Sprazzi Di Passato

di mikafreak95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Visita Inaspettata ***
Capitolo 2: *** L'Infanzia Di Hector – Prima Parte ***
Capitolo 3: *** L'Infanzia Di Hector – Seconda Parte ***
Capitolo 4: *** L’infanzia Di Hector – Terza Parte ***
Capitolo 5: *** Gli Ultimi Anni ***
Capitolo 6: *** Creare Un Nuovo Presente ***
Capitolo 7: *** L'Amore Per Un Figlio ***
Capitolo 8: *** L'Arresto E Il Processo di Ernesto De La Cruz ***
Capitolo 9: *** Il Confronto tra Hector ed Ernesto ***
Capitolo 10: *** Un Regalo Speciale ***
Capitolo 11: *** Il compleanno di Hector – Prima Parte ***
Capitolo 12: *** Il Compleanno Di Hector – Seconda Parte ***
Capitolo 13: *** Ernesto rovina tutto prima parte ***
Capitolo 14: *** Ernesto rovina tutto seconda parte ***



Capitolo 1
*** Una Visita Inaspettata ***


Una Visita Inaspettata

Terra dei morti
Era domenica pomeriggio e a casa Rivera si respirava aria di tranquillità: i gemelli e Julio stavano facendo un pisolino, Rosita e Victoria erano in soggiorno impegnate a cucire e a spettegolare e Imelda era sul divano a leggere un libro. La tranquillità fu interrotta dal suono del campanello.
"Vado io!", urlò Rosita.      
Si trovò davanti uno scheletro molto elegante, alto, con i capelli neri, gli occhi verdi, la barba e un sorriso smagliante.
“Desiderate, signore?”
“Scusate se vi disturbo di domenica. Cercavo Hector.”
“Oh. Papà Hector al momento non c’è. È andato nella Terra dei Dimenticati a trovare la sua altra famiglia. Ma intanto si accomodi in casa, le offro una tazza di tè.”
“Gracias, señora!”
“Rosita, chi era alla porta?” chiese Imelda chiudendo il libro e alzandosi dal divano.
“Mamà Imelda, questo signore dice di conoscere Papà Hector.”        
Lo riconobbe immediatamente; Hector gli aveva parlato di lui più di qualche volta quando erano in vita raccontandogli che non era stato solo il suo maestro di musica all’orfanotrofio, ma anche come un padre per lui e che purtroppo gli era stato strappato crudelmente dalla Morte troppo presto come i suoi genitori naturali. Inoltre la sua foto era rimasta nel cassetto del comodino della loro camera da letto fino a quando aveva deciso di buttare tutti gli oggetti personali del marito nella spazzatura per evitare che Coco potesse conservare il benché minimo ricordo del padre.
“Si Rosita. Lui era il suo maestro di musica e padre. Si accomodi pure signore.” 
“Ti prego chiamami Emilio e dammi del tu. Sono felice di conoscere finalmente la mia famosa nuora. Hector non ha fatto che parlare di te in tutti questi anni.”      
Queste parole la sconvolsero un po’ e la fecero sentire tremendamente in colpa. Non era ancora riuscita a perdonare se stessa per aver quasi causato la morte finale di suo marito e si era inoltre resa conto di aver dimenticato molte cose su di lui e della sua breve vita.                                                                                 Si sedettero entrambi sul tavolo della cucina; Imelda fece segno agli altri membri della sua famiglia che voleva parlare da sola con lui : aveva tante cose da chiedergli ma non sapeva da dove cominciare. 
“Allora ehm Emilio... Immagino che tu sappia ciò che è successo a Hector novantasette anni fa, e anche quello che gli ho fatto. Volevo chiederti se potessi raccontarmi qualcosa del suo passato. Purtroppo ho dimenticato molte cose.”   Disse con un sospiro doloroso.
“Non preoccuparti. Ti parlerò di lui molto volentieri.”   Disse accarezzandogli la  mano.
“Gracias!”


To be continued.

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Capitolo 2
*** L'Infanzia Di Hector – Prima Parte ***


L'Infanzia Di Hector – Prima Parte

Emilio cominciò a raccontare della prima volta che aveva incontrato Hector.
“Me lo ricordo come se fosse ieri. Era il giorno di Natale del 1902. Quell’anno ci fu una terribile epidemia di peste, che decimò buona parte degli abitanti di Santa Cecilia. Raul Sanchez, l’ufficiale di polizia di allora, si presentò all’orfanotrofio con un bambino di 2 anni molto gracile. Disse di essere passato davanti una baracca durante un ispezione e di avere notato la porta aperta; così era entrato e aveva trovato una scena raccapricciante: i cadaveri di un uomo e una donna a terra, con i segni della malattia addosso, e il pianto del bambino nella camera da letto. Capì che la situazione era grave e che doveva portarlo subito via da lì, così lo prese in braccio e lo portò da noi mentre la baracca fu bruciata dai suoi colleghi per evitare il propagarsi del contagio.”
¡Pobrecito! Nessuno dovrebbe assistere alla morte dei propri genitori." disse Imelda rattristata
“Già. Dovevi vedere come era impaurito. Ho cercato di conquistare la sua fiducia, gli ho dato qualcosa da mangiare e gli ho promesso che sarebbe andato tutto bene. All’inizio è stata dura, ma poi ha cominciato a fare amicizia facilmente con gli altri bambini. Era un ragazzino molto dolce, un po’ testardo e birbante, sempre pronto ad aiutare gli altri e che vedeva del buono in tutti. Per questo si è sempre fidato di Ernesto.” buttò fuori Emilio con rammarico
“Come si sono conosciuti i due?”
“Alla mia lezione di musica. Quando aveva tre anni e mezzo, l’ho portato con me in classe per farlo assistere, ma poi l’ho sentito cantare e lì ho capito che aveva un talento naturale. Ho deciso che gli avrei insegnato a suonare insieme agli altri. Ernesto è stato il primo dei miei alunni a presentarsi e hanno fatto amicizia molto in fretta. Ma dopo un po’ ho capito subito che qualcosa non andava.”


