Between beach and stars

di Saturn_moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dimenticata ***
Capitolo 2: *** Buio implacabile ***
Capitolo 3: *** Reincarnation ***
Capitolo 4: *** Rifugio ***
Capitolo 5: *** Strategie ***
Capitolo 6: *** Stati d'animo ***
Capitolo 7: *** Brezza leggera stellare ***
Capitolo 8: *** Renuncio a ser feliz ***
Capitolo 9: *** Verso il tramonto ***
Capitolo 10: *** Primo incontro ***



Capitolo 1
*** Dimenticata ***


Prologo:

Una cosa dimenticata, un vuoto incolmabile, un sentimento trasportato dalle onde del mare.
"L' illusione di poterti vivere ancora solo per una volta"
" Dimenticata"

Dal tuo cuore dimenticata

Dalla tua anima sparita

Dalla tua mente omessa
Da te allontanata.


 

Mi guardo nuovamente allo specchio, in questa calda giornata di agosto e, penso. Penso e ripenso a quante cose mi hai insegnato in questi mesi assieme a te Setsuna, a quante cose ho potuto vivere grazie a te, cose di cui inconsapevolmente mi ero privata, una piccola parte di me pensa che magari è solo quello che si prova di norma quando provi amore per qualcuno, eppure, una parte di me è convinta che in realtà provo tutto questo proprio perché sei tu, magari era destino cosi. Era destino che fossi tu a farmi emozionare cosi tanto.

Forse non saresti d' accordo con queste mie parole ma tu mi hai insegnato la bellezza di ricevere un bacio all'improvviso, la bellezza di vedere arrivare la persona che ami sotto casa, anche solo per trascorrere assieme pochi minuti, la bellezza di un "voglio vederti" e vederti davvero. La bellezza di un abbraccio nel quale perdersi ed essere libera di sentirsi fragili e forti allo stesso tempo grazie a quel contatto, che apparentemente, potrebbe essere niente ma che a volte può significare tutto. Tutto perchè sei con la persona che per te rappressenta l'intero universo, perché accanto a lei niente potrebbe farti paura, perché essere li, tra le sue braccia per te è cosi giusto, perché non hai bisogno di nient'altro che lei, sinonimo di pace, sinonimo di amore, sinonimo di "tutto". "Tutto" racchiuso in un solo nome: il tuo.

Finalmente sei arrivata, attendevo il tuo arrivo, dopotutto dovevamo andare in spiaggia insieme, come sempre, anche se tu non lo ricordi, eppure, certe abitudini sono dure a morire. Siamo di nuovo qui, stesso orario, stessa spiaggia, stesso tratto, col volto rivolto alla luna che si specchia nelle acque cristalline sulla quale mi ero specchiata fino a poco tempo prima, in attesa del tuo arrivo.

Non ti ricordi di me, se non il mio nome, se non i nostri primi dialoghi, eppure non posso fare a meno di cercare di correggere le imperfezioni, cerco sempre di piacerti, perfino ora che vorresti solo io stia alla larga da te.


<< Che ci fai qui? >>

 

<< Che domanda stupida, ti aspettavo. >>


<< Stalker. >>


<< Psicopatica. >>

 

Ti siedi accanto a me, un lieve sorriso sul viso di entrambe, per quei dialoghi che hanno sempre fatto parte del nostro rapporto, ancora prima di qualsiasi altra cosa, quella costante che mai cesserà di fare parte di noi, forse perché ancora prima, fanno parte del mio, del tuo, nostro carattere.

Una volta mi dicesti che nessuno osava rispondere o disubbidire ad una tua richiesta. In realtà sentirti rispondere ti diverte, ti sprona a rispondere, vuoi sempre averla vinta e zittire gli altri, anche questo fa parte di te eppure per questa volta non controbatti, semplicemente stai seduta al mio fianco, in silenzio ad ammirare il cielo, e non ho il coraggio di disturbarti, chissà dov'è la tua mente adesso, a cosa pensi. Osservo anche io il cielo sopra di noi, rivelo i miei dubbi alla luna che brilla lassù, nella speranza che possa ascoltarmi e dare una risposta ai miei timori o realizzare il mio muto desiderio.
Mi riporta alla realtà il tuo tocco, mi hai scostato una ciocca di capelli corvini dietro l' orecchio, nemmeno mi ero accorta che mi desse fastidio o forse ti stavi solo annoiando. Riporto la mia attenzione su di te, accarezzando per un attimo la tua mano ancora tra i miei capelli, per poi guardare davanti a me iniziando a parlare, un tono basso, sommesso, quasi inudibile, ad attanagliarmi la paura che andassi via e forse un monologo a cui non avrei avuto risposta, non ne avevo idea.
 

<< Sai, inizialmente non la sopportavo minimamente, aveva sempre qualcosa da controbattere, odiavo non riuscire a sopraffarla o tenerle testa nel modo adeguato o riuscire a risponderle alla meno peggio. Era davvero...saccente. Doveva avere ragione per forza lei. Alle volte riusciva perfino a convincermi a fare qualcosa, convincendomi a suon di battutine ironiche, riusciva sempre a portarmi dove voleva. Riusciva sempre a spuntarla, alla fine l'ha spuntata, anche quando, credevo di aver vinto io. Quel giorno mi ha insegnato che anche un momento, un gioco, uno scherzo, una "punizione" possono cambiare tutto, possono cambiarti la vita. Mi ha preso per mano, mi ha guidata, mi hai fatto sentire a disagio, in imbarazzo, rassicurata, mi ha fatto sentire bella, mi ha fatto sentire nulla e tutto allo stesso tempo. Eppure nessuna delle due, saprebbe dire com'è iniziata davvero, cosa ci ha spinto l'una tra le braccia dell'altra, ricordo di averle chiesto, ed ora come allora la sua risposta fu "non chiedermelo, non so perché tu." E lo stesso vale per me, dopo tanti no, come sarebbe dovuto essere con lei, soprattutto con lei, è stato tutto cosi naturale, eppure se ci penso adesso, è come se quello, fosse stato davvero il mio posto.
Non saprei dire com'è iniziata, come sono nati questi sentimenti che ora provo, so solo che insieme ad essi nacque anche un' attrazione assurda nei suoi confronti, attrazione che la mia adorata, pensava non fosse reale, aveva paura mentissi per non addolorarla, nonostante le mie parole, ci volle tempo per farle comprendere questo nonostante ci scherzasse sopra, a volte sembrava averne ancora paura, come se ancora alle volte, questo andasse ad oscurare quei momenti insieme. A volte, gli unici che potevamo concederci. "

- Feci una piccola pausa, osservando di sottecchi il volto dell'altra, con lo sguardo puntato sulle acque del mare, eppure, sapevo che stava ascoltando, in silenzio, ogni singola parola. -


Era difficile che lei parlasse di sé, di sua iniziativa, eppure, ogni tanto riusciva a dirmi qualcosa di sè, a volte a parole, altre con i suoi comportamenti, altre lasciava parlare i silenzi che calavano tra di noi, a volte anche quelli, mute conferme, mute parole, cessate da una stretta di mano, da dita intreccate, da un muto " voglio restare con te, in assenza di tutto, per un pò. " Era difficile capire come comportarmi con lei, superare le paure, i dubbi, il sentirmi "niente" rispetto a lei, ed accettare di non poterla proteggere, di non poter ricambiare quello che lei faceva costantemente per me, non sapere cosa dirle quando lei andava in battaglia, non sapere se trasmettere la fiducia che avevi per lei e la paura nel sapere lei li, cosa dire quando tornava, cosa dirle per incoraggiarla prima di recarsi li, la paura di perderla. Paura che una volta si è quasi avverata, eppure so di non poterle impedire di andare se riaccadesse, eppure sai che vorresti andare li o darle energia o supporto morale ma forse un modo non c'è. Forse sarebbe stato più facile scegliere la via più semplice, forse sarebbe stato facile scegliere un'altra, una qualunque ma forse una cosa qualunque non sarebbe per me, per quanto sarebbe più facile, a volte la strada giusta è quella più complicata. Dopotutto non l'affronto da sola, lei è con me sempre, è con me anche quando non mi vuole attorno, e penso che nemmeno per lei sia cosi facile, come alle volte invece ho creduto, alla fine non è stata la via più facile per nessuna delle due, non so dire con certezza che tutto questo ne valga la pena, non per lei, non ha mai voluto dirmi cosa ci vedesse in me. Posso solo dire in parte quello che ho visto in lei: Determinazione, Dignità, Forza, Eleganza, Raffinatezza, Fragilità, Dolcezza, Amore, Amicizia. Un cuore a volte duro come la roccia, ma solo per non essere ferita, cauta e controllata per natura, per proteggere se stessa e le persone a cui tiene, a volte anche da sé stessa e da ciò che potrebbe dire. Alle volte anche spontanea, rare, che si possono contare sulle punte delle dita, eppure quando è sè stessa, la sua espressione si distende, è cosi bella in quei momenti, avrei potuto innamorarmi di lei semplicemente cosi, con quel suo sorriso e gli occhi chiusi. Solo perché era lei.
 

Mi azzitiii quasi in imbarazzo a quelle parole, avrei voluto continuare a parlare, ma non ci riuscivo, mi ero bloccata, persa in quel bellissimo ricordo che avrei voluto solo rivivere. Sentii sollevarmi il viso, i suoi occhi puntati sui miei, mi guardavano in silenzio, impenetrabili. Impenetrabili eppure cosi morbidi in quell'istante, sembrava agitarsi qualcosa. Portai una mano ad accarezzarle una guancia, in un gesto che avevo fatto più di mille volte. I suoi occhi si chiusero, assaporando quel gesto che non smisi di compiere, non potevo spiegarlo, eppure anche quel piccolo gesto, quasi insignificante, mi era mancato. Mi appoggiai a lei, chiudendo gli occhi anche io, rimanendo cosi, in un semi abbraccio, per un tempo indefinito, con un silenzio rilassato tra di noi, felice di essere nuovamente tra le sue braccia. Un bacio, improvviso, sulla fronte, mi fece sollevare le palpebre e riaprire gli occhi, ritrovando i suoi vicini i miei, quegli occhi che in passato guardavano solo me, quello sguardo dolce e profondo che mi riservava.

"Con i tuoi occhi mi hai insegnato che si muore "

Un pensiero veloce mi attraversò la mente, prima che le sue labbra baciasserò le mie, assaporandole con dolcezza, lentamente, senza alcuna fretta, conoscendosi nuovamente, come se si stessero risalutando dopo tanto tempo, passate lontane l'una dell'altre ed era proprio cosi.

<< Non posso dirti che ricorderò, però posso provare a darti una possibilità, ma non sarà facile. Non ho un carattere accondiscendente . >>


Risi di cuore a quelle parole, un luccichio complice nello sguardo che ci lanciammo, le nostre labbra ancora vicine, come se non volessero separarsi del tutto.

<< Oh credimi, lo so meglio di quanto tu possa immaginare mia adorata >>

Un nuovo bacio mise fine a quello scambio di battute che avevamo iniziato.

 



<< Sei davvero una piccola idiota Saturn. >>

<< Ah ma davvero Setsuna? Chi ha perso i ricordi di noi? >>


<< Devo zittirti ? >>


<< Provaci. >>

Un bacio.
Un bacio che forse avrebbe suggellato un nuovo inizio, o forse nulla, forse sarebbe finita ancora prima di un nuovo inizio, forse non avrebbe mai davvero ricordato, forse avremmo creato una nuova storia insieme, o forse sarebbe finita quella sera stessa o pochi giorni prima, forse non era più la Setsuna di cui mi ero innamorata, o forse, avrei potuto innamorarmi anche di Lei, anzi ne ero certa, infondo era pur sempre Lei per me. Il vero problema era: Saremmo riuscite a stare insieme dopo tutto quello che avevamo passato? Poteva accettare una stupida idiota, forse più piagnucolona di prima accanto? Sarei divenuta più forte per lei? Bè, speravo davvero di si.

Lasciammo quella spiaggia, mano nella mano, sicure che ci saremmo tornate, in quel luogo, solo nostro, ci saremmo sempre ritrovate, una,due, cento, mille volte.

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Capitolo 2
*** Buio implacabile ***


Vorrei strappare via la pelle
vorrei strappare via ogni più piccola mia parte
vorrei entrare nelle acque sotto le stelle
divenendo della notte l'amante
immergendomi nelle acque più torbide
nella speranza che questo gesto racchiude

 

 

<< Perché sono tornata ad essere in questo modo? >>

Sono tornata a stare nel mio angolino buio, lontana da qualsiasi mano tesa, lontana da te, lontana dalla persona a cui tengo di più. Nemmeno tu potresti aiutarmi ora come ora, il problema sono io non tu. Sono io quella sbagliata.


Sono io, e non so nemmeno il perché o meglio ci sto pensando. Sto cercando di trovare almeno delle ragioni che abbiano scatenato questo.
Qualcuno direbbe "sei una bambina viziata " o " vuoi solo attenzioni " o " non ti basta mai niente. Ingrata "

Questa è l'unica cosa che escludo per certo.

Mi spogliai dei vestiti, lasciandoli ricadere in un mucchio indefinito scuro in contrasto con la sabbia chiara, camminai piano, come un automa verso l'acqua finché prima i piedi, poi le ginocchia, i fianchi ed il busto non vengono coperti dall'acqua. Nella mano una spugna, già insaponata che avevo messo in borsa, inizio a lavarmi, frenetica, mi sento sporca. Indegna anche solo di essere toccata dalle onde del mare, dai miei amici, da Lei. Mi sento sporca, e sono consapevole che per quanto sfrego niente potrà levare via il senso di sporco che sento, la pelle pallida si arrossa velocemente sotto lo sfregamento della spugna, ruvida, l'ho scelta cosi di proposito dopotutto. Smetto di strofinarmi, solo quando ogni centimetro di pelle è ormai rosso,mi sento ancora sporca, ma per ora non posso fare altro. Getto a riva quella spugna, che non ha nessuna colpa, lasciandola cadere accanto ai miei vestiti e m' immergo ancora una volta completamente nell'acqua del mare, stavolta un pò più tranquilla, dopo aver fatto il tuo lavoro.

