Left behind

di Sylvia Moons
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New York ***
Capitolo 2: *** Da qualche parte sull'isola ***
Capitolo 3: *** La radura e la spiaggia ***
Capitolo 4: *** Da qualche parte sull'isola ***
Capitolo 5: *** La tana ***



Capitolo 1
*** New York ***


- Chi è Charlie? –
Occhi chiari, capelli biondi, sguardo determinato. Non l’aveva mai visto, eppure gli era familiare. Quel buio, sotto l’azzurro, gli ricordava notti umide e inquiete, sussurri sotto il frusciare degli alberi, mugghiare di mare lontano.
- Chi è? Dimmelo. –
- Lo sai già – rispose Walt. – Lo sai, Aaron. –
Il ragazzo sulla soglia perse di colpo il suo sangue freddo e gli lanciò un’occhiata atterrita.
- Io il mio nome non te l’ho detto. –
Era vero, il ragazzo non si era presentato appena aveva aperto la porta. Gli aveva chiesto se era Walter Lloyd, poi gli aveva semplicemente fatto la sua domanda. Eppure Walt non aveva pensato neppure per un attimo di mandarlo via. Non lo conosceva, eppure il suo nome gli era salito alle labbra con una naturalezza su cui Walt non si interrogava da quando aveva smesso di temerla come l’avevano temuta gli adulti intorno a lui, quando era solo un bambino rimasto senza madre.
- Però sei Aaron, no? –
Il ragazzo rimase incerto ancora per qualche momento, poi scrollò il capo e riprese la sua aria risoluta.
- Sì, sono Aaron, e ora sono sicuro che sei l’uomo che sto cercando. –
Walt lo fece accomodare in casa.
- Nessuno ti ha mai detto nulla di…? –
- So dell’isola dove sono nato – lo interruppe subito Aaron. – Mi hanno detto tutto quel che hanno ritenuto potessi sapere. Molto meno di quello che vorrei, comunque. –
- Per questo sei venuto da me? Perché non ti hanno mai detto chi era Charlie? –
- Non esattamente. Mia madre me ne ha parlato. Entrambe lo hanno fatto. Abbiamo il suo CD, l’ho visto in foto e video musicali, so che ha fatto qualcosa che ha riattivato le comunicazioni tra l’isola e il resto del mondo e per questo siamo stati salvati. –
Walt sapeva che le cose non erano state affatto così semplici, ma immaginò che Claire e Kate gli avessero raccontato solo una versione edulcorata della verità. Del resto, Aaron era appena maggiorenne. Anche se non era affatto stupido.
- E allora perché… ? –
- Perché non so chi è – insistette il ragazzo, calcando sulle parole. – Di fatto, per me Charlie è solo un nome che mia madre Claire mormora nel sonno. È un nome che non le dà pace e io voglio sapere perché. So che erano molto legati, che tutti gli sono grati per averli salvati, ma non può essere questo che agita i sogni di mia madre. C’è qualcosa che manca, nella sua vita. –
- È Charlie che le manca. Loro… -
- No -  l’interruppe Aaron, ostinato. – C’è qualcosa che non ha mai avuto. Qualcosa la chiama, la notte. Qualcosa che ha lasciato indietro. –
Walt sapeva che Kate non l’avrebbe voluto e sicuramente nemmeno Claire. Lei meno che mai. Hurley avrebbe forse fatto resistenza, ma Ben… e poi non contava. Sentiva che non contava. Quindi posò una mano sulla spalla del ragazzo e decise di esercitare i suoi poteri di… erede.
- Soffri di claustrofobia, Aaron? -

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Capitolo 2
*** Da qualche parte sull'isola ***


- Coso, non ti aiuterò. Walt dice che devi andare da solo. –
- Mi perderò! È una giungla vera, questa! –
- Walt dice che sarai guidato. –
- Non parlo coi morti, io! –
- Nemmeno Walt, ma se dice così io ci credo… -
- E chi mi guiderà? I sussurri nella foresta? –
- No, quelli… quelli sono… ci stiamo lavorando, su di loro. –
- E allora chi? Ci sono i fantasmi? –
- …No… -
- Insomma devo andare da solo. Nemmeno Ben…? –
- Aaron, ascolta. Tu sei nato qui. –
- E allora? –
- Allora… tu sei parte di questo posto. Gli appartieni. Quindi troverai la tua strada, se è destino che la trovi. –
- Non credo nel destino. –
- Nessuno di noi ci credeva. -

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Capitolo 3
*** La radura e la spiaggia ***


