Nicholas Peverell e la guerra nascosta

di Le_FF_di_Max_Casagrande
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mago dalle molte bacchette ***
Capitolo 2: *** Le streghe della nona strada ***
Capitolo 3: *** La funzione principale della valigia di Nicholas Peverell ***
Capitolo 4: *** Un rituale ambizioso ***
Capitolo 5: *** Lo snaso ***
Capitolo 6: *** Il brutto scherzo di due Corvonero ***
Capitolo 7: *** Estate nel fienile ***
Capitolo 8: *** Un uomo con il cappuccio ***
Capitolo 9: *** La guerra nascosta ***



Capitolo 1
*** Il mago dalle molte bacchette ***


Capitolo 1: Il mago dalle molte bacchette.

 

Apparvero al lato della strada, all'interno di un vicolo per nulla accogliente, tra due mura umide e sature di muffa di due palazzi parecchio vecchi. Il pensiero che adesso fosse seguito anche dal MaCUSA non ci mise molto ad arrivare, portandolo a sospirare mentalmente. Evidentemente il Ministero non si era fatto molti problemi a diffondere la voce che fosse un ricercato, nonostante avesse spiegato perfettamente al primo ministro il suo piano. Forse smaterializzarsi all'interno del suo ufficio, rompendo parecchi incantesimi difensivi, non era stata una grande idea. Il professor Silente gli aveva consigliato più volte di evitare cose del genere, dato che non si vedono spesso maghi così potenti. Fino a poco tempo fa c'era lui a proteggerlo, ma adesso non poteva più dire altrettanto. Era il 1998, i corsi ad Hogwarts erano ricominciati e, per quanto la nuova preside avesse tentato di contattarlo, non ci riusciva. Viaggiare nel tempo aveva anche i suoi difetti.

Il babbano sembrò confuso nel non vedere più un parco intorno a sé, cosa che, effettivamente, avrebbe stupito chiunque. Gli prese la valigetta dalle dita e la posò accanto alle sue gambe, tenendo la bacchetta nella mano destra. Era parecchio rovinata ed usurata, colpa degli animali del precedente proprietario.

-Adesso, se crede di dover vomitare, la prego di girarsi.- disse colpendolo leggermente con la punta del lungo e stretto legno che teneva in mano. Gli abiti sembrarono lavarsi e stirarsi immediatamente, tornando nuovi come se non fossero stati indossati. Il babbano osservò l'incantesimo stupito, cercando di capire se stesse sognando o meno.

-Cosa è appena successo?- domandò confuso. Si trovava tra due palazzi e le mura erano troppo strette per i suoi gusti. Era andato al parco a leggere, ma si era ritrovato di fronte uno strano figuro sulla ventina, con indosso un lungo cappotto blu scuro. Un'altra cosa che lo stupì fu uno strano bastoncino che teneva in mano, capace di produrre piccole luci colorate. Quando quel bizzarro estraneo si era alzato di scatto dalla panchina, era apparsa una valigetta sotto di lui, come se ci fosse seduto sopra. Quando gliel'aveva fatto notare, lui aveva estratto dalla manica lo strano oggetto e l'aveva spinto in uno strettissimo tubo, dove, una volta uscito, era sbucato nel vicolo ed il parco era scomparso.

-Oh, non credo che capirebbe neanche volendo, e voi babbani siete persone che non voglio mai capire.- spiegò osservandosi intorno, alla ricerca di testimoni. Aveva già troppe gatte da pelare senza considerare i babbani. Sospirò pensando alle porte rimaste aperte. Quella degli animali e quella dei draghi, se non ricordava male. Non poteva dimenticare quella con i galeoni? O con le bacchette? Sempre le cose che potevano uscire. Estrasse dalla tasca il cellulare, osservando l'ora e confermandola sul terzo orologio sul polso sinistro. Aveva ancora ventotto ore. Ventotto ore, sette minuti e cinquantaquattro secondi.

Cinquantatré.

Cinquantadue.

-B... babbani?- domandò cercando di capire le parole di quello sconosciuto ed al contempo regolarizzare il respiro.

-Non si preoccupi, finirà tutto in un lampo.- sorrise lui poco convincente e puntandogli contro la bacchetta. Dall'altro lato non capì per nulla quello che stava accadendo, ma aveva intuito che qualsiasi cosa fosse quell'arnese non era nulla di buono. Si chinò rapidamente, afferrò la valigetta e colpì in pieno viso l'estraneo, facendo volare via gli occhiali neri squadrati e la bacchetta.

-Neanche per sogno.- sussurrò scappando via, terrorizzato. Appena uscito dal vicolo svoltò a sinistra, svanendo dal campo visivo del mago.

Cercò gli occhiali più rapidamente che riuscì, anche se non servivano a molto dato che vedeva benissimo anche senza. Raccolse la bacchetta e la ripose nella tasca sinistra del lungo cappotto, per poi osservare la via. L'aveva perso, ma cosa peggiore aveva perso la valigia. Cominciò rapidamente a correre, sistemandosi i lunghi capelli neri su un lato per non farli andare di fronte agli occhi scuri.

-Cos'ha fatto a quel no-mag?- chiese minacciosa una ragazza fermandolo. Indossava una fela con cappuccio che rese impossibile osservare il volto.

-Mi scusi, ma sono di fretta.- tagliò corto lui cercando di superarla.

-Mi dica prima chi è!- sbottò ancora spingendolo all'interno del vicolo. Fece qualche passo prima di riacquistare l'equilibrio.

-Nicholas Peverel.- rispose sbrigativamente sperando di fare il prima possibile e ricominciando ad avvicinarsi verso l'uscita da quel luogo angusto.

-Perché ha dato quella valigetta a quel no-mag?-

All'improvviso si fermò. I lunghi capelli nocciola avevano catturato la sua attenzione, lasciandolo senza parole. Le labbra piccole e taglienti ed il naso leggermente liscio e senza imperfezioni gli fecero sentire il cuore pesante. Com'era possibile?

-Nataly?-

-Come conosce il mio nome?- domandò lei incredula.

-Non ricordi?-

-Io no, deve confondermi con qualcun altro.- affermò la ragazza spaventata dallo strano comportamento dello sconosciuto.

-Esiste una sola Nataly White.- continuò lui serio, quasi seccato.

-Infatti il mio cognome è Wiliams.- rispose. -Le ripeto la domanda?-

-Quel tipo mi ha rubato la valigia.- spiegò portandosi le mani ai fianchi. “Che sia pozione polisucco? Sono identiche...” pensò tra sé e sé. -Ed è importante che io la riprenda.-

-Non ha provveduto al no-mag?!- chiese incredula.

-No-mag?-

-No-mag. Il non-magico. Il non-mago!-

-Oh... sì... noi li chiamiamo babbani.-

-Gli ha cancellato la memoria?- domandò ancora.

-Be', se non fossi stato fermato da qualcuno l'avrei fatto volentieri, ma...-

Un frastuono, come quello di un'esplosione, attirò rapidamente l'attenzione dei due. Nick non ci mise molto a capire quello che fosse appena successo, mentre lei sembrava parecchio più confusa. Ragionò: il babbano aveva aperto la valigia, quindi doveva essere arrivato in un punto in cui si sentiva al sicuro, come ad esempio la sua abitazione. “Due palazzi di distanza, verso sinistra” pensò allungando un sorriso. E Richard che gli diceva di star perdendo colpi.

-Dobbiamo preoccuparci?- domandò guardandosi intorno per qualche secondo prima di fissare gli occhi dietro il paio di occhiali.

-No...- tentò lui poco convincente tendendo le orecchie e facendo svanire il sorriso. Lungo la via si stava creando una folla e la polizia, che questa volta sembrava essere veramente formata da babbani, a giudicare dalle fantasiose teorie, si era già predisposta per non far scatenare il panico. Parecchie zampe picchiettarono per qualche secondo sopra la sua testa prima di svanire in lontananza coperte dal chiacchiericcio, insieme ad un freddo gelido che si allontanò nella direzione opposta.

-Quanto?-

-Dipende...- commentò uscendo dal vicolo. -Su una scala da uno a cinque, direi un buon tre.-

-Aspetti. Lei... è un mago, vero?-

-Mi sembra ovvio. Mi stupirei del contrario.- rispose osservando la calca che si era creata a due civici di distanza. Un solo agente, alto e smilzo, si era piazzato alcuni metri di fronte l'entrata, osservato da tutti i presenti. I due camminarono con passi svelti ed ansiosi in quella direzione mentre Nicholas si metteva la mano destra all'interno della manica opposta.

-Mi dica, ci sarà un'altra scossa?- domandò un uomo tenendo in braccio un fagotto.

-Mi dispiace signore, ma questo non è stato un terremoto.-

-Oh sì, ha ragione agente.- confermò un altro di bell'aspetto, portandosi accanto ai due e sovrastando il chiacchiericcio. Nick estrasse la bacchetta e, con un colpo di polso simile a quello che aveva usato per l'incantesimo lanciato pochi minuti prima sul babbano, fece apparire una nebbia verdognola che si propagò per tutta la strada e strisciò lungo la folla. Nataly si stupì, ovviamente. -Era un gigantesco ed imponente ragn...emoto. Un terremoto, sì, era un terremoto!- esclamò poi con più convinzione, seguito da tutti gli altri presenti, all'improvviso certi di tale affermazione.

Ancora con la bacchetta alla mano varcò la soglia, incontrando un uomo ed una donna in uniforme. -Ragazzo, è pericoloso.-

La punta del ramo di faggio si illuminò prima di verde spento, poi di blu acceso ed infine, dopo essersi spenta, Nicholas la puntò verso la porta, facendola raggiungere dai poliziotti con sguardo perso nel vuoto. Era abituato agli incantesimi non verbali, colpa del professor Piton.

Salì le scale più rapidamente che riuscì, anche se cominciò ad odiare i banchetti di Hogwarts per averlo reso un ventunenne panciuto. Fu al secondo piano che trovò la porta spalancata, staccata dalla parete e dai cardini che, ora, si trovavano per terra. Lucky, un piccolo Kneazle dal pelo oro a macchie nere, stava facendo le fusa al babbano svenuto su un lato della stanza del primo piano, vicino ad una valigetta spalancata. Un rapido bagliore dalla punta della bacchetta la serrò subito, facendo scattare l'animale all'erta. Una volta che vide il padrone, si sedette attento, fissandolo annoiato.

-Mi stavi tradendo con lui?- domandò indicandolo con la mano armata. Lo sguardo poi gli cadde sul vero soggetto fissato dall'animale, ovvero una gigantesca voragine alle sue spalle, che gli fece intuire di essere in guai ancora più grandi di quelli che riuscisse ad immaginare. Non aveva tempo neanche per pensare al problema, figuriamoci per risolverlo. Dopo aver sospirato a pieni polmoni, fece roteare la bacchetta un paio di volte per poi puntarla verso la voragine, facendo spostare i mattoni all'indietro e riparando la parete. Ogni singolo tassello si ricompose con grazia, adagiandosi lentamente al suo posto. Quando il muro si era completamente riparato, e l'incantesimo si stava concentrando sul resto della stanza, non poté fare a meno di sentire degli ansiosi passi salire freneticamente le scale, e non ci mise molto per intuire chi fosse. La porta si riunì ai cardini, che la bloccarono sulla soglia chiudendo il piccolo appartamento. Mentre ancora gli ultimi oggetti tornavano al loro posto, Nick si sedette sul divano, aprendo la valigia ed affacciandosi al suo interno, vedendo, purtroppo, le due porte spalancate ed il soggiorno a soqquadro. Lucky saltò sul sofà, osservò il padrone per qualche istante e scese, con piccoli passi felpati, all'interno della valigia.

-Cerca solo di non farti male.- gli sussurrò lui chiudendola nello stesso istante in cui si aprì la porta. Nataly aveva inserito le chiavi ed era entrata con le mani tremanti.

-Era aperta?- domandò preoccupata togliendole dalla toppa.

-Un po'.-

-È uscito qualcosa?-

-Oh sì.- sospirò con gli occhi spalancati. Osservava i lunghi capelli marroni ricadere sulle spalle e gli occhi ambra osservarlo. Un pensiero si fece largo nella sua mente, ma cercò di ignorarlo, sperando di sbagliarsi.

-Cosa gli ha fatto?- domandò inginocchiandosi di fianco al babbano. -Ehi... Will... mi senti?-

Un piccolo insetto blu scuro si levò dalla sua nuca, schizzando in alto grazie alle ali che vorticavano come quelle di un elicottero. Nicholas scattò in avanti, afferrandolo per il lungo e stretto pungiglione ed impedendogli di volare via.

-Per tutti i boccini, che cos'è?- domandò Nataly mentre lui si inginocchiò per rimetterlo all'interno della valigia. Nonostante non fosse più grande di un pugno, sembrava opporre parecchia resistenza.

-Oh, nulla di strano.- disse chiudendo il piccolo bagaglio di scatto. -Quello... è un billywig.- spiegò allungando il sorriso meno spontaneo che lei avesse mai visto.

-Cos'altro ha lì dentro?- chiese diffidente.

-La domanda che mi pongo io è: cos'avevo lì dentro.- rispose serio dopo qualche secondo.

-Lei?!-

-Ben svegliato.- salutò Nick con un sorriso peggiore di quello che aveva prima.

-Ma perché non mi lascia in pace?-

-Lei non doveva aprire la mia valigia.-

-Calmati Will, adesso ci sono io...- tranquillizzò Nataly. Nicholas gli puntò la bacchetta contro ma la ragazza si mise rapidamente in mezzo per fare scudo. -Cosa sta facendo?!-

-Lo sto obliviando.-

-Non può farlo.-

-Scusi, prima mi ha chiesto perché non l'avessi fatto e ora mi dice che non dovrei farlo?-

-È ferito.- tagliò corto lei indicandolo. -Sta male, non vede? Prima dobbiamo curarlo.-

-Se la caverà, il billywig ha solo tre X, non è nulla di serio.- spiegò osservandolo. Si era rigirato su un fianco e cercava di afferrare una mensola per riuscire a rialzarsi nonostante non sembrava sapere come funzionassero le sue mani. -Ok, ammetto che è una reazione più grave di quanto mi aspettassi. Ma se fosse davvero grave avrebbe...-

-Cosa?- domandò lei alzandosi, insospettita da quell'improvviso silenzio. Nicholas, nel suo periodo a scuola, si era distinto spesso per il suo coraggio, ma si sentì improvvisamente piccolo sotto quello sguardo.

-Il primo sintomo sarebbero vertigini... e poi uno stato di fluttuazione temporaneo.-

-Oh, diamine.-

-Durerà ventiquattro ore al massimo!- incoraggiò cercando di non far sembrare la cosa grave quanto in realtà era. -Lo tengo io se pensa...-

-Oh, lo tiene? In questi casi non si tengono. Signor Peverel, lei ha mai avuto lezioni sul come comportarsi con i babbani?-

-I miei genitori mi hanno insegnato ad odiarli, i babbani. Questo ha avuto la brillante idea di aprire la mia valigia, e qui dentro ci sono, letteralmente, svariate creature magiche tra cui un branco di draghi. E visto che ho già un impegno abbastanza importante, le vorrei chiedere di non disturbarmi ulteriormente con i suoi problemi da strega di bassa lega.-

Uno schiaffo lo colpì in piena guancia, facendogli torcere leggermente il collo. -Non osi chiamarmi così una sola altra volta. Sono stata la strega migliore del mio corso.-

-Ma è la verità. Crede davvero di essere più potente di me?-

-Qui non mi interessa chi è più potente, ma solo che tutti siano al sicuro.- affermò lei esasperata.

-Sono solo babbani.- affermò lui con lo stesso tono, indicando fuori dalla finestra.

-Lei ora viene con me.- ordinò Nataly con tono furente. -E rimedia a ciò che ha fatto.-

-E perché mai dovrei?- domandò lui quasi divertito mentre si impegnava tanto per cercare di sollevarlo. Non sarebbe mai riuscita a convincerlo.

-Mi aiuti... la prego.-

Il tono di voce, rispetto a quello appena usato, era cambiato drasticamente, diventando sottomesso e spaventato. Non sapeva cosa fare, e la sua confusione era palese. Nick, al contrario, sapeva come comportarsi nella maggior parte delle situazioni, anche se quella sarebbe stata una piccola avventura per lui. Vide il sé stesso di alcuni anni prima in quegli occhi spaventati, pensando che ai tempi avrebbe solo voluto che qualcuno lo aiutasse. Prese il braccio destro del babbano controvoglia, aiutandolo a rimettersi in piedi. Nicholas non era un ventenne non molto alto e panciuto, con almeno una spanna in meno di colui che aveva intuito chiamarsi Will.

-Dove dobbiamo andare?- domandò alla ragazza, che doveva avere pochi anni in meno di lui.

-Si smaterializzi, poi ci penso io.-

La guardò sorpreso per qualche istante, prima di svanire con un sonoro CRACK e lasciare il posto deserto.

Ventisette ore, cinquantasei minuti e sette secondi.

 

Nicholas si sedette, decisamente agitato. I suoi genitori l'avevano lasciato al binario, poco interessati se fosse riuscito a trovare da solo un posto a sedere. Era da solo, e ne era contento, per giunta. Non doveva più sottostare a quelle vipere che era costretto a chiamare parenti e, anche se con un po' di difficoltà, era riuscito a farsi lasciare ad Hogwarts anche per le vacanze di Natale. Sperava solo di farsi qualche amico, che non avrebbe fatto tante domande sul suo nome.

-Nicholas?- domandò incredulo aprendo la porta del compartimento.

-Richard?-

-Per l'occhio di Grindelwald, pensavo che i tuoi ti avrebbero fatto viaggiare su una carrozza privata!- sbottò il ragazzo stringendolo in un forte abbraccio che venne rapidamente ricambiato. I due non si vedevano da parecchio tempo, ma si conoscevano da quanto potessero ricordare. Lo zio di Nicholas, Wiliam Peverel, conosceva molto bene la famiglia Underhill, e aveva presentato al nipote il piccolo Richard. Passavano insieme ogni estate, ma l'ultima in particolare fu un'eccezione.

-Ci hanno provato. Non si fidavano di un mezzo di trasporto babbano, e quindi stavano per optare per una di quelle carrozze che si trainano da sole. Ma il preside ha fatto cambiare loro idea.-

-Silente dev'essere ancora più potente di quanto si dica in giro se riesce a far cambiare idea ai tuoi genitori.- sghignazzò lasciandosi cadere sulla poltrona. -Senti... è qui?-

-Chi?-

-Sai di chi sto parlando.- aggiunse in un sussurro.

-Oh... sì, è seduto alla tua destra. Adesso mi sta guardando male.- spiegò indicando un posto vuoto.

-Come va, signore?- domandò cercando lo sguardo dello spettro.

-Vorrebbe essere lasciato in pace.- disse ancora Nick.

-Hai il tuo spettro personale e lo lasci in pace?-

-Ho altro a cui pensare.- sospirò facendo spallucce ed estraendo dalla felpa un sottile bastone ben curato. Intorno alla bacchetta girava una piccola spirale, che si rimpiccioliva andando verso la punta. -Sambuco ed essenza di fenice, 15 pollici, straordinariamente flessibile. Consigliata per i duelli.- elencò fieramente.

-Uno come te starà in ansia.-

-Voglio usarla subito!- esclamò emozionato. -Sono stato tutta l'estate chiuso in camera a ripassare gli incantesimi che avevamo studiato solo in teoria.-

-Fa attenzione, però. Potrebbero prenderci male se ci mettiamo a fare magia a destra e a manca.- avvertì Richard con una smorfia. L'idea non piaceva neanche a lui.

-Ma siamo lì proprio per imparare! Che cambia se siamo un po' avanti con il programma?-

-La teoria che abbiamo fatto è quella del quinto anno.- gli ricordò.

-E allora? Abbiamo molto tempo per fare la pratica.-

-Cerca solo di non sbandierarlo ai quattro venti.-

-Sì mammina.-

-Sarei comunque meglio di tua madre.- scherzò Richard.

-Non ci vuole molto per essere una madre migliore della mia.- ricambiò scoppiando in una fragorosa risata. -Be'? Non me la fai vedere?-

Il ragazzo sospirò, poi tirò fuori dai pantaloni la sua. -Abete e crine di thestral, 15 pollici, non molto rigida. Adatta alla trasfigurazione.-

-Mi piace la linea bianca.- indicò il ragazzo osservando il piccolo segno alla fine del manico che divideva in due il bastone nero perfettamente dritto. -Crea un ottimo contrasto.-

-E tu da quando sei diventato un designer di bacchette? Potresti farti assumere da Olivander.- scherzò Richard sdraiandosi per i sedili, contento di vivere quel luogo magico con il suo migliore amico.

 

James non era mai stato famoso all'interno della scuola per la sua pazienza. Egli era, di fatto, una persona più... diretta. Se qualcuno faceva ritardo ad un appuntamento con lui, era capace di andarlo a cercare anche nell'ufficio del preside pur di trovarlo. E quella era una delle occasioni in cui il ritardo non era tollerato. Per questo Lazarus non si fece attendere, arrivando sul luogo anche con un paio di minuti in anticipo. Entrambi erano sulla riva del Lago Nero e James aveva trovato posto su un trono di pietra costruito con chissà quale incantesimo mentre dava direttive ad un giovane studente del primo anno che tentava un complesso grado dell'incantesimo di levitazione.

-Molto bene, Albus. Ora lancia una pietra per volta nel lago. La prima e l'ultima devono rimbalzare mentre quella al centro no.- disse ignorando l'amico avvicinarsi. Una folla trovava riparo sotto gli alberi del limitare della Foresta Proibita, ansiosi non solo a vedere il giovane Silente allenarsi, ma anche uno dei combattimenti giornalieri di James. Il ragazzo era solito organizzare quel tipo di passatempi, lontano dagli occhi indiscreti, con l'obiettivo di trovare qualcuno alla sua altezza. Il giovane puntò la bacchetta verso l'acqua, ma le pietre eseguirono le istruzioni contrarie a quelle dettate dal ragazzo, che scattò in piedi e gli afferrò con decisione i polsi. -Il movimento deve essere deciso, e non aver paura di usare la formula. Sei al primo anno, non puoi iniziare con la magia non verbale.-

-Ma tu l'hai fatto.- ribatté Albus con tono seccato.

-Certo, ma io ho infatti sbagliato. Se non fossi stato così testardo oggi sarei dieci volte tanto potente.-

-Credo che Merlino sarebbe uscito dalla tomba se ci fosse stato un mago tanto forte.- sghignazzò Lazarus accompagnato da alcuni suoi compagni Tassorosso.

-Mi dia un paio di anni, signor Abbott. Sono sicuro che il mio nome un giorno sarà nei libri di storia magica, accanto a quello di Horpo Occhio Solo, come il mago più potente di sempre.-

-È una bella pretesa.- sorrise estraendo la bacchetta. Tutti si misero sull'attenti, pronti ad osservare i due combattere. Albus aveva raggiunto un suo grande amico, Dodge, cominciando subito a commentare ogni mossa di Richard ed impaziente apprendere il più possibile da quello scontro.

-Cosa succede qui?- domandò una voce autoritaria avvicinandosi dalle spalle del Tassorosso.

-Andiamo, ci stiamo solo divertendo!- sbottò Abbott voltandosi ed osservando l'alto e robusto amico. Nathaniel Underhill si avvicinò a grandi e lunghi passi, con i suoi due fedeli Corvonero alle calcagna. I lunghi lisci capelli blu scuro ricadevano sciolti sulle spalle, andandosi a perdere con l'uniforme.

-I duelli sono proibiti al di fuori del club dei duellanti.- ricordò lui facendo capolino in mezzo ai due. Tra tutti gli studenti solo James non indossava l'uniforme della scuola, dato che prediligeva un lungo frac scarlatto di sartoria quando saltava le lezioni per oziare lungo i corridoi o, come in quel caso, lontano dal castello.

-Andiamo!- sbottò ironico il Grifondoro. -Il tempo di battere il nostro amico e smetto! Giurin giurello!-

-Potresti darmi una mano, in due dovremmo essere in grado di batterlo.- propose Lazarus allungando un sorriso provocatorio. Nathaniel osservò quello beffardo di James, e poi i volti dei suoi corvi che, in silenzio, speravano con tutti loro stessi di vederli combattere.

-Solo per questa volta.- acconsentì slacciandosi il pesante mantello e lanciandolo ai due, che lo presero prontamente. Erano i primi giorni di ottobre e la neve sarebbe presto giunta in quel luogo tanto isolato della Scozia dove il freddo, al contrario, non si era fatto attendere. Solo un impercettibile fiato di vento scorreva verso gli alberi, increspando le rive del lago e facendo stringere negli abiti i giovani spettatori.

James estrasse la bacchetta dalla manica e raggiunse gli altri due. I tre si portarono la bacchetta alla testa di scatto e nello stesso modo la rimisero lungo il fianco. Dopo un lungo e profondo inchino, fecero sette passi indietro e poi si voltarono alle loro spalle, puntando l'avversario, o gli avversari, con le pose di scherma che avevano imparato due anni prima (e che ancora prendevano controvoglia, reputandole parecchio imbarazzanti.).

-È possibile utilizzare qualsiasi incantesimo riconosciuto dalla scuola. Il combattimento finirà con la sconfitta di una fazione.- annunciò Albus. -Uno... due... TRE!-

-Expelliarmus!- esclamò Lazarus.

-Rictusempra!- gli fece eco Nathaniel.

James mosse il braccio compiendo un grande cerchio e bloccando i due incanti. -Banale.- commentò in un sussurro puntando la bacchetta contro il lago, dove l'acqua nera cominciò a tremare. Due grossi fiumi si levarono in aria, circondandoli ed avvolgendoli in una grossa colonna scura, la cui cima continuava ad allontanarsi.

-Quindi la mettiamo su questo piano, eh?- domandò Nathaniel allungando le labbra. Adorava quando James usava quegli incantesimi così teatrali. -GLACIUS!-

-BOMBARDA!-

L'acqua si congelò e divenne ghiacciò rapidamente, indurendo anche una piccola parte del lago. La gelida costruzione esplose in tanti grandi pezzi, che si proiettarono per tutte le parti. Gli occhi di James si spalancarono, spaventati. Nessuno si sarebbe salvato da quelle schegge tanto rapide. Sarebbe riuscito a proteggere sé stesso e chi si trovava dietro di lui, ma nessun altro. Il braccio non avrebbe potuto eseguire due incantesimi e la concentrazione stava andando scemando. Un forte e lungo suono, simile a quello di molti bicchieri che si infrangono, entrò nelle orecchie dei presenti che, spaventati, non volevano vedere quello che fosse successo.

-Vi siete bevuti il cervello?!-

-Colpa mia.- si affrettò a dire Lazarus vedendo Elisabeth con la bacchetta e le mani puntate in avanti, riuscita a creare lo scudo appena in tempo lungo il confine dettato dagli alberi, prima degli studenti.

