Essere se stessi

di EleWar
(/viewuser.php?uid=1085992)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno alla normalità ***
Capitolo 2: *** La prima notte ***
Capitolo 3: *** Un risveglio diverso dal solito ***
Capitolo 4: *** Fuggire e restare ***
Capitolo 5: *** La seconda notte ***
Capitolo 6: *** Ancora un grido ***
Capitolo 7: *** Riflessioni e confessioni ***
Capitolo 8: *** Confessioni e riflessioni ***
Capitolo 9: *** Incontro al parco ***
Capitolo 10: *** Un pomeriggio tutto per noi ***
Capitolo 11: *** Uno strano appuntamento ***
Capitolo 12: *** Sei tornato Sugar Boy ***
Capitolo 13: *** La terza notte ***



Capitolo 1
*** Ritorno alla normalità ***


1 cap. Ritorno alla normalità
 
Era già passata più di una settimana dal matrimonio di Miki e Umibozu e la vita aveva ripreso il suo corso.
Questo voleva dire che fra Ryo e Kaori, nonostante la dichiarazione che lui le aveva fatto, le cose non erano affatto cambiate.
 
All’inizio, di ritorno dalla radura, i nostri due sweepers preferiti, erano passati a controllare le condizioni di Miki, e accertatisi che stava bene, erano andati infine a casa.
Una volta rientrati però, si erano fatti improvvisamente impacciati e si erano salutati colmi d’imbarazzo, prima di sparire ognuno nella propria stanza da letto e crollare.
Era stata una giornata decisamente intensa quella appena vissuta e non avevano più la forza per dire o fare altro.
 
Il giorno dopo però le cose non erano affatto migliorate.
Il disagio continuava perché Ryo non sapeva come dare seguito alle parole che aveva infine confessato alla sua amata Kaori mentre lei, troppo timida e costantemente insicura dei sentimenti del socio, non osava fare la prima mossa.
Aveva per giunta paura che il suo amato Ryo facesse di nuovo marcia indietro.
 
Poi però era arrivato un caso, finalmente dopo tanto tempo, un caso davvero complicato che li aveva tenuti impegnati per una buona settimana e che aveva così posticipato la risoluzione di quella strana situazione di stallo che si era creata fra i due.
 
Quel giorno avevano finalmente chiuso il caso.
La solita ochetta a cui fare da guardia del corpo perché un suo amante respinto, un tipetto appartenente alla yakuza, implicato in un traffico di droga, non ne voleva sapere di essere messo da parte. 
Minacciava di ucciderla se non fosse tornata da lui.
Avevano finalmente dato una bella lezione al mafioso, consegnato lui e suoi scagnozzi all’affascinante poliziotta Saeko, alla quale Ryo, per l’ennesima volta aveva provato a saltare addosso.
Soprattutto si erano liberati – almeno così la vedeva Kaori – della solita bonazza.
Ryo aveva ripetutamente cercato di sedurla con tanto di tentata visita notturna, prontamente sventata dalla nostra eroina Kaori, e la mozzarellina light era finita per innamorarsi di Ryo ma, infine, aveva capito che non c’era trippa per gatti e sculettando se ne era andata per la sua strada.
 
Dicevamo che appunto la vita dei due sweepers era tornata alla normalità, anche troppo ad essere sinceri, e Kaori non poteva che sentirsi frustrata per questo.
Continuava a chiedersi che senso avessero le parole di Ryo, quando le aveva detto che voleva sopravvivere a tutti costi per la persona che amava e che allo stesso tempo la voleva proteggere.
Aveva ripetuto più volte che l’amava… si erano abbracciati e avevano vissuto un momento così intenso!
Quel giorno a Kaori pareva scoppiasse il cuore dalla felicità e quando Ryo aveva trovato sullo scollo della sua giacca ciò che rimaneva del bouquet che le aveva lanciato Miki, come buon auspicio e promessa di un nuovo matrimonio, beh le era sembrato che Ryo fosse pronto anche per questo passo, cioè per coronare il loro sogno d’amore.
 
Poi però…tutto si era complicato un’altra volta.
 
Alla fine di quell’interminabile giornata, avevano cenato in silenzio, esausti e ancora una volta a disagio e subito dopo aver riordinato la cucina, Kaori salutò Ryo mestamente, e si diresse in camera sua.
Era stanca, sì era veramente stanca di tutto.
 
Ryo era turbato.
Anche a lui questa situazione pesava ma davvero non capiva come poterla sbloccare.
Non sapeva come portare avanti una relazione amorosa perché per lui le donne erano solo un’avventura dietro l’altra e nulla di più.
Aveva sempre fuggito i legami, ma sentiva di amare Kaori anche se, non sapeva come dimostrarglielo.
Si grattò la testa perplesso e infine anche lui si diresse in camera da letto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La prima notte ***


Pur essendo stanchissimo, Ryo non riusciva a dormire, si rigirava nel letto o fissava il soffitto, al buio.
Ad un tratto sentì appena un rumore lieve di passi davanti alla sua porta chiusa.
Non avvertiva nessun pericolo, sentiva la sua presenza e sapeva benissimo a chi apparteneva quell’aurea così famigliare, l’avrebbe riconosciuta fra mille.
Gli dava sempre un senso di pace che gli riempiva il cuore, che lo faceva sentire amato.
Chiuse gli occhi beandosi di quella sensazione poi però li riaprì di scatto pensando “Perché Kaori sta venendo qui?”.
Provò a scherzare fra sé e sé dicendosi che magari era lì per una visita notturna, e ridacchiò mentalmente, poi però si fece improvvisamente serio.
Se Kaori andava da lui, in piena notte, doveva essere successo qualcosa di grave, ma non percepiva nulla di strano e la sua aurea era abbastanza serena.
Deglutì a fatica.
Forse era lì per parlare, per chiarire e… lui non si sentiva ancora pronto.
 
Kaori aprì la porta senza fare rumore, entrò con passo leggero, come fosse un’apparizione soprannaturale.
Indossava il suo solito pigiama a pallini, era spettinata, scalza e il biancore della sua pelle risaltava al chiaro di luna.
Era un’autentica visione e Ryo sentì il suo cuore fare le capriole nel petto.
Mio dio quanto era bella!
Come faceva quella donna a turbarlo in quel modo?
Non vestiva mai provocante, non cercava di sedurlo con pose ammiccanti, non sfoderava mai il suo fascino e cavoli se ne aveva!
Eppure lui in sua presenza, soprattutto quando era totalmente impreparato, si sentiva mancare e aveva il batticuore come uno scolaretto alla sua prima cotta.
Trattenne il fiato.
 
Kaori avanzò lentamente fino al suo letto, senza dire una parola, scostò le coperte e vi s’infilò.
Si raggomitolò accanto a Ryo e disse “Ryo stai con me..” e si accoccolò fra le sue braccia.
Ryo era pietrificato e non riusciva ad emettere suono.
S’irrigidì nel momento in cui la sua socia gli si strinse addosso e non reagì.
Sentiva il suo cuore rimbombare nelle orecchie,  era totalmente impreparato, e sì che quante volte l’aveva sognato!!!
Kaori che prendeva l’iniziativa, che andava da lui…
Ed ora? Che fare?
Fino a quando riuscì a calmarsi quel tanto per scoprire che Kaori si era addormentata e riposava con il viso nell’incavo del suo collo.
Ryo tirò un sospiro di sollievo e si diede dello stupido per l’ennesima volta.
Lui lo stallone di Shinjuku che rimaneva inerte con una donna fra le braccia, e che donna poi!!
In realtà proprio inerte non era perché una ben precisa parte del suo corpo si era svegliata e allegramente ostentava la sua presenza.
E questo non faceva che complicare ulteriormente la situazione perché davvero non sapeva che pesci pigliare.
Kaori era andata lì, apparentemente, per dormire e lui non voleva approfittarsi della situazione.
Kaori era Kaori, l’amava e rispettava troppo per tentare un’azione meschina, certo la desiderava da impazzire ma…la loro prima volta avrebbe dovuto essere speciale e soprattutto era impensabile che uno dei due dormisse!
Con quei pensieri in subbuglio lottò quasi tutta la notte finché non si addormentò, teneramente cullato dal respiro della partner.
Infondo perché non godersi quel momento d’intimità insperato, così com’era?
Ryo era stanco di ragionare a vuoto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Un risveglio diverso dal solito ***


Allora Naco, hai capito perché mi sono ispirata a te? ;-) “Il mistero del Majesty” ti dice niente??
Per tutti gli altri… lo so i capitoli non sono lunghissimi ma, mi sono venuti così e cmq non hanno tutti la stessa lunghezza ;-)
Grazie per aver letto la mia storia fin qui… ma ancora..non è finita ^_^
 
3 cap. UN RISVEGLIO DIVERSO DAL SOLITO
 
All’alba quando Kaori si svegliò, quale fu la sorpresa trovarsi fra le braccia di Ryo, nel suo letto per giunta!!
Prima di brandire un mega martellone e spiaccicare nel pavimento un ignaro Ryo, si sentì risuonare per tutto il quartiere un urlo selvaggio un “Ryooooooo” così potente, seguito dal boato del colpo del martello, che Mick dall’altra parte della strada sobbalzò sul letto pensando:
“Già di prima mattina quei due?? Cos’altro avrà combinato quell’idiota sta volta?”.
Kaori ansante, in piedi sul letto prese a insultare il suo socio urlandogli contro:
“Maniaco, pervertito, vergogna della nazione! Cosa mi hai fatto?? Perché sono qui???”.
Ma per Ryo era difficilissimo rispondere sotto tonnellate di legno, incastrato fra le assi del pavimento, ripeteva soltanto:
“Ma…cosa ho fatto??”.
Dopo essersi sfogata per bene, Kaori corse via, così rossa in viso da sembrare un semaforo.
Molto dopo Ryo la sentì di sotto, preparare la colazione, e sperò che si fosse calmata.
 