Mi lasciai trasportare per un pò dall'acqua, i capelli, sparsi su di essa, formando un piccolo ventaglio intorno al corpo, proteggendolo, la mente lontana da li. Cercai di capire cosa mi abbia portata a questo poco piacevole risultato. Guardai il cielo, ora stellato sopra di me, parlando a voce tra me e me, so che tutto questo in parte è a causa della paura, paura che mi percorre il corpo, annebbia il mio giudizio, che mi fa diventare scostante verso non solo chiunque altro ma soprattutto me stessa, portandomi a rinnegare ogni cosa.
Gli occhi sono chiusi, e tali rimangono, finché un tocco delicato sulla fronte, non mi fa aprire gli occhi. Occhi che si affacciano in un mar di stelle,tutte le luci attorno a me sono spente, lo percepisci, non avresti altro modo per poter vedere quel luminoso cielo dalla città.

Inclinai, ancora di più il volto verso l'alto, certa di cosa avrei trovato. La visuale viene oscurata da ciocche nere, da un dolce volto che ti osserva, da dita che sfiorano leggere la guancia bagnata dalle gocce del mare.

<< Ehi. >>

 

<< Ciao >>



Non posso vedermi ma so che sto sorridendo nel potermi specchiare nei tuoi occhi. Rimanemmo cosi, immobili, l'una accanto all'altra, guardandoci negli occhi, senza alcuna parola. L'unico suono percebile era quello delle onde del mare che dolcemente s'infrangevano contro i nostri corpi, bagnandoti il vestito bianco ormai inutilizzabile.
Senza compiere movimenti troppo bruschi, tornai in posizione eretta, prendendoti la mano, per condurti fuori da quelle acque, rischiammo di inciampare più volte a causa dei sassi presenti in acqua, o meglio, io cadevo, non toccai terra, perché ero ancora a te. A te, che ti muovi leggiadra su qualunque superficie, lasciando che l'acqua s' inchini al tuo passaggio.


Finalmente a riva, all'asciutto e stese comodamente sui teli, ci scambiavamo reciproche coccole e tra una coccola e l'altra qualche chiacchiera leggera e qualche aneddoto a rallegrare l' atmosfera e non piombare nel silenzio.

<< Credo il tuo vestito si sia asciugato lo sai? >>

<< E' ormai, qualche ora che siamo qui, non che mi dispiaccia, ma se passasse qualcuno, non sarebbe idoneo essere viste cosi, credo si chiami " disturbo visivo della quiete pubblica?" >>

<< Scema, mi preoccuperei di coprirti. E poi sei in costume, non offendi proprio nessuno! Be..effettivamente sei grassa quindi si sai, la tua ciccia è disturbante! >>

Scoppiai a ridere, toccando il tuo ventre, quasi inesistente, cercando di afferrarlo per tirarne la pelle tra le dita, senza riuscire a prenderne più di tanto, era magra come un chiodo quella ragazza, se non sapessi che in realtà mangiasse ed anche abbastanza, mi sarei preoccupata del contrario.

<< Mphf Sei una baka Saturn. >>

<< In realtà si, ma non per questo! >>


Una linguaccia nei suoi confronti accompagnò il mio alzarmi, afferrando il suo vestito e dopo averci passato più volte la mano per lisciarlo, constatai che era asciutto.

<< Puoi vestirti mia adorata. >>

<< Vuoi davvero che io mi vesta? >>

<< Appena saremo da sole, in privato, vedrò di spogliarti personalmente di ogni singolo tuo indumento, ma per ora, mio adorato tesoro, non voglio chequalsiasi altro mortale e non, possa ammirare il tuo corpo >>

Allungò una mano, afferrando il vestito bianco in stile greco che indossava solitamente, quando la sua voglia di scegliere cosa fosse più adatto indossare, si dileguava nel nulla. Forse era solo il suo abito preferito, quello che più la faceva sentire a casa, o forse, la risposta era ancora più semplice, la faceva sentire se stessa.

Una volta vestita, tornò a sedersi.

<< Setsuna ? >>

  • Si?

<< Credi che sia vittimismo, sentirsi sporche, provare sensazioni negative? >>

  • Innanzitutto bè, penso che bisogna trovare le cause di queste sensazioni negative, non pensi?


    Fai uno di quei piccoli sorrisi, che tanto amo, allargando di poco le braccia, braccia che un attimo dopo cingono il mio corpo, mi stringono a te, facendomi ritrovare in quel calore che conosco cosi bene ed allo stesso tempo nuovo.
     

    << Se fosse la paura di perdere te, di perdere le persone che amo? Se fosse di perdere Ginevra, Cosmos e Zero? So che quando ho queste paranoie,tutti questi dubbi li allontano, che si arrabbiano, si preoccupano os' intriscono solo quando faccio cosi, che sono proprio queste ad allontarli ed allontanarti, perché sono io a sentirmi sola, a sentirmi in questo modo e che sono i miei sfoghi a..farvi scivolare via. Solo perché a volte mi sembra preferiate passare più tempo con Lei, perché Lei può fare cose che io non posso, cose che io non so fare, per quanto ci provi ad entrare, io non sono, non sono nemmeno un'artista come voi.. >>

    Le parole si ruppero in singhiozzi contro il tuo petto, smetti di abbracciarmi, allontanandomi per qualche minuto ed alzandoti dalla tovaglia in cui eravamo, dirigendoti verso il mare, guardandolo. La tua schiena è rivolta verso di me, irraggiungibile, anche se allungo il braccio verso di te, la mano rivolta verso la tua schiena che lentamente dopo interminabili minuti si abbassa.
    Dopo quelli che furono pochi minui, tornasti indietro, non sapevo come interpretare il tuo sguardo, non sapevo come interpretare nemmeno quella postura, mi sollevasti, senza alcuno sforzo per poi portarmi con te, fino al punto in cui eri poco prima, entrasti nell'acqua, bagnandoti nuovamente il vestito, avrei sbuffato se quella situazione non fosse stata cosi surreale. Mi lasciasti. - Mi lasciasti..? -
    Appena realizzai il pensiero sentii l'impatto con l'acqua del mare, bevendone anche un pò, iniziando a tossire, appena riuscii a tornare a galla.

    << MA SEI SCEMA? >>

Urlai tra un colpo di tosse ed un altro, sputando l'acqua che ero riuscita a non ingoiare del tutto, fino a calmare i colpi di tosse.

 

Non vidi il tuo movimento, ti lanciasti contro di me, lasciando che entrambe galleggiassimo in acqua cinte in un abbraccio.

<< Piccola stupida, mi sembra che io sia qui con te eppure potrei anzi dovrei essere altrove, per via dei miei doveri, ed invece di assolverli sono qui, qui con te. E' con te che gradisco passare il mio tempo, mi hai compresa? >>
Annuii appena, lasciando che l'acqua ci cullasse, stringendomi a te sotto le stelle, lasciandomi cullare da quelle dolci pacifiche sensazioni.
 

Una volta uscite dall'acqua, raccogliemmo le tovaglie, pronte ad andare verso la macchina,

cercando di capire poi come posizionarle in modo da non bagnare i sedili.

 

<< Se sai che sono proprio questi comportamenti a farci allontanare, allora perché continui, perché perseveri ? >>

<< N- non lo so, li provo, non è mia intenzione a star male, pensi sia bello sentirsi sempre la seconda ? No, non lo è Setsuna. Non credo a te importi però, avevi detto che tanto ormai le mie cose devo risolvermela da sola no ? >>

Esclamai le ultime parole quasi con rabbia, eppure nonostante tutto, lei in quel momento era li, quella sera era stata vicina a me, e subito dopo averle dette, mi pentii di quelle parole, abbassai il volto mortificata.

<< Scusa. >>
 

<< Per cosa ti scusi? >>

<< Per queste parole, oggi ci sei stata. >>

 

<< Vorrei essere con te sempre, ma sai anche tu che..i miei impegni, non me lo permettono. >>

 

<< Lo so, e poi non ti sopporterei tutto il tempo attorno, saresti tutto il tempo a riprendermi >>

 

<< Già, poi mi lasceresti tu. >>

 

<< No, non credo proprio. >>

 

Dopo quel piccolo scambio di battute, riprenderesti un tono serio.

 

<< Sai che questa storia deve finire vero? Non voglio continuare a litigare. >>

 

<< Nemmeno io, ma..non so come non sentirmi inferiore a Lei o sentirmi almeno più carina. >>

 

<< Sei bella per me, non ti basta ? >>
 

<< Luce dei miei occhi, è proprio per te che vorrei essere più bella possibile, e non è quello il vero problema lo sai anche tu.. e pur volendo gli altri non vogliono mentano o facciano chi è migliore di chi perché non sarebbe giusto, e nemmeno ci crederei visto che magari lo farebbero solo per farmi sentire meglio niente. >>

 

<< Vedremo come risolverlo ok? Ti fidi di me..? >>

 

<< Sempre o quasi. >>

Una risata scappò dalle tue labbra, ed io scesi dalla macchina, eravamo arivvate dopotutto.

 

<< Grazie della serata. >>

 

<< Quando vuoi >>


Portai alle labbra la tua mano, posando un bacio sul dorso, un piccolo modo implicito per dirti "grazie" e anche.. un implicito " ti amo" .

Un sorriso reciproco, pochi passi, una macchina che ripartiva, e poco dopo una porta che si chiudeva.

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Capitolo 3
*** Reincarnation ***


E' un problema di cui non abbiamo mai davvero parlato io e te, un discorso appena accennato, eppure ora sento il bisogno di farlo, di chiarire i miei dubbi. Dubbi che ci sono da tanto tempo, eppure che non mi sono mai preoccupata di chiarire del tutto, forse perché c'era ancora tanto tempo per parlarne. Ora non affronteremo il discorso come avremmo fatto prima, dopotutto non varrebbe la pena addolcire la pillola, tu continui a non ricordarti di me, non hai motivo di addolcirti nel dirmi determinate cose, cose che forse avrebbero fatto male anche a te se avessi ancora i tuoi sentimenti per me. Sentimenti, non ricordi, potresti anche riaverli, ma cosa sono i ricordi senza i sentimenti ? Sono quelli a rendere a colori i ricordi, senza quelli, sono solo pellicole grigie e vuote.

La mia mano è accanto alla tua

eppure non la stringe
Le nostre dita a malapena si sfiorano
appoggiate su un piccolo scoglio
ricoperto di muschio
i nostri corpi
a tratti bagnati
dalla calde onde
che ogni tanto s'innalzano
giungendo a noi.

 

Le tue mani seguono il muovere del mare, le tue dita sfiorano il pelo dell'acqua, giochi con le onde, un sorriso sulle tue labbra mentre attendi che io parli. Sai che qualcosa mi turba, non sono mai riuscita a nasconderti nulla e tu non sei mai stata una tipa paziente, ma ancora una volta ci stai provando, perlomeno finché non ti sarai stancata di questa vana attesa e mi sbatterai in faccia ciò che pensi io abbia, o riportandomi in silenzio a casa o ancora lasciandomi da sola su questo stesso scoglio.

Presi un respiro, non c'era modo di sfuggire a quella conversazione, prima o poi sarebbe avvenuta comunque per un motivo o per un altro, e dopotutto non c'era motivo di rimandare, non ho scuse, so che non ti arrabbieresti ma che anzi, cercheresti le parole migliori per spiegarmi la situazione, dopo qualche attimo di silenzio per riassumere le idee.

<< Ho paura della fine. Ho paura che tu non conserverai più alcun ricordo di noi, di non trovarti. Non mi hai mai spiegato nell'esatto cosa accadrà. >>
 

Il silenzio mi accolse, prima che una breve risata squarciasse il silenzio fino a quel momento interrotto solo dalle onde del mare.

<< Se anche non ci fosse un modo, lo troverei prima che accada. >>

<< E' il tuo modo di dirmi che non mi dirai nulla, ma di stare tranquilla?>>

<< Può essere. >>


<< Sai che non mi basta vero? >>

Un pensiero inespresso a parole, ma che hai potuto leggere nel mio sguardo, non ancora tranquillo, infondo sai anche tu che se non avessi voluto una risposta precisa al mio quesito, non avrei parlato. Un sospiro dalle tue labbra.
<< Ti stavo solo prendendo in giro stupidina >>


Ti guardai incredula, io mi preoccupavo dell'ipotesi di non poter più stare con te e tu scherzavi in questo modo. Avrei voluto picchiarti, prenderti a pugni, o meglio, questo è quello che avrei voluto e dovuto pensare, nella realtà, avrei solo voluto stringerti e baciarti all'infinito, baci interrotti solo per vedere il tuo sorriso, nel vedere che ancora una volta, ero cascata nei tuoi dannati scherzi, nei quali cadevo e ancora oggi cado troppo facilmente. Non feci nulla di tutto questo, scossi solo il viso, scacciandomi dalla mente l'idea di un futuro nero senza di te, un futuro oscuro senza te a rischiare il tutto con la tua luce.

 

<< Ti ritroverò vero? >>


<< Dipende, posso liberarmi di una graziosa palla al piede? >>

<< No, ce l'hai attaccata alla caviglia, non ho idea di come sia finita li, e non c'è la chiave mi spiace. >>

<< Oh ma a me non dispiace signorina e poi ti sei risposta da sola allora. >>

Mi fai un tuo occhiolino, complice, quel gesto bellissimo che fai spesso, a volte di nascosto, e che mi provoca un piccolo sorriso e che mi fa avvicinare a te ancora di più.


Che sia in una vita dopo la morte, che le nostre anime si reincarnino o meno, se anche non sono la ragazza perfetta. Vorrei ritrovarti, vorrei ritrovare te ogni volta, in ogni singola vita, vivere con te e nei nostri ricordi. La nostra storia, che sia speciale o meno, possiamo deciderlo soltanto noi.

 

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Capitolo 4
*** Rifugio ***


Una breve vacanza, un dolce intermezzo, una nuova complicità, un bagno sotto la luna
 

Una baita
un dolce rifugio
la neve
un'allegria altrove introvabile
la luna piena
a suggellare l' idilliaco

 

 

Un cigolio rassicurante, dopotutto solo tu ed io abbiamo le chiavi di questo rifugio, e la serratura che scatta può significare solo una cosa, che tu sei arrivata a riscaldare il tutto con la tua presenza.
La prima cosa che vedo, sono i tuoi lunghi capelli verdi, lasciati sciolti come a proteggerti dal vento che altrimenti avrebbe solleticato il tuo candido caldo sprovvisto dello scalda collo. Il tuo viso, completamente assente di trucco, se non del solito lucidalabbra tendente al rosso chiaro, non volgare. Mi stupisce sempre la tua bellezza genuina, sei semplicemente perfetta in ogni modo che ti mostri.
 

