...dove andremo, semmai!

di Nymeria87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 6x4.1 Us ***
Capitolo 2: *** 6x4 MM1.0 il Castello Nero ***
Capitolo 3: *** 6x4 MM1.1 la Sala degli Scudi ***
Capitolo 4: *** 6x4 MM1.2 turbamento ***
Capitolo 5: *** 6x4.2 Memories and Confessions ***
Capitolo 6: *** 6x4 MM 2.0 il Sogno ***
Capitolo 7: *** 6x4 MM 2.1 pensieri nella notte ***
Capitolo 8: *** 6x4 MM 3.0 Non-detti ***
Capitolo 9: *** 6x4.3 the Decision ***
Capitolo 10: *** 6x4.3 MM3.1 la Promessa ***
Capitolo 11: *** 6x4.3 MM 3.2 la Barriera ***
Capitolo 12: *** 6x4.3 MM 3.3 il Gioco ***
Capitolo 13: *** 6x5.1 Corrupted Words ***
Capitolo 14: *** 6x5.1 MM 5.0 Angoscia ***
Capitolo 15: *** 6x5.1 MM 5.1 Attaccamento ***
Capitolo 16: *** 6x5.2 Planning Home Return ***
Capitolo 17: *** 6x5.3 first mix ***
Capitolo 18: *** 6x5.3 MM 5.2 Radici ***
Capitolo 19: *** 6x5.3 MM 5.3 L’ultima sera così come la prima ***
Capitolo 20: *** 6x5.4 second mix ***
Capitolo 21: *** 6x7.1 MM 7.0 la Neve ***
Capitolo 22: *** 6x7.1 First Alliance ***
Capitolo 23: *** 6x7.1 MM7.1 a Raccontare Storie ***
Capitolo 24: *** 6x7.1 MM7.2 il Vento del Nord e la Baia di Ghiaccio ***
Capitolo 25: *** 6x7.2 third mix ***
Capitolo 26: *** 6x7.2 MM7.3 Pensieri di Sale e di Fuoco ***
Capitolo 27: *** 6x7.3 fourth mix ***
Capitolo 28: *** 6x7.3 MM7.4 Ombre su Carta ***
Capitolo 29: *** 6x7.3 MM7.5 L’albero del Cuore ***
Capitolo 30: *** 6x7.3 fifth mix ***
Capitolo 31: *** 6x9.1 sixth mix ***
Capitolo 32: *** 6x9.1 MM9.0 Piccole Prese di Coscienza ***
Capitolo 33: *** 6x9.2 Seventh mix ***
Capitolo 34: *** 6x9.3 Battle of the Bastards (parte 1) ***
Capitolo 35: *** 6x9.3 Battle of the Bastards (parte 2) ***
Capitolo 36: *** 6x9.3 Battle of the Bastards (parte 3) ***
Capitolo 37: *** 6x9.3 MM 9.1 Le segrete ***
Capitolo 38: *** 6x9.3 MM 9.2 L'ultimo sguardo ***
Capitolo 39: *** 6x9.4 The Execution ***
Capitolo 40: *** 6x10.1 MM 10.0 Grande Inverno ***
Capitolo 41: *** 6x10.1 Forehead Kiss ***
Capitolo 42: *** 6x 10.2 Eight mix ***
Capitolo 43: *** 6x10.3 Winds of Winter ***



Capitolo 1
*** 6x4.1 Us ***


6x4.1 Us
 
Lungo artiglio giaceva sul tavolo, con l’elsa rivolta verso l’alto, in attesa di essere brandita, per lasciare una volta per tutte le stanze destinate al Lord Comandante; Jon, smanioso e determinato, si apprestava a radunare l’occorrente per allontanarsi da quel luogo che sentiva oramai estraneo ma che per lui era stato Casa per tutto quel tempo.
Edd impugnò l’elsa opaleggiante dall’effige di Lupo, ne rimirò la perfezione della lama ed avvicinatosi a Jon, indaffarato dai preparativi per la partenza, con sguardo fisso sulla finestra diede voce a quelle domande a cui non avrebbe voluto risposta:“Dove andrai?”
Jon, voltatosi appena e rallentando i suoi gesti, come se si fosse reso conto solo in quel momento della presenza dell’amico, rispose: “ a Sud!”,
“e cosa farai?” chiese prontamente Edd mantenendo lo sguardo verso la luce esterna; Jon questa volta scorse la prosternazione del confratello e replicò accennando un sorriso triste: “starò al caldo”.
Lo sguardo di Edd era una lama: lo inchiodava a quel momento e in quello spazio.
Jon non si capacitava del fatto che nessuno, neanche Edd, si rendesse conto che ogni secondo che veniva trattenuto in quel castello era un’agonia; avrebbe voluto non essere del tutto guardato, avrebbe voluto essere già fuori dalle mura, in sella al cavallo in mezzo alla neve,
con Spettro al suo fianco e il Castello Nero alle spalle; voleva andarsene velocemente, non guardando in faccia nessuno, perché nessuno, nessuno di loro aveva bisogno di spiegazioni dopo tutto quello che era successo; tutti sapevano, e sapevano fin troppo: la sua guardia era giunta al termine nel momento in cui il suo cuore era stato trafitto da un pugnale ben affilato.
E nonostante tutto, nonostante Edd avesse visto il corpo dell’amico martoriato dalle ferite ed avvolto dal pallore della morte, nonostante avesse contemplato l’inganno e il tradimento dei suoi stessi confratelli, nonostante poi ancora incredulo, avesse scorto il fulgore dello sguardo di Jon redivivo che si specchiava negli occhi dei suoi aguzzini mentre questi si dimenavano convulsi penzolando dal cappio,
nonostante tutto, nonostante tutto questo, Edd, ancora, non voleva comprendere le ragioni che avrebbero condotto Jon verso un destino diverso dal suo.
Si avvicinò al tavolo dove Jon stava trafficando, cercò sostegno allo sconforto che gli gravava sulle spalle adagiando con troppa forza la spada sul bancone; Jon, nonostante stesse armeggiando con le fibbie della sua sacca, attendeva lo sfogo del confratello, ben consapevole che nulla gli avrebbe fatto cambiare idea, cosa che infondo sapeva anche Edd.
“Ero con te ad Aspra Dimora…”
Jon, vinto, smise di cercare di mantenersi occupato, la collera che lo divorava e che cercava di reprimere si stava mischiando con la delusione e lo sconforto, la necessità di andare contro se stesso per fare giustizia quale Lord Comandante l'aveva logorato dall’interno ed Edd era uno specchio da cui non poteva fuggire, così come non poteva fuggire da quello che c’era al di là della barriera, e che si faceva sempre più vicino.
Sconfitto abbandonò le braccia al corpo, gli occhi gli caddero al pavimento logoro quanto la sua anima, e attese di ascoltare i suoi stessi pensieri con il suono della voce di Edd.
“Abbiamo visto cosa c’è li fuori. Sappiamo cosa sta arrivando qui, come puoi lasciarci proprio ora?!”
Jon restituì lo sguardo intenso, come poteva non capire: “Ho fatto tutto quello che ho potuto, lo sai”
“Hai fatto un giuramento!” 
“Aye” replicò Jon deciso,“ho dedicato la mia vita ai Guardiani della Notte, HO DATO la mia vita!”
“Per tutte le notti a venire...” continuò Edd.
“Mi hanno ucciso Edd, i miei stessi confratelli!” urlò Jon, “ti aspetti che rimanga qui dopo questo?!”. 
 
Ed avvenne,
inaspettato come una folgore, il suono del corno di avvistamento arrestò qualunque replica,
qualunque sguardo, qualunque pensiero. Entrambi si mossero rapidi verso quel suono.
“Aprite i cancelli” gridò una voce…
 
——————————————————————————————————-
 
Neve.
Leggeri candidi fiocchi di neve ricoprivano ogni superficie; scendendo incuranti dalle nubi, danzavano sui volti dei Guardiani della Notte, tutti con gli sguardi volti verso i cancelli, che pesanti iniziavano ad aprirsi svelando le forme di 3 inaspettati visitatori.
Una donna cavaliere dallo sguardo fiero apriva la strada, seguita da una giovane, dai capelli di rame, tutta arruffata e infreddolita ma dagli occhi colmi di timorosa speranza, a chiudere il piccolo gruppo stava un ragazzo moro, dallo sguardo gentile ma pur sempre guardingo. L’insolita comitiva si fece strada nel cortile interno alle mura, seguito dagli sguardi interrogativi dei Guardiani e della Gente del Popolo Libero che si apprestavano ad avvicinarsi per osservare meglio.
Giunonica, con la spada ben salda a fianco, la donna cavaliere restituì ad ogni sguardo un vivo avvertimento: era lampante che ella fosse lo scudo umano della fanciulla, l’avrebbe difesa da ogni possibile aggressione, avrebbe dato la vita per lei. Guardandosi attorno studiava ogni singolo volto, ogni gesto, ogni sussurro. Tormund non aveva mai visto niente che potesse somigliare minimamente a quella amazzone bionda e impenetrabile, non potè fare altro che guardarla e guardarla e guardarla ancora, tanto era profondo il turbamento della sua anima.
Sansa voltava lo sguardo ad ogni cavalcata, continuava irrequieta a guardarsi attorno, senza dire una parola, ma la sua mente non le dava tregua. Dov’era Jon? e se Ramsey avesse mentito, se Jon non si trovasse più li al Castello, o peggio, se Jon fosse morto anche lui, cosa ne sarebbe stato di lei, cosa avrebbe fatto?
Occhi sconosciuti continuavano ad osservarla, ma dovunque posasse il suo sguardo, in nessun viso le parve di riconoscere Jon.
Scese da cavallo continuando a cercare tra la piccola folla che si stava radunando attorno a loro.
Ancora niente…ma dove pùò essere? a chi posso chiedere?
Cautamente, senza smettere di studiare ogni singola persona, si girò ancora una volta.
E lì, sul parapetto che si stagliava di fronte a lei, infine lo vide!
 
————————————————————————————————————
 
Scottato.

Jon era rimasto scottato dalla visione di quegli occhi, di quel viso, di quei capelli che richiamavano un tempo lontano, dove guerre e violenza facevano ancora esclusivamente parte dei racconti attorno al fuoco, narrati appena prima di andare a dormire.
Sansa…
Come poteva essere davvero lei, davvero lì, in quel momento?
Tra tutti i suoi fratelli Sansa era la più improbabile a trovarsi in un luogo come il Castello Nero, un fiore dell’estate in mezzo a carbone e neve.
Non può essere davvero lei.
E nonostante la pelle diafana arrossata dal freddo ed i capelli in disordine a causa del lungo viaggio, il contegno e l’eleganza nel portamento erano così innati in lei che non era riuscita a celare il suo rango di lady.
Sansa…
Non poteva essere lei, eppure eccola di fronte a lui, con una luce di speranza negli occhi che avrebbe abbagliato anche un cieco.
Jon iniziò a scendere i pochi gradini della scalinata che lo separavano dalla nuda e fredda terra,
doveva guardare più da vicino poiché la mente non si capacitava delle immagini che gli occhi continuavano a mandarle.

- -

Respiro.
Guardarlo, sapere che esisteva ancora e che era a pochi passi da lei, le aveva ridonato il respiro; Sansa, finalmente, dopo anni, era tornata a respirare, e non solo… il cuore batteva, batteva ancora, batteva veloce, batteva di vita e di amore e di tutte le cose più belle e incredibili che potevano accadere, il cuore di Sansa batteva incontenibile e inarrestabile.
Jon.
Era davvero lui, ed era lì con lei: un volto caro, familiare; mai stato così bello, mai stato così Casa!
E poi il dubbio, la paura: l’avrebbe mai accolta dopo tutto quello che era successo?
Promessa a chi aveva decapitato loro padre, per poi andare in sposa ad un Lannister ed essere nuovamente svenduta ai Bolton, legittimandoli quali protettori del Nord.
Jon avrebbe mai capito?

- -

Erano loro due, il centro del mondo erano loro due!
Ad ogni passo Jon realizzava davvero chi aveva di fronte, gli tornavano alla mente tutte le notizie che aveva avuto sulle vicissitudine della sorella, faceva collegamenti, supposizioni,
e gli occhi disillusi di lei confermavano tutti i tormenti che aveva dovuto subire.
Sansa, non può essere davvero lei.
si fermò a pochi passi inerme, gli mancò il respiro.
Sansa…
E poi fù calore, un profumo di gelsomini notturni e limoni e il cuore che tornava a battere,
per la seconda volta in quello stesso giorno, ma di un battito diverso, non più meccanico, ma anzi con una volontà sua e in un frangente, avvolgendo sua sorella tra le braccia, cullandola come per farle sapere che nulla più le avrebbe fatto del male, comprese senza remore la vera ragione del suo risveglio dall’ombra.
 



testo revisionato

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Capitolo 2
*** 6x4 MM1.0 il Castello Nero ***


6x4 missing moment 1.0

 

Il sole doveva essersi generato tra le braccia di Jon…

Il calore che il suo corpo emanava la avvolgeva accogliente…
Aveva dimenticato il tepore degli abbracci,
il senso di sicurezza che essi donavano,
il loro potere di scacciare gli incubi e i cattivi pensieri…

Jon era un rifugio meraviglioso…

Sansa si ritrovò a pensare, che ogni rischio corso che l’aveva condotta a quell’istante,
nel protettivo abbraccio di Jon, era valso la pena!

“Sansa…” respirò Jon

“ti prego…non farlo finire.. tienimi stretta ancora per un po’…” sussurrò lei con voce tremante.

a Jon sfuggì un sorriso e riprese a cullarla con la voce: “sarei capace di rimanere così tutta la vita… ma qualcuno temo inizierebbe a chiedersi se il freddo non ci abbia congelati abbracciati…”
e anche Sansa sorrise tra le pellicce del mantello di Jon…

Dei, da quanto tempo non sorrideva…

Lentamente si stacco da lui continuandolo a guardare negli occhi bruni, specchiandosi di riflesso senza riuscire a distogliere lo sguardo…
anche lui sorrideva, era bellissimo come non se lo ricordava;
era diventato un uomo, forgiato dalle cicatrici sul viso che lo rendevano ancora più degno di interesse; gli occhi intensi e profondi,
non smettevano di mirarla a loro volta, accarezzandole il viso e scrutandone ogni dettaglio…

era bello perdersi in lui…

“Entriamo, hai bisogno di scaldarti..” disse premuroso offrendole il braccio,

“Jon” lo coinvolse Sansa, conducendo l’attenzione di lui verso le due figure che sostavano a fianco dei loro destrieri: “loro sono Lady Brienne di Tarth e Podrick Payne, il suo scudiero: devo a loro la mia presenza qui…”
Jon indugiò su Sansa per poi rivolgersi ai suoi accompagnatori: “non potrò mai sdebitarmi per aver condotto mia sorella da me, incolume…”
“Ho fatto solo il mio dovere quale Spada Giurata di Lady Sansa” rispose impassibile Brienne.
“Questo ti fa onore Mia Signora, ti prego dunque di accettare la mia ospitalità, sarete stanchi per il viaggio suppongo…”
Lady Brienne acconsentì accennando a Podrick di seguire Jon che si faceva strada verso i gradini con Sansa al suo braccio: “Edd, questa è mia sorella, Lady Sansa, con lady Brienne, sua Spada Giurata, e Podrick Payne, scudiero di lady Brienne, andranno trattati con tutti gli onori, ti prego di far preparare per Lady sansa le stanze del Lord Comandante con lenzuola pulite e acqua calda per il bagno; quando tutto sarà pronto manda qualcuno ad avvisarmi, saremo nella Sala degli Scudi” e così dicendo si allontanò con Sansa stretta al suo fianco e lady Brienne con Podrick a seguito.

Si avviarono tra i corridoi scuri del Castello Nero in silenzio,
Jon con un cipiglio sul viso…

Chissà cosa stai pensando Jon…
ho così tanto da raccontarti…

ma giunto il momento cosa gli avrebbe detto, e come?
Fino a dove poteva spingersi a raccontare le sue vicissitudini la fratello, e in con quali termini? in che forma?
E sopratutto, era pronta a rivivere e a far rivivere tutte le agghiaccianti situazioni che l’avevano coinvolta?

L’inquietudine l’avvolse,
guardò ila sua mano aggrappata al braccio di Jon e si sentì sporca, usata, indegna di quel rispetto che lui le portava, l’angoscia le salì alla gola.
Aveva bisogno di sentirsi al sicuro, aveva bisogno della protezione di Jon, di stare con lui da sola, per recuperare la sensazione di tepore che le sua braccia le avevano regalato.
Doveva stare sola con lui, era una necessità!

“Lady Brienne” chiamò Sansa, “ho bisogno di parlare con mio fratello in privato…”
“Mia Signora non credo che…”
“ti prego Lady Brienne” si impose Sansa calma: “ Jon è mio fratello, finché sono con lui sarò al sicuro… Ho bisogno di parlare con lui in privato!”.
Brienne la soppesò silenziosa: “Come desideri Mia Signora”
“Vi scorterò subito alle vostre stanze allora…” disse Jon guardando incuriosito la sorella…

 

——————————————————————————-

Era una grande sala dalle scure pareti di pietra, Sansa ne guadagnò il centro e alzò lo sguardo a rimirare i soffitti spogli…

“Devi toglierti quel mantello bagnato o ti ammalerai velocemente!” le disse Jon mentre si apprestava ad accendere il fuoco.
“Tieni, puoi indossare il mio nel frattempo”

“Ti ringrazio…” disse Sansa accettando il mantello che il fratello le stava porgendo.
Si tolse il suo, accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse fradicio e appesantito dalle intemperie.
Avvolta nel mantello di Jon sprofondò nuovamente nell’ebrezza del tepore che emanava;
quel suo odore così familiare era rassicurante,
le sussurrava di ricordi soavi, di un tempo lontano, all’interno di quelle stesse mura che erano state testimoni delle sue più atroci sevizie…

…e prima che potesse accorgersene, iniziarono a scenderle sulle gote di seta,
lacrime di silenzi ed emozioni inespresse,
impossibili da fermare e impossibili da ignorare.

 

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Capitolo 3
*** 6x4 MM1.1 la Sala degli Scudi ***


6x4 missing moment 1.1

 

“C’è stato un tempo in cui quando un cavaliere decideva di unirsi ai Guardiani della Notte, il suo scudo veniva appeso alle mura di questa sala assieme ad altri: a lui sarebbe poi stato dato uno scudo nero semplice, simbolo della fratellanza…” disse Jon mentre era occupato ad attizzare il fuoco: “…è per questo che viene chiamata Sala degli Scudi…” 

Voltandosi, Jon vide Sansa dallo sguardo assente costellato dalle lacrime…

“Sansa…” chiamò, cercando di destare la sua attenzione, ma inteso fosse ella racchiusa in una bolla di reminiscenze, iniziò ad avvicinarsi piano, fino a che non si trovò a un passo da lei: lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi abbassati, il viso sprofondato nella pelliccia del mantello…

Jon le alzò delicatamente il mento con l’indice, scrutandola impensierito:
“Sansa, ti prego parlami…”

Incontrando gli occhi ansiosi di Jon, Sansa si ridestò dal torpore dei pensieri, realizzando in quell’istante delle lacrime che continuavano a rigarle il viso… 

…fragile, stupida ai suoi occhi…come ho potuto permettere che accadesse… una ragazzina che non sa fare altro che piangere… Madre ferma le mie lacrime….

“Jon… scusami io… non riesco a fermarle… non so come…”

“Calmati Sansa, respira, sono qui con te. ORA sono qui con te, non sei sola…” disse Jon cercando gli occhi della sorella…

…Dei, può un viso regalarti l’avvolgente accoglienza che Jon sta donando a me…

sospirando Sansa chiuse gli occhi con l’intento di mandar dentro le lacrime:
“Jon io non so cosa puoi aver vissuto tu in tutto questo tempo… ma quello che è successo a me mi ha quasi spezzata, ho assistito a crudeltà indicibili e altre ne ho provate sulla mia stessa pelle… sono stata umiliata e tradita ed usata…ed ora sono qui con te e…” sospirò: “…mi sento a casa… più di quando c’ero veramente” disse lei regalandogli un flebile sorriso.

“Raccontami…” chiese Jon serio, invitandola a continuare.

Sansa iniziò quindi la narrazione degli eventi che l’avevano portata fin lì, dalla decapitazione di Ned loro padre, all’assassinio di Joffrey e del periodo in cui lei era stata la sua promessa, per poi essere data in sposa al Folletto; della conseguente fuga verso Nido dell’Aquila grazie all’aiuto di Dito Corto che in un secondo momento non aveva esitato a combinarle un matrimonio col figlio bastardo di Roose Bolton, complice dell’assassinio di Robb e Lady Catelyn alle Nozze Rosse; gli raccontò della brutalità del suo sposo, della confessione di Theon in merito alle sorti dei loro fratelli, che forse, da qualche parte, erano ancora vivi, e di come lui l’avesse aiutata a fuggire dai soprusi di Ramsay… e infine, gli parlò del fortuito intervento di Brienne durante la sua fuga, e di come l’avesse salvata dagli uomini dei Bolton riferendogli le notizie che Brienne le aveva raccontato in merito al suo incontro con Arya…

Sul volto di Jon si alternavano le emozioni come i colori del tramonto, ogni tanto durante il racconto distoglieva lo sguardo incollerito, o le prendeva la mano e la carezzava rassicurante; quando Sansa gli raccontò di Petyr, ad un tratto si alzò di scatto, continuando a camminare avanti e indietro cercando di calmarsi e quando poi arrivò a parlargli di Ramsay, lei vide la furia scatenarsi nei suoi occhi.

…Dei, come aveva fatto a essere sopravvissuta a tutta quella violenza, come avevano potuto approfittarsi della sua innocenza…
e come poteva essere riuscita lei a conservare la sua delicatezza dopo tutto quello che aveva provato sulla sua pelle….

Un silenzio attonito calò alla fine del racconto di Sansa.

Jon ora riusciva ad intravedere nel suo sguardo la donna forte, forgiata e disillusa che sua sorella era diventata a causa di quelle terrificanti esperienze.
Avrebbe voluto proteggerla dalla violenza del mondo, era stato lontano per troppo tempo,
Sansa andava difesa e non c’era stato quando aveva avuto più bisogno di lui…

Ma ora era arrivato il suo momento di raccontare: anche lei doveva sapere cosa lo aveva tenuto lontano,
cosa stava succedendo al di la della Barriera…
da cosa avrebbero dovuto difendersi ora…

 

————————————
 

Il viso di Sansa era una maschera indecifrabile:
“…esistono davvero?” chiese in un sussurro fissandolo negli occhi.

Jon annuì cercando di valutare l’espressione della sorella.

“…ce ne avevano sempre parlato come se fossero solo delle storie per spaventarci” disse più a se stessa, con lo sguardo perso.

Cosa sono i miei tormenti rispetto a quello che stiamo per affrontare?

Ci fu un lungo silenzio in cui i pensieri di entrambi confluirono nel turbinio degli eventi di cui erano venuti reciprocamente a conoscenza,
con l’aprirsi della porta principale vennero riportati entrambi alla realtà del momento, alla Sala degli Scudi, l’uno di fronte all’altra.

“le camere di Lady Sansa sono pronte” Edd era venuto personalmente ad avvisarli:
“ho fatto arrivare anche abiti puliti Mia Signora, e un bacile d’acqua calda…”

“grazie Edd” rispose prontamente Jon.
Voltandosi verso la sorella, la guardò ricomporsi nel mantello:
“ti accompagno nelle tue stanze Sansa, così potrai riposarti. Parleremo dopo…” la rassicurò .

Sansa annuì remissiva e si apprestò a seguire Jon che la precedeva facendole strada.

“Spero ti troverai bene nelle sale del Lord Comandante,
sono le migliori del Castello Nero nonostante rimangano comunque molto semplici…ma c’è tutto il necessario….”
disse quasi scusandosi.

“Andrà benissimo Jon, sono certa che qui mi troverò meglio di dove non sia già stata” sorrise flebilmente lei…

Jon si volto verso la sorella, carezzandola con lo sguardo affranto in segno di scuse e mentre si apprestava a mostrale le sue stanze,
Sansa realizzò che quelle camere erano di norma occupate da Lui: “Ma Jon, tu dove dormirai?”

“Starò in una stanza qui accanto nel caso avessi bisogno di me… ora riposati, fatti un bel bagno…” accennando al bacile di acqua fumante
“io tornerò dopo a portarti qualcosa di caldo da mangiare” disse apprestandosi alla maniglia della porta…

“Jon!” lo richiamò Sansa con una nota d’urgenza della voce:
gli occhi negli occhi, intensi ed inquieti sussurravano una supplica silente…
Sansa distolse lo sguardo e non smettendo di torturarsi le lunghe dita affusolate: “non… farti aspettare troppo” disse in un soffio.

uno sguardo prolungato… 

“neanche tu..” rispose Jon con un piacevole sorriso mentre chiudeva la porta.

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Capitolo 4
*** 6x4 MM1.2 turbamento ***


6x4 missing moment 1.2 

 

Non era solito aggirarsi tra le cucine, ma aveva notato troppo fervore nel cortile, e dopo la caccia aveva voglia di un luogo tranquillo dove poter sonnecchiare cullato dal tepore del fuoco.
Spettro stava proprio per addormentarsi nel momento in cui Jon proruppe dalla porta di servizio seguito da Tormund e Edd,
“ …so solo che è diventata la sua Spada Giurata dopo averla tratta in salvo, non so altro” disse Jon con tono esasperato,

“Cos’è una Spada Giurata?” chiese Tormund totalmente estraneo alle usanze del sud della Barriera,

“Significa che hai destinato la tua vita a proteggere quella di qualcun altro, in questo caso di Lady Sansa…” spiegò pazientemente Edd,
“ …piuttosto, non hai mai accennato ad avere una sorella di tale bellezza…” concluse rivolgendosi a Jon che lo guardò soppesando le sue parole…

“la donna di Tarth è tua sorella??!” chiese Tormund felicemente sorpreso mentre Edd si voltava verso di lui disgustato

“Lady Sansa è sua sorella! è vero che si somigliano poco, ma addirittura pensare che…”

“…si, Sansa ha da sempre i colori dei Tully…” lo interruppe Jon, gli occhi incantati dal fuoco che ardeva nel camino di fianco a Spettro;
le lunghe fiamme danzanti lo riportavano con la mente al fulgore dei capelli di Sansa…
“l’ho lasciata che era poco più di una bambina…” pensò ad alta voce con tono rammaricato.

“è baciata dal fuoco…” intervenne Tormund: “ …è fortunata, proprio come me! e ora… vado alla ricerca della donna alta!”
concluse ghignante dileguandosi.

“è senza speranza…” lo guardò Edd scuotendo la testa mantre Jon accennava un sorriso.

 

—————————————

 

Alle luci delle candele, i suoi capelli sembravano guizzare sulla superficie dell’acqua in cui era immersa;
stava cercando di non pensare, di staccare la mente, era finalmente al sicuro dopo tanto tempo, con una persona cara al suo fianco…

Eppure c’era un pensiero fisso che la teneva ancorata a quel bacile d’acqua senza permetterebbe di rilassarsi del tutto:
da quando aveva scoperto da Theon che Bran e Rickon erano ancora vivi, quella folle idea si era insidiata come un tarlo nella sua mente
facendosi più forte alla notizia che anche Arya era ancora viva, e ora che Jon non si sentiva più in dovere di rimanere con i Guardiani della Notte,
forse, l’avrebbe condivisa: eliminare i Bolton, vendicare le Nozze Rosse, riprendersi Grande Inverno…

Famiglia, Dovere, Onore…

Anche Sansa sapeva essere coraggiosa come lo era stata sua madre.

Avevano bisogno di un esercito e di chi potesse comandarlo,
avevano bisogno di strategie militari e avevano bisogno di conoscere il loro nemico:
di quanti uomini disponeva, quali alleanze aveva instaurato e con chi,
tutte cose di cui Sansa era al corrente…

Ne avrebbe parlato con Jon, si disse mentre scivolava fuori dall’acqua per asciugarsi…

Si deterse il corpo assicurandosi di essere ben asciutta prima di indossare la sottoveste di lino che trovò adagiata sul letto;
mentre si frizionava energicamente i lunghi capelli ripensò alle reazioni di Jon durante il suo racconto e si chiese se avesse fatto male
a tacergli l’acceso interesse di Petyr nei suoi confronti…
Conoscendo Dito Corto, non ci avrebbe messo molto a farsi vivo, una volta inteso dove tirava il vento,
inoltre i Cavalieri della Valle rispondevano praticamente a lui…
Doveva essere molto attenta a come si muoveva, doveva imparare a fare il suo gioco bene e meglio di lui,
in modo tale da anticipare le sue mosse, non essere presa alla sprovvista,
ottenere quello che voleva e nel contempo proteggere chi le stava a cuore,
in questo caso Jon, del tutto impreparato riguardo le dinamiche di corte e le congetture che si celavano tra arazzi e abiti di seta.

Se lui aveva promesso di proteggerla ed essere il suo scudo sul mondo, lei si sentiva in dovere di fare lo stesso.

Si stava giusto infilando l’abito quando sentì qualcuno bussare alla porta della stanza principale:

“Sansa sono io, posso entrare?” chiamò Jon

“accomodati Jon, mi sto vestendo..”

“ti ho portato qualcosa da mangiare” disse lui adagiando un vassoio sul mobile “…e anche un mantello caldo, nell’attesa che il tuo si asciughi”

Sansa fece capolino dalla porta

“grazie Jon…io…” l’incarnato d’avorio di Sansa si fece più colorito e i suoi occhi sembrava non sapessero dove guardare…

“Sansa di qualunque cosa tu abbia bisogno, non esitare a chiedere…o vuoi che ti mandi Brienne forse…” 

“no no, non è niente per cui debba essere necessario disturbare Brienne…solo…potresti aiutarmi con i lacci sul retro del vestito?”
gli chiese adagiandosi i capelli da un lato e mostrandogli timidamente la schiena semi coperta dall’abito
“non riesco a stringerli di più da sola…”

Disorientato e preso alla sprovvista Jon mugugnò un consenso confuso ma ritrovatosi davanti lacci e stoffa si rese prontamente conto di non sapere assolutamente da dove iniziare

“ …che…che cosa dovrei fare? …io…non ho proprio idea…”

“…giusto, immagino tu non abbia mai vestito una ragazza…” lo canzonò Sansa guardandolo da sopra la spalla,
ma notando il suo lieve imbarazzo gli disse subito con tono garbato
“devi afferrare le estremità dei lacci e tirarli fino a che non si stringono anche gli incroci di sulla schiena…”

Jon agguantò i nastri e iniziò a stringerli incrocio dopo incrocio, stando attento a risultare delicato tenendo fermo il tessuto con le mani…
il vero problema era mantenere la concentrazione…
il profumo dei capelli di Sansa era dolce e avvolgente e richiamava il suo sguardo a posarsi sulla pelle nivea del collo che rifletteva la luce fioca delle candele… 

…è cresciuta davvero…ed è bellissima… e non ha provato altro che dolore…

e Jon realizzò in quel momento quanto la femminilità della sorella dovesse essere attrattiva verso gli uomini
e in quel momento realizzò anche con una fitta di dolore e rabbia quanto Ramsay Bolton aveva avuto a disposizione per i suoi desideri perversi…
un moto d’ira gli crebbe dentro…

i nastri, stringi i nastri Jon, incrocio dopo incrocio dopo incrocio…

Sansa non aveva pensato al contatto delle mani di Jon sulla sua schiena finché non le sentì calde attraverso la stoffa…
una vertigine le diede alla testa…
nessuno l’aveva mai toccata con determinata delicatezza come stava facendo lui…

“si… direi che può bastare così…” disse scansandosi dalle mani di Jon un po’ troppo bruscamente…

ma che ti prende…. gliel’hai chiesto tu di aiutarti, sciocca!

“grazie Jon…” sorrise sperando che lui non si fosse accorto del suo turbamento.

Jon la guardò mentre si dava un’ultima sistemata all’abito.
Ai suoi occhi, i gesti delicati di Sansa sembravano una danza di piccoli accorgimenti…
Jon le porse il mantello di pelliccia e si apprestò a ravvivare le fiamme nel camino;
quando furono alte e brillanti andò a rabboccarsi il calice di birra e si sedette a fianco della sorella,
che nel frattempo si era servita della zuppa calda che Jon le aveva portato dalle cucine.

Calò il silenzio e il lo scoppiettio primordiale del fuoco li avvolse mentre fuori aveva ripreso a nevicare.

 

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Capitolo 5
*** 6x4.2 Memories and Confessions ***


6x4.2 Memories and Confessions

 

Jon aveva gli occhi persi tra le fiamme e il boccale alla mano,
ripensava al tremito che Sansa aveva avuto poco prima, non passato inosservato

…quanto sono profonde le ferite della tua anima…

Jon si voltò lentamente, cauto, verso di lei, quasi studiandola:
Sansa stava assaggiando la zuppa dalla ciotola fumante e sentendosi osservata si girò a sua volta verso di lui
che la accolse con un lieve sorriso.

“è una buona zuppa!” disse timidamente riportando gli occhi sulla ciotola.

Jon seguì il suo sguardo, non perdendosi neanche il più piccolo gesto nella speranza potesse raccontargli di più della sorella.

“Ricordi il pasticcio di rognone della vecchia Nan…”si destò lei guardando il fuoco

“…con piselli e cipolle!” le confermò lui.

Sansa gli sorrise in assenso, era bello perdersi nei ricordi con qualcuno che potesse condividerne la nostalgia…

Jon tornò a guardare il fuoco cupamente
“Non avremmo mai dovuto lasciare Grande Inverno…”

“Non vorresti potessimo tornare al giorno in cui partimmo…” chiese Sansa seria e pensosa
“io vorrei gridare a me stessa: non andare, idiota!”

“Come potevamo sapere…” sospirò Jon quasi più a se stesso che a lei.

“Ho passato molto tempo a pensare a quanto fossi stata orribile con te…” disse Sansa guardando dispiaciuta Jon,
il quale, non aspettandosi quelle scuse, distolse lo sguardo da lei quasi imbarazzato.
“…vorrei poter cambiare tutto…”

“eravamo bambini!” disse lui comprensivo

Non ci pensare…

“Sono stata terribile, ammettilo e basta!”
Jon non riuscì a trattenere il sorriso divertito “Sei stata OCCASIONALMENTE terribile…”
e fu lei a quel punto a sorridere

“…ma sono sicuro mi sarei divertito di più se non fossi rimasto tutto il tempo imbronciato in un angolo mentre voi giocavate…” affermò anche lui ridendo

“Puoi perdonarmi?” chiese Sansa dolcemente

“Non c’è nulla da perdonare…” le rispose Jon scuotendo la testa

“PRDONAMI” insistette lei con un sorriso perentorio

“va bene… va bene ti perdono” disse Jon guardandola con un sorriso

e Sansa si illuminò, il suo viso sprigionava felicità e dolcezza…

…è davvero bellissima…

…voltandosi appena diede uno sguardo alle mani di Jon che reggevano il boccale,
lo guardò timidamente negli occhi e allungò la mano per invitarlo a condividerlo.
Jon guardò la mano di lei e poi la pinta di birra e, con uno sguardo stupito, tornò su Sansa…

…veramente?…

Sansa restituì lo sguardo a lui, al boccale e nuovamente a Jon

Cosa c’è… guarda che non sono più una bambina…

Jon divertito ma mantenendo il contegno glie lo porse

…ah si… vediamo allora…

Sansa lo afferrò soddisfatta e si apprestò a berne il contenuto…

…Dei che saporaccio…

quasi si strozzò tossendo mentre sentiva la sommessa risata di Jon.
Si apprestò a restituirgli il boccale tra un colpo di tosse e l’altro…

“Si penserebbe che dopo un centinaio d’anni i Guardiani della Notte abbiano imparato a fare una buona birra…”
disse lui tornando a guardare il fuoco.

Sansa soppesò la sua espressione in silenzio
“Dove andrai?” gli chiese d’un tratto.

Jon si voltò verso di lei
“Dove andremo semmai…” disse come se la questione non fosse discutibile;
a Sansa si bloccò il respiro, ma la luce nei suoi occhi non riusciva a celare il moto di contentezza che la pervase…
“…se non mi occupassi di te il fantasma di nostro padre tornerebbe per uccidermi…”
concluse lui valutando l’effetto delle sue parole;
Sansa le accolse con un sorriso di assenso
“Dove andremo allora…” disse cercando di trattenere la felicità

“Non posso rimanere qui, non dopo quello che è successo…”

Sansa guardò il soffitto
“c’è solo un posto dove possiamo andare…” disse poi posando lo sguardo su Jon,
pronta ad osservarne la reazione a quello che stava per dire.
Prese coraggio:
“…casa”.

Jon si voltò a guardarla
“quindi dovremmo dire ai Bolton di fare i bagagli e andarsene?…” rispose sarcastico.

“Ce la riprenderemo!” disse lei con determinata sicurezza.

Scottato nuovamente dalle sue parole, Jon si tirò indietro a sedere per guardarla meglio:
possibile fosse la stessa ragazzina che un tempo sognava ad occhi aperti ogni genere di romanticheria illusoria?

…cosa mi stai chiedendo Sansa?…

“io non ho un’armata…” disse sconcertato.

Sansa non perdendo l’intenso contatto visivo,
lo guardò come per rivelargli le più oscure verità del mondo
“Quanti bruti hai tratto in salvo?”

“Non sono qui per servirmi…” replicò Jon come se non volesse sentir ragione.

“Ti devono la loro vita…” obiettò lei alzandosi,
per poggiare la ciotola sul vassoio in cima la mobile,
“…pensi possano essere al sicuro qui se Roose Bolton rimarrà Protettore del Nord?”
concluse voltandosi per osservare Jon ancora seduto di fronte al fuoco

“Sansa…” la supplicò lui irrigidendosi, ancora di spalle

“Grande Inverno è la nostra casa!” continuò lei,
“è NOSTRA! e di Arya e di Bran e di Rickon ovunque si trovino.
Appartiene alla nostra famiglia, dobbiamo combattere per questo!” concluse decisa.

“Sono stanco di combattere!” esclamò sofferente Jon.
Alzandosi e dirigendosi verso la sorella continuò:
“Non ho fatto altro da quando ho lasciato casa!
Ho ucciso confratelli dei Guardiani della Notte, ho ucciso Bruti, ho ucciso uomini che ammiravo…”

Sansa poteva sentire la sofferenza che traboccava delle sue parole…

“…ho impiccato un RAGAZZO…” continuò lui con voce rotta
“…più giovane di Bran…”
respirò:
“ho combattuto…” la guardò sfinito
“…ed ho perso!”

Sansa comprendeva lo strazio di Jon e lo ammirava per il coraggio della sua sensibilità,
ma ora lei non poteva  permettersi debolezze,
non poteva lasciar nulla di intentato:
si avvicinò lentamente al fratello continuandolo a guardare con determinazione,
doveva fargli capire che il suo non era un capriccio,
ma che anzi era la sola cosa possibile da fare.

“Se non ci riprendiamo il Nord non saremo mai al sicuro…”

Jon la fissò avvinto

“…vorrei che tu mi aiutassi… ma lo farò da sola se dovrò!” affermò perentoria.

 

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Capitolo 6
*** 6x4 MM 2.0 il Sogno ***


6x4 Missing Moment 2.0 

 

Il Parco degli Dei era coperto da un tappeto di soffice e candida neve,
sembrava un’isola confinata in mezzo alle nuvole, in cui ogni suono, ogni rumore, rimaneva ovattato.

Sansa, vestita di broccati blu finemente ricamati,
si stava avvicinando lentamente allo specchio d’acqua, ed alzando lo sguardo si accorse in quell’attimo del tramonto imminente:
il cielo iniziò a tinteggiarsi di cromìe più calde e accecanti,
in violento contrasto con l’oscurità che avanzava silente dal boschetto al limitare dell’Albero Diga.

Ad ogni suo passo, Sansa, sentiva il freddo farsi più intenso, più pungente…
Ad un tratto, scorse un flebile movimento che increspò le quiete acque del laghetto…
Una veloce inquietudine la travolse: un’ombra, si stava propagando a macchia d’olio dal centro dello stagno,
tramutando le limpide acque di seta in una melma densa, dai riflessi scarlatti…

Una voce nell’oscurità…

“Mia adorata Moglie… Bentornata!”

Come cento lame taglienti, la voce gelida di Ramsay la trafisse…
Fermo, immobile sulla sponda a lei opposta, con le mani imbrattate di sangue,
un ghigno perverso sul volto e il corpo di Lady, esanime, ai suoi piedi, con la gola squarciata…

 

Sansa si risvegliò di soprassalto, sudata, tremante, con le lacrime agli occhi e un urlo serrato in gola

…è stato un incubo…non era reale…

Una carezza umida le sfiorò la guancia e gli occhi rubini di Spettro la accolsero magnetici e silenziosi…

Resasi conto di dove fosse, finalmente al sicuro, nella solida fortezza del Castello Nero,
Sansa, finalmente, si sciolse in lacrime,
liberando quel turbinio di emozioni che da troppo tempo celava dietro maschere di gentilezza,
inabissandosi senza esitazione, nel candido pelo del metalupo.

Spettro era una nuvola calda e soffice in grado di calmarla senza remore,
sembrava riuscire ad armonizzare le sue emozioni,
a purificarne le sofferenze,
ad infonderle forza…

Le sensazioni che percepiva le ricordarono inevitabilmente quella provate la mattina stessa, tra le braccia di Jon…

Si diceva che una parte dei piccoli Stark vivesse nei metalupi che il fato aveva donato loro…
se la parte più innocente e fragile di lei fosse morta con la sua Lady,
forse Spettro, in quel momento, le stava donando quel coraggio di cui Jon pareva generosamente adornato,
e di cui lei aveva inevitabilmente bisogno…

…Jon… chissà se anche le tue notti sono infinite…

La loro discussione le tornò vivida alla mente…

Chiedendosi se non fosse stata troppo diretta e troppo frettolosa nel condividere con lui le sue aspettative riguardo Grande Inverno,
Sansa si distese nuovamente sul letto mentre Spettro le si accoccolava docilmente a fianco.

Non ho pensato a cosa potesse provare lui…

pensò accarezzando il pelo serico del metalupo…

Jon era rimasto interdetto difronte a lei,
incapace quasi di pronunciar parola, come se non la riconoscesse e cercasse di capire chi fosse…
Il suo sguardo l’aveva spaventata,
ma proprio in quel momento, un graffiare dietro la porta avevano distolto entrambi dai loro pensieri…

“Stavi origliando TU, non è vero?” disse a Spettro guardandolo con un sorriso, mentre era intenta a grattargli un’orecchia…
lui di rimando rispose con un uggiolio soddisfatto,
forse per conferma o forse come ringraziamento per le coccole che lei gli prodigava…

“...forse dovrei parlare con Jon, cercare di spiegarmi, almeno per imparare a conoscerci di nuovo, ora che siamo finalmente insieme… tu che dici" chiese rivolgendo lo sguardo al suo confessore dal bianco manto.
Spettro in risposta le cercò la mano col muso per indurla a carezzarlo nuovamente…

….come si poteva resistere…

travolta da un’impeto giocoso, sansa si tuffò su di lui ridendo e prese a rotolarsi nella sua pelliccia coccolandolo con tenerezza…

oh Spettro, se riuscissi a parlare con Jon così facilmente come riesco a fare con te…

con quel pensiero, tra una carezza e l’altra, Sansa si addormentò serenamente…
 

——————————-
 

Quando era andato ad aprire la porta,
era stato inaspettatamente superato da una nuvola bianca che si era fiondata nella stanza in cerca delle attenzioni di Sansa,
la quale estasiata e dimentica di ogni pudore, si era praticamente ritrovata a terra,
abbandonata a tutte le feste che Spettro le faceva adorante…

Sorrisi così, Jon se li era quasi dimenticati…

Per poco non si ingelosì della facilità con cui il suo mtalupo era riuscito a strapparglieli…
Nel giro di pochi istanti, con l’avvento di Spettro, l’atmosfera era tornata rilassata nelle sale del Lord Comandante.

“Spettro, andiamo, lasciala respirare…” disse Jon cercando di calmare il suo metalupo,
il quale in risposta, iniziò a fare le feste anche a lui…
Sansa, mentre assisteva alla scena dal pavimento, si sciolse in una risata d’argento, pura e melodiosa…come una magia…

“…quasi non ricordavo più la morbidezza del loro pelo…” disse con voce nostalgica, chiaramente pensando a Lady,
mentre guardava dolcemente Spettro che si faceva carezzare la pancia da Jon.

“…sai, credo che a Spettro non dispiacerà farti compagnia questa notte… senza contare che sapendoti con lui, sarei più tranquillo anche io..”
disse Jon guardandola negli occhi.

