di frastornare chiunque, raggiungendo picchi di altezza di tono davvero spaventosi. Purtroppo quello che ne stava pagando di più le conseguenze era il micione che avendo l'udito più fine si sentiva quasi lacerare l'apparato uditivo.
Messa alle strette, Ladybug decise ad usare il Lucky Charm, l'unico che potesse toglierli dai guai.

-Un modellino in scala di Notre Dame?-

Stringendo i denti lanciò lo yo-yo contro la sua guancia facendole scivolare il fischietto dalla bocca guadagnando abbastanza tempo da permettere ad entrambi di allontanarsi per studiare un piano.

-So come fare per batterla!-

Il gatto la seguiva a fatica non essendo ancora riuscito a riprendere appieno la capacità uditiva, ma era contento di constatare che non le fosse successo nulla, e che stesse bene. La abbracciò come era solito fare quando l'ansia di perderla lo attanagliava.

-Mi dispiace per non essere venuta ieri. Sono davvero mortificata..-

Le posò un dito sul naso e scosse il capo, non gli importava di soffrire, se lui l'amava non era certo un motivo valido per farla sentire in colpa. Lo sapeva che i suoi sentimenti erano un problema, come lo erano quelli che provava verso suo padre.

-Andiamo, my lady?-

Le offrì la mano e lei la afferrò sorridendogli. Quanta gentilezza si celava dietro quella maschera, e quanta tristezza?
Di nuovo quella curiosità si stava insinuando nel suo cuore mentre attenendosi al piano stavano attirando la preda nella loro trappola.

 -La vostra Aigu Désagréable si prenderà presto cura di voi.. E nessuno potrà più mancarmi di rispetto!-

Intonava la tirocinante dimezzando la distanza che li separava scatenando il panico nelle strade, usando il suono per distruggere vetrine, lampioni e scaraventando via intere automobili. Ladybug si fermò di fronte a lei sfidandola apertamente, Chat era già pronto vicino al campanile con il suo cataclisma.
Fu quando certa della sua vittoria usò il fischietto che il gatto usò il suo potere sull'intera cattedrale sgretolandosi lasciò precipitare la campana proprio su Aigu, intrappolandola. La potenza del suono, nella campana, si moltiplicò a dismisura distruggendo lo strumento stesso che lo emetteva.
L'akuma venne catturata subito grazie ai due supereroi e grazie al Miraculous tutto poté immediatamente tornare al suo stato originale.

-Ben fatto!-

La coccinella tese il pugno verso il suo partner che ricambiò appena, stremato.

-Per fortuna stai bene.. insettina..-

Sorrise beffardo prima che la vista gli si facesse completamente nera.


Note dell'autrice: Sperando che vi sia piaciuto questo seguito fatemi sapere cosa ne pensate! E' sempre bello sapere di star facendo una cosa che non solo piace a te, ma anche agli altri.
A presto!

MitsukiLoveless

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