<< Ho portato la spesa, contenta? >>

<< Be si, perfortuna avevo portato qualcosa da casa, qui non avevamo più nulla da mangiare. Non venivamo da davvero tanto tempo. >>

<< E' vero, abbiamo comprato questa baita insieme, eppure non abbiamo mai abbastanza tempo per recarci qui, ma adesso finalmente abbiamo qualche giorno solo per noi. Non esiste altro. >>

 

Un volto girato con delicatezza, un bacio a suggellare quelle parole, un mestolo che si fermava dal girare lo stufato, quasi del tutto pronto. Una volta lasciato il mio volto, riaprii gli occhi che istintivamente avevo chiuso per godermi meglio quel bacio. La tua mano raggiunge la mia, mi aiuti a mescolare, la mia schiena premuta contro il tuo petto, il tuo volto tra i miei capelli. E' cosi bello stare cosi, goderci un pò di tranquillità, senza nessuno, senza doverci separare, senza doverci trattenere dal fare un' azione un pò più esplicita che potrebbe causarci uno sguardo sdegnato da parte della società, cosi giusto annullare ogni distanza che spesso ci separa.

 

<< Ho avvisato gli altri che per qualche giorno saremo irraggiungibili. Poi ho chiuso i telefoni, lasciandoli in macchina. >>

 

Una risata nell' immaginare cosa abbiano potuto dire.


<< Cos'hanno detto? >>
 

<< Di non ucciderti e di non sotterrarti da qualche parte della baita, sai hanno detto che non sarebbero contenti di dover tirare fuori abiti neri, solo per il tuo funerale. >>

 

Un' altra risata, stavolta di entrambe riempii l'abitacolo mentre mi spostavo per afferrare i piatti, in modo da iniziare a servire lo stufato.

 

<< Vuoi che metto le pietanze che abbiamo preparato a casa nel microonde? Cosi si andranno riscaldando. >>

 

<< Si, grazie. >>

 

Sorrisi, mentre ti passai vicina, una carezza sul fianco, reciproca, mentre svolgevamo i nostri compiti, a volte in silenzio, altre chiacchierando, una complicità che piano piano si era creata, proprio nei giorni in cui potevamo stare vicine, quando potevamo vederci ogni giorno, quando il tempo passato insieme era più di quello trascorso lontane. Quella complicità che avevamo faticato a raggiungere, cosi come quella stabilità nel nostro rapporto.

 

Una volta che tutto fu pronto, ci sedemmo a tavola, iniziando a gustare le pietanze che avevamo preparato. Il cibo ci aiutò non solo a sfamarci, ma anche a riscaldarci, faceva freddo li, non per niente appena arrivate in casa, la prima cosa che avevamo fatto, era stata controllare lo stato dei camini della casa, prima di accendere ogni focolare presente.
 

<< E' stato bello >>

 

<< Cosa? >>
 

<< Giocare con te a palle di neve. >>

 

<< Si, e se stavamo fuori un altro pò come tu volevi, avremmo rischiato il congelamento. >>

 

<< Shhh dettagli. >>

 

Era stato divertente, camminare in mezzo alla neve quella mattina, eravamo li da nemmeno due giorni, eppure, entrambe avevamo già fatto cose che in città non avremmo mai potuto fare, come ad esempio, prenderci proprio a pelle di neve, dopotutto in città, cose del genere non si potevano fare.

Vederla ricoperta dalla testa ai piedi di neve mi aveva fatto davvero ridere, almeno finché l'altra non mi aveva colta di sorpresa lanciandone una proprio al centro del petto. Da li, era iniziata quella ridicola rappresaglia, che si era conclusa con il fiatone e brividi freddi causati dalla neve ormai sciolta, eravamo rientrate in casa infreddolite ma insolitamente allegre.

 

Una volta finito di mangiare, sparecchiammo velocemente, dopotutto eravamo solo in due, e non avevamo sporcato molto, quindi in una decina di minuti, avevamo già terminato le faccende domestiche.

 

<< Saturn? >>
 

<< Si? >>

 

<< Ti andrebbe di andare nella nostra stanza preferita? >>

 

I miei occhi si illuminarono a quella proposta ed annuii frenetica, iniziando a camminare verso quella stanza che era stata più volte, testimone del nostro amore, testimone di tante promesse, tra cui una: saremo sempre ritornate in quel luogo,almeno una volta ogni anno, come mantenimento di quella innocente promessa, che anche quella volta avremmo onorato.

 

Le stelle brillavano già nel cielo, insieme alla loro compagna luna, riflettendosi assieme nelle acque di quella piccola sorgente naturale incavata nelle rocce. La cupola di vetro che ricopriva l'intera stanza non oscurava la visione, lasciando che la luce naturale illuminasse ogni anfratto della stanza. Avevamo scelto proprio quella baita, a causa di quella stanza, a causa o meglio dire, per merito, di quella cupola di vetro, che ci permetteva quella rara e meravigliosa visione.

 

<< Non mi stancherò mai di vedere questo meraviglioso spettacolo. >>

 

<< Nemmeno io. >>

 

 

Presto, ogni vestito cadde a terra, la mia mano sinistra e la tua destra, si cercarono, afferrandosi, l'una con l'altra. Insieme ci dirigemmo verso l'acqua, entrando in quella cavità, lasciando che l'acqua ci avvolgesse. Rimanemmo li, per ore, godendoci quello spettacolo, rilassandoci anche, per conto nostro, lasciandoci galleggiare, in quella piccola radura fatta di pura acqua cristallina. La particolarità che si celava però, era ancora più grande, non si trattava solo di una cupola, se ti stendevi, se guardavi il cielo, ti sembrava di viaggiare nel cosmo, di nuotare non in una semplice acqua ma in un piccolo cosmo. Per questo in quella stessa stanza, avevamo posizionato un piccolo giaciglio, non troppo grande, come quello della stanza patronale, ma abbastanza da stare comode, nel caso avessimo voluto restare in quella stanza, addormentandoci l'una tra le braccia dell'altra, ammirando quel cielo, che sarebbe potuto diventare tempesta, se di neve o di affascinante tuoni che avrebbero fatto illuminare a tratti la stanza, risuonando per esteso nella montagna, rimaneva solo una scelta del cielo.

 

Le tue mani cinsero la mia vita, entrambe eravamo rivolte verso quella parete di vetro, i nostri sguardi riflessi nella luna.

 

Ancora una volta siamo qui,

ancora una volta insieme

anche quest'anno siamo tornate

ancora una volta mai separate

ancora una volta unite

come la prima che ci siamo state

con il nostro amore

ancora una volta

abbiamo resistito

ancora una volta

ce l'abbiamo fatta

ancora una volta

niente ci ha separate

nemmeno noi.

 

Una promessa mantenuta, nonostante le mille perizie, ancora una volta insieme, ancora una volta abbiamo mantenuto la promessa di tornare a vederti, da qui, da questa baita, dove la prima volta, ci siamo promesse, di non lasciarci, di restare assieme, di tornare ogni anno e dimostrare a te, al nostro nido d'amore il nostro reciproco affetto, il nostro amore.

Un bacio, dopo quelle parole dette assieme, un nuovo unirsi, un nuovo inizio,un nuovo muoversi in sincronomo, una nuova dimostrazione di dolce amore, suggellato dal nostro Universo.

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Capitolo 5
*** Strategie ***


Strategie

 

Un gioco vinto, un gioco perso, infinite possibilità

Un innocente gioco

Una passione irrefrenabile

Un non rispettato coprifuoco

una proposta amabile

 

<< Setsu, posa quel telefono. Ora. >>

Dannato pokemon, dannati gli inventori dei pokemon e dannati ancora di più gli inventori di pokemon Go. Non le bastava giocare al nintendo Ds ? No, ovviamente no. Ora, anche sul telefono. Era tardi, dovevamo uscire, e lei perdeva ancora tempo a giocare. Gettai un' occhiata all'orologio, ormai era troppo tardi per fare ciò che avevamo programmato, tanto valeva stare a casa, tuttavia, dovevo comunque riuscire a farla smettere di giocare, o perlomeno, riuscire a toglierle il telefono dalle mani. Ti richiamai impazientemente per la terza volta in quella giornata, riuscendo a farti distrarre per un momento da quel che stavi facendo.

 

"Oh finalmente"

Pensai prima di notare che stava già per rimettersi a giocare e mentalmente mi stavo ripetendo di non ucciderla in quel momento stesso, dopotutto era bellissima anche quando giocava e quando sfidava in quel modo la poca pazienza che possedevo.

 

<< Ti lamenti sempre che non mi prendo mai del tempo per me, che non mi comporto mai da bambina, che non faccio mai quello che voglio, o che non faccio mai i capricci. Ecco, lo sai che amo giocare. >>
 

Un sospiro, seguito dalle mie labbra che si arricciarono in una smorfia, molto simile ad un sorriso, era brava a rigirare le mie stesse parole a suo favore. Peccato lo facesse solo quando le conveniva, e mai quando no. Ovviamente, la chiami scema?
 

Mi avvicinai a lei, cercando di prenderle quel dannato aggeggio dalle mani, senza tuttavia riuscirci, ovviamente era troppo facile per lei evitare i miei movimenti ed allo stesso tempo continuare a giocare. Un pò, lo ammetto, iniziavo ad invidiare quella bravura, sembrava un pò Kakashi quando allenava Naruto, Sasuke e Sakura ai tempi del Team 7. La situazione stava degenerando, perché stavo pensando a Naruto? Anche quell'anime ci si doveva mettere ora? Non bastavano già quei dannati pokemon che stavano distraendo la mia donna? Ora mi ci mettevo pure io? Dannati anime, solo lei poteva farmi arrivare a maledire uno dei miei passatempi preferiti.

Smisi di combattere, cercando mentalmente una strategia più convincente e che forse l'avrebbe fatta smettere di giocare, quando notai che ti eri finalmente sdraiata sul divano vicino al tavolino di mogano del salottino che precedeva l'accesso alla zona da notte.

 

Sorrisi tra me e me, non sapendo se il mio piano avrebbe sortito effetto, ma speravo vivamente di si, se non funzionava quello, nient'altro avrebbe funzionato e ormai lo sapevo bene, be..nient'altro se non una situazione o presunta finta di allarme, ma era meglio evitare di farti prendere un colpo o meglio di farlo prenderlo a te e a mezzo castello.

 

Feci finta di allungarmi e prendere qualcosa sul tavolo, da dietro il divano, finendo poi per cadere sul divano, sopra di te, mentre le mie mani stringevano il telecomando che presuntamente dovevo afferrare.

<< Scusa. >>


<< Tranquilla, sei leggera. >>


Rispondesti automaticamente, ancora presa dal telefono, senza degnarmi di uno sguardo, stufa di quella situazione che ormai durava da troppo tempo, mi misi a cavalcioni su di te, sedendomi sul tuo ventre in modo da impedirti di alzarti e scappare via di nuovo.
<< Avanti Setsu, dammi quel telefono. >>

 

La voce mi uscii più alta di quanto avessi voluto, mentre cercavo di prendere quel coso malefico dalle tue mani.

 

<< Eddai, dieci minuti ed ho finito Saturn, non essere cosi fastidiosa. >>
 

Mi bloccai. Ero fastidiosa eh?

 

<< Va bene, come vuoi. Giocherò da sola allora. >>

 

Mi guardasti perplessa, prima di realizzare cosa stavo facendo, o meglio cosa avevo iniziato a fare. Premetti il mio bacino contro il tuo, iniziando a muovermi contro di esso, strusciandomi appena e poi sempre più insistemente contro di te, contro le tue vesti, fatti di un materiale quasi impalpabile, che mi permetteva di sentire oltre il tessuto, la tua pelle ma senza poterla raggiungere del tutto.

 

<< Macchierai il mio vestito se continui. >>


La tua voce, meno distaccata rispetto a prima, eppure continui ancora a giocare, non vuoi darmela vinta.

 

<< Correrò il rischio, dopotutto, se la mia donna preferisce un gioco a me...cosa dovrebbe importare a me di un vestito che per quanto bello, m'impedisce di vedere la vera bellezza dell'universo senza veli? >>

 

Portai le labbra sul tuo seno, leccandolo, succhiandolo golosamente, quanto mi era mancato farlo, quanto avevo desiderato poterlo fare. Le mani scivolarono lungo i tuoi fianchi, accarezzandoli, premendoti contro di me, ancora di più. La tua pazienza stava vacillando, o meglio, non era la tua pazienza, me l'avresti data vinta, stavi per darmela vinta, solo per farmela pagare in modo ancora più salato.

 

Il tuo sguardo si fece più scuro, un lampo nel tuo sguardo, e mi ritrovai ansimante, per il movimento veloce, sotto di te.

 

<< Hai macchiato il mio vestito. >>

 

Un tono basso, vibrante, seducente, minaccioso. Un tono che nonostante avrebbe dovuto mettermi paura, ottenne solo il potere di eccitarmi, di bagnarmi ancora di più, come il più dolce degli afrodisiaci.

 

<< Lo so. >>

 

<< Che cagnolina impertinente, ora t'insegno io a non disturbare la propria padrona ed aspettare al tuo posto. Apri la bocca >>

Sollevasti, il mio volto, lasciandovi poi cadere la saliva nella mia bocca, costringendomi ad ingoiarla, ripetesti l'azione,a volte lasciandone cadere solo sulle mie labbra, facendomi morire, al pensiero che non potessi averla, agognavo quei baci, avevano un effetto che mi destabilizzavano, all'ennesima volta ansimai ancora più forte.


<< Non è che l'inizio questo mia cara, o forse potrei essere magnanima. Tieni aperte le labbra da sola, o te ne pentirai>>

Un brivido, percorse il mio corpo a quelle parole. Ripetesti ancora una volta l'azione ed al contempo giocasti coi miei seni, stringendoli, modellandoli a tuo piacimento, mentre in maniera sempre più veloce lasciavi cadere quel delizioso nettare tra le mie labbra facendomi annaspare, strozzando i miei gemiti in gola, il mio corpo immobile ma tremante contro il tuo, desiderando di muoversi frenetico, contro il tuo.

 

<< Oh brava cagnolina, cosi, ferma, sotto di me. Sono io a possederti. >>

 

Il tuo pollice salii, ad accarezzarmi dolcemente una guancia, in netta contrapposizione con le tue parole, mano contro mi premetti bisognosa, in cerca di calore, palmo che baciai con devozione, quasi come a ringraziarti per quelle parole. Iniziasti a muoverti lenta, sopra il mio bacino, lasciandomi gemere di frustazione.