“Se Spettro volesse, ne sarei felice…” rispose Sansa.

Jon la guardò di rimando, acconsentì con un tenue sorriso, poi rivolgendo una carezza al metalupo gli intimò “…comportati bene!”.
Un ultimo sguardo a Sansa
“…buonanotte Mia Signora…” e chiuse la porta...

...con il dolce sguardo di lei ancora riflesso negli occhi.

 

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Capitolo 7
*** 6x4 MM 2.1 pensieri nella notte ***


6x4 Missing Moment 2.1

 

Jon si era sistemato nella stanza riservata all’attendente del Lord Comandante,
per poter essere a portata di voce della sorella, nel caso avesse bisogno.
Era in procinto di spogliarsi quando iniziò a pensare a quello che Sansa gli stava chiedendo prima dell’intervento di Spettro…

…riprendersi Grande Inverno…

…mettere insieme un’armata in poco tempo era improbabile, i Bruti poi non avevano alcun addestramento militare;
certo, l’indole guerriera e lo spirito aggressivo non gli mancava, ma non poteva chiedergli tanto,
e con un esercito del Nord non c’era comunque confronto, sarebbero stati sconfitti velocemente, con chissà quali conseguenze…

…Casa nostra… in mano ai Bolton…

Era inaudito e insopportabile,
e Sansa come poteva pensare che non ne soffrisse anche lui…
che anche lui non volesse riprendersela in cuor suo…
per non parlare di vendicare Robb, Lady Catelyn e tutta la gente del Nord che era stata tradita da impostori doppiogiochisti…

…senza pensare a quello che avevano fatto a Sansa…

…Dei…il suo sguardo mentre gli parlava…

*Bellissima e terribile come la Mattina e la Notte!
Splendida come il Mare e il Sole e la Neve sulle Montagne,
ed inconsapevole, sapeva farsi temere come i Fulmini e la Tempesta!*

Gli occhi gelidi, come il vento che soffia nella bufera,
ma al contempo incandescenti, mossi dalla passione che si generava ardente dai suoi più oscuri pensieri…

Sansa era cambiata, era diventata una Donna
e sicuramente si sarebbe fatta amare da tutti come Lady di Grande Inverno,
il posto che le spettava di diritto e che sembrava fatto apposta per lei…
Si vedeva al suo fianco, a consigliarla e garantirle il suo sostegno durante le udienze con i Lord del Nord,
nella grande sala dove in tempi più felici si tenevano feste e banchetti…

Jon ad un tratto si rabbuiò…

Torna alla realtà, questi sono sogni, i tempi lieti sono finiti da un pezzo…

velocemente riprese ad occuparsi dei suoi abiti, togliendosi la casacca e i calzoni,
scostò bruscamente le coperte di pelliccia,
pose Lungo Artiglio a fianco del letto e si stese con le mani dietro la nuca fissando distrattamente le travi del soffitto…

Devo trovare il modo di farla rinsavire, non cederà tanto facilmente…
e soprattutto devo pensare a dove portarla, dove poterci dirigere una volta andati via di qui, il più lontano possibile ovviamente,
ma dove… e dopo…

Quei pensieri lo tormentavano:
si sentiva colpevole verso i suoi confratelli per abbandonarli con la Lunga Notte alle porte,
colpevole verso Sansa, per non poterle dare quello che gli chiedeva, nonostante in lei, quella stessa mattina,
Jon avesse ritrovato una ragione per continuare a vivere…

…e quell’abbraccio…il profumo di fiori che emanavano i suoi capelli…
esisteva forse una fragranza più delicata e voluttuosa al mondo?

Quando erano piccoli l’aveva sempre guardata da lontano,
come se fosse un gioiello talmente raro e prezioso che poteva essere mirato ma non toccato…
Gli era sempre parsa danzare una musica tutta sua, incomprensibile agli altri;
la grazia e il portamento elegante le erano innati fin da piccola e la sua bellezza di bimba le assicurava una certa benevolenza da parte di tutti quelli che la circondavano.

Quella che si trovava a dormire in quel momento nella camera affianco alla sua, era una Sansa bambina elevata all’ennesima potenza,
affinata nei modi e consapevole di se stessa e del potere che poteva trarre dal suo fascino sottile;
forgiata dalla disillusione verso il mondo e dalla cruenta perversione del genere maschile,
Sansa aveva le sue armi e sapeva come usarle…

Ma con Jon, con quell’abbraccio, con i discorsi accanto al fuoco e quella luce vivida sprigionata dagli occhi,
Sansa si era resa, di sua volontà, inoffensiva;
un atto di completa fiducia nei suoi confronti:
l’idea che con lui si sentisse finalmente libera di poter essere la meravigliosa creatura che era, senza filtri ne remore,
lo appagava e lo turbava allo stesso tempo.
Sansa stava risvegliando in Jon emozioni sopite da tanto…

…rapito dalle sue movenze…dai suoi sorrisi…

Si ritrovava inconsapevolmente a pensare a come ottenerne altri,
avere poi, una presenza femminile di nuovo a fianco, lo riportava con la mente a Ygritte, alla sua forza, così diversa e simile a quella di Sansa…
Ai suoi capelli, differenti da quelli della sorella, ma fulgidi e seducenti…esattamente allo stesso modo…
Erano sostanzialmente una l’opposta dell’altra, ma qualcosa le accomunava e Jon non riusciva a capire cosa fosse…

Ygritte e Sansa… 
…beh in ogni modo devo riuscire a toglierle Grande Inverno dalla testa…

Jon si voltò sul fianco, cercando una posizione comoda per riposare.

…Ygritte e Sansa…

“l’ostinazione! ecco cosa le accomuna…” mugugnò con un sorriso sardonico mentre chiudeva gli occhi….



------------------
*NOTA A MARGINE
Ho volutamente preso in prestito i passi del Signore degli Anelli nel momento in cui Frodo propone a Galadriel di cederle l'Unico Anello:

[...] Ed io non sarò oscura, ma bella e terribile come la Mattina e la Notte!
Splendida come il Mare ed il Sole e la Neve sulla Montagne!
Temuta come i Fulmini e la Tempesta!

amo alla follia questo passo e credo che possa descrivere ottimamente la complessità del cambiamento di Sansa agli occhi di Jon,
aveva lasciato una bambina che viveva nell'incanto dei sogni, e si ritrova con una donna che ora conosce anche il lato oscuro del mondo,
e che lo conosce talmente bene da essere risorta dalle su stesse ceneri.
Sansa non si limita a conoscere l'oscurità ma anzi inizia a dormala,
e secondo me, Jon da questo aspetto di Sansa è al contempo spaventato ed attratto...
...mio personalissimo e discutibile pensiero...

ma comunque vi prego recensite!!!! 
mi fa piacere sapere cosa pensate di quello che scrivo e di come lo scrivo!!!!
grazie di leggermi!!!
 

 

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Capitolo 8
*** 6x4 MM 3.0 Non-detti ***


6x4 Missing Moment 3.0 (6x4 MM 3.0 Non-detti)

 

Era da poco passata l’alba,
quando la luce accecante del sole, che specchiava i suoi raggi sulla neve immacolata, attraversò dirompente la finestra della camera di Jon.

Già vestito, recuperò Lungo Artiglio che giaceva accanto al letto ed uscì dalla stanza dirigendosi a passo spedito a quella,
pochi metri distante, occupata dalla sorella,
a guardia della quale trovò Brienne di Tarth, imponente in tutta la sua altezza, in attesa di scortare la sua signora alla sala dei banchetti.

“Mia Signora, siete mattiniera!” la salutò Jon con cortesia
“…mi auguro abbiate trovato i vostri alloggi di vostro gradimento…”

“Vi ringrazio mio Signore, non avreste dovuto prodigarvi tanto, sono abituata ad arrangiarmi…” rispose lei cordialmente.

“ Nessun disturbo Lady Brienne, è il minimo dopo quello che voi avete fatto per Lady Sansa…” 

…e anche per me…

concluse Jon.
 

Brienne lo soppesò per un momento “Mio Signore posso farvi una domanda?”

“Potete chiedermi qualunque cosa, vi ascolto…” disse Jon in attesa

“se non sono inopportuna…posso chiedervi se Lady Sansa si è confidata con voi a proposito di quello che è successo a Grande Inverno?
…con me non è stata di molte parole in proposito…e sono preoccupata…” disse accigliata Brienne,
scrutando Jon e il cipiglio che gli era apparso in volto di rimando

“…si…almeno in parte, qualcosa mi ha accennato…e quello che mi ha detto basta e avanza per immaginarmi il resto…”
disse stringendo inconsapevolmente i pugni lungo i fianchi.

Brienne lo studiò in silenzio “…avrei dovuto intervenire prima…avrei dovuto portarla con me quando la incontrai alla locanda…
era accompagnata da Lord Baelish… e io non mi sono mai fidata di Dito Corto…”

“...e avete ragione mia Signora, ma vi prego, non colpevolizzatevi ulteriormente:
L’avete tratta in salvo, eravate li quando ne aveva più bisogno, e l’avete condotta qui..”

L’avete portata da me…

“…vi dobbiamo molto!” le disse Jon, riconoscente negli occhi e nella voce.

Brienne abbassò lo sguardo e l’ombra di un sorriso le apparve a rischiarare il volto serio, poi tornò a rivolgersi a Jon
“Cosa farete adesso?”
Jon la guardò interrogativo
“Intendo per quanto riguarda il vostro ruolo qui al Castello Nero…” spiegò prontamente lei non distogliendo il contatto visivo.

“Non ho più nessun ruolo da ricoprire qui” disse svogliatamente Jon “il mio unico scopo ora è quello di proteggere mia sorella” concluse.

“Uno scopo comune!” affermò lei “Le nostre strade proseguiranno parallele, per dove è solo da decidere” concluse Brienne.

Un rumore al di la della porta colse l’attenzione di Jon

“E sia mia Signora, finché gli Dei lo vorranno! Perdonami ora, alcune incombenze richiedono la mia attenzione…”
disse avviandosi lungo il corridoio senza che Brienne potesse aggiungere altro,
“…vi aspetterò alla sala dei banchetti per mettere qualcosa nello stomaco…” concluse Jon in lontananza.

Un momento dopo Sansa aprì la porta della sue stanze, giusto il tempo per intravedere il mantello di Jon che svoltava l’angolo.

“Buon giorno mia Signora, spero abbiate riposato bene” la accolse Brienne con un sorriso.

“Lady Brienne, buon giorno a te…” rispose Sansa con lo sguardo ancora puntato nella direzione intrapresa da Jon,
“Entra pure, finisco di sistemarmi…” disse distrattamente rivolta a Brienne che colse la sua espressione perplessa
mentre la seguiva in silenzio all’interno delle sale del Lord Comandante.
Spettro, seduto accanto al fuoco, seguiva ogni momento di Sansa con sguardo attento.
“Vedo che la protezione non vi manca mia Lady” disse Brienne sorridendo, accennando al metalupo, Sansa sorrise a sua volta
“Jon ha voluto lasciarmelo accanto questa notta…” deliziata, ripensando a suo fratello e al suo dolce gesto la memoria la portò alla sera prima
e alla discussione che aveva avuto con lui.
Un’ombra le attraversò il volto delicato, il tempo di un secondo che però non sfuggì allo sguardo attento di Brienne:
“Com’è andata ieri sera mia Signora? Con vostro fratello intendo…”
Sansa la guardò con occhi grandi, dolci e inquieti, un’espressione che le riportò alla mente Lady Catleyn, quando commossa,
accolse il suo giuramento quel giorno, nella foresta.

Un sospiro…

“…è incredibile…” disse Sansa mentre si guardava attorno, come alla ricerca delle parole più adatte per descrivere quello che provava
“…Jon… non lo ricordavo così… è come se lo vedessi con occhi nuovi, più consapevoli…è accogliente, comprensivo…
e i suoi occhi… così profondi…non solo mi guarda ma mi VEDE…lui mi vede…non lo so, so solo che mi sento protetta con lui…”
disse senza tregua come acqua che sgorga libera della sua fonte.

Sansa sospirò di nuovo

“…è che credo di non aver avuto lo stesso riguardo nei suoi confronti…”
Brienne la guardò incoraggiante, aspettando che Sansa continuasse
“Gli ho detto che dobbiamo riprenderci Grande Inverno” proruppe Sansa con occhi determinati, fissi su Brienne, quasi sfidandola a biasimarla.
Ella non perse il contegno
“Sono al vostro servizio mia Lady, qualunque strada tu decida di percorrere…
ma una battaglia ha bisogno di tempo per essere preparata, di strategie vincenti e di soldati!
Tuttavia non mi sarei aspettata niente di meno dalla figlia di Lady Catleyn!”

Sansa sorrise a quelle parole

“…certo è che vostro fratello ora che vi ha ritrovata, vorrebbe solo fare di tutto per proteggervi,
ed iniziare una battaglia con i Bolton credo si allontani molto dalla sua idea di protezione…” concluse Brienne.
Sansa accarezzò Spettro mentre metabolizzava le parole di Brienne…
“Non vi fa bene pensare a stomaco vuoto mia Lady, inoltre ci stanno tutti aspettando per mangiare qualcosa…avete bisogno di forze ora!”
“hai ragione Brienne, inoltre devo assolutamente vedere Jon, parlargli…”

stare lontano da lui è insopportabile

affermò con urgenza nella voce dirigendosi alla porta con Spettro che le trottava a fianco.
Brienne la seguì all’esterno, dove trovarono Podrick in loro attesa;
Spettro apriva la fila della comitiva dirigendoli senza indugi alla sala dei banchetti;
varcata la soglia andò incontro a Jon, già seduto a tavola a confabulare con Thormund, che lo accolse con una carezza
per poi alzare lo sguardo verso Sansa la quale gli regalò un tenue sorriso.

“Buon giorno mia Signora, spero abbiate riposato bene nonostante gli spifferi”
le sorrise Edd che nel frattempo si era alzato per accogliere il gruppo e condurlo alla tavola.

“grazie, non dormivo così bene da tanto; merito del mio guardiano dei sogni probabilmente” disse Sansa accennando a Spettro,
tornando così a sorridere a Jon, il quale la guardò intensamente di rimando ma voltandosi subito dopo,
tornando a parlare animatamente con Thormund.

Sansa ci rimase male, e silenziosa si andò a sedere a fianco a Brienne.

è arrabbiato con me, per ieri sera… 

 

————————

 

Al di fuori del Castello Nero, lungo la strada coperta di neve, una figura a cavallo si stava avvicinando verso le mura.
I cancelli si aprirono e un cavaliere dall’effige di un uomo scuoiato percorse il cortile, consegnò una pergamena e ripartì al galoppo.

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Capitolo 9
*** 6x4.3 the Decision ***


6x4.3 the Decision


Come, in che modo, con quali parole poteva riportare Jon a parlarle,
a guardarla con i suoi occhi intensi e quello sguardo profondo che le aveva rivolto la sera prima,
scaldandola dall’interno più di quanto le braci che scoppiettavano nel caminetto avessero fatto…

…e che accidenti era quello che si trovava nel suo piatto?
quale pezzo di carne una volta cotto assumeva un colore grigiastro e una consistenza del genere???

Sansa inforchettò la sua porzione di cibo e iniziò a rigirarselo di fronte agli occhi,
mentre la mente le saltellava dal cruccio di Jon alla misteriosa pietanza che le si trovava difronte…

Gli altri commensali mangiavano avidamente senza far caso alla dubbia commestibilità dei viveri,
solo Brienne sembrò accorgersi della titubanza della sua Signora;
appurato che Jon Snow stesso non si fosse accorto dell’espressione perplessa di sua sorella,
la Vergine di Tarth, inorridita e divertita allo stesso tempo, non riuscì a nascondere un tenue sorriso di comprensione;
tornò a guardare il suo piatto pronta per assaggiare qualunque cosa vi si trovasse, ma altro attirò nuovamente la sua attenzione…
Come un dardo infuocato, lo sguardo di Thormund Veleno dei Giganti era fisso su di lei,
mentre, inarcando le sopracciglia, addentava bramoso il pezzo di carne che stringeva tra le mani,
gustandone la polpa e i succhi senza il minimo ritegno, palesandole promesse volutamente indecenti e inequivocabili…

Brienne tra il confuso e il ripugnato abbassò lo sguardo sbattendo più volte le ciglia incredula,
come per scacciare dalla mente la visione che aveva appena incamerato, tornò ad occuparsi del suo cibo in silenzio,
mentre Thormund continuava a guardarla imperterrito…

Edd, da spettatore involontario, era più perplesso di Brienne stessa, ma vai a capire Thormund…
accortosi poi in quel momento del disagio di Sansa nei confronti del suo pasto provò a rincuorarla

“Mi spiace per il cibo, non è il nostro forte…”

“Non c’è problema, ci sono cose più importanti!” rispose lei con gratitudine, e il sole nel sorriso…

Edd, addolcito, si beava dalla presenza di Sansa,
della luce che sprigionava così in contraddizione a tutto quello che erano abituati a vivere…

 

In quel momento la porta principale si aprì e un confratello dei Guardiani di diresse verso Jon porgendogli una missiva sigillata:
“Una lettera per voi Lord Comandante”.

Jon lo soppesò per un momento
“Non sono più il Lord Comandante ormai…”
rispose in ammonimento ma senza biasimo accettando poi la pergamena che gli veniva offerta con un accenno del capo.
Volse lo sguardo alla missiva e la sua attenzione fu catturata dal sigillo raffigurante l’uomo scuoiato di Casa Bolton.

Jon si irrigidì e sentì l’ira farsi strada dentro di lui alimentandosi dell’odio che gli faceva pizzicare le mani e mordere le labbra…
rimosse il sigillo

…maledetto…con che coraggio…

Sansa incuriosita guardò Jon e,
colta la sua espressione indispettita riguardo alla lettera che teneva in mano, si bloccò scrutando il sigillo rimosso…

Jon srotolò la pergamena, guardò Brienne e poi Sansa la quale inconsciamente si scostò appena,
non perdendo il contatto visivo col fratello,
il quale iniziò a leggere…

“Al bastardo e traditore Jon Snow…”

e l’inquietudine la travolse come un’onda troppo alta e potente da respingere,
in una frazione di secondo si ritrovò sommersa negli abissi delle sevizie di Ramsay,
con i polsi legati al letto, la sua risata nelle orecchie, il suo respiro immondo sulla sua pelle di seta,
le mani spietate di lui che la stringevano e la colpivano…
una vertigine spietata le faceva mancare le forze,
ma lo sguardo tentava di aggrapparsi al presente e riportarla alla sala dei banchetti,
lasciò cadere la posata che stringeva e posò gli occhi sull’unica figura che riusciva a mantenerla ancorata alla realtà…
la voce controllata di Jon continuò a leggere…

“…hai permesso che migliaia di Bruti oltrepassassero la Barriera,
hai tradito la tua stessa gente, hai tradito il Nord. Grande Inverno è mia Bastardo, vieni e guarda!”

un’espressione stizzita prese possesso del sul viso indurito dalle cicatrici…
con un respirò cercò di somatizzare la rabbia che stava reclamando autorità a gran voce…
“…tuo fratello Rickon è rinchiuso nelle mie segrete…”
Jon si bloccò, realizzando incredulo cosa aveva appena letto…

l’espressione atterrita di Sansa era la stessa che si dipinse sul suo stesso viso…
il respiro di lei accelerò…

…Rickon…

Jon tornò alla pergamena,
con sollecitata inquietudine riguardo a quello che la grafia sbilenca poteva rivelargli sulle sorti del loro fratello
“…la pelle del suo metalupo è sul mio pavimento, vieni e guarda!
Rivoglio la mia sposa indietro!”

…eccolo…

“Mandala da me e non creerò nessun problema ne’ a te, ne’ alle tue amanti Brute.
Tienila lontano da me e cavalcherò verso il Nord uccidendo ogni Bruto, uomo, donna o bambino, che vive sotto la tua protezione.
Ti costringerò a guardare mentre li scuoio vivi.
Ti…” e si bloccò serrando le labbra, freddato.

“Continua.” disse Sansa, già sapendo quali parole potessero aver sconvolto tanto Jon.

“Ripete le solite cose…”disse furente Jon evitando volutamente lo sguardo di lei e ripiegando il foglio.

Sansa glie lo tolse dalle dita afferrandolo prontamente, determinata a leggere fino alla fine…
Lo sguardo preoccupato di Jon era fisso su di lei

“Ti costringerò a guardare i miei soldati darsi il turno per stuprare tua sorella.”
…inspira…

“Ti costringerò a guardare i miei cani divorare il tuo piccolo fratello ribelle.”
…si forte…

“In seguito ti caverò gli occhi e lascerò che i miei cani facciano il resto. Vieni e guarda.
Ramsay Bolton, Lord di Grande Inverno e Protettore del Nord” concluse Sansa visibilmente scossa,
adagiando freddamente la lettera al centro del tavolo e tornando a guardare Jon con occhi lucidi misti a manifesta determinazione,
mentre si torturava le dita.

“Lord di Grande Inverno e Protettore del Nord” ripetè incredulo Jon, con i pugni chiusi e vibranti, alzando lo sguardo sulla sorella.

“Suo padre è morto. Ramsay lo ha ucciso” spiegò lucidamente Sansa, conoscendo fin troppo bene il suo sposo “…e ora ha Rickon” concluse.

“questo non lo sappiamo” disse Jon guardando il nulla

“si lo sappiamo!” replicò lei risoluta, mascherando la voce rotta, mantenendo lo sguardo fisso su Jon che lo corrispose allarmato.

“quanti uomini ha nel suo esercito?” le chiese Thormund,
guardandola intensamente, conoscendo l’importanza delle informazione che lei poteva dire loro.

“Una volta ho sentito dire fossero 5000, mentre parlava dell’attacco di Stannis” replicò lei 

Era tutto ciò he Jon aveva bisogno di sapere, prontamente si voltò verso Thormund 
…respira…

“tu quanti ne hai?”
…respira…

“in grado di marciare e combattere?… 2000” disse lui rivolto a Jon il quale abbassò lo sguardo,
sopraffatto da un’inferiorità numerica che non poteva neanche lontanamente avvicinarsi ad una conclusione positiva riguardo all’esito degli eventi.
“…il resto sono bambini ed anziani..”concluse Thormund.

Jon si voltò verso Sansa quasi a chiederle un rimedio al conflitto che si era scatenato dentro di lui…
lei lo guardò risoluta.
“Tu sei figlio dell’ultimo e legittimo protettore del Nord.
Le famiglie del Nord sono leali, combatteranno per te se glie lo chiederai!”

…non per me… sono solo il figlio bastardo di Ned Stark…

Sansa potè leggere i suoi pensieri esitanti, scettici per dirla tutta, ma lei non poteva permettersi di demordere…non questa volta!
Animata da una forza dirompente si allungò su Jon, ghermendone la mano,
attirandolo a se, fin quando lo sguardo cupo di lui non si incatenò al suo, più fulgido e magnetico,
“ Un mostro ha preso la nostra Casa e nostro fratello!
Dobbiamo tornare a Grande Inverno e riprenderci entrambi!” si impose tenace.

Edd si voltò lentamente a guardare Jon, senza emettere un suono…
Jon vinto non sapeva dove posare lo sguardo…

…ti supplico Jon…ascoltami…

Tornò a guardare la sorella, in silenzio:
nessuna parola uscì dalla sua bocca, ma un muto assenso del capo accompagnò l’afflizione della sua sconfitta.

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Capitolo 10
*** 6x4.3 MM3.1 la Promessa ***


6x4.3 Missing Moment 3.1

 

Gli occhi negli occhi, pervasi di emozioni inespresse;
le mani nelle mani, strette, in una presa salda e sicura:
un contatto assoluto, sincero, intimo; un gesto che mai, durante la loro infanzia, si erano scambiati,
ma che ora sembrava necessario per fronteggiare il momento che stavano vivendo e prepararli a quelli futuri che si sarebbero presentati.

Nessuno dei due voleva lasciare la presa.
Erano l’uno per l’altra, forza e sostegno in tacita sintonia, coinvolti in un muto patto di complicità.

Jon aveva uno sguardo serio velatamente triste,
un’espressione che a Sansa ricordò immancabilmente Ned.

Così simile a nostro padre, più somigliante perfino di Robb…
Nessuno potrebbe mettere in dubbio il tuo sangue Stark…

E l’idea si fece strada nella mente di Sansa disegnando ogni dettaglio e ogni cucitura,
avrebbe chiesto a Edd dove poter reperire il materiale per confezionare a Jon un mantello degno di un condottiero, con lo Stemma di casa Stark,
un emblema che gli era stato negato per troppo tempo.

Il fulgore negli occhi di Sansa irradiava una forza che Jon credeva sopita in lui…
La sorella stava facendo finalmente sorgere l’Uomo di cui Maestro Aemon aveva parlato,
gli stava ridando uno scopo, una ragione per continuare a vivere, un motivo per desiderare di farlo!

La mano di seta avviluppata alla sua era un contatto totalmente nuovo, e così vivo e reale,
era l’unica cosa per cui valeva la pena combattere, per cui valeva la pena dirle di si.

Un vigore obliato, un’impeto crescente iniziò a riempirlo dall’interno, ridandogli colore all’incarnato e forza nelle spalle.

Jon si ritrovò ad accarezzare con la mano libera, quella della sorella che stringeva ancora la sua.
“Farò tutto ciò che è in mio potere fare per riprenderci ciò che è nostro, Sansa, hai la mia parola!”
Un sommesso sorriso di gratitudine e affetto apparve sul viso di lei, pretendendone uno simile sul volto di Jon.

“mi servirà qualche giorno per organizzare gli uomini” disse prontamente Thormund, carico e pronto all’azione.

“Ho bisogno di parlare anche con Ser Davos” disse Jon voltandosi verso Thormund, poi verso Sansa stessa
“potrebbe esserci utile, è un uomo fedele e leale e sa trattare molto bene con le persone,
non ha mai dato suggerimenti superflui a Stannis, è un valido consigliere” concluse.

Sansa acconsentì silenziosa, poi si alzò per rivolgersi ad Edd, lasciando Jon a confrontarsi con Thormund e Brienne sul da farsi
“perdonami mio signore” iniziò lei,
“non c’è bisogno di tanta referenza Lady Sansa, chiamatemi semplicemente Edd” disse lui
“daccordo, Edd; avrei bisogno del tuo aiuto: mi servirebbe parlare con chi si occupa del vostro vestiario,
necessito di alcune stoffe per un abito nuovo, a confezionarlo ci penserò io stessa…” disse lei regalandogli un sorriso a cui non si sarebbe potuto negare niente.
“certamente mia signora, vi posso accompagnare anche ora se volete…” rispose lui reverenziale.

Sansa si voltò a guardare Jon, quasi per imprimerne l’immagine nei suoi occhi, per poterlo portare con se come uno scudo sotto il quale si sentiva al sicuro.
Jon incontrò il suo sguardo come se le avesse letto nel pensiero, esaminò tacitamente la situazione come se avesse ascoltato il dialogo tra la sorella ed Edd,
poi si rivolse a Spettro, accucciato ai suoi piedi, ma col muso rivolto verso di lui, come se aspettasse semplicemente il suo ordine
“va con lei, non lasciarla mai sola…”disse fermamente,
tornando poi a guardare Sansa con occhi penetranti le disse lentamente e con voce di velluto
“non allontanarti troppo mia signora…” 

 

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Capitolo 11
*** 6x4.3 MM 3.2 la Barriera ***


6x4.3 Missing Moment 3.2

 

Al calare del sole, Sansa si affacciava spesso alla finestra delle sue stanze, per mirare l’acqua del mare che piano piano si quietava;
tutta la frenesia del giorno scemava lentamente, mentre le ombre progredivano indisturbate tra i vicoli di Approdo del Re,
dove il vociare cittadino lasciava posto a rumori più sommessi.
Il velluto che in quel momento teneva tra le mani, era esattamente della stessa tinta delle sinuose acque al tramonto della capitale, così lucenti,
di un blu profondo, pacificante, cordiale.
Mai avrebbe pensato di trovare una stoffa di quella fattura all’interno del Castello Nero:
quando Edd l’aveva lasciata in compagnia di quel vecchio gentile, dalle dita sottili,
il cui compito era quello di occuparsi di tutto ciò che riguardasse la tenuta dei confratelli,
Sansa si aspettava di trovarsi di fronte ad una stanza colma di tessuti ruvidi e pellicce scure come notti senza luna,
ma una volta scelto l’occorrente per confezionare il mantello di Jon,
mentre stava spulciando tra le stoffe nella ricerca di qualcosa di pesante per realizzarsi una abito adatto al viaggio che la attendeva,
il vecchio gentile le mostrò il contenuto di un baule di legno finemente intagliato: 

“Questo lo ha lasciato qui Lady Selyse prima di partire… pensavo di recarmi a Città della Talpa per barattarne il contenuto,
ma se vi trovate qualcosa che può esservi utile e di vostro gradimento, sarà un onore lasciarvelo in dono Lady Stark”
disse affabilmente l’anziano confratello.

Nel baule aveva trovato anche filo da ricamo e minuteria assortita, il vecchio le aveva lasciato prendere quello che voleva senza complimenti,
con la promessa che una volta finito il lavoro fosse tornata per fargli ammirare il suo operato.

Portava con se solo il velluto, il resto lo avrebbe portato Podrick nelle sue stanze;
varcata la soglia e adagiata la stoffa sul letto, si diresse automaticamente alla scrivania con Spettro a fianco,
per progettare il disegno del ricamo che aveva in mente:
lo avrebbe posizionato all’altezza del petto, ben visibile, la posizione era determinante,
tutti dovevano sapere che lei era una Stark di nome e di fatto, e che mai aveva smesso di esserla.

Alla ricerca frenetica di carta e inchiostro,
si ritrovò a sistemare le missive sparpagliate sul tavolo e si rese improvvisamente conto di quanto quegli spazio fossero inutilizzati da giorni

…no, non dovrei occupare io queste camere,
Jon al momento potrebbe avere bisogno di ciò che si trova qui…

lasciò correre lo sguardo per tutto lo studio, incontrando infine gli occhi rubini del metalupo,
“Spettro, accompagnami da Jon, vuoi? Portami da lui, ovunque si trovi…”

un uggiolio sommesso in risposta e Spettro si voltò verso la porta facendole strada.

 

————————-

 

Il vento pungente aveva il potere di distoglierlo dai pensieri.

Non esisteva altro che vento e neve lassù, e al di là di tutto quello che poteva accadere,
sarebbero sempre rimasti a circondare il mondo libero e sconfinato a Nord della Barriera.

Jon era avvolto nel suo mantello, con lo sguardo perso quando uno struscio di stoffe colse la sua attenzione facendolo voltare.

“Sansa…” respirò Jon.

Quale segreto si celava dietro i capelli di rame: prima Ygritte, poi la sacerdotessa rossa, ora lei…
tutte le donne che si erano ritrovate con lui tra i cunicoli scavati a ridosso delle alte mura di ghiaccio, erano baciate dal fuoco,
ognuna in maniera diversa.

Lei avanzò lentamente, con lo sguardo che vagava al di la della figura di Jon, verso l’orizzonte,
sulla grande distesa di boschi e neve che si stagliava difronte a loro.

“Non l’avevo ancora visto..” sussurrò incantata,

Jon condusse il suo sguardo verso la direzione su cui indugiava quello della sorella

“…si, da quassù ha un fascino selvaggio, primordiale, ti da un senso di sconfinata libertà e potenza…
ed è effettivamente così… nel bene e nel male…” sorrise amaramente Jon.

La mente lo catapultò con violenza alla prima volta in cui guardò davvero il mondo dall’alto della Barriera:
quel giorno con Ygritte, in cui travolto dall’adrenalina della scalata, si era fiondato sulle sue labbra,
bramoso di lei, del suo respiro caldo e affannato, del profumo balsamico dei suoi capelli, della SUA libertà e potenza… 

Una ferita ancora sanguinante che neanche la Donna Rossa con le sue magie era riuscita a comprendere,
arrivando persino ad offrirsi a lui totalmente e senza compromessi:
libertà e potenza fluivano in lei attraverso il calore e la sinuosità di quel corpo perfetto che Jon aveva avuto la forza di rifiutare…

Ed ora, a chiudere il cerchio, c’era Sansa, al suo fianco in tutta la sua bellezza, contemplando le valli del Nord,
con libertà e potenza nello sguardo, determinazione nei modi, pronta a rischiare tutto per riprendersi la sua stessa vita in mano:
mai più avrebbe lasciato che altri decidessero per lei!

Jon si voltò a guardarla,
la condensa del respiro si faceva largo tra le labbra madide e rosse,
la pelle diafana e luminosa era come una mattina d’inverno,
Sansa era così delicata e diversa da tutto quello a cui Jon era abituato…

“Non saresti dovuta venire da sola quassù…” la ammonì lui nel tentativo di dominare i suoi pensieri.

Sansa voltò leggermente il viso verso il fratello abbozzando un sorriso

“Non sono sola…”, un uggiolio poco distante le diede ragione, Spettro sbucò da un vicolo affianco a conferma di ciò che lei sosteneva…

“…capisco…” si scusò Jon guardandosi gli stivali,
“…ma ti avevo anche chiesto di non allontanarti troppo…” concluse guardandola con un mezzo sorriso a fior di labbra.

“Non guardarmi così, non è colpa mia se ti sei venuto a rintanare quassù…” disse lei divertita dal cipiglio di Jon,
il quale cercava di dedurre una spiegazione da ciò che lei aveva appena detto,

“…avevo bisogno di vedere te…” continuò lei tornando seria, con occhi intensi, richiamando la sua attenzione

“è successo qualcosa?” disse lui avvicinandosi prontamente,

“…solo che desidero tu riprenda possesso delle camere destinate al Lord Comandante…”

“Sansa…” iniziò lui paziente

“No Jon, seriamente! Ho visto la scrivania, le missive e il resto, quelle stanze potrebbero servirti nei prossimi giorni;
io non ho bisogno di tutto quello che si trova li, mi basta una stanza più piccola, non mi serve altro…” disse lei
“POSSO ADATTARMI!” sottolineò irremovibile mentre lo sguardo del fratello le correva addosso,
come per capire chi si celasse sotto il suo pesante mantello;
Jon arrestò serio il suo sguardo sul viso di Sansa, solo per un momento, finché le labbra non gli si sciolsero in un sorriso divertito 

“…sei davvero ostinata…” disse scuotendo la testa,

lei sorrise di rimando mantenendo comunque lo sguardo deciso su di lui

“…e va bene Lady Stark, accetto di tornare nelle mie stanze,
ma a patto che tu ti sistemi in quella a fianco e che porti Spettro sempre con te!” disse perentorio Jon.

“come desideri Mio Signore” rispose soddisfatta lei accennando un inchino…

“…e non prendermi in giro!” disse lui ridendo mentre stava per dirigersi verso la piattaforma che li avrebbe ricondotti di sotto,

“…sei tu che mi prendi in giro chiamandomi Lady Stark!” replicò Sansa più divertita di lui.

Jon si bloccò di colpo, voltandosi a guardarla esitante;
con un passo le si avvicinò appena,
gli occhi che indugiavano sul viso di lei,
sui suoi capelli fulvi,
sulle sue labbra invitanti…

…controllati per gli Dei…

“Ma è quello che sei Sansa…” le sussurrò in un soffio.

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Capitolo 12
*** 6x4.3 MM 3.3 il Gioco ***


6x4.3 Missing Moment 3.3

 

 

Non appena si chiuse la porta alle spalle,
Jon si diresse immediatamente a rabboccarsi un corno di quella dannata birra che si trovava al solito posto sul tavolo:
forse il suo saporaccio duro e bruciante lo avrebbe distolto da quei pensieri che poco prima lo avevano talmente allarmato
quasi a fargli dimenticare che Sansa era lassù insieme a lui, tra i cunicoli in cima alla Barriera;
Spettro fortunatamente gli si era parato davanti proprio all’ingresso della piattaforma,
i suoi occhi rossi di vetro lo avevano richiamato alla realtà e finalmente Jon si era voltato in direzione di Sansa,
cercando di sembrare il più naturale possibile

“…che fai non vieni?” l’aveva chiamata lui destandola dall’immobilità provocatale dai suoi stessi pensieri

“…si…eccomi…” aveva risposto Sansa stringendosi nel mantello mentre si apprestava a raggiungerlo evitando il suo sguardo,
ancora assorta nelle sue riflessioni.
Spettro li aveva guidati all’interno della gabbia elevatrice e da lì,
Jon aveva azionato prontamente il meccanismo dell’argano per iniziare la discesa.


“Hai ragione sai…” iniziò lei dopo un prolungato silenzio,
“quando gli altri mi chiamano Lady Stark quasi non ci faccio caso…Ma detto da te…ha tutto un altro effetto…non so perché…”
gli confidò con voce quasi smarrita.

“Forse perché io conosco il profondo valore di questo nome e ne condivido l’onore, nonostante non lo possegga di fatto…”

Sansa si voltò turbata a guardare Jon che scrutava l’orizzonte
“Sei uno Stark per me…” disse lei seria e risoluta, mentre il fratello incontrava il suo sguardo coinvolto
“il sangue di nostro padre scorre nelle tue vene quanto nelle mie, anche se non ne porti il nome…”
una tempesta negli occhi
“…non è quello che determina chi siamo, ma il modo in cui agiamo, e nostro padre sarebbe fiero di te,
dell’uomo che sei diventato, della tua determinazione, del tuo altruismo e del tuo coraggio nel perseguire quello che è giusto…
ne sarebbe orgoglioso Jon, così come lo sono io!” concluse senza ammettere replica, guardandolo intensamente.

Jon non si era perso neanche il minimo mutamento delle espressioni di Sansa,
rimanendo sempre più esterrefatto, quasi intimorito dal fervore incandescente che aveva animato la sorella nel pronunciare quelle parole.
La guardò interdetto per un lungo momento, fino a che, dal nulla,
non scoppiò nella più fragorosa delle risate, sciogliendo la tagliente tensione che si era venuta a creare,
“Sansa Stark, ce non fossi tuo fratello, giuro che avrei paura di te e del tuo sguardo di fuoco..”

“…e faresti bene!” lo provocò lei cercando a sua volta di rimanere seria,
“Smettila di ridere Jon” lo ammonì ridendo mentre lui stentava a trattenersi
“…ti ricordo che sei in presenza di Lady Stark!” lo alimentò lei beandosi delle risate del fratello, quasi piegato in due…

“Hai ragione… perdonami Mia Signora” disse ridendo Jon cercando di ricomporsi.

“…ecco, così va meglio!” gli sorrise lei inarcando le sopracciglia in approvazione
mentre il fratello le teneva aperta la porta dell’abitacolo per agevolarle l’uscita,
“…ed ora, di grazia, sareste così cortese da mostrarmi i miei nuovi alloggi?” chiese Sansa volutamente ossequiosa,

“vi scorterò personalmente Mia Signora…” rispose Jon prestandosi al gioco e porgendole il bracciolo con fare galante.

Sansa sorrise con stelle negli occhi, le gote si colorirono appena;
aveva giocato spesso da bambina a far finta che un nobile cavaliere le concedesse attenzioni delicate e cortesi,
chi avrebbe mai pensato che Jon si rivelasse così all’altezza delle sue proiezioni infantili:
ogni premura nei suoi confronti era così naturale per lui, non celava secondi fini, era semplicemente pura, volta ad assecondare i bisogni di lei.
Sansa si abbandonò ridendo al braccio di Jon, stringendosi a lui, deliziata di quella nuova complicità,
non accorgendosi minimamente del lieve mutamento che quel contatto fece scaturire in Jon.

Era stata una frazione di secondo, ma la morbidezza di quel corpo di donna, stretta al suo braccio, era inequivocabile.
Un minuto prima stava ridendo con sua sorella,
subito dopo si era ritrovato ad avere di fianco una donna, una donna bellissima con occhi vivaci,
scoprendosi irrimediabilmente ammaliato dalla sua risata, costellata da denti bianchissimi e incorniciati da labbra suadenti.

Jon cercò di distogliersi dai suoi stessi pensieri seguendo Spettro con lo sguardo, mentre fiutando, si orientava nel il cortile del Castello Nero.

Giunti alla soglia delle sale del Lord Comandante, Sansa si precipitò dentro senza aspettare Jon
“Arrivo subito, devo recuperare una cosa che ho lasciato qui…” disse con la voce che si perdeva all’interno delle stanze.

Jon rimase all’ingresso, cercando di riacquistare il senno perduto

A cosa stai pensando idiota… è tua sorella per gli Dei…

“Eccomi” Sansa interruppe i suoi pensieri andandogli incontro
“…allora? dove mi sistemi per i prossimi giorni?” chiese affabilmente con un fagotto blu tra le mani affusolate.

“A 5 passi dalla mia porta Lady Stark… sempre per non tenerti troppo lontana…” si lasciò sfuggire lui attendendo un suo riscontro

“…come se ce ne fosse bisogno…” si illuminò lei in un sorriso delicato,
“vado a sistemarmi allora…” disse appropinquandosi alla porta della camera affianco.

“…se avessi bisogno di qualcosa…”

“…non esiterò Jon…grazie…davvero…” lo anticipò Sansa sorridendogli.

Jon, assente, rimase a guardarne la figura slanciata appropriarsi della nuova stanza chiudendo la porta,
lasciandolo inesorabilmente in balia di quelle movenze sinuose e perfette da cui si generava la sua eco.

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Capitolo 13
*** 6x5.1 Corrupted Words ***


6x5.1 Corrupted Words

 

 

Una notte e un giorno erano passati e Sansa, seduta nella sua stanza al tepore del fuoco, stava ultimando il regalo di Jon;
i pensieri indugiavano sul fratello ad ogni punto che l’ago imponeva al cuoio,
la mente scorreva veloce, come il filo nero del ricamo che andava a bordare le allacciature del mantello;
i battiti del cuore di Sansa cadenzavano il ritmo delle sue mani abili, mentre richiamavano alla mente gli occhi di Jon e il suo sguardo magnetico…

Tre colpi alla porta la distolsero dai suoi pensieri… 

“…Si?”

un confratello dei Guardiani varcò la soglia della sua stanza, mentre Sansa era intenta fermare il punto dell’ago,
“per te mia Signora…” disse il giovane porgendole una lettera dal sigillo intatto, raffigurante il tordo beffeggiatore,
emblema personale di Petyr Baelish…
Sansa lo ruppe, srotolò la pergamena…

…mi chiedevo quanto ci avresti messo a fare la tua mossa…

e iniziò a leggere totalmente disincantata…

“Quanto dista Città della Talpa?” chiese cogliendo l’essenziale della missiva,
tralasciando tutti gli abbellimenti, le vane promesse di circostanza e le perifrasi infinitamente ostinate nella propria arrendevolezza e devozione.

Fece subito chiamare Brienne affinché la scortasse immediatamente al luogo dove Dito Corto l’avrebbe attesa per le prossime ore;
le fece promettere discrezione anche con Podrick rispetto al reale motivo per cui si sarebbero recate in città e Brienne eseguì senza esitare.

In un sobborgo abbandonato a Est, intravidero un cavallo nero ben curato, dal pelo lucente che attendeva legato ad una staccionata.
“Deve essere qui mia signora” la guardò Brienne;
Sansa annuì e scendendo entrambe dai loro destrieri, li legarono a fianco di quello già in attesa,
dirigendosi poi verso l’ingresso dell’abitazione diroccata con passo deciso.

“Sansa…” disse la voce di Dito Corto, sorridente alla visione della giovane Lady…
sorriso che subito si mutò alla vista della sua ben più alta accompagnatrice,
“Lady Brienne…” aggiunse con referenza.

Gli occhi di Sansa, densi, scettici e inequivocabili gelarono il sangue di Petyr;
la muta e ferma attesa di lei non lasciava indugi all’interpretazione di come fossero andate le cose tra le grinfie dei Bolton.

“Quando ho sentito che eri fuggita da Grande Inverno, ho temuto il peggio…”cominciò,
“…non hai idea di quanto sia felice nel vederti incolume…”, un sorriso simulato, pronto ad accogliere un riscontro di lei che non tardò ad arrivare.

“Incolume?” chiese Sansa irruente, con lo sdegno che le indurì i bei lineamenti incurvandole le labbra in una smorfia di disgusto,
“cosa ci fai qui?”

