Soul kitchen

di Joe95_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo arrivo. ***
Capitolo 2: *** Fera Riddle ***
Capitolo 3: *** Incontri notturni ***
Capitolo 4: *** Serpenti e colibrì. ***
Capitolo 5: *** Il marchio. ***
Capitolo 6: *** Il ritorno di Harry. ***
Capitolo 7: *** Hogsmade. ***
Capitolo 8: *** Il bacio. ***
Capitolo 9: *** Buon compleanno Sirius ***



Capitolo 1
*** Un nuovo arrivo. ***


Estate 1995. 

Al numero 12 di Grimmauld Place l’aria è tesa. Harry è ancora a casa dei suoi zii. La famiglia Weasley, Hermione, Sirius Black e i membri dell’ordine stanno aspettando qualcuno, qualcuno che probabilmente avrebbe cambiato il decorso della guerra magica che sicuramente sarebbe scoppiata. Saranno capaci di conviverci? Riusciranno a capirla fino in fondo? O solamente a fidarsi nonostante le parole rassicuranti di Silente?

 

Silente era entrato a Grimmauld Place con un’espressione indecifrabile. Sembrava preoccupato e sollevato allo stesso tempo. Era già strano vederlo entrare da quella porta, figurarsi vederlo varcare la soglia con un viso enigmatico. L’ora di cena era passata da un pezzo e i ragazzi erano stati mandati nelle rispettive camere. 

“I giovani stanno dormendo?”chiese il preside con voce pacata, quasi impercettibile. Ovviamente non si riferiva a Harry, il ragazzo sarebbe arrivato circa due settimane dopo. Prima si doveva occupare della questione “Fera Riddle” con gli adulti, poi si sarebbe preoccupato di spiegare ad Hermione e a Ron la situazione delicata che si stava per crearsi.

Guardò con aria grave Molly, Arthur, Remus e Sirius. Erano i membri dell’Ordine che passavano sicuramente più tempo dentro quella casa e quindi il problema di gestire la figlia adottiva di Lord Voldemort riguardava soprattutto loro. 

Andarono in sala da pranzo e si sedettero al tavolo. Silente era a capotavola e faceva guizzare gli occhi azzurro chiaro dietro gli occhiali a mezza luna. Doveva cominciare, si schiarì la voce e parlò: “ Da qui a pochi giorni ci sarà un nuovo ospite in questa casa...” fece un secondo di pausa, voleva capire cosa stesse passando per la testa ai suoi interlocutori. Nessuna reazione. “ Sapete dirmi qualcosa sulla figlia adottiva di Voldemort, Fera? “ 

I quattro si guardarono e Molly disse: “È una leggenda, non esiste una figlia di Lei-sa-chi, solo una stupida leggenda che serviva solo a spaventare... c-come se non lo fossimo stati già.” La donna aveva un’espressione dura in volto, come se si stesse contenendo per non insultare l’uomo che le stava dicendo che poteva esserci una possibilità che quella storia fosse vera. “E poi adesso, adesso dovrebbe avere, quanti anni? Ventiquattro? Cosa avrà mai potuto insegnare ad una bambina di 9 anni... prima di sparire quella notte.” 

Sirius e Remus abbassarono lo sguardo, sapevano bene a quale notte Molly si stesse riferendo. 

L’ultima frase pronunciata dalla donna era una cosa su cui Silente aveva riflettuto a lungo. Dopo la scomparsa di Voldemort, Fera era stata libera dal giogo che portava. Non sapeva chi fossero i suoi genitori, se fossero vivi o morti, se non fosse una creazione stessa del suo padre adottivo. Non sapeva nulla, e lui era più che sicuro che non era a conoscenza di niente neanche adesso. Aveva passato gli ultimi 10 anni della sua vita al quarto piano del San Mungo, nel reparto di lungadegenza, e non aveva mai frequentato Hogwarts, ma era sicuro che sapesse utilizzare una bacchetta in modo ottimo. Silente aveva bisogno delle sue informazioni, tutto ciò che poteva dirgli sul padre sarebbe stato utile e lei aveva accettato.

“Lei vivrà qui.” 

I quattro lo guardarono con gli occhi sgranati. Questa volta fu Sirius a spezzare il silenzio. 

“Questo non è possibile. Non possiamo vivere con una così legata a lui...”

Si ricordo di James e Lily e sentì la rabbia montare. Tirò un pugno sul tavolo. Remus lo guardò, era pallido, così come Arthur. Molly era incredula. Aprí la bocca per dire qualcosa ma la richiuse subito. 

“Sarà qui fra quattro giorni. Non so in che condizioni sarà, sia fisiche che mentali. Preparatevi.” li guardò: “Lei non è Voldemort... è solo una ragazza.” 

Si diresse verso la porta. Si girò un’ultima volta: “Non è cattiva”, poi sparì con un crack sonoro e il silenzio ricadde tra le mura di Grimmauld Place.

 

 

Spero vi piaccia, è la prima fanfiction che scrivo quindi siate clementi! Mi piaceva l’idea di inserire un personaggio nuovo capace di stravolgere la trama e chissà... magari nascerà un nuovo amore...

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Capitolo 2
*** Fera Riddle ***


Quattro giorni erano passati. Casa Black sembrava più buia del solito. 

Hermione e Ron entrarono in cucina, guardandosi nervosi. Silente era stato molto chiaro su chi stava per entrare in quella casa e come avrebbero dovuto comportarsi quando sarebbe arrivato Harry. Era probabile che si sarebbe infuriato e loro avrebbero dovuto bloccarlo. Hermione sentiva un peso sullo stomaco, bloccare il suo migliore amico. Loro non potevano usare la magia, se le cose fossero andate davvero male chi sarebbe intervenuto? E soprattutto come avrebbe reagito Fera. Insomma, chissà quali magie conosceva. No, non era sicuro. 

Ron era stato in silenzio, sembrava molto più scosso di lei e dal suo viso sembrava proprio che non avesse dormito. Molly li accolse con un sorriso un po’ più tirato del solito, come si stesse sforzando. Mise la colazione in tavola ma nessuno sembrava avere fame. 

Sirius guardava le sue uova strapazzate. Essere rinchiuso dentro casa sua per lui era già una tortura, pensare che avrebbe dovuto condividere il suo tempo con la parente più prossima dell’assassino del suo migliore amico sicuramente non gli avrebbe migliorato l’umore. Non era triste nè malinconico, era arrabbiato. 

Il rumore di un passo cadenzato preannunciò l’entrata di Alastor Moody. L’occhio azzurro guizzò da una parte all’altra della stanza. 

“Cosa sono queste facce? Non sta arrivando la morte.” 

Si ritrovò otto occhi torvi fissi su di lui. 

Sospirò “Fra poco dovrebbe essere qui.”

 

~

 

Pioveva. Dopo dieci anni era uscita da quella stanza e pioveva. Guardò il cielo e lasciò che le gocce di pioggia le bagnassero il viso magro. 

Non aveva idea di come Silente fosse stato capace di farla liberare però era lì fuori a vedere il mondo babbano per la prima volta dopo tanto tempo. Tutti gli inservienti le erano sembrati confusi, come se non si rendessero conto di quello che stessero facendo. Non le importava, avrebbe preferito starsene rinchiusa in una casa con persone che probabilmente già la odiavano pur di non stare un altro secondo lì dentro. Si doveva muovere, sicuramente non sarebbe sfuggito ai Mangiamorte che mancava all’appello della struttura. Non sapeva come ma riuscivano ad essere ovunque e suo padre non doveva venire a conoscenza del fatto che era in libertà, sarebbe stata davvero una catastrofe.

Andò verso un vicolo buio, lontano da occhi indiscreti. Grimmauld Place, numero 12.

“Bene Fera, ricordati come si fa”. Respirò profondamente e si concentrò. Un lungo serpente nero dagli occhi gialli prese il suo posto e velocemente si diresse verso un cunicolo. Ora doveva solo arrivare a destinazione senza dare troppo nell’occhio. Entrò in un tombino, ci mise circa un’ora prima di arrivare al Quartier Generale. 

 

~

 

Era davanti al cancello. Si sentiva nervosa e debole. Si guardò in una pozzanghera. Non aveva per niente un bel aspetto. I capelli corti e scuri erano fradici, così come la frangia. Era piuttosto pallida e il viso era abbastanza incavato. Due occhiaie scure le contornavano gli occhi azzurri. Erano molto chiari,sembravano innaturali. Non poté fare a meno di pensare che non solo li avrebbe resi nervosi per chi era ma anche per il suo aspetto. Per un attimo l’idea di andarsene le balenò nella testa ma la scacciò subito, non doveva andarsene o avrebbe dato l’impressione di non essere dalla loro parte, e lei lo era sicuramente. 

Aprí il cancello e in mezzo ai due edifici babbani ne comparve un terzo. 

Lesse la targhetta sul campanello: Famiglia Black, si ricordò che era una famiglia purosangue. Quel cognome le diceva qualcos’altro ... poi un nome le comparve nella mente “Regulus”. Non si ricordava bene perché, al tempo erano davvero tanti i seguaci di suo padre, ma lui aveva fatto qualcosa in particolare. Sospirò e si chiese se davvero si sarebbe rivelata utile. Cominciava a sentire un forte disagio, sapeva bene cosa aveva fatto suo padre e l’idea di entrare in una casa dove tutti sicuramente avevano perso qualcuno di importante in quel periodo cominciava a farle sentire una forte tachicardia. Guardò l’orologio che aveva al polso, era leggermente in ritardo, doveva entrare.

Bussò. Un uomo con occhio vitreo di un azzurro acceso le aprí la porta. Sentì come se il suo guardo la trapassasse. Con una voce molto più simile ad un ringhio disse:”Io sono Alastor Moody, piacere.” 

Strinse la mano tesa verso di lei. Avrebbe dovuto presentarsi ma le parole le si erano soffocate in gola. Deglutì ma sentiva la bocca arida come se il suo nome non volesse essere pronunciato. 

“Io sono Fera...” aspettò due secondi “Fera... Riddle.”

La casa era silenziosa e molto buia. Seguì l’uomo dal passo irregolare fino a quella che doveva essere la sala da pranzo. Cinque persone dai capelli rossi  la guardavano, quattro ragazzi e un’adulta, una ragazza dai capelli ricci castani sembrava nervosa e cercava di non incrociare il suo sguardo. Quello che la mise più in soggezione fu un uomo, avrà avuto circa dieci anni più di lei, con capelli neri fino alle spalle e occhi grigi. La osservava, sembrava la stesse studiando.