To be continued...

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Capitolo 3
*** L'Infanzia Di Hector – Seconda Parte ***


L’infanzia Di Hector –  Seconda Parte


“Ma dopo un po’ ho capito che qualcosa non andava.”
“Che vuoi dire?”, chiese Imelda
“Durante le lezioni, Ernesto cercava sempre di dimostrare di essere il più bravo. Aveva il vizio di mangiarsi le unghie quando vedeva che Hector riusciva in qualcosa dove lui non era capace. Io pensavo che fosse semplice gelosia infantile, anch’io ci sono passato quando è nata mia sorella. Ma poi, la mattina del 5 febbraio  1905 , Hector si è sentito male. Aveva dolore addominale, vomito e la fronte scottava. L’hanno portato in ospedale e io sono stato avvisato subito. Lì dissero che si trattava di appendicite e che doveva essere operato subito. Ricordo che gli tenni la mano prima di entrare in sala operatoria e cantai la nostra canzone segreta per incoraggiarlo a non arrendersi…”     
“Anche voi avevate una canzone segreta?”
“Si. L’ho custodita nel mio cuore per tutti questi anni, proprio come Hector ha fatto con Ricordami.”, Disse con un sorriso
“E io che credevo che amasse la musica più della nostra bambina. Che stupida che sono stata!”
“Non devi colpevolizzarti. Ernesto ha mentito a tutti noi, non potevi saperlo.”
“Lo so: ma non cambia il fatto che la morte finale sia colpa mia. Se non fosse stato per Miguel… ¡Dios mio!”. Scoppiò in un pianto liberatorio 
“Imelda, così fai del male solo a te stessa. Hector ti ha sempre amata e non ti ha mai ritenuta colpevole del suo essere quasi dimenticato. Dovresti perdonarti anche tu!”, disse stringendola in un abbraccio.
“Scusami. Finisci di raccontare. A proposito gracias. Mi serviva qualcuno con cui sfogarmi.”, sorrise, asciugandosi le lacrime. 
“E’ un piacere, per me.”


To be continued...

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Capitolo 4
*** L’infanzia Di Hector – Terza Parte ***


L’infanzia Di Hector – Terza Parte 


“Stavo dicendo che dopo cinque ore è uscito il dottore. Ha detto che l’intervento era riuscito perfettamente, e che dovevano tenerlo in ospedale altri due giorni per prevenire il rischio di infezioni. Quando si è svegliato, io ero lì vicino a lui. Ricordo che lo strinsi forte tra le mie braccia. Ho temuto di perderlo e quel giorno presi una decisione importante: volevo adottarlo e dargli un futuro migliore. Soprattutto dopo aver visto il comportamento di Ernesto…”
“Che cosa era successo?”
“Quando il giorno dopo lui e gli altri bambini sono venuti a trovarlo all’ospedale, sembrava molto freddo nei suoi confronti, come se non fosse affatto contento che si fosse salvato; anche se era stato il primo ad abbracciarlo. Me ne sono accorto dal suo sguardo. Poi mi ha detto all’orecchio che se fosse stato male lui, invece di Hector, non me ne sarebbe importato nulla. Come non mi era importato il fatto che il giorno prima era stato il suo compleanno e io invece ero all’ospedale a vegliare su quel piccolo impiastro, e ha fatto un ghigno che non mi piaceva per niente.”
“Ovviamente tu volevi proteggere Hector, come qualsiasi altro padre avrebbe fatto al tuo posto.”
“Sì, ma non ci sono riuscito. Dopo un anno di prova, ero riuscito ad ottenere l’approvazione per l’adozione ma sono morto prima di riuscire a firmare le carte. Io pensavo fosse qualcosa che avevo mangiato a cena: ma dopo che ho scoperto come è morto realmente Hector, non ne sono più tanto sicuro.”
“Credi che Ernesto abbia avvelenato anche te?", chiese Imelda scioccata.
“Non lo escludo.”
“Quel bastardo assassino. Spero che soffra come ha fatto soffrire mio marito.”
“Sono d’accordo con te. Posso passare sopra il mio probabile omicidio, ma non posso perdonarlo per aver fatto del male a mio figlio.”
“Ora però non pensiamo ad Ernesto. Voglio sapere come ha vissuto Hector nei novantasette anni in cui siamo stati lontani.”
“Certamente.”

To be continued...

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Capitolo 5
*** Gli Ultimi Anni ***