Ormai completamente sveglio e sempre più perplesso, Ryo la raggiunse guardingo. Infondo, pensava, non era colpa sua, era Kaori che era entrata nella sua stanza e nel suo letto, e che aveva chiesto di rimanere con lui..come faceva a spiegarglielo??
Di sicuro non l’avrebbe creduto.
Sembrava però aver dimenticato tutto.
Che fosse sotto l’effetto di una strana specie di amnesia?
Infatti quando si sedette al tavolo apparecchiato della cucina, Kaori era tranquilla come al solito.
Stava sfaccendando come sempre e anzi disse:
“Io fra poco esco, vado alla stazione a controllare se c’è del lavoro per noi”
E lui abbozzò un:
“Va bene” con la bocca piena.
 
Erano tornati loro di sempre, ancora, purtroppo.
 
Come sarebbe stato questo giorno appena iniziato?
Strano come i precedenti?
Ryo sospirò sconfitto.
 
La giornata, si svolse come al solito, almeno nei ritmi quotidiani.
Kaori era ritornata dalla stazione senza nessuna richiesta di aiuto.
Era passata a fare la spesa e a pagare le bollette arretrate con i soldi dell’ultimo compenso, poi si era fermata per un caffè veloce da Miki al Cat’s eye, dove ancora convalescente, faceva compagnia ad Umi al bancone del bar.
Dopo, era tornata a casa, dove aveva trovato Ryo stravaccato sul divano a ridacchiare e sbavare con le sue solite riviste.
In realtà Ryo era rimasto in casa perché non sapeva dove andare e soprattutto se fosse passato al Cat’s eye era sicuro che avrebbe incontrato la sua socia e non sapeva come comportarsi.
E poi non si sentiva pronto ad essere passato al vaglio dai suoi amici.
A loro non sfuggiva mai niente e non aveva voglia di essere preso in giro da Umi.
Gli bruciava che il suo amico fosse stato così coraggioso da fare il grande passo e sposare la sua amata Miki, nonostante la vita pericolosa che tutti loro conducevano.
Ryo lo invidiava ma ancora non riusciva a sbloccarsi, anche se capiva benissimo che andando avanti così la situazione sarebbe inevitabilmente peggiorata sempre più.
 
Comunque quando Kaori tornò, annunciandosi, Ryo la salutò a disagio.
Pranzarono parlando del più e del meno, ma una strana tensione era nell’aria.
Entrambi facevano di tutto per “non parlare” di cose ben più importanti.
Il resto del pomeriggio passò in maniera abbastanza noiosa.
Ryo scese al poligono ad allenarsi e Kaori ne approfittò per tirare a lucido la casa.
La cena trascorse identica al pranzo ma sta volta al termine Ryo disse:
“Questa sera esco, farò tardi quindi..non aspettarmi alzata, ok?”.
Le fece un sorriso sghembo, un misto di scuse e di risoluzione.
Aveva perso un po’ della sua sicurezza.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Fuggire e restare ***


Cap. 4 Fuggire e restare
 
Kaori incassò la notizia e non diede a vedere che quelle parole l’avevano profondamente ferita.
In fondo non erano ancora una coppia a tutti gli effetti e non poteva pretendere niente o impedirgli di uscire e restarle fedele.
Però immaginarlo a spassarsela con le conigliette di qualche night, sta volta, era troppo per lei.
Era così affranta che non strepitò nemmeno come al suo solito, dicendogli magari che non doveva sprecare i soldi che avevano appena guadagnato.
Si limitò a dire:
“Va bene…e Ryo?”
“Sì?”
“No…niente…stai attento”.
 
In realtà Ryo voleva uscire solo perché in casa si sentiva soffocare e ne avrebbe approfittato per fare un giro dei suoi informatori.
Non aveva nessunissima intenzione di abbandonarsi fra le braccia di altre donne quando l’unica che voleva era lì, sotto il suo stesso tetto, e aveva passato la notte abbracciata a lui.
Se ci pensava sentiva ancora il suo dolce calore addosso ma…niente doveva scappare ancora una volta.
Non gli sfuggì però lo sguardo velato di tristezza di Kaori e si sentì in colpa, tremendamente in colpa.
E soprattutto lo colpì il fatto che Kaori non si fosse arrabbiata come le altre volte, dimostrandogli la sua gelosia.
 
Kaori, appena Ryo fu uscito, si lasciò cadere sul divano.
Non riusciva nemmeno a piangere, aveva un tale nodo in gola, però!
Per farsi coraggio si disse che Ryo doveva uscire per far il giro del quartiere e controllare che tutto filasse liscio e che, non necessariamente, in quel momento fosse in un localaccio, a sbavare per una spogliarellista qualunque.
Si ripeté, come spesso aveva fatto in quei giorni, che infondo lui l’amava, glielo aveva detto, e che questo faceva parte della loro vita di sweepers.
Ma allo stesso tempo non poté impedirsi di pensare che, se era vero che l’amava, perché non glielo dimostrava con i fatti?
Perché non la desiderava?
Perché da dopo la dichiarazione della radura poi le cose erano tornate come prima?
Le sembrava di rivivere quel periodo, dopo la faccenda di Kaibara, quando si erano finalmente scoperti nei sentimenti e avevano passato quella magnifica notte a coccolarsi.
Quando ormai tutto sembrava chiaro e deciso e poi invece, approfittando della sua temporanea amnesia, lui era tornato sui suoi passi.
Perché Ryo non si decideva?
Cosa lo frenava ancora?
Kaori non sapeva darsi delle risposte.
Allo stesso tempo però…si dava della stupida perché a ben vedere nemmeno lei aveva fatto niente per fare evolvere la loro storia.
Troppo orgoglio o troppa timidezza?
Non erano dei pretesti quelli?
Delle false scuse?
Aveva così tanta paura di essere respinta che anche il solo pensiero la paralizzava. Sospirando si disse che quella situazione non sarebbe potuta durare in eterno, prima o poi magari, avrebbe dovuto fare qualcosa.
Era così stanca…
 
Prima che la testa iniziasse a fumare dietro a questi mille pensieri, decise di accendere la tv e distrarsi guardando un film qualsiasi.
Ma quello che scelse era così noioso che finì per addormentarsi.
 
Ryo dal canto suo, girava a vuoto per i locali e recitava la parte del solito sbruffone pur trovando mille scuse per sottrarsi alle attenzioni di quelle donnine allegre.
Aveva un peso sul cuore e si sentiva nervoso.
Era fuggito da quella casa, da quella donna, ma fuori si sentiva comunque a disagio, non riusciva a distrarsi, desiderava solo correre da lei.
Era una situazione insostenibile.
Le ore non passavano mai e lui guardava in continuazione l’orologio immaginando cosa avrebbe fatto lei in quel preciso momento.
Voleva tornare quando sarebbe stato sicuro che Kaori dormisse.
Era così stanco di girare, di bere senza gusto, di ingannare le persone e soprattutto se stesso, che quando sentì di non farcela più, prese la via di casa con sollievo e urgenza insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La seconda notte ***


Anche oggi sono qui a postare questo capitoletto...un filino più lungo degli altri. E ne approfitto per augurarvi una Splendida Pasqua Felice e Serena!
Grazie a tutte per i commenti vi lovvo <3


Cap. 5 La seconda notte
 
Ryo entrò in casa cercando di fare più piano possibile, ma una volta in salotto si stupì di trovare la tv, ancora accesa, davanti ad una Kaori profondamente addormenta.
Guardandola così abbandonata nel sonno, provò un’ondata di tenerezza che gli diede una sorta di capogiro e allo stesso tempo si spaventò dell’intensità di quel sentimento.
Si avvicinò silenziosamente e si prese tutto il tempo per osservarla.
Poi si sedette accanto a lei e la guardò con amore, e se Kaori avesse visto quello sguardo così intenso, non avrebbe avuto più dubbi sulla natura dei sentimenti di Ryo.
Ma lui, non aveva mai voluto mostrarsi a lei com’era realmente, raramente le aveva aperto il suo cuore.
Aveva passato tutti quegli anni a negarsi, e a negarle, il suo amore per lei e solo quando era sicuro che nessuno lo vedesse, si lasciava andare e l’amava con lo sguardo, solamente.
Eppure sarebbe bastato così poco, sarebbe stato così facile…
S’incantò a guardare quell’angelo sceso dal cielo, che aveva deciso di vivere lì, accanto a lui, senza chiedere mai nulla in cambio, e il turbamento si fece ancora più pressante perché, era un misto di senso di colpa e amore incondizionato.
Cercando di scacciare quei pensieri, che non gli avevano dato tregua tutta la sera, si decise a prenderla delicatamente fra le braccia e portarla a letto.
Sentendosi sollevare da quelle forti braccia, riconoscendo il vigore e l’inconfondibile odore del suo socio, quasi Kaori si svegliò e chiese:
“Ryo…?”
Ma lui dolcemente le rispose:
“SSSshhh…sì sono io. Non preoccuparti. Dormi ora”.
E lei richiuse gli occhi con un leggero sorriso sulle labbra.
Ah che visione celestiale! Ed era tutta per lui, ne era lui la causa, ci voleva così poco per rendere felice la sua Kaori!
Davvero lo amava così tanto?
Cosa aveva fatto lui per meritarsi tutto questo?
Quale tesoro gli aveva affidato il suo amico Maki morendo?
Perché poi quella benedetta ragazza, che avrebbe potuto avere ai suoi piedi tutti gli uomini che voleva, aveva scelto proprio lui?
Quale fortuna gli era capitata.
E perché lui non riusciva ancora ad assaporare completamente quella felicità che, stare insieme a lei, gli avrebbe portato?
Con questi pensieri dolorosi giunse fino alla camera e la depositò più dolcemente possibile sul letto, la coprì con le coperte, lei si rigirò su di un fianco rannicchiandosi, e mugugnò un “Ryo…”.
Lui prima di uscire le scostò dalla fronte un ciuffo di capelli e vi si chinò per baciarla teneramente.
Sarebbe voluto restare lì per sempre ma, non se ne sentiva degno, e poi ancora una volta, pensò che non fosse quello il momento.
 
Uscito dalla stanza, si diresse in bagno per farsi una doccia rilassante.
Aveva bisogno del getto rigenerante dell’acqua calda per schiarirsi le idee e soprattutto aveva bisogno di distendere i nervi, altrimenti avrebbe passato un’altra notte insonne.
Tutta quella giornata interminabile, tutti quei pensieri angosciosi, lo avevano stressato tantissimo e si sentiva tutti i muscoli contratti.
 