-Voi! Tornate a sferruzzare.- ordinò la ragazza con fare severo, agitando la mano distrattamente. Di quel piccolo gruppo di studenti del terzo anno tutti sapevano che fosse James il più potente, ma che l'unica che non dovesse arrabbiarsi fosse proprio Elisabeth. Nessuno ignorò l'ordine e persino Albus chiese al compagno più anziano se dovesse seguire i suoi compagni al castello, ricevendo un allegro no come risposta esattamente come i tassi di Lazarus ed i corvi di Nathaniel. -Non sarai contento fino a quando la scuola non salterà in aria.-

-A quel punto la riprenderò al volo con un incantesimo di levitazione. Avete tutti e quattro avuto difficoltà e sono stato io a sbloccarvi.-

-James, non c'è niente da ridere. Per poco Lazarus non ammazza tutti i presenti.- rimproverò ancora la ragazza.

-Ehi, guarda che io sono qui...-

-Sì, ma non si è fatto male nessuno, dico bene? Insomma, devono essere pronti anche ad eventualità come questa, no? Potrebbero affrontare un mago oscuro che ha qualche asso nella manica che non siano gli schiantesimi.-

-Sì, ma questo sta al nostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure dirlo, non a te. Se io non fossi stata qui...-

-Sarei diventato un pluriomicida, lo so, non c'è bisogno che me lo ripeta.- ridacchiò Smith smorzando la tenzione. -A tal proposito, tu non eri con John?-

-John ha...-

-Albus, potresti prendere il necessario per la pozione Congiuntivitus? Devo scrivere una relazione.-

-Anche noi, quindi aiutatelo.- aggiunse Nathaniel indicando gli ultimi rimasti, che si diressero, con passo lento ed annoiato, verso il castello.

-Mai dare informazioni gratis.- consigliò James osservando Silente camminare di fianco al suo amico.

-John ha gli ingredienti.- tagliò corto la ragazza. Al Corvonero scappò un sorriso mentre Lazarus esultò.

-E quando iniziamo? Lo possiamo fare ora? O questa sera? Cavolo, io vorrei farlo adesso. Possiamo farlo?-

-Prendi fiato. Se non ricordo male, la prossima luna piena dovrebbe essere dopodomani, giusto?-

-Sì.- rispose prontamente la ragazza con una punta di tristezza.

-Perfetto, allora mentre tu e John sarete... impegnati, noi ci attiveremo per iniziare il rituale.-

-Voi vi ricordate che nessuno vi costringe a farlo, vero?-

-Tu hai altro a cui pensare senza dover fare da balia a noi tre. Abbiamo deciso, e i Grifondoro sono stupidi e caparbi per natura.-

-Ti ho sentito.- ringhiò James con gli occhi stretti in due fessure che scrutavano Nathaniel. -Ma devo ammettere che il nostro compagno volatile ha ragione. John non ha ancora superato quello che è successo il mese scorso, e ha bisogno del tuo aiuto.-

-Forse hai ragione.- mormorò Elisabeth spostando lo sguardo sul lago. Le acque nere erano perfettamente piatte e l'assenza di vento non faceva soffrire il freddo. Lazarus e Nathaniel si voltarono e cominciarono ad incamminarsi verso il castello, diretti alle rispettive sale comuni. James, immobile, osservò lo sguardo triste di lei. Gli occhi ambra sarebbero presto diventati lucidi se non avesse fatto qualcosa.

-Ehm... freschetto, non trovi?- domandò impacciato nascondendo la bacchetta nella manica.

-Sì... freschetto...- ripeté lei sorridendo, divertita dal suo comportamento.

-Ebbene... non mi hai risposto...-

-No... non l'ho fatto.- continuò condividendo l'imbarazzo. -Hai paura?-

-Certo.- rispose James mettendosi di fronte Elisabeth, separati solo da pochi centimetri.

-Non ne hai abbastanza, altrimenti non avresti avuto la brillante idea di chiedermi un appuntamento.- ringhiò la ragazza abbassando lo sguardo. Una mano arrivò a sfiorarle la guancia, riportando la testa al suo posto con delicatezza.

-Io ne ho quanta un Grifondoro ne dovrebbe avere.- mormorò. Il cuore di entrambi batteva all'unisono, e sapevano come mai. Il respiro della ragazza si fece affannato mentre quello di lui combatteva per non fare altrettanto.

-Torniamo al castello?-

-Sai cosa devi dire.- sussurrò chiudendo gli occhi.

James non era mai stato famoso all'interno della scuola per la sua pazienza, e questo Elisabeth lo sapeva. Sapeva anche di averlo fatto attendere fin troppo a lungo e sapeva che, di quel passo, sarebbe diventato molto irritabile. Non l'aveva mai visto furente o irritato, perché non era un segreto che si presentasse sempre al meglio quando la ragazza passava per i corridoi. Sporse il viso in avanti, facendo incontrare le labbra ed assaggiando quelle di colui che sapeva non essere più un semplice amico.

-Sì, James Grifondoro, accetterò il tuo invito.-

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Capitolo 2
*** Le streghe della nona strada ***


-Posso farle una domanda?- chiese riapparendo insieme ai due sul marciapiede. Appena smaterializzato, Nick si accorse subito di aver perso il controllo dell'incantesimo, preso successivamente dalla ragazza e concluso con maestria. Aveva ragione: non era certo una dilettante.

-Ehm... sì.- rispose. Il babbano aveva indubbiamente iniziato ad accusare vertigini, dato che, oltre a non parlare, faceva molto affidamento ai due per camminare e non sembrava in grado di pronunciare neppure una parola.

-Ha un certo talento con gli incantesimi, almeno così ho notato.-

-Un semplice Confondus.-

-Io non l'ho mai visto lanciare in quel modo.-

-Certo, a scuola vengono insegnate delle linee guida, tuttavia ognuno è in grado di produrre energia magica dalla bacchetta che può essere controllata per produrre precisi effetti.-

-Lei ha... improvvisato quegli incanti?- domandò ancora incredula.

-Sì, qualcosa del genere.- rispose distrattamente. -Non conosco tutti gli incantesimi del mondo, quindi...-

-Va ben oltre gli esami degli AUROR!- esclamò lei quasi esasperata.

-Ho avuto un buon maestro.- rispose facendo spallucce. -A destra?-

-No, di là.- corresse lei girando nella direzione opposta.

-Se posso chiedere, dove mi sta portando?- chiese diffidente.

-In un luogo dove passare la notte.- spiegò la ragazza. -Domani faremo rientrare nella sua valigia qualsiasi cosa sia uscito e poi ci diremo addio.-

-Non potevamo intrufolarci in casa sua? Aveva le chiavi.-

-Chi è che ha le chiavi di casa mia?!- domandò preoccupato Will, guardandolo con occhi colmi di terrore.

-Io, stai tranquillo.- gli sorrise Nataly con sguardo rassicurante. -Adesso sarà piena di agenti del MaCUSA, ho pensato che lei non avrebbe voluto farsi trovare sul posto.-

-Effettivamente no, non lo... come fa a saperlo, signora Wiliams?-

-Lei è l'indesiderabile numero uno, al momento. L'ho letto sulla Gazzetta del Profeta giusto poco prima del nostro incontro.-

-Lei mi sembrerebbe quasi inglese.-

-Lo sono.- affermò fieramente gonfiando il petto. -Sono fieramente quasi-diplomata ad Hogwarts e nata a Nottingham.-

-Mi sembrava familiare.- commentò lui notando che i passi di Will non toccavano più per terra. La mano scattò verso la spalla, spingendola vigorosamente verso il basso. -Potremmo avere qualche problema...-

-La nausea è sparita.- disse confuso.

-Erano vertigini.- corresse Nicholas.

-Adesso stai calmo, Willy, devo spiegarti un po' di cose.-

-Le cose gliele spiegherà più tardi. Abbiamo cinque minuti prima che voli via.-

 

-Nicholas Peverell.- chiamò la professoressa McGranit. Il ragazzo lasciò Richard, sapendo che, con ogni probabilità, non sarebbero stati nella stessa casa. Lui sarebbe andato in Serpeverde, mentre il suo amico, conoscendolo, sarebbe diventato il più socievole dei Corvonero. Le loro famiglie appartenevano a quelle case da quando gli alberi genealogici furono cominciati ad essere scritti, e loro non sarebbero stati un'eccezione. Sentiva lo sguardo di suo fratello puntato su di lui mentre si avvicinava al copricapo. Quando si sedette sullo sgabello le sue gambe non tremarono e lui non era per niente ansioso. Conosceva la parola che avrebbe detto il cappello e non l'attendeva per niente. Neanche il tempo di sfiorare i capelli ordinati e già aveva aperto la bocca di stoffa, intento a gridare a gran voce.

-GRIFONDORO!-

Nick spalancò gli occhi, incredulo. Quando la professoressa gli tolse il cappello vide il tavolo all'estrema sinistra esplodere in un fragoroso applauso, chiamandolo a gran voce. Il suo sguardo si posò poi su Richard, che lo osservava stupito a sua volta. Camminò a piccoli passi verso il tavolo, spaventato da quello che sarebbe successo una volta che i suoi genitori l'avessero scoperto, e con Artemis a scuola la cosa non ci avrebbero messo più di qualche ora.

 

L'incantesimo Carpe Retractum stava funzionando a dovere. Il ragazzo lo aveva lanciato sulla caviglia di Wiliam, tenendolo collegato alla bacchetta come un palloncino.

-Fate silenzio.- sussurrò Nataly salendo le scale insieme ai due. -La signora Morgan non vuole uomini in casa.-

-Nataly?- domandò una voce dalla parte opposta del piano terra. Nicholas si bloccò e voltandosi, perse l'attenzione sull'incantesimo, lasciando rimbalzare silenziosamente l'uomo sul tetto prima di afferrarlo nuovamente con l'incanto non verbale. -Sei tu?-

-Si, signora Morgan.- rispose lei preoccupata.

-Sei sola?-

-Certo, signora Morgan, come sempre.-

-Vuoi i biscotti?-

Nataly osservò Nicholas, che annuì. -Sì, per favore.-

-Allora raggiungi Tracee e Sophie, ve li mando.-

-Grazie, signora Morgan.- concluse lei.

Camminarono lentamente, cercando di non farsi sentire, fino all'unica porta del piano superiore. Lei l'aprì e Nick entrò lentamente tirando il terzo.

-Porti uomini in casa?- domandò una pochi secondi prima che la porta venisse aperta.

-Lui è il Wiliam di cui abbiamo tanto sentito parlare?- chiese l'altra divertita. Le due si trovavano di fronte ad un angolo cottura, intente a leggere le varie etichette sui barattoli in alluminio. Nicholas girò una minuscola manopola a forma di coccinella sul bagaglio e lo lanciò al babbano. Si schiantò sul piccolo divano al centro del salotto, abbassato dal peso aumentato della valigia.

-Sì, è il Wiliam di cui avete tanto sentito parlare.- rispose seccata Nataly togliendosi il giacchetto ed appendendolo sull'attaccapanni. -E lui è il signor Peverell.-

-Il criminale?- domandò sognante la prima. -Io sono Sophie, Sophie Morgan.-

-Ehm... piacere?- disse lui confuso. La mente cominciò a lavorare, sforzandosi di ricordare quel nome che aveva sentito o letto già un'altra volta. Una sola, e dopo un secondo ricordò perfettamente anche dove. “Chissà se mi hanno messo una taglia...”

-Lei viene dal futuro?- domandò la sorella con lo stesso tono di voce stupito. -Come ha fatto a tornare indietro di così tanto? E chi è questo Richard Underhill? Sembra così carino.-

-Lei è una legilimens?- domandò diffidente il ragazzo facendo qualche passo indietro.

-Sì, mi chiamo Tracee e lei è una chiaroveggente.- spiegò sorridendo.

-Le streghe della nona strada...- commentò Nicholas in un sussurro.

-Ci conosce? Saremo famose nel futuro?- domandò emozionata.

-Cos'è questa storia?- domandò incuriosita Nataly, avvicinandosi ai quattro. Anche Will, leggermente confuso dalla situazione, aveva seguito in totale silenzio il discorso, non riuscendo comunque a capire molto.

-Oh sì, lui viaggia nel tempo. Era un Auror da dove viene lei, corretto?-

-Sì.- rispose seccamente Nick mettendo in pratica quello che aveva imparato dalle lezioni private con il professor Piton. Per quanto ci provasse, Tracee non riuscì più a sentire o vedere nulla, rimanendo quasi confusa. Era la prima volta che non riusciva a leggere qualcuno, ma decise di non darlo a vedere.

-Hai fame?- domandò a Will cambiando discorso, ricevendo un timido “sì” con la testa. -Sophie, in cucina.- ordinò poi autoritaria. Le due si voltarono verso l'angolo cottura, estraendo le bacchette.

Nicholas si spostò invece verso la finestra, spiando per quanto possibile tutto quello che poteva sembrare magico. Alzò lo sguardo sul cielo che, indisturbato, si stava lentamente scurendo, alla ricerca di un paio di ali. Forse nessuno era scappato. Cominciò poi ad osservare la strada, trovando però un palazzo non molto distante che impediva di vedere lontano. Un ronzio attirò la sua attenzione: un piccolo billywig lo stava osservando e, quando vide che gli occhi marrone scuro del mago lo fissavano, volò rapidamente lontano. Doveva salutarlo, probabilmente.

-Cos'era?- domandò Nataly avvicinandosi a lui.

-Un... moscone. Molto grosso.- mentì lui titubante, sapendo di non essere molto convincente.

-Lei... viene davvero dal futuro?-

-Ehm... sì.-

-Quanto?-

-Poco più di due anni.- rispose seccamente.

-E come mai è venuto qui?-

Ignorandola, si voltò verso Wiliam, prendendo la valigetta che sembrò aver smesso all'improvviso di pesare così tanto. -Sta bene, io ho fatto la mia parte, ci si vede.-

-No! Deve ancora rimettere a posto qualsiasi cosa sia uscito dalla sua valigia.-

-E lo farò meglio da solo.- puntualizzò in risposta aprendo la porta. Un enorme vassoio d'argento, grande pochi centimetri in meno della soglia, lo colpì in piena fronte, facendolo cadere all'indietro. Nataly osservò divertita la montagna di biscotti cucinati dalla signora Morgan entrare lentamente nella stanza ed adagiarsi sul tavolino di fronte al caminetto.

-Visto che viene fermato con semplicità da un vassoio di biscotti mi permetta la domanda, preferisce torta o budino?- domandò Sophie trattenendo una risata.

“Ecco cosa succede quando non mi smaterializzo e comincio a camminare.” pensò il ragazzo tra sé e sé sperando, e in parte sapendo, di non essere sentito da Tracee, alzandosi e dandosi alcune pacche sul lungo cappotto blu scuro e scompigliandosi i capelli pece. -Torta.- rispose avvicinandosi amareggiato al tavolo.

 

Ormai la sala grande era in silenzio ormai da almeno cinque minuti. L'interesse per Nicholas, che portava un cognome tanto conosciuto dai giovani maghi cresciuti con “Le fiabe di Beda il bardo”, non si era neanche presentato. Il cappello aveva gli occhi di tutti puntati addosso, mentre si impegnava tanto nello smistare il giovane. Richard Underhill era un testurbante davvero bizzarro, o almeno così continuava a pensare. I Tassorosso sarebbero stati la sua dimora perfetta, tanto era alla mano e leale, ma il suo cuore ardeva di uno strano senso di fratellanza che il cappello non vedeva da almeno un paio di secoli. Se un amico era in pericolo non importava la situazione, sarebbe andato ad aiutarlo.

-T... GRIFONDORO!- esclamò. Era la prima volta che titubava. Il tavolo cominciò come al solito ad applaudire ed anche il preside sorrise soddisfatto quando lo vide sedersi di fianco all'amico.

Nicholas aveva sciolto le dita incrociate e, come tutto il tavolo, sbatteva tra di loro i palmi delle mani, contento di avere l'amico nella stessa casa. Poi si ricordò quale fosse.

-Sono spacciato, vero?- domandò osservando il piatto vuoto.

-Sei spacciato.- affermò Richard mettendogli una mano sulla spalla, cercando di non far sembrare la cosa grave quanto in realtà era.

 

I quattro entrarono in biblioteca. Era piena notte e se qualcuno li avesse beccati sarebbe stato indubbiamente felice. Tutti sapevano che Lazarus ed Elisabeth andavano abitualmente a zonzo per il castello in piena notte, anche se cogliergli in flagranti era impossibile. Lo stesso James, che non era un grande amante delle regole, aveva proposto di incontrarsi in un orario che non avrebbe fatto perdere numerosi punti al proprio dormitorio, ma nessun luogo od orario poteva competere con la notte in quanto a segretezza. Qualsiasi luogo a quell'ora era disabitato, e la biblioteca, che di solito era vuota anche di giorno in quel periodo, in quel momento non aveva anime né vive né morte al suo interno.

Era bastato un semplice incantesimo di apertura per spalancare i cancelli, ed uno di luce per illuminare completamente l'intera stanza. Lazarus e John avevano raggiunto gli amici successivamente, incontrandoli a metà strada, mentre Nathaniel si era unito a James ed Elisabeth quasi subito, scendendo dalla torre di Corvonero e giungendo in quella di Grifondoro. Lungo tutto il tragitto nessuno aveva detto neanche una parola, preferendo rimanere in silenzio, dato anche che tre di loro non avrebbero potuto parlare neanche volendo.

-Siete ancora sicuri di volerlo fare?- domandò John andando dietro il bancone di solito occupato dalla bibliotecaria. I tre annuirono ed Elisabeth si spostò all'entrata, pronta ad avvisare gli amici in caso avesse visto qualcuno avvicinarsi. Il Serpeverde si sfilò la bacchetta dal mantello e fece fluttuare tre cucchiaini e tre fiale fuori da un cassetto per farle adagiare sul tavolo. -Ricordate le formule mentre noi siamo via, dovete ripeterle all'alba e al tramonto.-

-Conosciamo il rituale.- borbottò James togliendosi la foglia di mandragola dalla bocca e mettendola in una delle boccette. Il cucchiaino sopra di essa si mosse automaticamente, versando una goccia al suo interno. -L'ho scoperto io.-

-E poi potremo trasformarci in animali.- commentò entusiasta Lazarus facendo lo stesso.

-In realtà animagus.- corresse Elisabeth.

-Per quanto ne sappiamo potresti trasformarti anche in una zanzara, lo sai?- domandò Nathaniel.

-Come in un grifone.- incoraggiò James sorridendo.

-Noi ci assenteremo per le vacanze di Natale, quindi, continuate...-

-Fino al prossimo temporale, lo sappiamo. Le pozioni non devono essere mosse e non devono vedere nessun tipo di luce.- elencò Lazarus. -Insomma, l'ho capito anche io!-

-Effettivamente, se lo ha capito lui...- mormorò James, ricevendo un leggero colpo dall'amico. -Potete stare tranquilli, diventeremo animagi prima del vostro ritorno.-

-I temporali non si faranno attendere, quindi fate attenzione.- avvisò Elisabeth.

-A tal proposito, dove hai nascosto gli ingredienti?- domandò Nathaniel incuriosito.

-Qui, nel cassetto.- rispose semplicemente John.

-Ma qualcuno poteva aprirlo.-

-Dentro c'è un libro di storia della magia di quattrocento pagine dedicate alla guerra dei goblin. Neanche gli studenti del primo anno prenderebbero un libro così noioso.- tranquillizzò il Serpeverde facendo spallucce e chiudendo di nuovo il cassetto. -Cos'è stato?- domandò poi preoccupato, puntando la bacchetta illuminata contro una libreria.

-Io non ho sentito nulla.-

-James, vai a controllare.-

-Sì.-

-Vengo con te.- aggiunse rapidamente la ragazza ansiosa. -Voi tornate.-

-Sì, ci vediamo domattina.- salutò Lazarus. I tre si incamminarono rapidamente lungo i corridoi, muovendo passi rapidi e silenziosi. James voltò rapidamente l'angolo, ma la ragazza ebbe qualche istante di esitazione.

Una mano invisibile la afferrò per la vita, avvicinandola rapidamente al compagno e facendo incontrare le labbra.

-Pensavi di andartene senza salutare?- domandò il ragazzo allungando un sorriso beffardo, facendo scomparire l'incantesimo che l'aveva tirata a lui.

-Grifondoro, mi hai fatto venire un infarto!- esclamò lei sottovoce.

-Dai, lo sanno tutti che non puoi resistermi.-

Le labbra si unirono ancora, e le lingue sembravano voler schizzare fuori per cambiare bocca dove rimanere. A James cadde la bacchetta di mano e dalla punta di quella di Elisabeth si intensificò una luce bianca tendente al rosa.

-Sai... forse dovremmo... andare al dormitorio.- propose il ragazzo tra un bacio e l'altro. Il battito accelerava ed il respiro si faceva sempre più rapido.

-Zitto e continua.- ordinò lei.

I due persero l'equilibrio, cadendo a terra. Ma non si fermarono. L'appuntamento non era servito, i due già sapevano cosa gli stava fermando. La paura, una paura che non poteva nulla però contro l'erede di Godric Grifondoro.

 

Il banchetto era cominciato da qualche secondo e Nicholas osservava ancora stupito con Richard tutte le pietanze apparse al centro del tavolo. A casa Peverell erano presenti ben sette elfi domestici, ereditati dal pro-pro-zio della signora Peverell, che avevano abituato il giovane a certe aspettative culinarie. Hogwarts, però, sembrava essere anni luce avanti a loro, visto che l'odore non era neppure paragonabile. Rapidamente il ragazzo cominciò a riempirsi il piatto, facendo vedere all'amico quanto cibo potesse veramente entrare al suo interno.

-Ehi... scusa se te lo chiedo ma... ti chiami Peverell come... i tre fratelli?- domandò un giovane di fronte lui, che doveva essere entrato quello stesso anno nel dormitorio.

-Sì...- rispose Nicholas imbarazzato, fermando la forchetta a metà tra la bocca ed il piatto.

-E sei l'erede di uno dei tre fratelli?- chiese una ragazza.

-La leggenda è vera?- si aggiunse un prefetto.

-Ehm... non lo so, so solo che è il mio cognome...- continuò impacciato.

-Sono sicuro che tu abbia uno di quei nomi lunghi.-

-Ehm... sì, più o meno.- borbottò il ragazzo cominciando a mangiare, sperando che smettessero il prima possibile con quelle domande. Non era mai stato abituato a parlare con molte persone, visto che gli unici suoi conoscenti non facenti parte della sua famiglia erano Richard e Scamander, che incontrava solo durante le estati. Gli mancava anche suo zio Wiliam Peverell, che lo aveva accompagnato a fare compere a Diagon Alley e che non vedeva da allora.

-Ti senti bene?- domandò premuroso l'amico in un sussurro.

-No. Ora cosa succederà? Verrò diseredato, senza dubbio.-

-Credo che i tuoi genitori ti faranno lasciare la scuola.- rispose sarcastico Richard, cambiando rapidamente espressione quando vide quella terrorizzata di Nick. -Ma non succederà, quando mai succede qualcosa che dico io?-

-Molto spesso. Tu hai sempre ragione.-

-Be'... non oggi... quello ti sta fissando da quando ti sei seduto.- avvisò spostando lo sguardo al tavolo dei Corvonero, facendolo puntare anche all'amico. Un grosso ed imponente ragazzo panciuto gli stava fissando, e non sembrava voler spostare lo sguardo.

-Ehm... scusa.- chiamò il ragazzo verso un alto ragazzo dai capelli arancioni. -Chi è quello lì?-

-Quello accanto a Zeller? Lui è Matt Graves, secondo anno. È un asso in pozioni ed incantesimi, si è contraddistinto l'anno scorso.- spiegò lui. -La sua famiglia lavora da generazioni al MaCUSA, il governo americano. Che io sappia viene da New York. Quasi dimenticavo: Percy Weasley.-

-Nicholas Peverell, molto lieto.- si presentò il ragazzo stringendogli la mano, sperando che anche Artemis smettesse il prima possibile di fissarlo divertito.

 

Will era molto loquace nonostante i postumi della puntura di billywig. Non fluttuava più, ma sembrava stesse camminando sulla luna. Lui e Sophie stavano tenendo una lunga conversazione su un libro uscito da poco, mentre Tracee cercava, con tutta sé stessa, di vedere qualche altra immagine di Richard Underhill nella mente di Nicholas, che era diventata però impenetrabile. Nataly lo fissava, pronta ad intervenire in qualsiasi momento nel caso avesse cercato di scappare. Di tanto in tanto lo sguardo del babbano si spostava sugli oggetti che cominciavano a fluttuare intorno a lui, stupito da quegli semplici incantesimi.

-Perché non ci racconta qualcosa di Richard?- domandò Tracee dall'altro lato della tavola, dove Nick era seduto insieme a Wiliam.

-Oh... non c'è molto da dire.- sospirò. -Adesso... dovrebbe essere un impiegato. Ha ricostruito la bottega di Olivander e ora lavora con lui.-

-Con adesso intende dire che...-

-In futuro non lo farà più?- chiese Tracee finendo la frase della sorella.

-Richard verrà etichettato come ladro, anche se non ruberà nulla. Si diverte a far notare come i massimi sistemi di sicurezza non siano poi tanto difficili da eludere. Temo di averlo messo io sulla cattiva strada.- mentì infine fissando il suo bicchiere d'acqua.

-Adesso è a Londra?- domandò Sophie. Nicholas osservò rapidamente il secondo orologio.

-Sì, dovrebbe prendere un aereo tra meno di un'ora.-

-E cosa fa in questo suo viaggetto nel passato, signor Peverell?-

La domanda di Nataly aveva fatto scendere il silenzio in tutta la stanza. Solo la radio, che suonava nel corridoio, scandiva il tempo.

-Signorina Wiliams, credo che a Will gioverebbe riposare.- spiegò Nick alzandosi, ignorando la domanda. -Poi, domattina io e lei dobbiamo andare alla ricerca di... alcune cose, quindi...-

-Che cose?- domandarono le due all'unisono.

-Lasciate stare.- mormorò lei amareggiata, finendo la sua cena.

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Capitolo 3
*** La funzione principale della valigia di Nicholas Peverell ***


Nick passò la notte insonne al contrario di Richard. I letti di Hogwarts si erano rivelati molto più comodi di quanto riuscisse ad immaginare, ma i suoi occhi non accennavano a chiudersi. Inizialmente l'aveva previsto, sapendo che sarebbe stato molto eccitato per le lezioni. Ma non rimaneva sveglio per l'eccitazione, ma per la paura. Non sapeva cosa gli avrebbero detto i suoi genitori appena avrebbero saputo che era stato smistato in Grifondoro, ma tutte le sue ipotesi non gli avevano fatto disfare le valige.

Scese alla Sala Grande da solo, accompagnato solo da pochi Corvonero mattinieri come lui. Non sapeva cosa dire al suo migliore amico, non sapeva cosa dire ai suoi genitori. Non sapeva cosa dire a nessuno. Avrebbe solo voluto rimanere in silenzio, lasciando spazio alla mente per pensare.

-Non riusciamo a dormire?- domandò la voce allegra del professor Vitius, simile ad uno squittio. Ci mise qualche secondo per notare Nicholas, che era, in quel gruppo di cinque persone, l'unico a non appartenere alla sua casa. -Anche tu?-

-Oh... sì... ho molti... pensieri per la testa...- spiegò lui, cercando di non accennare a quali essi fossero.

-Le dico che una cosa del genere non è possibile!- sbottò in lontananza la voce indignata della professoressa McGranit, facendo scattare il professore che andò ad indagare.

-È mio figlio, quindi le posso assicurare che c'è qualche errore, vero caro?- domandò una voce femminile.