Gli Ultimi Anni


A quel punto, Emilio iniziò a raccontare della permanenza di Hector nella Terra dei Morti.
“Quando è arrivato qui, era solo e spaventato. Io mi trovavo al Dipartimento delle Riunioni Familiari per mandare un messaggio a mia sorella e l’ho visto. Ero felice di rivederlo, mi era mancato molto: poi, però, gli ho chiesto come mai fosse qui così giovane e mi ha raccontato tutto. Del suo viaggio con Ernesto, che voleva tornare da te e Coco e che era morto per intossicazione alimentare. Povero mijo, non sapeva neanche di essere stato ucciso.”
“Si, il nostro pro pronipote Miguel me l’ha detto.”
“Comunque io gli dissi che se voleva, poteva stare a casa mia e per un po’ è stato così finché…”
“Finché?”
“Finché tu sei arrivata, 52 anni dopo. Dopo il vostro litigio, è venuto a piangere da me, mi ha detto che non avrebbe suonato mai più e poi ha preso quel poco che aveva e se n’è andato tra i quasi dimenticati. Ogni tanto io e mia sorella Claudia aiutavamo lui e gli altri come potevamo. L’ho aiutato anche nei suoi numerosi tentativi di attraversare il ponte. Un anno, non ricordo quale, si è travestito da alebrije. Alla fine il trucco gli era colato dappertutto.", rise di cuore Emilio.  
 Anche Imelda rise immaginando la scena. Poi però era arrivato il momento per lei di porre la domanda più difficile.
“Quando ha avuto i primi sintomi della morte finale?”
“Al Dia de Muertos di due anni fa. Ero appena tornato dalla visita ai miei familiari viventi e ho visto che veniva trascinato dalle guardie in cella. Mi hanno concesso 10 minuti di visita e, mentre cercavo di confortarlo, è svenuto tra le mie braccia. Ho chiamato aiuto, e la guardia ha contattato un dottore. Disse che era la morte finale e che ormai non si poteva fare più niente per lui. Mi è crollato il mondo addosso. Non ero pronto a vederlo morire a quattro anni e non ero pronto neanche in quel momento. Ma Hector mi ha obbligato a fare una promessa.”
“Cioè?”
“Che se l’anno successivo, che era la sua ultima speranza, non ce l'avesse fatta io avrei dovuto stargli vicino, e tenergli la mano come quando era piccolo e doveva essere operato. Con la tristezza nel cuore, gli dissi di sì. Non potevo abbandonarlo. Anche se ha fatto degli errori, è e sarà sempre mio figlio.”
“Non ringrazierò mai abbastanza Miguel per avergli salvato la vita, e per avermi fatto aprire gli occhi.”
“Come ti ripeto cara Imelda, non è stata colpa tua. La colpa è solo di Ernesto. Devi solo imparare a perdonare te stessa. Se vuoi parlare, io ci sono!”
“Grazie di tutto. Sono felice di averti conosciuto. Sai, saresti stato un ottimo padre. Hector ti voleva e ti vuole molto bene.”
“Anch’io gli voglio bene. Sono orgoglioso del fatto che, nonostante tutte le sofferenze, sia rimasto quella persona dolce e gentile che conoscevo.”, disse con gli occhi luccicanti                               
Improvvisamente la porta si aprì.           

To be continued...

 

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Capitolo 6
*** Creare Un Nuovo Presente ***


Creare Un Nuovo Presente

Improvvisamente la porta si aprì…  
Hector era rientrato dalla sua visita alla Terra dei Quasi Dimenticati ed era piuttosto turbato: è vero che negli anni ne aveva visti scomparire più di quanti ne potesse immaginare, ma quando si trattava di bambini, era sempre difficile per lui non rimanerne colpito. E questa volta era toccato ad un orfanella di nome Francisca, arrivata alla Terra dei Morti circa cinquant' anni prima e alla quale era molto legato. L’unica cosa che adesso avrebbe voluto fare era chiudersi in camera, non parlare con nessuno e non scendere neanche per la cena ma fu fermato dalla voce di sua moglie.
“Hector, puoi venire un attimo in cucina?”
“Sì, certo Imelda, arrivo.”. Entrò in cucina il più in fretta possibile, ma rimase di stucco quando vide l’unica persona che avrebbe voluto vicino in quel momento.   
“Papà? Che cosa ci fai qui?”
“Che domande! Non ho tue notizie da più di tre mesi. Volevo vedere come stava il mio niño. Ero preoccupato.", disse Emilio con un grande sorriso. 
“Beh, sono felice di vederti. Mi sei mancato tanto.”   
“Mi sei mancato anche tu mijo!”. Si abbracciarono per un lungo tempo e Imelda decise che era il momento di lasciarli soli, non senza prima aver invitato Emilio a rimanere da loro a cena.
“Allora vedo che hai fatto conoscenza di Imelda.”
“Si. Stavamo giusto parlando di te.”
“Spero in positivo!”, e scoppiarono entrambi in una risata.
 “In realtà, mi ha chiesto di raccontarle della tua infanzia e del tuo tempo trascorso qui in tutto questo tempo. Sai, credo che dovresti starle vicino ora più che mai. Non riesce ancora a perdonarsi, crede che la morte finale sia colpa sua.”
“Ma io non l’ho pensato neanche per un istante. La amo più della mia stessa vita.”
“Lo so, Hector. Ma ha comunque bisogno di aiuto.”
“Certamente. Grazie papà.”
“Tu invece cos’hai?”
“Come?”
“Andiamo mijo, ti conosco da una vita. Dimmi cos’hai!”
“Oggi se n’è andata Francisca. Te la ricordi vero?"           
Certo che la ricordava. Era una delle tante bambine dimenticate che lui e sua sorella avevano aiutato, portandogli un sacco di roba come cibo, vestiti, bambole. Inoltre Hector le era molto affezionato perché le ricordava la sua Coco, e aveva fatto di tutto per renderla felice anche se per poco tempo
“Si. Mi dispiace mijo. Posso fare qualcosa?”                                                                                                                   
“Abbracciami.”        
Ed Emilio lo strinse forte, con l’amore che solo un padre è capace di donare al proprio figlio.

La serata proseguì un po’ più tranquilla. Fu servita la cena e poi si andò avanti con chiacchiere e musica fino a quando Emilio si avviò verso casa, con la promessa che sarebbe tornato a trovarli.

Era arrivata l’ora di andare a letto. Imelda si era assicurata che Hector prendesse la sua medicina per dormire ed ora era lì ad osservarlo. Non riusciva a chiudere occhio. Aveva ancora il racconto di Emilio impresso nella mente e gli era apparsa davanti l’immagine di un Hector bambino e la sua voce interiore che gli diceva “come hai potuto fare del male a quel piccolo angelo?”.
Dopo essersi calmata, lo osservò ancora un pochino, lo riempì di baci su tutto il viso e lo accarezzò dove un tempo c’era la sua pancia e quell’orrenda cicatrice causata dall’asportazione dell’appendice.
“Purtroppo non potrò mai cancellare completamente il male che ti ho fatto. Ma voglio provare a guarire le tue ferite con il mio amore e creare un nuovo presente. Dormi bene mi amor.”. E finalmente anche Imelda cadde nel mondo dei sogni.

To be continued...