Uscì dal bagno con solo un asciugamano legato in vita, un altro per frizionarsi i capelli bagnati, e senza accendere la luce, si diresse in camera sua.
Quella doccia lo aveva rimesso al mondo, si sentiva bene, un senso di benessere lo pervadeva, e per questo non si accorse che il suo letto era già occupato.
C’era lì Kaori che dormiva profondamente, nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata poco prima.
A questa constatazione, per poco non saltò su come morso da una tarantola!!
Non era possibile!
Aveva portato Kaori nella sua stanza, ne era certo!
Che storia era questa che, se la ritrovava lì, nel proprio letto?
Che stesse diventando matto??
Stava per correre a controllare, se il letto di Kaori fosse sfatto oppure no.
Nel primo caso, voleva dire che lei, di sua spontanea volontà, ne era uscita per intrufolarsi, come la sera prima, sotto le sue coperte.
Nel secondo caso, lui si era sbagliato ed inconsciamente l’aveva portata nel proprio letto perché…voleva averla vicino.
Stava per schizzare via, quando, improvvisamente, Kaori si voltò e nel sonno disse:
“Ryo…stai con me”
E gli si avvicinò.
Lui, già per metà dentro il letto, si sentì tirare giù verso il materasso, e non riuscì a resistere alla pressione di quelle dolci braccia.
Si lasciò andare, e si distese accanto a lei, ma per paura di svegliarla, non fece altri movimenti e rimase con una gamba di fuori, in posizione oltremodo scomoda.
Tanto era il terrore che lei si svegliasse, e lo trovasse mezzo nudo, che non si mosse.
Kaori complicò ulteriormente le cose perché, gli si strinse ancora di più, e come la notte prima, gli si accoccolò addosso non lasciandogli scampo.
 
Come la volta precedente, Ryo, iniziò a sudare freddo, per la vicinanza della sua amata.
La desiderava così tanto da starci male, ma anche stavolta, non voleva approfittare di lei, e di svegliarla non se ne parlava proprio.
Già quella stessa mattina lo aveva sprofondato con uno dei suoi soliti martelli…
“No, no, non ci siamo” pensò.
Questa volta, poi, non era nemmeno sicuro che fosse stata lei a venire nella sua stanza…
E se ce l’avesse portata proprio lui?
Per molto meno si era infuriata come una belva…lo aveva accusato di cose che non aveva assolutamente commesso, ed ora?
Come avrebbe fatto?
No no svegliarla non era il caso.
Ma anche stare lì, accanto a lei, e non fare niente, era una tortura.
Ah il suo profumo poi, era così buono, sapeva di innocenza, di primavera, di casa.
La sua Kaori profumava d’amore e, affondando il naso nei suoi capelli, se ne inebriò.
Il suo profumo lo mandava fuori orbita.
Lo sentiva ovunque in casa, in cucina, in salotto, nella stanza di lei manco a dirlo era fortissimo, nella sua biancheria era irresistibile – e quanta fatica rubargliela senza farsi accorgere!-.
Lo percepiva anche nella sua stanza, fra le sue cose, e se lo ritrovava addosso, anche dopo una missione, quando per l’ennesima volta, l’aveva protetta buttandola a terra e facendole scudo con il suo corpo.
Soprattutto, il suo profumo, gli era entrato talmente tanto dentro che, se lo sentiva anche sotto la pelle.
Non riusciva più a ricordare come fosse la sua vita prima che Kaori venisse ad abitare insieme a lui, quando non conosceva che l’odore della morte, del sangue e della polvere da sparo.
 
Tutte queste considerazioni, però, unite alla situazione di intimità del suo corpo nudo contro quello dell’amata Kaori, non fecero che risvegliare il suo amichetto, inevitabilmente.
Normalmente, cercava di tenerlo a freno il più possibile, di fronte a lei, affinché non capisse quanto in realtà lui la desiderasse, ma ultimamente era diventato sempre più difficile.
Anche il solo pensarla, soprapensiero, gli scatenava un’ondata di desiderio, vederla girare per casa, così inconsapevolmente sexy e seducente, era diventato uno vero e proprio supplizio per lui.
Per non parlare della sua voce.
A volte, certe parole, certe intonazioni, certi mugugni innocenti lo facevano impazzire.
Era come versare olio sul fuoco.
Quella voce gli entrava nelle orecchie, passava nel cuore e gli defluiva fin laggiù.
Ma lui, si era imposto di negarle anche l’evidenza, eppure anche questo, a ben guardare, sarebbe stato per lei un fatto di cui andare fiera, una soddisfazione, una manifestazione primordiale d’amore verso di lei.
E invece no! Silenzio!
 
Più della notte prima, questa situazione, lo turbava fino allo sfinimento.
Fra i pensieri contradditori che sfilavano nella sua testa, e il calore del corpo di Kaori, che riconosceva in ogni centimetro di pelle, stava perdendo la testa.
Sarebbe voluto scappare, sottrarsi a quell’abbraccio, ma, non solo al più piccolo movimento anche di assestamento, Kaori si stringeva di più a lui, ma alla fin fine non voleva liberarsi da quella dolce prigione.
Voleva con tutto il suo essere stare lì, in quel letto, con la donna che amava.
Anche se rassegnato si disse:
“Domani mi ucciderà”.
 
Anche stavolta, la presenza benefica di Kaori, il suo calore, il suo profumo, il suo dormire profondamente, alla fine ebbero la meglio sulla volontà di Ryo, di rimanere sveglio, per potersela svignare alla prima occasione.
Non voleva farsi trovare lì al momento del risveglio della sua partner ma, infine, crollò, e anche lui dormì beatamente come un bambino.
 
Ma all’alba…
Un’altra volta si udì quel grido, seguito dal boato.
E un’altra volta Mick sobbalzò sul letto chiedendosi:
“Ancora?? Quei due finiranno per uccidersi a vicenda”.
Si rigirò verso la sua Kazue pensando:
“Per fortuna noi non siamo come loro!”.
E prima di rimettersi a dormire si disse:
“Domani passerò a vedere se sono ancora vivi”.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ancora un grido ***


Siamo già al 6° capitolo e non posso non ringraziare tutte le coraggiose lettrice che si sono imbarcate pazientemente in quest’avventura… Spero che continuerete a seguirmi fino alla fine e che questa…non vi deluderà! Cmq ancora di strada ce n’è da fare...abbiate pazienza ^_^
Quindi grazie a:
MaryFangirl
shirley jane
la sempre esilarante Briz65
24giu
Kaori06081987
spero di non aver dimenticato nessuna ;-)

 
Cap. 6 Ancora un grido
 
Kaori, ancora una volta, si era risvegliata fra le forti braccia di Ryo, dentro il suo letto.
Con l’aggravante che stavolta il suo socio era completamente nudo, visto che la sera prima si era coricato con solo un asciugamano in vita, e che questo, inevitabilmente, si era sciolto e finito chissà dove.
Ritrovandosi di nuovo in quella situazione, a dir poco imbarazzante, non ci pensò un secondo di più, cacciò un “Ryoooooooo” selvaggio, giusto una frazione di secondo prima di scagliargli in testa un martello di svariate tonnellate.
Questa volta, però, Ryo riuscì a dire:
“Non è colpa mia!”, anche se troppo tardi…
In ogni caso, il nostro sweeper preferito, cercò di disincastrarsi il più velocemente possibile dal pavimento, per poter rincorrere la sua socia che, come una furia, anche quella mattina, era volata via rossa come un peperone.
La rincorreva per casa urlando:
“Aspetta… non è come pensi…aspetta, lasciami spiegare…”.
Fino a quando all’improvviso Kaori si bloccò e quasi Ryo le andò a sbattere contro. La ragazza si voltò di scatto e si ritrovò faccia a faccia con il suo inseguitore, per un attimo si fissarono negli occhi, ma quando Kaori abbassò lo sguardo, si rese conto che il suo socio era ancora completamente nudo e presa da un altro eccesso di imbarazzo scoppiò in un alto grido:
“Copritiiiiiiiiiiiiiii! Sei senza pudore”.
E prese a tirargli dietro tutto quello che le passava per le mani.
A Ryo, poco dopo, ormai sepolto da ogni sorta di mobili, suppellettili e chincaglierie varie, non restò che sospirare sconsolato:
“Non ce la posso fare, mi arrendo…” e un corvetto gli cadde in testa.
 
Contrariamente a questo risveglio traumatico per entrambi, la colazione si svolse secondo i soliti canoni, anche se un certo senso d’imbarazzo sotterraneo rimaneva.
Kaori cucinò come sempre in abbondanza, Ryo tentò di criticare la sua cucina, bisticciarono per le solite cose, fino a quando, riordinata la cucina, Kaori non disse che sarebbe andata alla stazione a controllare la lavagna.
A quel punto, poco prima di uscire, si voltò e disse al suo partner:
“Piuttosto, vedi di non passare la giornata a poltrire sul divano come al tuo solito, sempre con quei tuoi giornalacci. Esci e vai a trovare un lavoro”.
Niente di nuovo, ma evidentemente quell’osservazione fece più danno che mai perché, fu la classica goccia che fece traboccare il vaso.
Con la precisione di una pallottola sparata dalla Phiton di Ryo, quella frase andò a segno, e mandò in frantumi il fragile equilibrio che si era instaurato fra i due.
Ryo esplose con un:
“Senti mi hai davvero stufato!!”
Al che Kaori si bloccò sulla porta con tanto di occhi:
“Cosa…cosa??” fece lei.
“Sì mi hai stufato! Non ti va mai bene niente di quello che faccio, mi dai colpe che non ho poi… Insomma, possibile che ogni cosa che faccio sia sbagliata?”.
E lei di rimando:
“Cosa vorresti dire?? Non è forse vero che te ne stai lì tutto il giorno a non fare niente mentre io cerco di far quadrare i conti e mi interesso del lavoro?”.
Inconsciamente Ryo stava cercando un pretesto per litigare sul serio e sfogare la sua frustrazione.
Perché proprio non gli andava giù che, per due sere consecutive (o forse solo una, ma va be’, non ci voleva neanche pensare), lei si fosse intrufolata nel suo letto e lui avesse fatto i salti mortali per non saltarle addosso, per poi prendersi martellate di quel tonnellaggio, stavolta senza colpa.
E poi non era solo quello… lo sapevano entrambi.
Ryo disse ancora:
“Senti, non potrai far finta di niente in eterno no? Sono due sere che vieni nel mio letto, a dormire d’accordo, ed io mi comporto da perfetto gentiluomo, per poi venire malmenato come un cane alla mattina, quando tu ti trovi lì, fra le mie braccia!”
E Kaori rossa di rabbia e vergogna:
“No ..n-non è vero”
“Cosa non è vero? Che mi fai delle visite notturne o che io non ne approfitto?”
 