“Ero diretto a Nord con i Cavalieri della Valle per venire in tuo soccorso, sono accampati a Moat Cailin, mentre parliamo…”

“…per venire in mio soccorso?” sottolineò sarcastica lei

…sei incredibile Baelish…
…una condotta esemplare, muovi tutti come fossero pedine per indurre determinate mosse,
far fare loro le cose più oscene e mantenere le tua mani pulite…

e ancora più incredibile è il fatto che te ne stai qui, difronte a me, volendomi far credere che fossi all’oscuro di tutto…

“Sapevi di Ramsay?”

giustificati adesso…

“Se non lo sapevi sei un idiota, se lo sapevi, sei mio nemico!” lo trafisse con sguardo di ghiaccio,
“ti piacerebbe sentire della nostra notte di nozze?” lo sfidò avvicinandosi di un passo, mantenendo il contatto visivo e la furia negli occhi…
lo vide inspirare nervoso, talmente tanto ammaliato da un evento che agognava per lui solo e che sapeva essere stata un supplizio per lei,
“Non mi ha mai colpita al viso, gli serviva il mio volto, il volto della figlia di Ned Stark…
ma il resto di me… ha fatto quello che gli piaceva con il resto di me…” sussurrò tagliente con ribrezzo,
“a patto che fossi ancora in grado di potergli dare un erede” concluse amaramente.

Dito Corto era impietrito, ma Sansa non gli avrebbe risparmiato niente, non a lui!

“Cosa credi mi abbia fatto?” lo sfidò, esigendo una risposta.

Baelish, tentennò qualche secondo, non riusciva quasi a parlare:
“Non riesco neanche a immagin…”

“Cosa credi mi abbia fatto?” chiese perentoria Sansa che non avrebbe tollerato inutili giri di parole.

Avvinto dagli occhi di lei, gli stessi di sua madre e animati dal medesimo impeto, li bramava per se stesso,
come quelle labbra rosee, come tutto di lei del resto…
stava indugiando troppo…

“Lady Sansa ti ha fatto una domanda…” lo richiamò alla realtà Brienne, portando la mano alla spada in minaccia.

“ti ha picchiata?” azzardò Dito Corto,

“si, e gli piaceva, e che altro pensi lui abbia fatto?” rispose Sansa ostile.

“Sansa, io non…”

“Che altro?”domandò esigente lei.

“ti ha sfregiata?” tentò lui adagiando un passo verso la giovane Lady.

“forse allora sapevi di Ramsay fin dall’inizio…”

“no non lo sapevo…” sussurrò remissivo Dito Corto,

“non sapevi forse i segreti di tutti?” chiese lei sdegnosa…

“ho commesso un errore, un terribile errore, ho sottovalutato uno sconosciuto…” cercò di rimediare Baelish.

“Delle altre cose che mi faceva una Lady non dovrebbe parlare,
ma immagino che chi gestisca bordelli non parli d’alto tutto il tempo…” continuò Sansa, sorda alle sue pessime scuse,
“lo posso ancora sentire… e non intendo che il mio cuore sensibile ancora ne soffre,
posso ancora a sentire quello che lui ha fatto nel mio corpo qui, in piedi, ora, davanti a te!”
gli vomitò in faccia collerica con la voce quasi rotta dallo strazio che sentiva.

“Sono così dispiaciuto” scandì Petyr visibilmente scosso dalle affermazioni della giovane Stark,

“Hai detto che mi avresti protetta…” sdegno e rabbia…

“…e lo farò, devi credermi quando ti dico che lo farò…” cercò di plagiarla lui mellifluo,

“io non ti credo più ormai” una presa di coscienza irremovibile,
“non ho più bisogno di te ormai” totale e inaspettata indipendenza,
“tu non PUOI proteggermi!” la verità estrema e poi un’epifania:
“non saresti in grado neanche di proteggere te stesso se dicessi a Brienne di assalirti…”

…cosa sei tu, senza le tue macchinazioni, i tuoi intrighi,
senza i tuoi burattini che agiscono per tuo conto? 
Non sei niente, 
niente!

Solo un uomo, debole e vulnerabile per giunta…

“…e perché non dovrei?” chiese indifferente Sansa.

Lo sguardo di Dito Corto rimbalzò da lady Brienne alla sua principale interlocutrice.
“Vuoi che ti implori per la mia vita? se è ciò che vuoi lo farò! Tutto ciò che è in mio potere fare… lo farò!”

“E se io volessi vederti morto in questo preciso istante…” lo sfidò lei, carica del suo risentimento infinito.

“Allora cadrei morto!” la provocò lui cercando di impressionarla.

…non riuscirai a circuirmi Petyr, non questa volta…

“Mi hai liberata dai mostri che avevano assassinato la mia famiglia,
e mi hai dato in pasto ad altri mostri che hanno assassinato la mia famiglia!” decretò Sansa risoluta,
“tornatene a Moat Cailin, io e mio fratello riconquisteremo il Nord per conto nostro e non voglio vederti mai più” concluse sprezzante.

“Farei di tutto per tornare indietro e cancellare ciò che ti è stato fatto…ma so che non posso farlo.
Concedimi di dirti un’ultima cosa, prima di andare…”

…parla dannato ed esci dalla mia vista!

“…il tuo prozio: Brynden, il pesce nero… ha raccolto quello che rimaneva dell’esercito Tully e ha riconquistato Delta delle Acque;
ti converrebbe cercarlo; verrà un giorno in cui avrai bisogno di un esercito che sia fedele a te”.

“Ho già un’armata” rispose Sansa.

“L’armata di tuo fratello”si insinuò in risposta lui con malizia.
Guardò Sansa intensamente,
iniziò ad incedere per avviarsi fuori, passandole volutamente vicino,

“Fratellastro…” precisò tagliente lasciandola in uno sventolio di mantello.

 

 

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Capitolo 14
*** 6x5.1 MM 5.0 Angoscia ***


6x5.1 Missing Moment 5.0

 

Le voci dicevano che Lord Bolton stava armando oltre 2000 uomini per mandarli ad Ultimo Focolare, in soccorso alla casata Umber,
al fine di respingere le continue invasioni da parte dei Bruti;
l’accordo era stato raggiunto grazie ad un dono impossibile da rifiutare: Rickon Stark, fatto prigioniero della sua stessa casa,
e se la notizia era arrivata fino a Città della Talpa, sicuramente anche le altre casate del Nord erano state messe al corrente,
non c’era tempo da perdere!

Ser Davos aveva appena lasciato le fredde sale del Lord Comandante, portavoce di quelle cattive notizie,
quando Spettro entrò silenzioso dirigendosi verso Jon, seduto alla scrivania con lo sguardo vacuo, in balia dei suoi pensieri.

Spettro gli leccò una mano docilmente e Jon ridestatosi dal torpore, prese ad accarezzarlo automaticamente,
affondando la mano nel morbido pelo del metalupo.

…bisogna agire in fretta, prima che si mobilitino loro,
bisogna anticiparli e condurre noi il gioco o sarà troppo tardi…

un respiro profondo

…Rickon nelle grinfie dei Bolton…

un ombra sul viso di Jon

…e gli occhi di Sansa mentre leggeva quella lettera…
 

La sua mano si arrestò di colpo, quel pensiero lo attraversò come un fulmine, il panico si impossessò improvvisamente di lui.
Guardò Spettro negli occhi
“Dov’è Sansa? perché non sei con lei…” una nota d’angoscia nella voce, un uggiolio triste in risposta e Jon capì immediatamente.
Precipitandosi con passo svelto verso la camera della sorella ne spalancò la porta, trovandola vuota, perfettamente in ordine.
Un brivido di terrore lungo la schiena.

Forse Lady Brienne sa dove si trova…

pensò ansioso Jon catapultandosi giù dalla scalinata, verso il cortile.
 

“Podrick!” chiamò, dirigendo il suo passo verso lo scudiero:
“Podrick, dimmi, hai visto Lady Sansa o Lady Brienne?” chiese allarmato.

“…mio signore, si sono recate a Città della Talpa per gli ultimi acquisti in vista del viaggio…” spiegò docilmente lui.

“Città della Talpa?!” tuonò Jon,

“…dovrebbero tornare a momenti mio signore, non angustiatevi; Lady Sansa è al sicuro con Brienne di Tarth” cercò di rassicurarlo lui,

“Pordick se qualcuno riconosce Sansa potrebbero attaccarle o far loro del male,
è ancora sposata con Ramsay Bolton, e se in città sono venuti a sapere della cattura di mio fratello Rickon,
sicuramente sapranno che la Lady di Grande Inverno è fuggita per raggiungere il Castello Nero!” spiegò Jon in uno stato di evidente agitazione,
tale che non riusciva a stare fermo sul posto…

Devo andare a cercarla…
…Dei…non posso perderla di nuovo…

Spettro abbaiò all’improvviso e Jon si arrestò dirigendo lo sguardo verso il punto in cui indugiava quello del suo metalupo,
giusto in tempo per scorgere la lunga treccia rossa della sorella svoltare l’angolo del parapetto soprastante.

Sansa…

Tornò a respirare,
la mente si distese e il suo viso riprese colore;
chiuse lentamente le palpebre ringraziando gli Dei per aver vegliato sulla sorella,
riaprendole subito dopo e fiondandosi nella direzione da lei intrapresa
con Spettro alle calcagna, lasciando Podrick in mezzo al cortile basito.

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Capitolo 15
*** 6x5.1 MM 5.1 Attaccamento ***


6x5.1 Missing Moment 5.1 

 

“Fratellastro” le aveva sussurrato pungente Dito Corto, prima di lasciarla in balia dei suoi pensieri…

Come se il legame di sangue paterno non fosse abbastanza,
come se Jon non fosse abbastanza…

le parole di Baelish avevano scatenato in lei un’ira furiosa, 
che era riuscita in parte a scaricare grazie alla cavalcata di ritorno verso il Castello Nero,
una corsa fin troppo imprudente per una Lady del suo rango,
e che l’aveva condotta con passo spedito fino alla sua stanza,
con la necessità di mettere mano al ricamo dell’abito di velluto blu che aveva terminato di confezionare il giorno prima,
al fine ultimo di sottrarre la sua mente agitata alle infide allusioni sottintese da quella odiosa definizione.

Ho fatto bene a tacere a Jon i dettagli del mio rapporto con Baelish… se solo sapesse quali desideri si celano dietro il suo sguardo…
meglio che ignori il tutto, almeno per ora…

Sansa si tolse il pesante mantello adagiandolo con poco garbo sulla cassapanca di legno scuro accostata alla pediera del letto.

Jon deve rimanere concentrato sullo scontro con Ramsay, è vitale non distoglierlo dall’obbiettivo con inutili preoccupazioni,
ci concentreremo su Dito Corto quando verrà il momento giusto,
e quando arriverà, sarò io a doverlo proteggere dalle subdole macchinazioni di Baelish!

Una folata d’aria fredda la travolse scatenandole un brivido lungo la schiena,
voltandosi in direzione della porta vide Jon, come se si fosse materializzato grazie alla forza dei suoi pensieri;
scortato dai venti del nord,
gli occhi penetranti cercavano di dominare il turbinio di emozioni che stava provando in quel momento mentre la guardava,
il respiro affannato ricordava a Sansa quello del suo metalupo albino… infine capì!

…oh Jon, non volevo di certo essere io la tua inutile preoccupazione… Dei…fate in modo che possa perdonare la mia imprudenza…

“Jon…”

“ Ti rendi conto di cosa sarebbe potuto accadere?!” tuonò lui adirato, incedendo verso di lei
“…e se qualcuno ti avesse riconosciuta? se ti avessero presa??
Non puoi andartene in giro come se niente fosse Sansa, tu sei la Lady di Grande Inverno, non una persona qualunque!
Sei preziosa per Ramsay, sei la chiave che lo legittima quale protettore del Nord…come posso proteggerti se sei lontana da me!”
ululò con voce profonda e occhi vibranti, fissando la sorella mentre si torturava le mani raccolte in grembo.

Sansa sentì il rossore delle guance farsi strada attraverso la pelle, le lacrime che salivano ad inumidirle gli occhi imploranti…
“…scusami…” sussurrò tra le labbra, inarcando impercettibilmente le sopracciglia mentre abbassava lo sguardo
maledicendo se stessa a la sua impulsività.

Non chiuderti in te stessa, non osare farlo, 
non con me!

Jon le prese il viso tra le mani, portandola nuovamente a guardarlo…
tanto, troppo vicino per impedire ai suoi occhi di indugiare sulle labbra vermiglie di lei…
“per un attimo ho pensato di impazzire…” si lasciò sfuggire Jon, vinto dallo sguardo della giovane Stark.

Sansa lo fissò rapita, affascinata dalle tenebre dei suoi occhi,
Jon era attraente e luminoso anche quando era offuscato da cattivi pensieri.

…Dei, che crudeltà concedermelo come fratello…
solo una canzone dovrebbe generare aspettative di occhi così profondi accompagnati da labbra così invitanti…
e invece eccolo qui, di fronte a me, con quello sguardo triste che vorresti solo riuscire a confortare…

come in risposta Jon chiuse gli occhi, prendendo un respiro profondo e distaccando le mani dal viso di lei,
Sansa trattenne il suo come se Jon con quel distacco l’avesse privata anche del respiro oltre che del suo proprio contatto…

“…non sarò più così avventata!” lo richiamò lei, bramando ancora i suoi occhi
“Jon, ti prego…” e il suo sguardo d’inchiostro le si incatenò addosso in attesa che ella riprendesse a parlare,
“potevo non essere con te ora, potevo essere ripiombata nell’incubo, senza poterti guardare o parlare… hai ragione, sono stata una stupida…”

e le braccia calde e forti di lui la avvolsero,
un profumo di legno e cuoio e boschi si sprigionavano dalla sua pelle, dai suoi ricci scuri,
era a casa tra le sue braccia, era al sicuro…

“sei con me, puoi guardarmi e parlarmi Sansa, dammi modo e per te ci sarò sempre!” le disse Jon con voce dolce…

vorrei potermi abbandonare completamente nel tuo abbraccio Jon…
crogiolarmi nel tepore della tua voce…

Jon si destò da lei appena, per guardarle gli occhi di cielo,
sperando non riuscissero a piegare la sua determinazione volta a distaccarsi nuovamente da lei:
“abbiamo una battaglia da affrontare, dobbiamo farci forza a vicenda Sansa”
lei annuì silenziosa
“ho chiesto a Ser Davos di radunare tutti nella sala dei banchetti per valutare come procedere e devi esserci anche tu”
Sansa accennò un sorriso in assenso
“ti aspetto tra poco allora, e Spettro rimane con te!” concluse Jon categorico.

“mi sistemo e verrò dritta al refettorio, te lo prometto” disse lei animata da vita nuova.

Jon fece un cenno d’assenso indugiando sulla figura armonica di lei per poi dirigersi lentamente alla porta, richiudendola alle sue spalle;
quel rumore sordo riportò Sansa alla realtà della sua stanza, con Spettro che annusava il velluto blu dell’abito adagiato vicino alla finestra.
Si avvicinò a lui, accarezzandolo distrattamente mentre voltava lo sguardo allo scorcio innevato su cui dava la finestra della camera;
spalancò la finestra e inspirò ad occhi chiusi l’aria gelida che entrava vorticosa:

“Sono Sansa Stark, Lady di Grande Inverno,
proteggerò il Nord a costo della vita se necessario,
e se gli Dei vorranno, eliminerò la tua presenza da questo mondo Ramsay Bolton!”

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Capitolo 16
*** 6x5.2 Planning Home Return ***


6x5.2


Scortata da lady Brienne, Sansa fece il suo ingresso nella sala, dirigendosi al grande tavolo dove si trovavano tutti:
Ser Davos era intento a distribuire i ciottoli dipinti con gli emblemi delle casate sopra una grande cartina rappresentante il Nord,
adagiata al centro.

Jon era in piedi, con le mani poggiate sul tavolo scrutando la disposizione delle pietre, come se potessero consigliarlo,
Sansa silenziosa andò a sedersi alla sua destra, accorgendosi dello sguardo insistente che la sacerdotessa rossa,
seduta lateralmente alla destra del Cavaliere delle Cipolle, non distoglieva da lei.

“Non si può difendere il Nord dagli Estranei e il Sud dai Bolton.” iniziò con voce grave Jon, distaccandosi dal tavolo,
“se volgiamo sopravvivere abbiamo bisogno di Grande Inverno e per prendere Grande Inverno abbiamo bisogno di più uomini!” decretò alterato,
lanciando una pietra sulla cartina, accorgendosi in quel momento dell’arrivo di Thormund che si appresto a sedersi di fronte alla donna di Tarth.

Jon era agitato, Sansa lo percepiva dal tono della sua voce e dai suoi movimenti,
sentì un lungo sospiro provenire alle sue spalle, tipica modalità che usava Jon per cercare di calmarsi e riacquisire la concentrazione;
suo fratello sapeva dominare le sue passioni, aveva una grande disciplina.

“Stark e Bolton a parte, le casate più potenti del Nord sono gli Umber, i Karstark e i Manderly.”
disse Ser Davos alzandosi per protendersi verso la mappa
a muovere le alleanze “gli Umber e i Karstark si sono già schierati con i Bolton, quindi con loro non c’è niente da fare…”

“gli Umber hanno consegnato Rickon ai nostri nemici e pagheranno per questo…”
intervenne inaspettatamente Sansa mantenendo gli occhi sulle pietre, attirando gli sguardi di tutti;
le parole le erano defluite dalle labbra senza che lei stessa se ne accorgesse nonostante questo continuò:
“…ma i Karstark si sono schierati con Ramsay senza sapere di avere un’altra scelta!” concluse alzando lo sguardo fiduciosa verso Ser Davos,
mentre Jon immobilizzato non distoglieva lo sguardo fulgido da lei.

“…chiedo scusa mia Signora…ma sapevano che uno Stark ha decapitato loro padre…
non credo possiamo contare su di loro…” intervenne Davos, cercando di essere più garbato possibile….

Sansa venne colpita nell’orgoglio, distolse lo sguardo e si morse le labbra cercando di contenere il suo disappunto,
ricordandosi di comportarsi come avrebbe fatto la Lady sua madre:
usando le giuste parole per difendere le sue opinioni pur non dimenticandosi delle buone maniere,
“Quanto conosci il Nord Ser Davos?” proferì lei, non riuscendo a celare il tono di sfida,
catturando lo sguardo di Jon che non ricordava mai di averla sentita ribadire una sua posizione…

“Molto poco mia signora…” rispose lui sedendosi, valutando la ridestata attenzione di Jon a quelle parole.

“Mio padre diceva sempre che gli uomini del Nord sono diversi: più fedeli, più sospettosi nei confronti degli estranei!”
concluse lei facendogli capire la sua posizione.
Jon era sempre più intrigato dal temperamento fiero della sorella e dalla sua devozione verso la sua casata e verso il Nord,
le sue parole indirizzarono la sua mente al largo numero degli alfieri di suo padre, e i suoi occhi, alla cartina che giaceva distesa sul tavolo…

“Potranno anche essere leali, ma quanti di loro si sono sollevati contro i Bolton, quando hanno tradito la tua famiglia?” concluse Davos,
più abituato alle debolezze della natura umana in tempi di guerra.

Sansa rimase in silenzio accusando il colpo.

“Forse non conoscerò il Nord…” continuò Davos rivolgendosi alla Lady cercando di essere più riguardoso possibile
“…ma conosco gli uomini, e sono più o meno gli stessi, in ogni angolo del mondo, anche i più coraggiosi tra loro…
non vogliono vedere le proprie mogli e i propri figli scuoiati per una causa persa:
Jon deve convincerli a combattere al suo fianco, devono poter credere che sia una battaglia che possono vincere.”
concluse guardando Sansa direttamente.

“Ci sono più di altre tre casate nel Nord….” intervenne Jon la cui mente galoppava già oltre,
verso qualcosa da poter costruire, che permettesse loro di mobilitarsi verso l’azione;
si avvicinò al tavolo a fianco della sorella per scrutare meglio la mappa
“…Glover, Mormont, Cerwyn, Mazin, Hornwood… un’altra ventina, insieme sono pari alle altre. Possiamo iniziare da qui e andare avanti.”
concluse cogliendo gli assensi di tutti.

“il Nord non dimentica, non hanno dimenticato il nome degli Stark,
sono ancora disposti a sacrificarsi per la sua causa, da Porto Bianco fino a Grande Inverno stessa.” arguì Sansa

“non ne dubito” disse concorde Davos guardandola,
indirizzando poi lo sguardo su suo fratello per collimarvi l’attenzione “ma Jon non porta il nome degli Stark”

“No, ma io si!” replicò lei senza esitazione alcuna.

Il silenzio regnò per alcuni secondi che sembrarono ore,
tutti i presenti erano rimasti sgomenti dalle parole espresse con sicurezza da parte della giovane Lady,
si chiedevano quale vigore si celasse dietro quegli occhi di cielo, quanto impetuosa fosse l’indole che eclissava sotto i modi remissivi e delicati…

“Jon è figlio di Ned Stark quanto Ramsey di Roose Bolton…” spiegò Sansa con l’intento di chiarire il suo ragionamento ai presenti.

A Jon sembrava di trovarsi nella stanza con una perfetta sconosciuta,
una ragazza combattiva, tenace, determinata a riprendersi la sua casa, animata da un onore che aveva quasi dimenticato,
Sansa aveva la fierezza di una lupa, una vera Stark…
Jon si sentiva quasi superfluo di fronte e tanto fervore, ma sapeva che la sorella ignorava le crude realtà del campo di battaglia,
come poteva sapere a cosa sarebbero andati incontro…

“…e ci sono anche i Tully, non sono del Nord ma ci appoggeranno contro i Bolton senza obbiettare” continuò la ragazza

“non sapevo che i Tully avessero ancora un esercito…” disse incuriosito Davos continuando a guardare Sansa

“Mio zio, il Pesce Nero, l’ha ricostituito e ha riconquistato Delta delle Acque” spiegò Sansa,
entusiasta di portare al tavolo di discussione delle buone notizie che gli altri ignoravano.

Jon incuriosito da quelle parole, mosse un passo verso la sorella, avvicinandosi nuovamente alla tavolata
“come fai a saperlo?” le chiese,
rivolgendosi a lei direttamente per la prima volta da quando Sansa aveva fatto il suo ingresso nella sala dei banchetti.

“Ramsay ha ricevuto un corvo, prima che scappassi da Grande Inverno…” rispose Sansa voltandosi a guardare il fratello,
quasi compiaciuta della prontezza del suo espediente assolutamente credibile.

Lady Brienne si voltò impercettibilmente nell’udire le parole della sua signora,
cercò di leggere il significato dietro l’omissione del reale mandatario di quelle fortuite notizie…

Jon e Sansa dopo un rapido incrocio di sguardi tornarono a rivolgersi verso Ser Davos, come in attesa di un suo benestare
“Questa è un’ottima notizia” disse lui, Sansa distese un sorriso sul suo bel viso e Jon tornò nella sua posizione iniziale,
braccia aperte e mani sul tavolo, sguardo fisso su Davos, in ascolto e pronto all’azione…
“Il Pesce Nero è una leggenda, il suo appoggio sarebbe fondamentale!” si alzò anche lui per guardare meglio la mappa distesa sul tavolo
“Stark, Tully, qualche altra casata… e inizierà a sembrare uno schieramento vincente…” concluse lui.

Ci riprenderemo Grande Inverno… torneremo a casa!

Sansa non riuscì a trattenere la gioia e la speranza che sprigionava dagli occhi,
la luce del suo sorriso era calda e piena di possibilità….

 

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Capitolo 17
*** 6x5.3 first mix ***


MM 2.0

 

“la nostra prima tappa dovrà essere l’accampamento dei Bruti” decretò Jon rivolgendo lo sguardo su Thormund Veleno dei Giganti
“…è l’assembramento più vicino e non abbiamo tempo da perdere se non vogliamo intercettare i rinforzi militanti di Ramsey Bolton”
spiegò agli altri scrutando la mappa.
“andremo dal popolo Libero” acconsentì a gran voce il Bruto “…sperando che le loro teste vuote sino meno ostinate dell’ultima volta”
concluse ricambiando lo sguardo di Jon che fece un cenno di assenso in risposta.
“Raduniamo l’occorrente per il viaggio, e teniamoci pronti a partire domattina all’alba” annunciò Jon distaccando le mani dal tavolo.
Incrociando lo sguardo, Ser Davos intervenne: “dovremmo anche avvisare il Pesce nero dell’imminente scontro a Grande Inverno”
disse, già pensando alla mossa successiva “prima lo facciamo meglio è” con lo sguardo che indugiava sui due fratelli.
“Penserà Lady Brienne a questo” intervenne Sansa “ porterà lei stessa un messaggio a mio Zio in mia vece”
esplicò prontamente con sorriso gentile;
la donna di Tarth voltò impercettibilmente lo sguardo sulla sua signora senza proferir parola,
nonostante fosse stata chiamata in causa con tanta veemenza.

“molto bene dunque” asserì il cavaliere delle Cipolle
“credo sia quando meglio per tutti andare a prepararci e riposarci, ci attende una lunga cavalcata domattina”disse alzandosi dal tavolo

“…e l’inverno sta arrivando” concluse Sansa con orgoglio negli occhi, lanciando una sguardo verso Jon,
congelando le movenza di tutti i presenti e convergendo i loro occhi sulla sua figura di Naiade
mentre con grazia si alzava e lasciava la sala scortata da Brienne.

Dopo di lei, uno alla volta lasciarono tutti la sala dei Banchetti, mentre Jon si apprestava a rotolare la mappa e radunare le pietre.

“la lupa rossa è giovane e vibrante Jon Snow”, la voce di Melisandre lo destò improvvisamente,
portandolo a voltare lo sguardo verso la sua interlocutrice,
“ho visto la passione accecante nei suoi occhi di ghiaccio” continuò lei con voce di velluto
“ irradia luce, vitale e guizzante, sprigiona potere e la fiamma più vivida proietta sempre le ombre più oscure…”
concluse la sacerdotessa indietreggiando lentamente verso la porta, lasciando Jon disorientato, con la mappa del Nord ancora tra le mani.

 

——————————-
My Lady

 

“Ho giurato di proteggerti mia signora” sentenziò Brienne mentre scottava sansa verso la sua camera
“li hai sentiti, ci servono più uomini…e mio zio ha un esercito” spiegò la giovane Lady
“potremmo mandare al Pesce Nero un corvo” si apprestò a suggerire la donna di Tarth mentre si apprestava a seguire la sua signora
nelle stanze che le erano state assegnate.
“Non possiamo rischiare che Ramsey lo intercetti, devi farlo tu.” disse Sansa perentoria
“ vai a delta delle Acque, mio zio ti riceverà e tu saprai come convincerlo!” concluse sedendosi sul letto,
voltandosi a guardare la donna cavaliere che sostava in piedi davanti alla porta che aveva appena chiuso.
Sansa scrutò il volto crucciato di Brienne “cosa c’è?” chiese gentilmente

La donna di Tarth indugiò per un momento
“non mi piace l’idea di lasciarti qui sola”
“con Jon?” chiese Sansa non riuscendo a capire…
“non con lui, lui mi sembra degno di fiducia, un po’ pensieroso forse, ma è comprensibile date le circostanze”
disse quasi più a se stessa che alla giovane Lady,
“gli altri tuttavia…” cercava di trovare le parole giuste per spiegarle come si sentiva e cosa temesse per lei,
iniziò a camminare per la stanza come se la cosa potesse aiutarla.
“Davos e la donna rossa hanno aiutato un uomo ad uccidere il suo stesso fratello” quella ferita ancora non si era rimarginata totalmente,
sanguinava ogni volta che incrociava la sacerdotessa
“…con la magia del sangue! e quando Stannis stava pagando per i sui crimini loro dov’erano?
già alla ricerca di un nuovo Leader con prospettive migliori”

come possono essere degni della mia fiducia,
come posso allontanarmi lasciandovi con loro quando ho giurato di proteggervi

“…e quel bruto con la Barba” 

ecco per non parlare di Lui…

“Jon non è Thormund” la fermò Sansa
“Jon non è Davos, né la donna rossa, nè tantomento Stannis. Jon è Jon” concluse semplicemente lei,
inondata da un calore che si sprigionava dal cuore
“è mio fratello, mi terrà al sicuro. Io mi fido di lui!”affermò senza indugio alcuno.

Brienne esitò per un momento
“…e perché gli hai mentito quanto ti ha chiesto come mai sapevi di delta delle Acque” chiese con sincero interesse,
sperando di non essersi spinta troppo oltre.

Sansa rimase disorientata da quelle parole, la risposta era incerta anche per lei stessa.

 

——————————

MM 3.0

“non so perché non gli ho detto la verità” ammise la Lady
“credo che tutto quello che riguardi Dito Corto sia da trattare con molta accortezza, soprattutto quando presuppone un mio coinvolgimento”
Sansa tornò a guardare la sua spada giurata d’un tratto seria
“è un uomo pericoloso Brienne e io devo imparare ad anticiparne le mosse,
perché ogni decisione di Baelish porta il resto di noi ad agire secondo le sue proiezioni, e sempre al fine di perseguire un suo scopo premeditato,
senza sapere a discapito di chi”

ho bisogno di pensare ora,
mettere mano al ricamo, 
tessere trama e ordito fino a comprendere quale sarà l’ultimo punto che definirà il disegno completo…..

“vai pure Brienne, Spettro è probabilmente già dietro la porta in attesa di entrare”
“Se il meta lupo di tuo fratello è con te, sarò sicuramente più tranquilla anche io, soprattutto quando dovremmo separarci”
asserì la donna cavaliere
“vado a dare disposizioni a Podrik per la partenza allora”

Sansa le sorrise mentre la bionda statuaria si apprestava alla porta,
immediatamente una nuvola bianca fece il suo ingresso zampettando e atterrando sul suo lett,
portando un fresco profumo di neve all’interno della sua stanza.

 

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Capitolo 18
*** 6x5.3 MM 5.2 Radici ***


Missing Moment 5.2

“…la fiamma più vivida proietta sempre le ombre più oscure…” 
quelle parole avevano lasciato Jon in preda all’inquietudine,
cosa intendeva la sacerdotessa rossa con quella frase ambigua?
quali erano le ombre che stando a lady Melisandre si originavano dalla sorella?

“per un’attimo ho pensato di impazzire…” le aveva detto in un sussurro,
trasportato dalle onde dei suoi pensieri che gli offuscavano la mente e gli annebbiavano gli occhi al solo pensiero di perderla…
Aveva necessità di lei, di averla accanto, come se la sua mancanza lo privasse di battiti e respiri;
la profondità del suo attaccamento nei confronti della sorella gli gravava sulle spalle come un macigno,
non si era aspettato di provare sentimenti così dilanianti e al contempo così caldi e avvolgenti…
In ogni modo sentiva il bisogno di dominarli:
il momento che stavano vivendo era troppo delicato per lasciarlo in balia di un’emotività che non riusciva a comprendere fino in fondo,
inoltre si sentiva già disorientato dagli atteggiamenti di Sansa.

Ostinazione… quella parola continuava a tornargli in mente…
ostinazione… ovvero determinazione, certo,ma accompagnata ad un’ombra che pareva propagarsi a macchia d’olio, ogni giorno che passava,
figlia di una disillusione generata da eventi costellati da crudeltà indicibili.

Tuttavia Jon non riusciva ad esserne spaventato,
poiché l’orgoglio e l’amore per la famiglia era all’origine di ciò che tanto animava il fervore di Sansa.

…e quelle parole decise…

“Jon no, ma io si!” in risposta ad una giusta osservazione di Davos rispetto alla sua posizione all’interno della casata Stark;

una risposta di chi non ha paura di quello che è, di ciò che ne comporta, e anzi si assume tutte le responsabilità dinastiche del caso, 
una risposta degna della vera Lady di Grande Inverno.

Jon non si era infastidito dall’asserzione della sorella,
in fondo lui si era sempre ben guardato dal ritenersi egli stesso uno Stark, sapeva quale fosse il suo posto, lo aveva sempre saputo;
no, Jon era rimasto folgorato dalla fierezza di lei, dal suo sguardo luminoso e vivo, dall’orgoglio che risuonava argentino da quelle parole;
ancora una volta Jon era rimasto scottato da Sansa, la sorella si rivelava una continua sorpresa ai suoi occhi e ai suoi sensi:
straordinariamente imprevedibile…

…e immancabilmente gli tornava in mente Ygritte!

…perché mi viene in mente proprio Ygritte?

[“Oh, un ragno! Salvami Jon Snow, il mio vestito è fatto della più pura seta di Tralalalalaleeday…”]

l’ombra di un sorriso gli apparve sul volto adombrato al ricordo di quello spensierato episodio,
quando ancora si beava della purezza leggera e incontaminata dell’animo di Ygritte,
dei suoi occhi vivaci, delle sue efelidi delicate quasi fossero dipinte…
Ygritte era sempre stata così consapevole e protettiva rispetto alla sua libertà in quanto Bruta del popolo libero, ma soprattutto in quanto donna,
una libertà che le aveva permesso di scegliere qualunque aspetto della sua breve vita.

Sansa questa libertà la stava sperimentando ora,
una brama celata dietro abiti finemente ricamati, acconciature complesse e gesti gentili.
Sansa stava determinando in quei giorni la donna che era destinata a diventare,
e questa metamorfosi che si stava compiendo sotto gli occhi di Jon era a dir poco sconvolgente,
del tutto inaspettata e a tratti davvero seducente…

Seducente…Sansa?

“ma come ti viene in mente?!” sbottò a voce alta realizzando in quel momento l’entità dei suoi pensieri
e la pericolosa strada che stavano immaginariamente imboccando,
“Dei… se Robb fosse vivo mi attaccherebbe al muro seduta stante, per non parlare di nostro padre!”

ma come mi viene in mente?…
si, è cresciuta e si è bellissima ma è mia sorella e… è incredibile solo che io mi metta a cercare di dominare questi pensieri, ma cosa mi prende?!

“la partenza: organizzare la partenza;
il cavallo,
Lungo Artiglio,
avvisare gli alfieri di mio padre,
le missive,
i corvi…”

Jon percorse la stanza ad ampie e decise falcate, la soglia della porta, il lungo corridoio,
cercando di ottenebrare i pensieri con il lungo elenco di cose da fare;
eppure in quel preciso istante, una scintilla, minuscola e accecante, si faceva strada nell’angolo più remoto della sua anima,
mettendo radici, più forti e profonde di quanto lui stesso non volesse ammettere.

 

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Capitolo 19
*** 6x5.3 MM 5.3 L’ultima sera così come la prima ***


perdonate l'assenza (influenze stagionali tra figlio e compagno e mettiamoci anche una bella dose di ansia in vista del 14, aiuto, AIUTOOOO), rieccomi qui, con una strizza tale rispetto alla imminentissima uscita della prossima stagione che non riuscivo a concentrarmi, comunque cel'ho fatta, vi lascio alla lettura di questo nuovo capitolo ringraziando tutti coloro che mi leggono (grazie davvero, il Nord non dimentica!) sperando che questa storia vi continui a piacere, buon lettura!



Missing Moment 5.3

 

Aveva appena ultimato il lucente ricamo del suo abito blu quando Brienne bussò alla porta per scortarla a cena;
Sansa rimirò con orgoglio il decoro dall’effige di lupo, soffermandosi sui dettagli e sui bagliori guizzanti della minuteria
meticolosamente appuntata sul morbido velluto cobalto, un sorriso sul viso e ripose l’abito sulla cassapanca che si trovava ai pedi del letto,
poi, con una carezza a Spettro invitandolo a seguirla, si avviò verso la porta per raggiungere la donna cavaliere, col metalupo albino a fianco.

L’assenza di Jon al tavolo occupato dal gruppo fu come una nota stonata che risuonò per tutta la durata della cena.
“Ha detto che doveva sbrigare le ultime incombenze prima della partenza di domani mia signora” disse Edd rivolgendosi direttamente a Sansa
e al suo sguardo interrogativo mentre ella prendeva posto di fronte a lui
“gli porterò qualcosa più tardi, prima di iniziare la mia ronda” concluse sperando di compiacerla.
“…anche qui è sempre stato taciturno e in disparte?” chiese Sansa con l’intento di conoscere e comprendere di più il fratello
all’interno di un contesto a lei totalmente estraneo, inoltre, temeva di leggere dietro al comportamento di Jon una vecchia abitudine,
la stessa irremovibile capacità di eclissarsi che usava ai tempi di Grande Inverno,
in concomitanza dei banchetti che si tenevano lì di tanto in tanto, durante gli eventi ufficiali.

Fu così che Edd, tra un boccone e l’altro, iniziò a raccontarle di Jon e di tutti gli eventi che avevano affrontato insieme.

“…quindi mia signora, abbiamo più motivi degli altri per essere taciturni e distanti:
il Castello Nero mette alla prova ognuno di noi, è in grado di forgiarti anima e corpo, tirando fuori il meglio o il peggio delle persone
a seconda della loro inclinazione; di Jon ha fatto l’uomo più onorevole e il confratello più umile e coraggioso che io abbia mai conosciuto…”
asserì l’Addolorato con voce animata mentre le sue parole venivano accolte dal dolce sorriso di Sansa.
Di fiordaliso parevano i suoi occhi, e sembravano schiudersi e fiorire ad ogni parola di Edd,
come se ad alimentare il loro sbocciare fosse un sole sorto al pensiero di Jon che la nutriva dall’interno.

“gli porterò io la cena nelle sue stanze se non ti dispiace…” gli annunciò Sansa improvvisamente.

“…mm..ma no mia signora, non c’è bisogno, lo farò io…” bofonchiò Edd colto alla sprovvista mentre ancora stava consumando il suo pasto.

“non è un disturbo Edd, è mio fratello e se posso dedicarmi un po’ a lui questo rende felice anche me…"
gli confermò lei con un sorriso mentre si apprestava a riempire un corno di birra e poggiarlo su di un vassoio
assieme alla brocca e ad un piatto fumante.

Brienne fece per alzarsi ma Sansa le disse gentilmente di finire la sua cena con calma ed ella,
vedendo Spettro subito pronto al fianco della giovane Lady,
non tentò neanche di insistere, rimase solo a guardare la sua signora mentre si avviava fuori dalla sala,
scortata da una silenziosa e micidiale nuvola di pelo bianco.

 

———

 

Era in procinto di farlo, di farlo davvero: quella sarebbe stata la sua ultima notte al Castello Nero,
era incredibile pensare che tempo addietro avesse bramato quella vita,
come una facile via di fuga da una situazione di stallo in cui si era sempre sentito un po’ fuori posto;
Jon aveva desiderato rendersi utile, dare un senso alla sua vita, farsi onore e dare orgoglio a suo padre
ma mai avrebbe pensato di stravolgere completamente tutte le sue convinzioni,
ribaltare il suo punto di vista e arrivare a conoscere le più oscure verità
attraverso il materializzarsi di antiche storie della buonanotte.

Jon avrebbe lottato sempre per la giusta causa, nonostante la stanchezza, nonostante le previsioni poco ottimistiche,
ma sopratutto, avrebbe sempre lottato per la famiglia,specialmente ora che aveva ottemperato il suo giuramento.

Rimirò Lungo Artiglio alla luce del fuoco, i riflessi parevano danzare attraverso le increspature dell’acciaio della lunga lama affilata,
una magia celata negli antichi segreti di forgiatura Valyriana che non aveva perduto il suo effetto.

Gli occhi d’inchiostro di Jon si specchiarono in essa, incantati dalla luce che emanava,
quando uno scricchiolio riconducibile alle assi del pavimento lo destò dalle sue riflessioni, subito dopo un bussare alla porta,
più delicato di quanto si aspettasse.

“Avanti..” disse Jon incuriosito voltando lo sguardo verso l’uscio

“spero di non averti disturbato…” risuonò dolce la voce di Sansa mentre faceva il suo ingresso con Spettro a fianco,
“ti ho portato qualcosa da mangiare” disse sorridendo accennando al vassoio che reggeva, mentre si dirigeva verso il mobile più vicino,
per adagiare il tutto sulla superficie e riportarsi le mani al grembo;
gli occhi cielo incatenati a quelli di Jon in attesa di un suo riscontro.

“Sansa, non c’era bisogno…”

“ti faccio compagnia, se non ti spiace, come tu hai fatto con me la prima sera” asserì lei con serico sorriso,
invitandolo a sedersi accanto al fuoco come lei stessa stava facendo.

Jon non era davvero abituato a quelle attenzioni, era come se non riuscisse a decifrare il comportamento di Sansa
e dopo aver ripreso consapevolezza del suo corpo, con un sorriso un po’ imbarazzato, si appropinquò verso la panca libera.

“è una bellissima spada sai!” disse Sansa guardando Lungo Artiglio che Jon teneva ancora stretta in pugno

“…ti intendi anche di armi adesso?” chiese Jon quasi divertito,

“la mia arma è sempre stata la gentilezza ma non mi ha certo difesa quando ne ho avuto bisogno…” replicò lei
con uno sguardo perso e leggermente oscurato
“…comunque  l’acciaio di Valyria è diverso, quello so riconoscerlo, ma la mia conoscenza termina li” concluse rivolgendo lo sguardo a Jon.

“…io però credo che la tua gentilezza ti abbia aiutato a rimanere fedele a te stessa” le sussurrò lui con occhi intensi, dolci e magnetici.

Sansa non replicò, si limitò a mantenere un sorriso sul volto, leggermente velato di tristezza.
Rimase a guardare il viso di Jon, percorrendo con lo sguardo la cicatrice sulla tempia, le folte ciglia scure,
la barba ispida che gli incorniciava i bei lineamenti mentre lui finalmente si decideva a mangiare qualcosa.

La mente di Sansa vagava attraverso i ricordi persi tra le mura di Grande Inverno, verso tempi più lieti e spensierati…

“era bello guardarvi quando vi allenavate…” ricordò assorta destando Jon dal suo pasto
“…tu e Robb intendo, era come una danza che andava a tempo del vostro incrociar di spade…” spiegò lei ad un Jon sempre più confuso.
“…guarda che non ero perennemente intenta tra bambole e ricami sai!” disse lei divertita cogliendo il suo sguardo interrogativo.

“ah no???” chiese lui ironico mentre ridacchiava

“oh andiamo, lo sai che Jeyne Poole aveva un debole per Robb, mi trascinava perennemente con qualche scusa in cortile mentre vi allenavate,
e quando lui osava rivolgerle la parola arrossiva terribilmente” rise lei al ricordo

“tu invece arrossivi di rabbia solo quando Arya ti faceva imbestialire…” sorrise lui in risposta coinvolgendo Sansa nei suoi ricordi,

“mi manca Arya… mi manca imbestialirmi con lei…” confessò Sansa ancora sorridendo
“spero sappia quanto io le voglia bene…”disse abbassando lo sguardo.

Jon soppesò silenzioso la sorella e automaticamente le porse il corno di birra;

Sansa lo guardò stupita in silenzio

“… beh ci sosteniamo così tra confratelli..” asserì a mo’ di scusa.

Sansa rise accettando il corno dalle mani del fratello, e assaggiò la birra più cautamente della prima volta;
le note alcoliche la scaldarono dalla gola fino al cuore; ad occhi chiusi la sensazione era molto piacevole,
le distese tutti nervi del collo e della schiena e quando li riaprì trovò un Jon sorridente ad accoglierla

“non è buona ma il suo effetto lo fa!” le disse lui con sguardo d’intesa riappropriandosi del boccale,
Sansa lo guardò bere a sua volta e si sentì grata agli Dei per averlo ritrovato;
l’indole buona di Jon non era cambiata, la purezza del suo cuore era intatta e la faceva sentire al sicuro,
poteva tornare alle sue stanze totalmente tranquilla! 

Si alzò dalla panca con questo pensiero in mente, si avvicinò a lui e con un tocco leggero gli sfiorò la mano:
“buon riposo Jon, ci vediamo domattina…” gli sussurrò, mentre Spettro già la attendeva alla porta che chiuse dietro di se subito dopo.

 

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Capitolo 20
*** 6x5.4 second mix ***


Scusate l'assenza ma le prime 2 puntate dell'ottava stagione mi hanno totalmente assuefatta, io poi sono una che si autospoilera il mondo quindi mi sono ritrovata in un loop dal quale non riuscivo ad uscire XD
(tral'altro la 8x2 è salita nella top five delle puntate che preferisco nonostante l'assenza Jonsa) domattina mi aspetta la visione della 8x3 AIUTO, A I U T O O O O....
Comunque, senza ulteriori indugi, eccovi il prossimo capitolo, finalmente si lascia Castel Black, e ci avviamo alla ricerca di alleati....
Buona lettura!