Sirius effettivamente aveva gli occhi fissi sulla ragazza. Quando era entrata pensava avrebbe provato una forte repulsione verso di lei, invece guardandola si era rivisto per com’era due anni prima. Era stata rinchiusa, anche se non aveva capito bene dove, e ora si doveva nascondere. Non aveva per niente una bella cera. 

La voce di Alastor lo distrasse dai suoi pensieri.

“Questa è Fera Riddle, qualcuno di voi dovrà mostrarle dove dormirà.” Si guardò intorno e aggiunse “Io ora devo andare. Ci vediamo.” 

Fera doveva dire qualcosa, lo sapeva. Non poteva starsene lì in mezzo a quelle persone che sembravano preoccupate solo per la sua presenza in quella stanza. Doveva sedersi, sentiva che le sue gambe avrebbero ceduto per la tensione, c’era un seria in fondo alla sala ma non voleva muoversi. Non aveva una bacchetta ma quello non era un problema, il suo punto debole sicuramente non era la magia. Tirò una mano fuori dalla tasca e la donna ebbe una specie di scatto. Fece un gesto verso la sedia e questa fluttuò al di sopra delle loro teste, poi si poggiò delicatamente sul pavimento. Si sedette e si schiarì la voce: “Non sono qui per farvi del male. So che deve essere difficile avermi qui con voi... ci sono ricordi che vorremmo dimenticare per sempre.” Si tirò su le maniche e Sirius notò che non aveva il simbolo dei mangiamorte sul braccio. Era strano, doveva avere il marchio da qualche parte. Hermione era rimasta alquanto sorpresa dall’incantesimo fatto dalla ragazza. Tutta l’attenzione era focalizzata su Fera che continuò: “Io vi proteggerò, non mi aspetto che voi facciate lo stesso per me, ma penso che voi dobbiate saperlo. Sono qui per aiutarvi e spero che vi fidiate di me un giorno ma non pretendo che voi lo facciate.” 

Cercò di sorridere, non si ricordava l’ultima volta che aveva cercato di farlo, infatti non riuscì nel suo intento e più che  un sorriso sembrò una smorfia di disagio. 

Molly si presentò: “Io sono Molly e questi sono Ron, Fred, George e Ginny.” Indicò a tempo tutto i ragazzi dai capelli rosso fiammante. “Lei è Hermione” la ragazza dai capelli ricci alzò il braccio “E lui è Sirius”. 

Sirius fece un cenno con il capo. Fera si ripeté mentalmente i nomi, cercando di abbinarli ai visi.

Poi la voce della donna la destò dai suoi pensieri: “Sirius ci pensi tu a farle vedere la stanza?” 

I due si diressero verso le scale. Sirius cercava di ricordarsi che era la figlia, adottiva o non, dell’uomo che aveva ucciso il suo migliore amico, non potevano bastare le parole dette poco prima per cancellare tutta la sua rabbia, doveva convincersene. 

Fera stava facendo una gran fatica a fare le scale, le sembrava di non essere mai stata così stanca. Si appoggiò al corrimano, si sentiva sopraffatta dalla situazione. 

“Tutto bene?” la voce di Sirius spezzò il silenzio. “Mi spiace ma non c’erano altre stanze libere oltre quella di mio fratello. È all’ultimo piano.” 

La ragazza rimase colpita, le era sembrato gentile. “Sì, sto bene, sono solo un po’ stanca...” 

“Lo vedo, su andiamo.”

Arrivarono davanti alla porta, una targa diceva “Regulus”. Fera entrò, si girò verso l’uomo e prima che potesse ringraziarlo questo disse: “Non è il massimo, lo so... se hai bisogno di qualcosa io dormo qui, nella stanza a fianco. Basta che bussi, non andrei a disturbare Molly... ci vorrà un po’ prima che tutti si abituino alla situazione sai...” 

Fera annuì: “Lo so, grazie per la camera.”

Chiuse la porta e si mise a letto. Stranamente si addormentò quasi subito.

Sirius rimase cinque minuti sul pianerottolo, non riusciva a capire. Non sembrava nè cattiva nè pericolosa, e continuava a pensare al fatto che comunque, grazie alla sua presenza, non avrebbe dovuto passare tutto l’inverno da solo, una volta iniziato l’anno scolastico. Si sentiva piuttosto in colpa, pensava l’avrebbe odiata e invece non era successo. 

No, si doveva ricordare di chi era figlia e al suo migliore amico. Non poteva fare così.

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Capitolo 3
*** Incontri notturni ***


Erano passate molte ore da quando Sirius aveva lasciato Fera nella sua stanza. Non era sorpreso dal fatto che stesse dormendo così tanto, sembrava che stesse quasi per svenire sulle scale. Erano circa le 23 e fra poco sarebbe dovuto arrivare Remus. Si era versato un bicchiere di Whisky Incediario, era un po’ irrequieto. Si sedette davanti al fuoco, non aveva smesso di piovere e faceva piuttosto freddo. Guardò le scintille scoppiettare e salire verso l’alto. Lunastorta sicuramente gli avrebbe fatto delle domande riguardo alla nuova ospite e lui stava pensando alla risposta che avrebbe dovuto dargli. Remus era una persona equilibrata, probabilmente aveva già interiorizzato il fatto che non si trattava nè di tu-sai-chi nè di Minus. Hermione a cena sembrava nervosa e ammirata allo stesso tempo dalla ragazza, effettivamente non era da tutti saper fare magie senza l’uso della bacchetta. Si chiese se ne avesse mai posseduta una, anche se era molto probabile di sì, sta di fatto che sembrava non averla con sè. Molly, come aveva preannunciato a Fera, era diffidente, la compativa, lei aveva una famiglia da proteggere nel caso non si fosse rivelata per come si era presentata. Lui doveva proteggere Harry, era la sola famiglia che aveva ma c’erano almeno altre dieci persone che si occupavano di quello e il suo senso di inutilità stava sprizzando alle stelle.
Una porta sbatte e poco dopo alla soglia della sala si palesò Remus con la solita espressione stanca.
“Giornata pesante?”
“Al solito, qui com’è andata con...” lasciò sottintendere a chi si stava riferendo.
Sirius finì di bere e si girò il bicchiere vuoto fra le mani.
“Se devo essere sincero...sembra una ragazza normale... anche timida azzarderei, sembrava più nervosa di noi quando è entrata...” guardò negli occhi l’amico, forse non si aspettava quella risposta. Invece Remus sembrò sollevato.
“E com’è di aspetto? Non riesco a immaginare come sia la figlia di...” fece un segno eloquente.
“È una ragazza giovane, in realtà non saprei dirti com’è... ha degli occhi particolari.”
Ripensandoci era la cosa che aveva notato di più del suo viso, erano davvero degli occhi strani. Non inquietanti, solo diversi dal normale. Se non fosse stata la figlia di Tu-Sai-Chi, avrebbe detto che era bella nonostante le occhiaie e il pallore ma ovviamente non poteva ammetterlo.
“Degli occhi particolari? In che senso?” chiese curioso.
“Sono diversi, quando li vedrai capirai, non saprei descriverteli.”
 
