Sotto il vestito di una donna

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'occhio della spia ***
Capitolo 2: *** Un duello femminile ***
Capitolo 3: *** Alla ricerca di Aramis ***
Capitolo 4: *** Lotta per la libertà ***



Capitolo 1
*** L'occhio della spia ***


Dopo il suo consueto allenamento, Aramis era pronto per tornare a casa.
< Aramis, che ne dici di venire con noi a farci una bevuta insieme? > gli domandò Porthos.
< Magari un’altra volta. Sono molto stanco. >
< Andiamo, puoi riposarti tutto il pomeriggio. Perché sei così diffidente negli ultimi tempi? >
< Non è così. >
< Allora dimostralo venendo con noi. >
< Avanti Aramis, ruberemo poco del tuo tempo. >
< Va bene. Vi raggiungerò più tardi. Adesso ho un assoluto bisogno di farmi un bagno. >
< Ah, no! Non ci freghi. Se te ne vai a casa, non terrai parola alla tua promessa. > replicò D’Artagnan
< Ma vi ho detto che verrò! Perché siete così insistenti? >
< Moschettieri, oggi Aramis non sarà dei vostri > fece il Capitano De Tréville piombando nella loro conversazione < Mi ha promesso di aiutarmi a sistemare la mia biblioteca e avrà tanto lavoro da fare. >
< Ma come? Proprio oggi? >
< Mi dispiace ragazzi, ma dovrete riunirvi un’altra volta. >
< Va bene, fa lo stesso. Ci vediamo domani gente > rispose D’Artagnan scomparendo al trotto.
< Aramis? >
< Cosa c’è, Athos? >
< Sei sicuro che vada tutto bene? >
< Certo che sì. Mai stato meglio. Mi dispiace per oggi, ragazzi. >
< Non ti preoccupare. Sarà per un’altra volta. Andiamo, Porthos. >
< Sì, arrivo. >
Una volta che Aramis rimase solo con il suo Capitano, lo fissò con sguardo confuso.
< Capitano, non ricordavo di avervi promesso una cosa simile. >
< Infatti non mi avete promesso niente, Aramis. L’ho solo fatto perché ti vedevo in difficoltà con i tuoi amici. Spero di non aver fatto male. >
< Certo che no, anzi… >
< Molto bene. Adesso puoi andare a casa tranquillo. >
Ma Aramis non se la sentiva di andarsene a casa.
< Capitano? >
< Ditemi. >
< Potrei parlare in privato con voi? >
< Certo. Venite nella mia stanza. >
Da qualche tempo a questa parte, Aramis non si sentiva più lo stesso.
Il suo passato lo continuava ad ossessionare, facendolo sentire fuori dal mondo.
< Athos aveva ragione, Aramis: secondo lui c’è qualcosa che non va’. >
< E credo che potete immaginare benissimo cosa mi affligge… >
Prima di rispondere, De Tréville fece un respiro profondo.
< Manson ha avuto quello che si meritava, Aramis. Non riesco a capire perché sei così serio. >
< Sì, ma a parte voi, nessuno conosce il mio segreto. >
< E con questo? Avete paura che qualcuno vi giudichi malamente? >
< Le persone possono essere molto crudeli, Capitano. Soprattutto i propri amici. >
< Ascoltatemi > replicò il Capitano mettendogli le mani sulle spalle < Io invece sono convinto che se ne parlerai a cuore aperto, vedrai che non ti giudicheranno. Anzi, avranno un profondo rispetto per te. Quale donna può vantarsi di diventare un moschettiere? Nessuna. Tu sarai la prima e unica donna, te lo garantisco. >
< Ma questo a me non interessa. Voglio solo sentirmi libera. >
< E lo sei, Aramis. Soltanto che non te ne rendi conto. >
Senza sapere cosa dire, Aramis rimase a fissare il suo Capitano con sguardo confuso.
< Pensa alle mie parole e dammi retta. >
< D’accordo. Vedrò che posso fare. >
< Brava. È così che ti voglio… Adesso vai. È una bellissima giornata e sarebbe un peccato sprecarla in questa stanza chiusa. >
< Avete ragione. Ci vediamo domani, Capitano > replicò Aramis dopo aver ritrovato il sorriso.
 