Il silenzio era improvvisamente sceso tra i due, poi Kaori riprese:
“Sono così poco affascinante??”
Uno stormo di libellule si abbatté sul capo sconsolato di Ryo che, ripresosi dallo sgomento, sbottò esasperato:
“Ma cosa vuoi da me, insomma, si può sapere?”
“Niente! Non voglio niente!”
E Kaori se ne andò sbattendo la porta.
 
In realtà Kaori si sentiva morire dentro perché Ryo aveva detto la verità.
Era lei che si trovava dove non avrebbe dovuto, lui non ne aveva certamente colpa, ma non sapeva spiegarsi come ci fosse finita, nessuna delle due volte.
Ad essere onesta poi, era certa che lui non ne avrebbe comunque mai approfittato, e non perché non la desiderasse…
Ricordava ancora certi episodi passati, in cui il suo mokkori aveva dato chiari segni di apprezzamento per lei.
Cioè…se ci pensava…forse un pochino la desiderava è vero.
Più che altro, fondamentalmente, lui era stato sempre corretto nei suoi confronti, la rispettava “Anche troppo!” pensò, e subito dopo “Oddio ma cosa sto dicendo??”.
Era la sorellina del suo migliore amico…era forse questo il problema?
Ma allo stesso tempo…lei era sì andata da lui però… lui non l’aveva riportata nella sua stanza, non l’aveva allontanata né respinta, l’aveva tenuta con sé, anzi…
Aveva un vago ricordo della sera prima, quando si era addormentata davanti alla tv, sul divano, e lui l’aveva presa in braccio e portata a letto.
Non era forse successo altre volte?
Si diede della stupida!
Ma come poteva spiegare il fatto, innegabile, che al risveglio si trovasse beatamente fra le sue braccia?
A pensarci bene quelle due notti aveva dormito meravigliosamente, come mai prima d’ora.
Si era sentiva protetta, il calore che Ryo sprigionava era così familiare, rassicurante.
Le era parso un sogno risvegliarsi abbracciata al suo amato socio, sembrava una cosa così tanto normale!
Poi però, ogni volta, il senso di smarrimento prendeva il sopravvento e prima di potersi fermare a ragionare, anche solo un secondo, non trovava di meglio che scagliargli un martello, strepitare e scappare in preda alla vergogna.
Era più forte di lei.
Sospirò.
 
Così mentre Kaori si dirigeva alla stazione, Ryo se ne andò al Cat’s eye.
Vi era arrivato con una faccia mogia e sconsolata, ma prima di entrare assunse la sua solita maschera da buffone, per non far capire ai suoi amici che cosa gli passasse per la testa.
In fondo non era quello che faceva sempre?
Nascondere i suoi veri sentimenti dietro mille maschere?
Appena entrato si precipitò al bancone col suo solito:
“Miki? Amore della mia vita? Come stai? Dove sei? Deciditi a lasciare questo scimmione mettiti con me”.
Per poi finire la sua ricerca affannosa della bella Miki, spiaccicato sul solito vassoio che Umi gli sbatteva in faccia ogni volta, modellandosi con i contorni della faccia.
Ricompostosi chiese a Falcon:
“Ma Miki non c’è?”
“Non devi importunare mia moglie, lo sai”
“Uhhh guarda…riesci ancora ad arrossire alla parola ‘moglie’ sei un gran tenerone”.
Falcon emise un grugnito.
Poi con aria disinteressata Ryo chiese:
“Kaori non si è ancora vista?”
“No, oggi no…perché me lo chiedi?” sogghignando sotto i baffi.
Da che aveva perso la vista, quasi totalmente, i suoi sensi si erano affinati e riusciva a percepire molte più cose degli altri.
Inoltre era presente quel giorno alla radura, sapeva che lo sweeper numero 1 del Giappone (o meglio il secondo perché il primo era lui eh eh eh eh) si era finalmente dichiarato, ma sapeva anche che, ancora una volta, le cose non erano andate per il verso giusto… non ancora.
Quindi sospettava che dietro quella domanda, apparentemente innocente di Ryo, si nascondesse ben altro, l’aveva capito dal tono della voce.
Era pronto a sfotterlo quando si sentì tintinnare il campanellino della porta del locale.
Per un attimo Ryo trattenne il fiato poi però si rilassò visibilmente quando vide entrare Mick.
Anche lui si precipitò al bancone chiedendo incessantemente della bella Miki e in breve si ritrovò incastrato tra i denti un bel piatto di maiolica, che si andò a frantumare nel suo bellissimo sorriso americano.
Ricompostosi anche lui e lisciandosi la giacca dal taglio impeccabile, si sedette accanto al suo ex socio ed esordì:
“Che faccia da funerale!!!”
“Lasciami stare..non è giornata!”.
“Lo credo bene! Sono due mattine che vi sento litigare già dall’alba!!”
E poi con fare allusivo e facendosi più vicino:
“…cos’è? La mia dolce Kaori non si sente abbastanza appagata dalle tue, diciamo così, attenzioni? Stai perdendo i colpi?”.
“La tua dolce Kaori non è affatto tua e…se non vuoi una pallottola conficcata nella testa lascia perdere questi discorsi”.
“Mmmmm come siamo suscettibili… qui gatta ci cova… Pensavo che dopo il matrimonio della Bella e la Bestia…”
grugnito di Umi
“ …le cose fra di voi si fossero chiarite una volta per tutte..”
“Non sono affari che ti riguardano…”.
Detto questo uscì senza salutare.
 
Ryo non aveva nessuna intenzione di rivelare ai suoi amici che per ben due notti di seguito aveva dormito insieme alla Sua –perché era Sua – Kaori e …non aveva combinato niente, anzi.
Meglio sarebbe morto.
Ne andava della sua reputazione di stallone di Shinjuku.
In ogni caso…loro dovevano restarne fuori.
La situazione degli abitanti di casa Saeba-Makimura era già complicata di suo, senza che altre persone ci mettessero il becco.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Riflessioni e confessioni ***


Cap. 7 Riflessioni e confessioni
 
Una volta fuori, però, Ryo non seppe dove andare né cosa fare.
Prese a camminare senza meta fino a quando non si ritrovò davanti casa del Doc.
“Ottimo”, pensò, “potrei parlare con lui, e poi ha il segreto professionale quindi non andrà in giro a spifferare i miei problemi. Male che vada potrò dare una palpatina alla bella Kazue hi hi hi”.
Entrò con la sua solita baldanza, ma anche Doc si accorse che qualcosa non andava.
Subito Ryo prese a guardarsi intorno con aria allupata:
“Dov’è Kazue? La mia dolce Kazue? L’infermiera del mio cuore??”.
“E’ di là impegnata in laboratorio, vieni usciamo, dobbiamo parlare…”
“Ma…come…”
“Andiamo in giardino, non voglio che qualcuno ci senta. Tu devi dirmi qualcosa d’importante, non è vero?”.
Ancora una volta Ryo si stupì della perspicacia di quel vecchio mandrillo.
 
Ryo non poté fare a meno di raccontargli tutto, dal matrimonio di Umi fino alla sfuriata di quella mattina.
Doc meditabondo lo lasciò finire, dando segno di aver seguito con estremo interesse il suo sfogo, poi assumendo la sua posa più professionale chiese:
“Ma dimmi…com’è tenere Kaori fra le braccia? Non è eccitante?? Il suo seno è prosperoso come sembra? Dimmi dimmi” con la bava alla bocca!!
Ryo si ritrovò capottato per terra, gambe all’aria, mentre dei corvi gracchianti transitavano sopra di lui…
Si riprese all’istante e gli urlò:
“Ma ti sembra questo il momento di scherzare su una cosa del genere? Vecchio maniaco!!”
“E va bene, scusami…quando si parla di Kaori, sei intrattabile. Comunque, ho capito quale potrebbe essere il problema. Qui ci troviamo di fronte ad un caso di sonnambulismo”.
Fece il Doc assentendo compiaciuto poi chiese:
“Kaori ne ha mai sofferto che tu sappia?”.
E Ryo pensandoci su:
“Non credo, no, almeno non da quando abitiamo insieme”
“Bene, cioè male!”
“Che vuol dire?” chiese Ryo allarmato.
“Vuol dire che Kaori sta vivendo un profondo malessere, durante le ore di veglia, un turbamento… qualcosa che di giorno cerca di combattere con tutte le sue forze, ma che una volta addormentata, prende il sopravvento. In pratica di notte, fa quello che vorrebbe fare di giorno, quando il suo subconscio decide per lei”.
A quelle parole Ryo rimase di sasso!
Perché non ci aveva pensato prima???
Era stra-ovvio!
Lei stava soffrendo per quella strana situazione che si era venuta a creare fra loro.
Si sentiva frustrata, ma al solito, anche a causa del comportamento di Ryo, non faceva niente per risolverla.
La sua tremenda timidezza e soprattutto l’insicurezza che Ryo aveva contribuito ad alimentare nella sua socia, in tutti quegli anni, non le permettevano di fare la prima mossa.
Quando andava da lui non diceva forse “Ryo stai con me?”
Era tutto quello che lei desiderava e nulla più.
Niente di più semplice, e allo stesso tempo così difficile.
Era tutto lì il problema.
Lei voleva stare con lui, ma ancora una volta avevano eretto l’ennesima barriera fra loro.
La soluzione era così ovvia e così scontata, che si sentì uno stupido!
Ryo era totalmente ammutolito e così stravolto che proprio non si riprendeva.
 