~
 
All’ultimo piano del Quartier Generale, Fera si stava contorcendo nel letto. Si alzò di scatto e si toccò il costato. Aveva fatto uno dei suoi incubi ricorrenti: Grayback con un ferro incandescente e un urlo, quella che gridava era lei. Uno dei bei ricordi infantili che la sua vita le aveva lasciato. Un giorno gliel’avrebbe fatta pagare. Tutti avevano un marchio, o almeno i prescelti di suo padre.
Tu ne avrai uno speciale così le aveva detto. La voce serpentina le rimbombò nella testa.
Rimase seduta sul letto a osservare la luce bianca che filtrava tra le tende. Si sentiva appiccicaticcia, doveva aver sudato. Si alzò in piedi e andò verso lo specchio rovinato. Effettivamente aveva la maglietta umida. Sbuffò guardando il suo riflesso e un po’ scoraggiata pensò che prima di cambiarsi avrebbe dovuto bere qualcosa. Decise di scendere, quella casa era grande ma sicuramente non era un labirinto, non era una missione impossibile trovare la cucina. Probabilmente erano tutti a dormire. La stanza di Sirius era chiusa. Scese le scale, cercando di fare meno rumore possibile e arrivata al piano terra sentì due voci maschili, una delle quali le era sconosciuta. Non voleva disturbare ma si accorse che per raggiungere la cucina sarebbe dovuta passare per forza davanti alla sala illuminata. Poi si ricordò del fatto che era sudata e sicuramente aveva un’espressione scossa.
Perfetto, di bene in meglio pensò in modo sarcastico.
Percorse metà del corridoio.
“Degli occhi particolari? In che senso?
Fera si fermò poco prima di comparire davanti alla porta.
Sono diversi, quando li vedrai capirai, non saprei descriverteli.”
Questo era sicuramente Sirius che parlava. Non poteva starsene ferma lì, se fossero usciti sarebbe proprio sembrato che non si trovasse lì per andare in cucina.
Passò davanti alla porta e la luce la illuminò.
“Oh, sei sveglia.”
Sirius pensò che avesse avuto un incubo. Sperava davvero non l’avesse sentito, non aveva detto niente di negativo ma non voleva farla sentire in qualche modo diversa.
Fera annuì. La ragazza spostò lo sguardo verso lo sconosciuto.
“Io sono Remus Lupin.”
Gli strinse la mano. Notò che aveva delle cicatrici in volto ma cercò di non fissarlo troppo in viso. Si chiese se fosse stato dello stesso parere di Sirius su suoi occhi. Non si ricordava se fossero stati sempre così o se fossero stati cambiati in qualche modo. Non poteva neanche sapere se uno dei suoi genitori li aveva così. Spesso si ritrovava a pensarli, cercare di immaginarli ma nessun ricordo le veniva in mente e così si intristiva, a volte si sentiva così sola.
“Vuoi sederti? Se vuoi ti prendi qualcosa da bere” Sirius la guardava in modo strano. Silente le aveva detto che era il padrino di Harry e che era stato ad Azkaban per dodici anni pur essendo innocente. Si chiedeva perché fosse così gentile, non che si lamentasse anzi proprio il contrario. Chissà se anche lei poteva dirsi innocente, era un’altra cosa su cui rifletteva spesso.
Si sedette, il fuoco la riscaldava e pensò che non sentiva un calore del genere da un po’. Sirius porse un bicchiere sia a lei che a Lupin ma con sua grande sorpresa dentro non c’era dell’acqua ma del Whiskey.
Sul viso di Fera apparve un sorriso divertito, guardò l’ora e chiese: “Siete solito bere a quest’ora? Hai portato un bicchiere a tutti...” guardò i due “A cosa brindiamo quindi?”
Remus riuscì a vedere bene gli occhi della ragazza, il suo amico aveva proprio ragione, erano diversi da qualsiasi altri avesse visto.
Sul volto di Sirius comparve un’espressione sorpresa e Fera non poté fare a meno di notarlo.
Appena pensò al brindisi le vennero in mente Frank e Alice Paciock, non sapeva bene perché, era quasi sicura che li conoscessero. Erano stati torturati da Bellatrix, quindi dovevano per forza di cosa stare dall’altra parte ai tempi. Provava un forte disprezzo per quella donna, venerava suo padre a differenza di altri che le erano sembrati solo terrorizzati al pensiero di essere contro di lui.
“E a chi o cosa dovremmo brindare?”
Ora i due la fissavano. Fera assunse un’aria pensierosa e Sirius non riuscì a non pensare che sembrasse davvero intelligente. Remus era davvero curioso di sentire cosa avrebbe detto ma sicuramente non si aspettava la risposta che poco dopo Fera pronunciò.
La ragazza alzò il bicchiere e disse: “A Frank e Alice Paciok, coraggiosi e leali.”
Sirius dovette stare attento a non far cadere il bicchiere per terra, mentre Remus rimase immobile.
“E tu come li conosci?” Dissero i due quasi contemporaneamente.
Fera in quel momento si rese conto che non avevano idea di dove fosse stata negli anni precedenti.
“Voi non avete idea di dove io sia stata prima di venire qui, vero?” I due uomini si guardarono e fecero capire alla ragazza che non lo sapevano.
“Dopo quella notte, sono andata in un orfanotrofio, a nove anni non ci sono molti posti dove andare quando non hai nessuno...” aspettò un attimo, e poi continuò a parlare mentre guardava il fuoco che ardeva ininterrottamente “Pensavo si fossero dimenticati di me, non mi sarebbe dispiaciuto affatto. Invece, un giorno Lucius Malfoy si presentò davanti alla porta e mi portò con sè. Non so bene perché avesse aspettato così tanto, forse aveva paura di dare nell’occhio. Beh, per tagliare corto... mi hanno portato al San Mungo, lì ho incontrato, se si può dire così, i Paciok. Li ho riconosciuti, penso di averli visti poco prima che Lestrange...” un’espressione di disgusto le apparave in volto, doveva essere diventato un riflesso incondizionato “...li facesse diventare così, in realtà non mi ricordo molto bene.” Respirò profondamente “Per un po’ siamo stati vicini di letto, prima che mi spostassero in una stanza da sola. I parenti facevano domande... beh, mi hanno messo da un’altra parte poco dopo, come biasimarli e poi a me non cambiava molto, tanto nessuno veniva a farmi visita.”
Dopo aver finito di parlare si girò nuovamente. Era la prima volta che raccontava, benché in modo veloce e poco dettagliato, un po’ della sua vita. Sirius alzò il bicchiere, e così fece Remus. Finirono di bere in silenzio, Fera sperava di non aver detto qualcosa di sbagliato. Poco dopo Remus dovette andarsene, era davvero tardi. La ragazza sbadiglio, si stiracchiò leggermente e si mese con le gambe al petto. 
Sirius aveva accompagnato alla porta l’amico. Lunastorta lo guardò e disse con un filo di voce: “Davvero particolare la tua nuova ospite, in realtà non mi aspettavo che fosse... nella media della normalità per così dire.”
“Già, è strano dirlo ma abbiamo un po’ di cose in comune, non credi?”
L’amico lo guardò con fare interrogatorio “E con questo cosa vorresti dire?”
“No, niente...” Si affrettò a rispondere “E smettila di guardarmi così, sembri Lily.”
Lunastorta ridacchiò “Sai bene che se lei fosse qui saprebbe già cosa ti passa per la testa, quindi ritieniti fortunato che sono io e non lei.”
Salutò l’amico e tornò verso la cucina.
“Fe...” si bloccò. La ragazza si era addormentata e sulla sua poltrona per giunta. Un senso di tenerezza lo pervase ma cercò di scacciare subito quella sensazione. Non poteva tornarsene a letto, o la svegliava o dormiva sul divano poco lontano. Se la lasciava lì Molly si sarebbe fatta qualche domanda. Fera girò il viso dando le spalle al fuoco. Sirius sospirò
Va bene, dormirò sul divano
Prese una coperta e la buttò sopra la ragazza, poi si distese e cercò di prendere sonno. La sua testa continuava a chiedergli perché era rimasto lì, arrivò alla conclusione che era meglio non pensarci troppo. Pian piano il fuoco si spense e anche lui si addormentò.
 

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Capitolo 4
*** Serpenti e colibrì. ***


Molly entrò nel salotto la mattina dopo e non riuscì a comprendere a pieno il perché Fera fosse addormentata sulla poltrona intoccabile di Sirius e lui fosse sdraiato sul divano in una posizione sicuramente scomoda. 

Fece un colpo di tosse e assunse un’espressione dura. La ragazza non percepì minimamente il suono ma Black si sveglio praticamente subito. Si aspettava una miriade di domande dalla donna e probabilmente anche un rimprovero. La signora Weasley lo stava guardando con le braccia incrociate e il suo sguardo passava da lui e Fera in modo veloce e ripetitivo. 

Capì che si doveva alzare, si stiracchiò e si diresse in cucina preceduto dalla donna. 

“Cosa c’è Molly?”

“Non dovresti darle confidenza. Sai di chi è figlia no? Non voglio pensare a quando arriverà Harry... chissà cosa penserebbe se vi avesse visto questa mattina!” 

Sirius guardò sconcertato la donna “Scusami Molly, ma non capisco proprio cosa avrebbe dovuto pensare... non stavamo dormendo insieme. Ieri è scesa verso le undici e c’era Remus, così abbiamo parlato un po’, poi si è addormentata davanti al fuoco e non l’ho svegliata.” 

“E di James e Lily ti sei dimenticato?”

Sirius guardò truce la donna.

“Io non mi sono dimenticato proprio di niente.” la guardò gelido “però non è stata lei ad ucciderli o sbaglio? Forse dovresti cambiare tu la tua visione dei fatti.” 

Molly pensò che forse aveva esagerato pronunciando l’ultima frase. 

Fera nel frattempo si era svegliata, lo stomaco le brontolava dalla fame. Vide che il divano era stato sistemato come un letto, probabilmente Sirius aveva dormito lì. Si chiese il perché. 

Entrò in cucina e vide Molly e Sirius. Quest’ultimo aveva un’espressione fredda in volto, forse aveva interrotto una discussione. 

“Buongiorno...” guardò i due “io...io avrei un po’ di fame, ieri non ho mangiato...” disse timidamente. 

“Ti preparo subito qualcosa, cosa ti piace?” la voce di Molly le rispose gentilmente per poi continuare rivolta a Sirius “Ti preparo la colazione?” 

“No, penso che andrò di sopra.” Il tono era davvero diverso da quello usato la sera prima con lei. 

Sirius uscì dalla stanza, poco dopo si sentì una porta sbattere. Fera non fece domande, non le sembrava opportuno. Poi si ricordò della domanda di Molly. Le sorrise e rispose: “Va bene tutto, cucina pure quello che prepari di solito.” 

“Torna quando senti i ragazzi scendere, così non sei da sola.”

“Ci vediamo dopo allora.”

La ragazza uscì dalla stanza, Molly pensò che forse aveva sbagliato a giudicarla, alla fine lei si era mostrata subito gentile.

Fera salì le scale distrattamente. Era concentrata, doveva cominciare a raccogliere un po’ di ricordi da dare a Silente. Mentre pensava non si accorse neanche che sull’ultima rampa c’era Sirius seduto sui gradini. D’altro canto neanche Sirius si accorse che la ragazza stava camminando direttamente verso la sua direzione.  Fera lo prese in pieno e per lo spavento si trasformò. Sirius si alzò in piedi e quando si girò al posto di una persona si trovò faccia a faccia con un serpente che lo fissava. 

Sirius tirò fuori la bacchetta ma il serpente si tramutò in Fera. La guardò stupito, la ragazza aveva un’espressione dispiaciuta. 

“Scusa se ti ho spaventato ma a volte non riesco a controllare bene la mia trasformazione... non ti avevo proprio visto.” Poi aggiunse “Facciamo che rimane un segreto... di solito il fatto che mi trasformi in un serpente non fa che peggiorare la mia situazione... ” 

Forse era stato così anche quella volta. Sirius però le guardò in modo complice.

“No, è che sai non mi capita spesso di trovarmi davanti un serpente alto come me che mi fissa sai...” le sorrise divertito “comunque anche io sono un animagus, diciamo però che non sono segnato nell’elenco...” 

“Siamo in due, un po’ banale come animale non pensi?” Disse riferendosi a se stessa. Insomma, essere la figlia adottiva di Voldemort e trasformarsi in un serpente non era di una grande originalità.

“Beh sai, con il padre che hai avuto non mi aspettavo di certo che ti trasformassi in un colibrì” Sirius la guardò, forse aveva sbagliato a nominare l’argomento “padre”. Con sua grande sorpresa però Fera non sembrò disturbata, anzi si mise a ridere. 

“Perché? Secondo te un colibrì sarebbe più adatto? Mi vedi come un piccolo animale indifeso quindi...” lo guardò sarcastica e divertita allo stesso tempo.

Sirius si passò una mano tra i capelli fin dietro la nuca “No, no... non mi sembri proprio indifesa...”

Fera non riuscì a non pensare che fosse davvero carino. Pensandolo però se ne vergogno subito e sentì le sue guance diventare leggermente più calde. Sirius vide la ragazza arrossire.

“Ho detto qualcosa di sbagliato?”

Sei una stupida Fera.

La ragazza scosse la testa poi disse a mezza voce “Potevi svegliarmi sta notte...” 

“Sì, forse avrei dovuto, non è per niente comodo il divano ... ma il posto confortevole era già stato occupato sfortunatamente.” 

“Grazie... mi chiedo perché tu sia gentile.” Forse Fera aveva detto una cosa stupida, il fatto è che non era abituata ad essere trattata in modo “normale”. 

Sirius la guardò negli occhi “So cosa significa essere allontanato da tutti.” Gli venne istintivo metterle una mano sulla spalla ma si sforzò di controllare il proprio braccio che rimase immobile lungo il suo fianco. 