 

<< Oh no piccola, piccola, cosi ti sentiranno. Devi stare zitta. >>

 

Z-zitta? Cosi..
Realizzai cosa voleva fare, cosa voleva, ed un attimo dopo la sentii muoversi ancora più veloce contro il mio corpo, le mani corsero a coprire la bocca per non disubbidire al diretto ordine della mia signora, della mia donna. Gli occhi si fecero lucidi, le lacrime di piacere che tentavo di placare dallo scorrere sul mio volto, come ogni volta che accadeva che lei mi zittisse. A volte non disubbidivo solo per quello, per impedire ai miei occhi di riempirsi di lacrime di piacere, per impedirle di vedere quanto io in realtà godessi a causa sua.

Il mio, il suo piacere cresceva sempre di più. I movimenti si fecero più frenetici, le unghie piantate nella mia carne, ancora più insistenti, lasciavano scie rosse a deturpare il mio corpo, un nuovo marchio, un nuovo sei mia. Graffi, che portavo con grande piacere. Un bacio, un urlo tappato dalle nostre labbra unite, suggellò il tuo orgasmo.

Ti alzasti piano dal mio corpo, ancora tremante, sedendoti e gettando esausta la testa sullo schienale << Portami un bicchiere di vino ros- >>

 

Interruppi le tue parole, mettendomi a cavalcioni sul tuo ginocchio, strusciandomi sulla tua gamba, desiderosa di venire, mancava cosi poco, cosi poco per raggiungere quel piacere, quel piacere che agognavo ogni singola volta che ti avevo vicina. I gemiti risuonavano nella stanza, mentre le mie mani si aggrappavano al tuo collo, tu nemmeno mi sfioravi, ma nonostante gli occhi chiusi, sapevo che il tuo sguardo penetrante mi fissava, mi scrutava in attesa.
Il mio corpo tremò, il calore si fece intenso, le spinte scomposte e frenetiche, un attimo dopo un sussurrò rotto, il tuo nome che lasciava le mie labbra nel momento dell'orgasmo.
 

<< Setsuna. >>

 

Sentii le tue mani tra i capelli, li sentii tirarli, guidandomi verso il basso, gli occhi ora aperti, ritrovandomi tra le tue gambe, aperte per facilitare il lavoro.
 

<< Lecca, pulisci il disastro che hai combinato. >>

 

Annuii, avvicinandomi ancora di più con la bocca, ma non troppo, sapendo che ti piacesse quando mi comportavo in quel modo, sembrando davvero la tua cagnolina, forse cagna in quel caso. Iniziai a leccare i tuoi umori, senza lasciandomene scappare nemmeno una goccia. Spinsi la lingua dentro di te, cercandone ancora, assaporandoti senza alcuna remora.

Quando fosti soddisfatta, mi tirasti tu stessa, fuori da te.
<< Ora basta, sei troppo golosa. Puoi rialzarti..>>

Tempo di dire quelle parole, che al mio tentativo di alzarmi, ancora un pò instabile sulle proprie gambe, ancora scossa da quel turbinio di emozioni che io stessa avevo iniziato, mi tirasti nuovamente, baciandomi questa volta più dolcemente.
 

<< Ecco, ora puoi alzarti Saturn. >>

 

<< Be..guarda li..>>

Indicai il telefono, ora nelle mie mani, preso durante quell'ultimo bacio di distrazione.

 

<< Alla fine, ho vinto io. E per inciso adesso te lo disinstallo >>

 

<< Uffa. >>

 

Un'occhiolino, dei passi verso la porta del bagno.

<< Potresti fare una doccia con me, magari cambio idea, o magari ti do un premio di consolazione, ma solo se vieni adesso con me. L'offerta sta per scadere >>

 

<< Quale premio? Migliore di quello che ho già avuto? >>

 

<< Bè...mi hai posseduta tu..ma so quanto ami essere tu in mio potere alle volte...attenta la porta del bagno si sta per chiudere però >>

 

Un cigolio, dei passi affrettati, delle risate, l'acqua della doccia che si apriva, qualsiasi altro suono ormai spento dal ticchettio dell'acqua, coperto da labbra che ancora una volta, si ritrovavano in un circolo senza fine.

 

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Capitolo 6
*** Stati d'animo ***


Petali di rosa
strappati ad una pianta rigogliosa
condotti lontano da una tempesta
si adagiano su un'altra terra.

 

E anche se va tutto bene tu non me lo diresti.

<< Lo detesto. >>
Il tuo sguardo mi accoglie confuso, mentre mi siedo al tuo fianco senza nemmeno guardarti, eppure sento il tuo sguardo perplesso su di me, dopo le parole che hanno esordito il mio arrivo. Mi siedo, non accanto a te, come al mio solito ma di fronte, in compenso un piccolo sorriso adorna le mie labbra.
Un cenno della mano, e tu comprendi al volo, come sempre. Ti sdrai, incurante della sabbia, e poggi la testa sulle mie gambe, sistemandoti finché non trovi una posizione che ti faccia stare abbstanza comoda.

<< Scusami, nemmeno il tempo di arrivare e ti do a dosso, sono imperdonabile. Come stai? >>

Sussurrai appena, il tono basso, intorno a noi non c'è nessuno, ma non voglio comunque parlare a voce alta, non voglio irrompere questa quiete che abbiamo, lontane dai rumori della città.

<< Sto bene, tu come stai? Non sembri essere del mio stesso avviso, sei piombata qui come una furia! >>

Nel tuo tono non c'è rimprovero, forse perchè in parte ci sei abituata, e questo provoca in me un senso di colpa che provvedo a ricacciare indietro, non è il momento di pensarci adesso.

<< E' solo che vorrei tu mi dicessi quando stai male, quando piangi, quando soffri o quando sei felice, a meno che non sia quando ci organizziamo per vederci o quando inizia a piovere, non saprei mai quando hai determinate sensazioni. >>

Inizio a giocare con i tuoi capelli, sono lunghi, ma non mi perdo d'animo, inizio ad accarezzarli a mano aperta lasciando che le dita separino le ciocche, fino ad arrivare alle punte, punte ancora più scure. Non mi hai mai spiegato come mai questo colore, ora che ci penso, vorrei, devo chiedertelo, vorrei chiederti tante cose di te, che ancora non conosco. Eppure, mi piacerebbe molto scoprirle, o meglio non scoprirle da me, ma sentirle dire da te, sentire la tua voce, parlare ancora e ancora, anche solo un monologo, forse perché non mi annoierei mai di ascoltarti.

<< Baka. >>

 

Un sospiro lascia le mie labbra, la solita risposta, che mi dai quando non vuoi rispondermi, o pensi che sia una domanda superflua. So che probabilmente non me ne parli per molteplici motivi: perché sto male anche io, perché sei preoccupata per me, perché potrebbe essere causato da una mia parola o una mia azione o perchè hai paura che quello che tu possa dirmi mi faccia male.
Nonostante questo però vorrei comunque saperlo, vorrei starti vicina come tu fai con me, anche se non sono brava e non so rassicurare come te, come invece riesci a fare tu con me ed anche con chiunque.
 

<< Sono seria Setsuna. Vorrei perlomeno tentare di aiutarti in qualche modo, vorrei sapere quando sei triste, o anche quando sei felice, anche se il tuo sorriso non dovesse dipendere da me, so che hai altri motivi per sorridere, so che a qualcun altro i tuoi pensieri li dirai sempre, ma vorrei poterti aiutare anche io, non posso fermare la mia di tristezza, ma vorrei perlomeno poter aiutare te a sopportare la tua o placare o condividere le tue emozioni o le tue preoccupazioni, vorrei solo...tu me lo permettessi, anche se forse, a modo tuo ci hai già provato ma..non me ne sono resa conto. So che le scuse, non bastano, che non servono a niente eppure..mi dispiace...mi dispiace non riuscire a capire cosa provi alle volte, che me lo debbano dire chiaramente altri anziché tu..>>

 

Appoggio la mia fronte alla tua, non sembri stupita da queste parole, sai che per quanto a volte evitiamo di parlarne, quel pensiero seppur in modo sfuggevole ci sarà sempre. So che hai capito, sai che non ti sto dicendo di non confidarti con gli altri, tutti abbiamo bisogno di confidarci coi nostri amici, con le persone di cui ci fidiamo,ma solo che vorrei farne parte anche io.

 

<< Sono complicata. Gestisco da me le mie cose, i miei impegni, i miei compiti, le mie emozioni. Mi sembra che tu lo sappia. Non ti ho mai nascosto come sono. >>
 

<< Lo so, tu però mi ascolti ogni singola volta. Vorrei fare lo stesso, te lo ripeto. >>
 

<< Ci tieni cosi tanto ? >>
 

<< Si. >>


<< Ahhh quanto rompi, va bene. Vedrò cosa fare. >>


<< Ehi guarda che va bene anche solo una volta ogni tanto, se proprio non vuoi ogni singola volta eh! >>

<< Certo certo, come no. >>

Gonfiai le guancie come una bambina, lasciando poi un pizzicotto sulla tua spalla come risposta a quell'affermazione.
 

Per un pò rimanemmo cosi, in silenzio, guardando il cielo finché finalmente non parlasti.

 

<< Se io mi arruolassi, se io andassi in guerra un giorno, se le mie mani si macchiassero di sangue, tu cosa faresti ? >>

 

<< Forse cercherei di fermarti dall'andare, avrei paura di perderti, di vederti non tornare, ma so che se credi in una causa, se credi in un ideale che vuoi proteggere a tutti i costi, nulla t'impedirebbe di andare, quindi ogni singola volta ti farei promettere di tornare, ti bacerei, e ti direi di tornare a casa, o se non li, di tornare da me. >>

 

<< E se le mie dita si macchiassero di sangue? Se tornassi da te sporca di sangue non mio? >>

 

<< Se non è tuo,va bene. Ti farei entrare in casa, ti accompagnerei in bagno, ti spoglierei, ti aiuterei ad entrare in acqua, e ti toglierei via tutto quello. Per me saresti sempre tu, sei tu, anche se tu non diventassi un soldato ma un'assassina, per quanto crudo possa essere, per me sarai sempre la mia compagna, sarai sempre la mia bellissima, dolce, coraggiosa, intraprendente, sensibile, fragile, forte, amorevole Setsuna. >>

<< Che sciocca che sei. >>

 

<< Mi adori per questo. >>

Mi guardi con uno sguardo cosi fermo, cosi determinato, che in parte vorrei piangere, so che me lo hai chiesto, perché vuoi tornare in guerra, perché vorresti tornare di nuovo nell'esercito e che se ci sarà bisogno di combattere ci andrai, ma vorrei essere li, al tuo ritorno, vorrei essere in camera ad aspettarti, ogni singola volta e aiutarti a far crollare tutto. Vestiti, sangue, sentimenti, rimpianti, maschere, ogni singola cosa, fino a lasciare solo Te.

Rimaniamo cosi, abbracciate, addormentandoci in spiaggia, svegliandoci solo la mattina dopo, con una marea di chiamate perse sul telefono, assetate e infastidite anche per via del sole, ma felici, felici di aver dormito assieme, almeno una volta.

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Capitolo 7
*** Brezza leggera stellare ***


Brezza leggera stellare

 

Un desiderio inespresso, una discussione mai affrontata,
un tangibile atto, una bruciante verità irrisolta.


Un desiderio irrealizzabile
qualcosa di impossibile
un unione che sfida ogni regola
uno sguardo colpevole.


Di fronte alla specchiera, seduta di fronte a me su una morbida poltroncina color pesca, ti lasci pettinare i lunghi capelli. E' cosi rilassante poter lasciar scorrere il pettine tra i tuoi capelli, nel complesso non hanno poi molti nodi, si vede che te ne prendi molta cura. E' bello poterli finalmente toccare, non pensavo me lo avresti mai permesso, non cosi perlomeno. Una volta finito di districare i nodi presenti, ho iniziato a pettinarli anche con le dita. I tuoi occhi si sono pian piano chiusi, le tue spalle abbassate, rilasciando l'ultima parte di tensione, già in parte sciolta dal caldo bagno che ti eri concessa, appena rientrata nelle tue stanze. Questa è la parte della giornata che preferisco, quando al rientro dai tuoi impegni, posso coccolarti ma cosa più importante posso prendermi cura di te. Non è un peso aiutarti a lavarti e occasionalmente fare il bagno con te, asciugare il tuo corpo e i capelli, forse tu potresti farlo velocemente o farlo fare a qualcuno di più competente eppure me lo lasci fare. E' cosi bello sentirti su di me, in questo modo, in qualche modo, lo trovo ancora più intimo di quando facciamo l' amore, forse perchè non è un lasciarsi andare in preda al piacere, è fidarsi, sapere che quella persona non ti pugnalerebbe solo perché sei distratta, eppure questi momenti sono importanti per me, pari a come quando crolli esausta al mio fianco dopo aver fatto l'amore, chiamandomi "maledetta, cosa mi hai fatto?E'tutta colpa tua" quasi come se fosse un'accusa, che in realtà non è tale, solo soddisfazione.

Appena finito, sollevo una tua mano, prendendola tra le mie, ti aiuto ad alzarti, ed insieme ci dirigiamo verso il letto, ti accompagno, ed insieme ci sdraiamo su quelle morbide lenzuola di seta, che da sempre ti hanno accolta in un dolce rifugio da dove poter andare nel meraviglioso mondo dove tanto ami recarti o come mi hai detto una volta di fuggire, nel mondo dei sogni, nel mondo di Ipno, tra le braccia di Morfeo.

 

La mattina dopo, sono ancora nel letto, mentre tu ti vesti e prepari in anticipo per uscire, hai un consiglio a cui partecipare in tarda mattinata, ma è ancora presto per andare. Ti seguo con lo sguardo, ma dopo esserti preparata, torni a letto, sdraiandoti al mio fianco, con il telefono tra le mani, un nuovo livello da incominciare e vincere.
 

Un'ora dopo..

 

 

<< Amore mio >>

  • Si?

Il tuo tono è dolce e melodioso ed allo stesso neutrale. Un tono fermo ma che infonde sicurezza.

Posso provare ad azzardare una discussione o almeno cosi credo. Ho ancora paura di chiedertelo, nonostante sia da mesi che ci penso, ma adesso il mio primario desiderio è reale. Ora siamo insieme, sono finalmente con te. Posso vederti, toccarti, accarezzare la tua pelle, sorriderti senza paura di sbagliare, ogni qualvolta voglio. Almeno in questa Chambre de Chasse, ho una pervenza di libertà.

<< Alcune volte ho avuto dei pensieri, desideri che forse sono inopportuni o che tu reputi tali. Non penso che li considererai sbagliati, forse sono solo naturali, ma ecco, forse non li condividi. Dirti questo, non è nemmeno la parte più facile, ma quella successiva lo sarà. >>

 

Forse tu traverserai queste mie frasi, non ti sono mai piaciuti i giri di parole, preferisci parole coincise e dirette, senza mezzi termini.