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Capitolo 7
*** L'Amore Per Un Figlio ***


L'Amore Per Un Figlio


Terra dei vivi.
Era un pomeriggio come tanti a casa Rivera; Miguel era impegnato a fare i compiti di matematica con fare annoiato e ogni tanto si distraeva parlando con Mamà Coco di tutto ciò che gli veniva in mente mentre il resto della famiglia era impegnata nella fabbricazione di scarpe. Improvvisamente la tranquillità fu interrotta dal bussare alla porta. Elena, incuriosita, lasciò il suo lavoro e andò a vedere: erano 2 donne anziane.
“Posso aiutarvi in qualche modo?”, chiese non senza qualche sospetto.
“Si, scusate  il disturbo. Cercavamo Miguel Rivera.”, disse la più giovane.
“Cosa volete da mio nipote?”
“Abbiamo qualcosa che credo gli possa interessare. La prego, è importante!”
“Va bene, entrate!”, e le fece accomodare in cucina
“Miguel, queste signore ti vogliono parlare.”
“Arrivo Abuelita!”. Chiuse il libro di matematica e corse immediatamente in cucina.
“Buenas tardes, señoras.”. La più anziana spalancò gli occhi e fece una faccia sorpresa osservando il ragazzino e facendolo sentire un po’ in imbarazzo.
“Ehm ehm… Scusate, non ci siamo presentate. Sono Rita Gonzales, lei è mia madre Ana* e siamo parenti  di Emilio Lopez Garcia. Ci dispiace non essere potute venire al funerale di Hector ma mia madre è molto anziana e venire da Città del Messico è difficile. Però siamo contente che finalmente entrambe le famiglie abbiano avuto giustizia.”
“Scusami se prima sono stata indiscreta mijo ma tu somigli molto a tìo Hector. A tìo Emilio sarebbe preso un infarto a vederti.”. Disse sorridendo Ana. 
“Gracias señora. Aspetti ha detto tìo Hector?”
“Per questo siamo qui mijo. Oggi siamo passate all’orfanotrofio, dopo tantissimi anni ci hanno restituito gli effetti personali di tìo Emilio e abbiamo trovato questi.”           Estrasse una scatola di legno, la aprì e consegnò il contenuto a Miguel; gli oggetti erano una chitarra di plastilina, sicuramente fatta da Hector quando era piccolo, una fotografia di Hector di quando aveva tre anni e dei documenti. Quando vide cosa c’era sui documenti rimase senza parole.
“Vostro tìo Emilio voleva adottare papà Hector?"
“Sì, mijo: ma de la Cruz lo ha ucciso prima che firmasse i documenti. Io lo chiamavo tìo per rispetto. Quando ero piccola, la mia famiglia abitava vicino a questa casa e venivo tante volte a trovare la tua bisnonna Coco. Poi però quando tìa Imelda e la mia abuela Claudia hanno litigato e a papà avevano offerto un lavoro a Città del Messico , ci siamo trasferiti lì.”
“Perché avevano litigato?”
“Perché abuela Claudia non ha mai creduto alla scomparsa volontaria di tìo Hector ed è andata a fare la denuncia. Tìa Imelda le disse di non impicciarsi. E comunque neanche la polizia le ha mai creduto. Ma ora sei arrivato tu, non ti ringrazieremo mai abbastanza mijo.”
“Ne sono felice. Quindi anche voi siete familia?”
“A quanto pare. Ora dobbiamo andare, è stato un piacere conoscerti mijo.”
“Anche per me. E grazie per queste cose. “
Dopo che se ne furono andate, Miguel si sentiva strano. Era felice di avere alcuni oggetti personali di papà Hector ma al tempo stesso era aumentata la rabbia nei confronti di de la Cruz perché aveva tolto tutto al suo antenato: la sua vita, la sue canzoni, la sua reputazione e prima ancora la persona che gli aveva voluto bene come se fosse suo figlio. Ma aveva promesso a mamà Coco di non avvelenare la sua vita con l’odio e aveva tutte le intenzioni di mantenerla. 

 To be continued...

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Capitolo 8
*** L'Arresto E Il Processo di Ernesto De La Cruz ***


L'Arresto E Il Processo di Ernesto De La Cruz

Terra dei Morti.
Quattro mesi dopo il Dìa de Muertos, Ernesto de la Cruz era stato tirato fuori dalla campana ed era stato subito scortato in carcere, la sua villa e i suoi beni erano stati sequestrati e il suo nome cancellato dal memoriale a lui dedicato. Ora era sdraiato nella sua cella, a rimuginare sul suo passato, cercando di inghiottire la rabbia che rischiava di prevalere. Improvvisamente, i suoi pensieri vennero interrotti da una guardia.
“Senor de la Cruz, ha una visita!”
“Non voglio vedere nessuno. Mandalo via.”
“Non credo che lei sia più nella posizione di potermi dare degli ordini. Perciò chiuda la bocca e mi segua.”
Così la rabbia di Ernesto non faceva che aumentare; non voleva assolutamente parlare con nessuno, ma a quanto pare non aveva scelta. Quando arrivò nella sala delle visite, vide l’ultima persona che avrebbe mai voluto vedere.
“Maestro Emilio, è un piacere vederla. Sapevo che prima o poi sarebbe venuto.", disse con un sorriso falso.
“Non fare l’attore Ernesto, con me non funziona.”, replicò Emilio con stizza. Ernesto poteva vedere benissimo la rabbia che serpeggiava negli suoi occhi verdi e voleva approfittare di ciò.
“È vero. È sempre stata una persona troppo intelligente per me, per questo ho deciso di sbarazzarmi di lei. È stato facile, la sua ingenua collega mi ha dato le istruzioni per ottenere il veleno per topi. Peccato che ci sia andata di mezzo anche la povera suor Celeste.”
“Solo perché non ti ho dato l’attenzione che volevi? Tu sei veramente loco Ernesto. Un loco peligroso.”
“Lo sa benissimo per quale motivo l’ho fatto. A proposito: come sta suo figlio?”, buttò fuori quella domanda con perfidia sperando che fosse accaduto ciò che desiderava da tempo. 
“Mi dispiace deluderti Ernesto, ma Hector sta bene ed è con la sua famiglia. Non potrai mai più fargli del male. E per quanto mi riguarda, puoi anche bruciare all’inferno. Non avrai mai il mio perdono.”. E se ne andò non senza prima aver dato un ceffone a quella faccia tosta di de la Cruz che, incurante del dolore, continuava a ridacchiare,
“Ci vedremo in tribunale caro maestro...”