MM 4.0

 

 

La luce dell’alba imminente iniziava a trasparire dalla coltre di nubi che sovrastava il cielo,
un lieve chiarore si insinuò nella stanza mentre le dita abili di Sansa si destreggiavano tra le ciocche tiziane,
intente in un pratico intreccio della sua fulgida chioma;
gli occhi pervinca indugiarono sul tenue riflesso che lo specchio le rimandava;
fermò la lunga treccia lateralmente,
si lisciò il ricamo sul petto e si accinse verso il letto per recuperare il mantello che vi aveva adagiato sopra;
indossandolo, mentre se lo allacciava sul retro della schiena,
diede uno sguardo a quello che invece giaceva ancora ripiegato sulla cassapanca, con l’incisione del metalupo ben visibile sulla fascia di pelle…

…se non posso essere io a legittimarti, lo farà il nostro stemma, il mio regalo per te…
…il branco sopravvive…

Sansa prese l’involto tra le braccia e si diresse verso la porta dove trovò Spettro che la attendeva sulla soglia,
insieme si recarono dal vecchio confratello che le aveva fornito tutto l’occorrente per confezionare il regalo per Jon,
non si era dimenticata della promessa di fargli mostra degli abiti da lei confezionati…

 

——————————-
Leaving Castel Black

 

 

La neve già scendeva lieve mentre Jon si apprestava a sistemare il suo destriero;
voltandosi appena, vide Lady Brienne che scortava Sansa lungo i camminamenti del parapetto assieme a Spettro.

Un blu oltremare attirò lo sguardo di Jon mentre rimaneva incantato a guardare la giovane Lady fluttuare
dentro quello che sembrava un abito nuovo di velluto, più fasciante, più luminoso di quelli che le aveva visto addosso in quei giorni,
il colore faceva risaltare il rosso dei suoi capelli non meno del candore della sua pelle….

La donna di Tarth precedeva la sua signora mentre, scese le scale,
incedeva a passo svelto verso Podrick che in quel momento stava conducendo i loro cavalli verso gli altri,
già radunati nel cortile del Castello Nero;

Jon, con lo sguardo fisso sulla figura della sorella,
lasciò passare Lady Brienne per interporsi lungo il cammino di Sansa, la quale si fermò guardandolo ed accogliendolo con un sorriso sul volto.

Jon, falsamente intento a sistemarsi un guanto, la guardò con interesse, mentre sorrideva a sua volta,
“…il tuo vestito..” disse ammiccando

“l’ho fatto da me, ti piace?” spiegò lei lusingata, mentre si rimirava l’abito, tornando poi a guardare il fratello

“…è bellissimo” affermò Jon incontrando lo sguardo di lei
“mi piace molto il ricamo del lupo…”asserì ammirandone la fattura e la grazia del disegno

“Ottimo! perchè ho fatto questo per te!” disse Sansa mostrandogli l’involto che reggeva tra le braccia, invitandolo a prenderlo;

Jon si apprestò incredulo a guardare di cosa si trattasse e piacevolmente sorpreso,
si ritrovò ad ammirare uno stemma Stark inciso sulla pelle della fascia anteriore di quello che era un mantello corredato di pelliccia di lupo…

“…l’ho fatto cercando di riprodurre quello che nostro padre era solito indossare,
per quanto possa ricordarmi come fosse…” disse Sansa con un velo di tristezza negli occhi.

Jon tornò a incrociare lo sguardo di lei, ammaliato da quel gesto più di quanto non volesse ammettere a se stesso,
e cercando di non far trasparire troppo quei pensieri, riuscì solo a ringraziare timidamente la sorella.

“…di niente” gli rispose lei con dolcezza, avviandosi verso il suo cavallo,
lasciando Jon interdetto, intento a fissare incredulo il mantello che glie era appena stato donato.

L’emblema degli Stark…

e non riuscì a trattenere oltre quella felicità che cercava di celare, facendola sbocciare in un sorriso che gli illuminò volto e cuore.

Edd si avvicinò al gruppo in partenza, accorgendosi sempre più sconcertato delle occhiate adoranti di Thormund verso Brienne di Tarth,
la quale non nascondeva il ribrezzo che gli sguardi del Bruto le provocavano…

Si avvicinò ad un Jon stranamente sorridente, intento a sistemarsi addosso il nuovo mantello…

“…non farlo distruggere dopo che sono andato via…” asserì questi mentre volgeva il suo sguardo alle mura della fortezza,

“farò del mio meglio…” disse Edd sommessamente;
i due si rivolsero uno sguardo fraterno e senza altre parole, si strinsero in un abbraccio di saluto.

“buona fortuna!” lo congedò L’addolorato;

Jon gli fece un segno d’assenso e si diresse verso il suo cavallo, montandogli in groppa e sistemandosi sulla sella; 

lo sguardo di Sansa indugiava ancora sul fratello quando questi si avviò in testa al gruppo varcando per l’ultima volta le soglie del Castello Nero,
lasciandoselo alle spalle, immerso nella neve e senza più voltarsi indietro.

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Capitolo 21
*** 6x7.1 MM 7.0 la Neve ***


ed eccomi qui come promesso,
grazie per aver atteso la fine dell'ottava stagione per leggere un nuovo capitolo di questa visione approfondita di una storia che già conosciamo.
che dire, non vorrei dilungarmi su come si è conclusa la serie, ci tengo solo a dirvi che l'ottava stagione mi ha dato alcuni spunti Jonsa e spero di arrivare alla fine mantenendomi fedele il più possibile a quanto abbiamo visto, anche se la mia storia credo andrà ben oltre la 8x6.
detto questo, buona lettura!
-------------------------------------------------- piccola revisione del testo


Missing Moment 7.0
 

Era l’alba del secondo giorno di cavalcata verso Il Dono di Brandon,
il luogo in cui si trovava l’accampamento del popolo Libero.

Jon era pensieroso e e quando proferiva parola era solito rivolgesti a Thormund o a Davos in cerca di consiglio.

Sansa non aveva osato avvicinarlo, Jon era come avvolto in una corazza buia e impenetrabile,
pieno di preoccupazioni, intento a non lasciarle trasparire troppo e al contempo davvero incapace nel farlo.

“Qualcosa ti preoccupa mia signora?” la destò Brienne che si era accostata a lei nella cavalcata.

Sansa le restituì lo sguardo silenziosa, indugiando per un frangente sul fratello, cosa di cui Brienne si accorse
“…non ho mai conosciuto gli uomini del Nord, ma mi sembra siano di poche e ferme parole…” disse volgendo anche lei lo sguardo su Jon

“onore e lealtà: questo ci ha insegnato nostro padre” disse Sansa
“…nel Nord non c’è molto spazio per i capricci di corte, il Nord è duro e gelido e non conosce misericordia”

“è per questo che credi che tuo fratello sia preoccupato?”

Sansa la guardò intensamente, intenta a tradurre i suoi pensieri in parole seppur cercando di non far trasparire la confusione che questi le provocavano…

“Jon sa che non può tornare sui suoi passi perché sa cos’è giusto fare,
siamo stati cresciuti a guardare in faccia la realtà delle cose e ad agire di conseguenza nel modo giusto, anche quando il rischio è alto…”
si interruppe guardando distrattamente Brienne, distogliendo lo sguardo subito dopo per direzionarlo altrove,
cercando di riprendere il controllo di se stessa
“…ma vederlo tormentarsi tormenta anche me…” espirò in un sussurro inarcando impercettibilmente le sopracciglia
e mordendosi immediatamente le labbra come a punirsi per quello che aveva appena detto.

Brienne provò un moto di tenerezza, a volte si dimenticava che la sua signora fosse solo una ragazza con sentimenti ed emozioni di una ragazza,
avrebbe voluto proteggerla dalle preoccupazioni, e si stupì delle confidenze che Sansa iniziava a farle di tanto in tanto.
Era la sua spada giurata certo, ma stava iniziando a diventare per la giovane Lady anche una confidente fedele,
qualcuno con cui ella riusciva a scostarsi la maschera di gentilezza e far trasparire a piccole dosi, la sua vera essenza.

“forse per oggi i tuoi tormenti sono finiti mia signora” le sussurrò Brienne vedendo il cavallo di Jon fermo in attesa che le due amazzoni lo raggiungessero.

“Se la mia signora me lo concede, vado a discutere con Podrick la sistemazione della vostra tenda per quando arriveremo a destinazione”
le si rivolse ad alta voce Brienne mentre Sansa cercava di ricomporsi emotivamente accortasi dell’agile mossa della sua protettrice. 

Sansa la congedò con un sorriso e si apprestò a raggiungere il cavallo di Jon, in attesa di lei.

“Sei stanca mia Signora?” le chiese Jon apprensivo riprendendo il passo
“ho cavalcato quasi senza sosta per 4 giorni in fuga dai mastini di Ramsay per arrivare al Castello Nero da te…” asserì lei in risposta;
Jon si irrigidì a quella risposta e si voltò a guardare avanti con un cipiglio sul viso
“…forse solo un po’ stanca…” cercò di rabbonirlo lei accortasi del cambiamento d’espressione di lui che continuava a mantenere il silenzio.

Cavalcarono in silenzio per un tratto, non sapendo come comunicare all’altro i propri pensieri inquieti.

“com’è il popolo Libero?” chiese ad un tratto Sansa cercando di intavolare una conversazione col fratello,
“insomma io ho conosciuto solo Thormund…”
“è diverso…” intervenne subito Jon, voltandosi immediatamente a guardare la sorella, mentre lei con lo sguardo lo invitava a continuare.
Jon scrutò le montagne innevate di fronte a loro stagliarsi verso l’orizzonte
“…immagina centinaia, o forse migliaia di diversi clan e tribù che nonostante le loro differenze riescono a convivere sotto la guida di un leader
liberamente scelto da tutti…” Sansa respirava il rispetto che Jon nutriva per loro
“ci sono pochissime leggi che regolano la proprietà sui terreni, più che altro dipende da quanta ne riesci a prendere e a difendere:
loro pensano che i Rè con le loro corone e le loro armature l’abbiano rubata sostenendo fosse di loro proprietà”
“Ma è assurdo…” affermò Sansa sconcertata
Jon sorrise, “non è così assurdo se ci pensi bene Sansa” le disse dolcemente
“infondo si sono arrangiati come potevano e hanno trovato un modo di vivere nel rispetto della libertà di ciascuno…
non è tutto come sembra, io ho vissuto con loro, ho mangiato e dormito con loro, non vivono nei castelli certo ma hanno più libertà di chiunque:
libertà di scegliere, di combattere, di amare…”
un lieve rossore apparve sulle guance di Jon, il quale abbassò lo sguardo dalla sorella, e con un ombra sul volto riprese a guardare davanti a se…

Sansa ascoltava: Ditocorto le aveva insegnato ad ascoltare le parole e decifrare i silenzi,
aveva imparato a leggere le espressioni del volto e a mettersi nei panni degli altri;
continuò a cavalcare di fianco a Jon ripensando a come poteva essere stato vivere con un popolo tanto diverso, tanto libero da fare quasi invidia,
mangiare con loro parlare con loro, uomini e donne e bambini…

Donne Brute… libere di amare…

“Hai mai amato Jon?” gli chiese già consapevole della risposta che avrebbe ricevuto.
Jon continuò a guardare avanti e sospirò condensa dalle labbra pronunciando quel nome per la prima volta dopo tanto tempo
“Ygritte..”
“Ygritte.” ripetè Sansa tra le labbra cercando di far pace con quella ammissione

“era bella?” chiese lei cercando di indagare mantenendo lo sguardo fisso sulla criniera del suo destriero
Jon si voltò a guardarla “aveva i capelli rossi come i tuoi” disse lui cogliendo lo sguardo stupito della sorella
“e mi faceva saltare i nervi anche se in maniera diversa da te" le disse accennando un sorriso che Sansa ricambiò.
"era libera Sansa, libera in un modo che io e te non saremo mai,
forse a tratti era selvaggia e sicuramente non sarebbe mai stata una Lady ma viveva la libertà in tutto quello che faceva" concluse Jon.

“e come è finita, se posso chiedere?”
Jon si rabbuiò
“non ne parliamo se non vuoi” disse prontamente Sansa
“non ne ho mai parlato, forse ora è il momento di farlo” sospirò Jon determinato

Sansa attese paziente

“dovevo tronare al Castello Nero e avvisare gli altri, tradii la fiducia di Ygritte, lo sapevamo entrambi, e lei mi colpì con le frecce del suo arco,
ben consapevole che quelle ferite non mi avrebbero portato alla morte. Attaccarono il Castello Nero e lei spirò tra le mie braccia,
colpita al cuore dalla freccia di un ragazzino che tentava di proteggermi”

Una donna libera di amare Jon, 
una donna guerriera che sapeva essere micidiale con arco e frecce,
come Arya, e prima ancora come zia Lyanna
Una donna così diversa da me…

Sansa si sentì in difetto rispetto ad una donna che non avrebbe mai conosciuto,
ma che era stata in grado di far innamorare Jon e che aveva contribuito a creare quello che ora era suo fratello,
un uomo con una visione ampia di tutte le cose del mondo,
un uomo capace di compassione e comprensione, come mai ne aveva conosciuti.

La neve aveva ripreso a cadere,
tutto intorno a loro era ovattato e bianco,
i cavalli continuavano ad incedere verso la strada, quando Tormund  di ritorno dall’avanscoperta arrivò cavalcando verso di loro:
“Ci siamo, l’accampamento è poco distante, ho già detto di radunare i capo-clan, ci stanno aspettando” annunciò il Bruto,
lanciando un ghigno alla donna di Tarth che distolse ancora una volta lo sguardo da lui.

Jon gli fece un gesto di assenso e si rivolse distrattamente a Sansa nuovamente avvolto dai suoi pensieri
“quando giungeremo all’accampamento, lascia parlare me, e stammi vicino”.

 

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Capitolo 22
*** 6x7.1 First Alliance ***


6x7.1 

 

Stretta nella sua calda pelliccia, Sansa avanzò tra le tende dell’accampamento, un passo dietro a Jon, tra la gente del popolo Libero.
La loro scorta, capeggiata da Brienne era rimasta indietro a badare ai cavalli e a sistemare le tende che li avrebbero accolti per quella notte.
Spettro aveva ricevuto le feste di tutti i bimbi dell’accampamento, abbandonandosi alle loro carezze, docile come cucciolo.

Thormund li condusse subito verso lo spiazzo dove si erano riuniti i capo clan in loro attesa.

La giovane Lady quasi non credette ai propri occhi quando la figura immensa di un gigante, seduto su di una roccia,
si stagliò proprio davanti a loro: superava di gran lunga i 3 metri d’altezza e li scrutava con curiosità.


“Avevamo detto che avremmo combattuto con te, Re Corvo, quando sarebbe giunto il tempo, e dicevamo sul serio…
ma non erano questi gli accordi…” cominciò Dim Dalba prendendo parola:
“Questi non sono gli Estranei, questo non è un esercito di morti, questa non è la NOSTRA battaglia!” concluse perentorio.

Jon si aspettava un’accoglienza del genere, ma non fece in tempo a metabolizzare le parole del Bruto
che Thormund intervenne prontamente per dire la sua:
“Se non fosse stato per lui, nessuno di noi sarebbe qui. Tutti voi sareste carne morta a servire l’esercito del Re della Notte…
e io sarei una pila di ossa incenerite, come Mance…”

“…vi ricordate il campo di Mance? si estendeva fino all’orizzonte” riprese Dim Dalba in risposta
“…e guardateci ora… guardate cosa è rimasto di noi… se perdiamo questa battaglia siamo finiti:
decine di tribù, centinaia di generazioni, come se non fossero mai esistite… saremmo gli ultimi del popolo Libero!”

“Questo è ciò che vi accadrà se NOI perdiamo!” intervenne Jon, attirando l’attenzione di tutti:
“i Bolton, i Karstark, gli Umber…sanno che siete qui, sanno che più della metà di voi sono donne e bambini.
Quando avranno finito con me verrano da voi.
Tu hai ragione, questa non è la vostra battaglia…
Non dovreste venire con me a Grande Inverno, non dovrei chiedervelo, non era questo il nostro patto…”
disse guardandosi intorno, rivolgendosi a tutti, in modo sincero.

Sansa non distoglieva lo sguardo da lui, Jon, con i capelli legati sulla nuca, così come era solito portarli il Lord loro padre,
lo ricordava anche nella dialettica: empatico, comprensivo e al contempo imperterrito e risoluto;
sapeva come parlare a quella gente, come Ned, aveva il dono della diplomazia, ma nonostante tutto questo l’ansia non smetteva di torturarla.

“Ho bisogno di voi per batterli, e dobbiamo batterli se volete sopravvivere”.

Il silenzio che accolse le sue parole confermò a Jon di aver centrato il punto più sensibile della questione.

“I corvi lo hanno ucciso perchè ha parlato in difesa del popolo Libero, cosa che nessuno del Sud avrebbe mi fatto:
è MORTO per noi!” rincarò Thormund:
“Se non siamo disposti a fare lo stesso per lui, siamo dei codardi” disse rivolgendosi agli altri
“e se siamo dei codardi, meritiamo di essere gli ultimi del popolo Libero!”concluse, rivolgendo lo sguardo verso Dim Dalba.

Nel silenzio che li avvolse,
quasi si potevano sentire i coltelli delle donne del popolo Libero raschiare le pelli messe ad essiccare al fuoco in attesa della concia,
poi, un tremito del suolo, accolse il movimento del gigante che si erse in tutta la sua altezza sovrastandoli, collimando l’attenzione di tutti.
Guardò intensamente Jon, per un secondo che parve un’eternità…

“SNOW!” disse infine, e senza aggiungere altro sciolse il cerchio allontanandosi dal gruppo,
restituendo il respiro a Jon, assieme ad una inaspettata incredulità.

Thormund rivolse quindi lo sguardo alla sua gente, e Dim Dalba dopo aver cercato il consenso di chi gli stava attorno,
avanzò qualche passo verso Jon, fino a sovrastarlo,
studiandolo con sguardo di gelo fin quando non gli porse il braccio per consolidare l’accordo.

Lo sguardo di Jon si illuminò mentre stringeva l’avambraccio del Bruto, grato di quella fiducia che gli stavano dando, ancora una volta.
Uno sguardo di tacita intesa, e poi il cerchio si sciolse definitivamente.
 

“Sei sicuro che verranno?” chiese Jon ad un Thormund soddisfatto
“Non siamo scaltri come voi del Sud, se diciamo che facciamo una cosa, la facciamo!” gli confermò il Bruto prima di andarsene.

Finalmente Jon si concesse un respiro di sollievo, ancora incredulo per ciò che era riuscito a fare, ancora una volta.

 

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Capitolo 23
*** 6x7.1 MM7.1 a Raccontare Storie ***


per due settimane non riuscirò ad aggiornare la storia, quindi eccomi a lasciarvi questo capitolo con la speranza che vi possa piacere in attesa del prossimo!


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Missing Moment 7.1

 

La mappa giaceva abbandonata sul tavolo, all’interno della tenda di Jon;

il vociare dei bambini che risuonava poco distante, era un suono che quasi non ricordava, tanto che, distolto dai suoi cupi pensieri,
si diresse verso l’ingresso della tenda, per vedere a cosa era dovuto quello schiamazzare:
Spettro stava intrattenendo i bambini del popolo Libero con i suoi giochi creando giubilio;
era una dimensione totalmente atipica per quei tempi ostili,
le ultime voci similari che Jon ricordava, erano quelle di Arya, Bran e Rickon nel cortile di Grande Inverno,
e se i primi due erano dispersi chissà dove, Rickon al contrario si trovava proprio a casa loro,
ma forse in una condizione ben peggiore: tra le grinfie di un sadico e senza la protezione del suo fedele metalupo.

Una figura giunonica che avanzava verso di lui lo distolse dalle quelle riflessioni, gli si fermò a fianco,
la mano ancorata con dedizione al pomo della spada: un leone dorato finemente intarsiato.
“Dunque siete in partenza Lady Brienne?” la accolse Jon con lo sguardo ancora perso sulla folla di bambini
“Si mio Signore, ho già la lettera di Lady Sansa da consegnare a Brynden Tully..”
“Confidiamo in voi mia signora, noi proseguiremo domattina verso Isola dell’Orso…
se penso che la giovane Lady Mormont avrà più o meno l’età di quei ragazzini…”

“la proteggerete non è vero?” chiese Brienne con urgenza,
Jon si voltò verso la donna cavaliere con sguardo incerto
“Lady Sansa, la proteggerete in mia assenza?” specificò.
“avete la mia parola Lady Brienne” rispose Jon risoluto,
“finché avrò respiro, finché avrò vita, nessuno potrà più fare del male a Sansa, lo giuro!”.

Un mare nero di tempesta parevano i suoi occhi, scuri e lucenti come un muro di onice, incandescenti come pece infuocata;
in quello sguardo profondo Brienne ebbe la sua conferma, poteva partire tranquilla e focalizzarsi sul suo incarico.

 

Le voci concitate dei bambini si erano quietate improvvisamente,
Jon tornò a guardare il piccolo gruppo per capire cosa aveva destato tanto interesse da farli ammutolire all’istante.
Con passo regale e delicato, in una danza di tessuti che carezzavano il suolo innevato,
Sansa si era avvicinata cautamente ai bambini, i quali, intimoriti e al contempo incuriositi e affascianti da lei,
avevano interrotto il loro giochi per studiarne l’avanzare silenzioso.
Spettro le si avvicinò leccandole la mano, e lei si prodigò subito ad accarezzarlo con dolcezza dietro l’orecchio sinistro.

Un bambino prese coraggio:
“lui è un animale del Nord!” le disse aspettando una sua reazione.

“Certamente, il metalupo è un animale molto antico ed è raro vederlo a sud della Barriera” rispose lei,
“ma Spettro non è l’unico del suo branco ad averla superata sapete, nella sua famiglia erano in tutto sei fratelli,
ed erano tanto piccoli che sembravano batuffoli di pelo quando furono trovati…” iniziò a raccontare loro,
sedendosi in mezzo al piccolo cerchio che le avevano creato attorno, incantati dalla sua voce di miele e dai suoi occhi Larimar,
“…c’era Vento Grigio, Lady, Nymeria, Estate, Cagnaccio e infine Spettro,
l’unico dal manto bianco come neve e occhi scarlatti come rubini lucenti…”

A fianco della sua tenda, il viso di Jon si rischiarò in un sorriso ammirato e incredulo

Quando smetterai di stupirmi Sansa?

“…sarà una perfetta Lady del Nord, Signora di Grande Inverno!” asserì Brienne guardando anch’ella verso il piccolo assembramento.
“La è già…” affermò Jon non distogliendo lo sguardo dalla sorella.
Fece un piccolo cenno di congedo verso Brienne e calamitato dalla figura accovacciata di Sansa, si diresse verso di lei,
la quale accortasi dell’avanzare del fratello, si alzò per accoglierlo, lasciando i bambini a riperdere i loro giochi.

 

“Sei brava con i bambini sai? addirittura mettere a tacere un gruppo di quelli appartenenti al popolo Libero…”
“le storie piacciono a tutti i bambini, da Dorne ad AltoGiardino, fino al di la del Mare Stretto…” gli sorrise delicatamente Sansa,
“non ricordi come riusciva a mantenere il silenzio la vecchia Nan quando iniziava a raccontarci le sue storie…”
“avrei voluto ascoltarle con più attenzione…”mugugnò Jon adombrato.

“ti si sono affezionati Jon…” lo ridestò lei,
“tutti quei bambini… facevano a gara a chi ti conoscesse meglio, a chi ti avesse parlato per ultimo…
mi hanno chiesto se era vero che fossi la sorella del Lupo Bianco” disse con un lieve rossore sulle guance che catturò lo sguardo di Jon,
rendendolo compiaciuto delle parole appena ascoltate e dall’effetto che queste avevano avuto sulla sorella,
“Li hai salvati, per ben due volte! hai fatto così tanto per loro e neanche te ne rendi conto”
tornò a guardarlo lei scuotendo impercettibilmente la testa,
“lo avrebbe fatto chiunque nella mia posizione, sapendo quello che sta arrivando”
“sai che non è vero” lo riprese lei con occhi profondi che lo incatenarono a quel momento.

Jon perché non riesci a vederti come ti vedo io…

Gli occhi di Sansa erano uno specchio di riconoscenza e fiducia, costellati da un trasporto impossibile da celare,
Jon avrebbe potuto annegarci dentro se il suo sguardo non si fosse inavvertitamente posato sulle madide labbra di lei…
Un improvviso imbarazzo gli seccò la gola, distolse i suoi occhi dalla sorella e iniziò a guardarsi attorno.

“Sta iniziando a calare la luce, vieni, ti scorto alla tua tenda…” sospirò Jon senza guardarla in viso.

Sansa rimase un momento a studiare la figura del fratello…

Come fai a non essere consapevole di te stesso, come puoi non accorgerti di quanto sei prezioso,
della fortuna che ho ad averti accanto a me, della fortuna che hanno tutti loro ad averti dalla loro parte…
…della fortuna che ha avuto Ygritte ad essere amata da te…

 

Quegli occhi scuri, buoni e caldi, sapevano essere intensi e appassionati,
Sansa si rese improvvisamente conto che se Jon distoglieva il contatto visivo per non oltrepassare una soglia di intimità che gli creava imbarazzo, lei al contrario avrebbe voluto essere guardata da lui con più fervore, con più impeto,
si trovò completamente distante da quel pudore che aveva sempre manifestato da ragazzina;
Sansa bramava lo sguardo di Jon, spinta da un affetto non propriamente fraterno…

…infondo non siete certo cresciuti come fratelli

parlò una piccola voce dentro di lei

non avete mai avuto il rapporto che c’era tra lui e Arya…

 

Lo sguardo di Jon tornò su di lei, in attesa di un suo cenno e Sansa si sentì d’un tratto esposta ai suoi occhi profondi…
Si ricompose, riassunse il suo ruolo di Lady “partiamo domattina all’alba?” chiese più per affossare i sui pensieri che per mera curiosità.
“Aye my Lady, è meglio andare a riposare…” le sorrise Jon sommessamente porgendole il braccio, “Spettro rimarrà a guardia della tua tenda…”
“Non c’è bisogno di arrivare a tanto Re Corvo, lo sanno tutti che taglieresti loro la gola se osassero avvicinarsi alla Lupa Rossa!”
un inatteso Thormund si era materializzato al loro fianco,
“non sono più un corvo…” disse stancamente Jon a mezzo sorriso guardando avanti a se,
come a non dare troppa importanza a quello che l’amico aveva appena detto;

il Bruto squadrò i due fratelli per un lungo secondo…

“no, non lo sei più ormai…” ammise, lasciandoli con uno sogghigno sornione. 

 

 

 

 

N.b.

Larimar - è una pietra azzurra le cui proprietà sono quelle di donare calma interiore e  tranquillità, armonizzare e allineare mente e cuore allontanando emozioni negative.

L’ho cercata principalmente per caratterizzare il colore degli occhi di Sansa e visto che ho letto che questa pietra dovrebbe facilitare il controllo delle emozioni senza reprimerle e accrescere anche la propria capacità di immedesimazione con gli altri (in poche parole l’empatia), mi è guizzata in mente l’idea di inserirla nel momento in cui lei cerca un primo contatto con il popolo Libero, partendo proprio dal gruppo di bambini che si trovava a giocare con Spettro.

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Capitolo 24
*** 6x7.1 MM7.2 il Vento del Nord e la Baia di Ghiaccio ***


Rieccomi, ci ho messo un po’ ma spero che questo capitolo sia valso l’attesa.
Buona lettura!

 

 

6x7.1 Missing Moment 7.2

 

Avevano proseguito verso Sud per strade poco battute,
incontrate le rive di Ultimo Fiume, percorsero la sponda Nord in tutta la sua lunghezza fino alla sorgente,
per poi procedere tra le guglie e le pareti di granito che li separavano dalle coste della Baia di Ghiaccio. 

Superate le vette dei giganti di neve, il Cavaliere delle Cipolle li avrebbe condotti in un punto strategico del versante più a est,
dove era situato un attracco noto tra i contrabbandieri; lì avrebbero rimediato un passaggio da una vecchia conoscenza di Ser Davos,
in cambio di un po’ d’oro e del loro silenzio con la Lady di Isola dell’Orso: un accordo necessario per una rapida e laconica traversata.

Se la neve era stata clemente mentre percorrevano le sponde del fiume, così non fu per il loro percorso tra le alture impervie:
il vento del Nord soffiava tagliente mutando la neve in cristalli di ghiaccio, fendendo l’aria come lame e penetrando nelle ossa senza pietà;
rallentò i cavalli e costrinse tutti ad un silenzio imperscrutabile,
un silenzio inabissato nelle folte pellicce di lupo,
un silenzio, ammorbidito dalla neve fresca che ovattava ogni rumore di zoccoli.

Per molto tempo l’unico suono che accompagnò la loro cavalcata fu la canzone del vento incessante e avvolgente,
una canzone che indusse Jon a riflessioni autoreferenziali sul suo passato, sulle sue decisioni,
sulle influenze che opinioni altrui avevano avuto in ogni sua scelta e comportamento,
fino a quando non seguì con i sensi una inebriante folata controcorrente che lo portò inconsciamente a voltarsi indietro:
i capelli fulvi di Sansa si erano liberati dal loro intreccio grazie alla furia del vento e un aroma di gelsomini notturni si era sprigionato dalla sua chioma fluente.
Jon rimase un momento incantato a guardarla.

Non un lamento, 
non un cenno di stanchezza…

Non si aspettava tanto dalla sorella,
nonostante lei superasse in continuazione le aspettative di Jon, lui non riusciva a capacitarsi di quanto Sansa fosse effettivamente cambiata dalla bimba di 11 anni che aveva lasciato alla loro partenza da Grande Inverno.
Jon non riusciva ad abituarsi a questa nuova Sansa, era avvinto dalla tempra che la sorella gli stava dimostrando giorno dopo giorno,
e che sembrava non avere limite.
Jon era affascinato da lei e totalmente inconsapevole che la cosa fosse reciproca.
Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, era ammaliato dal candore del suo viso di seta lievemente arrossato dal freddo,
dalla grazia nei gesti mentre si sistemava il collo di pelliccia: una danza di mani inguantate, le stesse mani che gli avevano cucito il mantello che indossava in quel momento, le stesse mani che con fervore avevano stretto le sue in cerca di attenzioni…
quelle stesse mani che lo avevano sfiorato in una carezza delicata la sera prima di partire.

Non avrebbe mai pensato che lo potessero cercare tanto disperatamente e soprattutto non avrebbe mai pensato di poter bramare,
così intensamente, anche il solo tocco leggero di lei.

Nel silenzio di quella rigida traversata, Jon si chiese in tutta onestà, come fosse riuscito ad arrivare a percepire Sansa più come donna che come sorella.

Ripercorse mentalmente i suoi giorni a Grande Inverno: non aveva mai avuto con lei il rapporto diretto e giocoso che lo legava ad Arya;
Lady Catelyn non aveva permesso una sua vicinanza stretta con la figlia maggiore e Sansa per amore di sua madre,
aveva sempre agito nel rispetto di lei evitando contatti affettivi con Jon.
La paura di quello che lui rappresentava, aveva sempre portato Catelyn Stark a comportarsi con durezza e a difendersi tramite il suo odio da un bambino senza colpe, plasmando così nel tempo, un ragazzo taciturno, avvolto nell’ombra di una madre mai conosciuta e che utilizzava il suo cognome bastardo come scudo, ripetendo a se stesso e a chiunque altro “Non sono uno Stark!”.

Jon nonostante questo legame sottile, si era sempre sentito comunque in dovere di proteggerla, di proteggere entrambe le sorelle
sopratutto quando gli era giunta la missiva dalla capitale che riportava l’accusa di tradimento di Lord Stark nei confronti del principe Joffrey;
non importava se Sansa non lo aveva mai trattato come un fratello, comunque, in qualche modo,
Jon si era sempre sentito legato a lei anche se si era convito di non essere mai stato realmente uno di loro.

Ma questo era stato prima…
prima di averti tra le mie braccia,
prima di inebriarmi del profumo dei tuoi capelli,
prima di chiudere gli occhi e sentirmi di nuovo vivo…

Conoscerla davvero, grazie alla necessità che avevano l’uno dell’altra;
scoprirla lentamente, come una rosa d’inverno che sboccia giorno dopo giorno e rivela i sui petali screziati uno alla volta.
Sansa era un incanto e calamitava ogni attenzione di Jon:
nonostante egli tentasse invano di dominare qualunque trasporto che potesse comprometterlo,
gli occhi intensi di lei e i suoi morbidi sorrisi rendevano il compito sempre più arduo…

Spettro tornò in quel momento dalla sua avanscoperta e si accostò al cavallo di Jon scortandolo come un’ombra candida,
distogliendolo dai suoi pensieri.

 

———————————

 

Quando arrivarono alla costa, nel punto che Ser Davos aveva descritto loro,
si trovavano già un paio di barche in loro attesa, che li avrebbero condotti sulla nave principale ferma a largo,
pronta per la traversata verso Isola dell’Orso.

Lasciarono i cavalli e Spettro con due degli uomini che facevano loro da scorta,
Jon quasi si stupì nel notare la dolcezza con cui Sansa salutò la sua cavalla bianca,
la stessa che l’aveva condotta da lui quando era in fuga da Ramsey:
Sansa non aveva mai amato molto cavalcare, Arya era la più portata tra le due sorelle,
eppure a Jon non era sfuggito lo sguardo di lei mentre dava un’ultima carezza al muso dell’animale. 

La battigia era corta e l’acqua fredda arrivava velocemente in profondità,
Sansa si apprestò verso Jon, il quale stava sistemando le loro poche cose ingombranti nelle piccole barche già in acqua.
Si arrestò, alzandosi leggermente la gonna e cercando di sistemarla in modo da evitare di bagnarsi l’abito;

Jon accortosi di lei, la raggiunse sulla riva,
“Dannati abiti lunghi…” la sentì mormorare, e non riuscì a trattenere una risata sommessa.
Lo sguardo di Sansa lo fulminò all’instante, nonostante si rendesse conto anche lei di quando doveva risultare goffa in quel momento:
“ah si?…riderai ben poco quando inizierò a starnutire al cospetto della giovane Lady Mormont!” asserì in risposta lei mentre Jon continuava a sghignazzare.
“che gli Dei ce ne scampino!” rispose lui sempre ridendo.

Come brillavano i suoi occhi mentre rideva con lei,
Sansa non riusciva a non bearsi di quelle risate:
erano poche le volte che Jon rideva di slancio e ogni suo sorriso la riempivano di calore dall’interno;
gioiva di riflesso in quei momenti poiché smetteva di percepire quel muro di distanza che Jon pareva costruire tra di loro ogni volta che i loro cuori si avvicinavano, un muro fatto di parole non dette e di emozioni celate.

Occhi ridenti su un viso di uomo,
quando è successo che sei diventato così bello Jon,
perché non mi sono mai accorta della profondità dei tuoi occhi scuri e lucenti di Ematite…
perché non riesco a smettere di soffermi sulle tue labbra piene…

il sangue veloce si fece strada sotto la sua pelle andando a dipingere un tenue rossore sulle sue gote;
Sansa sorrise, per poi mordersi le labbra colpevole di quei pensieri, mentre abbassava lo sguardo sui suoi stivali.

Jon d’un tratto si voltò di schiena e si batte due volte con le mani sulle spalle: “coraggio Lady Stark…”
Sansa rimase interdetta, non capì subito cosa intendesse Jon con quel gesto, ma, comprese poi le intenzioni del fratello,
il rossore che le aveva colorito le guance prese velocemente il sopravvento su tutto il viso, cogliendola alla sprovvista e facendola balbettare.

Dei, non può fare sul serio…

…non lascerei mai che il tuo bell’abito si rovinasse con l’acqua salata…” si giustificò Jon con occhi dolci,
voltandosi a guardarla, regalandole il più meraviglioso dei sorrisi.
Sansa fece un cenno d’assenso, troppo imbarazzata per rispondergli,
allungò le braccia circondando il collo del fratello che si era abbassato per permetterle una presa più salda,
si inabissò imbarazzata nel collo della sua pelliccia mentre lui andò delicatamente a cercare con le mani l’incavo delle ginocchia di lei per issarsela in groppa.

Entrambi cercarono di non ripiombare nei loro pensieri confusi durante quei pochi passi che li dividevano dalle barche.

Jon l’aiuto pazientemente a scendere dalla sua schiena, senza una parola, 
si scambiarono solo un sorriso imbarazzato quando i loro occhi si incontrarono di nuovo.

 

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Capitolo 25
*** 6x7.2 third mix ***


6x7.2 third mix

 

Isola dell’Orso era un luogo fertile di materie prime ma povero di risorse preziose: 
rigogliosa di boschi di querce e pini, piccoli torrenti d’acqua gelida, cascate scroscianti e grandi rocce ricoperte da strati di muschio verde e umido.

Gli abitanti vivevano per lo più di pesca ed erano stanziati lungo la costa rocciosa, erano uno dei pochi popoli del Nord con una cultura guerriera
anche tra le donne, che dovevano essere pronte a difendersi qualora gli uomini andassero in mare aperto a pescare:
in passato i saccheggi da parte degli Uomini di Ferro e dei Bruti, avevano reso necessaria un’educazione di questo tipo anche per la popolazione femminile.

Giunti all’ingresso della residenza di Casa Mormont circondato da una palizzata di terra,
vennero accolti da una statua raffigurante una donna avvolta in una pelle d’orso, cristallizzata nell’atto di allattare un bimbo,
pur impugnando un’ascia con la mano libera.

Sansa non aveva mai visto una scultura che potesse rappresentare con tanta fierezza due aspetti che in passato avrebbe detto così distanti;
lo scultore aveva liberato l’anima* di quella donna dall’aspra roccia:
l’espressione, i suoi occhi di pietra, il suo sguardo orgoglioso e audace metteva soggezione e incuteva rispetto per quell’antica Casata.

Vennero fatti accomodare nell’atrio in attesa di essere ricevuti da Lady Mormont; 

Jon, Sansa e Ser Davos non avevano pianificato un discorso,
non ne avevano avuto il tempo poiché sempre circondati da altre persone e intenti a calare il più possibile i loro piani e le loro identità.

Un uomo con armatura e colori della casata, giunse al loro cospetto:
“Lady Mormont è pronta per darvi udienza miei signori” annunciò facendo loro cenno di seguirlo.


———
 

Li scortò in un lungo corridoio fino a varcare la soglia di una porta in legno a due ante lavorata a bassorilievi raffiguranti l’Orso rampante;
all’ingresso della modesta sala delle udienze li lasciò al centro andando poi a riassumere la sua posizione a fianco della porta.

Jon apriva la strada e si apprestò con passo sicuro dentro la stanza seguito da Sansa alla sua destra e Ser Davos a chiudere il gruppo.

“Lady Mormont” salutò Jon ossequioso chinando il capo come i suoi compagni di viaggio,

“Benvenuti a Isola dell’Orso” lo accolse una voce acuta che sottolineava la giovane età della proprietaria;
Jon, sapeva che la giovane Lady aveva all’incirca 10 anni, ma vederla seduta a quel tavolo, con i suoi consiglieri affianco,
così piccola ad occupare quella sedia tanto grande e colma di responsabilità lo destabilizzò:
Jon era abituato a trattare con uomini, con guerrieri, sapeva farsi ascoltare grazie all’esperienza condivisa con i suoi interlocutori,
ma una Lady poco più che bambina era all’infuori della sua portata, o almeno così pensava.

Un silenzio sospeso lo costrinse a cercare con lo sguardo l’aiuto di Sansa,
confidando in un suo intervento per introdurre il motivo della loro visita.

Sansa si accorse dello sguardo di Jon e cercò prontamente di andargli in soccorso
“Ricordo quando sei nata My Lady” iniziò calamitando lo sguardo della padrona di casa,
“sei stata chiamata Lyanna in onore di mia Zia…pare fosse molto bella, sono certa che anche tu lo diventerai…”

“Ne dubito” decretò la ragazzina interrompendo duramente i tentativi di Sansa lasciandola spiazzata e incredula.

“mia madre non era granché bella sotto nessun aspetto;
era una grande guerriera però: è morta combattendo per vostro fratello Robb!” concluse la giovane Lady assottigliando gli occhi in segno di sfida.

 

Ottimo inizio…

 

A quel punto fu Sansa a cercare lo sguardo di Jon come a passargli il turno di parola,
per poi tronare con lo sguardo a Lady Mormont con tutta la compostezza di cui era capace.

Jon catturò la richiesta implicita della sorella, si fece coraggio e prese la parola:
“Ho servito sotto il comando di tuo zio al Castello Nero, Lady Lyanna, anche lui era un grande guerriero e un uomo d’onore. 
Ero il suo attendente e infatti…”

“Abbiamo fatto abbastanza convenevoli” lo interruppe brutalmente la ragazzina lasciando Jon interdetto quanto sua sorella
“perchè siete qui?” chiese diretta Lady Mormont fissando gli occhi scuri di Jon
 

Meglio dare alla giovane Lady ciò che voleva

 

“Stannis Baratheon aveva un presidio al Castello Nero prima di marciare verso Grande Inverno e venire ucciso.
Mi aveva mostrato una tua lettera in risposta alla sua richiesta di uomini; c’era scrit…”

“Ricordo cosa c’era scritto!” lo interruppe nuovamente la Lady
“Isola dell’Orso non conosce altro re al di fuori del re del Nord il cui nome è Stark!” concluse lei prontamente.

Jon l’assecondò con lo sguardo, un velo di tristezza offuscò i suoi occhi per un secondo:
“Robb è morto…” disse, realizzando in quel momento che stava pronunciando quelle parole per la prima volta
 cercando di fare pace con quella dolorosa ammissione continuò: “ma non casa Stark…”

Sansa respirò profondamente nell’intento di placare il ricordo del fratello caduto, cercando lo sguardo di Lady Mormont senza remore riappropriandosi di quel contegno che avrebbe dovuto caratterizzare la legittima Lady del Nord.

“…e ora ha bisogno più che mai del tuo sostegno, sono venuto con mia sorella per chiedere l’alleanza di casa Mormont” continuò Jon
voltandosi impercettibilmente verso Sansa quasi a presentarla nuovamente,
quasi a legittimare un giuramento verso la sorella, che lui stesso non avrebbe esitato a onorare.

Sansa colse tutta la devozione che Jon provava per lei  e per Casa Stark in quel gesto tenue;
rimanendone colpita, quasi commossa, lo cercò con lo sguardo ma non riuscì ad incatenarsi a quello del fratello,
talmente concentrato sull’obbiettivo da perseguire che non si era neanche accorto di quello che aveva appena fatto
e dell’importanza che quella premura aveva avuto per il cuore di Sansa.

Lyanna Mormont soppesò le parole di Jon per un momento, per poi rivolgersi a parlare sommessamente con il consigliere seduto alla sua sinistra.

Jon e Sansa si scambiarono un’occhiata complice, un consulto di sguardi inquieti,
mentre Davos studiava la situazione e il comportamento della giovane padrona di casa, più incuriosito che preoccupato.


“Per quanto ne so tu sei uno Snow, e Lady Sansa una Bolton… o una Lannister?
ho sentito versioni contrastanti a tal proposito” insulti davvero poco celati erano usciti dalle labbra della giovane Lady; 

 

Come osi…

 

Sansa si ritrovò furiosamente incredula,
non sarebbe rimasta li a farsi insultare da quella ragazzina di 10 anni che non aveva la minima idea
di chi cosa lei aveva dovuto affrontare in quegli anni:
“Ho fatto quello che ho dovuto fare per sopravviver My Lady” ringhiò con occhi di ghiaccio inchiodandola al suo sguardo
“ma sono una Stark e sarò sempre una Stark!”

“se lo dici tu…” le rispose liquidandola Lady Mormont quasi incurante delle parole pronunciate dalla lupa rossa
“in ogni caso, voi non volete solo la mia alleanza, volete i miei uomini…”

“Ramsey Bolton non può tenere Grande Inverno My Lady,
è nostro dovere fermarlo, soprattutto ora che tiene prigioniero nostro fratello Rickon Stark” sentenziò Jon.

Lady Mormont non lasciava trasparire alcun tipo di empatia verso i suoi interlocutori,
come se quello che stava accadendo al di fuori dell’isola non fosse un problema suo.

“Devi capire mia signora che…” tentò nuovamente Jon,
“Io capisco di essere responsabile per Isola dell’Orso e per ogni suo abitante,
perciò perché dovrei sacrificare la vita di un’altro Mormont per una guerra altrui?”
asserì rabbiosa la giovane Lady lasciando attoniti i suoi ospiti.


Presi da comune sconcerto i due fratelli si guardarono di rimando e ognuno dei due cercò le parole per una pronta risposta ma Ser Davos,
facendo un passo avanti, prese la parola con tutta l’umiltà e la reverenza di cui fu capace.

Appena iniziò a parlare Jon cercò la reazione di Sansa che ancora più stupita non riusciva a distogliere gli occhi da Ser Davos,
collimando ogni sua attenzione sulle parole che l’uomo stava pronunciando.

Sansa non sapeva davvero cosa aspettarsi dal cavaliere delle Cipolle,
ma non si perse un particolare del discorso di quell’uomo, del tono sommesso, della ricerca di un contatto empatico con la giovane Lady,
dell’umiltà mostrata ad ogni parola e delle poche, sommesse e rispettose lusinghe che rivolgeva alla sua Casata,
finché egli non arrivò al nocciolo della questione e Lady Mormont gli permise di continuare.
 