 
Dopo il suo colloquio con il suo Capitano, Aramis si sentiva più sollevato.
“Non vedo l’ora che sia domani per poterne parlare con i miei compagni.”
Dopo essersi spogliata, era pronto per farsi il bagno.
Ma un rumore nelle vicinanze attirò la sua attenzione.
“Chi potrebbe mai essere?”
Insospettita, si mise qualcosa addosso per coprirsi e si armò della sua spada.
Con uno scatto fulmineo, Aramis aprì la porta, ma non c’era nessuno.
“Eppure mi era sembrato di sentire qualcuno…”
Appena richiuse la porta, vide che nella sua dimora era entrato una piccola scimmietta.
< Ciao, piccolina. Che cosa ci fai qui? > gli domandò la donna.
Ma la scimmietta si limitò a rispondere con un verso incomprensibile.
< Devi far parte del circo che stanno montando in città… Hai forse fame? Vieni, ti do qualcosa da mangiare. >
Ma alla scimmietta non gli interessava mangiare.
Una volta che andò dietro ad Aramis, gli tirò il telo che la stava coprendo.
< Ma cosa stai facendo? > domandò la donna con tono gioioso.
Dopo essere riuscita nel suo intento, la scimmietta scappò come spaventata.
< Ma adesso dove te ne vai? > replicò la donna dopo essersi affacciata alla finestra.
Ma niente, la scimmietta era scomparsa nel nulla.
Dopo che richiuse la sua finestra, Aramis iniziò il suo bagno come se non fosse successo nulla.
Ma non si poteva mai immaginare che dopo essersi mostrata alla finestra sarebbero iniziati i suoi guai.
< Allora Pepe, hai visto Aramis senza vestiti? > domandò la donna con tono grave.
Sentendo parlare la donna, la scimmia capiva bene le sue parole, facendo un segno d’assenso con la testa.
< Ed è come penso io? >
Dopo un attimo di esitazione, la scimmietta acconsentì una seconda volta con la testa.
< Milady, non vorrai mica credere a quella scimmietta, spero. >
< Conte Rochefort, questa scimmietta come la definite con disprezzo, mi è stata molto utile un sacco di volte, sapete? >
< Andiamo è ridicolo! Aramis non può essere una donna! >
< Invece è così. C’è sempre stato qualcosa in lei da farmi pensare… E adesso che ho le prove, posso dire di aver avuto ragione. >
< Per me non è detta l’ultima parola. Come possiamo credere ad una scimmietta? >
< Voi potete credere quello che volete… Adesso riuscirò a smascherarla definitivamente e a deriderla dinanzi al Re e a tutta la popolazione francese, facendola vergognare di un simile atto. >

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Capitolo 2
*** Un duello femminile ***


< Rochefort, se sei così diffidente nei miei piani, ti pregherei di non interferire. >
< State tranquilla, non lo farò. >
< Però credevo che mi avreste voluta aiutare… >
< Come? >
< Giusto per far felice il Cardinale Richelieu. Come fate a comportarvi in maniera così rude? >
< Perché questo vostro piano è tutta una pazzia. >
< No, non è così. E vi farò cambiare idea. >
< Fate con comodo. Io rimarrò vigile con le guardie dei Cardinale. >
< Fate come volete… Io vado a prendermi la vittoria. >
< Che cosa state facendo nella mia stanza? > domandò il Cardinale con tono irritato.
< Scusateci vostra eminenza. Stavamo discutendo su come attaccare uno dei moschettieri. >
< Come? Solo uno? E voi perdete tempo dietro solo ad un moschettiere? Mi meraviglio molto di voi, Milady. >
< Eminenza, vedrete che non ve ne pentirete. Ho scoperto un particolare su Aramis che lo inchioderà per sempre ad un destino segnato. >
< Che cosa volete dire? Spiegatemi. >
< Mi dispiace eminenza, ma preferirei parlarvene dopo. Adesso devo andare. >
< Che cos’è tutta questa fretta? >
< Non vorrei che la mia preda possa scappare da un momento all’altro. Ho atteso fin troppo questo momento e non posso indugiare oltre. Preparate le vostre guardie dinanzi all’abitazione di Aramis. Io vi attenderò là. >
Rimasto interdetto dalle parole di Milady, il Cardinale Richelieu non sapeva come comportarsi.
< D’accordo. Acconsentirò a questa richiesta. >
< Molto bene. Sapevo che mi avreste capito > replicò Milady con tono malefico prima di uscire dalla stanza di Richelieu.
< Vostra eminenza, voi vi fidate delle parole di quella donna? >
< Non so perché, ma credo fermamente che questa volta Milady non mi deluderà… Voi sapete che piano ha in mente? >
< Crede che Aramis sia una donna… Alquanto irrealizzabile, non credete? >
< Interessante… Se davvero Milady avesse ragione, conquisterà tutta la mia fiducia. Non mi resta altro che aspettare. >
< Ma come? Anche voi credete a questa scempiaggine? >
< Confesso che tutto può essere molto strano, ma non voglio stroncare in nessun modo la teoria di quella donna… E non dovreste farlo nemmeno voi, Conte Rochefort. >
< Ma io… >
< Fate come ha detto Milady e ritrovatevi dinanzi all’abitazione di Aramis. Mi sono spiegato? >
< Come volete voi, Cardinale > replicò Rochefort senza minimamente discutere.
 