Dal giorno del matrimonio di Miki e Umibozu, non aveva fatto altro che cercare il modo per dimostrarle il suo amore, senza peraltro riuscirci, perché era convinto di dover fare cose grandi, eclatanti.
Allo stesso tempo però, dopo la faccenda di Kaibara, Umibozu gli aveva detto che, ormai anche per un playboy come lui, era arrivato il momento di pagare il conto.
Che ora che lui e Kaori si erano chiariti nei rispettivi sentimenti e baciati (anche se attraverso un vetro), ormai non c’era più scampo, avrebbe dovuto mettere la testa a posto, avrebbero dovuto sposarsi ecc.
Umi, aveva anche detto che, una volta sposati, la vita cambiava radicalmente e che tutto quello che si faceva da scapoli, poi sarebbe irrimediabilmente finito.
E Ryo aveva improvvisamente realizzato che avrebbe dovuto rinunciare a correre dietro alle altre donne, alle sue serate di baldoria nei locali con Mick e tutto il resto.
In quel momento si era spaventato a morte ma, allo stesso tempo, si era detto pazienza, ne valeva la pena per Kaori.
Però, da buon vigliacco qual era, non gli era dispiaciuto scoprire, alla fine, che la sua socia aveva perso la memoria.
A quel punto poteva ritornare sui suoi passi e non si sarebbe fatto mettere il cappio al collo.
Aveva però anche scoperto che, una parte di lui, non voleva che tornasse tutto come prima, perché ormai aveva gettato uno sguardo al di là della barricata e aveva intravisto la felicità.
Se si fosse deciso a vivere accanto a Kaori, non più solo come socio di lavoro, ma come suo compagno a tutti gli effetti, sarebbe stato finalmente e indubbiamente felice.
 
Le sensazioni che aveva provato, quella notte trascorsa insieme teneramente abbracciati, ad aspettare lo scontro con Kaibara, lo avevano profondamente scosso.
Se mai avesse avuto dei dubbi, aveva capito che era Kaori la donna della sua vita, che il suo amore lo avrebbe salvato, come già fatto in passato e che per lei voleva vivere e sopravvivere.
Poi era arrivato il giorno del matrimonio dei loro amici, e lo scontro nella radura, il pericolo che aveva corso Kaori, aveva finalmente portato allo scoperto i suoi reali sentimenti.
Aveva provato come un senso di liberazione.
Non voleva più negarsi a Kaori, voleva amarla alla luce del sole, voleva ricambiare i suoi sentimenti, non voleva più fuggire.
Ma si era convinto che, quando due persone si mettono insieme, poi devono fare delle cose “altre”, delle cose grandi, diverse, speciali.
Pensava che si dovesse cambiare totalmente, interpretare dei ruoli, ma lui non ci si vedeva nella parte dell’innamorato che corteggia la sua bella, con fiori, regalini, insomma con tutte quelle cose svenevoli.
Non facevano per lui.
Però, così, aveva perso di vista totalmente la cosa più importante.
E cioè che loro due, al contrario, dovevano continuare ad essere se stessi, perché era ciò che amavano l’uno dell’altra.
Si amavano così com’erano!
Soprattutto avrebbero dovuto seguitare a vivere spontaneamente la loro vita, lasciandosi andare, semplicemente, dando spazio ai sentimenti e non nascondersi più l’amore che, innegabilmente, provavano l’uno per l’altra, già da tantissimo tempo.
Insieme avrebbero imparato a conoscersi, come innamorati, come amanti, avrebbero imparare a vivere come coppia, giorno dopo giorno.
Insieme.
Era questo il punto.
Tutto qui.
Nessuno pretendeva niente da loro, perché ogni coppia è diversa dall’altra, e loro erano semplicemente Ryo e Kaori e si amavano.
 
A questa rivelazione così sconvolgente, e contemporaneamente così ovvia, Ryo parve scuotersi.
Ora aveva capito come comportarsi con Kaori, sapeva cosa doveva fare e non vedeva l’ora di metterlo in pratica.
Improvvisamente provò il desiderio di averla accanto, gli mancava tantissimo e fu preso dalla smania di raggiungerla al più presto.
Non voleva sprecare altro tempo lontano da lei.
Euforico e determinato, con uno strano luccichio negli occhi, si voltò verso il Doc e disse:
“Grazie dei consigli”.
Ma Doc, che aveva visto in Ryo quale battaglia interiore si stesse svolgendo, stupito rispose:
“E di cosa?”.
Ryo, però, era già schizzato via alla velocità della luce.
Doc sogghignò sotto i baffi e sospirando pensò:
“Quei due testoni…perché per loro è sempre tutto così difficile?”.
E poi:
“Però…mica me lo ha detto com’è il seno di Kaori??!!Uffff”.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Confessioni e riflessioni ***


Cap. 8 Confessioni e riflessioni
 
Nel frattempo Kaori, di ritorno dalla stazione, più sconsolata che mai, si diresse al bar della sua amica Miki.
Entrando, al tintinnare del campanellino, sentì la voce squillante di Miki esordire con un “Buon giorno!”
Questo era il segno evidente che si era rimessa completamente dall’operazione subita, in seguito alla sparatoria in cui era stata ferita, il giorno del suo matrimonio.
La vedeva decisamente più in forma del giorno precedente.
A quella constatazione si rianimò e per la prima volta quella mattina sorrise; per un attimo dimenticò i suoi problemi con Ryo per concentrarsi sul benessere della sua migliore amica.
Si era spaventata a morte quando la neo-sposa era caduta esanime all’uscita della chiesa, con quella macchia di sangue che si allargava sul suo splendido vestito bianco…aveva temuto di perderla per sempre.
Era la sua più cara amica, quella che più di tutti la capiva e alla quale era legata da un affetto sincero.
Miki fu altrettanto felice di vederla ma, le bastò un attimo per capire che qualcosa non andava e che la causa del malumore della sweeper era sicuramente Ryo Saeba, croce e delizia della ragazza.
Miki esordì dicendo:
“Oh guarda, per poco non ti sei incontrata con Ryo, è appena andato via. Me lo ha detto Umi”.
E le strizzò l’occhio, ma Kaori rispose con un:
“Ah…meglio così” a mezza voce.
Per fortuna anche Mick si era dileguato e Umibozu, immaginando che le due ragazze si sarebbero lasciate andare alle confidenze fra donne, sparì nel retro.
Miki si fece più vicina all’amica e le chiese, dolcemente:
“C’è qualcosa che non va?”.
 Kaori rispose:
“Più che qualcosa, direi tutto! Non va proprio bene niente… sono così stanca!”.
 
E si mise a raccontarle degli ultimi giorni, di come le cose non avevano avuto un seguito dopo la vicenda della radura, il giorno del suo matrimonio.
Di come dapprima, fossero stati assorbiti dal solito caso con la bella di turno, con Ryo che ci provava, con Saeko ecc, e poi, soprattutto di come, rimasti ormai soli, si era venuta a creare quella strana tensione, fatta di imbarazzo e disagio e di parole non dette.
Ma quando passò a raccontarle di quegli episodi di sonnambulismo, arrossì come un pomodoro maturo.
Miki si trattenne dal ridere, perché era una di quelle tipiche situazioni che, potevano capitare solo a due zucconi come loro ma, non disse niente poiché, vedeva che la sua amica stava soffrendo.
Disse soltanto, con tatto:
“Vuoi che ti ipnotizzi per scoprire cosa ti sta succedendo?”.
Ma Kaori rispose:
“Ti ringrazio, ma credo di sapere bene qual è il problema”.
Tacque un attimo poi riprese:
“Vedi, da quando Ryo è entrato nella mia vita, ho sempre temuto di perderlo.
Che prima o poi mi abbandonasse.
Anche se, a ben guardare, non è stato mai mio, quindi in un certo senso non avrei mai dovuto pretendere una cosa del genere, ma sai com’è….
Dopo che ho preso il posto di mio fratello, fra me e Ryo si è creato ovviamente un legame di lavoro e, nel caso di Ryo, anche un obbligo morale nei confronti di Maki.
Sì, è vero che quando conobbi per la primissima volta Ryo, quando andavo ancora al liceo, mi innamorai di lui, ma era la classica cotta da adolescente, niente di serio.
Lui poi mi aveva preso per un maschio e mi chiamava Sugar Boy. Figurarsi se poteva considerarmi in qualche modo. Non ero nessuno per lui, non contavo nulla.
Quando poi ci siamo rincontrati, anni dopo, lui non ha dato segno di avermi riconosciuto ed io ho fatto finta di niente.
Vivendo a stretto contatto con lui, giorno dopo giorno, come sai, ho finito per innamorarmi di lui…”
E Kaori arrossì.
“…stavolta seriamente, e credimi, non so nemmeno io perché, visto che è un maniaco, pervertito, uno scansafatiche, un buffone…
Però…ho visto in lui anche tanta nobiltà d’animo, quel senso di giustizia che provo anche io e che lo rende così tanto simile a mio fratello, e soprattutto standogli accanto ho capito quanta sofferenza e solitudine nasconda il suo cuore.
Mi sono ritrovata innamorata persa, non posso immaginare la mia vita senza di lui. In certi momenti, quando si è scoperto un po’ di più, mi ha fatto capire che anche lui prova dei sentimenti nei miei confronti, non sono più la sorellina dell’amico da proteggere in continuazione.
Ha sempre detto di tenere alla mia vita, di volermi proteggere, che il nostro è un mondo pericoloso e infame, ma non è mai riuscito ad allontanarmi sul serio quindi penso che…voglia avermi accanto.
Però continuo ad aver paura di perderlo lo stesso, perché è sempre attorniato da belle donne, molto più affascinanti di me. Vuoi che prima o poi non mi lasci per una di loro? Che attrattive ho per lui?
Oh Miki…ho una tale confusione in testa!
Il giorno del tuo matrimonio è arrivato a dirmi che mi ama, anche se in maniera un po’ contorta, però…però, in tutto questo tempo non ha fatto altro per dimostrarmelo…non so più cosa pensare”.
 
Durante quel lungo sfogo, Miki non aveva proferito una sola parola.
Anche lei aveva faticato tanto per conquistare Falcon, e convincerlo a stare con lei, quindi la capiva benissimo.
Anzi, in un certo senso, le doveva anche un debito di riconoscenza, perché all’epoca aveva fatto di tutto per aiutarla.
Ma ora non sapeva come ricambiare il favore.
Sapeva fin troppo bene che tipo particolare fosse Ryo, ma anche Kaori Makimura quando ci si metteva era di una testardaggine unica.
In un certo senso quei due si assomigliavano, erano cocciuti come muli, orgogliosi e …impossibili!
 