Se ne usciremo bene, saremmo stati salvati dalle parole di un Contrabbandiere…
ricordati le sue parole, cristallizza nella tua mente i modi…
in una posizione di svantaggio non pretendere,
fai in modo che sia la loro benevolenza a venirti in soccorso,
fai in modo che si sentano coinvolti…
ascolta…
impara…

Sansa si focalizzò sui suoi pensieri, cercando di non dar retta a quella parte di se che si sentiva inevitabilmente ferita
dal fatto che una casata fedele agli Stark avesse preferito dare ascolto alle parole di un vecchio sconosciuto
invece che sentirsi in dovere verso la legittima Lady di Grande Inverno.

Questa gente non mi conosce, non sa chi sono,
ragiona in base alle notizie riportate:
Sansa Stark moglie di un Lannister e poi sposa di un Bolton…
come possono fidarsi di me…
La gente del Nord è più leale nel bene e nel male…
devo insegnarli a fidarsi di me!

 

Al termine dell’arringa di Ser Davos, la giovane Lady Mormont chiese se tutto quello che egli aveva riportato corrispondesse al vero,
intervenne Jon a spiegarle di aver affrontato di persona la minaccia che arrivava da Nord della Barriera e il vecchio contrabbandiere si pronunciò nel sottolineare quanto la divisione del regno del Nord avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte; Lady Mormont volse lo sguardo colpevole su Sansa le quale ricambiò, empatizzando con la ragazzina che comprese in quel frangente, quanto Grande Inverno fosse determinante sia come posizione strategica che come cardine per una ferma alleanza tra tutte le casate del Nord come era stato in passato.

Un silenzio sospeso calò nella sala.

Il Maestro seduto alla sinistra della padrona di casa le si avvicinò con la volontà di prodigarle qualche consiglio,
ma la ragazzina lo fermò con un gesto della mano, non distogliendo il contatto visivo dai suoi ospiti in attesa.

“Casa Mormont è rimasta fedele a Casa Stark per mille anni… Non romperemo questa alleanza oggi!” affermò convinta Lyanna Mormont.

 

 

———

 

Al termine di quell’incontro, Jon, Sansa e Ser Davos partirono da Isola dell’Orso con la promessa di 62 uomini armati di Casa Mormont; un’imbarcazione li avrebbe condotti alla baia a Nord della Foresta del Lupo chiamata Punta del drago Marino, dove secondo le direttive impartite si sarebbero incontrati nuovamente con la loro scorta, Spettro e i cavalli per avviarsi verso DeepWood Motte, nella speranza che l’udienza con Lord Glover avrebbe fruttato più uomini.

 

 

 

 

 

 

 

—————————————

* “Ho visto un angelo nel marmo ed ho scolpito fino a liberarlo”

per la descrizione della statu di casa Mormont ho voluto far riferimento al concetto di scultura che aveva Michelangelo Buonarroti: “per forza di levare”, mi ricordo che ne rimasi affascinata dalla genialità quando mio padre mi spiegò quest’approccio brillante. 

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Capitolo 26
*** 6x7.2 MM7.3 Pensieri di Sale e di Fuoco ***


6x7.2  Missing Moment 7.3

Pensieri di Sale

 

 

Dalla torre più alta di Casa Mormont, uno stormo di corvi si levò in cielo verso l’imbrunire,
deviando le correnti più fredde e planando veloce sulle acque indaco della Baia di Ghiaccio.

Lady Mormont aveva gentilmente concesso a Jon di usare alcuni dei suoi corvi per mandare messaggi alle casate maggiori in cerca di alleanze,
dopo di che il terzetto di ospiti lasciò la giovane Lady apprestandosi verso il porto.

La traversata di ritorno fu più breve della prima ma influenzata da pensieri più pesanti;
Sansa si trovava immersa nei suoi, a prua dell’imbarcazione, quando Jon la raggiunse:
“stai bene?” chiese preoccupato guardando l’espressione distaccata della sorella,
Sansa rimase in silenzio cercando le parole giuste per dar voce ai suoi pensieri
“Sono stata troppo a sud, per troppo tempo…”
Il fratello continuò a guardarla in silenzio in attesa che continuasse,
Sansa si voltò verso di lui incontrando i suoi occhi basalto che splendevano alla calda luce del crepuscolo
“non sanno chi sono Jon…
Robb era qui ed era il primogenito, maschio per di più!
Richiamò i vessilli radunando tutti a Grande Inverno e muovendo una guerra per difendere l’onore di nostro padre, un uomo rispettato e benvoluto d tutti…” continuò lei con occhi fulgidi prima di abbassare lo sguardo sulle mani che aveva iniziato a tormentare,
“…mentre io… io non vedevo l’ora di andare a Sud, dove hanno fatto di me ciò che hanno voluto:
vestita, acconciata e profumata a seconda di come gli conveniva, prigioniera di un sorriso di convenienza, mentre avrei voluto urlare e vederli tutti morti…”
scosse la testa, il viso crucciato mentre le mani si erano strette irrefrenabilmente a pugno e le spalle le avevano preso a fremere di rabbia,
“…Ma sono una Stark, tanto quanto lo era Robb” disse con impeto tronando a guardare il fratello decisa
“ …e non cederò ad ulteriori insulti se ce ne saranno;
non lascerò Ramsey impunito, deve sempre esserci uno Stark a Grande Inverno…”

“E ci sarà, ce la riprenderemo Sansa: il vessillo del metalupo tornerà di nuovo ad innalzarsi sulle mura di Grande Inverno!” asserì Jon
guardandola ardente, quasi a legarla a lui con le parole.

Sansa corrispose il contatto visivo

Sguardo vibrante, occhi animati da un fuoco perpetuo

dischiuse accidentalmente le labbra per tornare a respirare,
lo stesso fece Jon, addolcendosi mentre si protendeva delicatamente a scostarle dal viso una ciocca di rame liberata dal vento
“...e quando ci riprenderemo Grande Inverno, nessuno oserà mai più insultare Lady Stark” le sussurrò a mezzo sorriso,
coinvolto nello sguardo di lei.

Il respiro di Jon la invase,
gli occhi di Sansa indugiarono sull’espressione del fratello per un lungo secondo: tutto di lui la attraeva, ogni gesto, ogni cadenza della voce…

Jon come se avesse letto nei suoi pensieri ritrasse la mano nervoso.
Sansa lesse inquietudine nei suoi occhi, mentre lui si apprestò a farle un cenno col capo serrando le labbra,
per poi lasciarla a guardare la sua figura allontanarsi, in balia della salsedine, in attesa di approdare alle coste a Nord della Foresta del Lupo.

 

 

———————————

Pensieri di Fuoco
 

 

Toccarono terra che era sera inoltrata, troppo tardi per recarsi subito da Lord Glover,
optarono così per accamparsi in una radura nell'entroterra di Punta di Drago Marino, in modo tale da potersi mettere in marcia alle prime luci del sole verso Foresta del Lupo.

Ser Davos si stava consultando con gli uomini della scorta che avevano lasciato a terra,
mentre Sansa, era andata a perdersi cura della sua cavalla bianca:
le stava spazzolando la criniera grigia-argento con gli occhi persi nel suo candido manto quando sentì frusciare i suoi stessi abiti,
colta alla sprovvista voltò lo sguardo e si ritrovò Spettro al suo fianco che la guardava con occhi rubini.
Un sorriso le si dipinse in volto mentre si apprestava ad inondarsi nel soffice pelo del metalupo, circondandolo con le braccia.

Sai di casa dolce Spettro…mi sei mancato…

il metalupo le leccò una guancia e poi si avviò in direzione della radura, Sansa lo seguì senza indugi e dopo pochi passi, iniziò a sentire le voci degli altri; scostando un ramo di un grande albero intravide Jon, in disparte da tutti e intento a alimentare il fuoco che li avrebbe scaldati per quella notte, mentre una figura gli si avvicinava attirando irrimediabilmente la sua attenzione.

La Donna Rossa sembrava provenire da un altro mondo, coperta solo da un lungo abito di seta cremisi che fasciava lascivo la vita sottile,
mettendone in risalto la figura, la pelle pallida e gli occhi magnetici su un viso a forma di cuore.
Lady Melisandre passò alle spalle di Jon per poi fermarsi, inginocchiandosi così di fronte a lui.

Sansa si bloccò ad osservare il loro incontro,
incapace di muovere un passo in più mentre qualcosa di pesante andava ad ostruirle lo stomaco e a seccarle la gola.

Jon smise di alimentare il fuoco per osservare la Sacerdotessa la quale si avvicinò a sussurrargli qualcosa all’orecchio che lo fece irrigidire a tal punto da voltarsi ad incontrare il viso di lei che con una mano scese sui lacci del farsetto di Jon mentre un sorriso di troppo distendeva quelle labbra rosse e piene.

Ma cosa…

Un moto di rabbia animò i passi di Sansa verso la scena,
mentre i suoi occhi colsero l’improvviso movimento di Jon volto a bloccare la mano della sacerdotessa rossa.
Spettro al fianco di Sansa emise un guaito sommesso che catturò lo sguardo di Jon, posandosi subito dopo sul viso agitato di Sansa.

Anche la Sacerdotessa si era voltata a guardarla, mantenendo il sorriso compiaciuto, mentre sembrava studiarla dal basso della sua posizione;
si sciolse dalla presa di Jon e si alzò sistemandosi il vestito, mosse qualche passo verso Sansa e prima di superarla si fece vicina al suo viso.
“Noi tutti dobbiamo scegliere giovane Lupa, ogni scelta è vita e la vita è portatrice di luce. …Presto anche tu dovrai fare la tua”
le sussurrò enigmatica per poi allontanarsi silenziosa.

Sansa rimase un momento a fissarne la figura rapita, poi si voltò verso Jon e lo raggiunse sedendosi poco distante da lui;
Jon continuò a guardarla e le sorrise debolmente prima di tornare a fissare le fiamme, così come fece lei.

“Cosa voleva?” chiese Sansa improvvisamente,
senza celare la curiosità e un lieve fastidio nella voce mentre continuava a fissare Jon per non perdersi ogni reazione.
Il fratello alzò lo sguardo dalle fiamme fissando la foresta di fronte a se,
“crede che io abbia qualche potere, lo pensava prima ancora dei riportarmi in vita, e ora ne è ancora più convinta…” rispose incurante,
“…per questo stava cercando di toglierti il farsetto?” chiese insolente Sansa tanto che Jon si voltò incuriosito ad incontrare i suoi occhi di ghiaccio.

Si tirò indietro a sedere, soppesando perplesso l’espressione della sorella
“Ha già tentato di sedurmi una volta ma non sono così volubile come credi Sansa…” replicò freddamente.

Sansa inarcò un sopracciglio guardando intensamente Jon che corrispose serio il suo sguardo;
interruppe il contatto visivo solo per accarezzare Spettro che si era accucciato ai suoi piedi,
quasi come se vezzeggiando il metalupo potesse fare pace con il fratello.

Jon la vide rilassarsi soddisfatta e capì che l’interrogatorio era finito;
cercò di reprimere un sorriso mentre non riusciva a distoglierle gli occhi di dosso.

Il calore del fuoco lo riportò con la mente a quell’incontro nelle stanze del Lord Comandante…


Non cedetti alle suadenti curve del suo corpo in nome di Ygritte,
eppure poco fa non era sul suo volto che avevo in mente quando le ho bloccato la mano…


occhi cielo erano tornati a scrutarlo

Vorrei poter avere lo spirito di iniziativa di quella donna,
mi chiedo se riuscirò mai a comportarmi come lei nei confronti di un uomo

-Le donne hanno altre armi oltre alle lacrime. Quella tra le gambe è la più efficace. Impara ad usarla -
le parole di Cersei le tornarono alla mente implacabilmente…

Sono io ad essere stata usata proprio a causa di quella stessa arma

Pensò Sansa chiudendo gli occhi e cercando di dominare le vertigini che stavano prendendo possesso della sua mente;
si concentrò sulla sua mano affondata nel serico pelo del metalupo…

“Ti senti bene Sansa?” le chiese Jon
che si era apprestato velocemente a fianco della sorella accorgendosi del mutare repentino dell’espressione del suo viso.
“Si... io... credo di essere solo stanca…” sorrise debolmente lei.
Jon si accorse della bugia bianca della sorella, ma non fece domande,
“riposati, ti sveglierò quando sarà ora di metterci in marcia, io rimango qui accanto”

Sansa fece un cenno d’assenso, mentre si appresto a distendersi sul giaciglio improvvisato,
con Spettro accanto e lo scoppiettio del fuoco a scacciare le ombre dalla sua mente.

 

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Capitolo 27
*** 6x7.3 fourth mix ***


6x7.3 fourth mix

 

La nebbia del mattino accompagnò la loro cavalcata per tutta la lunghezza di Punta del Drago Marino;
attraversarono le rovine delle antiche fortezze dei Primi Uomini, ormai riconquistate dalla vegetazione selvaggia incontrando alcuni Alberi Diga dagli occhi di sangue, testimoni silenziosi della loro avanzata verso Foresta del Lupo.

Deepwood Motte torreggiava un'alta collina, da lontano si distingueva una torre di guardia che doveva misurare almeno cinquanta piedi;
i cavalli attraversarono i prati circostanti spruzzati di neve fino a superare le difese esterne ed il profondo fossato che circondava il castello.
Si addentrarono così nella corte intermedia prima di venire fermati da alcune guardie che chiesero loro informazioni, scortandoli poi verso la parte più interna del forte.

Lord Glover venne avvisato della loro presenza ma i tre ospiti furono lasciati nel cortile interno in attesa.

Non è un buon segno…
pensò Jon sistemandosi nel mantello.

Sansa di trovava qualche passo dietro di lui alla sua sinistra, mentre Lord Davos era alla sua destra, intento ad osservare le alte mura di pietra che li sovrastavano.

 

———

 

Il massiccio portone di legno fu aperto e Lord Glover scese i pochi gradini di pietra che lo separavano dai visitatori;
occhi severi e poco amichevoli incontrarono quelli di Jon.
Lord Glover gli si fermò difronte, senza pronunciar parola, in attesa…
Soppesò Jon per un secondo:
“se il messaggio giunto con il corvo arrivato qui la notte scorsa dice il vero,
siete venuti a chiedere il mio aiuto per riconquistare Grande Inverno…”
un silenzio di assenso accolse le sue parole
“la risposta è no!” continuò con distacco l’uomo

“Lord Glover, se volessi almeno ascoltare…” tentò Jon

“Ho sentito abbastanza” lo interruppe il Lord
“abbiamo appena riconquistato questo castello dagli Uomini di Ferro, i Bolton ci hanno aiutati, e ora tu vuoi farci combattere contro di loro?
Mi scuoierebbero anche solo per averti parlato”


Sansa soppesò l’uomo che si trovava dinnanzi a lei, sentiva la sua stanchezza nella voce, un distacco probabilmente dovuto ad un dolore del cuore: la guerra era in grado di  inaridire gli animi, inoltre quello che asseriva sui Bolton era più che reale, Ramsay sarebbe stato ben felice di avere una facile occasione per scuoiare qualcuno, soprattuto se si trattava di un Lord, poco sarebbe importato a quale casata questo appartenesse…


“i Bolton sono dei traditori, Roose Bolton…” parlò invano Jon

“Altre casate del Nord hanno promesso di combattere per te?” si sovrappose freddamente Lord Glover.

Jon era visibilmente infastidito dalle continue interruzioni di Lord Glover
 avrebbe voluto spiegare il motivo principe di quella visita ma non gli veniva concesso ma in ogni caso non lo diede a vedere.

Sansa alzò il viso a guardare il Lord e la sua postura riassunse inconsciamente vigore,
degna della consapevolezza di una Lady, in attesa che Jon si pronunciasse.

“Casa Mormont” disse lui

“e chi altri?” chiese il suo interlocutore con sguardo accusatorio.

Jon in quello sguardo temette di aver capire dove il vecchio Glover voleva arrivare,
“abbiamo mandato corvi a casa Manderly e…”

“non mi interessano i corvi, mi stai chiedendo di unirmi al tuo esercito, CHI combatte in questo esercito?” chiese perentorio Lord Glover.

Lo sà…
Jon non poteva dare la risposta che Lord Glover avrebbe voluto sentire e inoltre sapeva che quella risposta avrebbe fatto la differenza,
era stato pugnalato al cuore per lo stesso motivo, la maggior parte della gente del Nord non avrebbe mai condiviso la sua visione delle cose.
Si volto impercettibilmente verso Davos il quale colse il suo sguardo preoccupato,
si fece coraggio tornando a guardare Lord Glover negli occhi in segno di sfida:
“La maggior parte delle nostre forze sono costituite da Bruti”.

La condensa del respiro di Lord Glover nascose il suo viso a Jon per un secondo, ma la nota della sua voce era inequivocabile,
un sospiro derisorio.
Jon si scontrò con quello sguardo di ironico sdegno che si faceva beffe di lui, mantenne la posizione, respirò fiele, ben consapevole dei pensieri che in quel momento stavano passando veloci nella mente di Lord Glover.

“Allora le voci sono vere…non avevo il coraggio di crederci” rispose il Lord amareggiato mentre abbassava lo sguardo scuotendo la testa.
D’un tratto si strinse nel mantello e tornò a guardare fisso Jon; respirò profondamente:

“ti ho ricevuto in nome del rispetto che portavo a tuo padre, ora vorrei che tu te ne andassi”

Sansa capì che quelle erano le sue ultime parole, parole di rabbia e frustrazione…

“Casa Glover non abbandonerà mai la sua casa natia per combattere a fianco dei Bruti” concluse rabbiosamente il vecchio Lord voltando le spalle a Jon, appropinquandosi verso la porta.

 

Possibile che l’odio verso un simile popolo possa determinare una risposta negativa rispetto ad una richiesta più che legittima di alleanza?
Una richiesta di Casa Stark per giunta!

 

“Lord Glover io…” tentò invano Jon

“non vi è altro da aggiungere” lo interruppe bruscamente il Lord.

“Voglio ricordarti che Casa Glover ha giurato fedeltà a Casa Stark”

 

Ma cosa?…

un suono cristallino e avvolgente bloccò i passi di Lord Glover, calamitò lo sguardo di tutti e obbligò Jon a voltarsi verso l’origine di quel suono,
verso l’algida figura della sorella; preso alla sprovvista dal suo inaspettato intervento, si ritrovò a fissarla rapito, sbalordito, ma non riuscì a celare un lampo d’orgoglio negli occhi scuri.

“Ha giurato di rispondere in caso di bisogno!” concluse fermamente lei.

 

Lord Glover si voltò adirato, Jon percepì i movimenti dell’uomo che mosse passi pesanti fino a trovarsi al cospetto di Sansa, la quale non distolse lo sguardo, accogliendo l’avanzata di lui ergendosi in tutta la sua altezza, regale seppur priva di corona.
Lord Glover scrutò gli occhi cielo della ragazza:
“…si, la mia famiglia ha servito casa Stark per secoli, abbiamo pianto la morte di tuo padre.
Quando mi fratello era re di questo castello ha risposto alla chiamata di Robb e l’ha riconosciuto Re del Nord” sputò lui rabbioso gelando lo sguardo di Sansa;
mosse un passo verso di lei, la quale respirò a fior di labbra impaurita da quello che gli occhi dell’uomo non riuscivano a celare:
dolore, frustrazione, odio….
“e dov’era Re Robb… quando gli uomini di ferro hanno attaccato questo castello?” continuò lui.

Jon assistette alla scena con il fiato corto, consapevole di non poter proteggere Sansa dalle parole avvelenate di quell’uomo.

“…quando hanno sbattuto mia moglie e i miei figli in prigione, e maltrattato e ucciso in nostri sudditi? …Se la faceva con una puttana straniera, e si faceva ammazzare assieme a tutti quelli che lo avevano seguito” concluse in una smorfia, per poi voltarsi verso Jon a squadrarlo, quasi a vedere se anche lui avesse da replicare ulteriormente.

 

Sansa incassò le parole di Lord Glover con tutto il contegno di cui fu capace;
non avrebbe saputo dire le l’avessero ferita di più le aspre parole su suo fratello,
o il dolore sanguinante che aveva scorto negli occhi di Lord Glover;
l’uomo tornò a rivolgersi a lei:
“Un tempo servivo Casa Stark, ma ora Casa Stark è morta!” concluse tassativo e senza alcun trasporto,
prima di voltarsi e rientrare nella sua dimora solitaria.

Sansa mise da parte ogni orgoglio di fronte alla sofferenza di quell’uomo, non volle replicare o controbattere per rispetto di quel popolo che aveva sofferto a causa di guerre volute da altri.
Cercò poi di distaccarsi da tali pensieri, non poteva venirne troppo coinvolta, ora c’era altro di cui occuparsi.

Un alleato di meno…
pensò stringendosi nel mantello di pelliccia.

 

———

 

Jon alzò lo sguardo affranto sulla sorella, azzardò un passo verso di lei la quale lo incontrò con occhi cerulei:
occhi così diversi dai suoi, resi ancora più scuri dai pensieri cupi e amareggiati che si erano destati dalla conclusione di quell’infelice controversia,
“Non abbiamo più niente da fare qui, andiamo…” disse Jon passandole accanto e apprestandosi fuori quasi a chiederle indifferenza nei suoi riguardi poiché non avrebbe tollerato dar voce ai suoi stessi pensieri.

Sansa diede un ultimo sguardo al cortile in cui si trovava,
alle guardie che continuavano imperterriti a fissarli finché non incrociò gli occhi di Davos Seaworth,
“Dopo di te Mia Signora” disse lui con deferenza accennando col capo in segno di rispetto.

Sansa si apprestò quindi a varcare l’ampio arco di pietra che li sovrastava,
incamminandosi dietro la figura di Jon,
inspirando il suo disagio e la sua frustrazione.

 

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Capitolo 28
*** 6x7.3 MM7.4 Ombre su Carta ***


6x7.3 Missing Moment 7.4 
 

Avevano proseguito la cavalcata per tutta la mattina quando un rumore imminente di zoccoli li fece arrestare, una staffetta con emblema Mormont li raggiunse chiedendo di Lord Stark, sicuramente dimentico che in realtà Jon fosse un bastardo del Nord e quindi uno Snow.
Sansa pose la sua attenzione sulle missive che il ragazzo stava porgendo a Jon, il quale dopo un’impercettibile esitazione le prese osservandone i sigilli.

“casa Manderly e casa Hornwood” affermò rompendo velocemente la ceralacca e fiondandosi nella lettura:
“200 Hornwood si uniranno alle nostre armate!” Jon alzò lo sguardo verso il ragazzo notando i corvi bendati chiusi in una gabbia che dondolavano al fianco del suo cavallo, “Ser Davos, dobbiamo mandare una risposta a Lord Hornwood indicandogli il punto di raccolta”
“mio signore, ho imparato a leggere solo qualche anno fa, non sarei certo di come apostrofarmi ad un Lord senza commettere errori…”

“Ci penserò io” intervenne Sansa non riuscendo a celare un certo fastidio,
“lo farò immediatamente!” sottolineò mentre scendeva dalla sua candida cavalla evitando di incontrare lo sguardo di Jon.

Cosa centra Davos, perché non si è riferito a me? 

Il cavaliere delle Cipolle si apprestò a scendere anche lui dal destriero e a recuperare l’occorrente per la missiva in risposta, porto tutto a Sansa che si stava sedendo sotto l’ombra di una quercia togliendosi i guanti da cavalcata. Ser Davos le porse lo scrittoio da viaggio, una semplice tavola di legno di betulla con in alto un foro per il calamaio, che lei si posizionò in grembo.
“Mia signora cercherò di essere il più esatto possibile nel descriverti al meglio il punto di raccolta che abbiamo scelto” le disse l’uomo porgendole carta, inchiostro e penna.
“Grazie Ser Davos”.

Ancora Sansa studiava quell’uomo e non riusciva a capire se le piacesse o meno, era sicuramente un uomo scaltro e intelligente se era riuscito ad arrivare alla sua età solo con 3 dita della mano in meno, ma questo le dava da pensare.

Ancora a dorso del suo stallone, Jon srotolò la seconda lettera ed emise un sospiro che non aveva nulla di confortante:
“casa Manderly è solidale alla nostra causa ma eviterà di schierarsi…” disse ad alta voce, serrando le labbra in una smorfia di rabbia e costringendosi a guardarsi attorno con l’intento di calmarsi. Ser Davos che nel frattempo aveva terminato di dare le informazioni a Sansa, si scostò da lei per andare verso Jon che stava parlando con la staffetta dandogli direttive per Lady Mormont.

Solo 2 lettere,
nessun messaggio da Lady Brienne o da mio zio,
questo può solo dire che dobbiamo dimenticarci dell’esercito Tully.

Sansa torno a rileggere la lettere che aveva completato mentre l’inchiostro si asciugava all’aria fresca del mattino inoltrato.
Si soffermò sulle righe che descrivevano il punto di raccolta: una vallata con montagne alle spalle, nei pressi delle rive di Coltello Bianco, il fiume torrenziale dalle acque gelate che si originava da Lungo Lago, il bacino d’acqua situato a Nord di Grande Inverno. Si fissò nella mente quelle descrizioni, e un pensiero iniziò a sorvolare verso l’Incollatura, sulla Costa Orientale, indugiando più del dovuto ai cavalieri della Valle.

Jon non accetterebbe mai l’aiuto di Ditocorto, non dopo che ha saputo che è stato lui a consegnarmi ai Bolton.
L’onore lo ucciderà come è successo a nostro padre se non interverrò e la vicinanza di Baleish è comunque pericolosa per lui.
No, altre case devono rispondere alla chiamata dei vessili, c’è ancora tempo!

Sansa si alzò dalla sua posizione posando al suolo lo scrittoio, si lisciò con gesti convulsi le pieghe immaginarie dell’abito quasi a scacciarsi di dosso quei pensieri, raccolse poi la lettera e il calamaio con la piuma intinta al suo interno per portarla verso il fratello.
“ho bisogno del tuo nome Jon” disse cercando i suoi occhi che non esitarono altrove;
Jon con sguardo indecifrabile prese il messaggio e gli diede una breve letta con freddezza militare, prima di apporre la sua firma in completo silenzio.
“Dovresti apporre anche la tua firma Sansa” disse infine facendo segno a Davos di apprestarsi a sciogliere la ceralacca antracite.
Sansa appose firma e sigillo, soffiandoci lievemente sopra per essere sicura che si asciugasse velocemente; arrotolò il pezzo di carta e lo consegnò al ragazzo di Isola dell’Orso che si apprestò a legarla alla zampetta di uno dei corvi che aveva portato con se.
Alla pallida luce del giorno, guardò il corvo spiegare le sue ali di seta, scure come notti senza luna e librarsi nel vento che iniziava a levarsi, mentre sporadici fiocchi bianchi iniziavano a posarsi sul suo mantello.
Quasi come un suono ovattato sentì Jon consultarsi con Davos sul da farsi.
Infastidita dal disinteresse del fratello rispetto ad un suo possibile coinvolgimento di opinioni si allontanò per recuperare lo scrittoio.

“Sansa” la richiamò Jon non comprendendo il motivo per cui la sorella non fosse rimontata in sella, ma lei non si voltò continuando a camminare.

Ma cosa…dove va adesso?

Jon balzò da cavallo interrompendo il suo dialogo con Davos che soppesò la situazione dall’esterno, più incuriosito che preoccupato, e a grandi falcate cercò di raggiungere la sorella.
“Sansa dove stai andando?” la circuì fino a trovarsi di fronte al suo sguardo azzurro di ghiaccio.
Sansa si specchiò negli occhi bruni di lui e inarcando un sopracciglio li condusse con un cenno a posarsi laddove si trovava lo scrittoio di betulla che aveva adagiato poco prima sul suolo.
Jon, comprese le intenzioni di lei, sospirò un sorriso prima di tornare a guardarla divertito dalla stupidità del suo stesso comportamento.
“Scusami” disse ancora sorridendo, voltandosi totalmente verso di lei e regalandole quella completa attenzione che poco prima le aveva negato
“io pensavo… ti sei offesa quando quel ragazzo si è rivolto a me chiamandomi Lord Stark?” chiese con occhi frementi, trattenendo il fiato a celarne il timore.
Fu il turno di Sansa ad apparire stranita: “Lord… ma che dici Jon, cosa centra questo, io…”

Ma perché non riesce a vedere oltre la ragazzina supponente che sono stata un tempo,
ovvio che non considera la mia opinione se ancora la sua mente è legata a quei ricordi!

“Jon lascia stare d’accordo, rimettiamoci in marcia e concentriamoci sulle altre casate da cui recarci” si ridestò lei scuotendo la testa ancora più infastidita prima voltandosi in direzione dei cavalli.
“andremo diretti al punto di raccolta invece” le si riferì lui con voce alta e determinata ridiventando serio e attendendo una sua reazione.
Sansa di blocco di colpo e torno a voltarsi verso di lui, “come?” chiese pensando di non aver inteso correttamente,
“abbiamo deciso così" sentenziò lui, "Lady Mormont ha mie istruzioni di riferire il luogo di raccolta qualora ricevesse altre risposte positive” 

abbiamo? io non sono stata coinvolta in nessuna decisione!

“Bene.” rispose Sansa riassumendo contegno e distacco, “meglio affrettarci allora, la Foresta del Lupo è alquanto vasta, e sta riiniziando a nevicare” concluse algida rimettendosi i guanti e proseguendo per rimontare in sella.

Jon si strinse nel mantello cercando di interpretare i comportamenti della sorella.
tu non sai niente Jon Snow
le parole di Ygritte gli riecheggiarono nella mente, mentre un sorriso triste andava a posarsi sul suo viso e i suoi occhi indugiavano sulle guizzanti lingue di fuoco che erano i capelli di Sansa mossi dal vento del Nord.

 

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Capitolo 29
*** 6x7.3 MM7.5 L’albero del Cuore ***


A sto’ giro mi è sfuggita la mano, il capitolo sarà un pochino più lungo ma spero vi piaccia!
Buona lettura!

 

6x7.3 Mising Moment 7.5 

 

Avevano rallentato la cavalcata all’interno della Foresta del Lupo: Lady Sansa era scortata dalla Sacerdotessa Rossa, Ser Davos e altri due uomini nell’attesa che Jon, Spettro e gli altri li raggiungessero con il bottino di caccia per fermarsi e sostare giusto il tempo di mettere qualcosa nello stomaco.

Sansa era silenziosa, accompagnata da persone che non le ispiravano fiducia e i suoi pensieri erano dominati dal caos.

Non sono stata istruita nell’arte militare, è vero, ma sono ancora in grado di scrivere missive e di formulare pensieri, eppure sembra che io non possa avere opinioni rilevanti su come muoverci rispetto ad un nemico con cui solo io ho avuto a che fare!
Sarò anche una donna ma non mi sono tirata indietro di fronte a niente, so essere coraggiosa anche se in modo diverso e meno plateale rispetto ad Arya.

Cos’è che lo spaventa?
Mi tiene distante, non mi coinvolge; prima mi cerca e poi non mi considera, ad un gesto cortese sussegue sempre un allontanamento.
Non esprime i suoi veri pensieri, non riesce a fidarsi di me…
 

“Stai tremando giovane lupa” la destò Melisandre,“e non sono fremiti di freddo i tuoi, almeno non dovuti ai venti della tua regione natia” le sorrise melliflua, accogliendo il suo sguardo indagatore.
Sansa portò lo sguardo avanti a se e prese a scrutare nel folto della foresta, mentre la sua mano destra lasciava le redini e indugiava sulla serica criniera perlata della sua puledra.

“Cosa intendevi quando mi hai detto che dovrò fare una scelta?” chiese diretta Sansa senza guardare la sua referente,
“Solo tu lo puoi sapere, io riporto solo quello che le fiamme sussurrano mia cara”.
“e cos’altro ti hanno detto le fiamme su di me?” questa volta Sansa cercò lo sguardo della Sacerdotessa studiandola attentamente.
“i tuoi occhi di cristallo cercano di dominare il fuoco della tua vendetta e le passioni sono difficili da contenere!” Melisandre si avvicinò di più, “a volte è meglio lasciarle libere, così che defluiscano in te riempiendoti nel profondo” le sussurrò con malizia.
Sansa si voltò scottata a guardarla: cosa aveva inteso di lei quella donna? perché aveva usato quel tono vellutato lasciando trasparire lascivia tra le sue parole?

“camminiamo mia Signora” la invitò la Sacerdotessa mentre si apprestava a scendere da cavallo, sicura di aver destato l’interessa della ragazza.
Sansa era diffidente, sapeva che avrebbe fatto il suo gioco seguendola ma decise di darle questo vantaggio per capire fino a che punto andavano le mire di quella donna che non riusciva a comprendere appieno, e sopratutto se tali mire riguardassero Jon.

“Mia Signora?” la chiamò confuso Ser Davos,
“fermiamoci qui Lord Davos, ormai mio fratello dovrebbe tornare, non ha senso proseguire oltre, questo è un ottimo posto per sostare” asserì la Lady guardandosi attorno e incamminandosi verso la Sacerdotessa Rossa lasciando un Davos leggermente preoccupato ad occuparsi di tutto il resto.

 

———

 

Tre volpi, un tasso e qualche coniglio potevano bastare per un pasto frugale prima di proseguire verso il punto di raccolta delle truppe; Jon confidava di trovare braci già arroventate quando avrebbero raggiunto il resto del gruppo, così da non perdere altro tempo. In passato ricordava battute di caccia ben più allegre, in compagnia di suo fratello Robb, a cavalcare nel vento tra i racconti di guerra degli uomini di suo padre, mentre adesso era lui che muoveva uno scontro che si sarebbe concluso al cospetto di Grande Inverno, la stessa dimora che aveva lasciato anni prima con l’intento di sottrarsi ad uno sguardo freddo senza pietà e al contempo rendere onore alla casata di suo padre.

Jon scosse la testa come a mandar via quei pensieri e concentrarsi sulla cavalcata.

Anche lo sguardo di Sansa è stato freddo, forse per la prima volta da quando ci siamo ritrovati; poi quel distacco improvviso, così evidente, così poco celato…
Se non è stato per il nome, per cosa si sarà infastidita? 
Forse dovrei…o forse è meglio lasciarla stare, meglio così, la battaglia incombe!

In quell’esatto frangente Spettro sbucò più avanti lungo il sentiero in attesa di uno sguardo di Jon, il quale, compreso che il metalupo doveva aver trovato il resto del gruppo, disse ai compagni di caccia di seguirlo dando di speroni per raggiungere più velocemente gli altri, mentre un lieve sentore di legna bruciata gli anticipò la vista di Davos intento a mantenere vivo il fuoco.
Jon scese da cavallo e mentre si toglieva il mantello avvicinandosi alle braci si guardò attorno alla ricerca della sorella,“Dov’è Sansa?”
“la Lady tua sorella stava camminando con la Sacerdotessa Rossa, hanno trovato un vecchio albero Diga più avanti, è probabile siano ancora li a parlare” gli comunicò Davos indicando a Jon la direzione, il quale senza proferire parola si apprestò a seguirla, mentre un’oscura inquietudine iniziò a propagarsi dal centro del suo petto annebbiandogli la mente.

 

———

 

Superata una grande quercia dal tronco rigoglioso di muschio verde smeraldo, Sansa si era trovata in una piccola radura che si stagliava al cospetto di un Albero del Cuore: il volto intagliato piangeva resina rossa e le foglie scarlatte delle fronde avvolgevano l’atmosfera in un tempo sospeso.

“Ti ascoltano giovane lupa? ti ascoltano gli Antichi Dei di tuo padre? ti danno risposte attraverso il fruscio delle foglie dei loro alberi e il sospiro del vento?”
“A Sud non c’erano Alberi del Cuore, e i Sette non hanno mai ascoltato le mie preghiere quando implorai per la vita di mio padre; tuttavia, non riesco a non sentirmi a casa quando mi trovo qui al loro cospetto” sospirò Sansa poggiando dolcemente la mano sul viso intagliato del tronco, “e in quanto a me, la sola cosa che mi ha salvata è stata quella di rimanere fedele a me stessa” sussurrò.

Sansa soppesò per un momento le sue stesse parole per poi voltarsi di colpo incontrando la figura di Melisandre, perfettamente avvolta nel suo abito rosso, in tinta con quelle foglie che circondavano entrambe; Sansa guardò la Sacerdotessa con diffidenza, come se l’albero l’avesse consigliata di porsi sulla difensiva rispetto a quella donna forestiera,“chi sei tu? cosa vuoi da mio fratello?” chiese diretta quasi con ferocia.

“tuo fratello,” sottolineò lentamente la donna con voce alta e occhi di giada,“ha un ruolo fondamentale nella guerra che si combatterà con le tenebre: la Lunga Notte sta arrivando e solo il principe che fu promesso potrà riportare l’alba”,
“non era forse Stannis il principe che fu promesso?” azzardò sarcastica la giovane Lady cercando una reazione; Melisandre accolse la sua domanda retorica con un sorriso sornione come se conoscesse tutti i segreti del mondo: “facciamo tutti errori di giudizio mia giovane Lady”.

Sansa incassò il colpo e tornò seria a scrutarla: “Quindi quale sarebbe il mio ruolo in tutto questo? Perché i miei pensieri ti destano tanto interesse?”chiese confusa.
“Non mi è dato sapere quale sarà il tuo ruolo ma lascia che io discosti l’oscurità dai tuoi occhi…” così dicendo le si avvicinò guardandola intensamente e prendendole le mani nelle sue, “le ombre possono risultare immense o infinitesimali a seconda del punto di origine della luce: pensaci Lady Sansa, da cosa si origina la tua paura? se le tenebre ti inghiottiscono fa in modo di ESSERE TU la luce, alimenta il TUO fuoco e non avrai ombre da temere poiché tuo sarà il potere”.

Sansa era bloccata dallo sguardo magnetico della donna, le sue parole la disorientavano.

Di cosa sta parlando, le origini delle mie paure…
Ramsay origina le mie paure, mi ha tolto tutto e vuole togliermi tutto: la mia casa, la mia famiglia, i miei sogni, il mio futuro.
 

Il fuoco è passione, giovane lupa, è vita, e non ho bisogno di visioni o di magia per affermare questo: il fuoco è potere!” continuò Melisandre con voce sospesa,
“non resistergli, affidati a lui, abbraccialo e dischiuderà per te la strada da percorrere”.
 

fuoco,
passione,
vita,
perché mi sembra stia parlando di Jon, non stavamo parlando della battaglia?
 

Il rumore di un ramo spezzato fece voltare le due donne nella direzione da cui proveniva;
Jon si blocco alla visione che gli si stagliò di fronte quasi si fosse catapultato in un mondo dipinto solo di bianco e di rosso: l’Albero Diga si innalzava rigoglioso con le sue fronde vermiglie e sembrava custodire due ninfe dei boschi, ma se Lady Melisandre sprigionava il colore del sangue i capelli di Sansa parevano risplendere in una pioggia dorata, irradiandone l’incarnato d’avorio.

Jon si riscosse da quell’estasi e percorse velocemente i pochi metri che lo separavano dall’Albero del Cuore, “Lady Melisandre se vuoi scusarci…” proferì non distogliendo lo sguardo fermo dalla sorella che corrispose il turbamento palpabile di Jon.
La sacerdotessa li lasciò con un mezzo inchino per dissolversi tra il fruscio delle sue vesti di seta; Jon si assicurò che se ne fosse andata voltandosi impercettibilmente per poi tornare con l’attenzione sulla figura di Sansa, “Cosa significa tutto questo?” asserì furente “perchè ti trovavi sola con lei? di cosa parlavate?”
“Perchè te la porti dietro se temi la sua presenza?” chiese Sansa  freddamente interrompendo di colpo il flusso dei pensieri del fratello lasciandolo interdetto.
“io non… io non temo Melisandre” affermò lui stranito “ma è brava dell’arte di confondere con le parole!”
“ah…di questo me ne sono accorta…” sorrise amaramente Sansa.

Jon si ammutolì soppesando la sorella,“Cosa ti ha detto?” chiese infine con voce calma e preoccupata.

Sansa scrutò le fronde carminie che la sovrastavano, per poi tornare con gli occhi cerulei su Jon, “ha parlato di ombre, di luce, di passione e di potere!” ricordò, “mi ha detto di non resistere al potere, di abbracciarlo e affidarmi totalmente a lui…”concluse la giovane Stark  notando i cambiamenti d’espressione del fratello.

 

[…]c’è potere in te Jon Snow, gli opponi resistenza, questo è il tuo errore: abbraccialo!

poteva ancora sentire sotto la sua mano destra il calore di quella pelle di seta, la sua morbidezza, il cuore pulsante che batteva dall’interno…

Il Signore della Luce ci ha creati maschio e femmina, due parti di un grande intero. Nella nostra unione c’è potere: il potere di creare la vita, il potere di creare la luce, e il potere di creare ombre […]

Gli occhi di Jon si posarono su quelli della sorella, sulle guance lievemente arrossate, sulle sue labbra dischiuse e umide, sul suo collo niveo e sull’impercettibile nonché invitante movimento dei suoi tendini che gli seccarono la gola mentre un eco del suo nome gli risuonava lontano.


“Jon…” ripetè Sansa inquieta ridestandolo dal torpore dei suoi pensieri; lui incontrò nuovamente il suo sguardo per un frangente, ma non riuscì a mantenerne il contatto investito da una colpa improvvisa; si voltò maledicendosi mentalmente, incamminandosi per mettere distanza da lei, “dobbiamo tornare dagli altri! “ si limitò a dire.

Sansa emise un sospiro frustrato

Non mi esprime i suoi veri pensieri, non riesce a fidarsi…

infastidita da quella presa di coscienza e dalla continua esclusione si incamminò dietro al fratello, in completo silenzio, lasciandosi alle spalle quel luogo sacro, al sicuro, nel folto della foresta del Lupo.

 

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Capitolo 30
*** 6x7.3 fifth mix ***


Perdonate l'attesaaaaaaaaaaaaaaaa 




Jon non si era più rivolto a lei;
raggiunti gli altri vicino al fuoco intenti a cucinare la cacciagione, aveva consumato il suo pasto parlando fitto con Davos e anche una volta rimontato in sella al suo scuro cavallo, l’aveva lasciata indietro tanto che, superati gli ultimi grandi alberi di Foresta del Lupo, Sansa non riuscì più a resistere e raggiunse Jon posizionandosi alla sua destra:

“Clay Cerwyn” iniziò, “se non mi sbaglio ora è lui il Lord di casa Cerwyn; è un po’ più grande di me se non ricordo male”.
Jon si irrigidì a quelle parole ma lasciò che la sorella continuasse,
“pensavo di introdurre io il motivo della nostra visita se sei d’accordo” cercò di coinvolgerlo lei con le parole.

Jon continuava a guardare di fronte a se con occhi socchiusi mantenendo l’atteggiamento distaccato che assumeva di consueto quando in passato si investiva del ruolo severo di Lord Comandante, Sansa se ne accorse e attese reprimendo l’insofferenza e il nervosismo che tale contegno le destava; in risposta al suo silenzio portò il proprio sguardo verso l’orizzonte, laddove volgeva quello di Jon, come ad imitarne le movenze in segno di sfida.

[è un po’ più grande di me se non ricordo male]

quel fastidio…
“Non andremo da Lord Cerwyn” disse sottolineando acido le ultime parole.
“Non mi sembra che altri abbiano risposto, e casa Cerwyn è la più vicina a dove sarà posizionato il campo base…”iniziò Sansa combattiva.
“Dobbiamo sbrigarci, hai visto anche tu che le nevi si fanno più frequenti ogni giorno. Andremo come deciso al punto di raccolta!” continuò Jon impassibile, senza guardarla.

Perchè mi parli come se fossi una bambina impaziente?
“Non vedo dove sia il problema, andrò io accompagnata da una scorta, Clay è sempre stato rispettoso”

Clay??

“…e cordiale quando veniva a Grande Inverno con suo padre e i Cerwyn sono una delle casate più fedeli alla nostra famiglia, inoltre dista solo una mezza giornata a cavallo da dove siamo diretti!"
“Non penserai davvero che ti lascerei cavalcare da sola verso Castello Cerwyn?” Jon portò il suo cavallo a sbarrarle la strada ritrovandosi faccia a faccia con la sorella; gli occhi alimentati da fiamme incandescenti.

Puro furore.