 
Una volta finito il suo bagno, Aramis si sentiva rinato.
Dopo essersi asciugato a dovere, era pronto per mettersi a letto.
Era stata una giornata molto faticosa per lui e doveva ritemprare le sue energie se domani voleva essere in forma.
Ma qualcosa non riusciva a farlo dormire.
“Sempre il solito pensiero che mi tormenta. Adesso chiuderò gli occhi e…”
Ma improvvisamente qualcuno bussò alla sua porta.
“Chi potrebbe essere a quest’ora della notte?”
Incuriosito, si alzò dal letto mettendosi la divisa di moschettiere.
Appena aprì la porta, fu molto scioccato nel vedere chi si trovò dinanzi.
< Milady, che diavolo ci fate qui? >
< Buonasera, Aramis. Posso entrare? >
< Non vedo perché dovrei farvi accomodare in casa mia. >
< Devo parlarvi di una cosa che riguarda voi personalmente. >
< E che cosa c’è di cosa importante da svegliarmi nella notte? >
< Fidatevi. Quando mi sentirete parlare, ne varrà davvero la pena. >
Incuriosito dalle parole della donna, alla fine Aramis acconsentì alla richiesta della donna.
< Vedete di essere molto breve. Domani mi aspetta una giornata molto lunga e impegnativa. >
< Ahahah… >
< Perché adesso state ridendo? >
< Credete davvero che quando rivelerò il vostro segreto farete ancora parte dei moschettieri? >
< Il mio segreto? Che intendete dire? >
< Vedo che siete molto impaziente. >
< Basta con questi giochetti, Milady! Parlate chiaro una volta per tutte! >
< Va bene… Signorina Aramis. >
< Come mi avete chiamato? > domandò scioccata il moschettiere.
< Credevate davvero che il fatto di essere donna l’avreste nascosta per sempre? Allora vi dico che non è così. Quando tutti sapranno di questo piccolo segreto, vi ripudieranno immediatamente, facendovi diventare la più importante emarginata di Parigi. Finirete a sguazzare nella disgustosa e leggendaria Corte dei Miracoli insieme ai mendicanti e agli storpi in questa città. E quando sarete abbastanza vecchia e depressa, finirete con il suicidarvi a causa della vostra orrenda e ridicola vita che avete trascorso. >
Sentendo le parole di quella donna, Aramis rimase impassibile.
< Allora Aramis, credete che il quadro che ho fatto della vostra vita sia molto simile al vostro futuro che avete in mente per voi? >
< Ahahah… >
< Addirittura vi mettete a ridere? Non riuscite a capire che la vostra vita è finita e non avrete nessun futuro con i moschettieri? >
< Siete davvero convinta che la mia fine sia questa? >
< Senza alcun dubbio. >
< Molto bene. Se è così che la pensate, allora meglio che me ne vada. >
Ma appena Aramis aprì la porta, vide che le guardie di Richelieu capitanate dal Conte Rochefort, avevano circondato tutto il perimetro della sua casa.
< Non avete nessuna possibilità di fuga, Aramis. Ormai siete in trappola. >
< Questo è tutto da vedere! > replicò il moschettiere sguainando la sua spada > Milady, combattete con me se avete il coraggio. >
< Io sono disarmata, Aramis. >
< Prendete questa > replicò Aramis lanciandogli un’arma uguale alla sua < Adesso siamo ad armi pari. >
< No. Io non combatterò con voi. >
< Che cosa vi prende? Avete paura di non avere la meglio con me? >
< Questo duello è una inutile perdita di tempo. >
< Questo secondo voi… Ma una volta che vi avrò uccisa, mi riprenderò la mia libertà. E nessuno verrà a sapere del mio segreto. >
< Ahahah non ci riuscirete mai! >
La prima a fare la mossa fu inaspettatamente Milady che agguantò il collo del moschettiere con un solo colpo.
< Allora? Siete sorpresa? >
< Certo che no. Me l’aspettavo. >
Con rapidità fulminante, Aramis riuscì a liberarsi.
< Ma come avete fatto? >
< Tutta esperienza di un abile moschettiere. >
< Vi definite un abile spadaccino? Staremo a vedere. >
Combattendo in tutte le stanze della casa, Milady riusciva a difendersi magistralmente dagli attacchi della sua avversaria.
< Ah ah! Non riuscirai mai ad aver la meglio da me. >
< La festa è finita! > fece Rochefort irrompendo nella casa del moschettiere < Aramis, posate immediatamente la vostra spada. >
< E lasciarmi arrestare da voi?  Non riuscirete mai a catturarmi. >
< Aramis, non rendetemi le cose più difficili. >
< Rochefort ha ragione, Aramis. Arrendetevi finchè siete in tempo. >
Spazientito dalle parole del conte, Aramis lo spinse fuori di casa e richiuse la porta.
< Ma cosa… >
< Noi due non abbiamo ancora finito, Milady. Non smetterò di combattere finché non ci sarà una vincitrice tra noi due. >
< Bene detto, Aramis. Vedo che non vi fermate dinanzi a niente. >
< Maledetta! La pagherete molto cara! > gridò il Conte a gran voce dopo che fu aiutato a rialzarsi dalle guardie.
< Silenzio! Volete forse svegliare tutto il vicinato?! Lasciatemi finire il duello con Milady… Mi sto molto divertendo. >
< Più tardi non sarete dello stesso avviso quando vi avrò ucciso con la vostra arma. >
< Ah sì? >
Inorridito dalle sue parole, Aramis schivò per un pelo il collo della donna, tagliandogli inavvertitamente i suoi capelli lunghi.
< Ma come avete osato?! >
< Ci è davvero mancato poco. Sarei stato molto contenta nel vedere mozzata la vostra testa. >
< Siete disgustosa, Aramis. Vi farò pentire di avermi sfidato. >
< Ed io vi farò pentire di aver osato scoprire il mio segreto. >
Una volta che andarono incontro, Aramis riuscì a colpire ancora una volta la sua sfidante ferendola sulla spalla sinistra.
< Siete pronti a perire sotto la mia spada, Milady? >
< Fermatevi immediatamente! > tuonò uno dei soldati < Questa follia si conclude adesso. >
Non potendo mettere fine al duello a causa delle decine di soldati che circondarono Milady, Aramis sfuggì dalla finestra della sua cucina atterrando su un cumulo di fieno.
< Prendetelo immediatamente! > tuonò Rochefort.
Ma ormai era troppo tardi.
Aramis era scomparso nel nulla nei vicoli bui della città parigina.
< Milady, state bene? > fece Rochefort cercando di aiutarla ad alzarsi.
Ma la donna fu molto imbufalita con lui e con le guardie per aver interrotto il loro combattimento.
< Milady, perché l’avete fatto? > fece Rochefort dopo aver ricevuto uno schiaffo.
< Sciocchi! Non avevate nessun diritto di aiutarmi. >
< Ma io… >
< Adesso Aramis è fuggito chissà dove. E tutto per colpa vostra! >
< Mi dispiace essermi intromesso, ma vi vedevo in pericolo. >
< Io non sono mai in pericolo, Rochefort. Ricordatelo. Io so benissimo badare a me stessa. >
< D’accordo, Milady. Scusatemi ancora. >
< Adesso iniziamo a cercare quel dannato moschettiere. Non avrò pace finché non verrà catturato e finché non avrò smascherato il suo segreto davanti a tutti. È una promessa. >