La loro conversazione fu interrotta dalla voce dei ragazzi che si stavano dirigendo a fare colazione. Salutò Sirius con un sorriso e lo lasciò sul pianerottolo. Remus aveva ragione, Lily avrebbe già capito cosa gli passava per la testa, anche se in realtà non era neanche lui del tutto cosciente di quel che stava accadendo. 

 

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La storia sta proseguendo un po’ lenta ma mi sembrava giusto spendere qualche capitolo per l’arrivo di Fera nel Quartier Generale! Nei prossimi capitoli le cose cominceranno a muoversi più velocemente comunque ^^

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Capitolo 5
*** Il marchio. ***


 

Era passata poco più di una settimana da quando Fera era entrata a far parte dei “nemici di suo padre”. Aveva parlato spesso con Sirius ed era riuscita a scambiare due parole anche con Hermione, che era rimasta molto colpita da lei per l’incantesimo che aveva fatto il primo giorno. La ragazza le era sembrata molto sveglia e le era piaciuta. 

Quel giorno sarebbe arrivato Silente, Fera aveva pensato e ripensato al suo passato ma sapeva che per ricordarsi dei dettagli importanti ci sarebbe voluto un po’ più di tempo. 

La mattina avevano fatto colazione tutti insieme e i pasti sostanziosi di Molly le avevano ridato una sembianza umana. Le occhiaie erano meno marcate, anche se la difficoltà a dormire era passata solo in una piccolissima parte. Sicuramente però si sentiva molto meglio e questo era un bene. 

Silente arrivò verso le undici di mattina, salutò i membri dell’ordine e Fera non poté che pensare che fosse un soggetto del tutto singolare. 

Il Preside di Hogwarts notò subito l’aspetto particolare di Fera e soprattutto si soffermò sui suoi occhi, sicuramente oggetto di una modifica magica. Erano quasi bianchi, come se avessero la capacità di cambiare colore, cosa che però non doveva essere accaduta spesso, o almeno non quando Fera era del tutto cosciente. Si chiese il perché di questa modifica, forse scavando a fondo avrebbero trovato delle risposte che potevano interessare non solo la loro causa. Senza dubbio avrebbe fatto bene alla ragazza. 

Tutti i presenti nel Quartier Generale li lasciarono soli nella sala da pranzo. Silente aveva in mente diverse domande da porle, alcune strettamente personali, altre che riguardavano il loro piano. Doveva capire fino a che punto lei si sarebbe spinta per aiutarli e cosa era capace di fare in generale.  Prima però le avrebbe ridato la sua bacchetta, era fondamentale che avesse la sua. 

Con voce pacata cominciò a parlare: “Bene Fera, prima di iniziare con le domande, vorrei darti una cosa che ti appartiene.” 

La ragazza lo guardò incuriosita, Silente tirò fuori un pacchetto dal mantello e lo spinse verso di lei. 

Fera lo aprì e fu davvero molto sorpresa vedendo ciò che conteneva.

“Questa... questa è la mia bacchetta.” 

La prese in mano, la guardò attentamente. 

Cuore di corde di drago, legno di cedro, rigida 

Sorrise raggiante verso Silente mentre giochicchiava con il pezzo di legno. 

“Forse dovremmo capire se ti è ancora fedele.” 

Era la prima volta dopo tanto tempo che poteva fare un incantesimo e non limitarsi a quelli che sapeva fare senza bacchetta. 

Mosse leggermente la bacchetta a mezz’aria e un fumo denso uscì dalla punta. Una bambina evanescente apparì dal fumo e la sua figura diventò di un bianco acceso. 

Una risata fredda e glaciale uscì dalla sua bocca. Sentendola gli altri si precipitarono al piano di sotto, aprirono la porta di scatto, Fera era concentrata sull’incantesimo. Non era semplice evocare la sua immagine da bambina, però si era rivelata spesso utile per spaventare. 

“Vedo che questo incantesimo si rivela sempre utile sia per spaventare che avvertire in caso di pericolo... anche per tracciare un percorso non è male.” 

Effettivamente adesso lo spettro evocato aveva in mano un sacchettino pieno di quelli che sembravano sassolini luminosi e li stava disponendo intorno al tavolo.

“Va bene, ora basta.” 

Disciolse l’incantesimo. La bambina sparì nell’aria e i sassolini smisero di illuminare ma rimasero per terra spenti. 

Silente fece cenno agli altri di andarsene e rimasero nuovamente soli.

La voce del preside spezzò il silenzio: “Direi che questa bacchetta non cambierà mai la sua lealtà... ora Fera, passiamo alle domande. Dovrai rispondere a tutte, non ti potrai rifiutare, ho bisogno di sapere di più su di te.” 

La ragazza ora lo guardava, non si sentiva a disagio, sapeva bene che questa conversazione ci sarebbe dovuta essere. Era più preoccupata che una volta risposto alle domande in modo sincero, l’idea che si era fatto su di lei sarebbe scomparsa. Ormai però era tardi per tirarsi indietro. 

“Cominciamo.” Disse rivolta all’uomo dagli occhiali a mezza luna.

“Hai il Marchio Nero?” 

“Sì ma è diverso da quello degli altri.”

Silente la guardò con aria interrogativa.

“Diverso?” 

Fera si alzò in piedi, si tolse la maglia per metà del busto, lasciando intravedere la cicatrice. Il teschio e il serpente erano ben visibili, come se fossero stati disegnati con una penna incandescente, in realtà era bastato uno stampo. 

Si girò verso il suo interlocutore.

“Il mio è speciale.” 

Trasalì quando nella sua testa la sua voce fu sostituita con quella di suo padre ma Silente sembrava o non aver sentito o non era preoccupato.

“Perché è speciale?”

“Perché quando succede qualcosa a mio padre o vuole inviarmi un messaggio, comincia a sanguinare, negli ultimi quattro anni è successo abbastanza spesso.” 

Silente rimase in silenzio per circa due minuti poi continuò: “Se succede devi avvertirmi.”

Fera scosse la testa in modo energico. 

“Hai mai usato le Tre Maledizioni?” 

Alla ragazza era sembrato strano che nessuno le avesse ancora fatto questa domanda. 

“Sì, tutte.”

In realtà era piuttosto potente nell’usare la maledizione Imperius. 

Fera cominciava a sentirsi piuttosto male, poi sentì un forte dolore al costato. La maglia bianca che aveva indosso si tinse velocemente di rosso. 

Tirò fuori la bacchetta e la punto verso di sè. “Ferula”, delle bende la medicarono. 

Poi si rivolse a Silente: “Penso proprio che abbia scoperto che non sono più al San Mungo, è arrabbiato.” 

“Direi che per oggi abbiamo finito qui, vai pure a riposarti.” 

Il preside sparì con un crack e la ragazza uscì dalla stanza e si trovò davanti a tutti i membri presenti. 

Fece un sorriso sbilenco, anche perché questa volta c’era solo un motivo per cui suo padre le aveva mandato quel messaggio così inutile: farla soffrire. Doveva riuscire ad arrivare in camera, poi se la sarebbe vista da sola. Guardò i figli di Molly ed Hermione, non voleva vedessero un brutto spettacolo.

Il sangue continuava a sgorgare e ad ogni passo che aveva fatto aveva lasciato una leggera scia sul pavimento, la maglia era ormai grondante, il dolore stava diventando insostenibile. Si stava divertendo a torturarla, doveva aspettarselo, l’aveva tradito. 

Non si era accorta di essersi inginocchiata per terra davanti a tutti. La fronte toccava il pavimento, era come se il corpo le fosse trafitto da dei coltelli incandescenti. 

Hermione si coprì gli occhi e disse ad alta voce: “Cosa facciamo?” 

Fera la sentì, e con una voce diversa, feroce disse: “Niente state fermi. Non lanciate incantesimi, è inutile.” 

Poi successe qualcosa che lei non poteva ne permettere ne tollerare. Era come se qualcosa stesse cercando di entrare nella sua mente. Sentì la rabbia avvampare, un odio che non sentiva da tanto tempo la riempì. Questo non poteva farlo. Doveva tenerlo fuori. 

I suoni diventarono ovattati.

Non svenire. Vattene dalla mia testa.

Gli altri non avevano idea di cosa fare. Seguirono il consiglio di Fera e stettero immobili. Ginny si coprì gli occhi. Molly decise di portare i ragazzi nell’altra stanza, lasciando Remus e Sirius con la ragazza.

Vattene. Non c’è niente che devi vedere.

Era sdraiata a pancia in su, ogni volta che cercava di inspirare il respiro le si spezzava. Suo padre non voleva ucciderla, sarebbe stato veramente da stupido. Sapeva che la voleva con lui, viva, l’avrebbe già uccisa da tempo se fosse stato il contrario. Quello poteva essere la sua arma.

“VATTENE!” La voce di Fera riempì la stanza. “Vattene, o giuro che mi uccido.”

Nel Quartier Generale cadde il gelo. Era bastato così poco per farlo smettere. 

Fera cominciò a ridere in modo terrificante. Era seduta nella pozza di sangue che si era formata intorno a lei. 

Si alzò in piedi faticosamente e quasi cadde a terra, le sembrava di essere dentro un vortice veloce e infinito. 

“Scourgify” pronunciò puntando la bacchetta contro la pozza che si pulì. 

“Vuoi una mano Fera?” la voce di Sirius ruppe il silenzio che c’era stato fino a quel momento. Remus si girò verso l’amico con un’espressione inquisitoria. Black si avvicinò a lei. 

“Oh no, grazie Sirius non...” 

Fera sentì le gambe diventare molli, la vista oscurarsi. L’uomo la prese prima che cadesse a terra, la tenne in braccio e si accorse che era veramente leggera. Le mani sentirono il calore del sangue che ancora le impregnava i vestiti e che ora aveva sporcato anche i suoi. 

“Forse dovrei portarla in camera...”

Remus lo guardò ironicamente attonito e disse: “Direi di sì, tranne se vuoi tenerla in braccio ancora un po’, non mi sembra che la cosa ti infastidisca...” 

“La prossima volta la lascerò cadere per terra Lunastorta” 

Remus avrebbe riconosciuto quella arroganza da un chilometro di distanza.

“Non prendermi in giro Sirius.” Lanciò un’occhiata all’amico. “Ora vado dagli altri, così potranno tornare a fare ciò che vogliono.”

L’uomo strinse a sè Fera. Era da tanto che non vedeva qualcuno soffrire in quel modo. Stava salendo le scale lentamente come se volesse prolungare quella “passeggiata” in compagnia. Era da tanto che non teneva una ragazza in quel modo, anche se in quel caso non era stato proprio voluto. 