“avrei una scorta Jon” disse lei calma, reprimendo dentro di se la soddisfazione della conquista dello sguardo di Jon.
“No che non l’avresti, non una scorta a cui ti affiderei!” implacabile lui.
“Spettro potrebbe venire con me!” accondiscendente lei.
“Spettro in questo caso non sarebbe abbastanza” decretò Jon guardandosi attorno.

non ci sarei io, non avresti me, saresti troppo lontana e io sarei perennemente distratto dalla preoccupazione!
Silenzio.
Una piccola presa di coraggio: “allora vieni con me! dai direttive a Davos per il campo base e noi galopperemo verso sud, insieme, alla volta di Castello Cerwyn” un angolo di entusiasmo e speranza fece capolino dal mezzo sorriso di Sansa, da quelle parole dipinte di rosa appena pronunciate in un soffio e da quegli occhi vivi che sembravano racchiudere centinaia di stelle.

Profumo di gelsomini notturni e limoni…
Solo noi, verso sud: rischierei di portarti ancora più a sud di Cerwyn, di rapirti a dispetto del tuo orgoglio Stark e di fuggire al sicuro da tutti questi demoni…

“Andremo diretti al punto di raccolta!” scandì Jon in un ringhio guardandola, rinsavito e cercando di sotterrare quei pensieri sotto il rumore degli zoccoli del suo cavallo riprendendo la marcia.
“Pensi che non sia in grado di convincere Clay?” chiese Sansa con sfida non accennando un passo.

Un brivido corse lungo la schiena di Jon,

Ancora quel nome,
cosa voleva dire Sansa con quelle parole?
Perchè temeva di leggere un significato più ambiguo tra di esse?
Possibile che Sansa fosse disposta a scendere a patti con Lord Clay per un aiuto militare, e fino a che punto si sarebbe spinta?
Tornò sui suoi passi lentamente a dorso del suo destriero fino a trovarsi di fronte alla sorella.
Una furia iniziò a salirgli dallo stomaco temendo l’impensabile, ma con l’intento di mantenersi distaccato e non alimentare ulteriormente la direzione che quel dialogo lo voleva portare ad affrontare scelse di ferirla per favorire l’atteggiamento freddo di lei:
“Non mi è sembrato che il tuo intervento a Deepwood Motte abbia ridestato le sorti del nostro incontro con Lord Glover” ribatté Jon assumendo un tono un po’ più crudele di quanto volesse in realtà e lasciando Sansa esterrefatta, offesa e con occhi fiammeggianti che inasprirono il suo sguardo anche se solo per un istante; accusò il colpo con innato contegno, si raddrizzò sulla sella alzando il mento e volgendo gli occhi pervinca verso un punto imprecisato dritto di fronte a lei non pronunciando neanche un sussurro.

Riprese silenziosa la marcia scoccando a Jon uno sguardo amaro che gli fece male più delle sibilanti frecce di Ygritte, quel giorno che ormai faceva parte di un tempo lontano. 

 

———

 

Arrivarono al campo base scortati da un cielo coperto da una fitta coltre di nubi, i fuochi rilucevano vicino alle tende dei soldati con l’intento di scaldare il corpo e la mente mentre i 3 cavalli si facevano strada lungo il terreno battuto; c’era chi si inchinava al loro passaggio e chi indugiavano con lo sguardo sulla figura di Sansa, troppo a lungo per i gusti di Jon. Tra le tende dell’accampamento spiccava un emblema non annunciato: casa Mazin aveva mandato dei rinforzi e Davos si apprestò subito verso il loro comandante per aggiornarsi sul loro numero effettivo.

“Stannis era qui prima di attaccare Grande Inverno!” li raggiunse poi il cavaliere delle cipolle,
“ed è una buona cosa?” chiese ironicamente Sansa.
Jon si voltò incredulo a soppesare la sorella,

era insolenza quella?
come doveva gestire quelle continue divergenze di opinioni? Di certo quello che le ho detto deve aver contribuito a tale atteggiamento…

“Era il miglior Comandante del continente Occidentale…” continuò Davos interrompendo il fluire dei pensieri di Jon e non accorgendosi del tono irriverente della giovane Lady, iniziò infatti ad illustrare alla ragazza il motivo che faceva di quel campo un’ottima scelta strategica, “…la neve è stato un nemico per Stannis almeno quanto i Bolton” concluse Davos prima di scendere dal suo destriero assieme a Jon e Sansa, mentre gli scudieri attendevano di prendere le redini dei loro cavalli.
“Dobbiamo muoverci adesso, finché possiamo!” asserì Jon.
Davos scrutò la tendopoli muovendo i primi passi sul terreno e si accostò a Jon continuando a camminare:
“circa 2000 Bruti, 200 Hornwood, 143 Mazin…”
“e 62 Mormont” concluse distaccata Sansa mentre si massaggiava le mani incurante delle occhiate sconcertate di suo fratello e del suo cipiglio innervosito,
“non è certo quello in cui avevamo sperato …ma abbiamo ancora una possibilità di farcela” tentò positivo Davos guardandosi attorno, “se saremo cauti e scaltri!”.

Un vociare si innalzò alle loro spalle,
“Ma che diavolo…” Davos si destò dai suoi pensieri accorgendosi che le voci si stavano tramutando in atteggiamenti rissosi tra due casate diverse; resosi prontamente conto della situazione si staccò da Jon raggiungendo a lunghe falcate il piccolo gruppo che si era radunato attorno ai due uomini che avevano iniziato la lite.

Sansa si voltò avanti dopo aver seguito con lo sguardo quello che stava accadendo, continuava a rigirarsi le mani nelle mani, così come faceva di solito per calmare se stessa, “e così è lui il tuo Primo Consigliere adesso? Per averci procurato 62 uomini da una bambina di 10 anni?” iniziò lei non celando per niente il suo disappunto sulla questione mantenendo comunque un atteggiamento algido e distaccato.
“Ser Davos è l’unica ragione per cui io mi trovo ancora qui a parlare con te, ha servito Stannis per anni…” replicò Jon accigliato e infastidito.
“Stannis, lo stesso che ha perso la battaglia delle Acque Nere, lo stesso che ha assassinato suo fratello e che ora si ritrova senza testa?” gli ricordò imperterrita lei, “Non è abbastanza! Abbiamo bisogno di più uomini!” scandì frustrata fermando la sua avanzata per richiamare Jon a rivolgersi a lei, a darle quell’attenzione di cui sentiva inesorabilmente la necessità.
Jon allora si fermò voltandosi verso di lei, “non c’è più tempo!” asserì sfinito guardandola finalmente negli occhi.
“Se andassimo a Castello Cerwyn, sono certa che Lord Cerwyn…”
“Combatteremo con gli uomini che abbiamo” la interruppe Jon che con tre rapide falcate ora si trovava ad un palmo di naso dal viso di lei.

Cinque secondi, massimo sette, in cui i loro sguardi studiarono l’uno il viso dell’altra, perdendosi totalmente nei loro stessi respiri.
Un attimo dopo, l’attenzione di Jon venne destata della bolgia che si stava elevando alle spalle della sorella, tornò un istante a guardarla per assicurarsi di aver chiuso la questione e si specchiò in quegli occhi da cui non avrebbe voluto allontanarsi per poi muovere i suoi passi lontano da lei, verso la zuffa che Davos non era riuscito a placare.
Sansa si voltò seguendo la sua figura con il respiro affannato e le guance colorite di rosa.

Cosa celava quello sguardo, e come posso limitarmi a non fare niente quando ci stai conducendo a morte certa Jon? Dovrei stare buona e ubbidiente in una tenda ad aspettare l’inevitabile?

Percorse con gli occhi la tendopoli in cerca di una soluzione quando il suo sguardo si soffermo sulla piccola figura di Lady Mormont e sul suo carro che trasportava dei magnifici esemplari di corvi da missiva: l’idea che aveva tentato di soffocare qualche giorno prima ora era più viva che mai.

eccola la mia scelta!

 

———

 

L’oscurità del crepuscolo sembrava consigliarle le esatte parole da scrivere sulla pergamena; la luce fioca della candela le scaldava il viso mentre si apprestava a fondere la ceralacca e ad apporre il sigillo Stark affianco al suo nome. Fece asciugare l’inchiostro rileggendo la bella grafia che riportava il suo messaggio all’ultima persona che avrebbe rivoluto nella sua vita, accanto a lei e accanto a Jon, ma era questione di sopravvivenza e Sansa avrebbe fatto di tutto per riprendersi Grande Inverno e salvare le loro stesse vite!

 

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Capitolo 31
*** 6x9.1 sixth mix ***


6x9.1 sixth mix

 

Appena aveva saputo da Davos che anche Sansa avrebbe partecipato al parlay, si era ritrovato aggrovigliato nei suoi stessi pensieri, il solito cruccio adombrato a incupirgli lo sguardo mentre sellava il proprio cavallo all’umida luce del mattino cercando di mettere ordine nella sua testa.
Avrebbe dovuto aspettarsi una scelta del genere dagli ultimi confronti che aveva avuto con lei, e se da un lato, quale uomo di guerra, comprendeva benissimo le motivazioni che spingevano la sorella al voler fronteggiare a testa alta l’artefice degli abusi subiti, dall’altro, in quanto mosso da un affetto profondo e un senso del dovere nei suoi confronti, non avrebbe voluto fare altro che proteggerla dagli incubi che tale incontro avrebbe innegabilmente ridestato.

Era intento a stringere le fibbie laterali quando, alzando lo sguardo per controllare che la sella fosse fissata a dovere, non si imbatte in un frusciante blu oltremare che calcava il suolo innevato; come un magnete, quel velluto lucente calamitò i suoi occhi invitandoli a percorrere il corpo che aveva l’onore di avvolgere in tutta la sua altezza, fino a giungere ad un emblema ricamato sul petto, e più su, a carezzare la pelle diafana del collo, a percorrere la linea del mento, le labbra dipinte e gli occhi glaciali; Sansa sembrava una Dea con le sembianze della Fanciulla, la tempra del Guerriero e l’anima dello Sconosciuto, incuteva timore e rispetto e incanto, ma i suoi occhi non incontrarono quelli di Jon: ella sembrava percorrere una strada tutta sua costeggiata da mura invisibili agli altri; non parlava, non si guardava attorno; percorse il tratto che la separava dalla sua cavalla e si apprestò a salirle in groppa senza prodigarle neanche una carezza come era solita fare. Continuava a fissare un punto indecifrato di fronte a se mentre si apprestava ad indossare i guanti grigi con movimenti automatici.

Jon continuò a guardarla, trattenendo a stento un sospiro preoccupato, per poi abbandonare le fibbie solo per issarsi un attimo dopo sulla sella e controllare che anche Davos, Thormund e gli altri li avessero raggiunti.

“Non osare lasciarmi indietro questa volta” lo accostò Sansa improvvisamente tanto che Jon si ritrovò a voltarsi verso di lei per controllare se la sorella avesse realmente parlato o se si fosse trattato della sua immaginazione.
Sansa non lo guardava.

è concentrata, si sta preparando al confronto con quel sadico bastardo, mai uomo fu meno degno di essere chiamato marito, se solo penso…

frenetiche si susseguirono nella sua mente immagini sfocate di Sansa tra le grinfie di un uomo immondo, sentiva le sue urla nella testa, vedeva le labbra fameliche di lui morderle la pelle di seta, le sue mani rudi impossessarsi dei polsi e lasciarle lividi sul corpo, il suo ghigno perverso e i suoi occhi depravati mentre…BASTAAA!!!

“Non lo farò, hai la mia parola!” si dominò Jon con occhi colmi di rabbia sguardo basso,
“bene” rispose lei dando redini alla sua puledra.
Jon fece un cenno agli altri e si apprestò ad affiancare la sorella, in silenzio.

 

——— 

 

Era una mattina fresca, stranamente con poco vento; le nebbie basse celavano il colore della brughiera circostante ovattando la luce del sole come se tutto il mondo fosse specchio di quell’attesa snervante. Un rumore di zoccoli annunciò l’imminente arrivo di un gruppo a cavallo da sopra la collina, laddove le mura di Grande Inverno dominavano il panorama.

“Non devi necessariamente essere qui” la voce calda di Jon avvolse il cuore della sorella, un’ultimo tentativo di proteggerla da quell’incontro, ma la mente di lei rimaneva concentrata sul suo obbiettivo, “Si che devo” rispose, non distogliendo lo sguardo dall’uomo che avanzava a cavallo verso di loro. Un respiro profondo per raccogliere tutta la forza di volontà e il coraggio prima di incontrare nuovamente quegli occhi taglienti, le mani strette alle redini, il mento alto e fiero, le spalle aperte, audaci e inamovibili.

Jon avrebbe voluto frapporsi tra lei e quell’infame vigliacco, avrebbe voluto farle scudo ed evitarle qualunque confronto diretto con lui, ma rispettava la sorella e la decisione di voler affrontare i suoi demoni; seppur a fatica, sanguinante di dolore, allontanò lo sguardo da lei, iniziando a voltare lentamente il viso, preparandosi a dover dominare quegli impulsi omicidi che si stavano facendo strada nel suo corpo come veleno infuocato, mentre i suoi occhi si direzionavano verso il viso superbo di Ramsay Bolton.

Compiaciuto nella sua serietà, gli occhi di Ramsay si posarono sulla figura di Sansa che feroce trattenne il contatto visivo non dando segni di cedimento.
Dal ghigno che comparve sul viso di Ramsey lei comprese che l’errore del marito era quello di pensare di avere ancora potere su di lei.

“Mia adorata moglie”

Come osi rivolgerti a me!

“mi sei mancata terribilmente…”

Fu un momento, eppure la freddezza le permise di scorgere il secondo errore di Ramsay: riferirsi direttamente a lei come prima cosa, così da tentare di non dare importanza al ruolo di Jon.
Quanta boria, quanta vanità.
Possibile che tema davvero Jon nonostante la nostra inferiorità numerica?

Ed eccolo che si voltò compiacente a guardare direttamente lui, “Grazie per aver riportato Lady Bolton sana e salva”.
Jon ricambiò lo sguardo con una insolita curva sprezzante sulle labbra, quasi a compatire il suo interlocutore.
“Ora, smonta da cavallo, inginocchiati a me, deponi le armi e proclamami vero Lord di Grande Inverno e Protettore del Nord. Io ti perdonerò di aver disertato dai Guardiani della Notte, perdonerò questi traditori del Nord per aver tradito la mia casata.”

presuntuoso e retorico

“Andiamo, Bastardo, non hai né gli uomini né i cavalli e non hai Grande Inverno! Perché vuoi condurre queste povere anime al macello? Non c’è bisogno di combattere, scendi da cavallo e inginocchiati. Sono un uomo compassionevole” concluse con un ghigno a conferma dell’esatto contrario.

I cavalli di Sansa e Jon percepivano l’elettricità emanata dal nervosismo dei corpi dei loro padroni. Entrambi, sentivano uno il coinvolgimento dell’altra: Sansa altera, non distoglieva lo sguardo da Ramsay, le labbra piegate in una smorfia di disgusto e rabbia mentre Jon invece soppesava con sufficienza il suo interlocutore. Qualcuno li avrebbe potuti scambiare per dei regnanti tanta era la fierezza nei loro occhi; potevano ricordare Ned e Cat a chi li avesse conosciuti durante i primi anni del loro matrimonio: uniti e protettivi l’uno con l’altra.

“Hai ragione, non c’è bisogno di combattere” proruppe Jon.
Se vuoi propinarmi stronzate aspettando che io ti creda ti sbagli di grosso figlio di un cane, vediamo se ora riesco a farti incazzare io!
“Non è necessario che muoiano migliaia di uomini” declamò ad alta voce, “ne basta uno solo tra noi” continuò, soddisfatto nel vedere il mutamento dell’espressione di Ramsay mentre cercava di capire dove il discorso di Jon lo volesse condurre.
“Facciamola finita alla vecchia maniera” lo sfidò infine, “tu… contro di me!”

Sansa si voltò leggermente a guardare il fratello, dischiudendo le labbra a trattenere un respiro, totalmente impreparata da quel risvolto inatteso della conversazione, rendendosi conto di quanto Jon si stesse mettendo in gioco per lei.
per Me! 
per me, per Rickon, per Grande Inverno…

L’attenzione di tutti i presenti collimò su Ramsay, in molti si chiesero se Lord Bolton avrebbe avuto le palle di accettare perché di certo quello che si trovavano davanti era un uomo senza Onore. Anche gli occhi di Sansa, ripresa dall’incredulità rispetto a quello che stava accadendo, si volsero nuovamente verso Ramsay, il quale con una smorfia ironica, rise alla proposta anche se in maniera troppo nervosa per risultare naturale.
Jon continuò a fissarlo con sguardo sornione.

Possibile che Ramsay tema uno scontro con Jon?

“Ho sentito molte storie sul tuo conto, Bastardo. Per quello che dicono gli uomini del Nord sei lo spadaccino migliore di sempre…”
Lo sguardo di Sansa volteggiava tra Jon e Ramsay
Possibile che questa sia una velata vendetta per quello che Ramsay mi ha fatto?
Possibile che Jon voglia intimidirlo vista la sua innata capacità nel combattimento?

“Forse sei veramente così bravo, o forse no. Non so se riuscirei a batterti, ma so per certo che la mia armata sconfiggerà la tua: io ho sei mila uomini, tu quanti ne hai? La metà? Forse nemmeno?”
“Aye, i numeri sono dalla tua!” lo guardò strafottente Jon preparandosi a cogliere l’espressione di Ramsay al termine delle sue parole: “e i tuoi uomini combatterebbero per te se sapessero che tu non combatteresti per loro?”
e quindi è così Ramasay Bolton, non hai le palle di affrontarmi direttamente. A questo come rispondi?
Beffarda era l’espressione di Jon, godeva nello screditare quel sadico borioso di fronte ai suoi alleati, godeva nel mostrare loro di quale tempra inesistente era fatto Ramsay Bolton.

I due si studiarono in silenzio, soppesandosi a vicenda fino a che la risposta di Lord Bolton arrivò a denti stretti: “è bravo, proprio bravo…”
Ebbene si, Jon era riuscito a farlo infuriare, aveva avuto la conferma di ciò che sospettava: Ramsay Bolton temeva il confronto in campo con lui, e Jon sperava che questo potesse rincuorare anche Sansa la quale però, conoscendo suo marito, sembrava solamente in attesa di metabolizzare il risvolto crudele che tale verità avrebbe portato con se.
Ramsey infatti riprese il controllo, “e dimmi, faresti morire il tuo fratellino solo perché sei troppo orgoglioso per arrenderti?”
“Come sappiamo che è tuo prigioniero?” intervenne Sansa a spalleggiare Jon.
Lo sguardo di Ramsay che era stato fino a quel momento fisso su Jon, slittò lievemente vero la figura di Sansa, quasi sorpreso dal fatto che sua moglie avesse preso parola, interponendosi attivamente in favore del fratello.
Sansa ricambiò severa il suo sguardo mentre sul viso di Ramsay apparve l’ombra di un ghigno famelico prima di voltarsi verso Lord Umber e fargli un cenno col capo: la testa mozzata di Cagnaccio, il metalupo di Rickon, rotolò sul terreno umido davanti agli occhi dei due fratelli Stark i quali ebbero la loro temuta conferma.
Lo sguardo di Ramsay era ancora fisso su Sansa quando lei alzò lo sguardo dal terreno, sembrava se la stesse mangiando con gli occhi. La giovane Lady sentì le grinfie invisibili di suo marito protendere verso di lei, mentre lo sguardo di Jon era ancora fisso sugli occhi senza vita di Cagnaccio.

“Ora, se vuoi salvare…”
“tu morirai domani Lord Bolton!” lo interruppe con voce decisa Sansa, cogliendo Ramsay totalmente di sorpresa, spingendolo a soppesare attentamente la giovane moglie, “Dormi bene!” concluse lei velenosa lanciandogli un’ultima occhiata gelida prima di voltare la cavalla bianca e dare di speroni abbandonando il campo.

A Jon non sfuggì l’ombra perversa che crebbe negli occhi di Ramsay mentre osservava la figura di Sansa allontanarsi nella brughiera circostante.
“…è una bella donna tua sorella, non vedo l’ora di averla nuovamente nel mio letto…” gli occhi persi e un ghigno depravato a incorniciargli il volto, come se stesse pensando a quali altre cose poterle fare in seguito.
Un moto d’ira crebbe dentro Jon, sembrava che la sua collera non avesse fine, si sentiva come se la furia dovesse divampargli dagli occhi, strinse le redini fino a sentire i tendini contorcersi dal dolore.
“a domani mattina dunque…Bastardo.” concluse Ramsay con occhi spiritati prima di voltare il proprio destriero e allontanarsi con i suoi alfieri.

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Capitolo 32
*** 6x9.1 MM9.0 Piccole Prese di Coscienza ***


6x9.1 Missing Moment 9.0 

 

Aveva cavalcato a lungo sormontando le alture a Sud che costeggiavano il campo base, fino al momento in cui si costrinse a tirare le redini in procinto di un punto panoramico.
Scese da cavallo e si lasciò cadere in ginocchio affondando le mani nella neve.
Sansa non emise neanche un suono, lo sguardo puntato verso l’orizzonte mentre copiose le scesero brucianti lacrime lungo le guance, non provò nemmeno a fermarle, si crogiolò nel battito accelerato del suo cuore, dovuto alla frenesia della cavalcata e ovviamente ai ricordi tormentati che l’incontro con Ramsay aveva risvegliato nella sua mente. Quegli occhi voraci, crudeli, sembravano trapassarla da parte a parte anche in quello stesso momento e li, su quell’altura carezzata dal vento, giurò a se stessa che in un modo o nell’altro Ramsay non l’avrebbe mai più toccata.
Con quel vivido pensiero in testa si alzò da terra, si asciugò il viso e gli occhi con la manica dell’abito e andò ad appoggiarsi spossata al fianco della sua docile cavalla ritrovandosi inconsciamente ad accarezzarle la criniera, iniziando a pettinargliela in piccole trecce.

Quanto ci metteranno i Cavalieri della Valle a raggiungerci?
abbiamo ancora fino a domani mattina, poi potrebbe essere troppo tardi.
Sicuramente per Rickon lo sarà in ogni caso, non posso permettermi di pensare di riuscire a trarlo in salvo… piccolo Rickon, con i suoi capelli ribelli.

Sentì le lacrime tornare a bruciarle le iridi chiare.

Basta, non posso permettermi questi pensieri. 
Un bagno, mi serve un bagno per lavarmi di dosso tutto questo.

Scosse la testa stringendosi nel mantello, mentre si apprestava a sciogliere velocemente i crini intrecciati della sua cavalla, come a cancellare i suoi stessi pensieri. Rimontò in sella, si sistemò l’abito scuotendo via la neve per poi afferrare decisa le briglie e tornare a cavalcare sui suoi passi, verso il campo, verso l’intimità della sua tenda.

 

———

 

Jon avrebbe voluto fiondarsi nella tenda di Sansa per accertarsi di come stesse dopo l’incontro di quella mattina, ma una volta tornato al campo gli venne riferito che la giovane Lady Stark era stata vista cavalcare le alture circostanti.
Avrebbe voluto raggiungerla,
stringerla disperatamente per farla sentire al sicuro, cullarla in un abbraccio, sussurrarle che non era più sola che potevano affrontare tutto insieme; carezzarle le guance delicatamente, perdersi nel suo sguardo languido, alzarle il viso e baciare…NO!
RIPRENDITI MALEDIZIONE!

Respirò.

Svuotò la mente.

Rispetta la sua decisione. 
Si persuase a lasciare che la sorella metabolizzasse il confronto con Bolton in solitaria, ma diede ordine di avvisarlo nell’esatto momento in cui Sansa fosse tornata al campo.

 

Due ore dopo, il ragazzo che si occupava dei cavalli fece capolino dall’ingresso della tenda di Jon, “Mio Signore, tua sorella è appena rientrata”.
Jon senza neanche rispondere si alzò all’istante dalla sedia che stava occupando, intento fino ad un minuto prima a studiare i piani di attacco; mosse veloce i passi verso l’esterno ma fu bloccato dal ragazzo che gli si piazzò difronte con sguardo basso.
“Perdonami Mio Signore ma non credo sia il caso che andiate ad irrompere nella tenda di Lady Stark proprio ora”.
Jon inspirò irritato soppesando, con nervosismo palpabile, il ragazzo che gli si stagliava di fronte, “e per quel motivo non dovrei, sentiamo?” replicò con occhi di fuoco. Il giovane arretrò intimidito, “perchè mentre mi recavo qui, ho visto entrare nella sua tenda Lady Mormont con a seguito un bacile di rame per il bagno e tutto l’occorrente che immagino serva ad una Lady” rispose velocemente arrossendo in viso, prima di riuscire ad abbassare lo sguardo.

Jon socchiuse gli occhi intento a studiarlo, mordendosi le labbra dall’interno cercando di non soffermarsi sui possibili pensieri che avevano fatto arrossire il garzone. Arretrò di un passo arricciando il naso infastidito, si voltò a guardare il terreno e sospirò rilassando le spalle per calmarsi.
Fece cenno al ragazzo di andare e tornò a voltarsi con la schiena verso l’uscita della sua tenda; le mani ferme sui fianchi; alzò il viso guardando in alto, si scrocchiò il collo lateralmente chiudendo lentamente le palpebre, con l’intento di riprendere lucidità.

La vedrò più tardi.
Pensò.

 

———

 

Lady Mormont sostava immobile all’interno della tenda di Sansa; l’espressione vuota era dovuta alla visione delle cicatrici sul corpo martoriato della giovane erede di Eddard e Catelyn Stark, mentre, immersa di spalle nel bacile di rame si crogiolava nel tepore dell’acqua, abbandonandosi ai vapori, completamente dimentica di come il suo corpo avrebbe potuto turbare la ragazzina.
“Ti ringrazio Lady Lyanna per avermi permesso di usufruire del corredo bagno, mi ci voleva davvero, in particolare dopo questa mattina” disse Sansa con voce lontana ma sempre cortese.

Silenzio.

“io…io non potevo immaginare…” un sussurro tremante fuoriuscì dalle labbra della piccola Mormont; Sansa si voltò verso di lei, non riconoscendo per niente la voce così lontana dal timbro altero che era solita avere. Si accorse in quel momento dello sguardo terrificato della giovane Lady sui suoi lividi verdastri e sulle sue cicatrici.
Sansa liberò un sospiro sconsolato, “mi dispiace Mia Lady, avrei dovuto avvertirti di cosa avresti visto rimanendo a farmi compagnia”; le scuse di Sansa erano sincere, aveva evitato di mostrare i segni lasciati da Ramsay a chiunque, era perfino riuscita a nasconderli a Jon quella sera al castello nero quando si era prodigato ad allacciarle l’abito,
le sue mani calde attraverso la stoffa, quella presa decisa e delicata al tempo stesso…

“Sono io quella che si dovrebbe scusare Lady Stark!” Lyanna Mormont ritrovo voce attraverso quelle parole distogliendo Sansa dai suoi pensieri, “non avrei mai dovuto dubitare in quel modo di te.”
Sansa le sorrise con occhi buoni poi Lyanna mosse un passo verso di lei sedendosi su di una sedia accanto al bacile, gli occhi abbassati mentre Sansa era in attesa della sua domanda.
“è stato lui quindi a farti queste?” chiese in un sussurro togliendosi finalmente la maschera di convenienza e freddezza che era solita indossare.
Sansa annuì tristemente,“ma non tutti gli uomini sono come Ramsay o come Joffrey, addirittura Sandor Clegane, il Mastino, era migliore di loro pur non essendo un cavaliere investito, mi ha sempre protetta a suo modo e anche Lord Tyrion, è sempre stato gentile con me nonostante la sua fama; mi avrebbe concesso tutto il tempo necessario per abituarmi all’idea di condividere il talamo nuziale, non mi ha mai forzata in niente ed è stato l’unico a rispettare me e la mia famiglia.”

“Lord Tyrion è un Lannister!” disse disgustata la piccola Lady ricordando a Sansa di quando lei stessa aveva espresso il suo sconcerto a Margery Tyrell rispetto alle sue imminenti nozze col Folletto. Sorrise amaramente a quel pensiero, “si, è un Lannister e Ramsey invece è un Bolton, un uomo del Nord, ma questo non è bastato a renderlo migliore, ha fatto quello che voleva di me e del mio corpo pur essendo stato un vassallo di casa Stark.”
Sansa guardò direttamente Lyanna chiedendosi se quella ragazzina potesse lontanamente immaginare gli incubi che aveva passato.

“Perdonami Mia Signora, non volevo offenderti né riportarti alla mente infausti episodi”
“Ramsay comunque non mi toccherà mai più” affermò risoluta e furente Sansa cogliendo una scintilla di ammirazione nello sguardo di quella ragazzina,
e se quella scintilla divampasse?
“la capisco la tua diffidenza, è giustificata dopotutto, sono stata lontano dal Nord per così tanto tempo…” disse iniziando a frizionarsi energicamente il corpo, “e Jon, nonostante dicano sia un guerriero formidabile e sia stato Lord Comandante dei Guardiani della Notte, non portando il nome di nostro padre è passato molto inosservato tra i Lord del Nord” immerse la testa all’indietro per bagnarsi i capelli nel bacile; prese poi il pettine ed iniziò a passarlo tra le ciocche tiziane alla ricerca di nodi invisibili, “ma ti assicuro Lady Lyanna, e te lo giuro sul sangue di mia zia di cui tu porti il nome: Jon è l’uomo più buono e degno di fiducia che io conosca, non andrà mai contro il suo onore” affermò Sansa con occhi lucenti e coinvolti.
Non pretendere, mettili nella condizione di comprendere, di empatizzare con te,
saranno loro a seguirti spontaneamente quando capiranno che il tuo problema è in realtà anche il loro.

Lyanna era muta, una statua di cera, sembrava che in quel momento non provasse emozioni soppesando con approccio logico le parole di Sansa; ad un tratto si mosse verso di lei togliendole il pettine dalle mani e prodigandosi a continuare il lavoro sui capelli screziati della ragazza Stark.

Sansa fu quasi sconcertata da quel gesto ma silenziosa la lasciò fare, si avvicinò le gambe piegate verso il petto, affondando la punta del naso tra le ginocchia bagnate tentando di celare un sorriso commosso che le comparve delicato sul volto, scaldandole il cuore.

Sansa chiuse lievemente gli occhi sperando che le lacrime tornassero indietro.

 

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Capitolo 33
*** 6x9.2 Seventh mix ***


 

Jon avrebbe discusso i piani per la battaglia del giorno seguente nella sua tenda verso sera; le era stato detto da Lyanna Mormont mentre la aiutava ad asciugarsi dopo il bagno, poichè il suo comandate avrebbe presieduto attivamente all’incontro.
Sansa dopo aver fatto una passeggiata tra le tende assieme a Spettro per percepire lo stato d’animo degli uomini, era andata da Lady Melisandre per cenare con lei, sperando che la sacerdotessa si pronunciasse ancore nelle sue predizioni enigmatiche quando invece si ritrovò lei stessa a raccontarle di Approdo del Re.

Dopo essere tornata alla sua tenda, si sedette confusa di fronte allo specchio per sistemarsi la treccia allentata.
Guardando il suo riflesso si ricordò di quando fu sua madre a farlo per lei per l’ultima volta, durante l’infausta visita di Re Robert a Grande Inverno, quanto le sue ansie più pure convergevano nel timore di non riuscire ad apparire abbastanza bella agli occhi di Joffrey.
Le paure di una ragazzina di undici anni
Ora di anni ne aveva diciotto e le preoccupazioni erano ben altre tutte proiettate verso la sua dimora d’origine e su chi la occupava; quel luogo che per gran parte della sua infanzia aveva desiderato lasciare, proiettata verso un mondo che non era mai esistito e che si allontanava così tanto dalle ballate che amava, era in realtà il luogo a cui più apparteneva; Sansa apparteneva al Nord, così come i suoi fratelli e se fosse riuscita a riappropriarsene non lo avrebbe mai più lasciato.

Si concentrò su quel pensiero mentre i suoi occhi scrutavano il suo stesso viso riflesso; sospirò e si affrettò a infilarsi i guanti e a recuperare il mantello.
Voleva andare da Jon, parlargli ancora prima della battaglia dell’indomani, capire come intendesse muoversi,
capire se ha senso dirgli di Baelish e dei cavalieri della Valle, sempre se verranno…
Un brivido le corse lungo la schiena
Non è il momento di avere pensieri negativi
Si sistemò nel mantello affondando il viso nella pelliccia soffice ed uscì nella notte illuminata dalla luna, verso la tenda di Jon.

 

———

 

Erano presi dai piani della battaglia quando un’aria fredda fece il suo ingresso nella tenda assieme ad un vellutato fruscio ad annunciare la presenza di Sansa Stark. Jon, appoggiato al tavolo a studiare la cartina, alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi ansiosi di lei; abbozzò un tenue sorriso e poi tornò a discutere con Davos e Thormund di come si sarebbe potuto comportare Ramsay e come affrontare un esercito del genere vista la notevole disparità numerica.
Sansa ascoltava accigliata e frustrata, aveva vissuto a stretto contatto con quel mostro e a nessuno era venuto in mente che avrebbe potuto essere utile un suo punto di vista.

“…se lo facciamo sfondare al centro, ci seguirà e a quel punto sarà circondato su tre lati” prese a supporre Davos, mentre Jon si era avvicinato a Thormund continuando a guardare la mappa, “Pensavi veramente che quello stronzo ti avrebbe affrontato da uomo a uomo?” chiese ad un tratto Thormund a Jon.
“No, ma volevo farlo infuriare”.
Gli occhi di Sansa tornarono immediatamente a Jon nell’udire quelle parole che sembravano essere state pronunciate segretamente per lei.
“voglio che ci affronti a tutta forza” continuò Jon a voce più alta guardando Davos.
“Dovremmo tutti dormire un pò!” concluse a risposta il cavaliere delle Cipolle e uno per uno tutti gli uomini si congedarono dalla tenda di Jon, il quale, boccale alla mano, si sedette esausto strofinandosi con l’indice il sopracciglio sinistro a scacciare un po’ di pensieri.

Sansa che era rimasta ferma per tutto il tempo in disparte, iniziò ad avvicinarsi a Jon percorrendo lentamente i bordi del tavolo, scorrendo con lo sguardo la mappa stesa su di esso: “quindi, hai conosciuto il nemico, preparato i tuoi piani di battaglia…”
“Aye” sospirò Jon, i lineamenti ad un tratto distesi all’idea di poter stare solo con lei e potersi deliziare dei suoi occhi pervinca, dei suoi zigomi alti e della sua fresca bellezza illuminata dalle fiammelle danzanti delle candele, “ per quel che può valere…”; cercò di accoglierla con un sorriso, quando avrebbe decisamente voluto allungare una mano nella speranza che lei la prendesse e si avvicinasse ancora di più a lui per confortarlo e dargli coraggio; Jon a quel pensiero abbassò lo sguardo dalla figura della sorella.

“L’hai conosciuto parlandoci solo una volta” iniziò Sansa ferma sul posto, occhi fissi su Jon: “Tu e i tuoi fidati consiglieri - tra i quali io non sono - state qui seduti attorno al tavolo a studiare un piano per sconfiggere un uomo che non conoscete!” arguì infastidita.
Jon smise di sorseggiare la birra preso in contropiede, abbassò il boccale incontrando lo sguardo della sorella, comprendendo l’effettivo errore che lei gli stava imputando.
“Io ho vissuto con lui, so come funziona la sua mente, so come gli piace fare del male alle persone. Non hai mai pensato che forse avrei potuto esservi utile?”.

Jon realizzò in quel momento la verità nelle parole di Sansa, da uomo di guerra si era concentrato sui piani della battaglia, sulle disposizioni degli uomini sul campo e aveva completamente ignorato di avere la possibilità di conoscere il proprio nemico da un ulteriore punto di vista.
“Hai ragione” rispose remissivo, prestando attenzione alla sorella.
Sansa si poggio con le mani al tavolo collimando l’attenzione sul fratello: “pensi che cadrà nella tua trappola ma non lo farà, è lui che tende le trappole” iniziò lei guardandolo intensamente.
“è presuntuoso” rispose semplicemente lui,
“lui gioca con le persone - non svalutare quello che ti dico - e in questo è molto più bravo di te, lo fa da tutta una vita!” spiegò Sansa.
“Aye, e io cosa ho fatto per tutta la mia vita? ho giocato con i manici di scopa?” si alzò frustrato Jon a incontrare lo sguardo di lei.
Sansa si staccò dal tavolo e riassunse la sua posizione.
“Oltre la Barriera ho combattuto con nemici ben peggiori di Ramsay Bolton”
Il respiro di Sansa iniziò ad accelerare così come i battiti del suo cuore, Jon era un guerriero e glielo stava dimostrando anche in quello stesso momento, era animato da impeto e sofferenza e questo la attraeva e la impauriva al contempo.

Ramsay è subdolo però, infido e scaltro e non ha onore…

“…ho difeso la Barriera da COSE ben peggiori di Ramsay Bolton!” continuava Jon sempre più acceso, sempre più energico.
“TU NON LO CONOSCI!” scandì Sansa inchiodandolo a quelle parole.

Jon sapeva che quello che diceva Sansa corrispondeva a verità.
Sospirò: “e va bene, dimmi. Cosa dovremmo fare? in che modo riusciremo riprenderci Rickon?” chiese Jon cercando di mantenere la compostezza anche se i suoi occhi rilucevano fervidi.
Sansa era affranta per ciò che stava per pronunciare, un esito degli eventi a cui Jon non era ancora minimamente arrivato: “non lo riavremo mai”;
gli occhi imploranti a cercare lo sguardo incredulo di Jon mentre lentamente muoveva un passo verso di lei per porsi in ascolto più attentamente perché non poteva credere alle parole che erano appena uscite dalle labbra rosee della sorella.
“Rickon è l’erede legittimo di Ned Stark, il che lo rende una minaccia più pericolosa per Ramsay di te che sei un bastardo, o di me che sono una donna. Finché è in vita la pretesa di Ramsay su Grande Inverno sarà debole e contestabile, il che significa…” Sansa distolse il contatto visivo, con l’intento di raccogliere il coraggio necessario di dire quello che stava per dire incontrando nuovamente le iridi basalto di Jon:
si poggiò al tavolo in cerca di sostegno“…che non vivrà a lungo” concluse in un sospiro straziato valutando la reazione di Jon.

“Non possiamo abbandonare nostro fratello” tuonò in un sussurrò ostinato lui.
“Ascoltami, ti prego, Ramsay vuole farti commettere un errore” si impuntò tormentata Sansa continuando a cercare il tavolo con i palmi delle mani per farle smettere di tremare.
“Certo che vuole!” proruppe Jon raggiungendola con qualche falcata cercando di mantenere il controllo nonostante tutto.

Occhi negli occhi

“cosa dovrei fare di diverso?” chiese esasperato e furente indicando la mappa.
“Non lo so, io non so niente di battaglie” cercò di difendersi Sansa impanicata,
“solo…” provò a calmare i battiti del suo cuore distogliendo lo sguardo dagli occhi di lui,
troppo vicino 
congiungendo le mani come in preghiera e cercando di concentrarsi sul busto di Jon e sui dettagli della casacca dell’armatura che lo ricopriva,
“solo non fare ciò che lui vuole che tu faccia” concluse Sansa tornando sui suoi occhi.
“Aye, ottimo consiglio” rispose Jon sarcastico continuando a guardare la sorella, dondolando su se stesso per cercare di calmarsi.
“Ti sembra scontato?” rispose lei fredda e irritata.
“Beh si, mi sembra leggermente scontato…” Jon socchiuse gli occhi adirato,
“Se mi avessi chiesto consiglio prima, ti avrei detto di aspettare di avere più uomini, prima di attaccare Grande Inverno, o è scontato anche questo?” sbottò rabbiosamente lei esasperata.
Jon arretrò solo per andare nuovamente al contrattacco “Quando avremo più uomini?” le urlò Jon con occhi disperati.
Sansa boccheggiò a quell’ammissione e lo sconforto prese il sopravvento per un attimo.
“Abbiamo chiesto aiuto ad ogni casa che ci abbia ricevuto! Il Pesce Nero non può aiutarci e siamo abbastanza fortunati ad avere gli uomini che abbiamo” continuò lui. Lo sguardo ansioso di Sansa passava dalla cartina agli occhi di Jon, mentre il ritmo frenetico dei suoi respiri si intrecciava con quello del fratello, animato anch’egli da rabbia mista a costernazione.
“Non sono abbastanza!” tentò disperata lei,
“no che non sono abbastanza ma sono quelli che abbiamo!” concluse Jon logorato, specchiandosi negli occhi cerulei di lei.

sei secondi per riprendere fiato,
sei secondi per riprendere il controllo,
sei secondi, fatti di occhi e labbra e sguardi e respiri.

Jon fu il primo a distogliere lo sguardo, fuggendo da quello coinvolto di Sansa; cercò di ricomporsi a partire dal tono della voce, di calmare i battiti del cuore, di riprendere a respirare in maniera regolare: “c’è chi ha vinto battaglie in circostanze più sfavorevoli delle nostre” concluse in un sussurro tornandola a guardare, allontanandosi cautamente dallo scambio emotivo tutt’altro che incontaminato di poco prima.

Sansa si accorse del mutamento di Jon e ancora scossa si voltò per andarsene, ma qualcosa di urgente la trattenne e la costrinse a riferirsi ancora una volta al fratello: “Se Ramsay dovesse vincere, non ho intenzione di tornare li viva. Mi hai capita?” asserì con voce fremente e occhi di ghiaccio.

Cosa dici Sansa?
Era come se una voragine gli si fosse aperta in petto, come se un’oscurità fredda e tagliente lo stesse avvolgendo poco a poco.
“Non permetterò MAI che ti tocchi di nuovo!” le parole di Jon sanguinavano di dolore e senso di colpa, la guardò cercando di farle sentire tutta la tenerezza, tutto l’amore che lei gli suscitava con la sua sola presenza, “ ti proteggerò, lo prometto”
farò di tutto per tenerti al sicuro da lui.

Sansa lo guardò disillusa: “nessuno può proteggermi”, totalmente disincantata, “nessuno può proteggere nessuno…” concluse sparendo al di là della tenda.

Jon la seguì con lo sguardo prima di voltarsi verso il tavolo e la mappa che giaceva su di esso, si sentiva lacerato, terrorizzato dall’affermazione di Sansa; avrebbe fatto qualunque cosa per proteggerla e DOVEVA proteggerla poiché lei era l’ultima cosa che gli era rimasta che lo ancorava a se stesso.
Afflitto, sconvolto; non poteva perdere anche lei.
Vivere in un mondo senza i suoi fratelli, senza più nessuno della sua famiglia, non avrebbe avuto senso; vivere senza di lei che aveva dato un senso nuovo al susseguirsi dei suoi respiri sarebbe stato ironico e crudele.

Il Re della Notte stava arrivando, e senza Sansa, Jon avrebbe perso tutti i motivi per combatterlo.

Meglio morire.

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Capitolo 34
*** 6x9.3 Battle of the Bastards (parte 1) ***


Cari lettori,
voglio fare una precisazione e una premessa a questo capitolo: trovo molto difficile scrivere di combattimenti e disposizioni militari, mi sto applicando per poter spiegare al meglio gli accadimenti (chi ha visto la serie logicamente sarà aggevolato) di questa meravigliosa Battaglia dei Bastardi che sarà divisa in più parti.
Vi chiedo un po' di clemenza :)
Buona lettura.


6x9.3 Battle of the Bastards (parte 1)
 
Le ombre del crepuscolo recarono nella tenda di Melisandre una supplica cupa e ferma, di diversa natura rispetto a quella che avrebbe pronunciato lei verso il suo stesso interlocutore di quell’esatto momento; prima del sorgere del sole, i venti del Nord avevano fatto ritrovare a Ser Davos, intento a camminare per i dintorni, un cervo di legno intarsiato difficile da dimenticare e se c’era ancora cenere tutto attorno quel luogo, poteva essere solo per un motivo.
 
- - -
 
Il silenzio dominava la vallata.
Le forze fedeli a casa Stark erano schierate in attesa, gli stendardi sventolavano al vento muto del mattino.
Nessun movimento, nessun rumore eccetto un isolato procedere di zoccoli: Jon attraversò le truppe sul suo cavallo a passo lento, lo sguardo vigile su quei suoi uomini disposti in formazione: Bruti, Mormont, Hornwood, Mazin, gente del Nord; giunse piano in prima linea, a testa dell’ordinamento, gli occhi fissi su quello nemico e sul campo che li separava, dove rilucevano intimidatori diversi corpi di uomini scuoiati, crocifissi a testa in giù e dati alle fiamme.
Le schiere di Ramsay Bolton si stagliavano per tutta l’altura della valle e nell’immobilità generale, un avanzare discordante calamitò lo sguardo di Jon.
L’incedere lento e infimo di Ramsay era uno sgraziato passo a due poichè al suo seguito trascinava, legato ad una corda, Rickon Stark, erede legittimo di Grande Inverno. Ramsay arrestò la sua cavalcata all’altezza della prima linea per scendere dal suo destriero e continuare il suo percorso rendendo ben visibile alle schiere opposte, ogni suo movimento nei confronti del giovane Stark
 
Meschino, volgare, abietto.
 