L’unica cosa che si sentì di dirle fu:
“Senti Kaori…non dico di fare tu il primo passo ma…forse Ryo è bloccato da una strana timidezza…
Magari, prova a cambiare il tuo atteggiamento, appena un poco”.
E già stava sudando freddo scegliendo le parole… Kaori non era stupida ma prendeva fuoco facilmente.
Riprese:
“Se di notte vai in sonnambula e finisci per infilarti nel suo letto, è perché, evidentemente, vorresti farlo sul serio.”
A queste parole Kaori arrossì violentemente fino alla punta dei capelli.
“…ma è anche vero che Ryo non ne ha mai approfittato, e non credo perché non ti voglia, piuttosto perché ti rispetta, ti stima e ti venera addirittura… non fare quella faccia, è vero!
Non ti sei mai accorta di certi sguardi che ti lancia quando crede che nessuno lo veda?
Voglio dire…forse dovresti spianargli la strada, come si dice…
E se domattina ti dovessi ritrovare fra le sue braccia di nuovo, conta fino a 10 prima di sfoderare il martello!”.
Concluse facendole l’occhiolino.
 
Kaori era rimasta in silenzio ad assimilare le parole dell’amica.
Anche questa volta la saggia Miki aveva fatto centro.
Come poteva Kaori pretendere che le cose fra lei e Ryo evolvessero se era lei la prima a non modificare il suo comportamento?
A non smussare gli angoli.
Avrebbe dovuto ammorbidirsi un po’ e soprattutto, credere di più in se stessa.
Perché scaricare tutta la responsabilità dei loro problemi su Ryo??
Bene ora sapeva cosa fare… e con animo più leggero, prese congedo dall’amica.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Incontro al parco ***


Cap. 9 Incontro al parco
 
Kaori, più che mai pensierosa, non tornò subito a casa, e camminando, camminando, si ritrovò nel parco del quartiere.
Era seduta in una panchina, assorta nei suoi pensieri quando una mano, con una lattina di coca cola stretta fra le dita, entrò nel suo campo visivo.
Alzò lo sguardo e trovò Ryo ad un passo da lei che le porgeva la bibita.
Nell’altra mano lui teneva la sua.
Era un invito a prenderla e lei ringraziò.
Ryo disse soltanto:
“Speravo di incontrarti qui”, le si sedette accanto e sorbirono la coca in silenzio.
Poi, come se Ryo si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa disse, prendendo un sacchetto di carta che aveva posato lì accanto:
“Questo è per te!”.
E glielo tese sorridendo.
Kaori stupitissima esclamò:
“Per me??”.
Non era abituata a ricevere regali dal suo socio, se non per il suo compleanno o a Natale… e nemmeno sempre.
Però accettò felice: anche quello era un segno che le cose stavano cambiando, non era ciò che voleva?
Dentro il sacchetto c’era un pacchetto regalo, sulla carta vi erano stampati tanti martelli, di diverse dimensioni e colori.
Appena Kaori li notò, guardò Ryo con aria interrogativa, poi lui grattandosi la testa come il suo solito, quando era imbarazzato, scoppiò a ridere e Kaori rise con lui.
La ragazza stracciò la carta e…si ritrovò fra le mani una morbidissima felpa verde, col cappuccio, una chiusura lampo sul davanti, ma soprattutto con la scritta ‘Love’ dietro, di colore ocra.
Era la copia esatta della felpa che indossava Kaori, il giorno in cui si erano conosciuti, un 26 marzo di tanti anni fa, quando Ryo l’aveva scambiata per un maschio e le aveva dato il nome di Sugar Boy …
Incredibilmente si era ricordato di un dettaglio così, apparentemente insignificante.
 
Kaori la prese e se la strinse al petto, guardò Ryo con occhi pieni di lacrime, profondamente commossa.
Ryo invece era titubante, temeva la reazione della sua amata socia, e Kaori vedendolo in quello stato, nonostante avesse il cuore pieno d’amore, provò una punta di dispiacere.
Come era abituato a vederla?
Che immagine dava di sé?
La vedeva solo come una donna irascibile e manesca?
Possibile?
Cosa gli faceva credere che, invece di gradire un regalo simile, si sarebbe al contrario offesa o peggio arrabbiata?
Questa cosa la rattristò un poco e si ripromise di rimediare.
Era giunto il tempo di togliere la corazza e di lasciarsi andare.
Ora poteva esternare tutta la tenerezza che provava per lui, senza timore di essere ferita o respinta.
Anche Ryo stava facendo tanto e glielo dimostrava.
 
Fra le lacrime gli sorrise grata, rivolgendogli uno sguardo da far sciogliere il cuore. Ryo sempre più a disagio e turbato le chiese:
“Allora? Non dici niente? Ti piace?”.
“Ma certo!! Come…come hai fatto? Ti sei ricordato…”.
Così lui spiegò:
“Ho un’amica stilista che mi doveva un favore…”.
E le fece l’occhiolino:
“Soprattutto però, volevo regalarti qualcosa di speciale, qualcosa che riguardasse solo noi…”.
Concluse con un filo di voce.
“Anche se non è il mio compleanno?”
“Anche se non è il tuo compleanno…perché non posso?”
“Ma sì certamente…è che non sono abituata!!”
“Dai indossala, vediamo come ti sta!”.
Le disse sorridendole.
Era così bello Ryo quando sorrideva, quando le sorrideva.
Kaori non perse tempo e se la infilò, poi facendo una piroetta su se stessa chiese:
“Come mi sta?”.
“Sei bellissima…”, rispose lui con aria sognante.
 
Ora hai capito, cara MaryFangirl, quando ho detto che mi hai “ispirato”? ;-)
Ancora grazie a tutte le mie “followers” adorate <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Un pomeriggio tutto per noi ***


Eccoci arrivati al capitolo 10 (siamo quasi in dirittura di arrivo) e non posso che ringraziare a lettere cubitali le irriducibili:
Briz65
Kaori06081987
shirley jane
24giu
e tutti i lettori “silenziosi”
GRAZIE

 
Cap. 10 Un pomeriggio tutto per noi
 
Ryo chiese a Kaori:
“Senti, visto che non abbiamo nessun caso per le mani e siamo liberi, con un sacco di tempo a nostra disposizione, cosa ti piacerebbe fare?”
Kaori sorpresa, ma anche tanto felice di poter passare un po’ di tempo con il suo Ryo rispose:
“Non saprei…”.
Mentalmente fece un rapido ragionamento: sicuramente off limits posti dove potessero esserci belle donne, magari in costume da bagno, tipo mare o piscina, anche se le sarebbe piaciuto tantissimo farsi un bagno o una nuotata, prendere il sole.
Vietato andare a ballare, perché anche lì le tentazioni sarebbero state parecchie, peccato, perché lei adorava ballare, ma va bene.…
Esclusi i night club e i love hotel “non ancora” si disse e subito arrossì.
Avrebbero potuto rifare il giro dei posti frequentati quella magica sera, quando lei aveva finto di essere Cenerentola, ma poi pensò “no deve essere qualcosa di diverso”.
Fu interrotta nelle sue elucubrazioni da Ryo che, sorridendo, già immaginava il corso dei suoi pensieri; ormai conosceva bene la sua cara socia.
Infatti le disse:
“Ti assicuro che non farò lo scemo con le altre donne…promesso” con aria serissima.
Poi guardandola con profonda tenerezza aggiunse:
“Ora ci sei solo tu”.
Kaori per poco non svenne a quelle parole, ma pur avendo le gambe che le tremavano per l’emozione, e la reggevano appena, gli si avvicinò.
Gli prese la mano e gli disse:
“Ho deciso cosa voglio fare…semplicemente voglio stare con te”.
Si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò.
 
Il suo bacio fu dolcissimo, quasi a fior di labbra e Ryo ne fu così stupito, che sgranò tanto di occhi e ne rimase totalmente imbambolato.
Così Kaori guardandolo intensamente gli disse:
“Non hai ancora imparato che quando si bacia bisogna tenere gli occhi chiusi?”.
A quelle parole il viso di Ryo si aprì in un enorme sorriso, le scompigliò i capelli dicendole:
“Cenerentola, impari in fretta eh?”.
E poi, si chinò a baciarla.
 
Fu un bacio dolcissimo, pieno d’amore, al quale entrambi parteciparono con trasporto e desiderio.
Finalmente avevano trovato la strada per esternare i propri sentimenti, e in quel momento non contava nient’altro se non loro due.
Tutte le barriere erano state infrante, tutti i dubbi fugati, tutti quegli anni passati a rincorrersi erano evaporati come neve al sole.
Dimentichi del mondo, erano semplicemente due innamorati che si baciavano nel parco.
Scoprirsi così teneri e appassionati, fu una sorpresa per entrambi, quella felicità che era sempre stata a portata di mano, e che non erano riusciti a cogliere, era lì tutta intera, travolgente.
Un semplice bacio che sanciva l’unione di due anime che si erano finalmente trovate.
Si staccarono quel tanto per potersi guardare, con profondo amore, e vedersi riflesso, ognuno negli occhi dell’altro.
Erano destinati a stare insieme, forse dalla notte dei tempi, e il loro comportamento aveva solo ritardato l’incontro, ma ora erano lì, insieme e niente e nessuno li avrebbe più separati.
 