Arrivò davanti alla camera di Regulus, aprì la porta con un colpo di bacchetta e andò verso il letto. Adagiò la ragazza, i capelli neri le coprivano il volto. Le passò una mano tra i capelli portandogli una ciocca dietro l’orecchio. Poi si chiese cosa stesse facendo. 

Ritirò la mano come se si fosse scottato, come se quel gesto fosse una specie di confessione più che a lei, verso se stesso.  Questo non poteva accadere, sia per l’età che per tutto il contesto. 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Il ritorno di Harry. ***


Era passata una settimana dal giorno in cui Fera era stata torturata davanti a tutti in quella casa. Non era più capitato, il che era un bene da una parte, dall’altra però si stava chiedendo che cosa stesse architettando suo padre. Silente era passato per vedere come stava e con sua grande sorpresa le aveva regalato un pensatoio, oggetto che si sarebbe rivelato molto utile. Avevano deciso di vedersi ogni due settimane per discutere dei nuovi ricordi che Fera avrebbe raccolto. Con il pensatoio sarebbe stato molto più semplice cogliere dei particolari. 

Tutti da quel momento si erano comportati in modo molto più amichevole con lei e si sentiva molto più sollevata, o almeno quella sensazione era durata fino a quel giorno. 

Quella mattina sarebbe arrivato Harry e questo era sicuramente un grande problema da affrontare. Mancava circa un’ora e lei era seduta sulle scale dell’ultimo piano, in lontananza sentiva la voce squillante di Molly che parlava con i ragazzi. Sentiva il bisogno di stare un po’ da sola, stava ripensando alle battute di Remus sul fatto che non aveva mai visto Black così contento che qualcuno stesse per cadere per terra. Non riusciva proprio a immaginarsi la scena, anche se ogni volta che ci provava sentiva una strana sensazione. 

É così importante riuscire a immaginarselo? 

Sentì una porta chiudersi dietro di lei. Si girò e vide Sirius con un’espressione tra il preoccupato e il felice.

“Buongiorno.”

La ragazza si alzò in piedi.

“Sei preoccupata per oggi?”

Fera annuì e salì gli scalini che la dividevano dal pianerottolo.

“Ho paura che Harry non possa proprio accettarlo... chissà poi dove andrei.” 

Sirius la guardò stupito, effettivamente se fosse diventato un problema ingestibile, lei se ne sarebbe dovuta andare. Sentì un leggero dolore nel petto. 

“Ma tu non te ne andrai...” 

“Ti mancherei così tanto?” Chiese ridendo all’uomo.

Sì.

Poi la ragazza continuò: “Mi rende molto triste il pensiero di dover cambiare di nuovo ‘casa’... e poi sarei sicuramente da sola di nuovo.”

Sirius allungò una mano verso le ragazza e infiltrò le dita in mezzo ai suoi capelli corvini. Il palmo era poggiato sulla sua guancia, che si tinse di un rosso acceso. Fera sentì un brivido passarle in tutto il corpo.

Cosa stai facendo Sirius? 

La ragazza sentì la mano calda dell’uomo posarsi sul suo viso.

“Non andrai via, te lo prometto.”

La ragazza gli sorrise, e sentì una ciocca dei suoi capelli essere portata dietro l’orecchio. Abbassò lo sguardo per due secondi e si accorse che erano davvero vicini, sentì il suo battito aumentare e quando alzò gli occhi vide che Sirius le stava guardando le labbra. 

“Sirius...” disse con un sussurro.

“Io vorrei tanto...” l’uomo le aveva risposto con lo stesso tono di voce, come se ci fosse qualcuno lì a sentirli. 

Fera si avvicinò, i loro corpi erano distanti circa dieci centimetri. Sentì la mano libera di Sirius prenderla sul fianco  e spingerla verso di sè. Sentiva le dita stringerla e poteva quasi percepire il battito dell’uomo attraverso il torace.

Poi un colpo di tosse. I due si girarono e videro Lupin guardarli con aria incredula. Lo sguardo dell’uomo poi si rivolse solamente a Sirius e si trasformò in un’occhiata dura. 

“Fera potresti lasciarci un attimo soli?”  

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, scese le scale velocemente e si chiuse nel bagno. Appena dentro si sedette per terra cercando di riprendere fiato.

Fera sei proprio un’idiota.

Intanto al piano di sopra i due uomini erano entrati in camera di Sirius. 

“Non ci siamo baciati!”

“Immagino che se non fossi arrivato tu ti saresti tirato indietro vero? Proprio come quando l’hai portata verso di te.”

“Da quando eri lì Remus?”

“Non è importante...Tu davvero sei così incosciente da cercare di baciare la figlia di tu-sai-chi il giorno in cui Harry sta per arrivare?!”

Sirius abbassò lo sguardo. Doveva ancora smaltire l’adrenalina che aveva in corpo. 

Remus continuò.

“Io non dico che non puoi...”

“No forse dovrei lasciar perdere. È stata una cosa stupida.” 

“Non ti ho detto questo.”

“Infatti l’ho detto io...”

“E ci credi davvero?”

Black guardò l’amico.

“No, però si creerebbero solo un sacco di problemi.” 

La loro conversazione venne interrotta dal suono del campanello. 

I due sentirono la voce di Harry e scesero. 

Fera era ancora in bagno e quel suono la fece sobbalzare. Si sciacquò il viso e si guardò allo specchio.

Girò la chiave nella toppa e scese le scale. Arrivata all’ultima rampa vide che tutti erano già intorno al giovane ragazzo, così quando fece scricchiolare un gradino tutti si girarono verso di lei. 

“E tu chi sei?” Harry la guardava curioso.

Fera rimase immobile qualche secondo, poi finì di scendere la scala.

“Io sono Fera... Fera Riddle.”

Il ragazzo sgranó gli occhi.

“Riddle?”

“Sì...”

Harry si girò verso gli altri. Cominciò ad urlare.

“NON SOLO NON MI AVETE FATTO AVERE NOTIZIE MA ADESSO DEVO ANCHE VIVERE CON LA FIGLIA DI VOLDEMORT?! No, mi state prendendo in giro.”

Hermione cercò di calmare l’amico ma non servì a molto. Il ragazzo si girò verso Fera che era pronta a reagire nel caso le cose avessero preso una brutta piega. Harry però la colse di sorpresa, si diresse verso di lei in modo minaccioso e abbastanza veloce.

Non ebbe molto tempo per pensare così si trasformò. Tutti a parte Sirius ebbero un sussulto. Quest’ultimo si avvicinò a Fera. Harry rimase immobile, il serpente nero le stava mostrando i denti soffiando in modo poco pacifico.  

“Fera perché non ritorni umana? Forse sarebbe meglio...” Sirius stava parlando in modo cauto ma prima che potesse finire il serpente sparì velocemente.

Harry si rivolse al padrino.

“Non pensavo ti comportassi in modo così gentile con il parente più diretto di colui che ha ucciso il tuo migliore amico.” 

Detto questo il ragazzo salì le scale e si chiuse dentro una stanza.

Sirius rimase calmo, sapeva già che sarebbe finita in questo modo. Era normale fosse arrabbiato, insomma lo erano stati tutti inizialmente. 

Rimasero nell’atrio solo lui e Remus, quest’ultimo voleva terminare il discorso iniziato quella mattina.

“Tu lo sapevi?”

“Cosa?”

“Che era un animagus.”

“Sì, una volta si è spaventata e si è trasformata involontariamente... mi aveva chiesto di non dirlo.”

“E mi sembra abbastanza ovvio il perché.” Poi continuò “Comunque... io ci andrei piano fossi in te...” 

“Secondo te l’ho spaventata?”

Remus si mise a ridere .

“Guarda, tutto mi è sembrato a parte spaventata” disse buttando un’occhiata espressiva “...però non sappiamo cosa ha passato, magari ci sono alcune cose che la spaventerebbero.” 

L’amico lo lasció solo. Alzò la testa verso l’alto e guardò le scale. Poi tirò un sospiro, doveva andare da Harry, poi doveva trovare Fera.

 

~

 

Fera era tornata nella stanza ma era dovuta uscire quasi subito perché si accorse di aver dimenticato una delle fiale con un ricordo nel bagno in cui era stata poco prima del disastro. Lasciò la porta aperta della camera, si sarebbe assentata cinque minuti. 

Harry, che si trovava al piano di sotto, voleva parlare con Sirius. Forse era stata una reazione esagerata. Salì le scale convinto di trovarlo all’ultimo piano ma quando arrivò sul pianerottolo vide che un’altra camera era aperta.

Si affacciò e vide che era buio tranne per un luminescenza provenire da un oggetto che fluttuava a mezz’aria. Il ragazzo si guardò intorno e vide che non c’era nessuno quindi entrò. Avvicinandosi all’oggetto lo riconobbe: era un pensatoio. Doveva esserci versato un ricordo perché delle figure sfocate si intravedevano nel liquido gassoso. Non avrebbe dovuto guardare, lo sapeva, ma era davvero curioso. Immerse il viso nell’acqua fluida e comincio a guardare la scena. 

Una bambina dai capelli neri stava giocando con delle bambole. Avrà avuto circa sette, otto anni. Si girò verso Harry e questo la riconobbe. Aveva occhi chiarissimi come quelli di Fera. Il ragazzo si girò per vedere cosa avesse distratto la bambina dal gioco. Un uomo,  che non sembrava del tutto umano, guardava Fera sorridendo in modo inquietante. Si avvicinò a lei trapassando la figura di Harry.

“Tuo padre vuole vederti, oggi è un gran giorno per te, sai bambina?” 

Cercò di toccarla ma lei si scostò.

“So camminare da sola Greyback. Ora vattene.” 

Harry fu sorpreso dal fatto che una bambina cosi piccola potesse sembrare così dura.

Greyback rise.

“Ora mi sarà molto più semplice fare quello che mi ha chiesto.” 

La scena si spostò. Ora Fera era per terra, sdraiata, sembrava semi svenuta. 

“Il tuo sarà speciale.” Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque. Voldemort si trovava dall’altra parte della stanza. Fece cenno a Greyback e questo tirò fuori dal fuoco un’asta di ferro. Alla fine, rosso e incandescente, c’era il Marchio Nero. Harry non capì bene quello che stava per accadere. Poi ci fu un urlo e il rumore di qualcosa che stava bruciando. 

Harry uscì dal ricordo, si ritrovò di nuovo nella stanza con un forte senso di nausea.

“Vomita pure.” Sentì una voce femminile alle sue spalle. 