Un sorriso arrogante e compiaciuto andava a deformare quel viso beffardo mentre gongolava del pieno potere che aveva sulla vita del ragazzo.
 
Lui gioca con le persone
Lontane risuonavano le parole di Sansa nella mente di Jon, mentre la luce riflessa di una daga alzata alle spalle di suo fratello collimava tutta la sua attenzione bloccandogli il respiro.
Non oserai...
Un impeto di rabbia crescente costrinse Jon a balzar giù da cavallo e avvicinarsi ad ampie falcate alla scena che si rivelava ai suoi occhi fino a che il terrore non lo bloccò.
 
Quello che avvenne dopo fu totalmente inaspettato per Jon: Ramsay aveva tagliato le corde che legavano i polsi di Rickon e ora gli stava parlando indicando nella sua direzione.
Cosa diavolo sta succedendo?
L’aria era carica di tensione tra le fila delle forze Stark, nessuno si capacitava di cosa stesse accadendo, l’attesa stava distruggendo tutte le sicurezze di Jon.
 
“Ti piacciono i giochi, ragazzo?” chiese d’un tratto Ramsay al giovane Stark, mentre lui alzava lo sguardo, incredulo di essere ancora in vita, scrutando le fila dell’esercito opposto.
“Facciamo un gioco!” asserì Lord Bolton prendendolo per le spalle e portandolo davanti alla sua posizione: “Corrì da tuo fratello!” gli disse indicando con il braccio, “prima riuscirai a raggiungerlo, prima riuscirai a rivederlo!” disse con tono fin troppo cordiale.
 
Jon non riusciva a credere a quello che gli occhi gli facevano vedere, un brivido gli corse lungo la schiena assistendo a quella assurda messa in scena.
 
“Tutto qua, è un gioco semplicissimo” continuava Ramsay nelle orecchie di Rickon mentre il suo sguardo beffardo volgeva alla sua preda principale, al di là degli uomini dati alle fiamme, in alto, a ridosso della collina.
“Facile no?” ghignò perverso mentre Rickon temeva di allungare un passo.
“Pronto? Via!” Rickon fu spinto leggermente in attesa che eseguisse il compito e sconvolto prese a camminare, mosse solo quelche passo per poi voltarsi verso il suo aguzzino a tentare di capire cosa stesse tramando.
“No devi correre, ricordi? Queste sono le regole!” pronuciò lungimirante Ramsay mentre uno scudiero sembrò sbucare dal nulla porgendogli arco e freccie.
Rickon sbiancò in volto iniziando a correre in modo sconnesso mentre il terrore lo circondò.
Dall’altra parte del campo di battaglia Jon, che aveva assistito alla scena, si precipitò con un balzo sul suo destriero spronandolo convulsamente al galoppo, verso il fratello che correva spedito e totalmente scoperto.
 
Ramsay incoccò la prima freccia, mentre Rickon continuava a correre quasi senza prendere fiato, con gli occhi che passavano da una sponda all’altra della collina, dietro di se e davanti a se; il campo era ampio e lui un bersaglio in movimento; il primo tiro lo mancò lateralmente ma per Ramsay era parte del gioco, prese dalla faretra una seconda freccia, incoccandola mentre lo sguardo vagava verso l’orizzonte e l’ombra di un sorriso malvagio gli accendeva le iridi, voltò all’ultimo lo sguardo mirando così alla cieca e scoccò il colpo consapevole che sarebbe semplicemente andato a vuoto.
La cavalcata di Jon era pulita seppur frenetica, lo scalpitio degli zoccoli in sincronia con il suo respiro e con i battiti del suo cuore, mentre gli occhi, fissi su Rickon cercavano di accorciare le distanze tra loro.
Jon lasciò le redini con la mano destra, portandola ad allungarsi verso il fianco del cavallo, pronto ad issare il fratello non appena lo avesse avuto abbastanza vicino.
La terza freccia volò alta in cielo, con arco ampio e lungo, conficcandosi nel terreno umido appena prima di essere spazzata dall’incedere veloce di Rickon, dipingendo una smorfia sul volto di Ramsay.
 
Poteva farcela, vedeva Jon, e il suo cavallo ed erano così vicini... poi un morso crudele, bruciante all’altezza del cuore; un fiotto di sangue dalla bocca e il cielo era terso sopra di lui, il cielo del Nord, il cielo di casa sua. Il cadenzare dei suoi stessi respiri affannati sembravano condurlo un passo alla volta a scendere i gradini delle cripte buie di Grande Inverno, il luogo in cui tempo addietro aveva rivisto suo padre in sogno, un luogo che inaspettatamente non gli aveva mai fatto troppa paura.
 
Quello che rimase sul campo desolato fu lo sconforto di Jon, in sella al suo cavallo, mentre vedeva il fratello cadere e un inumano dolore prendeva possesso del suo cuore annebbiandogli la mente. L’ombra del fallimento e della sconfitta lo pervase mentre i suoi occhi non riuscivano a distaccarsi dal corpo inerme del piccolo Rickon Stark.
 
Alle sue Spalle l’esercito non si era perso un singolo momento di quella corsa disperata e della sua tragica conclusione, Thormund e Davos sapevano fin troppo bene cosa ne sarebbe conseguito ma non riuscivano a distogliere gli occhi da Jon, speranzosi che la sua mente potesse resistere al trasporto del suo cuore spezzato.
 
I respiri erano pesanti come pietra e taglienti come il filo di Lungo Artiglio che giaceva ancora sopita nel suo fodero, l’incredulità scaturita dalla mortale immobilità di suo fratello gli fece voltare lo sguardo, risalire il campo brinato fino a scrutare la figura ferma di Ramsay Bolton mentre una collera troppo oscura si faceva largo sotto la sua pelle, risalendo lungo le vene, tendendogli tutti i muscoli del corpo ed inabissando il pensiero, rendendolo privo di ogni sano raziocigno. 
Quando Ramsay si voltò lentamente per poi sparire tra le fila degli arcieri che si apprestavano a scoccare le loro freccie, Jon lasciò defluire liberamente la sua furia, lanciandosi in una cavalcata rapida ed istintiva verso il responsabile di tutto quel dolore.
--
 
Puoi costringermi a guardare, non a vedere.
Sansa si trovava su di un’altura, padrona di una visuale perfetta, troppo perfetta, tanto da non potersi perdere niente di ciò che accadeva: l’arrivo di Ramsay, la corsa di Rickon, l’impossibile tentativo di salvezza da parte di Jon; come biasimarlo, chiunque avrebbe fatto lo stesso e Ramsay lo sapeva, lo aveva sempre saputo e ne aveva avuto conferma durante il loro incontro del giorno pirma.
Le mani strette sulle redini, ancorate ad esse, con tanta forza da farle male mentre assisteva all’esecuzione annunciata di suo fratello.
Non sono riuscita a protegerti Rickon, non sono stata in grado di riuscire a salvarti, non ho avuto tanto potere...
Ma la carica improvvisa di Jon la disarmò, aveva pensato di perdere un fratello non due e il terrore si impossessò di lei mentre i suoi occhi tentavano di proteggere la figura di Jon dalla cascata di frecce che stavano per piovergli addosso.
Un impeto improvviso la travolse, le fece voltare il cavallo lanciandosi verso la collina alle sue spalle, con il fiato corto, aguzzando la vista nella speranza di intravedere l’araldo bianco del falcone e luna crescente su sfondo blu di casa Arryn.




Nota
non ho saputo resistere all'impulso di richiamare una frase da Star Wars (Episodio II - L'attacco dei Cloni) che mi ha sempre colpita tantissimo.
la frase di sansa è ripresa da quella straziante di Anakin nel momento in cui seppellisce sua madre
"Non ho avuto la forza per salvarti, mamma. Non ho avuto tanto potere. Ma prendo l'impegno a non fallire mai più. Mi manchi tanto. Terribilmente"

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Capitolo 35
*** 6x9.3 Battle of the Bastards (parte 2) ***


6x9.3 Battle of the Bastards (parte 2)

 

 

Jon era respiro accelerato.
Jon era l’intermittenza del battito del suo cuore lacerato, aspro di dolore e grondante veleno.
Jon era il vento, freddo e rabbioso mentre cavalcava fulmineo verso Ramsay, perché ai suoi occhi c’era solo lui, al di là di quegli arcieri che erano pronti a scoccare, al di là degli uomini a cavallo e ancora oltre la fanteria.
Non aveva altro negli occhi che la sua piccola figura,
non aveva altro nelle orecchie che il suono greve degli zoccoli del suo cavallo che rimbombavano sul terreno madido.

Una pioggia di frecce disegnò un arco luminoso nel cielo, ma il tormento di Jon sembrava fargli scudo contro ogni singolo dardo.
Gil arcieri di Ramsay incoccavano e scoccavano senza sosta e alla prima pioggia ne conseguì un’altra che però fu fatale per il destriero di Jon, che rimasto colpito al petto, disarcionò violentemente il suo cavaliere scagliandolo a terra poco prima di stramazzare al suolo.

Jon rotolò su se stesso nel campo invaso dalle frecce, cercò di riaversi dalla caduta: mani a terra per aiutarsi a tornare a rimettersi in piedi; una fitta alla gamba destra lo portò a controllare che non fosse ferita quando un suono sordo gli fece alzare gli occhi verso la cavalleria di Ramsay Bolton che incedeva imminente verso la sua direzione.

Gli occhi basalto di Jon stavano fissando l’inevitabile, spenti da ogni emozione.

È così dunque che finisce

il respiro gli si calibrò, diventando lento e profondo.

Ho fallito su tutti i fronti,

pensò Jon volgendo lo sguardo sconfortato al terreno,

ma se così deve essere non sarò certo io a tirarmi indietro.

 Gli occhi fissi sulle schiere nemiche, combattivi: non aveva più niente da perdere infondo; portò le mani a slacciare la fibbia del cinturone sfoderando Lungo Artiglio e impugnandone l’elsa a due mani, assumendo la posizione.

Combatterò fino alla fine!

Inspirava febbrilmente l’aria fredda, a pieni polmoni, preparandosi allo scontro.

Per Rickon

Un respiro

Per il Nord

Un respiro

Per Sansa…

Alzò la lucente spada dall’acciaio di Valyria, pronto a colpire, spense la parte più razionale di se facendosi guidare dall’istinto mentre un urlo gli montò in gola tempestivamente interrotto da un’ondata improvvisa alle sue spalle formata da cavalli e cavalieri che si scontrò per prima con le schiere nemiche facendogli da scudo umano.

Era un volteggiare di corpi e di lance e di sangue, gli uno sugli altri, in una mischia mortale, in uno scontro violento e repentino, dove i colpi andati a segno erano più guidati dal fato che dall’eccellenza del cavaliere di turno.
Urla e nitriti e colpi secchi e incrociar di spade erano gli unici suoni percepibili prima che un fischio d’aria annunciasse il diluvio di frecce che si abbattè sul campo.
Jon schivava e colpiva, schivava e affondava Lungo Artiglio, schivava e squarciava armature in una danza senza sosta mentre ogni respiro gli ricordava che era ancora vivo. L’odore acre del sangue ferruginoso gli entrava violento nelle narici, il volto sporco e macchiato di sangue non suo incorniciava i suoi occhi, temerari e al contempo rabbiosi, mentre continuava a guardarsi intorno ripugnato dalla situazione in cui si trovava ma rimanendo sempre pronto a sferrare un altro attacco, impietoso e implacabile, fomentato da una furia repressa troppo a lungo.

Un concerto di lance conficcate nelle carni, di sangue caldo e grondante che inzuppava il terreno mentre suppliche e lamenti costellavano la vallata tra sofferenza e disperazione e le frecce continuavano a piovere e a mietere vittime senza differenze. Jon volteggiava e affondava Lungo Artiglio e le frecce si riversavano ancora, implacabili.

Un componimento mortale cadenzato da urla e fendenti mentre i corpi senza vita continuavano ad ammassarsi sotto i piedi di chi invece combatteva ancora.
Fu un attimo di distrazione e un colpo di spada gli fece perdere l’equilibrio atterrandolo di schiena;  continuava a parare i fendenti del suo nemico finchè un fiotto di sangue non lo invase in pieno viso e la spada di Thormund non venne estratta dal corpo esanime del malcapitato.
“Hey” lo tirò su il bruto, cercando di fargli riprendere il controllo, Jon sgranò gli occhi scosso e imboccò un respiro profondo.

Giunsero in quel momento i rinforzi della loro fanteria capeggiati dal gigante Wun Wun, il quale incontrando Jon e Thormund, indicò loro le schiere nemiche che avanzavano. Lo sconcerto si impadronì dei sopravvissuti quando centinaia di scudi dell’uomo scuoiato disegnarono un semicerchio attorno a loro, ponendoli con le spalle ad una collina di cadaveri e annullando così ogni via di fuga; Jon si scambiò uno sguardo con Davos, consapevole di cosa stesse per accadere.
Le lance nemiche si abbassarono tra gli scudi piantati a terra, pronte a colpire al primo ordine che non tardò ad arrivare: “Fanteria, avanti!”.
Gli scudi si alzarono appena, due passi avanti e un affondo di lance, altri due passi e ancora un affondo e così continuò fino a che un vociare alle loro spalle anticipò l’arrivo di altri uomini armati, pronti a colpire, capeggiati da Lord Umber, riprendendo così la carneficina.
C’era chi tentava di far breccia tra gli scudi Bolton e chi difendeva il fianco dagli uomini di Umber, ma dovunque si voltasse lo sguardo il panorama ebbro di morte non mutava; sangue e terra e devastazione attorno a loro; gli scudi continuavano ad avanzare e Jon continuava imperterrito a menar di spada, fino a che non incontrò lo sguardo di Jon Umber in persona, pronto allo scontro; nel momento in cui i due si stavano per affrontare, una  calca di bruti li affossò tra i corpi giacenti a terra e ben presto Jon si ritrovò calpestato, confuso e boccheggiante in cerca di aria, mentre tentava invano di rimettersi in piedi e di sfuggire all’agonia incessante.

Tutto attorno a lui si fece buio e pesante ma aggrappandosi alla luce che traspariva da un fazzoletto di cielo, si fece strada tra i corpi, scalando armi e armature, afferrandosi a qualunque appiglio si potesse ancorare, fino a che non tornò a respirare, supplicando il cielo per altra aria.

Ripresa la coscienza di se, Jon si rese conto della ressa che lo attorniava, tutti quei corpi ammassati in cui non si riusciva a capire chi fosse ancora in vita e chi no; distinse Wun Wun ancora intento a combattere contro le lance e Thormund alle prese in uno scontro corpo a corpo con Jon Umber, poi ancora Davos che ricambiò il suo sguardo, fino a che non udì un suono in lontananza che si distaccava da tutte quelle urla, un suono caldo e acuto, un suono inaspettato e incessante di un corno da guerra…

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Capitolo 36
*** 6x9.3 Battle of the Bastards (parte 3) ***


Battle of the Bastards (parte 3)

 

Araldi bianchi in campo azzurro, una cavalleria armata che si stagliava da una collina a ovest come un manto funereo giunto per casa Bolton.
Sono arrivata in tempo, i cavalieri della valle ribalteranno le sorti di questo scontro.
Sansa riluceva algida sulla sua puledra bianca e il sorriso che le apparve in volto era figlio della consapevolezza che la vittoria era loro.
Jon dal canto suo non poteva credere ai suoi occhi mentre i cavalieri della Valle arrivavano agguerriti pronti al soccorso.
Jon, spero tu possa perdonarmi…non ho avuto scelta.
Pensò Sansa guardando in direzione del fratello.

Sapendolo ormai salvo si concesse poi uno sguardo diretto a Ramsay solo per un frangente, per valutarne la reazione, mentre le armate di Arryn si infrangevano sulle schiere nemiche spazzandole via. Sansa non si perse un singolo istante di quella imminente vittoria, era riuscita nell’intento di distruggere tutte le sicurezze del marito, tutte le sue forze alleate in un battito di ciglia; un sorriso soddisfatto tornò a distenderle il volto, la vendetta verso i suoi cari si stavo consumando sotto i suoi occhi pervinca, senza tregua e senza esitazione.

Jon approfittando della situazione generale riuscì a districarsi dall’ammasso di corpi in cui si trovava raggiungendo la collina di cadaveri alle loro spalle; la scalò con animosità fino a raggiungerne la vetta e scrutare finalmente la figura di Ramsay che si stagliava sulla collina, ancora in sella al suo destriero, freddato dal contemplare una situazione che non aveva minimamente immaginato.
Un impeto d’ira lo travolse montando dalle viscere. 
Si ritrovò inaspettatamente spalleggiato da Thormund e Wun Wun sui due lati; Ramsaey al contempo, nell’incredulità generale fece vagare gli occhi sulla situazione che gli si stagliava di fronte, fino a che non incontrò lo sguardo collerico di Jon specchiarsi nel suo.
A noi due ora!
Jon lo vide battere la ritirata e non esitò un secondo a lanciarsi al suo inseguimento, scortato dai suoi compagni, mentre Sansa dall’altro assisteva alla scena sentendosi nuovamente avvolgere da  un incontrastabile terrore; i suoi occhi lucenti seguivano l’energica corsa di Jon, avido di rivalsa ed ebbe paura di perderlo ancora una volta.

Wun Wun fu il primo a raggiungere il grande portone di legno della fortezza di Grande Inverno e vi si scagliò contro con tutta la forza incurante delle frecce che gli arcieri posizionati sulle mura di pietra continuavano a scoccargli addosso.
Ramsay si ritrovò nel cortile della fortezza, paralizzato dal terrore a fissare il legno del portale che si disgregava ad ogni colpo del gigante, fino a quando questi, con una botta secca non ruppe lo sbarramento precipitandosi nel cortile e atterrando in ginocchio sovrastato dai dardi, mentre lateralmente a lui gli uomini del nord entravano sbaragliando i nemici ovunque essi si trovassero.
Jon gli fu affianco subito dopo col fiato corto mentre osservava il gigante esanime, respirare a fatica; giunse anche Thormund con la spada sguainata, pronto all’ultimo scontro.
Wun Wun ricambiò lo sguardo di Jon

Ti sei immolato per la mia causa senza esitazione...
Pensò lui guardando l’amico, tendendo il braccio con l’intento di confortarlo, grato per il suo prezioso e incessante aiuto, quando una freccia fulminea trapassò l’occhio destro del gigante uccidendolo all’istante.

Ramsay Bolton trasudava superbia da tutti i pori, lo sguardo arrogante e sfrontato, i capelli in ordine, il farsetto di pelle immacolato mentre ancora imbracciava l’arco che aveva scagliato il dardo fatale. “Avevi suggerito un combattimento uno a uno giusto?” asserì arrogante guardando Jon e tutti gli uomini che lo attorniavano tenendolo sotto tiro “ci ho ripensato, credo che ora suoni come una magnifica idea” ammise con un sorriso tronfio apprestandosi ad estrarre una freccia dalla faretra, sicuro di vincere il suo avversario ancora una volta.

Jon pronto come non era mai stato, a quelle parole gettò Lungo Artiglio da un lato, imbracciando il primo scudo che ebbe a tiro, avanzando verso Ramsay che scagliò repentino una freccia verso la sua direzione.
Il lupo bianco parò il dardo con furia incontaminata, bloccandosi per un secondo, per poi avanzare a viso aperto verso il suo avversario, già pronto a scoccare una seconda freccia.
Parò nuovamente il colpo con solerte maestria, e ancora avanzò con sempre più ardimento nello sguardo
Mena il tuo colpo più duro lord Bolton. Non mi fai paura.*

E Ramsay colpì, ancora una volta lo scudo Mormont che proteggeva Jon.

Che errore trafiggere Wun Wun. Con quella freccia avresti dovuto colpire me, l’arroganza è stata la tua rovina.
Accortosi dell’ennesimo tiro andato a vuoto Ramsay si agitò cercando di recuperare un’ultima freccia, ma quello che gli piombò addosso fu una sferzata e un colpo secco in pieno petto da parte dello scudo di Jon che lo catapultò schiena a terra.
Fu un momento e poi Jon gli fu addosso come un predatore, mentre Ramsay si ritrovò in balia di un violento susseguire di pugni in pieno viso imbrattandolo del suo stesso sangue.

Jon era incontenibile, alimentato da una furia e da una ferocia tale da allontanarlo dalla sua stessa umanità; intorno a lui gli uomini del nord fissavano la scena con il gelo nelle vene, ad ogni colpo che sferrava, Jon diventava sempre più impetuoso, sempre più spietato, sempre più violento.
Più Jon colpiva più, Ramsay sorrideva.
Più Ramsay sorrideve e più Jon colpiva.
Sembrava che niente potesse distoglierlo dall’obbiettivo di distruggere Ramsay nel vero senso della parola, fino a che non giunse LEI a ridestarlo dalla sua brutale alienazione.

Fino a che LEI non arrivò, avvolta nel suo mantello, altera come una regina di neve, calamitando l’attenzione di lui e bloccandolo dal fare ciò che LEI avrebbe dovuto fare. 

Jon si fermò,
si fermò per lei e per lei sola,
perso nei suoi occhi,
condividendone lo stato d’animo e comprendendo più di tutti che la vita di Ramsay doveva incontrare la fine per mano sua.

Ramsay accolse l’arrivo della moglie con un sorriso suadente, per quanto potesse, mentre lei rispose con sguardo freddo e ripugnante.
Jon tornò a fissare con sdegno il volto imbrattato di sangue di Bolton.

Non avresti mai dovuto toccarla, cane!
Si scostò da lui, lasciandolo inerme sul terreno.
Non ho finito con te...

 

                    

 

*La citazione è ovviamente presa dal finale di uno dei miei film cult di quando ero bambina, la frase finale di un magnifico Kurt Russel in Grosso guaio a China Town.

Ve la riporto completa perché merita tutta e se non avete visto il film e amate le pellicole anni ’80 dovete assolutamente vederlo!

“I consigli del vecchio Pork Chop Express sono preziosi, specialmente nelle serate buie e tempestose, quando i fulmini lampeggiano, i tuoni rimbombano e la pioggia viene giù in gocce pesanti come piombo. Basta che vi ricordiate cosa fa il vecchio Jack Burton, quando dal cielo arrivano frecce sotto forma di pioggia e i tuoni fanno tremare i pilastri del cielo. Sì, il vecchio Jack Burton guarda il ciclone scatenato proprio nell'occhio e dice: "Mena il tuo colpo più duro, amico. Non mi fai paura"

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Capitolo 37
*** 6x9.3 MM 9.1 Le segrete ***


Precisazione: questo capitolo l’ho avuto in mente da quando ho letto la OneShot “l’inverno del terrore” di Pervinca13 (a seguito vi lascio il link, se amate la ship Jonsa ve ne consiglio la lettura), questa OneShot suggerisce un incontro tra 2 personaggi che ho trovato davvero molto realistico e che mi sarebbe piaciuto vedere nella serieTv, la storia di Pervinca13 ha una sua logica di narrazione differente essendo una OneShot, ma visto che questo capitolo parte da una situazione nata dal suo racconto mi è sembrato giusto e doveroso citarla.

Eccovi il link della sua Oneshot:

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3695912&i=1

 

Buona lettura!

 

 

6x9.3 Missing Moment 9.1

 

Una coltre di nubi grigiastre ovattava la pallida luce del giorno; Grande Inverno era come avvolta da un drappo invisibile che la collocava al di fuori del tempo e dello spazio, in uno stato di attesa, carico di rimorso e rabbia. Agli uomini del nord, presenti in quel momento all’interno delle mura, tra morti e feriti e frecce e lance e sangue e terra, quella sembrava tutto furche vittoria.

Jon si era allontanato dal corpo esanime di Ramsay, ancora steso, ormai svenuto a causa delle percosse subite; dopo aver recuperato Lungo Artigio si accostò a due uomini dando loro ordine di portare Lord Bolton nelle segrete, dopo di ché si voltò in direzione di Sansa con l’intento di andarle incontro quando vide Ditocorto anticiparlo apprestandosi verso la sorella, ancora immobile nello scrutare il suo sposo.

No…

Le ampie falcate decise di Jon accorciarono le distanze: “Lord Baelish” si approcciò lui, traendo in inganno Ditocorto convinto di ricevere un ringraziamento per il fortuito intervento dei suoi uomini; Petyr Baelish deviò infatti la sua attenzione da Sansa a Jon e una nota di malcontento gli attraversò il volto quando questi si rivolse invece alla sorella: “ti scorto nelle tue stanze Sansa” disse infatti Jon intento a sfilarsi i guanti imbrattati. Preoccupato dal silenzio della sorella si portò difronte a lei interrompendo così quel contatto visivo che la ragazza si ostinava a mantenere nei confronti di Ramsay, quasi a rigettargli addosso tutta la sofferenza e le angherie subite.
“Sansa” sussurrò lui alzandole il mento con l’indice, delicatamente, cercando i suoi occhi che lo incontrarono determinati.
“sto bene” disse lei liberando un sospiro e portando la sua mano su quella del fratello quasi a rassicurarlo, 
“ma devo andare a cercare Rickon”, Jon sussultò a quelle parole

Come…hai visto tutto.

“dovrà riposare nelle cripte di Grande Inverno” concluse lei scrutando gli occhi di Jon in attesa di una conferma che giunse silente dal suo interlocutore grazie ad un cenno del capo, incapaci entrambi di aggiungere una sola parola mentre il dolore iniziava a stringere i loro cuori come una morsa di ferro; Jon avrebbe voluto mandare qualcun altro a cercare il corpo del fratello, ma sapeva che Sansa VOLEVA occuparsene, così la lasciò andare scortata da due uomini che l'avrebbero aiutata a riportare a casa più giovane degli Stark.

La guardò mentre si voltava e si avviava verso il portale d’ingresso: “Eliminate qualunque effige dell’uomo scuoiato” ordinò ferma, “al mio rientro non ho intenzione di assistere all’affronto dei suoi vessilli sulle mura di casa Stark!”, così dicendo varcò il grande arco di granito dell’ingresso avvolta nel suo mantello.

Maestro Wolkan, colui che aveva susseguito Maestro Luwin al servizio di Grande Inverno, si fece coraggio e si accostò a Jon: “Mio signore, sono il maestro della cittadella al servizio di questo castello, mi chiamo Wolkan, per servirti mio signore” disse con un leggero inchino.
“Maestro Wolkan, ti presento Ser Davos Seaworth” disse Jon facendo avvicinare con un gesto Davos, “il mio consigliere di fiducia, ti prego di consultarti con lui sull’organizzazione del castello e il soccorso ai feriti, mandate richieste a città dell’Inverno se ci fosse bisogno di qualunque aiuto possibile, io devo togliermi di dosso tutto questo sangue” disse avviandosi verso quella che un tempo era la sua vecchia stanza, sperando di trovarvi qualcosa con cui ripulirsi alla bell’e meglio.

Finalmente solo, ripercorse quei corridoi accarezzando con la mano le mura di granito; non gli sembrava vero, sembrava tutto un sogno confuso, Grande Inverno era nuovamente in loro possesso e a Jon sembrò d’un tratto di ridestarsi da un torpore durato mille e mille anni.
Aveva amato Grande Inverno in passato anche se non sempre i suoi ricordi si potevano dire completamente felici e spensierati, ma adesso, adesso la sentiva veramente sua e di Sansa ed era come se ogni pietra della fortezza lo riconoscesse e lo avvolgesse scaldandogli l’animo.
Arrivò alla porta della stanza che un tempo era stata camera sua, la aprì e ne varcò la soglia mentre un brivido lo percorse dietro la nuca: era intatta, sicuramente era stata poco utilizzata: più piccola di quella dei suoi fratelli, sempre all’interno della torretta ma la più distante rispetto alla stanza padronale; Jon ne osservò silenziosamente ogni angolo, per poi avvicinarsi al bacile che trovò sulla sinistra riempiendolo d'acqua dalla brocca sottostante immergendovi una pezza per umettarsi il viso e detergersi da sangue e terra; si slegò i capelli e vi passò le mani inumidite per districarsi i ricci ed eliminare i grumi da cui erano ricoperti fino a quando l’acqua del bacile non fu totalmente torbida.

Si asciugò viso e capelli, tornando poi a legarli come era d’uso portarli suo padre.
Mani sui fianchi prese un profondo respiro, alzando il viso ad occhi chiusi e scrocchiandosi il collo lateralmente, concentrandosi sulle particella d'aria fredda che gli entravano balsamiche nelle narici; rimase così per un po’ ascoltando il ritmo dei propri respiri, quando aprì gli occhi incontrando il suo letto ricoperto da pellicce, si ritrovò quasi tentato di buttarcisi sopra e dormire per una settimana intera, ma un pensiero rinchiuso nelle segrete aveva la precedenza su tutto.

Adagiò Lungo Artiglio tra le pellicce per non sentirla al proprio fianco nel momento in cui l’avrebbe affrontato: Ramsay avrebbe fatto di tutto per assicurarsi una morte veloce e lui non voleva cadere in tentazione; varcò la soglia della stanza richiudendosi la porta alle spalle prima di avere il tempo di cambiare idea e con passo deciso si mosse in direzione delle segrete.

 

I passi sordi di Jon rimbombavano come tuoni nel buio dei sotterranei dove si trovavano le fredde prigioni di Grande Inverno, i suoi occhi erano privi da qualunque luminosità mentre avanzava passo dopo passo verso la cella occupata da Ramsay Bolton.
“e io che pensavo si trattasse della mia amorevole consorte giunta a leccarmi le ferite! A cosa devo la tua visita Bastardo, la tua dolce sorella non regge la vista del sangue forse? Non sembrava così impressionabile quando si contorceva nel mio letto…”
“taci cane” sibilò a denti stretti Jon con la furia nelle iridi mentre si specchiava nel ghigno sadico del suo interlocutore “non pagherai mai abbastanza per quello che hai fatto a Sansa, se non ti ho ammazzato prima in cortile è stato solo perché lei potesse avere il piacere di farlo e vendicarsi di tutto quello che ha dovuto subire”.
“Subire?” Ramsay proruppe in una risata di scherno “se solo tu avesti sentito i suoi gemiti”
“Non osare! Non osare parlare di lei in questo modo, non con me!”
Ma Jon aveva mostrato il fianco e Ramsay continuò senza sosta: “Avresti dovuto vederla Bastardo, con le guance arrossate su quella pelle d’alabastro e i capelli guizzanti come fiamme, tutti in disordine, tutta per me!"
L’impeto di Jon lo mosse verso la cella, sbattendone la grata, fiondandolo all’interno per afferrare Bolton per il farsetto e assestargli un fulmineo pugno allo stomaco; Ramsay crollò a terra.
“Non la toccherai mai più maledetto” gli promise Jon adirato respirando affannosamente con l’intento di riprendere il controllo.
Il ghigno ancora sul volto mentre rantolava a terra, quasi godesse di quelle percosse: “vorresti farlo tu giusto? Già, chiunque vorrebbe farlo, così posata e glaciale, quando passava per il cortile tutti si voltavano a guardarla, bella come una mattina d’inverno” Ramsay si tirò su con i gomiti per guardare meglio in faccia Jon che tentava invano di resistere all’istinto di massacrarlo di botte: "eppure posso assicurarti che dentro è calda come un pomeriggio d’estate!”, occhi crudeli e meschini infiammarono di rimando quelli basalto di Jon che persa ogni disciplina e ogni controllo si avventò verso Ramsay prendendolo a pugni in pieno viso.

Non devo ammazzarlo
Si ricordò all’improvviso.
Un ultimo calcio allo stomaco, e poi uno più in basso, talmente forte da farlo svenire per un bel po’ di tempo.
Jon rabbioso gli sputò addosso prima di richiudersi la grata della cella alle spalle e avviarsi verso l'esterno.

Cosa pensavo di ottenere da lui...
Risalito verso il cortile si accasciò con la spalla a contatto con le fredde mura dell’arco che lo sovrastava, chiudendo gli occhi per ricalibrare il respiro si chiese quale fosse stato il motivo che lo aveva spinto a cercare nuovamente un confronto con quel sadico quando si era già scontrato con la perversione arrogante della sua mente malata sul campo di battaglia.

Ho fatto solo il suo gioco ancora una volta.
Jon aprì gli occhi stanchi, dando uno sguardo al cortile dove le mura ora erano adornate dei vessilli Stark; tutti gli armamenti Bolton erano radunati in un mucchio, mentre gli stendardi ardevano in un falò lateralmente al cortile; c’era chi medicava e chi veniva medicato, chi dava direttive e chi eseguiva, chi ancora si concedeva una bevuta.

Thormund Veleno dei Giganti si avvicinò a lui: “sei tornato da quello?” diretto come sempre,
“Aye” rispose semplicemente Jon, scostandosi dal muro e avviandosi con l’amico verso il centro del cortile, “e ti è servito?” chiese il Bruto.
“Non ne sono sicuro” ammise Jon perplesso bloccandosi subito dopo quando intravide i due uomini che aveva mandato con Sansa varcare l’ingresso della fortezza.

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Capitolo 38
*** 6x9.3 MM 9.2 L'ultimo sguardo ***


6x9.3 Missing Moment 9.2
 

Sansa si rifiutò di percorrere la vallata a cavallo: aveva bisogno di farlo attraversando quella distesa di morti, specchiandosi nelle iridi vuote di chi aveva dato la vita per la sua causa, doveva loro almeno quello e non se ne sarebbe ritratta mai.
Sapeva con lucidità cristallina dove giaceva il corpo esanime del fratello, era molto più spostato dal marasma di corpi dilaniati accalcati gli uni sugli altri.
Il suono destabilizzante dei lamenti di chi era ancora in vita era impacabile; d’un tratto Sansa si sentì tirare per il mantello: “Mia signora…”, un ragazzo a terra con il viso impolrante e gli abiti laceri, imbrattati di sangue la tratteneva; Sansa richiamò i due uomini che la scortavano mentre si accostò al giovane: “Non riesci ad alzarti? Sei ferito?” si informò Sansa mentre gli occhi percorrevano il corpo del ragazzo in cerca del problema.
“Le gambe… non riesco a muoverle”
“Mia Lady non dovresti occuparti di ogni moribondo in cui inciampi, ci sono i maestri e le donne per questo” disse l’uomo più corpulento che la accompagnava.
“Non sono forse una donna io?” chiese Sansa incurante senza neanche voltarsi: “hanno combattuto per me e la mia casa, si tratta del mio popolo e me ne occuperò fino a quando avrò vita, Loro, tutti voi siete una mia responsabilità” affermò Sansa senza remore ne accusa. “Hai del vino per lenire il dolore?” gli chiese infine voltandosi, certa che stavolta non avrebbe obiettato.
L’uomo si sganciò la borraccia dalla cinta e la porse alla Lady. Sansa accostò a sua volta l’otre alle labbra del ragazzo che bevve avidamente “Mia lady Stark, ti ringrazio; se è giunta la mia fine sarò felice di abbracciare la morte dopo aver visto il tuo viso”,
“Non morirai, non oggi almeno” rispose con un sorriso dolce lei mentre fece cenno ad alcuni uomini per chiedere soccorso: “Portatelo al castello e trovate qualcuno che possa dargli le cure di cui necessita”.
Gli uomini obbedirono in silenzio caricando il giovane su una barella di fortuna; “Possiamo proseguire ora” disse Sansa restituendo l’otre al suo proprietario. Dovettero fermarsi altre volte, fino a che tutte le richieste d’aiuto giunte alle orecchie di Lady Stark non furono esaudite.

C’era una linea di demarcazione di cadaveri umani ed equini laddove era avvenuto l’impatto più estremo della cavalleria; passato quello era una distesa di frecce e leggermente più in la dove i dardi si diradavano appena, giaceva il corpo di Rickon, trafitto più e più volte con un rivolo di sangue ormai secco al lato della bocca e gli occhi ancora a scrutare il cielo.
Sansa crollò in ginocchio fissando quegli occhi vuoti e sentì le lacrime inumidirgli i suoi.

Guardare e non vedere, avrò tempo di piangerlo, ma non qui, non quando lui è ancora in vita.
E le lacrime obbedienti non scesero asciugandosi lentamente alla brezza; una mano di lei si posò sul volto del fratello per chiudergli le palpebre, poi si accostò piano posandogli un bacio lieve sulla fronte, timorosa quasi di scalfirlo neanche fosse fatto di cristallo.
Un momento di contemplazione e poi si alzò chiudendosi nel mantello tutte le emozioni.
“Ci pensiamo noi Mia Lady” disse l’uomo più robusto con tono apprensivo, Sansa acconsentì silenziosa, grata di non dover obbligatoriamente proferire parola.

Qualche passo indietro, sentiva il bisogno di distanziarsi appena, come impaurita dall’immobilità del corpo di suo fratello disteso sulla barella: guardare e non vedere non significava distacco totale, no, Sansa sapeva di fissare il cadavere di Rickon, un altro della sua famiglia e temeva potesse non essere l’ultimo.
Quasi non si accorse di Jon quando varcarono la soglia del cortile interno, si accostò semplicemente alla barella che d’un tratto si era fermata; fu la voce roca e stanca di lui a ridestarla dal torpore dei pensieri: “seppelliremo mio fratello nelle cripte, vicino a mio padre”.
I due uomini si avviarono e Jon fece per darle le spalle quando Sansa realizzò che era arrivato il momento: “Jon” lo richiamò ferma bloccandolo sul posto.

È stato lui a fare tutto questo, a Rickon, a me, alla nostra famiglia…
Jon si voltò temendo quelle parole che Sansa pronunciò: “Dov’è lui”.
Impotente nel risparmiarle tutto quello che sarebbe conseguito da una vendetta a cui Sansa non voleva sottrarsi la guardò con occhi tristi: “l’ho fatto portare nelle prigioni per il momento”; Jon sapeva che Sansa in quanto Stark avrebbe rispettato l’onore del padre e dei suoi insegnamenti tra cui il più importante di tutti: chi pronunciava sentenza di morte doveva essere anche in grado di calare la spada in modo tale da assumersi le responsabilità di quella vita estirpata; la conferma di tutto questo risuonò dalle stesse parole di lei: “me ne occuperò io” disse infatti con voce feroce avviandosi verso le segrete senza remore.

“Sansa!” la richiamò con urgenza la voce lui in un ultimo tentativo di protezione.
Lei si voltò silenziosa verso il fratello, “di quello che ha fatto ne deve rispondere a me e a me soltanto” decretò imperterrita a denti stretti.
Jon in quel frangente colse nel suo sguardo la fermezza di chi aveva già meditato a lungo la decisione, di chi sapeva esattamente cosa fare e come e ne fu totalmente assuefatto, sedotto e spaventato.
Fu in grado solo di abbassare lo sguardo e annuire tristemente.

——

Trascinarono il suo corpo svenuto nella grande cella che Lei aveva designato come patibolo, un’esecuzione privata, solo per i suoi occhi al calare dell’oscurità.
Lo adagiarono ancora privo di conoscenza sulla sedia apprestandosi a legarlo tra un sottofondo di latrati, ringhi e mascelle che azzannavano sbarre di ferro. I due uomini si avvicinarono a Lady Stark in attesa di ordini: “Lasciatemi sola con lui” disse ferma con lo sguardo congelato sul prigioniero.

Non si mosse fino a che non fu totalmente sola; azzardò un passo, lentamente, e poi ancora uno e prendendosi tutto il tempo, un piede dopo l’altro si ritrovò a sovrastare il suo aguzzino che giaceva inerme legato, con le palpebre ancora chiuse e il volto insanguinato a causa delle percosse che Jon gli aveva inflitto alimentato da un’irrefrenabile ferocia.
Lo guardò intensamente in dettaglio: quelle labbra che aveva visto più volte stendersi in un ghigno sadico mentre la braccava e sperimentava nuovi modi per impaurirla e tormentarla, il respiro pesante sul collo, il suono macabro della sua voce mentre la scherniva o le prodigava oscenità, umiliandola come se fosse un oggetto in suo possesso, ghermendole i polsi con violenza o toccandola senza riguardo se non per vederla piangere più forte; poteva ancora sentire la presa delle sue mani lascive sul suo corpo, la fredda lama del coltello percorrerle la schiena, la curva dei glutei e tutta la lunghezza della coscia nell’attesa che lui trovasse di volta in volta un assurdo espediente per “punirla” perché questo lo faceva eccitare più di qualunque altra cosa.

Mai più avrebbe toccato Ramsay Bolton.
Mai più lui avrebbe toccato Lei.
I mastini fremevano e sentivano l’odore del sangue come un richiamo.

Sansa ripercorse con lo sguardo i lineamenti del marito e decise che anche quei malsani ricordi non sarebbero mai usciti da quegli stessi sotterranei.

Hai lordato i pochi sogni che mi erano rimasti, hai fatto crollare la mia innocenza e mi ha fatto quasi dimenticare me stessa, ma non sono come te e mai lo sarò.
Hai giustiziato mio fratello coinvolgendoci in un turbinio di terrore, speranza e dolore.
Hai quasi ucciso Jon e come un veleno hai insidiato il suo animo alimentando il suo senso di colpa; troppo buono Jon, troppo puro per questo gioco meschino, ma il tuo svago è ormai giunto al termine: ora sarò io a dettarne le regole.

 Un incresparsi della fronte di Ramsay la focalizzò sul presente: era finalmente giunto il momento.
Ricettiva e pronta si avvicinò alla gabbia che si trovava alla sua destra con un paio di mastini all’interno, lasciò cadere un osso nella gabbia per poi far scattare la serratura e aprire appena l’inferriata, mentre i due cani erano occupati nello spolpare quella insufficiente distrazione; fece lo stesso con la gabbia di sinistra per poi scavalcare l’ingresso della griglia principale e chiudersela alle spalle rigirando la chiave.

Ramsay lentamente iniziò a riprendere i sensi.

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Capitolo 39
*** 6x9.4 The Execution ***


Piano, lentamente iniziava a riprendere coscienza dei suoi arti, dei suoi piedi piantati a terra, della schiena appoggiata alla sedia; le dita della mano, intirizzite in un formicolio fastidioso, si stavano risvegliando ed iniziò a muoverle fin quando non comprese di essere legato per i polsi. Cercò di respirare ma il petto a sua volta era chiuso in una morsa di corde e al posto del respiro uscì solo a tossire sommesso; anche le gambe erano legate, cercò quindi di capire dove si trovava e con uno sforzo immane iniziò ad aprire le palpebre riacquistando la vista a poco a poco.
Si, corde.
Alzò il mento per osservare il luogo, ma quello che incontrò furono due occhi diamante che lo scrutavano immobili, privi di qualunque espressione.
Eccoti dunque.
“Ah…Sansa” pronunciò, mentre un sorriso sbeffeggiante gli comparve nuovamente sul viso imbrattato del suo stesso sangue “hello, Sansa”.
Il viso impassibile di lei non si espose alle sue sottili angherie neanche per un momento, Sansa rimase semplicemente in silenzio ad osservare.

Ramsay ispezionò con gli occhi il luogo in cui era stato portato:
“Dunque è qui che dovrò stare ora?”
Solo il silenzio accolse le sue parole.
Gli occhi di Sansa continuavano a soppesare il suo sposo, quasi con curiosità, mentre le luci che si sprigionavano danzanti dalle torce arroccate sui muri la illuminavano, rendendole visibile solo metà dell’ovale viso, dando la parvenza che i suoi stessi capelli fossero irradiati da lingue di fuoco.

Ramsay fece i conti con la realtà che lo attendeva e quasi dispiaciuto chiuse gli occhi sospirando la risposta che si aspettava da lei: “No”.
Tornò a guardarla con sfida, mento alto e per coinvolgerla in una replica continuò il suo monologo: “il nostro tempo insieme sta per finire”.
Gli occhi di Sansa continuavano a scrutarlo silenti, il pelo di pelliccia ad incorniciarle il volto d’avorio adombrato per metà da un’oscurità impenetrabile.
“va bene così” continuò imperterrito Ramsay, “tu non puoi uccidermi, sono parte di te ora”.


Boria.
Eccola la maledizione, ecco il veleno, ecco l’arroganza.
Hai vissuto sempre in funzione di appropriarti di ciò che non era tuo diritto avere, infliggere sofferenze agli altri sembrava darti potere su di loro quando in realtà ti serviva solo per celare le tue insicurezze distruttive.
“le tue parole svaniranno, la tua casata svanirà, il tuo nome svanirà, qualunque ricordo di te svanirà” pronunciò lei con voce apatica così in contrasto col suo sguardo, tanto feroce da illuminare le tenebre, mentre poneva Ramsay di fronte all’inevitabile e amara verità.

Un profondo e basso ringhiare fece voltare il viso di lord Bolton verso destra, Sansa non volle perdersi un secondo di quel loro agognato ritrovarsi; come si sarebbe sentito lui quando avesse realizzato cosa stava per accadere?