-Sono d'accordo, amore.- rispose un'altra. Nicholas le riconobbe immediatamente, riconoscendo poi i volti una volta che si ritrovarono sulla stessa rampa di scale. La professoressa di trasfigurazione divideva Nick e gli altri studenti da un uomo possente dai lunghi e lisci capelli neri e una donna ossuta con un grande cappello a punta in testa. Entrambi erano vestiti di verde smeraldo, un colore che il ragazzo aveva sempre odiato, mentre fissavano il figlio.

-NICHOLAS AURELION SCOTLAND PEVERELL!- tuonò la donna avvicinandosi a grandi passi e afferrandogli con forza l'orecchio. -Cosa hai fatto?!-

-Lo giuro, non lo so!- si giustificò il ragazzo, sentendo come se l'orecchio stesse per essergli staccato.

-Ti avevamo chiesto una cosa molto semplice.- continuò l'uomo.

-Signora Peverell, lo lasci!- ordinò la McGranit con voce ferma. La mano di lei sembrò quasi lanciare il figlio giù dalle scale, facendolo ruzzolare per alcuni gradini prima che venisse fermato dalla professoressa.

-Come osa dare ordini a mia moglie?!-

-Aurelion, ha ragione.- interruppe lei. -Queste cose vanno fatte in privato.-

-Queste cose non vanno fatte!- esclamò McGranit. -Ha undici anni, per l'amor...-

-Minerva.- chiamò una voce calma alle sue spalle.

-Professor Silente?-

-Oh, quindi lei è il preside!- esclamò Aurelion avvicinandosi mentre i Corvonero scelsero un'altra rampa per giungere alla Sala Grande. -Ho approvato controvoglia il vostro mezzo di trasporto babbano e sicuramente poco igenico, ma questo è intollerabile!-

-Stai bene Nicholas?- domandò Silente puntando lo sguardo rassicurante verso il giovane, che annuì spaventato. -Cosa è intollerabile, signor Peverell?-

-Mio figlio nella torre di Grifondoro, ecco cosa! Io e mia moglie esigiamo che venga assegnato ad una casa più consona.-

-Posso chiedere cosa non trova di consono nella casa dei Grifondoro?- domandò ancora il preside senza alcuna alterazione nel tono. I genitori del ragazzo sembrarono parecchio infuriati, come se non riuscissero a trovare una risposta per quella domanda.

-Molto bene, allora credo sarà meglio far avere a mio figlio un'istruzione privata, non trovi cara?-

-Condivido pienamente. Nicholas, va a fare i bagagli.-

-Sì, madre.- sospirò il ragazzo afflitto, salendo pigramente alcuni gradini.

-Fermo.- ordinò la professoressa McGranit, con un tono abbastanza furente da bloccarlo immediatamente, quasi spaventandolo. -State chiedendo a vostro figlio di abbandonare questa scuola solo per il suo coraggio?-

-Nostro figlio non ha coraggio, per questo diciamo che c'è sicuramente qualche errore.-

-Il cappello parlante ha smistato nel luogo corretto migliaia di studenti per oltre nove secoli, sono certo che in nessun altro luogo vostro figlio possa sentirsi più a suo agio di dove si trova adesso, come sono sicuro che nessun insegnante privato sarebbe in grado di insegnargli come controllare i suoi poteri.-

-Perché?-

-Perché vostro figlio emana magia da ogni poro, ecco perché!- esclamò la professoressa McGranit, facendo voltare il ragazzo. -Hai praticato magia prima di venire a scuola?- domandò.

-No, lo giuro!-

-Coraggioso, non vede come trema come una foglia?-

-Hai studiato magia?- chiese poi il preside ignorando Aurelion.

-Sì...- rispose Nicholas abbassando lo sguardo. -Ma non molto, solo alcuni incantesimi e solo la teoria.-

-Posso confermare!- esclamò Richard scendendo le scale saltando numerosi gradini e vestendosi lungo il tragitto. -Insieme io e lui abbiamo studiato un sacco di libri, e sono sicuro che Nick sarebbe in grado di fare ognuno di quegli incantesimi.-

-Perdona la domanda, ragazzino, ma... tu chi sei?- domandò Aurelion.

-Sono Richard Underhill. Passo quasi tutte le estati con Nick...- spiegò lui confuso.

-Oh... già...- ricordò la donna quasi disgustata.

-Dice la verità, Nicholas?-

-Sì, professoressa.- rispose il ragazzo abbassando lo sguardo.

-Non hai nulla di cui vergognarti.- tranquillizzò il preside. -Qual è l'ultimo che avete studiato?-

-Prio...-

-La nebbia di Merlino.- interruppe Nick, spostando lo sguardo verso l'amico. -Non ci vedevamo da un po', e poi tu eri rimasto indietro.-

-Molto carino da parte tua...- borbottò Richard.

-Ha nominato un incanto che viene chiesto per i M.A.G.O., gli ultimi esami. Ed il suo amico dice che è in grado di eseguirlo. Crede davvero di conoscere un insegnante privato che possa anche solo contenere la sua bravura?- domandò allora il preside osservando la signora Peverell, che a sua volta fissava il figlio.

-Un mese.- annunciò. -Ha un mese per dimostrare ciò che sa fare, se non reputerò la scuola adatta alla sua formazione, non potrete impedirmi di portarlo via.- concluse lanciando un'occhiata velenosa prima alla professoressa McGranit e poi a Silente prima di andare, senza salutare, verso il camino da cui erano giunti. I professori si voltarono e si diressero ai propri uffici, mentre un ghigno si allungava sul volto di Nicholas.

Aveva un piano.

 

Will non aveva esitato a mettersi sotto le coperte di uno dei due letti nella camera degli ospiti, godendosi un buon libro di narrativa ed affascinato dalla copertina che continuava a muoversi come tutte le figure. La gravità sembrava essersi ricordata di lui, anche se di tanto in tanto il suo peso scompariva per alcuni secondi prima di ritornare. Nicholas era sull'altro letto, mentre scriveva con disinvoltura e calma su un quaderno rilegato in pelle, analizzando la stanza intorno a sé.

Qualcuno bussò alla porta, attirando l'attenzione di entrambi.

-Vi... avrei portato qualcosa di caldo.- si giustificò Nataly accennando alle due grandi tazze colme di cioccolata calda. Sul vassoio erano presenti anche dei marshmallow, una coppa di zucchero e due boccette. Nick intuì del latte e riconobbe immediatamente l'odore di pozione soporifera, anche se molto meno potente di quelle che di solito preparava lui.

-Qui c'è del latte e qui... qualcosa che vi aiuterà ad addormentarvi.- spiegò lasciando il vassoio sul comodino ed avvicinando con dolcezza la prima tazza a Will, mentre la seconda sembrò volerla sbattere di fianco a Nicholas. -Il bagno è in fondo a destra, non avete motivo per andare in altri luoghi.- concluse voltandosi verso il mago.

-Grazie.- sussurrò Wiliam con lo sguardo puntato verso Sophie. Quando la porta si chiuse, osservò il ragazzo alla sua destra. -Ehi... signor Peverell, cioccolata.-

-Chiamami Nick, e non mi interessa della cioccolata.- tagliò corto lui facendo una smorfia e aprendo la valigetta all'interno della stanza. Puntò la bacchetta al suo interno, da dove si sentì un forte rumore metallico. In un istante chiuse la valigia, svanendo e riapparendo sul letto, tenendo in mano la tazza e versando al suo interno i marshmallow.

-Cos'è stato?- domandò Nataly diffidente, spalancando la porta.

-Non si usa più bussare? E comunque io non ho sentito nulla.- rispose Nick facendo spallucce mentre la tazzina colma di dolci fluttuava fino a tornare al suo posto. -Buonanotte.-

-Buonanotte...- borbottò chiudendo lentamente la porta. Il ragazzo scattò di nuovo in piedi e camminò rapidamente verso il bagaglio, che aprì senza molti indugi. Will sgranò gli occhi sempre più quando lo vide scendere una scala a chiocciola e sparire all'interno della piccola valigia, facendosi scappare un piccolo grido di stupore. Fissò il bagaglio per qualche altro secondo, aspettandosi qualcosa di particolare. Uscì solo una mano, che schioccò le dita per poi indicare l'interno della valigetta. Dopo qualche secondo, in cui Will preferì non dare risposta, la mano uscì di nuovo, indicando con più insistenza.

-Andiamo, non fare il timido.- incoraggiò la voce di Nicholas, facendo posare la tazza al babbano e facendolo alzare. Camminò titubante fino al bagaglio, vedendo al suo interno una rampa di scale a chiocciola. Spostò la valigetta con un piede, notando che sotto c'era del semplice parquet scuro. -Non prendere a calci la mia valigia.- ordinò poi il ragazzo in lontananza. Emozionato, Will mise il primo piede dentro, lasciandosi scappare un altro grido quando sentì lo scalino di metallo sotto il piede. Mise il secondo piede all'interno della valigia, scendendo di un altro gradino, ma quando provò a tastarne un terzo non lo trovò, ruzzolando giù per un paio di metri di scale. -Si sieda.- invitò il giovane mago indicando le scale alle sue spalle. La stanza all'interno era decadente e fatiscente, con ogni mobile completamente distrutto. -Hanno distrutto le scale, non mi ero accorto del gradino.- si giustificò puntando per un istante la bacchetta contro lo scalino mancante e facendolo riapparire. Puntò poi distrattamente la bacchetta sul resto della stanza, dove ogni oggetto cominciò a ripararsi per poi ritornare al proprio posto, mettendo in ordine. Messa la bacchetta nella tasca dei pantaloni, mise le mani sulla nuca di Will, analizzando la puntura. -Sì, è stato indubbiamente quel billywig.-

-Quel... cosa?- domandò osservando la scopa spazzare mentre un tappeto si posizionava sotto il tavolo.

-Un insetto magico.- spiegò sbrigativamente tornando ad un tavolo sotto degli scaffali, dove prima era la cucina. Afferrò un barattolo prima che tornasse fluttuando al suo posto, estraendo una pasticca, e prese quello che sembrava essere un campione di profumo. -Ora stai fermo.-

Un liquido semitrasparente uscì dalla puntura, scivolando lungo la schiena e svanendo quando Nick ci spruzzò sopra un liquido profumato. -Questo fermerà la levitazione, ed una di queste per la nausea.- spiegò indicando la pillola e facendo apparire un bicchiere d'acqua.

-Lei è... un esperto di queste cose?-

-Diciamo che ho avuto dei grandi maestri.- sorrise il ragazzo toccando le maniche con la bacchetta, che si arrotolarono da sole fin sopra il gomito. Il cappotto se ne stava in un angolo della stanza, come se fosse indossato da un manichino invisibile, e adesso tutto il locale era perfettamente costruito. Sembrava un soggiorno, con un grande schermo di fronte un divano e numerose porte ad occupare le pareti. La scala era di fianco la cucina, messa su un mobile non molto grande che occupava la metà del muro. -Andiamo a dare un occhiata.-

-A cosa?- domandò dopo aver ingoiato il farmaco appena ricevuto.

-A cosa potrebbe essere uscito.- rispose camminando verso la porta alla sinistra del divano e aprendola. Al suo interno pioveva, con parecchi fulmini i cui lampi entravano anche dentro la stanza, spaventando parecchio Will.

-Le... piove nella valigia...- avvertì stupito e con gli occhi spalancati, indicando la porta.

-IL BABBO È A CASA, METTETE TUTTO A POSTO!- esclamò estraendo la bacchetta. La pioggia ed i tuoni si fermarono immediatamente, e tanti passi si sentirono muoversi rapidamente, come per raggiungere il proprio posto il prima possibile.

-Sono i suoi figli?-

-Ho ventuno anni, secondo te posso avere così tanti figli?- domandò riferendosi al rumore eccessivo. -Anche se, in un certo senso, lo sono.- ammise entrando.

Incuriosito, anche Will fece lo stesso, rimanendo, di nuovo, senza parole in meno di qualche secondo. Al suo interno la stanza era ancora più grande della precedente, raggiungendo le dimensioni di un grande parco. Pareti di legno con fondali disegnati, ma animati talmente bene da far sembrare quegli spazi luoghi originali, e in ognuno molti animali di diverse forme e dimensioni che il babbano non aveva mai visto riempivano i settori. Osservò una strana tigre nera con aculei sul collo sdraiarsi sul prato di una foresta a pochi passi da un gigantesco scarabeo che, in mezzo ad un deserto ben limitato, creava elaborate costruzioni con... be', quelle. Il mago continuava a puntare la sua bacchetta su vari oggetti, facendoli fluttuare fino alle varie destinazioni e ricostruendo qualsiasi cosa lo richiedesse.

-Sorpreso?- domandò voltandosi. Adorava quella scena. Non molti erano entrati nella sua valigia, ma avevano tutti la stessa faccia stupita.

-Ehm... sì, senza dubbio.- rispose senza smettere di guardarsi intorno.

-Di solito è il mio amico Richard ad occuparsi di loro, è molto più bravo di me con gli animali.-

-E qui ne ha anche alcuni di... pericolosi?- chiese titubante.

-Oh sì.- affermò con un sorriso divertito. -Oh oh, scusate piccolini, non mi sono dimenticato di voi.- sussurrò avvicinandosi a quelli che Will identificò come piccoli serpenti blu con la testa da uccello. -Il loro nido stava per essere saccheggiato qualche settimana fa. La loro madre è morta, uccisa da qualche contrabbandiere e non ho resistito. Non potevo lasciarli soli, quindi...- raccontò prendendone uno in mano, mentre l'animale continuava a strisciare lungo le braccia senza mai allontanarsi dai palmi. -Le va di cullarlo?-

-Ehm... certo...-

-Lui è un occamy di nome Flitt.- disse avvicinando i palmi e lasciandolo scivolare in quelli di Wiliam. -Per cullarlo deve agitare dolcemente le mani dall'alto verso il basso.- spiegò eseguendo il movimento.

-Così?- domandò insicuro imitando l'altro ed agitando l'animale.

-Sì... oh diamine, Sully è scappata.- sospirò osservando alcune pareti distrutte. -Devo capire cosa è uscito, non muoverti e continua così.-

-Ehm... signor Peverell...-

-Chiamami Nick.- interruppe il ragazzo allungando un sorriso incoraggiante ed estraendo la bacchetta. Camminò rapidamente fino alle spalle del babbano, che però non lo seguì con lo sguardo, tenendolo fisso sull'animale. -Rimarrò nelle vicinanze.- tranquillizzò puntandola in vari punti e riparando molti degli oggetti distrutti nella grande sala adibita a zoo, camminando tranquillamente lungo il prato che divideva i vari habitat.

-Nick... è tutto vero?-

-Cosa intendi con tutto?-

-La valigia, l'insetto... e questo giardino. Che sto cullando un occame-

-Occamy.- corresse in lontananza. -Oh sì, è tutto vero.-

-Lo sapevo.- annunciò. -Non mi sembrava un sogno.-

-Come fai a dire ciò?- domandò tornando da Wiliam ed avvicinando le mani all'occamy, che strisciò rapidamente sulle braccia per poi tornare nel nido da dove era stato preso.

-Non sarei mai in grado di immaginarlo.- ammise guardandosi intorno, con l'attenzione che venne rapidamente catturata da un'animale simile ad un rinoceronte dal corno luminescente.

-Oh, tu no. Ma la Rowling sì, io la adoro.- sussurrò infine.

-Come?- domandò voltandosi.

-Oh, nulla.- sorrise prendendo la bacchetta dalla tasca. -Le va di vedere qualcosa di un pochino più forte?-

-Più forte di questo?!- domandò incredulo.

-Oh sì.- rispose con un sorriso beffardo, voltandosi verso la porta e raggiungendola rapidamente mentre Will faceva lo stesso. Il passo era molto più lungo e rapido di quello del mago, ma si era fermato. Quasi non se n'era accorto. Il suo sguardo era puntato alla sua destra, alla sinistra dell'entrata, dove una lunga serie di macchinari trovava posto su un vecchio e disordinato tavolo in legno. Molti fogli erano sparsi sulla superficie, e minuscole nuvole colorate riempivano l'aria. Ciò che lo stava attirando era, però, una piccola boccetta al centro del piano, con un liquido denso e nero pece che lo sembrava star chiamando. Non si era reso conto di quanto tempo era passato da quando aveva cominciato a camminare verso la porta, sapeva soltanto che il respiro si era fatto irregolare. Le pupille erano dilatate, la bocca secca, le gambe tremavano e, probabilmente, aveva anche cominciato a sudare. La sua mente si annebbiava ogni singolo istante che passava, con l'immagine del liquido che rimaneva al centro dei suoi pensieri, come se non volesse uscirne. -Indietro.- ordinò minaccioso Nick, facendolo sussultare. Wiliam prese un profondo respiro e si voltò verso il giovane, vedendo lo sguardo furente. -Indietro.-

-C... cosa diamine è quello?- domandò spaventato.

-Le ho ordinato di allontanarsi.-

-E io le ho chiesto che cos'è.- aggiunse avvicinandosi all'altro. Lo sguardo era preoccupato, e Nicholas sapeva come mai. Non sapeva come, ma non era la prima volta che quel babbano entrava a contatto con quella sostanza.

-È un reagente.- spiegò lui puntando gli occhi su quelli di Will. -Ed è anche un veleno. Lo sto studiando, ha un potenziale immenso. Ma per le persone è una delle sostanze più dannose mai scoperte.- spiegò cercando di non apparire complicato. -È una specie di droga, ma dopo un paio di minuti... be', suppongo abbia già capito.- concluse camminando a rapidi passi verso il soggiorno. Fece il giro del divano, giungendo alla porta dall'altro lato per poi aprirla. Appena rivelato ciò che si nascondeva dietro, i due vennero colpiti da una folata di vento, che mosse animatamente i lunghi capelli pece di Nicholas. Will spalancò ancora più gli occhi: mentre la precedente stanza era un parco, questa dava su una vera e propria isola. Le pareti, se c'erano, dovevano essere abbastanza lontane da non essere viste chiaramente, confuse con il semplice cielo. Il mare sotto i fiordi alla loro destra si scagliava in grandi onde sulle rocce, rendendo quel posto ancora più reale di quanto potesse esserlo uno artificiale. -Allora?- domandò compiaciuto, osservando il volto sbigottito dell'altro. -E non è finita.-

-C'è dell'altro?!-

-Sì, quello, ad esempio.- rispose indicando una figura avvicinarsi dall'alto. Le ali aumentarono di grandezza mentre le testa allungata continuava ad avvicinarsi, nascondendo in parte il lungo collo. Wiliam si voltò cercando di rientrare nel salone della valigia ma venne fermato dal mago, che lo afferrò per un braccio. -Si calmi, finché è con me non è in pericolo.- tranquillizzò quando il drago avorio atterrò con pesantezza poco distante da loro, facendo tremare il terreno. -Ma guarda un po', non ci si vede da tanto. Certo che sei cresciuto parecchio.-

-Questo... è suo?-

-Nessuna creatura magica all'interno della mia valigia è “mia”. Io li nutro, li proteggo e gli studio di tanto in tanto, ma se sono liberi di andarsene quando più gli aggrada, anche se preferirei liberarli nel loro habitat naturale e non per New York.- sorrise. L'animale emise qualche ruggito sussurrato, avvicinando parecchio il muso al ragazzo, che lo toccò con la fronte per qualche secondo, rimanendo con la faccia incollata alle squame. -Grazie.- gli bisbigliò. Tirò fuori la bacchetta in meno di una secondo, la puntò in avanti e fece apparire una grande fiamma verde chiaro. Il drago si alzò di nuovo in volo, inondando di vento i due grazie alle grosse ali. Nick lo osservò andare via sorridendo e ci mise qualche secondo prima di riportare lo sguardo sull'altro. -Devo andare.-

-Dove?- domandò Will.

-Non ne ho idea, ma devo trovarli. Si trovano in una terra che non conoscono circondati dalle creature più pericolose del pianeta: babbani.- spiegò entrando rapidamente dentro il salone e fermandosi di fronte il divano, portando le mani ai fianchi. Lo kneazle non ci mise molto a raggiungerlo, cominciando a strusciarsi sulla sua gamba. -Dove potrebbe andare una creatura di taglia grande a cui piacciono... boschi, radure, umidità... cose così.-

-A New York?-

-Sì.- rispose Nick.

-Radure... forse... Central Park.-

-E dov'è?-

-Be', basta seguire...-

-Non conosco la città.- tagliò corto il mago voltandosi verso l'ospite.

-Allora te lo potrei mostrare.- propose Will, osservando lo sguardo ed il sorriso beffardo di Nick mentre spingeva gli occhiali contro la fronte. -Però, insomma, non devi andarci con Nataly?-

-Nataly ti oblivierà il prima possibile, preferisco lavorare con qualcuno di cui posso fidarmi.-

-Obliviarmi?- domandò in conferma.

-Oh sì, in un battito di ciglia PUF, e addio ricordi magici.- spiegò schioccando le dita.

-N...on ricorderei più nulla?-

-No.- rispose seccamente, leggermente dispiaciuto.

-Ok, allora ti aiuto.-

-Lo sapevo che il drago avrebbe funzionato.- sorrise il ragazzo spostando lo sguardo verso il cappotto. -Possiamo ancora farcela, ma considerami in servizio. Prendi la cravatta.- ordinò osservando il quindi orologio sul braccio.

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Capitolo 4
*** Un rituale ambizioso ***


Capitolo 4: Un rituale ambizioso.

 

Era sabato mattina quando, controvoglia, Richard Underhill stava ricontrollando il suo compito di pozioni. Era chino su un tavolo nella sala comune, di fianco una finestra e attento alla ricerca di qualsiasi cosa potesse distrarlo, e la pioggia non bastava. Nicholas si era fatto vivo solo durante i pasti, e saltava la maggior parte delle lezioni, al di fuori di quella di incantesimi e storia della magia che, nonostante le noiose spiegazioni del professor Ruf, rimaneva la sua materia“non-magica” preferita.

-HO TROVATO!- esclamò entrando dal buco coperto dal ritratto. In molti furono i Grifondoro che si voltarono a fissarlo, trovando il ragazzo coperto da un'alta colonna di libri e pergamene antiche.

-Cosa diamine...?- domandò Richard incuriosito e stupito dalla mole di materiale che l'amico trasportava.

-Dammi una mano che mi stanno cadendo.- ordinò rapidamente, facendolo scattare in piedi appena in tempo per afferrare gli ultimi pesanti volumi prima che cadessero. -Grazie.-

-Cosa hai trovato? La pietra della resurrezione?- ridacchiò il ragazzo. La storia dei tre fratelli dava sempre molti spunti per freddure e battute al giovane, sempre divertenti per entrambi.

-Hai presente la sfida dei miei genitori?- continuò in un sussurro, lasciando i molti volumi sul tavolo occupato da Richard. Gli altri studenti nella sala comune tornarono alle loro faccende, come se non fosse successo nulla.

-Io ancora mi chiedo come mai l'abbiano fatto.-

-Perché pensano che io non possa farcela.- rispose Nick con semplicità. -In ogni caso, ho un'idea.-

-Un incantesimo che li convinca a farti rimanere a scuola?-

-Oh no, un modo per scappare.- corresse lui aprendo un grosso tomo in pelle violacea. -Rituali avanzati.-

-Dove l'hai trovato?- domandò incuriosito, non ricordando nulla del genere neanche in casa Peverell, dove ogni argomento trovava interi scaffali.

-Nella sezione proibita.-

-SEI... impazzito?- domandò incredulo, abbassando drasticamente il tono della voce. Era rimasto quasi basito dalla semplicità con cui l'amico aveva infranto una delle regole della scuola. -Non dovresti entrare lì.-

-E tutti i festini che fai con i tuoi amici Tassorosso? Quelli li dovresti fare?-

-Tu che ne sai?-

-Me l'hai appena confermato.- ridacchiò.

-Be', cosa avresti intenzione di fare?- chiese leggermente infastidito. -Non ho intenzione di aiutarti, per la cronaca.-

-Peccato.- sospirò chiudendo il libro ed alzandosi. -Volevo giusto chiederti se ti andasse di smaterializzarti...-

Richard mise rapidamente la mano sul libro, bloccando Nicholas e fermandolo con fermezza. -È pericoloso. Potresti spaccarti, potresti apparire in mezzo al Pacifico o sull'Everest. Non è un caso se lo insegnano a sedici o diciassette anni.-

-E tu sei l'unico abbastanza pazzo da venire con me.- sogghignò sedendosi e srotolando un lungo rotolo di pergamena. -Cosa ne pensi?-

-Il professor Ruf potrebbe quasi metterti una sufficienza.- sogghignò, notando gli appunti presi durante la lezione.

-No, ho sbagliato. Ecco, questo.-

-Be', qui l'esperto sei tu, non sono bravo con le rune...- mugugnò cercando di leggere lo strano cerchio disegnato dall'amico con precisione maniacale. -È... un...-

-Non ha un nome, ci ho passato le ultime settimane. Potenzia gli incantesimi.- sorrise indicando i vari simboli. -Secondo i miei calcoli è abbastanza potente da rompere la barriera protettiva della scuola e permettere a noi di uscirne.- spiegò prendendo un altro voluminoso libro ed indicando alcuni disegni. -Ecco, l'incantesimo anti-smaterializzazione si ricostruirà da solo in pochi minuti. Nessuno se ne accorgerà. Tu apparirai su una collina ad est ed io... da qualche altra parte.-

-E da quando studi aritmanzia e la unisci a rune antiche?-

-Tre settimane.- rispose brevemente, cercando di far durare quelle parole il meno possibile.

-Questo è... incredibile... come hai fatto a farlo da solo?- domandò sbalordito.

-Be', io voglio davvero andarmene. Forse tutta questa magia non fa per me. Potrei trasferirmi da mio zio, o da Newt.-

-Tu te ne andrai, vero?-

-Ti scriverò ogni giorno.- si affrettò a tranquillizzare. -Ma sì... temo di sì. Non riesco più a sopportare nulla e... voglio solo essere me stesso.-

-Artemis ti ha creato molti problemi.-

-No, tendo ad evitarlo per i corridoi, per quanto possibile. C'è quel Graves che... ha qualcosa che mi puzza. A pozioni non mi toglie gli occhi di dosso.- mormorò.

-Io ho scoperto solo che è al secondo anno e che la sua famiglia lavora al MaCUSA dall'inizio del secolo. Responsabili della sicurezza, se non ricordo male.-

-Non mi interessa. Senti, io non posso farlo da solo. Ci stai?- domandò infine. Richard si ricordò allora della lettera che aveva visto di sfuggita sul comodino di Nick: due giorni dopo i suoi genitori sarebbero tornati per verificare il suo rendimento scolastico.

-Quando?-

-Stanotte, al cortile d'ingresso. Nessuno riuscirà a fermarci. Io vado a disegnare il cerchio con del gesso lunare, tu scegli.- tagliò corto lui lasciando i libri sul posto e prendendo un piccolo sacchetto dalla tasca del mantello e mostrandolo. Richard si accorse subito dello stemma dei Peverell sulla stoffa e non ci mise molto a capire che il ragazzo lo aveva rubato (o come avrebbe egli stesso detto “preso in prestito”.) da Artemis. Sorrise un'ultima volta all'amico prima di uscire dalla stanza, speranzoso in un suo consenso in quel piano.