Ancora ebbri ed emozionati da quel bacio dal sapore magico, si guardarono come se si vedessero per la prima volta, poi Ryo con aria sognate disse:
“Ma ancora non mi hai risposto…”.
 “A quale domanda?”
“Cosa ti piacerebbe fare…”
“Te l’ho detto voglio stare con te…”
“Sì ma dai, cosa vorresti che facessimo insieme? Oggi possiamo essere due semplici innamorati, domani magari, dovremo far in modo di portare a casa la pelle…”
“Hai ragione…allora, allora…mi prenderai per sciocca ma…vorrei tanto fare una passeggiata con te, nel parco, mano nella mano…”
“La mia piccola Sugar Boy, sempre così romantica…”
“Dai non prendermi in giro!!!”
“Stavo scherzando! E’ che ti accontenti sempre di così poco…mi piaci anche per questo”.
Le disse accarezzandole una guancia.
Lei a quelle parole e a quel gesto tenero, così inusuale in Ryo, arrossì lievemente e abbassò lo sguardo, poi disse con un sussurro:
“E’ che per me sarebbe importante… così sembreremmo…saremmo come due fidanzati…di tutto il resto non m’importa”.
E rialzò la testa per potere contemplare l’amore della sua vita, con quei suoi magnifici occhioni nocciola, in cui Ryo si perse completamente.
Come poteva resistere a quella donna, lei la padrona del suo cuore?
Avrebbe fatto di tutto per lei, per renderla felice, anche salire fino in cielo e prenderle la luna se gliel’avesse chiesta.
Aveva capito, però, cosa intendesse la sua amata con quel piccolo gesto, voleva essere riconosciuta come la sua donna, non tanto dagli altri, da quei passanti anonimi, ma da lui, voleva che lui la considerasse ora e per sempre sua.
Le sorrise con amore e si chinò a baciarla teneramente prima di dirle:
“Noi non sembreremo due fidanzati perché… per quanto mi riguarda, noi lo siamo”.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Uno strano appuntamento ***


Cap. 11 Uno strano appuntamento
 
Ryo e Kaori s’incamminarono per il parco, mano nella mano, e la ragazza pareva fluttuare ad un palmo da terra, il suo viso risplendeva di un sorriso abbagliante ed era più bella che mai.
Ryo emozionato, ridacchiava e pareva pavoneggiarsi al fianco di quella donna così  affascinante in felpa e jeans.
Percorsero i viali del parco, immersi nel loro bozzolo d’amore, chiacchierando spensieratamente, facendosi confidenze, raccontandosi tutti quei piccoli segreti che si erano tenuti nascosti.
Di tanto in tanto, Kaori scoppiava a ridere per qualche battuta del socio e si stringeva di più a lui.
Ogni occasione era buona per baciarsi, per coccolarsi, per scambiarsi una carezza, un buffetto affettuoso, per dimostrare all’altro tutto l’amore che finalmente sgorgava libero dal proprio cuore.
 
Passarono il pomeriggio così, fino alle prime luci della sera quando, d’un tratto, si accorsero di aver saltato il pranzo, nel momento esatto in cui sentirono brontolare i loro stomaci quasi all’unisono.
Si guardarono per un attimo e proruppero in un’altra risata.
Poi Ryo, avendo avvistato un furgone che vendeva hamburger e hot dog, la prese per mano e, correndo, quasi ve la trascinò, mentre Kaori non smetteva più di ridere.
 
Fatta scorta di cibo, si sedettero al tavolino lì davanti e si abbuffarono come matti, sotto gli occhi esterrefatti dell’omino del furgone.
Quando se ne accorsero, ne risero di gusto.
Il tipo era così buffo, loro erano così buffi, tutti sporchi di maionese e ketchup, si litigavano le patatine fritte, poi finivano per imboccarsi, imbrattandosi le mani e la faccia.
Era tutto così meravigliosamente buffo!!
 
Ormai sazi si chiesero:
“Ed ora? Che facciamo?”
“Facciamo qualcosa che non abbiamo fatto mai?” propose Kaori.
“Tipo?”
“Mmm pensavo…che ne diresti di andare a pattinare sul ghiaccio? Hanno aperto un nuovo pala-ghiaccio non molto lontano da qui”
“Ok ci sto, ma ti avverto socia, sono bravissimo io”
“Davvero? Staremo a vedere!”.
E poi scappando via, Kaori gli gridò:
“Intanto vediamo se riesci ad acchiapparmi, caro il mio ventenne”.
E gli fece la linguaccia.
Ryo si lanciò al suo inseguimento indispettito:
“Ancora con questa storia! Io ho vent’anni, lo sai e appena ti acchiappo vedrai cosa ti faccio”.
Ma Kaori l’aveva già distanziato di un bel po’ e sghignazzava come una pazza.
 
Si stavano divertendo come bambini e se uno solo dei loro amici li avesse visti in quel momento, non li avrebbe di certo riconosciuti. 
 
Arrivarono al palazzetto ansanti, e si gettarono uno nelle braccia dell’altra, erano così felici!
Appena entrati Ryo esclamò:
“Tutta questa corsa mi ha messo una fame!!”
“Di già? Ma sei un pozzo senza fondo! Che ne dici di farci un bel gelato, allora?”
“Ci sto Sugar, a patto che offri tu!”
“Ma come…vorresti far pagare ad una signora?”.
 E già si aspettava che avrebbe fatto la solita battuta tipo ‘non vedo una signora qui’ ‘perché sei una donna tu?’ ed altre amenità.
Si morse il labbro inferiore con una punta di nervosismo e inquietudine… ma Ryo la avvolse con il suo miglior sguardo da seduttore e le disse:
“Hai ragione, è disdicevole far pagare una signora…ma al momento ho finito i soldi… però… troverò il modo di saldare il mio debito con te, è una promessa”.
Kaori arrossì fino all’inverosimile, ma poi Ryo, sorridendo, la prese dolcemente per la vita e le scompigliò i corti capelli che tanto amava e chiese:
“Che gusti vuoi?”.
Gli piaceva vederla così turbata, ma non voleva metterla troppo a disagio.
Voleva passare una serata spensierata con la sua Kaori e godere il più possibile della sua compagnia.
 
Dopo una mega coppa gelato, scesero infine in pista.
Contrariamente a quello che aveva proclamato, Ryo riusciva a stare a malapena in piedi sui pattini, e si reggeva costantemente sul bordo del circuito.
Kaori non era da meno e più di una volta finirono per cadere, col sedere sulla pista e le gambe all’aria.
Ogni volta che lo sweeper cadeva, si arrabbiava e dava la colpa a questo o a quello e faceva delle facce talmente buffe, che la sua socia ne rideva tantissimo, da doversi tenere la pancia con le mani.
A quel punto Ryo non riusciva più restare imbronciato, e finiva per ridere anche lui.
Perché quella risata cristallina gli arrivava dritto al cuore, e pur di continuare a sentirla, pur di essere lui la causa di quella meravigliosa risata, sarebbe stato disposto a tutto, anche a cadere in continuazione.
Era la risata di un angelo, e non vi avrebbe rinunciato per niente al mondo.
E poi era così bella Kaori, con le guance arrossate dall’aria fredda e dal troppo ridere, era adorabile.
 
Ryo non sapeva dire se quello fosse un vero e proprio appuntamento; non si era mai divertito così tanto e non era mai stato così bene con una donna, come con lei.
Lei che era la sua migliore amica, la sua socia, la sua innamorata, la sua fidanzata… sì ora lo poteva dire, anche se gli faceva ancora un po’ strano.
Presto avrebbe voluto poterla considerare anche come la sua amante ma… era disposto ad aspettare.
 
Kaori conosceva già il lato buffonesco del suo partner, ma messi da parte gli atteggiamenti da maniaco sessuale e da pervertito, non credeva che Ryo potesse essere così simpatico e soprattutto così premuroso nei suoi confronti.
Era così divertente e attento… scopriva un lato di Ryo che non avrebbe mai immaginato.
Lo aveva appena intravisto quella famosa sera, in cui erano usciti insieme, e lei si era finta un’altra.
Ma, ora, era con lei che si stava divertendo, era con lei che trascorreva quello strano appuntamento.
Era con Kaori Makimura.
E lei era così felice di vederlo rilassato in quel modo, per una volta, lontano dai pericoli del loro mestiere, lontano da quel triste passato che gli pesava sul cuore.
Sembrava quasi un bambino, era sereno e spensierato, e lei non poteva che esserne contenta…. era bello vedere l’uomo che amava, finalmente libero dai brutti pensieri.

Ancora grazie all'irriducibili che hanno dimostrato anche tanta pazienza... vi lovvo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Sei tornato Sugar Boy ***


Ancora grazie alle mie lettrici del cuore
Kaori06081987
shirley jane
24giu
e Briz65
…. siamo agli sgoccioli… questo è il penultimo capitolo

 
 
Cap. 12 Sei tornato Sugar Boy
 
A forza di girare in tondo, Ryo e Kaori erano riusciti a guadagnare entrambi un po’ di sicurezza e ogni tanto provavano a staccarsi dalla staccionata.
Ma mentre erano lì, a muoversi in maniera goffa e in equilibrio precario, ecco arrivare a tutta velocità un bambino, che si divertiva a sfrecciare accanto alle persone un po’ più imbranate, per metterle in difficoltà.
Evidentemente li aveva presi di mira.
Arrivò in volata al fianco di Kaori, tanto da sbilanciarla e farla finire di nuovo a gambe levate.
“Ahi…ahi…ahi…”.
Si lamentò massaggiandosi la caviglia.
Ryo la raggiunse come meglio poté e inginocchiandosi a controllare disse:
“Sugar tutto bene? Ti sei fatta male? Fa vedere.”
“Non preoccuparti, non è niente di grave…”
“Se prendo quel moccioso, glielo faccio vedere io”.
Disse con sguardo truce.
“Ma dai ti ho detto che non è niente!”.
E fece per rimettersi in piedi, ma la caviglia cedette e le sfuggì un lamento.
Ryo allora la sollevò e le fece passare un braccio attorno al suo collo, mentre con l’altro finì per aggrapparsi alla vita del suo partner.
Insieme si diressero verso il cancelletto, mentre Kaori zoppicava vistosamente.
Ryo l’aiutò a togliersi i pattini e a rimettere le scarpe, inginocchiato ai suoi piedi, infine uscirono all’aperto.
Era così pieno di premure che le sembrava di sognare.
 
Kaori cercava di dissimulare il dolore crescente che sentiva alla caviglia.
Non voleva farsi vedere sofferente perché, nel tempo, aveva imparato a non farsi mai compatire da Ryo, sforzandosi di essere sempre alla sua altezza, come degna partner di City Hunter, e perché vedeva il suo socio molto preoccupato ed apprensivo.
In fondo si trattava solo di una semplice distorsione alla caviglia, niente che una buona pomata e un po’ di riposo non avrebbe guarito.
Ma continuava a zoppicare così Ryo le si mise davanti e dandole le spalle le disse:
“Coraggio, salta su, ti porto io”.
Kaori ebbe come una sorta di déjà-vu: lei sorretta dalle forti braccia di Ryo, attaccata alla sua schiena ampia e rassicurante, con quella stessa felpa…secoli fa.
Provò a protestare, ma lui si voltò a guardarla da sopra la spalla e sfoderando uno di quei sorrisi che sempre le facevano tremare le gambe le disse:
“Dai per me è un piacere portarti. Non farti pregare”.
Kaori non poté insistere oltre, Ryo la sollevò e lei si accoccolò sulle sue spalle.
 