“Io...io non volevo... ero solo curioso.”

Fera gli sorrise.

“E così hai scoperto più cose di me in un’ora che tutti gli altri in due settimane.” 

Il ragazzo era sorpreso, non era arrabbiata.

“Siediti Harry” disse indicando il letto “dobbiamo parlare... se hai voglia.”

Il ragazzo pensò che dopo quello che aveva visto forse era il caso di sedersi. 

Fera gli si sedette di fianco e incrociò le mani. 

“Bene. Harry, devi sapere che noi abbiamo lo stesso scopo.” Fece un attimo di silenzio “Sconfiggere Voldemort. Scopriremo come, te lo prometto.”

“Tu sai qualcosa che gli altri non sanno?”

“Se lo sapessi l’avrei già detto, forse ci sarà qualcosa nei miei ricordi, frammenti di conversazioni che ci porteranno a delle rivelazioni...”

“Forse dovrei scusarmi per prima...”

“Non preoccuparti, la prima reazione è sempre la stessa.”

Harry si alzò, voleva andarsi a scusare con Sirius. Si avvicinò alla porta ma prima che uscisse Fera parlò nuovamente.

“Un’ultima cosa Harry. Mio padre di farà vedere delle cose, spesso orribili. Non credere a tutto quello che vedi, ricordati che lui può decidere cosa farti vedere o cosa no... però ci sono delle volte che lui non è cosciente, sfrutta quegli episodi e cerca di capire i suoi punti deboli.” 

“E tu questo come lo sai?”

“Ti sei già dimenticato chi sono?”

Il ragazzo uscì dalla stanza, si girò.

“Grazie Fera”

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Capitolo 7
*** Hogsmade. ***


 

“Fera, svegliati.”

La ragazza aprì gli occhi e vide che c’era Silente in piedi davanti al suo letto.

“Cosa succede?” Chiese al preside facendo un lungo sbadiglio.

“Ho saputo che Lucius Malfoy si incontrerà con qualcuno alla Testa di Porco sta notte alle tre.”

Fera guardò l’orologio, erano le due e mezza.

“Cosa dovrei fare?”

“Vai lì, ascolta quello che dicono, scopri con chi si deve incontrare e soprattutto non farti vedere o non so come andrebbe a finire.”

Si alzò dal letto, prese un mantello nero e lo indossò. 

“Professor Silente, forse sarebbe meglio lanciare una Fattura Pungente sul mio viso, così sarà deformato.”

“Lo sai che è doloroso.”

“Bisogna pur soffrire a volte.”

Silente puntò la bacchetta e fece un movimento preciso. Un attimo dopo dalla bocca di Fera uscì un gemito di dolore.

“Dovresti essere coperta per tre ore, se le cose si mettono male torna subito qui.”

La ragazza annuì energicamente, si tirò il cappuccio sulla nuca e sparì con un crack.

Si materializzò all’ingresso di Hogsmade. Cominciò a incamminarsi verso il pub, doveva fare attenzione, Lucius Malfoy era la minor minaccia che si aggirava là intorno. Camminò lentamente, non voleva dare nell’occhio. 

Una leggera pioggia cadeva dal cielo, e punzecchiava la pelle della ragazza.

Arrivata alla Testa di Porco entrò, si sedette ad un tavolo appartato e ordinò da bere: una pinta  e due bicchierini di whiskey incendiario. In teoria sarebbero arrivati a minuti, cominciò a bere. Era sola nel pub, poi il campanello attaccato alla porta tintinnò. 

Vide Lucius entrare dalla porta e sedersi ad un tavolo poco lontano. Qualche minuto dopo entrò un uomo con il volto coperto. I due cominciarono a parlare. 

“Selwyn, cosa puoi dirmi?”

Fera bevve il whiskey e ne ordinò dell’altro. 

“Lui... lui vuole liberarli tutti, lo farà, presto...” 

Lucius fece guizzare gli occhi intorno a sè.

“È vero che è scappata dal San Mungo?”

“Sì... ha provato a spiare nella sua mente ma l’ha addestrata bene... sa difendersi da noi, sa come ci muoviamo... questo è sicuramente un problema da risolvere...”

“Bisogna eliminarla?”

“No... lui la vuole dalla nostra parte, sai quanto può essere potente potenzialmente... ti ricordi Rodolphus, ed era solo una bambina...”

Fera ascoltava attentamente la conversazione, avrebbe riportato tutto a Silente. 

“Non dimenticherò mai la notte che l’abbiamo presa... così piccola. I suoi chi li aveva uccisi? Ah sì, Carrow... il Signore Oscuro è stato sempre molto attento a non rivelarci la loro identità...”

“Avrà avuto i suoi motivi, Malfoy...”

“Sarebbe un’arma per noi... sarebbe più semplice da controllare”

“Da come parli sembra che tu abbia più paura di lei che di suo padre...”

“Io non la temo...”

Fai male a non temermi Lucius...

I mangiamorte si alzarono dal tavolo, prima uscì Malfoy, poi l’altro.

Fera si ritrovò sola dentro il locale. Si sentiva il petto pesante, non avrebbe mai potuto sapere chi fossero i suoi genitori. Sicuramente suo padre sarebbe stato molto attento a non rivelare a nessuno quel prezioso segreto. Acquistò dal barista la bottiglia  con l’alcol rimanente e uscì. Faceva freddo. Andò verso la guferia, scrisse un biglietto per Silente riportando la conversazione e il gufo volò via nella notte. 

Sentiva dentro di sè un misto di rancore e tristezza. Bevve tre lunghi sorsi e cominciò a sentire la testa girare. Arrivò all’estremità della foresta, fece un lungo respiro e l’aria fredda le riempì i polmoni. 

Prese la bacchetta e fece un movimento. Una bambina eterea le correva intorno e tra gli alberi ridendo e si nascondeva, per poi tornare verso di lei.

Fera si sedette su un masso e osservava l’incantesimo da lei evocato. Poggiò la bottiglia per terra, ormai quasi vuota. Si strinse i capelli fra le mani e cominciò a piangere, non ricordava l’ultima volta che era successo. La fanciulla le si avvicinò, ora la guardava. 

Il sole cominciava a fare capolino all’orizzonte, il cielo si stava tingendo di rosa e l’incantesimo al viso di Fera stava  svanendo. 

Erano le sei, fra un’ora tutti sarebbero stati svegli a Grimmauld Place, ma stava cominciando ad avere difficoltà a leggere l’orologio, per cui aspetto ancora seduta.

Quando vide le prime finestre aprirsi decise di tornare al Quartier Generale. Si alzò in piedi e quasi perse l’equilibrio, bevve l’ultimo sorso rimanere e si materializzò davanti alla porta del numero 12. 

Questa volta hai davvero raggiunto il limite Fera...

Aprì la porta e fece un passo in avanti ma dovette appoggiarsi al muro. Sentiva delle voci provenire dalla cucina ma queste cessarono quando la porta si chiuse. 

Molly si affacciò.

“Fera! Ma dov’era finita?! Perché non hai avvertito nessuno?”

La Signora Weasley stava osservando la ragazza: aveva gli occhi gonfi e un colorito perlaceo.

Fera aprì la bocca e biascicando rispose: “Sono andata in un posto... me l’ha chiesto Silente..”

La donna si avvicinò e sentì un forte odore di alcool.

“Quanto hai bevuto ragazza mia... forse dovresti mangiare qualcosa.”

La giovane annuì in modo sconnesso. Era ancora appoggiata al muro, ora Molly la guardava piuttosto preoccupata. 

“Ma cosa hai sentito che hai deciso di conciarti così?”

Fera abbassò lo sguardo. Intanto nell’altra stanza i ragazzi cercavano di capire cosa stesse succedendo mentre Sirius non aveva ancora toccato cibo. Quella mattina era andato a svegliare la ragazza ma quando aveva aperto la porta non aveva visto nessuno. Da quando lui aveva cercato di baciarla non avevano parlato molto, soprattutto per colpa sua. Quando sentì la sua voce capì che qualcosa era successo. Guardò il suo piatto ancora intonso. Poi la porta si aprì, Fera sembrava aver bevuto.

La ragazza si sedette e guardò per circa due minuti le posate, come se si fosse dimenticata come usarle. Dopo dieci minuti aveva mangiato poco o niente.

“Fera vuoi che ti aiuto ad arrivare a letto?” 

La ragazza guardò Sirius di sbieco e si alzò. Salutò i ragazzi con un cenno della mano e andò verso le scale. Era piuttosto arrabbiata con l’uomo che ora la stava sorreggendo.

Arrivarono alla camera da letto ed entrarono.

“Perché non mi hai detto che te ne stavi andando questa notte?” Sirius aveva un tono da rimprovero.

“Avrei dovuto dirtelo? È da una settimana che non mi parli...”

Fera si stava innervosendo, l’aveva evitata da quando Harry era arrivato. 

“Certo che avresti dovuto! Mi sono preoccupato, e se ti succedeva qualcosa?”

“Non mi sembravi così interessato ai miei affari prima di oggi.” 

La ragazza stava usando un tono duro. Si tolse il mantello e lo buttò a terra dando le spalle a Sirius, poi aprì l’armadio e tirò fuori una t-shirt larga e vecchia. Stava cercando di slacciarsi i bottoni della camicia ma era davvero in difficoltà. 

L’uomo le si avvicinò.

“Sono stato un idiota... avevo paura di aver sbagliato... fatti aiutare per piacere.”

La ragazza si girò e chiuse la porta con un colpo di bacchetta. 

“Non è chiusa a chiave, non preoccuparti.”

Stava ancora litigando con i piccoli bottoni. Sirius si avvicinò lentamente a lei. Fera sentì uno strana sensazione all’altezza dello stomaco.

“Non hai sbagliato... te l’avrei detto se no, non credi? Non ho quindici anni.”

L’uomo scostò delicatamente le mani della ragazza dal tessuto ormai stropicciato. 

“Sì è vero, non sei una ragazzina...”

Cominciò a slacciare i bottoni, vide il viso della ragazza diventare rosso e poteva percepire il suo battito accelerato. Arrivò all’ultimo e la pelle bianca di Fera rimase scoperta. Il suo istinto gli diceva di toccare quella pelle nuda che sembrava così delicata ma doveva controllarsi, sarebbe stato ingiusto nei suoi confronti. In quel momento sarebbe stato semplice riuscire, non solo a baciarla, ma anche a fare altro, però non sarebbe stato giusto, era palese che non fosse molto in sé. 

La ragazza si tolse la camicia e Sirius non poté non notare la cicatrice a forma di serpente che aveva sul costato. Fera si avvicinò a lui, rendendo il suo autocontrollo molto debole.