Sapeva quanto fosse rischioso smaterializzarsi, e che nessuno sarebbe stato in grado di fare quello che Nicholas credeva di poter fare. Ma aveva fiducia nel suo amico, e lo avrebbe accompagnato in quella sua piccola bravata. Aprì un altro rotolo e due libri, alla ricerca di qualche errore da parte di Nick, ansioso, però, di fare quello che prevedeva quel piano.

 

-Sai, ti osservavo a cena.- ammise il ragazzo seguendo Will lungo quella strada nella scura New York. -Tu piaci molto alla gente, non è vero?-

-Oh, be', sono sicuro che piaci molto anche tu.-

-No, tendono ad evitarmi.- spiegò.

-Ah...-

-Sapevi che Nataly è una maga?-

-Oh, in realtà no. Insomma, non so se anche lei ha una qualche... valigia magica o... una borsetta per trucchi che... vola.- tentò lui.

-Non avrebbe molto senso, ci sono già le scope che volano.-

-Ci... ci sono le scope volanti?- domandò incredulo.

-Certo. Nella mia valigia ho qualche firebolt, le ho comprate per collezionismo in realtà.- ammise fieramente. -Non sono molto bravo.-

-E per cosa vengono usate? Per viaggiare?-

-Sì, alcuni lo fanno. Ma le firebolt sono manici fatti a posta per il Quidditch.-

-Il Quidditch?-

-Sì, è lo sport dei maghi. Si gioca volando su manici di scopa.-

-Incredibile. E chi se l'immaginava...-

-Sicuramente la Rowling.- borbottò.

-Come?-

-No, niente. È solo che, volevo dirtelo. Mi sembrava giusto... provare a conversare.-

-Credo sia colpa del lavoro.- spiegò lui facendo spallucce. -Sono un impiegato in un un negozio di elettronica.-

-Non ne sembri molto felice.- osservò Nicholas.

-Mi piace, non fraintendere, ma... non so, non sembra essere il posto dove dovrei essere. Ha senso?-

-Credo.-

-Meno male.- sospirò sollevato.

-Quindi tu lavori...- ragionò.

-Certo che lavoro, come tutti. Perché tu no?-

-Io ho alcune eredità, sarebbe più corretto dire che campo di rendita e mi diverto a fare il... “poliziotto magico”. Anche se ho sempre sognato diventare uno scrittore.- spiegò Nicholas dopo aver tentato di riassumere i compiti di un AUROR. Si fermò di colpo, dilatando le narici ed inspirando alcune volte con il naso. -La senti? Questa puzza?-

-Puzza di cosa?-

-Cacca di snaso.- disse Nicholas fissando per terra e camminando a piccoli passi.

-E.. che odore dovrebbe avere la cacca di... snaso?-

-Lo stesso odore che ha una banca.- sospirò fermandosi di fronte il grosso edificio.

 

Era tutto pronto. Il cerchio, l'incantesimo e, più in generale, il rituale. Richard aveva accettato le condizioni di Nick, togliendogli un grosso peso dallo stomaco. C'era una sola cosa che doveva fare: salire sulla torre di astronomia. Suo zio Wiliam gli aveva parlato molto del fantastico tramonto che si riusciva a vedere da lì, consigliando al nipote di andarci il prima possibile una volta giunto ad Hogwarts. Aveva ragione, senza ombra di dubbio. Il sole tingeva il lago nero, scaldando quel freddo settembre. La neve non ci avrebbe messo molto ad arrivare, ma lui non l'avrebbe vista, sarebbe andato da qualche altra parte, ma non in quella scuola. Lontano da suo fratello, dai suoi genitori, dalla magia se fosse stato necessario. Inspirò un'ultima volta l'aria pungente, fissando le colline ed il cielo un'ultima volta, prima di voltarsi diretto alla sala grande, dove avrebbe cenato con l'unico amico che si era fatto in quel mese, o per meglio dire in tutta la sua vita. Un particolare, però, lo richiamò, costringendolo a fermarsi: una porta, distante da lui pochi gradini, era accostata, ma quando era arrivato l'aveva vista chiusa. Nick era un Grifondoro e ne andava fiero, ma sapeva che chi apparteneva alla sua casa aveva un unico quanto grande difetto: la curiosità.

Salì gli scalini e, senza toccare la porta, entrò nella stanza. Era piccola e molto pulita, cosa che non la faceva sembrare abbandonata. Al centro, illuminato solo da un buco nell'alto soffitto, era posizionato un tavolo, con sopra un grosso e pesante libro ed una piuma all'interno di un calamaio d'argento. Il libro era aperto e, avvicinandosi, il ragazzo lesse parecchi nomi sopra di esso, scritti con una calligrafia perfetta.

-La curiosità non è peccato, Nicholas.- chiamò Silente alle sue spalle, fermandolo dal toccare lo spesso tomo. -Anche se ti consiglio di esercitare cautela.- sorrise poi.

-Preside... io... stavo giusto...-

-Non preoccuparti, io ero venuto solo per controllare se fosse stato scritto un nome in più di ieri.- sorrise l'uomo avvicinandosi. -Molto bene... Draco Malfoy... chi altro...-

La piuma si sollevò dal calamaio, librandosi in aria con leggerezza. I due fecero alcuni passi indietro, in particolare Nick per lo spavento, osservando la punta avvicinarsi sempre di più alle pagine. Proprio quando la penna fu a pochi centimetri dalla pagina, il libro si chiuse di scatto, facendola tornare al suo posto.

-Che cos'è... quello?- domandò incuriosito.

-Un libro, mi sembra ovvio.- rispose con semplicità il preside. -Su di esso vengono scritti tutti i maghi che devono frequentare la scuola.-

-Quindi... c'è anche il mio.-

-No.- interruppe Silente mentre il tomo si riapriva. -Vedi, il libro è molto severo, al contrario della piuma molto sensibile. Insieme non hanno commesso neanche un errore, tranne che per due casi.-

-Chi è stato l'altro?-

-Richard Underhill, credo sia un tuo amico.-

-E cosa dovrei pensare? Insomma, che non sono un vero mago?- chiese confuso. Si sentiva già troppo diverso senza che un libro incantato facesse altro.

-Non posso dirti quello che dovresti pensare, quello è qualcosa che devi decidere da solo. Io personalmente credo che il nome venga scritto solo se il mago dimostra una minima parte del suo potere magico, quindi forse non hai fatto ancora vedere neanche una parte del tuo vero potenziale.-

-O forse non dovrei stare in questa scuola.- sussurrò in risposta. Il preside si voltò verso Nick, fissandolo con sguardo premuroso per qualche interminabile secondo.

-C'è qualcosa che desideri dirmi?-

-No signore.- mentì prontamente lui. -Non le menterei mai.-

-Bene allora. Ti consiglio di raggiungere i tuoi compagni per la cena.- concluse l'uomo voltandosi verso il libro, continuando a leggere i nomi, interessato.

Nicholas scese rapidamente le scale e si diresse, il più velocemente possibile, verso la sala grande. Aveva appena avuto l'ennesima conferma: doveva andarsene, quella stessa notte. Attendeva con ansia le dodici, quando sarebbe sceso con il suo amico e avrebbe finalmente detto addio a quella vita che tanto odiava.

 

James aveva la punta della bacchetta illuminata nonostante fosse ancora il tramonto. Elisabeth e John erano appena tornati ed il temporale non aveva impiegato più di una settimana per arrivare. I cinque stavano camminando fino alla foresta proibita, con le tasche di Lazarus colme di cibo per quando avrebbero finito, il mattino seguente. I due si sfregavano le mani parecchio nervosi, essendo la prima volta che facevano qualcosa del genere.

-Voi siete ancora sicuri di volerlo fare?-

-Sì.- rispose Nathaniel seccato da quella domanda che l'amico continuava a ripetere.

-Noi... non vorremmo farvi del male. Basta un solo graffio e...-

-Elisabeth, tranquilla, andrà tutto bene.- sorrise James voltandosi e fissando gli occhi ambra di lei mentre gli altri tre li precedevano.

-O...ok, se lo dici tu.-

La ragazza era molto loquace e testarda quasi tutti i giorni, e quel piccolo gruppo sicuramente lo sapeva. Ma quelle notti in particolare si tramutava in una persona incredibilmente taciturna e riservata, oltre che timida.

-Voi di solito dove lo... fate?- domandò Nathaniel, cercando le parole migliori per chiederlo.

-Ci spingiamo a nord il più possibile fino a quando non siamo lontani dal lago, e poi lì... aspettiamo.- spiegò John. Fu quella parola a far gelare il sangue agli altri. L'attesa doveva essere un momento terribile per le loro menti, che cercavano di immaginare cosa si provasse.

-Vi... va di parlare?-

-Come?- chiese la ragazza, non intendendo a pieno le parole di Lazarus.

-Insomma, stiamo facendo tutto questo per migliorare questo tipo di serate per voi, e non credo che il silenzio sia la migliore delle cose.-

-Non fa una piega.- commentò James. -Silente, il ragazzo che mi segue, sta migliorando.-

-Non è di due anni più piccolo di te, Grifondoro? Potrebbero arrestarti per questo tipo di rapporti.- avvertì ironico il Tassorosso.

-Zitto un po', Abbott.- ordinò lui accompagnato dal sorriso dell'altro. -Insomma, si sta rivelando un ottimo mago.-

-Hai paura che ti superi?-

-Non dire assurdità.-

-Ne è terrorizzato.-

-NON È VERO! I GRIFONDORO...-

-Non hanno paura.- interruppe John concludendo la frase che ormai aveva sentito fin troppe volte.

-Qui va bene.- disse Elisabeth fermandosi e lasciando la bacchetta a terra.

-Noi... ci toglieremmo i vestiti... quindi...-

Il borbottio di John fu abbastanza per far voltare i tre, che fissarono il castello preceduto dal lago accompagnati dal rumore degli abiti che cadevano sull'erba. Il tramonto scuriva e trasformava i colori di tutto, rendendo la scena ancora più mozzafiato.

-I mezzosangue sono in aumento...- commentò Nathaniel.

-Davvero non sei riuscito a trovare un argomento migliore per una conversazione?- domandò incredulo Lazarus con tono di rimprovero, spostando lo sguardo, ma non la testa, verso l'alto ragazzo alla sua sinistra.

-Era solo un'osservazione.- si giustificò lui.

-Ma ha ragione.- disse James. -Forse si stanno tutti accorgendo che unire il sangue magico con quello babbano non è un problema. Chi lo sa, magari un giorno potremmo vivere senza nasconderci, e ci sarebbe una scuola di magia per quartiere.-

-Maghi che vanno a fare la spesa o che parlano con babbani. Sembra un sogno irrealizzabile.-

-Ora potete voltarvi.- avvertì Elisabeth. I tre lo fecero lentamente, vedendo i due coperti unicamente dai lunghi mantelli neri.

-E adesso?-

-Aspettiamo.- sospirò John sedendosi. James fece apparire una piccola fiammella sull'indice, che si ingrandì sempre più fino a raggiungere le dimensioni di un falò. Puntò l'indice verso il terreno, facendo posare il fuoco a pochi centimetri dall'erba.

-Meglio?- domandò premuroso. -Ho fatto qualche ricerca e prima della trasformazione si sente freddo e...-

-James.- interruppe la ragazza sorridendo. -È perfetto.-

Il ragazzo cercò di avvicinarsi, muovendo un passo verso di lei, che però si allontanò a sua volta. Riusciva come a sentire il suo respiro, basso ed irregolare, accompagnare il battito agitato. Per quanto riuscisse a ricordare era sempre stata un lupo mannaro, ma ogni volta sembrava la prima.

-Il sole sta per svanire.- osservò Lazarus. -Ormai è questione di minuti, un'ora al massimo. State bene? Tremate come foglie.-

-Be', è pur sempre gennaio e...-

Senza lasciare la possibilità di aggiungere altro il ragazzo si puntò la bacchetta alla testa, facendone illuminare la punta in un minuscolo flash per un istante e tramutando sé ed i vestiti in un grosso lupo dal manto scuro. James sorrise rivedendo il colore dell'amico, il secondo dei Tassorosso, su quel pelo, che sapeva lo rappresentasse alla perfezione. Il grosso animale, grande come un piccolo cavallo, si avvicinò lentamente ai due, assicurandosi di avere il capo chino e di apparire il meno minaccioso possibile. Elisabet allungò una mano esitante mentre un sorriso stupito appariva sul suo volto.

-È...- borbottò la ragazza accarezzando la pelliccia morbida.

-Una figata, se volessimo citare Lazarus.- ridacchiò Nathaniel sedendosi di fronte al fuoco incantato. John ed Elisabeth fecero lo stesso, presto circondati dal grande amico che li abbracciava come una grossa coperta.

-Indubbiamente lo è.- gli fece eco John. -E voi?-

-Io riesco a trasformarmi in un leone, ennesima riprova. Invece il nostro caro Nathaniel...-

-Sta' zitto.- ordinò furente, mentre James conteneva con parecchie difficoltà le risate.

-Cosa?-

-Be', non è esattamente come sembra.-

-È esattamente come sembra.- ridacchiò James. Anche Lazarus sogghignava, allungando ancora di più le labbra.

-Insomma, è pur sempre un bell'animale.-

-Adorabile. È così tenero.-

-Ce lo dite?- sbottò John.

-Un canarino. Nathaniel si trasforma in un canarino più piccolo di un pugno.-

-È un colibrì dal petto blu, uno degli uccelli più veloci del pianeta. È anche incredibilmente raro e...-

-Voi potreste considerarlo appena uno stuzzichino.- commentò James facendo scoppiare una fragorosa risata tra i quattro.

Stava funzionando, quella sarebbe stata una trasformazione molto meno dolorosa del solito.

 

I due erano scesi abbastanza silenziosamente da non attirare l'attenzione di nessuno. Richard aveva ancora qualche difficoltà ad unire la teoria con la pratica, anche se la punta della sua bacchetta si illuminò intensamente al quarto tentativo.

Nicholas portava i volumi e le pergamene mentre Richard tutti i libri che l'amico non riusciva a tenere. Le scale erano deserte, e ciò li permise di passare inosservati fino al cortile d'ingresso, occupandone il centro con tutti gli oggetti.

-Tu sposta le panchine.- ordinò Nicholas indietreggiando ed estraendo la bacchetta, portando l'amico a fare lo stesso. Richard le fece fluttuare fin dentro la sala grande con parecchia semplicità, mentre i libri si posizionavano e le pergamene srotolavano, andando poi ad adagiarsi in punti ben precisi. -Stai diventando bravo.-

-Dovrei dirti lo stesso.- ridacchiò il ragazzo. -Mi scriverai.-

-Conoscendomi lo farò ogni giorno.- sorrise Nick. -E tu mi risponderai?-

-Conoscendomi no.- rispose ironico ricevendo una gomitata dall'amico. -Sto scherzando!-

-Non potremo parlare una volta entrati nel cerchio, io dovrò recitare la formula e tu dovrai rimanere in silenzio. Se devi dirmi qualcosa...-

-Ti conosco da circa sei anni, non c'è nulla che io debba dirti che non abbia già fatto.- sorrise. -Sei tu che dovrai tenermi informato.-

-Certo.- sussurrò stringendo l'amico in un abbraccio. -Andrò da Newt. Ha sempre detto che gli servirebbe una mano con gli animali.-

-È vero, la tua danza d'accoppiamento da erumpent è inimitabile.-

-Zitto un po', Rick.- ordinò Nicholas. Il cuore batteva sempre più velocemente e più forte per l'eccitazione. La paura di sbagliare qualche parola era palpabile ed il respiro era palesemente affaticato, nel tentativo di mantenere tutto regolare. Mosse i primi insicuri passi accompagnato dall'amico, che acquistavano sicurezza ogni volta che tastavano i mattoni scuri. Ormai era tardi per tornare indietro.

Richard sapeva soltanto che avrebbe dovuto conficcare con forza e sicurezza la propria bacchetta nel libro più a sud, mentre l'amico lo avrebbe fatto con quello a nord. Appena superarono il primo grande tomo, questo si aprì, rivelando un altro cerchio al proprio interno che si illuminò di luce bianca. Nick sapeva fosse luce lunare, e la cosa lo tranquillizzò parecchio. Due linee curve partirono dal libro, toccandone altri che ripeterono l'accaduto, aprendosi e facendo scorrere la linea illuminata sul cortile tracciata quello stesso giorno dal ragazzo con il gesso magico. Solo quando ogni volume si fu aperto Nicholas si voltò verso Richard, dandogli il segnale.

-Voi due! Cosa state facendo?- domandò un prefetto con tono autoritario, vedendo solo di sfuggita il disegno magico per terra. I ragazzi caddero in ginocchio, conficcando le loro bacchette all'interno dei libri, come se le stessero spingendo sotto la sabbia. Un altissimo muro di vento si alzò dalla parete esterna del cerchio, vorticando in un possente tornado trasparente. Le pagine non si erano rovinate e le bacchette rimasero all'interno dei cerchi perfettamente intatte. -Artemis! Vieni a darmi una mano!-

-Nel nome delle quattro vie io apro questo portale tramite questo rituale.- annunciò Nicholas raggiungendo l'amico al centro formato dalle pergamene, che formavano un esagono perfetto non curanti del forte vento che colpiva solo i due. -Che la terra ed il cielo mi diano la magia che mi occorre! Che il tempo non scorra nel mio spostamento, rendendolo senza durata...-

-Vai a chiamare il preside.- ordinò Artemis giungendo sul posto, non avendo la minima idea di quello che stesse succedendo. Lanciò uno schiantesimo conto i due, ma venne fatto rimbalzare contro il celo dall'alto mulinello.

-Che la profondità scompaia, permettendomi di viaggiare su un solo sentiero.-

-Oh cielo! Cosa sta succedendo?- domandò la professoressa McGranit, seguita da molti altri docenti e prefetti attirati dal rumore. In molti estrassero le bacchette, cominciando a lanciare incantesimi che potevano tornare utili notando che, però, non sortivano alcun effetto.

-E che anche la stessa scompaia, rendendo tutti i luoghi un solo punto, dove la mia via non esiste e la partenza è il traguardo!- Il vortice aumentava di velocità fino a quando, esattamente come era iniziato, si fermò. Richard, che aveva tenuto gli occhi serrati per la paura dall'inizio del rituale, li riaprì confuso, notando l'assenza dello spostamento. Nick osservò le sue mani, poi i suoi piedi ed infine il gruppo che li fissava stupito da quegli incanti. -No...- mormorò il ragazzo afflitto, cadendo in ginocchio. -Io... era tutto giusto... perché non ha funzionato?-

-Nicholas, stai tranquillo, non è successo nulla.-

-Sì invece. Doveva funzionare e non l'ha fatto. Essenzialmente tutto quello che credevo di sapere sulla magia è falso. Domani i miei genitori mi verranno a prendere e lascerò questa scuola, come è giusto che sia.-

La professoressa McGranit riportò gli occhi a due fessure, scrutando i ragazzi con sguardo severo. Richard abbassò il capo, mentre Nicholas, che le dava le spalle, osservò incuriosito il cerchio che avevano usato per il rituale. Si sarebbe dovuto spegnere, e invece le linee erano ancora illuminate. Il bianco intenso segnava i mattoni scuri, facendolo scattare a prendere la bacchetta.

-Rick!- chiamò, troppo tardi. Il vortice ricominciò, molto più rapidamente e forte di prima, allontanando i presenti ancora di più con una potente spinta del vento.

-Nick! Hai tenuto conto del dispendio di energia magica?- gridò Richard alzandosi.

-La magia della scuola sta schizzando fuori!- rispose a tono il ragazzo. -Tutta la carica di Hogwarts si sta riversando nell'incantesimo!-

-È Hogwarts! È troppa magia! Finirà con lo smaterializzare il pianeta!-

-Dov'è il preside?!- domandò Artemis furente.

-Peverell, allontanati.- ordinò la professoressa McGranit con fermezza, estraendo la bacchetta e puntandola contro il cerchio, pronta a deviare o respingere qualsiasi cosa ne sarebbe uscito. Per un singolo istante, durato molto meno di un secondo, pensò anche di ascoltarla, di lasciar fare agli insegnanti per poi prendersi una strigliata come gli studenti normali. Ma, come gli diceva spesso suo zio, i Peverell non sono semplici maghi, e lui non faceva attenzione. Superò la professoressa di scatto, avvicinandosi pericolosamente la muro di vento ora carminio.

-Dobbiamo deviare l'energia magica!- gridò a Richard. -Se esce per poi rientrare in direzione opposta...-

-Il rituale collasserà su sé stesso!- dedusse l'altro. -Ma come facciamo?-

-Dobbiamo fare da conduttori! Le nostre bacchette dovrebbero riuscire a reggere lo sforzo.-

-Ne sei sicuro?-

-Ero sicuro che questo cerchio avrebbe funzionato, quindi non mi reputo affidabile.- gridò Nick cingendo la bacchetta con l'altra mano. -Pronto?-

-Diciamo che non ti impegni a motivarmi...- ribatté alzando la propria. -Quando vuoi.-

Nicholas eseguì un amplio movimento con il braccio, facendo apparire una minuscola luce azzurra sulla sua bacchetta e, pochi attimi dopo, anche l'amico fece lo stesso. L'intensità del ciclone si affievolì, rallentando drasticamente. I due ebbero l'impressione di essere attraversati da una forte corrente elettrica, che obbligò i loro muscoli a tendersi. -ORA!- ordinò. Entrambi caddero a terra contemporaneamente, poggiando un ginocchio sul pavimento e sbattendo il pugno con la bacchetta. Il flash questa volta fu abbagliante e quando scomparve le linee fecero altrettanto. I libri si erano chiusi all'istante come se non si fossero mai aperti e le pergamene si muovevano impercettibilmente, colpa della leggera brezza dal lago nero.

Richard e Nicholas rimasero in ginocchio, con il respiro irregolare e lo sguardo basso. Le palpebre si erano fatte pesanti ed i muscoli bruciavano.

-Certo... che quando si tratta di fare cose difficili... non sai tirarti indietro, eh?- domandò ironico mettendosi a sedere.

-Sono... fatto così.- rispose accasciandosi al suolo. Gli occhi erano stanchi e a difficoltà li teneva aperti. La mente si stava annebbiando ed il mondo intorno a lui stava svanendo sempre più rapidamente.

-Cosa succede?- domandò la professoressa McGranit, non sapendo a quale di tutti quei pensieri dovesse avere la priorità.

-Nick, che hai fatto?- chiese a sua volta Artemis, avvicinandosi preoccupato.

-Si è sovraccaricato.- spiegò Richard scattando in piedi e raggiungendo la professoressa ed il prefetto. -Ha preso molta più energia per non lasciarne troppa a me. Non era il momento di preoccuparsi.- rimproverò poi all'amico. -Starà bene?-

-Corri a chiamare madama Chips e lo scopriremo.- sospirò lei mentre il giovane perdeva i sensi.

 

I due si alzarono di scatto. Il sole era tramontato ormai da oltre mezz'ora e per tutto il tempo erano rimasti a parlare intorno alla fiamma, divertiti. Ma appena vennero illuminati dalla luce della luna piena, i due spalancarono gli occhi preoccupati, come se avessero visto qualcosa di spaventoso. Gli occhi erano terrorizzati e le gambe cominciarono a tremare. Le pupille si stavano dilatando e gli arti si stavano lentamente allungando.

-ORA... NON... GUARDATE...- mugugnò Elisabeth dolorante, trascinandosi insieme a John fino al primo albero. Il ragazzo ci si lasciò cadere sopra e quando la mano passò sul legno lasciò cinque solchi nel legno, formati dalle unghie ora affilate. Lazarus si mise a quattro zampe e Nathaniel estrasse la bacchetta.

-James, non puoi fare nulla. Devi trasformarti.-

-Stanno soffrendo, aspettiamo almeno che si trasformino, dobbiamo aiu...-

-FALLO. ORA.- ordinò la ragazza con una voce molto più profonda del normale, voltando verso di lui uno sguardo furente. Il Corvonero si trasformò, riducendosi all'interno del suo mantello. James prese la sua, osservò gli occhi ambra di Elisabeth, che per un attimo incontrarono i suoi scarlatti, prima di tramutarsi anche lui.

Se lei non voleva essere vista, lui non l'avrebbe fatto. Durante la trasmutazione il ragazzo cercò di ignorare quel brutto rumore che gli riempiva le orecchie, sperando che l'urlo dei due finisse il prima possibile.

 

Era immersa nella nebbia, ma quella visione fu comunque vivida. Un libro aperto su un piccolo tavolo di legno in una stanza buia di fianco un calamaio con una piuma posta al suo interno. La stessa si alzò, librandosi in aria e posandosi sulla prima riga bianca, scrivendo rapidamente e con grazia due nomi.

Nicholas riaprì gli occhi lentamente, forzando le stanche palpebre. Il letto era ancora più comodo di quello del dormitorio, nonostante non lo avesse usato molto in quel mese in cui era stato a scuola. Molta luce entrava dalle alte finestre, costringendolo a portarsi una mano di fronte alla faccia.

-Allora... un rituale ambizioso, eh?- Nick cercò di mettere a fuoco la figura al capezzale del suo letto, anche se la voce lo aveva rivelato senza problemi. -Volevo essere il primo che avresti visto una volta svegliato, sono rimasto in silenzio ad osservarti per almeno tre ore.-

-Cosa vuoi Artemis?- domandò il ragazzo in un sussurro sentendo immediatamente la gola secca e la testa in fiamme.

-Solo avvertirti che i nostri genitori sanno. Non potevo tenerli all'oscuro di qualcosa del genere.- ridacchiò lui portandosi le mani dietro la schiena ed avvicinandosi ad una finestra di fianco al fratello che stava bevendo avidamente dell'acqua da un bicchiere. -Stanno giungendo qui con una passaporta, ormai è questione di minuti.-

-Be', grazie.-

-Grazie?-

-Sì. Se non sono riuscito ad andarmene da questa scuola, effettuerò di nuovo il rituale a casa, basterò solo io.-

-Temo di no. Per il tuo ritorno le barriere saranno già attivate, e uno degli elfi ti terrà d'occhio costantemente. Hanno pensato che non fosse sicuro lasciarti la libertà di fuggire. E anche se lo facessi da chi andresti? Da quel traditore di nostro zio? O da quel troglodita di Scamander che non usa più neanche la bacchetta? Mi deludi fratellino.-

-Oh, a me deludi tu.- sorrise Nick, mettendo a dura prova i muscoli intorpiditi del viso. -Credi che non me ne sia accorto? Non avresti mai chiuso la falla, anche se ci avessi provato con tutto te stesso. Tanto più grande e non riesci neanche a rimediare ai miei errori, uno studente del primo anno. Sarò costretto a casa, a studiare incantesimi e pozioni che conosco alla nausea, ma almeno saprò che sono anni luce avanti a te, Artemis.-

Il Serpeverde lo osservò per qualche attimo incuriosito, fissando quelle labbra beffarde tirate con tutta la forza che potesse avere in quel momento. Poi sorrise anche lui, tornando ad osservare il panorama che la finestra riusciva a dare. -Credi che mi interessi? A me fa solo piacere se tu diventi forte. Il mio lavoro sarà solo più apprezzato.-

-Oh, scusate, non credevo di disturbare.- interruppe il professor Silente aprendo la porta, osservando gli unici due che occupavano l'infermeria.