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Capitolo 3
*** Alla ricerca di Aramis ***


Sulla città di Parigi era cominciato a piovere.
In quel momento, Aramis non aveva nessun nascondiglio abbastanza sicuro in cui rimanere.
Andare nelle case dei suoi compagni moschettieri non era la soluzione migliore secondo lui.
“Ci mancava questa dannata pioggia… Devo ripararmi il più presto possibile se non voglio prendermi un malanno.”
Cercando nei posti più impensabili della capitale francese, Aramis vide un vecchio mendicante che non faceva altro che guardarsi intorno con sospetto.
“Mendicanti e storpi… La Corte dei Miracoli!”
Senza farsi vedere dall’uomo, Aramis lo seguì con circospezione verso una botola segreta posta in mezzo ad un comune vicolo della città.
Una volta entrato dentro, Aramis perse le tracce del mendicante.
“Adesso dove posso cercarlo?”
Cercando di trattenere il respiro in mezzo a quel fetore insopportabile, il moschettiere si ricongiunse al mendicante che stava per entrare in una via segreta e nascosta.
Dopo che anche lui ebbe fatto la stessa cosa, Aramis piombò in un nascondiglio sotterraneo addobbato di coccarde e di tappeti colorati.
“Non avevo mai visto nulla di simile.”
Seguendo il mendicante tra i cunicoli sotterranei di Parigi, Aramis era approdato alla Corte dei Miracoli, dove mendicanti di tutta la città stavano lavorando in un vasto mercato intenti a guadagnare pochi di quei soldi che la povera gente disponeva tra di loro.
Ma appena Aramis fu adocchiato da un mendicante nelle vicinanze, diede immediatamente l’allarme.
In pochi secondi, tutte le baracche del mercato chiusero i battenti e tutti gli abitanti della Corte dei Miracoli circondarono il povero moschettiere.
< Chi siete voi? > domandò un contadino tenendo in mano un forcone come mezzo di difesa.
< Mi chiamo Aramis e sono il moschettiere di vostra maestà. >
< Che cosa ci fa un moschettiere alla Corte dei Miracoli? >
< Stavo cercando un nascondiglio per scampare alle guardie del Cardinale Richelieu. >
< E come avete fatto ad arrivare fin qui? >
< E’ stato tutto un caso > mentì Aramis.
< Non è vero! Scommetto che voi avete seguito uno di noi! >
< Sì, è vero. >
< Vi chiedo di andarvene immediatamente. Quelli della vostra classe sociale non possono stare qui. >
< Vi prego. Ho un assoluto bisogno di nascondermi dai miei nemici. Non so dove andare e in superficie sta piovendo a dirotto. Rischio di ammalarmi gravemente. >
< Philippe, facciamolo rimanere qui almeno per stanotte. Non ci darà nessun fastidio. >
< No, Charlotte. Lui è uno di quelle guardie che non aspetta altro che arrestarci tutti. Ed io non posso permetterlo. >
< Vi do la mia parola che non vi arresterò. >
< Ci avete già mentito una volta, adesso volete farlo di nuovo? >
< NO. Io… >
< Andatevene immediatamente da qui se non volete assaggiare la collera dei rinnegati parigini. >
L’intera popolazione che abitava nella Corte dei Miracoli stavano dalla parte di Philippe il contadino.
Ma Charlotte, la moglie del contadino, stava facendo di tutto per proteggere il moschettieri.
< Charlotte, che cosa stai facendo? >
< Difenderò il nostro ospite anche a costo della vita, Philippe. Lui ha pieno diritto di cercare un rifugio qui da noi. E’ anche lui un rinnegato. >
< Charlotte, è un moschettiere del re! Un nostro nemico. >
< Non è vero. Nel suo cuore ho intravisto quella bontà che contraddistingue il suo carattere. Non dobbiamo avere paura. >
Alla fine, l’intera popolazione si schierò dalla parte di Charlotte.
< Ah sì? Volete questo pidocchio qui alla corte? Molto bene. Allora sarò io che me ne andrò. >
< Smettila di fare l’offeso, Philippe. Dobbiamo essere uniti se vogliamo continuare a sopravvivere in questa società. >