Tre mesi dopo:
Finalmente era arrivato il giorno del tanto atteso processo a Ernesto de la Cruz. Mai il tribunale era stato così pieno di giornalisti, paparazzi, fotografi e anche semplici curiosi; in fondo si trattava di un ex celebrità. C’era il giudice Ivano Salinas, uno dei più incorruttibili e con vero senso di giustizia. Ormai si era entrati nel vivo del processo, erano state esaminate le telecamere accese durante la notte del Dìa de Muertos ed ora al banco dei testimoni sedeva Imelda.
“Señora Rivera, è al corrente che la villa e i beni sequestrati al señor de la Cruz andranno alla vostra famiglia come risarcimento per l’assassinio di suo marito e il tentato omicidio di suo nipote?” ad interrogarla era la signora Jessica Cortez, avvocato di Ernesto de la Cruz e, stando ai pettegolezzi, anche sua amante.
“Sì, ne sono al corrente ma non mi interessa. La mia famiglia non ha bisogno delle cose di un uomo che ha le mani sporche di sangue. Abbiamo deciso di donarle agli emarginati della Terra dei Quasi Dimenticati. Loro ne hanno veramente bisogno.”
“Ma che gesto nobile da parte sua! Non sarà che lo sta facendo perché ha la coscienza sporca? In fondo è lei che ha causato la morte finale del suo uomo.”. Se l’obiettivo era di mettere in difficoltà Imelda, ci era riuscita trovando il suo punto sensibile.
“Obiezione, vostro onore.” Disse l’avvocato della famiglia Rivera.
“Riformulo la domanda: sicura che non lo sta facendo perché si sente in colpa?”
“Obiezione respinta. Risponda alla domanda, señora Rivera.”
“È vero. La morte finale è stata colpa mia. Ma ciò non giustifica ciò che il señor de la Cruz ha fatto alla mia famiglia. Quindi no, non ho sensi di colpa. Voglio solo giustizia.”. Disse ritrovando il coraggio e la determinazione.
“Bene, non ho altre domande.”
“Tutto bene, mi amor?” chiese Hector una volta che Imelda era tornata al suo posto.
“Adesso si. ¡Gracias!” lo rassicurò con un bacio.
Dopo pochi minuti era stato chiamato Emilio Lopez Garcia al banco dei testimoni a causa della visita di tre mesi prima. 
“Señor Lopez Garcia: ci risulta dalle telecamere della centrale che lei è andato a trovare il señor de la Cruz per parlare, ma che poi abbia perso il controllo dandogli uno schiaffo. Scommetto che  se non fossimo tutti morti, non si sarebbe limitato a quello. Avrebbe fatto giustizia per suo figlio.”. Tutti rimasero senza parole.
“Ebbene si signori. Hector Rivera è suo figlio adottivo, questi documenti lo provano.” Li tirò fuori pensando di poter cantare vittoria. Anche Ernesto sghignazzava.
“Obiezione, vostro onore. Cerca di screditare il testimone.”
“Accolta. Avvocato Cortez se non ha altre domande, finiamola qui.”
“Vostro onore, se mi permette vorrei rispondere all’avvocato Cortez. Si è vero, ho perso il controllo. Il señor de la Cruz mi ha ucciso, ha ucciso suor Celeste ma soprattutto ha ucciso mio figlio. Non potrò mai perdonarlo ma io non mi abbasserò mai al suo livello. Non sono un assassino.”.Disse con fiero orgoglio, lasciando poi il banco dei testimoni e andando ad abbracciare Hector.                                                           
Dopo un po’ la giuria si ritirò per deliberare. Ci mise solo cinque minuti ad emettere il verdetto.                                    
“La giuria ha raggiunto il verdetto?"                                                                                                                          
“Sì, vostro onore. Per l’omicidio di Hector Rivera giudichiamo l’imputato colpevole. Per il tentato omicidio di Miguel Rivera giudichiamo l’imputato colpevole.”
Tutti applaudirono fragorosamente e molti addirittura andarono ad abbracciare Hector Rivera offrendogli il loro sostegno. Finalmente l’intera famiglia avrebbe potuto vivere in pace e senza problemi.


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Capitolo 9
*** Il Confronto tra Hector ed Ernesto ***