“Stai pensando alla cicatrice?” disse a bassa voce la ragazza, con un’espressione di vergogna che le stava apparendo in volto.

“Se tu potessi vedere nella mia mente, sapresti benissimo che non sto proprio pensando a quello... e poi io non ho cicatrici però ho un po’ di tatuaggi.”

“I tuoi sono belli però...”

“Anche tu sei bella Fera, fidati di me...”

L’uomo si stava trattenendo dal fare qualsiasi cosa. La ragazza gli si avvicinò tanto da rendere possibile all’uomo di sentire il movimento veloce del suo torace, il quale ormai era appoggiato al suo. Fera guardò gli occhi grigi di Sirius che erano fissi su di lei. 

“Hai bevuto un po’ sta notte...”

“Un po’... però ora mi sento molto meglio...” 

Dopo aver pronunciato queste parole, la ragazza si passò la lingua sulle labbra.

Vide la mascella dell’uomo irrigidirsi. Anche il suo sguardo era cambiato. Fera capì che Sirius stava perdendo il controllo di sè, molto più di lei. Sapeva che probabilmente si stava trattenendo perché lei aveva bevuto, questo significava che poteva stuzzicarlo un po’, solo per fargli pagare il fatto che non le avesse parlato per una settimana.

“Hai un’espressione diversa...” disse avvicinandosi vertiginosamente alle labbra dell’uomo, alzandosi sulle punte. Fera poggiò una mano sul petto di Sirius. Guardò la bocca della ragazza. L’uomo alzò un braccio e percorse la schiena di Fera, per poi stringerle la vita. Vide le sue labbra avere un fremito. Sul viso di Sirius apparve un’espressione compiaciuta. 

“Il cuore ti batte così forte...”

Fera aveva incrociato le mani dietro la sua testa ma ora si stavano spostando verso i bottoni della sua camicia.

“Cosa fai?” 

L’uomo deglutì, ora era la ragazza ad avere un’espressione soddisfatta. Cominciò a slacciare i bottoni, arrivata a metà Sirius realizzò che doveva far cessare quello che stava accadendo o sarebbe stato troppo tardi. 

“Forse dovremmo smettere...”

Fera lo guardò maliziosamente. Sbottonò l’ultimo bottone e riportò le braccia distese sulle spalle di Black.

Arrivò a un centimetro dalla sua bocca. Sirius sentì la pelle calda di Fera incontrare la sua, questo non andava affatto bene.

“Smettere di fare cosa?” 

Era davvero troppo vicina. 

“Stai giocando con me Fera?”

La ragazza pensò che non aveva mai sentito nessuno pronunciare il suo nome con quel tono.

“Può essere...” 

La pelle di Sirius era bollente.

“Ma se vuoi smettere...”

La ragazza si allontanò ma l’uomo fece due passi verso di lei, Fera indietreggiò qualche passo ma si ritrovò con le spalle al muro. La ragazza ebbe un sussulto. Gli occhi di Sirius erano fissi su di lei. Andò verso la ragazza, le strinse delicatamente una mano intorno alla gola, poi con il pollice le carezzò una guancia. Poteva vedere il il collo muoversi ritmicamente ad ogni respiro. Il suo autocontrollo era sfumato via. Fera gli tolse la camicia. Sentì le sue mani scivolargli sulle spalle. Lo stava guardando negli occhi, erano davvero ipnotici.

Non farmelo fare

“Non devi farlo se non vuoi...”

“Io non ho detto niente...”

“Hai pensato troppo intensamente.”

“Non si possono avere segreti con te...”

Fera gli sorrise. 

“... Io so mantenere i segreti fortunatamente” 

“Non posso farlo...”

Sirius di stava davvero trattenendo. La ragazza si allontanò. 

“Come vuoi tu... vuoi tenermi compagnia prima che mi addormenti?”

Fera gli strinse la mano e lo portò fino al letto. 

“Questa cosa non mi sta aiutando per niente.”

La ragazza rise.

“Se sei convinto che non sia giusto, non ci dovrebbero essere problemi.” 

Fera si mise la maglietta che aveva tirato fuori dall’armadio e si sdraiò nel letto. 

“Puoi venire qui se vuoi” 

Sirius di sdraiò di fianco alla ragazza e le passò un braccio dietro la nuca, poi la strinse a sè. Fera appoggiò la testa sul suo petto e l’uomo le passò le dita tra i capelli. 

“È una bella sensazione.” La voce della ragazza faceva trapelare una stanchezza non indifferente.

“Cosa?” 

“Sentirsi per un po’ relativamente al sicuro.”

“Relativamente? Guarda che io me la cavo abbastanza bene nei duelli...” disse con un tono fintamente offeso.

“Sai cosa intendo...”

“Sì lo so.” 

 

 

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Capitolo 8
*** Il bacio. ***


Erano andati tutti via. Ora nella grande casa regnava il silenzio.

Sirius da un po’ di giorni le era sembrato molto triste e ora era chiuso nella sua stanza da circa tre ore. 

Kreacher era passato un po’ di volte a controllarla. Il ritratto della matrona di casa era rimasto chiuso, anche perché di forti rumori non ce n’erano stati. 

Era seduta sul divano e stava leggendo un libro di incantesimi domestici, fino a Natale si sarebbero dovuti gestire la casa da soli. 

Erano circa le undici e uno spiraglio tra le tende faceva intravedere il cielo limpido. La ragazza si alzò e aprì le tende così da illuminare la stanza. 

Dopo circa dieci minuti sentì dei passi, poi Sirius passò davanti alla porta con un bicchiere in mano.

Fera gli lanciò un’occhiata.

“Se bevi a quest’ora la giornata ti sembrerà molto lunga.”

L’uomo si fermò e si poggiò allo stipite. Cercò di non guardarlo troppo a lungo, pensò che fosse di un innato fascino.

“Sei preoccupato per Harry?”

“Non ne voglio parlare.”

“Dovresti.”

“Cosa leggi?”

“Incantesimi domestici, per imparare a pulire questa casa.”

“C’è Kreacher per questo.”

“Non so se l’hai notato ma il tuo elfo domestico non sembra molto incline a pulire per tuo ordine.”

Vide Sirius sorridere con la coda dell’occhio. 

“È il primo di una lunga serie?” disse indicando il bicchiere ormai vuoto. 

“Magari fosse il primo.”

Fera si alzò e andò verso Black.

“Allora direi che può bastare.”

Neanche il tempo di alzare il braccio che la ragazza aveva afferrato il bicchiere. 

“Hai perso un po’ di riflessi, l’età si fa sentire.” 

“Sì certo, non in tutto però.” 

Sul viso di Sirius apparve un ghigno.

“Se avessi delle amiche te le presenterei ma come ben sai non ho molti amici.”

“E io?”

“Tu non mi sembra ti sia comportato proprio come un amico.”

“Un amico intimo dai...”

Fera scoppiò a ridere.

“Questa la usavi quando avevi sedici anni per caso?”

“Probabile...” rispose con uno sguardo divertito. 

La ragazza si girò per tornare a sedersi sul divano. Sirius percorse con gli occhi tutta la silhouette di Fera, non era ubriaco ma quello che aveva bevuto l’aveva un po’ disinibito. Non si accorse che mentre la guardava la ragazza si era girata e ora lo stava osservando.  

“Posso fare qualcosa per te?”

“No, grazie sono a posto così.”

“L’alcool ti rende un po’ molesto.” Disse divertita. 

Sirius abbassò il capo a mo’ di inchino e rispose: “Grazie per il complimento.” 

Black era andato a versarsi un altro bicchiere e Fera l’aveva guardato con disapprovazione.

“Ho visto che non ci sei nel tuo albero genealogico...”

“Già”

“Però tua cugina Bellatrix sì... sai quando avevo otto anni ho quasi ucciso Rodolphus.” 

Dopo quella affermazione Sirius quasi si strozzò con l’alcool che stava per ingerire. 

“Se devo essere sincero non mi sarebbe dispiaciuto affatto... ma com’è successo?”

“Oh, quel giorno era particolarmente fastidioso e mi aveva fatto infuriare quindi ho deciso di lanciargli un Imperium... l’idiota stava facendo un volo dall’ultimo piano di Villa Malfoy.”

La ragazza deviò la parte della punizione esemplare che le diedero dopo. 

Sirius si sedette di fianco a lei sul divano.

“È mia madre che mi ha cancellato...quando sono scappato da casa e sono andato da James.”

“Io non penso che scoprirò mai chi sono i miei, l’altra notte ho scoperto con piacere che l’unico che sa della loro identità è il mio carissimo padre adottivo, e non è molto semplice scucirgli qualcosa diciamo...” 

Sirius le strinse la mano, e si accorse che la mano di Fera era davvero piccola confronto alla sua. Sentì un calore strano invadergli il corpo. Aveva sentito una sensazione simile quando la ragazza le si era addormentata sul petto, era come se lo facesse sentire a casa in un posto che non aveva mai ritenuto tale. Era da tanto che non si sentiva in quel modo. 

“Fera...”

“Dimmi Sirius.”

“Cosa rischierei se ti baciassi?”

“Oh... penso che diventeresti il mio nuovo ‘punto debole’, probabilmente cercherebbero di catturarti per usarti contro di me.” 

Fera sentiva il cuore che le batteva in modo irregolare, forse ci aveva ripensato e come biasimarlo, doveva aspettarselo. Stava cominciando a sentirsi molto triste. 

“Se non vuoi più, ti capisco...”

La ragazza abbassò la testa, si sentiva pizzicare gli occhi. 

 

Sto diventando troppo sentimentale

 

Aveva il viso nascosto dai capelli neri. 

“Non ho detto questo.”

Fera quasi non lo sentì, pensò che doveva andarsene da lì prima di fare la figura della stupida. 

Sirius guardava la ragazza, stava per dire che non gli interessava, che non era un problema ma Fera si alzò e sparì. Poi sentì una porta chiudersi. 

 

Bravo Sirius, bella mossa.

 

Non poteva non fare niente. Salì le scale velocemente. Era strano sentire quel silenzio. Arrivò davanti alla camera di Regulus. Prima di bussare ascoltò e sentì che da dietro la porta provenivano dei rumori.

Bussò ma non ci fu nessuna risposta.

“Fera so che sei lì dentro, non mi interessa se mi cercheranno, tanto siamo già tutti in pericolo, anche se lo fossi un po’ di più non cambierebbe molto, non pensi?” 