 

Non mi osservi neanche, impegnata come sei a giocare al telefono ad uno di quei giochini che ti piacciono tanto e questo in parte mi aiuta a riuscire a parlartene, almeno inizialmente perché questo m' invita implicitamente a continuare il discorso, prima di pronunciarti, non dirai alcunché finché non ti dirò il vero motivo, o cosi immagino.


<< Non è facile da dire, non so come la prenderai..ma è da tempo che ho questo pensiero, poi da quando sei diventata una levatrice, è divenuto ancora più frequente..non credo sia possibile, siamo entrambe donne infondo, ma...avrei da sempre voluto due bambini, un maschio ed una femmina...e ultimamente..ecco...ti ho immaginata..con dei nostri piccoli in braccio anziché bambini altrui e...ecco... >>

 

Un rossore fece capolino sulle mie guance, incapace di pronunciare l'ultima frase che si spense nel vuoto, per quel breve discorso utilizzai un tono basso, in parte poco convinto, non sapevo e non so ancora cosa ne pensi tu, infondo non ne abbiamo parlato, non so cosa ne pensi tu in merito, che opinioni hai, riguardo ad una famiglia nostra, infondo hai detto "si" all'avere un animaletto domestico, a cui badare assieme, ma un figlio, un figlio sarebbe totalmente diverso, un figlio, aumenterebbe le responsabilità e dovremmo adeguare i nostri ritmi di vita affinché la priorità sia Lui e la cura della sua persona. Includerebbe anche avere un rapporto stabile, sereno, privo di litigi per instaurare un clima salutare per il piccolo o piccoli, vorrebbe dire cambiare tante cose, per poter dargli l'ambiente migliore in cui crescere e vivere, non è solo questo, ci sono ancora tanti altri fattori, troppi, e non solo positivi. Eppure vorrei comunque avere dei bambini, una famiglia con te.

 

Mi guardi un pò confusa e seria allo stesso tempo, una domanda squarcia il silenzio che ha fatto da padrone in questi minuti.

<< Ci hai pensato bene? Hai pensato alle conseguenze? Sai che potrebbe anche correre pericoli >>

 

Annuii, lo sapevo, lo sapevo bene. Mi sentivo egoista nell'averle rivelato questo mio desiderio, ma era davvero sbagliato, egoista, ammettere di voler una famiglia con la persona che si ama?

 

<< Non posso dirci di averci pensato, ma nemmeno totalmente di no, o meglio non voglio dirtelo. Non credo, non prenderla troppo a male, non credo tu sia ancora matura per questo. Ne riparliamo più avanti magari ok? >>

Si, era chiaro. Non voleva offendermi troppo, o essere eccessivamente dura, su un discorso cosi delicato, consapevole che anche quella risposta, avrebbe fatto male, ma completamente vera.


Annuii semplicemente, incapace di parlare, un sospiro reciproco mentre tu abbandonavi il nostro giaciglio, per uscire dalla stanza, capendo che era meglio lasciarmi sola, per non vedere, forse, altre lacrime.
 

<< Almeno,se ci saranno, dovremo trovare prima i nomi, non voglio che rimangano troppo a lungo senza, senza un nome che ci identifica non siamo nulla. >>

 

<< I nomi, li avevo già pensati, o meglio, ti ho lasciato scelta sul primo nome maschile, per ora gli e ne ho dato uno provvisorio. >>

 

<< Quali sarebbero ? Guarda che i figli sarebbero anche i miei, dovremmo sceglierli insieme, non avevamo deciso che ogni decisione sarebbe stata presa cosi? >>

 

<< Vero, ma mettila cosi, forse ti piacerà o nel secondo caso ti arrabbierai, mi ammazzerai o piangerai, o tutte e tre. >>

 

<< Avanti, che nome hai scelto? Prima che io debba andare via. >>

 

<< Bè... - il disagio si fece ancora più persistente, ad un tratto non mi sembrava più una buona idea dirlo, non sapevo come l'avresti presa. E si, avevo dannatamente paura di Setsuna in certi stati., presi un respiro profondo - Il bambino ho deciso di chiamarlo Zero Angeal  Meiou Tomoe e la bambina, il suo nome vuol dire... Brezza Leggera Stellare ovvero Astrea Aura Duchaness Meiou  Tomoe >>

 

Sussurrai appena il secondo nome della piccola, che avrei voluto con lei, avevo deciso quel nome da un pò di tempo, da quando avevo capito quanto fossero legate, avrei voluto che la bambina portasse il suo nome, perché è una persona che hai amato, che ami davvero tanto, per darle onore, e che hai cresciuto, a cui hai fatto da insegnante, da madre, da sorella, da tutto. Lo pensai, ma non lo dissi, forse per una volta avevamo pensato le stesse cose o meglio, avevi intuito le mie intenzioni, il perché di quella scelta, che non avevo espresso nemmeno del tutto in quei pensieri, era solo un gesto d'affetto per te, ma non..non avevo idea di quale reazione avrebbe scatenato nonostante le "buone intenzioni."

Annuisti, abbassando poi la maniglia, senza dire niente, la tua postura era a metà tra il rigido ed il rilassato, non sapevo cosa stessi pensando, ti vidi uscire e non tornare, diretta a compiere i tuoi doveri, ancora una volta, ma prima che le porte della stanza si chiudessero del tutto, giunse una piccola frase:

 

<< Al mio ritorno >>

Un sussurro, una risposta.

<< Ti aspetto qui... >>

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Capitolo 8
*** Renuncio a ser feliz ***


Renuncio a ser feliz – promessa-

Sacrifico la mia esistenza
rinuncio ad ogni possibilità di felicità
senza al mio fianco la sua presenza
questa è l'innegabile verità
che nessuno mai accetterà
il vento le mie ceneri condurrà
portandole a chi le accoglierà
forse il mare seppellirà
l'ultimo ricordo di me rimasto
se la vita senza di lei mi condannerà a stare
se un modo sarà trovato
alla vita potrai sorridere
in quella che è l'unica tua possibilità
di essere felice
riaprendo al mondo
il tuo perso sorriso.

Sorrisi felice sentendo il rumore della serranda del garage che si richiudeva,il rombo della macchina che si spegneva, la mia amata era arrivata. Subito corsi verso la porta che collegava la casa al garage esterno,li vi trovai colei che stavo aspettando, quelle braccia che agognavo profondamente ogni volta che non era li con me, quelle braccia che mi avevano appena stretta e sollevata in aria mentre le sue labbra incontravano le mie in un dolce bacio.

<< Amore mio ben arrivata! >>
<< Ho percaso tardato?Ti avevo detto che stavo arrivando mia gioia, non vedo il perché di tutta questa sorpresa >>
<< No, ero solo impaziente di vederti! >>

La guardai, ogni giorno mi stupivo, mi meravigliavo sempre di più della sua bellezza, di quanto fosse perfetta. E mi stupivo che lei fosse ancora li, al mio fianco,a tenermi la mano dopo tutto quel tempo, con una ragazza come me: fragile, insicura, gracile, banalmente carina,con mille e più paure, con una persona che sta costantemente male, eppure, eppure lei ancora li con me e per questo ringraziavo tutti i Kami esistenti al mondo.

Lei era colei che con la sua assenza avrebbe provocato la distruzione del mio universo. Il mondo non girava ed il sole non scaldava ne brillava lasciando il mio mondo in una gelida perenne notte.

<< Come sempre eh?>>

<< Ovviamente! >>

Un lieve freddo sorriso increspò le sue labbra, ormai da qualche tempo le cose non andavano completamente bene, me n'ero accorta anche io, ultimamente ne avevamo discusso molto per telefono e poche volte anche di persona, non riuscendo mai a risolvere i problemi presenti, ma ogni volta che finivamo per vederci non riuscivamo a fare altro che restare abbracciate, ed io senza il coraggio di parlare. Finché stavo tra le sue braccia, tutto andava bene, potevo fingere che tutto fosse come prima.

 

<< Allora sei pronta ? Andiamo fuori >>
<< Non fa un pò freddo per andare alla nostra spiaggia? >>
<< Infatti non andiamo li. Solo un piccolo giro in automobile>>
<< Va bene, prendo la giacca ed andiamo. Vai accendendo la macchina.>>

Mi voltai nascondendole il viso, celando una lacrima che aveva in fretta fatto capolino sul volto pallido dopo quelle parole. Le sue parole, anche se neutrali, mi avevano causato una fitta al cuore, speravo che i miei pensieri fossero frutto di stupide paranoie, lo speravo davvero eppure perché quella sensazione mi attanagliava il cuore? Cercai di non pensarci e presi un giubbino di pelle nera, indossandolo sopra la maglia a collo alto anch'essa nera per poi raggiungere quella che era la mia donna in macchina.

Una volta in macchina, accendemmo come al solito la musica, nulla sembrava essere mutato, entrambe canticchiavamo come al solito. La sua mano era appoggiata sopra il cambio, di solito, le tenevamo intrecciate, sopra di esso, in modo da far combaciare la nostra voglia di stare insieme, di essere vicine, insieme alla sicurezza per la guida. Era sempre meglio essere pronti a dover cambiare marcia.

Avevo lasciato scivolare il braccio, appoggiando la mia mano accanto al mio corpo, timorosa di poggiare la mia mano sopra la sua, non sapevo se l'avrebbe gradito dopotutto, invece lei aveva scosso la testa, afferrando le mie dita, intrecciandole alle sue. La guardai, fissai le sue labbra desiderando di baciarla, potevo? Forse non era il caso, l'ennesima paranoia, che lei aveva spazzato via. Controllò lo stato della strada, a quell'ora non c'era nessuno in giro,cosi si avvicino dandomi un leggero veloce bacio sulle labbra

 

<< Baka, piccola baka. Ti va di parlare, di dirmi cos'hai? >>
<< Perché sarei una baka? >>
<< Non devi aver timore anche dei gesti più piccoli >>
<< Ma anche un piccolo gesto, se rifiutato può far male non credi ? >>
<< Questo è vero, ma non abbiamo nemmeno iniziato una discussione e già sei in questo stato >>

Un sussultò, sapevo che se ne sarebbe accorta, dopo tanto tempo passate assieme ero riuscita a sciogliermi con lei, almeno quel tanto che bastava dal non farmi entrare in paranoia ad ogni piccolo gesto, a cosa fosse sbagliato fare ed a cosa no.

 

<< Ci sarà una discussione? >>

Un sospiro fuori uscii dalle sue labbra prima di guardarmi.

<< Vuoi davvero continuare cosi? Sai anche tu che non possiamo più stare insieme. Abbiamo il mondo contro. >>
<< E per questo dovremmo lasciarci? >>
<< Si. >>
<< Ti è sempre più importato di Endimion e delle altre che di me vero?>>
<< Sai anche tu che...tutto quello che ho fatto per te!E sai quante situazioni abbiamo affrontato per stare insieme! Non puoi dire questo adesso. Non te lo permetto. Anche loro ci hanno aiutate quando potevano farlo. >>
<< Si e a te non importa più niente. Vuoi lasciarmi per avere cosa? Il loro perdono? La loro approvazione? Stai mandando a puttane non solo me ma tutti i sacrifici fatti per avere del tempo per noi, e non solo tempo, tutti i nostri momenti felici Setsuna.
<< ..Non voglio ferire più nessuno..io accetto il tuo amore Saturn...ma non posso più stare con te, non nel modo in cui mi vorresti tu..>>
<< Avevi detto che mi avresti assillata finché avresti avuto vita, che avresti preferito morire e che non avevi intenzione di lasciare questo mondo per non lasciarmi sola. >>
<< Sai anche tu perché devo lasciarti. Abbiamo rovinato tutti con il nostro egoismo. >> 

La accusai, con le parole, con lo sguardo, con gli occhi, con ogni singola fibra di me, non aveva mantenuto la sua parola. 

Un sorriso amaro si dipinse sul mio volto a quelle parole, è vero, avevamo rovinato tutto, per preservare noi due, ma proprio per questo non volevo che rinunciasse a noi. Avrebbe mandato tutti i sacrifici fatti, letteralmente a quel paese, come se non contassero niente, come se la nostra relazione non contasse niente ma ormai niente l'avrebbe fatta desistere. 


<< Siamo gocce di una storia incantevole ed indelebile ma che mai più potrà tornare ed è per questo che rinuncio alla felicità  >>

 

Sussurrai allungando una mano verso di lei ed allo stesso tempo al vento, come se un'altra, la sua, potesse toccare di nuovo la mia, ma ovviamente l'unica cosa che strinse fu l'impalpabile aria, il niente, lei non aveva mosso la sua verso la mia, non sarebbe stata compassionevole. Non si poteva afferrare il vento, e lei era tale. Era il vento della passione, dell'amore che mi aveva scaldata fino a quel momento. Scesi dalla macchina, mentre le prime gocce d'acqua bagnavano il mio volto ed assieme alle lacrime il primo incerto passo, il secondo, il terzo, acquistai sempre più sicurezza, correndo via, allontanandomi da lei, da quella mano che mai più avrei toccato.

Un suo grido, un urlato dove vai, ma senza il coraggio di seguirmi, o forse non le importava nemmeno, non mi aveva mai seguita dopo un litigio, mai era venuta a riprendermi, forse solo una volta mi aveva stretta a se, impedendomi di allontanarmi da lei, ma questa volta sapevo che non sarebbe finita cosi, che sarebbe finita esattamente come le altre volte. Io che restavo da sola. Stavolta però non ci sarebbe stato nessun chiarimento. Il chiarimento lo avrei dato io, lo avrei dato a lei, lo avrei dato a chiunque ci era andato contro fino a quel momento;

Avrei dato un chiarimento alle nostre famiglie, ai nostri amici, a chi avrebbe dovuto sostenerci, sostenere l'amore, sostenere noi, al cielo, a Dio o altre entità che fossero.