Il Confronto tra Hector ed Ernesto

domenica 28 agosto 2018
18:51

Erano passati 2 mesi dal processo di de la Cruz e nella Terra dei morti tutto sembrava essere tornato alla normalità. Ma a casa Rivera era in corso da un paio d'ore una discussione molto accesa che sembrava non avere mai fine. 
"Perché devi essere sempre così testardo?", urlò Imelda dalla cucina. 
"Senti da che pulpito viene la predica.", disse Hector esasperato. 
"Sono solo preoccupata per te. Almeno fatti accompagnare da Emilio."
"No, devo parlare con Ernesto da solo. Non voglio che pensi che io sia un codardo o che abbia paura di lui. E poi, non è una buona idea che papà venga con me. L'ultima volta voleva massacrarlo di botte."
"Non sto dicendo che sei un codardo, mi amor, voglio solo… ahh tanto è inutile. Parlare con te è come parlare con il muro!"
E andarono avanti cosi per un'altra quindicina di minuti fino a quando non si arrivò ad una sorta di compromesso.
"Està bien. Andrò con papà alla centrale, ma entrerò nella sua cella da solo. Tanto ci sono un sacco di guardie, non può fare nulla di pericoloso. Sta tranquilla amor!", e la baciò rassicurandola. Imelda non era ancora del tutto tranquilla, non voleva che suo marito stesse nella stessa stanza del suo assassino: ma aveva promesso di stare al suo fianco in qualunque decisione e quindi cercò di calmarsi.
Il giorno dopo si diresse alla centrale con Emilio. C'era stato tantissime volte durante la sua permanenza in questa terra: ma questa volta non era lui a dover essere sbattuto in cella, e ciò era strano per lui.
"Buenos dias, Ispettore Rodríguez!"
"Buenos dias, Señor Rivera, buenas dias Señor Lopez Garcia! Desiderate?"
"Desidero parlare con Ernesto de la Cruz per favore!", disse Hector senza timore.
"Molto bene, Señor Rivera. Le concedo un ora di tempo. Mi segua!"
"Fa attenzione mijo. Se cerca di aggredirti tu strilla e ci penserò io personalmente.", disse Emilio preoccupato.
"Non ti agitare papà! Non succederà niente. Tranquillo!" E seguì l'ispettore lungo il corridoio. Non era mai stato in quella parte e immaginò che quelle dovevano essere le celle per i criminali più pericolosi.
"Senor de la Cruz ha una visita!"  i pensieri di Hector furono interrotti quando arrivò alla cella.
"Hola Ernesto!"  disse con durezza.
"Hector. Finalmente ci rincontriamo. Dai non esitare, vieni più vicino! Non ti faccio niente.", e scoppiò in una risata crudele.
Si avvicinò cautamente e quando se lo trovò davanti agli occhi notò che oltre ad avere gli abiti strappati, aveva anche delle fratture ossee ma non provava assolutamente pietà per lui. 
"C'è tua moglie con te?"  
"No, sono solo."
"Uhm. Lo sai che potrebbe essere pericoloso trovarti solo con me?"
"Tu non mi fai paura Ernesto!"
"Quanto coraggio per uno scricciolo . È una cosa che ho sempre apprezzato di te. Allora che cosa vuoi ancora? "
"Voglio solo parlare. Ho delle domande ed esigo delle risposte."
"E cosa mai vorresti sapere? Perché ho rubato le tue canzoni? Perché non ho detto alla tua famiglia che eri morto? Perché ti ho ucciso?"
"No, conosco già queste risposte. Voglio sapere se è vero che hai ucciso mio padre. Allora è così?".  urlò Hector.
Ernesto accentuò il suo sorriso maligno quando vide la rabbia crescente negli occhi del suo vecchio amico, sapeva quanto Emilio Lopez Garcia significasse per lui e voleva farlo soffrire.
"Si, ho fatto fuori il tuo paparino. Volevo che soffrissi. Tu avevi tutto e io niente." Hector ormai era talmente accecato dalla rabbia che non si rese conto di avere spinto Ernesto a terra e di avere iniziato a riempirlo di pugni. Solo quando venne trascinato fuori dalla guardia, tornò lucido.
"Non sei poi diverso da me, hermanito.", continuava a ridere Ernesto incurante del dolore.
"Va all'inferno, bastardo."
"Cos'è che ti brucia di più? Il fatto che abbia ucciso tuo padre, oppure il fatto che tu ti sei sempre fidato di me e sei caduto nella mia trappola come un ingenuo?"
"Adesso basta! Señor Rivera vada a casa." Ed Hector uscì con ancora un po' di rabbia nelle sue ossa mettendo in ansia il suo amato padre.
"Mijo, stai bene? "
"No papà. Non sto affatto bene. Scusami torno a casa da solo, ho bisogno di sbollire la rabbia."
"Va bene piccolo! "
"Gracias. Ti voglio bene."
"Ti voglio bene anch'io! "

...continua

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Capitolo 10
*** Un Regalo Speciale ***


Un Regalo Speciale

Ormai era passato un anno dall'avventura di Miguel: Mama' Coco era deceduta tre mesi prima alla veneranda età di 100 anni circondata dall'amore della sua famiglia e, dopo tanto tempo, dalla musica e una settimana prima era stato il primo dia de Muertos in cui era presente la foto di Papà Hector sull'ofrenda. Miguel era felice perché finalmente poteva suonare senza nascondersi ma allo stesso tempo in lui vi era anche una tremenda nostalgia e una forte preoccupazione per le condizioni di salute del suo trisnonno. Avrebbe voluto tornare solo una volta nella Terra dei morti ma aveva promesso a Mama' Imelda di non cacciarsi nei guai con altre maledizioni e quindi poteva solo sperare e pregare anche se era difficile. Quella sera stava guardando la TV  con la famiglia quando all'improvviso squillò il telefono. Andò a rispondere proprio lui.
"Pronto!"
"Pronto Miguel sono Rita! Come vanno le cose li?"
"Rita! A casa tutto bene. E da voi?"
"Ho chiamato proprio per questo. Mia madre è deceduta la notte scorsa nel sonno. "
"Oh, lo siento!"  disse intristito.
"Gracias mijo! Il funerale si svolgerà dopodomani a Santa Cecilia dato che tutta la mia famiglia è seppellita li. Salutami gli altri e ci vediamo presto mijo!"
"A presto Rita!"  e riattaccò il telefono.
"Chi era Miguel? "  chiese Elena vedendolo triste.
"Era Rita. Ana è morta. "
"ohhh" mormorarono in coro tutti.
"Dopodomani verranno qui a Santa Cecilia per il funerale."
"Allora preparerò un grosso pranzo per tutti, così staremo insieme. Dopotutto anche loro fanno parte della famiglia."  disse Elena con un tono che non ammetteva obiezioni.
2 giorni dopo Rita , il marito, i figli, le nuore, il genero e i nipoti erano a Santa Cecilia: era appena terminato il funerale ed erano riuniti a pranzo con i Rivera. Rita andò un attimo vicino a Miguel        
"Mijo questo è un pensierino per te. L'ho comprato a città del Messico. Spero che ti porti fortuna." Era una collana con una chiave di violino bianca.  "Gracias Rita. E' bellissima!"  disse commosso.
Poi passò il resto del pomeriggio a giocare e a suonare per loro insieme a Emiliano, il figlio più piccolo di Rita e unico musicista della famiglia. Arrivata sera , Rita e la famiglia si ritirarono in un albergo nelle vicinanze non senza aver ringraziato mille volte i Rivera per l'ospitalità. Miguel si ritirò in camera sua , con il suo regalo nuovo di zecca al collo ignaro della sorpresa che gli riservava.