Ramsay deglutì consapevole, mentre un altro ringhio lo fece voltare verso sinistra questa volta, tanto da vedere uno dei suoi mastini scivolare sulle zampe di velluto dalla cella lasciata semi aperta; ogni mastino che si avvicinava ne richiamava un altro che arrivava quasi scodinzolando ad avvicinarsi al padrone legato al centro della segreta.

Feroce di rabbia per la paura che iniziava a farsi strada dentro di lui, Ramsay si rivolse nuovamente a Sansa, immobile come una statua intenta a fissarlo:
“i miei mastini non mi farebbero mai del male!”.
“Non li hai nutriti per sette giorni, l’hai detto tu stesso” rispose lei con tono remissivo, godendosi quello sguardo, fissandosi nella mente quell’attimo di vendetta.
Ramsay deglutì cercando di aggrapparsi alla sua solita spavalderia: “sono bestie fedeli!”
“lo erano” rispose prontamente Sansa, “ora sono affamate” concluse pacata.

La percezione della realtà di quelle parole congelarono ogni parte di Ramsay, i suoi occhi, le sue membra, il suo cuore, i suoi respiri; poi un ringhio sommesso lo fece voltare ancora: i mastini circospetti continuavano ad avvicinarsi girandogli attorno, i loro respiri pesanti assieme ai loro passi sul pagliericcio del pavimento erano l’unico suono che pervadeva le segrete di Grande Inverno.

Gli occhi di Ramsay seguirono l’andamento del più grosso, così come quelli di Sansa che rilassò le labbra assaporando il momento, quando il cane mise le zampe sulle ginocchia del padrone avvicinandosi per fiutarlo.

Uccidere è la cosa più dolce che ci sia – le aveva detto una volta il Mastino; curioso che proprio dei mastini avrebbero ucciso per sua vendetta.
 

“Seduto” ringhiò Ramsay, ormai muso a muso col cane “a cuccia!”.
Sansa riusciva quasi a percepire sulla sua stessa pelle il terrore che il suo sposo cercava di dominare mentre l’adrenalina gli scorreva attraverso ogni qual volta gli ordini imposti venivano prontamente ignorati.
“A cuccia!” tentò nuovamente lord Bolton quando il cane prese a leccargli il viso assaporando il sapore del suo sangue.
“Seduto! STA GIÚ!”.

Ci fu un attimo, il cane allontanò il muso dal viso semi voltato del padrone, quasi a soppesarlo, guardandolo con quegli occhi pieni e privi di luce.
E poi fu l’attacco, veloce, immediato alla mascella, e l’urlo di Ramsay risuonò per tutta le profondità delle segrete, mentre Sansa ancora guardava; si ritrasse un poco a quella visione ma poi fu magnetizzata dalla brutalità dell’assalto quando anche gli altri mastini si unirono al banchetto.

Latrati e grida e mascelle che addentavano e dilaniavano e Sansa non riuscì a ritrarsi, continuò a guardare mentre il sangue scorreva, mentre la gola del suo sposo veniva squarciata e solo quando gli urli cessarono decise di lasciare i cani al loro svago, voltandosi a dare le spalle una volta per tutte a quell’uomo che non era più nulla.

 

Eccomi padre,
ho decretato la morte di un uomo e ho calato io stessa la spada del giudizio come mi hai insegnato tu, mi assumo le responsabilità di questa vita estirpata.
La vendetta è stato il movente, 
per vendicare me stessa,
per vendicare Rickon e Jon e Theon e chiunque altro abbia sofferto a causa sua.

 Ora sono libera di gioire nell’oscurità della notte di ogni suo urlo!

 

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Capitolo 40
*** 6x10.1 MM 10.0 Grande Inverno ***


Per la prima notte, dopo tanto tempo, Sansa era piombata in un sonno profondo e senza sogni all’interno della sua vecchia camera; quelle mura avevano udito e incamerato qualunque sua emozione da quando era una bimba fino a quando era riuscita a fuggire dalle grinfie di Ramsay; avevano assistito ai ricordi più belli  e agli incubi più inumani, eppure, quella notte, tra le coperte di pelliccia e il pelo di Spettro, Sansa era stata libera da ogni agonia notturna, svegliandosi riposata e senza più quel macigno che da tempo le gravava sullo stomaco.
Aveva fatto un bagno ristoratore lavandosi l’odore della battaglia dalla pelle e dai capelli ma non aveva voluto nessuna ancella, non quella mattina, quel risorgere dalle sue ombre sarebbe stato tutto per lei; si stagliava nuda come una dea di fronte al suo specchio ampio, la pelle alabastro riflessa sembrava splendere alla luce fioca del mattino mentre si posava poche gocce di essenza di gelsomino nella piega dell’avambraccio, sui polsi, dietro le ginocchia, alla base delle orecchie e lungo la clavicola.
Si spostò appena per prendere la spazzola e ravvivare i capelli con colpi energici prima di indossare la fresca veste di lino e sedersi per dedicarsi all’acconciatura; umettò i polpastrelli con essenza di limone e prese ad intrecciarsi le ciocche nella parte alta del capo in due semplici treccie che si incontravano al centro, lasciando libera il resto della chioma color rame.
Voleva che la luce irradiasse i sui capelli, voleva risultare fulgida a chiunque l’avesse vista: le voci sulla fine che aveva fatto fare al marito dovevano già essere giunte fino a Città dell’Inverno se non oltre e lei desiderava confermare a tutti quanto sangue di lupo scorresse effettivamente nelle sue vene, che anche lei era capace di ferocia se si attaccava il suo branco.
Indossò l’abito blu oltremare con l’emblema Stark, avrebbe dovuto farlo pulire ma aveva necessita del metalupo sul petto, accanto al suo cuore; era un bisogno ancenstrale e inoltre quella sera avrebbero dato un banchetto per i primi lord che sarebbero arrivati a rinnovare i loro giuramenti a casa Stark.
Sansa voleva risultare austera e indomabile; adagiò sulle spalle il mantello chiudendoselo al collo per poi uscire diretta verso la grande stanza adibita ad uccelliera per i corvi dove sapeva avrebbe trovato Maestro Wolkan, per informarsi di quanti lord fossero in procinto di arrivare per quella sera.
 
C’era tanto da fare e da riorganizzare, Sansa era stata istruita per tutta la vita su come essere una ottima Lady e sapeva come muoversi in vista di banchetti e di lord da accogliere. Dopo aver incontrato il Maestro si avviò verso le cucine in modo da dare direttive per l’organizzazione della serata, incontrando poi la servitù per commissoniare loro i lavori da ultimare.
Tutto doveva essere come se i Bolton non avessero mai messo piede dentro quelle mura, tutto doveva risulatare ineccepibile e assolutamente Stark.
 
Uscì in cortile per accertarsi che qualunque segno della battaglia del giorno prima fosse scomparso, gli stendardi del metalupo adornavano le mura interne ed esterne e fortunatamente la neve caduta durante tutta la notte aveva aiutato a pulire il sangue dal terreno;
mentre camminava per il cortile sentiva tutti gli occhi puntati su di lei.
Sanno di Ramsay
Tutti si inchinavano al suo passaggio ma ci fu silenzio tombale quando passò oltre la porta delle segrete per dirigersi verso le scuderie.
 
La sua bella cavalla bianca al contrario la salutò con un lieve nitrito e lei le si apprestò di fronte a carezzarle il muso; un attimo dopo la sacerdotessa rossa fece il suo ingresso tra i nitriti dei destrieri e Sansa si ritovò disorientata dal suo sguardo sconsolato e dalla visione di lei che iniziava a sellare un cavallo senza pronunciare parola.
“Lady Melisandre, sei forse in partenza?” chiese Sansa gentilmente avvicinandosi alla donna.
La sacerdotessa posò su di lei il suo sguardo intenso, un velo di tristezza annebbiava i bei lineamenti:
“Lady Sansa, figlia del Nord... Jon Snow mi ha appena bandita da queste regioni. Ho ancora dei compiti da svolgere per il Signore della Luce, quindi stò per recarmi a Sud” disse con un sorriso tiepido.
“Jon ti ha esiliata? Come sarebbe?” chiese Sansa colta di sorpresa.
“Come ti ho detto una volta, tutti commettiamo degli errori mia lady e io ne ho fatti diversi, vengo esiliata per uno di questi. Permettimi un avvertimento prima di lasciarci dolce Lupa Rossa: sarai tu sola a doverlo difendere ora, non fidarti di altri”. Gli occhi incandescenti di Melisandre la inchiodarono a quel preciso istante e Sansa, forse proprio per le sue parole, sentì un impellente bisogno di vedere Jon, parlare con lui, essere sicura che stesse bene.
“Ti auguro un viaggio rapido e con le stagioni a tuo favore lady Melisandre” sussurrò Sansa congedandosi da lei che la osservò per un istante prima di riprendere a sellare il cavallo.
 
Sansa uscì dalle scuderie e venne prontamente accostata da Maestro Wolkan che teneva tra le mani un messaggio srotolato.
 
- - -
 
Quando Thormund gli aveva riferito di Ramsay, Jon non aveva saputo proferire parola, aveva semplicemente continuato a bere con l’amico, annegando nella birra amara tutti i suoi sensi di colpa nei confronti della sorella.
Si era risvegliato nel suo letto confuso e aveva affondato la testa in un bacile di acqua gelida per riprendersi dal post-sbornia, poi, dopo essersi asciugato e legato i capelli, rivestito dei suoi abiti aveva raggiunto le cucine dove aveva ingerito qualunque cosa potesse asciugargli lo stomaco dai residui dell’alcool della sera prima.
Uscito alla fresca aria del mattino osservò le persone intente nei loro lavori e gli sembrò quasi di non aver mai abbandonato quelle mura; decise di dirigersi verso la sala grande, la sala usata durante le udienze e che quella sera avrebbe accolto nuovamente gli uomini del nord fedeli a casa Stark, non aveva idea di cosa sarebbe venuto a conoscenza mentre sostava dietro la sedia che era solitamente occupata da suo padre Ned e richiamava alla mente tempi più lieti.
Davos aveva irrotto in quella sala con la furia negli occhi e rivolgendosi alla Donna Rossa l’aveva accusata di aver uscciso la figlia di Stannis, la principessa Shereen e lei non aveva negato niente.
Lady Melisandre era stata bandita quella stessa mattina, esiliata dal nord prima che Davos potesse reclamare una seconda volta la sua testa.
Jon si chiese tutto d’un tratto quando mai avrebbe avuto fine quell’orrore, se mai avrebbe avuto fine.
Incapace di fare e pensare, si avvolse nel mantello che Sansa aveva confezionato per lui, dirigendosi sulle mura di Grande Inverno, per ridestarsi dai pensieri grazie alle folate di aria gelida.
 
Il cavallo di Lady Melisandre varcò il cortile e il grande portone di legno, avviandosi verso la neve  che si stagliava all’orizzonte.
Era solo un punto rosso in tutto quel bianco, come una goccia di sangue.

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Capitolo 41
*** 6x10.1 Forehead Kiss ***


 6x10.1
 
 
L’aria fredda del mattino era come un balsamo sul viso di Jon mentre guardava il cavallo della sacerdotessa allontanarsi nella neve; nessun rumore si distingueva, tutto era ovattatto da un manto di neve bianco, solo i suoi occhi percepirono una figura incedere sul parapetto alla sua destra proprio verso di lui: Sansa lo aveva raggiunto sulle mura, silenziosamente avvolta nel suo mantello.
La pelliccia di lupo adagiata sulle spalle ad incorniciarle il viso assumeva, alla luce fioca del mattino, filtrata dalla coltre di nubi che li sovrastava, una colorazione blu notte che faceva risplendere il rosso dei capelli e il viso d’avorio della ragazza.
Jon si voltò a guardarla, ammaliato da quella visione ma memore di tutto quello che era successo tra loro.
Sansa aveva gli occhi fissi su Lady Melisandre, ma non si pronunciò in merito all’allontanamento della donna, rimase semplicemente in attesa che il fratello parlasse.
 
Un respiro frustrato: “ ho fatto preparare la camera padronale per te” disse senza guardarla.
“La camera dei nostri genitori? Dovresti prenderla tu” asserì Sansa stupita guardando il fratello mentre un sorriso incredulo adava a distendere i lineamenti dui lui, “non sono uno Stark” si giustificò quasi divertito senza ancora riuscire a guardarla.
“Lo sei per me” affermò perentoria lei.
Come puoi non considerarti ancora uno Stark dopo tutto quello che hai fatto per la nostra famiglia?
 
Se lo sono perchè non ti sei fidata di me?
Jon si sistemò nel mantello mentre un’ombra di amarezza lo attraversò in viso.
Prese le distanze dalle sue emozioni, prese le distanze dall’amore che provava nei confronti della sorella, qualcosa che stava tentando di varcare una soglia troppo sottile e che Jon non voleva osare superare; riassunse il suo ruolo e alzò lo sguardo verso l’orizzonte: “sei la Lady di Grande Inverno, è tua di diritto. Siamo qui grazie a te, la battaglia era persa prima che arrivassero i cavalieri dell Valle e sono venuti per te.” Un’ammissione, un’amara ammissione, una consapevolezza crudele per lui che aveva fatto tutto quello che era in suo potere fare ed era caduto miseramente nel crudele gioco di Ramsay, mandando all’aria tutti i piani di attacco e rendendosi responsabile di troppe perdite da parte loro.
 
Sansa lo ascoltava e lo guardava attenta, cercava di capire cosa passasse per la mente del fratello, erano arrivati al nocciolo della questione e lo sapevano entrambi, lo sguardo corrucciato di Jon ne era la conferma e ancora non riusciva a guardarla, ma perchè?

Una domanda stava torturando Jon da un giorno intero, facendogli ribollire il sangue nelle vene e contorcendogli le viscere da qualcosa che non sapeva spiegare: rabbia? Furia?
Gelosia

“Mi hai detto che Lord Baelish ti aveva venduta ai Bolton” disse infine con voce leggermente più alta, atteggiandosi come se la risposta quasi non lo riguardasse, ma senza ancora il coraggio di incontrare i suoi occhi, bisognoso di chiudere in fretta quell’argomento o non sarebbe riuscito a discuterne in maniera controllata.
“Lo ha fatto” rispose lei scrutando il panorama dall’alto delle mura, occhi fissi su un punto indistinto.
Avanti Jon, chiedimelo!
“e ti fidi di lui?” domandò celermente, sfidandola, non facendole quasi finire di pronunciare la risposta.
Lo slancio in quella domanda che celava un bisogno feroce di conferma lo fece finalmente voltare a guardarla, e si ritrovò a contemplare la fierezza di lei, il suo bel viso, mentre l’inquietudino lo attanagliava dall’interno.
“Solo un pazzo si fiderebbe di Ditocorto” un sorriso di scherno a incornicaire quelle parole e gli occhi di Jon andarono a soppesare la figura di lei, una perfetta, glaciale Lady del Nord.
 
Sansa si voltò a guardare Jon, denudandosi di quel ruolo pesante che non aveva intenzione di ricoprire con lui, non in quel momento.
Gli occhi supplicanti si incatenarono a quelli del ragazzo: “avrei dovuto dirti di lui, avrei dovuto dirti dei cavalieri della Valle...mi dispiace” sussurrò lei sinceramente mortificata per averlo messo in una situazione di pericolo solo per non essersi fidata completamente.
Jon la guardò comprendendo quanto sincere fossero le sue parole e decise di togliersi la corazza, solo per quel momento, solo per lei e per le mura di pietra di Grande Inverno che incorniciavano le loro figure.
Azzardò qualche passo verso la sorella, senza avere il coraggio di guardarla mentre Sansa lo accolse esponendosi completamente a lui.
Gli occhi di Jon si sofferamarono sul manto di lupo della ragazza quansi a cercarvi le parole più adatte da pronunciare.
“Dobbiamo fidarci l’uno dell’altra”, era quasi un sussurro, pieno di amore e devozione e speranza, “non possiamo combattere una guerra tra di noi, abbiamo troppi nemici ora” disse Jon in un sospiro continuando a guardarla mantre Sansa gli restituì uno sguardo remissivo.
Jon non riuscì a resistere a quegli occhi supplichevoli, alzò la mano destra fino a poggiarla sui capelli della sorella incoronata da candidi fiocchi di neve e le avvicinò il viso al suo per adagiarle un bacio sulla fronte quasi in segno di perdono; doveva essere un bacio dolce, totalmente fraterno, ma quando Jon di staccò da lei e percorse i lineamenti di quel viso, tutte, tutte quelle emozioni inespresse che cercava di dominare lo investirono di colpo e fu quasi sopraffatto dal desiderio di fiondarsi sulle sue labbra;
Sansa alzò lo sguardo e l’incontro con quegli occhi pervinca incatenarono Jon a quel frangente, arrestando quei pensieri destabilizzanti.
Jon serrò le labbra quasi in difesa, deglutendo silenziosamente quell’impeto che lo aveva travolto senza però riuscire a distaccare lo sguardo dalle labbra vermiglie di lei.
Fatti da parte idiota.
Consapevole della pericolosità della situazione, fece un cenno alla sorella e si distaccò da lei allontanandosi per voltarle le spalle e mettere distanza tra loro.
 
Sansa aveva percepito una luce diversa nello sguardo di lui, ma il pensiero del perdono per le sue stesse manchevolezze aveva sovrastato i suoi pensieri, quasi a farle dimenticare il motivo per cui aveva raggiunto così in breve tempo il fratello sul parapetto.
“Jon” lo richiamò infatti lei.
Jon si voltò a guardarla ancora intento a dominare i suoi impulsi.
“Un corvo è giunto dalla Cittadella: un corvo bianco!” specificò fissando il fratello.
Prese un gran respiro e pronuciò quelle parole che erano state a lungo solo una promessa:
“l’inverno è arrivato!”.
 
Il viso di Jon si distese e come collegato da una forza invisibile, quello di Sansa fece lo stesso di rimando.
Un sorriso di Jon, un vero sorriso, come non lo aveva più visto da quel giorno nelle stanze del Castello Nero, di fronte al fuoco, tra un sorso e l’altro di quella terribile birra dei Guardiani dell Notte.
Jon alzò gli occhi al cielo rimirando la neve che scendeva fioca e fresca: “beh, nostro padre cel’aveva promesso giusto...” disse tornando a guardarla con uno sguardo dolce, fiducioso, totalmente devoto.
Come vorrei non fossi mio fratello in questo momento.
Sansa si beò totalmente dello sguardo di Jon, del suo sorriso e dei suoi occhi buoni che neanche si rese conto dei suoi pensieri, riuscì solo a sorridere e a guardarlo mentre lui si inchinava leggermente a lei per congedarsi.

Sansa tornò a scrutare l’orizzonte in un sospiro pieno della consapevolezza di essere di nuovo a casa.
 
 
 
 










eccoci qui!
necessito di postare alcune precisazioni per il capitolo che avete appena finito di leggere.
Innanzitutto ero assolutamente terrorizzata da questo passo perchè riprende uno dei momenti più fondamentali di questa ship: in molti hanno iniziato a shippare Jon e Sansa dopo la visione di qesta parte della 6x10. Personalmente reputo ci siano 2 momenti apice in cui è innegabile quanto il loro atteggiamento nei cofronti l’uno dell’altra non sia propriamente fraterno.

1) Il frangente:   

J- You told me Lord Baelish sold you to the Boltons...
S- He did.
J- And you trust him?

Qui l'atteggiamento di Jon è più da fidanzato geloso che da fratello ed è innegabile perchè pone la seconda domanda con urgenza, con sfida, e non guarda Sansa fino a che lei non gli risponde perchè lui una sorta di film mentale sel’è già fatto. Mi sento di affermare questo perchè Kit e Sophie hanno messo in atto delle dinamiche di coppia: quando io discuto col mio compagno essenzialmente ricreo spessissimo questa esatta dinamica, e lui fa lo stesso con me quindi per me questo è stato solo una conferma dello sviluppo del loro rapporto verso questa direzione.

2) Lo sguardo di Jon dopo aver deposto il bacio sulla fronte di Sansa, ovvero quel mezzo secondo dove la guarda a bocca dischiusa inclinando leggermente il viso a soppesare quello di lei, ecco, quello non è assolutamente uno sguardo da fratello, è lo sguardo di chi si accorge della breve distanza tra loro, è lo sguardo attraversato da un’epifania che lo incatena a quel momento e alle labbra di lei, infatti prima di distaccarsi completamente da Sansa, lo sguardo di Jon indugia nuovamente sulle labbra di lei come a maledirsi e a volersi trattenere. 

Io iniziaia shipparli da prima che si ricongiungessero, in modo molto tenero sinceramente e dovuto più che altro ai libri e ai pensieri di Sansa su Jon. Iniziai a shipparli selvaggiamente dal loro primissimo ritrovarsi nella 6x4 e da li sono entrata in un loop che mi ha portato fino qui!

fatemi sapere cosa ne pensate! a presto!!!

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Capitolo 42
*** 6x 10.2 Eight mix ***


 

I Lord sarebbero iniziati ad arrivare a momenti e Sansa aveva chiesto al Maestro di supervisionare gli ultimi preparativi affinche tutto fosse in ordine e rispettasse quello che lei aveva chiesto; stava percorrendo il lungo corridoio verso le camere padronali che Jon aveva fatto preparare per lei, quando lo sguardo sgargiante del fratello le balenò in mente tornando a percepire un lieve calore sulla fronte, laddove le labbra di lui si erano dischiuse in un dolce bacio, come se la sua stessa pelle avesse assorbito per sempre la memoria di quel momento.
Sansa si blocco a quel pensiero, la mano guantata stretta alla maniglia della porta ancora chiusa, le labbra aperte in cerca d’aria mentre tentava di dominare quel brivido che era andato a percorrerle a schiena.
Non dovresti nenache pensarlo
si disse aprendo finalemente la porta e varcandone la soglia.
 
La camera era pulita e ordinata, tutto era tornato al proprio posto come se semplicemente il tempo si fosse fermato e i suoi genitori non avessero mai abbandonato quelle stanze; Sansa percorse con gli occhi ogni angolo della camera in piena e assoluta contemplazione, non seppe dire quanto stette lì ferma immobile a guardare ma ad un tratto un rumore la ridestò: due uomini seguiti da Maestro Wolkan stavano portando dentro la stanza un grosso baule di legno panciuto.
“Poggiatelo qui” disse con gentilezza il Maestro mentre i due eseguivano in silenzio prima di inchinarsi a lady Sansa e congedarsi dalle stanze.
“L’abbiamo trovato grazie ad una servetta, dice che il Maestro Luwin l’aveva fatto nascondere all’arrivo degli uomni di Ferro ed è rimasto al sicuro da allora”.
Sansa si era chiesta cosa ne fosse stato di tutti i cimeli Stark e dei gioielli di sua madre, ma immaginava che fossero andati persi a causa delle razie; quando Wolkan lasciò le stanze prese coraggio e aprì il baule, riscoprendo numerosi oggetti appartenenti a sua madre con il simbolo del pesce dei Tully, due dei suoi abiti più preziosi, una lunga spilla d’argento con emblema Sark e un paio di pelliccie di lupo.
Sansa prese la spilla rigirandosela tra le dita private dei guanti grigi, l’argento era freddo tra le sue mani e la luce che si specchiava in quel monile le ridestò antiche sensazioni, il ricordo di suo padre che le carezzava i capelli, il sorriso caldo di sua madre, Robb che la faceva danzare nella grande sala...
Sansa ripose tutto nel baule chiudendolo in fretta e uscendo dalla stanza in preda al panico della dolcezza di quei ricordi; si strinse il mantello sulle spalle e percorse con passo veloce il corridoio fino ai lunghi camminamenti esterni, scendendo in cortile ed incedendo rapidamente fino all’ingresso del parco degli Dei che si trovava a fianco dell’armeria, sperando che nessuno si accorgesse di lei.
Maestoso si stagliava l’albero del cuore, intessendo silenzio tramite le sue fronde carminie.
La neve era caduta quella notte, imbiancando tutto il giardino e gelando il piccolo lago ai piedi dell’albero.
Sansa a quella visione tornò a respirare: quel posto la calmava da sempre; si alzò il vestito per procedere più celermente verso la liscia pietra su cui amava sedersi quando era bambina, su cui suo padre Ned sostava in contemplazione, forse in preghiera brandendo sempre Ghiaccio che fosse essa nel fodero oppure no; ne accaezzò la superficie rimuovendo poi la neve che la ricopriva, alzò lo sguardo per incontrare gli occhi piangenti resina rossa scolpiti in un tempo remoto dai Figli della Foresta, una connessione ancestrale tra casa Stark e la magia antica che defluiva come sangue nella linfa di quel grande, nodoso, albero bianco.
Sansa si sedette nella quiete del silenzio, pensò a suo padre e a quanto amasse quel posto, a quanto le avesse passato seppur inconsapevolmente tanto di lui: Sansa si era da sempre ritenuta più simile a sua madre, ma solo ora si stava rendendo conto di quanto fosse una Stark di nome e di fatto. Suo padre le aveva trasmesso valori e insegnamenti celati in ogni sua azione e a lei stava imparare anche dagli errori di valutazione che lui aveva ingenuamente commesso, dagli errori di tutti in realtà, anche da quelli compiuti da sua madre e d Robb... per quanto li amasse doveva stare più allerta di loro.
Siamo tronati a casa, ma non siamo anocora totalmente al sicuro.
Jon ha ragione, dobbiamo fidarci l’uno dell’altra, proteggerci a vicenda.
 
“Perdonami mia signora, se ho interrotto le tue preghiere” la voce untuosa di Petyr Baelish la strappò ai suoi pensieri, conducendola a voltare lo sguardo verso il nuovo arrivato.
“Non pregò più ormai; mi recavo qui ogni giorno quando ero bambina, pregavo per essere in un altro posto, ho sempre pensato ai miei sogni, alle cose che volevo, non a quella che già avevo” rispose Sansa alzandosi dalla pietra, muovendo i suoi passi verso il sentiero d’uscita mentre si stringeva il mantello sulle spalle: “ero una stupida..”
“eri una bambina” la intercettò Baelish bloccandole la strada.
Sansa era stanca di quell’uomo, dei suoi subdoli atteggiamenti sempre volti ad ottenere qualcosa: “che cosa vuoi?” chiese cercando di celare la sua esasperazione,
“Pensavo sapessi cosa io volessi” le ricordò lui,
“mi sbagliavo” replicò Sansa incurante.
“No, non ti sbagliavi…” rispose Ditocorto ridestando l’attenzione di lei, lasciandola a soppesare le parole che si atteneva a pronunciare: “tutte le volte che prendo una decisione chiudo gli occhi e vedo la stessa immagine. Quando devo considerare un’azione futura, chiedo a me stesso se quella azione mi aiuterà a realizzare la mia visione, ad estirparla dalla mia mente e portarla nel mondo reale: agisco solo se la risposta a questa domanda è si” le disse muovendo pssi verso di lei fino ad avvicinarsi ad un palmo di naso.
Sansa ascoltava, ascoltava senza interrompere, glaciale mentre incamerava quelle parole.
“L’immagine di me, sul Trono di Spade, con te al mio fianco” le sussurrò lui con intensità ferina, mentre Sansa dischiuse le labbra per respirare, inorridita dai pensieri che quell’uomo non aveva mai smesso di fare su di lei.
Petyr dovette fraintendere il gesto come lusinga perché mantenendo il contatto visivo iniziò con lentezza ad avvicinarsi al viso della ragazza, Sansa comprese immediatamente le sue intenzioni e distolse celermente lo sguardo abbassando il viso e frenando la sua avanzata con la mano inguantata, facendo resistenza quando lui mosse un ulteriore minimo passo verso di lei.
Non posso offenderlo in alcun modo, ci servono i cavalieri della Valle.
“è una bella immagine” si limitò a dire la giovane Lady passando lateralmente con tutta eleganza a fianco del Lord della Valle per incedere verso l’uscita del parco, lasciando Ditocorto laddove l’aveva bloccato.
“Ora che questa battaglia e vinta, le voci correranno veloce, presto si saprà che ho prestato sostegno a Casa Stark” cercò nuovamente di coinvolgerla lui;
“hai sostenuto altre case prima della nostra, Lord Baelish, ma questo non ti ha mai impedito dal trarne vantaggi” replicò Sansa algida senza neanche voltarsi.
Pensi mi si dimenticata così facilmente di quello che hai fatto?
“Il passato ormai non conta più, puoi restare qui seduta a pensare a quanto hai lasciato o puoi preparati ad affrontare il futuro” continuò imperterrito lui, “ e tu, mio amore, sei il futuro di Casa Stark”, mosse qualche passo verso di lei, volendole farle ascoltare parola per parola quello che aveva intenzione di dirle, anche se lei rimaneva chiusa nel mantello dandogli le spalle: “Chi credi seguiranno gli uomini del Nord? L’erede legittima di Ned e Catelyn Stark nata a Grande Inverno o un bastardo senza madre nato nel sud?”.
Ecco dove volevi arrivare maledetto…
realizzò Sansa mentre il freddo la pervase e la neve continuava a cadere,
non toccherai Jon, non te lo permetterò
pensò riprendendo i suoi passi, avviandosi finalmente fuori dalla portata di quel viscido essere.
 

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Capitolo 43
*** 6x10.3 Winds of Winter ***


“Si stanno radunando nella sala grande in vostra attesa come avete comandato My Lady” disse il Maestro rimanendo davanti alla porta in attesa. “Grazie Maestro Wolkan” disse Sansa incedendo verso di lui allaccianodosi il mantello.
Il Maestro della Cittadella le fece un cenno col capo abbassando lo sguardo a terra mentre la ragazza lo raggiungeva prendendogli d’un tratto le ruvide mani nelle sue, aspettandosi il contatto visivo che non tardò ad arrivare: “non ti ho mai ringraziato a dovere Maestro, per avermi aiutata  quando nessuno ha osato farlo” disse lei in un sussurro, con occhi grandi, intendendo di più di quello che riusciva a stento a pronunciare.
Il Maestro la guardò tristemente coprendole le mani con la propria, battendovi con il palmo sul dorso in segno di conforto: “avrei voluto poter fare di più Lady Sansa, medicarti le contusioni e le ferite è stata poca cosa...” ancora non riusciva a guardarla negli occhi a lungo a causa dela vergogna che provava verso se stesso e verso di lei,
“il tè della Luna non lo è stata affatto Maestro” replicò lei in un sorriso amaro ma di sincero ringraziamento, “ma non ne parleremo mai più” concluse con occhi socchiusi e penetranti, decisa a mettere la parola fine a quell’infausto perido della sua vita.
“Sono il primo a voler dimenticare Lady Stark, in vita mia non ho mai visto tante atrocità tutte insieme sotto lo stesso tetto”
“il Nord non dimentica Marestro!” replicò freddamente la ragazza,
“no infatti, e sarà meglio non farlo sopratutto per i posteri, ma evitare di parlarne troppo forse aiuterà le mie notti ad essere meno insonni”, l’uomo si inchinò aprendo la porta alla ragazza e lasciandola varcare la soglia avvolta da quel profumo di gelsomini e limoni che la accompagnava da sempre.
 
Jon era in attesa di lei nel lungo corridoio di pietra, radioso nello stesso mantello che Sansa aveva cucito per lui mentre si trovavano al Castello Nero.
Devo confezionarne un’altro, bordato interamente di pelliccia di lupo
pensò la ragazza mentre ammirava il fratello: i capelli raccolti sulla nuca, la barba incolta risistemata e quegli occhi scuri che accompagnavano i suoi pensieri fino a quando non si abbandova al sonno notturno.
Sansa lo accolse in un tenue sorriso;“pronta per andare in pasto ai lupi?” le chiese Jon incontrando il suo sguardo;
“veramente, i lupi siamo noi Jon” replicò lei non semettendo di sorridere, Jon la condusse verso il corridoio sfiorandole la schiena attraverso il mantello, accostandosi un momento al suo orecchio per sussurrarle: “già, ma loro ancora non lo sanno...”, scostandosi da lei ammiccando con lo sguardo subito dopo.
 
Era una danza tra loro, uno sfiorarsi che non era mai un tocco, un respirare l’aria dell’altro solo per un fugace momento, un cercarsi e un distaccarsi continuo, un’urgenza inconsapevole di contatto fino a che la ragione non li ridestava, un istinto imminente che non trovava mai totalmente sfogo e quegli sguardi reciproci carichi di non detti e che nessuno dei due aveva il coraggio di indagare più a fondo.
Il lupo bianco e la lupa rossa, erano legati l’uno all’altra e chiunque lo percepì quando fecero il loro ingresso nella grande sala dei banchetti; la luce fioca che proveniva dalle finestre alte non riusciva ad illuminare appieno la grande sala, sui lunghi tavoli di legno erano infatti distribuite delle candele nel centro per illuminare la vista, poco cibo solo per accompagnare il vino e la birra, perchè prima c’era da discutere di molte cose, c’erano alleanze da conosolidare e Lord da convincere.
Jon sostò di fronte alla sua sedia in attesa che Sansa prendesse posto affianco a lui, sulla sua sinistra, nel posto che le spettava quale Lady di Grande Iinverno e dopo essersi seduto a sua volta riprese il brusio di sottofondo che si era interrotto momentaneamente con il loro ingresso.
 
Di tanto in tanto uno dei Lord prendeva parola, alzandosi e collimando l’attenzione su di se per precisare la propria posizione nei confronti di una certa casa o di una certa situazione, Sansa rispondeva sempre per quanto possibile con la cortesia e il distacco del caso, mentre Jon si ritrovò a soppessare l’assurdità della situazione: un tentativo di far rientrare nei ranghi la maggior parte dei Lord possibili, gli stessi che avevano negato loro soccorso, solo per salvarli da qualcosa che neanche immaginavano
L’inverno è arrivato, il Re della Notte sta marciando verso di noi portando con se l’armata più immensa e distruttiva che si sia mai vista e noi stiamo qui a discutere di niente!
 
Lord Glover aveva appena finito di dire qualcosa apprestandosi a sedersi per lasciare la parola a qualcun’altro.
“Non potete aspettarvi che i Cavalieri della Valle si schierino affianco ai Bruti che hanno precedentemente invaso le nostre stesse terre!” vociò Lord Royce,
“non vi abbiamo invaso, siamo stati invitati! replicò Thormund che si trovava proprio afianco al Lord,
“ma non da me” concluse freddamente Lord Royce tornandosi a sedere.
Jon non resistette più alla frustrazione e si alzò per replicare e mettere in chiaro la situazione una volta per tutte: “il Popolo Libero, gli uomini del Nord e i Cavalieri della Valle hanno combattuto valorosamente insieme, e solo così abbiamo vinto!” le parole di Jon riportarono il silenzio nella grande sala, Sansa di fianco a lui lo guardava rapita, la sua attrenzione collimata sulle parole carismatiche del fratello fermo in piedi al suo fianco.
“Mio padre diceva sempre – scopriamo chi sono i nostri veri amici sul campo di battaglia-“ gli occhi di Sansa erano bassi a guardare il tavolo di fronte a se mentre quasi le sembrava di sentire quelle parle pronunciate con la voce di Ned Stark invece che con quella di Jon.
 
“I Bolton sono stati sconfitti” richiamò una voce nel mezzo della sala.
Gli occhi di Jon andarono a soppesare la figura dell’uomo che le aveva proninciate, doveva avere più o meno la sua età, forse qualche anno di più, barba incolta, capelli scuri, Jon si ritrovò a chiedere se avesse mai combattuto in vita sua,
“la guerra è finita, l’inverno è arrivato, e se i Maestri hanno ragione sarà il più freddo degli ultimi mille anni” continuò rivolgendosi a tutta la sala, “dovremmo cavalcare verso casa e prepararci ad affrontare le bufere in arrivo”.
La voce bassa di Jon calamitò gli occhi di tutti, “la guerra non è finita, e ti prometto amico mio, che il vero nemico non starà ad aspettare le bufere: le porterà da noi!”.
A quelle parole così criptiche il brusio si levò sommessamente, ogni Lord si consultava con quello vicino e nessuno aveva il coraggio di replicare o di chiedere di più.
Sansa e Jon erano in attesa soppesando ogni volto nella sala, pronti a replicare ad ogni possibile questione quando un’inaspettata Lyanna Mormont si alzò dalla sua seduta scambiandosi con Jon un rapido ma fulgido contatto visivo: “ tuo figlio è stato macellato alle Nozze Rosse, Lord Manderly”; Jon si sedette incredulo per focalizare meglio la sua attenzione su quella ragazzina dalla forza interiore pari a quella di mille giganti, “eppure hai rifiutato la chiamata!”.
Lord Maderly si ritrovò inaspettatamente senza parole, incapace di replicare a quella amara verità.
Lyanna si voltò ancora più verso destra, dove altri Lord erano seduti; Jon si sistemò meglio sulla sedia, portando la mano sinistra a lisciarsi la barba incolta, sempe più attento alle parole della giovane Lady.
“Tu hai giurato fedeltà a Casa Stark, Lord Glover, ma proprio nel momento in cui avevamo più bisogno, hai rifiutato la chiamata!”.
Jon davvero non poteva credere a quello che stava succedendo, una ragazzina che non aveva paura di dire le cose come stavano, riportando tutti alla cruda realtà evitando fronzoli di cortesia e riverenze, rimettendo in riga uomini che si erano fin troppo crogiolati tra le loro pelliccie e i loro castelli mentre la guerra incombeva, venendo meno ai loro giuramenti d’onore.
“E tu, Lord Cerwyn” si rivolse sempre aspramente all’uomo che aveva parlato prima di lei,

Quindi sarebbe lui Lord Cerwyn...
Si ritrovò a pensare soddisfatto Jon,
 
“tuo padre è stato scuoiato vivo da Ramsay Bolton, e nonostante questo, non hai risposto alla chiamata!”.
Il silenzio era calato nella sala, “ma casa Mormont non dimentica!”,

Sansa non risciva a celare un sorriso di soddisfazione mentre ascoltava le parole di Lyanna,
Avessi avuto la metà della sua tempra alla sua età...

“il Nord non dimentica! Non riconosciamo alcun sovrano se non il Re del Nord il cui nome è Stark!” disse la giovane Mormont voltandosi ad incontrare lo sguardo di Jon.
 
Robb...
Pensò Sansa, commossa da quelle parole
È anche merito tuo se tutto questo sta nuovamente accadendo.
 
Non mi importa se è un bastardo” continuò Lyanna riprendendo il tono giusto di voce, “il sangue di Ned Stark scorre nelle sue vene ed è il mio Rè, da questo momento fino alla fine dei suoi giorni!” concluse ferma tutta d'un fiato.
Jon si sitemò meglio sulla sedia mantenendo il contatto visivo con la ragazza, ancora sconvolto dalle sue parole e incerto su cosa esse stessero realmente a significare. Lyanna Mormont soppesò l’effetto del suo discorso sulla grande sala per poi voltarsi a guardare Jon e tornarsi a sedere con un lieve inchino e un tiepido sorriso sul volto.
Cosa mi stai chiedendo ragazzina?
 
Lord Maderly d’un tratto si alzò dalla sua posizione, “Lady Momrmont è stata severa, tuttavia giusta!”. Jon stentava a credere alle sue orecchie, “mio figlio è morto seguendo Robb Stark, il Giovane Lupo” disse il Lord rivolgendosi a tutta la sala, “ non pensavo avrei visto l’era di un nuovo sovrano, nel corso della mia vita; non ho accettato che i miei uomini combattessero per la tua causa per evitare che altri Manderly morissero invano” disse l’uomo volgendosi direttamente a Jon, “ma mi sbagliavo!” tuonò il Lord rivogendosi a chiunque avesse orecchie per ascoltare, “Jon Snow ha vendicato le Nozze Rosse” disse a gran voce indicandolo mentre si voltava verso di lui, “lui è il Lupo Bianco” vociò estraendo la propria spada dal fodero, “ il Rè del Nord!” concluse inchinandosi al suo cospetto in mezzo al clamore generale.
Un fremito percorse la sala quando anche Lord Glover si alzò volgendo la sua attenzione al tavolo principale dove Sansa e Jon erano seduti, e nuovamente calò il silenzio.
“Non ho combattuto al tuo fianco sul campo di battaglia e ne porterò il rimorso con me fino alla fine dei miei giorni. Un uomo può solo ammettere le sue colpe dopo aver sbagliato e chiedere perdono”.
Jon accolse le sue parole e sperò che nessuno potessa accorgersi del tremito della sua voce quando rispose che non c’era niente da perdonare.
“Ci saranno altre battaglie in futuro e Casa Glver garantirà il proprio sostegno a Casa Stark così come avviene da secoli” declamò Lord Glover mentre una scarica di elettricità palpabile percorse tutta la sala, fino a giungere sulla pelle di Jon, fino ad arrivare alle dita delle mani inguantate di Sansa, “e io garantirò il mio sostegnoa Jon Snow...” disse Glover guardando direttamente Jon, estraendo d’un tratto la speda tenendola alta: “Il Rè de Nord!” tuonò inginocchiandosi anch’esso a fianco di Lord Manderly.
“Il Rè del Nord!” gridò qualcun’altro sguainando a sua volta la lama subito seguito da mille altri, fino a che le spade alte non riempirono la sala e un unico coro si levò esultando:
“ Il Rè del Nord! Il Rè del Nord! Il Rè del Nord! Il Rè del Nord!”
 
Jon si alzò piano dalla sedia facendo correre il proprio sguardo sull’intera sala, su tutti quegli uomini esultanti che lo invocavano a spade levate, tornò a respirare solo dopo essersi voltato urgentemente verso la sorella, in cerca di una sua approvazione che arrivò in un sorriso orgoglioso, occhi negli occhi, che lo legittimavano ancora una volta e Jon si voltò inspirando profondamente, facendosi carico di tutte le responsabilità che il suo ruolo avrebbe comportato.
Non fallirò, non li deluderò, farò di tutto per proteggere il Nord.

Perso nei suoi pensieri carichi di consapevolezza e di impicazioni non si accorse che un solo uomo era rimasto in disparte nell’ombra, senza pronunciar parola: un silenzio carico di significato che accompagnava il suo sguardo freddo e calcolatore sulla figura di Sansa invece che sulla sua, la quale fu l’unica ad accorgersi di quella nota stonata, l’unica a sapere cosa quello sguardo potesse implicare.
Le cose non erano progredite come Petyr Baelish si era aspettato e questo voleva solo poter dire che lui avrebbe fatto di tutto per riportare gli eventi sulla strada più corretta per i suoi scopi.
 
Quello che Sansa sapeva era che suo fratello non avrebbe mai vinto con uno stratega come Ditocorto, non senza il suo aiuto e Jon non le avrebbe mai più permesso di intercedere con Baelish per lui.
Jon amava fare le cose a suo modo e questo lo rendeva ancora più esposto; l’unica cosa che Sansa poteva fare ora era tenerlo il più possibile lontano da lui, non che egli fremesse per scambiare quattro chiacchiere con Baelish ma Sansa decise che avrebbe sfruttato l’unica debolezza di Petyr a suo vantaggio per poter tutelare suo fratello.
 
Jon,
il mio branco,
il Lupo Bianco,
il Rè del Nord liberamente scelto dal suo popolo.
 
 
 
 
 
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Nota conclusiva.

Aiutoooo!!!
Eccoci qui, con alcuni commenti conclusivi; innanzitutto ci tenevo a ringraziare tutti coloro che hanno seguito la mia storia fino a qui, chi ha voluto lasciare un commento, chi ha avuto anche la voglia di concedermi dei consigli altamente apprezzati (le critiche propositive fanno davvero un gran bene!), chi ha messo la storia tra le preferite o tra le seguite, GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!
Sincermante non avevo pensato di arrivare a così tanti capitoli quando ho iniziato a scrivere, quindi ho deciso di spezzare la storia seguendo le stagioni della serie.

Qui si conclude la prima parte dedicata alla sesta stagione, seguiranno quindi una storia che ripercorrerà gli eventi della settima stagione e una dell’ottava.

Io spero di avervi deliziato con questa mia prima esperienza Jonsa, personalmente sono davvero felice di aver preso coraggio, era una cosa che non pensavo di poter fare e per me è stato davvero importante per una serie di ragioni.
 
Ora mi prenderò un breve pausa da questa storia, almeno fino a Dicembre (Natale permettendo) perchè ovviamente ho avuto un’epifania per un’altra Jonsa ambientata nel contemporaneo questa volta e devo liberare il cervello dalle mille idee che mi frullano in testa su questa ff, ma prometto che entro gennaio tornerò a pubblicare la seconda parte di questa storia.
 
Un Bacione Gigante a tutti quanti, grazie per avermi letto!
 
P.S.
Rileggendomi ho notato alcuni errori di forma, prenderò questo tempo anche per fare un re-edit di questa ff.
Grazie ancora a tutti!

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