Quella corsa, la mia corsa si arrestò solo una volta arrivata alla nostra spiaggia. La disperazione più totale era ormai avvolta alla rabbia in una spirale senza limiti. Quei sentimenti la portarono a lasciar cadere a terra le proprie vesti, lasciò cadere a terra tutto ad eccezione della collana con l'argentea luna, simbolo del loro legame, simbolo dell'appartenza a lei.
Lentamente, con passo sicuro entrò nell'acqua lasciandosi avvolgere fino alle spalle. Chiuse gli occhi, lasciando uscire la mano dall'acqua e allungandola verso il cielo, quasi a sfiorare la falce di luna che brillava nel cielo.
" Ti ho amata Setsuna, il tuo amore mi ha tenuta in vita fino ad adesso. Grazie. "

Poche parole, poi smisi di agitare le gambe,smisi di nuotare. Li, in mezzo al mare, smisi di lottare. Colai a picco, portai le mani alla gola, sentivo i polmoni bruciare, andare a fuoco, aprii la bocca ancora di più nel tentativo naturale di cercare aria, ma con solo il risultato piuttosto ovvio di far entrare altra acqua . Gli occhi mi si chiudevano, mentre anche solo concentrarsi su un qualsiasi pensiero diveniva difficile,ormai in testa non c'era quasi più nulla, ogni cosa era annebiata. L' ultima cosa che vidi fu quella dolce luna gialla, e con lei l'ultimo pensiero prima che i miei occhi si chiudessero per sempre " Ti ho amata,sempre ti amerò mia Luna" .

Il giorno dopo la stessa Setsuna si recò alla spiaggia, l'aveva cercata per tutta la notte, chiamandola e richiamandola al cellullare ma senza ottenere una risposta. Aveva chiamato i loro amici ed anche gli amici di lei, ottenendo il medesimo risultato o in altri casi una "non risposta" o meglio non quella che voleva, nessuno l'aveva sentita. Lei e pochi altri, in coppia, una ragazza ed un ragazzo nel caso l'avessero trovata in difficoltà, avevano passato tutta la notte a cercarla senza alcun risultato. Solo alle luci dell'alba alla ragazza era venuto in mente di recarsi li, nel loro posto. Poteva essere andata davvero li dopo tutto il male che le aveva recato? Ne dubitava, ma tanto valeva fare un ultimo tentativo prima di recarsi dalle forze dell'ordine. E fu li che lei ed il migliore amico che le due ragazze avevano in comune trovarono i vestiti della ragazza sulla sabbia, unici testimoni, unico segno del passaggio della ragazza. Ripiegato ed impigliato nella gonna della ragazza spiccava un bigliettino bianco in mezzo alle pieghe nere. Un semplice messaggio:

Exceptis meo. Tibi gratias ago pro tempus dare animam suam ante extremum spiritum est scire quod amor verus. Tu mihi etiam vivere “

Saturn

 

I due si guardarono allarmati, mentre la consapevolezza si faceva largo nei loro petti,in contemporanea si gettarono tra le onde del mare, nel tentativo disperato di salvarla, sperando che non fossero giunti troppo tardi, sperando di poterla salvare.
Riemersero circa quarantacinque minuti dopo, infreddoliti, con due maschere di terrore sul volto, ed una sagoma esanime tra le loro braccia che i due deposero con estrema cura sulla sabbia.
L'avevano trovata ma era ormai troppo tardi, quella spiaggia che aveva fatto da testimone a tutte le loro avventure, a tutti i loro momenti più importanti, aveva visto calare, anche il loro ultimo sipario. 

 

NOTE D'AUTRICE

 

Salve, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
E insieme al capitolo vi auguro un buon anno!Come avete passato le feste? (scusate il ritardo ma spero di essermi fatta perdonare col capitolo)

La frase in latino che Saturn scrive a Setsuna significa:

"Alla mia eccezione.

Grazie per aver dato l'occasione alla mia anima per conoscere il vero amore prima del suo ultimo respiro. Vivi anche per me. "

 

Spero il capitolo vi sia piaciuto

Saturn_moon

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Capitolo 9
*** Verso il tramonto ***


Verso il tramonto

Angolo autrice

Scusate, stavolto l'angolo autrice lo inserisco prima a causa di alcune informazioni e di un quesito da darvi prima che passiate alla lettura del capitolo che per vostra (non gioia) è più lungo del solito! Allora in primis volevo dirvi che le battute in viola nei discorsi saranno quelle di Saturn, quelle verdi di Setsuna, quelle in blu quando parleranno\diranno le stesse cose insieme e quelle in nero di Endimion. In questa one shot Endimion è il Re di entrambe ed ha con loro un rapporto molto stretto, anche se non si spiegherà il motivo, ma se volete posso approfondirlo in una one shot da collegare a questa. Inoltre mi era venuto in mente di fare uno shooting fotografico legato a questa storia, dove scatterei con un fotografo i momenti più belli di ogni capitolo, tra Setsuna e Saturn e postarle insieme ai capitoli o in un profilo instagram creato apposta. Che ne pensate? Vi farebbe piacere come idea? Ora ho parlato anche troppo, quindi vi lascio al capitolo, spero che rispondiate in tanti! Buona lettura =)

by Saturn_moon

 

 

Falce di luna
si rispecchia sulla laguna
Falce scarlatta
divieni una forma astratta
Falce che illumina il cielo
prendi ormai congedo
Falce che sorge
illumina chi fugge
prendendo il posto del tramonto
salda questo insospeso conto.

Nei miei occhi quella sera brillavano diverse emozioni: amarezza, rabbia, frustazione, amore, speranza e rassegnazione . Questi stati d'animo erano derivati dagli sbagli , dai tradimenti che avevo compiuto verso me stessa e nei confronti della mia amata ma che io stessa avevo causato per via delle sue stesse medesime azioni. Oramai eravamo arrivate agli sgoccioli, avevamo tradito l' una la fiducia dell'altra, avevamo tradito i nostri ideali e le persone che più amavamo al mondo: la nostra famiglia. Avevamo mentito spudoratamente anche a loro, pur di continuare la nostra storia. Una storia d'amore, nascosta, clandestina, celata agli occhi di tutti, e la cosa sarebbe anche potuta andarmi bene, l' avrei davvero celato a tutti, compresa a colei che nel mio cuore regnava per prima, la mia amata che nel cielo notturno brillava, rischiarando la via di tutti gli amanti della notte, non avrei confessato il nostro amore nemmeno a lei, alla mia adorata luna, ma non volevo più nascondere tutto questo alla nostra famiglia, a chi dicevamo di voler bene, a chi in realtà mentivamo ogni singolo giorno. Le bugie ci avrebbero solo diviso da loro ed io non volevo più farlo. Volevo la mia famiglia e la ragazza che amavo al mio fianco, e non volevo, non potevo considerare sbagliato i due valori più importanti per me, capivo la necessità di tenerlo nascosto agli altri, ma no, non a loro.

Negli occhi della mia amata invece brillavano: tristezza, amarezza, delusione,rabbia. Era ferita. Non comprendeva perché volessi a tutti i costi dirlo, non capiva perché io ,malgrado tutti i gesti che lei compieva per me, non mi sentissi la sua scelta, il perché avevo il bisogno di comunicarlo agli altri, a loro. Perché non stavo bene solo con lei, perché nemmeno io mi fidavo di lei quando si trattava della questione "parliamo una volta per tutte" . Ormai litigatavamo solo su quello, ero stanca, ero stanca di litigare con lei, non l'avrei mai avuto vinta ma quella volta non avrei ceduto.

 

<< Noi siamo uguali >>

 

<< Uguali? Non siamo uguali, ti ho scelta davanti a tutti sempre, ogni singola volta! Litigando con loro e tu? Tu mi sei sempre andata contro davanti a loro, e mi ritrovavo a combattere anche con chi sarebbe dovuta starmi vicino, per poi ritrovarci di nascosto da tutti Setsuna! Quello non è farmi sentire la tua scelta! TU non combatti insieme a me. Io combatto sola. Ho sempre combattuto da sola in pubblico e loro mi prendono per pazza, mica si ritrovano poi te sotto casa, la sera a dirmi di vederci in segreto come due amanti vero? Io sono stanca. Sono stanca di non sapere mai se tornerai o meno, perché ti credo quando dici che torni, ti credo ogni suddetta volta lo sai o non saremmo qui ma ho la costante paura che tu possa cambiare idea per via di Endimion, so che per te lui vale moltissimo, so che potresti cambiare idea. Cambiare idea e non ritrovarti più, che ad un tratto le parole che dici in pubblico diventino vere senza nemmeno un avviso, paura che tu possa trovare di meglio, una relazione senza troppi sotterfuggi intrighi o problemi, ti renderebbe felice, qualcun'altra...qualcuno con cui tu possa intraprendere una relazione, qualcun'altra migliore di me, che Endimion magari accetterebbe o qualcosa di simile a te. Sai che vuol dire avere per mesi, questi dubbi su chi ami? Uniscili a tutti gli altri problemi e forse capisci perché sto impazzendo!

 

<< Io non combatto nel tuo stesso modo, io ti guardo le spalle Saturn! Faccio il possibile per proteggerci. >>

 

Il suo volto era stanco, completamente stravolto, si era recata da me, nonostante non fosse nelle condizioni migliori, e lo aveva fatto solo perché il giorno dopo sarebbe stato il giorno del nostro mesi anniversario e non avremmo potuto trascorrerlo insieme. Forse era il caso di smettere di litigare.

 

Un sospirò lasciò le mie labbra infrangendosi contro il tessuto del sedile.

 

<< Domani lo dirò. >>

 

Nella mente risuonavano le parole, che mi avevano rivolto dopo uno dei tanti litigi malgrado quello che stessi per fare, parole che suonavano come un monito, come un "non lo fare, non tradire la sua fiducia, fidati di lei. " Ma potevo farlo? Era da mesi e mesi che quella storia continuava, distruggendomi, molte volte ero stata sul punto di togliermi la vita in quei mesi , e lei non aveva quasi battuto ciglio,solo una volta, si era scomposta affermando che si sarebbe tolta la vita anche lei, se io avessi continuato, lasciandomi finalmente andare tra le braccia della morte, non sapevo più a cosa credere. Lei non mi sceglieva davanti agli altri, non mi faceva sentire la sua scelta da molto, moltissimo tempo in questo senso eppure allo stesso tempo era in grado di farmici sentire, perlomeno nel tempo in cui stavamo insieme dopotutto veniva a trovarmi appena poteva, nel cuore della notte o in pieno giorno, che fosse anche solo per pochi secondi, e dedicarmi un caldo dolce sorriso. Nella mente risuonava anche una promessa, una promessa che stavo infrangendo malgrado tutto.

 

- FLASHBACK

<< Setsuna, dobbiamo dirlo. Te lo ripeto da troppo tempo, perfavore possiamo farlo? Io con tutti questi pesi, non ce la faccio davvero più dannazione, ogni volta che fanno una battuta sul fatto che siano felici che noi non stiamo più assieme, ogni volta che dicono di vederti felice senza di me a complicarti la vita, quando siamo entrambe a voler stare insieme!!. Ti prego basta, è da mesi che mi fai vivere questa situazione e che litighiamo sempre su questo punto. >>

<< Ti ho chiesto di darmi tempo, ti prometto che ti renderò felice Saturn, me lo concederai?>>

<< Va bene, ma fai presto, io non ce la faccio più a sopportarlo. >>

 

Sapevo che lei non avrebbe mai realmente parlato, sapevo che non mi avrebbe mai scelta davanti ad Endimion, ne nel suo ruolo pubblico di Re, ne nel privato come nostro migliore amico. Lei non mi avrebbe mai scelta davanti a nessuno, a volte, mi faceva davvero sentire come una squallida amante di turno, da prendere in giro come e quando voleva, solo perché sapeva che avrei sempre calato la testa alla fine, solo perché odiavo litigare con lei, solo perché avevo paura di perderla. Ed era per questo che ora mi ritrovavo da sola di fronte al Re di quella città, della nostra città. Avevo chiesto un udienza privata con lui, malgrado tutto, era il mio migliore amico, e certi privilegi in parte , ogni tanto, mi erano stati concessi ovviamente, senza farne un'abitudine.

 

<< Sappi che mi avete molto deluso entrambe, mi aspettavo una maggiore maturità da voi, malgrado questo, comprendo il perché del vostro gesto e nonostante io sia addolorato dal vostro inacettabile comportamento, sappiate che non avete la mia approvazione ma hai il mio perdono in quanto hai deciso di parlare e danche , in quanto tra le intenzioni di entrambe figurava il dirmi la verità, aspettavate solo il momento opportuno per potermene parlare. Un ultima cosa ricorda: io ci sono sempre stato per voi due, forse, non allo stesso modo ma cercherò di esserci. >>

 

Una breve pausa, mi guardò negli occhi, un profondo nero contro un semplice viola, per quei pochi attimi, sarei voluta correre ad abbracciarlo, ma non potevo, non in quella stanza, e non dopo quello che avevamo fatto . Pochi secondi dopo pronunciò un decreto a cui potevo solo abbassare la testa.
 

<< Parlerò con Setsuna. >>

 

La mattina di tre giorni dopo

<< Setsuna >>

<< Mi avete fatta chiamare vostra maestà ? >>

<< Non ci girerò intorno Setsuna. So tutto, ogni cosa. Saturn si è recata a palazzo personalmente. Sono molto deluso da voi, come le ho detto, ma soprattutto da te. Io e te ci conosciamo fin da bambini, abbiamo un legame profondo, superiore a quello di chiunque, abbiamo passato di tutto insieme, abbiamo fatto sacrifici l'uno per l'altra e viceversa. Mi ripaghi cosi? Dovevo venirlo a sapere da te, non da lei. Questo è la cosa che maggiormente mi ha ferito. Ti rendi conto che mi hai mentito? Di quello che mi hai tenuto nascosto? Che non sono venuto a saperlo da te ? Dalla persona di cui più mi fidavo ma da un'altra!? COME LO GIUSTIFICHI ? >>

<< Le avevo chiesto di aspettare che trovassi un modo per... volevo dirvelo, volevo dirtelo io stessa Endimion. Avevo paura che ci separassi di nuovo e soprattutto che mi allontanassi da te.>>

<< aspettare.... ? Non avreste, non avresti dovuto tenermelo nascosto. Forse le cose sarebbero state diverse, forse avrei approvato oppure no ma magari vi sarei venuto all'incontro. Sai che ti voglio felice, sai che voglio il tuo unico bene, anche a discapito del mio. Sei stata una stupida. Non si saprà mai cosa avrei fatto. Non ti sei fidata di me... >>

<< Endimion sai quello che provo per te, volevo solo tu non mi allontanassi da te e non volevo nemmeno accadesse qualcosa a lei. Non mi sarei perdonata le due cose, non volevo deluderti. Te lo avrei detto, te lo avremmo detto insieme. Aspettavo solo, tu ti fossi liberato dagli impegni, da ogni altro pensiero negativo, e farti vivere almeno un periodo di pace, solo questo, ho sbagliato i miei calcoli. >>

<< Aspetta fuori, Saturn è li, l'ho fatta chiamare. Deciderò cosa fare. Dammi un pò di tempo Setsuna, capisco il perché per quanto io non sia disposto ad accettarlo. >>


 


 

Poche ore dopo

Eravamo in attesa, ormai da quel che mi sembravano ore, di fronte al portone che, una volta aperto,ci avrebbe condotte nella sala del trono dove avremmo conosciuto la nostra condanna,il nostro destino. Avevo paura, avevamo entrambe paura.