Aaron camminò a lungo verso la spiaggia, senza sapere quando e quanto deviava dal percorso indicatogli. Avrebbe potuto finire nel punto sbagliato, ma almeno al mare sarebbe arrivato. Aveva un walkie-talkie, ma non sapeva come avrebbero potuto raggiungerlo in tempo in caso di pericolo. Ma, considerando che era partito contro la volontà delle sue madri, si erano comunque messi nei guai tutti quanti. Se anche sull’isola fosse andata bene, tornati a casa avrebbero dovuto vedersela anche con loro.
Camminava ormai da ore, senza quasi più far caso al paesaggio tutto uguale, quando arrivò alla radura. Lì si fermò.
C’era già stato. Non solo nei suoi sogni. E c’era un ragazzo, tra gli alberi.
Lo vedeva come si vede qualcuno stando controsole, anche se laggiù il sole quasi non arrivava. Si schermò comunque gli occhi, li stropicciò, ma lo vedeva sempre sfocato. I suoi contorni incerti lo facevano sembrare solo una sagoma disegnata su un fondale dipinto.
- Chi è là? –
Il ragazzo non rispose, ma si incamminò verso la spiaggia. Quando sparì tra gli alberi, Aaron seguì l’istinto e gli corse dietro.
- Sei Charlie? Eh, sei Charlie? – gridava, scartando rami e saltando buche.
La figura informe era sempre invisibile tra gli alberi, ma ogni tanto una traccia di azzurro segnalava la sua presenza.
Non era Charlie, Aaron lo sapeva. Era più alto e pareva più scuro di capelli, ma aveva tentato lo stesso. Aveva creduto che, se avesse visto qualcuno, sarebbe stato lui. L’uomo che cercava, quello che una volta era stato tanto vicino a lui e a sua madre. Perché mai avrebbe dovuto vedere altri e non lui?
Ora sentiva il mare e l’azzurro davanti a lui non era altro che quello. Saltò oltre l’ultima linea di alberi ed eccolo sulla spiaggia. E non c’era la minima traccia di insediamento umano. Solo sabbia e mare e palme a perdita d’occhio. Anni di tempeste tropicali avevano spazzato via tutto quello che le sue madri e i suoi amici avevano chiamato rifugio.
Non troverò nulla, pensò sfiduciato. Perché ho chiesto di venire a forza? Perché mi hanno portato qui? Non sono un sensitivo ed è passato troppo tempo. L’isola non ha nulla da dire a un ragazzo qualunque arrivato troppo tardi. Tutto quel che poteva succedere è già successo. Io non sono di qui.
Il ragazzo camminava sul bagnasciuga battuto dal sole ed era ancora meno visibile di prima. Aaron lo seguì, ma non lo chiamò più Charlie. Non lo conosceva, la sua figura non gli era nemmeno familiare, eppure non vedeva altri. Perché lo vedo?, si chiese.
C’è un tesoro, pensò di colpo. Non seppe mai da dove venne quell’idea, ma c’era e gli agitava il cuore, spingendolo avanti sul bagnasciuga dietro al ragazzo che non lasciava impronte. Andiamo a cercare il tesoro.
Inciampò e piombò sulla rena bagnata, cadendo di fianco e battendo una tempia.
– Figlio di puttana… - imprecò, sollevandosi sulle ginocchia e premendosi la tempia.
Era inciampato su un cavo di ferro che sbucava da sotto la sabbia e finiva in mare.
- Ma che diavolo è? - si chiese, mettendosi a sedere e strofinandosi ancora la testa.
Portò lo sguardo dove il cavo affondava in mare, ma il sole lo abbagliava. Il cavo vibrava ancora per il colpo che gli aveva dato col piede.
I’m pickin’up good vibrations…
Era una canzone stravecchia. Sapeva solo questo, perché non l’aveva mai sentita. Era un coro di voci maschili accompagnato da un suono artificiale, come quello dei tasti di un vecchio computer, che seguiva la melodia.
Good good good good vibrations…
Cerca il tesoro.
Tra gli alberi oltre la spiaggia c’era un uomo dai capelli bianchi corti e ordinati, con un vestito elegante e impeccabile, totalmente fuori luogo.
- Aaron. –
Aaron si alzò, fece qualche passo. Una forza irresistibile lo attraeva verso di lui. Qualcosa che, finché correva nella foresta e camminava sulla spiaggia dietro al ragazzo, non aveva provato. Si volse verso il bagnasciuga e lo vide, il ragazzo in azzurro. Era voltato verso di lui, lo aspettava. Ma l’uomo lo chiamava per nome.
- Aaron. –
 E lo conosceva, quell’uomo. Lo aveva visto in fotografia.
- Vieni a vedere cosa ti hanno nascosto. –
L’uomo si voltò e sparì tra gli alberi, ma lui lo sentiva ancora.
- Non è per questo che sei qui? Per scoprire cosa non ti hanno voluto dire? –
Era per questo? O c’era dell’altro?
Aaron non lo ricordava. E non ricordò nemmeno di recuperare il walkie-talkie che aveva perso nella caduta. Rimase lì a prendere acqua e vento, mentre lui spariva nella foresta dietro a suo nonno.