-Non si preoccupi, Artemis se ne stava giusto per andare.- spiegò Nicholas osservando il fratello, che ricambiò lo sguardo furente con un sorriso.

-Rimettiti presto, fratellino.- salutò lui, avviandosi a grandi passi verso l'uscita. Salutò il preside sbrigativamente, per poi svanire nel corridoio.

-Non avrete bisticciato?-

-No preside. Io ed Artemis siamo sempre stati così.- sospirò il ragazzo portando lo sguardo al soffitto, non volendo incrociare quello del preside. -Lei mi espellerà, non è vero?-

-Veramente pensavo di prenderti sotto la mia ala.- ammise il preside facendo scattare il collo del ragazzo, che portò sull'uomo due occhi spalancati e stupiti molto velocemente.

-Ho profanato l'energia magica della scuola!-

-Ma sei stato il primo a fare qualcosa del genere, a undici anni, per inciso.-

-Ho quasi distrutto il castello.-

-Quasi.- sottolineò l'uomo, sedendosi sullo sgabello di fianco al letto del ragazzo.

-Ho cercato di smaterializzarmi e di rompere la barriera che protegge la scuola.-

-Sapendo benissimo che non avresti mai fatto del male a nessuno.- disse l'uomo allungando un sorriso che tranquillizzò facilmente Nick. -Il tuo amico Richard ci ha fatto vedere i tuoi appunti, sono parecchio avanzati anche per un professionista. Per questo non credo che impareresti molto a scuola, credo che io dovrei insegnarti quello che i nostri docenti non fanno.-

-I miei genitori non mi lasceranno frequentare la scuola.-

-Allora ti consiglio di convincerli. Non credo ci siano dubbi su chi sia il più potente mago attualmente in vita, e questo mago è forse l'unico a poterti insegnare quello che tu dovresti sapere. Io non posso intromettermi nelle decisioni dei tuoi genitori, considerando anche l'assenza del tuo nome nel libro che hai visto qualche ora fa, ma... tu dovresti proprio rimanere.-

-Perché ci tiene così tanto, professore? Cosa ho io di speciale.-

-Ho fatto una promessa ad un mio vecchio... vecchio amico.- sospirò Silente portando lo sguardo alla finestra. Nick era sicuro di aver visto i suoi occhi inumidirsi leggermente prima che ricominciasse a parlare. -Ma prima devo porti una domanda: tu sei un medium?-

Il ragazzo trasalì. Gli occhi cominciarono a schizzare, cercando di osservare tutta la stanza rapidamente come se volessero impararla a memoria il prima possibile. Dopo un profondo respiro annuì. -Sì preside.- sussurrò.

-Quando ti ho chiesto se volessi dirmi qualcosa, tu hai risposto negativamente.-

-Sì preside.-

-E non hai considerato la traccia nel tuo piano. Avremmo comunque potuto trovarti in poche ore.-

-Sì, preside.-

-Hai assorbito parte dell'energia magica intrinseca della scuola, aumentando la tua potenza. Questa cosa va oltre l'essere illegale.- Dopo la frase il ragazzo non trovò neanche la forza di rispondere. -Ed è per questo che credo che tu debba ricevere una giusta punizione. Seguire le lezioni potrebbe bastare.- sorrise poi.

-Scusi... ma... perché seguire le lezioni dovrebbe essere una punizione?- domandò dopo alcuni secondi, pensando di non aver sentito bene.

-Perché ti annoierai, e anche tanto. Verrai confinato a fare quello che già sai fare da tempo. La reputo una detenzione sufficiente per quello che è appena successo.- spiegò alzandosi. -Diventare miei discepoli non è cosa facile, come scoprirai, ma di questo parleremo quando ti dimetteranno.-

-Cosa che succederà tra parecchi giorni!- esclamò madama Chips entrando con un bicchiere di vetro contenente un liquido viola scuro fumante. -Ora bevilo.-

-Professore, come sta Richard?- domandò mandando giù, il più velocemente possibile, il contenuto caldo, aspro ed amaro, mentre ogni muscolo del suo corpo lo spingeva a sputarlo fuori.

-Lui sta bene.- tranquillizzò il professore con il suo solito tono pacato. -E rimasto di fianco a te per tutta la notte, e adesso sta seguendo le lezioni su mio ordine. Pensavo di offrire la stessa proposta anche a lui, in fondo è pur sempre un mago al tuo livello.-

-Sì...- mugugnò Nicholas cercando di ignorare il sapore della bevanda. -Ed è anche più bravo.-

-Adesso io devo andare. Tu cerca di riposarti e appena la capo-infermiera ti dirà che potrai tornare alle lezioni riferiscilo alla professoressa McGranit, sarò io a chiamarti.-

-Sempre ammesso che i miei genitori mi lascino frequentare la scuola da cui ho appena cercato di fuggire.-

-Ragazzo, tu non stavi cercando di fuggire da questa scuola, tu cercavi di fuggire da loro. Cercavi di fuggire da te stesso. Permettimi di dirlo, ma la cosa è anche facilmente intuibile. Ti devo purtroppo dire che non si può scappare da ciò che si è, ma si può solo cercare di cambiare.- concluse Silente, facendo chiedere a Nick come facesse a sapere quelle cose.

L'uomo aprì la porta e uscì con calma, posando i passi sul pavimento come se volesse scandire il tempo, al contrario di altri quattro che si stavano avvicinando furenti e con fretta. Il ragazzo sospirò afflitto, sapendo benissimo a chi appartenessero. Il signor e la signora Peverell entrarono senza troppe cerimonie e si avvicinarono al letto del figlio, incrociando presto le braccia entrambi. Il ragazzo non aveva la forza per ascoltare qualsiasi cosa avessero voluto dirgli, ma era troppo tardi per fingersi privo di sensi.

-Siamo così orgogliosi di te.-

-EH?!- domandò incredulo, allungando il collo verso i genitori.

-Non ci saremmo mai aspettati che saresti diventato così bravo.- continuò la madre. -E hai imparato tutto questo in un solo mese. Chissà cosa farai una volta conclusi gli esami!-

-Ma... la sfida... avevo trenta giorni per...-

-E ci sei riuscito perfettamente.- esclamò raggiante Aurelion. -Certo che avresti potuto dirci di essere così portato, saremmo stati molto più propensi a portarti qui. Certo, il problema della casa rimane, ma temo che non si possa risolvere.-

-Il... professor Silente si è offerto di insegnarmi. Pensavo di accettare.-

-Dovresti!- continuò la signora Peverell. -Devi migliorare. Devi diventare bravo, più bravo possibile. L'anno prossimo quel... Potter verrà ad Hogwarts, stando a molte dicerie, e ci serve qualcuno che lo tenga d'occhio. Devi servire il nostro signore, Colui-che-non-deve-essere-nominato sta per tornare, e noi dobbiamo essere pronti per accoglierlo al meglio come unica famiglia che non l'ha dimenticato.-

-Certo, madre.-

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Capitolo 5
*** Lo snaso ***


Capitolo 5: Lo snaso

 

James uscì dalla foresta assonnato. Osservò verso il basso, vedendo le gambe nude ed i piedi scalzi, ricordandosi però di essersi trasformato con i vestiti addosso. Spostò poi lo sguardo verso il vestiti di Elisabeth e John, con le loro bacchette nelle vicinanze ed i suoi vestiti poco lontano. Afferrò i pantaloni barcollante e, tenendo l'equilibrio su una gamba con difficoltà, se li infilò.

-Ehi.- salutò Lazarus alle sue spalle, facendolo sussultare. I due erano bagnati dai primi raggi del sole, che si era mostrato solo per pochi millimetri oltre l'orizzonte.

-Salve.-

-Solo io mi sento come se mi fossi scolato tutto l'idromele del manico di scopa?- domandò fissando per terra, non riuscendo a capire come mai vedesse dieci bacchette.

-Mi sento come quando ho trovato la bottiglia di whisky incendiario di mio padre.- mugugnò James prendendo la camicia. -Gli altri?-

-Nathaniel sta ancora dormendo su un albero, io mi sono svegliato sopra John.-

-Sopra? Nel senso che voi... avete...-

-Per la barba di Merlino, no!- esclamò Lazarus disgustato, rifacendo il nodo alla cravatta.

-Ehi, James.- chiamò la ragazza da dietro l'albero.

-Buongiorno anche a te Elisabeth.-

-No, non ti avvicinare.- ordinò lei, mostrando il viso paonazzo nella penombra, coprendo il resto del corpo con una spessa quercia. -Ecco... mi passi il reggiseno?-

Il volto del ragazzo divenne roseo, vedendolo lasciato con poca cura di fianco al mantello. Lo prese, tenendolo con due dita, poi si avvicinò a piccoli passi fino ad Elisabeth, attento a tenere lo sguardo nella direzione opposta. Il reggipetto venne preso rapidamente, per poi essere indossato dietro l'albero in fretta e furia.

-Ha...hai le mutande?- domandò titubante.

-Sì... grazie...- rispose imbarazzata.

-Siete fidanzati, per l'amor del cielo. Quasi ventesimo secolo e ancora non si può vedere una donna senza vestiti?!-

-Nelle tue riviste si vedono anche molto bene, Abbott.-

-Taci, Grifondoro.- sibilò il Tassorosso in risposta. -È stato... strano.- affermò lui cambiando argomento, riferendosi a quella strana sensazione che aveva sentito per tutta la notte.

-Sì, ci eravamo già trasformati un paio di volte per allenarci ma... questa volta è stato ancora più... difficile.-

-Perché avete corso tutta la notte insieme a due... animali pericolosi.-

-Io non sono ferito, e neanche Lazarus lo sembra. Stiamo bene, la tesi era corretta e, anche se detesto dirlo, Nathaniel aveva ragione: un licantropo è meno feroce se è a capo di un branco.-

-Aveva ragione quel mago, e tutti che dicevano fosse pazzo.-

-Dovremmo continuare a studiarlo, potremmo scoprire cose ancora più utili. Insomma, ci sono dieci libri solo dedicati ai rituali.-

-A tal proposito, cosa ti ha detto il preside?- chiese la ragazza uscendo da dietro l'albero completamente vestita alla ricerca del mantello.

-Mi hanno accettato.- rispose allungando un sorriso ed osservando il lago illuminarsi. -Parteciperò al corso di ritualistica avanzata. Il professor Rower ha detto che sarò il suo studente più giovane.-

-Ritualistica avanzata... solo tu potresti unire aritmanzia ed incantesimi di tua spontanea volontà.-

-Se pensi che sia così facile...- ridacchiò lui voltandosi. Un sordo tonfo, come se qualcosa fosse caduto non molto lontano, attirò la loro attenzione. -Credo che Nathaniel si sia svegliato.-

-Io credo che non sia più un canarino.-

 

I due apparvero all'interno della banca. Nick lasciò immediatamente Wiliam ed estrasse dalla tasca un piccolo tubo verde ambra. Due piccole sfere di luce uscirono dall'estremità, accendendo le luci nel corridoio, ed altre tre volarono al suo interno.

-Abbiamo circa cinque minuti prima che i generatori d'emergenza si ricarichino e l'allarme scatti.- spiegò mettendo l'oggetto in tasca e tirando fuori una bacchetta.

-Scusa se te lo chiedo ma... come fai ad entrare nella valigia?- domandò titubante.

-Con i piedi?-

-Intendo, sei un po' più... spesso.-

Nick ridacchiò per alcuni istanti. -Fino a poco tempo fa fluttuavi, hai visto un'isola in un appartamento e, non meno importante, un drago. E ora mi chiedi questo?-

-Be'...-

-È un incantesimo di tolleranza delle misure. Come ce l'ho messi dentro due erumpent, se no?-

-E noi cosa stiamo cercando, esattamente? Uno dei due erumpent?-

-Per la barba di Merlino, no! Me n'è scappato uno una volta e non voglio che succeda di nuovo. No, dobbiamo prendere lo snaso. Ma non lo stiamo cercando, io già so dove si trova.- annunciò voltandosi verso una grossa porta blindata. Puntò la bacchetta contro le grosse manopole, tenendo la valigia con l'altra mano. -Alohomora.- sussurrò. Gli ingranaggi cominciarono a roteare e, dopo alcuni rumori metallici, la porta si spalancò lentamente.

-Quanto vorrei essere un mago...- mormorò Wiliam.

-Cosa ci fate qui?!- domandò una voce furente alle loro spalle.

-Petrificus totalus.- sussurrò il ragazzo infastidito, scagliando l'incantesimo senza neanche voltarsi per prendere la mira, centrandolo comunque in pieno. Il corpo del grosso uomo baffuto si irrigidì poco dopo che le sue braccia si portarono lungo i fianchi, proprio mentre cadeva all'indietro.

-Signor Skippers?!- domandò stupito, non sapendo cosa fare.

-Sembri conoscerlo.- osservò Nicholas.

-Sì, è... insomma... devo finire di pagare le tasse scolastiche...- sospirò Will alla ricerca delle parole giuste. -Mi sembra solo di essere fuori posto, quindi studio nuove materie sperando di appassionarmi a qualcosa e di trovare... il mio posto, se ha senso.-

-Be', credo di si. Non preoccuparti, andrà tutto bene. Dopo lo oblivierò, non ricorderà le nostre facce.- aggiunse voltandosi ed avvicinandosi a piccoli passi silenziosi verso l'interno del caveau.

-Ma la mia non la deve dimenticare, devo finire di pagare il mio... no, ora che ci penso faccia dimenticare anche me.-

Nicholas ridacchiò. Stava percorrendo un corridoio formato da due pareti di vetro antiproiettile all'interno della camera blindata. La scena, dalla forma della porta alla strettezza del corridoio, gli ricordò quando entrò nella camera dei segreti, il suo sesto anno ad Hogwarts. Sul pavimento in marmo erano ancora presenti gli aloni formati dalle zampe calde dell'animale. Era ancora lì. Fece due passi all'indietro, osservando lo snaso immobile dall'altro lato della parete trasparente. Fissava il mago preoccupato, accelerando sempre più il respiro. -Scherzi?- domandò incredulo. Il tempo di puntargli contro la bacchetta e già l'animale era scappato dietro gli alti scaffali contenenti le cassette di sicurezza, per lo più aperte. -Glacius.- sussurrò. La parete di vetro si schiarì sempre più, coperto da un sottilissimo strato di ghiaccio. Will osservò la cosa incuriosito, non stupendosi più per qualcosa del genere. Nick tirò un calcio contro la parte centrale, che andò in mille pezzi con semplicità. -Togli la manopola!- ordinò entrando.

-Come?-

-La coccinella sul lato della mia valigia, strappala via.- spiegò agitando la bacchetta in un piccolo movimento circolare. Tutte le cassette si spalancarono, riversando sul pavimento ghiacciato il contenuto. Lo snaso cominciò a raccogliere quel che riuscì, scivolando vistosamente come il mago che rimaneva in piedi con alcune difficoltà. Will fece come gli venne detto, osservando poi per qualche secondo la piccola scultura. -Ascendio!- esclamò puntando la bacchetta contro la parete, venendo poi tirato in quella stessa direzione, cadendo nel corridoio della camera blindata per la stessa breccia creata poco prima. -Non sono molto preciso quando mi lascio prendere dal panico.- si giustificò Nick cominciando a rialzarsi. -Mi serve un piano.-

-Stai bene?- domandò preoccupato Will, avvicinandosi. Lo snaso gli passò alle spalle cominciando a scappare verso la porta del caveau.

-Accio!- esclamò mettendosi goffamente in piedi, attirando l'animale verso di sé ed acchiappandolo con la valigia. Rimase qualche secondo immobile, con il fiato corto e gli occhi puntati sulla coccinella di legno, tenuta da Will a pochi metri dietro di lui. -Lo giuro, di solito sono più professionale.-

 

Ci vollero due giorni prima che a Nicholas vennisse permesso di ritornare alla sala comune. Si sentiva decisamente meglio, nonostante sapeva di non essere lo stesso ragazzo che era stato smistato in Grifondoro poco più di un mese prima. Sapeva di essere diverso, ancora più di quanto già fosse.

-Ehi.- chiamò una voce alla sua destra. Si trovava al settimo piano, ed il dormitorio non distava più di due rampe di scale. A chiamarlo era una ragazza dai lunghi ondulati capelli nocciola e gli occhi azzurro chiaro. -Sei Nicholas Peverell, vero?-

-Sì... e tu sei...-

-Nataly, Nataly Wiliams.- si presentò lei, cominciando rapidamente ad arrossire. -Ecco... sei del mio anno e... ti ho visto in infermeria... quindi... ero preoccupata...-

-Oh... be', io sto bene.- rispose imbarazzato, non essendo ancora abituato a quel genere di domande.

-Scusa se te lo chiedo, ma in giro si vocifera che tu abbia eseguito un rituale e quasi distrutto la scuola.-

-In giro si vocifera giusto, allora. Non per vantarmi, ma ho mosso l'energia magica di tutto il castello.-

-Si dice anche che i tuoi genitori lavorino per tu-sai-chi. Anche questo è vero?-

La domanda era fuoriuscita dalla sua bocca in un sussurro, come se non volesse essere sentita neanche dalle pareti. Il cuore del ragazzo raggiunse lo stomaco, costringendolo a bagnarsi le labbra ormai secche. -Sì, è vero. Be', non vai a dirlo in giro? Che Nicholas Peverell è un futuro mangiamorte?-

-Ma non è vero.- corresse lei, confusa da quelle parole. Aveva scrutato gli occhi marrone scuro per qualche istante, come se avesse letto qualcosa scritto sulle pupille. -Scusami, non volevo.-

-Tu... leggi nella mente?-

-No, sono empatica. Ho dei poteri sui sentimenti delle persone.- spiegò lei brevemente, ancora imbarazzata. -Non sono ancora molto brava, quindi ogni tanto gli leggo senza accorgermene.-

-E hai visto che...-

-Odi colui-che-non-deve-essere-nominato, e anche parecchio, nello stesso modo in cui odi i tuoi genitori e tuo fratello. O è una sorella?-

-Oh... ehm... be', è vero.- ammise Nicholas spiazzato. -Io non leggo nella mente o faccio... magie con le emozioni degli altri. Mi piacciono gli incantesimi e... mi reputo bravo.-

-Per aver quasi distrutto la scuola, direi che lo sei anche.- ridacchiò la ragazza. -Suppongo che non avrai problemi con il professor Vitius.-

-No, gli incantesimi di levitazione sono parecchio semplici.-

-A me servirebbe una mano. Non sono riuscita a far volare neanche una piuma da quando sono qui.- sbuffò lei amareggiata.

-Nick!- chiamò una voce dalla fine del corridoio. I due si voltarono ad osservare Richard, che si avvicinava a grandi passi. -La professoressa... oh.-

Si interruppe vedendo la ragazza, anche se la cosa più strana fu vederla parlare con Nicholas. -Io... vado in biblioteca. Ci vediamo Nicholas Peverell.-

-Sì... certo... ci vediamo Nataly...- borbottò fissandola andare via. Il suo sguardo era piantato sul mantello che camminava spensierato lungo il piano, coperto appena dai capelli nocciola.

-Non posso lasciarti solo un momento che già ti trovi una ragazza.- gongolò Richard divertito, facendo arrossire l'amico in meno di un secondo.

-Guarda che è stata lei ad avvicinarmi, io non ho fatto nulla. Nessuno riuscirebbe a starmi vicino per più di dieci minuti e...-

-Rimandiamo le chiacchiere a dopo.- interruppe lui. -La professoressa McGranit ha chiesto di noi.-

 

Gli allarmi scattarono, facendo trasalire entrambi. Nick prese l'animale dalla valigia e cominciò a scuoterlo, senza ottenere nessun risultato.

-Oh no, va male... va molto molto male...- commentò Will mettendosi le mani tra i capelli. -Cosa facciamo.-

-Il solletico.- rispose sbrigativamente il mago cercando di liberare l'indice ed il medio dalle zampe palmate.

-Lei sta scherzando, spero.-

-No.- affermò sfilando le due dita ed usandole per solleticare la pancia del piccolo animale, da cui caddero numerose monete e lingotti. Wiliam osservò stupito l'oro cadere, visto che non sarebbe potuto essere tutto contenuto all'interno di una tasca così piccola. -Te l'avrò detto un milione di volte: giù – le – zampe – da – quello – che – non – è – tuo!- esclamò alternando le parole alle scosse per far cadere più preziosi possibile.

-Ehm... è tutto... ok?- chiese insicuro, non avendo la minima idea di quel che avrebbe dovuto fare in quella situazione. Era ancora confuso sul da farsi nei confronti del signor Skippers, e quell'immagine non aiutava. Obliviato o meno, non avrebbe mai dimenticato qualcosa del genere.

-Sì, è tutto nella norma.- tranquillizzò infastidito senza fermarsi. Era stato senza la sua supervisione per un bel po', quindi aveva solo una minima idea di quanti oggetti potesse aver sgraffignato.

-Per lei è normale scuotere un ornitorinco per far cadere oro?-

-È uno snaso.- corresse Nicholas. -E poi, sotto certi aspetti, è il mio lavoro.- spiegò poi diventando immediatamente cupo, stendendo le braccia senza lasciare la presa. -Cosa mi sono ridotto a fare per vivere? Sarei potuto diventare un insegnante...- commentò malinconico. -Passami la coccinella.-

-Cos'è? Un sonnifero?-

-No, è una manopola.- spiegò riattaccandola alla valigia. L'allarme si fermò in quel momento, facendogli alzare lo sguardo e tendere le orecchie che sentirono molti passi avvicinarsi. Puntò tutto l'oro ed i diamanti con il ramo di faggio, facendoli muovere fino alla posizione originaria, all'interno delle cassette di acciaio. -Abbiamo ancora meno tempo di quanto mi aspettassi, e considerando che io con il tempo ci gioco trovo questa situazione quasi comica.-

-Mi fa molto piacere, ma possiamo andarcene per favore?- chiese spazientito e leggermente spaventato Will. Nick si rimise in piedi infilando la bacchetta in tasca ed avviandosi verso l'entrata.

-Tranquillo, non ci troveranno mai.- affermò avvicinandosi alla grossa porta e spingendola per chiuderla aiutato da Will. -Nessuno può trovarmi.-

Appena si voltarono i due videro cinque poliziotti che gli puntavano contro le armi, posti a pochi metri di distanza da loro. -Sono andati di là, agente, li abbiamo chiusi dentro.- affermò Will spaventato, puntando il pollice alle sue spalle.

-Sono andati di là?- domandò in conferma Nicholas.

-Hai qualche idea migliore?-

-MANI IN ALTO.- ordinò una delle guardie, come se volesse ricordargli che fosse lì. Nick portò le mani lentamente sempre più vicine alla nuca, pronto ad afferrare con la destra una delle bacchette nascoste nel cappotto. -FERMO!- continuò lo stesso. Ma lui non era mai stato il tipo da seguire gli ordini.

In un attimo sfilò lo spesso e chiaro ramo di salice, disegnò distrattamente una “M” in aria con la punta e gridò. -ARRESTO MOMENTO ORA.-

La pistola del poliziotto si illuminò, ed un proiettile uscì in fretta e furia dalla canna. Il corridoio si riempì in un'istante di una strana gelatina verdognola che si tenne comunque a debita distanza dai due. Il piccolo oggetto metallico si fermò a mezz'aria, e con esso anche il tempo che lo circondava. -Non... hai appena fermato il tempo, vero?-

-Normalmente questo incantesimo impedisce le cadute, ma non me ne veniva in mente un altro, quindi pensavo che aggiungendo una mia personale variante... sai, ho creato tre incantesimi, sono abbastanza noto da dove vengo io.-

-In Inghilterra?-

-Non esattamente.- sorrise Nick allungando il braccio, e cambiano per un istante la luce che usciva dalla punta della bacchetta da verde ad azzurra. -Andiamo.- disse toccando Wiliam e smaterializzandosi fuori da lì.

 

Nicholas e Richard si fermarono di fronte l'ufficio della professoressa McGranit, sistemandosi dopo la corsa e riprendendo il fiato. Fissarono titubanti il legno per qualche secondo, prima che Richard facesse scontrare le sue nocche contro di esso, bussando tre volte.

-Avanti.- I ragazzi riconobbero immediatamente la voce severa ed autoritaria della professoressa, che sembrava volerli spaventare ancora prima di aprire la porta. Appena entrati si accorsero che, insieme a loro, era presente anche il preside, che guardava spensierato fuori dalla finestra. Lei, invece, era seduta alla scrivania, e li fissava furente. -Di chi è stata l'idea?-

-Mia, professoressa.- sussurrò Nick.

-Chi ti ha aiutato? Nessun mago di undici anni sarebbe in grado di fare qualcosa del genere.-

-Sono stato da solo. Non conosco nessuno che potrebbe aiutarmi. Ho trascinato Richard in questa storia solo perché è il mio amico.-

-Non hai amici tra gli studenti dell'ultimo anno?-

-Non ho amici.- tagliò corto lui, leggermente infastidito. Non accennava ad alzare lo sguardo, ma la donna si accorse di una tangibile differenza rispetto al piccolo Grifondoro spaventato che il mese prima era intimorito da i suoi genitori.

-In... ogni caso, quello che avete fatto è stato incredibilmente pericoloso. Credo che non serva dire che un altro tentativo porterebbe all'espulsione di entrambi. Dieci punti ti verranno tolti, Peverell, per l'enorme mancanza di giudizio nel gettarti in quel rituale.- disse la donna autoritaria. -Inutile dire che siete stati anche parecchio fortunati...-

-Non è stata fortuna.- interruppe Richard. -Nick è molto intelligente. Nessun altro sarebbe stato in grado di farlo, forse solo Silente!- esclamò trovando sempre più coraggio.

-Signor Underhill, siete entrambi maghi di undici anni. Credo che un qualsiasi esperto possa spiegarvi segreti inimmaginabili per voi.-

-Temo di doverti contraddire, Minerva. Ho personalmente analizzato gli scritti di Nicholas.- spiegò Silente senza voltarsi. -Nessun altro prima di lui era riuscito in qualcosa del genere. Posso chiederti chi te lo ha fatto scoprire?-

Nick abbassò lo sguardo. Il preside sapeva di quella sua maledizione, quindi non serviva a nulla mentire. -Lui.-

Il preside si voltò, fissandolo con uno sguardo rassicurante che non venne ricambiato. -Qualsiasi cosa dirai ti prometto che non uscirà da questa stanza.-

-Il... io... vedo gli spettri.- spiegò alla ricerca delle parole. -Quelli che non sono fantasmi, e sembrano ancora vivi. Quelli che non vede nessun altro.-

-Ma... i medium pensavo fossero estinti...- commentò preoccupata la professoressa McGranit, osservando il preside.

-Come si chiama?- domandò lui ignorandola.

-James.- rispose Nicholas dopo alcuni secondi, alzando la testa.

-Da quanto non lo vedi?-

-L'ultima volta eravamo insieme sul treno.- raccontò. Richard fissava l'amico stupefatto, non avendolo mai visto aprirsi così tanto con nessuno.

-Fammi sapere se dovessi vedere qualcosa di... più strano degli standard della scuola.- disse il professor Silente avvicinandosi ai due con piccoli passi, tenendo le mani dietro la schiena. -Ebbene, spero che entrambi abbiate ragionato sulla mia offerta.-

-Sì.- risposero all'unisono. -Accettiamo entrambi.- continuò Richard.