< Prima mia moglie e adesso ti ci metti anche tu, Gerard? >
< Charlotte ha ragione. Questo ragazzo non può che farci del male. >
< Va bene, vi voglio credere… Però prima devo sapere da cosa sta fuggendo questo ragazzo. >
< Perché ho mentito a tutti quelli che conoscevo. Io non sono un uomo, bensì una donna. >
La confessione di Aramis lasciò tutti di sasso.
< Oh cielo. Un moschettiere donna! >
< Questo è contro il volere di Dio. Non può stare qui! >
< Falla finita, Philippe. Lei non ha fatto niente di male > la difese Charlotte < Vieni pure con me. Ho il posto adatto in cui potrai stare e ristorare. >
< Charlotte! Non vorrai portarlo in casa nostra spero. >
< No, non ti preoccupare. Rimarrà nel tempio che abbiamo fatto costruire non molto tempo fa’. >
< Ma quel tempio è sacro! Non può rimanere lì! >
< Invece ci rimarrà, guarda un po’? >
< Osi andare contro di me? >
< E tu osi andare contro la popolazione della Corte dei Miracoli? Non ti conviene sai? >
Alla fine Philippe dovette arrendersi alle circostanze.
< Va bene. Ma rimarrà solo una notte, sono stato abbastanza chiaro? >
< Vedremo. Vieni con me, Aramis. >
Una volta che il moschettiere fu fatto accomodare nel tempio posto al centro della Corte dei Miracoli, Aramis non riusciva a trovare le parole adatte per ringraziare la donna.
< Vi devo la vita, Charlotte. >
< No, voi non mi dovete niente. Sono molto fiera di aiutare una giovane donna in difficoltà come voi. Se avete bisogno di me, mi trovate nell’ultima casa a sinistra di questa via, d’accordo? >
< Sì. Vi ringrazio ancora infinitamente per quello che state facendo per me. >
< Spero che riuscirete a conquistare la vostra libertà. Buonanotte > replicò la donna prima di spegnere la candela.
 
 
Appena D’Artagnan si ritrovò dinanzi la casa di Aramis, vide con grande sorpresa che la porta della sua dimora era socchiusa.
Preoccupato, il giovane moschettiere entrò senza curarsi di chi avrebbe trovato dentro.
“Qui dentro c’è stato un duello” pensò il ragazzo vedendo segni delle spade ovunque “E’ un disastro tutto questo.”
L’intera abitazione di Aramis era completamente stravolta e distrutta.
“Aramis… dove può essersi cacciato?”
Dopo aver iniziato a chiamarlo a gran voce, D’Artagnan si preoccupò ancora di più delle sorti del suo amico.
“Qui non c’è. Dove può essersi cacciato?”
Arrivato alla conclusione che non si trovava nella sua dimora, D’Artagnan montò sul suo cavallo per iniziare la ricerca del suo amico.
< D’Artagnan! > lo chiamarono a gran voce Porthos e Athos.
< Buongiorno, ragazzi. >
< Vedo che ti sei svegliato molto presto. Che cosa ci fai dinanzi la casa di Aramis? >
< Aramis è scomparso misteriosamente. >
< Che cosa? >
< L’intera abitazione è completamente distrutta. Qualcuno ieri sera ha combattuto con lui. >
< Questa non ci voleva! >
< Dobbiamo immediatamente cercarlo prima che sia troppo tardi. Voi avvertite il Capitano De Tréville, mentre io girovago per la città. Spero vivamente che non sia stato catturato da Richelieu o dai suoi scagnozzi. >
< Perché dovrebbero aver fatto una cosa del genere? > domandò Porthos.
< Non lo so. Ma negli ultimi tempi Aramis si comportava in maniera molto strana e singolare. Come se nascondesse qualcosa… Non vorrei che gli uomini di Richelieu siano arrivati a scoprire il suo segreto o che l’abbiano catturato per estorcergli il tutto… Ci vediamo più tardi, ragazzi > replicò D’Artagnan galoppando per la città.
< D’Artagnan! Aspetta! >
< Troppo tardi, Athos. D’Artagnan è partito al galoppo e non lo raggiungeremo più. >
< Avanti, avvertiamo il Capitano dell’accaduto. Non c’è un minuto da perdere. >
 