La ragazza era a due metri dalla porta. Si stava asciugando le lacrime che le avevano rigato il viso. Spezzò l’incantesimo che aveva lanciato contro la maniglia e si udì un leggero scatto. Poi vide il pomello girarsi e la porta si aprì.

Sirius guardò la ragazza e notò che aveva gli occhi leggermente arrossati. Un forte senso di colpa lo investì. Non sapeva perché ma la sua impulsività quella volta era venuta meno.

Si avvicinò alla ragazza e le prese il viso fra le mani. 

“Non potrei mai cambiare idea...”

“Non potrei mai perdonarmi se ti succedesse qualcosa per colpa mia.”

“Mi verresti a cercare?”

“Certo... ma vedresti la parte peggiore di me...”

“Allora saprei di essere al sicuro.”

L’uomo annullò la distanza che c’era fra di loro. Poggiò le labbra su quelle della ragazza. Fera provò una sensazione a lei del tutto nuova. Le tempie le pulsavano, un brivido le percorse tutto il corpo. A quel tremore Sirius la strinse a sè, intreccio le dita fra i suoi capelli. Fece scivolare una mano sulla sua vita. Fera era alzata sulle punte dei piedi, sembrava stesse per levitare dal pavimento. La ragazza gli morse il labbro delicatamente e la bocca di Sirius si aprì in un sorriso. 

Poi si staccarono e Fera aprì gli occhi. Sul volto dell’uomo si manifestò un’espressione sorpresa.

“Cosa c’è?”

“I tuoi occhi...”

“Cosa?”

“Hanno cambiato colore.”

La ragazza corse allo specchio e si guardò. L’iride era diventato di un rosa perlato. 

“Questo è davvero strano...” disse fra sé e sé. Si girò verso Sirius che ora la stava guardando. 

“Le tue pupille sono dilatate sai.”

“La mia è una reazione normale, ma devo dire che la tua è molto meglio.” 

La ragazza fece un sorriso imbarazzato. Camminò verso l’armadio e l’aprì. Il pensatoio fluttuò fuori e andò verso Sirius. Al posto dei vestiti c’erano degli scaffali pieni di fiale con scritte una miriade di fiale.

“Vieni Sirius.”

L’uomo si avvicinò e guardò all’interno del mobile. 

“Questi sono i miei ricordi, forse dovresti vederne alcuni...” poi ne indicò una “questo Harry l’ha visto per sbaglio, è molto curioso... mi è dispiaciuto molto, stava per vomitare una volta finito.”

“Qual era?”

“È il ricordo di quando Greyback mi ha fatto... beh, il Marchio.” 

Sirius sentì un impeto di rabbia invadergli le membra. La ragazza mise a posto la fiala. 

“Se vuoi puoi usarlo anche tu... se mai vorrai rivivere alcuni momenti con James e Lily.”

Fera prese la bacchetta e se la puntò alla tempia, un filamento ne fuoriuscì e lo ripose in una fiala. 

“E questo cos’è?”

“Il mio primo bacio.”

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Buon compleanno Sirius ***


“Buon compleanno Felpato.”
Era il tre Novembre e quel giorno Sirius avrebbe compiuto trentasei anni. Per molto tempo non aveva festeggiato il suo compleanno e adesso che poteva si trovava rinchiuso a Grimmauld Place. Gli sarebbe piaciuto uscire, anche con la pioggia battente che scrosciava imperterrita fuori dalla finestra.
“E’ da un po’ che non ti fai vedere”
Effettivamente Lupin non veniva a trovarlo da circa un mese, era stato impegnato con gli affari dell’Ordine ma sapeva che non sarebbe stata una giustificazione sufficiente.
“Hai qualcosa da raccontarmi?”
Black guardò l’amico. Qualcosa da raccontargli l’aveva, in primis il bacio con Fera. Da quel giorno aveva compreso alcune cose della ragazza, ad esempio che non aveva mai avuto una storia con qualcuno, o più in generale che alcune sensazioni non le aveva mai provate. Riflettendoci doveva aspettarselo, almeno lui i primi vent’anni della vita li aveva vissuti a pieno. Aveva visto alcuni dei ricordi nell’armadio e aveva deciso di andare con calma, anche se questo si scontrava spesso con il suo carattere. Di questo lei se ne accorgeva ma si era mostrata molto sensibile, soprattutto quando aveva le sue giornate no. La cosa che gli piaceva di più era il fatto che non dovesse parlare per farle capire il suo umore, cosa che lo disturbava parecchio.
“Sì, direi di sì…”
“Beh, racconta allora, che aspetti.”
“Ci siamo baciati.”
“Quando?”
“Poco dopo che siete partiti tutti.”
Remus guardò l’amico con fare inquisitorio.
“E non avete fatto nient’altro?”
“No… in realtà non dormiamo neanche insieme.”
Lupin si mise a ridere.
“Perché ridi?”
“Semplicemente perché è riuscita dove tutte le altre che hai avuto sarebbero volute arrivare.”
“E con questo cosa vorresti dire?”
“Voglio dire che a tu odi aspettare, ma stai aspettando comunque per lei. Vuoi che te lo dica in modo più esplicito?”
Remus lo guardava divertito, sapeva che l’amico non avrebbe mai ammesso di essersi innamorato di una ragazza.
“No, penso basti. E smettila di guardarmi in quel modo o ti fatturo.”
Due piani sopra di loro, una Fera spettinata si era appena svegliata. Da Settembre tutto le era sembrato tranquillo, anche troppo. I giorni scorrevano veloci e alla fine, anche se da soli, lei e Sirius se la cavavano bene. Stavano bene insieme, anche se era conscia del fatto che lui stava aspettando lei per fare qualsiasi cosa. La cosa non le dispiaceva affatto visto che aveva capito che la cosa di cui era meno esperta erano i sentimenti. A volte si sforzava di capire, più che gli altri, soprattutto se stessa ma a volte era davvero complicato. I suoi occhi cambiavano spesso colore, anche se per ora la loro tavolozza era ridotta a due sfumature.
 
Meglio di niente no?
 
Andò in bagno e si sistemò per scendere a fare colazione. Doveva trovare il modo di trasformare la giornata in qualcosa di speciale, alla fine un compleanno è sempre un compleanno.
Scese le scale, cerco di non fare rumore passando davanti al ritratto della madre di Sirius ma uno scalino cigolante la tradì. Le tende si aprirono e la donna cominciò ad urlare.
“Walburga sei sempre di buon umore… un giorno troverò il modo di ammutolirti.”
I due in sala uscirono e aiutarono la ragazza a chiudere le tende.
“Auguri Sirius”
La ragazza si sporse e gli diede un bacio sulla guancia. Poi si girò verso Lupin.
“Ciao Remus, notizie dal mondo esterno?”
“Non molte in realtà, siamo sempre in bilico.”
“Beh, se fosse stato uno stupido non avrebbe fatto ciò che ha fatto.” Disse con tono amaro. “Tutto bene a Hogwarts?”
“Da quel che so a insegnare difesa contro le arti oscure c’è una del Ministero…”
“Ottimo, come non imparare a difendersi.”
 
~
 
Era da un po’ che erano nuovamente soli. Lupin era rimasto con loro fino a tardo pomeriggio. Fara e Sirius avevano deciso di cenare come si deve, almeno per quella sera. Avevano stappato una bottiglia di vino che era stata svuotata e ora erano in sala a ridere come due ragazzini sul nulla, in parte per aver bevuto e in parte perché si sentivano sinceramente felici. Kreacher passò davanti alla porta e fece una smorfia di disgusto, l’elfo domestico aveva compreso chi fosse la ragazza e si tratteneva da fare commenti, però il suo comportamento indocile non era cambiato di una virgola.
Fera si avvicinò a Sirius e lo baciò, prima delicatamente, poi si mise a cavalcioni su di lui. Le strinse la vita, fece scivolare una mano sotto la maglia e sentì la pelle morbida della ragazza. Lei si strinse a lui. Non era spaventata ne intimorita, voleva solo sentire le sue mani su di lei.
Sirius puntò la bacchetta verso le porte che portavano al salotto e queste si chiusero a chiave. Le baciò il collo e la sentì fremere.
“Fera se non vu-“
La ragazza lo zittì con un bacio. Prese la mano di Sirius poggiata sulla sua coscia e la portò sotto la sua maglia fino al seno. L’uomo sentì il sangue arrivargli diritto al cervello. Sfilò la maglia alla ragazza, poi la guardò per qualche istante. Era davvero bella. La spogliò. Fera gli tolse la camicia e si distese portandolo sopra di lei. Sirius cominciò a baciarle il collo, poi la spalla, ogni tremore non faceva altro che aumentare il suo desiderio. Aveva aspettato ma con sua grande sorpresa scoprì che questo gli stava facendo godere ancora di più quel momento. Sentì la mano della ragazza spostarsi verso il bottone dei suoi pantaloni. Aveva le guance arrossate e i capelli spettinati. Entrò in lei e sentì la sua schiena inarcarsi. La vide chiudere gli occhi, non si sarebbe perso neanche un movimento. Fera sentì come se il suo corpo si fosse fuso a quello di Sirius. Il cuore le pulsava nel petto ma era del tutto differente dalle altre volte. Il suo corpo si stava muovendo in modo autonomo, come se i movimenti non avessero bisogno di essere pensati. L’uomo cominciò a muoversi più veloce e la ragazza cercò invano di soffocare i gemiti. Sentì le gambe di Fera cingerlo e spingerlo verso di sé, poi si mossero in modo frenetico e quasi incontrollabile, la ragazza morse la spalla dell’uomo e lui affondò il viso nel cuscino su cui poggiava la testa di Fera.
Quando ebbe ripreso un battito quantomeno decente si sdraiò di fianco alla ragazza. Lei guardava il soffitto.
“Stai bene?”
“Sì, certo.” Rispose rivolgendo un sorriso raggiante a Sirius.
Poi si mise su un fianco e si strinse al suo corpo ancora bollente. L’uomo prese una coperta e la poggiò sopra i loro corpi ancora nudi.
“Tuo padre adesso ha un motivo serio per odiarmi.”
“Mio padre odia tutti a prescindere, diciamo che tu sei passato al livello superiore.”
Sirius rise divertito.
“Quindi non cambia poi molto…”
“Non devi preoccuparti, devi sapere una cosa di me. Io non ho paura di fare del male, soprattutto se si tratta di loro. Non li vedo neanche come umani, sono qualcos’altro.”
Bastarono pochi minuti e i due si addormentarono profondamente. Il fuoco scoppiettava nel camino e nella casa era tornato il solito silenzio.

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