-E io che pensavo di dovervi fare la predica.- ridacchiò. -Ci vedremo a giorni alterni, sulla riva del lago nero dopo cena. Inizieremo domani. I professori ed i prefetti verranno informati del vostro permesso di rimanere fuori dai dormitori nonostante l'ora tarda, non preoccupatevi.-

-Andate adesso, non saltate la cena.- incoraggiò la professoressa McGranit, con un tono simile ad un ordine. I due si voltarono ed uscirono senza aggiungere una parola, emozionati per le lezioni extra che li avrebbero attesi il giorno successivo. -Non credi di star esagerando?-

-Forse. Molto probabilmente.- sospirò il professor Silente. -Certo, sono ragazzi con un talento incredibile ed un potenziale ancora più grande.-

-Nelle loro vene scorre magia grezza. Parte della carica magica della scuola è rimasta nei loro corpi.-

-Ed è proprio per questo che dobbiamo assicurarci della loro sicurezza, e che i loro incantesimi non siano troppo potenti per la loro età o per le loro bacchette.- spiegò avviandosi alla porta, pronto a lasciare l'ufficio. -E poi, in fondo, sono quasi costretto a farlo.- commentò in un sussurro.

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Capitolo 6
*** Il brutto scherzo di due Corvonero ***


Capitolo 6: Il brutto scherzo di due Corvonero

 

I lunghi tavoli della sala grande erano già stati imbanditi come di consueto, consentendo al buon odore di cibo di attirare i due a tre rampe di scale di distanza. Nicholas aveva già capito che la sua linea non sarebbe durata a lungo, ma molti altri maghi di sua conoscenza si concedevano qualche chilo di troppo, quindi non pensava sarebbe stato un grande problema. Avrebbe passato l'estate a Diagon Alley, alla ricerca di un abito che avrebbe occultato il suo essere paffuto, ma non era ancora necessario, fortunatamente.

-Non vedi James dall'espresso? Com'è possibile?- domandò incredulo Richard, mettendosi a sedere di fronte l'amico. Avrebbe voluto porgli la domanda da quando erano usciti dall'ufficio della professoressa McGranit, ma fino ad allora avevano solo espresso a vicenda la loro emozione per le lezioni private del preside, facendo passare la questione in secondo piano.

-Non lo so. È da quando sono ad Hogwarts che non vedo più spettri. Non fraintendere, la cosa mi piace.- sospirò in risposta. -Forse... gli incantesimi protettivi della scuola gli impediscono di entrare, non so...- ragionò versandosi un'abbondante porzione di minestra.

-Ma, insomma... tu dovresti comunque essere in grado di percepirli.-

-Non sento nulla, te lo giuro.-

-Ehi, ma tu sei Nicholas Peverell!- esclamò un ragazzo sedendosi di fianco a lui con fare molto espansivo. I due non ci misero più di un secondo per riconoscerlo: era Matt Graves. -Ho saputo che sei stato per un po' in infermeria dopo il tuo fallito tentativo di far esplodere la scuola.-

-Mi piacerebbe correggerti, ma non credo che un mago di bassa lega sarebbe in grado di capire i miei ragionamenti.- rispose puntandogli contro lo sguardo e senza accennare ad un sorriso.

-La tua lingua è molto velenosa per essere un Grifondoro.-

-E tu sei parecchio ottuso per essere un Corvonero.-

Passarono alcuni secondi di silenzio, poi Matt si sporse verso Nick, avvicinando pericolosamente i loro visi. -Ho saputo che i tuoi genitori sono mangiamorte.- sussurrò.

-È una voce che ormai non sembra più essere molto segreta.- commentò, cercando di mostrarsi impassibile al meglio delle sue possibilità. Avrebbe voluto chiudere la conversazione in quel momento, ma sapeva che non sarebbe stato così facile.

-Mi auguro che tu non abbia gli stessi obbiettivi.-

-Mi auguro che tu abbia il buonsenso di non dare consigli a maghi superiori a te.- rispose a tono Nick. Graves si alzò di scatto, raggiungendo a grandi passi il tavolo della sua casa.

-Ma cosa voleva fare?- domandò Richard, rimasto taciturno fino ad allora.

-Spaventarmi, credo.-

-Non sei mai stato facile spaventarti.- ridacchiò.

-BLEAH! Sa di pipì di folletto questa zuppa.- mugugnò dopo alcuni abbondanti cucchiai.

-E come fai a sapere che gusto ha la pipì di folletto? Ti servivano più assaggi per esserne sicuro?- chiese divertito. -Nick, le tue mani.- avvisò poi, diventando subito pallido in volto.

Il ragazzo si fissò i dorsi, su cui erano cominciata ad apparire un'abbondante peluria bianca. -Polisucco.- sussurrò preoccupato mentre il cuore cominciava a martellare contro lo sterno.

-Andiamo nella sala comune, troverò qualche rimedio.- incoraggiò Richard togliendosi il mantello e passandoglielo. Nicholas lo indossò sopra la testa, coprendosi completamente prima di alzarsi e scattare verso l'entrata.

-Accio.- disse una voce alle sue spalle, tirando indietro i soprabiti e rivelando il naso appuntito sopra sei baffi perfettamente dritti. Un flash lo accecò poco prima che il rumore di una fotocamera gli riempisse le orecchie. Di fronte a sé un Corvonero lo fissava beffardo, sventolando la fotografia su cui stavano apparendo i primi segni. La mano di Nicholas si serrò intorno alla bacchetta. In due interi ed interminabili secondi non gli era venuto in mente un solo incantesimo che non gli avrebbe volentieri scagliato contro con tutta la magia che si ritrovava in corpo. Richard, però, fu più rapido, circondandolo in un abbraccio e trascinandolo lungo le scale. Il cuore non era più spaventato, ma colmo di rabbia. Aveva sentito due parole dette da Matt Graves che gli avevano fatto venir voglia di scoprire se era vero che le maledizioni senza perdono erano davvero così imperdonabili come dicevano i libri. “Nicky Micky”, questo aveva cominciato a canticchiare a ripetizione, come un disco rotto che avrebbe continuato in eterno. Nella sua mente, almeno, lo avrebbe fatto.

Non sentì la parola d'ordine detta dall'amico che ormai lo aveva trascinato per quasi tutto il castello, e non sentì neanche quando lo lasciò cadere sul letto. Sentiva solo la sua bacchetta, e una forte voglia di usarla contro ogni Corvonero che gli capitava a tiro.

-Ora stai calmo e seduto, se l'hanno preparata bene l'effetto svanirà in un ora.- disse Richard lasciandolo sul materasso e chiudendo le tende del letto a baldacchino.

-Tu se vuoi puoi tornare giù.- avvisò con voce molto più acuta rispetto a quella che aveva di solito.

-Direi che mi è passato l'appetito.- ammise sfilandosi la cravatta. -Dammi la bacchetta.-

-Perché?-

-Non voglio che tu faccia cose di cui potresti pentirti. Io ho saltato il capitolo sulle maledizioni senza perdono, ma non so se tu hai fatto altrettanto.-

Come risposta Nicholas fece cadere il ramo di sambuco per terra, ai piedi dell'amico. -Contento?-

-Sì. Stai bene? Insomma, ne vuoi parlare?-

-Voglio dimenticarmelo il prima possibile, non ne voglio parlare. Adesso ho solo voglia di uccidere quei due, quel Graves ed il tipo che ha fatto la foto.-

-Ma a mente lucida puoi dire che...- incoraggiò Richard.

-Li torturerò prima di farlo.-

-Nicholas, non sono queste le parole che dovresti dire.-

-Li lancerò qualche fattura.- si corresse poi. Riuscì a sentire lo sguardo dell'amico trafiggerlo anche senza doverlo intercettare con il proprio. Prese un lungo respiro e cercò di controllare il battito. -Farò finta di niente come ne compete ad una mente superiore.-

-Così ti voglio.- sorrise Richard continuando a cambiarsi.

-Sicuro che non posso neanche fargli esplodere il gufo? Neanche a Graves?-

 

Era appollaiato sul uno dei tanti gradini che portavano alla torre di Divinazione. Osservava fuori dalla finestra la pioggia martellare il castello, con grosse gocce che si trascinavano lungo la vetrata colorata. La sua mente si stava svuotando, o almeno lui cercava di fare ciò.

-John?- domandò una voce alle sue spalle, facendolo sussultare. Lui voltò il collo di scatto, vedendo l'uniforme da Grifondoro ed i capelli disordinati.

-Tu sei il pupillo di James, dico bene?- domandò alzandosi. -Silente, giusto?-

-Chiamami Albus. Mi spiega molti incantesimi, ed il mio obiettivo è imparare. Lo reputo molto più portato di altri insegnanti.- affermò mentre l'altro si alzava.

-Sì, gli piace mostrare quanto sia bravo.- sorrise spostando di nuovo lo sguardo verso l'esterno. -Come ti sei avvicinato a lui?-

-Stavo provando l'incantesimo Evanesco su una pietra, senza riuscirci. Lui era nelle vicinanze e stava creando sculture con i rami degli alberi. Gli ho chiesto aiuto e lui mi ha proposto di diventare suo allievo. Gli chiesi perché avrei dovuto accettare e lui ha...-

-Sfoggiato le sue abilità?- domandò con un lungo sorriso. -Lo fa spesso.-

-Sì, be'... io dovrei andare.- spiegò quasi impacciato, accennando ad un grosso libro, superandolo e continuando a scendere le scale.

-Albus, posso farti una domanda?-

-Certo.- acconsentì il giovane, fermandosi ad alcuni gradini di distanza.

-Se tu avessi un segreto, uno oscuro e molto brutto, che porterebbe a pensare un sacco di pregiudizi, lo diresti ai tuoi amici?-

Albus rimase leggermente perplesso dalla domanda, fissando un angolo della finestra mentre formulava una risposta. -Se uno di questi amici si chiama James Gryffndor, sì, lo farei.- rispose sicuro. [Gryffindor → Grifondoro. N.D.A.]

John annuì. Si ricordava del giorno dello smistamento. Per come il ragazzo si era comportato sul treno, era sicuro sarebbe finito in Tassorosso. Sembrava fedele e leale, e poi si era confermato come tale. Successivamente aveva rivelato un'intelligenza superiore alla media, ed in molti si erano chiesti come mai non fosse stato nella stessa casa del suo amico Nathaniel. Ma tutti sapevano che era anche uno dei più coraggiosi maghi all'interno della scuola, e anche abbastanza pazzo da cambiare il suo cognome dopo una soffiata ottenuta a Diagon Alley riguardo le sue origini. -Grazie, mi serviva sentire queste parole.- spiegò annuendo. Silente non aggiunse altro, limitandosi a tirare pigramente le labbra prima di continuare a scendere le scale.

John si rannicchiò di nuovo sul gradino, tornando a fissare la pioggia un po' meno triste di prima.

Non voleva dormire.

 

Nicholas sussultò quando la professoressa McGranit fece cadere un grosso tomo di trasfigurazione sul suo banco. Era rimasto sveglio tutta la notte per risolvere un indovinello letto su un libro di aritmanzia ed il professor Silente aveva sicuramente ragione: le lezioni erano incredibilmente noiose ai suoi occhi. La classe aveva appena imparato a tramutare un fiammifero in uno spillo, ma il procedimento inverso sembrava ancora molto difficile. -Signor Peverell, posso chiedere come mai si addormenta durante la mia lezione?-

-Scusi professoressa, sono rimasto sveglio tutta la notte.- mugugnò lui cercando di giustificarsi.

-E come mai?- domandò lei ancora.

-Per ripassare questo incantesimo.- mentì prontamente il ragazzo.

-Due punti in meno a Grifondoro, neanche lo studio giustifica il dormire sui banchi.- rispose severa continuando a camminare tra gli studenti. -Ma visto che ha passato la notte in bianco per il ripasso, perché non mostra alla classe come farlo?-

Dalla porta si sentirono due fragorosi TOC che fecero voltare tutta la classe. Lo sguardo di Nicholas fu l'unico a non voltarsi, rimanendo concentrato sullo spillo sul tavolo, poggiato sopra il quaderno. -Scusi professoressa, sono venuto a consegnare il mio tema.-

Nick si irrigidì ed i suoi occhi ci misero pochi attimi a riempirsi di rabbia. Aveva riconosciuto immediatamente la voce: era quella di Matt Graves. Richard, appena lo vide, strinse le dita al polso dell'amico, fermando la mano armata dalla bacchetta. -In anticipo come al solito.- commentò appena sorridente la professoressa McGranit. -Puoi lasciarlo sulla mia cattedra. Visto che ci sei, potresti mostrare a questa classe la semplicità di questo incantesimo di trasfigurazione?- chiese indicando la cattedra.

-Certo, professoressa.- rispose lui appena la raggiunse. Puntò la propria bacchetta contro lo spillo, ingrandendolo e facendo cambiare il colore molto velocemente. La testa si allargò ed il corpo si fece squadrato, fino a quando un fiammifero non apparve al posto dell'ago.

-Eccellente, due punti a Corvonero. Una trasfigurazione eccellente.- si complimentò la professoressa, voltandosi poi verso la classe. -Questo è ciò che dovete essere in grado di fare entro la fine dell'anno, se vi concentrerete sarà molto più facile. Basta solo fare un po' di attenzione. Signor Peverell, ha qualcosa da aggiungere?-

Nicholas teneva lo sguardo puntato su Matt. Dal fatto nella sala grande, non lo aveva più visto in giro per i corridoi, merito forse di Richard che cercava di tenerlo a bada. Teneva la bacchetta stretta in pugno, tenuta con tutta la forza che riusciva a trovare nelle dita. Quando il ragazzo lasciò la presa dal polso di Nick, gli spilli cominciarono a fluttuare: prima quelli del suo banco, poi quelli più vicini a lui e dopo tutti quelli della classe. Mentre si radunavano lentamente sopra la sua testa, continuavano a trasformarsi in fiammiferi e ritornare aghi, senza mai rimanere per più di un secondo la stessa cosa. Nick si alzò di scatto, facendo schizzare i piccoli oggetti contro il banco. Gli spilli diventarono fiammiferi che si accesero, bruciando con calma e senza fretta. Il ragazzo fissò il Corvonero per qualche interminabile secondo di silenzio, colpito dagli sguardi stupiti da parte di tutti, prima di prendere la cartella ed uscire rapidamente dalla stanza. Lo sguardo di Richard cadde sui fiammiferi dopo qualche istante, vedendo che non erano posizionati casualmente: il simbolo dei doni della morte bruciava in piccole fiammelle, intente a raggiungere il tavolo lentamente. Graves deglutì, e anche la professoressa McGranit ci mise qualche secondo per parlare. -P...prendete degli altri spilli, e continuate ad esercitarvi.-

 

Elisabeth e Nathaniel si trovavano in biblioteca, alla ricerca di qualche curiosità nel disperato tentativo di rendere sufficiente il saggio della ragazza. Gli occhi ambra di lei si mossero solo dopo alcuni lunghissimi minuti dalla carta vecchia e profumata, spostandosi verso la finestra. -Se ci prendessimo una pausa?- propose nel disperato tentativo di far passare quel mal di testa.

-Sì, abbiamo ancora tutto il giorno.- acconsentì lui chiudendo il grosso tomo. -Tu... stai bene, vero? In quel senso.-

-È passata una settimana, stai tranquillo.- sorrise lei, puntandogli contro uno sguardo rassicurante. -Sono sempre così, ma domani starò meglio.- I due sussultarono quando, senza nessun preavviso, James si sedette di fianco la ragazza, crollando letteralmente sulla sedia e lasciando cadere i libri sul tavolo, sfoggiando un volto palesemente stanco. -Giornata dura?-

-Studiare rituali non è semplice quanto mi aspettavo.- rispose afflitto. -Senza considerare che devo imparare tutte le rune a memoria e ogni loro differente significato.-

-Dai, in fondo è solo per quest'anno. Poi ti metterai a studiare più approfonditamente storia della magia, no?-

-Cosa? Perché dovresti studiare storia della magia?- domandò spiazzata Elisabeth conoscendo l'odio del ragazzo nei confronti della materia.

-Mio padre vuole che io entri in politica. Non mi interessa assolutamente farlo, ma in fondo non credo di avere voce in capitolo.- mugugnò aprendo il primo libro che si trovò di fronte. -Voi invece come state?-

-Tutto bene. Voglio vedere se Elisabeth è in grado di scrivere da sola un saggio.-

-Sono pienamente capace!- sbottò lei chinandosi sulla pergamena. -Ma... apprezzerei un piccolo aiuto.- aggiunse dopo qualche secondo di silenzio.

Nathaniel si mise subito ad aiutarla, sottolineando quanto fosse semplice aggiungere informazioni allo scritto, mentre James prese copiosi appunti sui rituali appena imparati. Uno lo preoccupava più degli altri: permetteva di mostrare la luna come piena in qualsiasi notte. Serviva per studi astronomici, ma con due lupi mannari nella scuola aveva paura di chiunque altro seguisse il corso insieme a lui.

 

Nicholas era seduto sulla riva del lago, poco distante dall'acqua e con la schiena poggiata ad un grande masso. Fissava l'orizzonte con sguardo perso, mentre la bacchetta continuava a lanciare quell'incantesimo. Mancavano pochi minuti alla lezione privata del professor Silente e, esattamente come al solito, Richard era in ritardo. I primi freddi erano arrivati, costringendolo ad avvolgersi in un pesante mantello di lana ed indossare un paio di guanti e la sciarpa della sua casa.

-Peverell.- chiamò una voce alla sua destra. Riconoscendola, il ragazzo scattò in piedi, tenendo lo sguardo basso.

-Professoressa McGranit. Io ho il permesso per stare qui. Ho una...-

-So che il professor Silente si è preso la briga di dare a te ed Underhill lezioni private, sono venuta a parlarti di quello che è successo oggi nella mia aula.- disse severamente avvicinandosi con le mani lungo i fianchi. Nicholas arrossì appena, e non per il freddo. -Chiedo troppo se voglio che tu non ti metta in mostra con incantesimi complicati come hai fatto oggi?-

“Lei mi ha detto di mostrarlo alla classe...”

-No, professoressa...- sussurrò a capo chino, pensando che quelle parole fossero meglio dei suoi pensieri.

-Non ho idea di cosa sia successo in quell'aula, se hai problemi con gli studenti o non ti piace la mia materia...-

-No!- esclamò, per poi ricomporsi imbarazzato. -La... la sua materia mi piace molto.-

-E allora cosa è successo? Quel comportamento mi ha insospettito molto, non lo nego.-

-Nulla, professoressa.- tranquillizzò lui abbozzando un sorriso. -Non è successo nulla.-

La McGranit lo osservò per alcuni lunghi secondi dall'alto verso il basso con uno sguardo diverso da quello severo che usava di solito. Era incuriosito, come se volesse cercare un segreto nascosto in bella vista. Non riuscì comunque a cogliere quello di Nicholas, o del suo rapporto con Matt Graves. -Molto bene, allora ti lascio.-

-Buonanotte, professoressa.- salutò Nick.

-Altrettanto, Peverell.- disse lei voltandosi e camminando a piccoli passi verso il castello, incontrando a metà strada Richard, che correva verso l'amico il più velocemente possibile.

-Sono... in... ritardo?- domandò con il fiato corto, poggiandosi alle ginocchia.

-No, sono io che arrivo sempre in anticipo.- rispose il ragazzo ironico. -Dov'eri?-

-Dovevo... restituire un libro...- continuò riprendendo fiato. -Allora? C'era bisogno di dare spettacolo?-

-Sì con Graves. Hai ragione, a mente lucida posso dire di non volerlo uccidere, ma mi piacerebbe restituirgli il favore. Non so, renderlo dipendente dalla pozione urticante, ad esempio.-

-Io davvero non capisco come mai tu non sia finito in Serpeverde...- commentò avvicinandosi a lui, e mostrando i primi centimetri di differenza che si stavano formando tra i due.

-E io non capisco come mai quel dannato uccellaccio ce l'abbia tanto con me!- sbottò alzandosi e facendo un paio di passi verso il lago. -Insomma, non gli ho fatto nulla di male.-

-Potrebbe essere per... i tuoi genitori?-

-I miei genitori servono Voldemort, e allora?- domandò confuso. -Io cosa centro?-

-Nicholas, non pronunciare quel nome.- rimproverò Richard serio. Nick scherzava spesso con l'amico, e sapeva che raramente lo si poteva vedere di mal umore, ma quando ciò accadeva era per un motivo più che valido.

-Pronunciare quel nome ti rende molto sciocco.- aggiunse Silente dalle spalle di Richard, dietro la grossa roccia. -O molto coraggioso.-

-Professor Silente, io...-

-Non cercare di difenderti, ragazzo. Se non ci fosse la possibilità di dire quel che si vuole ad Hogwarts, allora farla sparire sarebbe stata una buona idea.- ridacchiò avvicinandosi a Nicholas. -Lui è qui?-

Il ragazzo scosse la testa, intuendo rapidamente di chi stesse parlando. -No. Credo che uno degli incantesimi protettivi della scuola gli impediscano di entrare.-

-Oh be', peccato. Speravo di farci qualche chiacchiera. Sai, per conoscere meglio chi ti ha aiutato a studiare fino ad oggi.- sospirò osservando la riva del lago, portando poi gli occhi verso l'orizzonte illuminato dalla luna. -Se non vado errato, non circolano buone voci sui medium, vero?-

Furono entrambi a scuotere la testa. -Si dice portino sfortuna, miseria e morte.- spiegò Richard alzandosi, diretto verso l'amico.

“Grazie per la precisione...” pensò tra sé e sé l'altro.

-Mh... e tu credi sia vero?-

-Forse. Diciamo che i guai trovano me, la maggior parte delle volte.- disse facendo spallucce.

-Sui tuoi poteri? Sei in grado di controllarli?-

-Ora sì. Riesco a fare sedute spiritiche e tutto il resto. Ho solo un po' di difficoltà quando li incontro in giro, gli spettri mi sembrano persone normali quando li vedo per strada. I fantasmi invece... be', è più come loro guardano me che viceversa.-

-Chiederò personalmente che la smettano tutti.- annunciò prima di voltare gli occhi sull'altro. -Tu, Richard? Anche tu vedi l'invisibile o... hai un qualche altro potere di cui dovremmo sapere qualcosa?-

A Nicholas scappò un lungo sorriso, mentre i lunghi capelli ricci del ragazzo diventarono viola, poi azzurri, arancioni ed infine tornarono al solito marrone scuro. -Il nome dovrebbe essere metamofomagus, se non ricordo male, ma è troppo lungo per i miei gusti.-

-Quindi, come la chiami?-

-”Una grande figata”, anche se non è una terminologia che uso di solito con maghi come lei, signore...- ammise leggermente imbarazzato. -Lo sa solo Nicholas e la mia famiglia, quindi... vorrei rimanesse un segreto.-

-Certo.- acconsentì il professore. -Mi rendo conto che trattenere dei giovani ragazzi come voi lontano dal letto non sia un bene, quindi oggi impiegherò la prima delle nostre lezioni private per un... “avvertimento”.- disse avvicinandosi. I due si misero ben dritti, attenti alle parole del preside. -Io vi insegnerò la magia. Magari in una lezione imparerete un incantesimo che richiede un intero corso, con le vostre capacità ed i vostri poteri acquisiti con quel rituale che, nonostante la mia indole, ne sottolineo la stoltezza. Voglio assicurarmi che la magia non esca da sola dalle vostre bacchette o dal vostro corpo in maniera incontrollata, quindi non perderò tempo nel dirvi come queste magie dovrebbero essere usate. Questo dovrete impararlo da soli.-

Le sue parole erano stranamente pesanti e lente, entrando nelle loro orecchie in maniera quasi dolorosa. -E... come dovremmo impararlo?- chiese Nicholas titubante.

-Lo capirete. Non si può spiegare quale incantesimo usare, posso solo insegnarvi nella speranza che quelli sbagliati li userete solo in questo nostro spazio.- concluse avvicinandosi ai due, chiudendo la distanza che li separava. -Un giorno potreste sentirvi davvero arrabbiati, o molto tristi, e in preda a queste emozioni sareste disposti ad usare incanti che normalmente non sfiorereste neanche con la vostra mente. È questo che dovrete imparare da soli, la parte più difficile: quando bisogna smettere di essere nel giusto per colpa della magia. E ora filate a letto, hop hop!- incoraggiò all'improvviso, facendoli sussultare. Richard e Nicholas cominciarono a camminare a grandi passi verso il castello, bisbigliando commenti sul discorso appena ricevuto e senza la minima intenzione di guardare indietro. Il preside puntò lo sguardo sul lago, fissandolo pigramente e con tristezza. -James... cosa mi fai fare...- commentò a poco più di un sussurro, sogghignando.

 

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Capitolo 7
*** Estate nel fienile ***


Capitolo 7: Estate nel fienile

 

Richard non si fece mai troppe domande al riguardo. Era raro vedere il proprio amico Nicholas fuori dalla sua lussuosa villa nella periferia di Londra, dato che i momenti in cui gli era concesso di uscire, decisi dai suoi severi genitori, erano più unici che rari.

La scuola era finita ormai da un paio di settimane e, esattamente come i due avevano previsto, si erano aggiudicati il massimo di voti negli esami di fine anno. Le lezioni con il professor Silente si erano concluse con gli altri corsi, e adesso i due conoscevano fin troppi incantesimi per i gusti dell'uomo che aveva insegnato loro tutto ciò che sapevano degli animali fantastici: Newt Scamander. Era un allegro e paffuto vecchietto che, ormai da alcuni anni, faceva venire Richard e Nick nella sua fattoria per insegnare loro come prendersi cura degli animali, e anche per tenerli impegnati in quei tre mesi che entrambi descrivevano come “Un'agonia ferma nel tempo.”. L'incapacità di usare la magia li aveva investiti in pieno come lo stesso treno che accompagnava gli studenti al castello, non dando il tempo ai due di prepararsi all'idea. Newt, su richiesta esplicita dei genitori di entrambi, teneva le bacchette dei due sotto chiave, e la cosa non era di gradimento per nessuno dei due.

Sin dal loro arrivo si erano concentrati su una delle grosse stalle, quella a sud-est, intenti a prepararla per i due Erumpent che sarebbero tornati a casa entro la fine del mese.

-Secondo me non si può fare.- commentò Richard facendo cadere una grossa balla di fieno dal piano superiore.