Quando fu il momento di entrare, prima di avanzare, ci prendemmo per mano, intrecciando le nostre dita. Pochi passi, ed eravamo dentro la sala, che percorremmo con lo sguardo, trovandola vuota se non ad eccezione di qualcuno. Re Endimion stava camminando sul tappeto rosso, venendoci all'incontro e tendendoci le mani.

<< Parleremo fuori, venite. >>

Lo guardai confusa, quasi sbigottita, non capendo cosa stesse succedendo, cosa lui avesse in mente. Prese posto in mezzo a noi, prendendoci a braccetto, fintamente allegro o perlomeno cosi mi parve e la paura mi assalii, molte volte era capitato che sembrasse allegro, per poi creare in me sconforto, speravo non si ripetesse. Ci fermammo di fronte ad un muretto, dal quale si vedeva uno splendido tramonto.

<< Avete sbagliato a mentirmi, non apprezzo mi abbiate celato, nascosto, quello che avete fatto, sono ancora molto arrabbiato per questo . >>

Mi morsi le labbra a forza, cercando di non piangere, non avrei mai voluto nascondere nulla, ne io ne lei, eppure avevamo dovuto compiere quel gesto, per non essere nuovamente separate, per poter essere noi stesse,almeno nel nostro privato.

<< Vi meritereste la separazione totale, di nuovo, entrambe. Farei in modo che non vi possiate più vedere e sapete che rientra tra le mie facoltà. Tuttavia, vi perdono, in quanto avete deciso di dire la verità, se lo avessi scoperto da solo, le cose sarebbero andate totalmente a vostro discapito >>


Una breve pausa, seguita da un suo sospiro

<< ma voglio siate felici, non a discapito mio, e soprattutto sia chiaro, non approvo la vostra relazione ma non posso nemmeno vedervi costantemente infelici, anche quello causa problemi e litigi. Vi vedrete, agli occhi di tutti sarete semplici amiche, nel vostro privato fate ciò che volete ma state attente, non fatevi vedere da nessuno e soprattutto non causatemi problemi o questa volta vi taglio ogni ponte chiaro? Accettate? Farete esattamente come avete fatto finora in cui nessuno vi ha scoperte, e nessuno parlerà, io stesso non voglio saperne niente. Voglio solo sapere dove e quando sarete insieme. Chiaro?


<< Accettiamo vostra maestà >>

Lo sguardo mio e di Setsuna s'incontrò nel giro di un istante, entrambe davvero felici di quel ritrovo, e nel giro di pochi secondi, mi ero già fiondata tra le sue braccia, non lo avevo nemmeno pensato,il mio corpo aveva solo agito, e di riflesso anche il suo lo aveva fatto, stringendomi a sé.

<< Sai che poi dobbiamo discutere vero? Non avresti nemmeno dovuto abbracciarmi. Hai comunque tradito la mia fiducia. >>

<< Lo so, lo capirò...se vorrai comunque lasciarmi.. ma in ogni caso possiamo parlarne lontano da qui e cosa più importante lontano da lui? Prima che decida di cambiare idea a nostro discapito? >>

<< Forse vero ragazze eh? >>

<< Giusto giusto forse. Godiamoci un po di ritrovata pace, nel mentre possiamo lanciarci tutte le frecciatine riguardo al litigio che vuoi . >>
Andiamo ?
Andiamo. 
Un inchino, un saluto, uno slancio affettuoso da parte mia nel quale lo abbracciai, un piccolo << grazie >> sussurrato,ed un altro sussurro in risposta << non fatemene pentire, sarebbe l'ultima volta >> , un ultimo << vai >>, un ultimo sguardo tra Setsuna ed Endimion, uno sguardo nel quale si dicevano tutto. Il rombo di un motore, una macchina che partiva, una strada verso il tramonto.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Primo incontro ***


Un piccolo viaggio
una nuova esperienza
l'andare a trovare un amico.

Non avevo idea
che sarei caduta vittima
di occhi cosi luminosi
da spegnere il mio personale inferno.


 

Ero seduta sull'autobus, diretta al piccolo appartamento di periferia in cui Re Endimion si rifugiava nei periodi in cui voleva stare da solo, in cui poteva essere, senza conseguenze, solo ciò che era in realtà lui era, un ragazzo.
In quell'occasione però, aveva deciso, di non rimanerci del tutto in solitudine , infatti con lui c'era una giovane ragazza che poco tempo prima mi aveva presentato come una delle sue più care amiche, nonché, ex ragazza con cui era stato per anni, prima di conoscere Serenity.
Una volta scesa dal bus, mi ritrovai di fronte il mio migliore amico che subito abbracciai, senza alcuna esitazione ed esclamando con entusiasmo:
<< Ho intenzione di farti i pancake! Ho portato la nutella da un chilo, però dobbiamo comprare il resto, non mi andava di portarli fin qui in borsa. >>
<< Pancake? Per me? >>
<< Ovviamente! Su andiamo al supermercato, ricordo ce ne sia uno qui vicino! >>

Sapevo fosse un periodo duro per il giovane al mio fianco, ed ero davvero preoccupata per Lui, volevo aiutarlo ed essergli vicina, e cercare di risollevargli il morale per quanto possibile, magari un dolce avrebbe potuto aiutare, giusto per iniziare. Camminammo affianco, parlando a bassa voce per non farci udire dagli altri, nonostante per le strade non ci fosse quasi nessuno, dopotutto quella non era una strada molto trafficata. Mi raccontò com'era finito in quella situazione, da cui non vedeva via d'uscita, se non quella di allontanarsi dal regno per un pò. Smettemmo di parlare solo una volta dentro il supermercato, iniziando a comprare quello per cui eravamo andati li, finendo anche piuttosto velocemente, non erano molte le cose che ci servivano, ed alla cassa non trovammo poi molta fila. Decise di prendere Lui le buste, aveva più forza di me, e su questo non potevo contestare, le avessi portate io, ci avremmo messo secoli ad andare a casa sua. Uscimmo in silenzio, per poi bloccarci entrambi per pochi minuti, nel cortile. Chiusi in un dolce abbraccio, che sapeva di amicizia, rassicurazione, preoccupazione, timore, paura, dolcezza. Cercavo di non piangere, stretta a Lui, non lo conoscevo da molto, eravamo usciti insieme davvero poche volte, e se avevo avuto la possibilità di conoscere quel ragazzo meraviglioso, che in poco tempo era entrato nel mio cuore, era solo grazie a chi ci aveva fatto conoscere. Non volevo lasciarlo, non volevo allontanarmici e fare finta di niente. Gli volevo già bene, e sarei sparita volentieri con lui per quel mese e mezzo ma sfortunatamente, non era possibile per me.

<< Non voglio tu te ne vada. >>

<< Sarà solo per un mese, ed ho una richiesta. Prendetevi cura di Setsuna, so che sembra antipatica ma sa comportarsi a modo quando vuole. >>

<< Il problema è quando... lo sai che non ci dirigiamo, le uniche tre o quattro volte che ci siamo viste, abbiamo finito per battibeccare come due pazze. >>

<< Potete farlo per me? Non voglio lasciarla da sola. Saprà comportarsi. >>

<< La tratteremo bene ma spero ancora di trovare una soluzione, non voglio tu te ne vada. E' te che tutti noi vogliamo qui, lei compresa. >>

Ripercorremmo il tragitto, all'inverso fino a quando non raggiungemmo casa sua. Quando entrai, la prima cosa che feci fu guardarmi intorno, non sembrava esserci nessuno a parte noi, almeno a giudicare dai rumori. Ci dirigemmo in cucina, dove posai ciò che mi apparteneva su una sedia prima di mettermi all'opera ai fornelli. Mi aveva appena giusto indicato dove prendere gli strumenti per iniziare a dosare gli ingredienti, quando la ragazza entrò in cucina.

<< Abbiamo ospiti? >>
<< SI, sono venuta a farvi i pancake per oggi.Ti vanno? >>
<< Perché no. >>

Si sedette sulla sedia a capotavola in silenzio, mentre la voce di Endimion che rispondeva ad una chiamata sul suo telefono, riempiva l'abitacolo, tagliando via il silenzio piacevole in cui la sala era scesa.

<< Ragazze, io ho un urgenza. Devo andare, posso lasciarvi qui da sole? Non vi scannate. >>
<< TU COSA? >>
Lo guardai con gli occhi sbarrati, non poteva avermelo fatto apposta vero? Fino a poco prima gli avevo detto che io e lei battibeccavamo ogni volta che ci vedevamo e ora mi lasciava sola con Lei? Ma mi voleva morta per caso? Che razza di persona era il mio migliore amico?
- Sospirai -

<< Se proprio devi. >>
<< Suvvia, ormai è come una sorella per me. Si saprà comportare, vero Setsuna? >>
<< Se proprio devo. >>


Mi fece eco lei, guardandomi divertita, per poi aggiungere in una sorta di rassicurazione
<< Sai il mio amore per il cibo >>

<< Bene, ciao ragazze! Vi voglio trovare vive al mio ritorno. >>

Appena il ragazzo uscii dalla porta, un silenzio innaturale e per nulla rilassante cadde sulla cucina, silenzio che provvidi a cancellare inserendo la musica dal telefono, iniziando a ballare e canticchiare mentre iniziavo a mescolare gli ingredienti che nel frattempo avevo versato nella ciotola.

La relativa "tranquillità" che si era stabilità, venne interrotta, quando ritrovai la ragazza all' in piedi dietro di me, che mi aiutava a volteggiare a ritmo di musica, quando mi muovevo per la cucina per prendere le altre cose.
<< Ti aiuto. >>
<< No grazie. >>
<< Ho detto che ti aiuto. >>
<< Ti ho detto di no Setsuna, ora ti siedi, ti stai ferma, e mangi appena è servito in tavola chiaro? >>
<< Stai dando ordini a me? NESSUNO ha mai osato dare ordini a me, una Dea! Sono io che vengo ascoltata, non il contrario! >>
<< Puoi essere ciò che vuoi, sei una Dea? Bene, per quanto mi riguarda la Dea oggi abbasserà la testa ed ubbidirà ad una mortale CHIARO? >>

<< E sia ma verrai punita per questo. >>
<< Come vuoi, ma prima mi farai cucinare in pace e mangeremo in tale modo. La punizione dopo. >>

Non mi ero messa davvero nei pasticci in modo cosi idiota vero? Ed invece si, se pensavo che la situazione fosse già peggiore prima, ora era mille volte peggio, il suo sguardo mi trucidava la schiena, e si muoveva insieme al mio corpo, lo faceva apposta. La mia tensione ed il mio nervosismo erano alle stelle, mi muovevo impacciata, il suo sguardo mi metteva in imbarazzo misto a timore, non sapevo cosa aspettarmi, insomma, cosa poteva mai farmi? Versavo l'impasto nella padella, iniziando a cuocere i pancake, mentre queste domande volavano nella mia testa, mentre analizzavo i sentimenti e le emozioni che mi attraversavano la testa. Persa com'ero tra i miei pensieri, non mi fui nemmeno accorta che si era alzata e avvicinata alla padella per curiosare, eppure lo aveva fatto. Subito, mi precipitai accanto a lei, malgrado tutto, per farla tornare al suo posto.

<< Permettimi di aiutarti. >>
<< No, ti ho detto di stare seduta. >>
<< Osi ancora darmi ordini? Ti rendi conto che stai aggravando la tua posizione mortale? >>
<< E tu adesso ubbidirai ad uno stupida mortale. Te l'ho già detto mi pare. >>
<< Appena girerai quel pancake a forma di Luna che avevi fatto apposta per me, esso si spezzerà. >>
<< Non dire cosi, disgraziata! >>

Un attimo dopo, mi ritrovavo col mestolo in mano, ed una luna tagliata a metà esattamente come profetizzato da lei in un istante prima. Le mie urla riempirono la cucina abbastanza velocemente, inveendo contro quella ragazza o quella Dea come voleva lei definirsi mentre il sorriso compiaciuto di lei si allargava sul suo viso. Mi avvicinai a lei, quasi senza accorgermene, presa dalla foga, non mi aveva ancora sfiorata, eppure il suo sguardo, le sue parole, erano cosi consistenti da farmi sentire toccata, violata, solo con quelle. Cos'era? Cosa diamine stavo provando?

<< Te l'avevo detto di non sfidarmi. Allora posso almeno mettere la nutella sui pancake? >>
<< Ti ho detto che >>
<< Fammi almeno mettere la nutella sui pancake. >>

Ripeté decisa la giovane, affilando gli occhi. Occhi che mi misero ancora più paura addosso considerando la punizione quasi imminente. Sospirai, dopotutto stavo finendo di fare gli ultimi due, tre pancake, e ci saremmo già portate avanti, in modo da mangiare, quindi a malincuore mi ritrovai ad accettare, rincuorandomi che almeno non si era più mossa dalla sedia da dopo che l'avevo fatta sedere.

<< ..... Va bene.... ma sei antipatica. >>

Finii di cucinare, servendo in tavola gli ultimi pancake, per poi iniziare a spalmare la nutella insieme a lei, mangiando insieme con gusto e battibeccando più o meno amichevolmente, la tensione si era in parte alleggerita, ma non del tutto, non per me. I pancake erano usciti davvero buoni, e la nutella con lo zucchero a velo, mi mise quasi di buon umore, l'unica pecca negativa riguardo al cibo, era quella maledetta luna che si era tagliata a metà, e mi chiedevo ancora come diavolo avesse fatto, visto che non aveva comunque toccato la padella. Finimmo di mangiare e ci guardammo, mentre lei iniziava a sparecchiare la tavola.