To be continued.

 

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Capitolo 11
*** Il compleanno di Hector – Prima Parte ***


Il compleanno di Hector – Prima Parte 

Era il 30 novembre e a Santa  Cecilia pioveva a dirotto. Miguel si era svegliato di pessimo umore e nemmeno l'ottimo voto preso alla verifica di matematica e la musica erano riusciti a tirarlo su di morale. Arrivato a fine serata, desiderava solo andarsene a letto e sperare che quell'orrenda giornata finisse in fretta.
"Io me ne vado a letto"
"Mijo ti senti bene? Non hai nemmeno toccato cibo a cena." chiese Luisa preoccupata.
"Ho mal di testa e non ho fame mama'. Buenas noches!"
"Buenas noches chico!"  e se andò in camera sua. Dopo 3 ore non era ancora riuscito ad addormentarsi e continuava a giocare con la collana che gli aveva regalato Rita. A un certo punto, spinto da non so cosa, formulò ciò che desiderava dal profondo del suo cuore. 
"Desidero vedere il resto della mia famiglia, solo per una notte.". Improvvisamente la collana si illuminò e Miguel si trovò trasportato nella Terra dei morti con suo grande stupore. Si rese conto di trovarsi davanti la zapateria di famiglia quando lesse la scritta in grande Rivera e vicino c'era  la loro casa che era abbastanza grande. Quando vide che la sua famiglia stava allestendo una grande tavolata e dei festoni in giardino, si avvicinò a loro con un grande sorriso. 
"Hola mi familia!", non appena lo videro saltarono tutti per lo spavento tranne Mamà Imelda che sembrava arrabbiata. 
"Miguel, cosa ti avevo detto sulle maledizioni?".
"Non ho fatto niente questa volta. Ho solo espresso un desiderio e la collana mi ha portato qui. Lo giuro." disse facendo la faccia da cucciolo. Imelda sembrò pensarci su ma decise di credergli.
"Va bene mijo, ti credo. Già che sei qui unisciti alla festa. Metteremo una sedia in più per te."
"Ma che cosa si festeggia?" chiese con curiosità.
"Oh è vero. Mi ero dimenticata che la mia famiglia vivente non lo sa. Oggi è il compleanno di Hector."
"Quindi papà Hector sta bene? Meno male, ero preoccupatissimo!"
"Si sta benissimo. È solo andato a trovare i suoi cugini. E noi gli stiamo preparando questa sorpresa. È il suo primo compleanno in famiglia e voglio renderlo felice. L'anno scorso non abbiamo potuto festeggiarlo perché era costretto a letto."
"Si capisco." Aiutò la sua famiglia con gli ultimi preparativi e cominciarono ad arrivare gli ospiti. Oltre a Frida e a Ceci, che aveva conosciuto nella sua avventura un anno prima, venne Ana che gli presentò il resto della famiglia.
"Lui è mio marito Carlos, loro i miei genitori Paloma e Jorge, loro i miei nonni Claudia e Saul e lui è…"
"Papà Emilio! È un vero piacere conoscerti!"  esclamò felice Miguel abbracciandolo.
"È un piacere anche per me conoscere il mio nipotino più piccolo. Hector è così orgoglioso di te!"
"A proposito, grazie per essergli stato vicino nei momenti difficili."
"Grazie a te e a Coco per averlo salvato."
"Shhh zitti tutti sta arrivando!"  disse improvvisamente Felipe guardando in lontananza.
"Miguel nasconditi sotto il tavolo, gli altri nel retro del negozio con me!"  ordinò Imelda. 
Hector arrivò in giardino e rimase meravigliato nel vedere tutta la tavola apparecchiata e i festoni decorativi.
"Sorpresaaaaaaaa!" gridarono tutti in coro.
"Buon compleanno mi amor!"
"Oh, dios. Ragazzi sono commosso!"
"E quando mai non lo sei abuelito. Sei un tale sentimentale." disse Victoria con un ghigno.
"E non è finita papà. C'È un'altra sorpresa per te!" disse Coco raggiante.
"Hola papà Hector!"  sbucò all'improvviso Miguel dal tavolo.
"Chamaco? Che cosa ci fai qui? Non ti avevamo detto di stare attento alle maledizioni?" disse preoccupato.
"Stavolta non ho fatto nulla di male! Ho imparato la lezione! Ti spiegherò più tardi!"
"Comunque non potevi farmi regalo migliore. Vieni qui, fatti abbracciare!"  e si abbracciarono per un lungo periodo.
"Ero così preoccupato!"
"Sto benissimo chamaco. Grazie a te!"  gli accarezzò la testa scompigliandogli i capelli 
"Buon compleanno papà Hector!"
"Gracias mijo!"

To be continued.

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Capitolo 12
*** Il Compleanno Di Hector – Seconda Parte ***