-E da quando saresti diventato un esperto di passaporte?- domandò beffardo facendola rotolare fino al suo posto. -E poi la tua opinione non conta, dicevi anche che era impossibile per noi due smaterializzarci nonostante le difese di Hogwarts, eppure per poco non siamo stati espulsi.-

-Sì, ma abbiamo rischiato l'espulsione per aver quasi fatto sparire la scuola, non per aver tentato la fuga.-

-Quello è stato... solo un mio piccolo errore di calcolo.- bofonchiò bevendo avidamente da una bottiglia d'acqua. -Secondo me, è perfettamente possibile.-

-Nick, non puoi creare una passaporta a dodici anni.-

-Secondo me invece sì. Lo farò con il mio baule, in questo modo arriverò al binario prima di chiunque altro.-

-Considerando i tuoi trascorsi, credo che il binario potrebbe mettersi a volare prima del tuo arrivo.-

-Sai, potresti scrivere l'angolo comico della gazzetta del profeta, con tutto l'umorismo che fai.- disse incrociando le braccia. -Hai sentito tua sorella e tuo fratello?-

-Oliver non vuole venire, preferisce studiare e fare bella figura come me, stando alle sue parole. Amy invece è tenuta a lavoro, una missione in Cina occidentale.-

-Sembra che lì i Petardi cinesi siano lunghi più di cento metri. Cavolo, vorrei vederlo un drago.-

-Conoscendoti ne infilerai uno nella valigia prima dei sedici anni.- ridacchiò scendendo. -Invece? Artemis cosa dice?-

-Quello che dice sempre. Vorrei tanto che tornasse com'era prima. È da quando è partito per il suo primo anno che non è più lo stesso.- borbottò cupo. -Mi invita a studiare, ma abbiamo già finito i compiti sul treno, quindi...-

-E... non ti senti con nessun altro?- domandò Richard gongolando.

-Con chi? Non ho fatto grandi amicizie durante l'anno.- sospirò estraendo un piccolo coltellino svizzero e sistemando i cordini che tenevano il fieno.

-Neanche con una certa Nataly Williams?-

-Senti, stiamo solo vicini a pozioni, incantesimi ed astronomia, non puoi pensare che sia la mia fidanzata solo per questo.-

-Peccato, ero sicuro che questa lettera fosse da parte sua, ma devo essermi sbagliato, evidentemente.- ragionò Richard estraendola dalla tasca. Nicholas scattò verso di essa, strappandogliela di mano e aprendola in fretta e furia. -O forse no...-

-Questa è di Sara, non di Nataly.- brontolò leggendola con molta meno voglia.

-Chi? Aspetta, ti senti con ben due persone? E sono entrambe ragazze?!- chiese stupito indicando la pergamena.

-Sì.- rispose Nick guardandolo storto. -Sara White, Serpeverde, è del nostro anno. Mi chiede consigli, di tanto in tanto, e nonostante io odi tutti quelli che indossano cravatte verdi o blu, l'aiuto.-

-Ti rendi conto che odiare metà scuola non rende semplice farsi degli amici?- chiese avvicinandosi. -Cosa dice?-

-Vuole sapere se voglio venire a casa sua un pomeriggio.- rispose finendo di leggere.

-White... White come Charles White? L'autore della saga delle streghe salta-tempo?- domandò eccitato. -Leggo ogni suo romanzo! Lo adoro. Quando si scopre che Taylor è viva poi... e devono cominciare a saltare anche nello spazio per salvarla e...-

-Ok, ora basta. Quando inizi a parlare di cose che non capisco non è mai un bene.- interruppe Nick alzando l'indice e ponendolo tra loro. -E poi no, non ho intenzione di andare a casa sua.-

-Potresti anche rimediarla una dedica al tuo unico amico.- bofonchiò incrociando le braccia.

-Ha ragione.- commentò James facendo lo stesso. -Su, accetta quell'invito, cosa ti costa?- domandò poi. Nicholas lo squadrò con sguardo di disappunto, mentre Richard sorrise quando lo vide fissare uno spazio vuoto.

-È qui?- domandò emozionato, con un ghigno che allungava sempre più le sue labbra. -Indossa il cappotto anche adesso con il caldo?-

-Sì, e poi è uno spettro, non sente caldo.-

-Be', un cappotto però è comunque eccessivo!-

-Perché non provi una seduta spiritica? Almeno mi vedrebbe e la maggior parte della sua curiosità svanirebbe.-

-Io non accetterò più il benché minimo consiglio da parte tua. Non so se te lo ricordi, ma l'ultima volta che l'ho fatto sono quasi morto, ho fatto scoppiare la scuola e ho coinvolto il mio unico amico.-

-Di cosa state parlando?-

-Nicholas, perché non provi uno dei rituali che ti ho insegnato? Magari l'ultimo di cui abbiamo parlato.- disse il ragazzo ignorando Richard ed avvicinandosi allo spettro. -Sono state le tue parole, James, dico bene?-

-Non credevo avrebbe funzionato. Io non ero mai riuscito ad aumentare la potenza di un incantesimo con quei simboli.- si giustificò mettendosi in piedi.

-È per questo che li ho cambiati!- sbottò quasi arrabbiato. -Hai idea di cosa significhi? Sentirmi sempre carico? E lo devo ai tuoi calcoli errati. Per una volta vuoi gentilmente provare a non complicarmi la vita?!-

-Io non ti chiedo nulla in cambio. Voglio solo fermare Jack una volta per tutte.-

-BE' IO NO!- sbottò decisamente alterato, non accorgendosi dello schiarimento impercettibile dei suoi occhi. -Io non voglio essere l'eroe, non voglio essere il prescelto e non voglio affrontare maghi oscuri!-

-Io non sto capendo molto...- borbottò Richard alle spalle dell'amico, sperando di attirare la sua attenzione.

-James, lo spirito che mi perseguita da sempre, più o meno, sta cercando di invogliarmi nel... vediamo... come posso dire... oh, sì: combattere un mago oscuro di più di duecento anni.-

-Tecnicamente non è un mago oscuro.- corresse James alzandosi e raggiungendo Nicholas a piccoli passi. -È quel che resta della sua anima. È uno spirito come me, ed è dovere di un medium affrontarlo.-

-Io non ho chiesto di essere un medium! Io volevo solo essere normale, se non fosse per te probabilmente avrei già spezzato a metà la mia bacchetta!-

-Sul serio?- domandò William. Era poggiato su una colonna, vicino l'entrata del capanno, con le mani nelle tasche di un abito babbano. -Hai uno strano rapporto con la magia, allora.- sorrise poi.

-Zio Will. Da quanto sei lì?-

-Da abbastanza per insospettirmi.- rispose senza distogliere lo sguardo. Osservava il nipote, con quello sguardo a cui sperava di abituarlo. Era preoccupato per lui, e capirlo non era difficile. -C'è qualcosa che non va?-

-A parte il fatto che vedo cose che nessun altro può vedere? No, non c'è niente che non vada.- rispose avviandosi verso l'altra grande apertura del fienile, uscendo a grandi passi veloci. Sentiva il suo cuore sbattere contro il petto e la testa ribollirgli di rabbia.

William si staccò dalla colonna rimettendosi dritto, tenendo però le mani in tasca. Fissò il nipote andare via, non sapendo se o cosa dire per fermarlo. Magari doveva solo allontanarsi, schiarirsi le idee ed il giorno dopo sarebbe tornato lo stesso Nicholas instabile a cui era abituato, con un disperato bisogno di amore e affetto. Ma sapeva anche che non poteva rimanere di quel comportamento per sempre, quindi rimanere in silenzio poteva non essere la mossa migliore.

-Dimmi Richard, ti ha mai parlato di questo spettro che lo segue?-

-Non molto, a dire la verità. So che si chiama James, o almeno si chiamava così quando era in vita. Si afferma erede diretto di Godric Grifondoro, ma nessuno gli ha mai creduto. Indossa quasi sempre un frac rosso cremisi e gli ha spiegato tutto quello che sapeva sulla magia prima degli otto anni, e successivamente Nick ha ripetuto le lezioni a me. Non ricorda da quanto sia con lui e... be', basta, se non erro.-

-Bene, adesso lo so anche io.- sospirò tirando pigramente le labbra. -Vieni, ho preparato la limonata, avrai sete.-

-Ne porto un po' anche a Nicholas.-

-Meglio di no. Forse dovremmo lasciarlo solo per qualche minuto. Aspetteremo che torni, e se ha sete lo farà di sicuro.- ragionò voltandosi ed uscendo dal grosso capanno. Richard annuì, seguendolo fino alla piccola abitazione dove viveva il signor Scamander.

Conosceva Nicholas, e con lui la maggior parte di quei segreti che sarebbero dovuti rimanere nascosti. Sapeva molte più cose di suo zio William, e quindi poteva anche correggere la sua ipotesi: Nick non voleva aiuto, ma ne aveva bisogno.

 

Era una collina a rendere discreta la fattoria Scamander, oltre la quale si poteva vedere un lago cristallino e una distesa di campi di grano che proseguivano a perdita d'occhio. Nicholas era seduto proprio sull'apice di quella collina: tormentava una spiga di grano con le mani mentre fissava l'orizzonte, regolarizzando il respiro ormai da almeno un paio d'ore. Non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando si era seduto per terra, ma ormai era pomeriggio inoltrato, ed il sole stava pigramente iniziando a lasciare spazio alle prime stelle che sembravano brillare in anticipo. Tutto era immerso in una tenue luce arancione, e in un silenzio imperfetto interrotto solo dal vento, che lo accarezzava di tanto in tanto. Ne aveva bisogno, di quella pace e tranquillità che stava quasi per dimenticare.

Fu un suono ad interrompere quei pensieri tranquilli e a farlo mettere all'allerta: le spighe venivano mosse in maniera diversa da come il vento aveva fatto fino a quel momento. -Non sono in vena di chiacchiere.- annunciò senza voltarsi.

-Sono arrivato fin qui, potresti avere almeno la decenza di non essere così scortese.- rimproverò con fare ironico, avvicinandosi molto lentamente con le gambe stanche.

-Zio Newt, scusa, pensavo fossi Richard.- si affrettò a dire lui voltandosi, scattando in piedi.

-Sei scortese comunque!- esclamò allungando un sorriso sotto i grossi baffi bianchi. -La cena è quasi pronta, e sai che zia Tina vuole che tu mangi almeno tre porzioni del suo polpettone.-

Il ragazzo allungò un sorriso. -Certo, arrivo subito.-

L'uomo attese che lo raggiungesse prima di parlare di nuovo. -A cosa stavi pensando?- domandò quando gli arrivò di fianco.

-A... nulla...- rispose confuso dalla domanda.

-Strano. Tu che non pensi a nulla. Considerando tutto quello che sai fare e che potresti essere in grado di fare... non pensare a nulla è quasi impossibile, non trovi? Quindi ti pongo di nuovo la domanda: a cosa pensa il potente Nicholas Peverell quando è da solo?-

-Non ne ho idea. A me stesso, credo.- ipotizzò sbattendo le mani lungo i fianchi. -Nessuno lo fa, quindi lo faccio io.-

-Tu credi che nessuno lo faccia.- corresse il signor Scamander avvicinando pericolosamente l'indice al naso del ragazzo. -Tu non sei solo, e prima te ne rendi conto meglio è.-

-Sì... hai ragione.- ammise riportando lo sguardo verso le lunghe distese color sabbia. -Ma alle volte mi piacerebbe capire cosa voglia dire essere veramente solo.- aggiunse mormorando.

-Su, andiamo a casa. Cerca di tenere la testa libera in vista del nuovo anno ad Hogwarts. E occuparsi di una famiglia di una famiglia di occamy è un ottimo modo per farlo.-

Nicholas deglutì: quegli uccellacci non gli erano mai piaciuti.

 

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Capitolo 8
*** Un uomo con il cappuccio ***


Capitolo 8: Un uomo con il cappuccio

 

Diagon Alley era quasi completamente deserta. I negozi erano aperti, ma nessuno sembrava essere interessato ad entrare per acquistare qualcosa. Alcuni maghi mattinieri avevano deciso di consumare la colazione in uno dei tanti bar della via e tra loro c'erano Nicholas e Richard. Il primo non avrebbe voluto passare un solo altro secondo con i suoi genitori, mentre l'altro era molto ansioso di scambiare qualche chiacchiera con la famosa Sara, invitata anche lei.

-Tuo fratello?- domandò a Nick.

-Non è qui. Sarà già al binario, a fare colpo con chiunque abbia bisogno di fare complimenti.- rispose guardando l'orologio. Le due erano in ritardo.

-Arriverà.- tranquillizzò Richard.

-Sei tu quello più ansioso di me.- ridacchiò l'altro. -Non hai fatto fermare quella gamba da quando ci siamo seduti.-

-Sì, sono un po' emozionato, e allora?- domandò quasi arrabbiato.

-Nicholas?- domandò una voce alle sue spalle, attirando lo sguardo di entrambi su di sé. Gli ondulati capelli nocciola e gli occhi azzurri lo fecero sorridere.

-Ciao Nataly.- salutò impacciato alzandosi. Lei si lanciò su di lui, abbracciandolo e colorandogli di porpora le guance in pochi attimi. La mascella di Richard per poco non toccò il suolo vedendo la scena. Nicholas Peverell, il Nicholas che conosceva fin troppo bene, stava parlando con un'altra persona, per inciso una ragazza, che l'aveva abbracciato senza preavviso. Se non si fosse svegliato quella mattina, avrebbe giurato di trovarsi in una sogno.

-Nick! È da così tanto tempo che non ci sentiamo!- esclamò staccandosi. -Ogni pomeriggio attendevo il tuo gufo.-

-E io ogni sera.- scherzò lui abbozzando un sorriso. -Permettimi di presentarti il mio amico Richard Underwood, Rick, lei è Nataly Wiliams. Una normalissima strega di bassa lega.- ridacchiò incrociando le braccia.

-Io non sono una strega di bassa lega!- sbuffò incrociando le braccia e sbattendo i piedi. Nick allungò le labbra ancora di più, questa volta in maniera più spontanea.

-Be', però lo sembri.- ridacchiò una voce alle spalle dei due, facendo spalancare la bocca di Richard ancora di più. Sara White si fece passare le dita della mano destra tra i capelli biondo scuro, spostandoli all'indietro. -È un piacere rivederti Nicholas, mi dispiace che tu non sia riuscito a passare.-

-Sai, i miei genitori sono già restii a farmi venire ad Hogwarts, se riesco ad uscire di casa per me è qualcosa di straordinario.- sospirò mettendosi le mani nel cappotto.

-Quello... non è un po' troppo pesante?- domandò Sara osservandolo il soprabito rapidamente. Era un mountgomery di un triste blu scuro di qualche taglia più grande del dovuto con spalle irrigidite, lungo fino alle ginocchia del ragazzo. Le tasche grandi davano spazio per un magro libro, in quella sinistra, ed un quaderno in quella destra.

-A me piace, e poi non ho altre giacche per passare tra i babbani. L'anno scorso sono andato alla stazione da solo, sotto uno di quei mantelli trasparenti.- spiegò mettendosi a sedere.

-Un Peverell sotto un mantello dell'invisibilità? Trovo la cosa divertente.- ridacchiò Sara facendo altrettanto, occupando il posto di fianco a Nick.

-Lo prendo già sufficientemente in giro io sull'argomento, non c'è bisogno di infierire.- disse Rick sorridendo a sua volta. -Avete già fatto colazione.-

-Sì.- rispose Sara mentre Nataly annuiva. -Mio padre ha lasciato anche i bagagli al binario.-

-E mia madre ha fatto lo stesso.-

-Anche io e Nick. Mio padre si è offerto di lasciare i bauli mentre noi facevamo colazione qui.- spiegò Richard guardando l'amico.

-A che ora siete arrivati?- domandò Nataly.

-Verso le sette. Io ero impaziente mentre Nicholas non voleva passare un secondo in più con la sua famiglia.-

-Mia madre non ha smesso di parlare della purezza del sangue e di come io dovrei comportarmi in qualità di mago superiore per tutta l'estate. E non ero neanche in casa! Mi inviava strillettere difficili da ignorare, anche perché il suo gufo le fa sapere se le ascolto o no.- raccontò incrociando le braccia. -Ma per il resto le mie vacanze sono andate bene, sono stato con Richard nella fattoria di un nostro amico, ci sta insegnando molte cose utili sugli animali e...-

Nicholas si fermò immediatamente. Mentre parlava spostava lo sguardo lungo la via di fronte a sé, e fu in quel momento, per un solo istante, che lo vide: un uomo non molto alto e paffuto, coperto da un mantello semi trasparente. Sentiva che lo stava fissando, e che si era accorto che il ragazzo stava facendo altrettanto. -Nick... va tutto bene?- domandò Nataly incuriosita.

-Sì... benissimo...-

-Allora sarà meglio sbrigarsi, il treno parte tra venti minuti.-

-Voi andate.- disse semplicemente alzandosi, sistemando rapidamente il nuovo cappotto.

-Cosa? Dove vai?-

-Non ne ho idea, ma sento che io debba farlo. Sento che se non lo faccio succederà qualcosa di veramente brutto, e che mi sta per succedere qualcosa di davvero strano... ha senso?-

-No.- risposero i quattro all'unisono. Anche James, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, distaccato dal gruppo, non approvava la cosa, anche se, esattamente come gli altri, non aveva capito molto.

-Fidatevi di me, voi andate al binario, io vi raggiungo.- concluse Nick avviandosi verso il piccolo vicolo. I tre, leggermente contrariati, decisero di seguire le sue direttive, alzandosi dal piccolo tavolo ed avviandosi verso la stazione. Richard, prima di unirsi alle ragazze, lanciò un altro sguardo all'amico. Stava andando verso un posto dove non c'era nessuno, ma sembrava aver riconosciuto qualcosa... o qualcuno. -Tu... sei vivo?- domandò confuso. Si accorse solo dopo di quanto quella domanda potesse essere bizzarra.

-Più o meno... diciamo che sono legato alla morte come lo sono alla vita.- rispose. Sembrava star sorridendo, anche se non riusciva a vederlo in volto. Riusciva a scorgere solo un grande mantello grigio argento molto lungo, come indossato da qualcuno di una spanna più bassa del proprietario, che a terra formava un mucchietto di pieghe lucenti. -Non credo sia un bene, però, dirti chi sono. Non sei ancora pronto per accettarlo. In verità, non sei pronto per accettare molte cose.-

-Lo dici come se venissi dal futuro.- commentò Nicholas con tono diffidente, incrociando le braccia.

-Chiedi a tuo zio. Lui conosce molti modi per ingannare il tempo, anche se a me ne interessa solo uno. A te ne interessa solo uno.-

-Si può sapere chi sei? Di cosa diavolo parli?-

Come se fosse una risposta, tirò fuori dal mantello una sottile valigetta rigida in pelle nera. A Nick venne immediatamente in mente quella dello zio Newt, in cui era entrato un paio di volte. -Aprila, ti torneranno comode queste cose.-

Il ragazzo la prese tra le mani, incuriosito. L'avrebbe volentieri voluta aprire, ma conosceva parecchie maledizioni, apposte su alcuni oggetti a casa, che avrebbero potuto rivelarsi anche con l'apertura di quella valigia. Non gli andava di rischiare ancora prima di arrivare ad Hogwarts.

Alzò lo sguardo per aggiungere qualcosa, nella speranza di raccogliere altre informazioni, ma lo sconosciuto ed il mantello erano scomparsi. Sembrava quasi non essere mai stato lì.

-NICK! Che diamine! Ti sto cercando da una vita!- sbottò Richard afferrandolo per un braccio.

-Una vita? Sono passati pochi minuti...- borbottò abbassando lo sguardo sulla valigia.

-Cosa... senti, parliamo dopo, il treno parte tra dieci minuti. Mio padre ci aspetta all'entrata del Paiolo Magico.- aggiunse, nonostante avessero già cominciato a camminare in quella direzione.

Percorsero Diagon Alley a grosse falcate e le sette brevi vie che li distanziavano dalla stazione correndo. Entrambi indossavano abiti babbani, anche se il lungo cappotto di Nick rese il tutto molto appariscente.

Raggiunsero il binario e senza fermarsi dalla corsa puntarono la parete che divideva il binario nove dal dieci. Senza aggiungere una parola, Richard, parecchio più veloce, corse verso il muro a tutta velocità e... SBAM!

Puntando i talloni, Nick si fermò pochi metri prima dell'amico, che era caduto a terra di schiena, spostando rapidamente lo sguardo da lui alla parete. -Ehi! Tu! Cosa ti è saltato in mente?!- domandò furente un uomo calvo e paffuto in un'uniforme blu scura da controllore.

-Oh, mi scusi, è che mio figlio... ecco... colleziona farfalle! Sì, lo fa. Ne aveva visto un esemplare e... be'... non è riuscito a resistere.- improvvisò Theoden Underhill mettendosi di fronte i due.

Dopo averlo aiutato a rialzarsi, Nicholas toccò la parete un paio di volte con la mano, spingendo il palmo contro i mattoni. Ma non si muovevano, né avevano intenzione di lasciarli passare attraverso di essi.

-Cosa è successo?- domandò Richard massaggiandosi il naso. Non sembrava nulla di grave.

-Non lo so, il passaggio si è semplicemente chiuso.- bisbigliò Nick.

Una fitta al cuore, improvvisa. Per un istante gli era sembrato che avesse smesso di battere. Si accasciò contro la parete, e i soccorsi di Richard non tardarono ad arrivare. -Cosa succede?- chiese preoccupato James, attraversando il muro di mattoni come se non ci fosse. Con il fiato corto, Nicholas si voltò verso il binario. Chiunque avrebbe visto un pedone inciampare e cadere sulla ferrovia libera del binario nove, e alcuni bagagli cadere verso il dieci, occupando il marciapiede. Ma lui riusciva a vedere lo spettro che, non curante degli ostacoli, come se volesse raggiungerlo ad ogni costo, si avvicinava a grandi passi. Mentre tutti si domandavano come potessero essere caduti tanti bagagli, Nick si chiedeva chi fosse, e perché avesse tanta paura. L'idea che non fosse uno spettro non gli sfiorò neanche lontanamente l'anticamera del cervello. Il dolore era sparito nello stesso modo in cui era comparso, pochi secondi dopo, come se fosse stato un avvertimento. -Jack.- sussurrò James. Nicholas non sapeva se gli spettri provassero paura, ma James sembrava averna molta mentre l'altro, un ragazzo dai lunghi e sporchi capelli neri con una barba che probabilmente non era mai stata tagliata, si avvicinava sempre più. -Nick, dovete andare via.-

-Io mi smaterializzo.- avvisò mettendosi in piedi, la mano sinistra serrata sul manico della valigetta appena ricevuta.

-Dove andiamo?- chiese Richard con la spalla contro quella di Nicholas. Il pensiero di mandare l'amico da solo non lo aveva sfiorato neanche per un istante. Gli strinse il braccio.

-La collina che dovevamo raggiungere l'anno scorso.-

Scomparvero.

 

-Che fortuna.- commentò Nick. Si era smaterializzato seicento metri a nord della banca, in mezzo a quella che avrebbe definito come una foresta con pochi alberi. William la conosceva in un altro modo: Central Park.

-Sto iniziando ad abituarmi.- annunciò prendendo respiri profondi. -Cos'è tutto questo freddo? È solo ottobre.-

-Dissennatori.- rispose secco Nicholas, come se Will leggesse nei suoi pensieri. -Probabilmente le peggiori creature del mondo magico. Dove vanno loro... be', diciamo che serve il cappotto.- spiegò tenendo alta la bacchetta. -In ogni caso non ne dovresti vedere uno, ma se sentissi ancora più freddo, mettiti dietro di me.-

-E noi stiamo cercando un dissennatore?- domandò impaurito, avvicinandosi a Nick di alcuni passi.

-No, stiamo cercando Sully.-

-Oh, be', dal nome sembra un bell'animaletto.-

-Dipende dai punti di vista: è un acromantula, un ragno di circa cinque metri con una dieta a base di prede molto grandi.-

-Tu non hai la minima idea di come tenere calmo qualcuno, vero?-

 

La sensazione era esattamente come la immaginavano e come era stata raccontata loro decine e decine di volte. Richard, ancora più di Nicholas, aveva sviluppato una vera e propria ossessione nei confronti della smaterializzazione, e anche per questo fu felice di sentirsi spingere con estrema forza e decisione dentro un minuscolo tubo.

Quando riapparvero caddero a terra. Avevano sbagliato l'altezza, e ciò li fece precipitare per un paio di metri. Nick aveva ancora il fiato corto per lo spavento, e gli occhi spalancati che fissavano le fronde degli alberi. Aveva visto perfettamente quel luogo quando si era smaterializzato insieme all'amico, nonostante non ci fosse mai stato. James era di fianco a lui, in piedi e senza nessun segno di qualche trauma. Richard, non molto distante, era completamente euforico, e camminava avanti e indietro cercando di calmarsi.

-C... come abbiamo fatto ad arrivare qui? Perché mi sembra di conoscere questo luogo?- domandò ancora elettrizzato guardandosi intorno. Evidentemente non avevano sbagliato solo l'altitudine, dato che intorno a loro erano sparsi numerosi mattoni chiari, precedentemente ubicati presso la stazione di King's Cross.

-James...- sussurrò Nicholas rimettendosi in piedi con estrema calma. -Me lo ha come mostrato. Poi, quando ti ho toccato, mi è sembrato di spiegartelo, ma non ho detto una parola. Siamo ad una manciata di metri dai confini della scuola, stando alle sue indicazioni.-

-Effettivamente eri già sufficientemente impegnato a portare via mezzo binario.- commentò Richard indicandosi attorno. -Non voglio neanche immaginare cosa potrebbe dirmi mio padre... o peggio, mia madre.-

-I miei non mi diranno nulla. Si chiederanno solo perché in questo mio incidente non abbia fatto avvenire la morte di qualche babbano, conoscendoli.- rispose portandosi le mani alla vita. -Prima, l'ho visto.-

-Chi?-

-Jack, ho visto Jack.-

-Lo spirito del mago che uccide i medium? E come mai? Che ci faceva a King's Cross, poi?-

-Vediamo... lui uccide i medium, io sono un medium... tirando a indovinare direi che è andato lì perché il negozio all'entrata ha un'ottima acqua in bottiglia.-

-Ok, hai reso l'idea, ma perché farlo adesso? In uno dei momenti in cui sei più al sicuro e non farlo mentre sei a casa? Insomma... non sei una minaccia contro di lui. Non esistono incantesimi che proteggano dagli spettri, e quindi tu sei completamente inoffensivo.-

-Il tuo migliore amico sa davvero come far sentire le persone a proprio agio.- osservò James incrociando le braccia.

-Dopo un po' ci si fa l'abitudine.- spiegò facendo spallucce.

-James è qui?-

-Mi lascia in pace solo a scuola, per il resto è come un amante compulsivo.-

-Seguitemi, voi due, vi porto oltre gli incantesimi difensivi.-

-Nick...-

-Vieni, mi sta guidando...-

-Nick...- la voce di Richard questa volta si fece più insistente.

-Cosa c'è?- domandò annoiato voltandosi. Il suo piano era andare immediatamente dal professor Silente per spiegargli l'accaduto e i suoi timori, ma quando si girò si ritrovò spiazzato e spaventato come lo era stato poche volte in vita sua. Un uomo li stava osservando con sguardo torvo, avvolto nel suo mantello nero. Non sarebbe riuscito ad arrivare dal preside.

 

-Be'... in fondo non è andata poi così male...-

-Tu dici?- domandò Richard. -L'anno scolastico non è ancora iniziato e già è tanto se i miei genitori non mi sbraneranno. Senza contare che abbiamo più possibilità di essere espulsi! Ah, forse non te ne sei accorto, ma siamo stati trovati dal professor Piton!-

-Tu mi hai dato l'ok.- borbottò Nick abbassando lo sguardo.

-Cosa avrei dovuto fare?!- chiese esasperato.