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Capitolo 4
*** Da qualche parte sull'isola ***


- Lo ha trovato. -
- È ancora qui, allora! Lo sapevo! E usa ancora i vecchi, sporchi sistemi. -
- Non credo che se ne andrà mai, Hurley. Non finché ci sarà la luce sotto la cascata. –
- Non avremmo dovuto portare Aaron qui. -
- Non c’era davvero scelta. È il destino. –
- Ma è troppo presto! Walt, dobbiamo andare ad aiutarlo. –
- No, invece. -
- Kate e Claire ci ammazzano se gli succede qualcosa! -
- Ce la deve fare da solo. Ce la può fare da solo. -
- Finché sono io il protettore non lascerò sole le persone che arrivano qui, meno che mai i figli dei miei amici. Destino o meno. Ben, andiamo a prenderlo! -

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Capitolo 5
*** La tana ***


 
Sotto un albero caduto c’era una culla di tronchi spaccata e, dentro, una coperta sporca e sdrucita schiacciata tra i ceppi.
- Il vecchio Locke la fece per te. Era qui che dormivi. –
Era vero. Quando la toccò, Aaron lo sentì. Era stato il suo primo letto.
- Qui dormivi prima che lei ti abbandonasse. –
- Non mi ha abbandonato -  disse Aaron ad alta voce. Non lo vedeva più, ma era vicino. – Non sei mio nonno. Mio nonno è morto prima che io nascessi. Chiunque tu sia, non sai di cosa parli. –
- Lei è rimasta qui con me. Ha voluto restare qui senza di te. Ti ha abbandonato nella foresta. Sawyer ti ha ritrovato, Kate ti ha portato via con sé… perché lei non ti voleva più. Non ti aveva mai voluto. Lo sai perché quel giorno stava andando a Los Angeles? –
Dentro la culla spaccata c’era stato anche altro. Sembrava un teschio di animale con due bottoni per occhi.
- Si era persa – mormorò Aaron. Si sentiva confuso, inquieto, come se qualcosa lo stesse per aggredire e lui non avesse i riflessi abbastanza pronti. Non era solo, in quella foresta, e quanto lo avrebbe preferito. – Si era persa nella foresta, per questo mi hanno portato via con loro. –
- Non si era persa. Ti aveva lasciato indietro. La domanda, Aaron, non è cosa ha lasciato indietro, ma chi. Non qualcosa, ma te. È te ce ha lasciato indietro. –
- Ma è tornata da me… –
- Perché Kate l’ha ripresa a forza. E tu lo sai che quando è tornata non era buona. –
- Era sconvolta... –
- Non voleva tornare con te. -
Aaron prese il teschio e lo lanciò contro un albero. Esplose in mille pezzi polverosi.
- Stai zitto! – urlò al nulla che lo circondava.
Ma sapeva che era vero. La nonna gli aveva parlato di una ragazza dolce e sensibile, mentre l’aspettavano, ma quella che alla fine era tornata da lui…
- Te lo ricordi, cosa aveva dentro? Non lo senti anche dentro di te ora? –
- Sì. –
- Sono io, Aaron. Io sono con te da sempre. Io non ti ho mai abbandonato. –
Una presenza nera dentro il cuore sin dall’inizio. Era vero. C’era sempre stato.
Aaron lasciò ricadere il capo ciondolante sul collo, come se si stesse addormentando in piedi.
- Non tornare da lei. Abbandonala, come lei ha fatto con te. Non tornare, spaccale il cuore. -
- Non tornerò. –
- Non tornare dai tuoi amici. Ti hanno mentito tutti, come ha fatto lei. Non tornare, lasciali ad aspettarti. -
- Non tornerò. –
- Ce ne andremo insieme quando avremo scoperto tutto di quest’isola. Tutto quello che non ti hanno detto. Anche quello che nemmeno loro sanno, che nessuno ha mai saputo. Poi ce ne andremo, perché tu non devi niente a questo posto che ti ha tolto tutto. Scoprirai quali poteri glielo hanno concesso, carpirai i suoi segreti… ma tu non la proteggerai mai. Quando Walt sarà morto, tu non berrai l’acqua della luce. -

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