<< Siediti sul divano. >>
<< Prima puliamo, non vorrai far trovare questo casino ad Endimion vero? >>
<< Pulisco io, tu siediti. Hai già cucinato, mi occupo io di pulire. Inizio a lavare i piatti >>
<< In due facciamo prima. Prendo la scopa, la cucina è piccola ci metterò poco okay? >>
<< Appena finisci, ti siedi sul divano ed aspetti la tua punizione. >>

Il tempo di risponderle, che lei aveva già iniziato a lavare le stoviglie che avevamo usato durante quella mattina cosi come io avevo già preso a spostare le sedie intorno al tavolo in modo da poter pulire. Pulizia che richiese pochi minuti, fin troppo pochi, per l'ansia che avevo. Decisi di non farla arrabbiare, cosi una volta posate scopa e paletta, mi sedetti sul divano, limitandomi ad osservarla; Le mie mani giocavano sul mio grembo, intrecciavo le dita, per poi tormentarle, spostandole di secondo in secondo in preda all'ansia nonostante l'altra sembrasse tranquilla. Tranquillità che a me veniva sempre in meno quantità di secondo e secondo, che stesse forse passando a lei, a mo di circuito? La guardai spegnere il rubinetto, placando cosi il fruscio dell'acqua, udii i suoi passi e vidi la sua figura avvicinarsi al piccolo divano, sul quale io ero seduta, rannicchiata alla fine di esso. Sorrise dolcemente, le sue mani si avvicinarono alle mie braccia, accarezzandole piano, sfiorandole con lievi tocchi che mi fecero venire fin da subito i brividi. Non permettevo quasi mai a nessuno di toccarmi, ne di farmi massaggi o grattini, per via della pelle sensibile, per via di una pelle non abituata a ricevere determinati gesti. Prese ad accarezzarle lentamente, senza alcuna fretta, mentre il mio corpo tremava leggermente, ma senza opporsi, anzi alle volte, ero io stessa a non sapere se volevo ritrarmi o se volevo che continuasse, la mia unica certezza è che stavo morendo dall'imbarazzo, e che quella punizione era un lento supplizio ed allo stesso tempo un dolce estenuante piacere.

<< No, cosi non va. Siediti qui, proprio sulle mie gambe. >>
<< Ma..io..preferirei di no >>
<< E' la tua punizione. Hai detto che avresti ubbidito ed io ti ho ordinato di venire qui piccolina. >>

Cercai di oppormi, ma dalle mie labbra, uscirono solo brevi balbettii senza un nesso logico, mentre mi spostavo, eseguendo la sua richiesta, quel piccolo ordine, che mi aveva condotta tra le sue braccia.

<< Oh molto meglio. >>

Sussurrò vicino al mio orecchio, lasciando che il fiato caldo s'infrangesse contro la mia pelle, e mandando ancora più in crisi il mio autocontrollo, non sapevo più cosa fare, come reagire, se ciò che stavo provando, era normale, se fosse normale. Continuò cosi a sfiorare le spalle, le braccia, i fianchi, il collo per un tempo relativamente breve secondo l'orologio, eppure, per me fu un tempo infinito. Poi,ad un certo punto, tutte quelle sensazioni cessarono,cessarono di colpo, lasciandomi spaesata,una delusione, che nemmeno io conoscevo mi era esplosa dentro, delusione, sofferenza, bruciore, che non avrei nemmeno mai creduto di provare.

<< Cosa c'è piccola? >>

<< N- nulla. >>

Mi ritrovavo spaesata, con occhi lucidi, prossimi alle lacrime a causa dei brividi che non accennavano a calmarsi. Non seppi esattamente cosa accade ne come, la mia mente non registrò nemmeno l'esserci alzate dal divano o qualsiasi altra cosa, le uniche cose che ricordo erano le nostre mani che frenetiche si muovevano a vicenda sui i nostri corpi, la porta della cucina ed un attimo dopo la camera che sapevo fosse di Endimion, ma in quel momento che fosse la camera di lui e non di lei era l'ultimo dei miei problemi. Ci ritrovammo sul letto nel giro di pochi minuti, con le labbra vicine, più volte avevamo assaporato l'avvicinarsi delle nostre labbra, ma non volevo cedere, non volevo cederle del tutto. I baci erano una cosa importante no? Ma spostare ogni singola volta il viso e sentire le sue labbra poggiarsi su un qualsiasi posto non fossero le mie labbra, per quanto piacevole, iniziava a pesarmi.

<< Non possiamo cedere. Non..non i baci..>>

<< Ma...ti voglio. >>

Incrociai i suoi occhi, lussuria, puro desiderio, lo specchio dei miei. I suoi desideri erano i miei e viceversa.

<< Solo uno. >> dissi io 

<< Solo uno >>

Ripete lei.

 

E poi fu amore puro. Non avevo mai assaggiato nulla di più bello, di più paradisiaco di lei, delle sue labbra. Fu un bacio dolce e passionale allo stesso tempo, un turbinio di colori esplose nella mia testa, per poi divenire solo puro bianco, ogni pensiero si era annullato, l'unica cosa che percepivo era il dolce sapore delle sue labbra, non volevo staccarmici. Quando lo fece, decisi che era troppo presto per i miei gusti, ne volevo ancora, quelle labbra già lo sapevo, sarebbero divenute la mia droga. Mi gettai nuovamente sulle sue labbra baciandole ancora e ancora.

<< Avevi detto uno solo. Cosa ti ha fatto cambiare idea? >>

<< Tu. >>

Sorrise, spostandomi una ciocca di capelli. Mi baciò stavolta più intensamente, spostandosi poi, sul mio collo posandovi un lieve bacio.

<< Ti dispiace se ecco... ho una passione per il seno grande come il tuo >>

Con delicatezza le presi il volto conducendolo sul mio seno, in un tacito consenso, ma lei, per ulteriore conferma, mi guardò prima il viso. Il mio sguardo s'incrociò col suo, sincero e pieno di desiderio per lei, di sentirla su di me e per me, ma non era solo quello, volevo compiacerla. Sentii le sue labbra chiudersi sul capezzzolo succhiandolo dolcemente , i suoi occhi concentrati su di me, attenti ad ogni mia minima reazione. Il mio corpo sussultò, e le mie labbra si schiusero in un sospiro soddisfatto.

Scoppiai quasi a ridere, e lo avrei fatto per la sua frase di prima, se non fosse per il fatto che ero letteralmente in imbarazzo, mi chiedevo perché io, perché stavo cedendo con lei dopo aver rifiutato le avance sia di uomini che donne, anche di quelli e quelle che amavo. Avevo sempre avuto paura, allora perché ora le permettevo tutto quello? E perché lei l'algida ragazza a cui tutti ubbidivano davvero come se fosse una dea, tranne me, che la sfidavo in continuazione, si stava concedendo a me? Perché ci stavamo concedendo a vicenda?

<< Setsuna...? Perché io...? Tu non... nemmeno tu hai mai avuta nessuno prima d'ora...>>

<< Non so dirti perché tu, perché proprio con te ho ceduto anche io >>

<< Setsuna io..ecco...non voglio deluderti ma ecco...non con le dita ti prego...io..non so cosa c'è tra di noi...non voglio..perderla cosi... >>

<< Va bene piccolina. >>

Iniziò a strusciarsi contro di me facendo scontrare i nostri seni ed i nostri corpi a vicenda, facendo scappare mugolii ed ansiti ad entrambe, presto eravamo entrambe a muoverci l' una contro l' altra.

<< Voglio penetrarti con le dita. Lasciamelo fare ti prego. >>

<< P perché? >>

<< V voglio averti solo per mer Saturn. >>

Un bacio più impetuoso degli altri ci travolse entrambe, mentre sentivo la sua mano introfularsi tra i nostri corpi, andando a toccare il mio punto più segreto. Mi staccai, con ancora la saliva che legava le nostre labbra in un bacio che sapeva di volgare, ma questo non m'importava.

<< N- no >>

<< Ti prego...ti ho detto di no!  Io..l' ho conservata... per...per solo una mi avrà completamente... se..mi avrai...>>

Sussurrai appena tremante a  causa del piacere che stavo provando,volevo cedere, volevo dirle di si. I pensieri si mischiarono, mi tormentarono, la volevo. Volevo mi avesse eppure, non volevo perderla, non per una botta e via. 

<< Voglio...voglio avere tutto!>>

<< N- non oggi... però... posso..posso fare questo >>

Tremante, anche se era la mia prima volta, mi spostai da lei, strappandole un gemito di protesta, gemito che si spense, quando mi vede inginocchiare di fronte a lei, in un gesto di totale sottomissione, prima di avvicinarmi alle sue labbra intime, iniziando a leccarla dolcemente all'esterno.

La sentii sorridere e gemere, prima che la sua mano andasse sulla mia testa ad accarezzarmi i capelli

<< Brava piccola, continua, ti guido io. >>

<< Io..ehm...Va bene.. >>

Iniziai a leccarla dolcemente, cercando di abituarmi a quel sapore, a quel gusto nuovo che mai prima avevo assaggiato e presto decisi che mi piaceva, dimostrandoglielo iniziando a leccarla sempre più velocemente alternando il muovere la lingua lungo le labbra intime al succhiarle con più vigore possibile il clitoride.

<< Saturn.. a ancora ah sto per venire. Non osare smettere >>

Nella foga del momento Setsuna mi strinse di più i capelli, ma in quel momento non mi dispiaceva, era cosi bello sentirla cosi a causa mia. Stava concedendo a me di vederla come mai nessuno l'aveva mai vista, senza controllo, senza quell'algidità che la contraddistingueva, eppure riusciva a sembrare fiera anche in quel momento nonostante tutto. Aumentai la velocità dei miei movimenti finché con un urlo non la sentii venire sulla mia bocca. Sorrisi iniziando nuovamente a diminuire il ritm, leccandola più dolcemente possibile, in modo da continuare a darle piacere seppur diminuito, senza interrompermi bruscamente, togliendole tutte quelle sensazioni d'un colpo, e anche, per poterla ripulire.

Appena finito, ci guardammo, per un attimo in imbarazzo, e subito mi alzai da terra. Iniziando a riprendere i vestit in mano, ma la sua mano prese il mio polso, fermandomi. Sentii ancora una volta le sue labbra sulle mie.

 

<< Grazie per aver alleviato la mia solitudine. >>

<< Io..n – nulla. S – scusa tu. Volevi ecco..andare fino in fondo forse ti ho delusa >>

Un bacio dolce come il miele interruppe quelle parole

<< Non importa, ti sei fatta perdonare. E poi...ora tocca a te ve- >>

Sentimmo il rumore inconfondibile della macchina di Endimion entrare nel vicoletto, e ci guardammo in preda al panico, subito raccattammo i nostri vestiti, vestendoci in fretta e furia. Sistemandoci i capelli e vestiti alla " bella e meglio" per cosi dire, facemmo solo in tempo a rivestirci ed io a rispondere alla sua ultima domanda:

<< Ti sei pentita? >>

<< No. E tu? >>

<< Mai. >>

In quel momento la porta si aprii, lasciando entrare un Endimion perplesso in volto per non averci trovate in cucina: 

<< Sono tornato. Siete vive? >>

Il tempo di guardarci scambiandoci un lieve sorriso ed uno sguardo di panico, ma perfortuna, ci eravamo entrambe rivestite in tempo.

<< Si Endimion, siamo qui. >>

<< Okay, com'è andata? Siete vive vedo, contro i tuoi peggiori pronostici Saturn. >>

<< Be..diciamo che con lei bisogna alzare la voce, ma alla fine ascolta. >>

<< Non ti ci abituare, non volevo solo ritrovarmi a pulire tutta la casa a causa degli oggetti che ci saremmo lanciate addosso. >>

<< Si certo, come no. >>

<< Va bene Saturn, mi aspetti in macchina? Non inizierete a litigare proprio ora spero! >>

<< No, certo che no. Bé ci vediamo bisbetica. >>

<< Ancora? SONO UNA DEA . >>

<< Si, va bene come vuoi dea, oh mia dea. Cosi ti piace? >>

<< Tsk, che modi. Prima o poi pagherai questa tua insolenza. >>

<< Non vedo l'ora, perché non me lo fai urlare quel "mia dea" !? >>

Sussurrai tra me e me per poi risponderle un ultima a voce alta

<< Come se io mi facessi piegare da te. >>

 

- In macchina -

<< Sai che so quello che avete fatto vero e che so che mi avete preso per il culo vero? >>

Arrossii in preda all'imbarazzo, trovando interessante il tappetino della macchina a quelle parole.

<< Tu..come...? >>

<< Prima di raggiungerti in macchina ho parlato con lei, sai...hai un succhiotto non indifferente sul collo che stamattina non avevi >>

<< Ehm...era un'alternativa allo scannarci ? >>

Sancii arrossendo, senza guardarlo. 

<< Be..vi siete scannate in altro modo vedo. Sono contento però, per quel poco in cui abbiamo parlato sembrava sinceramente felice. Tu? >>

<< Lo sono anche io ma..non sappiamo esattamente il motivo per cui entrambe abbiamo ceduto..però...credo che lei mi piaccia...ma dobbiamo prima capirci bene credo...non..ecco non dirlo a nessuno. >>

<< Manterrò il vostro segreto. E vi farò rivedere. Avete il mio appoggio >>

<< Grazie Endimion >>

Sorrisi di cuore, dandogli un dolce bacio sulla guancia.

Non era esattamente vero, o almeno cosi credevo,dopotutto era stato tutto cosi nuovo per me, e lo stesso valeva per lei. Nessuna delle due, aveva premeditato quel che quella mattina era accaduto, non avevamo idea di quel che era successo o precisamente quale gesto aveva scatenato quella reazione e del significato di quei gesti. Non sapevo nemmeno cosa significava tutto quello per me, ne cos'era stato esattamente, non pensavo nemmeno che sarebbe riaccaduto o se fosse successo, lo sarebbe stato per involontarie reazioni esattamente come quella mattina, non avevo idea dell'importanza che invece lei avrebbe avuto nella mia esistenza. Non pensavo nemmeno che per lei avrebbe avuto un grande valore eppure quando il mio migliore amico mi aveva comunicato che desiderio di lei era quello di rivedermi, di assecondare l'istinto di conoscermi, di provare un qualcosa per me, il mio cuore e la mia mente si chiesero il perché, ed allo stesso tempo, non indugiò. Il desiderio di lei era contraccambiato. Volevo sprofondare di nuovo nei suoi occhi, volevo di nuovo sentire le sue labbra sulle mie, volevo intrecciare le mie dita alle sue e stringermi a lei, volevo conoscere ogni aspetto di quell'incantevole ragazza, volevo renderla mia ed io sua. Quella piccola e dolce dea mi aveva stregata senza che nemmeno me ne accorgessi, mi aveva resa sua, schiava di quei dolci occhi e se il nostro amato Re ci aveva dato la sua benedizione oltre al mantenere il segreto, finché non avremmo deciso di renderlo pubblico, cosa c'era di male ? L'importante era che ci fossimo trovate, l'importante era restare unite, specchiandoci l'una degli occhi dell'altra, chiuse nella nostra bolla di dolce magia e amore, finché non saremmo state pronte a condividerci col mondo.

 

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