-Trovare una soluzione prima di me che non comprendesse usare la magia. Se non avessimo la traccia non ci avrebbero mai trovato.-

La porta dell'aula di pozioni si spalancò di scatto, ed il professor Piton mostrò ai due un volto furente. Né Richard né Nicholas erano mai andati molto d'accordo con il professore di pozioni, nonostante non avessero mai ottenuto un voto inferiore alla E. Lui si limitava a tollerarli senza togliere punti, anche se quella che si era presentata quello stesso pomeriggio sembrava l'occasione ideale. -Entrate.- ordinò ringhiando, avviandosi verso la cattedra a grandi passi e facendo volare il gigantesco mantello nero. I due si alzarono di scatto e si incamminarono verso l'aula, trasalendo ancora prima di entrare. Sgranarono gli occhi quando videro, di fianco la scrivania, il Ministro della magia Cornelius Caramell in un elegante abito verde acqua. Teneva una bombetta grigia in mano, e la picchiettava con i polpastrelli freneticamente. I due si scambiarono uno sguardo preoccupato prima di continuare i loro passi, fermandosi di fronte il grosso banco scuro del professore, seduto di fianco il Ministro. Alzò la prima pagina de “la gazzetta del profeta”, mostrando la copertina ad entrambi. Appena i ragazzi videro l'immagine, abbassarono lo sguardo -Siete stati visti... da non meno di settantasette babbani!- sbottò sbattendo il quotidiano sulla cattedra. -Avete una vaga idea della gravità della cosa?! Avete rischiato di rivelare il nostro mondo! Senza considerare il lavoro extra degli Auror a guardia del binario, che sorvegliano l'espresso da prima che voi nasceste.-

-Professore... se lo abbiamo fatto posso assicurarle che è stato per un buon motivo.- borbottò Richard.

-SILENZIO!- esclamò scattando in piedi, facendo sussultare Caramell. -Adesso ci vorranno mesi perché il binario torni operativo, e la scuola, le vostre famiglie e molte altre persone saranno sottoposti ad inchieste a causa di questa vostra stupida bravata!-

-Professore, sono stato io a convincerlo. Punisca solo me, per favore.- sussurrò Nick, facendo un minuscolo passo in avanti.

-Ho detto... SILENZIO!- ripeté amplificando il tono di voce. -Vi assicuro che se apparteneste alla casa dei Serpeverde ed il vostro destino dipendesse da me, entrambi, vi ritrovereste sul treno di ritorno questo stesso pomeriggio.-

-Be', allora è davvero una fortuna essere più coraggiosi che furbi.- disse Nick facendo spallucce.

-Signor Peverell, posso assicurarti che troverai un posto...-

-...Al banchetto di inizio anno.- interruppe il professor Silente. Gli occhi dei quattro si puntarono sul preside, e sulla professoressa McGranitt in piedi di fianco a lui. La donna, in particolare, li fissava con sguardo di disappunto, sguardo che entrambi conoscevano molto bene dato che se lo ritrovavano contro ogni volta che, a lezione, dimostravano quanto fosse semplice l'incantesimo studiato, facendo ben oltre quello che veniva loro chiesto.

-Signor preside... questi ragazzi si sono fatti beffe degli articoli della legge di restrizione di arti magiche tra i minorenni. Con ciò...-

-Sono consapevole di quello che dicono le nostre leggi, Severus, visto che ne ho stilate alcune io stesso.- sorrise chinando impercettibilmente il capo verso il Ministro, che fece altrettanto in maniera più vistosa. -Ma loro due rientrano sotto la giurisdizione della professoressa McGranitt, quindi sta a lei scegliere cosa succederà loro...-

-RICHARD THEODEN UNDERHILL!- sbottò una voce spalancando la porta. Richard impallidì non appena sentita la voce di sua madre, seguita a grandi passi dal padre, un uomo basso e smilzo dai corti capelli grigi, e da un affannato Argus Gazza.

-Mi scusi preside, ma hanno insistito per entrare...-

-Si può sapere cosa ti è saltato per la testa, Richard?- domandò Nayara una volta arrivata di fronte al figlio.

-Signora... devo chiederle di...-

-Sto parlando con mio secondogenito, faccia silenzio, per favore!- sbottò la donna interrompendo Cornelius Caramell, che per qualche strano motivo decise che ribattere non sarebbe stata la migliore scelta e non aggiunse una parola. -Hai trascinato il povero Nicholas in uno dei tuoi folli esperimenti!-

-In... realtà è stata colpa mia...- interruppe Nick alzando una mano, titubante.

-Oh... be'... tranquillo caro, tutti possiamo commettere degli errori.- gli sorrise con fare rassicurante. -Stai bene, vero? Vuoi una caramella?-

-Cara... non qui...- borbottò Theoden alla moglie.

-Sì, giusto.- convenne ergendosi in tutta la sua modesta altezza, non superando il marito e facendolo di poco con il figlio. Raccolse le mani in avanti, sistemandosi di fianco il Theoden.

-Prepariamo le nostre cose, allora.- mugugnò Richard.

-Di cosa stai parlando, signor Underhill?- domandò perplessa la professoressa McGranitt.

-Lei ci espellerà, non è vero?- continuò.

-Non oggi, signor Underhill.- disse lei in quello che, per i più attenti, sembrò un sorriso invisibile. -Il preside ed il Ministro hanno già conferito che i danni non sono gravi come il professor Piton possa avervi fatto sembrare, quindi credo che una serata nelle cucine per pulire tutto quello che è servito per preparare il banchetto di inizio anno possa essere più che sufficiente, come punizione.-

Il sorriso sul volto dei due scomparve a vista d'occhio, ma non persero tempo ad annuire, tenendo il capo chino. -Effettivamente, credo che il vostro professore possa aver ingigantito la cosa. Ma devo comunque ordinarvi di non fare più uno spettacolo del genere. Non possiamo ricostruire King's Cross ogni anno!- esclamò il Ministro scoppiano in una fragorosa risata, che non venne però condivisa da nessuno. Aveva messo le mani sulle spalle di entrambi i ragazzi, che osservavano quel gesto confusi mentre la risata si affievoliva sempre più rapidamente fino a svanire.

-Signor Ministro, sarò lieto di riceverla nel mio ufficio per decidere quali provvedimenti prendere nei confronti della scuola. Non vogliamo che altri studenti emulino queste azioni, giusto?- chiese Silente facendo un paio di passi verso l'uomo. Caramell lasciò la presa sui due ed indietreggiò della metà di quella distanza.

-Certo... e poi, questi due hanno una punizione, no?- l'uomo, nel tono di voce, era visibilmente teso, come se fosse stato colto sul fatto in un losco intento. -Spero di rivedervi presto entrambi.- aggiunse verso i ragazzi, che chinarono il capo in segno di saluto mentre lo vedevano avviarsi verso la porta preceduto dal preside.

-Ah, voi due, una volta che avrete finito con le stoviglie, gradirei che mi raggiungeste nel mio ufficio.- avvertì Silente fermandosi. -Dovrei parlarvi di una cosa, quindi venite dopo cena, sono sicuro che io ed il Ministro avremo finito per allora. Buona serata.-

E i due uscirono dalla stanza.

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Capitolo 9
*** La guerra nascosta ***


Capitolo 9: La guerra nascosta

 

I quattro attendevano con parecchia impazienza. Un nuovo anno ad Hogwarts, e già al secondo giorno ci sarebbe stata una luna piena. Ancora prima di cena si erano appostati non molto distanti la foresta, aspettando l'arrivo di John.

-Dove diavolo è? Non è da lui essere in ritardo.- disse impaziente Nathaniel, che misurava la distanza tra Lazarus e James a grandi passi impazienti.

-Credo che lui più di tutti non sia interessato ad attardarsi.- disse il Tassorosso allungando un sorriso. -Al tramonto mancano ancora almeno un paio d'ore, non credo che la cosa sia tanto pericolosa o ingestibile.-

-Lazarus, ci sono due...-

-Nathaniel, calmati.- sorrise James mettendogli una mano sulla spalla. -Guarda là giù.-

John si stava avvicinando avvolto dal suo mantello. Camminava a piccoli passi, lo sguardo puntato verso il basso, come in una marcia funebre.

-Tutto bene?- domandò perplesso Lazarus, osservando il volto dell'amico, ancora più cupo del solito.

-Io... devo dirvi una cosa...- bisbigliò con un filo di voce, lo sguardo puntato a terra. I quattro si guardarono l'un l'altro preoccupati, chiedendosi cosa potesse essere successo. -Voi siete miei amici, i miei unici amici, avete il diritto di saperlo.-

I tre si avvicinarono incuriositi e James lasciò la bacchetta in tasca. Uno sguardo rassicurante li legava all'amico, alterato solo dalla preoccupazione di quelle parole. -Non preoccuparti, sputa fuori.- incoraggiò il Grifondoro.

-Io sono un medium.- disse tutto d'un fiato. Il battito cresceva insieme alla preoccupazione ogni secondo. Non aveva idea di quello che sarebbe successo dopo quelle parole. Sarebbe tornato ad essere solo, anche se forse Elisabeth lo avrebbe sopportato, costretta insieme a lui nelle notti di luna piena.

-E... quindi?- domandò Lazarus alzando un sopracciglio.

-Che non ci capisca Abbott è normale, ma anche Nathaniel sembra confuso...- commentò James accennando all'amico, con la mano in quella di Elisabeth.

-Be'... insomma... nessuno è amico dei medium.-

-Noi siamo amici di John, non di un medium.-

-La magia non è potente quanto la morte.- ribadì lui, tenendo lo sguardo puntato verso il basso.

-E dopo questa massima direi di andare nella foresta e darci una mossa, non abbiamo molto tempo.-

Dopo le parole di Nathaniel, i quattro si avviarono verso il luogo in cui andavano ogni mese ad attendere il crepuscolo. Fu una “normale” serata, preceduta da una “normale” affermazione decisamente sottovalutata, ma che comunque non fu abbastanza per rompere un'amicizia.

 

Il lavoro alle cucine fu semplificato di molto dagli incantesimi Gratta e netta e Politio, che permisero ai due di cavarsela lavando a mano circa una cinquantina di stoviglie, tra pentole e padelle, a testa. Con le mani ancora doloranti, i due si avviarono verso la Sala Grande, sperando di essere ancora in tempo per trovare qualcosa per cena.

Durante il tragitto, Richard aveva raccontato le sue vacanze all'amico: oltre alla permanenza di quasi due mesi nella fattoria di Newt Scamander, aveva trascorso un bel po' di tempo in campeggio con il padre, in Nuova Zelanda, dove aveva studiato una strana specie di Billywig dalle ali bianche.

-Io sono rimasto in camera mia, facendo il minimo rumore, fingendo di non esistere.- disse semplicemente Nick stringendosi nelle spalle non appena giunto, insieme a Richard, di fronte la Sala Grande. Di tutte le candele solo poche erano rimaste accese, e fluttuavano sopra una piccola porzione del tavolo dei Grifondoro, apparecchiato per due. -Be', di certo non mi sarei mai aspettato che il mio primo appuntamento al lume di candela lo avrei avuto con...-

-Il più bello studente che Hogwarts abbia mai visto?- domandò Richard passandosi una mano tra i capelli, facendoli diventare rosa. Il sorriso perse di veridicità dopo un paio di secondi. -Per il corsetto di Morgana, ci sei riuscito...- bofonchiò dandogli una spinta.

-A fare cosa?- domandò Nick incuriosito, avviandosi verso il tavolo, invogliato dal buon profumo.

-La fai sembrare qualcosa di normale, che diamine!- sbottò l'altro seguendolo. -Abbiamo a che fare con spiriti, ci siamo smaterializzati da una parte all'altra d'Inghilterra e abbiamo lezioni private dal preside in persona che, tra l'altro, vuole vederci tra poco.- Entrambi si sedettero, l'uno di fronte l'altro. -Senza contare che non hai ancora detto a nessuno di... be'... il tuo problemino nel gestire la rabbia.-

-Non so davvero cosa fare, riguardo a quello. Gli attacchi sono diventati meno frequenti, ma comunque ci sono. Nik, uno dei miei elfi domestici, mi da una mano, e gli ho ordinato di non dirlo ai miei genitori, ovviamente.-

-Senti, tornando sul pezzo, mi puoi spiegare cosa è successo alla stazione?- chiese Richard cominciando a servirsi.

-John, quello spirito, oggi mi ha trovato.-

-Trovato? Che vuol dire trovato?-

-Le protezioni intorno alla scuola gli impediscono di entrare, a lui come a tutti gli altri. Io non li sento, quando sono qui, e lui non può sentire me.-

-Aspetta... loro ti sentono?- domandò incredulo.

-Sì, ma non ci ho capito molto. James dice che è come quando sei in una stanza buia e sai di non essere solo.-

-Ok...- sussurrò Richard annuendo, non sapendo cosa pensare. -Quindi... cosa succederà quando uscirai dalla scuola?-

-Non ne ho davvero idea. Insomma... mi ha trovato, quindi potrebbe farlo di nuovo. Adesso sa anche dove cercare.- sospirò cominciando a mangiare accompagnato dall'amico.

Quasi senza rendersene conto, mentre continuavano a fare ipotesi e speculazioni, i due finirono la cena. Richard non perse tempo per dire a Nick che avrebbe dovuto evitare qualche porzione extra del polpettone di zia Tina per qualche tempo. Lui, d'altra parte, non rispose. Ma era vero, stava ingrassando.

-Un'altra preoccupazione che si aggiunge ad una lunga lista.- commentò fermandosi di fronte la porta che li divideva dall'ufficio del preside. Quasi fu grato di ricevere una distrazione. Appena portò il pugno in alto, pronto a bussare, la porta si aprì da sola, rivelando ai due il Ministro rivolto verso il preside. Il primo, al contrario del secondo, non sembrava essere molto calmo.

-Oh, ragazzi, che bella sorpresa.- enunciò Caramell con uno dei sorrisi più finti che i due avessero mai visto.

-Ehm... signore, se preferisce noi due ripassiamo domani mattina prima delle lezioni.- propose Richard mettendo una mano sulla maniglia.

-Oh, non preoccuparti ragazzo, io ed il Ministro abbiamo appena concluso.- sorrise il preside alzandosi. Caramell lo squadrò per un istante, poi decise che fosse meglio non ribattere... per quel giorno.

Si avvicinò a grandi passi alla porta, facendo saltellare la bombetta con le dita. Raggiunti i due ragazzi, però, si fermò di colpo, spostando freneticamente lo sguardo da un paio di occhi all'altro. -Voi due... se lo desiderate, potreste seguire uno dei corsi al Ministero della magia. Li facciamo sia di estate che durante le vacanze invernali. Mandatemi un gufo, senza preoccuparvi.-

-Oh... be'... avremo molto da studiare immagino... ma grazie mille per l'offerta, Ministro, la terremo senza dubbio in considerazione.- mentì Nicholas con il miglior sorriso che riuscì ad usare. Bastò, dato che l'uomo riprese a camminare a grandi passi verso l'uscita, chiudendosi la porta alle spalle.

-Ah, le menzogne. Invisibili e al contempo facili da vedere.- ridacchiò il preside avvicinandosi a piccoli passi. -Ebbene, ragazzi, sono qui per darvi alcuni brevi annunci di inizio anno. Le nostre lezioni continueranno, ma avranno una durata maggiore. Si svolgeranno in cinque ore pomeridiane, il martedì ed il giovedì, senza pause.- guardò i due direttamente negli occhi. -Cominceremo a studiare la magia sotto ogni punto di vista. Ve n'è entrata un bel po' nel corpo dopo il vostro ultimo trucchetto, e non intendo quello di sparire portandovi una banchina della stazione dietro.- ammiccò. -Cercate di non farne altre di bravate come questa. Il motivo me lo spiegherete al nostro prossimo incontro, temo di avere fin troppi pensieri per la testa.- ammise il preside. Nicholas e Richard annuirono. -Il corridoio di destra al terzo piano è zona preclusa quest'anno, soprattutto a voi due. Infine, un avvertimento: quest'anno Harry Potter è arrivato a Hogwarts e, come potevamo intuire, è stato smistato in Grifondoro.-

-I miei genitori lo sapevano.- disse Nick incrociando le braccia. -Tra le fila di Voldemort ci devono essere degli informatori, e molto abili.-

-Non è questo che vi deve interessare. Harry non deve avere il benché minimo sospetto che voi due esistiate.-

-Cosa?!- sbottarono i due all'unisono. -E perché mai?-

-Non vedi l'ora di chiedergli l'autografo?- gongolò Nicholas.

-Oh, sta un po' zitto!-

-Non deve sapere di voi due...- interruppe il preside riattirando l'attenzione di entrambi. -Perché non deve sapere di uno spettro interessato a prendere il possesso di un medium al cui interno scorre più energia magica di Durmstrang. Tutti sanno di Voldemort, e Harry è a dir poco famoso, ma noi, finché possiamo, dobbiamo rimanere nell'ombra. So che vi sto chiedendo molto, e che siete ancora straordinariamente giovani, ma dobbiamo tentare. Forse, con l'Oscuro Signore, possiamo farcela, ma non se si allea con... Salomon, dico bene?-

-Sì, lui.- annuì Nick a capo chino. -Farò del mio meglio, professore.-

-E io gli darò una mano.- sorrise Rick, colpendolo con una spalla. -Non sarà complicato nasconderlo, a patto che si metta seriamente a dieta, altrimenti non basterà l'intero castello!-

-Richard, attento a quello che dici...- avvertì Nick a denti stretti.

-Bene, potete andare.- concluse il preside, tornando verso la sua scrivania. -Ah, Nicholas, un'ultima cosa. Dovresti inviare un gufo a tuo zio, dicendogli dove e verso che ora siete stati attaccati e dove siete apparsi dopo.-

-Perché?-

-Non posso dirvelo. Non perché non voglia, ma non lo so neppure io. Mi ha detto che è di importanza vitale, e se lo dice qualcuno come William Peverell un motivo deve esserci.-

-Scusi, preside.- interruppe Richard. -Ma voi come sapevate dove eravamo? E che non fossimo sull'espresso?-

-Mi ha avvertito proprio lui.- rispose il professore, alzando le spalle di pochi millimetri. -Buona notte.-

-'Notte 'notte...- salutò Nicholas uscendo dall'ufficio.

 

Era sera tarda ormai a Central Park, e Nick e Will camminavano lentamente. Il primo teneva la bacchetta alzata, con la punta ben illuminata, il secondo fissava la luce meravigliato, per poi rendersi conto di dover cercare un grosso e mostruoso ragno, distrarsi con la luce e ripetere il procedimento più volte.

-Esattamente, come facciamo a capire che il... l'animale è il suo?- domandò Will. -Potrebbe essere ovunque.-

-Non ci sono molti alberi a New York, lui ne cercherà qualcuno per la tela. E poi non credo ci siano molti altri che lasciano le proprie acromantule scorrazzare per la città. Ora che ci penso, credo di essere l'unico ad averne addomesticata una...-

-E come diamine hai fatto?-

-Con carne, tantissima...- sospirò rabbrividendo. -Questo freddo non va bene. Tengo due dissennatori solo per esperimento... dannazione, deve star scappando.-

Will si era fermato alcuni metri indietro, con gli occhi spalancati alla destra di Nicholas. -Ehm... Peverell...-

-Non adesso... non ci voleva. Non ho la minima idea di cosa possa fare un dissennatore a piede libero...-

-Nicholas, io...-

-All'appello non dovrebbe mancare molto: il lethifold, l'occamy, Bolla...-

-NICK!- sbottò sottovoce.

-Cosa c'è?- chiese il mago sottovoce, sgranando gli occhi non appena vide il punto indicato da Will. Una grossa ragnatela univa i tronchi di due tronfi e alti alberi. Era abbastanza fitta da non permettere di vedere cosa si nascondesse dall'altro lato, ma entrambi riuscirono facilmente a sentire le otto zampe calpestare l'erba umida. -Oh... be', sì, quella è opera di Sully. Resta dietro di me.-

-Tranquillo, non avevo la minima intenzione di andare avanti.- disse con fare rassicurante posizionandosi alle sue spalle.

Nick si avvicinò a piccoli passi, attento a fare il minimo rumore. Camminava pericolosamente vicino la ragnatela. -Non toccarla.- sussurrò. -È in grado di immobilizzare un elefante, figurarci una persona.- spiegò fermandosi di fronte l'albero di destra. Si sporse di qualche millimetro oltre, tenendo la bacchetta indietro, quando la vide. Si riparò immediatamente, cominciando a prendere respiri profondi e lenti. Nonostante tutto, non sembrava molto turbato. -Bene, è lei. Devi rimanere fermo, ho un paio di tecniche per riportarla dentro la valigia.- e la posò a terra.

-Quindi, quanti ne mancano?- sussurrò Will, senza la minima intenzione di sporgersi per vedere.

-Intanto pensiamo a prendere lei, poi faremo il conto.- sorrise con fare rassicurante. Si sporse di nuovo, ma questa volta, quando ritornò indietro, aveva gli occhi sgranati e non sembrava voler rimanere calmo.

-Cosa è successo?-

-Hai presente quando vedi un ragno in soggiorno, vai a prendere una ciabatta per farlo fuori e quando torni non c'è più?-

-Certo.-

-Be', adesso il ragno è grande cinque metri per quattro.- aggiunse voltandosi verso Will, con il sorriso di chi vuol cercare di fare buon viso a cattivo gioco. Ci volle però poco più di un secondo perché gli occhi si aprissero ancora di più.

-Non dirmelo, è dietro di me, vero?- chiese William afflitto.

-Oh sì.-

 

-Nick, so che hai un orgoglio, ma non verrà intaccato se torniamo indietro a chiedere al professor Silente la parola d'ordine.- sospirò Richard esasperato, guardando la signora grassa dal basso verso l'alto. -La prego, non può lasciarci passare?-

-Mi dispiace ragazzo, ma se non avete la parola d'ordine...-

-Sì, sì, è la quarta volta che lo dici, ho capito.- brontolò. -Non puoi usare i tuoi poteri da medium e farci aprire da qualche fantasma?-

-Richard, non credo tu abbia capito come funzioni...- commentò in un sussurro.

-DOVE SIETE STATI?!- A parlare era stata Nataly, sgusciata fuori dal ritratto proprio in quel momento. -Vi ho aspettati, entrambi, sul treno e a cena, fino a quando non ho visto l'edizione serale della Gazzetta del profeta.-

-Come sapevi eravamo noi?- domandò Nicholas.

-Vediamo... hanno quasi fatto sparire una stazione ferroviaria... mi ricordano due miei conoscenti che per poco non si smaterializzano portandosi dietro Hogwarts!- rispose lei facendo finta di pensarci sopra.

-Possiamo entrare e basta? Siamo entrambi molto stanchi.-

-Vorrei ben vedere.- borbottò la ragazza entrando, seguita dai due. Il caldo accogliente della sala comune li investì entrambi, e Nick, per la prima volta dopo un bel po', si sentì contento nel pensare di essere tornato a casa. -State bene?-

-Sì, solo stanchezza. Non è l'incantesimo più semplice del mondo.- disse Richard voltandosi verso l'amico, che era però scattato verso il tavolo di fianco la finestra.

-Chi l'ha portata qui?- domandò indicando una piccola e sottile valigetta adagiata sulla sedia.

-Credo gli elfi domestici, come sempre. Lo fanno con tutte le valige.- rispose Nataly confusa da tanto stupore.

-Quest'anno hai deciso di viaggiare leggero?- ridacchiò Richard.

-L'aveva presa Piton quando ci ha trovati, ma non è mia. Me l'ha data un tipo strano a Diagon Alley, neanche lo conoscevo.- spiegò analizzandola da fuori. Sembrava una normalissima valigetta ventiquattro ore in pelle nera, con nulla di strano o appariscente.

-Be', aprila, tenerla chiusa mi sembra uno spreco.- disse Richard avvicinandosi.

Nick fece quanto detto, facendola scattare, e l'aprì lentamente. Non c'era molto, causa anche del problema di spazio. Per prima tirò fuori una vecchia pergamena rovinata, piena di pieghe e piccoli strappi ai margini, senza neanche un punto d'inchiostro sopra. -Strano...- commentò.

-Eri per caso a corto? O vuoi affrontare il professor Piton con abbastanza materiale per prendere appunti, quest'anno?- domandò ironica Nataly.

-Te l'ho già detto, non è mia.- ripeté lui infilandola nella tasca del cappotto blu scuro. -Non ci scrivo di certo sopra, secondo me c'è qualcosa che nasconde. Servirebbe... un incantesimo. Troverò qualcosa in biblioteca.- Poi tirò fuori il secondo oggetto. Era un mantello grigio argento, che cadendo a terra formava un mucchio di pieghe lucenti. -Lo indossava il tizio che mi ha dato la valigetta.- affermò Nick mostrandolo agli altri due.

-Vediamo come ti sta, almeno buttiamo via quell'orribile cappotto.- ridacchiò Richard mentre Nicholas se lo gettava alle spalle. Non appena però il tessuto grigiastro lo ricoprì completamente, pochi attimi prima di mettersi il cappuccio, Nick si fermò, incuriosito dagli occhi sgranati dei due.

-Che c'è?- domandò.

-Per la barba di Merlino...- sussurrò Nataly, senza parole.

-Nicholas, potresti guardarti allo specchio?- chiese lentamente Richard, indicandone uno alle sue spalle.

Il ragazzo si voltò, non capendo nulla di quella situazione. Era una specie di scherzo? Guardando verso il basso non gli sembrava che quel mantello gli stesse bene. Anzi, lo ingrassava ancora più di quanto il cappotto già non facesse. Ma appena incontrato il proprio sguardo nello specchio, anche lui si ritrovò le palpebre completamente contratte e gli occhi il più aperti possibili: il suo riflesso non c'era, ma solo una testa che fluttuava a mezz'aria. -Oh.- borbottò Nick, comprendendo pienamente lo stupore degli altri due.

-Questa è ufficialmente la cosa più figa che io abbia mai visto. Finalmente un Peverell con un mantello dell'invisibilità, non mi sembra vero.-

-Ma che fai? Lo tieni? Dovresti consegnarlo alla professoressa McGranitt.-

-Scordatelo!- esclamarono i due all'unisono. -È senza dubbio più utile nelle sue mani.- continuò Richard.

-Potremmo entrare tutti e tre qui dentro.-

-Non se continui a mangiare come hai fatto oggi al...-

Nick tirò il mantello in faccia all'amico, più che seccato di sentir parlare di quell'argomento. Si voltò un'ultima volta verso la valigetta, estraendone uno strano oggetto: un piccolo pezzo di legno intagliato e dipinto raffigurante una coccinella, non più grande di un paio di centimetri. La osservò per alcuni secondi sotto la luce fioca delle candele e del fuoco del camino, senza però trovare nulla di strano nella piccola statuetta. -Voi sapete cos'è?- domandò agli altri due, che si limitarono a scuotere la testa.

Da quel punto in poi, ci fu silenzio per lo più: Richard e Nicholas avevano passato molto tempo nelle cucine e il secondo doveva ancora scrivere allo zio. Erano stanchi, e a Nataly non servivano i suoi poteri empatici per capirlo. Si limitò a tenergli compagnia e, dopo aver dato la lettera al gufo reale e aver rimesso tutto all'interno della valigetta, Nick andò a dormire insieme agli altri due. Un nuovo anno a Hogwarts li stava aspettando, ma le domande non si erano fatte scrupoli ad arrivare subito.

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