Appena avvertì quel benefico calore, per lei fu come ritornare indietro nel tempo: ricordò le sensazioni provate quella lontanissima sera quando, cedendo alla tensione per lo scampato pericolo, mezza svenuta, lui l’aveva presa e portata sulle spalle.
Quella volta era sprofondata in una sorta di dormiveglia, e aveva provato come un senso di benessere, un qualcosa di famigliare.
La possente schiena di Ryo, calda e accogliente, le era sembrata come quella di suo fratello e si era sentita protetta e al sicuro.
 
Il ricordo di quella bella e dolce sensazione, ora si fondeva con l’immenso amore che stava provando per il proprietario di quelle solide spalle, un amore maturo, incondizionato, un amore finalmente corrisposto.
Si strinse ancora di più a Ryo e pensò che avrebbe dato qualsiasi cosa per potersi rifugiare in quelle forti braccia, ogni giorno della sua vita.
Aggrapparsi a lui e alla sua schiena, ogni volta che ne avesse sentito il bisogno, perché quelle spalle sapevano tanto di casa, di amore, sapevano di lui.
 
La stanchezza della giornata iniziava a farsi sentire, e il movimento ritmico dei passi di Ryo, il suo calore avvolgente, la cullarono fino a farla assopire.
Ryo si beava del contatto di quel corpo tanto amato, non sentiva alcuno sforzo nel reggere Kaori, era leggera come una piuma, gli pareva di portare una bambina. Sentiva il suo respiro sul collo e di nuovo il suo profumo avvolgerlo in una nuvola di amore.
Lui che conosceva solo un modo per stare con una donna, sperimentava quanto potesse essere appagante condividere momenti d’intimità come questo, fatti di pura tenerezza.
La sua Kaori gli stava insegnando tanto e non voleva perdersi niente.
Lungo il tragitto non parlarono poi molto, non erano necessarie altre parole, anche in silenzio continuavano a comunicare, sapevano capirsi anche così.
 
Visto che Kaori era ancora addormentata, una volta giunti a casa, Ryo la volle portare direttamente in camera sua, l’adagiò dolcemente sul letto e la coprì con una coperta, su cui campeggiava il disegno di un enorme martello.
Si sedette un attimo ad ammirare il suo amore dormire.
Era stato difficile staccarsi dal calore di quel corpo delizioso, ma non voleva cedere alla tentazione di stendersi anche lui sul letto di Kaori e passare la notte con lei.
Non voleva metterle fretta, voleva che lei si sentisse pronta…poteva aspettare, anzi avrebbe aspettato, glielo doveva.
Prima che fosse troppo tardi, si alzò e si diresse verso la porta, ma si bloccò nel momento in cui sentì la voce di Kaori:
“Ryo?”.
Si voltò.
“Grazie per la felpa e per la bellissima serata…”.
“Grazie a te, sono stato benissimo”
“Allora…buona notte?”
“Sì Sugar, buona notte”
E Ryo si richiuse la porta alle spalle.
Con un sospiro raggiunse la sua stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La terza notte ***


Ed eccoci arrivati alla fine di questa sciocchezzuola ^_^
Ringrazio ancora una volta le mie fedelissime:
Briz65
24giu
shierley jane
Kaory06081987
e tutti i lettori “silenziosi”
 
Grazie per essere arrivati fino alla fine e non dimenticatevi mai di…
Essere se stessi
 
Vi aspetto sempre su questi schermi con i miei altri deliri :-D

 
 
 
Cap. 13 La terza notte
 
Ryo era disteso sul letto con le braccia incrociate dietro la testa.
Ripensava alla magnifica giornata passata con la sua socia, magari avrebbe forse voluto che finisse in maniera diversa ma…poteva accontentarsi.
Sentiva ancora il sapore di tutti i baci che si erano scambiati e istintivamente si portò un dito alle labbra….le labbra di Kaori, così rosse e invitanti, labbra di fragola.
E poi gli sguardi, i sorrisi, quel tenersi per mano, le risate, infine quella bellissima sensazione quando l’aveva sentita premere sulle sue spalle, ne indovinava tutte le forme...
No, non poteva lamentarsi e se quello era solo l’inizio gli andava bene anche così.
 
Ad un tratto percepì dei passi noti davanti alla sua porta, che si aprì lentamente. Kaori era di nuovo lì sulla soglia e Ryo pensò:
“Nooooo, di nuovo in sonnambula? Che guaio! E non posso nemmeno svegliarla che per lei sarebbe un trauma!”.
E subito dopo:
“Dopo la giornata di oggi però, non rispondo di me, non credo di riuscire a trattenermi”.
Kaori entrò avanzando attraverso la stanza.
Quando passò davanti alla finestra, alla debole luce lunare, Ryo poté vedere che era vestita solo con la felpa verde, che le arrivava giusto in vita, s’intravvedevano delle mutandine di fine pizzo bianco, le lunghe gambe affusolate erano scoperte.
Ryo deglutì a fatica.
Poi, cercando di darsi un tono, e volendo verificare se Kaori fosse venuta di sua spontanea volontà o stesse vagando come una sonnambula di nuovo, buttò lì:
“Sugar sei tornato eh?”.
E poi:
“Ehi ti è piaciuta così tanto questa felpa, che non te la togli nemmeno per andare a dormire?”.
Non sapeva cosa augurarsi, di trovarla sveglia oppure no.
Ma Kaori non rispose, continuò ad avanzare fino a trovarsi in piedi davanti al letto di Ryo, poi vi salì sopra e si mise in ginocchio.
Finalmente parlò:
“Vorrei che me la togliesti tu…”.
Dapprima Ryo pensò di aver capito male, ma nella penombra della stanza riuscì a vedere il magnifico sorriso che in quel momento Kaori gli stava mostrando.
Lo guardava con amore e con un lieve cenno della testa lo incoraggiò.
No, non si era sbagliato.
Ryo si tirò su a sedere e si mise davanti a lei.
Nessuno dei due parlava, le parole a quel punto erano superflue.
Kaori allungò il braccio, prese la mano di Ryo e la guidò fino al cursore della zip della felpa.
Lei tranne il fiato mordendosi il labbro inferiore.
A quel punto Ryo lo tirò giù lentamente, scoprendo a poco a poco quella meraviglia celata dal morbido tessuto.
Ai suoi occhi apparvero così le forme perfette di un seno, nudo, che non aveva mai nemmeno osato immaginare, così pieno e invitante che gli sfuggì un gemito.
La felpa, ormai completamente aperta, la fece scivolare lungo le spalle di madreperla della sua dea, poi la prese per la vita e l’invitò a stendersi.
 
Erano distesi uno accanto all’altra, occhi negli occhi, e ancora una volta Kaori disse:
“Ryo….stai con me”.
Lui rispose con un sussurro:
“Sì”.
E subito dopo aggiunse:
“Però domattina, quando ti sveglierai, non mi prenderai a martellate, vero?”. Ridacchiarono entrambi e lei rispose:
“Dipende da come ti comporterai stanotte”.
E nella sua voce si poteva sentire una nota alquanto maliziosa.
Ryo disse con un sorrisetto ironico:
“Giudicherai tu!” e fece un ampio gesto con il dito indice, che poi finì per posare sulla punta del naso della sua dolce socia.
Poi fattosi più serio le disse:
“Kaori, insegnami ad amarti”.
 
A quelle parole la ragazza sentì nascere dentro di sé un’ondata d’amore come mai prima d’ora.
Ryo si stava dimostrando un innamorato tenero e appassionato, si stava rivelando con tutte le sue debolezze, con tutte le sue fragilità e ancora di più sentì di amarlo infinitamente, perché le aveva finalmente aperto il suo cuore.
Non era più lo spietato sweeper freddo e calcolatore, il professionista dallo sguardo d’acciaio… era semplicemente un uomo innamorato, che stava per fare l’amore con la donna che amava.
I magnifici occhi di Kaori si fecero ancora più scintillanti, e a Ryo, nella penombra sembrò di poterci vedere riflesse tutte le stelle del firmamento.
Vi stava letteralmente annegando, ma non gli importava di morire, voleva potersi perdere all’infinito in quel suo sguardo d’amore.
Kaori prese delicatamente il viso di Ryo fra le sue mani, e guardandolo intensamente rispose infine:
“Sii semplicemente te stesso”.
 
Le loro bocche si cercarono e si trovarono come al termine di un lungo viaggio. Avevano sete e fame dell’altro e sembrava che il mondo si fosse fermato, in ascolto, davanti al prodigio che si stava compiendo.
I baci che si erano scambiati poche ore prima, erano solo promesse, accenni di felicità, mentre quello che li fuse in quel preciso istante fu più intenso, passionale, carnale.
Era l’inizio di un sogno che diventava finalmente realtà, l’invito ad una danza che li avrebbe portati a raggiungere le più alte vette del piacere.
 
Qualche tempo dopo si sentì riecheggiare di nuovo un grido selvaggio, un “Ryooooooo” che fece tremare i muri, tanto che anche stavolta Mick si svegliò di soprassalto e borbottò:
“Cavolo ‘sto giro hanno anticipato…”.
E già si aspettava il familiare boato, come al lampo segue il tuono, ma al suo posto si sentì come un ruggito, un “Kaoriiiiiiii”.
Al che Mick, completamente sveglio, fece tanto di occhi, mentre Kazue, ancora mezza addormentata gli chiese:
“Ma quei due litigano anche in piena notte?”.
E lui con aria furba:
“No, stavolta credo che abbiano fatto pace! Con loro stessi e con il mondo intero”.
E soddisfatto si rimise a dormire accoccolandosi alla sua dolce Kazue.


Ringrazio Briz65 per avermi dedicato questa bellissima fan art ti lovvo
DISEGNO-BRIZ65-copia  

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3832659