Il Compleanno Di Hector – Seconda Parte

La festa era ormai entrata nel vivo: una bella cena in famiglia, tante chiacchiere e tanta musica. Ora era arrivato il momento della torta e dei regali: Imelda gli aveva regalato un altro bel paio di scarpe con una chitarra disegnata seguendo un bozzetto ideato dai suoi fratelli, Coco, Victoria e Rosita gli avevano cucito  un bel maglione con la chiave di violino, poi arrivò il turno di Emilio che gli porse una scatola che aveva un quadernetto blu.
"Te lo ricordi mijo? Avrei voluto dartelo quando ti avrei portato a casa con me ma non  è stato possibile."
"Il tuo vecchio quaderno. Dove l'hai preso? Credevo fosse sparito."
"A Città del Messico hanno buttato giù la villa di de la Cruz un paio di mesi fa e in una delle sue camere hanno trovato uno scrigno dove c'era il mio quaderno. L'hanno restituito ad Ana e la figlia Rita gliel'ha messo nella tasca della sua vestaglia per darlo a me."
"Maledetto… l'ha sempre avuto lui e non ne ho mai saputo niente!"  disse Hector arrabbiato.
"Non colpevolizzarti mijo!"
"Si, scusami papà!"  sfogliò il quaderno: c'erano canzoni che era solito suonare a lezione, disegni e racconti che inventava nel tempo libero e poi arrivato alle ultime 2 pagine lesse una cosa che lo fece commuovere molto. Era Vedrai Miracoli* la loro canzone segreta e una scritta che diceva: "Al mio piccolo guerriero. Lo so che hai già sofferto molto ma credimi se ti dico che  sei più forte di quanto pensi e sono certo che qualsiasi ostacolo tu incontrerai nella tua vita non mollerai mai. Io non vedo l'ora di vederti crescere e spero di essere all'altezza come padre. Per ora ti dedico questo piccolo pezzo. Non l'ho scritto per le mie lezioni o per il mondo, questo è soltanto per te. Ieri quando ho rischiato di perderti ho capito che tu sei la cosa più preziosa per me, non la musica. Ti voglio bene mijo. Tuo papà Emilio".
"Gracias papà!"  e lo abbracciò forte.
"Io non ho un regalo. Non sapevo fosse il tuo compleanno." disse Miguel dispiaciuto.
"Chamaco, non c'è regalo più bello che averti qui stasera." ed era sincero. Dopo entrò un attimo in casa per andare a prendere un'altra bottiglia di tequila quando fu attratto da un rumore in cucina. Andò a vedere e un colpo alla testa lo mandò al tappeto.
"Non hai ancora imparato a guardarti le spalle hermanito. A proposito, tanti auguri! Ahahahah!" Ernesto de la Cruz era riuscito ad evadere dal carcere    .

To be continued.

Vedrai Miracol
i: dalla colonna sonora di Il Principe d'Egitto. 

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Capitolo 13
*** Ernesto rovina tutto prima parte ***



Dopo aver colpito Hector alla testa con una bottiglia, Ernesto lo trascinò fuori in giardino.
“Buenas noches familia Rivera!”  disse con il suo solito ghigno; rimasero tutti quanti a bocca aperta.
“Credevo fossi a marcire in carcere.”   Disse Imelda pronta a prendere il suo stivaletto
“Il mio avvocato mi ha aiutato ad evadere.”
“Comunque non hai via di scampo. Fa un altro passo e chiamo Pepita!”
“Davvero? Io credo che questa volta le cose andranno in modo diverso cara Imelda.”   intrappolò Hector svenuto tra le sue braccia e tirò fuori una motosega
“Fate voi un altro passo e giuro che comincerò a segare le sue ossa una per una. Fermo lì paparino, ti ho visto. Non puoi salvare il tuo bambino questa volta!”
“Che cosa vuoi allora Ernesto?”   chiese Emilio spaventato per la prima volta
“La mia reputazione. Voi andrete in televisione e direte che avete inventato tutto. E intendo anche l’omicidio di Hector.”
“Non lo faremo mai.”   Continuò Imelda con testardaggine
“Allora preparati a vedere distrutto il tuo maritino. Lo desideravi anche tu in fondo.”   iniziò ad accendere la motosega
“Aspetta Ernesto! Prendi me al suo posto.”                                   
 
                                          TO BE CONTINUED
 

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Capitolo 14
*** Ernesto rovina tutto seconda parte ***


“Aspetta Ernesto! Prendi me al suo posto.”   gridò all’improvviso Miguel
“Di nuovo qui Miguel? Ma che piacevole sorpresa!”
“Lascialo subito!”
“E perché dovrei farlo?”
“Perché io sono quello che ti ha tolto tutto. Se non avessi visto il film non sarebbe mai venuto fuori niente. Ti prego, lascialo andare!”
“Uhm … sai hai ragione. Sei un bambino molto intelligente caro Miguel, non hai ripreso da questo buono a nulla del tuo trisnonno. Va bene ci sto. Vieni subito qui!”   disse buttando Hector a terra dietro di lui
“Miguel non farlo!”   urlarono in coro gli altri
“Zitti voi!”
Un secondo dopo che Ernesto prese Miguel, Hector aprì gli occhi e quando vide il suo chamaco in pericolo la rabbia si impossessò di lui. Corse in casa senza farsi sentire, prese una sedia e non appena Ernesto si distrasse un secondo lo colpì alla schiena liberando Miguel. Colpì più e più volte fino a quando non venne fermato dalla voce di Emilio
“Basta mijo, Miguel ora è salvo. Basta ti prego!”
“Non ne vale la pena per te, verme schifoso! Ci penserà Pepita!”
“Mi sono sbagliato su di te. Hai imparato a difenderti piccoletto. Sono fiero di te!”   buttò  Ernesto con sarcasmo prima di svenire. Poi Pepita lo prese e lo buttò a calci nella sua cella. Tutto era tornato alla normalità. O quasi
“Perché hai voluto sacrificarti per me Miguel? Poteva ucciderti. Non farmi prendere mai più un tale spavento!”   lo rimproverò Hector                                                                    
“Non posso prometterti cose che non sono sicuro di poter mantenere.”   disse con un sorriso furbo
“Comunque è ora che tu torni a casa. Hai avuto abbastanza avventure per stasera. Ma torna a trovarci quando vuoi. Tanto puoi farlo con la tua collana.”   disse Imelda con un sorriso
“Quale collana?”   chiese Hector confuso
“Ti spiegheremo dopo mi amor. Ci vediamo presto Miguel!”
“A presto mi familia!”   ed espresse il desiderio di tornare a casa non senza aver prima abbracciato tutti i componenti, anche quelli della famiglia acquisita. Il giorno dopo anche se aveva dormito solo 4 ore si svegliò di ottimo umore, pronto ad affrontare un nuovo giorno.
 
                                                                     FINE

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