 
Appena D’Artagnan si ritrovò dinanzi la dimora di Richelieu, vide che i suoi uomini erano in continuo movimento.
< Avanti, soldati! > tuonò Rochefort attirando la loro attenzione < Il fuggitivo Aramis non può essere andato molto lontano. Dobbiamo ritrovarlo alla svelta! >
“Il fuggitivo Aramis? Quindi questo vuol dire che non è ancora nelle loro mani…”
< Conte Rochefort, che cosa state facendo? > domandò Milady avvicinandosi all’uomo.
< Sto riorganizzando l’esercito di Richelieu. >
< E ti sembra il momento adatto di farlo proprio ora? Aramis è nascosto chissà dove e dobbiamo raggiungerlo il prima possibile prima che anche gli altri moschettieri vengano a scoprire che è fuggito chissà dove. >
< Abbiamo tutto il tempo per acciuffarlo. In questo momento il nostro fuggiasco è completamente da solo senza una meta ben precisa. Sarà molto facile per noi raggiungerlo. >
< E se si fosse nascosto alla Corte dei Miracoli? In questo caso avrebbe chiesto asilo ai mendicanti e agli storpi che la popolano. >
< Allora vuol dire che andremo a fare una visitina alla gente rinnegata di Parigi. Soldati! Preparatevi a marciare! >
< Rochefort, di quanti uomini disponete? >
< Sono più di un migliaio. Sono sufficienti per catturare quell’uomo, non credete anche voi? >
< La sicurezza non è mai troppa, Rochefort. Ma comunque sono un numero considerevole. >
< Adesso dobbiamo trovare l’entrata della Corte dei Miracoli e attaccarli a sorpresa. E se si trova proprio in quel l’uomo, Solo così potremmo avere la possibilità di prenderlo in trappola. >
< Lasciate fare a me, Rochefort. So dove dobbiamo andare. >
< Molto bene. Vi seguo. >
Appena l’immenso esercito di Richelieu si mise in cammino, D’Artagnan decise di chiedere aiuto ai mercanti di Parigi se conoscevano il segreto della Corte dei Miracoli.
< Perché volete saperlo? > domandò il mercante.
< Perché devo salvare il mio compagno… Vi prego, è urgente. >
Dopo aver deciso se rivelargli o no il passaggio che portava alla Corte dei Miracoli, alla fine il mercante fece notare a D’Artagnan un passaggio segreto che l’avrebbe condotto nel sottosuolo di Parigi.
< Vi ringrazio, buon uomo > replicò il moschettiere porgendogli un sacco pieno di monete d’oro.
Mentre D’Artagnan cercava di non perdersi in mezzo a quei cunicoli, sperò che i suoi amici l’avrebbero raggiunto al più presto.
“Moschettieri, spero che troviate anche voi un passaggio per salvare Aramis. Vi aspetto con impazienza.”

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Capitolo 4
*** Lotta per la libertà ***


< Charlotte, sveglia immediatamente il moschettiere. >
< Ma è ancora molto presto, Philippe. Lascialo dormire ancora un po’. >
< Non se ne parla nemmeno. È già rimasto qua sotto più tempo del previsto. >
< Ma perché ti comporti in maniera così cinica? >
< Non voglio nemici nel mio territorio. Quando lo capirai? >
< Aramis non è un nostro nemico! >
< Smettila di contraddirmi! O lo sveglierai tu, o lo farò io. >
< Non vi preoccupate, Philippe. Sono pronto per partire > fece Aramis già in piedi e già ben vestito.
< Molto bene. Adesso andatevene e non fatevi più vedere. La gente della Corte dei Miracoli non sopporta vedere gente come voi nel loro territorio. >
< Lo capisco benissimo… D’accordo, me ne andrò. Grazie ancora per tutto quello che avete fatto per me > replicò Aramis con tono serio.
< Aramis… >
La voce di Charlotte lo bloccò in mezzo alla piazza dove i mendicanti erano pronti per una nuova giornata di lavoro.
< Non ascoltate le parole di quell’avido contadino che ho per marito. Rimanete ancora qui con noi. >
< Non posso, Charlotte. Devo compiere la mia missione. Sono già fin troppi anni che porto con me questo fardello. >
< Charlotte, cosa stai facendo? Lascialo immediatamente andare. >
< Andate, Charlotte. Vostro marito vi chiama. >
< Ma se avrete bisogno di aiuto? >
< Saprò cavarmela da sola. >
< Ma le guardie di Richelieu non attenderanno altro che farvi un agguato e rinchiudervi in prigione. >
< Cercherò di dimostrare la mia libertà… Addio, cara Charlotte. Non vi dimenticherò mai. >
Nel mentre Charlotte fissava Aramis lasciare la piazza della Corte dei Miracoli, anche tutti gli altri abitanti si erano fermati per fissarlo nella sua camminata lenta che l’avrebbe portato fuori dal loro nascondiglio.
< Che cosa state facendo? Riprendete subito il lavoro! > tuonò Philippe.
< Sei un uomo senza cuore. Come puoi trattarci così? Aramis non ci avrebbe tradito. >
< Ah sì? È così che la pensi? Allora perché non te ne vai anche tu, Gerard? Ci faresti un grande favore. >
< Non osare parlarmi in questo tono. Qui sotto non sei tu il capo. >
< Ah no? Chi ha costruito tutte le baracche in cui state lavorando? Chi ha costruito le case in cui tutti voi state abitando? Sono stato io. Io solo con le mie forze. >
< E allora?! Nessuno te l’ha chiesto! > replicò una donna in mezzo alla piazza.
< Se vogliamo, possiamo tornare tutti in superficie. Mentre tu rimarrai qui sotto da solo in completa solitudine. >
< Allora cosa aspettate? Andatevene immediatamente e non fatevi mai più il vedere. >
“Adesso voglio vedere se avranno il coraggio di lasciare il loro lavoro e la loro casa.”
Ma dopo essersi guardati a vicenda per alcuni secondi, tutti gli abitanti della Corte dei Miracoli si riversarono in piazza per lasciare il nascondiglio.
< Che cosa diavolo state facendo, stupidi che non siete altro? >
< Ci riprendiamo la nostra libertà offuscata dalla tua dittatura > replicò Gerard che stava guidando la folta popolazione uscire dalla Corte.
< Non osate andarvene, altrimenti… >
< Non sei in vena di minacce, Philippe. Ormai rimarrai solo. Solo come un cane. >
Appena la piazza si svuotò, Philippe rimase incredulo.
Tutti l’avevano abbandonato.
< Charlotte, tu sei… >
< No, Philippe. Mi rifiuto di abitare con un senza cuore come te. Addio. >
Preso dallo sconforto, Philippe iniziò a gridare contro la sua gente.
< Va bene, andatevene pure! Ve ne pentirete amaramente! Parola mia. >
 
 
Una volta uscito allo scoperto, Aramis si sentì più sollevato di prima.
La luce del sole aveva fatto largo ad una bellissima giornata.
Mentre si guardava intorno con circospezione, vide che non c’era l’ombra delle guardie di Richelieu.
Camminando verso il palazzo del suo capitano, vide con grande sorpresa che la giovane moschettiera era seguita da un’immensa folla.
< Ma cosa… >
< Credevi davvero che ti avremmo lasciata da sola? >
< Charlotte! Ma voi… >
< Non potevamo rimanere sotto lo stesso nascondiglio di quel maledetto di Philippe. Nel suo cuore scorre l’odio verso i più ricchi di lui. Ed esso non vuole capire che tutti i ricchi non sono crudeli come sembra, anzi… >
< Sono contento che voi pensiate questo > replicò Aramis abbracciando la donna.
< Dimmi Aramis, dove te ne stai andando? >
< Vado verso il palazzo del mio Capitano. Devo dire ai miei amici chi sono realmente. >
< Bene. Se per voi non è un problema, potremmo accompagnarvi. >
< Ne sarei lieto. >
< Allora andiamo! >
Ma nel mentre continuarono il loro percorso assieme, un folto esercito del Cardinale Richelieu li stava sbarrando la strada.
< Finalmente sei uscito da quel buco di fogna, Aramis > fece Milady con disprezzo.
< Sì, Aramis. Vi stavamo aspettando. Sguainate le spade, soldati! >
Un migliaio di soldati erano pronti per combattere.
< La vostra accusa di alto tradimento non vi lascia nessuna speranza. O venite con noi, o combattete contro di noi. A voi la scelta. >
< Sapete che vi dico? Non posso arrendermi proprio ora dopo che ho deciso di non nascondermi più da voi. >
< Allora preparatevi. Non avete nessuna speranza contro di noi. >
< Questo è tutto da vedere > s’intromise Charlotte < Aramis non è da sola. >
< Sì. Può contare con la popolazione della Corte dei Miracoli > ribatté Gerard.
< Un gruppo di mendicanti e di storpi? Povero Aramis. Vedo che siete caduto molto in basso. >
Aramis si era molto innervosito a causa delle parole di Milady e del Conte, ma non per questo riuscì a perdere la sua calma.
< Sì, davvero una persona di puro squallore. > replicò Philippe che si era alleato con gli uomini di Richelieu.
< Philippe… Che cosa significa? >
< Non potevo rimanere in disparte dopo che tutti voi mi avete abbandonato. Ed è grazie a me se gli uomini di Richelieu sono venuti a conoscenza delle vostre intenzioni. >
< Maledetto. Ci hai tradito. >
< No! Siete voi i primi ad avermi tradito! Ed io questo non lo posso tollerare. >
In mezzo alle vie di Parigi, si stava preparando una guerra contro la popolazione della Corte dei Miracoli.
Una guerra che avrebbe portato a centinaia di morti se non fosse stata per la saggezza di Aramis.
< Fermatevi! Non vi permetterò di combattere a causa di mia! >
< Ma Aramis, cosa… >
< Charlotte, non posso sopportare che voi tutti moriate per me. Questa cosa riguarda solo me. Me e nessun altro. >
< Ma voi non ce la farete mai da sola contro quell’esercito. È da pazzi! >
< Sono convinto che anche le guardi di Richelieu capiranno il mio stato d’animo. >
Mentre Aramis stava cerando di placare una guerra inutile, D’Artagnan, Porthos e Athos accorsero in aiuto del suo compagno.
< Aramis! Finalmente ti abbiamo ritrovato! > replicò Porthos abbracciando il suo compagno.
< Ma dov’eri finito? Quando non ti ho trovato nella tua abitazione, mi sono subito preoccupato > mormorò D’Artagnan.
< Eravamo tutti preoccupati per te > ribatté invece Athos.
< Mi sono nascosto nella Corte dei Miracoli insieme a tutte queste persone. È grazie a loro se questa notte ho avuto un riparo. >
< Vi ringraziamo anche da parte nostra per aver aiutato il nostro amico. >
< Figuratevi. L’abbiamo fatto con piacere > rispose Charlotte.
< Adesso basta parlare! > tuono il Conte Rochefort < Abbiamo una guerra da combattere. Abbiamo parlato fin troppo. >
< Non ci sarà nessuna guerra nella mia città. >
La voce perentoria del Re Luigi XIII scosse l’aria e tutti i presenti che si preparavano a combattere.
Una volta sceso dal suo cavallo accompagnato dal Cardinale Richelieu e dal Capitano De Tréville, tutti i sudditi si inchinarono dinanzi al sovrano.
< Che significa questa storia? Qualcuno di voi mi vuole spiegare? >
< E’ a causa mia se si stava preparando questa guerra > fece Aramis inchinandosi di fronte al Re.
< Aramis? Ma cosa centrate voi? >
< Volevo difendere il mio onore e il mio segreto, maestà. >
< Quale segreto? Non capisco. >
< Sono una donna, maestà. >
La confessione di Aramis turbò incredibilmente tutti coloro che erano all’oscuro del suo segreto.
< Ho ingannato tutti, vostra maestà… A cominciare dalla maestà vostra e dai miei amici. Dovevo vendicare l’assassinio di mio padre… Ma dopo che anche lui ha ricevuto la stessa sorte di mio padre, non ho avuto il coraggio di confessare a nessuno di questo mio gesto. >
< E’ vero che nessuno sapeva di questo segreto? >
< No, maestà > replicò il Capitano < Io ho sempre saputo tutto… Perdonatemi. Se vorrete punirmi in qualsiasi modo, accetterò la vostra punizione come meglio credete, maestà. >
Dopo la confessione di Aramis e del Capitano De Tréville seguirono alcuni secondi di silenzio e di riflessione dal parte del Re.
< Non ci sarà nessuna battaglia e nessuna punizione, Capitano. >
< Che cosa? >
< Alzatevi immediatamente > ordinò il Re < Sono molto fiero di voi, Aramis. Per tutto quello che avete dovuto sopportare e quello che avete dovuto fare per arrivare ad essere quella che siete oggi. Il vostro gesto vi fa onore. >
< Vi ringrazio, maestà. È bello sentirvelo dire. >
< Soldati, ritornate tutti al mio palazzo > ordinò il Cardinale.
Dopo che ebbero ubbidito, Milady e il Conte Rochefort rimasero destabilizzati dal momento che si era venuto a creare.
< Più tardi faremo i conti > fece il Cardinale fissando con sguardo carico d’odio Milady e il Conte.
< Richelieu, spero che non siate state voi ad organizzare una simile follia. >
< Assolutamente no. Ma gli artefici verranno puniti, ve l’assicuro. >
< Molto bene. Questa situazione non deve mai più succedere. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Chiarissimo, maestà. >
< Oltre ai vostri soldati, scortate quel traditore di un contadino. Non voglio mai più vederlo. >
< Maestà, ma io non ho fatto niente! >
Ma il sovrano non sentì ragione, Arrestando il traditore della Corte dei Miracoli tra gli assensi della loro gente.
 
 
Dopo che la folla di parigini erano tornati nel loro nascondiglio, Athos, Porthos e D’Artagnan si riunirono accanto ad Aramis.
< Ragazzi, perdonatemi se non vi ho detto il mio segreto prima. Avevo troppa paura… >
< Non ti devi giustificare > replicò Athos < Ti capiamo benissimo. >
< Anch’io avrei fatto la stessa cosa, Aramis > ribatté Porthos.
< Ragazzi, sguainate le spade. >
< Uno per tutti, tutti per uno  > dissero in coro in quattro moschettieri pronunciando il loro detto e rinforzando un’amicizia che non si sarebbe mai sciolta fino alla loro morte

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